RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
RASSEGNA STAMPA
SISTEMA AGROALIMENTARE E FILIERE DEL PIEMONTE
SETTIMANA DAL
7 marzo al 25 marzo 2011
I.rur Innovazione rurale – www.irur.it
via del carmine 10 10122 torino – tel. +39 011 5217965 fax + 39 011 4358520 e-mail: [email protected]
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I LINK DELLA RASSEGNA STAMPA
AGRISOLE
www.agrisole.it
AGRICOLTURA ITALIANA ON – LINE
http://www.agricolturaitalianaonline.gov.it/contenuti/attualit/news
L’INFOMATORE AGRARIO
http://www.informatoreagrario.it/ita/Riviste/infoagri/lia4707/sommario.asp
IL VELINO
http://www.ilvelino.it/canale.php?IdCanale=4
TERRA E VITA
http://www.edagricole.it/terraevita/default.asp
ERMESAGRICOLTURA
http://www.ermesagricoltura.it/Informazioni/Agricoltura
SHERWOOD
http://www.rivistasherwood.it/
ENTE RISI
http://www.enterisi.it/index.jsp
REGIONE PIEMONTE
http://www.regione.piemonte.it/
COLDIRETTI
http://www.coldiretti.it/
CIA
http://www.cia.it/cia/
MONDO AGRICOLO – Rivista Confagricoltura on line
http://www.mondoagricolo.crol.it/index.asp
NEWSFOOD.COM
http://www.newsfood.com
INEA – RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA
http://www.inea.it/rassegna/index.cfm
IL NOTIZIARIO AGRICOLO
http://www.asti.coldiretti.it/Default.aspx?KeyPub=GP_CD_ASTI_STRUTTURA%7C10310473&ssostatus=ANO
NYMOUS
IL COLTIVATORE PIEMONTESE
http://www.torino.coldiretti.it/Default.aspx?KeyPub=GP_CD_TORINO_ATTIVITA%7C10310960&ssostatus=A
NONYMOUS,
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IL COLTIVATORE CUNEESE
http://www.agricolbiz.it/coltivatore.asp?artic=1120&start=999999999.
L’ARATRO
http://www.confagricolturalessandria.it/aratro.htm:
completamente scaricabile dal sito; contiene informazioni soprattutto interessante per la filiera del vino,
delle orticole/frutta e delle bioenergie.
AGRONOTIZIE
http://agricolturaonweb.imagelinenetwork.
ASSOCIAZIONE STAMPA AGROALIMENTARE ITALIANA
http://www.asa-press.com/
ITALIAOGGI
http://www.italiaoggi.it/giornali/giornali.asp?codiciTestate=1&codTt=(AO)&argomento=AgricolturaOggi
VENETO AGRICOLTURA
http://www.venetoagricoltura.org/content.php?IDSX=19&SIDSX=81)
Rapporto sul mercato del frumento, del mais e della soia: viene aggiornato periodicamente
Bollettino "Il florovivaismo Veneto": viene aggiornato periodicamente
MIDA AGRICOLTURA
http://www.midagri.inea.it/index.php?option=com_frontpage&Itemid=1
Sito su cui navigare per scaricare materiale vario del settore agroalimentare
DATI ANNUALI SULLE SUPERFICI E LE UTILIZZAZIONI FORESTALI
http://www.istat.it/agricoltura/datiagri/foreste/
COMMISIONE UE SULL’AGRICOLTURA E SVILUPPO RURALE
http://ec.europa.eu/agriculture/index_it.htm
Vi segnaliamo inoltre di monitorare i siti:
http://www.newsfood.com/
che offre una finestra panoramica sul settore agroalimentare nelle sue diverse componenti.
http://www.milkmaps.com/
che fornisce in particolare informazioni sulla dislocazione dei distributori automatici di latte crudo in
Italia.
SITI ENERGIE RINNOVABILI
http://www.fonti-rinnovabili.it/index.php
http://atlasole.gsel.it/viewer.htm
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GLI ARTICOLI DELLA SETTIMANA
Riportiamo il sommario delle riviste e delle newsletter scaricabili on line di maggior interesse per tutte le
filiere del sistema agroalimentare piemontese. Per scaricare il testo degli articoli occorre collegarsi al link
indicato oppure al link che compare come collegamento ipertestuale.
Dal link http://www.agrisole.it/ è possibile scaricare la prima pagina e gli articoli di primo piano dei
numeri. Vi segnaliamo :
N. 9 - 4 – 11 marzo 2011: pag. 2 “La battaglia per i fondi Pac ricompatta il fronte agricolo, ma
Federalimentare si sfila”; pag. 4 “Etichetta, primo sì ma solo sulle carni”; pag. 4 Anche la «spremuta» di
pomodoro sarà equiparata ai succhi di frutta”; pag. 6 “Le Apa a secco rischiano il crack”; pag. 7 “Quote
latte, ora scattano le revoche”; pag. 9 “Mangimi Ogm, arriva la «tolleranza”; pag. 10 “Chemtex,
bioetanolo dalla «canna»”; pag. 13-16 SPECIALE VINO.
N. 10 – 11-17 marzo 2011: “Emergenza Serre - «L’esborso è insostenibile, nel 2012 non ci sarà spazio per
piante e fiori”; pag. 3 “Più incentivi per biomasse e biogas”; pag. 4 “Patate, prezzi in aumento del 10%”;
pag. 5 “Bietole, gli aiuti nazionali ci sono”; pag. 6 “Pd: «Subito una terapia anticrisi”; pag. 10 “«Frutti»
Fedagri sugli scaffali Sigma”; pag. 13-16 SPECIALE CEREALI.
N. 11 - 18-24 marzo 2011: pag. 3“Il nuovo conto energia in 20 giorni”; pag. 5 “Apa, le Regioni lanciano
l’ultimatum”; pag. 6 “Il Pil agricolo 2010 cresce del 2%”; pag. 6 “Cereali, pochi scambi e i listini
rallentano ancora”; pag. 8 “Bietole, oli vegetali e biogas così Anb investe 39 milioni”; paf. 13-19 SPECIALE
FILIERA ZOOTECNICA”
Dal link http://www.edagricole.it/terraevita/default.asp sono scaricabili i PDF dei Sommari dei numeri 9,
10, 11 e 12 dal periodo 9 - 26 marzo 2011. Vi segnaliamo:
NUMERO 9 – 5 marzo 2011
Gli articoli a Pag. 3 Il mercato chiama. L’Ue risponda DI MARIO GUIDI; Pag. 12 ATTUALITÀ - ENERGIE
RINNOVABILI Fotovoltaico, stop agli incentivi DI DULCINEA BIGNAMI; Pag. 18 MULTE Quote latte: al via le
revoche DI GIUSEPPE FUGARO; pag. 20 OSSERVATORIO Cancro del kiwi, la controffensiva DI FILIPPO MASI;
Pag. 34 Passa il maxiemendamento. Ok al decreto milleproroghe DI CORRADO FUSAI; pag. 94 Cereali:
trend nazionali e internazionali a confronto; PAG. 96 “Prezzi dei prodotti ortofrutticoli”; PAG. 98 “Il
borsino dell’ortofrutta biologica”
NUMERO 10 – 12 marzo 2011
Gli articoli a Pag. 3 EDITORIALE - Tipicità, promesse non mantenute DI PAOLO GIUDICI; pag. 8 PRIMO
PIANO - ENERGIE RINNOVABILI Un decreto ferma speculazioni DI DULCINEA BIGNAMI PAG. 8; pag. 14
FLOROVIVAISMO Accise, in serra lievitano i costi DI MARIELLA CARUSO; pag. 16 FILIERA CORTA Dalla
(conf)cooperativa alla gdo DI DUCCIO CACCIONI; pag. 16 ORTOFRUTTA Fragola, cibo del futuro DI
BEATRICE TONI; pag. 18 CEREALI Cambia la geografia dei mercati DI GIANNI BACCARINI E ANDREA VILLANI;
pag. 19 TERRITORIO Paesaggi rurali storici da salvare DI TERESA CARBONE; pag. 20 REGIONI Piemonte.
Tutto pronto per il referendum contro la caccia; pag. 25 APPUNTAMENTI A Savigliano la Fiera nazionale
della meccanizzazione agricola
NUMERO 11 – 19 marzo 2011
Gli articoli a Pag 8 PRIMO PIANO - Nuova Pac, effetto redistribuzione sui pagamenti diretti per regione DI
ANGELO FRASCARELLI; Pag. 12 ATTUALITÀ - ENERGIA Rinnovabili, accordo italo russo DI ANDREA FUGARO;
Pag. 14 CARO PETROLIO Gasolio agricolo, un salasso DI GIANNI GNUDI; Pag. 20 Ocm vino, aiuti per la
competitività DI GIUSEPPE FUGARO ; Pag. 21 OCM VINO E la promozione va in polvere DI ALESSANDRO
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COLTELLI ; Pag. 30 LEGGI, LAVORO E FISCO Marchio registrato di impresa su tappi e capsule del vino DI
LUCIANO BOANINI; DOSSIER FRAGOLA; Pag. 22 REGIONI Piemonte. Semine mais a rischio se non si
interviene contro i cinghiali.
NUMERO 12 – 26 marzo 2011
Gli articoli a pag. 8 “Vino, il clima si sta rasserenando”, a pag. 10 “Mais ogm in Italia: deciderà la Corte
Ue”, a pag. 12 “PAC Titoli 2010, l’assegnazione definitiva”, a pag. 13 “ISMEA Semine 20102011: frumento
duro in calo del 10%, tenero del 5%”, a pag. 18 “L’agricoltura deve scommettere su biomasse e piccoli
impianti”, a pag. 20 “Pomodoro da industria, Sud in calo”, a pag. 34 “Vini Dop e Igp, entro l’anno ci vuole
il fascicolo tecnico”, a pag. 36 “Igiene degli alimenti. La legge di tutela resta valida”, a pag. 62 “Olio,
come sostenere la qualità dell’extravergine italiano”. Ricordiamo inoltre lo speciale sull’evento “Vinitaly –
SOL”.
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AGRICOLTURA ITALIANA ON - LINE
Link: http://www.aiol.it/
Cerimonia di passaggio delle consegne tra gli onorevoli ministri Galan e Romano
23.03.11
Il 23 marzo il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali uscente Giancarlo Galan, unitamente
al capo di Gabinetto Giuseppe Ambrosio, si sono recati nel cortile d’onore del Ministero delle politiche
agricole dopo il picchetto d’onore, per accogliere il ministro subentrante Saverio Romano.
Il 23 marzo al Palazzo dell’Agricoltura, in un clima di grande collaborazione, è avvenuto il passaggio di
consegne tra il Ministro Giancarlo Galan e il Ministro Saverio Romano.
Dopo aver passato in rassegna il picchetto d’onore del Corpo Forestale dello Stato i due Ministri hanno
avuto un breve incontro al termine del quale il Ministro Saverio Romano ha incontrato i dirigenti e lo staff
di Via XX Settembre
Grana padano e prosciutto di Parma, riconoscimenti in Cina
22.03.11
Grande soddisfazione per Grana padano e prosciutto di Parma in Cina, ma questo vuol dire anche
intensificare al massimo la lotta alle contraffazioni che danneggiano in diverse parti del mondo il nostro
made in Italy, così il Ministro delle politiche agricole alimentari forestali.
“Il riconoscimento da parte della Cina delle due Indicazioni Geografiche italiane, Grana padano e
Prosciutto di Parma, rappresenta un punto di partenza importante per la registrazione, la protezione e la
valorizzazione dei nostri prodotti Dop e Igp nei mercati asiatici. L’obiettivo dell’Italia e del Ministero delle
politiche agricole è quello di proseguire su questa strada, valorizzando le eccellenze agroalimentari e
dando così la possibilità a tutte le Indicazioni geografiche di guadagnare spazi importanti sia tra operatori
e consumatori cinesi sia in tutto il resto del mondo.
È fondamentale comunque tenere alto il livello di attenzione e continuare a vigilare su tutte le possibili
attività di frode o contraffazione alle quali sono potenzialmente soggette le denominazioni italiane
registrate, con lo scopo di tutelare i nostri produttori anche in un mercato come quello cinese, in rapida
evoluzione nei consumi sempre più spesso orientati verso l’acquisto di prodotti italiani famosi nel mondo”.
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari forestali, Giancarlo Galan
150 anni della nostra agricoltura
18.03.11
Dal Saper vivere del Pellegrino Artusi ai dolori attorno all’albero degli zoccoli, dagli anni terribili
dell’emigrazione e del fascismo alla grande rinascita delle terre e dei prodotti di qualità. Ecco perché, nel
celebrare i nostri primi 150 anni, l’agricoltura italiana può, a ragione, rivendicare ciò che le spetta: il
riconoscimento di tutta la nazione per aver contribuito alla modernizzazione dell’economia italiana,
dando contemporaneamente dell’Italia l’immagine del Paese dalle più straordinarie eccellenze
enogastronomiche. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.
“Quando ripenso alla nascita e al difficile, spesso drammatico, consolidamento dello Stato unitario, non
posso non ricordare le tante stagioni vissute dall’agricoltura italiana nel corso degli ultimi 150 anni.
L’agricoltura italiana non è solo lo splendido paesaggio o il sublime panorama che vediamo nelle opere dei
tanti pittori che dipinsero la ‘scena’ rurale tra l’Ottocento risorgimentale e il primo Novecento. La storia
dell’agricoltura italiana è rappresentata anche dal doloroso e sofferto mondo che pianse e lottò attorno
all’Albero degli zoccoli e che da quelle sofferenze si allontanò soltanto mandando via dall’Italia milioni di
emigranti.
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07/03/2011- 24/03/11
La storia dell’agricoltura italiana è rappresentata anche dalle violenze politiche e dagli immani sacrifici
sociali che pietrificarono le nostre campagne negli anni del fascismo. E poi vennero le riforme e le
battaglie durissime che cambiarono la nostra agricoltura nel secondo dopoguerra.
Ecco perché, nel celebrare i nostri primi 150 anni, l’agricoltura italiana può, a ragione, rivendicare ciò che
le spetta: il riconoscimento di tutta la nazione per aver contribuito alla modernizzazione dell’economia
italiana, dando contemporaneamente dell’Italia l’immagine del Paese dalle più straordinarie eccellenze
enogastronomiche.
D’altra parte, il capolavoro dell’Artusi apparve a pieno titolo nella più mitica letteratura postrisorgimentale”.
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan.
World water day, Galan: sfida è trovare soluzioni per gestione efficiente
21.03.11
A dispetto delle profezie di desertificazione e guerre per il controllo delle fonti, aggiunge il Ministro, gli
specialisti di idrologia ci assicurano che abbiamo abbastanza risorse anche per il futuro, purché le usiamo
con intelligenza, puntando su ammodernamento delle reti, tecnologie di riciclaggio, innovazioni
ingegneristiche e agronomiche. Lo dichiara il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali
Giancarlo Galan in occasione del World water day che si celebrerà domani 22 marzo.
“L’acqua è la base della vita, la risorsa intorno a cui sono fiorite le civiltà, ma il pendolo della storia ha
conosciuto vistose oscillazioni. Dopo aver faticosamente imparato a piegarla alle nostre esigenze, per
molto tempo l’abbiamo trattata come se fosse inesauribile. Poi, negli ultimi anni, siamo diventati più
consapevoli della sua limitatezza e del suo valore. Ma il dibattito è diventato a tratti ideologico, ci si
divide tra favorevoli e contrari alle grandi dighe così come alla privatizzazione. Io credo che queste
contrapposizioni oscurino la vera sfida: trovare soluzioni concrete per una gestione efficiente”. Lo
dichiara il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan in occasione del World
water day che si celebrerà domani 22 marzo.
“A dispetto delle profezie di desertificazione e guerre per il controllo delle fonti, aggiunge il Ministro, gli
specialisti di idrologia ci assicurano che abbiamo abbastanza risorse anche per il futuro, purché le usiamo
con intelligenza, puntando su ammodernamento delle reti, tecnologie di riciclaggio, innovazioni
ingegneristiche e agronomiche”.
“La giornata dell’acqua del 2011, conclude Galan, è dedicata, in particolare, alla necessità di tenere le
infrastrutture al passo con la crescente urbanizzazione, ma il mio pensiero va anche alla gestione del
rischio idrogeologico e a tutti coloro che sono stati colpiti dalle esondazioni”.
Ercole Olivario, alta qualità italiana in corsa per ambiti riconoscimenti
23.03.11
L’edizione 2011 ha numeri da record con 355 aziende concorrenti provenienti da 17 regioni olivicole
italiane diverse. L’ambito riconoscimento, che proietta sulla scena internazionale le migliori aziende
produttrici di olio extra vergine di oliva made in Italy, sarà assegnato il 26 marzo a Spoleto.
Saranno assegnati il 26 marzo a Spoleto i premi della XIX edizione dell’Ercole Olivario. L’ambito
riconoscimento, che proietta sulla scena internazionale le migliori aziende produttrici di olio extra vergine
di oliva made in Italy, sarà consegnato nella splendida cornice del Teatro Caio Melisso, tempio consacrato
dell’eccellenza territoriale dell’extra vergine italiano.
Ferruccio Dardanello presidente di Unioncamere definisce l’edizione 2011 “una gara virtuosa che sposta la
leva del confronto sempre più sull’alta qualità certificata del prodotto. Una competizione, ha poi aggiunto
Dardanello, che modifica in positivo l’approccio del nostro migliore sistema produttivo oleario con i
mercati nazionali ed internazionali contribuendo ad accrescere nel mondo l’offerta di eccellenza che è
tipica di un sistema di imprese che ha fatto del legame con il territorio un elemento di distinzione”.
L’edizione 2011 dell’Ercole Olivario ha numeri da record: 355 aziende concorrenti provenienti da 17
regioni olivicole italiane diverse; 92, invece, i produttori finalisti dai quali, una giuria di 16 assaggiatori
esperti guidati da un capo panel, sceglierà i primi e secondi classificati nelle categorie fruttato leggero,
medio e intenso degli oli extra vergine di oliva convenzionali e di quelli a denominazione di origine
protetta. Ai 12 ambiti riconoscimenti si aggiungeranno il premio Amphora olearia, che viene solitamente
attribuito da una giuria di esperti alla migliore etichetta che sa parlare al consumatore e una menzione
speciale per l’azienda che produce il miglior prodotto biologico.
“Quello dell’Ercole Olivario, afferma Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio di Perugia
e del comitato di coordinamento del premio nazionale, è l’appuntamento dell’alta qualità italiana con il
mercato ed il commercio”.
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07/03/2011- 24/03/11
Il premio, valorizza e promuovere i migliori oli extravergine di oliva italiani nei mercati nazionali ed
internazionali, attraverso gli organi di informazione e l’inserimento degli oli finalisti nel programma di
promozione attivato in Italia e all’estero. “Per questo, abbiamo coniugato nel rispetto della tradizione
camerale la formula del concorso con incontri BtoB e BtoC, ha poi aggiunto Mencaroni proprio per offrire
alle aziende finaliste l’opportunità di incrociare buyer ed altri gruppi di compratori durante lo svolgimento
delle fasi del concorso”.
Da quest’anno, inoltre, gli oli dell’Ercole Olivario entreranno a far parte del progetto nazionale di
ospitalità italiana rivolta ai ristoranti italiani nel mondo curato da Isnart.
Due le giornate conclusive dell’edizione 2011. Si inizia a Perugia il 25 pomeriggio con Affari d’olio che
prevede attività di formazione per buyer e produttori di olio; l’incontro tra la domanda e l’offerta del
migliore prodotto italiano ed una cena sensoriale che si svolgerà presso il Teatro Pavone. Una sorta di
viaggio del gusto dove l’olio extra vergine di oliva sarà il vero tour operator dell’eccellenza olearia
italiana. Lo stesso 25 marzo, grazie alla collaborazione con l’Associazione nazionale città dell’olio, verrà
organizzato un banco di assaggio di tutti gli oli finalisti rivolto al grande pubblico.
Sabato 26 marzo, invece, a Spoleto cerimonia conclusiva del concorso nazionale con un intervento sui 150
anni della dieta mediterranea. A seguire la premiazione dei vincitori della XIX edizione dell’Ercole Olivario
e contestualmente la consegna del premio Leikithos. Particolarmente nutrita la delegazione di compratori
organizzata da Ice nell’ambito di un accordo di settore siglato con il ministero dello Sviluppo economico.
“Il nostro Paese, ha riferito Pietro Celi, direttore generale per le Politiche di internazionalizzazione e la
promozione degli scambi del Ministero dello sviluppo economico, viene universalmente riconosciuto come
leader e punto di riferimento per la domanda del prodotto di eccellenza. In base ai dati dell’Osservatorio
economico di Unaprol, gli Stati Uniti assorbono mediamente il 37% delle esportazioni, mentre la Germania
si attesta intorno al 12%. Nel periodo gennaio-settembre 2010, le esportazioni di oli vergini sono cresciute
del 16% in valore e del 15% in quantità, rispetto allo stesso periodo del 2009. Un segnale positivo che il
concorso Ercole Olivario interpreta intercettando la domanda di qualità che giunge dai mercati di tutto il
mondo”.
Ismea, in diminuzione le semine 2011 a frumento duro
23.03.11
In base alle stime elaborate dall’Istituto, per il frumento duro gli investimenti, rispetto alla scorsa annata,
avrebbero subito una riduzione tra il 9% e il 10%. Più contenuto il calo delle superfici a frumento tenero,
coltura che quest’anno avrebbe perso circa il 5% degli ettari seminati nel 2010.
Le condizioni climatiche sfavorevoli, determinate dalla persistente piovosità che ha ostacolato il regolare
svolgimento delle operazioni di semina, avrebbero causato quest’anno una riduzione delle superfici a
frumento in Italia.
E’ quanto emerge da un’indagine Ismea effettuata nella seconda settimana di marzo su un consensus di
operatori privilegiati.
In base alle stime elaborate dall’Istituto, per il frumento duro gli investimenti, rispetto alla scorsa annata,
avrebbero subito una riduzione tra il 9% e il 10%. Più contenuto il calo delle superfici a frumento tenero,
coltura che quest’anno avrebbe perso circa il 5% degli ettari seminati nel 2010.
Nel dettaglio regionale, sia in Puglia che in Sicilia, rende noto l’Ismea, grazie al protrarsi delle operazioni
di semina fino al mese di gennaio, si è riscontata, per il frumento duro, una riduzione meno marcata di
quanto valutato inizialmente, rispettivamente del 7% e del 6% stando alla stima di consenso. Più evidente
la contrazione in Basilicata e nelle Marche, dove il calo delle superfici investite sarebbe invece risultato
dell’8% e del 10% rispetto all’anno scorso.
Anche in Emilia Romagna le previsioni, per quanto riguarda il frumento tenero, riducono la portata delle
attese iniziali, indicando una contrazione più contenuta. In Veneto sembra invece confermata
l’indicazione di una flessione piuttosto consistente delle aree seminate, mentre è più incerto il quadro in
Lombardia e Piemonte, dove il consensus segnala una sostanziale stabilità o, in alcuni casi, un leggero
recupero rispetto all’ultima annata.
Le stime Ismea rivelano, infine, una crescita delle superfici a granoturco, calcolata tra il 7% e l’8% rispetto
al 2010.
Nel Nord Italia, spiega ancora l’Istituto, appare comunque molto probabile, a fronte delle minori semine a
fumento, un incremento anche a vantaggio della soia, favorita da un minore fabbisogno di concimi i cui
prezzi sono fortemente rincarati in questi ultimi mesi.
“Il quadro delle semina delineato dal nostro Istituto, commenta il Presidente dell’Ismea, Arturo Semerari,
vede quest’anno il frumento piuttosto penalizzato, per ragioni prevalentemente climatiche, e lascia
quindi prevedere un maggiore riscorso alle importazioni per i fabbisogni industriali della molitoria. Ci
attendiamo che l’export italiano di paste e altri derivati del frumento possa infatti confermare il buon
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andamento registrato nel 2010, che ha compensato l’anno scorso l’ulteriore stagnazione dei consumi
interni”.
Import export cerealicolo in Italia nel 2010
18.03.11
Tra i prodotti presi in esame dall'Associazione nazionale cerealistisi, si rileva l’incremento delle
esportazioni di cereali in granella (+269.000 t, di cui +157.000 t di grano duro e +85.000 t di mais).
Risultano in aumento anche le esportazioni di farina di grano tenero (+17%) di pasta alimentare (+3,5%,
raggiungendo i livelli record di 1,6 milioni di tonnellate), dei prodotti trasformati (+6,6%) e dei mangimi a
base di cereali (+4,6%).
Vino: 184 milioni di euro dall'export lombardo nel 2010
23.03.11
Nel 2010, l'estero, in particolare Francia, Germania e Stati Uniti, ha rappresentato un volume d'affari per
la Lombardia di 184 milioni di euro (con un saldo positivo di 84 milioni di euro rispetto alle importazioni)
generato da una superficie
a vigneto di oltre 24 mila ettari, con piu' di 40 fra Docg, Doc e Igt. A renderlo noto, sulla base di dati
diffusi dalla Regione, e' la Coldiretti Lombardia. Le denominazioni di origine rappresentano il 59% della
produzione totale, contro una media nazionale del 35%. La Lombardia e' al terzo posto in Italia, dopo
Piemonte e Toscana, per numero di certificazioni.
"Si tratta -spiega Nino Andena, presidente di Coldiretti Lombardia- di un patrimonio di grande importanza
non solo economica, ma anche culturale e ambientale che al prossimo Vinitaly che si apre il 7 aprile a
Verona sapra' raccontare al meglio il nostro territorio. L'origine, anche nel vino, come per tutta la filiera
agricola italiana rappresenta un criterio basilare di identificazione e valorizzazione". Il vino lombardo
rappresenta quasi il 3% della produzione nazionale. Per l'assessore regionale all'Agricoltura, Giulio De
Capitani, "la sfida del futuro e' quella di vini di sempre maggiore qualita' e di un'educazione anche delle
nuove generazioni al bere consapevole e alla conoscenza della tradizione del vino, che e' un
pezzo di valore della nostra storia".
Sicurezza alimentare: accordo tra Liguria e Toscana
23.03.11
Un protocollo d'intesa per la collaborazione in tema di sicurezza alimentare tra Regione Liguria e Regione
Toscana è stato siglato questa mattina a Roma dagli assessori regionali alla salute Claudio Montaldo e
Daniela Scaramuccia. Il protocollo riguarda un percorso di collaborazione tra le due regioni per migliorare
le attività di controllo in materia di sicurezza alimentare, adeguandole ai criteri stabiliti dalla Conferenza
dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome. Il protocollo si inserisce nell'ambito dell'accordo
stabilito tra le due regioni nel settembre 2010 per l'attuazione del nuovo
patto per la salute che ha come obiettivi il miglioramento della qualità dei servizi, l'appropriatezza delle
prestazioni e la
garanzia dell'unitarietà del sistema. In base al protocollo, nel 2011 e nel 2012 è previsto lo scambio di
competenze e di buone pratiche per migliorare i servizi in materia di sicurezza alimentare e sanità
pubblica veterinaria. Tra le iniziative in
programma, l'elaborazione ed esecuzione di progetti comuni in ambito regionale, nazionale ed europeo, la
realizzazione di
progetti di formazione, il miglioramento degli standard di sicurezza alimentare delle imprese,
dell'appropriatezza delle analisi e dei controlli. Ad occuparsi dell'attuazione del protocollo sarà un gruppo
tecnico di coordinamento interregionale.
Nascono in Emilia-Romagna le Organizzazioni interprofessionali
23.03.11
Al via in Emilia-Romagna le Organizzazioni interprofessionali agroalimentari, un nuovo strumento per
regolare, per la prima volta in Italia, i rapporti tra produttori agricoli, trasformazione industriale e grande
distribuzione. Con un obiettivo: filiere più trasparenti e relazioni di mercato più equilibrate. Previste da
una delibera varata nei giorni scorsi dalla Giunta regionale, le Organizzazioni interprofessionali
agroalimentari saranno al centro di una conferenza stampa dell’assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
in programma venerdì 25 marzo alle ore 11,30 a Bologna (Sala stampa Giunta regionale, viale Aldo Moro 52
– 12° piano).
Biologico, in Europa nasce la Leading organic alliance
22.03.11
L’italiana Icea fra le otto firmatarie. Obiettivi comuni: scambio di buone pratiche, promozione,
riconoscimento reciproco dei sistemi di certificazione e sviluppo di norme
Prende forma in Europa un fronte comune del biologico. Nasce infatti la Leading organic alliance, formata
da otto delle più importanti organizzazioni biol del continente. L’Alleanza fa seguito alla firma del
Memorandum d'intesa siglato al Biofach di Norimberga, il 16 febbraio, tra Icea (Italia), Bio Austria
(Austria), Bioforum (Belgio), Caae (Spagna), Debio (Norvegia), Krav (Svezia), Naturland (Germania), Soil
Association (UK).
“L’Alleanza vuol rappresentare un laboratorio attivo, commenta il presidente Icea, Nino Paparella, per
approfondire gli aspetti etico ed ambientali che sono stati alla base della nascita e diffusione del biologico
in Europa al fine di garantirne la loro applicazione nella filiera agro-alimentare e nei settori non ancora
normati”.
Per Francis Blake della Soil association (che convocò la prima riunione del gruppo già nel 2008) "tutte le
nostre organizzazioni sono profondamente radicate nel movimento biologico per valori e aspirazioni,
condividendo la visione comune di un mondo veramente biologico, secondo i principi Ifoam. E noi tutti ci
rendiamo conto che possiamo raggiungere obiettivi comuni in modo più efficace lavorando insieme,
piuttosto che separatamente".
"La nostra collaborazione, aggiunge José Luis García Melgrati di Caae, che ospiterà la prossima riunione di
maggio, consisterà nello scambio di buone pratiche nei diversi settori dell’agricoltura (organizzativa e
certificazione), nella condivisione di idee nella promozione e advocacy, nel riconoscimento reciproco dei
sistemi di certificazione e nello sviluppo delle norme ".
"Queste sfide includono il fatto che la parola 'biologico' è ora definita dalla legislazione", spiega Lars
Nellmer di Krav, organizzatore della seconda riunione nel 2010. "E’ un buon punto di partenza, ma c'è un
divario notevole tra questo e ciò che è autenticamente bio nel senso più profondo. Riteniamo che sia
nostra responsabilità anticipare la legislazione per favorire il suo progresso nella giusta direzione e per
promuovere la comprensione del biologico nell’opinione pubblica".
La Leading organic alliance (Loa) nasce come rete, e le organizzazioni si dividono i compiti amministrativi
e gestionali; l'attuale coordinatore è Caae (www.caae.es).
L'Alleanza sarà aperta ad altre organizzazioni, sia in Europa che nel mondo, che siano in grado di firmare il
memorandum d'intesa.
Olio: Ue, Mipaaf ed Unaprol presidiano mercato UK con alta qualità europea
16.03.11
Fino agli anni 2000, nel Regno Unito, a consumare olio extra vergine di oliva era il 35% delle famiglie.
Oggi, invece, la percentuale supera il 50%. I dati sono stati forniti il 15 marzo a Londra dall’Unaprol
durante la conferenza stampa organizzata per fare un primo bilancio del programma triennale di
promozione e informazione denominato: “Olio extra vergine di oliva: alta qualità europea”.
Il Regno Unito, con circa 200 milioni di € in valore, rappresenta il 5° mercato di sbocco per l’olio extra
vergine di oliva made in Italy. Secondo le previsioni, elaborate dall’osservatorio economico di Unaprol –
consorzio olivicolo italiano, si prevede una ulteriore crescita del mercato pari all’1% calcolata nel
quadriennio 2009/2012, dopo quella del 6,3% registrata tra il 2004 e il 2009, che porterà il valore del
nostro prodotto a sfiorare entro il 2012 i 220 milioni di €. Nel Regno Unito non si produce olio extra
vergine di oliva, vi è però una produzione interna di alti oli di semi e grassi di origine animale che
competono direttamente con l’olio d’oliva e l’extra vergine in particolare. Nonostante tutto l’olio di oliva
rappresenta il 50% del valore del mercato degli oli in generale sul mercato UK; di questa quota il 26% è
rappresentato dalla categoria degli oli extra vergini di oliva e l’Italia rappresenta complessivamente il 36%
di tutto l’olio extra vergine di oliva importato oltre la Manica. I dati sono stati forniti il 15 marzo a Londra
dall’Unaprol durante la conferenza stampa organizzata per fare un primo bilancio del programma
triennale di promozione e informazione denominato: “Olio extra vergine di oliva: alta qualità europea”. Il
progetto del consorzio olivicolo italiano iniziato nel 2009, è stato cofinanziato da Unione europea e
ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e ha interessato anche i mercati di Francia e
Germania con l’obiettivo di incrementare il consumo di olio di oliva extra vergine e fidelizzare le fasce più
giovani della popolazione di questi tre Paesi definiti "nuovi consumatori”. I dati sul consumo alimentare di
olio di oliva in generale, rielaborati da Unaprol, evidenziano che il 46% dei consumatori del Regno Unito
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
presta poca attenzione alla qualità del prodotto e molta attenzione, invece, al prezzo; il 24% dei
consumatori sceglie al supermercato prodotti freschi e di qualità, il 16% acquista prodotti freschi solo in
negozi di piccole dimensioni e una nicchia del 14% acquista, invece, solo prodotti qualitativamente
elevati, freschi e genuini. C’è poi una piccola percentuale di vendite al dettaglio concentrata presso
piccoli rivenditori indipendenti; mentre il 12,3% del mercato dell’olio di oliva in generale importato viene
assorbito da alberghi e ristoranti. “L’esperienza maturata in questi tre anni di promozione e di
informazione del consumo consapevole dell’olio extra vergine di oliva di alta qualità europea, conferma
che le campagne promozionali sono uno strumento utile per aumentare la conoscenza del prodotto di
qualità”. Ha riferito il presidente di Unaprol Massimo Gargano che aggiunge, “ i dati in nostro possesso ci
dicono che i consumi di olio extra vergine di oliva sono in aumento in UK e questo, ha poi concluso, è uno
degli obiettivi che avevamo deciso di raggiungere: far aumentare la domanda di olio extra vergine di oliva
garantito dalla qualità e dalla tracciabilità europea, che nel Regno Unito rappresenta oltre un quarto del
consumo di oli in generale”. L’indagine Unaprol ha permesso di evidenziare che a consumare
frequentemente l’olio extra vergine di oliva è quella fascia di consumatori tra 45 e 64 anni, più sensibili
agli aspetti salutistici del prodotto. Si consuma più olio extra vergine di oliva a Londra e nel Sud del
Paese, meno in Scozia e Galles. Nel 2000 a consumare olio extra vergine di oliva era il 35% delle famiglie.
Oggi, invece, la percentuale supera il 50%. “Quello del Regno Unito, ha concluso Gargano, resta un
mercato importante che deve, però, essere presidiato”.
Firmati due provvedimenti a favore delle imprese agricole
15.03.11
I due provvedimenti: il fondo di capitale di rischio e le garanzie estese alle operazioni di breve termine,
sono stati presentati il 15 marzo dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.
“Qualcosa del genere non c’era mai stato: abbiamo dato vita a due strumenti che facilitano l’accesso al
credito alle imprese agricole. Per la prima volta si interviene sul capitale delle aziende, un esempio di
‘sana ingegneria finanziaria’ in agricoltura”.
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha commentato, il 15
marzo, la firma di due provvedimenti a favore delle imprese agricole: il Fondo di capitale di rischio e le
garanzie estese alle operazioni di breve termine.
“Innanzitutto, abbiamo reso operativo il regolamento per le attività del Fondo per gli interventi nel
capitale di rischio istituito con l'articolo 66, comma 3, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, in conformità
agli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato. L’operatività del Fondo rappresenta un’importante
risposta alla situazione di crisi cui versano le imprese del settore e si pone i seguenti obiettivi:
1. favorire la ripresa degli investimenti nel settore agricolo, agroalimentare e della pesca, attraverso
interventi di capitalizzazione delle imprese;
2. aumentare la massa finanziaria a favore del settore, attraverso il coinvolgimento di capitali privati
nella realizzazione degli investimenti.
In particolare, il Fondo ha lo scopo di supportare i programmi di investimento di piccole e medie imprese
operanti nei settori agricolo, agroalimentare e della pesca, con l'obiettivo di promuoverne la nascita e lo
sviluppo e di favorire la creazione di nuova occupazione.
Le operazioni finanziarie effettuate dal Fondo possono essere di natura diretta ed indiretta”.
Quelle dirette consistono in assunzioni di partecipazione minoritarie e prestiti partecipativi. La
partecipazione diretta del Fondo al capitale sociale delle imprese beneficiarie avviene come socio di
minoranza tramite sottoscrizione di nuove quote o azioni del capitale sociale delle imprese. Il prestito
partecipativo, invece, di durata di sette anni (di cui due anni di
preammortamento), è erogato in un’unica soluzione e può essere rimborsato con rate semestrali.
Il Fondo può effettuare operazioni finanziarie per un importo complessivo di 1,5 milioni di euro annui per
impresa destinataria a seconda del piano di investimenti previsto.
Le operazioni finanziarie indirette invece consistono nell'acquisizione di quote di partecipazione
minoritarie di altri fondi privati che investono nel capitale di rischio delle imprese.
In definitiva, il Fondo per gli interventi nel capitale di rischio è a forte impatto innovativo e si pone come
sfida sul piano culturale e della gestione di impresa, favorendo un approccio operativo maggiormente
orientato alla redditività degli investimenti, alla conoscenza dei prodotti e del mercato e all’equilibrio
finanziario delle aziende.
“Con il secondo provvedimento, lo Stato interviene a garanzia delle imprese agricole per il breve termine
e per le transazioni commerciali – ha dichiarato il Ministro Galan -. Ciò vuol dire che se un agricoltore avrà
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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bisogno di acquistare macchinari o attrezzature potrà chiedere un prestito a credito garantito dallo Stato.
E’ un provvedimento fondamentale per l’agricoltura italiana, che aiuterà il settore nella risposta alla crisi
economica, anche se, da anni, l’agricoltura non conosceva un periodo positivo come quello attuale”.
Con il decreto adottato di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, infatti, il Ministro delle
politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha esteso le garanzie Ismea ai finanziamenti a
breve termine a favore degli agricoltori.
Il decreto prevede la garanzia dello Stato anche per le transazioni commerciali.
Pertanto, il nuovo decreto garanzie consentirà di intervenire anche sul comparto del credito
all’agricoltura di durata fino a diciotto mesi che, dovrebbe aggirarsi attorno a 2,5 miliardi di euro
all’anno; si raddoppia così, di fatto, il bacino delle operazioni di credito che potenzialmente possono
essere garantite a prima richiesta dall’ISMEA.
L’altra innovazione recata dal nuovo decreto garanzie riguarda l’ampliamento delle obbligazioni
garantibili anche a quelle non caratterizzate da un sottostante rapporto bancario.
L’attuale impostazione normativa, infatti, prevede che la garanzia possa essere rilasciata a fronte di
esposizioni bancarie, intervenendo pertanto nel classico rapporto che si instaura tra impresa e banca nella
ordinaria relazione di credito.
