VIVERE LA VALLE DEL
CROCCHIO
CLEMENTI EDITORE
VIVERE LA VALLE DEL CROCCHIO
www.vallecrocchio.it
Itinerari naturalistico ambientali alla scoperta
dei geositi nel territorio del G.A.L. Valle del Crocchio
Visitate la Valle del Crocchio. Scoprite la purezza dell’aria,
la generosità
della gente, il piacere del gusto, la storia e la cultura di uno dei distretti più affascinanti
della Calabria. Prima ancora di mettervi in viaggio consultate il sito internet del
G.A.L. Valle del Crocchio per essere sempre informati.
www.vallecrocchio.it un sito rassicurante per trascorrere il tempo libero.
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i corre l’obbligo di scrivere alcune note di introduzione a quest’opera affidata alla professionalità della Clementi Editore.
Questa decisione, concordata con il nostro Consiglio di
Amministrazione, ha cambiato radicalmente il mio “dovere” di scrivere qualche nota introduttiva in un piacevole invito a visitare ed a lasciarsi catturare,
conquistare, dal fascino dei luoghi, ben descritti ed illustrati.
Io sono nato in questa terra per poi diventare un cittadino del mondo che è
voluto ritornare alle sue origini, convinto della bontà della propria scelta.
Appassionato di ambiente, di agricoltura sana, di archeologia, non ho saputo trovare di meglio per trascorrere gli ultimi anni della mia esistenza, posso
dire, fin qui, errabonda.
Il mio invito, a voi rivolto, è quello di seguire le orme degli antichi greci che
qui trovarono la terra ideale per crearvi una nuova patria.
Oggi, io vi chiedo di visitare antichi siti, più o meno conservati, ma, soprattutto, vi invito a conoscere i calabresi, persone semplici, naturalmente ospitali ed i componenti della loro semplice alimentazione, che potrà non essere
elaborata ma, sicuramente, gustosa.
Godrete anche di un’aria particolarmente pura perché, nostro malgrado,
mancano totalmente le industrie inquinanti.
Il trekking, lo slow food, un buon bicchiere di vino casareccio, vi gratificheranno, facendovi riposare e dormire cullati dalla quiete.
Un mio caro amico, una volta, mi disse: “Quanto è bello essere svegliati dal
silenzio!”
E questo, sicuramente, sarà uno dei fattori più importanti della vostra visita:
la quiete.
Con la speranza di vedervi presto numerosi, vi auguro fin da adesso un buon
soggiorno.
Francesco Colosimo
Presidente G.A.L. Valle del Crocchio
SOMMARIO
IL TERRITORIO
4 G.A.L. VALLE DEL CROCCHIO
Un Geoparco in divenire
10 1° ITINERARIO
Borghi autentici e
natura protagonista
30 2° ITINERARIO
L’armonia dei contrasti: mare,
cascate e canyon
46 3° ITINERARIO
In viaggio dal mare
al verde della Sila
GEOSITI
24 Miniere di feldspato ➁
26 Intrusioni sulfuree ➀
28 Altopiano Silano - Valle
del Tacina ➂
40 Valli Cupe ➅
44 Sorgente Minerale Salinella ➄
58 Fiumare Alli-Simeri-Crocchio ➆
62 Area fossilifera Belcastro e
Marcedusa ➃
ITINERARI OUTDOOR
17 Poverella - Villaggio
Mancuso 2
19 Sentiero Didattico 1
20 “Del Gigante” 3
23 Sentiero “Dei Giganti” 5
29 Fiume Tacina 4
35 Cascata Campanaro 13
37 Cascata Rupe e Salice 14
39 Monte Raga 17
41 Canyon Valli Cupe 15
42 Borgo Marcaglione 16
49 Alto Crocchio 7
50 Cascate di Cavallopoli 10
51 Giganti di Cavallopoli 9
53 Gigante Buono 8
54 Ciurrumele 11
59 Gole del Crocchio 12
61 Alta Valle Crocchio 6
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VALLE DEL CROCCHIO
VALLE DEL CROCCHIO
3
G.A.L.Valle del
CROCCHIO
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na terra legata alla sua storia, la Valle del Crocchio: echi del passato ci sfiorano ogni
giorno nei gesti degli artigiani, nel sapore dei piatti tipici, nelle preziose vestigia storiche e nel sorriso senza tempo di chi non si stanca mai di accogliere nuovi amici. Ciò
che la rende unica, però, è la sua capacità di guardare al futuro, con proposte sempre pronte ad
incontrare la passione di ciascuno, dall’arte allo sport, dalle manifestazioni enogastronomiche
4
VALLE DEL CROCCHIO
alle bellezze naturalistiche. I numerosi geositi presenti sul territorio, testimonianza tangibile dei
millenni trascorsi, diventano quindi l’ideale filo rosso che ci conduce alla scoperta di luoghi ricchi di mistero, che ancora sembrano risuonare dei richiami dei briganti, di borghi tranquilli e
ricchi di gemme artistiche nascoste e di foreste antichissime, in una Valle sospesa tra il mar
Jonio e i rilievi della Sila Piccola.
VALLE DEL CROCCHIO
5
IL TERRITORIO
La Valle del Crocchio
Impegnato da sempre nella valorizzazione del territorio, nella
promozione delle attività tradizionali, nell’economia rispettosa
dell’ambiente e dell’uomo, il G.A.L. vuole tramandare alle future
generazioni una natura inalterata e una cultura sempre viva, anche
attraverso la nascita del Geoparco Valle del Crocchio.
a tutto tondo
“autoguidati” corredati da cartelli illustrativi a carattere informativo ed educativo, localizzati nei luoghi di maggiore pregio
naturalistico.
L’altra anima della Valle del Crocchio, la costa, consente di adagiarsi sulle spiagge di sabbia fine e dorata, arricchite da piccole
dune solcate dai letti ghiaiosi delle fiumare.
Sono infinite le opportunità per praticare lo snorkeling ed esplorare un mondo sommerso che resiste alla pressione antropica del
litorale, tante possibilità quanti sono i percorsi escursionistici
che attraversano le zone di maggior pregio dell’altipiano della
Sila.
A metà strada tra il mare e la montagna si trovano le armoniose
ondulazioni delle colline coltivate a graminacee, uliveti e vigneti, linee morbide che accompagnano verso il mare i letti delle
fiumare, aride d’estate, tumultuose d’inverno: quelle del Simeri,
dell’Alli e del Crocchio sono fonte di un geosito particolarmente importante.
È proprio vero: l’acqua fa parte del Dna della Valle del
Crocchio. La ritroviamo anche tra le più spettacolari cascate
della Calabria, alte addirittura 30 metri, lungo il percorso verso
il mare attraverso vere e proprie forre modellate dall’erosione
negli scisti e nei graniti (Alli, Crocchio, Simeri).
La zona mediana del territorio nasconde anche canyon sorprendenti, spettacolari budelli di roccia scavati nell’arenaria come le
Valli Cupe, oppure pareti verticali che si elevano improvvise a
formare le “timpe”. Protagonisti di questo viaggio nella geografia e nella cultura della Valle del Crocchio sono anche i siti geologici, all’origine di un Geoparco nazionale d’interesse scientifico, paesaggistico e culturale.
Senza dimenticare che il turista può cercare la natura nel gusto
di piatti tipici e indimenticabili, scoprire piccole produzioni di
grande qualità, scandite dalle stagioni, frutto di una terra variegata e difficile, ma capace di conferire un carattere forte e unico
ai suoi sapori. Per riconquistare la poesia del vero mangiare.
Torrente Campanaro
Valli Cupe
L
a Valle del Crocchio si presenta con due anime distinte:
quella famosa e frequentata della costa jonica, quella
inconsueta e magica della montagna. Nel territorio a
nord-est di Catanzaro sono sufficienti pochi chilometri per passare dal golfo di Squillace all’incanto di borghi rurali, austeri ed
essenziali, disseminati lungo le valli che salgono verso la Sila
Piccola.
