Applicazioni editoriali. Codici, segni, loghi: Per la campagna: “Visionario”, nelle prime lezioni abbiamo discusso sulla strategia da attuare per tale progetto. Successivamente il prof. Trafeli ci ha diviso in diversi gruppi; personalmente ho lavorato nel gruppo di ricerca grafica del nome del progetto. Assieme abbiamo discusso, progettato e proposto le nostre idee. Io ho realizzato graficamente cinque proposte, a seguito dell’idea generale dataci dal prof. Trafeli “Visionario”: precisamente ho voluto chiamare il progetto come: EMOPEDIA IMMAGINARIO PAROLE A PARTE ICONOGRAFICA EMOTICON Ho voluto nominare il progetto in questo modo, perché la parola: “Visionario”, mi sembrava troppo scontata, ma…A volte le più scontate sono le migliori? Queste cinque proposte mi sono venute in mente ricercando il senso stretto del progetto: Un significato che racchiudesse appunto una ricerca approfondita nel mondo degli stati d’animo, emozioni in senso lato, una parola che racchiudesse tutto il significato derivato da esse e realizzato successivamente su diversi formati: CARTACEI: propagande, volantinaggio, brochure, manifesti, lettere, fotografie AMBIENTE WEB: siti internet, blog, forum. Inizialmente come nome del progetto, mi è sembrato logico ricercare il significato dal greco e dal latino lingue madri della nostra cultura ed ho scelto “EMOPEDIA”: tra cui: EMO: sangue: quindi da un senso di ricerca “nelle viscere” di tale nome PEDIA: una ricerca enciclopedica, per l’appunto. Come colore per iniziare ho scelto un colore neutro, sul nero. Particolarità di questo logo, è l’encicolpedia racchiusa in una chiocciola, tipica del linguaggio informatico. C’era quindi l’intenzione di unire, fondere il linguaggio scritto da quello del mondo web. Successivamente ho realizzato un altro logo: “IMMAGINARIO”, più simile al nome datoci del “VISIONARIO”, basato sulle immagini. Per il colore ho usato sempre un colore nero. La particolarità di questo logo è che, ho riportato la chiocciola tipica del linguaggio informatico, in una trasformata, del linguaggio naturale. Ho “immaginato” appunto una chiocciola, lumaca rivolta verso destra, che da un senso di movimento in avanti, rinforzato pure dalla sottolineatura in nero, per contraddistinguere il percorso di tale progetto…Quindi non verso indietro! Dentro di essa ho realizzato sempre la solita sintesi di un’enciclopedia, questa volta a colori, per racchiudere il senso della Cultura, della Ricerca. Per il terzo logo ho voluto procedere con una ricerca più accurata del significato di ricerca con: PAROLE A PARTE. Mi sono chiesto come si procedesse per una ricerca attenta di qualcosa di veramente importante, poi mi è venuto in mente l’esempio della lente di ingrandimento: con essa appunto si ricerca con cura, un particolare, una parola, magari piccola, ma che può diventare di un’importanza rilevante per ciascuno di noi. Quindi ho abbinato questo significato di ricerca al nostro progetto, cioè: un progetto ricercato nei minimi particolari. Il logo si struttura in tre parti: la scritta in nero; evidenziata da una cornice in verde chiaro, questa per richiamare la lente, quindi “la ricerca” delle parole, emozioni; la particolarità di questo logo: la lente, realizzata sostituendo la “O” di “PAROLE”, abbinata ulteriormente alla ricerca del significato delle nostre parole, sentimenti tra cui: AMORE FELICITA’ INVIDIA SPERANZA Nel quarto logo, mi sono addentrato nel mondo del web, nel linguaggio informatico: grazie al richiamo del “FEED”. Ho voluto chiamarlo “ICONOGRAFICA” perché mi sono ricollegato alle varie icone, immagini simboliche che potrebbero avere appunto le parole scritte, quindi tramite un linguaggio visivo, iconografico usato soprattutto nel mondo web. Il logo si struttura in due parti: La scritta, sempre in nero; E la G di ICONOGRAFICA: qui riproposta tramite un FEED, un “richiamo” che volesse appunto ricollegare tutti i significati sotto uno più importante. Questo come delle pagine web collegate tra di loro enciclopedicamente tramite il feed: quell’icona arancione rettangolare con due segni bianchi diagonali ed un cerchio al suo interno, esposta nella parte superiore in internet, tra le varie impostazioni broswer. Come ultima scelta del logo, ma non meno importante, ho voluto essere più creativo: associando il discorso delle cosiddette EMOTICONS: delle faccine, riportanti i vari sentimenti. Giusto per essere più divertenti, incuriosendo e rallegrando il target della nostra campagna. Il logo si struttura appunto in due parti: La scritta in nero: posta in corsivo, tipica del linguaggio grafico, per sottolineare la dinamicità di percorso di un progetto. Le EMOTICONS: sostituite alle tre “O” per abbinare il discorso figurativo dei sentimenti; ho scelto una “EMOTICON” con il sorriso per