L’innovazione introdotta fa sì che la garanzia possa essere invece chiesta anche a fronte di obbligazioni
che sorgono non solo per effetto di un contratto di finanziamento ma anche per una semplice transazione
commerciale. In questo ultimo caso, mentre il soggetto garantito rimane l’imprenditore agricolo, il
beneficiario della garanzia non è più la banca ma è il fornitore del prodotto che potrà invocare il
pagamento della garanzia in caso di mancato pagamento della fattura da parte dell’impresa agricola
acquirente.
Accordo Italia- Russia su energia rinnovabile
15.03.11
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali commenta la firma del documento di cooperazione
per le fonti di energia rinnovabile e l’innovazione in agricoltura tra la Federazione russa e l’Italia,
avvenuta il 15 marzo presso il Ministero delle politiche agricole, insieme al Direttore Generale
dell’Organizzazione statale federale - Agenzia Russa per l’Energia della Federazione russa, Timur Ivanov,
alla presenza dell’Ambasciatore della Federazione russa Alexei Meshkov.
“Sono estremamente soddisfatto, oltre che ovviamente per i contenuti, per la rapidità inusuale con la
quale è stato raggiunto l’accordo per il documento di cooperazione che abbiamo firmato, ovvero meno di
un mese”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan ha commentato la
firma del documento di cooperazione per le fonti di energia rinnovabile e l’innovazione in agricoltura tra
la Federazione russa e l’Italia, avvenuta il 15 marzo presso il Ministero delle politiche agricole, insieme al
Direttore generale dell’Organizzazione statale federale - Agenzia russa per l’Energia della Federazione
russa, Timur Ivanov, alla presenza dell’ambasciatore della Federazione russa Alexei Meshkov.
“Questo documento, l’ennesima dimostrazione del rapporto di amicizia tra i nostri due Paesi, rappresenta
in larga misura anche una risposta alle preoccupazioni mostrate dall’industria italiana sia in merito alla
questione degli incentivi, sia a quella tecnologica. Abbiamo riscontrato grande interesse in materia di
fonti energetiche rinnovabili da parte della Federazione russa. Tutto ciò costituisce anche un’importante
opportunità per l’esportazione di tecnologie agricole italiane e per l’introduzione delle competenze russe
nel nostro mercato. Inoltre è l’occasione per i capitali russi di trovare fonte di investimento in Italia”.
“Si tratta, ha dichiarato durante l’incontro odierno Timur Ivanov, di un piano significativo per il futuro
delle energie rinnovabili, un tema che rappresenta una delle cinque priorità dell’economia russa e che
costituisce anche una risposta alle sfide ecologiche contemporanee. L’anno scorso è entrata in vigore la
legge federale russa che prevede misure per l’efficienza energetica ed incentivi nel settore delle
rinnovabili. Il compito principale che ci siamo posti è quello di ridurre il consumo energetico del nostro
Paese del 40% entro l’anno 2020. Tornando all’importante accordo firmato col Ministro Galan, il nostro
obiettivo è quello di trovare dei partner italiani per valutare insieme ogni possibile progetto comune da
sviluppare. Istituiremo un Centro di studi italo-russo per condividere tutte le esperienze allo scopo di
valutare quali incentivi gli Stati possono dedicare allo sviluppo del settore”.
Il documento firmato prevede una collaborazione che intende sviluppare progetti congiunti e programmi
nell’ambito delle fonti d’energia rinnovabile, dell’efficienza energetica, del risparmio energetico e
dell’innovazione in agricoltura, sia nella Federazione Russa che in Italia, alla cui base ci sarà un costante
scambio di informazioni.
In particolare, l’Agenzia russa per l’Energia della Federazione russa si occuperà di:
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• Ricerca nel marketing sul mercato russo per le fonti di energia rinnovabile e il potenziale dei progetti
sull’efficienza energetica, specificatamente bio-massa, impianti eolici, energia fotovoltaica, etc;
• Presentazione e promozione delle tecnologie agricole italiane e competenze per la controparte russa;
• Adattamento delle tecnologie italiane e progetti per le esigenze del mercato russo;
• Schemi organizzativi per strutturare progetti e attirare partner russi.
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali si impegna a:
• Elaborare proposte tecnologiche da offrire ai potenziali clienti russi;
• Coinvolgere partner italiani del mondo della tecnologia, dell’ingegneria e della finanza.
L’accordo per entrambe le parti sarà finalizzato all’identificazione di progetti sulle energie rinnovabili,
sull’efficienza energetica, sulle innovazioni in agricoltura e sulla sostenibilità della bio-massa, con un
periodo di rimborso fino a 7 anni; all’elaborazione di studi di fattibilità, della loro strutturazione
finanziaria; all’organizzazione di conferenze, workshop e seminari su temi di reciproco interesse.
Tutti i progetti bilaterali nell’ambito delle fonti di energia rinnovabile e delle innovazioni in agricoltura
saranno finanziati da ciascuna amministrazione, secondo i budget da loro stanziati e secondo le rispettive
normative nazionali sulla ricerca.
Naturalmente, le attività previste saranno attuate in linea con le leggi nazionali e con gli obblighi
internazionali e, in caso di coinvolgimento italiano, secondo i vincoli derivanti dall’Unione europea.
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ERMESAGRICOLTURA
Link : http://www.ermesagricoltura.it/Informazioni/Agricoltura
MARZO 2011 - anno 39°, n.3
Editoriale
Le Rubriche
•
EDITORIALE
I 150 anni dell'agricoltura e le nuove sfide di oggi (27,96 kB - PDF)
•
PSR NEWS
Primi risultati dal Psr: il Rapporto di valutazione (116,94 kB - PDF)
•
AGREA NEWS
In tre mesi e mezzo Agrea ha pagato oltre 373 milioni (88,39 kB - PDF)
•
QUI REGIONE
Notizie dalla Giunta e dall'Assemblea legislativa (87,06 kB - PDF)
•
QUI EUROPA
La posizione dell'Italia sulla riforma della Pac (111,43 kB - PDF)
•
POLITICHE COMUNITARIE
Mercato e redditi agricoli: dieci anni di incertezze (98,74 kB - PDF)
•
SPAZIO INNOVAZIONE
Alla Granarolo si studia un latte più nutritivo (101,83 kB - PDF)
•
MONDO BIO
Si può crescere, ma occorre spingere sull'aggregazione (81,79 kB - PDF)
Sommario
•
I FATTI / PRIMO PIANO
Apa: i tagli del Governo mettono a rischio il futuro (74,48 kB - PDF)
•
I FATTI / ENERGIE RINNOVABILI
Per la centrale di Russi via libera della Regione (65,07 kB - PDF)
•
I FATTI / CREDITO
Aziende: moratoria debiti prorogata a fine luglio (65,24 kB - PDF)
•
I FATTI / LA NOSTRA STORIA
Agricoltura: il cammino dall'Unità d'Italia a oggi (80,89 kB - PDF)
•
I FATTI / FIERE INTERNAZIONALI
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07/03/2011- 24/03/11
Macchine agricole: al Sima di Parigi sfilano le novità (116,43 kB - PDF)
•
DOSSIER
SUINICOLTURA (300,60 kB - PDF)
•
L'ECONOMIA / CERTIFICAZIONE
Registro varietale sementi, le prove rischiano il blocco (86,36 kB - PDF)
•
L'ECONOMIA / TENDENZE
Biologico in salute, la crisi non fa paura (138,24 kB - PDF)
•
L'ECONOMIA / CONTRATTO QUADRO
Pomodoro da industria: raggiunto l'accordo (66,32 kB - PDF)
•
L'ECONOMIA / VENDITA DIRETTA
Farmer's market, dove la spesa non conosce crisi (112,51 kB - PDF)
•
L'ECONOMIA / GREEN ECONOMY
Dagli scarti vegetali prodotti per la bellezza (82,93 kB - PDF)
•
L'ECONOMIA / EVENTI
A Pasta Trend il piatto cult del "made in Italy" (67,47 kB - PDF)
•
AGROENERGIE
I costi di investimento per un impianto di biogas (75,98 kB - PDF)
•
AGROENERGIE
La normativa fiscale per la produzione "verde" (80,63 kB - PDF)
•
RICERCA E SPERIMENTAZIONE / DIFESA IN FRUTTICOLTURA
Sharka: valutazioni della tolleranza varietale (44,73 kB - PDF)
•
INSERTO
LA MECCANIZZAZIONE DEL VIGNETO (366,92 kB - PDF)
FEBBRAIO 2011 - anno 39°, n.2
•
EDITORIALE
Reagire alle difficoltà, soprattutto in montagna (28,02 kB - PDF) Tiberio Rabboni
• QUI REGIONE
Da Bruxelles un rapporto sulle politiche rurali Ue (59,16 kB - PDF) A cura di Carla Cavallini
• QUI MONDO
Sul budget per l'agricoltura il dibattito entra nel vivo (51,51 kB - PDF) A cura di Rita Ricci
• LEGGI E DECRETI (46,55 kB - PDF) A cura di Patrizia Alberti e Paolo Pirani
• NOVITA' DALLA RICERCA
NOVITA' DALLA RICERCA (36,62 kB - PDF) A cura di Maria Teresa Salomoni e Nicola Di Virgilio
• SPAZIO INNOVAZIONE
Carne fra tradizione e tecnologia a Bovinitaly (70,83 kB - PDF) A cura di Patrizia Alberti
• MONDO BIO
Con le vendite dirette più sprint per il biologico (44,91 kB - PDF) A cura di Rosa Maria Bertino
Con l'etichetta d'origine cibi senza più segreti (36,32 kB - PDF) Enrico Cinotti
Sommario
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• I FATTI / PRIMO PIANO
Più gioco di squadra in difesa dell'ortofrutta (95,05 kB - PDF) Giancarlo Martelli
• I FATTI / RAPPRESENTANZE UNITARIE
Le centrali cooperative più forti con l'Alleanza (79,29 kB - PDF) Franco Stefani
• I FATTI / PROSPETTIVE
Come rendere più efficiente la filiera agroalimentare (55,54 kB - PDF) Roberta Chiarini
• I FATTI / PRODOTTI D'ECCELLENZA
"Pacchetto qualità" Ue: Le proposte delle Regioni (55,93 kB - PDF) Carlo Malavolta, Alberto Ventura
• I FATTI / CONTRIBUTI REGIONALI
61 milioni per valorizzare le aree collinari e montane (63,76 kB - PDF) Elena Contini
• L'ECONOMIA / LE PROSPETTIVE DELLA VITIVINICOLTURA
Il vino si "beve" la crisi e l'export recupera quote (78,11 kB - PDF) Antonio Apruzzese
• L'ECONOMIA / VINI-DISCIPLINARI DI PRODUZIONE
Ortofrutta: Macfrut 2011 punta sull quarta gamma (72,41 kB - PDF) Cristiano Riciputi
• L'ECONOMIA / INDUSTRIA ALIMENTARE
Diserbo: i molti vantaggi delle nuove tecnologie (84,19 kB - PDF) Eros Gualandi
• SPECIALE
LA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA (652,94 kB - PDF) A cura del Servizio Territorio Rurale ed Attività
Faunistico-Venatorie
• FONTI RINNOVABILI
Gli elementi da valutare per un impianto a biogas (31,06 kB - PDF) Claudio Fabbri
• FONTI RINNOVABILI
Impianti fotovoltaici al posto dell'eternit (30,89 kB - PDF) A cura della Redazione
• FONTI RINNOVABILI / PROVE COLTURALI
Bietola: valida alternativa nell produzione di biogas (161,71 kB - PDF) Giuseppe Ciuffeda, Giovanni
Bellettato
• RICERCA E SPERIMENTAZIONE / DIVULGAZIONE
Susino, melo, pero, kiwi: le nuove varietà disponibili (142,78 kB - PDF) Daniele Missere, Tullio Battelli,
Sandro Bolognesi, Chiara Etiopi
• RICERCA E SPERIMENTAZIONE / STUDI INNOVATIVI
Dal baco alle biotecnologie: i molteplici usi della seta (83,29 kB - PDF) Camilla Chieco, Nicola Di Virgilio,
Valentina Benfenati
• RICERCA E SPERIMENTAZIONE / MICOLOGIA
I funghi coltivati, preziosi per la dieta (55,24 kB - PDF) Daniele MIssere, Benedetta Gabellini
• MALATTIE DELLE PIANTE / FRUTTICOLTURA
Cancro batterico del kiwi: attenzione ai sintomi (86,89 kB - PDF) Loredana Antoniacci
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Articoli tratti da
http://agronotizie.imagelinenetwork.com/view-newsletter.cfm?idSet=1514
Agronotizie Numero 288 - 3/2011
Decreto rinnovabili fra incentivi e polemiche
Galan annuncia in conferenza stampa: 'Stiamo lavorando perché venga approvato il nuovo conto energia
entro 20 giorni'. Soddisfatte Coldiretti e Cia. L'Associazione produttori energia da fonti rinnovabili parla di
'danno per il settore agricolo'
Decreto per le energie rinnovabili, incentivi e polemiche
Palazzo Chigi ha approvato l'accordo che i ministeri delle Politiche agricole, dell'Ambiente e dello Sviluppo
economico hanno raggiunto, trasformato lo scorso 3 marzo in un decreto legislativo che mira al
potenziamento e alla razionalizzazione del sistema per aumentare l'efficienza e l'utilizzo di energia da
fonti rinnovabili.
Con il Decreto del 3 marzo è stata recepita la direttiva europea 2009/28 che disegna, tra l'altro, un
quadro comune per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili e fissa obiettivi nazionali obbligatori
per la quota complessiva di energie rinnovabili sul consumo finale lordo e nei trasporti, da raggiungere
entro il 2020.
Ogni Stato si impegna ad assicurare che, in tale data, la propria quota sul consumo energetico finale lordo
sia almeno pari al 20% di quello lordo della Comunità. L’Italia, secondo quanto stabilito, dovrà coprire il
17% dei consumi finali di energia mediante fonti rinnovabili che, prendendo a riferimento lo scenario
efficiente, vuol dire raggiungere nel 2020 un consumo finale di energie rinnovabili di 22,62 Mtep - milioni
di tonnellate equivalenti di petrolio.
Sempre in base alla direttiva, ogni Stato membro si impegna ad adottare un Piano di azione nazionale per
le energie rinnovabili - Pan - che l'Italia ha presentato, in conformità allo schema predisposto in sede
europea, su decisione della Commissione del 30 giugno 2009.
Il tassello aggiunto ora all'iter legislativo con il DL da poco approvato, costituisce secondo il ministro Galan
“l'azione più favorevole al mondo agricolo degli ultimi decenni” con la quale, spiega il ministro, “si è
creata una immensa opportunità”.
Ma, se da parte del ministero e delle le principali associazioni agricole vi è entusiasmo, non per tutti le
nuove norme sono manna dal cielo. Per Legambiente, Assosolare e altre associazioni non agricole, infatti,
“peggio di così non poteva andare”.
I punti maggiormente caldi e che hanno suscitato le più diverse reazioni, sono rappresentati dalla
revisione degli incentivi previsti nel terzo Conto Energia, approvato solo pochi mesi fa, e dalla definizione
di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le
tariffe incentivanti.
E' sparito, in compenso, qualunque riferimento alla sospensione del sistema di incentivazione per il
fotovoltaico al raggiungimento degli 8.000 MW previsti dal PAN, che aveva rappresentato uno spauracchio
negli ultimi mesi. Le voci critiche, sottolineano come la definizione del limite posto a soglia per accedere
agli incentivi, avrà come primo effetto la caduta delle certezze che hanno sostenuto gli operatori del
settore nella richiesta di prestiti dalle banche.
In conferenza Galan ha spiegato che si sta lavorando affinché venga approvato il nuovo Conto Energia
entro 20 giorni, così da dare nuovamente fiducia agli operatori e ai mercati.
“Il Decreto legislativo” ha proseguito, “prevedeva la concessione degli incentivi, sulla base del vecchio
conto energia 2011-2013, solo agli impianti fotovoltaici allacciati alla rete entro il 31 maggio. Le banche
però hanno cominciato a bloccare i crediti alle aziende con meno prospettive di rispettare il termine. Così
abbiamo pensato di accelerare la definizione del nuovo piano in modo da agevolare l’accesso al credito
delle aziende che investono nelle energie rinnovabili”.
Sulla stessa linea d'onda anche il ministro Prestigiacomo che promette un nuovo sistema di incentivi per le
energie rinnovabili entro 20 giorni. Secondo il ministro dell'Ambiente, il meccanismo che sostituisce il
Conto Energia “dovrà entrare in vigore il primo di giugno e quindi essere varato entro il 30 aprile”.
“Gli incentivi continueranno ad esserci” ha poi proseguito il ministro dell'Agricoltura “ma probabilmente
saranno rimodulati, anche se rimarranno consistenti. La loro ridefinizione sarà messa in atto, solo se
necessario, per evitare di gravare ulteriormente sulle bollette degli italiani”.
Il ministro ha chiesto formalmente al tavolo di discussione di considerare la possibilità di incentivi
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maggiori quando il proponente del progetto ricada nella categoria dell’imprenditore agricolo; “faremo un
vero e proprio piano Marshall per il mondo agricolo perché il fotovoltaico, unitamente alle biomasse, può
rappresentare una nuova fonte di reddito per un comparto in difficoltà”.
Nel decreto si legge poi che gli impianti fotovoltaici posti su terreni agricoli che occupano una porzione di
superficie superiore al 10% dell'estensione aziendale e superano 1MW di potenza, non godranno più degli
incentivi, a meno che si tratti di terreni abbandonati da almeno cinque anni.
Secondo il ministro Galan, il divieto di costituire campi fotovoltaici troppo grandi, che a suo dire
rappresentano una bestemmia dal punto di vista paesaggistico e un insulto all'agricoltura, evita la
sottrazione di grandi superfici pur garantendo agli agricoltori l'opportunità di integrare il reddito con la
costruzione di piccoli impianti. Inoltre, “dal punto di vista paesaggistico, che mi interessa moltissimo” ha
proseguito il ministro, “abbiamo deciso che gli impianti vadano sui tetti, sulle serre vere e in piccoli
appezzamenti".
Diverso il parere del presidente di Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili) che in una
lettera inviata al ministro, afferma come le limitazioni imposte rappresentino un freno allo sviluppo del
settore fotovoltaico in Italia, ma anche un danno per il settore agricolo.
“Ci sorprende” prosegue, “la soddisfazione di talune importanti associazioni di categoria del mondo
agricolo che, invece, dovrebbero tutelare gli interessi primari di tutto il settore”.
Secondo Coldiretti, favorevole come Cia alle misure, le restrizioni rappresentano “un punto di equilibrio
tra l'esigenza di tutelare la produzione alimentare, evitando fenomeni speculativi, e la possibilità per le
imprese agricole di contribuire alla produzione di energia rinnovabile garantendosi un'integrazione di
reddito nella direzione di una moderna impresa multifunzionale”.
Per quanto riguarda, infine, l’energia derivante dalle biomasse, “siamo indietro rispetto al fotovoltaico”
ha affermato il ministro, “ma considerando che il PAN prevede che il 50% delle fonti rinnovabili dovrà
essere prodotta da biomasse, anche questo settore avrà il successo che si merita”.
Intanto, sono stati tolti i limiti alla quantità di coltivazioni trasformabili in energia; “una soluzione” ha
spiegato il ministro, “che pur rappresentando un piccolo insulto all'agricoltura offre, un'alternativa di
reddito”.
Michela Lugli
Senza soldi allevatori alla deriva
A rischio anni di lavoro nel miglioramento genetico. Aia si mobilita per denunciare i rischi conseguenti
all'azzeramento dei sostegni alle attività di selezione
A ripercorrere le cronache dei giorni, convulsi, dell’approvazione del Milleproroghe, convertito in legge a
fine febbraio, si scopre che a tifare per gli allevatori c’era buona parte dell’arco parlamentare. Nel
proporre emendamenti in favore del finanziamento delle attività di selezione del bestiame troviamo
infatti, fra gli altri, le firme di Amato Berardi e Monica Faenzi (Pdl), quella di Giuseppina Servodio (Pd), di
Pierfelice Zazzera (Idv) e di Teresio Delfino (Udc). Tutte richieste rientrate sul nascere, perché ritirate o
perché dichiarate inammissibili. Con il risultato che all’Associazione italiana allevatori (Aia) sono state
negate le risorse per continuare ad occuparsi di selezione e miglioramento genetico e della tenuta dei
Libri Genealogici degli animali in produzione, un compito di interesse pubblico che lo Stato ha affidato
alla stessa Aia. Non che mancassero segnali preoccupanti. La crisi economica, la necessità di ottimizzare
le risorse, taluni rilievi nel passato da parte di Bruxelles (aiuti indebiti?), già facevano intuire che una
stretta sarebbe arrivata e che gli allevatori avrebbero dovuto “tirare la cinghia”. Ed erano pronti agli
inevitabili sacrifici, forti di una riorganizzazione interna che avrebbe potuto assorbire almeno in parte
l’urto di una riduzione, anche rilevante, dei circa 65 milioni di euro ricevuti nel 2010. I più pessimisti
erano arrivati ad azzardare che i sostegni si sarebbero ridotti ad appena 25 milioni. Nessuno, però, aveva
ipotizzato l’improponibile “risorse zero”.
La mobilitazione degli allevatori
Nemmeno la Conferenza Stato Regioni dei giorni scorsi ha dato risposte soddisfacenti. E gli allevatori si
vedono costretti a mobilitarsi per far conoscere all’opinione pubblica il ruolo dell’associazione allevatori
non solo in campo genetico, ma anche per le ricadute del suo operato nella sicurezza alimentare e nella
qualità degli alimenti, oltre che nella tutela del benessere animale e dell’ambiente. E’ questo il compito,
tutt’altro che semplice, che grava ora sulle spalle del presidente degli allevatori Nino Andena. Un compito
che gli è stato affidato dai vertici delle associazioni periferiche degli allevatori riuniti a Roma per
decidere come affrontare questa difficile situazione. “Il finanziamento delle Apa - ha ribadito da parte sua
il presidente Andena - è interesse di tutta la società e del nostro made in Italy”. Preso atto delle difficoltà
in cui versa il Sistema zootecnico nazionale per la prospettata mancanza di copertura finanziaria certa, i
partecipanti al vertice romano hanno inoltre convenuto che l’attuale sistema della selezione, alla base dei
successi ottenuti in oltre 60 anni di attività, è unico ed è strategico che rimanga uniforme su tutto il
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territorio nazionale. La selezione - ribadisce un comunicato diramato da Aia - è un patrimonio del made in
Italy ed è una componente fondamentale della competitività del nostro Paese.
Agronotizie Numero 289 - 3/2011
Pacchetto qualità, punti critici e proposte
Con l'approdo nelle aule del Parlamento europeo, il 'Pacchetto qualità' presentato dal commissario
Ciolos comincia a essere discusso nei dettagli. I risultati del seminario 'Verso una nuova politica sulla
qualità' svoltosi in Commissione Agricoltura
Paccheto qualità, analisi e proposte
Cosa c'è davvero nel Pacchetto qualità? Quali i punti di forza e quelli critici delle proposte legislative
avanzate dalla Commissione europea per aumentare l'efficacia del sistema di certificazione dei prodotti
alimentari Dop, Igp e Stg?
Sono tanti e diversi gli ostacoli per trasformare le politiche di qualità europee da un sistema di tutele
essenzialmente conservative (con la corsa al numero di marchi più che alla loro crescita in valore
economico) a una vera strategia di sviluppo dei territori.
Con l'approdo del provvedimento nelle aule del Parlamento europeo (relatrice la spagnola Iratxe GarciaPerez, votazione in Commissione Agricoltura prevista per l'11 aprile) il Pacchetto presentato dal
commissario Ciolos alla fine dell'anno scorso comincia a essere analizzato e discusso nei dettagli anche con
l'ausilio di esperti indipendenti.
Come in occasione del seminario 'Verso una nuova politica sulla qualità', tenutosi alla Commissione
Agricoltura del Pe, cui hanno preso parte il ricercatore dell'Inra Gilles Allaire, che ha parlato del ruolo dei
piccoli agricoltori e dei mercati locali nei regimi di qualità, e l'italiano Denis Pantini, responsabile
dell'Area Agricoltura e Industria alimentare di Nomisma, che ha trattato il tema del futuro dei regimi di
qualità nella cornice della nuova Pac.
"Le politiche di qualità europee – il succo della sua analisi – tendono più a preservare che a sviluppare i
prodotti locali. Ma se è così, dovremmo parlare più di politica sociale che di politica economica".
I problemi sul tavolo sono tanti, e molti di essi vengono affrontati solo parzialmente dal Pacchetto qualità
della Commissione: dalla mancata tutela dei marchi di qualità Ue nei Paesi terzi allo scarso potere
contrattuale dei produttori, dai limiti di un sistema produttivo troppo frammentato a un'esigenza di
maggiore semplificazione amministrativa e burocratica (il pacchetto qualità da un lato velocizza la
procedura di autorizzazione delle Dop, dall'altro complica le cose separando la regolamentazione dei vini
da quella di tutti gli altri prodotti alimentari), fino all'ancora scarsa conoscenza dei marchi da parte del
consumatore medio europeo (solo l'8% riconosce dop, igp e stg).
"Un’ambiziosa politica per la qualità – spiega Pantini - dovrebbe fornire strumenti per permettere uno
sviluppo di mercato di queste produzioni, per raggiungere obiettivi che la stessa riforma della Pac
individua come prioritari: competitività delle produzioni, vitalità delle aree rurali, salvaguardia
ambientale ed occupazionale".
Le proposte per migliorare il testo della Commissione non mancano: stimolare l'aggregazione tra i
produttori, programmare la produzione in funzione del mercato, compiere passi concreti in ambito Wto
per un registro internazionale dei prodotti di qualità (ipotesi già avanzata ma bloccata dagli Usa),
promuovere la conoscenza dei loghi comunitari presso i consumatori, razionalizzare il sistema di iscrizione
delle denominazioni.
Tutte indicazioni di cui la rapporteur parlamentare Garcia Perez sembra intenzionata a tener conto e che
entreranno nella relazione parlamentare.
Vincenzo Mamba
Istat, agricoltura in crescita
I dati indicano per il settore primario un aumento del valore aggiunto dell'1% nell'annata 2010
Valore aggiunto agricolo, l'aumento congiunturale è di 1,5 punti percentuali
Aumento del valore aggiunto per il settore primario dell'1% nell'annata 2010, in controtendenza con il
meno 2,3% registrato nel 2009. Ritoccata al rialzo la stima che, indicata a metà febbraio nell'ordine di 1,3
punti percentuali, si attesta su un aumento dell'1,5%.
Sono i dati diffusi dall'Istat relativi al Pil per il quarto trimestre 2010.
Per quanto riguarda il valore aggiunto agricolo, l'aumento congiunturale è di 1,5 punti percentuali, elevato
se confrontato con gli altri servizi (+0,7%) e con il settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e
servizi professionali (+0,1%). Per quanto riguarda la variazione rispetto allo stesso trimestre dell'anno
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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precedente, il valore aggiunto dei servizi cresce dell’1,4%, quello dell’industria segna un +4,3% per cento
mentre l’agricoltura si ferma ad un +2,0%. Negativo il risultato delle costruzioni, in ribasso di 1,6 punti
percentuali.
"Sono numeri” commenta il ministro Galan “che ci autorizzano a guardare con più ottimismo agli sviluppi
congiunturali del nostro settore. Ci attendiamo che il ritorno dei prezzi su livelli remunerativi, con costi
che bisognerà monitorare con la massima attenzione, possa fare da stimolo agli investimenti in
agricoltura, anche sull’onda di un ritrovato slancio delle esportazioni. Nel quarto trimestre 2010” ha
proseguito il ministro, “quello agricolo è stato il settore più dinamico dell’economia nazionale”.
“Una buona notizia” commenta cauta Confagricoltura. "Non dimentichiamo però” prosegue l'associazione,
“che l'agricoltura ha ancora da recuperare un calo di quasi due miliardi, cioè più del 6%, accumulato dal
2004 al 2009”. Le buone performance delle esportazioni e l'andamento dei prezzi all'origine che
finalmente nel 2010 risulta essere più dinamico dei costi produttivi, sono i fattori che, secondo
l'associazione, hanno favorito la ripresa agricola.
Come sottolineato anche dal ministro, il successo oltre frontiera (le vendite dei prodotti di base
dell’agricoltura e della pesca nel 2010 all’estero sono cresciute di oltre il 21%) di prodotti di punta del
Made in Italy quali vino, olio di oliva, salumi, ortofrutta e formaggi hanno rappresentato, afferma Galan
“il vero driver della ripresa.”
“Anche in questo caso” non cede Confagricoltura, “c'è da recuperare il peggioramento della ragione di
scambio degli ultimi dieci anni nei quali i costi sono cresciuti ad una velocità più che doppia rispetto ai
prezzi. Per rendere ancor più competitive le produzioni agricole, restano ancora tanti i problemi da
affrontare” prosegue l'associazione, “il costo del lavoro, gli oneri contributivi e burocratici, la
redistribuzione del valore nelle filiere”.
Anche per Cia, si tratta indubbiamente di un risultato positivo che dopo anni di trend negativi (-5,2% nel
2009 e -1,3 nel 2008) va a confermare, senza sottovalutare il momento di difficoltà contingente, la vitalità
dell'agricoltura italiana. “I problemi del settore restano ancora molti” precisa il presidente Giuseppe
Politi, “a cominciare dagli alti costi produttivi, contributivi e burocratici, da prezzi sui campi non
remunerativi e dai redditi dei produttori che continuano a calare”.
Un risultato dunque da prendere con le pinze anche secondo la Confederazione italiana agricoltori dalla
quale giunge la richiesta nei confronti del governo, di interventi incisivi e soprattutto di un nuovo progetto
di politica agraria.
Richiesta cui fa eco Confagricoltura secondo cui forte è la necessità di attivare politiche mirate che
consentano di stabilizzare la ripresa e di migliorare la competitività delle produzioni del settore primario.
“Non dimentichiamo” afferma l'associazione, “che l'agricoltura è troppo soggetta al mercato globale ed
alle tensioni dei prezzi a livello internazionale”.
A giustificazione della cautela con cui vengono letti i dati, spiega Cia, è il fatto che come fa sapere
l’istituto di statistica con la pubblicazione delle intenzioni di semina 2010-2011, si osserva un netto
aumento (+19,1%) dei terreni lasciati a riposo.
“Nella maggior parte dei casi” prosegue Cia, “la decisione di non seminare è dipesa proprio dal fattore
costi, soprattutto visto che oggi i prezzi di mercato, caratterizzati da una crescente volatilità, non
riescono a compensare gli oneri da fronteggiare”.
Da parte sua il ministro fa sapere che un importante ruolo è previsto per la riforma della Politica agricola
comune, da cui, afferma, “dipende il futuro dell’agricoltura italiana".
Michela Lugli
Prezzo del latte, servono nuove regole
Le trattative si spostano in Lazio, dove si ripresentano le difficoltà nel trovare un accordo fra
allevatori e industrie. E' tempo di ripensare ad un prezzo legato agli indici di mercato
L'indicizzazione del prezzo del latte può essere una risposta alla volatilità del mercato del latte, sempre
più globale
Sale il prezzo del petrolio, complice la difficile situazione nel Magreb, e cresce il prezzo del latte. E'
sempre così, oro nero e oro bianco viaggiano a braccetto sui mercati. Non ci sono connessioni dirette fra
questi due prodotti, ma è pur vero che il costo dell'energia si riflette su gran parte delle attività
produttive, latte incluso. Così il prezzo del latte spot, quello venduto fuori dai contratti fra allevatori e
industrie, è tornato a salire e sulla piazza di Lodi (che fa da riferimento per questo prodotto) si torna a
parlare di oltre 43 centesimi al litro. In fermento anche il mercato dei formaggi. Il prezzo del Grana
Padano, valido termometro del settore, è cresciuto rispetto ad un anno fa di quasi il 30%. Cresce il prezzo
del latte, ma crescono anche i costi per produrlo. Un'occhiata al mercato del mais e della soia,
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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componenti indispensabili dell'alimentazione della vacca, è sufficiente per capire cosa accade. Rispetto ad
un anno fa il mais costa oltre il 70% in più (circa 230 euro tonnellata) e la soia ha fatto un balzo in avanti
di quasi il 40% (circa 550 euro tonnellata). Il risultato è che dare da mangiare alle vacche costa di più visto
che il prezzo dei mangimi, stando ai calcoli della Coldiretti, è cresciuto del 17%.
Il prezzo nel Lazio, in Toscana e in Campania
Costi in salita e mercato dei formaggi in ripresa dovrebbero essere gli ingredienti giusti per nuovi accordi
fra allevatori e industrie del settore all'insegna di prezzi del latte più alti. Ma non è così. Poche settimane
fa, in Lombardia, si è faticosamente raggiunto un accordo fra Coldiretti e Italatte (dunque un accordo
parziale, che riguarda solo alcuni dei protagonisti della filiera, per quanto importanti) che ha fissato a 39
centesimi di euro il prezzo del litro di latte alla stalla. Aumenti modesti e non condivisi da altre
rappresentanze agricole. Ora le difficoltà a raggiungere un accordo fra allevatori e industrie si ripresenta
nel Lazio, con protagonista la Centrale del latte, che per gli allevatori di questa Regione è uno dei
principali interlocutori. Le posizioni sono distanti, con gli allevatori che chiedono di allineare il prezzo alla
nuova realtà di mercato, richieste che però non trovano ascolto. In segno di protesta gli allevatori hanno
persino minacciato di gettare il latte nel Tevere. Minaccia che responsabilmente non è stata portata a
termine, ma il problema prezzo è tutt'altro che risolto. Il Lazio rappresenta poco più del 3% della
produzione di latte italiano e viene al sesto posto nella graduatoria delle regioni a vocazione lattiera della
Penisola. Dal prezzo del latte dipende il futuro di oltre 1700 aziende e le decisioni che saranno prese nel
Lazio condizioneranno gli analoghi accordi in scadenza in Toscana e in Campania. In queste due Regioni
andranno in scadenza a fine aprile gli accordi sul prezzo del latte fissato a 39 centesimi al litro per la
Toscana e a 40 centesimi per la Campania. E già si annuncia difficile trovare un punto di incontro nella
nuova trattativa.
Ci vuole un “indice”
Ma perché, viene da chiedersi, tanta resistenza da parte delle industrie nell'accordare gli aumenti richiesti
dagli allevatori? La forbice fra prezzo del latte e mercato dei formaggi si è allargato e sembra offrire spazi
di manovra sufficienti ad aumenti che non assottigliano i margini, legittimi, delle industrie. Industrie che
hanno tutto l'interesse a favorire una produzione nazionale di qualità, indispensabile per la produzione di
formaggi Dop. Una qualità che va sostenuta concedendo agli allevatori un prezzo equo. A spaventare le
industrie è la volatilità del mercato del latte, sempre più globale ed esposto ad ogni “refolo di vento”
capace di agitare prezzi e tendenze. E spaventano i dati sulla produzione mondiale, tutti di segno più. Un
ingrediente che potrebbe far scendere i prezzi se non ci sarà un aumento della domanda altrettanto
consistente.
Fissare un prezzo, per un anno o anche solo per alcuni mesi, è dunque difficile come dimostra l'assenza di
accordi regionali e la difficoltà a raggiungere intese anche solo aziendali. Se il mercato è volatile, e tale
resterà a detta di esperti ed economisti, non resta che allinearsi a queste mutate condizioni. Lo strumento
c'è e si chiama indicizzazione del prezzo, se ne parla da anni ma senza giungere ad un risultato concreto.
Un esempio, pur limitato ad una funzione di orientamento, lo si può consultare su Clal, dove è stato messo
a punto uno strumento di simulazione per calcolare il prezzo del latte. L'importante è fissare i parametri
giusti che riconoscano ad ognuno, allevatori e industrie, un margine soddisfacente e il gioco è fatto. E' una
nuova sfida e come tale può nascondere qualche insidia. Sempre meglio dell'incertezza del presente e
delle vecchie, superate, regole del gioco.
Angelo Gamberini
Agronotizie n. 290 - Mipaaf, è il turno di Saverio Romano
Sulla giostra del Mipaaf arriva Saverio Romano
Altro cambio della guardia al ministero dell'Agricoltura, il terzo in un anno
Saverio Romano, palermitano, 46 anni, dal 23 marzo è ministro dell'Agricoltura Fonte immagine: Camera
dei Deputati
Tre ministri in dodici mesi. Sulla poltrona di via XX Settembre a Roma, sede del ministero dell'Agricoltura,
sedeva a marzo dello scorso anno Luca Zaia. Dopo l'elezione a Governatore della Regione veneto, Zaia
lasciava il posto a Giancarlo Galan, che il 16 aprile dello scorso anno giurò nelle mani del presidente della
Repubblica come ministro dell'Agricoltura, o per dirla in modo esatto, ministro delle Politiche agricole,
alimentari e forestali (Mipaaf). Dopo le incertezze della prima ora (è attribuita a lui la definizione di
“ministero delle mozzarelle”) Galan pareva essersi ben calato in questo ruolo. La sua fermezza per la
legalità nei confronti delle quote latte, la dichiarazione, solo pochi giorni fa, di volersi battere a Bruxelles
per ridurre il peso delle multe. E sempre in questi giorni le sue preoccupazioni per i tagli alle energie
verdi. Tutti episodi, e altri se ne potrebbero ricordare, che dimostrano l'impegno in favore delle questioni
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
agricole del nostro Paese. Ora potrà dimenticarsene per dedicarsi ad una partita forse non meno facile sul
fronte della cultura, visto che da oggi sua è la responsabilità, come ministro, di questo settore. Non resta
che fargli gli auguri.
I nodi da affrontare
E auguri al nuovo ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano che il 23 marzo, con il giuramento in Quirinale,
ha assunto questa nuova responsabilità. Diamo per certo e come scontato il suo impegno nel dirimere i
tanti problemi che assillano il settore agricolo. Basta ricordare gli allevamenti stretti nella morsa del
mercato ed oggi privi anche di quei pochi sostegni destinati alla selezione e al miglioramento genetico.
Una partita che rischia di annullare 60 e oltre anni di attività dell'Associazione allevatori (Aia). Poi il
settore bieticolo saccarifero allo stremo dopo le imposizioni venute da Bruxelles, la serricoltura privata
del bonus gasolio che deve fare i conti con costi energetici insopportabili. Per non parlare delle recenti
vicende che vedono Parmalat prossima a divenire francese. Senza dimenticare la partita di Bruxelles, dove
entro l'estate si deciderà il futuro della Pac, argomento complesso e con pesanti ripercussioni per l'Italia.
Certo, il nuovo ministro potrà appoggiarsi, come i suoi predecessori, allo staff del Mipaaf, che annovera
dirigenti pronti e preparati. Ma il peso politico resta sulle spalle del ministro. E non è cosa di poco conto.
Auguri a tutti
Dovrà fare in fretta Saverio Romano ad impratichirsi della materia. E non potrà nemmeno affidarsi più di
tanto alle sue precedenti esperienze di presidente di Ircac, uno tra i più importanti enti creditizi siciliani,
o di Consigliere regionale e poi Assessore alla viabilità. Nel suo curriculum annovera la presenza in molte
Commissioni parlamentari, dalla giustizia al bilancio e più recentemente nella Commissione Finanze. Poca
“agricoltura”, ma imparerà, ne siamo convinti. Purché ne abbia il tempo. Perché un altro cambio della
guardia al dicastero di via XX settembre potrebbe davvero lasciare un retrogusto amaro. E allora auguri
non solo al ministro, ma anche agli agricoltori. Ne hanno bisogno entrambi.
