Un Territorio da esplorare Amp Capo rizzuto Geositi Siti di importanza Comunitaria Parco Nazionale della Sila Forre e Torrenti Insediamenti rupestri Patrchi Botanici Presentazione Introduzione La cultura del rispetto e della salvaguardia dell’ambiente, è alla base dell’idea di sviluppo che la Provincia di Crotone, per tramite dell’Assessorato all’ambiente vuole perseguire. La possibilità di rendere fruibili aree del nostro territorio provinciale, fino a ieri percorse solo da pochi appassionati naturalisti o escursionisti e spesso condizionate da una situazione di degrado ambientale, è l’obiettivo che ormai da tempo, l’assessorato si pone con una fattiva opera di monitoraggio, recupero, controllo e protezione del territorio. Crotone, e la sua provincia, è un luogo legato nell’immaginario comune al mare, elemento inteso sia come risorsa turistica che come risorsa economica, attraverso la pesca, i porti e la cultura marinara che da sempre caratterizza la nostra identità. Ma Crotone, non è solo mare, la nostra è infatti una Provincia caratterizzata da un legame molto stretto con la montagna che dista dal capoluogo solo pochi km. E’ per questo che lo sforzo profuso dall’Assessorato all’Ambiente, mira al recupero di un importante rapporto con il suo entroterra ed alla sua valorizzazione e promozione. La realizzazione di questo opuscolo è il frutto di un lavoro che ha visto il coinvolgimento diretto di coloro che sul territorio operano da molti anni nel campo dell’Educazione ambientale, del turismo naturalistico, dell’esplorazione e della ricerca in campo culturale ed ambientale. Interventi di salvaguardia quali il programma APE (Appannino Parco d’Europa) sugli insediamenti rupestri e sulla tutela degli ultimi esemplari di Capovaccaio, la realizzazione di una Stazione di Inanellamento finalizzata all’ottenimento di indicatori ambientali, un Centro di Restocking per la riproduzione, la cura ed il recupero finalizzato alla reintroduzione di specie in via d’estinzione, il Sistema Sentieristico Provinciale, sono solo alcune delle importanti azioni messe in atto dall’Assessorato all’Ambiente che, attraverso una rete di strutture dislocate sul territorio quali i Centri di Educazione Ambientale della Rete InFEA provinciale, oggi è in grado di promuovere al grande pubblico di turisti e scuole interessate a realizzare esperienze in natura. Questo opuscolo però non vuole essere la conclusione di un percorso ma solo una prima tappa fondamentale, dalla quale ripartire con slancio per una valorizzazione del territorio basata sulle proprie reali potenzialità. In questo opuscolo vengono presentate alcune delle aree più rappresentative della grande varietà naturalistica e paesaggistica del territorio provinciale. Gli itinerari sono stati selezionati attraverso la collaborazione di operatori locali che a vario titolo realizzano attività di escursionismo, speleologia, equitazione, turismo sportivo ed educazione ambientale. Si tratta di percorsi collaudati ma ad oggi privi di una adeguata segnaletica, per cui si consiglia ad escursionisti non sufficientemente esperti di contattare sempre le Guide specializzate, i cui riferimenti potete trovare tra le pagine dell’opuscolo. La pubblicazione è suddivisa per aree tematiche nelle quali trovate: - una descrizione generale dei luoghi - una scheda descrittiva di specie di flora e fauna di particolare rilevanza, - la descrizione degli itinerari con le relative mappe che riportano informazioni essenziali per muoversi lungo il percorso quali il punto dove lasciare l’auto, il senso di marcia consigliato, toponimi, punti Claudio Liotti Assessore all’Ambiente Provincia di Crotone di riferimento principali, informazioni sui luoghi da vedere nonché le eventuali aree attrezzate. Sono inoltre indicati i gradi di difficoltà dei sentieri: T, Turistico; E, escursionistico; EE, escursionisti esperti - informazioni sugli operatori che offrono servizi per scuole e turisti, - una scheda sulle strutture quali centri di educazione ambientale, parchi botanici, musei che si possono trovare lungo gli itinerari; alcune di queste offrono anche servizio di informazione e Guide. Per alcune località, dove non sono presenti veri e propri itinerari, fate riferimento alla carta d’insieme che trovate nella pagina seguente. Vengono indicate inoltre le attività didattiche e ludico-sportive che è possibile realizzare, attraverso una serie di icone intuitive, la cui legenda trovate in questa pagina. E’ bene precisare comunque che per quanto riguarda la possibilità di percorrere alcuni itinerari a cavallo o mountain bike, pur essendo accessibili i percorsi, non è sempre garantito il servizio di guida e/o noleggio dei mezzi. Legenda Simboli Educazione Ambientale Trekking Fluviale Speleologia Trekking Pesca Sportiva Birdwatching Mountain Bike Equitazione naturadascoprire naturadascoprire Provincia di Crotone Quadro d’insieme della ampcaporizzuto ampcaporizzuto naturadascoprire L’Area Marina Protetta Flora e Fauna Mare cristallino, sabbia finissima color tiziano, scogliere scoscese e selvagge che si confondono con i colori cangianti del cielo: da questo paesaggio sembrano esalare i profumi di un tempo ed i ricordi della storia. Questo è ciò che l’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto” offre al visitatore, un viaggio tra storia, leggenda, mito e archeologia, ma anche un percorso esclusivo attraverso un patrimonio naturalistico e biologico di notevole valore e preziosità. Istituita ufficialmente nel 1991, ricopre una superficie di circa 14.721 ettari e si sviluppa su un territorio di ben 42 km di costa, coinvolgendo due comuni: Crotone ed Isola Capo Rizzuto. Al suo interno L’AMP Capo Rizzuto è un angolo di Mediterraneo dove si intrecciano diversi elementi di vita e dove mare e terra creano sapienti connubi di forme e colori. Il clima e l’umidità hanno favorito lo sviluppo di una preziosa macchia mediterranea con le tipiche presenze dell’oleastro, del mirto, del lentisco, del corbezzolo, dell’euforbia. Esempio di intatta vegetazione è il Bosco di Sovereto, situato tra le località di Le Castella e Capo Piccolo: una splendida pineta che giunge sulla spiaggia dorata, impreziosita da splendidi gigli marini che crescono ancora spontaneamente sul litorale. Ma sono soprattutto i fondali che rivelano le bellezze per le quali la riserva è un’oasi da proteggere e preservare. Essi sono caratteriz- sono state individuate tre zone di Riserva Integrale, classificate come A e corrispondenti ai tratti di mare circostanti Capo Colonna e Capo Cimiti, e al tratto di mare antistante Capo Bianco, nelle quali è previsto un regime di tutela più rigido. La zona B, di Riserva Generale, comprende il tratto di mare da Capo Donato fino al limite est di Barco Vercillo. Esiste, infine, una zona C, di Riserva Parziale, comprendente il residuo tratto di mare all’interno del perimetro dell’area marina protetta, dove sono consentite le attività previste per la zona B. zati da vaste praterie di Posidonia Oceanica, pianta marina, endemica del Mediterraneo, che ha un ruolo fondamentale nell’ecosistema. Il mondo sommerso dell’area marina protetta è caratterizzato da cernie, barracuda, che nei mesi estivi formano banchi argentati, e i curiosi pesci pappagallo. In primavera si avvistano con più frequenza delfini ed esemplari di tartaruga Caretta caretta, che negli ultimi anni sono diventati sempre più assidui. naturadascoprire 10 ampcaporizzuto naturadascoprire Itinerari subacquei Il fascino dell’area marina protetta “Capo Rizzuto” si svela nei suoi percorsi sommersi. A Le Castella, davanti al Castello Aragonese, i fondali custodiscono il relitto di una nave di notevoli dimensioni e poco distanti le statue del presepe subacqueo. A sud dell’isolotto fortificato, si snoda per circa 400 metri ad una profondità media di 5 metri il suggestivo percorso archeologico subacqueo: sul fondo sono ben visibili blocchi in lavorazione, una scala delle cisterne o meglio silos, destinati alla conservazione di alimenti. Ma il mare dell’area marina protetta nasconde nelle sue profondità altri preziosi segreti. Sulle secche di Capo Rizzuto, vi é il relitto Gunny, ad una profondità di 24 metri. Nella stessa località, cento anni fa, il mare ha inghiottito un’altra nave, il Bengala. A Cannelle, infine, giace ancora in assetto di navigazione il relitto “Chico”, ad una profondità di 29 metri. ampcaporizzuto ampcaporizzuto ceamaquarium CEAM Aquarium Attività di Educazione Ambientale La suggestione del mondo sommerso, le forme e i colori dei suoi abitanti possono essere osservati attraverso gli habitat ricreati presso il CEAM – Aquarium, una realtà significativa all’interno dell’area marina protetta. Realizzato a Capo Rizzuto, nella zona del Santuario della Madonna Greca, la struttura è composta da 22 vasche, con una capienza totale di circa 20.000 litri. Al suo interno, attraverso un viaggio alla scoperta dei tesori sommersi, è possibile ammirare la flora e la fauna dell’area protetta e svolgere attività di educazione ambientale, grazie al laboratorio didattico dedicato ai bambini per diffondere la conoscenza della biologia e dell’ecologia del mare. Riferimenti Centro Direzionale Via C. Colombo s.n.c. Crotone Italy Tel. 0962.665254 Fax 0962.665247 Aquarium P.zza del Santuario Capo Rizzuto (Kr) Italy Tel. 0962.796029/19 Fax 0962.665247 Centro AMP “Le Castella” P.zza Uccialì snc loc. Le Castella Isola di Capo Rizzuto (Kr) Tel. 0962.795511 Fax 0962.795623 www.riservamarinacaporizzuto.it [email protected] Il Centro di Educazione all’Ambiente Marino (CEAM) è il fulcro di un’intensa attività di formazione indirizzata soprattutto ai giovani. Qui si ha la possibilità di seguire percorsi didattici specifici, attraverso l’esecuzione delle unità didattiche differenziate per le scuole di ogni ordine e grado. Visite Scolastiche guidate Il CEAM – Aquarium è aperto al pubblico tutto l’anno per offrire ai giovani e agli studenti la possibilità di osservare la flora e la fauna del nostro mare, grazie ad un contatto diretto ed a vivaci lezioni di biologia marina, condotte dagli operatori didattici della struttura. Recupero esemplari in difficoltà Il CEAM – Aquarium è diventato valido punto di riferimento per il soccorso e la tutela della tartaruga Caretta caretta e di altri esemplari in difficoltà. L’ente gestore promuove attività di soccorso, di monitoraggio e di prevenzione, sensibilizzando pescatori, diportisti e turisti sull’opportunità di segnalare qualsiasi situazione di disagio che coinvolga questi animali. 