Qui, nei boschi tutelati dal Parco Nazionale si può apprezzare la
frescura e avvistare esemplari di caprioli e cervi, soprattutto in
autunno nel periodo degli amori. La speranza è quella d’imbattersi, con un po’ di fortuna, nell’elusivo lupo. I ritmi lenti del
camminare rappresentano il modo migliore per scoprire il fascino della natura e della cultura rurale, per questo nel territorio
sono stati predisposti centri visita, aree didattiche, percorsi
6
VALLE DEL CROCCHIO
Sila Piccola
VALLE DEL CROCCHIO
7
IL TERRITORIO
Geoturismo & Geoparco
Cropani
8
VALLE DEL CROCCHIO
In un’area di ampiezza geografica sostanzialmente limitata, dove la
distanza massima tra le spiagge mediterranee e le foreste della Sila
è di appena 30 chilometri in linea d’aria, il paesaggio della Valle
del Crocchio annovera valli fluviali larghe ed ariose e nel contempo gole e canyon, boschi di macchia mediterranea e foreste di
conifere, colline, montagne e altipiani. Il patrimonio geologico è
altrettanto vario, si passa dalle pianure alluvionali e dalle colline di
marne ed arenarie della costa ai monti granitico-cristallini dell’interno, che ben si differenziano dal resto della catena appenninica
di natura calcareo-dolomitica. Un’armonia di contrasti dove il
G.A.L. intende da una parte coniugare l’esigenza di non infrangere il modo di essere del paesaggio e dell’ambiente, e dall’altro mira
alla valorizzazione delle caratteristiche peculiari della Valle del
Crocchio, cercando di garantire un effettivo miglioramento della
vita alle popolazioni che con la loro opera hanno contribuito alla
genesi di un patrimonio paesistico di grande suggestione. Un altro
obiettivo del G.A.L. è la creazione di una rete di siti artistico-culturali e naturalistici per incrementare l’afflusso turistico nel rispetto dell’ambiente e della trasparenza del mondo rurale: il Geoparco
rappresenterà un’occasione importante per il visitatore che vuole
venire in contatto con i ritmi regolati dalle stagioni, con il permanere delle testimonianze passate, con frammenti di vita rurale
caduti in disuso.
E il turismo outdoor è la giusta chiave di lettura per capire,
apprezzare e meravigliarsi dei siti geologici che non possono essere occhieggiati semplicemente dal finestrino dell’automobile:
bisogna scoprirli a piedi per apprezzare quel benefico isolamento
che ha permesso la conservazione dell’ambiente naturale e dove
ancora viva e forte è l’impronta agreste della Valle del Crocchio.
Nel punto d’incontro tra il litorale e l’altopiano della Sila, tra il
mare e la montagna, il geoparco è un territorio dai confini ben
definiti, con un patrimonio geologico e geomorfologico significativo e speciale per rarità, interesse scientifico, richiamo estetico e
valenza educativa. La sua identità è legata alla geologia, ma rivestono estrema importanza anche la natura e la cultura: in quello
che potrà essere il Geoparco della Valle del Crocchio si riscontrano 7 siti geologici d’interesse anche archeologico, ecologico, storico e culturale. La valenza di un geoparco si manifesta nell’integrità e nel buono stato dei siti che lo compongono, ragion per cui
compito indispensabile dell’istituzione è rappresentato dalla tutela costante delle proprie emergenze naturali, attraverso strategie di
conservazione che non escludano, ma invitino l’uomo a fruire dell’ambiente che lo circonda. L’importanza dell’iniziativa di un
Geoparco della Valle del Crocchio prende forza dalla cooperazione che l’Ente calabrese ha intrecciato con altre realtà che fanno
parte della Rete Europea dei Geoparchi (EGN), costituita nel
2000 con obiettivi come la conservazione e la trasmissione della
conoscenza del patrimonio geologico al grande pubblico. Nella
Valle del Crocchio 7 geositi meritano di essere preservati dal
degrado. Le Valli Cupe sono un ambiente dalle caratteristiche
uniche e introvabili nel resto della penisola: l’incredibile puzzle di
ambienti lungo la strettissima valle che forma il canyon e le pare-
ti di arenaria lasciano senza fiato. La sorgente minerale Salinella
è un connubio di storia e geologia: le caratteristiche idrogeochimiche dell’acqua, nei primi del Novecento, hanno portato alla commercializzazione dell’Acqua Minerale Sila, e il sito è un classico
esempio di archeologia industriale. Le miniere di feldspato a
Sorbo San Basile offrono ancora oggi sostanze utili all’industria
della ceramica, oltre a sezioni geologiche di interesse scientifico.
La presenza dello zolfo è massiccia nel geosito delle intrusioni
sulfuree vicino alle sorgenti del Melito, testimonianza dell’attività tettonica che per millenni ha interessato l’insieme montuoso
dell’Arco Calabro-Peloritano. Storia travagliata che si legge anche
nella morfologia del tratto iniziale del fiume Tacina, geosito insieme all’altopiano silano, dove boschi, praterie, pianure e corsi
d’acqua tracciano i lineamenti di una natura incontaminata.
Fenomeno noto in Calabria sono le fiumare, una volta parte integrante della quotidianità contadina (irrigazione, mulini, frantoi):
qui, i fiumi Alli, Simeri e Crocchio e i sentieri che li affiancano
richiamano numerosi escursionisti e storici. Belcastro e
Marcedusa sono invece celebri per i fossili marini e terrestri.
Sempre in provincia di Catanzaro non bisogna dimenticare la presenza di altri tre siti geologici fuori dal complesso del G.A.L. Nel
cuore di Marcellinara, calanchi e grotte mostrano formazioni
rocciose poco conosciute, percorsi inediti e la fauna tipica di questi ambienti. Sempre esterni al comprensorio sono l’area di
Gimigliano e Tiriolo, meta di studio da parte di università per la
buona esposizione di diverse unità metamorfiche, e la miniera di
barite nel torrente della Fiumarella, con il minerale che affiora
frequentemente in tutto il vallone (l’estrazione è terminata intorno agli anni Settanta). La presenza di un geoparco in una regione
come quella calabrese, che custodisce aree protette dal valore indiscutibile, aumenterebbe il benessere dell’ambiente naturale e di
conseguenza della popolazione che lo abita, coinvolgendo non
solo gli enti interessati, ma anche gli abitanti e le diverse organizzazioni pubbliche che mirano al progresso economico locale.
SITI DI
INTERESSE
COMUNITARIO
(S.I.C.)
In Italia sono numerose le zone
dichiarate d’interesse comunitario
per l’importanza che il loro
ambiente assume in quanto
habitat ideale per diverse specie
animali e vegetali.
Nel territorio della Valle del
Crocchio se ne distinguono
addirittura otto: dal Colle Poverella
alle pinete del Roncino, dal Colle
del Telegrafo al fiume Tacina.
Ma anche il noto monte
Gariglione, il monte
Femminamorta, la zona di
Madama Lucrezia e la foce
del Crocchio-Cropani.
Timpe Rosse
VALLE DEL CROCCHIO
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L’itinerario che accompagna il turista alla scoperta dei borghi rurali
e della natura tutelata dal Parco
Nazionale inizia con Pentone,
piccolo e raccolto paese che si sviluppa su un crinale vestito delle
tante sfumature di verde del bosco
misto. Il borgo accoglie i suoi visitatori tra le strette viuzze che si
scoprono al meglio a piedi, lasciandosi il tempo di apprezzare
l’armonia dei colori pastello delle
case e facendosi sorprendere dalle
piacevoli piazzette che interrompono l’intrico di vicoli.
Si pensa che l’origine del nome
derivi dal greco panta oinos, “tutto (coltivato a) vigne”: in effetti,
in epoca antica questa era la coltivazione prevalente nel territorio in cui ora sorge Pentone.
La vista sulla vallata è di grande
impatto: il corso d’acqua, che
nasce come fiume Passante e viene chiamato fiume Alli solo dopo Taverna, è a carattere torren-
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Pentone
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Località di partenza
Pentone
Località di arrivo
Monte Gariglione (Caserma della
Forestale)
Località intermedie
e chilometraggio parziale
Pentone – Fossato Serralta 7 km
Fossato Serralta – Sorbo
San Basile 5,3 km
Sorbo San Basile – Taverna
3,9 km
Taverna – Albi 5,2 km
Albi – Villaggio Mancuso
12,6 km
(con variante che non passa per
la SS.179dir, 11,3 km)
Villaggio Mancuso – Lago
Passante 10,6 km
Lago Passante – Ciricilla 13,3 km
Ciricilla – Tirivolo 13,6 km
Tirivolo – Monte Gariglione
(Caserma della Forestale) 8 km
Chilometraggio totale
79,5 chilometri
78,2 chilometri con variante
Come arrivare
A.3 Salerno-Reggio Calabria,
uscita Catanzaro. Segue
SS.109bis fino a Pentone.
Borghi autentici e
N°
1°
ITINERARIO TURISTICO
tizio, e le sue rive sassose accompagnano tratti ricchi di anse alternati ad altri più regolari. Sono almeno due le visite da non mancare prima di lasciare Pentone: la
chiesa di San Nicola e il Museo
della Civiltà Contadina e Pinacoteca d’Arte Contemporanea. I
monaci basiliani, che avevano un
loro monastero a Taverna, portarono a Pentone la devozione per il
Santo di Bari, a cui fu intitolata la
chiesa parrocchiale. Celebre è la
generosità del Santo che, nato in
una famiglia molto ricca, decise
di donare tutto ciò che possedeva
ai bisognosi, facendo così nascere
le storie su Santa Claus ed i suoi
doni. All’interno della chiesa, un
baldacchino in stile gotico rivestito d’oro zecchino, dipinti del Settecento e l’Oratorio della Real
Confraternita del SS. Rosario, costruito per celebrare la storica vittoria sui Turchi nella battaglia di
Lepanto.
