Un Territorio da esplorare
Amp Capo rizzuto
Geositi
Siti di importanza Comunitaria
Parco Nazionale della Sila
Forre e Torrenti
Insediamenti rupestri
Patrchi Botanici
Presentazione
Introduzione
La cultura del rispetto e della salvaguardia dell’ambiente, è alla base
dell’idea di sviluppo che la Provincia di Crotone, per tramite dell’Assessorato all’ambiente vuole perseguire.
La possibilità di rendere fruibili aree del nostro territorio provinciale, fino
a ieri percorse solo da pochi appassionati naturalisti o escursionisti e
spesso condizionate da una situazione di degrado ambientale, è l’obiettivo che ormai da tempo, l’assessorato si pone con una fattiva opera di
monitoraggio, recupero, controllo e protezione del territorio.
Crotone, e la sua provincia, è un luogo legato nell’immaginario comune
al mare, elemento inteso sia come risorsa turistica che come risorsa
economica, attraverso la pesca, i porti e la cultura marinara che da sempre caratterizza la nostra identità. Ma Crotone, non è solo mare, la nostra
è infatti una Provincia caratterizzata da un legame molto stretto con la
montagna che dista dal capoluogo solo pochi km.
E’ per questo che lo sforzo profuso dall’Assessorato all’Ambiente, mira
al recupero di un importante rapporto con il suo entroterra ed alla sua
valorizzazione e promozione. La realizzazione di questo opuscolo è il
frutto di un lavoro che ha visto il coinvolgimento diretto di coloro che sul
territorio operano da molti anni nel campo dell’Educazione ambientale, del turismo naturalistico, dell’esplorazione e della ricerca in campo
culturale ed ambientale. Interventi di salvaguardia quali il programma
APE (Appannino Parco d’Europa) sugli insediamenti rupestri e sulla tutela
degli ultimi esemplari di Capovaccaio, la realizzazione di una Stazione
di Inanellamento finalizzata all’ottenimento di indicatori ambientali, un
Centro di Restocking per la riproduzione, la cura ed il recupero finalizzato
alla reintroduzione di specie in via d’estinzione, il Sistema Sentieristico
Provinciale, sono solo alcune delle importanti azioni messe in atto dall’Assessorato all’Ambiente che, attraverso una rete di strutture dislocate
sul territorio quali i Centri di Educazione Ambientale della Rete InFEA
provinciale, oggi è in grado di promuovere al grande pubblico di turisti e
scuole interessate a realizzare esperienze in natura.
Questo opuscolo però non vuole essere la conclusione di un percorso
ma solo una prima tappa fondamentale, dalla quale ripartire con slancio
per una valorizzazione del territorio basata sulle proprie reali potenzialità.
In questo opuscolo vengono
presentate alcune delle aree più
rappresentative della grande varietà naturalistica e paesaggistica del
territorio provinciale. Gli itinerari
sono stati selezionati attraverso la
collaborazione di operatori locali
che a vario titolo realizzano attività
di escursionismo, speleologia,
equitazione, turismo sportivo ed
educazione ambientale. Si tratta di
percorsi collaudati ma ad oggi privi
di una adeguata segnaletica, per
cui si consiglia ad escursionisti non
sufficientemente esperti di contattare sempre le Guide specializzate,
i cui riferimenti potete trovare tra le
pagine dell’opuscolo.
La pubblicazione è suddivisa per
aree tematiche nelle quali trovate:
- una descrizione generale dei
luoghi
- una scheda descrittiva di specie
di flora e fauna di particolare
rilevanza,
- la descrizione degli itinerari con
le relative mappe che riportano
informazioni essenziali per muoversi lungo il percorso quali il punto
dove lasciare l’auto, il senso di
marcia consigliato, toponimi, punti
Claudio Liotti
Assessore all’Ambiente
Provincia di Crotone
di riferimento principali, informazioni sui luoghi da vedere nonché
le eventuali aree attrezzate. Sono
inoltre indicati i gradi di difficoltà
dei sentieri:
T, Turistico; E, escursionistico; EE,
escursionisti esperti
- informazioni sugli operatori che
offrono servizi per scuole e turisti,
- una scheda sulle strutture quali
centri di educazione ambientale, parchi botanici, musei che si
possono trovare lungo gli itinerari;
alcune di queste offrono anche
servizio di informazione e Guide.
Per alcune località, dove non sono
presenti veri e propri itinerari, fate
riferimento alla carta d’insieme che
trovate nella pagina seguente.
Vengono indicate inoltre le attività
didattiche e ludico-sportive che
è possibile realizzare, attraverso
una serie di icone intuitive, la cui
legenda trovate in questa pagina.
E’ bene precisare comunque che
per quanto riguarda la possibilità di
percorrere alcuni itinerari a cavallo
o mountain bike, pur essendo
accessibili i percorsi, non è sempre
garantito il servizio di guida e/o
noleggio dei mezzi.
Legenda Simboli
Educazione Ambientale
Trekking Fluviale
Speleologia
Trekking
Pesca Sportiva
Birdwatching
Mountain Bike
Equitazione
naturadascoprire
naturadascoprire
Provincia di Crotone
Quadro d’insieme della
ampcaporizzuto
ampcaporizzuto
naturadascoprire
L’Area Marina Protetta
Flora e Fauna
Mare cristallino, sabbia finissima
color tiziano, scogliere scoscese
e selvagge che si confondono
con i colori cangianti del cielo:
da questo paesaggio sembrano
esalare i profumi di un tempo
ed i ricordi della storia. Questo
è ciò che l’Area Marina Protetta
“Capo Rizzuto” offre al visitatore,
un viaggio tra storia, leggenda,
mito e archeologia, ma anche un
percorso esclusivo attraverso un
patrimonio naturalistico e biologico
di notevole valore e preziosità. Istituita ufficialmente nel 1991, ricopre
una superficie di circa 14.721
ettari e si sviluppa su un territorio
di ben 42 km di costa, coinvolgendo due comuni: Crotone ed
Isola Capo Rizzuto. Al suo interno
L’AMP Capo Rizzuto è un angolo
di Mediterraneo dove si intrecciano
diversi elementi di vita e dove mare
e terra creano sapienti connubi di
forme e colori. Il clima e l’umidità
hanno favorito lo sviluppo di una
preziosa macchia mediterranea
con le tipiche presenze dell’oleastro, del mirto, del lentisco, del
corbezzolo, dell’euforbia. Esempio
di intatta vegetazione è il Bosco di
Sovereto, situato tra le località di
Le Castella e Capo Piccolo: una
splendida pineta che giunge sulla
spiaggia dorata, impreziosita da
splendidi gigli marini che crescono
ancora spontaneamente sul litorale. Ma sono soprattutto i fondali
che rivelano le bellezze per le quali
la riserva è un’oasi da proteggere
e preservare. Essi sono caratteriz-
sono state individuate tre zone di
Riserva Integrale, classificate come
A e corrispondenti ai tratti di mare
circostanti Capo Colonna e Capo
Cimiti, e al tratto di mare antistante
Capo Bianco, nelle quali è previsto
un regime di tutela più rigido. La
zona B, di Riserva Generale, comprende il tratto di mare da Capo
Donato fino al limite est di Barco
Vercillo. Esiste, infine, una zona C,
di Riserva Parziale, comprendente
il residuo tratto di mare all’interno
del perimetro dell’area marina
protetta, dove sono consentite le
attività previste per la zona B.
zati da vaste praterie di Posidonia
Oceanica, pianta marina, endemica del Mediterraneo, che ha un
ruolo fondamentale nell’ecosistema. Il mondo sommerso dell’area
marina protetta è caratterizzato da
cernie, barracuda, che nei mesi
estivi formano banchi argentati,
e i curiosi pesci pappagallo. In
primavera si avvistano con più
frequenza delfini ed esemplari di
tartaruga Caretta caretta, che negli
ultimi anni sono diventati sempre
più assidui.
naturadascoprire
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ampcaporizzuto
naturadascoprire
Itinerari subacquei
Il fascino dell’area marina protetta
“Capo Rizzuto” si svela nei suoi
percorsi sommersi. A Le Castella,
davanti al Castello Aragonese, i
fondali custodiscono il relitto di una
nave di notevoli dimensioni e poco
distanti le statue del presepe subacqueo. A sud dell’isolotto fortificato, si snoda per circa 400 metri
ad una profondità media di 5 metri
il suggestivo percorso archeologico subacqueo: sul fondo sono
ben visibili blocchi in lavorazione,
una scala delle cisterne o meglio
silos, destinati alla conservazione
di alimenti. Ma il mare dell’area
marina protetta nasconde nelle
sue profondità altri preziosi segreti.
Sulle secche di Capo Rizzuto, vi é
il relitto Gunny, ad una profondità
di 24 metri. Nella stessa località,
cento anni fa, il mare ha inghiottito
un’altra nave, il Bengala. A Cannelle, infine, giace ancora in assetto
di navigazione il relitto “Chico”, ad
una profondità di 29 metri.
ampcaporizzuto
ampcaporizzuto
ceamaquarium
CEAM Aquarium
Attività di Educazione Ambientale
La suggestione del mondo sommerso, le forme e i colori dei suoi
abitanti possono essere osservati
attraverso gli habitat ricreati presso
il CEAM – Aquarium,
una realtà significativa all’interno
dell’area marina protetta. Realizzato a Capo Rizzuto, nella zona del
Santuario della Madonna Greca,
la struttura è composta da 22
vasche, con una capienza totale
di circa 20.000 litri. Al suo interno,
attraverso un viaggio alla scoperta
dei tesori sommersi, è possibile
ammirare la flora e la fauna dell’area protetta e svolgere attività
di educazione ambientale, grazie
al laboratorio didattico dedicato ai
bambini per diffondere la conoscenza della biologia e dell’ecologia del mare.
Riferimenti
Centro Direzionale
Via C. Colombo s.n.c. Crotone Italy
Tel. 0962.665254
Fax 0962.665247
Aquarium
P.zza del Santuario
Capo Rizzuto (Kr) Italy
Tel. 0962.796029/19
Fax 0962.665247
Centro AMP “Le Castella”
P.zza Uccialì snc loc. Le Castella
Isola di Capo Rizzuto (Kr)
Tel. 0962.795511
Fax 0962.795623
www.riservamarinacaporizzuto.it
[email protected]
Il Centro di Educazione all’Ambiente Marino (CEAM) è il fulcro di
un’intensa attività di formazione
indirizzata soprattutto ai giovani.
Qui si ha la possibilità di seguire
percorsi didattici specifici, attraverso l’esecuzione delle unità didattiche differenziate per le scuole di
ogni ordine e grado.
Visite Scolastiche guidate
Il CEAM – Aquarium è aperto al
pubblico tutto l’anno per offrire ai
giovani e agli studenti la possibilità
di osservare la flora e la fauna del
nostro mare, grazie ad
un contatto diretto ed a vivaci
lezioni di biologia marina, condotte dagli operatori didattici della
struttura.
Recupero esemplari in difficoltà
Il CEAM – Aquarium è diventato
valido punto di riferimento per il
soccorso e la tutela della tartaruga
Caretta caretta e di altri esemplari in difficoltà. L’ente gestore
promuove attività di soccorso, di
monitoraggio e di prevenzione,
sensibilizzando pescatori, diportisti
e turisti sull’opportunità di segnalare qualsiasi situazione di disagio
che coinvolga questi animali.
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ceamaquarium
12
Diapiro salino
geositi
Località di grande interesse geologico, paesaggistico e culturale che
consentono innanzi tutto di garantire la conservazione di elementi
scientifici della nostra storia geologica ma anche una fruizione e
valorizzazione sul piano didattico da un lato e turistico-culturale dall’altro.