13 ceamaquarium 12 Diapiro salino geositi Località di grande interesse geologico, paesaggistico e culturale che consentono innanzi tutto di garantire la conservazione di elementi scientifici della nostra storia geologica ma anche una fruizione e valorizzazione sul piano didattico da un lato e turistico-culturale dall’altro. 16 geositi naturadascoprire Geoparco Ipogeo Alto Crotonese peculiarità geologiche, morfologiche, biologiche e storiche che le rendono uniche. Pur non essendo attrezzate per l’accesso al pubblico, alcune di esse, per le dimensioni e la relativa facilità di accesso, sono percorribili con l’attrezzatura adeguata e sempre accompagnati da guide speleologiche esperte. Di interesse non è solo il sottosuolo; anche in superficie il paesaggio si presenta in tutta la sua bellezza. Per le particolari condizioni geomorfologiche; infatti in queste zone non sono mai stati realizzate costruzioni o insediamenti rilevanti. Anche le attività silvo-pastorali sono ancora condotte con tecniche “leggere”; ne risulta un ambiente di grande valore naturalistico e paesaggistico dove la vegetazione mediterranea esprime al meglio le sue caratteristiche. Come arrivare Per entrare nel Geoparco si imbocca una strada al chilometro 79 della SS107, si attraversa il Ponte Pietralonga, sul Fiume Neto, sotto la suggestiva rupe di Timpa del Salto, e si prosegue verso Verzino lungo un percorso che costeggia per molti chilometri la valle del Lese. Vespertillo di Capaccini (Myotis capaccinii) Tra tutte le numerose specie di pipistrelli sino ad oggi censite nel territorio del Geoparco, merita particolare attenzione Myotis capaccinii, che per la particolare sensibilità al disturbo da parte dell’uomo, è quasi scomparso nella parte settentrionale del suo areale come in Francia, Svizzera e Spagna. In Italia meridionale invece è ancora abbastanza diffuso anche se in aree localizzate. Si tratta di un piccolo pipistrello della lunghezza di circa 6 cm, con una apertura alare di 25cm. Frequenta formazioni vegetali associate a zone umide, in contesti mediterranei dal clima mite e spesso interessati da fenomeni carsici. Si nutre prevalentemente di zanzare, tricotteri e farfalle che caccia in volo servendosi delle zampe e della membrana caudale per catturare le prede. E’ una specie gregaria e può formare colonie composte da 100 fino a 1000 individui soprattutto in ambienti ipogei. Il declino della specie in Francia e’ stato posto in relazione all’alterazione dei corsi d’acqua e delle bordure vegetazionali naturali ad essi associate (interventi di canalizzazione, artificializzazione delle sponde, inquinamento idrico). [ ] E’ bene ricordare che tutte le specie di pipistrelli sono tutelate da varie normative e convenzioni internazionali quali la “Convenzione di Bonn” (ratificata L. 42/83) ed il “Bat agreement - Accordo sulla conservazione delle popolazioni di chirotteri europei” (ratificata L. 104/2005). Il Vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii) naturadascoprire L’area compresa nel Geoparco è caratterizzata da formazioni rocciose cosiddette evaporitiche, derivanti da antichi fenomeni di deposizione dei sali in un antico mare che andava lentamente prosciugandosi, circa cinque milioni di anni fa. Gessi, sali, calcari, che oggi l’acqua scioglie facilmente trasformando il territorio in una sorta di gigantesco “Gruviera”, percorso da numerose cavità sotterranee. In superficie la morfologia riflette i fenomeni sotterranei con la presenza di impressionanti doline e valli ceche, le più inaccessibili delle quali sono oggi un autentico rifugio per specie di flora e fauna altrove scomparse perer la mano dell’uomo. Di particolare rilevanza è la presenza delle numerose colonie di pipistrelli che trovano rifugio all’interno delle grotte. Tra le varie specie censite è da ricordare il raro Myotis capaccinii la cui presenza ha portato ad individuare un tratto del Fiume Lese quale Sito d’Importanza Comunitaria. L’acqua che a monte scorre in superficie lungo i numerosi canali che si riversano nel Lese, si infiltra nel sottosuolo sciogliendo i sali e fuoriesce più a valle con caratteristiche sorgenti sulfuree da sempre conosciute dai locali col nome di acque solfare. Sino ad oggi sono state censite 13 grotte, ognuna delle quali presenta 17 geositi Operatori CEA Villa Daino ASSOCIAZIONE EXPLORA www.associazionexplora.org Explora opera nel settore degli sport naturalistici e di avventura quali speleologia, escursionismo, arrampicata e torrentismo. L’esperienza maturata in tanti anni di spedizioni esplorative, consente agli operatori dell’associazione di accompagnare in sicurezza qualsiasi tipo di utente, dai turisti meno esperti alle scolaresche, negli ambienti naturali più inaccessibili del territorio calabrese. Associazione EXPLORA Via Morelli, 8 – 88900 Crotone Tel: 380.6869262 E-mail: [email protected] Marmitte di Grave Grubbo Il CEA Villa Daino si trova a Castelsilano, in un’area montana di notevole pregio naturalistico. La finalità principale della struttura è quella di creare un consenso nella cittadinanza riguardo i temi della conservazione della natura e della valorizzazione degli ambiti naturali, attraverso attività didattica, formativa e di ricerca, per consentire ai visitatori (studenti, docenti, cittadini) di vivere un’esperienza diretta con l’ecosistema naturale dell’area. Il CEA Villa Daino in particolare si occupa di promuovere e valorizzare l’area del Geoparco Ipogeo Alto Crotonese attraverso la realizzazione di escursioni naturalistiche ed attività didattiche lungo gli itinerari dell’area carsica, in collaborazioni con varie associazioni di speleologia. Caratteristica peculiare del Centro è il percorso “Villa Daino senza frontiere”, rivolto a persone portatrici di difficoltà, progettato per un’utenza ampliata in modo tale da eliminare ogni forma di ostacolo e, così, favorire una maggiore mobilità e 19 lestrutture Grave dei Due Manfred fruibilità dei luoghi. Tabelle Braille, planimetrie tattili etc. Particolari accorgimenti costruttivi consentono ai non vedenti di muoversi in completa libertà, poter acquisire le informazioni del parco botanico. Il percorso attrezzato, integrato e interattivo, nasce come mezzo per riscoprire le proprie capacità, attivandole e stimolandole mediante spazi appositamente progettati: un percorso Botanico senza barriere e senza limiti di aggregazione, dove l’uomo possa riappropriarsi della natura e riscoprire se stesso nella fruizione degli spazi. Operatori COOPERATIVA LINEA VERDE www.cevilladaino.it Linea Verde, nell’ambito della gestione del CEA Villa Daino, realizza pacchetti didattici per scolaresche ed escursioni nel Geoparco Ipogeo Alto Crotonese e nel Parco Nazionale della Sila. COOPERATIVA LINEA VERDE Largo Alfonso Ferrari 88834 Castelsilano KR Tel. e Fax 0984.994038 E-mail: [email protected] 20 geositi geoparcoipogeoaltocrotonese Sentiero del Lese Itinerario relativamente semplice in uno dei tratti più suggestivi del Fiume Lese. Nella prima parte si risale una vecchia strada in disuso per giungere al punto panoramico. Discesa verso il ponte poi si segue l’alveo del fiume passando sotto l’imponenetne volta della Grotta del Palummaro. A questo punto inizia la parte più difficile per attraversare il fiume in più punti; l’acqua è sempre molto bassa ma i piedi si bagnano comunque. All’ultimo guado si giunge alla seconda area didattica che porta sulla strada e al parcheggio. Le aree didattiche presenti lungo il percorso sono facilmente raggiungibili anche per le scolaresche, ideali per realizzare attività di Educazione Ambientale. La Grotta del Palummaro è accessibile solo accompagnati da guide speleologiche. Dati Sentiero Difficoltà: E Lunghezza: 7 Km Percorso: Loc. Buttiglieria, Ponte Cornò, Ponte sul Lese, Grotta del Palummaro Tracciato: Asfalto, Strada sterrata, Alveo fluviale Dislivello min. 123m - max. 293m Acqua - assente Legenda Parcheggio Punto Panoramico Area Attrezzata Grotte Carsiche Sentiero Strade Valle del Lese 22 geositi geoparcoipogeoaltocrotonese Sentiero delle Grotte Itinerario relativamente semplice ma piuttosto lungo. Si parte da località Grave Grubbo dove è possibile trovare uno spiazzo per il parcheggio. L’itinerario attraversa le località con le più interessanti emergenze geologiche. Dalle sorgenti sulfuree alla gola del Vallone Cufalo, dove si trova l’imboccatura di una delle grotte più importanti del Geoparco, lo Stige. Poi i Diapiri salini, da dove è possibile effettuare una deviazione che arriva fino ai ruderi della caserma dei finanzieri. Il percorso principale prosegue lasciandosi M.Russomanno sulla destra, dove poco più avanti inizia la salita verso Serra di Frea, con i suoi splendidi punti panoramici. Il percorso si mantiene in quota per circa due chilometri e poi inizia la discesa verso Grave grubbo costeggiando di nuovo il vallone Cufalo nel punto in cui l’acqua scorre nelle cavità sotterranee lasciando in superficie doline ed inghiottitoi. La valle del Vitravo dominata dalla Timpa di Cassiano Dati Sentiero Difficoltà: E Lunghezza: 7 Km Percorso: Grave Grubbo - Acqua Solfara - Caserma abbandonata, Serra di Frea, Grave Grubbo Tracciato: Strada sterrata Dislivello min. 149m - max. 380m Acqua - assente Legenda Parcheggio Resti Storici Punto Panoramico Sorgenti solfo-saline Grotte Carsiche Itinerario Strade Variante Diapiri Salini geositi naturadascoprire Geosito di Zinga Zinga è una piccola frazione del comune di Casabona ubicata su un costone roccioso che domina la splendida Valle del Vitravo, offrendo uno spettacolare panorama sulle campagne sottostanti caratterizzate da piccoli appezzamenti coltivati e pascoli che si fondono talora con la gariga o con boschetti di querce. Sul lato opposto si staglia in tutta la sua imponenza la Timpa di Cassiano, un complesso rilievo tabulare che sul versante orientale si interrompe bruscamente con una parete sub verticale. L’aspra morfologia di questo complesso montuoso ne ha permesso la conservazione della tipica macchia mediterranea ed il luogo ideale per la nidificazione di numerose specie di uccelli rapaci. Il centro abitato di Zinga 25 Ciò che caratterizza l’individuazione del Geosito di Zinga è la presenza di particolari formazioni geologiche denominate Diapiri Salini. Si tratta di un fenomeno geologico ancora in fase di studio, per il quale gli strati profondi di sale emergono dal terreno. A detta dei geologi, i diapiri di Zinga, per le dimensioni e l’estensione del fenomeno, sono unici per l’intero continente europeo. Quello che è certo è che la presenza