Angelo Gamberini
Liberi vigneti in libero mercato
Il Regolamento comunitario dal 2015 prevede la liberalizzazione degli impianti di nuove vigne nell'Ue,
eliminando l'attuale sistema delle licenze produttive
Vigneti e liberalizzazione
Sarà il 31 dicembre 2015 a sancire la fine dell'applicazione del sistema dei diritti d'impianto per le vigne,
uno strumento che a tutt'oggi viene impiegato dal comparto vitivinicolo per la gestione delle produzioni.
In ragione di tale limitazione, è possibile impiantare nuovi vigneti solo se si è in possesso dei diritti
d'impianto o se - per esigenze di mercato - è necessario ampliare i siti produttivi, si attinga dalle riserve
regionali per ottenere i diritti che permettono di porre a dimora nuovi filari.
Un meccanismo insomma che mantiene il controllo delle produzioni evitando eccessi produttivi e di
conseguenza eccessive fluttuazioni dei prezzi.
Ma, per effetto della riforma dell'Ocm vino, dal 31 dicembre 2015 i diritti d'impianto non esisteranno più e
il mercato verrà liberalizzato.
Le principali regioni europee produttrici di vino, Italia e Francia in primis, seguite da Germania e Spagna,
stanno già iniziando a temere l'approssimarsi della dead line imposta dal regolamento 479 del 2008
(articolo 90) e dalle successive modifiche apportate dall'articolo 85 octies del regolamento 491 del 2009.
Secondo l'ex ministro Galan, urge un ripensamento da parte di Bruxelles che conduca ad una rivisitazione
del Regolamento comunitario. “Più ancora di Francia e Germania faremo sentire la nostra voce” aveva
affermato un momento prima di dimettersi da ministro delle Politiche agricole, spiegando che a
preoccupare sono gli effetti che la liberalizzazione degli impianti causerebbe ai produttori e alle filiere.
Ciò che il comparto teme, è la perdita di quel valore di sistema che, aveva detto Galan, “fino ad oggi ha
consentito lo sviluppo del nostro vino made in Italy di qualità”. E' prevedibile che le scosse maggiori
derivanti dalla deregulation dei vigneti si facciano sentire nelle produzioni a Denominazione d'origine per
molti dei quali oggi i diritti di impianto non sono disponibili.
Anche il presidente francese Nicolas Sarkozy si è detto fortemente contrario all'applicazione della
normativa e sta portando avanti una battaglia contro la liberalizzazione dei vigneti.
In seguito alla pubblicazione dello studio condotto dalla parlamentare Catherin Vautrin, secondo il quale
l'applicazione della normativa europea provocherà un'esplosione delle superfici vitate, il presidente
francese ha dichiarato come l'abolizione delle licenze produttive porterebbe inevitabilmente ad una
produzione standardizzata, contraddistinta da bassi costi e privata del terroir e dell'esperienza dei
'vignerons' di cui oggi si può dare garanzia.
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A bocce ferme, che la data sia il 2015 o il 2018 - come sancito dal Regolamento 491 del 2009 che concede
agli Stati membri la possibilità di proroga del sistema dei diritti d'impianto per 3 ulteriori anni - in attesa
che empi e i modi per la liberalizzazione vengano ripensati, ciò che appare all'orizzonte è un sistema ibero
in cui i viticoltori, per piantare un vigneto non dovranno più disporre di licenze produttive ma della
semplice titolarità dei terreni.
Michela Lugli
Prodotti ortofrutticoli, controlli e irregolarità
Nel 2010 Agecontrol ha effettuato 82.964 controlli nel settore dell'ortofrutta: 24.173 hanno
riguardato il mercato interno, 50.264 i prodotti per l'export e 8.527 quelli per l'import. Le
irregolarità amministrative sono risultate 289
Agecontrol, i controlli sui prodotti ortofrutticoli nel 2010
Un numero vastissimo di controlli per verificare la conformità dei prodotti ortofrutticoli alle norme di
commercializzazione, ma anche controlli sugli enti caritativi che distribuiscono cibo agli indigenti,
controlli sui programmi di promozione compresi la distribuzione di latte e frutta nelle scuole, controlli sui
Caa (Centri di assistenza agricola) e sulla ristrutturazione e riconversione dei vigneti: in queste settori s’è
concentrata, nel 2010, l’attività svolta da Agecontrol spa, società detenuta al 100% da Agea - Agenzia per
le erogazioni in agricoltura, per conto della quale opera in house.
In totale i controlli svolti nel 2010 da Agecontrol (che opera sul territorio italiano con 155 ispettori),
interessando tutti i settori di competenza, sono stati 92.277, gran parte dei quali si sono concentrati
nell’ortofrutta, per un totale di 82.964.
Di questi, 24.173 hanno riguardato il mercato interno, 50.264 i prodotti destinati all’export e 8.527 quelli
destinati all’importazione.
Per quanto riguarda il mercato interno, nell’ambito del Piano nazionale dei controlli il Sian (Sistema
informativo agricolo nazionale, gestito da Sin srl, società controllata al 51% sempre da Agea) estrae
mensilmente il campione di aziende da sottoporre a controllo: complessivamente sono stati 15.629 gli
operatori ortofrutticoli sottoposti a controllo, per un totale di 27.282 partite di prodotti verificati.
Le irregolarità amministrative sono risultate 289, mentre le non conformità tecniche sono state 262.
Sul fronte dei controlli in fase di esportazione le verifiche su prodotti ortofrutticoli destinati a paesi terzi
sono state 50.266 e hanno interessato i 19 principali prodotti previsti dai regolamenti comunitari: agli,
agrumi, carciofi, carote, cavolfiori, ciliegie, cipolle, fagiolini, fragole, kiwi, insalate, melanzane, mele,
meloni, pere, pesche e nettarine, pimenti e peperoni dolci, pomodori, uva da tavola. sono stati controllati
prodotti per 534 mila tonnellate, le partite non regolari sono risultate 257 per un totale di 299 tonnellate
pari allo 0,06%.
I prodotti che hanno evidenziato il numero maggiore di irregolarità sono risultati agrumi, kiwi, pesche,
uva, pomodori e mele per di più a causa di difetti di etichettatura, grado di maturità, calibri non
conformi, problemi di presentazione, marciumi e scottatura.
I controlli sui prodotti in fase di importazione sono stati 8.527. Le irregolarità hanno riguardato: agrumi,
2.728 tonnellate pari al 2,34% del prodotto controllato per etichettature non corrette, macchie, lesioni e
ammaccature; kiwi, 2.140 tonnellate pari al 3,41% del prodotto controllato per etichettature non corrette
e pulizia; pere, 1.388 tonnellate pari all’1,97% del prodotto controllato per etichettatura irregolare e
forma del prodotto; mele, 1.174 tonnellate pari al 7,32% del prodotto controllato per etichettature
irregolari, riscontro di macchie e lesioni; pesche, 190 tonnellate, pari al 12,37% del prodotto controllato,
soprattutto per etichettature non conformi.
Nel settore degli aiuti agli indigenti Agecontrol nel 2010 ha effettuato 856 controlli, fra cui prelievi di
campioni di riso e verifica di formaggi dop; nel campo della promozione i controlli sono stati 3.187, di cui
2.501 relativamente al programma Frutta nelle scuole e 542 per il Latte nelle scuole; 4.722 sono stati i
controlli sui caa, mentre 80 hanno interessato la ristrutturazione e la riconversione dei vigneti.
Fonte: Agea - Agenzia per le erogazioni in agricoltura
Bioenergie: basta riflessioni, è tempo di investire
Si è conclusa a Cremona la prima edizione di BioEnergy Italy. Grande interesse per questo nuovo
mercato e le opportunità che offre per aziende agricole, amministrazioni e comparto industriale
Il momento di riflessione sulle fonti rinnovabili di energia è finito: ora è tempo di investire.
Questo è quanto emerge dalla prima edizione di BioEnergy Italy, il salone nato dalla fusione di intenti di
CremonaFiere e Dlg: nei tre giorni di fiera si sono conclusi contratti milionari, frutto di un interesse
sempre più concreto in questo comparto non solo da parte delle aziende agricole, ma anche delle
amministrazioni territoriali e dell'industria alimentare.
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07/03/2011- 24/03/11
La dimostrazione più evidente sono stati i 22 workshop tecnici organizzati dagli espositori della
manifestazione: appuntamenti per entrare nel dettaglio degli impianti e delle opportunità che offrono:
posti a sedere sempre esauriti e taccuini pieni di appunti.
"Il vero valore aggiunto di BioEnergy Italy – ha dichiarato Antonio Piva, presidente di CremonaFiere – è
quello di mettere in contatto le aziende produttrici di attrezzature, tecnologie e servizi, con un pubblico
altamente qualificato e interessato. Abbiamo coinvolto imprese agricole, municipalità, industria,
progettisti, impiantisti, imprese edili... ormai dobbiamo renderci conto che la produzione di energia è un
settore che può coinvolgere moltissime realtà diverse tra loro. L'obiettivo che abbiamo raggiunto è stato
di creare un punto di riferimento efficace e soprattutto concreto per fare incontrare tutti questi attori; un
vero e proprio laboratorio che funziona come un volano economico e culturale per lo sviluppo del
comparto".
Di grande interesse, infatti, è stato il programma convegnistico-seminariale. Nei nove appuntamenti
nazionali e internazionali in cui sono stati affrontati i temi più attuali del settore: dalla valorizzazione
degli scarti dell'industria alimentare come 'carburante' per impianti di biogas alla tutela del territorio in
relazione alla produzione di energia, passando per la pioppicoltura e i combustibili non convenzionali.
Appuntamento principe è stata la terza Giornata mondiale del mais, che ha visto confrontarsi
sull'andamento del mercato gli esperti di Argentina, Usa, Egitto e Cina.
Nel corso della Giornata, che ha fatto seguito alle Giornate europee del mais delle scorse edizioni di
Vegetalia, si è ampliato il raggio d'azione studiando le evoluzioni dei mercati non solo europei, bensì
mondiali, valutandone anche le prospettive future. E' stato analizzata la situazione dell'Argentina, secondo
esportatore mondiale di mais con 90 milioni di tonnellate: questa grande produzione è frutto di un ottimo
sfruttamento dei terreni grazie alle tecniche di produzione (siembra directa), alla rotazione delle semine
(soia, frumento, mais) che permettono un arricchimento del terreno, oltre che ad un uso equilibrato delle
risorse idriche che permette un rapido accrescimento delle radici che raggiungono una maggiore
profondità nel terreno garantendo maggior prodotto. Si è inoltre parlato del mercato del nord e sud
America e dell'Egitto, dove grazie alle nuove tecnologie e ad una politica volta alle biotecnologie si è
incrementata notevolmente la produzione. Gli ultimi interventi della Giornata hanno riguardato le
potenzialità del mercato cinese, il colosso le cui scelte saranno l'ago della bilancia dei mercati nei
prossimi anni.
E' possibile scaricare dal sito di CremonaFiere gli interventi dei relatori della Terza Giornata del Mais
cliccando qui.
Un forte stimolo per tutto il settore è arrivato anche dal Premio BioEnergy Best Practices, organizzato in
collaborazione con Legambiente, che ha valorizzato le migliori realizzazioni sul territorio nazionale in
tema di produzione di energia da fonti rinnovabili.
"A partire dal 2008, in Italia le bioenergie hanno subito una forte accelerazione – ha dichiarato Bernd
Koch, direttore generale di Dlg International – e il Paese ha sviluppato un mercato in forte crescita con
importanti investimenti, paragonabile alla situazione della Germania nel 2004. Oggi siamo di fronte a un
mercato che sta maturando, per cui una piattaforma operativa come BioEnergy Italy è fondamentale per
acquisire know how ed esperienza. Già da questa prima edizione abbiamo ospitato aziende da 7 Paesi e
12.051 visitatori, tutti operatori professionali; un primo passo importante con cui vogliamo portare
BioEnergy Italy ad essere un punto di riferimento per tutta l'area del Mediterraneo, anche in
considerazione dello sviluppo del settore in questi Paesi".
Fonte: Cremona Fiere
Piemonte
Zootecnia da carne, servono nuove strategie economiche
"La crisi dei prezzi dei bovini alla stalla impone l'adozione di progettualità urgenti a sostegno del settore.
E' indispensabile individuare strategie economiche che consentano agli allevatori di non allevare in
perdita, poiché i bovini alla stalla sono pagati meno di quanto sono i costi di mantenimento".
Lo affermano Marcello Gatto, membro di giunta di Coldiretti Piemonte, con delega al settore carni e
Bruno Rivarossa, direttore Coldiretti, che hanno chiesto all'assessore regionale all'Agricoltura Claudio
Sacchetto l'insediamento di un gruppo tecnico per elaborare strategie economiche nei confronti degli
allevatori di bovini da carne, molti dei quali stanno rischiando la chiusura degli allevamenti.
"Anche nel settore delle carni bovine - sottolineano i due rappresentanti di Coldiretti - il perno attorno al
quale devono ruotare i processi economici è dato dagli imprenditori agricoli ai quali occorre restituire
dignità e protagonismo con nuove formule di progetti economici. Oggi, invece, la figura centrale che si
interfaccia con la grande distribuzione non è l'allevatore, ma sono i grandi macellatori che delocalizzano
gli acquisti pur di conservare i loro margini economici".
Fonte: Coldiretti Piemonte
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Piemonte
Atima (Confai Asti) riconosciuta come centro di taratura delle macchine distributrici di agrofarmaci
L'Associazione dei trebbiatori ed imprenditori agromeccanici e agricoli provinciale di Asti ha ottenuto nei
giorni scorsi l'autorizzazione quale centro di taratura delle macchine distributrici di agrofarmaci sulle
colture agricole. A darne notizia è Gianluca Ravizza, direttore di Atima e segretario di Confai Piemonte.
L'autorizzazione è avvenuta attraverso una determina regionale del Settore fitosanitario del Piemonte,
che appunto riconosce Atima quale 'Centro autorizzato al controllo funzionale e alla taratura delle
macchine distributrici di prodotti chimici sulle colture agricole'.
Grazie a tale provvedimento, le imprese associate a tutte le Associazioni locali aderenti a Confai Piemonte
(Alessandria, Asti, Cuneo e Torino) potranno usufruire del servizio di controllo e certificazione della
taratura di tali macchine operatrici.
"Il risultato ottenuto è estremamente importante – commenta Luciano Arrobio, presidente di Atima Asti –
in quanto ci consente di poter assicurare in maniera puntuale e trasparente un servizio che rappresenta
uno dei punti basilari nella gestione sostenibile delle attività produttive agricole, con enorme vantaggio
non soltanto per le imprese agromeccaniche, ma anche per quelle agricole e per l'ambiente stesso. Non si
dimentichi che l'eco-condizionalità è destinata a diventare sempre più un parametro determinante nelle
dinamiche comunitarie di sostegno al reddito".
Fonte: Confai
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http://www.ilvelino.it/canale.php?IdCanale=4
Industria alimentare in ripresa. Anche grazie all'export
Federalimentare: Nel 2010 aumenta produzione ma i consumi calano
Roma, 29 mar (Il Velino) - L'industria alimentare cresce e vola all'estero. Federalimentare ha presentato
oggi i dati di bilancio relativi al 2010 dai quali emerge uno scenario altalenante. Da un lato, la produzione
è in crescita ( +1,6 per cento), grazie soprattutto alla spinta propulsiva dell’export che ha chiuso l’anno
registrando aumenti a due cifre (+10,5 per cento). Dall’altro, invece, si deve registrare la lieve flessione
dei consumi interni delle famiglie (-1,3 per cento in quantità). Ma oggi, a preoccupare l’intero settore è
soprattutto il costante aumento delle quotazioni delle materie prime alimentari che dopo aver generato
l’aumento dei prezzi alla produzione (+5% a gennaio 2011), potrebbe avere ripercussioni anche sui prezzi
al consumo. L’industria alimentare italiana - secondo comparto del Paese con 124 miliardi di fatturato e
oltre 400 mila addetti per 6.500 imprese - ha evidenziato, nel 2010, i primi incoraggianti segnali di
ripresa. Lo dimostrano i dati resi noti da Federalimentare in occasione della conferenza stampa di
presentazione del bilancio 2010 del settore. La produzione 2010 ha recuperato il segno negativo dell’anno
precedente, segnando un +1,8 per cento su dati grezzi e un +1,6 per cento a parità di giornate lavorative,
dopo aver navigato a lungo sopra il +2,0 per cento. E’ emerso, perciò, un positivo rimbalzo, dopo il -1,5
per cento del 2009, anche se si è profilato, a dicembre 2010, un rallentamento di trend che si è
confermato all’inizio del 2011.
Guardando ai dati grezzi di produzione di gennaio, emerge infatti che solo alcuni comparti hanno
mantenuto il segno “più”. Tra questi: la “lavorazione e trasformazione della carne” (+3,9 per cento),
l’”ittico” (+12,7 per cento), il molitorio (+3,5 per cento), la “pasta” (+4,0 per cento) e le “bevande” (dal
vino, alla birra, alle acque minerali), con un +2,1 per cento aggregato. Mentre, altri comparti importanti
hanno segnato arretramenti, come la “lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi” (-11,8 per cento),
l’”oleario” (-6,6 per cento), il “lattiero-caseario” (-2,3 per cento), i “prodotti da forno e farinacei” (-8,2
per cento), il “cioccolatiero” (-5,4 per cento). Stazionaria, infine, l’”alimentazione animale” (+0,2 per
cento). Al di là dei dati squisitamente congiunturali, la produzione alimentare del Paese ha mostrato, nel
tempo, una dinamica largamente premiante. Sull’arco del decennio 2000-2010, essa ha messo a segno un
+12,1 per cento, con oltre 27 punti di differenza rispetto al -15,4 per cento segnato in parallelo
dall’industria nazionale nel suo complesso.
Dopo avere navigato, negli ultimi mesi del 2010, su tassi prossimi al +10 per cento, l’export dell’industria
alimentare ha chiuso l’anno sulla quota di 21 miliardi di euro, con una crescita del +10,5 per cento
sull’anno precedente. E’ un buon risultato, che recupera ampiamente il -4,2 per cento del 2009. Ed è
tanto più promettente se si considera che l’ultimo trimestre 2010 ha segnato un +11,9 per cento, facendo
meglio della media annuale. Guardando ai comparti di maggiore peso, spicca il risultato di un segmento di
grande spessore come il “lattiero-caseario”, con una quota di 1.925 milioni e un +23,6 per cento sull’anno
precedente. Superiori alla performance media di settore: il comparto leader dell’export, l’”enologico”,
con 4.277 milioni e un +12,2 per cento; il “dolciario”, con 2.588 milioni e un +11,2 per cento; gli “oli e
grassi”, con 1.559 milioni e un +16,3 per cento; le “carni preparate”, con 1.110 milioni e un +11,5 per
cento; la “trasformazione della frutta”, con 915 milioni e un +14,4 per cento; le “acquaviti e liquori”, con
una quota di 584 milioni e un +16,9 per cento. Vistoso, anche se su livelli assoluti ancora modesti, pari a
114 milioni, il risultato della birra, con un +41,4 per cento.
I mercati di maggiore peso hanno mostrato ampie capacità reattive. La Germania ha messo a segno una
spinta del +6,7 per cento, dopo il -3,4 per cento del 2009; la Francia un +7,4 per cento, dopo il -2,1 per
cento dell’anno precedente; gli Usa un +11,8 per cento, dopo il -9,1 per cento del 2009. Il quarto
mercato, il Regno Unito, ha recuperato con un +6,4 per cento, dopo il -6,5 per cento del 2009. Ma anche
altri mercati hanno mostrato spunti promettenti: a cominciare dai Paesi Bassi, con un vistoso +30,5 per
cento, per proseguire con l’Austria, (+13,6 per cento), col Canada, (+25,8 per cento) e con la Russia(+39,2
per cento). Inoltre, paesi importanti come Cina (+55,9 per cento), Brasile (+31,7 per cento), Arabia
Saudita (+31,6 per cento) e Turchia (+44,4 per cento) stanno superando lo stadio di “promesse”. Essi sono
ancora largamente al di sotto delle loro potenzialità, ma cominciano a situarsi su quote di esportazione
non più “simboliche”, in una fascia che oscilla ormai fra i 100 e i 200 milioni di euro. Come accaduto per
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la produzione, anche l’export alimentare ha mostrato un andamento premiante sul lungo periodo. Nel
confronto 2000-2010, ha infatti messo a segno un +66,9%, con oltre 40 punti di vantaggio rispetto al +28,5
per cento registrato in parallelo dall’export totale del Paese.
Malgrado i recuperi recenti di produzione ed export, il quadro alimentare 2010 ha mantenuto ombre e
preoccupazioni. Le vendite alimentari 2010 censite dall’Istat segnano un nuovo arretramento in valuta
corrente del -0,3 per cento, a fronte del +0,3 per cento di quelle non alimentari. Mentre i consumi
domestici rilevati da Ismea su un campione di 9 mila famiglie registrano, sui dodici mesi, rispettivamente,
cali del -1,3 per cento in quantità e del -0,9 per cento in valore. Gli ultimi dati Istat sulle vendite
alimentari di gennaio 2011 confermano e appesantiscono il trend depresso delle vendite. Essi evidenziano,
infatti, un -1,2 per cento delle vendite in valori correnti, rispetto a gennaio 2010, sia per i prodotti
alimentari che per i non alimentari. E’ chiaro, perciò, che, con un quadro depresso dei consumi,
l’incremento della produzione 2010 dell’industria alimentare si è legato esclusivamente alla domanda
estera.
La spesa low cost è cresciuta e l’incidenza dei discount, nell’universo dei canali distributivi nazionali, ha
ormai raggiunto l’8 per cento. È importante, inoltre, sottolineare, che le vendite alimentari nel canale
GDO segnano, a fine 2010, un +0,4 per cento, mentre quelle dei piccoli esercizi si fermano su un -1,4 per
cento. Un segnale importante sull’andamento del mercato viene dal nuovo paniere della spesa 2011
diffuso dall’Istat. Esso registra un peso dell’ “alimentare” del 16,9 per cento all’interno della spesa
complessiva degli italiani, con un calo di 0,7 punti sull’anno precedente, che conferma la prolungata
contrazione in termini quantitativi dei consumi alimentari. In un mercato che rimane comunque poco
dinamico, il valore aggiunto dell’industria alimentare ha finito inevitabilmente col soffrire. Nel 2009, ha
segnato un aumento del +3,9 per cento sul 2008. Quel che più conta, tuttavia, è che, in valori costanti,
esso ha segnato un nuovo calo del -1,4 per cento, dopo il -2,0 per cento del 2008. E’ una conseguenza, in
gran parte, della spesa “low cost” e della pressione, spesso esasperata, operata dalla GDO sulle
promozioni e sui prezzi alla produzione delle aziende. Ne deriva che, nel decennio 2000-2009, il valore
aggiunto del settore è calato in termini reali del -6,4 per cento: esso rischia di penalizzare l’identità
stessa di un settore che ha fatto del valore aggiunto e della qualità la sua bandiera e il suo parametro
portante, sul mercato nazionale e internazionale. Non a caso, negli ultimi anni industria e agricoltura,
ovvero i primi due anelli della filiera, hanno registrato una perdita di dieci punti nella catena del valore, a
vantaggio dei tre segmenti successivi: la distribuzione, i trasporti ed i servizi.
Per quanto riguarda la dinamica dei prezzi di fronte all'aumento del costo delle materie prime, dal fronte
internazionale giungono nuovi e forti spunti di preoccupazione: i confronti tendenziali delle quotazioni
delle materie prime mostrano forti accelerazioni, comuni a tutti i grandi comparti. Esse sono indicative, in
parte, dell’atteso consolidamento della ripresa dell’economia mondiale, ma indicano anche che la
speculazione ha ricominciato a mordere. Col risultato che alcune commodity hanno già superato i picchi
registrati durante la crisi del 2007-2008. In sostanza, è tornata l’emergenza sul fronte degli
approvvigionamenti di materie prime agricole. Si impone perciò, sul medio-lungo periodo, uno sforzo
lungimirante e multilaterale, diretto a incrementare la produzione agro-zootecnica mondiale. Tale
prospettiva sta già influenzando la fase di progettazione della nuova PAC del dopo 2013. Essa dovrà
tornare in qualche modo alle origini, mettendo al primo posto la produzione, l’innovazione tecnologica e
la competitività dell’agricoltura europea, al di là dello stesso, importante impegno ambientalistico.
Intanto, l’aumento dell’indice generale delle quotazioni del febbraio scorso, calcolato da Confindustria,
porta il confronto sui dodici mesi (febbraio 2011/2010) su un +39,1 per cento. All’interno di questa
dinamica, spiccano proprio i prodotti alimentari, che svettano con un +47,5 per cento, ben sopra il +30,2
per cento e il +40,7 per cento segnati, rispettivamente, dai prodotti non alimentari e dai combustibili.
Queste dinamiche si stanno già riflettendo sui prezzi alimentari alla produzione, i quali, non a caso, sono
passati da variazioni tendenziali sui dodici mesi del –0,3 per cento di metà 2010 al +5,0 per cento di
gennaio. Ed è chiaro altresì che queste tensioni alla produzione finiranno col rimbalzare sui prezzi
alimentari al consumo, i quali stanno risalendo, anche se rimangono ancora largamente sotto il tasso
d’inflazione. Non è casuale che l’inflazione alimentare abbia raggiunto il +1,0 per cento, nel confronto
tendenziale gennaio 2011/10, dopo avere oscillato su una media annua 2010 (alimentare lavorato +
alimentare fresco) assai più bassa, attorno al +0,2 per cento.
L’uscita dalle difficoltà del mercato interno si dovrebbe saldare col ritorno del PIL nazionale ai livelli di
picco pre-crisi. Ma esso è atteso, secondo le proiezioni più aggiornate, non prima del 2014-15. E questo,
mentre i paesi più avanzati sono in fase di rientro sull’arco 2010-2012 (gli USA, proprio il paese che ha
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innescato la crisi, hanno già chiuso il cerchio a metà 2010). La “traversata” del mercato italiano perciò
sarà lunga. Purtroppo, quindi, anche per l’accennato problema delle materie prime, il 2011 comincia in
modo penalizzato. La spinta dei prezzi alla produzione, che è piombata su molti comparti, non rema nella
direzione di una tenuta dei conti e di una incentivazione del mercato. Ma era ben chiaro, comunque, che
il 2011 avrebbe difficilmente replicato i buoni risultati del 2010, se non altro per la carenza dell’effettorimbalzo di cui esso ha goduto, rispetto a un anno negativo come il 2009. L’inflazione attesa al 2,7 per
cento, nel corso del 2011, e la spinta specifica delle quotazioni delle commodity agricole sui costi e sui
prezzi alimentari non aiuteranno l’attesa ripresa dei consumi alimentari. L’anno in corso rischia molto
concretamente, perciò, di caratterizzarsi come il quinto anno consecutivo di consumi interni in calo.
L’export, tuttavia, dovrebbe continuare nella sua spinta espansiva, anche se forse con tassi leggermente
inferiori a quelli del 2010. Solo col suo potenziamento, si potranno preservare stabilità e spazi significativi
di espansione del settore alimentare. Ma un aiuto dovrebbe arrivare anche dalle politiche industriali. Esse,
finora, non hanno incentivato un’industria strategica come quella alimentare, che è al secondo posto in
Italia, dopo quella meccanica, ed è portatrice di capacità di tenuta preziosa nella lunga fase di difficoltà
attraversata dallo sviluppo del Paese.
Olio d'oliva campione del mondo. Sirena d'oro: vince qualità italiana
Gargano: "Qualità premiata dall'export". Russo: "Finita stagione degli agrofurbi"
Roma, 29 mar (Il Velino) - Premiazione degli extra vergine Dop Colline Teatine, Sardegna e Valli Trapanesi
di Sorrento per la Sirena d’oro 2011. Il concorso nazionale, giunto alla nona edizione, è riservato agli oli
extravergine di oliva a Denominazione di Origine Protetta (Dop) ed è organizzato dal Comune di Sorrento e
da Federdop Olio, con il patrocinio del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, della
commissione Agricoltura della Camera dei deputati e dell’assessorato all’Agricoltura della Regione
Campania. Ancora un’occasione per valorizzare l’oro verde italiano partendo da Sorrento simbolo del
made in Italy nel mondo. “Questo è un paese che deve decidere da che parte andare. Se affrontare la
sfida dell’economia globale con le grandi produzioni o con la qualità che valorizza i territori. Con un vero
e proprio codice morale”, spiega il presidente di Unaprol Massimo Gargano. “Le esportazioni di olio
italiano lo scorso anno sono cresciute del 17 per cento. L’Italia è la punta di diamante per la produzione di
olio d’oliva”, prosegue. Bene questo premio quindi per il presidente di Unaprol. “La qualità si traduce in
prezzo sullo scaffale e quindi in reddito per la filiera. Continueremo queste scelte per tutelare i produttori
e i consumatori”. Per il presidente della commissione Agricoltura alla Camera Paolo Russo si è registrata
“una straordinaria volontà di rendere campioni del mondo i nostri oli partendo da un comune che è già
campione d’Italia, Sorrento, che rappresenta quanto di meglio si può esprimere in fatto di paesaggio e
made in Italy”.
Nodo ancora da sciogliere l’agropirateria: “Tentiamo di chiudere la stagione degli agro furbi anche
attraverso l’etichettatura”, insiste Russo. “In questo senso ci troviamo davanti a un new deal agricolo, una
nuova attenzione per l’agricoltura che ha dimostrato in questo periodo di difficoltà una controtendenza
straordinaria”. Alla nona edizione del Premio Sirena d’Oro hanno partecipato 193 aziende, appartenenti a
34 delle 39 denominazioni di origine riconosciute dalla Comunità Europea. Gli oli ammessi alla selezione
finale sono stati 58, scelti dal panel di assaggiatori dell’associazione nazionale Oleum. Il settore degli oli
Dop e Igp si trova al quarto posto nella graduatoria Ue dei prodotti agroalimentari a denominazione di
origine. Tale comparto è infatti preceduto dagli ortofrutticoli e cereali con182 riconoscimenti, dai
formaggi con 163 riconoscimenti e dalle carni fresche con 104 riconoscimenti. Passando ad analizzare in
particolare la situazione dei riconoscimenti afferenti ad oli e grassi, il totale europeo è rappresentato da
112 riconoscimenti, rappresentando circa il 13% del totale dei prodotti agroalimentari.
L’Italia vanta il primato europeo dei marchi riconosciuti di olio extra vergine d'oliva: 39 le DOP e 1 IGP
Toscano. Risultano più distanti i prodotti di altri Paesi vocati come la Grecia (con 27 riconoscimenti) e la
Spagna (con 25 riconoscimenti). Tra le province italiane con maggiori riconoscimenti di oli Dop e Igp
figurano quelle di Trapani e Siena. Il comparto degli oli Dop e Igp presenta un numero di riconoscimenti
piuttosto elevato, ma a questo ammontare non corrisponde un altrettanto forte livello di produzione
certificata. Secondo i dati più recenti, la produzione certificata si è attestata intorno alle 10 mila
tonnellate. I dati evidenziano che il ruolo delle produzioni a denominazione resta ancora limitato. Inoltre
la produzione certificata di oli Dop e Igp presenta un peso molto contenuto rispetto alla produzione totale
di olio extravergine e ai potenziali produttivi degli stessi oli.
Inea, Zigiotto: Brevettare progetti, unire mondo ricerca e industria
Incrementare rapporti con le regioni e con la comunità internazionale. Senza "fare danni"
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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Roma, 24 mar (Il Velino) - Tiziano Zigiotto è il nuovo presidente dell’Inea, l’Istituto nazionale che si
occupa di economica agraria dal 1928. Dopo la firma del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e
della Corte dei Conti, l’ufficializzazione della nuova nomina è stata di fatto l’ultimo atto di Giancarlo
Galan come ministro dell’Agricoltura. “Si tratta di un ente di grande prestigio e riconosciuto a livello
nazionale ed europeo”, spiega Zigiotto al VELINO. “Prima regola è non fare danni e preservare questo
patrimonio”. Il prossimo 6 aprile è previsto il primo consiglio di amministrazione nel corso del quale sarà
concordato – anche tenendo conto delle indicazioni del nuovo ministro Saverio Romano – il nuovo indirizzo
da seguire. “Rafforzare prima di tutto i rapporti con le regioni”, spiega il neo presidente. E non a caso fa
parte del Consiglio di amministrazione anche il coordinatore all’agricoltura delle regioni Dario Stefano. Ma
sarà necessario anche “rafforzare i rapporti con la comunità internazionale per avere una rappresentanza
sempre più forte”, prosegue Zigiotto.
É poi intenzione dell’Inea dare all’ente “il massimo delle competenze per rafforzare il bilancio”. Sebbene
già ora dei 43 milioni di euro di fatturato solo sei provengono dal ministero. “Il nostro sforzo andrà nella
direzione di progetti spendibili”, spiega. “Portando avanti progetti che siano accesibili al mondo
scientifico e concretizzarli attraverso la stesura di brevetti da mettere a disposizone del mondo
industriale”. Passo importante per l’ente che fa così da trait-d’union tra mondo accademico e mondo
dell’industria “come già accade da tempo negli altri paesi”, precisa. Infine, annuncia Zigiotto, “è nostra
intenzione fare un progetto itinerante che approfitti delle nostre venti sedi distribuite sul territorio
nazionale al fine di confrontarci con le peculiarità del mondo agricolo tenendo conto delle diversità
presenti regioni per regione”.
Legacoop Agroalimentare recupera il 2009 per stabilizzarsi nel 2011
Luppi: Stare al passo con i tempi, cambiare modello cooperativo. Imprese sono diminuite
Roma, 24 mar (Il Velino) - Il mondo della cooperazione agroalimentare di Legacoop recupera il terreno
perduto nel 2009, anno della crisi economica globale, per trovare una stabilità economica nel 2011. Il 70
per cento delle cooperative agroalimentari aderenti alla Legacoop dichiara che chiuderà il bilancio in
utile, otto cooperative in pareggio e solo quattro segnalano che chiuderanno l’anno con una perdita di
gestione. L’indagine svolta dalla Lega delle cooperative sui pre-consuntivi 2010 ha interessato un
campione di 41 aziende associate che rappresenta più del 50 per cento dell’intero fatturato complessivo
settoriale interno all’associazione. Secondo quanto è emerso dall’indagine le aspettative per il 2011
prevedono 18 cooperative in stabilità, 17 cooperative – pari al 46 per cento del campione – in ripresa e il
cinque per cento, due cooperative, in criticità. Quindi se si analizzano i dati relativi agli ultimi tre anni
emerge che nel 2009 le coopera ive in calo erano 10 su 41 aziende prese in esame, nel 2010 erano 4, e nel
2011 saranno due.
Le cooperative del campione rappresentano il 56 per cento del fatturato dell’intero comparto
agroalimentare di Legacoop con un volume complessivo di affari nel 2010 che supera i quattro miliardi di
euro. Rispetto al 2009 il fatturato è cresciuto del 2,9 per cento con 27 aziende che hanno fatto registrare
un crescita e 13 che hanno comunicato una riduzione. "All’uscita della crisi avremo dei concorrenti più
competitivi di noi", spiega il presidente di Legacoop agroalimentare Giovanni Luppi. "Ma il contributo che
hanno dato le imprese agroalimentari è stato grande e questo è un lavoro che dovrà essere riconosciuto".
“Noi siamo cooperative strettamente legate al territorio. Gli stabilimenti stanno in Italia. Non
delocalizziamo. E questo è un valore che dovrà essere riconosciuto”. Sta scomparendo, secondo Luppi, la
fascia dei consumi medi. Lasciando spazio ai prodotti di primo prezzo e di nicchia. “Dobbiamo per questo
essere aziende competitive in grado di portare cibo italiano nei mercati stranieri. Per questo le
cooperative che sono dello stesso settore si devono unire. Per divenire più competitive all’estero”, insiste
il presidente della Legacoop agroalimentare.
Il 15 per cento del fatturato del campione deriva dall’export con circa 590 milioni di euro. Le cooperative
del campione che esportano hanno aumentato il fatturato dell’8,1 per cento sul 2009 che si traduce in 41
milioni di euro. Per quanto riguarda il numero dei soci è rimasto invariato. A fare la parte del leone il
settore vitivinicolo. La variazione percentuale rispetto al 2009 ha fatto registrare un aumento del 9,7 per
cento con quasi la metà delle vendite diretta all’estero. Poi il settore zootecnico il cui fatturato è rimasto
invece invariato. Stessa storia per il lattiero-caseario. Entrambi questi settori hanno registrato un calo di
associati. L’ortofrutta ha segnato un leggero incremento di fatturato (+ 2,9 per cento) ma ha comunque
registrato un calo di addetti e di associati. Luppi insiste: “La prospettiva è quella di creare un rapporto
sempre più stretto tra le tre centrali cooperative. Credo che le imprese agricole in questo momento sono
molto di meno di quelle che si dichiarano. Il modello cooperativo agroalimentare di questo paese nasce
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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nel dopoguerra su un modello che prevedeva 16 milioni di agricoltori. Se quelle imprese diventano
500mila, il modello originale rischia di essere fuori dai tempi”.
Cambio della guardia al Mipaaf. Puntare su Pac e aggregazione
Saverio Romano nuovo ministro dell'Agricoltura. E contro i "veleni": "Sono qua e ho giurato da ministro"
Roma, 23 mar (Il Velino) - Cambio della guardia al ministero delle politiche agricole che nel giro di due
anni ha visto susseguirsi tre ministri: Luca Zaia della Lega che puntava a risolvere la questione delle quote
latte care ai Cobas del nord; Giancarlo Galan del Pdl che aveva un approccio scientifico dell’agricoltura
che non eslcudesse gli Ogm, e ora Saverio Romano, ex Udc oggi leader del Pid. Ma la nuova nomina apre
polemiche e Napolitano concede un brindisi ma non la benedizione. Il presidente della Repubblica infatti,
con una nota dal Quirinale, esprime riserve per la nuova nomina. La causa è l’indagine della Procura di
Palermo in corso su Romano che, assolto nel 2005, è stato iscritto nuovamente nel registro degli indagati
nel 2009 in seguito alle dichiarazioni di Massimo Ciancimino. Ma si tratta di “veleni” per il neoministro,
che in Transatlantico ha parlato di probabili errori da parte dell’ufficio stampa del Colle. “Mi dispiace
veramente, perché io non sono mai stato imputato. Io, poi, non ho dei procedimenti a carico e non ho
gravi imputazioni. Nella nostra legislazione c’è un soggetto che può essere indagato, ma quando il pm
finisce le indagini e chiede l’archiviazione non è più nemmeno indagato”, spiega. “Sono circolati molti
veleni, mi è sembrato giusto che chi doveva prendere informazioni le abbia apprese. Ma i fatti superano
ogni veleno: io sono qua e ho giurato da ministro”.