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geositi
naturadascoprire
Geoparco Ipogeo Alto Crotonese
peculiarità geologiche,
morfologiche, biologiche e storiche che le
rendono uniche. Pur
non essendo attrezzate per l’accesso al
pubblico, alcune di
esse, per le dimensioni e la relativa facilità
di accesso, sono percorribili con
l’attrezzatura adeguata e sempre
accompagnati da guide speleologiche esperte. Di interesse non è
solo il sottosuolo; anche in superficie il paesaggio si presenta in tutta
la sua bellezza. Per le particolari
condizioni geomorfologiche; infatti
in queste zone non sono mai stati
realizzate costruzioni o insediamenti rilevanti. Anche le attività silvo-pastorali sono ancora condotte
con tecniche “leggere”; ne risulta
un ambiente di grande valore naturalistico e paesaggistico dove la
vegetazione mediterranea esprime
al meglio le sue caratteristiche.
Come arrivare
Per entrare nel Geoparco si
imbocca una strada al chilometro 79 della SS107, si attraversa il Ponte Pietralonga,
sul Fiume Neto, sotto la
suggestiva rupe di Timpa del
Salto, e si prosegue verso
Verzino lungo un percorso
che costeggia per molti chilometri la valle del Lese.
Vespertillo di Capaccini
(Myotis capaccinii)
Tra tutte le numerose specie di
pipistrelli sino ad oggi censite nel
territorio del Geoparco, merita particolare attenzione Myotis capaccinii, che per la particolare sensibilità
al disturbo da parte dell’uomo,
è quasi scomparso nella parte
settentrionale del suo areale come
in Francia, Svizzera e Spagna. In
Italia meridionale invece è ancora
abbastanza diffuso anche se in
aree localizzate. Si tratta di un
piccolo pipistrello della lunghezza
di circa 6 cm, con una apertura
alare di 25cm. Frequenta formazioni vegetali associate a zone
umide, in contesti mediterranei dal
clima mite e spesso interessati da
fenomeni carsici. Si nutre prevalentemente di zanzare, tricotteri e farfalle che caccia in volo servendosi
delle zampe e della membrana
caudale per catturare le prede. E’
una specie gregaria e può formare
colonie composte
da 100 fino a 1000
individui soprattutto
in ambienti ipogei. Il
declino della specie
in Francia e’ stato
posto in relazione
all’alterazione dei
corsi d’acqua e delle
bordure vegetazionali naturali ad essi
associate (interventi
di canalizzazione,
artificializzazione delle
sponde, inquinamento idrico).
[ ]
E’ bene ricordare che tutte
le specie di pipistrelli sono
tutelate da varie normative
e convenzioni internazionali quali la “Convenzione
di Bonn” (ratificata L.
42/83) ed il “Bat agreement - Accordo sulla
conservazione delle popolazioni di chirotteri europei”
(ratificata L. 104/2005).
Il Vespertilio di Capaccini
(Myotis capaccinii)
naturadascoprire
L’area compresa nel
Geoparco è caratterizzata da formazioni
rocciose cosiddette
evaporitiche, derivanti da antichi fenomeni
di deposizione dei
sali in un antico mare
che andava lentamente prosciugandosi, circa cinque milioni di anni fa. Gessi, sali,
calcari, che oggi l’acqua scioglie
facilmente trasformando il territorio
in una sorta di gigantesco “Gruviera”, percorso da numerose cavità
sotterranee. In superficie la morfologia riflette i fenomeni sotterranei
con la presenza di impressionanti
doline e valli ceche, le più inaccessibili delle quali sono oggi un
autentico rifugio per specie di flora
e fauna altrove scomparse perer la
mano dell’uomo.
Di particolare rilevanza è la
presenza delle numerose colonie
di pipistrelli che trovano rifugio
all’interno delle grotte. Tra le varie
specie censite è da ricordare il raro
Myotis capaccinii la cui presenza
ha portato ad individuare un tratto
del Fiume Lese quale Sito d’Importanza Comunitaria. L’acqua che
a monte scorre in superficie lungo
i numerosi canali che si riversano
nel Lese, si infiltra nel sottosuolo
sciogliendo i sali e fuoriesce più a
valle con caratteristiche sorgenti
sulfuree da sempre conosciute dai
locali col nome di acque solfare.
Sino ad oggi sono state censite 13
grotte, ognuna delle quali presenta
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geositi
Operatori
CEA Villa Daino
ASSOCIAZIONE EXPLORA www.associazionexplora.org
Explora opera nel settore degli sport naturalistici e di avventura quali speleologia,
escursionismo, arrampicata e torrentismo. L’esperienza maturata in tanti anni di
spedizioni esplorative, consente agli operatori dell’associazione di accompagnare
in sicurezza qualsiasi tipo di utente, dai turisti meno esperti alle scolaresche, negli
ambienti naturali più inaccessibili del territorio calabrese.
Associazione EXPLORA
Via Morelli, 8 – 88900 Crotone
Tel: 380.6869262
E-mail: [email protected]
Marmitte di Grave Grubbo
Il CEA Villa Daino si trova a Castelsilano, in un’area montana di
notevole pregio naturalistico. La
finalità principale della struttura è
quella di creare un consenso nella
cittadinanza riguardo i temi della
conservazione della natura e della
valorizzazione degli ambiti naturali, attraverso attività didattica,
formativa e di ricerca, per consentire ai visitatori (studenti, docenti,
cittadini) di vivere un’esperienza
diretta con l’ecosistema naturale
dell’area. Il CEA Villa Daino in particolare si occupa di promuovere
e valorizzare l’area del Geoparco
Ipogeo Alto Crotonese attraverso la realizzazione di escursioni
naturalistiche ed attività didattiche
lungo gli itinerari dell’area carsica,
in collaborazioni con varie associazioni di speleologia. Caratteristica
peculiare del Centro è il percorso
“Villa Daino senza frontiere”, rivolto
a persone portatrici di difficoltà,
progettato per un’utenza ampliata in modo tale da eliminare
ogni forma di ostacolo e, così,
favorire una maggiore mobilità e
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lestrutture
Grave dei Due Manfred
fruibilità dei luoghi. Tabelle Braille,
planimetrie tattili etc. Particolari
accorgimenti costruttivi consentono ai non vedenti di muoversi in
completa libertà, poter acquisire
le informazioni del parco botanico.
Il percorso attrezzato, integrato e
interattivo, nasce come mezzo per
riscoprire le proprie capacità, attivandole e stimolandole mediante
spazi appositamente progettati: un
percorso Botanico senza barriere e
senza limiti di aggregazione, dove
l’uomo possa riappropriarsi della
natura e riscoprire se stesso nella
fruizione degli spazi.
Operatori
COOPERATIVA LINEA VERDE www.cevilladaino.it
Linea Verde, nell’ambito della gestione del CEA Villa
Daino, realizza pacchetti didattici per scolaresche ed
escursioni nel Geoparco Ipogeo Alto Crotonese e
nel Parco Nazionale della Sila.
COOPERATIVA LINEA VERDE
Largo Alfonso Ferrari 88834 Castelsilano KR
Tel. e Fax 0984.994038 E-mail: [email protected]
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geositi
geoparcoipogeoaltocrotonese
Sentiero del Lese
Itinerario relativamente semplice
in uno dei tratti più suggestivi del
Fiume Lese. Nella prima parte si
risale una vecchia strada in disuso
per giungere al punto panoramico.
Discesa verso il ponte poi si segue
l’alveo del fiume passando sotto
l’imponenetne volta della Grotta
del Palummaro. A questo punto
inizia la parte più difficile per attraversare il fiume in più punti; l’acqua
è sempre molto bassa ma i piedi
si bagnano comunque. All’ultimo
guado si giunge alla seconda area
didattica che porta sulla strada e al
parcheggio.
Le aree didattiche presenti lungo il
percorso sono facilmente raggiungibili anche per le scolaresche,
ideali per realizzare attività di Educazione Ambientale.
La Grotta del Palummaro è accessibile solo accompagnati da guide
speleologiche.
Dati Sentiero
Difficoltà: E
Lunghezza: 7 Km
Percorso: Loc. Buttiglieria, Ponte Cornò, Ponte
sul Lese, Grotta del Palummaro
Tracciato: Asfalto, Strada sterrata, Alveo fluviale
Dislivello min. 123m - max. 293m
Acqua - assente
Legenda
Parcheggio
Punto Panoramico
Area Attrezzata
Grotte Carsiche
Sentiero
Strade
Valle del Lese
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geositi
geoparcoipogeoaltocrotonese
Sentiero delle Grotte
Itinerario relativamente semplice
ma piuttosto lungo. Si parte da
località Grave Grubbo dove è
possibile trovare uno spiazzo per il
parcheggio. L’itinerario attraversa
le località con le più interessanti
emergenze geologiche. Dalle sorgenti sulfuree alla gola del Vallone
Cufalo, dove si trova l’imboccatura
di una delle grotte più importanti
del Geoparco, lo Stige. Poi i Diapiri
salini, da dove è possibile effettuare una deviazione che arriva fino ai
ruderi della caserma dei finanzieri.
Il percorso principale prosegue
lasciandosi M.Russomanno sulla
destra, dove poco più avanti inizia
la salita verso Serra di Frea, con i
suoi splendidi punti panoramici. Il
percorso si mantiene in quota per
circa due chilometri e poi inizia la
discesa verso Grave grubbo costeggiando di nuovo il vallone Cufalo nel punto in cui l’acqua scorre
nelle cavità sotterranee lasciando
in superficie doline ed inghiottitoi.
La valle del Vitravo dominata dalla Timpa di Cassiano
Dati Sentiero
Difficoltà: E
Lunghezza: 7 Km
Percorso: Grave Grubbo - Acqua
Solfara - Caserma abbandonata,
Serra di Frea, Grave Grubbo
Tracciato: Strada sterrata
Dislivello min. 149m - max. 380m
Acqua - assente
Legenda
Parcheggio
Resti Storici
Punto Panoramico
Sorgenti
solfo-saline
Grotte Carsiche
Itinerario
Strade
Variante
Diapiri Salini
geositi
naturadascoprire
Geosito di Zinga
Zinga è una piccola frazione del
comune di Casabona ubicata su
un costone roccioso che domina la splendida Valle del Vitravo,
offrendo uno spettacolare panorama sulle campagne sottostanti
caratterizzate da piccoli appezzamenti coltivati e pascoli che si
fondono talora con la gariga o con
boschetti di querce.
Sul lato opposto si staglia in tutta
la sua imponenza la Timpa di
Cassiano, un complesso rilievo
tabulare che sul versante orientale
si interrompe bruscamente con
una parete sub verticale. L’aspra
morfologia di questo complesso
montuoso ne ha permesso la
conservazione della tipica macchia
mediterranea ed il luogo ideale per
la nidificazione di numerose specie
di uccelli rapaci.
Il centro abitato di Zinga
25
Ciò che caratterizza l’individuazione del Geosito di Zinga è la
presenza di particolari formazioni
geologiche denominate Diapiri
Salini. Si tratta di un fenomeno
geologico ancora in fase di studio,
per il quale gli strati profondi di
sale emergono dal terreno. A detta
dei geologi, i diapiri di Zinga, per
le dimensioni e l’estensione del
fenomeno, sono unici per l’intero
continente europeo. Quello che è
certo è che la presenza del sale in
superficie ha fatto la storia di questi luoghi; fino agli anni ’50 infatti,
qui squadre di minatori venivano
ad estrarre il sale, presidiati dai
finanzieri delle cui piccole caserme rimangono ancora i ruderi, a
testimonianza di un passato, a
volte leggendario, fatto di fatiche,
contrabbando e lotte contadine.