del sale in superficie ha fatto la storia di questi luoghi; fino agli anni ’50 infatti, qui squadre di minatori venivano ad estrarre il sale, presidiati dai finanzieri delle cui piccole caserme rimangono ancora i ruderi, a testimonianza di un passato, a volte leggendario, fatto di fatiche, contrabbando e lotte contadine. Capovaccaio (Neophron percnopterus) Il più piccolo degli avvoltoi europei e simbolo del legame tra l’Eco-regione mediterranea e la storia dei popoli che vi si sono succeduti nel corso dei millenni, sacro agli antichi egizi la cui sagoma stilizzata rappresentava la prima lettera dell’alfabeto geroglifico. Come tutti gli avvoltoi si nutre prevalentemente di carogne, giocando un ruolo importante nell’ecologia dei territori ricchi di animali al pascolo. Il nome comune Capovaccaio deriva proprio dalla sua abitudine di seguire le mandrie nei periodi della transumanza. E proprio la scomparsa dei pascoli bradi e della pastorizia ne ha causato il declino nella maggior parte del territorio Italiano, tanto che oggi è presente solo in Basilicata, Calabria e Sicilia con una popolazione complessiva stimata in 10-20 coppie. Nel nostro territorio alcune coppie, che solitamente durano per tutta la vita, trovano ancora le condizioni ideali per la riproduzione e così giungono qui, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, abitudine che gli ha valso il nome dialettale di Pasqualia, dopo un lungo viaggio dalle zone di svernamento sub sahariane attraverso il mediterraneo. [] Da tre anni si sta portando avanti un programma per la conservazione attraverso interventi di monitoraggio e allestimento di punti di alimentazione (carnai). Il progetto è stato finanziato dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Crotone, nell’ambito del programma APE (Appennino Parco d’Europa), e gestito dalla Coop. Neophron del Centro di Educazione Ambientale del Marchesato in collaborazione con l’associazione ALTURA. naturadascoprire 24 26 geositi geositodizinga Anello di Zinga L’itinerario parte dal centro abitato di Zinga, nei pressi del promontorio di Cinga dove si osservano i ruderi dell’antico paese. Si scende lungo una stradina asfaltata fino a raggiungere i ruderi della vecchia Caserma dei Finanzieri. Si prosegue fino al ponte su Vitravo da dove è possibile osservare un diapiro salino che si affacia sulla scarpata. L’itinerario prosegue lungo la strada sterrata ai piedi della Timpa di Cassiano fino a raggiungere una deviazione che scende verso l’alveo del Vitravo. Si prosegue in direzione delle Gole di Fraga, uno dei tratti più suggestivi del percorso. Superato questo punto inizia una salita a forte pendenza dalla quale si raggiunge il piazzale antistante Villa Tallarico. Da questa posizione si gode uno splendido panorama su tutta la vallata, punto ideale per il Birdwatching che consente di osservare numerose specie di rapaci tra cui il rarissimo Capovaccaio. A questo punto si scende uno stradello che porta verso alcune grotte rupestri e si prosegue prallelamente ad un impressionante costone roccioso fino a raggiungere la strada principale che si percorre per un centianio di metri in direzione di Zinga per poi scende sul versante opposto verso i ruderi della caserma dei finanzieri. Nell’ultimo tratto si risale verso il centro abitato. Dati Sentiero Difficoltà: EE Lunghezza: 13,5 Km Percorso: Zinga - F. Vitravo - Gole di Fraga - Villa Tallarico - Zinga Tracciato: Asfalto - strada sterrata - Mulattiera Dislivello: min. 110m - max.404m Acqua: Fontane nel centro abitato Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano Legenda Parcheggio Resti Storici Punto Panoramico Diapiri Salini Birdwatching Centri Visita Area attrezzata Sentiero Maneggio Strade Variante 28 geositi naturadascoprire Geosito di Vrica Tra il centro abitato di Crotone e la località archeologica di Capocolonna, si stende un’area caratterizzata da superfici terrazzate interrotte da spettacolari formazioni calanchive. Questa morfologia è il prodotto di eventi deposizionali ed erosivi che vanno da circa cinque milioni di anni fa fino ad oggi. In particolare il Geosito di Vrica ha un’importanza riconosciuta dal mondo scientifico a livello internazionale, come stratotipo del passaggio dal Pliocene, un periodo di tempo che va da circa 5,4 a circa 1,65 milioni di anni, ed il Pleistocene compreso tra circa 1,65 milioni a 10.000 anni. Il sentiero che porta agli affioramenti della sezione di Vrica, si diparte dalla strada principale esistente in località denominata Prestica, nel tratto di viabilità che collega il capoluogo di Crotone con la frazione Salica e da qui con un altro tratto di strada è possibile raggiungere il vicino aeroporto di S. Anna. Partendo dalla strada principale si prosegue lungo un tratto asfaltato fino a raggiungere un tratto sterrato che attraversa alcuni campi coltivati. Questa parte del tracciato, fino a raggiungere la sezione di Vrica, si snoda lungo dei pianori adibiti a pascolo, dai quali si gode uno splendido panorama sul mare. In prossimità del geosito, riconoscibile anche per la presenza di picchetti colorati che segnalano le varie sezioni stratigrafiche, il percorso scende verso valle e attraversa un’area caratterizzata da bacini artificiali per la raccolta delle acque oggi completamente asciutti. Solo gli ultimi due di questi mantengono un buon livello di acqua che consente l’instaurarsi della tipica vegetazione riparia con dense boscaglie di tamerici ed estesi canneti che fanno di questi luoghi un elemento ideale per lo svernamento e la nidificazione di numerose specie di uccelli acquatici. Dati Sentiero Difficoltà: T Lunghezza: 9 Km Tracciato: Asfalto - strada sterrata Dislivello: min. 100m-max. 163m Acqua: assente Legenda Parcheggio Bacino prosciugato Punto Panoramico Bacino attivo Birdwatching Centro abitato Itinerario Strade principali Strade secondarie Il pesaggio calanchivo si estende fino alla costa. Sullo sfondo la città di Crotone sitid’importanzacomunitaria I Siti d’Importanza Comunitaria rappresentano delle aree più o meno vaste che sono state individuate quali nodi della rete ecologica per la presenza di specie di flora e/o fauna particolaremente vulnerabili o in via di estinzione che la comunità internazionale ci obbliga a salvaguardare. Il bosco del Pantanello nei pressi della Foce del Neto sitid’importanzacomunitaria naturadascoprire Monte Fuscaldo Il comprensorio di Monte Fuscaldo fa parte dell’area collinare del Marchesato crotonese e funge da spartiacque tra le valli dei fiumi Tacina e Neto. Raggiunge un’altezza di 565 mt ed è caratterizzato da pendici solcate da valli e canion che offrono la possibilità di nidificare a numerose specie di uccelli rapaci, alcuni dei quali molto rari e in via di estinzione sul territorio nazionale quali il Capovaccaio (Neophron percnopterus), il Nibbio reale (Milvus migrans) ed il Gufo reale. Per questo motivo l’area, che ha un’estensione di circa 2.500 ha, è stata inserita nell’elenco dei Siti d’Importanza Comunitaria della rete Natura 2000. La vegetazione assume la classica fisionomia della macchia 33 mediterranea, con le varianti verso il bosco oppure verso la gariga, a seconda delle condizioni edafiche, orografiche e microclimatiche. Nella macchia sono presenti il lentisco il mirto, la fillirea, l’alaterno, il corbezzolo. Sono associati spesso il biancospino,il perastro e il prugnolo e l’olivastro. Lo stadio climax, che si trova in poche aree tra cui la spettacolare Valle Niffi, predomina il querceto, prevalentemente costituito da Lecci e qualche roverella. La quercia da sughero, un tempo molto diffusa, è rappresentata da pochi esemplari. Oltre ai numerosi uliveti, si trovano anche estese aree con specie di scarso valore ecologico quali Eucalipti e pino d’Aleppo la cui diffusione è dovuta a rimboschimenti Valle Niffi vista da Timpa della Zita Come arrivare Dalla SS107, imboccare il ponte sul Neto in direzione Santa Severina. Gufo Reale (Bubo bubo) Il più grande rapace presente sul nostro territorio, alto fino a 70cm, con una apertura alare di 180cm ed un peso che nelle femmine adulte può arrivare fino a 4kg. Un tempo molto diffuso, oggi è localizzato in pochissime zone, tra cui Monte Fuscaldo. E’ estremamente territoriale e, pur formando coppie stabili per tutta la vita, al di fuori della stagione riproduttiva preferisce vivere solitario. Si tratta di un rapace che caccia soprattutto topi e ricci, difficilissimo da vedere in natura sia per le abitudini notturne che per i siti scelti per la nidificazione, spesso ubicati in cavità presenti su pareti rocciose inaccessibili e nascoste. Questo però non è bastato a salvarlo dalle doppiette, dai bocconi avvelenati e dalla distruzione degli habitat che ne minacciano tuttora le sopravvivenza. Molto suggestivo ascoltarne il canto al tramonto fino a tarda sera; spesso è l’unico modo per appurarne la presenza e capire se si tratta di maschi, femmine o individui giovani. naturadascoprire 32 34 sitid’importanzacomunitaria montefuscaldo Anello di Monte Fuscaldo Si parte dal Centro di Educazione Ambientale del Marchesato, inoltrandosi in una suggestiva vallata per poi portarsi in località Le Serre percorrendo una stretta mulattiera. Giunti presso i ruderi di vecchie case coloniche si raggiunge una strada sterrata che seguiremo a destra. A questo punto si percorre il lato ovest della dorsale godendo del panorama sulla Valle del Tacina che scorre ai piedi della Sila. Si giunge così sotto Timpa della Zita, alla testata di Valle Niffi, punto ideale per l’osservazione di numerose specie di uccelli rapaci. Qui, le Guide del CEA del marchesato, predispongono periodicamente dei punti di alimentazione che permettono di vedere rapaci quali il Capovaccaio, il Nibbio reale, il Nibbio Bruno, il Falco di Palude, Pecchiaioli e Poiane. Il percorso prosegue a questo punto lungo la dorsale est e lo sguardo, ora rivolto verso il mare permette di osservare il territorio del marchesato delimitato dal Golfo di Squillace, dalla propaggine della penisola crotonese, con la sua Riserva Marina, fino alla Foce del Neto. Si giunge così presso l’area attrezzata dove, dal lato opposto del parco giochi, riprende il sentiero che scende verso il CEA. Un canion in località Carigli Dati Sentiero Difficoltà: E Lunghezza: 12 Km Percorso: CEA del Marchesato - Le serre, Carigli, Timpa dela Zita, area attrezzata Tracciato: Strada sterrata - Mulattiera Dislivello: min. 250m - max.500m Acqua: assente Grandi pini domestici fanno da contorno ad un antico rudere Legenda Punto Panoramico