Nel Museo della Civiltà Contadina sono stati ricostruiti gli ambienti tipici di una casa di contadini; le stanze ospitano una collezione continuamente arricchita
con oggetti di vita quotidiana,
donati per tramandarne memoria
e tradizione.
Nella Pinacoteca sono ospitate le
opere dei più promettenti e noti
artisti della provincia di Catanzaro, dai dipinti in stile classico agli
esperimenti che sconfinano nella
fotografia e nel découpage. Se si
esce da Pentone dalla parte bassa
del centro storico, lanciando uno
sguardo all’indietro, si avrà una
bella visuale della Porta di Mezzogiorno, antico ingresso della città,
inclusa nelle mura difensive.
Al bivio per Fossato Serralta, si
può prendere la direzione opposta
concedendosi una deviazione a
Melitello, attraversando una strada tortuosa che offre una bella vista sulla vallata coperta da bassa
vegetazione e da qualche rara pineta. Si lascia l’auto sulla strada
prima del ponte sul fiume Melito,
scendendo sulla destra per un canale irriguo (non ci sono indicazioni), risalendolo poi fino ad arrivare al greto del fiume. Si passeggia quindi lungo il corso d’acqua,
oppure guadandolo nei punti più
accessibili, immersi nelle maestose
pendici dove crescono abbondanti
lecci e castagni intervallati dai terrazzamenti creati in passato per le
coltivazioni. L’escursione può pro-
Il Museo della Civiltà Contadina di
Pentone ha l’obiettivo di divulgare la
conoscenza del lavoro della gente
catanzarese nei decenni passati.
Nelle stanze sono ricostruiti gli
ambienti dove scorreva la vita
quotidiana: le camere da letto, le
cucine, i laboratori artigianali.
L’identità culturale locale rivive
offrendo una ricostruzione
accurata del “mondo materiale”
che circondava l’esistenza
contadina. La Pinacoteca d’Arte
Contemporanea raccoglie opere di
artisti della provincia di Catanzaro,
tra cui Marinaro, Cartaginese,
Leonardo, Romeo, Monterosso,
Castagna, Lamberto, Rubino,
Talarico. Nel settore musicale si
trovano strumenti, fotografie e
cimeli dell’antica “Banda Musicale
città di Pentone 1888”.
Taverna
VALLE DEL CROCCHIO
11
1° ITINERARIO TURISTICO
Fossato Serralta
Sorbo
12
VALLE DEL CROCCHIO
seguire a piacimento seguendo il
Melito, fra ampie pozze contornate da felci e intervallate da piccoli
salti d’acqua. Lungo il corso del
fiume, sulla sinistra idrografica,
sono visibili le rarissime intrusioni
di zolfo in roccia metamorfica. Ripresa l’auto e tornati indietro, si
seguono le indicazioni per Fossato
Serralta sulla SS.109.
Si prosegue quindi per Fossato
Serralta, lungo una strada che si
snoda verso i boschi dell’interno,
sul lato destro del fiume Alli, con
in basso burroni e torrenti: da
Pentone si percorrono prima la
SS.109bis e poi la SS.109. I panorami di cui si gode nel tragitto
varrebbero da soli il viaggio: sulla destra si apre la vista sulla valle verdeggiante di querce e castagni, che fa già pensare ai boschi
della Sila, fondamentali nella
storia della Calabria. Le foreste
hanno sempre costituito un elemento importantissimo per l’altopiano silano: stimolo per l’economia e la creatività degli artigiani, riparo per le popolazioni
locali, materiale da costruzione
per le navi dell’Impero romano e
rifugio per i briganti che si oppo-
nevano ai nobili… non una sola
tappa della storia calabrese ne è
slegata. Qui la natura si fa insolita per una regione profondamente influenzata dal Mediterraneo e
diventa più tipica del Nord Europa: pini larici, faggi e aceri
montani formano la “silva” dei
romani, mentre l’aria si fa più
fresca e unisce al profumo del
mare quello del legno resinoso.
In prossimità dell’abitato, invece, dove il bosco si dirada, si notano le striature dei terrazzamenti coltivati, spesso punteggiati da
ulivi. Nel silenzioso centro del
borgo di Fossato Serralta, in corso Umberto I, si può ammirare la
chiesa di Santa Maria delle Grazie a navata unica, dal basso campanile e dalle linee semplici ed
essenziali.
Proseguendo verso Sorbo San
Basile, sempre sulla SS.109, s’incontra la piccola frazione di Maranise. Qui un tempo eccellevano gli artigiani del cuoio e della
lana, e si produceva la tradizionale flandina, un particolare
panno di lana molto pesante,
ideale per abiti invernali e coperte. Questi mestieri ricchi d’in-
canto e di saperi tramandati di
padre in figlio restano solamente
un retaggio culturale, ed è per
questo che il G.A.L. Valle del
Crocchio ha inserito tra i suoi
progetti la valorizzazione delle risorse culturali per tornare a diffondere tra i cittadini quel senso
di “comunità” che tali maestranze trasmettevano da famiglia a famiglia. Il paesaggio si mantiene
uniforme, con macchie di ulivi
che compaiono qua e là. Sorbo
San Basile è un paese dalle caratteristiche contrastanti, sono poche le costruzioni storiche a essersi salvate dal devastante sisma
del 1783, oggi confuse nelle più
numerose abitazioni di stile moderno. Nonostante il nome, il
borgo è protetto da San Francesco Saverio: si narra, infatti, che
in occasione di un’epidemia di
peste, nel Seicento, la statua lignea del Santo venne portata in
processione per le vie del paese,
ed improvvisamente una pioggia
purificante si abbatté su tutti i fedeli allontanando il pericolo. Da
quel momento, fu proclamato
patrono di questa piccola cittadina aggrappata alla montagna che
sovrasta il corso dell’Alli; i suoi
devoti possono ancora oggi pregarlo nella chiesa Madre a lui dedicata, assolutamente da visitare
per ammirare in particolare il busto ligneo del XVIII secolo. La
conformazione del paese, come
può notare chi vi giunge o se ne
allontana, segue perfettamente la
morfologia del rilievo, coperto di
folti boschi di castagno. Il nome
rivela anche la presenza di alberi
di sorbo, alti e rossastri, che regalano appunto le sorbe, frutti di
colore rosso-arancio simili a piccole prugne. Nel territorio del
Comune gli appassionati possono osservare due manifestazioni
geologiche diffuse: le miniere di
feldspato, minerale che si usa nella produzione di ceramiche, di
cui una in località Santa Caterina
è ancora attiva, e le intrusioni
sulfuree negli scisti bianchi, in
prossimità del lago Passante, dove si alimenta il fiume Melito, e
la cui presenza nel territorio calabrese rivela il passato turbolento
dal punto di vista dell’attività tettonica che ha sempre caratterizzato l’intera regione. Si prosegue
per Taverna, di cui già si può go-
IL SISTEMA
MUSEALE
Il Sistema Museale della Valle del
Crocchio si inserisce nel più ampio
progetto del “Distretto del
Turismo Rurale di Qualità”.
Si va dal Museo della Castagna di
Cerva a quelli Archeologico e
d’Arte Sacra di Cropani, dal Museo
Etnografico e Risorgimentale di Magisano al Museo storico della Lambretta di Sellia Marina. Dal Museo
della Civiltà Contadina di Pentone,
alla sua Pinacoteca d’Arte Contemporanea, passando per il Museo
d'Arte Contemporanea all’Aperto di
Taverna (M.A.C.A.T.), borgo che
ospita anche un Museo Civico e la
Pinacoteca con opere di Mattia
Preti, pittore tavernese (16131699), protagonista della pittura
europea, e infine il Museo dell’Olio
e quello d’Arte Sacra di Zagarise.
Taverna
VALLE DEL CROCCHIO
13
1° ITINERARIO TURISTICO
LA CASTAGNA
Molti comuni in autunno
festeggiano questa perla del
bosco, attraverso la semplice
sagra o manifestazioni più ricche
con esibizioni musicali e concorsi
gastronomici.
Il G.A.L. Valle del Crocchio
prevede un unico cartello per tutte
le sagre del territorio, “Il Tempo
delle Castagne”, un appuntamento
ormai tradizionale per la Presila
catanzarese, tra gastronomia,
escursioni e concorsi, che si
svolgono generalmente fra fine
ottobre e inizio novembre nei
comuni castanicoli, in un irresistibile connubio di gusto e
divertimento. A tutto ciò si aggiunge l’offerta didattica del
Museo della Castagna di Cerva,
che valorizza l’insieme delle
testimonianze legate alla storia
contadina, al patrimonio rurale e
alla lavorazione del frutto,
fornendo un prezioso sistema
di conoscenza e di fruizione
della cultura castanicola
della valle.