Capovaccaio
(Neophron percnopterus)
Il più piccolo degli avvoltoi
europei e simbolo del legame tra l’Eco-regione mediterranea e la storia dei popoli che
vi si sono succeduti nel corso
dei millenni, sacro agli antichi
egizi la cui sagoma stilizzata
rappresentava la prima lettera
dell’alfabeto geroglifico. Come
tutti gli avvoltoi si nutre prevalentemente di carogne, giocando un
ruolo importante nell’ecologia dei
territori ricchi di animali al pascolo.
Il nome comune Capovaccaio deriva proprio dalla sua abitudine di
seguire le mandrie nei periodi della
transumanza. E proprio la scomparsa dei pascoli bradi e della
pastorizia ne ha causato il declino
nella maggior parte del territorio
Italiano, tanto che oggi è presente
solo in Basilicata, Calabria e Sicilia
con una popolazione complessiva stimata in 10-20 coppie. Nel
nostro territorio alcune coppie, che
solitamente durano per tutta la
vita, trovano ancora le condizioni
ideali per la riproduzione e così
giungono qui, tra la fine di marzo e
l’inizio di aprile, abitudine che gli ha
valso il nome dialettale di Pasqualia, dopo un lungo viaggio dalle
zone di svernamento sub sahariane attraverso il mediterraneo.
[]
Da tre anni si sta portando
avanti un programma per
la conservazione attraverso interventi di monitoraggio e allestimento di punti
di alimentazione (carnai). Il
progetto è stato finanziato
dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia di
Crotone, nell’ambito del
programma APE (Appennino Parco d’Europa), e gestito dalla Coop. Neophron
del Centro di Educazione
Ambientale del Marchesato in collaborazione con
l’associazione ALTURA.
naturadascoprire
24
26
geositi
geositodizinga
Anello di Zinga
L’itinerario parte dal centro abitato
di Zinga, nei pressi del promontorio di Cinga dove si osservano i
ruderi dell’antico paese. Si scende
lungo una stradina asfaltata fino a
raggiungere i ruderi della vecchia
Caserma dei Finanzieri. Si prosegue fino al ponte su Vitravo da
dove è possibile osservare un diapiro salino che si affacia sulla scarpata. L’itinerario prosegue lungo la
strada sterrata ai piedi della Timpa
di Cassiano fino a raggiungere
una deviazione che scende verso
l’alveo del Vitravo. Si prosegue
in direzione delle Gole di Fraga,
uno dei tratti più suggestivi del
percorso. Superato questo punto
inizia una salita a forte pendenza
dalla quale si raggiunge il piazzale
antistante Villa Tallarico. Da questa
posizione si gode uno splendido
panorama su tutta la vallata, punto
ideale per il Birdwatching che
consente di osservare numerose
specie di rapaci tra cui il rarissimo
Capovaccaio. A questo punto si
scende uno stradello che porta
verso alcune grotte rupestri e si
prosegue prallelamente ad un impressionante costone roccioso fino
a raggiungere la strada principale
che si percorre per un centianio di
metri in direzione di Zinga per poi
scende sul versante opposto verso
i ruderi della caserma dei finanzieri.
Nell’ultimo tratto si risale verso il
centro abitato.
Dati Sentiero
Difficoltà: EE
Lunghezza: 13,5 Km
Percorso: Zinga - F. Vitravo - Gole
di Fraga - Villa Tallarico - Zinga
Tracciato: Asfalto - strada sterrata
- Mulattiera
Dislivello: min. 110m - max.404m
Acqua: Fontane nel centro abitato
Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano
Legenda
Parcheggio
Resti Storici
Punto Panoramico
Diapiri Salini
Birdwatching
Centri Visita
Area attrezzata
Sentiero
Maneggio
Strade
Variante
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geositi
naturadascoprire
Geosito di Vrica
Tra il centro abitato di Crotone e la
località archeologica di Capocolonna, si stende un’area caratterizzata
da superfici terrazzate interrotte da
spettacolari formazioni calanchive.
Questa morfologia è il prodotto di
eventi deposizionali ed erosivi che
vanno da circa cinque milioni di
anni fa fino ad oggi. In particolare il
Geosito di Vrica ha un’importanza
riconosciuta dal mondo scientifico
a livello internazionale, come stratotipo del passaggio dal Pliocene,
un periodo di tempo che va da circa 5,4 a circa 1,65 milioni di anni,
ed il Pleistocene compreso tra
circa 1,65 milioni a 10.000 anni. Il
sentiero che porta agli affioramenti
della sezione di Vrica, si diparte
dalla strada principale esistente in
località denominata Prestica, nel
tratto di viabilità che collega il capoluogo di Crotone con la frazione
Salica e da qui con un altro tratto
di strada è possibile raggiungere il
vicino aeroporto di S. Anna.
Partendo dalla strada principale si prosegue lungo un tratto
asfaltato fino a raggiungere un
tratto sterrato che attraversa alcuni
campi coltivati. Questa parte del
tracciato, fino a raggiungere la
sezione di Vrica, si snoda lungo dei
pianori adibiti a pascolo, dai quali
si gode uno splendido panorama
sul mare. In prossimità del geosito,
riconoscibile anche per la presenza
di picchetti colorati che segnalano le varie sezioni stratigrafiche,
il percorso scende verso valle e
attraversa un’area caratterizzata
da bacini artificiali per la raccolta
delle acque oggi completamente
asciutti. Solo gli ultimi due di questi
mantengono un buon livello di acqua che consente l’instaurarsi della
tipica vegetazione riparia con dense boscaglie di tamerici ed estesi
canneti che fanno di questi luoghi
un elemento ideale per lo svernamento e la nidificazione di numerose specie di uccelli acquatici.
Dati Sentiero
Difficoltà: T
Lunghezza: 9 Km
Tracciato: Asfalto - strada sterrata
Dislivello: min. 100m-max. 163m
Acqua: assente
Legenda
Parcheggio
Bacino prosciugato
Punto Panoramico
Bacino attivo
Birdwatching
Centro abitato
Itinerario
Strade principali
Strade secondarie
Il pesaggio calanchivo si estende fino alla costa. Sullo sfondo la città di Crotone
sitid’importanzacomunitaria
I Siti d’Importanza Comunitaria rappresentano delle aree più o meno
vaste che sono state individuate quali nodi della rete ecologica per la
presenza di specie di flora e/o fauna particolaremente vulnerabili o in via
di estinzione che la comunità internazionale ci obbliga a salvaguardare.
Il bosco del Pantanello nei pressi della Foce del Neto
sitid’importanzacomunitaria
naturadascoprire
Monte Fuscaldo
Il comprensorio di Monte Fuscaldo fa parte dell’area collinare del
Marchesato crotonese e funge
da spartiacque tra le valli dei fiumi
Tacina e Neto. Raggiunge un’altezza di 565 mt ed è caratterizzato da pendici solcate da valli e
canion che offrono la possibilità
di nidificare a numerose specie
di uccelli rapaci, alcuni dei quali
molto rari e in via di estinzione sul
territorio nazionale quali il Capovaccaio (Neophron percnopterus),
il Nibbio reale (Milvus migrans) ed
il Gufo reale. Per questo motivo
l’area, che ha un’estensione di
circa 2.500 ha, è stata inserita
nell’elenco dei Siti d’Importanza
Comunitaria della rete Natura
2000. La vegetazione assume la
classica fisionomia della macchia
33
mediterranea, con le varianti verso
il bosco oppure verso la gariga, a
seconda delle condizioni edafiche,
orografiche e microclimatiche.
Nella macchia sono presenti il
lentisco il mirto, la fillirea, l’alaterno, il corbezzolo. Sono associati
spesso il biancospino,il perastro e
il prugnolo e l’olivastro. Lo stadio
climax, che si trova in poche aree
tra cui la spettacolare Valle Niffi,
predomina il querceto, prevalentemente costituito da Lecci e
qualche roverella. La quercia da
sughero, un tempo molto diffusa, è
rappresentata da pochi esemplari.
Oltre ai numerosi uliveti, si trovano anche estese aree con specie
di scarso valore ecologico quali
Eucalipti e pino d’Aleppo la cui diffusione è dovuta a rimboschimenti
Valle Niffi vista da Timpa della Zita
Come arrivare
Dalla SS107, imboccare il
ponte sul Neto in direzione
Santa Severina.
Gufo Reale
(Bubo bubo)
Il più grande rapace presente sul
nostro territorio, alto fino a
70cm, con una apertura
alare di 180cm ed un
peso che nelle femmine
adulte può arrivare fino a
4kg. Un tempo molto diffuso,
oggi è localizzato in pochissime zone, tra cui Monte
Fuscaldo. E’ estremamente
territoriale e, pur formando
coppie stabili per tutta la
vita, al di fuori della stagione riproduttiva preferisce
vivere solitario. Si tratta
di un rapace che caccia
soprattutto topi e ricci, difficilissimo da vedere in natura
sia per le abitudini notturne che per i siti scelti per la
nidificazione, spesso ubicati in
cavità presenti su pareti rocciose
inaccessibili e nascoste. Questo
però non è bastato a salvarlo
dalle doppiette, dai
bocconi avvelenati
e dalla distruzione
degli habitat che
ne minacciano tuttora le
sopravvivenza.
Molto suggestivo ascoltarne il canto
al tramonto fino a tarda
sera; spesso è l’unico modo per
appurarne la presenza e capire
se si tratta di maschi, femmine o
individui giovani.
naturadascoprire
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34
sitid’importanzacomunitaria
montefuscaldo
Anello di Monte Fuscaldo
Si parte dal Centro di Educazione
Ambientale del Marchesato, inoltrandosi in una suggestiva vallata
per poi portarsi in località Le Serre
percorrendo una stretta mulattiera.
Giunti presso i ruderi di vecchie
case coloniche si raggiunge una
strada sterrata che seguiremo a
destra. A questo punto si percorre
il lato ovest della dorsale godendo
del panorama sulla Valle del Tacina
che scorre ai piedi della Sila. Si
giunge così sotto Timpa della Zita,
alla testata di Valle Niffi, punto
ideale per l’osservazione di numerose specie di uccelli rapaci. Qui,
le Guide del CEA del marchesato,
predispongono periodicamente
dei punti di alimentazione che
permettono di vedere rapaci quali
il Capovaccaio, il Nibbio reale, il
Nibbio Bruno, il Falco di Palude,
Pecchiaioli e Poiane.
Il percorso prosegue a questo
punto lungo la dorsale est e lo
sguardo, ora rivolto verso il mare
permette di osservare il territorio
del marchesato delimitato dal
Golfo di Squillace, dalla propaggine della penisola crotonese, con la
sua Riserva Marina, fino alla Foce
del Neto.
Si giunge così presso l’area attrezzata dove, dal lato opposto del
parco giochi, riprende il sentiero
che scende verso il CEA.