rendere positiva la campagna. Conclusioni: Come reparto grafico ho inteso procedere tramite una ricerca metodica sul progetto “VISIONARIO”. Inizialmente ho preso spunto dalle nostre lingue madri, per il significato del possibile nome della campagna, quindi dal “sangue” della nostra cultura. Successivamente ho cercato di trovare un significato più approfondito con metafore e simboli per il logo. Infine più creativamente ho cercato di legare, fondere l’ambiente web con quello cartaceo per racchiudere tutta la campagna in un solo significato facilmente capibile. AMORE: ROBERT DOISNEAU – LE VELO DU PRINTEMPS, FRANCIA, 1948 Sono entrambi convinti che un sentimento improvviso li unì. È bella una tale certezza ma l'incertezza è più bella. Non conoscendosi prima, credono che non sia mai successo nulla fra loro. Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi dove da tempo potevano incrociarsi? Vorrei chiedere loro se non ricordano - una volta un faccia a faccia forse in una porta girevole? uno "scusi" nella ressa? Un "ha sbagliato numero" nella cornetta? - ma conosco la risposta. No, non ricordano. Li stupirebbe molto sapere che già da parecchio il caso stava giocando con loro. Non ancora del tutto pronto a mutarsi per loro in destino, li avvicinava, li allontanava, gli tagliava la strada e soffocando un risolino si scansava con un salto. Vi furono segni, segnali, che importa se indecifrabili. Forse tre anni fa o il martedì scorso una fogliolina volò via da una spalla all'altra? Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto. Chissà, era forse la palla tra i cespugli dell'infanzia? Vi furono maniglie e campanelli in cui anzitempo un tocco si posava sopra un tocco. Valigie accostate nel deposito bagagli. Una notte, forse, lo stesso sogno, subito confuso al risveglio. Ogni inizio infatti è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà. La sua opera più conosciuta è "Le Baiser de l'Hôtel de Ville" (Il Bacio presso l'Hôtel de Ville), la foto, scattata nel 1950, di una coppia di ragazzi che si baciano, lungo le caotiche vie di Parigi. L'identità della coppia fu un mistero fino al 1993, quando Denise e Jean-Louis Lavergne denunciarono l'artista per averli fotografati senza la loro volontà. Questo portò Doisneau ad ammettere che i due personaggi dell'opera erano Françoise Bornet e Jacques Carteaud, due attori e modelli. AMORE: ROBERT DOISNEAU – LE BAISER DE L’HOTEL DE VILLE, PARIGI,1950: FELICITA’: HENRI CARTIER BRESSON – RUE MOUFFETARD, PARIGI, 1954 Questa fotografia di Cartier-Bresson esprime, felicità, gioia. Gioia, orgoglio, spensieratezza. Questa foto di Cartier-Bresson è miracolosa, tanto più che il bambino ha i piedi tagliati e molto cielo sopra la testa: cielo, muri e persone, uno scorcio di strada, là dietro. È felice, il bambino-bilancia che esibisce con orgogliosa sicurezza le due bottiglie. E anche io lo sono, a tratti, perché sento qualcosa come una pienezza dell'essere, un bastare a me stessa, una consapevole, dolce anestesia dal mondo. Non sento il mondo, non mi entra in nessuno dei cinque sensi; in compenso mi entra nei polmoni una straordinaria quantità d'aria, di sole e mare, di - quasi - felicità. E' una di quelle sensazioni che si disperdono con - troppa - facilità, ma nel momento in cui arrivano: commuovono per la dolcezza. Vedo trasparenti e lievi molte cose, in questo attimo calmo. Questa fotografia di Cartier-Bresson esprime invidia. I ragazzi che si amano, si baciano in piedi contro le porte della notte. I passanti che passano, se li segnano a dito, ma i ragazzi che si amano, non ci sono per nessuno. E se qualcosa trema nella notte, non sono loro, ma la loro ombra per far rabbia ai passanti, per far rabbia, disprezzo, invidia, riso. I ragazzi che si amano, non ci sono per nessuno, sono altrove lontano più lontano della notte, più in alto del giorno, nella luce accecante del loro primo amore. INVIDIA: HENRI CARTIER BRESSON – DIEPPE, FRANCIA, 1926 Si tratta di “Behind the Gare Saint-Lazare” uno dei più famosi scatti di Bresson, il padre della Street Photography, nonché uno dei più grandi fotografi del secolo appena trascorso. Guardando l’immagine puoi notare come la sua bellezza derivi dal contenere dentro di sé un istante speciale, giocando allo stesso tempo con le caratteristiche stesse della fotografia. Osserva l’uso delle simmetrie, la perfetta composizione e il leggero effetto sfuocato che caratterizza il soggetto principale e che da un tocco di dinamismo all’equilibrio complessivo dell’opera. Infatti, come abbiamo già visto, la Street Photography privilegia l’importanza del momento decisivo, per dirla alla Bresson, tant’è che il suo libro più importante si intitola “Il momento decisivo“. SPERANZA: HENRI CARTIER BRESSON – BEHIND THE GARE ST. LAZARE, PARIGI, 1932