14
VALLE DEL CROCCHIO
dere una splendida vista dalla
piazza di Sorbo San Basile. La
strada piega decisa verso destra
dopo poco più di un chilometro
in corrispondenza del fiume Alli,
inoltrandosi fra pendii coperti
dalla macchia argentea degli uliveti. Insieme a Simeri e Crocchio, l’Alli forma fiumare di notevole interesse geologico: essendo a carattere torrentizio, esse
hanno una portata che varia
molto da inverno a estate, passando da un corso pieno e tumultuoso ad un greto quasi
asciutto; il fondo è solitamente
ghiaioso o ciottoloso, agevole da
percorrere nei periodi di secca.
La storia di Taverna è stata molto travagliata: fondata da coloni
greci (leggenda vuole che fossero
sorelle del re Priamo di Troia ed
il loro seguito), fu distrutta nel X
secolo dalle incursioni saracene
che misero a ferro e fuoco tutta
la Calabria. A testimonianza di
questa fase storica, sono numerosissimi i borghi della fascia presilana nati intorno all’anno Mille,
fondati dalle popolazioni costiere in fuga. Poco fuori dall’abitato
si possono ancora scorgere i resti
di una torre di avvistamento e di
fortificazioni, risalenti al periodo
delle lotte fra Angioini ed Aragonesi. In seguito, la città fu turbata dall’occupazione francese e dal
fenomeno del brigantaggio. In
realtà, la presenza dei briganti in
Calabria risale già al regno di Federico II; in genere i briganti erano pastori o agricoltori che, non
potendo più sopportare i soprusi
e lo sfruttamento dei latifondisti,
si davano alla macchia nelle
oscure foreste ricche di nascondigli della Sila. Se alcuni cedettero
a ruberie e violenze, altri diventarono simboli di eroismo e libertà per l’intero popolo.
La piazza principale di Taverna,
dagli equilibri insoliti vista la posizione laterale della chiesa, offre
una sintesi di quanto di meglio il
borgo possa offrire: vi si trovano
infatti la chiesa di San Domenico, il monumento all’artista
Mattia Preti, il Museo a lui dedicato, per non parlare del panorama che si gode da questa posizione. Nella chiesa sono di grande
pregio gli elementi in legno, intagliati da artigiani locali: il soffitto a cassettoni, il coro, il pulpito. Evidente omaggio a Michelangelo il gruppo marmoreo della Pietà; ma ciò che davvero contraddistingue questo edificio religioso sono le opere di Mattia
Preti, otto dipinti fra cui un autoritratto. Le opere del Cavaliere
Calabrese, come è detto Preti,
sono conservate anche agli Uffizi
e al Palazzo Reale di Napoli; qui
a Taverna se ne possono ammirare altre nel Museo Civico, dove
sono esposti dipinti ed opere di
artisti calabresi e napoletani,
maestri dell’arte del Seicento e
Settecento.
Usciti dal bel Palazzo di San Domenico, che ospita il Museo, si
ha un’ulteriore occasione di ammirare piazza del Popolo, con la
statua in rame raffigurante l’artista con tavolozza e pennello,
opera di Michele Guerrisi, che
sembra osservare il monumento
al cen-
M.A.C.A.T.
Taverna, Museo Civico
Il progetto del Museo d’Arte
Contemporanea all’Aperto di
Taverna è la formula azzeccata per
avvicinare il turista, o il semplice
cittadino, alla cultura in maniera un
po’ diversa dalla classica mostra.
Ci si avvale di luoghi pubblici quali
le piazze e i vicoli della splendida
Taverna per esporre le opere di
artisti e poeti che hanno lasciato
una traccia nella storia culturale
contemporanea.
La fruibilità permanente permette
uno scambio vivo tra l’osservatore
e l’autore dell’opera d’arte e
consente una continua
rielaborazione del messaggio
trasmesso, in un dialogo costante
e sempre diverso che trasforma un
semplice luogo pubblico in un
ambiente dal forte potere
evocativo.
tro della piazza, la Primavera. A
completare la visuale, il palazzo
settecentesco Gironda Veraldi.
Proseguendo la visita, seguendo il
filo rosso delle opere del pittore
calabrese, ci spostiamo alla chiesa
di Santa Barbara (che ospita anche capolavori di Gregorio Preti e
Fabrizio Santafede), al centro
dell’omonimo quartiere, e poi
verso la chiesa di San Martino,
dove è conservata la cornice di
un’icona bizantina attribuita al
Preti. Pur senza ospitare quadri
dell’artista, merita una visita anche la chiesa di San Nicola, che
accoglie al suo interno sculture
marmoree e intagli in legno.
L’arte, a Taverna, non si è però
fermata ai fasti del Seicento: oltre
al progetto M.A.C.A.T. (Museo
di Arte Contemporanea all’Aper-
to di Taverna), grazie al quale le
opere degli artisti e i loro fruitori
si possono incontrare liberamente, senza il vincolo di una presentazione museale bensì nella dimensione quotidiana di piazze e
strade, merita una sosta la Galleria d’Arte Contemporanea, nel
già citato Palazzo San Domenico.
Al suo interno sarà possibile osservare circa quattrocento opere
di artisti del Novecento e contemporanei, suddivise in quattro
spazi permanenti ed esposizioni
temporanee; si segnalano, per la
loro origine calabrese, gli artisti
Mario Parentela, Giuseppe Gallo
e Francesco Correggia.
Lasciate a malincuore le bellezze
artistiche di Taverna, la statale
porta verso Albi, attraversando la
Taverna
Albi
VALLE DEL CROCCHIO
15
1° ITINERARIO TURISTICO
ITINERARIO OUTDOOR
Villaggio Mancuso
Torre del Baiolardo
LA NEVE SUL
GARIGLIONE
Il Gariglione è la vetta più alta della
Sila Piccola con i suoi 1764 metri.
Lasciato alle spalle l’autunno con le
sue sfumature calde, ecco che arriva
la neve a ricoprire la cima e gli ampi
boschi di faggi e abeti bianchi. Non
c’è migliore occasione, calzate le
ciaspole, per godere del silenzio
ovattato della natura invernale.
Oltre a piacevoli sentieri da seguire
con le racchette da neve,
esistono ottimi percorsi
dedicati agli appassionati di sci di
fondo, in un’atmosfera fiabesca che
trasmette la sensazione che la mano
dell’uomo non sia mai scesa su
questa natura.
16
VALLE DEL CROCCHIO
piccola frazione di San Giovanni
e passando sulla SS.179dir. Prima di entrare nell’abitato, la strada corre parallela, ma più in basso, rispetto alle rovine dell’Abbazia di Santa Maria di Peseca, fondata prima dell’anno Mille, che
si riescono a scorgere meglio in
lontananza. Distrutta dal tremendo terremoto del 1783,
l’Abbazia oggi lascia solo immaginare la magnificenza passata:
dall’imponenza delle fondamenta si intuisce la grandezza del
passato, quando il complesso costituiva il naturale riparo delle
genti di Taverna in caso di attacco, e si narra che nessun nemico
sia mai riuscito a superare queste
mura. Completano lo scorcio,
tra Albi e Taverna, i resti della
Torre del Baiolardo, detta anche
più familiarmente “il Torrazzo”,
costruita a scopo difensivo.
Entrati poi nel centro di Albi, si
è subito colpiti dalla pace e dall’armonia che regnano nelle sue
stradine sinuose.
Elegantemente disteso su uno
dei pendii più dolci della zona,
questo borgo gode di una posizione che gli dona tutto l’anno
un clima piacevole, al riparo dal
freddo pungente dell’inverno e
dall’afa estiva. Inoltrandosi verso
il centro, si incontra la chiesetta
dei SS. Pietro e Paolo, la cui esistenza è attestata dal XVI secolo.
La “Madonna della Misericordia”, in splendido marmo bianco, proviene dall’omonima chiesetta che sorge sull’antica mulattiera che porta in Sila; la “Madonna del Carmelo e Santi” è invece un dipinto attribuibile allo
stesso autore di quelli che ornano la chiesa di Mesoraca.
Nella sagrestia è poi conservata
una reliquia della Sacra Croce in
un reliquario di ottima fattura.
