Breve storia della lingua
italiana
L’Ottocento e il Novecento
Raffaele De Rosa
Unitre 23.1.2015
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I temi della lezione
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Napoleone Bonaparte
Il purismo toscano
Alessandro Manzoni
La disunità d’Italia
Graziadio Isaia Ascoli
Giovanni Verga
Alcuni letterati italiani tra Ottocento e Novecento
Ricordi personali della letteratura italiana dell’800
La politica linguistica postunitaria
Il burocratese italiano
Raffaele De Rosa
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Napoleone Bonaparte
(1769-1821)
• Il prestigio della lingua francese aumenta.
• Entrano così nell'italiano parole come progresso, pregiudizio,
contratto sociale, cittadino, democrazia, patriota e altre, legate allo
'spirito del tempo' e divenute fondamentali nel nostro lessico ottonovecentesco.
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Napoleone Bonaparte
(1769-1821)
• Nelle aree più vicine alla Francia (Piemonte, Lombardia), il francese
diventa la lingua della conversazione nelle classi medio-alte,
alternandosi in questa funzione al dialetto.
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Napoleone Bonaparte
(1769-1821)
• Napoleone prende misure per imporre la centralità di una sola
varietà linguistica, il toscano, le plus parfait dei dialetti d’Italia e
stabilisce che in tutti gli atti pubblici e privati il toscano potrà essere
usato a fianco del francese.
• Ripristina l’Accademia della Crusca (1808), istituisce un premio per
le migliori opere in lingua italiana ecc.
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Il purismo toscano
• Tra i sostenitori del modello puristico toscano per l’italiano si
distinguono, oltre che Napoleone, si distinguono le figure di padre
Antonio Césari, padovano (1760-1828) e Basilio Puoti, napoletano
(1782-1847).
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Il purismo toscano
• In tutti prevale comunque l'idea che ci sia stato, nel passato, un
periodo aureo in cui la lingua italiana è stata perfetta, e che dopo di
allora non ci sia stato altro che progressivo decadimento e
corruzione.
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Alessandro Manzoni
(1785-1873)
• Alessandro Manzoni scrisse il più importante romanzo italiano
dell’800: I promessi sposi (prima edizione del 1827, versione
definitiva del 1840).
• “Quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due
catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello
sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a
ristringersi, e a prender corso e figura di fiume...”
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Alessandro Manzoni
(1785-1873)
• Si tratta di un romanzo storico ambientato nella Lombardia del 16281630 che ha per protagonisti i giovani Renzo Tramaglino e Lucia
Mondella il cui matrimonio viene impedito dal signorotto del loro
paese, don Rodrigo, a causa di una futile scommessa col cugino
Attilio.
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Alessandro Manzoni
(1785-1873)
• In seguito a un tentativo di rapimento della ragazza, i due fidanzati
sono costretti a separarsi e a fuggire, andando incontro a una serie
di disavventure (Lucia incontrerà la monaca di Monza, l'innominato,
il cardinal Borromeo, mentre Renzo sarà coinvolto nei moti popolari
a Milano il giorno di S. Martino del 1628 e dovrà rifugiarsi nel
Bergamasco).
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Alessandro Manzoni
(1785-1873)
• La peste del 1630 farà in modo che i due promessi si ritrovino nel
lazzaretto di Milano e, in seguito alla morte del loro persecutore a
causa dell'epidemia, potranno infine sposarsi e trasferirsi nel
territorio di Bergamo.
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Alessandro Manzoni
(1785-1873)
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Alessandro Manzoni
(1785-1873)
• Per Manzoni la letteratura e la lingua che la veicolava dovevano
essere diffuse presso fasce ampie di popolazione, in particolare
presso quegli strati borghesi che rappresentavano la nuova classe
produttiva.
• La separazione fra letterati e illetterati, fra scrittori e pubblico non
aveva alcun senso: la lingua - diceva Manzoni - deve essere
comune a chi scrive e a chi legge, a chi parla e a chi ascolta.
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Alessandro Manzoni
(1785-1873)
• La lingua dei Promessi sposi usata nelle prime edizioni del romanzo
non era né viva né comune.
• Si trattava di un italiano con forte impronta lombardo-milanese.
• La scelta di Manzoni per la lingua da usare nelle altre edizioni cade
sul fiorentino parlato nell'Ottocento dalle persone colte.
• Lui stesso dice che vuole “risciacquare i panni nell’Arno” e quindi va
a Firenze a “imparare” quella lingua.
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Alessandro Manzoni
(1785-1873)
• In questo modo Manzoni dà vita a un nuovo modello di lingua
letteraria, vicino alle forme della comunicazione quotidiana e simile,
per molti aspetti, all’italiano attuale.
• Secondo Manzoni bisogna cercare una lingua che possa essere «il
mezzo d'intendersi Italiani con Italiani»;
• Egli cerca di avvicinare tra loro la lingua scritta e quella parlata.
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Alessandro Manzoni
(1785-1873)
• Manzoni ha l’obiettivo di diffondere in tutta Italia «la buona lingua e
la buona pronunzia» e formula le seguenti proposte:
– la redazione di un "vocabolario del linguaggio fiorentino vivente"
da diffondere nelle scuole;
– la redazione di vocabolari dialettali per apprendere l'italiano
partendo dai vari dialetti;
– l'invio di maestri toscani per tutta la penisola, a insegnare agli
altri quella che per loro era la lingua madre;
– l’invio di maestri non toscani a Firenze, per impararvi l'italiano.
