Ripatransone, 16 aprile 2011
Cityscape e mindscape.
Metamorfosi urbane e progettazione
socio-vitale nei processi di sviluppo locale
Prof. Gabriele Di Francesco
Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara
La posizione della città ideale secondo il Filarete
Sforzinda, la città ideale del Filarete (1400 +1469 circa)
Il c.d. Piano Stellare di Roma voluto da Sisto V (Felice Peretti, 1521-1590)
nell’Affresco della Biblioteca Apostolica Vaticana
Il piano urbanistico di Sisto V
Assi rettilinei ridisegnano la viabilità delle aree centrali e pianeggianti comprese
nell’ansa del Tevere, raccordando la città alle zone collinari periferiche
permettendo una veloce circolazione dei prodotti e delle merci necessari alla
vita ed allo sviluppo della città.
La nuova concezione viaria nel corso del secolo e di quello successivo si caricò
di ideali estetici e religiosi.
Il sistema di percorsi rapidi e ad ampio raggio consentiva infatti la vista, a
distanza, delle emergenze monumentali della Città Santa, contribuendo così al
più vasto disegno-progetto di una Roma Triunphans, impegnata ad imporsi
come l’indiscussa sede del Cattolicesimo.
Il riposizionamento degli obelischi antichi contrassegnava, inoltre, la rete
stradale sistina creando dei punti focali per i nuovi orientamenti suggeriti ai
viandanti.
La Grande Armonia Universale (François-Marie-Charles Fourier 1777-1837)
Il Falansterio ideato da Fourier come residenza per raggiungere la grande
armonia universale è l'unità residenziale tipo delle "falangi” e la sua descrizione
ricorda in modo esplicito il Louvre, una reggia comunitaria. (1620 associati
corrispondenti al doppio delle passioni umane che Fourier enumera in 810)
Il Familisterio (Jean Baptiste André Godin (1817-1889))
Godin figlio di un fabbro, sperimenta e brevetta l'uso della ghisa per gli
apparecchi da riscaldamento domestico.
Nel 1837 fonda a Guise, nel dipartimento francese di Aisne, un'industria per la
produzione di stufe.
In seguito si dedica totalmente alla progettazione e alla realizzazione di una
comunità sperimentale basata sull'integrazione tra capitale e lavoro.
Il suo palais social è il familisterio
Il Familisterio (Jean Baptiste André Godin (1817-1889))
Il Familisterio ideato da Godin (discepolo di Fourier) si differenzia dal falansterio per
due caratteri fondamentali: l'impresa produttiva è di carattere strettamente
industriale, e non più agricolo-industriale come in Owen e Fourier, e ad ogni famiglia
residente è concesso un alloggio autonomo. Si rinuncia così alla vita comunitaria
Don Carlo Afan de Rivera
Considerazioni su i mezzi da restituire il valore proprio
a’ doni che ha la natura largamente conceduto
al Regno delle Due Sicilie
Napoli, Dalla Stamperia e Cartiera del Fibreno, 1833
Non essendosi definiti e determinati i rapporti
delle circostanze fisiche e topografiche di
ogni contrada co’ diversi rami dell’economia
politica, non si è mai formato un piano
generale di successive imprese distinte
secondo la gradazione della rispettiva
importanza ed utilità.
Senza un tal piano sovente si sono trascurate
le opere d’imperiosa necessità e le più
vantaggiose, e si sono eseguite quelle
ch’erano meno necessarie e men utili.
don Carlo Afan de’ Rivera, 1833, vol. 3
Si rende perciò manifesto che nel nostro regno più che altrove sia di
un’imperiosa necessità l’istituzione di una corporazione di
scienziati artisti, la quale coltivando con somma cura le
matematiche applicate, l’architettura idraulica, le costruzioni in
generale e le scienze fisiche che a tali discipline sono relative, e
mettendo in comune i lumi e la sperienza di tutti, sia in
grado d’investigare e calcolare con precisione le
circostanze locali ed i loro rapporti co’ diversi rami
dell’economia politica, e di progettare e dirigere abilmente le opere di
maggiore utilità e convenienza.