Birdwatching Area attrezzata Sentiero Strade sitid’importanzacomunitaria lestrutture CEA del Marchesato Il CEA del Marchesato, come tutti i CEA del WWF, è una struttura permanente che offre una serie di proposte educative ideate per coinvolgere utenti di qualsiasi fascia di età su programmi di Educazione Ambientale, Turismo naturalistico, e scolastico. Il CEA del Marchesato si lega al proprio territorio attraverso attività di ricerca ed educazione, collegate a loro volta ad obiettivi di tutela e sviluppo di questo ambiente, caratterizzato da forti valenze naturalistiche, ma anche da un altrettanto precario equilibrio naturale minacciato quotidianamente dall’azione dell’uomo. La struttura è situata nel caratteristico paese di S.Severina, importante centro turistico della provincia di Crotone, ai piedi della bellissima dorsale di Monte Fuscaldo. La struttura del CEA offre la possibilità di svolgere numerose attività legate alle più svariate tematiche ambientali. La sala didattica/polifunzionale, può ospitare fino a 40 persone a sedere, idonea allo svolgimento di lezioni, seminari e proiezioni di video e diapositive. All’interno è allestita una mostra permanente sulla realtà dei Parchi Nazionali, il cui scopo è quello di stimolare la riflessione sul binomio conservazione della natura e sviluppo sostenibile. E’ dotata di strumentazioni multimediali quali: videoproiettore, videoregistratore e videolettore DVD, videoteca costituita da circa 300 documentari naturalistici, proiettore per diapositive, lavagna luminosa. Nella sala è inoltre presente una biblioteca naturalistica con circa 150 testi e pubblicazioni scientifiche, nonché una ricca raccolta di riviste scientifiche e naturalistiche. Una sala museale che ospita un piccolo museo didattico-naturalistico con sezioni dedicate a: Geologia e paleontologia con particolare riferimento al comprensorio di Monte Fuscaldo; gli invertebrati marini del Mediterraneo (costituita da una ricca collezione malacologica); esposizione di erbari esplicativi con specie tipiche della flora mediterranea; una xiloteca; sezione dedicata alla riproduzione delle piante con vari tipi di frutti; sezione dedicata alla fauna con esemplari di rettili e mammiferi conservati in formalina; cassette entomologiche. Al centro della sala si trova un grande tavolo circolare dove si svolgono attività pratiche e ludiche con l’utilizzo dei reperti del museo. 37 - Una foresteria attrezzata con: cucina, sala da pranzo, camera con 4 posti letto e bagno. Questa consente di ospitare ricercatori, studiosi invitati a convegni, workshop, e naturalmente gli operatori della cooperativa Neophron, nei periodi di maggiore attività del Centro. Il settore che comunque meglio caratterizza il CEA del Marchesato è costituito dall’area esterna dove è possibile svolgere numerose attività pratiche. L’Aula verde, costituita da un lungo tavolo che può ospitare fino a 50 bambini, sovrastato da un pergolato in legno e canne. Un abbeveratoio (biviere) dove si svolgono attività pratiche sugli organismi presenti negli stagni e sulle caratteristiche delle piante acquatiche. - Un prato naturale con numerose specie arbacee dove è possibile fare attività sugli organismi invertebrati che popolano i prati fioriti Area ludica dotata di panche e tavoli. Il giardino del CEA in alto:La grande quercia accoglie i visitatori del CEA Operatori COOPERATIVA NEOPHRON www.ceadelmarchesato.com La Neophron, nata con la finalità di gestire il CEA del Marchesato, da molti anni realizza attività di educazione ambientale, campi estivi, escursioni, trekking fluviale e pesca sportiva nei fiumi della Sila. Gli operatori della Neophron sono guide riconosciute dall’Associazione Nazionale Guide Ambientali Escursionistiche. Neophron s.c. arl – CEA del Marchesato Via Catona 9 – 88832 Santa Severina KR Telefax 0962.558804 – Cell 333.2417556 mail. [email protected] lestrutture 36 sitid’importanzacomunitaria naturadascoprire Dune di Sovereto Situato sulla costa dell’ Area Marina Protetta Capo Rizzuto, tra le località di Le Castella e Capo Piccolo, le Dune di Sovereto rappresentano uno degli ultimi esempi di intatta vegetazione costiera e macchia mediterranea. Il nome porta a pensare che un tempo si trattasse di un bosco di Querce da sughero; oggi invece una splendida pineta accoglie i visitatori provenienti da terra, oltrepassata la quale, si scende verso la spiaggia camminando su antiche dune tra la fitta vegetazione costituita da Lentisco, Filliree, Ginepri, Cisti, e profumatissimi cespugli di Timo arboreo. Si arriva così sulla spiaggia dorata, prestando attenzione a non calpestare i fiori del rarissimo La vegetazione psammofila sulle dune di sabbia rosa 39 Giglio marino, che in estate forma veri e propri prati. Proseguendo verso Capo Piccolo si arriva ad una zona di scogliera rocciosa che il mare e il vento hanno eroso in modo caratteristico, dando origine a microhabitat ideali per la flora e la fauna sopralitorale costituita da alghe verdi e brune, littorine e patelle e crostacei come granchi e gamberetti. In alcuni periodi dell’anno si formano grossi accumuli vegetali costituiti dai resti della pianta marina Posidonia oceanica, importantissimo elemento degli ecosistemi marini che contribuisce a frenare l’erosione costiera. Come arrivare Dalla SS 106, in direzione Crotone, al Km 227, imboccare la strada sulla destra che porta sulla costa. Seguire sempre la strada asfaltata fino a raggiungere delle ville sulla costa dove lasciare l’auto nei pressi della pineta. Giglio marino (Pancrathium maritimum) Il giglio marino è una pianta appartenente ala famiglia della Amaryllidaceae e cresce sulle spiagge sabbiose e sulle dune dei litorali mediterranei. Essa presenta in bulbo profondamente interrato da dove nascono foglie lunghe e ritorte di colore grigio-verde che appaiono all’inizio dell’inverno. Da luglio ad ottobre la pianta fiorisce con splendidi fiori bianchi e profumati, a forma di trombette, raggruppati in infiorescenze da tre fino a quindici unità. Il frutto è una capsula che quando è maturo libera grandi semi neri. Le coste soffocate dai turisti, le ripetute pulizie delle spiagge, la raccolta indiscriminata dei suoi fiori sta portando questa pianta al’estinzione. Per evitare ciò la specie è oggi protetta. naturadascoprire 38 40 sitid’importanzacomunitaria dunedisovereto Sentiero di Sovereto L’itinerario che proponiamo si snoda lungo i numerosi sentieri che attraversano in senso longitudinale e trasversale la pineta. Si tratta di un bosco di impianto artificiale mentre la tipica macchia mediterranea la si incontra scendendo verso la spiaggia. Si consiglia di seguire i percorsi tracciati e non deviare per evitare di calpestare la delicata vegetazione psammofila che cresce sulle dune. Nell’ultimo tratto si cammina sulla spiaggia fino a raggiungere una scalinata in legno che riporta al parcheggio. Dati Sentiero Difficoltà: T Lunghezza: 4 Km Tracciato: Strada sterrata, spiaggia Dislivello: min. 0m - max. 25m Acqua: assente Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano Le acque cristalline, luogo idelale per le immersioni Legenda Sentiero Parcheggio Sentiero secondario Area attrezzata Statale Pineta Strade Macchia Strada sterrata Spiagge/dune 42 sitid’importanzacomunitaria naturadascoprire Dune di Marinella L’area in oggetto è costituita da una porzione di costa ubicata nel comune di Cirò, attraversata dalla SS106. Il nome Marinella in realtà, si riferisce ad una zona adiacente sulla quale per errore fu proposto il SIC, oggi spostato più a nord; per comodità continuiamo a chiamare quest’area Dune di Marinella. La peculiarità di questa piccola area è la presenza della Ginestra bianca Retama retams, una specie endemica per la Calabria che cresce solo in questa località. Il nucleo più importante si trova nella parte più interna in un ambiente che a prima vista appare povero e desolato a causa del pascolo eccessivo, degli incendi e dell’abitudine di utilizzarlo come discarica. Se tutelato potrebbe esprimere le sue potenzialità per lo sviluppo di una interessante flora psammofila tipica degli ambienti dunali come, l’Erba medica marina (Medicago marina), il Papavero delle sabbie (Glaucium flavum), il Ravastrello (Cakile maritima) e Matthiola tricuspidata . La Provincia di Crotone ha attrezzato questa zona con scalinate e passerelle in legno per renderla fruibile al pubblico. Dati Sentiero Difficoltà: T Lunghezza: 4 Km Tracciato: Strada sterrata, spiaggia Dislivello: min. 0m - max. 25m Acqua: assente Cespugli di Ginestra bianca in fioritura Legenda Sentiero Parcheggio Sentiero secondario Area attrezzata Statale Macchia bassa Ginestra bianca Macchia Birdwatching Spiaggia sitid’importanzacomunitaria naturadascoprire Foce del Neto Si tratta di una delle zone umide più importanti della Calabria, già Oasi di protezione della fauna dal lontano 1976, oggi rientra a pieno titolo tra i Siti d’Importanza Comunitaria della rete Natura 2000. Un tempo tutta l’area era resa acquitrinosa dalle frequenti inondazioni invernali. Intorno agli anni ’50, l’Opera Valorizzazione Sila effettuò numerose bonifiche e massicci disboscamenti per consentire lo sfruttamento agricolo, tanto che oggi le uniche aree interessanti dal punto di vista naturalistico sono situate in prossimità della foce. Ubicata in prossimità di una importante rotta migratoria, per numerose specie di uccelli rappresenta una fondamentale area di sosta nelle lunghe traversate dalle regioni di svernamento africane al Nord Europa. Ancora più importante il ruolo che riveste questo habitat per lo svernamento delle specie ornitiche. Negli ultimi 15 anni è stata registrata la presenza di 188 specie di uccelli rappresentanti più del 65% del patrimonio avifaunistico regionale (G.Monterosso). Tra le altre da segnalare le notevoli concentrazioni invernali del Gabbiano corallino (Larus melanocephalus), ed il Piviere dorato (Pluvialis apricaria). Oltre le zone umide presenti nei pressi della foce, di grande interesse il bosco del Pantanello, unico esempio della foresta planiziale che un tempo ricopriva tutta l’area. Riparato dai venti marini, dalla salsedine e dall’erosione costiera grazie alla presenza di un cordone di alte dune, presenta una vegetazione fittissima ed intricata con Farnie, Pioppi bianchi, Frassini, Salici. Un gruppo di spatole si cibano nelle acque basse del Neto 45 Iris Palustre (Iris pseudacorus) La parola Iris in greco significa arcobaleno, e infatti queste piante sono coltivate nei giardini per i fiori appariscenti, nelle loro tonalità