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La disunità d’Italia
• Le condizioni culturali oggettive della nazione non erano quelle che
immaginava Manzoni:
– L’ltalia era linguisticamente e culturalmente ancora molto
frammentata;
– La gente comune parlava ancora quasi esclusivamente in
dialetto.
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Graziadio Isaia Ascoli
(1829-1907)
• Graziadio Isaia Ascoli è un linguista specializzato in dialettologia di
origine goriziana.
• Dal contatto con la realtà del parlato quotidiano aveva imparato a
diffidare delle imposizioni normative, e a credere invece nella
forza dei cambiamenti linguistici guidati dall’evoluzione storica e
dalle trasformazioni sociali.
• Non si trasforma la società partendo dalla lingua, ma al contrario si
arriva all'unificazione e alla diffusione generalizzata della lingua
attraverso la trasformazione della società.
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Graziadio Isaia Ascoli
(1829-1907)
• Ascoli mette in rilievo il fatto che manca nella storia d'Italia una
generale «comunità di pensiero», cioè una vasta e continua
circolazione della cultura.
• Una lingua unitaria si avrà solo per evoluzione naturale, quando ci
sarà una vita nazionale vera e propria, ricca di scambi, aperta al
progresso civile, sensibile al progresso scientifico, immune dalla
retorica.
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Graziadio Isaia Ascoli
(1829-1907)
• Bisogna, in sintesi, trasformare la questione della lingua
nell'impegno sociale per diffondere la cultura (e il metodo scientifico)
nella comunità nazionale, rispettando le culture locali.
• Ascoli rivaluta anche l’uso dialetti nella prosa letteraria verista (per
esempio la lingua de I Malavoglia di Giovanni Verga del 1881 fu
volutamente e sistematicamente intessuta di forme e strutture del
dialetto siciliano).
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Giovanni Verga
(1840-1922)
• Padron 'Ntoni è il capofamiglia de I Malavoglia. Si esprime spesso
attraverso proverbi e vecchi detti. Secondo lui "Gli uomini sono
come le dita di una mano: il dito grosso fa da dito grosso e il dito
piccolo fa da dito piccolo".
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Alcuni letterati italiani tra Ottocento
e Novecento
• Ugo Foscolo (1778-1827)
• Giacomo Leopardi (17981835)
• Giosuè Carducci (1835-1907)
• Antonio Fogazzaro (18421911)
• Giovanni Pascoli (1855-1912)
• Emilio Salgari (1862-1911)
• Grazia Deledda (1871-1936)
• Luigi Pirandello (1867-1936)
• Gabriele D’Annunzio (18631938)
• Giuseppe Ungaretti (18881970)
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Ricordi personali della letteratura
italiana dell’800
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La politica linguistica postunitaria
• In generale si afferma non la dottrina di Alessandro Manzoni, ma la
versione deteriore dei suoi imitatori, il cosiddetto 'manzonismo'.
• Sono, infatti, in gran parte da addebitare al trionfo del manzonismo
due 'vizi', che affondano le loro radici nelle teorie del Manzoni, ma
che Manzoni non avrebbe mai approvato:
– a) il fiorentinismo esasperato;
– b) la lotta senza quartiere ai dialetti.
• Tutte le grammatiche scolastiche adottate nelle scuole fino alla fine
del XX secolo sono risolutamente antidialettali e fiorentino centriche.
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La politica linguistica postunitaria
• Lo Stato postunitario (dopo il 1861) realizza secolo un gigantesco
programma di alfabetizzazione attraverso l’istituzione della scuola di
massa, accogliendo così anche le teorie di Ascoli.
• Tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima del Novecento: si
realizzano di fatto quell’ 'operosità', quell’ 'attività civile', quell’
'unione di intenti e di affetti‘.
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La politica linguistica postunitaria
• L’uso comune dell’italiano si impone su vari livelli:
– i dialetti si italianizzano;
– si forma un italiano regionale parlato con vari tipi di pronuncia,
lessico e grammatica (per es. le imitazioni dialettali di Enrico
Brignano).
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La politica linguistica postunitaria
• Oltre alla scuola hanno agito in direzione dell'italofonia, una serie di
fattori socio-economici che possiamo sinteticamente indicare:
– a) il massiccio fenomeno delle migrazioni interne e verso
l’estero (il salto linguistico si colloca di solito a livello dei figli
degli immigrati, che hanno in genere una competenza solo
passiva del dialetto d'origine e parlano solo italiano);
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La politica linguistica postunitaria
• b) l’apparato amministrativo centralizzato, con documenti in
“burocratese”;
• c) il servizio militare obbligatorio, che mette in rapporto tra loro
soldati provenienti da regioni diverse;
• d) la stampa e le trasmissioni di massa (cinema, radio,
televisione), determinanti per l’espansione dell'italiano a scapito dei
dialetti e la circolazione di innovazioni lessicali e linguistiche.
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Il burocratese italiano
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Il burocratese italiano
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