Tale
corporazione
deve
essere
strettamente
legata
all’amministrazione pubblica, e questa considerandola come la
sua mente direttrice in tutte le grandi imprese, la cui riuscita
essenzialmente dipende dalle relative scienze, deve con ogni cura
perfezionarne l’istruzione.
don Carlo Afan de’ Rivera, 1833, vol. 3
Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo
Ferdinando di Borbone (IV di Spagna e I di Napoli)
- “Geniale promotore di imponenti opere di trasformazione del territorio”
- Unico esempio di riformatore tecnologico secondo gli innovativi esempi della
burocrazia statale francese dell’epoca
-Tenta la pianificazione urbana a fini sociali con la costruzione dell’ Albergo dei
Poveri iniziato da Ferdinando Fuga nel 1766
-Attua l’esperimento sociale di S.Leucio, per il suo codice uno dei più avanzati
d’Italia coincidente per molti aspetti con le istanze delle comunità auto-gestite
- Ferdinando IV: un despota indolente con la “capacità di opporsi ai direttori delle
manifatture reali che volevano far quadrare il bilancio a scapito dei
lavoratori e (…) delle lavoratrici”
E. Battisti, San Leucio sullo sfondo delle ideologie settecentesche, Milano, 1977
Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo
Bernardo Tanucci (1698-1783)
Gaetano Filangieri (1753-1788)
E. Battisti, San Leucio sullo sfondo delle ideologie settecentesche, Milano, 1977
Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo
La real colonia di S.Leucio
Indulgere sensum voluptati et licet et expedit, natura ad hoc invitante
Indulgere al piacere dei sensi è lecito e utile in quanto risponde a un invito naturale
Spinto anche dalla morte di suo figlio Carlo Tito nel 1778, Ferdinando IV
pensò di fondare a S.Leucio, piccolo borgo “adatto alla meditazione e al
riposo”, ai margini della Reggia di Caserta, una casa di educazione per i
figliuoli di quella gente da lui prediletta, affinché un giorno non formassero una
società di scostumati e vagabondi”. Perché tale gioventù non fosse costretta a
emigrare da quel luogo “decise di provvederla di un lavoro onesto e
rimunerativo (…)” rendendola così “utile allo Stato, utile alle famiglie ed utile
finalmente ad ogni individuo di essa in particolare”. Nascono le seterie reali.
Attua così un intervento di tipo imprenditoriale, di innovazione tecnologica, di
pianificazione urbana e di innovazione sociale.
Stefano Stefani, Una colonia socialista nel Regno dei Borboni, Roma, SPE, 1907
Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo
- Il codice Leuciano –
Lo stesso Ferdinando IV emana le
“Leggi pel buon governo della Popolazione di S.Leucio”
fondando la convivenza sul rispetto della persona e sull’ideale della “perfetta
uguaglianza”. Si richiede esemplarità di costume ed eccellenza nel mestiere.
Le donne “devono vestire un costume uguale” e così anche gli uomini.
L’età minima per sposarsi è sedici anni. Il matrimonio è condizionato, per gli
uomini come per le donne, al rilascio di un attestato dei direttori della fabbrica
che dichiari la coppia “provetta nell’arte a segno di potersi lucrar con sicurezza
il matrimonio”.
Il matrimonio comporta il dono di una casa, con due telai e con tutto ciò che è
necessario per vivere con una certa agiatezza.
Cfr. Ferdinando IV re delle Sicilie, Origine della popolazione di S.Leucio e de’ suoi progressi
fino al giorno d’oggi colle leggi corrispondenti al buon governo di essa, Stamperia Reale, 1816
Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo
Il progetto del Collecini, della città radiale
di "Ferdinandopoli“, città per la lavorazione della seta
a ridosso della reggia di Caserta
Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo
-Le case a schiera di S.Leucio –
(progettate dal Collecini )
Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec.
Papa Clemente XIV
Gian Vincenzo Antonio Ganganelli (padre Lorenzo come francescano conventuale), nacque
a Sant’Arcangelo di Romagna il 31 ottobre 1705 e morì a Roma il 22 settembre 1774. Figlio
di un medico e persona coltissima, fu eletto papa nel 1769 (dopo 179 votazioni). Nel 1773
soppresse la compagnia di Gesù, ripristinata in seguito nel 1814 da Pio VII. Innovatore in
ogni campo, fece costruire tra l’altro Castel Clementino oggi Servigliano (Fermo).
Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec.
Giovanni Bianchi (1693-1775)
Medico, professore di medicina, specialista in scienze naturali, famoso in
tutta Europa e maestro di numerosi scienziati della generazione successiva
e di grani personalità.
Nato a Rimini, zona periferica degli Stati Pontifici, vi rifonda l’Accademia dei
Lincei (fondata nel 1603 da Federico Cesi e inattiva dal 1630), rifacendosi
ai modelli accademici del Nord Europa.
L'anatomia fu la materia principe del suo operare scientifico e
Bianchi la considerava «il fondamento della filosofia naturale, siccome
lo è per certo della medicina e della chirurgia».
Gli ambienti ecclesiastici osteggiavano l'insegnamento e la pratica
dell'anatomia, perché essa metteva in crisi l'impianto aristotelico-tomista.
Elogiato da Voltaire e probabilmente di idee gianseniste, fu condannato
all’indice per “apologia della religione protestante”.