Un canion in località Carigli
Dati Sentiero
Difficoltà: E
Lunghezza: 12 Km
Percorso: CEA del Marchesato - Le serre,
Carigli, Timpa dela Zita, area attrezzata
Tracciato: Strada sterrata - Mulattiera
Dislivello: min. 250m - max.500m
Acqua: assente
Grandi pini domestici fanno da contorno ad un antico rudere
Legenda
Punto Panoramico
Birdwatching
Area attrezzata
Sentiero
Strade
sitid’importanzacomunitaria
lestrutture
CEA del Marchesato
Il CEA del Marchesato, come tutti
i CEA del WWF, è una struttura
permanente che offre una serie
di proposte educative ideate per
coinvolgere utenti di qualsiasi
fascia di età su programmi di
Educazione Ambientale, Turismo
naturalistico, e scolastico. Il CEA
del Marchesato si lega al proprio
territorio attraverso attività di
ricerca ed educazione, collegate
a loro volta ad obiettivi di tutela
e sviluppo di questo ambiente,
caratterizzato da forti valenze
naturalistiche, ma anche da un
altrettanto precario equilibrio naturale minacciato quotidianamente
dall’azione dell’uomo.
La struttura è situata nel caratteristico paese di S.Severina,
importante centro turistico della
provincia di Crotone, ai piedi della
bellissima dorsale di Monte Fuscaldo.
La struttura del CEA offre la possibilità di svolgere numerose attività
legate alle più svariate tematiche
ambientali.
La sala didattica/polifunzionale,
può ospitare fino a 40 persone a
sedere, idonea allo svolgimento
di lezioni, seminari e proiezioni di
video e diapositive. All’interno è
allestita una mostra permanente
sulla realtà dei Parchi Nazionali,
il cui scopo è quello di stimolare
la riflessione sul binomio conservazione della natura e sviluppo
sostenibile. E’ dotata di strumentazioni multimediali quali:
videoproiettore, videoregistratore
e videolettore DVD, videoteca costituita da circa 300 documentari
naturalistici, proiettore per diapositive, lavagna luminosa. Nella sala
è inoltre presente una biblioteca
naturalistica con circa 150 testi e
pubblicazioni scientifiche, nonché
una ricca raccolta di riviste scientifiche e naturalistiche.
Una sala museale che ospita un
piccolo museo didattico-naturalistico con sezioni dedicate a: Geologia e paleontologia con particolare riferimento al comprensorio
di Monte Fuscaldo; gli invertebrati
marini del Mediterraneo (costituita
da una ricca collezione malacologica); esposizione di erbari
esplicativi con specie tipiche della
flora mediterranea; una xiloteca;
sezione dedicata alla riproduzione
delle piante con vari tipi di frutti;
sezione dedicata alla fauna con
esemplari di rettili e mammiferi
conservati in formalina; cassette
entomologiche. Al centro della sala
si trova un grande tavolo circolare
dove si svolgono attività pratiche e
ludiche con l’utilizzo dei reperti del
museo.
37
- Una foresteria attrezzata con: cucina, sala da pranzo, camera con
4 posti letto e bagno. Questa consente di ospitare ricercatori, studiosi invitati a convegni, workshop,
e naturalmente gli operatori della
cooperativa Neophron, nei periodi
di maggiore attività del Centro.
Il settore che comunque meglio
caratterizza il CEA del Marchesato
è costituito dall’area esterna dove
è possibile svolgere numerose
attività pratiche.
L’Aula verde, costituita da un
lungo tavolo che può ospitare
fino a 50 bambini, sovrastato da
un pergolato in legno e canne.
Un abbeveratoio (biviere) dove
si svolgono attività pratiche sugli
organismi presenti negli stagni e
sulle caratteristiche delle piante
acquatiche.
- Un prato naturale con numerose
specie arbacee dove è possibile
fare attività sugli organismi invertebrati che popolano i prati fioriti
Area ludica dotata di panche e
tavoli.
Il giardino del CEA
in alto:La grande quercia accoglie i visitatori del CEA
Operatori
COOPERATIVA NEOPHRON www.ceadelmarchesato.com
La Neophron, nata con la finalità di gestire il CEA del Marchesato, da molti anni
realizza attività di educazione ambientale, campi estivi, escursioni, trekking fluviale
e pesca sportiva nei fiumi della Sila. Gli operatori della Neophron sono guide
riconosciute dall’Associazione Nazionale Guide Ambientali Escursionistiche.
Neophron s.c. arl – CEA del Marchesato
Via Catona 9 – 88832 Santa Severina KR
Telefax 0962.558804 – Cell 333.2417556
mail. [email protected]
lestrutture
36
sitid’importanzacomunitaria
naturadascoprire
Dune di Sovereto
Situato sulla costa dell’ Area
Marina Protetta Capo Rizzuto, tra
le località di Le Castella e Capo
Piccolo, le Dune di Sovereto rappresentano uno degli ultimi esempi
di intatta vegetazione costiera e
macchia mediterranea.
Il nome porta a pensare che un
tempo si trattasse di un bosco di
Querce da sughero; oggi invece
una splendida pineta accoglie
i visitatori provenienti da terra,
oltrepassata la quale, si scende
verso la spiaggia camminando su
antiche dune tra la fitta vegetazione costituita da Lentisco, Filliree,
Ginepri, Cisti, e profumatissimi
cespugli di Timo arboreo.
Si arriva così sulla spiaggia
dorata, prestando attenzione a
non calpestare i fiori del rarissimo
La vegetazione psammofila
sulle dune di sabbia rosa
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Giglio marino, che in estate forma
veri e propri prati. Proseguendo
verso Capo Piccolo si arriva ad
una zona di scogliera rocciosa che
il mare e il vento hanno eroso in
modo caratteristico, dando origine
a microhabitat ideali per la flora
e la fauna sopralitorale costituita
da alghe verdi e brune, littorine e
patelle e crostacei come granchi
e gamberetti. In alcuni periodi
dell’anno si formano grossi accumuli vegetali costituiti dai resti della
pianta marina Posidonia oceanica,
importantissimo elemento degli
ecosistemi marini che contribuisce
a frenare l’erosione costiera.
Come arrivare
Dalla SS 106, in direzione
Crotone, al Km 227, imboccare la strada sulla destra che porta sulla costa.
Seguire sempre la strada
asfaltata fino a raggiungere
delle ville sulla costa dove
lasciare l’auto nei pressi della
pineta.
Giglio marino
(Pancrathium maritimum)
Il giglio marino è una pianta appartenente ala famiglia della Amaryllidaceae e cresce sulle spiagge
sabbiose e sulle dune dei litorali
mediterranei.
Essa presenta in bulbo profondamente interrato da dove nascono
foglie lunghe e ritorte di colore
grigio-verde che appaiono all’inizio
dell’inverno. Da luglio ad ottobre
la pianta fiorisce con splendidi fiori
bianchi e profumati, a forma di
trombette, raggruppati in infiorescenze da tre fino a quindici unità.
Il frutto è una capsula che quando
è maturo libera grandi semi neri.
Le coste soffocate dai turisti, le
ripetute pulizie delle spiagge, la
raccolta indiscriminata dei suoi
fiori sta portando questa pianta
al’estinzione. Per evitare ciò la
specie è oggi protetta.
naturadascoprire
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sitid’importanzacomunitaria
dunedisovereto
Sentiero di Sovereto
L’itinerario che proponiamo si snoda lungo i numerosi sentieri che
attraversano in senso longitudinale
e trasversale la pineta. Si tratta
di un bosco di impianto artificiale
mentre la tipica macchia mediterranea la si incontra scendendo
verso la spiaggia. Si consiglia di
seguire i percorsi tracciati e non
deviare per evitare di calpestare la
delicata vegetazione psammofila
che cresce sulle dune. Nell’ultimo
tratto si cammina sulla spiaggia
fino a raggiungere una scalinata in
legno che riporta al parcheggio.
Dati Sentiero
Difficoltà: T
Lunghezza: 4 Km
Tracciato: Strada sterrata, spiaggia
Dislivello: min. 0m - max. 25m
Acqua: assente
Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano
Le acque cristalline, luogo idelale per le immersioni
Legenda
Sentiero
Parcheggio
Sentiero secondario
Area attrezzata
Statale
Pineta
Strade
Macchia
Strada sterrata
Spiagge/dune
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sitid’importanzacomunitaria
naturadascoprire
Dune di Marinella
L’area in oggetto è costituita da
una porzione di costa ubicata nel
comune di Cirò, attraversata dalla
SS106. Il nome Marinella in realtà,
si riferisce ad una zona adiacente
sulla quale per errore fu proposto il
SIC, oggi spostato più a nord; per
comodità continuiamo a chiamare quest’area Dune di Marinella.
La peculiarità di questa piccola
area è la presenza della Ginestra
bianca Retama retams, una specie
endemica per la Calabria che
cresce solo in questa località. Il
nucleo più importante si trova nella
parte più interna in un ambiente
che a prima vista appare povero
e desolato a causa del pascolo
eccessivo, degli incendi e dell’abitudine di utilizzarlo come discarica.
Se tutelato potrebbe esprimere le
sue potenzialità per lo sviluppo di
una interessante flora psammofila
tipica degli ambienti dunali come,
l’Erba medica marina (Medicago
marina), il Papavero delle sabbie
(Glaucium flavum), il Ravastrello
(Cakile maritima) e Matthiola tricuspidata . La Provincia di Crotone
ha attrezzato questa zona con
scalinate e passerelle in legno per
renderla fruibile al pubblico.
Dati Sentiero
Difficoltà: T
Lunghezza: 4 Km
Tracciato: Strada sterrata, spiaggia
Dislivello: min. 0m - max. 25m
Acqua: assente
Cespugli di Ginestra bianca in fioritura
Legenda
Sentiero
Parcheggio
Sentiero secondario
Area attrezzata
Statale
Macchia bassa
Ginestra bianca
Macchia
Birdwatching
Spiaggia
sitid’importanzacomunitaria
naturadascoprire
Foce del Neto
Si tratta di una delle zone umide
più importanti della Calabria, già
Oasi di protezione della fauna dal
lontano 1976, oggi rientra a pieno
titolo tra i Siti d’Importanza Comunitaria della rete Natura 2000.
Un tempo tutta l’area era resa
acquitrinosa dalle frequenti inondazioni invernali. Intorno agli anni ’50,
l’Opera Valorizzazione Sila effettuò
numerose bonifiche e massicci
disboscamenti per consentire lo
sfruttamento agricolo, tanto che
oggi le uniche aree interessanti dal
punto di vista naturalistico sono
situate in prossimità della foce.
Ubicata in prossimità di una importante rotta migratoria, per numerose specie di uccelli rappresenta
una fondamentale area di sosta
nelle lunghe traversate dalle regioni
di svernamento africane al Nord
Europa. Ancora più importante il
ruolo che riveste questo habitat
per lo svernamento delle specie
ornitiche. Negli ultimi 15 anni è
stata registrata la presenza di 188
specie di uccelli rappresentanti più
del 65% del patrimonio avifaunistico regionale (G.Monterosso). Tra le
altre da segnalare le notevoli concentrazioni invernali del Gabbiano
corallino (Larus melanocephalus),
ed il Piviere dorato (Pluvialis apricaria). Oltre le zone umide presenti
nei pressi della foce, di grande interesse il bosco del Pantanello, unico
esempio della foresta planiziale che
un tempo ricopriva tutta l’area. Riparato dai venti marini, dalla salsedine e dall’erosione costiera grazie
alla presenza di un cordone di alte
dune, presenta una vegetazione
fittissima ed intricata con Farnie,
Pioppi bianchi, Frassini, Salici.
Un gruppo di spatole si cibano nelle acque basse del Neto
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Iris Palustre
(Iris pseudacorus)
La parola Iris in greco significa arcobaleno, e infatti
queste piante sono
coltivate nei giardini
per i fiori appariscenti,
nelle loro tonalità di
giallo, viola, blu e
bianco.
Iris palustre, o Giglio giallo, è un fiore che cresce esclusivamente nelle
zone umide su terreni acquitrinosi.