Auguri da parte di tutte le associazioni di categoria per il nuovo ministro. Le tre organizzazioni della
Cooperazione italiana Fedagri-Confcooperative, Legacoop-Agroalimentare e Agci-Agrital, puntano
sull’aggregazione e sulla semplificazione della burocrazia che assilla da sempre le imprese. Senza
dimenticare la Pac e i provvedimenti che sono in corso di approvazione in sede comunitaria, sia per
quanto riguarda l’agroalimentare che il comparto ittico. “Il nuovo Ministro dell’Agricoltura - dichiarano le
organizzazioni cooperative - sarà subito impegnato nell’affrontare sfide fondamentali per il futuro
dell’agroalimentare italiano, a partire dal negoziato sulla riforma della Pac dal quale ci aspettiamo un
forte impegno nel sostenere una posizione nazionale volta a favorire i processi di aggregazione dei
produttori”. Al primo posto l’agricoltura per la Confederazione italiana agricoltori-Cia secondo cui ci sono
“precise priorità”: “la Conferenza nazionale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale da realizzarsi entro il
2011 e da cui dovrà scaturire una rinnovata politica agraria; una posizione autorevole nel negoziato sulla
Pac post 2013, sulla quale c’è un documento unitario delle rappresentanze del mondo agricolo,
cooperativo e sindacale; interventi mirati e concreti a sostegno delle imprese e, appunto, la
concertazione”, spiegano in una nota. Molto lavoro da fare secondo la Confagricoltura. “Lo attende un
compito non facile, ma siamo certi - sottolinea il presidente dell’Organizzazione degli imprenditori
agricoli Federico Vecchioni - che si muoverà con competenza e grande impegno”.
È critico il quadro economico in cui si roverà a lavorare Romano per la Copagri. Anche perché “la parziale
e solo recente ripresa dei prezzi non ha certo mutato in considerazione della caduta libera degli ultimi
due anni e della persistente insostenibilità dei costi produttivi e di gestione, e il delicatissimo negoziato
sulla riforma della Pac”. La Confederazione dei produttori agricoli, dichiara il presidente Franco
Verrascina, “è pronta come sempre a fare la sua parte nel dare al Ministro Romano la piena disponibilità
per una fattiva e costruttiva collaborazione”. Federalimentare accoglie questo cambio di guardia “non con
sorpresa”. “Siamo lieti di poter collaborare con il nuovo ministro dell’Agricoltura in questo scorcio di
legislatura al fine di promuovere l’Italia nel mondo e il made in Italy alimentare", spiega al VELINO il
direttore generale Daniele Rossi.
Parmalat in mano ai francesi. Che già controllano la Gdo
Ma si spera in una cordata italiana, e intanto dal Cdm si prende tempo
Roma, 22 mar (Il Velino) - Made in Italy sempre più francese. Dopo Galbani, Invernizzi, Cademartori,
Locatelli e Vallelata, ora anche Parmalat rischia di essere controllata dal gruppo Lactalis. L’accordo per la
cessione delle quote tra i fondi esteri e il colosso francese porta a quota 29 per cento la partecipazione
potenziale del gruppo. E un altro dei gioielli del made in Italy agroalimentare passa di mano ai cugini
francesi che, già detenendo le catene di distribuzione, spingono sempre di più per riempire gli scaffali di
prodotti propri. Ma dal Consiglio dei ministri si prende tempo con un decreto per far slittare fino a 180
giorni l'assemblea convocata il 14 aprile. Con la speranza di creare nel frattempo una cordata tutta
italiana. E la speranza è l’ultima a morire per l'ex ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan
secondo il quale “la vicenda si fa di ora in ora sempre più preoccupante per il sistema agroindustriale
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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italiano”. E manca in Italia “una qualche forma di autentica e riconosciuta centralità dell'universo
dell'agricoltura. Un'assenza e quindi una debolezza di cui la politica e le sue istituzioni non si sono volute
far carico. L'affannosa ma inutile rincorsa di chi ha proposto una qualche soluzione a favore di una cordata
italiana ne é la conferma”. Nella speranza che nelle prossime ore giungano buone notizie, Galan ribadisce
“la necessità e l'urgenza di riconsiderare gli attuali limiti politico-istituzionali in cui è costretto a muoversi
un ministero come quello di cui ho la responsabilità in simili frangenti”. Si augura invece una cordata
italiana il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani.
Occorre fare “massima chiarezza” per il presidente della Cia Giuseppe Politi, secondo cui il governo “deve
intervenire prontamente”. “I nostri produttori di latte devono avere le opportune certezze. Non solo.
L’agroalimentare italiano è strategico e deve essere tutelato. Non si può continuare ad assistere
passivamente all’assalto dello straniero che in questo importante settore è diventato un indisturbato
conquistatore. Le vicende di questi ultimi anni lo confermano in modo chiaro”. Nei giorni scorsi il ministro
dell’Economia Giulio Tremonti aveva ventilato l’ipotesi di una legge per vietare investimenti stranieri se
non portano beneficio al Paese. “Non vogliamo essere tacciati per nazionalisti o per protezionisti, ma aggiunge Politi - non si può permettere che il ‘made in Italy’ agroalimentare finisca totalmente in mani
estere. Bisogna porre un freno. Ci vogliono regole chiare. Ecco perché insistiamo sull’esigenza di un serio
e concreto intervento che impedisca scalate attraverso le quali si rischia di mettere sotto controllo un
settore fondamentale per il nostro sistema economico, che determina una spesa complessiva che supera i
210 miliardi di euro e con un export che si avvicina ai 30 miliardi di euro”. Insomma, per Politi “le parole
servono a poco”. “Occorrono subiti fatti concreti. Ecco perché occorre intervenire subito. E crediamo che
questo sia un caso da Antitrust”. Servono garanzie per il latte italiano secondo la Coldiretti Lombardia.
Aggregando i dati di raccolta di Italatte (gruppo Lactalis) con Parmalat (che comprende anche Lactis a
Bergamo e Carnini a Como) e tolte le produzioni che si sono spostate sul grana padano, la Coldiretti
Lombardia stima che “i francesi controlleranno oltre il 10 per cento delle quasi 4 milioni e mezzo di
tonnellate di latte munte in Lombardia (pari a circa il 40 per cento del latte italiano)”.
Un accordo che si configura per la Copagri “come l'ennesimo saccheggio del made in Italy”. Dopo le ipotesi
di mantenimento dell'azienda nelle mani di un gruppo italiano “si va consumando un altro grave danno per
l'economia agricola ed agroalimentare nazionale. I nostri allevatori sono sempre meno garantiti e mentre
all'estero prosegue la caccia al nostro agroalimentare, comprendendone l'inestimabile valore, in Italia, a
livello politico – istituzionale, c'è solo disinteresse”. Come se non bastasse, sottolinea il presidente della
Confederazione agricola Franco Verrascina, “a parte rarissime eccezioni, la distribuzione organizzata in
Italia è in mano ai grandi gruppi francesi, tedeschi e americani, solo per citarne alcuni. Si pensi che i soli
distributori francesi hanno portato nel giro di vent'anni la propria presenza nel nostro territorio dal 3 per
cento a ben oltre 1/3 dell'intera distribuzione agroalimentare in Italia e ciò soprattutto assorbendo gruppi
italiani. Ci chiediamo perché in Francia, anche sul piano legislativo, esiste la massima tutela dell'interesse
nazionale, mentre in Italia non ve n'è neanche l'ombra. Intervenga il Governo, se ancora è possibile”.
Olio d'oliva, dal Consorzio Qualità il "progetto di sistema"
Un nuovo logo per unire in sinergia il mondo della produzione con il mondo dell'industria
Roma, 21 mar (Il Velino) - Qualità, reddito, competitività. Queste le tre parole chiave del Consorzio
Extravergine di qualità che, a dieci anni dalla sua nascita, tira le somme e fa il punto della situazione sul
comparto dell’olio d’oliva con un nuovo brand teso a unire visivamente la produzione e il mondo della
trasformazione. Una “strategia di sistema” che si impone di andare oltre alle guerre interne alla filiere
per andare alla ricerca di una sinergia tra i vari attori del settore, dalla produzione fino alla
trasformazione e al confezionamento del prodotto. Parola d’ordine: olio d’oliva cento per cento italiano.
Ma senza che la ricerca della qualità diventi un “peso” in costi e burocrazia. “Troppe le denominazioni di
origine e le sovrastrutture che appesantiscono i costi aziendali. Tutto deve essere reso più snello e
funzionale”, ha spiegato nel corso del suo intervento il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni.
Qualità come reddito insomma.
“Agricoltura, industria di trasformazione, distribuzione, ossia gli attori della filiera, devono lavorare di
comune accordo sulle politiche di qualità, sull’approccio ai consumatori e sulle dinamiche dei costi”, ha
aggiunto Vecchioni. Obiettivo del Consorzio è quello di “testimoniare e promuovere la cultura olivicola di
qualità rispettando regole severe di produzione”, ha aggiunto il presidente del Consorzio Elia Fiorillo. Il
segmento cento per cento italiano oggi vale oltre 22 milioni di litri ed è in crescita. Ma allo stato attuale è
più vantaggioso utilizzare i migliori extravergine sfusi italiani in blend di diversa origine e proporli nei
segmenti “premium” delle marche piuttosto che proporli come Extravergine 100% italiano. Un “paradosso”
cui il Consorzio vuole mettere fine. Anche attraverso l’istituzione di un riconoscimento ufficiale del
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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disciplinare dell’olio italiano di “Alta qualità” da riportare in etichetta compatibilmente ai disposti
legislativi comunitari.
”Come ministero - ha precisato Giuseppe Ambrosio, Capo di Gabinetto del ministero per le Politiche
agricole - non ci tireremo indietro nel sostenere iniziative dirette a comunicare e promuovere”.
Evidenziando la necessità di un disciplinare snello, che sia carta di identità e passepartout per la qualità
italiana nel mondo. Importante anche il ruolo del Coordinamento della cooperazione agroalimentare per
trovare la quadra per far funzionare la filiera, come ha spiegato il presidente di Agci Agrital Giampaolo
Buonfiglio. Un’operazione, quella messa in piedi dal Consorzio, per rendere concorrenziale l’olio d’oliva
tutto italiano sui mercati esteri. “L’Ice - ha detto il presidente Umberto Vattani - prosegue l’impegno di
promozione del ‘Made in Italy’. In evidenza l’appuntamento del Sial di Toronto a maggio, dal momento
che il Canada rappresenta uno dei principali mercati di sbocco per i nostri prodotti agroalimentari”.
Giappone, da Ue attenzione su import alimentari. Ma no allarmismo
Roma, 16 mar (Il Velino) - Niente allarmismo sui prodotti alimentari provenienti dal Giappone. Per due
ragioni: la prima è che sono pochi; la seconda è che il pesce fresco usato dai ristoranti italiani per il sushi,
è tutto made in Italy. In discussione i prodotti ittici congelati – pescati dopo il fatidico 11 marzo – e i
prodotti vegetali come soia, alghe e thè verde. Fatto sta che da Bruxelles mettono le mani avanti e il
portavoce del commissario Ue alla Salute John Dalli spiega all’Ansa che la Commissione Ue ha
raccomandato gli stati membri di effettuare analisi sul livello di radioattività nei prodotti alimentari del
paese. Intanto la Germania si sta attrezzando con i test mentre in Italia Ferruccio Fazio, il ministro della
Salute, pensa già a misure restrittive seguendo il principio della precauzione. Ma i prodotti alimentari che
arrivano in Italia dal paese nipponico sono pochi. Se secondo la Coldiretti rappresentano lo 0,03 per cento
del totale delle importazioni agroalimentari, secondo Fazio arrivano a malapena allo 0,01 per cento.
Nessun rischio ad oggi per il direttore generale di Federcoopesca Gilberto Ferrari che spiega al VELINO:
“Bene che ci siano presidi sanitari che funzionino per garantire gli stardard qualitativi. Ma non vorrei
aggiungere ulteriori allarmi con il rischio che a un evento di per sé già drammatico si aggiunga la
speculazione”.
Agriturismo, Toprural: In Spagna costa il 23% in meno che in Italia
Nella penisola iberica si spendono per una vacanza in agriturismo in media 8,6 euro meno che in Italia
Roma, 16 mar (Il Velino) - L’agriturismo italiano è caro. A constatarlo è Toprural, società per la ricerca in
internet di agriturismi e alloggi rurali che in Italia detiene una quota di mercato di circa il 60 per cento e
in Spagna del 90 per cento. Per un totale di 1,4 milioni di visite al mese. “Dallo studio che abbiamo
condotto nello stesso periodo nei due paesi, è emerso che gli agriturismi spagnoli costano in media il 23
per cento in meno di quelli italiani”, spiega al VELINO il responsabile comunicazione Toprural Lucio
Colavero. Nella penisola iberica si spendono per una vacanza in agriturismo in media 28,5 euro a
notte/persona (8,6 euro meno che in Italia). Questo dipende da “una maggiore concorrenza in Spagna e
dai minori obblighi cui deve far fronte l’imprenditore”. Quello dell’agriturismo infatti, non essendo un
settore definito nello specifico come in Italia,ha meno imposizioni: “le aziende non hanno l’obbligo di
avere necessariamente un’azienda agricola, di vendere il 70 per cento di ciò che si produce in azienda e
non hanno limiti di posti letto”, spiega ancora Colavero. Senza contare “che si pagano meno tasse”. Ma
c’è dell’altro: “Mentre in Italia la vacanza in campagna è uan tendenza e una moda di nicchia, il Spagna è
all’ordine del giorno. Viene interpretata come un normale week end da passare fuori casa”.
Le regioni italiane più care continuano a essere la Toscana, la Puglia e l’Umbria. Le meno care sono il
Trentino, l’Abruzzo e la Liguria. Nel complesso nel 2011 si mantengono relativamente stabili i prezzi per il
turismo rurale. Secondo quanto emerso dalla terza edizione del “Barometro dei prezzi per l’agriturismo”,
basato sui prezzi di più di 5.900 agriturismi presenti su Toprural, nella realizzazione dello studio si sono
analizzati i prezzi medi a persona e a notte relativi all’alta stagione. Da questi dati si è ricavato che la
spesa media per un soggiorno in agriturismo ammonta a 37,1 euro. Affittare un intero appartamento in un
agriturismo costa di media 36,6 euro mentre per una singola stanza per una struttura rurale si spendono di
media 37,7 euro. Incrociando i dati con quelli relativi al 2010 vediamo che, mentre i prezzi generali si
sono mantenuti praticamente invariati (la variazione è stata dell’ordine di 0,3 per cento), i prezzi medi
per l’affitto di una singola stanza sono diminuiti del 1,9 per cento e quelli relativi all’affitto di un intero
appartamento sono aumentati del 1,5 per cento.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Agropirateria, Federalimentare: A rimetterci siamo noi
Ferrua: La riduzione dell'italian sounding favorirebbe il nostro export
Roma, 11 mar (Il Velino) - L’Informazione sui prodotti alimentari e sulla tracciabilità è una conditio sine
qua non per la tutela stessa del made in Italy e dell’industria alimentare. Tutela che va ricercata, secondo
il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua, "nella difesa dei marchi e delle indicazioni geografiche
che permettono di identificare un prodotto”. E non solo: “tale informazione rappresenta per l’acquirente
una garanzia di qualità del prodotto”. Motivo per cui “le nostre imprese, soprattutto quando agiscono in
mercati extraeuropei, necessitano un sostegno nella ricerca della migliore modalità per la tutela dei loro
marchi, nella ricerca delle regole che disciplinano la registrazione, e nell’accompagnare il ricorrente
lungo l’iter giudiziario locale”. Federalimentare non si lascia spaventare dalle dichiarazioni al VELINO del
presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla Contraffazione, Giovanni Fava che aveva
detto di “non essere convinto che le principali industrie italiane del settore del latte, dei salumi o della
pasta siano veramente favorevoli alla tracciabilità dei prodotti, né che si indaghi sulla provenienza della
materia prima che utilizzano”. E che aveva messo nel mirino l’industria di trasformazione sottolineando
che “occorre indagare su questa zona grigia, anche con azioni clamorose perché questa opacità sta
trasformando un problema che sembra squisitamente di tipo commerciale, in una piaga sociale”.
Fedealimentare spiega che con l’agropirateria a rimetterci è la stessa industria: “Contraffazione e italian
sounding riducono il fatturato dell’industria alimentare italiana, in particolare dell’export, in maniera
decisiva e valgono insieme circa 60 miliardi di euro dei quali 6 rappresentano la contraffazione e 54
miliardi di euro l’imitazione”. I dati sono preoccupanti: tra il 2001 e il 2010 il fenomeno dell’italian
sounding è aumentato del 180 per cento. Una situazione che appare leggermente meno preoccupante in
Europa, dove il fenomeno appare limitato a un prodotto originale ogni due italian sounding per un
fatturato stimato di 13 miliardi di euro per i prodotti originali e 21 miliardi per quelli imitati. “La vera
sfida si giocherà in Canada, negli Stati Uniti e nel centro America dove la mancanza di tutela legale di
alcuni nostri marchi genera un fatturato di contraffazione di 3 miliardi di euro contro i 24 miliardi di quelli
italian sounding”, ha spiegato Ferrua nel corso dell’audizione presso la Commissione parlamentare
monocamerale di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale. Si
tratta di “una montagna di soldi che trova riscontro in percentuali sconcertanti: il 97 per cento dei sughi
per pasta sono imitazioni; il 94 per cento delle conserve sott'olio e sotto aceto sono italian sounding,
quindi non autentiche come lo sono il 76 per cento dei pomodori in scatola e il 15 per cento dei
formaggi”.
Stando ai dati Ice-Nafta-Mercosur e Federalimentare, la contraffazione e l’italian sounding hanno mosso
un giro di affari nel 2010 da 22 Miliardi di euro nell’Unione europea, di 5 Miliardi in Asia e Oceania, di 27
Miliardi negli Stati Uniti e di 6 Miliardi nell’America del Sud. Per un totale di 60 Miliardi di euro. “Da una
parte, la riduzione del fenomeno della contraffazione rappresenterebbe una spinta immediata per l’export
alimentare italiano mentre, dall’altra – secondo il presidente di Federalimentare - la riduzione dell’italian
sounding favorirebbe il nostro export nel medio periodo". E in Italia è stata data a novembre la croce
celtica di Cavaliere del lavoro a Sebastiano Pitruzzello, un produttore australiano di Mozzabella e di
Parmesan. Motivando la scelta spiegando che il Parmesan può fare da volano per far conoscere il made in
Italy all’estero.
Secondo Ferrua, le imprese operanti nel mercato della contraffazione o dell’italian Sounding “possono
contare su vantaggi competitivi strutturali: come i ridotti costi di produzione (anche in relazione
all’economicità delle materie prime utilizzate) e dei servizi (infrastrutture e logistica ridotti in quant0
operano nello stesso mercato in cui il prodotto finale viene commerciato)”. Federalimentare, insieme alle
Associazioni di categoria aderenti, “dedica da sempre grande attenzione al tema della lotta alla
contraffazione ed all’italian sounding, come testimonia il recente impegno assunto dalla Federazione
nell’ambito della Task Force costituita con Decreto del Direttore generale per la Lotta alla Contraffazione
– UIBM del Ministero dello Sviluppo economico del 5 agosto 2010, partecipata da soggetti pubblici e
privati, operante presso la Direzione generale medesima. Con l’obiettivo – prosegue il presidente
dell’associazione aderente a Confinudustria - di studiare e redigere un progetto pilota volto alla lotta alla
contraffazione della produzione alimentare italiana sui mercati esteri”.
Recentissima è proprio la Convenzione, stipulata tra la Federazione, il Ministero dello Sviluppo Economico
e l’Istituto nazionale per il Commercio Estero, relativa alla realizzazione di un progetto volto a
contrastare l’italian sounding in Canada. In tale contesto, è compito del Ministero garantire il
coordinamento del progetto ed esercitare l’azione di controllo, monitoraggio e verifica delle attività
svolta da parte dell’ICE e di Federalimentare. All’ICE spetta il coordinamento generale del piano,
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l’organizzazione delle attività promozionali al SIAL di Toronto, l’organizzazione di seminari in-formativi, la
realizzazione delle azioni di comunicazione mirata, le azioni presso i punti vendita e la realizzazione del
materiale promozionale. Alla nostra Federazione spetta, anche attraverso le associate Assitol, Anicav,
Assolatte e Federvini la messa a disposizione dei prodotti per le degustazioni nei punti vendita e presso la
ristorazione e la messa a disposizione dei relatori nei seminari in-formativi. L’Italia sarà Paese d’Onore al
SIAL di Toronto nel maggio di quest’anno, dove si realizzerà la prima attività di programma. A novembre,
invece, avrà luogo la nuova edizione delle Grandi degustazioni del settore enologico organizzata dall’ICE.
Per la realizzazione del progetto il Ministero, l’ICE e Federalimentare hanno stanziato contributi per un
totale di oltre un milione e 100.000 euro. La Convenzione ha durata per l’intero 2011 e coinvolgerà anche
Unioncamere, le altre Amministrazioni competenti e le Regioni interessate. “Il 150esimo anniversario
dell’Unità d’Italia potrebbe costituire, nei mercati maggiormente interessanti dalla contraffazione e dall’
italian sounding ha chiuso Ferrua - un’occasione propizia per promuovere il Made in Italy alimentare e le
misure di contrasto all’imitazione anche attraverso la collaborazione delle nostre Rappresentanze
istituzionali nel Mondo”. E a Sebastiano Pitruzzello produttore di Parmesan, veniva data l’onorificenza al
lavoro.
Ismea, freno tirato per i consumi alimentari nel 2010
Roma, 10 mar (Il Velino) - Segno meno nel 2010 per i consumi alimentari in Italia. Lo rileva l’Ismea che su
base annua calcola una flessione degli acquisti domestici dello 0,6 per cento in volume, accompagnata da
una riduzione dei prezzi dello 0,5 per cento. Il bilancio negativo riflette, in termini quantitativi, una
contrazione della domanda domestica di carni bovine (-4,6 per cento rispetto al 2009), vini (-3,4 per
cento), prodotti ittici (-2,9 per cento) e frutta (-1,8 per cento). Al contrario sono aumentati nel 2010 gli
acquisti di oli d’oliva (+3,7 per cento), grazie soprattutto agli extravergini, derivati dei cereali
(nonostante la flessione di pane e pasta), carni suine e salumi (+0,6 per cento), mentre è emerso un
andamento complessivamente stazionario per latte e derivati, ortaggi e carni avicole (bene il pollame,
male il tacchino).
Tra i lattiero-caseari crescono gli acquisti di latte e yogurt, mentre segnano il passo i formaggi. Nel
comparto ortofrutticolo le rilevazioni dell’Ismea indicano, più in dettaglio, riduzioni per pere, mele, kiwi
e banane. E’ proseguito invece il buon andamento degli acquisti di ortaggi di IV gamma (lavati e
confezionati), mentre i freschi tradizionali hanno subito complessivamente una battuta d’arresto.
Relativamente ai canali di vendita, iper e supermercati, che concentrano il 70 per cento della spesa
alimentare domestica, hanno confermato sostanzialmente i volumi di vendita del 2009. Negativo invece il
dato rilevato da Ismea per il dettaglio tradizionale, mentre liberi servizi e discount hanno segnato
entrambi una crescita rispetto al 2009. A livello territoriale, infine, la flessione dei volumi ha riguardato
tutte le aree geografiche ad eccezione del Nord-Ovest (+0,4 per cento). Più accentuato il calo degli
acquisti nel Mezzogiorno (-1,3 per cento rispetto al 2009), mentre nelle regioni del Centro Italia e del
Nord-Est si rilevano riduzioni rispettivamente dello 0,6 e dello 0,3 per cento.
(com/esp) 10 mar 2011
ECO - Vino, Agea: Stanziati 161 progetti all'estero. Spesi 87,5 mln di euro
Roma, 10 mar (Il Velino) - Sono 109 i progetti di promozione del vino italiano che interessano in
particolare gli Stati Uniti, attualmente cofinanziati con fondi comunitari e regionali e pagati da Agea,
Agenzia per le erogazioni in agricoltura. Seguono il Canada con 43 progetti, la Cina con 35, la Russia e la
Svizzera con 30, il Giappone con 28, il Brasile con 24; la Corea e l’Asia con 7, il Messico con 5, Hong Kong
e l’India con 4, la Norvegia con 3, l’America Latina, il Ghana, l’Australia e l’Ucraina con 2 chiudono
Israele, California, Serbia,Taiwan e Albania con un programma a testa. In totale i progetti in atto, svolti in
uno o più stati al di fuori della UE, sono 161 per un impegno finanziario totale di 87,5 milioni di Euro che
gode di un finanziamento comunitario totale di 42,2 milioni di euro, integrato con 2,8 milioni di euro di
provenienza regionale. Le domande di finanziamento sono state presentate per l’approvazione alle
Regioni competenti e al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali da singole aziende, da
consorzi, da istituti ed enoteche a carattere regionale, da raggruppamenti temporanei di imprese. La
regione col maggior numero di programmi finanziati è la Toscana (24), seguita dal Piemonte (23), dalla
Sicilia (18) dall’Umbria (16), dal Veneto e Abruzzo con 14 a testa.
Dieci progetti sono a carattere nazionale, mentre il Consorzio dei Vini Veneti e l’Enoteca Regionale
dell’Emilia Romagna hanno ottenuto il finanziamento per un progetto con rispettivamente di 12 e 11
destinazioni diverse. Il finanziamento comunitario più elevato, per un importo di 2,95 milioni di euro, per
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07/03/2011- 24/03/11
un programma triennale, è stato riconosciuto al Gruppo Italiano Vini spa, prima azienda vinicola italiana
che gestisce 10 diverse cantine su tutto il territorio nazionale. Segue il Consorzio Italiano del Vino con
2,67 milioni di euro. In tutti questi casi, si tratta di programmi di promozione che interessano produzioni
vinicole diffuse in tutto il Paese. Il finanziamento comunitario più elevato per singola regione è stato
concesso all’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna con 2,6 milioni di euro. “I progetti di promozione del
vino all’estero pagati da Agea – sottolinea il presidente prof. Dario Fruscio - sono cofinanziati dall’Unione
Europea per il 50% e dalle Regioni fino ad un massimo del 20 % (che varia dal 10% della Regione Abruzzo al
20% per le altre Regioni che hanno dato la disponibilità). Tali progetti dopo l’approvazione da parte della
Regione competente e del Ministero, vengono contrattualizzati dall’Agenzia che ne verifica la corretta
esecuzione tramite rigorosi controlli affinché rispondano alle precise direttive impartite dalla stessa UE”.
Cereali, Bmti: frena la corsa dei frumenti. Il mais tiene
Roma, 10 mar (Il Velino) - Si arresta la corsa al rialzo dei prezzi dei prodotti cerealicoli nel mese di
febbraio 2011. Sulle principali piazze di scambio nazionali le quotazioni del frumento duro fino – rende
noto la Borsa Merci telematica - hanno registrato una flessione del 2,2 per cento rispetto al mese di
gennaio. Sostanziale stabilità per le quotazioni del frumento tenero, sia nazionale che estero, su base
mensile (rispettivamente +1,9 per cento e +4,2 per cento). Una decisa inversione di tendenza nella
seconda parte del mese ha, infatti, quasi interamente azzerato i rialzi messi a segno nella prima metà del
mese. Tengono le quotazioni del mais (+1,1 per cento). Rispetto al mese di febbraio dello scorso anno i
prezzi dei prodotti cerealicoli si attestano su livelli decisamente più elevati. Le quotazioni del frumento
tenero panificabile (nazionale) sono più che raddoppiate rispetto alle quotazioni di un anno fa (+108,8 per
cento), superando i valori record della prima parte del 2008. Variazione tendenziale fortemente positiva
anche per il mais secco nazionale (+70,1 per cento) e per il frumento tenero North-Spring (+49,7 per
cento). Quasi raddoppiate, infine, le quotazioni del frumento duro fino rispetto al mese di febbraio 2010
(+90,5 per cento). Febbraio 2011: Variazione del Fixing Indicativo Nazionale Camerale.
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Anno XXXI – n. 8
Venerdì 4 marzo 2011
Approvato il decreto
limitazioni per il biogas
legislativo
sulle
energie
rinnovabili
senza
Con l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo che recepisce la direttiva
europea 2009/28 sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili, la filiera del biogas tira un
sospiro di sollievo. Dopo le forti preoccupazioni dei giorni scorsi, dovute alle previsioni di un “tetto”
all’uso di coltivazioni dedicate, il testo approvato, infatti, non fa riferimento ad alcuna limitazione in tal
senso. Lo sviluppo sostenibile degli impianti sarà comunque garantito attraverso gli strumenti introdotti
dalle linee guida per le autorizzazioni. A questo proposito, il presidente di Confagricoltura Federico
Vecchioni, intervenuto ieri a Tortona al convegno Agroenergia, ha rivolto al ministro Galan un sentito
ringraziamento per “il lavoro svolto dal suo Ministero che, con tenacia, è riuscito a garantire lo sviluppo
del settore agroenergetico, anche per quanto riguarda la riconversione del settore bieticolo-saccarifero”.
A completare il positivo quadro sul biogas, c’è sicuramente l’estensione degli attuali incentivi agli
impianti delle aziende agricole entrati in esercizio prima del 1° gennaio 2008. Per quanto riguarda la
realizzazione di impianti fotovoltaici a terra, la soluzione individuata (non più del 10% della superficie
agricola nella disponibilità del proponente, con un limite di 1 MW e distanza non inferiore a 2 chilometri
tra impianti), viene giudicata da Confagricoltura sicuramente un passo avanti rispetto all’ipotesi di divieto
assoluto e permette comunque di poter affiancare all’attività agricola quella energetica, con una positiva
diversificazione dei redditi. Destano, invece, forti preoccupazioni le disposizioni sul fotovoltaico relative
alla previsione di un decreto di modifica del terzo conto energia, che destina incentivi al settore, entro
fine aprile con effetti a partire già dal mese di giugno. Tale previsione rischia di mettere in difficoltà
quanti hanno avviato investimenti facendo riferimento agli incentivi previsti dalla normativa vigente.
Rischi per i bilanci delle imprese agricole anche dagli aumenti dei prezzi
alla produzione
Il balzo dei prezzi alla produzione a gennaio, segnalato dall’Istat con aumenti dell’1,1% su base mensile e
del 5,1% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, preoccupa Confagricoltura. I rincari, infatti, non
potranno che ricadere sui già provatissimi bilanci delle imprese agricole, riducendone ulteriormente le
possibilità di guadagno e di crescita. Contemporaneamente, l’impennata delle quotazioni delle
commodities agricole, salite in un anno del 44,4% sui mercati internazionali, comincia a far sentire le sue
conseguenze sui prezzi al consumo degli alimentari, senza peraltro portare alcun vantaggio ai produttori
che, anzi, si trovano a fare i conti con l’escalation dei listini di molti generi agricoli di importazione, come
quelli necessari all’alimentazione animale. E a confermare le preoccupazioni, ci sono i rilievi diffusi dalla
Fao, il cui Food Prix Index ha toccato il picco più alto dal 1990, con un rialzo a febbraio del 2,2% su
gennaio. Quotazioni record, superiori a quelle che nel 2008 crearono i noti problemi sui mercati
internazionali e che potrebbero accentuare il riaccendersi dell’inflazione, deprimendo ulteriormente il
potere d’acquisto delle famiglie e depotenziando ogni accenno di ripresa. A questo riguardo, secondo le
stime preliminari dell’Istat, in febbraio il carovita ha registrato un aumento dello 0,3% rispetto a gennaio
e del 2,4% rispetto a febbraio 2011. In particolare, i rincari dei prodotti caseari (+0,5% su base mensile e
+3,7% su base annua) e del pane (+0,3% e +1,2%) dipendono chiaramente dalle tensioni sui prezzi delle
commodities che si registrano con sempre maggiore virulenza. Invece, per generi come l’ortofrutta (+1,8%
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
su base mensile e +2,4% su base annua) a fare da leva sono le raffiche di aumenti dei carburanti necessari
alla movimentazione di questi prodotti di sensibile deperibilità, che hanno portato il gasolio da
autotrazione a 1,469 euro al litro, con un +18% su base annua.
L’agricoltura torna a crescere, anche se servono politiche per
migliorarne la competitività
Il valore aggiunto in agricoltura, nel 2010, secondo le stime Istat sull’andamento del Pil nazionale, ha
registrato un aumento in volume dell’1%. Una buona notizia, a giudizio di Confagricoltura, che fa però
presente come ci sia da recuperare un calo di quasi 2 miliardi, cioè più del 6%, dal 2004 al 2009. Il motivo
di questo aumento è da individuare in una migliore ragione di scambio negli ultimi mesi dell’anno, quando
l’andamento dei prezzi all’origine è stato più dinamico dei costi, cresciuti molto meno. Tendenza che non
vale però per tutti i comparti del settore primario e che, comunque, a gennaio si è già affievolita sul
versante delle quotazioni dei prodotti agricoli. Ad avviso di Confagricoltura, servono politiche mirate per
migliorare la competitività delle nostre produzioni e rendere più equilibrati i mercati, favorendo una fase
di espansione duratura per il settore agricolo e di crescita per tutto il Paese.
In vista delle semine, chiesti interventi di contenimento dei cinghiali nel
Parco La Mandria
Non appena il tempo volgerà al bello, presumibilmente nell’arco di una quindicina di giorni, avranno inizio
le operazioni di semina primaverile, in particolare quelle del mais. Per evitare che queste operazioni non
solo risultino assolutamente inutili ai fini produttivi, ma contribuiscano addirittura ad aumentare la
presenza di cinghiali, è quanto mai indispensabile e urgente un’azione selettiva di questi ungulati, specie
all’interno del Parco La Mandria e nelle adiacenti zone pre-parco. A questo scopo, Confagricoltura Torino
ha scritto agli assessori regionali Casoni (Parchi), Sacchetto (Agricoltura), all’assessore provinciale Balagna
(Agricoltura) e ai sindaci dei Comuni di Venaria, Druento, Robassomero, Pianezza, La Cassa, San Gillio,
Givoletto, Fiano e San Maurizio Canavese. Già nelle scorse settimane Confagricoltura era intervenuta per
segnalare l’ingente ammontare dei danni da fauna selvatica in Piemonte (oltre 3 milioni di euro all’anno),
chiedendo di porre rimedio al fenomeno e di accelerare le operazioni di indennizzo agli agricoltori
danneggiati, che sono ancora in attesa dei risarcimenti per l’anno 2009. “Non intendiamo alimentare
contrapposizioni o polemiche su chi debba effettuare le operazioni di selezione e di controllo nei parchi
regionali – ha dichiarato il presidente Vittorio Viora – semmai vogliamo evitare che gli agricoltori perdano
le produzioni, subendo ulteriori danni economici, che andrebbero ad aggiungersi ai già onerosi costi di
gestione aziendale”. Per questo, Confagricoltura ha chiesto alle istituzioni interessate di convocare
quanto prima un incontro per superare le divergenze e trovare una soluzione tempestiva a un’urgenza
reale del comparto agricolo.
“Fiera in Campo”: compie 34 anni la kermesse dei giovani di
Confagricoltura di Vercelli
E’ organizzata, da ben 34 anni, esclusivamente dai giovani di Confagricoltura di Vercelli. E’ questa la
particolarità della “Fiera in Campo”, la più importante manifestazione risicola europea che, anno dopo
anno, è riuscita ad accompagnare l’evoluzione dell’agricoltura, spesso anticipandone le tendenze.
L’edizione 2011, grazie all’impegno organizzativo di una cinquantina di giovani imprenditori agricoli della
sezione vercellese dell’Anga (l’associazione dei giovani di Confagricoltura), può contare su 15 mila metri
di superficie espositiva, oltre 30 ettari per le prove su campo di macchine e attrezzature, più di 150
espositori, per non meno di 20 mila visitatori previsti. La manifestazione, che viene inaugurata alle ore
14,30 di oggi e si chiuderà la sera di domenica 6 marzo nel Centro Fiere di Caresanablot, ha come titolo
“La cultura del riso fa crescere il territorio”. A parere dei giovani di Confagricoltura, è infatti importante
riscoprire la tradizione contadina dalla quale tutti discendono, imparando anche dal sistema di
coltivazione del riso. Il mondo agricolo è protagonista dell’economia locale e l’Anga, coinvolgendo
numerosi partner, ha predisposto all’interno della Fiera un enorme laboratorio didattico a completa
disposizione degli studenti. Principalmente diretto agli addetti ai lavori, uno spazio è dedicato a “Il futuro
al presente”, una vetrina di tutte le novità della produzione meccanica, industriale, artigianale e
dell’hardware, che possono anche essere testate nelle “prove in campo”, nei 30 ettari riservati agli
“acquisti consapevoli” degli agricoltori, che possono provare e valutare mezzi e attrezzature agricole,
satellitari, laser, prodotti dalle principali industrie mondiali. Grande attenzione viene anche riservata alla
ricerca genetica e alla chimica destinate alla risicoltura. Il programma della manifestazione si articola in
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
quattro sezioni: strumenti e tecnologie, innovazione e ricerca, didattica, gusto e cultura. Nell’area
“gusto” viene presentata l’eccellenza agroalimentare prodotta in Italia dalle giovani imprese di
Confagricoltura. Infine, per incoraggiare e sostenere l’innovazione in agricoltura oggi pomeriggio viene
consegnato il premio “Innova”, una borsa di studio di 3 mila euro, destinata al miglior progetto di ricerca
sull’agricoltura di scuole superiori o università.
Concluso il tradizionale Soggiorno organizzato dal Sindacato Pensionati di
Confagricoltura
E’ stata Montegrotto Terme, in provincia di Padova, la sede del 32° Soggiorno Pensionati di
Confagricoltura. Nell’Hotel Commodore della stazione termale veneta hanno trascorso un piacevole
soggiorno, della durata di una settimana, oltre 200 pensionati piemontesi, suddivisi in tre turni che hanno
avuto inizio l’11 febbraio e si concludono oggi. L’occasione ha consentito non solo di trascorrere un
gradevole periodo in buona compagnia, usufruendo anche dei qualificati servizi che le Terme di
Montegrotto offrono agli ospiti, ma anche di visitare le bellezze della regione: anzitutto Venezia e poi
Padova, Vicenza, passando anche per Bassano del Grappa, Marostica e i Colli Euganei. Lo slogan del 32°
Soggiorno è stato “Anziani per il futuro”, per ribadire come i pensionati non sono stati e non saranno mai
un peso, bensì una risorsa per la società, specie in un periodo di crisi economica come l’attuale. Più di
tutti quelli dell’agricoltura, che da sempre proseguono l’attività in azienda, continuando ad offrire il loro
prezioso apporto. A fronte di questo positivo apporto che continuano a dare anche a tutta la società, i
pensionati di Confagricoltura chiedono la riduzione della pressione fiscale sulle pensioni e la loro
indicizzazione al reale tasso di inflazione, la parificazione degli assegni familiari a quelli percepiti dagli ex
lavoratori dipendenti e un servizio sanitario più efficiente.