di giallo, viola, blu e bianco. Iris palustre, o Giglio giallo, è un fiore che cresce esclusivamente nelle zone umide su terreni acquitrinosi. Si sviluppa da un robusto rizoma e raggiunge un’altezza di 150cm. Distribuito in tutta Italia ma divenuto raro a causa delle bonifiche, oggi è una specie protetta. Nel crotonese probabilmente lo si può osservare solo alla Foce del Neto. naturadascoprire 44 46 sitid’importanzacomunitaria focedelneto Itinerario della Foce del Neto Il percorso che consigliamo parte da Località Bucchi dove inizia una strada sterrata che attraversa dei campi coltivati. Molto spesso questa risulta impercorribile quindi si consiglia di lasciare l’auto dove termina la strada asfaltata. Si prosegue fino a raggiungere il bosco di Pagliamiti, che si presenta come una lunga fascia di eucalipti e pini, frutto di recenti rimboschimenti. Sulla sinistra si trova invece ciò che rimane degli antichi boschi planiziali con grandi esemplari di Pioppo bianco. A questo punto si prosegue seguendo uno sterrato che costeggia un canale ricco di canneti e tamerici fino a raggiungere un grande stagno. Si prosegue ancora per circa un chilometro e si raggiunge la foce. Dati Sentiero Difficoltà: T Lunghezza: 6 Km Percorso: Loc. Bucchi, Misola, Foce Neto Tracciato: Strada sterrata Dislivello: 0m Acqua: assente Legenda Sentiero Parcheggio Sentiero secondario Birdwatching Statale Spiagge/dune Strade Fasce boscate Strada sterrata Zone umide Ferrovia Le dune erose dal mare nei pressi della Foce del Neto sitid’importanzacomunitaria lestrutture Laboratorio territoriale di Educazione Ambientale della Provincia di Crotone Il Laboratoro Teritoriale di Educazione Ambientale “L.E.A. Kroton” è una strutture che opera in ambito provinciale con rapporti diffusi e continui con l’utenza e la pubblica amministrazione. Costituisce un importante luogo di raccolta e di diffusione delle informazioni, di incontro tra operatori per la formulazione di progetti educativi, di consulenza e di scambio rivolti a studenti, insegnanti, operatori di associazioni, amministratori pubblici e cittadini Il compito principale è quello di promuovere e coordinare rapporti tra le varie istituzioni e le comunità locali, con la collaborazione diretta dei Centri di Educazione Ambientale e in raccordo con il Centro di Coordinamento Regionale della Rete InFEA, Il LEA, Promosso dall’Assessorato Ambiente della Provincia di Crotone e gestito dal GAL Kroton, si trova a Torre Melissa, sulla Statale Ionica, in una struttura medievale. Si tratta di una Torre di Guardia Aragonese di probabile origine Normanno-Sveva (XII sec.), costruita per fronteggiare gli attacchi 49 dei turchi; imponente ed unica per la sua forma in tutto il bacino del maditerraneo, offre un panorama che spazia da Capocolonna alle coste di Punta Alice. Al suo interno, un Museo di Civiltà Contadina, organizzato in sezioni, espone antichi strumenti e utensili di svariate forme e dimensioni. Nell’area esterna è presente un percorso naturalistico attrezzato dove svolgere attività di educazione ambientale con le scolaresche. In particolare il LEA si occupa di: - organizzare incontri ed eventi formativi con educatori e promuove e realizza iniziative e campagne di Educazione ambientale - supporta enti pubblici e privati e le diverse realtà locali nella promozione, predisposizione e realizzazione di interventi di valorizzazione, recupero e sviluppo, in un’ottica di gestione sostenibile delle risorse (processi di Agenda 21, turismo sotenibile, certificazione ambientale, agricoltura biologica ecc…); - offrono servizi legati alla ricerca in campo didattico ed alla formazione di docenti e operatori - favoriscono sperimentazioni locali, centrate su progetti inerenti alle tematiche dello sviluppo sostenibile. Il LEA è anche la sede della Rural Social Service, un società che si occupa di organizzare percorsi di Turismo naturalistico, scolastico educativo nelle più belle località della provincia di Crotone. Operatori RURAL SOCIAL SERVICE www.apricrotone.it La Rural Social Service opera da tanti anni nella Provincia di Crotone , con l’obbiettivo di rafforzarne l’identità territoriale e promuoverne l’immagine in Calabria e nel mondo attraverso l’elaborazione di strategie di marketing territoriale e commercializzazione di una offerta turistica strettamente legata a quelle che sono le risorse agro-ambientali e naturalistiche. Rural Social Service organizza soggiorni ed escursioni sul territorio rivolte a turisti, scuole ed in particolare a soggetti diversamente abili. LEA KROTON - Torre di Guardia Aragonese SS106 Torre Melissa KR - Tel. 0962.865801 La Torre Aragonese ospitante gli uffici del Laboratorio Territoriale lestrutture 48 parconazionaledellasila Foresta per antonomasia, la Sila, il cui toponimo deriva proprio dal greco hyle e dal latino silva, in epoca arcaica era un vasto e selvaggio promontorio montano ammantato da immense foreste primigenie, ricchissimo di fauna selvatica. Maestoso esemplare di Cerro domina la vallata del Soleo 52 parconazionaledellasila naturadascoprire Parco Nazionale della Sila Il Lago Ampollino picchio nero al nibbio reale. Sono presenti specie endemiche come il Pino Laricio e maestosi esemplari di Abete bianco e faggi. Il settore più interessante riguarda i monti della Sila Piccola, con le sue profonde valli scavate dai torrenti Tacina, Soleo e Vergari. Fu proprio qui che nella prima metà del secolo scorso si verificarono massicci disboscamenti, quando nel 1929 s’insediò la SO.FO. ME.( Società forestale meridionali ) che per vent’anni diede lavoro a migliaia di boscaioli provenienti da varie regioni del sud italia. Il trasporto del legname avveniva per mezzo di vagoni ferroviari che dalla sede centrale , che si trovava in località Giardino, si snodavano per tutte le montagne. I tronchi tagliati venivano trascinati dai buoi e poi caricati sui vagoni, trasportati a Giardino e qui posti sui carrelli di una teleferica che arrivava fino ai cantieri nei pressi dei centri abitati. Oggi rimangono i ruderi di quei vecchi impianti che si possono incontrare lungo i sentieri che vi andiamo a proporre. Gatto Selvatico (Felis silvestris) Scomparso in molte regioni italiane, il Gatto selvatico trova in Sila un ambiente ideale dove vivere. Ha le dimensioni di un grosso gatto domestico dal quale si distingue per la coda corta e grossa, per il folto pelo ed il disegno della pelliccia a strisce scure senza macchie. Animale solitario, si arrampica agilmente ma caccia prevalentemente al suolo catturando roditori, uccelli, rane e raramente pesci. Non ha particolari preferenze per il tipo di habitat e, come altre specie di mammiferi quali il Lupo e il Capriolo, è confinato nelle aree montane unicamente per la minore pressione antropica. Il processo di rarefazione a cui è andato incontro è dovuto principalmente alla sconsiderata “caccia ai nocivi” intrapresa particolarmente tra gli anni ’50-’70, ma pure al disboscamento, agli incendi ad all’aumento del randagismo felino e canino. naturadascoprire Il primo disegno istitutivo di un Parco nazionale nel comprensorio silano risale al lontano 1923 quando diversi politici locali si prodigarono al fine di preservare dal disboscamento gli ultimi lembi di foresta primigenia presenti sul Monte Gariglione. Dopo un percorso durato 80 anni, che ha visto anche la nascita, nel 1968, di un poco convincente Parco nazionale della Calabria, nel 2002 viene finalmente costituito il Parco Nazionale della Sila. L’area tutelata che ricade nel territorio della Provincia di Crotone si divide in due settori; quello più a sud, nella Sila Piccola, comprende i comuni di Mesoraca, Petilia Policastro e Cotronei, più a nord, nella Sila Grande, il Comune di Savelli. La Sila è una vasta regione, che racchiude in se elementi nordici, con i suoi immensi e maestosi boschi di conifere, ma come osservò il viaggiatore Norman Douglas, è pervasa da una luminosità tutta mediterranea. Essa racchiude al suo interno specie di fauna e di flora di grande valore scientifico; a partire dal lupo all’istrice, dal 53 54 parconazionaledellasila naturadascoprire Sentiero del Soleo Si parte dal centro del Villaggio tuiristico di Principe e si imbocca un sentiero tutto in discesa lungo il versante che degrada bruscamente verso il Torrente Soleo. Si arriva in Località Giardino, dove confluivano le teleferiche della Sofome. A questo punto si prende la strada sterrata la cui incisione segue la vecchia ferrovia che dalle aree più interne della Sila, trasportava il legname alle teleferiche. Si attraversa così una splendida cerreta con esemplari plurisecolari di Cerro (Quercus cerris), frammisti ad aceri e Pioppo tremulo. Lungo il tracciato si possono incontrare dei suggestivi salti d’acqua formati dagli affluenti del Soleo. Giunti ai piedi del Monte S.Barbara vale la pena salire sul cucuzzolo dal quale si gode uno splendido panorama su gran parte del Marchesato e un ampio tratto di Mare Ionio. Dopo circa 1km si rientra al Villaggio Principe. Le acque del Soleo tra la folta vegetazione ripariale Dati Sentiero Difficoltà: E Lunghezza: 7,5 Km Percorso: Vill. Principe, Giardino - Menticella, M.S. Barbara Tracciato: Strada sterrata, mulattiera Dislivello: min. 1100m - max. 1485m Acqua: rifornirsi nel villaggio Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano Legenda Sentiero Percorso alternativo Strade Strada sterrata Punto panoramico 56 parconazionaledellasila naturadascoprire Sentiero di Macchia dell’Arpa Anche questo itinerario parte da Principe, dove è possibile ammirare un parco con enormi esemplari di Pino Laricio. Superate le ultime case ci si inoltra nel bosco fino a raggiungere la radura di Macchia del Principe. A questo punto si prosegue verso la vallata del torrente Iannace. Qui il bosco diventa una vera e propria foresta dove domina la faggeta, favorita dall’esposizione del versante verso nord, mentre il Pino Laricio preferisce le esposizioni più assolate. Lungo il percorso si incontrano diverse radure la più spettacolare delle quali è Macchia dell’Arpa. Pare che il toponimo faccia riferimento all’avvoltoio (forse il Gipeto, oggi estinto in Calabria), il cui nome dialettale era appunto “arpa”. In queste radure, sicuramente opera dell’uomo che le sfrutta per il pascolo, in tarda primavera si possono incontrare spettacolari fioriture di viole ed orchidee. Superata Macchia dell’Arpa, un tratto in breve discesa ci riporta sulla strada che dopo 2 km ci riporta a Villaggio Principe. Dati Sentiero Difficoltà: E Lunghezza: 9 Km Percorso: Vill. Principe, Vallone Iannace, Macchia dell’Arpa, Petto di Mandria Tracciato: Strada sterrata, sentiero Dislivello: min. 1325m - max. 1644m Acqua: rifornirsi nel villaggio Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano Escursionisti lungo il sentiero Legenda Sentiero Strade Per escursioni a piedi o in mountain bike lungo i sentieri di Villaggio Principe contattare il Circolo Legambiente di Petilia Policastro Via Risorgimento, 36 88837, Petilia Policastro (KR) tel. 0962.433472 E-mail [email protected] www.legambientepetilia.it parconazionaledellasila naturadascoprire Ippovia dei Briganti Un lungo itinerario di 88 km per gli appassionati delle traversate a cavallo, da percorre in tre giorni, attraverso la fascia collinare e montana del Marchesato crotonese, un’area ricca di emergenze naturalistiche e storiche che lungo il tragitto sono collegate dal filo conduttore della storia del brigantaggio locale. Il tracciato parte dal Centro di Educazione Ambientale del Marchesato di Santa Severina e termina nel cuore della Sila Piccola. Alla partenza ci si inoltra nel verde della macchia lungo una mulattiera che attraversa una zona di Monte Fuscaldo ricca di elementi tipici del paesaggio rurale mediterraneo. Boschi di leccio e 59 uliveti secolari, vecchi manufatti in pietra usati in passato dai pastori fino a giungere ad un punto panoramico in cui si può osservare la valle del Fiume Tacina che scorre alla base del massiccio della Sila. A questo punto il percorso si rivolge verso Altilia, passando per Monte Capraro e le Serre di Altilia da dove è possibile ammirare l’imponenza di Timpa del Salto, una massiccia rupe calcarea alla quale è legata una leggendaria figura del brigantaggio. Sosta alla Villa di Altilia e poi si riparte verso il Fiume Neto dove, presso una tipica fattoria rurale, in località Macchia del Concio si potrà effettuare la seconda sosta, e sarà possibile una visita alla fattoria con una dimostrazione della preparazione dei formaggi locali con degustazione di vari prodotti tipici. Da qui si riparte attraversando le vaste piantagioni di ulivi che si estendono ai piedi di Cotronei una cittadina nata come avamposto per la difesa di terra e costruita lungo uno dei principali percorsi per la transumanza, posti sulla dorsale collinare tra le vallate del Tacina e del Neto. Dal punto di vista naturalistico questa è una zona di transizione tra elementi tipici della macchia mediterranea ed i boschi di Pino Laricio tipici dell’altopiano silano. In particolare qui si attraversa la cosiddetta fascia del castagno, elemento fondamentale nell’economia del passato per la produzione di farina di castagne. Il percorso si inoltra lungo le vie della transumanza, ancora oggi praticata in queste zone, attraverso boschi misti di Cerro, Castagno, Leccio e Aceri. Molto diffusa è la presenza dell’Erica arborea dalla quale si ricava la radica, un legno molto pregiato. Salendo di quota si segue la valle del Tacina, caratterizzata da boschi integri con esemplari secolari di Cerro, Ontano nero e alle quote più elevate, di Abete bianco. Si giunge così al maneggio Santi e Briganti, alle porte del Parco Nazionale della Sila, dove è possibile visitare il museo del brigantaggio e concludere la tappa del primo giorno. Il tragitto che va da Difisella al Gariglione si inoltra nell’alta valle del Tacina, un’area impervia e di difficile penetrazione un tempo rifugio di numerose bande di briganti, luoghi dai nomi leggendari come la Tana del Lupo, Galaghi, Lanzaporco e Torre Rinosi, ci ricordano personaggi storici quali Panegrano e Vito di Petilia, Pietro Monaco e Legenda Ippovia dei Briganti Strada statale Altre strade Strada sterrata Area attrezzata Maneggio Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano Parco Nazionale La valle del Neto sotto l’abitato di Altilia naturadascoprire 58 parconazionaledellasila ippoviadeibriganti la moglie Brigantessa Ciccilla. Il primo punto tappa del percorso lo si incontra dopo circa 10Km presso i ruderi di una antica chiesa in località Pollitrea dove è presente un’area attrezzata realizzata dalla Provincia di Crotone nell’ambito del Programma A.P.E. (Appennino Parco d’Europa) Da qui si sale al Timpone della Guardiola per poi scendere verso il torrente Tacina e raggiungere Torre Rinosi, un’antica costruzione ancora in buone condizioni antico rifugio per bande di briganti. Il tracciato prosegue seguendo il corso del F.Tacina fino in località Vaccherie dove per un tratto segue il Sentiero Italia del CAI per poi deviare verso Colle del Telegrafo, uno dei punti panoramici più belli della parconazionaledellasila Sila Piccola. Da qui si procede poi per raggiungere la Caserma Forestale del Gariglione dove terminerà la tappa del secondo giorno. Il giorno successivo si affronta la parte più semplice dell’itinerario, lungo una strada sterrata sulla quale un tempo si snodava una tratta ferroviaria a scartamento ridotto utilizzata per il trasporto del legname. In prossimità di Fontana della Marchesa si lascia la stradella e si prosegue verso Macchia dell’Arpa per poi raggiungere Villaggio Principe, la prima sosta della giornata. La tappa successiva è rappresentata dalla Stazione Forestale di Vaccarizzo, a pochi chilometri da Difisella dove si conclude l’anello. 61 Museo del Brigantaggio Il Museo del Brigantaggio è una struttura che ha la finalità di recuperare e diffondere la memoria storica di un periodo tragico e spesso trascurato della storia meridionale. Il fenomeno del Brigantaggio, diffuso in tutto il meridione nell’arco del XIX secolo,nei territori dell’alto Marchesato e del comprensorio silano, è strettamente legato agli elementi paesaggistici ed ambientali che lo caratterizzano. Si tratta di uno dei periodi più alti, dal punto di vista etico, della storia del popolo calabrese; spesso infatti si dimentica che il Brigantaggio è stato un fenomeno di rivolta e resistenza verso un sistema politico oppressore e dunque venne vis- suto come risposta all’arroganza e all’ingiustizia sociale del tempo. Le storie legate a quel periodo si sono tramandate sino ai nostri giorni attraverso documenti storici e racconti che in alcuni casi divennero vere e proprie leggende. Vicende e personaggi si intrecciano con i luoghi e le emergenze paesaggistiche del territorio, con la cultura contadina e le produzioni tipiche, i fenomeni della transumanza e la pastorizia. anche nelle terre del marchesato crotonese ha influenzato la cultura delle popolazioni locali, in modo particolare per il comprensorio silano. Nella struttura si trova una mostra fotografica descrittiva che ripercorre un periodo che va dall’unità d’Italia agli inizi del ‘900, attraverso i più importanti e documentati episodi legati a personaggi locali divenuti vere e proprie leggende. Essi trovavano proprio negli impenetrabili boschi della Sila i loro rifugi e nascondigli, divenendo i veri signori delle montagne. Operatori ASSOCIAZIONE SANTI E BRIGANTI Santi e Briganti è un’associazione certificata ENGEA, che realizza escursioni e traversate a cavallo nel territorio della Sila. Gestisce il Museo del Brigantaggio ed il Circolo Ippico “Hipposila”, opera nella valorizzazione del territorio attraverso la progettazione e realizzazione di percorsi naturalistici come l’Ippovia dei Briganti. Carovana di cavalieri presso Torre Rinosi, nell’alta Valle delTacina Associazione Santi e Briganti C.da Difisella – 88836 Cotronei KR Te/fax 0962.491979 Cell. 333.8284226 E-mail. [email protected] lestrutture 60 forreetorrenti Le impressionanti gole del Senapite forreetorrenti naturadascoprire Forre e Torrenti Lungo i fianchi scoscesi ed aspri della Sila, tra i solchi lascati dai movimenti tettonici, scorrono incassati in profondi canion i principali fiumi che, con la loro azione erosiva, da milioni di anni, modellano il territorio. Ed è proprio in queste vallate che ancora oggi si preservano i più importanti ambienti naturali del crotonese. Spesso proprio l’inaccessibilità dei luoghi ha consentito il mantenersi della tipica vegetazione ripariale con Pioppi neri, Salici ed Ontani, che in alcuni luoghi si presentano con esemplari maestosi. Inoltre la mancanza di insediamenti industriali ed abitativi consistenti, consente alle acque di mantenersi in uno stato di purezza cristallina. I bacini fluviali principali sono costituiti dal Fiume Neto, Tacina, Nicà e Torrente Lipuda. Tra questi il bacino idrografico del F.Tacina, con i suoi affluenti Migliarite, Soleo e Vergari-S.Antonio rappresenta, il sistema di fiumare Il Fiume Tacina nel tratto montano 65 Trekking fluviale più affascinante per gli appassionati di trekking fluviale. Il fiume Tacina, come i suoi affluenti, nasce sul fianco orientale della Sila Piccola, dal Timpone Morello (1665 mslm). Nella sua parte sommitale scorre in una larga vallata morbidamente plasmata, ricca di pascoli, caratterizzata da un paesaggio “nordico”. Giunto all’orlo del tavolato, subisce un brusco sbalzo di livello che, come i suoi affluenti, lo porta a scorrere tumultuosamente in profonde gole scavate nel granito, tra ombrose selve formate da Faggi, Abete bianco e Pino Laricio. Poco più a valle alberi di Ontano nero ne seguono il suo corso, intercalati da Pioppi tremoli e Salici. Ne tratti più impervi è facile imbattersi in specie altrove scomparse come il Merlo acquaiolo, l’Ululone dal ventre giallo e la rarissima Trota macrostigma. Il trekking fluviale è un modo per vivere a stretto contatto con ambienti naturali tra i più integri della nostra regione. Le escursioni vengono effettuate seguendo l’alveo del torrente, spesso con i piedi in ammollo, in direzione opposta alla corrente. In alcuni casi, come le gole basse del Tacina, il Migliarite ed il Senapite, si tratta di escursioni estremamente difficoltose, destinate ad escursionisti esperti ed allenati, ma sicuramente molto gratificanti. In altri casi come le sorgenti del Tacina o il sentiero del Vergari, sono accessibili anche ai meno esperti. Si cammina spesso nell’acqua, se non addirittura a nuoto, per cui si consiglia la frequentazione nel periodo primaverile-estivo, sia per la temperatura che per l’eventualità funesta di imbattersi in precipitazioni atmosferiche, molto pericolose in questi luoghi. Non servono attrezzature particolari. Consigliamo di indossare scarponi da trekking con la suola morbida, anche vecchie scarpe da ginnastica vanno bene, preferibilmente con il collare alto per proteggere le caviglie; assolutamente da non usare gli stivali di gomma. Inoltre dobbiamo ricordare che il deflusso delle acque è