Ma Albi offre molto di più, soprattutto per chi, visitando un
territorio, vuole conoscerne la
storia più vera, risalendo alle origini della cultura e delle tradizioni: è stato recentemente aperto il
Museo della Civiltà Agrosilvopastorale, delle Arti e delle Tradizioni, un ecomuseo pensato per
valorizzare la storia rurale della
Sila. La visita si snoda fra filmati,
pannelli esplicativi adatti a visitatori di tutte le età e, ovviamente, utensili e strumenti. Tre i per-
corsi tematici: uno etno-antropologico, che comprende anche un
giardino delle erbe aromatiche e
una cucina tradizionale, perché
gusto e olfatto sono fondamentali per una vera esperienza del territorio; uno mirato sui beni paesaggistici e naturalistici, con una
sala esclusivamente dedicata ai
boschi, e gigantografie e proiezioni che, in compagnia del simpatico personaggio Pina la volpe,
immergono il turista fra gli elementi che caratterizzano la Sila
Piccola, dai fiumi alle montagne;
e un ultimo percorso espositivo a
sfondo archeologico-culturale,
con la storia di castelli, borghi
storici e chiese della zona.
Restando sulla SS.179dir, l’itinerario prosegue verso Villaggio
Mancuso.
A questo punto ci si offre la possibilità di una variante all’itinerario:
se non si vuole proseguire sulla
SS.179dir, si può prendere la più
panoramica (e più breve, seppur
meno rapida) strada immersa nel
verde che si imbocca verso la montagna da piazza del Popolo, ritornando quindi indietro da Albi a
Taverna. Dalla piazza, dove si trova il Museo Civico, si imbocca via
Trento e si prosegue diritti; la strada si inoltra verso Villaggio Mancuso in modo lineare: all’incrocio
con la SS.179dir si svolta a destra
sulla statale e in poco più di un
chilometro si giunge alla meta.
L’importante centro turistico della Sila Piccola ospita il secondo
Centro Visite del Parco Nazionale della Sila, dopo quello del Cupone nella Sila Grande. Il Centro
Visite Antonio Garcea è un punto di eccellenza per i propositi
fatti propri dal G.A.L. Valle del
Crocchio: un vero e proprio museo a cielo aperto, specializzato
nell’educazione ambientale e nella sensibilizzazione dei visitatori
sulle peculiarità di fauna e flora
locali, che rientra nella Riserva
Biogenetica Poverella – Villaggio
Mancuso (descrizione itinerario a
lato). Tra gli arbusti che caratterizzano la riserva sono presenti il
biancospino, la rosa canina, il
pungitopo, l’agrifoglio, il sambu-
Località di partenza e arrivo Villaggio Cutura
Difficoltà E
Dislivello + 100 metri
Tempo di percorrenza 1.30 ore
Lunghezza del percorso 4,7 km
POVERELLA – VILLAGGIO MANCUSO
Protagonista di questa escursione è un albero monumentale che
ha trovato le condizioni ideali di crescita e sviluppo nella Riserva
Naturale Biogenetica Poverella – Villaggio Mancuso, in una foresta
di maestosi esemplari di pino laricio dall’età media di oltre 90 anni.
L’itinerario supera il colle Poverella prima di giungere sulle sponde
del torrente Simmerino. Sulla riva opposta al tracciato si incontrano pianori anticamente coltivati a grano e segale (majorca e jermanu). Lungo il corso del fiume crescono l’ontano nero e alcune specie di salice che danno protezione ai volatili: i più fortunati potrebbero scorgere la rara coturnice. L’itinerario prosegue fino ad un
antico mulino ad acqua da cui è possibile ritornare al punto di partenza risalendo la pineta in direzione colle Poverella, dove si può
incontrare una fontanella di acqua diuretica; in alternativa è possibile continuare lungo il percorso del torrente, ammirando sulla
sponda opposta i pianori anticamente coltivati a graminacee.
Proseguendo si risale fino alla strada sterrata Roncino Monaco
verso lo storico Albergo delle Fate, che ha rappresentato per
decenni il luogo ideale delle vacanze di montagna, poi Villaggio
Mancuso, fino a ritornare al Villaggio Cutura, dove si chiude il
percorso ad anello.
Villaggio Mancuso, Centro Visite A. Garcea
VALLE DEL CROCCHIO
17
1° ITINERARIO TURISTICO
ITINERARIO OUTDOOR
DOLCI TIPICI
Una delle peculiarità dei dolci
calabresi è il legame con le ricorrenze del calendario cristiano.
Una cucina che rappresenta una
chiara manifestazione della cultura
locale, profondamente intrisa di
devozione e tradizioni religiose.
La pitta ’nchiusa o ’mpigliata
(dall’arabo pita, ‘schiacciata’),
la cui origine risale al Settecento,
si prepara a Natale e a Pasqua:
vari strati di sfoglie di pasta di
grano duro schiacciate col
mattarello e sovrapposte a
ricoprire un ripieno di mandorle,
noci, uva sultanina e
mandarinetto.
Le cuzzupe, invece, sono grossi
biscotti pasquali di
diverse forme il cui impasto
comprende farina, lievito,
zucchero, uova, vanillina e scorza
di limone. Infine, un tipico dolce
natalizio è rappresentato dalla
pignolata: piccoli gnocchetti di
pasta dolce, fritti e cosparsi,
ancora tiepidi, di miele caldo.
18
VALLE DEL CROCCHIO
co. Tipici della zona sono anche
il pino laricio, l’abete bianco e il
faggio, mentre per quanto riguarda la fauna vanno ricordati
in particolare il lupo, fino a qualche anno fa in pericolo di estinzione (oggi la popolazione sembra in aumento), ed il cinghiale.
Proprio il lupo e il pino sono diventati i simboli della Sila: il Pinus nigra laricio è un albero dall’aspetto nobile e slanciato, elegante e forte proprio come questa terra, può raggiungere altezze
considerevoli (in media 35 metri) e, grazie al suo legname di
pregio e alla pece, preziosissima
nel passato come impermeabilizzante per le imbarcazioni, combustibile per lampade e perfino
medicamento, si è conquistato
un posto d’onore sullo stemma
della Regione, accanto al capitello dorico, alla croce bizantina e
alla croce potenziata. Il Centro
Visite offre la possibilità di conoscere le piante e le loro proprietà
nel bell’orto botanico che si snoda intorno ad un laghetto: le varietà principali sono etichettate e
ne sono esposte le caratteristiche.
E vista la ricca varietà geologica
riscontrabile in tutto il territorio
della valle del Crocchio e della
Sila, molto interessante è sicuramente anche il percorso del giardino geologico, che ci avvicina
ad un aspetto del patrimonio naturalistico locale forse meno noto. Oltre alla sensibilità ambientale, il Parco dimostra anche una
notevole propensione per l’abbattimento delle difficoltà alla
visita per le persone con disabilità motoria o non vedenti: è stato
infatti allestito un percorso pensato per garantire facile percorribilità, con segnali di orientamento a terra e sistemi di segnalazione tattile, con teche all’interno
delle quali è possibile toccare e
imparare a conoscere pigne, bacche e i diversi tipi di foglie. Le
esposizioni “Le foreste della Sila”
e “Le foreste e l’Uomo” mostrano al visitatore quello che già si
intuisce dalla magnificenza e dall’onnipresenza delle foreste nella
Sila, cioè lo strettissimo legame
fra questi boschi e le genti che li
hanno popolati, servendosene
per la legna o per cercarvi riparo,
e che oggi li tutelano; dalla storia
di queste montagne alle tecniche
e agli strumenti di lavorazione
del legno, tutto trova il suo spazio espositivo. Tra le strutture
presenti, anche punti di osserva-
zione per daini, cervi e caprioli in
libertà (i recinti faunistici), il
Centro Natura, il laboratorio didattico del Centro di educazione
naturalistica forestale e ambientale, un “teatro verde” all’aperto
per lezioni e spettacoli… una
proposta completa per approfondire al meglio la conoscenza del
territorio che si sta attraversando
(descrizione itinerario a lato). Ma
il Villaggio Mancuso non offre
solo occasioni di scoperta naturalistica: fra le graziose casette in
stile montano, che ricordano gli
chalet della Svizzera, c’è anche
spazio per una pausa golosa o di
relax. Si può approfittarne per
concedersi un dolce tipico, soprattutto se si capita in periodo
natalizio o pasquale, quando abbondano le squisite pitte o le cuzzupe, o per assaggiare uno dei
tanti ottimi vini della Calabria.
Proseguendo in direzione di Racise, ci si può concedere una deviazione per il lago Passante,
prendendo a sinistra ad un bivio
che propone, sulla destra, di raggiungere Ciricilla.