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Anno XXXI – n. 9
11 marzo 2011
Soddisfazione per la risoluzione del Parlamento europeo sui negoziati di libero
scambio
Soddisfazione di Confagricoltura per l’approvazione da parte del Parlamento europeo di una risoluzione su
“L’Agricoltura dell’Ue e il commercio internazionale”, che richiama l’attenzione sul settore agricolo nell’ambito dei
negoziati di libero scambio tra Unione europea e Paesi terzi. Pur ribadendo di non avere pregiudizi precostituiti nei
confronti di negoziati partecipati dall’Ue, Confagricoltura ritiene però indispensabile che qualsiasi apertura delle
frontiere debba essere basata su regole condivise che tutelino gli interessi del sistema agricolo e debba tendere al
raggiungimento di risultati bilanciati. Come già a proposito dell’accordo di libero scambio tra Unione europea e
Marocco - la cui approvazione definitiva è in discussione in questi giorni e che prevede un aumento delle concessioni
nel comparto dell’ortofrutta, settore nel quale i prodotti marocchini costituiscono l’80% delle importazioni nell’Unione
europea - Confagricoltura rimarca la convinzione che, prima di decidere ulteriori concessioni, l’Europa debba
prevedere uno studio di impatto sulle conseguenze di ogni singola intesa, introducendo misure compensative a
vantaggio degli agricoltori danneggiati. In particolare, a proposito del negoziato in corso tra Ue e Mercosur, di cui
fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, occorre prima di tutto risolvere alcune problematiche ben note ai
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
nostri produttori: l’abolizione degli alti dazi di ingresso per il vino e l’allentamento di norme relative al settore
enologico che rischiano di trasformarsi in una vera e propria barriera non tariffaria; lo snellimento generale delle
procedure burocratiche nelle operazioni di esportazione di prodotti verso i Paesi del “Cono Sud”, specie per quanto
concerne i derivati animali; il riconoscimento dei nostri sistemi di protezione delle denominazioni per tutte le
produzioni (vini di qualità e prodotti Dop e Igp). Secondo Confagricoltura, non bisogna nemmeno dimenticare che nei
quattro Paesi del Mercosur è anche diffuso il fenomeno dell’italian sounding (quell’insieme di prodotti esteri con nomi
che si rifanno all’Italia, richiamandola però solo nelle suggestioni), quindi il negoziato dovrà essere l’occasione per
ipotizzare un’intesa su base bilaterale che limiti l’utilizzo di nomi e immagini che evocano il nostro Paese su prodotti di
Paesi terzi.
Decreto sulle fonti rinnovabili: bene per il biogas, ma il fotovoltaico non va
penalizzato
Il decreto legislativo sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili, approvato lo scorso 3 marzo,
rappresenta non solo una conferma per lo sviluppo delle bioenergie, ma soprattutto un rilancio in relazione alla
diversificazione delle possibilità di produzione di energia. Difatti, l’attenzione per raggiungere gli obiettivi dell’Unione
europea non si concentra unicamente sull’energia elettrica, per la quale viene individuato un percorso graduale di
avvicinamento alla revisione del sistema di incentivi, che partirà dal 1° gennaio 2013, ma vengono anche potenziate le
filiere per la produzione di energia termica, quelle per la produzione di biocarburanti e per la prima volta si prevede
un sistema organizzato per la filiera del biometano. Lo ha sottolineato Confagricoltura, dopo la conferenza stampa
sulle nuove disposizioni per le fonti rinnovabili, tenuta mercoledì scorso dal ministro delle Politiche agricole Giancarlo
Galan. La condivisione dei contenuti sulle bioenergie, ad avviso di Confagricoltura, non può però far dimenticare i
problemi estremamente importanti nati dalle nuove norme sul fotovoltaico, settore su cui sono ugualmente radicati
gli interessi dei produttori agricoli. In particolare il decreto sul fotovoltaico previsto entro il 30 aprile dovrà far salvi,
per tutto il 2011, gli incentivi già stabiliti dal decreto dello scorso 10 settembre. Bisogna infatti evitare, da una parte, il
blocco dei nuovi investimenti e, dall’altra, una penalizzazione di chi ha già intrapreso iniziative nel settore sulla base di
un quadro incentivante precedentemente definito.
Lettera di Cota e Sacchetto a Galan per richiamare l’attenzione sulla crisi della
suinicoltura
Nel tentativo di far uscire dalla crisi strutturale in cui si trova da tempo il settore suinicolo, Confagricoltura ha
predisposto un articolato piano di rilancio che ha consegnato a fine gennaio al ministro delle Politiche agricole. E’
infatti opinione di Confagricoltura che i rischi di un’imminente destrutturazione di buona parte della filiera suinicola
siano destinati inevitabilmente ad accentuarsi se non verranno messe in atto concrete misure di carattere economico
e fiscale, in grado di aiutare gli allevatori a superare il difficile momento. Con lo stesso intento si sono mossi il
presidente della Regione, Roberto Cota, e l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, che hanno
indirizzato nei giorni scorsi una lettera congiunta al ministro Galan, per chiedere provvedimenti immediati e soluzioni
efficaci a sostegno di un settore chiave dell’economia piemontese. L’instabilità delle quotazioni, l’incremento dei costi
produttivi, specie per i mangimi, le insufficienti misure di tutela adottate dall’Unione europea e un’ingiustificata
quantità di carne suina che dall’estero entra nei confini regionali, rappresentano i fattori che maggiormente hanno
contribuito a mettere al tappeto un comparto produttivo di eccellenza. “Abbiamo voluto richiamare l’attenzione sul
settore suinicolo, in evidente crisi ormai da anni - ha spiegato l’assessore Sacchetto – per stimolare un’analisi della
situazione e la proposta di una serie di provvedimenti che possano andare oltre le parole e tradursi in un sostegno
concreto”.
Condotto da donne il 40 per cento delle giovani imprese di Confagricoltura
Crescono, nel tessuto agricolo nazionale, le giovani imprese guidate da donne. E’ questo il dato più interessante messo
in luce dai risultati dell’indagine effettuata dall’Anga, l’associazione dei giovani di Confagricoltura, sulla propria base
associativa e diffusi l’8 marzo scorso, in occasione della festa della donna. L’agricoltura, nonostante la crisi, è uno dei
settori economici in cui si registra il più alto tasso femminile ai vertici delle imprese. Le giovani di Confagricoltura che
conducono direttamente le proprie imprese, in base all’indagine condotta su un campione di mille associati, si
contraddistinguono per l’alto tasso di scolarizzazione: due su tre sono infatti laureate. Grazie anche all’ampliamento
delle attività connesse al settore agricolo, le imprenditrici portano poi in azienda anche innovazione di processo e di
prodotto: agriturismo (25%), agricoltura biologica (15%), fattorie didattiche (5%). Dieci anni fa le giovani imprenditrici
dell’Anga rappresentavano il 10%, oggi sono più del 40% e dimostrano un grado di consapevolezza del ruolo, di
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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soddisfazione per l’attività scelta e un livello di ottimismo verso il futuro più elevato rispetto ai colleghi maschi. E’
opportuno quindi che l’imprenditoria femminile in agricoltura venga sostenuta per l’importanza del ruolo che svolge.
Concetto, peraltro, ribadito dalla Fao nel nuovo rapporto sullo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura, dove si
mette in evidenza il ruolo delle donne che lavorano la terra nei Paesi in via di sviluppo. Garantire alle donne agricoltrici
lo stesso accesso alle risorse degli uomini agricoltori farebbe aumentare la produzione agricola, riducendo del 12-17%
il numero di persone che soffrono la fame.
Tavola rotonda di Confagricoltura sulla possibile ipotesi di azioni agroterroristiche
I parassiti delle piante potrebbero essere usati come armi biologiche per distruggere intere coltivazioni o per
contaminare le derrate agrarie. L’ipotesi non è priva di fondamento, in quanto il settore agroalimentare rappresenta
un elemento basilare per la stabilità economica, sociale e politica di qualsiasi Paese. La biosicurezza sta diventando
perciò uno dei temi più importanti per la comunità internazionale. Le colture agrarie, infatti, costituiscono un facile
bersaglio, perché non sono in alcun modo protette e l’impiego di microorganismi patogeni per attaccarle richiede
tecnologie relativamente semplici e poco costose. L’agroterrorismo comincia a destare una certa attenzione anche da
noi, dove all’inizio del 2011 ha preso avvio un progetto di ricerca, formazione e divulgazione sul tema della
biosicurezza in campo agroalimentare. Il “quartier generale” è a Torino, presso Agroinnova, centro di ricerca avanzato
dell’Ateneo del capoluogo subalpino. Organizzata da Confagricoltura, si terrà il 16 marzo, alle ore 10, a Roma nella
sede di Palazzo Della Valle, la tavola rotonda “Agroterrorismo: un rischio per la sicurezza in campo agroalimentare?”.
Interverranno ai lavori Maria Ludovica Gullino, direttore di Agroinnova, Corrado Clini, direttore generale del Ministero
dell’Ambiente, Fausto Pedrazzini, dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr di Pisa, e Marco Uguzzoni, comandante del
Nucleo Antifrodi Carabinieri di Parma. Le conclusioni saranno tratte da Federico Vecchioni, presidente di
Confagricoltura.
Al Castello di Barolo la 12^ Asta benefica in collegamento con Hong Kong e
Singapore
Si terrà domenica 13 marzo, alle ore 13,30, nel Museo del Vino del Castello di Barolo (Cuneo), la dodicesima edizione
dell’Asta del Barolo, voluta dai produttori vinicoli associati all’Accademia del Barolo. Saranno messi all’asta, in
collegamento intercontinentale con i ristoranti H-one di Hong Kong e Garibaldi di Singapore, trentasei lotti, ognuno
composto da bottiglie di Barolo provenienti dalle più prestigiose cantine piemontesi. Giancarlo Montaldo, battitore
ufficiale dell’Asta, sarà affiancato da ospiti prestigiosi, tra cui Federico Quaranta, conduttore della trasmissione
radiofonica Decanter su Radio2 Rai, James Sukling, della rivista americana Wine Spectator, Edoardo Raspelli, critico
gastronomico e conduttore della trasmissione televisiva Melaverde su Rete4. Durante l’Asta sarà offerto agli ospiti e ai
compratori un menu appositamente elaborato dal noto chef Davide Scabin, del ristorante Combal.0 di Rivoli. L’incasso
dell’asta verrà devoluto alla Don Bosco Hotel School di Sihanouk Ville, in Cambogia, una scuola alberghiera condotta
da Don Roberto Panetto, padre salesiano di origini piemontesi, nata con l’obiettivo di dare una formazione ai giovani
provenienti dalle famiglie più povere del Paese, per trasformarli in professionisti del settore. La dodicesima edizione
dell’Asta del Barolo potrà essere seguita in diretta sui maxi schermi posizionati ad Alba, sotto i portici di piazza Savona,
luogo caro alla cultura vitivinicola del nostro territorio, in quanto sede in passato del celebre mercato delle uve e del
vino.
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07/03/2011- 24/03/11
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Anno XXXI – n. 10
25 marzo 2011
Anche gli agricoltori ai festeggiamenti per il primo secolo e mezzo
dell’Italia unita
Con una solenne cerimonia che si è svolta venerdì 18 marzo nel Teatro Regio di Torino, il Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano ha inaugurato ufficialmente i festeggiamenti per il 150° anniversario
dell’Unità d’Italia. Nella ricorrenza, con l’intento di dar vita al massimo coinvolgimento istituzionale e
popolare, il Comitato promotore, tra le numerose manifestazioni programmate, ha anche voluto affidare a
ognuna delle otto Province piemontesi una piazza nel centro della città, prima capitale d’Italia, per
svolgervi attività di animazione e presentare il proprio territorio con le sue peculiarità. In una cornice di
festosa partecipazione di decine di migliaia di cittadini, l’iniziativa ha coinvolto anche molte aziende
agricole aderenti a Confagricoltura, per testimoniare il ruolo economico e sociale del settore primario nel
primo secolo e mezzo dell’Italia unita. Dal 1861 ad oggi, l’agricoltura è stata per quasi ottant’anni il
settore economico prevalente e per quasi cento è stata anche quello con la maggiore occupazione. Dal
secondo dopoguerra fino ai giorni nostri, le profonde trasformazioni economiche del Paese ne hanno
cambiato radicalmente il ruolo occupazionale e le caratteristiche produttive e strutturali nei confronti del
resto del sistema socio-economico nazionale. Infatti, il valore della produzione agricola è aumentato negli
ultimi sessant’anni di quasi due volte e mezzo, mentre l’occupazione è scesa da oltre otto milioni a meno
di un milione di addetti. Un settore produttivo, dunque, sempre più competitivo e al passo con i tempi,
che ha visto le imprese agricole pienamente protagoniste di questi cambiamenti. E dal 1895 la
Confagricoltura, la più antica organizzazione di rappresentanza delle imprese italiane, accompagna
l’evoluzione dell’agricoltura, fattore che ha contato tanto per la storia del nostro Paese, per la sua
stabilità e il suo sviluppo.
“Click day”: porte aperte per 60 mila nuovi lavoratori extracomunitari
Con il “click day” di martedì 22 marzo, che ha permesso alle imprese di presentare le domande di
nullaosta previste dal Decreto Flussi 2011, si sono aperte le porte ad oltre 60 mila lavoratori
extracomunitari da impiegare nei vari settori produttivi. La parte del leone la fa però l’agricoltura,
seguita da edilizia e turismo. Al Piemonte è stata assegnata una quota di 2.800 ingressi, così suddivisi tra
le province: Alessandria 350, Asti 400, Biella 15, Cuneo 1.500, Novara 50, Torino 450, Verbania 15, Vercelli
20. Circa il 10% della forza lavoro del settore primario è costituita da extracomunitari, che sono una
risorsa importantissima. Novanta mila lavoratori, di cui 17 mila a tempo indeterminato e 73 mila a tempo
determinato, a cui bisogna aggiungere un numero altrettanto rilevante di salariati provenienti da Paesi
neocomunitari, in particolare Romania e Polonia. Novità di quest’anno, come voleva Confagricoltura, è la
possibilità di richiedere l’autorizzazione al lavoro stagionale pluriennale. In tal modo, coloro che ogni
anno entrano ed escono dal nostro Paese per attività stagionali, potranno farlo in modo più semplice e
veloce. I lavoratori arriveranno da Serbia, Montenegro, Bosnia-Herzegovina, Repubblica Ex Jugoslava di
Macedonia, Kosovo, Repubblica delle Filippine, Croazia, India, Ghana, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka,
Ucraina, Gambia, Niger, Nigeria, Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia ed Egitto. In agricoltura, questi
lavoratori saranno impiegati soprattutto nella zootecnia, nella raccolta di frutta e ortaggi, nell’agriturismo
e nella vendita di prodotti.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Contro la crisi della zootecnia da carne più impegno di tutta la filiera e
meno burocrazia
La crisi della zootecnia da carne ha raggiunto livelli preoccupanti. I costi di produzione sono troppo elevati
e stanno mettendo a durissima prova la tenuta delle imprese. Ma gli aumenti dei costi produttivi – che
vanno dal 20 fino al 100 per cento e interessano carburanti, concimi, antiparassitari e mangimi – non sono
però l’unica causa della crisi. Il problema vero è che macellatori, trasformatori e, soprattutto, grande
distribuzione organizzata non vogliono riconoscere il giusto valore alle produzioni agricole e zootecniche
in particolare. Per contrastare gli effetti della crisi sugli allevamenti bovini da carne, Confagricoltura ha
messo a punto un pacchetto di proposte che contempla interventi concreti e urgenti per incrementare il
potenziale produttivo della linea vacca-vitello, aprire nuove e alternative fonti di approvvigionamento del
bestiame da ingrasso, razionalizzare i processi produttivi e commerciali che riguardano l’intera filiera,
migliorare e semplificare i sistemi di valutazione, tracciabilità e valorizzazione delle carni, recuperare la
competitività del segmento produttivo del comparto mediante un maggior equilibrio nella ripartizione dei
ricavi lungo la filiera e, soprattutto, snellire le procedure e ridurre i costi burocratici che gravano sulle
imprese. Un miglioramento dei sistemi di etichettatura, che uniformino i comportamenti degli operatori,
offrendo una migliore conoscenza al consumatore e favorendo la promozione del nostro prodotto, può
essere un utile strumento per rispondere alla crisi, ma per Confagricoltura occorrono interventi
strutturali, a partire dall’incremento del numero delle vacche nutrici, oggi in grado di assicurare
all’incirca solo il 25% del fabbisogno di capi da ristallo. La promozione di strutture di produzione
organizzata e l’incentivazione di filiere più leggere tra produzione, trasformazione e commercio, secondo
Confagricoltura, possono essere strumenti utili per operare meglio sul mercato. Per quanto riguarda la
sburocratizzazione, ciò che può essere fatto fin da subito è l’ottimizzazione dei registri sanitari aziendali
e dei registri di movimentazione dei capi, nonché la riduzione del carico burocratico connesso
all’applicazione della direttiva nitrati.
Si spreca il 47 per cento dell’acqua, risorsa strategica per le imprese
agricole
In Italia il 47% dell’acqua potabile va sprecato a causa di una rete idrica colabrodo. Confagricoltura pone
in evidenza il dato che emerge dall’analisi Istat diffusa in occasione della “Giornata mondiale dell’acqua”
del 22 marzo, quest’anno dedicata alla “sfida urbana”. Il nostro Paese dovrà confrontarsi sempre più con i
problemi legati all’uso dell’acqua, rivedendo le proprie strategie di gestione e di risparmio, creando le
infrastrutture sufficienti ad accumularla e metterla a disposizione nei momenti in cui serve. La risorsa
idrica è uno dei più importanti fattori di competitività per l’agricoltura: oltre il 40% della produzione
agricola si avvale dell’irrigazione, mentre il rapporto tra superficie irrigata e superficie utilizzata è pari al
20%. L’irrigazione ha un ruolo chiave anche nel garantire la qualità della produzione ed è, pertanto, un
elemento basilare della strategia complessiva dell’agricoltura italiana. I due terzi delle esportazioni di
prodotti agricoli provengono infatti da colture irrigue. Nelle campagne si stanno facendo grossi sforzi per
adeguarsi alle normative europee su acque e nitrati. Si avverte però la necessità di un’adeguata politica
nazionale dell’acqua, con particolare attenzione al ruolo degli enti che la gestiscono, come Regioni,
Autorità di bacino, Consorzi di bonifica e irrigazione.
Parmalat: Confagricoltura tifa per l’italianità degli approvvigionamenti di
latte
La notizia delle scalate azionarie da parte di cordate francesi e italiane alla Parmalat si è diffusa proprio
nei giorni dei festeggiamenti per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Ciò nonostante,
Confagricoltura non fa il tifo per nessuna delle due cordate, ma tifa invece per l’italianità degli
approvvigionamenti di latte. Lactalis, vero colosso dell’agroindustria, rappresenta già marchi importanti
del settore lattiero, come Galbani, Invernizzi, Locatelli e Cademartori. Preoccupa pertanto la posizione di
leadership che verrebbe ad assumere acquisendo anche Parmalat e venendo così a rappresentare circa il
35-40% del potenziale di latte nazionale. Una posizione dominante con inevitabili condizionamenti sulla
quota di latte italiano realmente assorbita e sul prezzo conferito ai produttori. Il problema vero, ad avviso
di Confagricoltura, è però quello della saldatura dell’agricoltura al sistema agroindustriale. Ha poca
importanza se la bandiera che sventolerà su Parmalat sarà o meno un tricolore con il verde o con il blu,
quello che realmente conta è se l’industria abbia o meno la volontà di collegarsi strategicamente al
sistema produttivo agricolo nazionale.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
A Viverone Erbaluce di Caluso e pesce di lago per iniziativa di
Confagricoltura Torino
Confagricoltura Torino, proseguendo nel percorso finalizzato alla promozione dei prodotti del territorio,
organizza a Viverone, domenica 3 aprile, un evento dedicato all’Erbaluce di Caluso e al pesce di lago, in
collaborazione con Camera di Commercio di Torino, Comune e Pro-Loco di Viverone. Il programma si
articola in più momenti: alle ore 11,30 aperitivo sul Lungolago, con fritti e tartine a base di pesce di lago
e con vino Erbaluce; alle ore 12 degustazione di Erbaluce di Caluso (fermo e spumante) sul battello,
condotta dal giornalista e gastronomo Alessandro Felis e riservata a 40 persone; alle ore 13,15 pranzo
all’Hotel Lido a base di pesce di lago. E’ richiesta la prenotazione obbligatoria entro giovedì 31 marzo,
telefonando al n. 0115741-303 oppure 304.
Prima Conference a Villa Gualino sull’etichettatura e la pubblicità dei
prodotti alimentari
La Scuola di Sicurezza Alimentare, in collaborazione con l’Istituto Italiano Imballaggio e il laboratorio
Chimico della Camera di Commercio di Torino, organizza la prima Conference sul tema “Etichettatura,
presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari”, che si terrà a Torino, nella struttura congressuale di
Villa Gualino, dal 12 al 13 aprile prossimo. La Conference intende offrire un quadro generale della
situazione normativa e giurisprudenziale della materia, con un aggiornamento sulla sua evoluzione in
ambito comunitario. Per informazioni e iscrizioni, consultare il sito: www.scuolasicurezzaalimentare.it.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Link: http://www.informatoreagrario.it/
N°09 – 4 – 10 marzo 2011
Meno parole e più fatti per spingere l’innovazione (pdf, 376 kB); di G. Zanni
Latte, balletto di cifre sullo slittamento delle multe (pdf, 436 kB); di E. Comegna
Boccata d’ossigeno per le rate dei mutui
Extracomunitari: ok alla compilazione delle domande di T. Pagano
Vino: al via gli aiuti agli investimenti (pdf, 385 kB) di P. Esposito
Conto alla rovescia per la tutela europea dei vini, di G. Ammassari
Più ogm nel mondo, in Europa meno, di A. Andrioli
Mangimi e ogm: tutti scontenti di A. Di Mambro
Castagno, la priorità è la lotta al cinipide di L. Bazzana
Dalle regioni
Sicilia: Assessorato agricolo sotto accusa
Agromercati
Pausa di riflessione per i grani nazionali di C. Corticelli
La soia brasiliana verso un raccolto record di M. Chiericati
Febbraio a due facce per il mercato dei suini di C.G. Basile
Listini Finanziamenti
InfoFinagri: bandi aperti per le aziende
Leggi e tributi
Consorzi di bonifica: le novità per i contributi 2011 (pdf, 387 kB) di D. Hoffer
Il calcolo del reddito per assumere una colf straniera di M. De Luigi
Scadenzario
Agroindustria
Valtra, sessant’anni guardando al futuro di G. Armentano
Business DuPont previsto in forte crescita
Eventi e convegni
A Parigi un Sima nel segno dell’ottimismo di G. Armentano
Biomasse e rinnovabili a BioEnergy Italy
Meccanica agricola targata Savigliano
Prossimi appuntamenti
Colture erbacee
Mais: più rese e qualità anticipando la fioritura di M. Blandino et al.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Viticoltura
Vite ad «alberello», conviene se il vino è di pregio di R. Castaldi
Meccanica
Atomizzatori sempre efficienti con l’ispezione e la taratura di C. Baldoin
- SPECIALE SOIA
Previsto un 2011 da record per la soia italiana
Il prezzo della soia, sia sui mercati esteri sia nazionali, è in costante crescita da agosto e sembra essere
destinato a battere i 450 euro/t, record del 2008.
Anche con previsioni così ottimistiche non bisogna abbassare la guardia: la soia ha costi di produzione
relativamente contenuti, bisogna comunque produrre attorno ai 35 q/ha. Obiettivo raggiungibile con le
nuove varietà in tutto il Nord Italia.
- Per la soia prezzi alti ma a forte rischio volatilità di L. Rossetto
- I bassi costi di produzione rendono competitiva la soia di R. Ghelfi et al.
- Le varietà di soia per le semine al Nord Italia di M. Signor et al.
ENERGIE RINNOVABILI
Link: http://www.informatoreagrario.it/
N°10 – 11 – 17 marzo 2011
«Rinnovabili», un decreto che piace all’agricoltura (pdf, 374 kB); di M. Berton
Il nuovo quadro degli incentivi alle energie rinnovabili (pdf, 490 kB) di D. Rotundo
Impresa agricola al centro della nuova pac di E. Comegna
Il vigneto si misura così (pdf, 350 kB) di G. Castagno
La pac premi gli agricoltori veri (pdf, 344 kB) di A. Andrioli
Bandi Oiga e Life+ per i giovani agricoltori Dopo 150 anni l’Italia agricola deve tagliare i rami secchi
di Aristarco
Il Sudamerica spaventa l’agricoltura europea di A. Di Mambro
Continua il rincaro delle materie prime alimentari
Dalle regioni
Centro-sud: Piogge e alluvioni, non c’è pace nei campi
Agromercati
Ancora debole il mercato del Pecorino Romano di G. Credazzi
Clementine, la campagna chiude senza il botto di G. Lamacchia
Finanziamenti
InfoFin@gri: bandi aperti per le aziende
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Tanti pensionati chiamati a restituire il bonus 2007 di M. De Luigi
Chiarimenti sulla tassazione dei trust di D. Hoffer
Scadenzario
Agroindustria
L’agricoltura sostenibile secondo Trelleborg Magis, sostenibilità in viticoltura di C. Palese
Lica 1156S, mais Sis ad alta digeribilità
Eventi e convegni
Ciliegio fitto in pianura: una valida alternativa di P. Bertanza
Vinolitech, non solo tecnologia di M. Paoloni
Ad Agriumbria zootecnia e tanto altro
SPECIALE POMODORO DA INDUSTRIA
Viticoltura
Uva da tavola, strategie per margini più alti di M. Crescimanno et al.
Orticoltura
Varietà di cipolla a bulbo giallo-dorato, bianco e rosso di S. Cornali, M. Dadomo
Presto in arrivo due nuove varietà di Rossa di Tropea di D. Perrone et al.
Difesa delle colture
Tecniche di campo e nutrizione contro il cancro del kiwi di A. Mazzaglia et al.
Link: http://www.informatoreagrario.it/
N°12 – 18 – 24 marzo 2011
L’agricoltura valorizzi la sua dimensione pubblica (pdf, 348 kB) di R. Esposti
Il Mipaaf cambia inquilino, ormai è solo merce di scambio di A. Andrioli
Per gli aiuti dell’articolo 68 è tempo di bilanci (pdf, 408 kB)
Rinnovabili e credito nell’agenda di Galan Ferrua: «Export chiave della crescita dell’agroalimentare»
(Intervista a F. Ferrua) di M. Taddei
Agriturismo: l’accesso a Internet torna libero di G. Lo Surdo
Sugli ogm scontro Regioni-Governo di L. Martirano
Le energie rinnovabili restano un investimento interessante di G. Gios
I conti vanno saldati in tempi più brevi - I due nodi della pac: quanti soldi avrà e a chi andranno (Intervista
a G. La Via) di A. Di Mambro
Dalle regioni
Piemonte: Bioetanolo dalla canna: il Piemonte ci prova
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Mais Biancoperla, a scuola di filiera
Agroindustria
Syngenta pone al centro l’agricoltore di G. Armentano
Quattro nuovi modelli per la serie MF 5400
Eventi e convegni
Agroenergia 2011 fa il tutto esaurito
La cooperazione fa i conti con la pac
Prossimi appuntamenti
SPECIALE DIFESA DELLE DRUPACEE
Colture erbacee
Prevista una ripresa record per il girasole 2011 di A. Frascarelli
Le varietà di girasole per le prossime semine di A. Del Gatto et al.
Meccanica
Nei trattori specialistici serve manovrabilità e idraulica di R. Demaldè
Difesa delle colture
La coccinella arlecchino in vigneti della Toscana di R. Canovai, A. Lucchi
STALLE DA LATTE
Opinione
Un rinascimento nella selezione della vacca da latte di M. Cassandro
Attualità
Lattiero-caseari: mercato vivace ma frena il latte spot di D. Rama
La Bse 10 anni dopo è quasi un ricordo (intervista a L. Capucci)
Struttura stalle
Indicazioni costruttive per un’efficiente sala di mungitura di F. Sangiorgi
Benessere animale
Con i pavimenti in gomma migliora il comfort in stalla di P. Zappavigna, P. Liberati
Risparmio energetico
In quali condizioni conviene investire nel biogas di G. Provolo et al.
Appuntamento in stalla
Tracciabilità e condizionalità dei reflui zootecnici di F. Sangiorgi et al.
Veterinaria
Prototheca, nuovi problemi causati da un nemico noto di A. Zecconi
Eventi e convegni
Vittoria spagnola all’Open Holstein Show
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
http://www.enterisi.it/index.jsp
E’ consultabile presso la sede dell’Associazione il numero di gennaio 2011 del Risicoltore.
Il numero di gennaio 2011 è anche scaricabile on line http://www.enterisi.it/doc/Risicoltore1-2011w.pdf.
Le ultime notizie
Sistema di allerta comunitario. Sintesi delle notifiche relative al riso-anno 2010
Milano, 18 marzo 2011
Elaborata una tabella riassuntiva con le notifiche inerenti il riso e i prodotti derivati, pervenute nel 2010
al sistema di allerta comunitario RASFF. Per una più rapida consultazone sono stati anche disegnati alcuni
grafici che raggruppano le notifiche in base a 5 diversi criteri: tipo, prodotto, natura del rischio, Paese
notificante, Paese d´origine del prodotto.
SONDAGGIO SEMINE RISO 2011
L´elaborazione dei dati che sono pervenuti all´Ente da 436 aziende produttrici intervistate, comparate
con le segnalazioni provenienti dalle aziende sementiere, mette in luce che per il 2011 la superficie a
risaia in Italia dovrebbe ridursi di circa 3.500 ettari. Gli assetti varietali evidenziano una crescita più o
meno ampia di tutti i gruppi varietali da mercato interno, una tenuta dei risi tondi ed una flessione dei risi
indica. L´indagine, tuttavia, mostra che c´è ancora un margine di indecisione di circa il 30%: una
percentuale alta, che potrebbe modificare in misura importante i risultati fino ad ora emersi, anche alla
luce dell´ andamento attuale dei mercati e dei prezzi nonché in relazione all´effettiva disponibilità delle
sementi di talune varietà. Anche i mercati dei principali competitori del riso, mais e grano, eserciteranno
un´ influenza significativa sulle scelte colturali della prossima primavera sia in ragione delle necessità di
approvvigionamento del mercato energetico -per il mais- sia in relazione agli sviluppi della situazione
politica internazionale -per il grano-. Qualora i risultati del sondaggio dovessero dimostrarsi rispettati,
potrebbe risultare squilibrato in difetto il mercato dei risi indica e presentarsi parzialmente eccedente
quello di alcune varietà da interno.
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07/03/2011- 24/03/11
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07/03/2011- 24/03/11
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Una casa passiva a Torino: meno Co2 e gasolio, più aria pulita
La Regione consegna all’Ipla un edificio energeticamente corretto
Minore produzione di anidride carbonica, meno consumo di gasolio e aria più pulita nella sede dell’Ipla a
Torino: una costruzione della tenuta Millerose è diventata, grazie al lavoro dei servizi tecnici della
Regione, una “casa passiva”, ovvero un edificio efficiente dal punto di vista energetico e corretto da
quello ambientale secondo i parametri internazionali in materia.
Le chiavi della casa - i tecnici la chiamano Puell, ovvero Prefabbricato ad uso uffici energicamente
efficiente in legno - sono state consegnate il 14 marzo al presidente dell’Ipla, Lido Riba, ed al direttore
Mauro Piazzi da parte degli assessori regionali al Patrimonio, Giovanna Quaglia, ed all’Energia, Massimo
Giordano.
“E’ stata interamente riqualificata - ha ricordato Quaglia - una struttura regionale che oggi, grazie
all’utilizzo del legno e all’impiego di tecnologie innovative, è in grado di contenere i consumi e di
sfruttare fonti energetiche rinnovabili a basso impatto ambientale. Per comprendere l’impatto è
sufficiente fare un confronto con l’attuale parco edilizio, dove gli edifici costruiti con tecniche
tradizionali, ma privi di isolamento, raggiungono un fabbisogno energetico di 150 kilowattora per metro
quadro rispetto ad un massimo di 30 consumati dalla casa passiva. Questo intervento rappresenta un
notevole passo in avanti nell’applicazione di tecnologie e soluzioni energicamente efficienti, ma anche un
esempio concreto per l’amministrazione pubblica, che ha di fronte un modello di riferimento di differenti
soluzioni tecnologie ed impiantistiche, alcune assolutamente d’avanguardia, realizzate con criteri di
ottimizzazione, efficienza e risparmio energetico”.
“Credo che la Regione debba essere all’avanguardia nel campo del risparmio di energia - ha sostenuto dal
canto suo l’assessore Giordano - e dare l’esempio come istituzione è segno di coerenza se si intende
attuare una politica che guardi non solo al fabbisogno di energia complessivo, ma anche alla riduzione
contemporanea di consumi e di inquinamento atmosferico. Allestire una casa come questa fornisce un
contributo importante per migliorare l’aria che respiriamo, ma serve anche per essere sempre meno
dipendenti dai combustibili fossili, una risorsa energetica ormai agli sgoccioli, e privilegiando la fonte
rinnovabile nel modo migliore possibile. Sono scelte che sosteniamo anche con misure specifiche del Piano
straordinario per l’occupazione: ‘più green’, per incentivare gli interventi di efficienza energetica negli
impianti produttivi ricorrendo anche alle fonti rinnovabili, e ‘più risparmio’ per razionalizzare in maniera
intelligente i consumi energetici degli edifici pubblici”.
A livello impiantistico l’edificio, di 170 mq, è isolato a cappotto con pannelli in fibra di cellulosa e fibra di
legno e rivestito con listelli in legno e la copertura contiene i moduli dei pannelli solari, integrati. Utilizza
tecnologie diverse, accostando ad alcune soluzioni già affermate sul mercato (pavimenti radianti,
collettori solari termici e fotovoltaico), altre sicuramente più innovative e meno comuni (materiali a
cambiamento di fase, recuperatori ad alta efficienza/attivi, elevati spessori di coibentazione), per la
realizzazione di un sistema integrato, all’interno del quale sia confortevole lavorare, effettuare attività
didattiche ed allo stesso tempo sperimentare soluzioni differenti e complementari, misurando gli effetti
degli interventi. Gli impianti termoidraulici, in particolare quelli di climatizzazione, a servizio della
struttura sono stati realizzati tenendo conto di criteri come flessibilità d’uso, bassi costi d’esercizio e
manutenzione, massimizzione dei recuperi di calore interni ed esterni, uso dell’energia solare per
applicazioni termiche ed elettriche, produzione al minimo di fabbisogni termici da fonti non rinnovabili.
Per il raggiungimento degli obiettivi energetici, senza penalizzare il comfort per gli occupanti, si si è
ricorso ad un involucro edilizio con elevate caratteristiche di isolamento, materiali naturali, isolamento
esterno in alluminio multIPLAyer, collettori solari integrati in copertura e per integrazione al
riscaldamento e raffrescamento, sistema di integrazione solare con pavimento radiante, seguendo il
principio di accumulare il calore nel pavimento, recuperatore di calore ad alta efficienza, sistema
fotovoltaico, motori elettrici a regolazione elettronica, illuminazione a led e pc a basso consumo.
14 marzo 2011
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07/03/2011- 24/03/11
Più risorse alle piccole imprese femminili
Un milione e mezzo di euro a favore delle piccole imprese femminili in crisi di liquidità è l’impegno
concreto della Regione per la Giornata internazionale della donna, annunciato dall’assessore alle Pari
opportunità, Giovanna Quaglia, nell’ambito della presentazione del Piano straordinario per l’occupazione
che si è svolta l’8 marzo a Torino su iniziativa della Camera di Commercio in collaborazione con il
Comitato per l’imprenditoria femminile e Finpiemonte Spa.
Durante i lavori, ai quali sono intervenuti il presidente Roberto Cota e gli assessori Massimo Giordano,
Claudia Porchietto e William Casoni, è stato presentato anche il terzo “Rapporto sulla condizione
femminile” curato da Ires Piemonte.
“Per celebrare adeguatamente questa giornata, al di là di dibattiti e di manifestazioni - ha sostenuto
Quaglia - la Giunta Cota ha scelto di stanziare maggiori risorse e di fornire strumenti operativi alle donne.
Innanzitutto con il fondo di garanzia per l’accesso al credito da parte delle imprenditrici: si tratta di un
milione e mezzo di euro sul bilancio 2011, che si aggiungono ai circa 7 milioni già in dotazione per
rispondere alle necessità finanziarie delle piccole imprese femminili già operanti sul mercato. Un
intervento di soccorso alle difficoltà economiche di molte realtà, perché crediamo che il rilancio del
Piemonte debba passare anche attraverso l’impegno e il dinamismo delle donne in questo settore”.
(guarda il filmato)
Le piccole imprese a conduzione femminile o a prevalente partecipazione femminile, con 12 mesi di
attività alle spalle, possono richiedere a Finpiemonte la concessione di un prestito da un minimo di 5.000
a un massimo di 40.000 euro come garanzia unica sostitutiva per le banche convenzionate. Il prestito può
essere utilizzato per far fronte a problemi contingenti di liquidità nell’affrontare spese considerate
necessarie per il mantenimento dell’impresa (ad esempio acquisizione di investimenti, ristrutturazione dei
locali, attivazione di impianti, spese in conto gestione, spese per materie prime, semilavorati, prodotti
finiti, spese per locazione, spese per formazione del personale e spese per prestazione di servizi) o per
spese generali. Siccome le banche hanno riconosciuto, nelle convenzioni con Finpiemonte, un
moltiplicatore delle risorse stanziate pari a cinque, con lo stanziamento di ulteriori 1,5 milioni di euro
saranno disponibili 7,5 milioni.
“La presenza e il radicamento dell’imprenditoria femminile sul territorio piemontese - ha aggiunto
l’assessore - è dovuta non solo alla tenacia e alla volontà delle donne, ma anche alle politiche di
intervento attivo sul mercato del lavoro della Regione, che guarda con particolare attenzione la nascita,
allo sviluppo e al consolidamento delle imprese ‘rosa’ come ad una risorsa importante per l’economia
piemontese”.
Una scelta precisa quella della Giunta Cota, basata anche sui dati del secondo Rapporto nazionale di
UnionCamere, secondo cui le imprese “rosa” crescono più di quelle maschili e resistono meglio alla crisi. Il
Piemonte è la quarta regione in Italia per numero di imprese femminili, preceduta solamente da
Lombardia, Campania e Lazio. Attualmente se ne contano 111.705, di cui 69.315 imprese individuali,
31.341 società di persone, 9.448 società di capitali, 1.260 società cooperative, 86 consorzi e 255 altre
forme giuridiche. La distribuzione per comparto merceologico ricalca quella nazionale: si concentrano
infatti nel settore terziario, e in particolar modo nel commercio. Seguono il settore agricolo, le attività
dei servizi alloggio e ristorazione, le attività manifatturiere.
L’assessore Quaglia ha quindi ricordato le misure a favore della conciliazione dei tempi tra il lavoro e la
famiglia approvato il giorno prima dalla Giunta regionale, che il Piano straordinario per l’occupazione
assegna la priorità alle donne per quanto riguarda il sostegno alla creazione d’impresa, il microcredito, il
lavoro autonomo, che sono attivi 90 sportelli che prestano servizi di assistenza tecnica e manageriale a
favore dell’imprenditoria femminile a rischio di continuità aziendale
08 marzo 2011
Accordo prezzo del latte alla stalla
E' stato siglato il 29 marzo, con la mediazione della Regione, l'accordo quadro sul prezzo del latte alla
stalla. L'importo, per la campagna 2011/2012 e a partire da aprile, sarà indicizzato ogni mese sulla base di
una serie di parametri relativi ai costi di produzione e alla destinazione d'uso. L'intesa è stata firmata
dalle organizzazioni professionali agricole (Cia, Coldiretti e Confagricoltura), dalle associazioni Copagri e
Alpilat e dalle industrie Inalpi e Caseificio Pugliese-Conrado. A determinare il prezzo sarà un ente terzo,
l'Osservatorio Latte di Cremona.