controllato dalle numerose opere di presa che insistono in modo particolare sul F.Tacina e quindi è sempre possibile imbattersi in variazioni improvvise del livello dell’acqua. Consigliamo quindi di rivolgersi a Guide Escursionistiche locali che sapranno comunque fornire maggiori dettagli a riguardo. Pesca sportiva Non esiste luogo migliore degli impervi torrenti montani per coniugare attività sportiva come il trekking, con la passione per i pesci. E proprio la spettacolare pesca alla trota in questi luoghi può essere praticata con notevoli soddisfazioni. Nei tratti più suggestivi dei torrenti Soleo, Tacina e Senapite è possibile ancora trovare la rara Trota macrostigma, un endemismo mediterraneo ormai scomparso in molti fiumi italiani a causa dell’inquinamento e dell’introduzione di specie alloctone. Contattando le Guide della Cooperativa Neophron potete organizzare programmi residenziali con attività di pesca sportiva nei torrenti del crotonese. naturadascoprire 64 66 forreetorrenti naturadascoprire Itinerario Lese-Senapite La valle del Senapite, oltre a segnare il confine tra i comuni di Savelli e Verzino, costituisce una linea di separazione tra il massiccio cristallino silano e la copertura sedimentaria crotonese. Nasce dalle pendici di Cozzo del Ferro (1221 mslm) nella Sila Grande, e dopo circa 14 km si riversa nel Lese. Il tratto più suggestivo è quello che dalla confluenza con il Lese arriva alle falde del Cozzo Senapite dove l’omonimo ponte di pregevole fattura, rappresenta l’unico manufatto nel raggio di diversi chilometri. Qui il torrente scorre in strette e profonde forre, formando pozze e piscine che in alcuni casi è obbligatorio attraversare a nuoto. L’aspro paesaggio non ha consentito l’insediamento di attività seminative e gli uliveti, con alcuni antichi frantoi, ormai abbandonati, rappresentano le uniche testimo- nianze della presenza dell’uomo. Per raggiungere la località, da Verzino si prende la SS492 che porta a Savelli e, dopo aver lasciato un mezzo nei pressi del Ponte Senapite, si imbocca una strada secondaria al Km 50, che porta verso Timpone del castello dove inizia l’itinerario a piedi. Per circa 2 km si cammina su un costone scosceso fino a raggiungere il fiume nei pressi di una masseria con anesso un antico frantoio. A questo punto si inizia la risalita del fiume fino a tornare al Ponte Senapite. Nei tratti più alti ci si deve immergere in acqua, si consiglia quindi di portare abiti di ricambio. Per gli escursionisti poco esperti si sconsiglia di affrontare questo itinerario da soli, ma rivolgersi a Guide Escursionistiche specializzate. Dati Sentiero Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano IlEscursionisti Ponte Senapite lungo il sentiero Difficoltà: EE Lunghezza: Circa 7 Km Percorso: C. Ratto, Paludi, T. Senapite, Ponte Senapite Tracciato: Strada sterrata, alveo fluviale Dislivello: min. 247m - max. 450m Acqua: assente Legenda Sentiero Strade Strade secondarie Altri sentieri Parcheggio Punti panoramici 68 forreetorrenti naturadascoprire Sentiero del vergari Il Vergari (fiumara Mesoraca) nasce sovrasta il fiume. Dopo poco più di dalle sorgenti che sgorgano da un chilometro si giunge al piccolo Timpone Vecchio a 1.648 m di bacino d’acqua “la Carrozzella”, altitudine il cui nome deriva dalla forma L’incisione del corso d’acqua del bacino, larga alla base e poi determina nel settore pedemon, via via, stretto verso l’apice. E’ tano una stretta valle fluviale dove il “vuddu” di maggiore interesse, l’azione vorticosa delle acque sicuramente il più bello e caratha determinato la formazione di teristico del fiume Vergari, grazie piccoli bacini naturali denominati alla presenza di una serie di ampi localmente “vuddi”. scogli lisci di granito. A questo L’esposizione a nord, del versante, punto, per gli escursionisti più ha determinato un ambiente fresco esperti è possibile risalire il fiume e umido caratterizzato da una per un lungo tratto, dove si supeassociazione vegetale costituita da rano cascatelle e piscine naturali. leccio, quercia da sughero, carpiIn alternativa si intraprende la salita no nero, acero, orniello e castache riporta al maneggio. Lungo il gno. Lungo le rive, dove il terreno sentiero sono presenti d verse aree si presenta più umido, e le specie di ristoro con numerosi sorgenti risentono del dinamismo fluviad’acqua potabile. le predominano l’ ontano nero, il pioppo nero e i saliceti, con il I caratteristici “vuddi” salice bianco e il salice viminalis. immersi in una vegetazione lussureggiante Il versante opposto, sinistro, esposto a sud, è caratterizzato dalla presenza di essenze vegetali tipiche della macchia mediterranea, da uliveti, orti e frutteti. L’itinerario parte nei pressi di un maneggio raggiungibile da una stretta stradella che parte dal Santuario Ecce Homo. Da qui si scende lungo un strada asfaltata fino a giungere al pittoresco “Casino Marescalco”, che costituisce la porta d’ingresso nella frazione di Filippa. A questo punto si piega destra attraversando un uliveto finoIl apromontorio portarsi sul costone che di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano Escursionisti lungo il sentiero Dati Sentiero Difficoltà: T Lunghezza: Circa 4 Km Percorso: Maneggio, C.Marescalco, V. Carrozzella Tracciato: Strada sterrata, alveo fluviale, Mulattiera Dislivello: min. 475m - max. 720m Acqua: assente Legenda Sentiero Area Attrezzata Strade Maneggio Per escursioni a cavallo contattare Associazione Papa San Zosimo cell. 338.5457018 insediamentirupestri Una grotta utilizzata da pastori ai piedi delle Murge di Strongoli ilsistemadegliinsediamentirupestri naturadascoprire Insediamenti Rupestri La civiltà rupestre, insediatasi nel territorio della Provincia di Crotone rappresenta una realtà ricchissima e molto articolata che si manifesta con una serie di manufatti distribuiti nella fascia collinare con architetture che nascono e vivono in una perfetta simbiosi con il territorio, i luoghi e i caratteri naturali. Esse rappresentano le più affascinanti tracce di civiltà presenti sul territorio, e testimoniano le differenti culture che nel corso dei millenni si sono avvicendate su di esso e che hanno saputo creare un legame solidissimo con l’ambiente naturale. Dai tempi più remoti, l’uomo ha utilizzato la grotta come riparo dalle intemperie e dai pericoli, come abitazione, ma anche come luogo dove onorare i defunti e venerare le divinità. A tale fine sono state adoperate in origine caverne naturali e solo in un secondo tempo l’evoluzione delle tecniche e dei bisogni ha spinto l’uomo ad L’insediamento rupestre di Casabona adattare questi luoghi ad esigenze sempre più specifiche o a scavare ex novo degli ambienti ipogei. Alcune indagini preliminari condotte in diversi siti fanno supporre un’origine preistorica per alcuni di essi; un’ipotesi sorprendente, poiché questo patrimonio viene correntemente attribuito al periodo storico interessato dal monachesimo in Calabria e comunque non prima del periodo medievale. Indubbiamente le grotte utilizzate dai pastori del secondo millennio a.C. hanno rappresentato l’habitat ideale per i monaci eremiti, provenienti dal Vicino Oriente già dal VII sec. d.C. Queste grotte sono state realizzate soprattutto su terreni facilmente modellabili come l’arenaria che caratterizza i terrazzamenti del paesaggio crotonese, nella maggior parte dei casi in corrispondenza dell’emergere di due formazioni geologiche dislocate tra loro: quella più a valle 73 costituita da sabbie e conglomerati plio-pleistocenici; nelle fascie collinari più elevate da arenarie del miocene medio-inferiore. Sparsi per tutto il territorio provinciale, ma più spesso presenti nei pressi dei maggiori centri abitati, questi insediamenti rappresentano una costante, anche se poco nota e percepibile, del paesaggio crotonese. I più importanti insediamenti rupestri visitabili si trovano nel territorio dei comuni di Petilia Policastro, Cotronei, Caccuri, Cerenzia, Verzino e Rocca di Neto. Quello più interessante si trova alle pendici dell’abitato di Casabona dove alle falde del colle, lungo i terrazzamenti con andamento a spirale, si affacciano, in un sapiente gioco di vuoti e pieni, decine di grotte. Le grotte adibite ad abitazioni si dispongono, su diverse quote, collegate da sentieri o da scalette intagliate nel terreno, in un sistema di aggregazione spontanea che si conforma intimamente alla morfologia del luogo. Anche la scelta dello strato di arenaria tenera, sottostante uno strato più duro e compatto che spesso corrisponde al soffitto degli ambienti, è dettata da una sorprendente logica funzionale. Inoltre le grotte utilizzate per l’abitare presentano una esposizione solare a sud o ad est, ottimale per il benessere degli abitanti, poiché garantiva ambienti asciutti, ben soleggiati e al riparo dai venti freddi. Principi che hanno anticipato di secoli i criteri costruttivi della bioarchitettura e dell’architettura bioclimatica. Gli insediamenti sacri si differenziano rispetto alla specifica caratterizzazione della vita religiosa scelta, tra quella comunitaria e quella di isolamento ascetico, alle quali corrispondono differenti organizzazioni insediative. Per quanto riguarda le necropoli, alcune grotticelle possono attribuirsi alla protostoria, anche se l’uso e il riuso continua anche con i greci e i romani. Non si esclude che possano essere state originariamente affrescate, cancellate per i fenomeni erosivi della roccia. naturadascoprire 72 74 ilsistemadegliinsediamentirupestri naturadascoprire Le Grotte di Caccuri Le Grotte di Casabona Il colle su cui sorge il castello è ricco di numerose grotte artificiali, varie per tipologia e dimensioni. La maggior parte è concentrata lungo la parete meridionale. Le grotte sono distribuite su più livelli per cui alla quota più bassa e più alta troviamo le grotticelle che facevano parte della necropoli mentre le grotte di grandi dimensioni occupano il livello intermedio ed erano destinate all’uso abitativo. Degli originari percorsi che collegavano le grotte non rimane traccia a causa dei processi erosivi dell’are- Il sito presenta numerose grotte artificiali (50 esposte ad est e 85 esposte ad ovest), scavate su più livelli nell’arenaria. L’intero costone roccioso di Valle Cupa, sulla cui sommità sorge l’abitato attuale, ha i caratteri dello stanziamento abitativo tipico degli insediamenti che compaiono sin dalla preistoria: ottima visibilità verso i territori circostanti, presenza di un corso d’acqua nel fondo valle, facile difensiva contro eventuali