Come i laghi Arvo, Cecita e Ampollino in Sila Grande, questo
bacino è nato per la produzione
di energia idroelettrica, ma ha sa-
Località di partenza e arrivo Centro visite del Parco
della Sila – località Monaco
Difficoltà T
Dislivello + 100 metri
Tempo di percorrenza 1 ora
Lunghezza del percorso 2,4 km
SENTIERO DIDATTICO
Villaggio Mancuso, Centro Visite A. Garcea
Il Sentiero Didattico si sviluppa nel Centro Visite del Parco
Nazionale della Sila, in località Monaco. Il percorso immerso
in un bosco di pini larici valorizza la flora, la fauna, la geologia e la cultura agricola e pastorale dell’altopiano. Le aree
didattiche, gli spazi di ambientamento e diffusione per cervi,
caprioli e gufi reali che si incontrano lungo i percorsi guidati
– corredati di cartelli esplicativi dedicati alle piante aromatiche e medicinali, alle associazioni vegetali, alla geologia e alla
fauna selvatica – consentono al visitatore di venire a conoscenza delle emergenze naturalistiche del Parco Nazionale.
Non solo: anche l’uomo, che vive solo da pochi secoli in
maniera stanziale sulle terre silane, è protagonista del
Sentiero Didattico con una descrizione dettagliata del caratteristico villaggio di boscaioli di inizio Novecento.
A testimonianza dell’attenzione dedicata alla realizzazione dell’itinerario, sono presenti anche percorsi accessibili ai portatori di handicap, ai non vedenti e agli ipovedenti.
VALLE DEL CROCCHIO
19
1° ITINERARIO TURISTICO
ITINERARIO OUTDOOR
Località di partenza Laghetto di Tirivolo
Località di arrivo “Del Gigante”
Difficoltà E
Dislivello + 70 metri
Tempo di percorrenza 2 ore
Lunghezza del percorso 4 km
“DEL GIGANTE”
Si parte in prossimità del laghetto di Tirivolo, nelle vicinanze di
una locanda tipica, in direzione dei resti di Prometeo, quello che
fu un albero monumentale vissuto per quasi mille anni, uno dei
simboli di queste terre che il gesto barbaro di sconosciuti ha
portato via circa dieci anni fa. Quello che un tempo era il più
grande esemplare di abete bianco conosciuto (oltre 35 metri di
altezza, un diametro di circa 3,5) è ancora lì a sorvegliare la vallata, e un importante gesto compiuto da alcuni studenti ha perpetrato la sua memoria: a breve distanza, infatti, è stato piantato un “figlio”, clonato dalle sue gemme tramite micropropagazione dal Corpo Forestale. Dopo un doveroso inchino all’antico
gigante, si può ritornare alla partenza attraversando la vallata in
senso opposto, oppure continuare la salita verso la località Colle
del Telegrafo, da dove la vista spazia dalle cime più importanti
della Sila Grande fino al più vicino monte Gariglione.
Tirivolo, Parco Avventura
20
VALLE DEL CROCCHIO
puto integrarsi talmente bene
nel paesaggio da essere diventato
un’attrazione per i visitatori e gli
appassionati di birdwatching. A
quota 1100, questo specchio
d’acqua ricorda i panorami del
Nord Europa, con le sue rive
placide e tranquille contornate
da bassi rilievi che d’inverno si
incappucciano di neve creando
un contrasto cromatico nettissimo con il profondo blu delle acque. Alla stampa della guida
(gennaio 2013) il lago risulta
momentaneamente prosciugato
per lavori di manutenzione alla
diga, alta 65 metri e lunga 450.
Seguendo la strada che porta al lago, s’incontra il suo immissario, il
torrente Passante. Si può fare una
passeggiata risalendone il corso,
raggiungendo il casolare di Torre
Iuliano, dopo circa due ore di facile cammino. Se si prosegue, inoltrandosi lungo la valle, dopo un chilometro circa si prende la strada sterrata che sale sulla destra verso un boschetto di ontani e cerri, raggiungendo poi una zona di rimboschimento
di abeti. Arrivati ad un trivio, si sceglie la via centrale che porta all’altura di Iaconello, che offre una bella
vista aperta sui boschi sottostanti. La
stradina prosegue ancora in un’alternanza di boschi a radure prative, in
saliscendi, fino a portare ad una vasta conca nota come Colle di Macchia, punteggiata da case e fattorie
(2 ore di cammino).
Ripercorrendo a ritroso un breve
tratto di strada, fino a riportarsi
al bivio che permette di immettersi sulla SS.179dir, ci si dirige
ora a Ciricilla, frazione del Comune di Taverna. Il paese è incastonato nelle alte montagne che
lo circondano: in passato rinomata stazione sciistica sia per il
fondo che per la discesa, in primavera si trasforma nel punto di
partenza ideale per vari percorsi
escursionistici immersi nel verde. Una delle numerose passeggiate che si dipartono da Ciricilla porta lungo il fondovalle fino
alle sponde del lago Ampollino,
primo invaso artificiale della Sila, che offre scorci “da cartolina”
e panorami spettacolari delle fo-
reste che si riflettono sulla superficie dello specchio d’acqua.
Tenendosi sulla strada principale,
percorsa la vallata fino a quando
non comincia una lussureggiante
pineta, ci si inoltra per una strada
asfaltata a destra, senza indicazioni, che è consigliabile affrontare solo con veicoli adeguati ad un fondo
sconnesso. Dopo circa 3 chilometri
la strada diventa a fondo naturale,
e si prosegue a piedi. Sul fondovalle, si procede in un percorso vario e
ulteriormente vivacizzato da frequenti guadi che conduce nei pressi del Villaggio Verberano, sulle
sponde dell’Ampollino (2.30 ore).
Proseguendo verso Villaggio Buturo accompagnati da un’elegante faggeta che in estate si trasforma in una macchia di scuro, lucido verde, e oltrepassando un
campo scout molto animato nella bella stagione, ci si ferma a Tirivolo, da cui si devierà poi per il
Monte Gariglione. Villaggio Tirivolo nacque agli inizi del Novecento come base per i carbonai
ed i taglialegna che in quel periodo abbattevano sistematicamente
le fitte foreste di pino laricio e
abete bianco a scopo industriale.
Quando il villaggio fu abbandonato, dopo la Seconda Guerra
Mondiale, venne riconvertito a
scopo turistico, con tipiche casette in legno circondate in primavera da campi punteggiati di crochi e asfodeli; caratteristica è an-
che la chiesetta immersa nel verde. Per i più avventurosi o per chi
viaggia con bambini, è d’obbligo
una sosta al Parco Avventura Orme nel Parco (ben segnalato dalla strada provinciale), dove in
perfetta armonia con la natura,
nel cuore di un bellissimo bosco
di faggi, si possono affrontare divertenti percorsi sospesi nel vuoto, in totale sicurezza. A Orme
nel Parco ci si può mettere alla
prova con esercizi di equilibrio,
coordinazione e forza, ma anche
compiere escursioni guidate o
usufruire del servizio di noleggio
mountain bike per esplorare in
autonomia i sentieri della Sila
Piccola.
Da Tirivolo partono a raggiera
numerosi itinerari cicloturistici,
scendendo verso la zona collinare
quasi fino alla costa, attraversando
affascinanti ambienti naturali con
canyon e cascate, punti panoramici, laghetti, aree attrezzate, e passando anche attraverso diversi centri abitati ricchi di storia e cultura.
Tra Tirivolo e Buturo si diparte
anche la strada per la principale
vetta della Sila Piccola, il monte
Gariglione (m 1765), ma prima
del bivio, sulla destra di un ristorante, s’incontra una sterrata che
sale al Colle del Telegrafo, da dove
si gode di una vista splendida su
monti e vallate, boschi e pascoli
(descrizione itinerario a pag. 20). Si
giunge poi alla cima del Gariglio-
SERVIZI
OUTDOOR
Percorsi acrobatici sospesi tra gli
splendidi faggi della Sila Piccola:
benvenuti nel Parco Avventura più
grande del Meridione. La sfida di
Orme nel Parco in una località
tanto bella quanto selvaggia (priva
di corrente elettrica, collegamenti
telefonici e altri servizi), sembra
essere stata vinta. Il territorio delle
valli Cupe e del monte Raga,
invece, offre al turista meravigliosi
scenari come canyon e forre
millenarie scavate dall’acqua dei
rivi Uria e Fegato. La Cooperativa
Segreti Mediterranei organizza sul
territorio visite guidate,
balneazioni fluviali presso le
cascate ed escursioni a dorso
d’asino o a cavallo lungo
i magnifici sentieri della zona.
Lago Ampollino
VALLE DEL CROCCHIO
21
1° ITINERARIO TURISTICO
ITINERARIO OUTDOOR
FORESTA DEL
GARIGLIONE
La secolare foresta del monte Gariglione è stata proprietà dei Borboni
fino al XIX secolo. Ceduta alla
famiglia Poerio per servigi resi alla
monarchia, passò al Banco di
Napoli e, nel 1911, alla ditta
tedesca Huelsberg. Espropriata dal
demanio come bene di suddito ex
nemico, fu venduta all’Azienda di
Stato per le Foreste Demaniali nel
1924. La scarsa antropizzazione ha
preservato il fascino selvaggio di
questi colossi naturali – abeti
bianchi, pini larici e faggi – e in
parte protetti dalla Riserva
Naturale Biogenetica del
Gariglione. La particolarità di
questo bosco misto ad alto fusto è
la presenza di un ecotipo locale di
abete bianco, il gariglione appunto,
che interessa anche il mondo
scientifico poiché è
particolarmente tollerante alle
piogge acide.