Un nuovo ruolo di governo della montagna
“Occorrerà concentrare le risorse sulle situazioni con reale handicap geografico permanente e definire un
ruolo nuovo ed effettivo dei soggetti del governo montano attribuendo loro competenze esclusive e non
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
concorrenti legate alla gestione del territorio”: è quanto ha dichiarato l’assessore regionale alla
Montagna, Roberto Ravello, intervenendo al seminario di informazione ed approfondimento che l’Uncem
Piemonte ha organizzato venerdì 25 marzo nel parco della Mandria.
Ravello, che è intervenuto alla prima sessione di lavori dedicata al tema “Energie rinnovabili, patrimonio
del territorio montano”, ha definito l’iniziativa “una preziosa occasione non solo per incontrare i
presidenti della Comunità montane, ma anche per fare un primo punto della situazione a quasi un anno
dall’insediamento della Giunta Cota. Vogliamo - ha quindi annunciato - che il Piemonte torni ad essere
laboratorio da cui far nascere il modello di sviluppo e di governo dei territori montani. Per fare questo
però amministratori, imprenditori e organizzazioni sociali ed economiche locali dovranno condividere un
progetto analogo a quello che portò alla legge che, nel 97, fu matrice piemontese di tutta la legislazione
nazionale e delle altre Regioni”.
Sabato 26 marzo è stata la volta dell'assessore agli Enti locali, Elena Maccanti, che ha definito le Comunità
montane "un'esperienza da valorizzare, al centro dell'assetto istituzionale del Piemonte. La loro gestione
non può però prescindere dai costi standard e dai livelli essenziali di efficienza. Il tutto con l'obiettivo di
rendere il
miglior servizio ai cittadini".
Maccanti ha quindi ricordato che "l'attenzione della Giunta Cota per la montagna è sempre stata molto
forte, come confermano i 20 milioni di euro per le Comunità montane messi a bilancio nel 2011", che
"abbiamo avviato da tempo un profondo dialogo con l'Uncem e con le Comunità proprio perché siamo
convinti che gli obblighi imposti dal federalismo fiscale, dalla necessità di unire i servizi nei piccoli
Comuni e dalla soppressione dei consorzi, siano una grande opportunità" e che "è in corso una revisione
dell'assetto delle Comunità Montane, operazione che si inserisce in una più ampia riforma di tutti gli enti
locali del Piemonte. Il tutto mirando valorizzare quanto già c'é, senza buttare a mare quarant'anni di
storia".
25 marzo 2011
DA BRUXELLES
Più lavoro con le ecotecnologie
Due milioni di posti di lavoro entro il 2020, investimenti in ecotecnologie di circa 270 miliardi di euro
l’anno da qui al 2050 e una riduzione di spesa in petrolio e gas, per i prossimi 40 anni, fra i 175 e i 320
miliardi l’anno sono alcuni dei punti chiave della road map adottata dalla Commissione europea per
trasformare l’Unione in un’economia più verde e a basso contenuto di carbonio, rispettando l’obiettivo
previsto di un taglio dell'80-95% delle emissioni di gas serra per il 2050.
In un percorso ottimale dal punto di vista costi-benefici nell’arco dei prossimi 40 anni, la prima tappa è
quella di arrivare ad una riduzione del 25% di anidride carbonica nel 2020, piuttosto che del 20%. Un
target possibile, secondo Bruxelles, visto che dovrebbe realizzarsi se l’Ue aumenterà del 20% la sua
efficienza energetica, obiettivo già previsto ma non vincolante. Ecco allora nuove misure in arrivo per
raggiungerlo, come quella della ristrutturazione del 3% degli edifici pubblici ogni anno, proposte in un
nuovo piano di azione.
15 marzo 2011
Regione Piemonte - Quaderni della regione n° 72
EDITORIALE
Meno burocrazia per valorizzare le enormi potenzialità dell'agricoltura piemontese
A cura di Claudio Sacchetto
Assessore Regionale all'Agricoltura, Foreste, Caccia e Pesca Regione Piemonte
Sommario Notiziario
Vendemmia 2010. Un’annata difficile dove la capacità del viticoltore ha fatto la differenza (527 KB)
Una filiera corta per i pagamenti e per la comunicazione (498 KB)
Le novità del Programma comunitario FEP (571 KB)
Promozione "Latte Fresco" (524 KB)
La Regione Piemonte a conclusione del Salone del Gusto (506 KB)
I consiglieri agricoli di undici ambasciate hanno visitato il Piemonte (465 KB)
Ampelografia italiana nel 1800 (478 KB)
Nitrati. Avviata una procedura di Valutazione Ambientale Strategica per il Programma d'Azione (507 KB)
Uno sguardo sull'Europa
Il Parlamento chiede più tutela per agricoltori e consumatori (507 KB)
Maggiori fondi per il settore apistico (507 KB)
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Bilancio 2009 dell'UE,il 35% va all'agricoltura (507 KB)
Documenti
Il dibattito sul futuro della Politica Agricola Comune entra nel vivo (629 KB)
Domanda di terra e valori fondiari (725 KB)
Esperienze di agricoltura sociale in Piemonte (677 KB)
Il piano di comunicazione del PSR 2007/2013: 4 documentari (621 KB)
Nuove norme
Azioni agroambientali: verifiche funzionali delle macchine irroratrici (632 KB)
Il PSR 2007-2013 raccoglie la sfida della biodiversità con una modalità innovativa (737 KB)
PSR 2007 – 2013. Misura 114 Aiuti per l’utilizzo di servizi di consulenza agricola in Piemonte (539 KB)
DOPo le DOC. Il rinnovo delle denominazioni d'origine dei vini in Piemonte (1.10 MB)
Informazione Tecnica
Indicatori chimici e biochimici per la valutazione della qualità dei suoli sottoposti a diverse fertilizzazioni
organiche (801 KB)
Il genere Camellia nel Verbano: razionalizzazione e innovazione della tecnica colturale e salvaguardia del
germoplasma (916 KB)
Packaging innovativo per il settore ortofrutticolo (produzioni frutticole tradizionali) (765 KB)
Primo rinvenimento in Piemonte di Sclerotium rolfsii su melo (738 KB)
Recensioni
Tutti i segreti del Genepì (534 KB)
Due schede di assistenza tecnica su sistemi colturali (534 KB)
Un’indagine su produzione e commercializzazione del vino (534 KB)
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07/03/2011- 24/03/11
Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi
Link: http://www.rivistasherwood.it/sherwood.html
Sommario del numero 171 (Marzo 2011).
pag.3 Editoriale
Forest for peaple in Italia?
pag.4 La Babele della selvicoltura
di Paolo Mori
pag.9 Foreste Modello
Un processo per la gestione sostenibile
di Riccardo Castellini e Silvia Bruschini
pag.13 Come nasce una Foresta Modello
L'esperienza toscana
di Lapo Casini, Elisabetta Gravano, Daniele Perulli e Toni Ventre
pag.18 ForestAzione
Parco dell'Aveto: quando protezione e produzione vanno d'accordo
pag.21 Rinnovazione naturale del pino domestico
Indagini nella riserva di San Rossore (PI)
di Livio Bianchi, Lorenzo Faraoni, Gianluca Giovannini e Marco Paci
pag.27 Certificazione di progetto
Panoramica internazionale e considerazioni sull'Italia
di Luigi Torreggiani, Antonio Brunori e Mauro Masiero
pag.32 L'Intervista a ...
Maurizio Dissegna
pag.35 Il mercato volontario dei crediti di Carbonio
Cos'è, come si ottiene e quali vantaggi riserva al settore
di Raoul Romano
pag.41 Cedui di pioppo a turno breve nel Veneto
Consistenza, distribuzione e vulnerabilità ambientale allo spandimento di effluenti zootecnici
di Tommaso Sitzia, Giulia Tirroni, Andrea Rizzi e Federico Correale Santacroce
pag.51 PostScriptum
Siamo così sicuri di farci capire? Spieghiamoci meglio!
di Giorgio Iorio
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07/03/2011- 24/03/11
Link: http://www.coldiretti.it/
http://www.ilpuntocoldiretti.it/Pagine/Home.aspx
PARMALAT: COLDIRETTI, E’ STRANIERO 1/3 DEL MADE IN ITALY A TAVOLA
24/03/2011
Circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed
esportati deriva da materie prime agricole straniere, trasformate e vendute con il marchio Made in Italy.
E’ quanto emerge dalle anticipazioni del rapporto Coldiretti/Eurispes divulgate in occasione del varo delle
misure a difesa delle imprese italiane e contro le scalate straniere nei settori “strategicamente rilevanti”
come l’agroalimentare. Il fatturato del Made in Italy realizzato con prodotti agricoli stranieri è stimato in
50 miliardi e riguarda sugli scaffali - sottolinea la Coldiretti - due prosciutti su tre venduti come italiani,
ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro
che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è
stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o
addirittura cagliate straniere. Per questo - conclude la Coldiretti - nella vicenda Parmalat è prioritario un
progetto industriale che valorizzi il latte e la zootecnia italiana e si impegni su un Made in Italy che oltre
al marchio contenga materie prime nazionali.
AGRITURISMO: TERRANOSTRA AL LAVORO PER UNA LEGGE REGIONALE CHE VALORIZZI L’OFFERTA
PIEMONTESE
23/03/2011
A riguardo della legge che interesserà gli agriturismi, si è svolto un nuovo incontro in Regione con il
presidente della terza Commissione Consiliare Lavoro e attività produttive, Gian Luca Vignale, incaricato
dai diversi assessorati competenti per la prima stesura del documento. Per Terranostra Coldiretti, erano
presenti il presidente regionale Franco Pigino e il segretario regionale Paolo Marengo.
Dall’incontro, è emerso che la legge regionale non sarà esclusivamente dedicata all’attività agrituristica,
ma interesserà anche le attività connesse all’agricoltura.
Le proposte avanzate dal presidente di Terranostra Franco Pigino vanno nella direzione di valorizzare al
meglio i prodotti agroalimentari piemontesi, “sul discorso della prevalenza, nello specifico, evidenzia
Pigino, sosteniamo che debba crescere la quota di prodotti peculiari dell’azienda stessa e anche la quota
di prodotto piemontese offerto dagli agriturismi. Inoltre, è stato valutato come gestire la vendita diretta e
normare le fattorie sociali, in modo che mantengano le peculiarità che le contraddistinguono
dall’agriturismo”.
Conclude Pigino: “Riteniamo positivo l’incontro in Regione, per la buona disponibilità con cui sono state
accolte le istanze elaborate e proposte dal Consiglio Regionale di Terranostra. Ora bisognerà trarre le
ultime conclusioni e poi attendere il vaglio degli assessorati competenti, dopodiché proseguirà l’iter per
l’approvazione della legge”.
Ogm, chi decide? La Camera "s'interroga"
22/03/2011
Nella seduta di mercoledì 16 marzo è stata presentata alla Camera, dall’onorevole Susanna Cenni,
un’interrogazione a risposta immediata per conoscere le reali intenzioni del Ministero delle Politiche
agricole circa la possibilità di definire e adottare linee guida di coesistenza in sostituzione delle
amministrazioni regionali.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Infatti, nella circolare ministeriale inviata il 1° marzo alla Presidenza del Consiglio e, per conoscenza, alla
Conferenza Stato Regioni il Ministero, nel ricordare l’invito della Commissione europea agli Stati membri
affinché questi adottino le misure di coesistenza, ipotizza di “superare lo stallo” attuale in materia
usufruendo del potere sostitutivo ai sensi dell’art. 117 della Costituzione legiferando, quindi, in tema di
Ogm contro il parere espresso lo scorso settembre da parte della Conferenza Stato Regioni.
In quella sede, infatti, gli Assessori regionali all’Agricoltura hanno manifestato assoluta ed unanime
contrarietà rispetto alla possibilità di autorizzare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul
territorio nazionale, anche alla luce degli orientamenti e delle proposte normative emerse a livello
comunitario, invocando, in coerenza con questa scelta, l’applicazione della clausola di salvaguardia. Tale
orientamento, peraltro, è stato successivamente confermato anche dai Presidenti delle Regioni.
Allo stato dei fatti, quindi, posto che, sulla base della normativa nazionale la competenza circa la
definizione delle linee guida di coesistenza è assegnata alle Regioni, la “minaccia” paventata dal Ministero
sembra assumere toni coercitivi prescindendo dalla volontà degli organi a cui, per legge, sarebbe rimessa
la decisione e trascurando, peraltro, il quadro comunitario attuale, in cui – a seguito di numerose istanze si sta lavorando per riconoscere agli Stati un più ampio margine di libertà in relazione alla coltivazione del
transgenico.
L’interrogazione dell’on. Cenni merita, quindi, adeguata risposta per comprendere quale sia l’effettiva
intenzione ministeriale non solo rispetto all’eventualità di sostituire formalmente le Regioni nella
competenza, ma anche rispetto all’ipotesi di scavalcarne la volontà nel contenuto delle azioni da
intraprendere, in attesa che si perfezioni, a livello comunitario, il procedimento di “liberalizzazione”
delle scelte in materia di coltivabilità degli Ogm nei territori nazionali
Conclusi con successo gli incontri con le imprese
21/03/2011
Torino – Nei giorni scorsi la Federazione ha concluso gli incontri con le imprese agricole, organizzati in
tutte le zone della provincia. Da febbraio a inizio marzo il presidente Riccardo Chiabrando e il direttore
Diego Furia hanno organizzato le assemblee per confrontarsi con gli imprenditori torinesi e in particolare
per verificare lo stato di attuazione della realizzazione del progetto economico lanciato un anno fa da
Coldiretti che ha come obiettivo la costruzione di una filiera agricola tutta agricola e tutta italiana. Gli
incontri hanno visto una straordinaria partecipazione degli associati e hanno consentito alle imprese
agricole di approfondire l’impegno sindacale ed economico portato avanti da Coldiretti. Durante le
assemblee i funzionari hanno informato sulle modifiche in arrivo con la nuova Pac, sugli aggiornamenti in
merito alla campagna assicurativa contro le avversità atmosferiche, sulle novità fiscali in vigore da
gennaio 2011 e hanno fornito una serie di indicazioni sulle nuove norme di sicurezza per le macchine
agricole.
«Ho aperto le riunioni – spiega Riccardo Chiabrando, presidente di Coldiretti Torino – sintetizzando le
principali tappe del percorso sindacale avviato da Coldiretti, impegno che ha portato al varo della legge
sull’etichettatura, un risultato che consideriamo una chiave di volta per la difesa del Made in Italy. Le
assemblee di zona sono state momento di confronto reale con gli associati rispetto alle problematiche
territoriali: dalle iniziative contro il consumo di suolo e il dilagare di impianti fotovoltaici sui terreni, al
contenimento dei danni alle coltivazioni provocati da ungulati e fauna selvatica».
Diego Furia, direttore di Coldiretti Torino, aggiunge: «A livello sindacale il 2010 è stato un anno di
mobilitazione continua, fitto di impegni. Le tante iniziative avviate da Coldiretti in modo capillare, in ogni
regione e in tutte le province, hanno portato grandi risultati rispetto al progetto di una filiera agricola
tutta italiana. Nelle riunioni zonali abbiamo presentato agli imprenditori le tappe più significative
compiute a livello regionale e provinciale. Oggi stiamo lavorando su nuove opportunità di reddito che
derivano dalla ristrutturazione operata su alcune filiere e per molte produzioni del settore primario.
Abbiamo già conseguito soddisfacenti risultati per il settore latte – l’accordo per il conferimento di latte al
polverizzatore di Moretta è un valido esempio. I Punti Compagna Amica, la vendita diretta e i mercati di
Campagna Amica sono realtà che rappresentano un fiore all’occhiello per la Federazione torinese. Ora
siamo al lavoro per chiudere un importante accordo anche nella filiera dei cereali. Abbiamo progetti in
corso per altri settori, quali quello zootecnico che – in questo momento – vede gli allevatori di Piemontese
particolarmente in sofferenza».
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
PREZZI DEI BOVINI ALLA STALLA: PER COLDIRETTI SERVONO NUOVE STRATEGIE ECONOMICHE. ALLA
REGIONE SI CHIEDE UN RUOLO ATTIVO PER LA PROMOZIONE.
16/03/2011
La crisi dei prezzi dei bovini alla stalla impone l’adozione di progettualità urgenti a sostegno del settore. È
indispensabile individuare strategie economiche che consentano agli allevatori di non allevare in perdita,
poiché i bovini alla stalla sono pagati meno di quanto sono i costi di mantenimento.
Coldiretti Piemonte, interprete delle più che legittime attese degli allevatori di bovini da carne, ha
chiesto all’Assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto, l’insediamento di un gruppo tecnico per
elaborare strategie economiche nei confronti degli allevatori di bovini da carne, molti dei quali stanno
rischiando la chiusura degli allevamenti.
Marcello Gatto, membro di giunta di Coldiretti Piemonte, con delega al Settore Carni da parte del
presidente Paolo Rovellotti: “E’ urgente individuare formule concrete di intervento perché la crisi dei
prezzi dei bovini alla stalla genera la chiusura degli allevamenti con gravi problemi di presidio del
territorio ed occupazionali. Inoltre, sono in forte aumento forme di gestione lontane dall’impresa agricola
familiare, che mettono al primo posto la speculazione economica”.
Si chiede dunque alla Regione di agire con proposte concrete per favorire le progettualità di filiera verso il
mercato e per andare a ricercare nuovi spazi per la carne fresca. Questo presuppone una strategia di
sviluppo che diventa indispensabile sostenere da parte dell’Ente Pubblico.
Bruno Rivarossa, direttore Coldiretti Piemonte: “Anche nel settore delle carni bovine il perno attorno al
quale devono ruotare i processi economici è dato dagli imprenditori agricoli ai quali occorre restituire
dignità e protagonismo con nuove formule di progetti economici. Oggi, invece, la figura centrale che si
interfaccia con la grande distribuzione non è l’allevatore, ma sono i grandi macellatori. Queste nuove
forme d’impresa sono legate a parametri economici speculativi, per cui delocalizzano gli acquisti pur di
conservare i loro margini economici. Questi mettono sullo stesso piano la carne bovina allevata in
Piemonte con quella proveniente da altre nazioni. Da qui l’impressionante dato d’importazione dai Paesi
esteri di carne fresca di bovino (dai dati UVAC, aggiornati al 2009, le importazioni nella nostra Regione si
attestano su un valore di oltre 24mila tonnellate annue). La valorizzazione del lavoro dei nostri allevatori
deve passare attraverso nuovi accordi di filiera con queste centrali di macellazione, ove il prodotto locale
e tracciato costituisce un vero valore aggiunto rispetto al cliente finale, favorito dalla recente legge
sull’etichettatura”.
Per Coldiretti Piemonte, il gruppo di lavoro dovrà coinvolgere oltre agli attori della filiera anche i
rappresentanti della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) che opera in Piemonte, nonché le
associazioni dei consumatori, con i quali Coldiretti condivide da oltre 10 anni il “Patto con il
Consumatore” che in questi anni passati ha anche dato risultati positivi a tutto il sistema economico
agroalimentare piemontese.
D’altra parte, i prezzi della carne bovina sia nelle macellerie tradizionali che nei supermercati ha
mantenuto gli stessi prezzi di due anni fa. Durante tutto questo tempo, invece, i prezzi dei bovini alla
stalla si sono contratti di almeno il 15-20 per cento. Evidentemente il fenomeno denunciato da Coldiretti
Piemonte ha dei riferimenti chiari ed inconfutabili. Se a questo, si aggiunge poi che gli allevatori hanno
visto raddoppiare negli ultimi due anni i prezzi dei cereali che sono l’alimento base per i bovini, è
evidente che i margini per gli allevatori non ci sono più.
Investire nella gestione efficiente dell’acqua farà guadagnare 17 miliardi di euro
15/03/2011
Investimenti nel settore e l’introduzione di innovazioni nella gestione dell’acqua in agricoltura potrebbero
portare all’Italia benefici complessivi tra i 9,7 e i 17,3 miliardi di euro in trent’anni. Lo dice uno studio di
Althesys, presentato a Roma il 22 febbraio scorso, nell’ambito del convegno “Acqua, agricoltura e
ambiente. Agricoltura, utilities e industria alleate per la sostenibilità”.
La stima, che varia in funzione di diversi scenari di applicazione degli interventi prospettati, è frutto di un
lavoro che Althesys ha condotto coinvolgendo i numerosi soggetti interessati alla gestione della risorsa
idrica, dall’agricoltura agli usi civili (Istituzioni, Federutility, Anbi, Coldiretti).
Il lavoro di Althesys, infatti, ha rappresentato una importante occasione di confronto tra soggetti che,
spesso, si trovano ad operare in un contesto caratterizzato da una assenza di coordinamento e di politiche
di indirizzo. In questo senso, la partecipazione attiva di Coldiretti ad un progetto sul water saving
testimonia un alto grado di consapevolezza circa l’importanza del ruolo che il settore agricolo deve
giocare nell’ambito della promozione di un uso razionale dell’acqua, sia attraverso lo sviluppo di sistemi
di irrigazione a basso impatto, sia mediante altre innovazioni che possono riguardare, ad esempio, la
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
modifica degli ordinamenti e delle tecniche produttive, l’introduzione di colture o nuove varietà meno
esigenti e la creazione di piccoli invasi.
Tuttavia, la risorsa idrica resta essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli, senza i quali è a rischio
la competitività del Made in Italy alimentare, così come la stessa sopravvivenza del territorio. Pertanto, i
problemi legati alla scarsità quantitativa della risorsa idrica dovrebbero essere risolti attraverso un
approccio sistemico, evitando politiche basate “esclusivamente” su obiettivi di riduzione dei consumi per
uso agricolo.
La questione, infatti, va riportata nell’ambito più ampio della problematica dei cambiamenti climatici in
corso e della necessità di un impegno “generale” (a partire dai comportamenti individuali del cittadino,
sino alle fasi politico-istituzionali) per ripristinare condizioni di equilibrio attraverso la gestione
responsabile del territorio e delle sue risorse, anche attraverso una modifica complessiva degli stili di vita.
Lo studio Althesys, in questo senso, è stato caratterizzato da un approccio equilibrato e rigoroso. Il
progetto, infatti, è stato orientato alla valutazione degli effetti di strategie innovative della gestione
dell’acqua in agricoltura da un punto di vista economico, ambientale e sociale, in un’ottica di sistema,
considerando gli effetti sulla collettività e sull’ambiente, andando, quindi, oltre il bilancio della singola
azienda agricola.
In agricoltura, tra l’altro, non si possono applicare i comuni criteri di efficienza senza tener conto della
multifunzionalità dell’uso dell’acqua e cioè di esternalità positive quali il mantenimento della
biodiversità, la ricarica delle falde e il contrasto alla salinizzazione, che rendono particolarmente
complessa una rigorosa valutazione economica. L’esigenza di sviluppare nuove politiche di gestione
dell’acqua nasce, dunque, da molteplici fattori che possono essere sintetizzati nel problema della scarsità
quantitativa, nell’incidenza della risorsa idrica sulla competitività dell’agricoltura italiana,
nell’importanza del ruolo dell’agricoltura nella gestione dell’acqua, nella necessità di una
regolamentazione più efficace e di un contenimento delle perdite della rete irrugua.
I dati del settore confermano quanto, nel nostro Paese, l’irrigazione resti un elemento strategico per la
competitività dell’agricoltura. L’agricoltura irrigua, infatti, contribuisce per più del 50% alla produzione
totale e per più del 60% al valore totale dei prodotti agricoli. Le produzioni vegetali irrigue, quindi di
qualità e a maggior valore aggiunto, costituiscono, inoltre, oltre l’80% delle nostre esportazioni (tra
l’altro, negli anni, la superficie irrigata in Italia è aumentata molto rispetto alla superficie agricola
utilizzata, raggiungendo un +44%).
Altri interessanti dati contenuti nello studio Althesys riguardano i metodi irrigui: in Italia, su circa 2,6
milioni di ettari irrigati, il metodo dell’aspersione risulta essere il più utilizzato (42%). Seguono lo
scorrimento (34%), la microirrigazione e la goccia (15%). Per quanto riguarda i vantaggi relativi
all’introduzione di innovazioni, lo studio considera un risparmio idrico del 10% attraverso la diffusione
dell’irrigazione a goccia e della micro-aspersione. La maggiore resa commerciale, invece, sarebbe del 9%,
mentre, a livello di modelli gestionali, introducendo sistemi di supporto decisionali, si possono risparmiare
consistenti volumi di adacquamento (-15/-25%), ridurre i consumi e aumentare le rese (sino al +13%).
Dal punto di vista delle nuove tecnologie, inoltre, i sistemi di consegna automatizzati (con misuratori di
portata), organizzati dai consorzi, permettono, attraverso la programmazione, di assicurare la
disponibilità idrica nei momenti di maggior bisogno e un risparmio idrico per il consorzio del 27% (il valore
economico di questo risparmio è tra 539 milioni e 1 miliardo di euro in 30 anni). Per quanto riguarda la
rete irrigua, il 72% della rete italiana è costituita da canali a cielo aperto, che presentano perdite di
evaporazione e infiltrazione e quindi caratterizzati da un efficienza bassa (40-50%).
Va segnalato, tuttavia, che queste reti comportano anche esternalità positive (paesaggio, ricarica falde,
biodiversità, ecc). Per quanto riguarda le condotte, lo studio ha stimato la possibilità di riduzione delle
perdite dell’8% delle reti di adduzione (talora condivise tra settori civile e agricolo) grazie al monitoraggio
e interventi di riparazione (il beneficio economico proveniente dalla riparazione delle condotte è stato
stimato in 245-564 milioni di euro in 30 anni).
Come risultato finale, lo studio di Althesys ha preso in esame una serie di interventi con l’obiettivo
diffondere una gestione proattiva e responsabile della risorsa idrica, sia nell’area dell’irrigazione che in
quella della distribuzione e adduzione. Sulla base di questo approccio, dallo studio emergono alcune
direttrici, tra le quali: favorire lo sviluppo e la diffusione di tecniche irrigue efficienti, che valorizzino le
peculiarità dell’agricoltura italiana; puntare all’adozione di modelli gestionali innovativi (sistemi Ict per
ottimizzare l’irrigazione) e sugli investimenti in tecnologia, con l’adozione di dispositivi di consegna
automatizzati e sistemi di misurazione; investire nell’ammodernamento delle infrastrutture di adduzione e
distribuzione, favorendo la cooperazione tra i diversi utilizzatori in una logica di ottimizzazione
complessiva; perseguire politiche idriche sostenibili sia in termini ambientali che economici, considerato
anche il ruolo che la risorsa gioca nella competitività del sistema agro-alimentare italiano.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Un’efficace diffusione di modalità di gestione sostenibile dell’acqua non può però prescindere da un
adeguato supporto normativo e finanziario che coniughi benefici di sistema con convenienza aziendale.
Incentivi a realizzare interventi per la gestione della risorsa idrica devono, dunque, essere previsti sia a
livello europeo che nazionale.
Tutto ciò considerato, il settore agricolo è pienamente consapevole della necessità di collaborare con
impegno per pianificare le azioni di ''prevenzione, contrasto e mitigazione'' necessarie per alleviare gli
eventuali disagi su popolazione, sistema agricolo e produttivo, in vista di eventuali emergenze idriche e
nell’assumere la responsabilità necessaria a garantire alle campagne l’acqua indispensabile per non far
morire il Made in Italy alimentare tramite un concreto impegno degli imprenditori agricoli a favore della
gestione e del risparmio idrico.
Tuttavia, occorre sottolineare come gli standard qualitativi offerti da alcune produzioni alimentari
nazionali non possono essere raggiunti riducendo l’impiego delle risorse idriche in agricoltura oltre
determinati parametri quantitativi e, quindi, l’auspicio è che le politiche che si intendono attuare
riescano a conciliare le esigenze di sviluppo del settore agricolo con quelle relative al risparmio idrico ed
alla richiesta da parte dei consumatori di alimenti sicuri e di qualità.
Approvato il decreto sull'energia da fonti rinnovabili
15/03/2011
Il Consiglio dei Ministri ha reso disponibile il testo approvato del Decreto Legislativo di attuazione della
direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e
successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE.
Il
testo
è
consultabile
e
scaricabile
all'indirizzo:
http://www.governo.it/Governo/Provvedimenti/testo_int.asp?d=62612
Per la versione definitiva, tuttavia, si dovrà attendere la pubblicazione del decreto su Gazzetta Ufficiale.
Protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, la politica dei brevetti danneggia gli agricoltori
15/03/2011
Il Copa Cogeca ha scritto una lettera al Commissario Europeo Ciolos per l’agricoltura e lo sviluppo rurale,
in merito alla Direttiva n. 98/44/CE sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche,
sottolineando come l'introduzione di tali norme in materia di brevetti in biologia abbia scosso il principio
fondamentale secondo il quale le piante, gli animali e il loro patrimonio genetico non sono delle
invenzioni.
Da quando è entrata in vigore tale direttiva, sono concessi sempre più brevetti sulle colture commerciali,
sugli animali da allevamento e sui procedimenti di costituzione. Il Copa-Cogeca ha espresso, pertanto, una
forte preoccupazione in merito a questo orientamento che comporta dei rischi sia per gli agricoltori sia
per la società nel suo insieme.
Il libero accesso a tutto il patrimonio genetico e a tutti i procedimenti di selezione per ogni selezionatore,
costitutore e agricoltore è essenziale, da una parte, per l'innovazione nella selezione e, dall'altra, per
risolvere le future sfide come nutrire la crescente popolazione mondiale, produrre biomassa per le energie
rinnovabili, adattarsi al cambiamento climatico, ecc.
L'esperienza negli Stati membri dimostra che, anche quando un privilegio per l'agricoltore e il
selezionatore è stato creato conformemente al regime di protezione dei ritrovati vegetali, che costituisce
già una tappa importante, il lavoro dell'agricoltore, del costitutore e del selezionatore continua ad essere
ostacolato poiché il diritto dei brevetti li autorizza soltanto a continuare a svolgere delle ricerche su
vegetali e animali brevettati.
Tuttavia, se desiderano immettere sul mercato una nuova varietà vegetale o una nuova razza animale che
contiene una componente protetta da un brevetto, essi devono negoziare una licenza con il titolare del
brevetto.
Di conseguenza, per il Copa-Cogeca il diritto dei brevetti è uno strumento inadeguato per l'agricoltura e la
selezione delle varietà vegetali e delle razze animali in quanto ostacola l'innovazione e minaccia il
progresso nel campo della selezione.
Numerose decisioni dell'Ufficio europeo dei brevetti prese durante gli ultimi anni rispetto ai brevetti sui
broccoli, la carne suina, le vacche e alcuni cereali dimostrano che è necessario agire rapidamente. La
concessione di brevetti non deve mettere gli agricoltori e i selezionatori davanti al fatto compiuto e
portarli in una situazione irreversibile.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Gli agricoltori e i selezionatori hanno ottenuto tramite il loro lavoro secolare le attuali specie animali e
vegetali. Per fare ciò hanno sempre avuto accesso al patrimonio genetico delle generazioni precedenti.
Per il suo lavoro di selezione, ogni selezionatore può utilizzare liberamente le varietà e le specie ottenute
da altri selezionatori. Il brevetto, invece, fornisce un diritto di privativa
Pertanto, il Copa Cogeca ha chiesto di fare in modo che la direttiva n. 98/44/CE sulla protezione giuridica
delle invenzioni biotecnologiche sia inclusa nel programma di lavoro della Commissione europea per il
2011/2012 al fine di esaminare in dettaglio le preoccupazioni sopra evidenziate invitando, al contempo, la
Commissione europea a presentare una proposta di modifica della direttiva n. 98/44/CE concernente
queste disposizioni specifiche, affinché in futuro tutte le risorse genetiche siano accessibili liberamente e
che il lavoro degli agricoltori e dei selezionatori non sia ostacolato.
Tavolo anti-burocrazia in Regione: Coldiretti Torino chiede la semplificazione della normativa per le
zone montane
03/03/2011
Torino – Coldiretti Torino saluta con favore l’arrivo del tavolo anti-burocrazia riunito dall’assessore
all’Agricoltura della Regione Piemonte Claudio Sacchetto. L’istituzione del tavolo è arrivata anche a
seguito delle pressanti richieste dei berretti gialli piemontesi: nell’arco di alcune settimane il tavolo dovrà
definire una serie di azioni per ridurre gli oneri burocratici che gravano sugli imprenditori agricoli.
«Nei giorni scorsi Coldiretti Piemonte ha presentato alcune proposte tese alla riduzione del carico
burocratico nel settore vitivinicolo – spiega Riccardo Chiabrando, presidente di Coldiretti Torino –. In un
documento indirizzato all’assessore Sacchetto, la Coldiretti del Piemonte ha chiesto con urgenza misure
concrete per porre un argine alla criticità che vive il settore vitivinicolo, sottoposto a un carico
amministrativo diventato quasi insostenibile».
«Anche con l’intento di fornire il proprio contributo al tavolo anti-burocrazia – prosegue il direttore Diego
Furia –, Coldiretti Torino ha avviato un gruppo di lavoro che si propone di esaminare gli ostacoli
burocratici che molti imprenditori agricoli affrontano in tutto il territorio, con particolare criticità per
quello montano. Nei giorni scorsi una delegazione, guidata dal componente la Giunta provinciale Sergio
Barone e dal segretario della zona di Bussoleno Pierpaolo Davì, ha effettuato una uscita in Francia per
cercare di capire come i cugini d’oltralpe hanno semplificato il carico burocratico per la gestione e la
presentazione della domanda unica. La visita ha fatto emergere una notevole semplificazione dei carichi
burocratici riguardo a quelli presenti in Piemonte. Coldiretti Torino chiede, nel pieno rispetto della
regolamentazione dell’Ue, la semplificazione della normativa, soprattutto nelle zone svantaggiate».
FILIERA ITALIANA E ACCORDI ECONOMICI PER LA RISICOLTURA PIEMONTESE
28/02/2011
Si è riunito presso la Coldiretti del Piemonte il Gruppo di lavoro specializzato nel settore risicolo
nell’ambito dell’Osservatorio regionale mercati con il coordinamento del presidente della Coldiretti di
Vercelli-Biella Paolo Dellarole.
Nella riunione di lunedì 28 febbraio il gruppo di lavoro sulla risicoltura ha analizzato il comparto
piemontese che fa perno attorno alle quattro province di Vercelli, Biella, Novara e Alessandria, dove sono
complessivamente coltivati 121.500 ha.
“Coldiretti ritiene utile promuovere iniziative a livello economico – dice Paolo Dellarole - per dare
concretezza alla Filiera Agricola tutta Italiana anche nel settore risicolo. Sin dai prossimi giorni verranno
presi gli opportuni contatti con le riserie artigianali e industriali per siglare accordi di filiera. Per questo
fine è stata studiata una bozza di contratto il cui obiettivo non è solamente la pur importante tutela
economica del produttore, ma quella di premiare gli imprenditori che puntano sull’ottenimento di un riso
di qualità. Coldiretti Piemonte auspica che la nuova dirigenza dell’Ente Risi sappia perseguire gli stessi
nostri obiettivi nell’intento di dare vere e concrete risposte economiche agli imprenditori risicoli”.
Relativamente all’ andamento del mercato italiano l’Osservatorio Mercati di Coldiretti Piemonte ha
rilevato che con le 36.176 tonnellate di questa settimana, di cui 14.083 di Lunghi A, 11.199 di Lunghi B,
9.724 di Tondi e 1.170 di Medi, il totale delle vendite dei produttori si è attestato a 944.968 tonnellate
che corrispondono al 58,5% della disponibilità vendibile. Le vendite dei Lunghi A e dei Lunghi B si
collocano al 60% della disponibilità, mentre quelle dei Tondi sono di poco superiori al 56%.
E ora un accenno al mercato europeo. Complessivamente, i flussi in entrata risultano in calo di 36.683
tonnellate (-9,2%), con un calo dell’11% del riso semi-greggio ed un calo del 7,2% del riso lavorato. Hanno
ripreso vigore le esportazioni che nell’ultima settimana hanno fatto registrare richieste di titoli per 5.754
tonnellate, base lavorato. Rispetto alla scorsa campagna risultano maggiori esportazioni per 28.503
tonnellate, essendo passate da 69.083 a 97.586 tonnellate.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Lo scenario politico ed economico europeo per il comparto agricolo
22/02/2011
Torino – Mercoledì 2 marzo prossimo, alle ore 9,30 e per tutta la mattinata, nei locali del salone Italia, in
passeggiata Marconi, a Poirino, si svolge il convegno intitolato Lo scenario politico ed economico europeo
per il comparto agricolo. All’incontro, organizzato da Coldiretti Torino, intervengono: Riccardo
Chiabrando, presidente di Coldiretti Torino; Maurizio Reale, responsabile Relazioni internazionali della
Coldiretti; Albano Agabiti, presidente di Asnacodi – Associazione nazionale consorzi di difesa; Marco
Balagna, assessore all’Agricoltura della Provincia di Torino; Claudio Sacchetto, assessore all’Agricoltura
della Regione Piemonte; Bruno Rivarossa, direttore di Coldiretti Piemonte; Diego Furia, direttore di
Coldiretti Torino.
Il tema, che permea diffusamente lo svolgimento delle attività del settore primario e le sue prospettive
future, viene analizzato sotto diversi aspetti. «E’ di fondamentale importanza, soprattutto in questo
delicato momento – spiega Maurizio Reale – avere una visione dello scenario istituzionale a livello
comunitario. Il convegno verte proprio sulle prospettive legate, da una lato, al futuro della Pac verso il
2020 – e in tale contesto presenteremo un resoconto sui diversi punti di vista che si registrano a livello Ue
– e, dall’altro, su come si comportano le istituzioni nel quadro attuale, su cosa pensano della riforma in
atto, senza ovviamente tralasciare qual è la posizione del mondo agricolo. Forniremo informazioni
sull’approccio che stanno avendo i diversi attori del processo in vista del 2013».
Diego Furia, direttore di Coldiretti Torino, aggiunge: «Il convegno di Poirino sarà anche l’occasione per
fare il punto sullo stato di attuazione del progetto di una filiera agricola tutta italiana che si sta
concretizzando anche in provincia di Torino. Nella mattinata il presidente di Asnacodi relazionerà sugli
sviluppi del sistema assicurativo in agricoltura, che si sta rivelando uno strumento importante per le
imprese. Naturalmente i soci avranno modo di confrontarsi con gli assessori all’Agricoltura della Provincia
e della Regione Piemonte».