Si trattò di una condanna formale che Roma dimenticò quando sul soglio di
Pietro salì Gian Vincenzo Ganganelli, papa Clemente XIV, che Bianchi
aveva educato tra le proprie mura domestiche, e dal quale fu addirittura
nominato archiatra segreto onorario.
Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec.
La struttura urbanistica di Servigliano, città voluta da Clemente XIV
Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec.
Pianificazione e simboli religiosi nella struttura urbanistica di Servigliano
Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec.
Castel Clementino, oggi Servigliano, borgo in provincia di Fermo, costruito
ex novo alla fine del Settecento in seguito al dissesto idrogeologico del
vecchio incasato collinare, per limitare i costi della produzione agricola
trasportando sul luogo di impiego le risorse umane e logistiche necessarie.
Strumento di politica economica ed “atto di buon governo” (di politica
sociale) negli Stati della Chiesa. Interessante è il dispositivo finanziario
dell’iniziativa che prevedeva la somministrazione annua di 1000 scudi per
15 anni.
Max Chelli, Servigliano Civitas Perfecta,Livi ed. Fermo, 1999
Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec.
Si individuano figure geometriche «portatrici di significati religiosi
sottese al tracciato regolatore: la croce per accostamento di quadrati che
regola con legge simbolica la collocazione delle funzioni urbane più
significative, il triangolo equilatero che punta sulla porta della
Collegiata».
Il triangolo equilatero è il simbolo della Trinità e rappresenta quasi il
fondamento di tutto il nuovo incasato, con uno dei suoi vertici sulla
Collegiata che rappresenta la testa del Cristo. Per montaggio dei quadrati
si ottiene inoltre un'altra e diversa figura, una croce latina in cui:
1) la testa è rappresentata dalla Collegiata;
2) le braccia gravitano sulle localizzazioni del Municipio e
dell’opificio;
3) il corpo, che si snoda lungo uno degli assi, è costituito dalle
residenze della classe dirigente.
Max Chelli, Servigliano Civitas Perfecta,Livi ed. Fermo, 1999
Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec.
Servigliano Civitas perfecta, dunque, costruita in un unico atto progettuale
che prevede anche la vita che vi si svolgerà; forse, in quanto tale, anche
"città ideale", una di quelle città, per intenderci, generalmente mai
costruite e quasi sempre soltanto sognate da geniali costruttori .
Le companies town - I villaggi operai
A partire dagli esperimenti sociali e produttivi del secolo XVIII
sorgono e si diffondono i villaggi e i quartieri operai, realizzati
dagli imprenditori per i propri operai, come espressione di una
precisa ideologia, quella del paternalismo di fabbrica. Questi
interventi urbanistici, infatti, sono il frutto di un particolare
rapporto tra territorio, processi di industrializzazione e
ideologie politiche e aziendali, che tende a rinnovarsi nel tempo,
assumendo caratteristiche sempre diverse.
È la "città sociale", la cui forma è il risultato finale
dell'inquadramento della classe operaia e dell'organizzazione del
consenso.
In questa prospettiva, di fondamentale importanza è anche il
confronto con le contemporanee realizzazioni degli enti pubblici.
Augusto Ciuffetti, Casa e lavoro, Dal paternalismo aziendale alle "comunità globali":
villaggi e quartieri operai in Italia tra Otto e Novecento, Crace, Perugia, 2004
Le companies town - I villaggi operai
Sul piano strutturale, gli elementi che definiscono la "città sociale" sono i seguenti:
A) la posizione geografica del villaggio operaio, cioè il suo isolamento e la precisa
delimitazione del suo territorio;
A) le caratteristiche del sistema industriale, che comporta lo sfruttamento della forza
lavoro e dell'energia motrice, senza una particolare impostazione tecnologica;
C) l'evoluzione storica dell'organizzazione del lavoro, cioè i diversi passaggi dal
lavoro familiare al verlag-system, alla manifatture ed alla fabbrica;
D) il carattere monopolistico dell'industria all'interno dell'area dove essa viene
costruita, cioè l'assenza di altre fabbriche che possano funzionare come punti
di riferimento e confronto.
Ciò permette all'imprenditore di disporre liberamente della manodopera.
Sul piano sovrastrutturale, cioè ideologico, gli aspetti fondamentali della "città
sociale" sono i seguenti:
a) l'isolamento sociale del villaggio;
b) il monopolio culturale dell'imprenditore;
c) l'imposizione della figura carismatica dell'imprenditore-padrone.