incursioni nemiche. Il sito presenta una grande varietà tipologica per forma e rapporti dimensionali. In pianta le grotte hanno ambienti rettangolari, quadrati, trapezoidali e subcircolari. In alzato presentano soffitti piani, a volta a botte (a tutto sesto o ribassata) e a doppia falda. Si possono distinguere tre differenti tipologie principali: grotte di dimensioni medie, grotte con due ambienti comunicanti, grotticelle. Quelle del lato orientale presentano percorsi quasi piani, posti parallelamente su più livelli, seguono la naturale orografia e geologia (strati di arenaria dura alternati a strati di arenaria tenera), formando Come arrivare Dalla s.s. 107 (Crotone - Paola) imboccare il bivio per Caccuri. Giunti in paese portarsi sotto il Castello. L’insediamento si trova nella parete meridionale della collina. Alcune grotte sotto imponente castello di caccuri precisi terrazzamenti. Le grotte si trovano in buono lo stato di conservazione anche se la moderna viabilità e, in particolare, i muri di sostegno in calcestruzzo armato hanno definitivamente cancellato gruppi di grotte Attualmente le grotte sono per lo più abbandonate mentra altre son chiuse, probabilmente utilizzate come depositi per attrezzi, mentre altre sono state utilizzate fino a qualche tempo fa per l’allevamento. Come arrivare dalla s.s. 107 (Crotone Paola), imboccare il bivio per Rocca di Neto, quindi la strada provinciale Rocca di Neto – Casabona. Arrivati in paese, portarsi in località Valle Cupa. L’insediamento rupestre di Casabona naturadascoprire naria e, probabilmente, ad una cattiva regimentazione delle acque meteoriche con la conseguenza che alcune di esse sono del tutto ostruite. 75 76 ilsistemadegliinsediamentirupestri naturadascoprire Le Grotte di San Demetrio Le Grotte di Rocca Vecchia Le grotte si sviluppano su due livelli. Un gruppo occupa la base delle pareti del colle, l’altro un naturale terrazzamento, ad una quota più alta. I due gruppi sono collegati da un percorso che si incunea in un piccolo canyon naturale, a circa metà dell’intera lunghezza del colle stesso. Le grotte a quota bassa sono collegate da un percorso degradante verso sud-est e corrispondente all’argine del ruscello. Quelle a quota superiore da uno simile ada- Le grotte, che variano per forma e rapporti dimensionali, si collocano sulle pareti di tre colli sui quali un tempo nasceva l’antica Rocca di Neto, da cui il nome del luogo Rocca Vecchia, molto probabilmente abbandonata a seguito di un terremoto, come mostrano i ruderi di alcune case sulla sommità della collina centrale. Si presentano in una grande varietà di forme. In pianta sono rettangolari, quadrate, trapezoidali e subcircolari. In alzato hanno un soffitto a volta a botte, a tutto sesto e a sesto acuto, piano, a doppia falda e irregolare. Poche presentano un interno sferoidale. Alcune grotte presentano, ai lati dell’accesso, buche poste simmetricamente. Le ritroviamo in molti siti e probabilmente servivano ad alloggiare i pali per la struttura lignea posta a chiusura della grotta. Nella collina centrale, è interessante segnalare la presenza di una grande cisterna ipogea, coperta da una volta a botte, realizzata in Come arrivare Dalla strada provinciale Cotronei-Petilia Policastro, prima del bivio per il centro di Petilia, imboccare la strada che prosegue per Pagliarelle. Si arriva al sito dopo pochi chilometri. L’insediamento rupestre di S.Demetrio muratura che presenta, ancora evidenti, le tracce di un traliccio vegetale, probabilmente costituito da canne intrecciate e utilizzato nell’impalcatura come guida per la realizzazione dell’intradosso della volta stessa. Questa tecnica, simile all’opus caementicium, viene impiegata dall’età romana in poi. La ricchezza tipologica lascia intravedere la stratificazione e il riuso delle grotte adattandole di volta in volta alle esigenze dei nuovi abitanti, fino all’ultima fase in cui l’insediamento vive a supporto del soprastante abitato di Rocca Vecchia. Come arrivare Dalla s.s.107 (Crotone - Paola), imboccare il bivio per Rocca di Neto. Proseguire per località Cupone e imboccare il bivio che conduce in paese (sulla destra se si proviene da Crotone). Dopo poche centinaia di metri si giunge al sito di Rocca vecchia. L’insediamento rupestre di Rocca Vecchia naturadascoprire giato sul pianoro naturale su cui si affacciano le grotte corrispondenti a quel livello. Il vicino fiume Tacina ha rappresentato, senza dubbio, una importante via di comunicazione per gli scambi commerciali con i villaggi vicini e con quelli marinari, che necessitavano di legno e pece per la costruzione delle imbarcazioni. Se si considera perciò la presenza dell’acqua e dei vicini boschi, l’ubicazione del sito e i caratteri legati a orografia, geomorfologia, esposizione, riparo dai venti freddi, posizione dominante nel territorio, si può facilmente intuire che la frequentazione umana possa risalire alla preistoria, probabilmente al paleolitico. Mentre i segni cruciformi, presenti in diverse grotte, attesterebbero la frequentazione di gruppi religiosi, probabilmente riferibili al periodo bizantino e medievale. Attualmente le grotte presentano un buon grado di conservazione, a parte i distacchi dovuti alle naturali sfaldature della roccia; alcune sono adibite all’allevamento, altre a deposito di fieno. 77 78 parchibotanici naturadascoprire Villa Margherita E’ ritenuta una delle più belle ville del crotonese. E’ situata in località S. Anna e si affaccia su un ampio parco. La struttura è di stile ottocentesco. Fino al 1800 fu di proprietà del barone De Nobili di Catanzaro e del barone Doria di Massanova; in seguito fu acquistata dalla famiglia Barracco e utilizzata come abituale residenza dal barone Guglielmo Barracco. Trascurata per diversi anni , fu fatta ristrutturare intorno al 1930 dal barone Luigi Barracco che la denominò “Villa Margherita” in onore della regina Margherita o forse di una sua figlioletta scomparsa in tenera età. Nella villa sorge una cappella dove si può ammirare il busto di una giovane fanciulla. Negli anni cinquanta l’edificio con i terreni annessi furono espropriati dallo Stato, i locali utilizzati dall’O. V. S. (Opera Valorizzazione Sila) per l’amministrazione dell’Ente. Scorcio del parco botanico 79 Villa Tallarico E’ una vera oasi di pace; vi si trovano alberi secolari, ed essenze di impianto più recente che insieme formano un vero e proprio bosco. Il viale di accesso, che attraversa un eucalipteto di scarso valore ambientale, è caratterizzato dalla presenza di grandi esemplari di frassino. Nel parco vero e proprio vi si trovano maestosi esemplari di Leccio (Quercus ilex), Pino marittimo (Pnus pinea) e Sughera (Quercus suber) e diversi esemplari di Carrubo (Ceratonia siliqua). Interessanti sono diverse specie esotiche quali palme (Washingtonia filifera, W.sonorae, Phoenix dactilifera, Cycas revoluta), due specie di Aurucaria (A. excelsa, A.bidwilli) ed un Pino di origine messicana (Pinus montezumae) oltre ad alcuni esemplari di Cipresso di Monterey (Cupressus macrocarpa) e di Cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica). Sulla strada panoramica che da Casabona porta alla frazione di Zinga si arriva in località “Montagnapiana”, luogo il cui terreno e il cui clima consentono una ricca vegetazione, tant‘è che l’illustre medico Giuseppe Tallarico, proprio qui, intorno alla sua villa, realizzò uno splendido giardino botanico con alberature anche rare. Il giardino, per molto tempo non curato, oggi è oggetto di un intervento di recupero volto alla fruizione da parte di scuole e turisti. Vi si trovano essenze tipiche della macchia mediterranea ma anche esemplari di alberi esotici. Di notevole interesse il contesto paesaggistico: la villa si affaccia sulla splendida valle del Vitravo con panorami mozzafiato. Il culmine di “Montagnapiana”, il cosidetto “Timpone”, domina un vastissimo panorama, da dove lo sguardo rapito può scendere fino al Santuario della Madonna di Capocolonna, situato sull’omonimo promontorio, e può salire fino alle alture della Sila. La villa fu la residenza di Giuseppe Tallarico, nato a Casabona nel 1880, noto uomo di scienza, i suoi studi andavano dalla fisiologia, alla biologia, medicina ed agricoltura. Fu deputato al Parlamento, membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche, scrittore e conferenziere di rinomata fama, tanto da essere definito “il biologo con le ali di poeta”. Nella villa oggi vi si trova ancora il suo studio arredato come quando lo lasciò prima di morire, nel 1965. Nel territorio di Casabona fece sorgere diversi campi sperimentali con apposito Parco zootecnico dove condusse le sue ricerche biologiche, agrarie e zootecniche. Veduta dall’esterno della Villa nascosta dagli alberi del Giardino Botanico. Sommario Presentazione Introduzione 2 3 amp caporizzuto L’Area Marina Protetta Flora e Fauna Itinerari subacquei CEAM Aquarium Attività CEAM 6 8 9 10 12 13 geositi Geoparco Ipogeo Alto Crotonese Vespertillo di Capaccini CEA Villa Daino Sentiero del Lese Sentiero delle Grotte Geosito di Zinga Capovaccaio Anello di Zinga Geosito di Vrica 14 16 17 19 20 22 24 25 26 28 siti d’importanza comunitaria Monte Fuscaldo Gufo Reale Anello di Monte Fuscaldo CEA del Marchesato Dune di Sovereto Giglio Marino Sentiero di Sovereto Dune di Marinella 30 32 33 34 36 38 39 40 42 Foce del Neto Iris Palustre Itinerario della Foce del Neto Laboratorio Territoriale 44 45 46 48 parco nazionale della sila Introduzione Gatto Selvatico Sentiero del Soleo Sentiero di Macchia dell’Arpa Ippovia dei Briganti Museo del Brigantaggio 50 52 53 54 56 58 61 forre e torrenti Introduzione Trekking Fluviale/Pesca Sportiva Itinerario Lese-Senapite Sentiero del Vergari 62 64 65 66 68 insediamenti rupestri Introduzione Le grotte di Caccuri Le Grotte di Casabona Le grotte di San Demetrio Le grotte di Rocca Vecchia 70 72 74 75 76 77 parchi botanici Villa Margherita Villa Tallarico 78 78 79 Crediti Elaborazioni cartografiche: Umberto Ferrari Elaborazione dei testi: Umberto Ferrari (ad esclusione del paragrafo sull’AMP Capo Rizzuto) Referenze fotografiche Umberto Ferrari/Naturmediafoto pagg.14, 22, 24, 26, 28 ,30,32,34,37,38,40,42,46,50,52,54,56,62,64,65,66,70,72 Explora/Alessandro Pizzini: pag. 18 (foto grande) Explora/Alessandro Albano: pag. 18 (foto piccola) Francesco Cuverà: Pagg. 74, 76, 77 Luigi Cincio: Pag. 68 - Cristian Cavozzi/Naturmediafoto: Pag. 44 Carmine Garofalo: Pag. 60 - Giuseppe Felicetti: Pagg. 6-10 Progetto Grafico: Giuseppe Sansalone Stampa: Print Seriart (Crotone)