RIVISTA “ PIEMONTE RURALE” - ULTIMI NUMERI SCARICABILI:
n. 05/2011
Torino, 24 marzo 2011
Sommario
— Governo: Marini (Coldiretti) augura buon lavoro a Romano e ringrazia Galan
— Coldiretti Piemonte: emergenza prezzi dei bovini alla stalla, serve un gruppo di lavoro
per elaborare strategie economiche a sostegno del comparto
— Un impianto vigneti in funzione del mercato
— Le proposte di Coldiretti alla Consulta Vitivinicola
— Agriturismo: Terranostra al lavoro per una legge regionale che valorizzi l’offerta
piemontese
— Kiwi: riparte la stagione dalla Nuova Zelanda
— La Regione Piemonte scrive a Roma per sollecitare l'erogazione del premio assicurazioni
— Donne Impresa Coldiretti organizza a Fossano il convegno “Le nuove frontiere
dell’agroalimentare”
n. 04/2011
Torino, 9 marzo 2011
Sommario
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Burocrazia in agricoltura: un tavolo permanente presso l’Assessorato Regionale
Non il vino, ma i superalcolici fanno impazzire l’etilometro
Il Piemonte incontra il neopresidente Federpensionati Coldiretti
La crisi dei prezzi dei suini si combatte con la legge sull’etichettatura
Il futuro della Pac con gli esperti Coldiretti di Bruxelles
Coldiretti: l’infedeltà al negozio dimezza il costo della spesa
Nuove indennità per l’abbattimento dei capi
L’impegno di Coldiretti per l’adeguamento delle gabbie delle galline ovaiole
Patate: “La tendenza al rialzo dei prezzi premia le esportazioni”
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
IL NOTIZIARIO AGRICOLO
N. 3 / 2011- 14 marzo 2011
La rivista è consultabile on-line al seguente link
http://www.asti.coldiretti.it/Default.aspx?KeyPub=GP_CD_ASTI_STRUTTURA|10310473&ssostatus=ANONY
MOUS
Segnaliamo gli articoli:
Pag. 10 A dieci anni da mucca pazza
Pag 12 Allevamenti a rischio chiusura
Pag. 13 Tavolo antiburocrazia per l’agricoltura
Pag. 19 Normativa vivaistica
Pag. 21 Melo, è iniziata la campagna 2011
Pag. 22 Crisi dei prezzi dei suini
Pag. 25 Tracciato lo scenario PAC post 2013
Pag. 26 L’agricoltura deve tornare protagonista
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI
Link : http://.cia.it/cia/
Data: 24/03/2011
Parmalat: la tutela degli allevatori e la valorizzazione del latte italiano devono essere gli obiettivi
prioritari
Il presidente della Cia Giuseppe Politi: salvaguardare l’italianità delle produzioni dell’azienda di
Collecchio.
“Quello che per noi conta di più è la salvaguardia degli interessi dei produttori zootecnici. Per essi ci
devono essere certezze reali. Il nostro interesse è rivolto essenzialmente alla difesa del latte italiano e
della sua giusta remunerazione alla stalla. Il settore è da anni in crisi e ciò è confermato dalla discussione
comunitaria e dalle giuste manifestazioni degli allevatori che si sono svolte negli ultimi tempi”. Lo ha
sostenuto il presiedente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in merito alla
vicende della Parmalat.
“Per questa ragione l’attenzione che stiamo rivolgendo ai problemi che stanno caratterizzando
attualmente il gruppo di Collecchio -ha aggiunto Politi- è dettata dall’esigenza di tutelare l’italianità delle
produzioni dell’azienda. E ciò in considerazione del fatto che proprio la Parmalat è una delle imprese
leader della produzione di latte alimentare che arriva sugli scaffali del nostro Paese”.
“In attesa degli sviluppi dell’intera vicenda, soprattutto dopo il decreto del governo, auspichiamo -ha
concluso il presidente della Cia- che anche per quanto riguarda il provvedimento sull’etichettatura si
possa passare al più presto ad una concreta attuazione che permetta finalmente ai consumatori di
conoscere l’origine dalla materia prima. E questo non solo è un vantaggio per i cittadini, ma un’effettiva
tutela del lavoro e del reddito dei nostri allevatori”.
Data: 24/03/2011
Giappone: nube non deve far paura, nessun rischio contaminazione sui nostri prodotti agroalimentari
Bene le rassicurazioni del ministro Fazio e di Cnr e Ispra. Secondo la Cia sono da evitare comportamenti
irrazionali che creano “l’effetto psicosi”, a partire dal sushi. Anche perché quasi tutto il pesce crudo usato
nei ristoranti giapponesi del Belpaese è locale.
Bisogna evitare la psicosi collettiva: l’Italia non corre alcun rischio dall’arrivo della nube dal Giappone. I
nostri prodotti agroalimentari sono al sicuro e non c’è nessun pericolo di contaminazione radioattiva. Lo
afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito alla notizia della massa d’aria che dall’area
di Fukushima si sta spostando sul resto del mondo e potrebbe arrivare anche in Europa.
Come hanno già sottolineato il ministro della Salute Ferruccio Fazio e i ricercatori di Cnr e Ispra -spiega la
Cia- non c’è nulla da temere sul fronte della sicurezza. Si tratta di normali masse d'aria che si spostano e
che, nel caso raggiungessero effettivamente l'Italia, avrebbero un contenuto radioattivo insignificante.
Questo vuol dire che non c’è alcun rischio per la salute e tantomeno un “rischio contaminazione” per i
prodotti della nostra agricoltura. E’ importante ricordarlo, per evitare allarmi ingiustificati che
potrebbero arrecare solo danni al settore primario.
Allo stesso modo, oggi non c’è nessun pericolo sul sushi. La fuga dai ristoranti giapponesi e dal pesce
crudo è assolutamente irrazionale -osserva la Cia- e questo perché il tonno o il salmone che ci vengono
serviti in locali come i “sushi bar” sono praticamente nostrani. Piatti come il sashimi, infatti, hanno
bisogno di prodotti freschissimi e quindi il pesce è solitamente quello locale. Al massimo viene dai paesi
del Mediterraneo o, per quanto riguarda il salmone, dal Nord Europa.
Ma il rischio è irrisorio anche sul fronte dell’import da Tokio: le importazioni alimentari dal Giappone
all’Italia -aggiunge la Cia- sono quasi inesistenti, rappresentando appena lo 0,03 per cento dell’intero
commercio agroalimentare in entrata dai paesi stranieri. Non solo. La Ue ha già esortato gli Stati membri
a verificare con accurati controlli e verifiche l’import di cibi provenienti dal Sol Levante.
Insomma, non c’è nulla di cui aver paura sul fronte alimentare -conclude la Cia-. Non bisogna scatenare
emergenze ingiustificate e provocare “l’effetto psicosi”. In questo senso, il passato deve insegnarci
qualcosa: tra allarmi Bse, aviaria, diossina e mozzarella blu, il mondo agricolo italiano ha già contato
perdite per oltre 5 miliardi di euro.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Data: 23/03/2011
Cereali: meno grano duro italiano e più import. Ancora difficoltà per i nostri produttori. Subito il
Piano nazionale per il settore
La Cia evidenzia i problemi del comparto, confermati dal calo del 10 per cento delle semine nell’anno.
Sulla tavola sempre meno pasta con frumento “made in Italy”, bisogna invertire la tendenza.
Quest’anno ci sarà meno grano italiano nella nostra pasta. Il maltempo e i costi produttivi alle stelle
hanno ridotto le superfici coltivate a frumento duro nel Belpaese e la conseguenza nel 2011 sarà
evidentemente il maggior ricorso alle importazioni per soddisfare i fabbisogni dell’industria molitoria. Con
nuove penalizzazioni per i produttori nazionali. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori
analizzando i dati Ismea, secondo cui le condizioni climatiche sfavorevoli, determinate dalla persistente
piovosità, hanno ostacolato il regolare svolgimento delle operazioni di semina tra novembre e gennaio.
Portando a un calo complessivo delle semine di grano duro pari al 10 per cento annuo.
Ma non è stato solo il maltempo a condizionare gli agricoltori -spiega la Cia-. I costi produttivi in costante
aumento (più 4,4 per cento a gennaio, di cui più 6,4 per cento solo per i carburanti) hanno portato gli
imprenditori del settore a scelte drastiche: come evidenzia l’Istat, infatti, nelle intenzioni di semina 20102011, c’è stato un netto rialzo (pari al più 19,1 per cento) dei terreni lasciati a riposo. E la decisione di
non seminare è dipesa proprio dal fattore costi, soprattutto visto che oggi i prezzi di mercato,
caratterizzati da una crescente volatilità, non riescono a compensare gli oneri da fronteggiare. Tanto più
nell’ambito dei cereali, dove -nonostante gli aumenti di listino- il prezzo di grano duro e grano tenero
pagato agli agricoltori italiani resta tutt'ora tra i più bassi del mondo.
Il calo delle semine di grano duro porterà, quindi, a una crescita delle importazioni dall’estero -avverte la
Cia- dopo un 2010 già da record. L’anno scorso infatti l’import di questo cereale ha toccato i 2,3 milioni di
tonnellate, il livello più alto dal 1991. Un volume corrispondente a poco meno del 50 per cento dei
fabbisogni dell’industria molitoria italiana, che annualmente trasforma attorno ai 5,2 milioni di tonnellate
di grano duro destinato alla produzione pastaria.
L’ulteriore probabile incremento dell’import nel 2011 desta però molta preoccupazione -continua la Ciaperché si ridurrà sempre di più la componente nazionale in un prodotto leader del “made in Italy” com’è
la pasta. Un prodotto che è il fiore all’occhiello del nostro sistema agroalimentare, come dimostra la
nostra posizione di primo produttore mondiale di pasta con quasi 3,2 milioni di tonnellate, delle quali
oltre la metà è destinata all’estero. L’Italia rappresenta il 26 per cento circa della produzione planetaria
e il 75 per cento di quella europea.
Ecco perché oggi è necessario attivarsi per invertire la tendenza -conclude la Cia- a partire dalla
valorizzazione della provenienza delle materie prime del “prodotto pasta”. Ma per fare questo servono
nuove politiche, che tutelino innanzitutto i produttori nazionali di grano duro alle prese con prezzi niente
affatto remunerativi. E soprattutto occorre andare avanti al più presto con il Piano cerealicolo nazionale,
che può essere uno strumento importantissimo per rilanciare il settore. In questo senso pesa ovviamente il
ritardo ministeriale per la pubblicazione del bando, atteso dagli operatori ormai da troppo tempo ma mai
annunciato ufficialmente.
Data: 23/03/2011
Norme anti-Opa: meglio tardi che mai. Evitiamo che anche Parmalat parli straniero. Più tutela per
l’agroalimentare italiano
Il presidente della Cia Giuseppe Politi: il decreto del governo arriva con colpevole ritardo. Il settore
lattiero-caseario vive un momento di difficoltà. Servono garanzie e certezze per i nostri allevatori.
“Si chiudono le stalle dopo che i buoi sono scappati. Ma meglio tardi che mai”. Così il presidente della CiaConfederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi commenta il decreto legge approvato oggi dal Consiglio
dei ministri che prevede, tra l’altro, l'obbligatorietà del parere preventivo in caso di Opa e la proroga a
180 giorni del termine per le assemblee societarie.
“Non sappiamo se questo provvedimento del governo potrà rimettere in gioco la vicenda Parmalat alle
prese con la scalata dei francesi di Lactalis. Era, tuttavia, indispensabile -aggiunge Politi- intervenire. E
questo vale in particolare per il settore agroalimentare, dove ormai si parla sempre meno italiano.
Comunque, da qui a dire che il decreto potrà sbarrare la strada allo straniero conquistatore ce ne vuole.
Bisogna attendere e soprattutto vigilare”.
“La nostra posizione sul caso Parmalat non è legata a logiche protezionistiche, ma solo all’esigenza continua il presidente della Cia- di tutelare e valorizzare l’agroalimentare ‘made in Italy’ e, quindi, i
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
nostri produttori agricoli che devono avere le opportune certezze, specialmente in un momento in cui le
difficoltà crescono e rendono complicata l’attività imprenditoriale”.
“Purtroppo, in questi ultimi anni abbiamo assistito a continue scalate nel settore e questo ha avuto effetti
non marginali sull’agricoltura. Nessuno -sottolinea Politi- si è mai curato dell’esigenza di salvaguardare un
sistema che da tempo ha assunto un ruolo strategico nell’apparato economico e finanziario del Paese. Si è
lasciato fare. Non ci sono state azioni adeguate. Solo oggi e con colpevole e grave ritardo ci si accorge
delle conseguenze che una ‘non politica agroalimentare’ sta causando”.
“A questo punto nostro auspicio è che la Parmalat, dopo un faticoso risanamento, possa restare in mani
italiane. Vediamo se il decreto è in grado di produrre frutti positivi. In questo modo -conclude il
presidente della Cia- si possono dare reali garanzie ai nostri allevatori che hanno rapporti contrattuali con
il gruppo di Collecchio, specie in una fase congiunturale in cui le imprese zootecniche fanno i conti con
complessi problemi, a cominciare da onerosi costi produttivi e da prezzi non certo remunerativi”.
Data: 22/03/2011
Acqua: italiani campioni di spreco. La rete idrica è un vero colabrodo. Si perde un terzo delle risorse.
Subito Autorità unica e investimenti
In occasione del “World Water Day”, la Cia ribadisce l’esigenza di un uso più razionale dell’‘oro blu’.
Indispensabili interventi di modernizzazione delle infrastrutture. Salvaguardare il territorio dal rischio di
frane e alluvioni. L’agricoltura pronta a fare la sua parte.
L’attuale rete idrica italiana è un vero e proprio colabrodo, soprattutto nel Mezzogiorno. Siamo,
purtroppo, campioni nello spreco. Ma campioni assetati: visto che sono 8,5 milioni gli italiani che vivono in
zone ove l’acqua ha difficoltà ad essere erogata con continuità. Per la fatiscenza delle nostre
infrastrutture, su 383 litri di acqua erogati mediamente per ogni cittadino, solo 278 litri, arrivano
realmente a destinazione. Poco meno di un terzo delle risorse va perduto. Da qui le proposte per istituire
un’Autorità unica delle acque, per modernizzare la rete idrica, per riformare i Consorzi di bonifica, per
promuovere la ricerca sulle tecniche di irrigazione, sulle pratiche agronomiche e su nuove varietà adatte
alla scarsità d’acqua. E’ quanto sottolineato dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori in occasione
della Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day) che si svolge oggi 22 marzo.
Sul fronte della depurazione le cose non vanno meglio: oltre un terzo dell’acqua consumata -rileva la Cianon viene depurata e quasi un quarto non è nemmeno allacciata alla rete fognaria. I primi a risentire di
questo grave deficit depurativo sono i corsi d’acqua. Non solo. La cattiva gestione del territorio e delle
aree urbanizzate rende “fragile” il nostro Paese, con rilevanti danni prodotti da alluvioni e inondazioni,
come, purtroppo, si è potuto tristemente constatare in questi ultimi anni. Attualmente in Italia 6.689 aree
risultano a rischio frana, 446 a rischio alluvione e 37 a rischio valanga, per un totale di 9.172 aree a rischio
idrogeologico (2.220 i comuni coinvolti).
I mutamenti climatici in atto e la scarsa attenzione all’uso razionale delle risorse idriche disponibili
determinano così situazioni di diffusa emergenza in tema di scarsa disponibilità di acqua a uso irriguo. Per
questo motivo, la Cia evidenzia l’esigenza di una gestione innovativa delle risorse idriche a livello
amministrativo, di investimenti aziendali nei nuovi sistemi di irrigazione, di sostegno alla ricerca per la
diffusione di coltivazioni agricole meno idroesigenti. Insomma, bisogna uscire dalla logica di emergenza,
per avviare organiche politiche di natura strutturale.
L’agricoltura -afferma la Cia- intende fare la propria parte, sostenendo che servono una programmazione
dell’impiego dell’acqua, il coordinamento dell’uso con gli altri settori, l’ottimizzazione dell’utilizzo idrico
e politiche di ambito e di bacino. Ridurre la vulnerabilità delle risorse idriche e lavorare nelle strategie di
adattamenti nel settore agricolo significa -conclude la Cia- razionalizzare, integrare e rendere efficienti i
diversi usi dell’“oro blu”, cioè quelli che interessano l’agricoltura, l’industria, l’energia e la popolazione e
questo richiede il contributo del più ampio arco di forze.
Data: 22/03/2011
Ue-Cina: un nuovo successo per l’agroalimentare “made in Italy”
La Cia esprime soddisfazione per la caduta di tutti gli ostacoli al riconoscimento da parte di Pechino del
Grana Padano e del Prosciutto di Parma.
La caduta di tutti gli ostacoli al riconoscimento da parte della Cina di due prodotti di alta qualità italiani,
come il Grana Padano e il Prosciutto di Parma, viene accolta con soddisfazione dalla Cia-Confederazione
italiana agricoltori, che commenta in maniera positiva l’annuncio fatto oggi a Shanghai dal commissario
europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Si tratta -afferma la Cia- di un’ulteriore importante vittoria della qualità dell’agroalimentare “made in
Italy” che continua a registrare significativi successi sui mercati internazionali, visto che il valore delle
esportazioni nel 2010 si è avvicinato ai 30 miliardi di euro.
La Cia auspica, quindi, che l’affermazione all’estero di prodotti di grande rilevanza per il nostro
agroalimentare, come il Grana Padano e il Prosciutto di Parma, possano portare reali riscontri anche ai
nostri agricoltori che stanno vivendo una situazione critica a causa degli alti costi di produzione e dei
prezzi sui campi non remunerativi.
Ovviamente, questa “apertura” da parte della Cina non deve far abbassare la guardia nei confronti
dell’agropirateria internazionale verso l’agroalimentare italiano, il più clonato nel mondo. Basti pensare afferma la Cia- che attualmente le nostre produzioni a denominazione tipiche e di qualità, si trovano di
fronte a un vero e proprio accerchiamento. Falsi e “tarocchi” che generano, ogni anno, un business da 60
miliardi di euro.
21/03/2011
Acqua: dramma per un miliardo di persone. La mancanza di risorse idriche uccide più di una guerra.
Più agricoltura per sfamare il mondo
In occasione della Giornata mondiale, il presidente della Cia Giuseppe Politi ribadisce l’esigenza di una
nuova politica a livello planetario. Un adeguato accesso all’“oro blu” per il mondo agricolo significa dare
un’efficace risposta al problema alimentare del Pianeta.
“La mancanza dell’acqua uccide di più di una guerra. Oltre un miliardo di persone nel mondo non
possono, infatti, contare su un accesso ad una risorsa sicura, al riparo da eventuali contaminazioni. Tra
queste otto su dieci vivono in aree rurali. Entro il 2030 una persona su tre, nel Pianeta, vivrà in zone dove
l'acqua scarseggia. E, purtroppo, i cambiamenti climatici modificheranno sensibilmente la qualità e la
disponibilità delle risorse idriche e ciò, a sua volta, avrà ripercussioni sulla produzione alimentare, dove
proprio l'acqua è un elemento essenziale: si pensi che nel mondo oltre l'80 per cento dei terreni agricoli è
irrigato dall'acqua piovana”. Lo ha sostenuto il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori
Giuseppe Politi in occasione del ventesimo World Water Day, la Giornata mondiale, lanciata dall’Onu nel
1992, che si celebra il 22 marzo.
“Attualmente il fabbisogno minimo giornaliero di acqua pulita per bere, cucinare e lavarsi è pari a 20-50
litri per persona. Nei Paesi più poveri della Terra ogni persona in media ne può consumare, invece, meno
di 10 litri. E ogni anno, purtroppo, 1,4 milioni di bambini, uno ogni 20 secondi, muoiono per malattie
causate da acqua contaminata e dall'assenza di misure igieniche adeguate. Solo nell'Africa sub-sahariana
più del 40 per cento della popolazione non ha accesso ad acqua pulita. Un dramma infinito al quale
bisognerà porre rimedio in tempi celeri”.
“E i riflessi della mancanza d’acqua mettono a rischio lo stesso futuro alimentare nel mondo. D’altra
parte, la produzione di cibo -ha aggiunto Politi- dipende essenzialmente dalle risorse idriche disponibili
per l'irrigazione. E la questione non interessa soltanto i territori dell’Africa: la scarsa disponibilità di acqua
è già fonte di problemi anche in molte zone dell'Europa e si prevede che la situazione peggiorerà a seguito
dei mutamenti climatici. Le zone dell'Europa soggette a forte stress idrico dovrebbero, infatti, passare dal
19 per cento odierno al 35 per cento nel decennio 2070”.
Quindi, per Politi, “inquinamento, cambiamenti climatici, produzione di cibo e di energia sono le sfide da
affrontare per sviluppare una politica in grado di garantire l’acqua, un bene prezioso sempre più sfruttato
e sotto l'assedio di una popolazione in aumento. E l’agricoltura, se si garantiscono risorse idriche adeguate
e se soprattutto si assicura l’accesso all’‘oro blu’ può giocare un ruolo decisivo nella lotta alla fame nel
mondo. Ed è per questo che rinnoviamo il nostro appello per più agricoltura in grado di dare risposte
adeguate all’esigenza di cibo nel Pianeta”.
Tutti i numeri dell’acqua
-L’acqua ricopre il 71 per cento del nostro pianeta. La disponibilità idrica ammonta a livello mondiale a 40
mila chilometri cubi per anno. Si accede, però, soltanto a 13.500 chilometri cubi.
-Il 40 per cento della popolazione mondiale abita in zone aride o semi-aride. Questa percentuale è
destinata a salire al 65 per cento nei prossimi anni.
-Dal 1950 ad oggi, il consumo globale dell’acqua è triplicato. Ma solo il 21 per cento della popolazione
mondiale controlla oltre il 76 per cento delle risorse idriche dolci utilizzate e ne consuma il 97 per cento.
Di questo 76 per cento, il 65 per cento è in mano a soggetti privati. Il giro d’affari del mercato dell’acqua
è di 300 miliardi di dollari.
-Oltre un miliardo di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile e 2,4 miliardi non hanno
abbastanza acqua per soddisfare le esigenze igieniche: una carenza che costa 3,4 milioni di vite ogni anno.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Dieci volte il numero delle vittime di conflitti bellici. Se nulla sarà fatto per rovesciare la situazione, il
numero di persone che non avranno accesso all’acqua potabile si eleverà nel 2020 a più di 4 miliardi, metà
della popolazione mondiale.
21/03/2011
Consumi: il “bio” non conosce crisi. Nel 2010 più 11,6 per cento, il record degli ultimi otto anni
Mentre l’alimentare tradizionale segna il passo, chiudendo l’anno a meno 0,6 per cento, il biologico
archivia il 2010 con aumenti super. E da moda si trasforma in abitudine di spesa, coinvolgendo sempre più
famiglie e conquistando quote nella Gdo. Nonostante la “roccaforte” dei consumi resti il Nord, il segmento
bio comincia a mettere radici anche nel Mezzogiorno.
La crisi non frena l’ascesa incredibile del biologico. Se i consumi alimentari convenzionali ristagnano, nel
2010 il segmento “bio” continua la sua corsa, mettendo a segno l’aumento più elevato degli ultimi otto
anni: più 11,6 per cento. Un dato che rende ormai chiaro il passaggio del biologico da “moda passeggera”
a vera e propria “abitudine di spesa”, come evidenzia la presenza massiccia dei prodotti bio non più solo
nelle botteghe al dettaglio ma nelle catene della Gdo. Infatti, anche se i negozi tradizionali mantengono il
primato con una quota del 29,3 per cento, crescono le vendite di prodotti biologici negli ipermercati (più
18,2 per cento) e nei discount (più 14,9 per cento). Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori,
analizzando i risultati dell’Osservatorio del mercato dei prodotti biologici diffuso dall’Ismea.
A trainare la spesa bio nel 2010 -osserva la Cia- risultano il comparto lattiero-caseario (più 13,2 per
cento), le bevande analcoliche più 12,8 per cento) e biscotti, dolciumi e snack (più 13,5 per cento). Più
contenuti gli incrementi di uova (più 7,4 per cento) e ortofrutta fresca e trasformata (più 4,2 per cento).
In termini di “peso” percentuale, queste categorie rappresentano insieme ben il 66,5 per cento del valore
totale dei consumi biologici. Corrono anche i prodotti per l’infanzia (più 33,6 per cento), pasta e riso (più
22,3 per cento), pane e sostituti (più 12,3 per cento) e salumi ed elaborati di carne (più 56,4 per cento),
ma per quest’ultimi il peso sul valore complessivo degli acquisti bio domestici è molto inferiore e pari
“solo” al 13 per cento.
Inoltre -continua la Cia- anche se il consumo dei prodotti “bio” resta fortemente sbilanciato nei territori
dell’Italia settentrionale (la cui incidenza sugli acquisti totali supera il 70 per cento), ora comincia a
crescere anche al Sud. Nell’aggregato “Mezzogiorno più Sicilia”, i consumi biologici sono aumentati nel
2010 del 21 per cento. In più, mentre nel passato la spesa bio era praticamente circoscritta alle famiglie
poco numerose, nell’anno appena trascorso è cresciuta anche la quota delle famiglie con tre e con quattro
componenti che comprano biologico: rispettivamente più 24,5 e più 21,7 per cento. Un cambiamento
importante -conclude la Cia- anche se, per ora, più della metà dei consumi bio rimane ancora concentrata
su fasce d’età fino a 44 anni con redditi medio-alti.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI DEL PIEMONTE
Link : http://www.piemonte.cia.it/ciapiemonte/svl/documentiLst?sez_id=93
Data: 24/03/2011
Il gasolio è aumentato del 40% in nemmeno sei mesi
Sui primi germogli della ripresa s’abbatte la scure del caro-petrolio. E il conseguente aumento del gasolio
agricolo. Il prezzo del barile è da tempo stabilmente sopra i 100 dollari e il rally del gasolio non sembra
arrestarsi. L’impennata iniziata nello scorso autunno deve ancora concludersi. Dai 55 centesimi al litro di
fine settembre siamo oggi attorno agli 80 cent/litro di gasolio agricolo. L’aumento è di circa 25 centesimi,
quasi il 40% in nemmeno 6 mesi.
Uno scenario che rischia così di peggiorare sensibilmente la redditività delle colture. Alcuni esempi sono
particolarmente significativi.
L’aggravio per un agricoltore medio è notevole. Il consumo di gasolio nel grano su terreno lavorato,
indicativamente, varia fra 185 e 210 litri/ ettaro. Consumo che scende a 70-100 l/ha su sodo. Sul mais non
irriguo si sale a 230 l/ha medi, per arrivare a 350 l/ha medi con punte fino a 500 l/ha su mais irriguo. Il
sorgo è agli stessi livelli del grano, mentre si scende di circa 15-20 l/ha su girasole e soia.
Proviamo a tradurre in euro queste cifre, considerando l’aumento sopra riportato di circa 25 centesimi al
litro. Ci troviamo di fronte ad aumenti variabili dai 50 €/ha per il grano ai 60-70 €/ha per mais non irriguo,
fino a superare i 100 €/ha nel caso di mais irriguo.
Come dire che alcuni quintali di prodotto della prossima campagna 2011 se ne sono già andati.
Sacrificati al gasolio.
Sembra poi imminente l’aumento delle tariffe di lavorazione degli agromeccanici. I quali, dopo aver
cercato per un buon periodo di limitare gli incrementi, non riescono più ad assorbirli. Si tratta,
ovviamente, di una questione che verrà gestita a livello delle singole aree, ma la tendenza è delineata.
FONTE “SOLE 24 ORE”
23/03/2011
Debutta "Arengo", la doc Piemonte Barbera della Cantina sociale di Vinchio
DEBUTTA “ ARENGO”, LA DOC PIEMONTE BARBERA DELLA CANTINA SOCIALE DI VINCHIO E VAGLIO SERRA.
SODDISFATTO IL PRESIDENTE LORENZO GIORDANO
Sarà la ribalta internazionale dell’ormai imminente Vinitaly di Verona (dal 7 al 12 aprile) ad ospitare il
debutto ufficiale di “Arengo”, la Doc Piemonte Barbera della Produttori Associati di Vinchio e Vaglio Serra,
in provincia di Asti, che rappresenta una vera e propria svolta nella concezione della Doc regionale, in
questo caso non più utilizzata nell’abituale uso di ricaduta, bensì come una denominazione di pieno diritto
e dignità.
“Di ricaduta non dobbiamo proprio parlare – ha affermato l’enologo Giuliano Noè, “padre” del nuovo vino
e storico consulente della Cantina, durante la recente presentazione alla stampa di “Arengo” – perché in
questo caso si è cambiata completamente filosofia produttiva e questa Barbera è quanto di meglio
potevano dare alcuni selezionati vigneti dei nostri soci, non certo un vino di risulta”.
La vera innovazione introdotta dalla Cantina per “Arengo” sta infatti nell’avere, nell’estate dello scorso
anno, selezionato scrupolosamente i vigneti che, per posizione e caratteristiche pedoclimatiche, avevano
costantemente fornito negli ultimi dieci anni uve che, in maniera naturale e senza alcun arricchimento,
davano vita a vini di gradazione contenuta (mai superiore ai 12°) pur essendo nel contempo ricchi di
profumi e sapori.
Una vera e propria rivoluzione nella concezione della Doc Piemonte, nei mesi scorsi ampiamente
modificata nel suo impianto normativo, che ha consentito di innalzare le rese ad ettaro a 120 quintali (dai
90 della Barbera d’Asti docg) e di ottenere dunque un vino che poteva essere immesso sul mercato a
prezzi molto interessanti (al di sotto dei 4 euro a bottiglia presso il punto vendita della Cantina) pur
proponendo al consumatore un prodotto di notevole appeal e qualità. Un vino fresco, di facile beva,
pronto nelle prime settimane di ogni anno (per il 2012 la data di uscita potrebbe essere fissata al 14
Febbraio) e soprattutto di gradazione contenuta.
“Non dimenticheremo certo le grandi selezioni che hanno reso famosa la nostra Cantina – ha detto il
presidente Lorenzo Giordano – ma oggi le tendenze del mercato sono notevolmente mutate rispetto a
qualche anno fa e c’è una crescente richiesta di un vino fresco, profumato, da bere subito. Un prodotto
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
che abbiamo ottenuto grazie ad una programmazione in vigneto che è un’assoluta novità per una Cantina
cooperativa come la nostra”.
Di “Arengo” è stata anche sottolineata la singolare ricorrenza del nome, già usato, oltre venticinque anni
or sono, in un altro momento di importante svolta dell’enologia piemontese che dovette subito dopo
affrontare però il terribile “tsunami” dello scandalo Metanolo.
“Quel nome – ha sottolineato il direttore della Cantina, Ernestino Laiolo – fu all’epoca il segno della
volontà di cambiamento e di riscossa del sistema vino del Piemonte. Il significato è oggi lo stesso,
ricordando come “Arengo” fosse nel Medioevo il luogo di incontro e di partecipazione della popolazione di
un Comune, così come in questo caso è stata partecipata dai soci (oltre duecento) la scelta dei vigneti che
ha consentito di produrre questo nuovo vino”.
“Arengo”, prodotto per il momento in 10mila bottiglie - ma il potenziale è di oltre 120mila - dal “vestito”
molto classico (forse fin troppo austero, è stato rilevato durante l'incontro con i rappresentanti
dell'informazione), sarà immesso in tutti i canali di vendita nella confezione da 0,75 lt., ad eccezione di
quello della Grande distribuzione organizzata. A seconda di come saranno le reazioni ed i suggerimenti dei
consumatori, è anche prevista, per il prossimo anno, una possibile confezione in bag-in-box di cui la
Cantina di Vinchio e Vaglio è stata da sempre una convinta utilizzatrice (oltre 300mila i contenitori
sottovuoto venduti lo scorso anno).
Dopo le parole, i fatti. Al termine dell'incontro stampa, “Arengo” è stato proposto in degustazione – con
unanime giudizio positivo – abbinato a due tradizionali e straordinari piatti della cucina di territorio: gli
Agnolotti quadrati d'Asti De.Co. e la Finanziera.
LA SCHEDA DI “ARENGO”
Piemonte Doc Barbera
100% uve Barbera
Gradazione 12% vol.
Acidità totale 5,30 g/l
Zuccheri residui 5,89 g/l
Invecchiamento in acciaio e bottiglia
Colore: rosso rubino con leggeri riflessi granata
Profumo: fine, elegante, fresco, fruttato
Sapore: rotondo, sapido, sTruttura discreta, buona persistenza, equilibrio acido.
22/03/2011
Ercole: no alla distribuzione delle risorse della Pac in base alla superficie
ROBERTO ERCOLE: ALEGGIA IL TENTATIVO DI DISTRIBUIRE LE RISORSE IN BASE A CRITERI DI SUPERFICIE. IL
NOSTRO PAESE DEVE OPPORSI CON FERMEZZA
Fra gli stati membri aleggia il tentativo, capitanato dalla Polonia, di redistribuire le risorse della Pac in
base a criteri di superficie. Un ettaro di pascolo scozzese dovrebbe essere remunerato come l’equivalente
di un campo di cardo gobbo di Nizza. Ciò è inaccettabile: i nostri agricoltori hanno diritto a ricevere un
volume di sostegno proporzionale al valore delle loro produzioni.
L‘agricoltura infatti non è tutta uguale. Molte produzioni non sono neanche paragonabili fra di loro. Il
nostro Governo deve perciò opporsi con fermezza a che la superficie diventi il criterio dominante nel
calcolo della ripartizione degli aiuti europei all'agricoltura, neppure con grandissimi termini di dilazione.
Con altrettante fermezza il nostro Governo deve battersi per impedire la riduzione del plafond destinato
al nostro Paese. Già ora l’Italia riceve solo il 10% della spesa agricola comunitaria, a fronte di un
contributo italiano al bilancio Ue del 13,5%, con conseguente saldo negativo del 3,5%”.
Purtroppo mentre la discussione sulla nuova Pac sta entrando nel vivo, sembra che il rappresentante del
nostro Governo nel Consiglio UE, il Ministro Galan, sia in procinto di essere sostituito. Il rimpasto di
Governo è per ora congelato, ma Saverio Romano, del gruppo dei Responsabili, preme per prendere il
posto di Galan.
La trattativa per la nuova Pac è molto complicata. Dal suo andamento dipende il destino di molte persone
e famiglie. E' una occasione per cambiare le cose e spendere meglio i soldi della politica agraria europea.
E' necessario perciò che chi porta avanti la trattativa a nome del nostro Paese sia addentro alle questioni e
garantisca continuità. Il clima d'incertezza sull'azione del Ministero per le politiche agricole, determinato
dalle continue voci che vorrebbero un cambio alla sua guida, in virtù di logiche politiche estranee alle
esigenze dl mondo agricolo, condiziona negativamente la capacità negoziale del nostro Paese.
ROBERTO ERCOLE - Presidente Cia Piemonte
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Data: 24/03/2011
LUPI
450.000 EURO STANZIATI DALLA REGIONE PER DIFENDERE LA PASTORIZIA DAI LUPI ---Nella stagione di
alpeggio 2010, in Piemonte, sono stati accertati 142 casi di attacchi per un totale di 381 capi di bestiame
morti: il problema lupo è quindi reale e la Regione ha deciso di intervenire a favore dei pastori.
L’attività di pastorizia rappresenta una risorsa fondamentale per l’economia montana e per il
mantenimento delle tradizioni storico-culturali, incarna inoltre un importante strumento per la
valorizzazione del territorio alpino. La Giunta, mediante delibera, ha deciso di far fronte alla situazione
stanziando 450 mila euro per attuare il maggior numero di misure necessarie alla difesa dell’attività del
pascolo. Sono stati rivisti ed approvati i criteri per il risarcimento dei danni in seguito agli attacchi, i
criteri per la formulazione del Piano regionale per la prevenzione delle predazioni ed infine le modalità
per la corresponsione del Premio di pascolo gestito per gli allevatori di ovini e caprini nei comuni montani.
Attraverso il Piano regionale la Regione si propone di ridurre al massimo il numero di attacchi e vittime.
L’obiettivo è quello di riequilibrare la coesistenza tra lupi e greggi e di applicare sul campo tutte le
soluzioni tecniche possibili finalizzate alla difesa dalle predazioni. Il Piano prevede tre capitoli: piano di
difesa aziendale, assegnazioni e valutazioni, disamina delle soluzioni tecniche e gestionali di prevenzione.
La Giunta, nell’ambito del “Fondo regionale per il risarcimento dei danni da predazione sul bestiame
domestico” –del quale si è dichiarato garante l’Assessorato all’Agricoltura- ha rivisto anche i criteri di
risarcimento, mettendo a disposizione indennizzi specifici per gli attacchi accertati, un comitato tecnico,
veterinari appositamente incaricati.
L’ Assessore Sacchetto ha voluto far sapere che obiettivo della Regione non è quello di annientare la
specie, ma semplicemente di proteggere, con azioni concrete, i pastori e la loro attività, fondamentali per
la salvaguardia del territorio.
23/03/2011
VIGNETI
ITALIA, FRANCIA E GERMANIA SI OPPONGONO ALLA LIBERALIZZAZIONE DEI DIRITTI DI REIMPIANTO DEI
VIGNETI --- Tema caldo della viticoltura italiana di questi giorni è quello della liberalizzazione dei diritti
di reimpianto.
Attualmente il settore vitivinicolo si avvale di uno strumento per gestire le produzioni: i diritti di
impianto. I nuovi vigneti possano essere impiantati solo se supportati da diritti di impianto in mano ai
viticoltori. Si tratta di un modo indiretto di controllare la produzione attraverso la gestione del vigneto
con l'obiettivo di stabilizzare i prezzi e di contrastare le crisi di sovrapproduzione.
La nuova Ocm vino prevede la soppressione al 31 dicembre 2015 del regime di blocco dei nuovi impianti. A
ciò si oppongono Italia, Francia e Germania secondo i quali la liberalizzazione degli impianti dei vigneti
potrebbe avere degli effetti devastanti. Il settore, qualora non fossero introdotti altri strumenti di
gestione della produzione che consentano di mantenere un certo equilibrio tra domanda ed offerta,
potrebbe essere investito da fenomeni destabilizzanti, come sovrapproduzioni, cadute dei prezzi,
speculazioni, perdita dei valori patrimoniali dei vigneti.
Il presidente del Comitato Nazionale delle Denominazione d’Origine, Giuseppe Martelli, è già sceso in
campo per ribadire che con la liberalizzazione dei diritti emerge “effettivamente il rischio deregulation,
in particolare per i Paesi tradizionalmente produttori di vino, come l’Italia”.
La situazione è in divenire.
“Appena sarà possibile - aveva detto l'ex ministro delle Politiche agricole alimentari forestali, Giancarlo
Galan,- l’Italia chiederà fortemente a Bruxelles di ripensare o rivisitare il Regolamento comunitario che
dal 2015 prevede la liberalizzazione degli impianti di nuove vigne nell’Unione europea, cancellando così
l’attuale sistema delle licenze produttive. Più ancora di Francia e Germania faremo sentire la nostra voce.
La preoccupazione per gli effetti che potrebbero derivare dalla decisione dell’Unione europea è forte,
soprattutto alla luce dei nuovi scenari di mercato. Per questo motivo non permetteremo che vengano
applicate nuove regole senza fornire ai produttori e alle filiere adeguate certezze di conservazione di quel
valore di sistema che fino ad oggi ha consentito lo sviluppo del nostro vino Made in Italy di qualità.
Chiederemo, dunque, che i tempi e i modi per la liberalizzazione vengano ripensati.”
La questione riguarda da vicino decine di migliaia di produttori piemontesi e centinaia di migliaia in Italia.
Tutti ci auguriamo che nonostante il recente cambio della guardia al Ministero per le politiche agricole,
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
determinato da logiche politiche estranee alle esigenze dl mondo agricolo, il nostro Governo non faccia
venire meno il proprio impegno.