Augusto Ciuffetti, Casa e lavoro, Dal paternalismo aziendale alle "comunità globali": villaggi e quartieri operai
in Italia tra Otto e Novecento, Crace, Perugia, 2004
Il villaggio operaio francese di Mulhouse nel XIX secolo
I villaggi e i quartieri operai nell'Italia centrale nel XIX-XX secolo
I villaggio operaio di Crespi d’Adda – XIX secolo – patrimonio dell’Unesco
Lo sviluppo conurbativo della città secondo Robert E. Park
(tratto da R.E. Park, E.W. Burgess, R.D. McKenzie, La città, University Press ,Chi cago, 1925)
Le distanze fisiche riflettono le distanze sociali.
Nuovo regime di disuguaglianza urbana.
Marginalità sociale e marginalità residenziale
Lo schema del processo di conurbazione rende molto bene tale idea, mostrando
come ad uno specifico cerchio corrisponda uno specifico gruppo sociale isolato
dagli altri e distribuito lungo l’asse centro-periferia.
I gruppi meno abbienti con minori risorse sociali ed economiche (migranti,
minoranze, emarginati per stigma sociale) sono negli spazi più fatiscenti e centrali,
mentre i ceti operai e borghesi si situano in zone più qualificate e lontane.
La città diffusa e la globalizzazione
Una visione notturna dal satellite rappresenta oggi l’Europa come
un’unica immensa città.
Uno spazio urbano improntanto alla casualità ed all’arbitrio, più o meno
denso e rarefatto, che non potrà mai aspirare a una coerenza e a una
stabile combinazione di parti.
La disaggregazione spaziale determina non solo conseguenze formali
ma anche psicologiche, sociali ed economiche.
“Megalopolis” di Gottmann, formata da 50 milioni di abitanti della costa
est degli USA da Boston a Washington.
La “Tokaido megalopolis” (Tokio, Yokoama, Nagoya, Osaka, Kyoto, Kobl.
La città diffusa e la globalizzazione
Nella città diffusa si rincorrono reticoli planetari e identità globali,
riferimenti individuali e storie personali, condivisioni sociali, tecnologie
diffuse e comunicazioni digitali.
Soltanto il paesaggio storico, che coincide con il centro della città,
rimane ricco di significati simbolici, di identità per gli abitanti, di
informazioni.
Lo spazio è ormai ampliato, allargato. Alle infrastrutture fisiche si
sovrappongono infrastrutture virtuali.
Tutto ciò presuppone una diversa organizzazione della progettazione,
che deve tener sempre più conto oltre che degli aspetti stabili,
morfologici, anche degli aspetti sociali, economici, culturali, che
risultano essere elementi distintivi di una città diffusa.
Cityscapes
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I luoghi del vivere e dell’abitare cambiano in continuazione secondo processi che
comprendono mutamenti naturali, morfologici, culturali, sociali ed economici.
La prima e più evidente manifestazione di questi processi è la metamorfosi del
paesaggio, o meglio dei paesaggi, che hanno ritmi e tempi diversificati, ma
inarrestabili.
A fatica possiamo cogliere l’avvicendarsi di tali processi in quanto ci vengono
modificati i riferimenti insiti negli spazi socio-vitali, cioè negli spazi di vita
(individuali, familiari, sociali) quotidiani.
Molte sono le tipologie di paesaggio (landscapes, technoscapes, digitalscapes,
townscapes) che entrano in tali processi per costruire il concetto di cityscape,
letteralmente paesaggio urbano, ma in realtà insieme complesso di combinazioni
fisiche e sovrapposizioni culturali operate dall’uomo.
Spesso creati nel corso dei millenni, tali paesaggi rispecchiano la sintesi di
popolo vivo e di spazio socio-vitale (place vital) per costruire la propria
identità locale e nazionale
Mindscapes
• Al paesaggio inteso come cityscape si affianza
necessariamente un altro tipo di paesaggio, il
mindscape
• E il paesaggio dell’anima
• Paesaggio emotivo, affettivo, della memoria e degli
affetti, costruito giorno per giorno per quel
processo di sedimentazione storica, sociale e
culturale ,che lascia tracce nei luoghi che l’uomo
abita e in cui vive
La speranza progettuale
Dalla progettazione a razionalità assoluta si è passati nel corso dei
secoli alla progettazione a razionalità limitata, che vede comunque il
progettista sempre al centro della scelta progettuale, alla
progettazione dialogica, che si configura come una partecipazione
riflessiva alle scelte condivise.
Se vi è ancora una speranza progettuale questa è insita nella
partecipazione di tutti alla governance dei processi territoriali.
Il che comporta una visione critica e riflessiva degli spazi socio-vitali,
dei percorsi soggettivi, delle dinamiche sociali.
Nel processo di metamorfosi dei luoghi comporta anche il
ricongiungersi di cityscape e di mindscape in un’unica visione
progettuale che possa a trasformare in reale ciò che oggi è creatività,
fantasia, desiderio virtuale.
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Cityscape e mindscap..