MARIA
SANTISSIMA
DELLE GRAZIE
DI TERMINE
Il Santuario di Maria SS. delle
Grazie di Termine, risalente al 1291,
si trova a 3 chilometri a sud di
Pentone, nella piazza dedicata
all’Arciprete Don Salvatore
Mazzuca. Arrivati sul posto, i
visitatori sono immediatamente
colpiti dalla posizione aerea e
panoramica della chiesa che svetta
sulle vallate sottostanti, e dalla
luminosità della facciata di un forte
bianco marmoreo. Il luogo,
incastonato nel verde dei castagni e
dei lecci, è uno dei più frequentati
Santuari Mariani della Calabria: ogni
anno, la seconda domenica di
settembre, in occasione della festa
della patrona, giungono a Pentone
fedeli non solo dalla provincia, ma
dall’intera regione.
22
VALLE DEL CROCCHIO
ne, che deve il suo nome al termine dialettale “gariglio”, che indica
il cerro. Ciononostante, sulle sue
pendici dominano faggi, abeti
bianchi e pini larici, creando un
ambiente naturale di grande bellezza e quasi di mistero.
Norman Douglas, autore inglese
del libro di viaggio “Old Calabria”
(1915), quando visitò il gran bosco del Gariglione scrisse: “Era
una foresta vergine, mai sfiorata
da mano umana: una macchia
scura ed ondulata, visibile da
lontano, un impenetrabile groviglio di alberi costituito dai garigli
da cui deriva il suo nome, da migliaia di alberi barbuti e da
un’antica vegetazione indigena”.
Inoltrandosi per la strada tipicamente montana, a circa tre chilometri dal bivio, s’incontra il Rifugio Leone Grandinetti (m 1611 /
CAI di Catanzaro / 16 posti letto)
e, pochi chilometri più avanti,
una Caserma forestale presso la
quale si lascia l’auto (in inverno la
strada fino alla caserma potrebbe
essere poco agevole). Si può quindi partire per numerose escursioni
che portano alla scoperta di questo luogo dall’aria purissima e profumata, proclamato Sito di Interesse Comunitario (SIC) nel 2008
per la sua biodiversità.
I sentieri s’indirizzano verso la vetta oppure compiono un ampio giro ai piedi del monte, offrendo varie opzioni di difficoltà e lunghez-
Tirivolo
za (descrizione itinerario a pag. 23),
anche nel paesaggio ovattato dalla
neve.
Una passeggiata non troppo impegnativa porta fra boschi di pioppo
tremulo, abete e faggio in una delle
zone più nevose di tutta la Sila Piccola, partendo a sud-est della Caserma ed offrendo anche la possibilità
di osservare una “carcara”, antico
punto di produzione della calce (a
partire dalla “cottura” del calcare);
mentre una seconda, certamente più
impegnativa, si sviluppa su di un
lungo giro che porta fino al fosso di
Mamma Giuseppina (dove tre croci
testimoniano il sacrificio della madre nel tentativo di salvare i propri
due figli dalla casa in fiamme) e alla Tavola Parata, grosso masso quasi
circolare e in superficie piano, che
secondo la leggenda era il luogo in
cui i briganti si spartivano il bottino delle proprie scorribande.
La valle del fiume Tacina, altra
tappa da non saltare, costituisce
un sito di grande interesse naturalistico: SIC per l’ambiente fluviale
ben conservato, rappresenta un
panorama silano fra i più classici e
memorabili, con montagne coperte da ricchi boschi e praterie che si
avvicendano a vaste pianure. Ridiscesi dal Monte Gariglione, superata da poco la Caserma e tornati
sulla strada per Tirivolo, la si può
ammirare compiendo un itinerario escursionistico che va a lambire in particolare l’alta valle del fiu-
me (descrizione itinerario a pag.
29).
Rientrati dalla piacevole passeggiata, si può continuare in direzione
Buturo, costeggiando la Riserva
Naturale Coturelle-Piccione; inserita nel contesto del Parco Nazionale della Sila, l’area protetta offre
un colpo d’occhio che affascinerà
tutti gli amanti della natura: querce, castagni, lecci e noccioli si alternano, lasciando poi a erica e ginestra il compito di colorare il sottobosco. A quota più alta il re incontrastato è ancora il pino laricio,
che in questa riserva trova un contesto climatico ideale ed è presente anche nella varietà vutullo, a fusto cilindrico e corteccia liscia. Per
quanto riguarda la fauna, su questi pendii equilibrati, senza strapiombi, vivono lupi, gatti selvatici, cinghiali e caprioli, mentre
scrutando il cielo limpido può capitare di avvistare rapaci come gli
sparvieri, le poiane e i falchi, o il
picchio rosso. Da Buturo si ridiscende verso la costa in direzione
Sersale e poi Cropani Marina (percorso descritto nel dettaglio all’itinerario turistico nr 3 di pagina 50), o,
in alternativa, dal Monte Gariglione si può ripercorrere a ritroso
l’itinerario dell’andata, tornando
quindi a Pentone, da dove, allungando il percorso di 3 chilometri
verso sud, si visita il Santuario di
Maria Santissima delle Grazie di
Termine.
Tavola Parata
Località di partenza Caserma della Forestale
Difficoltà E
Dislivello + 100 metri
Tempo di percorrenza 1 ora
Lunghezza del percorso 2,2 km
SENTIERO DEI GIGANTI
Si lascia la caserma della Forestale in direzione sud-est, risalendo il monte Gariglione (nome che deriva da “gariglio”,
ossia cerro). Lungo la risalita si incontrano maestosi alberi
centenari, sopravvissuti e giunti fino a noi a testimonianza
dell’antica foresta che un tempo popolava tutta l’area. La bellezza di queste piante non risiede solamente nelle dimensioni
monumentali, ma anche nella resistenza alle difficoltà
ambientali: da questi alberi sono stati raccolti i semi delle
piante che vengono ora richieste in centro Europa per creare
nuove abetine resistenti alle piogge acide, in modo da ricostruire le antiche foreste danneggiate dall’inquinamento. La
maestosa foresta di cui questi giganti sono i sopravvissuti è
appartenuta ai primi del Novecento ad una società tedesca, la
Huelsberg di Charlottenburg, per poi passare alla Società
Forestale Meridionale dal 1929 al 1949, periodo in cui vennero fatti intensi disboscamenti per motivi industriali e bellici. In
seguito cominciarono i lavori di ripopolamento e ricostruzione, che hanno riportato la foresta all’antica estensione dei
primi del Novecento, quando venne descritta da Norman
Douglas come un’autentica urwald, la foresta primigenia.
VALLE DEL CROCCHIO
23
I
GEOSITI
Miniere di feldspato
I
feldspati, un importante
gruppo di minerali di cui si
stima sia composto il 60%
della crosta terrestre, ricoprono
da sempre un ruolo di grande
importanza nello sviluppo industriale ed economico della
valle del Crocchio.
Il perché è presto detto: dall’estrazione di queste particolari mineralizzazioni si ottengono sostanze utili all’industria
delle ceramiche, e la produzione di quest’area costituisce
un’offerta di elevata qualità
che da sempre interessa il mercato non solo locale ma anche
nazionale.
Il basso contenuto in ferro che
caratterizza i minerali ne fanno un materiale particolarmente apprezzato e richiesto
dalle industrie di conversione:
la scarsa presenza del metallo
favorisce la creazione di un
prodotto fuso di colore bianco, utile per la produzione di
ceramiche molto chiare e pregiate, come ad esempio il gres
porcellanato, che negli ultimi
anni sta riscuotendo un grande successo sul mercato grazie
anche al costo contenuto.
Gran parte delle produzioni
delle miniere locali rifornisce
da decenni alcune tra le principali industrie di trasformazione
del Centro-Nord, in particolare in Emilia-Romagna, sebbene anche a livello locale siano
presenti realtà che operano nella creazione delle ceramiche, a
Cerva, Sellia Marina, Decollatura.
Due miniere a cielo aperto
presenti sul territorio di Sorbo
hanno segnato nel tempo l’attività estrattiva. La prima, ubicata sul Colle Serralta, è stata
abbandonata nel 1998 a causa
24
VALLE DEL CROCCHIO
degli eccessivi costi di messa a
norma, divenuti insostenibili
per gli amministratori dopo la
modifica dei regolamenti di
gestione, mentre la seconda, in
località Santa Caterina, è tuttora funzionante a pieno regime.