Si sviluppa da un robusto rizoma e
raggiunge un’altezza di 150cm. Distribuito in tutta Italia ma divenuto
raro a causa delle bonifiche, oggi è
una specie protetta. Nel crotonese
probabilmente lo si può osservare
solo alla Foce del Neto.
naturadascoprire
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sitid’importanzacomunitaria
focedelneto
Itinerario della Foce del Neto
Il percorso che consigliamo parte
da Località Bucchi dove inizia
una strada sterrata che attraversa
dei campi coltivati. Molto spesso
questa risulta impercorribile quindi
si consiglia di lasciare l’auto dove
termina la strada asfaltata. Si prosegue fino a raggiungere il bosco
di Pagliamiti, che si presenta come
una lunga fascia di eucalipti e pini,
frutto di recenti rimboschimenti.
Sulla sinistra si trova invece ciò
che rimane degli antichi boschi
planiziali con grandi esemplari di
Pioppo bianco. A questo punto si
prosegue seguendo uno sterrato
che costeggia un canale ricco di
canneti e tamerici fino a raggiungere un grande stagno. Si prosegue ancora per circa un chilometro
e si raggiunge la foce.
Dati Sentiero
Difficoltà: T
Lunghezza: 6 Km
Percorso: Loc. Bucchi, Misola,
Foce Neto
Tracciato: Strada sterrata
Dislivello: 0m
Acqua: assente
Legenda
Sentiero
Parcheggio
Sentiero secondario
Birdwatching
Statale
Spiagge/dune
Strade
Fasce boscate
Strada sterrata
Zone umide
Ferrovia
Le dune erose dal mare nei pressi della Foce del Neto
sitid’importanzacomunitaria
lestrutture
Laboratorio territoriale
di Educazione Ambientale
della Provincia di Crotone
Il Laboratoro Teritoriale di Educazione Ambientale “L.E.A. Kroton” è
una strutture che opera in ambito
provinciale con rapporti diffusi e
continui con l’utenza e la pubblica amministrazione. Costituisce
un importante luogo di raccolta
e di diffusione delle informazioni,
di incontro tra operatori per la
formulazione di progetti educativi,
di consulenza e di scambio rivolti
a studenti, insegnanti, operatori di
associazioni, amministratori pubblici e cittadini
Il compito principale è quello di
promuovere e coordinare rapporti
tra le varie istituzioni e le comunità
locali, con la collaborazione diretta
dei Centri di Educazione Ambientale e in raccordo con il Centro di
Coordinamento Regionale della
Rete InFEA,
Il LEA, Promosso dall’Assessorato
Ambiente della Provincia di Crotone e gestito dal GAL Kroton, si
trova a Torre Melissa, sulla Statale
Ionica, in una struttura medievale.
Si tratta di una Torre di Guardia
Aragonese di probabile origine
Normanno-Sveva (XII sec.), costruita per fronteggiare gli attacchi
49
dei turchi; imponente ed unica per
la sua forma in tutto il bacino del
maditerraneo, offre un panorama
che spazia da Capocolonna alle
coste di Punta Alice.
Al suo interno, un Museo di Civiltà
Contadina, organizzato in sezioni,
espone antichi strumenti e utensili
di svariate forme e dimensioni.
Nell’area esterna è presente un
percorso naturalistico attrezzato
dove svolgere attività di educazione ambientale con le scolaresche.
In particolare il LEA si occupa di:
- organizzare incontri ed eventi
formativi con educatori e promuove e realizza iniziative e campagne
di Educazione ambientale
- supporta enti pubblici e privati e
le diverse realtà locali nella promozione, predisposizione e realizzazione di interventi di valorizzazione,
recupero e sviluppo, in un’ottica di
gestione sostenibile delle risorse
(processi di Agenda 21, turismo
sotenibile, certificazione ambientale, agricoltura biologica ecc…);
- offrono servizi legati alla ricerca in
campo didattico ed alla formazione di docenti e operatori
- favoriscono sperimentazioni
locali, centrate su progetti inerenti alle tematiche dello sviluppo
sostenibile.
Il LEA è anche la sede della Rural
Social Service, un società che si
occupa di organizzare percorsi di
Turismo naturalistico, scolastico
educativo nelle più belle località
della provincia di Crotone.
Operatori
RURAL SOCIAL SERVICE www.apricrotone.it
La Rural Social Service opera da tanti anni nella Provincia di Crotone , con
l’obbiettivo di rafforzarne l’identità territoriale e promuoverne l’immagine in Calabria e nel mondo attraverso l’elaborazione di strategie di marketing territoriale e
commercializzazione di una offerta turistica strettamente legata a quelle che sono
le risorse agro-ambientali e naturalistiche. Rural Social Service organizza soggiorni ed escursioni sul territorio rivolte a turisti, scuole ed in particolare a soggetti
diversamente abili.
LEA KROTON - Torre di Guardia Aragonese
SS106 Torre Melissa KR - Tel. 0962.865801
La Torre Aragonese ospitante gli uffici del Laboratorio Territoriale
lestrutture
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parconazionaledellasila
Foresta per antonomasia, la Sila, il cui toponimo deriva proprio dal
greco hyle e dal latino silva, in epoca arcaica era un vasto e selvaggio
promontorio montano ammantato da immense foreste primigenie,
ricchissimo di fauna selvatica.
Maestoso esemplare di Cerro domina la vallata del Soleo
52
parconazionaledellasila
naturadascoprire
Parco Nazionale della Sila
Il Lago Ampollino
picchio nero al nibbio reale. Sono
presenti specie endemiche come il
Pino Laricio e maestosi esemplari
di Abete bianco e faggi.
Il settore più interessante riguarda i
monti della Sila Piccola, con le sue
profonde valli scavate dai torrenti
Tacina, Soleo e Vergari. Fu proprio
qui che nella prima metà del secolo
scorso si verificarono massicci
disboscamenti, quando nel 1929
s’insediò la SO.FO. ME.( Società forestale meridionali ) che per
vent’anni diede lavoro a migliaia
di boscaioli provenienti da varie
regioni del sud italia. Il trasporto
del legname avveniva per mezzo
di vagoni ferroviari che dalla sede
centrale , che si trovava in località
Giardino, si snodavano per tutte le
montagne. I tronchi tagliati venivano trascinati dai buoi e poi caricati
sui vagoni, trasportati a Giardino e
qui posti sui carrelli di una teleferica che arrivava fino ai cantieri nei
pressi dei centri abitati. Oggi rimangono i ruderi di quei vecchi impianti
che si possono incontrare lungo i
sentieri che vi andiamo a proporre.
Gatto Selvatico
(Felis silvestris)
Scomparso in molte regioni italiane, il Gatto selvatico trova in Sila
un ambiente ideale dove vivere. Ha
le dimensioni di un grosso gatto
domestico dal quale si distingue
per la coda corta e grossa, per il
folto pelo ed il disegno della pelliccia a strisce scure senza macchie.
Animale solitario, si arrampica agilmente ma caccia prevalentemente
al suolo catturando roditori, uccelli,
rane e raramente pesci. Non ha
particolari preferenze
per il tipo di habitat e, come altre
specie di mammiferi quali il Lupo
e il Capriolo, è confinato nelle aree
montane unicamente per la minore
pressione antropica. Il processo di
rarefazione a cui è andato incontro è dovuto principalmente alla
sconsiderata “caccia ai nocivi”
intrapresa particolarmente tra gli
anni ’50-’70, ma pure al disboscamento, agli incendi ad all’aumento
del randagismo felino e canino.
naturadascoprire
Il primo disegno istitutivo di un
Parco nazionale nel comprensorio
silano risale al lontano 1923 quando diversi politici locali si prodigarono al fine di preservare dal disboscamento gli ultimi lembi di foresta
primigenia presenti sul Monte
Gariglione. Dopo un percorso
durato 80 anni, che ha visto anche
la nascita, nel 1968, di un poco
convincente Parco nazionale della
Calabria, nel 2002 viene finalmente
costituito il Parco Nazionale della
Sila. L’area tutelata che ricade nel
territorio della Provincia di Crotone
si divide in due settori; quello più a
sud, nella Sila Piccola, comprende
i comuni di Mesoraca, Petilia Policastro e Cotronei, più a nord, nella
Sila Grande, il Comune di Savelli.
La Sila è una vasta regione, che
racchiude in se elementi nordici,
con i suoi immensi e maestosi boschi di conifere, ma come osservò
il viaggiatore Norman Douglas, è
pervasa da una luminosità tutta
mediterranea. Essa racchiude al
suo interno specie di fauna e di
flora di grande valore scientifico;
a partire dal lupo all’istrice, dal
53
54
parconazionaledellasila
naturadascoprire
Sentiero del Soleo
Si parte dal centro del Villaggio
tuiristico di Principe e si imbocca
un sentiero tutto in discesa lungo
il versante che degrada bruscamente verso il Torrente Soleo. Si
arriva in Località Giardino, dove
confluivano le teleferiche della
Sofome. A questo punto si prende
la strada sterrata la cui incisione
segue la vecchia ferrovia che dalle
aree più interne della Sila, trasportava il legname alle teleferiche.
Si attraversa così una splendida
cerreta con esemplari plurisecolari
di Cerro (Quercus cerris), frammisti
ad aceri e Pioppo tremulo. Lungo
il tracciato si possono incontrare
dei suggestivi salti d’acqua formati
dagli affluenti del Soleo. Giunti ai
piedi del Monte S.Barbara vale la
pena salire sul cucuzzolo dal quale
si gode uno splendido panorama
su gran parte del Marchesato e un
ampio tratto di Mare Ionio. Dopo
circa 1km si rientra al Villaggio
Principe.
Le acque del Soleo tra la folta vegetazione ripariale
Dati Sentiero
Difficoltà: E
Lunghezza: 7,5 Km
Percorso: Vill. Principe, Giardino
- Menticella, M.S. Barbara
Tracciato: Strada sterrata, mulattiera
Dislivello: min. 1100m - max. 1485m
Acqua: rifornirsi nel villaggio
Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano
Legenda
Sentiero
Percorso alternativo
Strade
Strada sterrata
Punto panoramico
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parconazionaledellasila
naturadascoprire
Sentiero di Macchia dell’Arpa
Anche questo itinerario parte da
Principe, dove è possibile ammirare un parco con enormi esemplari di Pino Laricio. Superate le
ultime case ci si inoltra nel bosco
fino a raggiungere la radura di
Macchia del Principe. A questo
punto si prosegue verso la vallata
del torrente Iannace. Qui il bosco
diventa una vera e propria foresta
dove domina la faggeta, favorita dall’esposizione del versante
verso nord, mentre il Pino Laricio preferisce le esposizioni più
assolate. Lungo il percorso si
incontrano diverse radure la più
spettacolare delle quali è Macchia
dell’Arpa. Pare che il toponimo
faccia riferimento all’avvoltoio
(forse il Gipeto, oggi estinto in
Calabria), il cui nome dialettale era
appunto “arpa”. In queste radure,
sicuramente opera dell’uomo che
le sfrutta per il pascolo, in tarda
primavera si possono incontrare
spettacolari fioriture di viole ed
orchidee.
Superata Macchia dell’Arpa, un
tratto in breve discesa ci riporta
sulla strada che dopo 2 km ci
riporta a Villaggio Principe.