DINO SCANAVINO – Vice Presidente nazionale Cia – Membro del Comitato nazionale vini
21/03/2011
Cala la superficie coltivata a riso, prezzi in rialzo
SI PREVEDE UN CALO DELLA SUPERFICIE COLTIVATA A RISO, MA I PREZZI SONO IN COSTANTE RIALZO
L’elaborazione dei dati che sono pervenuti all´Ente Risi da centinaia di aziende produttrici intervistate,
comparate con le segnalazioni provenienti dalle aziende sementiere, ha messo in luce che alla vigilia della
nuova annata, con la sommersione delle risaie (in Piemonte oltre il 50% dell’intera superficie italiana), la
superficie risicola italiana (concentrata nel triangolo Vercelli-Novara-Pavia) dovrebbe subire una leggera
flessione, allontanandosi dal tetto storico dello scorso anno, quando arrivò a 248 mila ettari. Anche i
mercati dei principali competitori del riso, mais e grano, eserciteranno un’influenza significativa sulle
scelte colturali della prossima primavera.
I prezzi del riso sono intanto segnalati in costante rialzo. La quotazione di alcune varietà da consumo
interno, come il Carnaroli, principe della risicoltura e del Made Italy, è aumentata oltre il 100-150% in un
anno, passando da 370 euro la tonnellata a 865. Un balzo mai registrato. Aumenti considerevoli anche per
altre tipologie, come l’Arborio (da 370 a 676); il S. Andrea (260-480); il Roma (290-525); il Balilla (220420). Bene il balzo anche per le varietà Indica da esportazione: da 220 a 320.
Paolo Carrà, neo presidente Ente Nazionale Risi, è ottimista: “Abbiamo già venduto il 66% della
produzione 2010, con un ritmo costante. Anche l’export tira. Il riso italiano è richiesto in tutto il mondo,
soprattutto dai Paesi che si affacciano sull’area del Mediterraneo. Ma non esultiamo, le fluttuazioni del
mercato sono sempre in agguato. Un anno fa i prezzi erano a terra”.
Anna Del Ciello, dello stesso Ente, specialista in analisi dei mercati, ha sottolineato che : “Una minore
produzione non solo in Italia, ma in tutto il mondo, ed un calo delle importazioni nell’area comunitaria,
stanno favorendo le esportazioni del nostro riso con un +12%. I Paesi maggiormente interessati sono
Turchia, Libano, Siria, Croazia, Albania, Svizzera, Stati Uniti. Il 65% dell’export complessivo dell’Ue è
rappresentato dal riso made in Italy”.
20/03/2011
Asti docg" Allini" in vendita a 1,99 euro. Assomoscato protesta
ASTI “ALLINI” IN VENDITA NEI SUPERMERCATI LIDL A 1,99 EURO. ASSOMOSCATO PROTESTA
Bottiglie di Asti spumante “Allini”, con il bollino del Consorzio, in vendita a 1,99 euro: è l’offerta lanciata,
in tutta Italia dalla catena di discount “Lidl”.
Non è la prima volta che accade che l’Asti venga venduto ad un prezzo così basso. In occasione del Natale
2009, ad esempio, la catena di supermercati Sisa, per i suoi punti vendita del centro-sud Italia, propose
una bottiglia da 75 cl. di Asti spumante Riccadonna allo stesso prezzo: 1,99 euro.
Anche allora, come oggi, una parte del mondo dell’Asti protestò vivacemente contro una scelta
commerciale per lo meno discutibile. Alcune industrie, si disse, preferiscono svendere l’Asti anziché
posizionarlo su fasce medio-alte, vanificando, di fatto, il piano di rilancio dell’Asti.
Questa volta a protestare vivacemente, contro un gioco che se da una parte punta ad aumentare, e non è
detto che ci si riesca, i volumi del venduto, dall’altra, certamente, svilisce un prodotto che merita più
fiducia, rispetto e considerazione, sono i vignaioli di Assomoscato.
Della protesta, si è fatto portavoce Giovanni Satragno, presidente di Assomoscato, già ai ferri corti con il
presidente del Consorzio dell’Asti Paolo Ricagno e la sua squadra.
“L’industria ci dice che entro Pasqua- ha dichiarato Satragno-, finiranno le scorte e noi allora ci
chiediamo: è questo il modo di fare promozione a un prodotto super richiesto che ora scarseggia?”. Con
un’aggravante aggiunge Satragno: “Bottiglie a prezzi sviliti sotto i due euro e pure con il marchio del
Consorzio. È ora di finirla: bisognar cambiar musica se vogliamo tutelare la docg e il suo territorio di
produzione”.
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20/03/2011
Bene le leggi anti ogm, ma senza eccessi
BENE LE LEGGI SALVA TERRITORIO, MA SENZA ECCESSI
Gli assessori regionali all'Agricoltura si sono dichiarati contrari ad adottare le linee guida di coesistenza tra
le colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate. Per la Cia il Ministro Galan deve tener
conto del parere degli Assessori.
La contrarietà della Cia al biotech non è ideologica, ma dettata dalla consapevolezza che l'utilizzazione
degli organismi geneticamente modificati può annullare il forte vantaggio competitivo dei prodotti italiani
sui mercati: quello della biodiversità, valore chiave dell'agricoltura italiana tipica, diversificata e di
qualità.
Tre i punti su cui gli assessori all'agricoltura hanno deliberato: la contrarietà a coltivare organismi
geneticamente modificati; la richiesta alla Conferenza stato-regioni di deliberare la clausola di
salvaguardia per evitare coltivazioni ogm con la motivazione che ci si trova in una fase di cambiamento
delle regole di gioco in ambito comunitario; infine, tutti si sono detti a favore della proposta Ue di
rinazionalizzare la decisione Ogm. La stessa sulla quale Galan si è detto contrario a Bruxelles, sposando la
linea franco-tedesca.
La delibera degli assessori
è in linea i nuovi orientamenti dell'Unione europea espresi nella
Raccomandazione del 13 luglio 2010: “ Gli Stati membri possono vagliare la possibilità di escludere la
coltivazione di ogm da vaste zone nel loro territorio, onde evitare la presenza involontaria di ogm nelle
colture convenzionali e biologiche. Per attuare tale esclusione gli Stati membri devono dimostrare che in
tali zone non è possibile raggiungere un livello sufficiente di purezza con altri mezzi. Le misure per
evitare la presenza involontaria di OGM in altre colture devono essere proporzionali all'obiettivo
perseguito (la tutela delle esigenze specifiche degli agricoltori che operano secondo metodi convenzionali
o biologici). La Raccomandazione della Commissione non ha però ancora trovato accoglimento in una
normativa vincolante e precisa.
Alcuni consiglieri leghisti del Veneto, con il sostegno dell’Assessore regionale, hanno presentato un
progetto di legge regionale anti-ogm che non si limita a vietare sull’'intero territorio regionale la
coltivazione di ogm, ma proibisce anche la produzione di beni agricoli o alimentari con componenti
geneticamente modificati, e l'allevamento di capi con mangimi Ogm.
Tutto bene, salvo il fatto che l’alimentazione degli animali in larghissima parte è attualmente costituita
da mangimi contenenti organismi geneticamente modificati: più di 4 milioni di tonnellate di soia e due
milioni di mais biotech fanno parte dell'alimentazione degli animali allevati in Italia. L'Europa non sta
meglio. Nel nostro continente ogni anno si importano oltre 40 milioni di tonnellate di piante proteiche, in
gran parte ogm. L’Europa copre appena il 30% del suo fabbisogno di proteine vegetali usate come mangimi
per gli animali.
Stando così le cose è chiaro che per uscire dagli Ogm non basta vietare, ma bisogna ampliare la
produzione nazionale ed europea di proteine vegetali e deve essere data la possibilità agli allevatori di
trovare soia e mais non transgenici sul mercato internazionale, come va chiedendo ripetutamente anche la
Cia.
Assalzoo, l’Associazione che rappresenta 200 aziende e produce oltre il 70% della produzione nazionale di
mangimi ha emanato un comunicato per affermare che "Le materie prime di importazione, ed in particolar
modo la soia geneticamente modificata, sono fondamentali per la produzione nazionale di mangimi. Senza
i mangimi geneticamente modificati la zootecnia italiana, è destinata a fermarsi".
Lo stesso Parlamento europeo ha compreso la gravità della situazione ed ha recentemente approvato una
Risoluzione per chiedere alla Commissione europea di inserire una “politica sulle proteine” all’interno
della prossima riforma della Pac che preveda nuovi strumenti per incrementare la produzione interna di
colture proteiche nell’UE.
Il divieto di alimentare gli animali con ogm può funzionare a condizione che si creino le condizioni perché
possa essere rispettato, altrimenti è pura propaganda.
Lodovico Actis Perinetto - Presidente Cia Torino
19/03/2011
La Regione rinuncia a costituirsi parte civile contro i Cobas del latte
INIZIATO IL PROCESSO D’APPELLO A CARICO DEI COBAS DEL LATTE. LA CIA PARTE CIVILE. LA REGIONE SI
RITIRA
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Il 15 marzo è iniziato il processo d’appello a carico degli allevatori delle Cooperative Savoia, i cosiddetti
"Cobas del latte", condannati dal tribunale di Saluzzo nel luglio del 2009 per frode in merito al regime
delle quote latte.
Il principale imputato è Giovanni Robusti, già europarlamentare della Lega Nord e presidente delle coop
Savoia al centro del processo, condannato in tribunale a 3 anni e 6 mesi di carcere.
Le coop Savoia finite in questa inchiesta sono sei: avevano tutte sede a Carmagnola e sono state liquidate
l’una dopo l’altra man mano che, a seguito dei controlli, veniva revocata a ciascuna la qualifica di primo
acquirente. Via l’una, subentrava un’altra.
L’accusa, ora ripresa dal procuratore generale Ennio Tommaselli, sostiene che le coop servivano per
sostituirsi ai caseifici acquirenti del latte nell’assumersi l’onere di non farsi pagare dai soci allevatori le
multe europee per il latte prodotto in eccesso rispetto alla quota assegnata per legge a ciascuno. Il
presidente Valter Maccario, nella relazione introduttiva, ha ricordato che la sentenza di primo grado ne
aveva evidenziato il ruolo di “strumento piegato a fini illeciti per dirottare ai loro soci denaro dovuto al
fisco”. La Procura generale ha rilanciato l’accusa di associazione per delinquere che il Tribunale di
Saluzzo non aveva accolto.
Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative e l’ Associazione regionale dei produttori del latte si
sono costituiti parte civile anche nel processo d’appello.
La Giunta regionale ha invece revocato definitivamente la costituzione di parte civile. Non si è costituita
parte civile neppure l’Agenzia per le politiche agricole, che deve riscuotere i proventi delle quote latte ed
è stata direttamente danneggiata dal meccanismo elusivo in cui consiste la truffa, per 240 milioni di euro,
riconosciuta dalla sentenza di primo grado.
E' alquanto singolare che la Regione Piemonte abbia ritirato la propria costituzione di parte civile nel
processo d’appello contro i Cobas del latte dopo che in primo grado aveva ottenuto il giusto
riconoscimento a un indennizzo, oltre che il pagamento delle spese legali. Siamo evidentemente in
presenza di una chiara decisione politica a favore dei soliti furbetti del latte presa dalla Giunta regionale,
guarda caso guidata della Lega Nord. La coincidenza sicuramente non sfugge agli occhi degli allevatori
onesti, ma anche della Corte dei Conti, che potrà verificare l’eventuale danno erariale causato da una
simile decisione.
17/03/2011
Senza soldi, Associazioni allevatori alla deriva
SENZA SOLDI ASSOCIAZIONI ALLEVATORI ALLA DERIVA. A RISCHIO IL MIGLIORAMENTO GENETICO
A ripercorrere le cronache dei giorni, convulsi, dell’approvazione del Milleproroghe, convertito in legge a
fine febbraio, si scopre che a tifare per gli allevatori c’era buona parte dell’arco parlamentare. Nel
proporre emendamenti in favore del finanziamento delle attività di selezione del bestiame troviamo
infatti, fra gli altri, le firme di Amato Berardi e Monica Faenzi (Pdl), quella di Giuseppina Servodio (Pd), di
Pierfelice Zazzera (Idv) e di Teresio Delfino (Udc). Tutte richieste rientrate sul nascere, perché ritirate o
perché dichiarate inammissibili. Con il risultato che all’Associazione italiana allevatori (Aia) sono state
negate le risorse per continuare ad occuparsi di selezione e miglioramento genetico e della tenuta dei
Libri Genealogici degli animali in produzione, un compito di interesse pubblico che lo Stato ha affidato
alla stessa Aia. Non che mancassero segnali preoccupanti. La crisi economica, la necessità di ottimizzare
le risorse, taluni rilievi nel passato da parte di Bruxelles (aiuti indebiti?), già facevano intuire che una
stretta sarebbe arrivata e che gli allevatori avrebbero dovuto “tirare la cinghia”. Ed erano pronti agli
inevitabili sacrifici, forti di una riorganizzazione interna che avrebbe potuto assorbire almeno in parte
l’urto di una riduzione, anche rilevante, dei circa 65 milioni di euro ricevuti nel 2010. I più pessimisti
erano arrivati ad azzardare che i sostegni si sarebbero ridotti ad appena 25 milioni. Nessuno, però, aveva
ipotizzato l’improponibile "risorse zero".
Nemmeno la Conferenza Stato Regioni dei giorni scorsi ha dato risposte soddisfacenti. E gli allevatori si
vedono costretti a mobilitarsi per far conoscere all’opinione pubblica il ruolo dell’associazione allevatori
non solo in campo genetico, ma anche per le ricadute del suo operato nella sicurezza alimentare e nella
qualità degli alimenti, oltre che nella tutela del benessere animale e dell’ambiente. E’ questo il compito,
tutt’altro che semplice, che grava ora sulle spalle del presidente degli allevatori Nino Andena. Un compito
che gli è stato affidato dai vertici delle associazioni periferiche degli allevatori riuniti a Roma per
decidere come affrontare questa difficile situazione. “Il finanziamento delle Apa - ha ribadito da parte sua
il presidente Andena - è interesse di tutta la società e del nostro made in Italy”. Preso atto delle difficoltà
in cui versa il Sistema zootecnico nazionale per la prospettata mancanza di copertura finanziaria certa, i
partecipanti al vertice romano hanno inoltre convenuto che l’attuale sistema della selezione, alla base dei
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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successi ottenuti in oltre 60 anni di attività, è unico ed è strategico che rimanga uniforme su tutto il
territorio nazionale. La selezione - ribadisce un comunicato diramato da Aia - è un patrimonio del made in
Italy ed è una componente fondamentale della competitività del nostro Paese.
Notizia tratta da Agronotizie.it
17/03/2011
Il caro petrolio mette in difficoltà le aziende agricole
DINO SCANAVINO: IL CARO PETROLIO DETERMINA UN PESANTE AGGRAVIO DI COSTI PER LE AZIENDE
AGRICOLE
Si preannuncia una primavera rovente per gli agricoltori a causa degli aumenti del prezzo del carburante.
L'andamento di mercato del petrolio ha provocato un aumento record del gasolio destinato all'attività
agricola e sta determinando un pesante aggravio di costi per le aziende agricole.
Le coltivazioni specializzate in serre sono le più a rischio, ma il rialzo dei costi si abbatterà anche sulle
prossime semine e sulle operazioni di concimazione, diserbo, irrigazione, trinciatura e raccolta. Tutte
pratiche che richiedono l’impiego di macchinari e quindi un grande utilizzo di gasolio agricolo. I
contoterzisti hanno giù preannunciato consistenti ritocchi tariffari.
Gli effetti dei rincari del greggio incideranno anche sul costo dei mangimi, dei concimi, delle sementi e
degli antiparassitari. A tutto ciò vanno aggiunti gli aumenti delle bollette elettriche e del gas.
Il quadro è davvero preoccupante. La competitività delle imprese agricole è a rischio. La Cia ha chiesto al
Governo misure urgenti a sostegno del settore primario, tra cui il ripristino del “bonus gasolio”.
L’agricoltura è un settore vitale per il Paese: da tempo combatte con redditi in calo, oneri burocratici e
contributivi in costante crescita e prezzi sui campi non remunerativi. Il rialzo incontrollato del petrolio
potrebbe dare al comparto il colpo di grazia.
DINO SCANAVINO – Vice Presidente nazionale CIA
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Link: http://www.confagricoltura.it/Pages/default.aspx
23/03/2011
Prezzo pomodoro, Confagricoltura: al Sud serve subito l’accordo, non si può produrre “al buio”
Preoccupazione per il mancato accordo sul prezzo del pomodoro da industria per il Sud Italia, malgrado gli
impegni assunti dalle associazioni degli industriali e dai rappresentati delle Organizzazioni di produttori, in
tutti i tavoli tecnici e politici, viene espressa dal vicepresidente della Federazione nazionale di Prodotto di
Confagricoltura Marco Nicastro.
“Siamo quasi a fine marzo e le imprese agricole stanno per iniziare le operazioni di trapianto, anticipando
tutti i costi di produzione, senza conoscere ancora né il prezzo, né le griglie qualità dei pomodori che
raccoglieremo” denuncia Nicastro. Circa il 50% del pomodoro italiano viene prodotto in Meridione e la
provincia di Foggia, con più di 21.000 ettari, è quella che investe di più in questa coltura.
Negli ultimi anni c’è stato un deprezzamento del pomodoro, sotto la soglia dei costi di produzione.
Confagricoltura si batte per la giusta remunerazione degli agricoltori e auspica che tutte le parti in causa,
trasformatori e OP, si siedano quanto prima al tavolo delle trattative per definire un accordo.
22/03/2011
Ue-Cina. Confagricoltura: la vera sfida è estendere il riconoscimento delle denominazioni di origine da
Pechino al Wto
“Il riconoscimento a breve di un pacchetto di denominazioni di origine europee, ancora limitato a
pochissimi prodotti che comprendono il Grana Padano e il Prosciutto di Parma, da parte della Cina, grazie
ad un progetto pilota, è solo un primo passo importante sulla strada della reciprocità tra Pechino e
Bruxelles”. Questo il commento di Confagricoltura in relazione alle notizie del meeting euro-cinese a cui
ha partecipato il commissario europeo Ciolos.
“Il negoziato con la Cina è importante ed innovativo - sottolinea Confagricoltura -. Non si avviino però
estenuanti trattative bilaterali, ma si proceda sulla strada della totale reciprocità che preveda
l’approvazione in blocco da parte della Cina di tutte le denominazioni di origine europee e dall’Ue dei
prodotti caratteristici a indicazione di origine (IG) cinese”.
“Il prossimo passo fondamentale che attende l’Unione europea - conclude Confagricoltura - dovrà essere
quello di far recepire il sistema delle denominazioni di origine al Wto, in modo da ottenere un
riconoscimento a livello globale dei suoi marchi di garanzia”.
COMUNICATO STAMPA
Roma, 22 marzo 2011
LAVORO, PORTE APERTE PER 60.000 LAVORATORI EXTRACOMUNITARI.
FINALMENTE POSSIBILE ANCHE L’AUTORIZZAZIONE PLURIENNALE
CONFAGRICOLTURA:
Con il “click day” di oggi, che permette alle imprese di presentare le domande di nulla osta previste dal
Decreto Flussi 2011, si aprono le porte ad oltre 60 mila lavoratori extracomunitari da impiegare nei vari
settori produttivi; ma è l’agricoltura a fare la parte del leone, seguita da edilizia e turismo.
“Circa il 10% della forza lavoro del settore è costituita da extracomunitari, che sono una risorsa
importantissima – ricorda Confagricoltura -. Novantamila lavoratori, di cui 17mila a tempo indeterminato e
73 mila a tempo determinato, a cui bisogna aggiungere un numero altrettanto rilevante di salariati
provenienti da Paesi neo-comunitari, in particolare Romania e Polonia”.
Novità di quest’anno, come voleva Confagricoltura, è la possibilità di richiedere l’autorizzazione al lavoro
stagionale pluriennale. “In tal modo - spiega l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - coloro che, ogni
anno, entrano ed escono dal nostro Paese per attività stagionali, potranno farlo in modo più semplice e
veloce”.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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I lavoratori arriveranno da Serbia, Montenegro, Bosnia- Herzegovina, Repubblica ex Yugoslava di
Macedonia, Kosovo, Repubblica delle Filippine,Croazia, India, Ghana, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka e
Ucraina, Gambia, Niger, Nigeria, Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia e Egitto. “In agricoltura - conclude
Confagricoltura - saranno impiegati soprattutto nella zootecnia, nella raccolta di frutta e ortaggi,
nell’agriturismo e nella vendita di prodotti”.
21/03/2011
Il presidente di Confagricoltura Vecchioni: “una strategia di filiera per far vincere l’olio extravergine
di qualità”
“La qualità è vincente se accompagnata da uno sforzo congiunto per valorizzarla e premiarla. Agricoltura,
industria di trasformazione, distribuzione, ossia gli attori della filiera, devono lavorare di comune accordo
sulle politiche di qualità, sull’approccio ai consumatori e sulle dinamiche dei costi”. Lo ha sottolineato il
presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni intervenendo alla tavola rotonda sul tema “Qualità e
immagine del Made in Italy: un presidio da difendere”, organizzata dal Consorzio Extravergine di Qualità.
“Una riflessione sulla qualità va fatta - ha proseguito Vecchioni -. Troppe le denominazioni di origine e le
sovrastrutture che appesantiscono i costi aziendali. Tutto deve essere reso più snello e funzionale. Il
Consorzio di Qualità vuole rispondere a queste necessità proponendosi come luogo di incontro sinergico,
per un prodotto come l’olio extravergine, la cui intrinseca fragilità commerciale va superata con politiche
integrate di sviluppo”.
Il presidente di Confagricoltura ha poi concluso: “L’agricoltura deve tornare ad essere una componente
decisiva per la crescita economica. Il problema è che le nostre imprese sono gravate da troppi costi ed
oneri burocratici. Ora si tratta di concretizzare un disegno complessivo di rilancio”.
Parmalat. Confagricoltura: “tifiamo per l’italianita’ degli approvvigionamenti di latte”
19/03/2011
“La notizia delle scalate azionarie di cordate francesi ed italiane alla Parmalat è giunta proprio nelle
giornate dei festeggiamenti del centocinquantenario dell’unità d’Italia. Ma non tifiamo per nessuna
cordata, tifiamo per l’italianità degli approvvigionamenti di latte”. Lo ha sottolineato il presidente di
Confagricoltura Federico Vecchioni.
“Lactalis, vero colosso dell’agroindustria già rappresenta marchi importanti del settore lattiero come
Irvenizzi, Galbani, Locatelli. Ci preoccupa - ha detto Vecchioni - la posizione di leadership che verrebbe
ad assumere acquisendo anche Parmalat, venendo cioè a rappresentare circa il 35-40% del potenziale di
latte nazionale; una posizione dominante con inevitabili condizionamenti sulla quota di latte italiano
realmente assorbita e sul prezzo conferito ai produttori”.
“Ha ragione il ministro Galan quando dice che il problema vero è quello della saldatura dell’agricoltura
italiana al sistema agroindustriale. Non ci interessa se la bandiera che sventolerà su Parmalat, sia o meno
un tricolore con il verde o con il blu, ma se l’industria abbia o meno la volontà di collegarsi
strategicamente al sistema produttivo nazionale.
Agroterrorismo e biosicurezza. Confagricoltura: “tema da approfondire per evitare l’11 settembre dei
campi”
16/03/2011
Negli Usa è stato simulato un attacco di afta epizootica in un allevamento. La presenza del virus è stata
individuata dopo cinque giorni quando era già diffuso in 23 Stati; all’ottavo giorno aveva colpito 23 milioni
di capi da abbattere in 29 Stati. Insomma una catastrofe dai danni incalcolabili, per un intero settore
produttivo, per la sicurezza dei cittadini. L’esperimento è stato descritto nel corso della tavola rotonda
dedicata da Confagricoltura al tema dell’agroterrorismo e della biosicurezza svolta stamani a Roma. La
documentazione relativa alla tavola rotonda sull'agroterrorismo e sulla biosicurezza è disponibile on line,
nel portale di Confagricoltura.
Anche l’agricoltura e, più in generale, il settore agroindustriale vengono considerati tra i possibili obiettivi
di azioni terroristiche; quindi si è avviata una cooperazione internazionale di studiosi, che hanno
intensificato le sinergie dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
“Il nostro obiettivo - ha detto il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni - non è creare
allarmismo. Vogliamo far conoscere una problematica importante, non perché ci sia un pericolo
imminente ma per valutarne per tempo i rischi”.
Nel corso della tavola rotonda gli interventi di Maria Lodovica Gullino (direttore di Agroinnova, centro di
competenza per l’innovazione in campo agro ambientale ed agroalimentare), Fausto Pedrazzini
(coordinatore dell’Ufficio Grant dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa), Marco Uguzzoni
(comandante del Nucleo Antifrodi dei Carabinieri di Parma) hanno posto in evidenza come la
“biosicurezza” stia diventando uno dei temi più importanti per la comunità internazionale. Ricomprende
anche il rischio che deriva dall’introduzione deliberata di parassiti delle piante, capaci di mettere a
rischio l’economia agricola di una nazione, la qualità e la sicurezza delle produzioni, la fiducia dei
consumatori e, più in generale, il benessere di un Paese.
L’idea che i parassiti delle piante possano essere usati come armi biologiche insomma non è priva di
fondamento. Ed ai programmi già in atto per monitorare questo rischio all’inizio del 2011 si è aggiunta la
costituzione di una rete di eccellenza, finanziata nell’ambito del VII Programma Quadro europeo
Sicurezza. Il nuovo progetto, a cui partecipano tredici partner, appartenenti a otto Paesi (Italia, Francia,
Germania, Gran Bretagna, Ungheria, Israele, Turchia, Stati Uniti d’America) è volto alla costituzione di un
Centro virtuale di eccellenza sul tema della biosicurezza in campo agro-alimentare e prende in
considerazione il rischio posto dalla possibile introduzione, a fini terroristici, di patogeni vegetali e
animali delle colture e di patogeni dell’uomo, utilizzati per contaminare derrate. Il progetto prevede,
come per tutte le reti di eccellenza finanziate nell’ambito dei Programmi di ricerca europei, non solo
attività di ricerca, ma anche formazione, divulgazione e comunicazione. Particolare attenzione verrà
prestata alla formazione di personale altamente qualificato, in grado di operare nei servizi fitosanitari,
nonché all’approfondimento di aspetti legati a tematiche nuove, quali la fitopatologia forense e la
cosiddetta “dual use research”, cioè quel tipo di ricerca i cui risultati, ottenuti per pure finalità
scientifiche, possono essere utilizzati per scopi anche illeciti. Il “quartier generale” di questo organismo
per difenderci dall’agroterrorismo è a Torino, presso Agroinnova.
Si sta studiando anche come eradicare gli agenti patogeni ed in particolare lo stanno facendo gli scienziati
partner israeliani.
C’è poi il discorso delle indagini investigative e quindi delle repressioni dei reati. Corrado Clini, direttore
generale della Direzione per lo sviluppo sostenibile del ministero dell’Ambiente, dal canto suo ha
sottolineato come ci si stia attrezzando per affrontare una “strategia di sostenibilità, ovvero di
prevenzione ma anche di monitoraggio, di intelligence e di repressione. L’Arma dei Carabinieri potrà dare
un validissimo supporto”.
Quali le colture che possono essere contaminate? Evidentemente quelle più necessarie dal punto di vista
alimentare come quelle cerealicole. Nell’ex-Unione Sovietica l’inizio del programma di guerra biologica
risale al 1928 sotto la direzione dell’Armata Rossa ed ha riguardato la produzione di spore di Puccinia
recondita, agente della ruggine bruna dei cereali.
“Abbiamo voluto porre in evidenza - ha detto in chiusura Nicola Motolese, presidente dei Giovani di
Confagricoltura - il riflesso geopolitico che deriva dalle dinamiche economiche legate all’agricoltura e la
necessità di una politica dei rapporti con i Paesi Terzi che non guardi solo alla liberalizzazione
commerciale, ma anche agli aspetti politico-sociali della cooperazione tra le varie aree del pianeta; con
una visione della politica internazionale che non trascuri, ma piuttosto riporti al centro delle scelte il
settore agricolo anche come elemento stabilizzatore sociale; di strumenti, anche a livello globale, che
aiutino a gestire l’alta volatilità dei mercati”.
Inflazione, Confagricoltura: “corre il carovita ma i prezzi agricoli sono in caduta libera”
16/03/2011
“Anche se i generi alimentari sono indicati come uno dei settori in cui i listini sono a maggior crescita,
l’inflazione importata penalizza gli agricoltori; guadagnano sempre meno, perché la forbice costi-prezzi
continua a rilevarsi micidiale. Ad esempio il rincaro della frutta (+1,9% a febbraio su gennaio) è dovuta
anche agli effetti del ‘caro petrolio’, costo che ha inciso notevolmente sulla movimentazione di questi
prodotti di sensibile deperibilità”. Lo ha sottolineato Confagricoltura in relazione ai dati Istat sui prezzi al
consumo a febbraio diffusi oggi.
“Anche se si registrano rincari al consumo per i prodotti caseari (+0,5% su base congiunturale) ed il pane
(+0,3%) - prosegue Confagricoltura - i prezzi all’origine sono in caduta libera. Da febbraio si è registrata,
in negativo, la volatilità delle quotazioni a termine per tutte le commodities agricole: cereali, oleaginose,
zucchero, caffè, cacao, ecc. Anche i prezzi all’origine sui mercati nazionali sono entrati in una fase di
ribassi, che non sembra destinata ad esaurirsi a breve”.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Sia i mercati azionari sia quelli delle commodities risentono, ad avviso di Confagricoltura, della crescente
incertezza sulle prospettive di crescita economica mondiale, causata dalla crisi della Libia e ora anche
dalle conseguenze dei disastri naturali che hanno colpito il Giappone. Molti investitori hanno scelto questo
momento per realizzare profitti, liquidando i contratti derivati dai futures delle materie prime agricole, e
acquistando nuovi contratti derivati dai futures del petrolio, che hanno registrato un aumento rapidissimo
del prezzo.
Confagricoltura: con il prestito partecipativo e le garanzie di stato, si volta pagina nel credito agrario
15/03/2011
Confagricoltura valuta positivamente i due provvedimenti varati dal ministro per le Politiche agricole
Galan finalizzati a rendere operativo il Fondo per gli interventi nei capitali di rischio delle piccole e medie
imprese agricole e ad avviare l’attività Ismea di garanzia dei prestiti bancari a breve e non bancari
(transazioni commerciali).
Commenta Confagricoltura: “Il Fondo rischi ed il prestito partecipativo erano attesi da nove anni. Adesso
si può finalmente concretizzare la partnership privato-pubblico (Il Fondo rischi come socio di minoranza
delle spa agricole) che darà modo alle imprese di sviluppare la progettualità nel settore primario. Come si
apprende dal comunicato stampa ministeriale il Fondo potrà effettuare operazioni finanziarie per un
importo complessivo di 1,5 milioni di euro annui per impresa destinataria”.
L’accesso al credito con la “garanzia di Stato”, fornita da Ismea, permetterà finalmente di supportare i
prestiti al di sotto dei 18 mesi e le transazioni commerciali (prima riguardava solo il credito agrario di
medio-lungo periodo).
“Finalmente - conclude Confagricoltura - ci si muove con nuove metodologie e sostenendo le imprese nei
progetti e nelle garanzie. Si è compreso che gli agricoltori possono uscire dalla crisi economica in atto solo
se hanno la possibilità di investire e di pianificare lo sviluppo”.
Giappone, Confagricoltura: “Effetto terremoto sui prezzi mondiali di cereali e generi alimentari”
14/03/2011
“Il terribile disastro che ha colpito il Giappone potrebbe avere un nuovo impatto significativo, anche se
non immediato, sui prezzi del grano. E’ comunque altamente probabile che il ‘day after’ nel paese del Sol
Levante vedrà aumentare la pressione sulle materie prime agricole. Il mercato nipponico, infatti, è uno
dei maggiori importatori mondiali di generi alimentari: secondo le stime del Dipartimento dell’agricoltura
Usa il 60% delle calorie necessarie ai cittadini giapponesi viene dall’estero”. A segnalarlo è
Confagricoltura, sulla base dei dati riscontrati su Agrimoney.com, uno dei più autorevoli siti mondiali che
analizza l’andamento e le proiezioni dei mercati agricoli internazionali.
“Al momento - prosegue Confagricoltura - l'impatto del mix tra terremoto, tsunami e allarme nucleare
sulle importazioni alimentari in Giappone non è facile da valutare. Ma appare probabile che le necessità di
approvvigionamento, dai cereali ai prodotti trasformati, saliranno, poiché il disastro ha pesantemente
colpito le potenzialità agricole del paese”. E, stando ai commenti degli analisti valutari, sui mercati non
sarà ininfluente il fatto che lo yen si rafforzerà, visto che gli assicuratori rimpatriano fondi per pagare
crediti e il governo venderà riserve di valuta e titoli esteri per fare cassa (dopo il terremoto di Kobe, nel
2005, lo yen si è apprezzato di circa il 20% sul dollaro entro tre mesi).
“Inoltre - concludono le valutazioni di Confagricoltura sulle rilevazioni di Agrimoney - il collasso del
reattore nucleare, causato dal terremoto, pone altri interrogativi sulla produzione di energia (oltre a
quelli che Tokyo stava già valutando a proposito del petrolio dopo i rivolgimenti politici in Medio Oriente e
Nord Africa). La parola d’ordine è garantire approvvigionamenti di energia certi e anche agli agricoltori
giapponesi sarà chiesto di aumentare il loro contributo alla produzione destinata a biocombustibili, pur
pagandone il prezzo con maggiori approvvigionamenti dall’estero destinati al food”.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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IL COLTIVATORE PIEMONTESE
Link : http://www.torino.coldiretti.it/il-coltivatore-piemontese2011.aspx?KeyPub=10310960%7C24983238&%3BLingua=IT
Il Coltivatore Piemontese – 1-15 marzo 2011 – n. 5
Pag. 2
■………Il convegno sul futuro della Pac riunisce a Poirino 300 imprenditori
Pag. 3
Pag. 4
■………Le proposte di Campagna Amica per i mesi di marzo e aprile 2011
■………Frutteti, biodiversità e giovani consumatori
Pag. 5
■………Batteriosi del kiwi: la Regione emana le linee guida di prevenzione
Pag. 6
■………Un tavolo in Regione Piemonte per ridurre il peso della burocrazia
■………Coldiretti Torino chiede di iniziare dalle criticità delle zone montane
■………Dalla Provincia contributi per il ripristino degli alpeggi danneggiati dalle nevicate dell’inverno 20082009
Pag. 7
■………Sviluppare la ricerca per aumentare la competitività del Made in Italy
■………Editoriale – L’agricoltura torni protagonista della Pac post 2013
Pag. 8
■………Un nuovo servizio rivolto ai soci Coldiretti
■………Immagini
■………Denunce di successione
Pag. 9
■………Mercati
Pag. 10
■………Resta pesante la situazione dei danni causati dai cinghiali nelle aree protette
■………Partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare: anno 2011
■………Il Piemonte incontra Antonio Mansueto, neo presidente Federpensionati
Pag. 11
■………Prorogata di sei mesi la moratoria dei finanziamenti alle Pmi
■………Api e neonicotinoidi: recepite le nuove norme comunitarie in materia
Pag. 12
■………Riforma della Pac: l’impatto delle nuove misure sulla cerealicoltura
Pag. 13
■………Direttiva Ce 2011/7: lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali
■………Il fotovoltaico organico a Settimo diventa realtà
■………Limitazione territoriale all’utilizzo dei principi attivi diserbanti.
Indicazioni per l’impiego di erbicidi contenenti terbutilazina
Pag. 14
■………Aia, a rischio la competitività per 76mila allevamenti
■………Da quattro Regioni un appello unanime per il settore zootecnico
Pag. 15
■………Pensioni: cosa cambia per gli autonomi
■………Indennità di accompagnamento per chi necessita di assistenza continua
Pag. 16
■………Documento sottoscritto da tutte le associazioni di rappresentanza
■………La politica agricola comunitaria dopo il 2013 (continua a pagina 17)
Pag. 17
■………La politica agricola comunitaria dopo il 2013 (segue da pagina 16)
Pag. 18
■………Opinioni – Ancora sulla dannosità dell’inceneritore
I.rur Innovazione rurale – www.irur.it
via del carmine 10 10122 torino – tel. +39 011 5217965 fax + 39 011 4358520 e-mail: [email protected]
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
07/03/2011- 24/03/11
Pag. 19
■………Gruppo di lavoro per il comparto florovivaistico
■………Agricoltura sociale in provincia di Torino
■………E’ stata adottata la Carta della capacità d’uso dei suoli
Pag. 22
■………Bse, aumentato a 72 mesi i limite di età per i test nei bovini sani macellati
■………La lotta contro la mucca pazza in Italia compie dieci anni
■………L’Efsa e l’Ecdc studiano i possibili legami tra le Tse negli animali e negli umani
Pag. 23
■………In arrivo una serie di azioni per combattere la volatilità dei prezzi delle materie prime
■………Ogm, il biotech per ora fa flop
Il Coltivatore Piemontese – 16-31 marzo 2011 – n. 6
Pag. 2
■………Multifunzionalità in agricoltura: si va verso una legge regionale
Pag. 3
■………Agricoltura sociale in provincia di Torino e alcune pratiche innovative di welfare
■………Prezzi dei bovini alla stalla: servono nuove strategie economiche
Pag. 4
■………La Coldiretti esprime solidarietà ai 3 milioni di agricoltori nipponici
■………Stop Ogm: bene leggi “salva territorio” approvate dalle Regioni Veneto e Friuli
■………Quote latte, la Regione Piemonte ritira la costituzione di parte civile
■………Delfino (Udc): “I soliti furbetti del latticino”
■………Ortofrutta: da Agea 92mila controlli in Italia
Pag. 5
■………Conclusi con successo gli incontri con le imprese in tutte le zone
■………Convocazioni assemblee Consorzio smaltimento rifiuti di origine animale
Pag. 6
■………Coldiretti costituisce Agritel
■………Immagini Giornate del Ringraziamento
Pag. 7
■………Moratoria dei debiti: rinnovato l’accordo per sostenere le piccole e medie imprese
■………Batteriosi del kiwi: Coldiretti chiede all’assessorato all’Agricoltura ulteriori stanziamenti economici
Pag. 8
■………Tecnica colturale e qualità del frumento coltivato in Piemonte
■………Il Consiglio dei ministri approva il nuovo decreto sulle fonti rinnovabili
Pag. 9
■………Sono al lavoro tre Ministeri per aggiornare la legislazione sui prodotti fitosanitari
■………L’innovativo tunnel in Pvc sostituisce la pacciamatura
■………Arrivano da Latina promettenti risultati di un protocollo sperimentale per contenere la batteriosi
del kiwi
Pag. 10
■………Mucca pazza, dopo dieci anni zero casi in allevamenti nostrani
■………Dall’anno 2000 a oggi le tappe per superare l’emergenza
Pag. 11
■………Così l’emergenza Bse ha modificato i nostri piatti: via il riso alla pajata, arriva l’hamburger di
Piemontese
■………La svolta dei sistemi di autocontrollo e certificazione della filiera dei produttori
Pag. 13
■………Mercati
Pag. 14
■………Patronato Epaca – Famiglie numerose e maternità
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