Dati Sentiero
Difficoltà: E
Lunghezza: 9 Km
Percorso: Vill. Principe, Vallone
Iannace, Macchia dell’Arpa, Petto di
Mandria
Tracciato: Strada sterrata, sentiero
Dislivello: min. 1325m - max. 1644m
Acqua: rifornirsi nel villaggio
Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano
Escursionisti lungo il sentiero
Legenda
Sentiero
Strade
Per escursioni a piedi o in mountain bike
lungo i sentieri di Villaggio Principe contattare il Circolo Legambiente di Petilia
Policastro
Via Risorgimento, 36
88837, Petilia Policastro (KR)
tel. 0962.433472
E-mail [email protected]
www.legambientepetilia.it
parconazionaledellasila
naturadascoprire
Ippovia dei Briganti
Un lungo itinerario di 88 km per
gli appassionati delle traversate a
cavallo, da percorre in tre giorni,
attraverso la fascia collinare e
montana del Marchesato crotonese, un’area ricca di emergenze
naturalistiche e storiche che lungo
il tragitto sono collegate dal filo
conduttore della storia del brigantaggio locale. Il tracciato parte dal
Centro di Educazione Ambientale
del Marchesato di Santa Severina e termina nel cuore della Sila
Piccola. Alla partenza ci si inoltra
nel verde della macchia lungo
una mulattiera che attraversa una
zona di Monte Fuscaldo ricca di
elementi tipici del paesaggio rurale
mediterraneo. Boschi di leccio e
59
uliveti secolari, vecchi manufatti in
pietra usati in passato dai pastori
fino a giungere ad un punto panoramico in cui si può osservare la
valle del Fiume Tacina che scorre
alla base del massiccio della Sila.
A questo punto il percorso si
rivolge verso Altilia, passando per
Monte Capraro e le Serre di Altilia
da dove è possibile ammirare l’imponenza di Timpa del Salto, una
massiccia rupe calcarea alla quale
è legata una leggendaria figura
del brigantaggio. Sosta alla Villa di
Altilia e poi si riparte verso il Fiume
Neto dove, presso una tipica
fattoria rurale, in località Macchia
del Concio si potrà effettuare la
seconda sosta, e sarà possibile
una visita alla fattoria con una dimostrazione della preparazione dei
formaggi locali con degustazione
di vari prodotti tipici.
Da qui si riparte attraversando
le vaste piantagioni di ulivi che si
estendono ai piedi di Cotronei una
cittadina nata come avamposto
per la difesa di terra e costruita
lungo uno dei principali percorsi
per la transumanza, posti sulla
dorsale collinare tra le vallate del
Tacina e del Neto. Dal punto di
vista naturalistico questa è una
zona di transizione tra elementi
tipici della macchia mediterranea
ed i boschi di Pino Laricio tipici
dell’altopiano silano. In particolare qui si attraversa la cosiddetta
fascia del castagno, elemento
fondamentale nell’economia del
passato per la produzione di farina
di castagne. Il percorso si inoltra
lungo le vie della transumanza,
ancora oggi praticata in queste
zone, attraverso boschi misti di
Cerro, Castagno, Leccio e Aceri.
Molto diffusa è la presenza dell’Erica arborea dalla quale si ricava la
radica, un legno molto pregiato.
Salendo di quota si segue la valle
del Tacina, caratterizzata da boschi integri con esemplari secolari
di Cerro, Ontano nero e alle quote
più elevate, di Abete bianco. Si
giunge così al maneggio Santi e
Briganti, alle porte del Parco Nazionale della Sila, dove è possibile
visitare il museo del brigantaggio
e concludere la tappa del primo
giorno. Il tragitto che va da Difisella
al Gariglione si inoltra nell’alta valle
del Tacina, un’area impervia e di
difficile penetrazione un tempo rifugio di numerose bande di briganti,
luoghi dai nomi leggendari come
la Tana del Lupo, Galaghi, Lanzaporco e Torre Rinosi, ci ricordano
personaggi storici quali Panegrano
e Vito di Petilia, Pietro Monaco e
Legenda
Ippovia dei Briganti
Strada statale
Altre strade
Strada sterrata
Area attrezzata
Maneggio
Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano
Parco Nazionale
La valle del Neto sotto l’abitato di Altilia
naturadascoprire
58
parconazionaledellasila
ippoviadeibriganti
la moglie Brigantessa Ciccilla. Il
primo punto tappa del percorso
lo si incontra dopo circa 10Km
presso i ruderi di una antica chiesa
in località Pollitrea dove è presente
un’area attrezzata realizzata dalla
Provincia di Crotone nell’ambito
del Programma A.P.E. (Appennino
Parco d’Europa)
Da qui si sale al Timpone della
Guardiola per poi scendere verso
il torrente Tacina e raggiungere
Torre Rinosi, un’antica costruzione
ancora in buone condizioni antico
rifugio per bande di briganti.
Il tracciato prosegue seguendo il
corso del F.Tacina fino in località
Vaccherie dove per un tratto segue
il Sentiero Italia del CAI per poi deviare verso Colle del Telegrafo, uno
dei punti panoramici più belli della
parconazionaledellasila
Sila Piccola. Da qui si procede poi
per raggiungere la Caserma Forestale del Gariglione dove terminerà
la tappa del secondo giorno.
Il giorno successivo si affronta la
parte più semplice dell’itinerario,
lungo una strada sterrata sulla
quale un tempo si snodava una
tratta ferroviaria a scartamento
ridotto utilizzata per il trasporto del
legname. In prossimità di Fontana
della Marchesa si lascia la stradella e si prosegue verso Macchia
dell’Arpa per poi raggiungere
Villaggio Principe, la prima sosta
della giornata. La tappa successiva è rappresentata dalla Stazione
Forestale di Vaccarizzo, a pochi
chilometri da Difisella dove si conclude l’anello.
61
Museo del Brigantaggio
Il Museo del Brigantaggio è una
struttura che ha la finalità di recuperare e diffondere la memoria
storica di un periodo tragico e
spesso trascurato della storia meridionale. Il fenomeno del Brigantaggio, diffuso in tutto il meridione
nell’arco del XIX secolo,nei territori
dell’alto Marchesato e del comprensorio silano, è strettamente legato agli elementi paesaggistici ed
ambientali che lo caratterizzano. Si
tratta di uno dei periodi più alti, dal
punto di vista etico, della storia del
popolo calabrese; spesso infatti
si dimentica che il Brigantaggio è
stato un fenomeno di rivolta e resistenza verso un sistema politico
oppressore e dunque venne vis-
suto come risposta all’arroganza e
all’ingiustizia sociale del tempo.
Le storie legate a quel periodo
si sono tramandate sino ai nostri
giorni attraverso documenti storici
e racconti che in alcuni casi divennero vere e proprie leggende.
Vicende e personaggi si intrecciano con i luoghi e le emergenze
paesaggistiche del territorio, con
la cultura contadina e le produzioni
tipiche, i fenomeni della transumanza e la pastorizia. anche nelle
terre del marchesato crotonese ha
influenzato la cultura delle popolazioni locali, in modo particolare
per il comprensorio silano. Nella
struttura si trova una mostra fotografica descrittiva che ripercorre
un periodo che va dall’unità d’Italia
agli inizi del ‘900, attraverso i più
importanti e documentati episodi
legati a personaggi locali divenuti
vere e proprie leggende. Essi trovavano proprio negli impenetrabili
boschi della Sila i loro rifugi e nascondigli, divenendo i veri signori
delle montagne.
Operatori
ASSOCIAZIONE SANTI E BRIGANTI
Santi e Briganti è un’associazione certificata ENGEA, che realizza escursioni e
traversate a cavallo nel territorio della Sila. Gestisce il Museo del Brigantaggio ed
il Circolo Ippico “Hipposila”, opera nella valorizzazione del territorio attraverso la
progettazione e realizzazione di percorsi naturalistici come l’Ippovia dei Briganti.
Carovana di cavalieri presso Torre Rinosi,
nell’alta Valle delTacina
Associazione Santi e Briganti
C.da Difisella – 88836 Cotronei KR
Te/fax 0962.491979 Cell. 333.8284226
E-mail. [email protected]
lestrutture
60
forreetorrenti
Le impressionanti gole del Senapite
forreetorrenti
naturadascoprire
Forre e Torrenti
Lungo i fianchi scoscesi ed aspri
della Sila, tra i solchi lascati dai movimenti tettonici, scorrono incassati
in profondi canion i principali fiumi
che, con la loro azione erosiva, da
milioni di anni, modellano il territorio. Ed è proprio in queste vallate
che ancora oggi si preservano i
più importanti ambienti naturali del
crotonese. Spesso proprio l’inaccessibilità dei luoghi ha consentito il
mantenersi della tipica vegetazione
ripariale con Pioppi neri, Salici ed
Ontani, che in alcuni luoghi si presentano con esemplari maestosi.
Inoltre la mancanza di insediamenti
industriali ed abitativi consistenti,
consente alle acque di mantenersi
in uno stato di purezza cristallina. I
bacini fluviali principali sono costituiti dal Fiume Neto, Tacina, Nicà e
Torrente Lipuda.
Tra questi il bacino idrografico del
F.Tacina, con i suoi affluenti Migliarite, Soleo e Vergari-S.Antonio
rappresenta, il sistema di fiumare
Il Fiume Tacina nel tratto montano
65
Trekking fluviale
più affascinante per gli appassionati
di trekking fluviale.
Il fiume Tacina, come i suoi affluenti, nasce sul fianco orientale della
Sila Piccola, dal Timpone Morello
(1665 mslm). Nella sua parte sommitale scorre in una larga vallata
morbidamente plasmata, ricca di
pascoli, caratterizzata da un paesaggio “nordico”. Giunto all’orlo del
tavolato, subisce un brusco sbalzo
di livello che, come i suoi affluenti,
lo porta a scorrere tumultuosamente in profonde gole scavate
nel granito, tra ombrose selve
formate da Faggi, Abete bianco e
Pino Laricio. Poco più a valle alberi
di Ontano nero ne seguono il suo
corso, intercalati da Pioppi tremoli
e Salici.
Ne tratti più impervi è facile imbattersi in specie altrove scomparse
come il Merlo acquaiolo, l’Ululone
dal ventre giallo e la rarissima Trota
macrostigma.
Il trekking fluviale è un modo per
vivere a stretto contatto con ambienti naturali tra i più integri della
nostra regione.
Le escursioni vengono effettuate
seguendo l’alveo del torrente,
spesso con i piedi in ammollo, in
direzione opposta alla corrente. In
alcuni casi, come le gole basse del
Tacina, il Migliarite ed il Senapite,
si tratta di escursioni estremamente difficoltose, destinate ad
escursionisti esperti ed allenati, ma
sicuramente molto gratificanti. In
altri casi come le sorgenti del Tacina o il sentiero del Vergari, sono
accessibili anche ai meno esperti.
Si cammina spesso nell’acqua,
se non addirittura a nuoto, per
cui si consiglia la frequentazione
nel periodo primaverile-estivo,
sia per la temperatura che per
l’eventualità funesta di imbattersi in
precipitazioni atmosferiche, molto
pericolose in questi luoghi. Non
servono attrezzature particolari.
Consigliamo di indossare scarponi
da trekking con la suola morbida,
anche vecchie scarpe da ginnastica vanno bene, preferibilmente
con il collare alto per proteggere
le caviglie; assolutamente da non
usare gli stivali di gomma.
Inoltre dobbiamo ricordare che il
deflusso delle acque è controllato
dalle numerose opere di presa
che insistono in modo particolare
sul F.Tacina e quindi è sempre
possibile imbattersi in variazioni
improvvise del livello dell’acqua.
Consigliamo quindi di rivolgersi a
Guide Escursionistiche locali che
sapranno comunque fornire maggiori dettagli a riguardo.
Pesca sportiva
Non esiste luogo migliore degli impervi torrenti montani per coniugare attività sportiva come il trekking,
con la passione per i pesci. E
proprio la spettacolare pesca alla
trota in questi luoghi può essere
praticata con notevoli soddisfazioni. Nei tratti più suggestivi dei
torrenti Soleo, Tacina e Senapite
è possibile ancora trovare la rara
Trota macrostigma, un endemismo
mediterraneo ormai scomparso in
molti fiumi italiani a causa dell’inquinamento e dell’introduzione di
specie alloctone.
Contattando le Guide della Cooperativa Neophron potete organizzare programmi residenziali con
attività di pesca sportiva nei torrenti del crotonese.
naturadascoprire
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66
forreetorrenti
naturadascoprire
Itinerario Lese-Senapite
La valle del Senapite, oltre a
segnare il confine tra i comuni di
Savelli e Verzino, costituisce una linea di separazione tra il massiccio
cristallino silano e la copertura sedimentaria crotonese. Nasce dalle
pendici di Cozzo del Ferro (1221
mslm) nella Sila Grande, e dopo
circa 14 km si riversa nel Lese. Il
tratto più suggestivo è quello che
dalla confluenza con il Lese arriva
alle falde del Cozzo Senapite
dove l’omonimo ponte di pregevole fattura, rappresenta l’unico
manufatto nel raggio di diversi
chilometri. Qui il torrente scorre in
strette e profonde forre, formando pozze e piscine che in alcuni
casi è obbligatorio attraversare a
nuoto. L’aspro paesaggio non ha
consentito l’insediamento di attività
seminative e gli uliveti, con alcuni
antichi frantoi, ormai abbandonati,
rappresentano le uniche testimo-
nianze della presenza dell’uomo.
Per raggiungere la località, da
Verzino si prende la SS492 che
porta a Savelli e, dopo aver lasciato un mezzo nei pressi del Ponte
Senapite, si imbocca una strada
secondaria al Km 50, che porta
verso Timpone del castello dove
inizia l’itinerario a piedi. Per circa
2 km si cammina su un costone
scosceso fino a raggiungere il
fiume nei pressi di una masseria
con anesso un antico frantoio. A
questo punto si inizia la risalita del
fiume fino a tornare al Ponte Senapite. Nei tratti più alti ci si deve
immergere in acqua, si consiglia
quindi di portare abiti di ricambio.
Per gli escursionisti poco esperti
si sconsiglia di affrontare questo
itinerario da soli, ma rivolgersi a
Guide Escursionistiche specializzate.
Dati Sentiero
Il promontorio di Cinga e sullo sfondo la Timpa di Cassiano
IlEscursionisti
Ponte Senapite
lungo il sentiero
Difficoltà: EE
Lunghezza: Circa 7 Km
Percorso: C. Ratto, Paludi, T. Senapite, Ponte Senapite
Tracciato: Strada sterrata, alveo
fluviale
Dislivello: min. 247m - max. 450m
Acqua: assente
Legenda
Sentiero
Strade
Strade secondarie
Altri sentieri
Parcheggio
Punti panoramici
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forreetorrenti
naturadascoprire
Sentiero del vergari
Il Vergari (fiumara Mesoraca) nasce sovrasta il fiume. Dopo poco più di
dalle sorgenti che sgorgano da
un chilometro si giunge al piccolo
Timpone Vecchio a 1.648 m di
bacino d’acqua “la Carrozzella”,
altitudine
il cui nome deriva dalla forma
L’incisione del corso d’acqua
del bacino, larga alla base e poi
determina nel settore pedemon, via via, stretto verso l’apice. E’
tano una stretta valle fluviale dove
il “vuddu” di maggiore interesse,
l’azione vorticosa delle acque
sicuramente il più bello e caratha determinato la formazione di
teristico del fiume Vergari, grazie
piccoli bacini naturali denominati
alla presenza di una serie di ampi
localmente “vuddi”.
scogli lisci di granito. A questo
L’esposizione a nord, del versante, punto, per gli escursionisti più
ha determinato un ambiente fresco esperti è possibile risalire il fiume
e umido caratterizzato da una
per un lungo tratto, dove si supeassociazione vegetale costituita da rano cascatelle e piscine naturali.
leccio, quercia da sughero, carpiIn alternativa si intraprende la salita
no nero, acero, orniello e castache riporta al maneggio. Lungo il
gno. Lungo le rive, dove il terreno
sentiero sono presenti d verse aree
si presenta più umido, e le specie
di ristoro con numerosi sorgenti
risentono del dinamismo fluviad’acqua potabile.
le predominano l’ ontano nero,
il pioppo nero e i saliceti, con il
I caratteristici “vuddi”
salice bianco e il salice viminalis.
immersi in una vegetazione lussureggiante
Il versante opposto, sinistro,
esposto a sud, è caratterizzato
dalla presenza di essenze vegetali
tipiche della macchia mediterranea, da uliveti, orti e frutteti.
L’itinerario parte nei pressi di un
maneggio raggiungibile da una
stretta stradella che parte dal
Santuario Ecce Homo. Da qui si
scende lungo un strada asfaltata
fino a giungere al pittoresco “Casino Marescalco”, che costituisce
la porta d’ingresso nella frazione
di Filippa. A questo punto si piega
destra attraversando un uliveto
finoIl apromontorio
portarsi sul
costone
che
di Cinga
e sullo
sfondo la Timpa di Cassiano
Escursionisti lungo il sentiero
Dati Sentiero
Difficoltà: T
Lunghezza: Circa 4 Km
Percorso: Maneggio, C.Marescalco,
V. Carrozzella
Tracciato: Strada sterrata, alveo
fluviale, Mulattiera
Dislivello: min. 475m - max. 720m
Acqua: assente
Legenda
Sentiero
Area Attrezzata
Strade
Maneggio
Per escursioni a cavallo contattare
Associazione Papa San Zosimo
cell. 338.5457018
insediamentirupestri
Una grotta utilizzata da pastori ai piedi delle Murge di Strongoli
ilsistemadegliinsediamentirupestri
naturadascoprire
Insediamenti Rupestri
La civiltà rupestre, insediatasi nel
territorio della Provincia di Crotone
rappresenta una realtà ricchissima
e molto articolata che si manifesta
con una serie di manufatti distribuiti nella fascia collinare con architetture che nascono e vivono in una
perfetta simbiosi con il territorio,
i luoghi e i caratteri naturali. Esse
rappresentano le più affascinanti
tracce di civiltà presenti sul territorio, e testimoniano le differenti
culture che nel corso dei millenni si
sono avvicendate su di esso e che
hanno saputo creare un legame
solidissimo con l’ambiente naturale. Dai tempi più remoti, l’uomo
ha utilizzato la grotta come riparo
dalle intemperie e dai pericoli,
come abitazione, ma anche come
luogo dove onorare i defunti e venerare le divinità. A tale fine sono
state adoperate in origine caverne naturali e solo in un secondo
tempo l’evoluzione delle tecniche
e dei bisogni ha spinto l’uomo ad
L’insediamento rupestre di Casabona
adattare questi luoghi ad esigenze
sempre più specifiche o a scavare
ex novo degli ambienti ipogei.
Alcune indagini preliminari condotte in diversi siti fanno supporre
un’origine preistorica per alcuni
di essi; un’ipotesi sorprendente,
poiché questo patrimonio viene
correntemente attribuito al periodo
storico interessato dal monachesimo in Calabria e comunque non
prima del periodo medievale.
Indubbiamente le grotte utilizzate
dai pastori del secondo millennio
a.C. hanno rappresentato l’habitat ideale per i monaci eremiti,
provenienti dal Vicino Oriente già
dal VII sec. d.C. Queste grotte
sono state realizzate soprattutto
su terreni facilmente modellabili
come l’arenaria che caratterizza
i terrazzamenti del paesaggio
crotonese, nella maggior parte dei
casi in corrispondenza dell’emergere di due formazioni geologiche
dislocate tra loro: quella più a valle
73
costituita da sabbie e conglomerati plio-pleistocenici; nelle fascie
collinari più elevate da arenarie del
miocene medio-inferiore.
Sparsi per tutto il territorio provinciale, ma più spesso presenti nei
pressi dei maggiori centri abitati,
questi insediamenti rappresentano una costante, anche se poco
nota e percepibile, del paesaggio
crotonese. I più importanti insediamenti rupestri visitabili si trovano
nel territorio dei comuni di Petilia
Policastro, Cotronei, Caccuri,
Cerenzia, Verzino e Rocca di Neto.
Quello più interessante si trova alle
pendici dell’abitato di Casabona
dove alle falde del colle, lungo
i terrazzamenti con andamento a
spirale, si affacciano, in un sapiente gioco di vuoti e pieni, decine di
grotte.
Le grotte adibite ad abitazioni si
dispongono, su diverse quote,
collegate da sentieri o da scalette
intagliate nel terreno, in un sistema
di aggregazione spontanea che si
conforma intimamente alla morfologia del luogo.
Anche la scelta dello strato di
arenaria tenera, sottostante uno
strato più duro e compatto che
spesso corrisponde al soffitto
degli ambienti, è dettata da una
sorprendente logica funzionale.
Inoltre le grotte utilizzate per l’abitare presentano una esposizione
solare a sud o ad est, ottimale
per il benessere degli abitanti,
poiché garantiva ambienti asciutti,
ben soleggiati e al riparo dai venti
freddi. Principi che hanno anticipato di secoli i criteri costruttivi della
bioarchitettura e dell’architettura
bioclimatica.
Gli insediamenti sacri si differenziano rispetto alla specifica caratterizzazione della vita religiosa scelta,
tra quella comunitaria e quella
di isolamento ascetico, alle quali
corrispondono differenti organizzazioni insediative.
Per quanto riguarda le necropoli,
alcune grotticelle possono attribuirsi alla protostoria, anche se
l’uso e il riuso continua anche con
i greci e i romani. Non si esclude
che possano essere state originariamente affrescate, cancellate per
i fenomeni erosivi della roccia.
naturadascoprire
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ilsistemadegliinsediamentirupestri
naturadascoprire
Le Grotte di Caccuri
Le Grotte di Casabona
Il colle su cui sorge il castello è
ricco di numerose grotte artificiali,
varie per tipologia e dimensioni. La
maggior parte è concentrata lungo
la parete meridionale. Le grotte
sono distribuite su più livelli per
cui alla quota più bassa e più alta
troviamo le grotticelle che facevano parte della necropoli mentre le
grotte di grandi dimensioni occupano il livello intermedio ed erano
destinate all’uso abitativo. Degli
originari percorsi che collegavano le grotte non rimane traccia a
causa dei processi erosivi dell’are-
Il sito presenta numerose grotte
artificiali (50 esposte ad est e 85
esposte ad ovest), scavate su più
livelli nell’arenaria. L’intero costone
roccioso di Valle Cupa, sulla cui
sommità sorge l’abitato attuale,
ha i caratteri dello stanziamento
abitativo tipico degli insediamenti
che compaiono sin dalla preistoria: ottima visibilità verso i territori
circostanti, presenza di un corso
d’acqua nel fondo valle, facile
difensiva contro eventuali incursioni nemiche. Il sito presenta
una grande varietà tipologica per
forma e rapporti dimensionali. In
pianta le grotte hanno ambienti
rettangolari, quadrati, trapezoidali
e subcircolari. In alzato presentano
soffitti piani, a volta a botte (a tutto
sesto o ribassata) e a doppia falda.
Si possono distinguere tre differenti tipologie principali: grotte di
dimensioni medie, grotte con due
ambienti comunicanti, grotticelle.
Quelle del lato orientale presentano percorsi quasi piani, posti
parallelamente su più livelli, seguono la naturale orografia e geologia
(strati di arenaria dura alternati a
strati di arenaria tenera), formando
Come arrivare
Dalla s.s. 107 (Crotone - Paola)
imboccare il bivio per Caccuri.
Giunti in paese portarsi sotto
il Castello. L’insediamento si
trova nella parete meridionale
della collina.
Alcune grotte sotto imponente castello di caccuri
precisi terrazzamenti. Le grotte si
trovano in buono lo stato di conservazione anche se la moderna
viabilità e, in particolare, i muri di
sostegno in calcestruzzo armato
hanno definitivamente cancellato
gruppi di grotte Attualmente le
grotte sono per lo più abbandonate mentra altre son chiuse,
probabilmente utilizzate come
depositi per attrezzi, mentre altre
sono state utilizzate fino a qualche
tempo fa per l’allevamento.
Come arrivare
dalla s.s. 107 (Crotone Paola), imboccare il bivio per
Rocca di Neto, quindi la strada
provinciale Rocca di Neto
– Casabona. Arrivati in paese,
portarsi in località Valle Cupa.
L’insediamento rupestre di Casabona
naturadascoprire
naria e, probabilmente, ad una
cattiva regimentazione delle acque
meteoriche con la conseguenza
che alcune di esse sono del tutto
ostruite.
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ilsistemadegliinsediamentirupestri
naturadascoprire
Le Grotte di San Demetrio
Le Grotte di Rocca Vecchia
Le grotte si sviluppano su due
livelli. Un gruppo occupa la base
delle pareti del colle, l’altro un
naturale terrazzamento, ad una
quota più alta. I due gruppi sono
collegati da un percorso che si
incunea in un piccolo canyon
naturale, a circa metà dell’intera
lunghezza del colle stesso.
Le grotte a quota bassa sono collegate da un percorso degradante
verso sud-est e corrispondente
all’argine del ruscello. Quelle a
quota superiore da uno simile ada-
Le grotte, che variano per forma e
rapporti dimensionali, si collocano
sulle pareti di tre colli sui quali un
tempo nasceva l’antica Rocca
di Neto, da cui il nome del luogo
Rocca Vecchia, molto probabilmente abbandonata a seguito di
un terremoto, come mostrano i
ruderi di alcune case sulla sommità della collina centrale.
Si presentano in una grande
varietà di forme. In pianta sono
rettangolari, quadrate, trapezoidali e subcircolari. In alzato hanno
un soffitto a volta a botte, a tutto
sesto e a sesto acuto, piano, a
doppia falda e irregolare. Poche
presentano un interno sferoidale.
Alcune grotte presentano, ai lati
dell’accesso, buche poste simmetricamente. Le ritroviamo in molti
siti e probabilmente servivano ad
alloggiare i pali per la struttura lignea posta a chiusura della grotta.
Nella collina centrale, è interessante segnalare la presenza di una
grande cisterna ipogea, coperta
da una volta a botte, realizzata in
Come arrivare
Dalla strada provinciale
Cotronei-Petilia Policastro,
prima del bivio per il centro di
Petilia, imboccare la strada
che prosegue per Pagliarelle.
Si arriva al sito dopo pochi
chilometri.
L’insediamento rupestre di S.Demetrio
muratura che presenta, ancora
evidenti, le tracce di un traliccio
vegetale, probabilmente costituito
da canne intrecciate e utilizzato
nell’impalcatura come guida per
la realizzazione dell’intradosso
della volta stessa. Questa tecnica,
simile all’opus caementicium, viene
impiegata dall’età romana in poi.
La ricchezza tipologica lascia
intravedere la stratificazione e il
riuso delle grotte adattandole di
volta in volta alle esigenze dei
nuovi abitanti, fino all’ultima fase in
cui l’insediamento vive a supporto
del soprastante abitato di Rocca
Vecchia.
Come arrivare
Dalla s.s.107 (Crotone - Paola),
imboccare il bivio per Rocca di
Neto. Proseguire per località
Cupone e imboccare il bivio
che conduce in paese (sulla
destra se si proviene da Crotone). Dopo poche centinaia di
metri si giunge al sito di Rocca
vecchia.
L’insediamento rupestre
di Rocca Vecchia
naturadascoprire
giato sul pianoro naturale su cui si
affacciano le grotte corrispondenti
a quel livello.
Il vicino fiume Tacina ha rappresentato, senza dubbio, una importante via di comunicazione per gli
scambi commerciali con i villaggi
vicini e con quelli marinari, che
necessitavano di legno e pece per
la costruzione delle imbarcazioni.
Se si considera perciò la presenza dell’acqua e dei vicini boschi,
l’ubicazione del sito e i caratteri
legati a orografia, geomorfologia,
esposizione, riparo dai venti freddi,
posizione dominante nel territorio,
si può facilmente intuire che la frequentazione umana possa risalire
alla preistoria, probabilmente al paleolitico. Mentre i segni cruciformi,
presenti in diverse grotte, attesterebbero la frequentazione di gruppi
religiosi, probabilmente riferibili al
periodo bizantino e medievale.
Attualmente le grotte presentano
un buon grado di conservazione,
a parte i distacchi dovuti alle naturali sfaldature della roccia; alcune
sono adibite all’allevamento, altre a
deposito di fieno.
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parchibotanici
naturadascoprire
Villa Margherita
E’ ritenuta una delle più belle
ville del crotonese. E’ situata in
località S. Anna e si affaccia su un
ampio parco. La struttura è di stile
ottocentesco. Fino al 1800 fu di
proprietà del barone De Nobili di
Catanzaro e del barone Doria di
Massanova; in seguito fu acquistata dalla famiglia Barracco e
utilizzata come abituale residenza
dal barone Guglielmo Barracco.
Trascurata per diversi anni , fu fatta
ristrutturare intorno al 1930 dal barone Luigi Barracco che la denominò “Villa Margherita” in onore della
regina Margherita o forse di una
sua figlioletta scomparsa in tenera
età. Nella villa sorge una cappella
dove si può ammirare il busto di
una giovane fanciulla.
Negli anni cinquanta l’edificio con
i terreni annessi furono espropriati
dallo Stato, i locali utilizzati dall’O.
V. S. (Opera Valorizzazione Sila)
per l’amministrazione dell’Ente.
Scorcio del parco botanico
79
Villa Tallarico
E’ una vera oasi di pace; vi si trovano alberi secolari, ed essenze di
impianto più recente che insieme
formano un vero e proprio bosco.
Il viale di accesso, che attraversa
un eucalipteto di scarso valore
ambientale, è caratterizzato dalla
presenza di grandi esemplari di
frassino. Nel parco vero e proprio
vi si trovano maestosi esemplari di Leccio (Quercus ilex), Pino
marittimo (Pnus pinea) e Sughera
(Quercus suber) e diversi esemplari di Carrubo (Ceratonia siliqua).
Interessanti sono diverse specie
esotiche quali palme (Washingtonia
filifera, W.sonorae, Phoenix dactilifera, Cycas revoluta), due specie
di Aurucaria (A. excelsa, A.bidwilli)
ed un Pino di origine messicana
(Pinus montezumae) oltre ad alcuni
esemplari di Cipresso di Monterey
(Cupressus macrocarpa) e di Cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica).
Sulla strada panoramica che da
Casabona porta alla frazione di
Zinga si arriva in località “Montagnapiana”, luogo il cui terreno e
il cui clima consentono una ricca
vegetazione, tant‘è che l’illustre
medico Giuseppe Tallarico, proprio
qui, intorno alla sua villa, realizzò
uno splendido giardino botanico
con alberature anche rare. Il giardino, per molto tempo non curato,
oggi è oggetto di un intervento
di recupero volto alla fruizione da
parte di scuole e turisti. Vi si trovano essenze tipiche della macchia
mediterranea ma anche esemplari di alberi esotici. Di notevole
interesse il contesto paesaggistico:
la villa si affaccia sulla splendida
valle del Vitravo con panorami
mozzafiato. Il culmine di “Montagnapiana”, il cosidetto “Timpone”,
domina un vastissimo panorama,
da dove lo sguardo rapito può
scendere fino al Santuario della
Madonna di Capocolonna, situato
sull’omonimo promontorio, e può
salire fino alle alture della Sila. La
villa fu la residenza di Giuseppe
Tallarico, nato a Casabona nel
1880, noto uomo di scienza, i suoi
studi andavano dalla fisiologia,
alla biologia, medicina ed agricoltura. Fu deputato al Parlamento,
membro del Consiglio Nazionale
delle Ricerche, scrittore e conferenziere di rinomata fama, tanto
da essere definito “il biologo con
le ali di poeta”. Nella villa oggi vi si
trova ancora il suo studio arredato
come quando lo lasciò prima di
morire, nel 1965. Nel territorio di
Casabona fece sorgere diversi
campi sperimentali con apposito
Parco zootecnico dove condusse
le sue ricerche biologiche, agrarie
e zootecniche.
Veduta dall’esterno della Villa nascosta dagli alberi del Giardino Botanico.
Sommario
Presentazione
Introduzione
2
3
amp caporizzuto
L’Area Marina Protetta
Flora e Fauna
Itinerari subacquei
CEAM Aquarium
Attività CEAM
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8
9
10
12
13
geositi
Geoparco Ipogeo Alto Crotonese
Vespertillo di Capaccini
CEA Villa Daino
Sentiero del Lese
Sentiero delle Grotte
Geosito di Zinga
Capovaccaio
Anello di Zinga
Geosito di Vrica
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17
19
20
22
24
25
26
28
siti d’importanza comunitaria
Monte Fuscaldo
Gufo Reale
Anello di Monte Fuscaldo
CEA del Marchesato
Dune di Sovereto
Giglio Marino
Sentiero di Sovereto
Dune di Marinella
30
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33
34
36
38
39
40
42
Foce del Neto
Iris Palustre
Itinerario della Foce del Neto
Laboratorio Territoriale
44
45
46
48
parco nazionale della sila
Introduzione
Gatto Selvatico
Sentiero del Soleo
Sentiero di Macchia dell’Arpa
Ippovia dei Briganti
Museo del Brigantaggio
50
52
53
54
56
58
61
forre e torrenti
Introduzione
Trekking Fluviale/Pesca Sportiva
Itinerario Lese-Senapite
Sentiero del Vergari
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65
66
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insediamenti rupestri
Introduzione
Le grotte di Caccuri
Le Grotte di Casabona
Le grotte di San Demetrio
Le grotte di Rocca Vecchia
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parchi botanici
Villa Margherita
Villa Tallarico
78
78
79
Crediti
Elaborazioni cartografiche: Umberto Ferrari
Elaborazione dei testi: Umberto Ferrari
(ad esclusione del paragrafo sull’AMP Capo Rizzuto)
Referenze fotografiche
Umberto Ferrari/Naturmediafoto
pagg.14, 22, 24, 26, 28 ,30,32,34,37,38,40,42,46,50,52,54,56,62,64,65,66,70,72
Explora/Alessandro Pizzini: pag. 18 (foto grande)
Explora/Alessandro Albano: pag. 18 (foto piccola)
Francesco Cuverà: Pagg. 74, 76, 77
Luigi Cincio: Pag. 68 - Cristian Cavozzi/Naturmediafoto: Pag. 44
Carmine Garofalo: Pag. 60 - Giuseppe Felicetti: Pagg. 6-10
Progetto Grafico: Giuseppe Sansalone
Stampa: Print Seriart (Crotone)
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Un Territorio da esplorare