Oltre agli aspetti storici ed
economici, la produzione di
feldspato di Sorbo è importante anche per conoscere la storia
geologica della valle del Crocchio, dato che il filone è inserito all’interno delle classiche
rocce metamorfiche e ignee
che costituiscono il basamento
del massiccio silano.
Un vantaggio importante che
non sempre viene considerato
quando si realizzano queste attività estrattive è la creazione,
sebbene non per motivi prettamente scientifici, di una sezione in profondità (a volte anche
di centinaia di metri) di strati
geologici a disposizione per essere esaminati con cura dagli
scienziati.
I feldspati della miniera di
Santa Caterina, ad esempio,
risultano compresi tra una formazione di gneiss, filladi e scisti al letto ed una di graniti al
tetto, alcune delle tipologie di
rocce più comuni sul rilievo silano, di cui l’area condivide
chiaramente la genesi.
La sezione stratigrafica della
miniera ha qui fornito un “registro” delle attività geologiche
completo e dettagliato, a dimostrazione di tale origine. I
cantieri minerari hanno favorito lo studio del complesso geologico dell’Arco Calabro-Peloritano, che si sviluppa dal massiccio del Pollino fino ai Monti Nebrodi, ed in particolare di
un suo livello intermedio, denominato Unità di Castagna,
che prende il nome proprio da
una località poco distante da
Sorbo San Basile, e che qui è
stato portato interamente alla
luce in tutta la sua estensione
verticale.
Un autentico “spicchio” della
storia geologica della Sila e
della valle del Crocchio, a disposizione degli studiosi e di
tutti gli appassionati.
E anche dei più piccini, che
potranno saziare la propria curiosità su queste strane forme
della roccia calabrese tramite
un sentiero didattico che è stato ideato per fare apprezzare la
fauna, la flora, la geologia e la
cultura agricola della valle, e
lungo il quale si sviluppa un
vero e proprio “sentiero geologico”.
GEOSITO MINIERE DI FELDSPATO
Ambito territoriale
Comune di Sorbo San Basile (CZ),
località Santa Caterina e Colle Serralta.
Periodo di formazione
L’Unità di Castagna, appartenente al
Complesso Calabride dell’Arco
Calabro-Peloritano, risale al Paleozoico
(542-251 milioni di anni fa).
Caratteristiche geomorfologiche
I minerali di interesse estrattivo
sono feldspati a basso contenuto di ferro
su cui si possono osservare, sui campioni a
mano, cristalli di quarzo, feldspato
e mica (biotite e/o muscovite) che donano
alla roccia un aspetto granulare.
Motivi di interesse
Le aree estrattive di Santa Caterina e di
Colle Serralta (ora in disuso) hanno
segnato la storia economica della valle
del Crocchio.
Come arrivare
Da Catanzaro SS.109 in direzione
Sorbo S. Basile; da Crotone SS.106
in direzione Catanzaro, a Villaggio Carrao
svoltare a destra e seguire le indicazioni
per Sorbo S. Basile.
VALLE DEL CROCCHIO
25
I
GEOSITI
Intrusioni sulfuree negli
L
o zolfo è un elemento
che spesso in natura si
presenta associato a fenomeni vulcanici o a sorgenti
calde, e solitamente la sua presenza nelle rocce del sottosuolo
tradisce origini “turbolente”
nella genesi del territorio. Non
a caso gli anglofoni si riferiscono al minerale definendolo
brimstone, ovvero “pietra dell’orlo del vulcano”.
La sua presenza nelle terre calabre è sicuramente indice di
un’intensa attività tettonica
che da milioni di anni plasma
il territorio di quell’arco di rilievi montuosi che parte dal
Pollino, al confine con la Basilicata, ed arriva fino ai Monti
Nebrodi, nella Sicilia settentrionale.
L’insieme montuoso, chiamato
dai geologi appunto Arco Calabro-Peloritano, testimonia le
origini antichissime dei rilievi
calabresi, ben più primitivi
dell’Appennino meridionale
poiché risalenti addirittura al
Paleozoico (da 542 a 251 milioni di anni fa) e considerati
dai geologi come un frammento “relitto” della catena alpina.
Lo zolfo, oltre all’importanza
mineralogica e geologica, vanta anche proprietà curative e
terapeutiche, come nel caso
delle sorgenti termali, ed inoltre viene utilizzato spesso nelle
industrie chimiche sotto forma di acido solforico.
La particolarità di questo geosito è data dalla presenza di un
tipo di formazione geologica
molto rara, l’intrusione di vene di zolfo all’interno di rocce
metamorfiche. In generale le
inclusioni di rocce dentro corpi rocciosi magmatici o metamorfici sono piuttosto comu-
26
VALLE DEL CROCCHIO
ni, anche nei territori silani, e
l’esistenza di queste formazioni fornisce un aiuto prezioso ai
geologi per ricostruire l’assetto
e le modalità di evoluzione di
un territorio, ma è proprio la
presenza dello zolfo a rendere
particolarmente rare e di grande interesse scientifico le intrusioni presenti in quest’area.
Alcune di queste formazioni si
possono incontrare sulla sinistra idrografica del fiume Melito, nel territorio del Comune
di Sorbo San Basile, all’interno
di un corpo roccioso igneo
metamorfico.
Ci troviamo a nord del rilievo
costituito dal Colle Castagna,
dove si sviluppa il corso d’acqua principale, che raccoglie
tutte le acque provenienti dal
versante.
Sebbene non siano stati ancora effettuati studi approfonditi
al riguardo, si suppone che le
intrusioni si siano inserite in
tempi antichissimi all’interno
della primitiva struttura di ori-
gine magmatica, addirittura
prima che quest’ultima subisse
i processi di metamorfosi.
Non è da escludere che esistano altre venature di questo tipo a grande profondità nel territorio della Sila Piccola, dal
momento che in numerose
sorgenti d’acqua che affluiscono alle reti idriche di alcuni
scisti bianchi
comuni sono state rinvenute
tracce di arsenico di origine
non antropica, elemento che
in natura si trova solitamente
associato allo zolfo in minerali
come l’arsenopirite (FeAsS).
Un’altra curiosità scientifica è
data dalla presenza, nelle vicinanze del sito, di un paleopaesaggio in prossimità del lago
Passante, proprio ai margini
dell’altopiano. La sezione di
questo antico ambiente diventa ancor più visibile muovendosi verso sud lungo il corso
del Melito, i cui versanti vallivi diventano sempre più ripidi
e scavati, così come, seguendo
la stessa direzione, aumenta la
pendenza del fiume stesso, e di
conseguenza la velocità delle
sue acque. Infine, la zona si
colloca non distante da un’area
di tutela molto interessante dal
punto di vista naturalistico, la
Riserva Biogenetica Poverella,
che si può visitare passo passo
tramite un sentiero segnalato
(descrizione a pagina 17) che
porta fino al Villaggio Mancuso e permette di conoscere più
a fondo un abitante essenziale
dei boschi della valle del Crocchio: il pino laricio, che trova
qui le condizioni pedoclimatiche ideali per la crescita.
In definitiva l’incontro con
questo geosito, oltre che di
grande attrattiva per gli appassionati e gli “addetti ai lavori”,
può essere per tutti una buona
occasione per scoprire alcune
delle più curiose ed insolite
formazioni rocciose e la ricchezza vegetale presenti nei
territori calabresi, ed un’ottima scusa per ripercorrere la
travagliata storia geologica della regione.
GEOSITO INTRUSIONI SULFUREE
Ambito territoriale
Il sito si trova nelle vicinanze delle
sorgenti del fiume Melito, sul versante
settentrionale del Colle Castagna, nel
territorio comunale di Sorbo San Basile (CZ).
Periodo di formazione
Non sono stati ancora effettuati studi
sufficientemente approfonditi su queste
formazioni per poterne determinare una
datazione accurata.
Caratteristiche geomorfologiche
Inclusioni di vene di zolfo all’interno
di corpi rocciosi metamorfici.
Motivi di interesse
La Riserva Naturale Biogenetica Statale
Poverella, caratterizzata da lussureggianti
foreste di pino laricio, querce ed ontani,
è situata in prossimità di Villaggio
Mancuso, ubicata all’interno del Parco
Nazionale della Sila e a breve distanza dal
geosito.
Come arrivare
Da Catanzaro SS.109 in direzione Sorbo S.
Basile; da Crotone SS.106 in direzione
Catanzaro, a Villaggio Carrao svoltare a destra
e seguire le indicazioni per Sorbo S. Basile.
VALLE DEL CROCCHIO
27
I
GEOSITI
Altopiano Silano - Valle del
I
l Tacina ha origine, come
gran parte dei fiumi dell’area,
dalle alture della Sila. Il suo
viaggio nasce ai piedi del
Timpone Morello, costeggia il
versante settentrionale del monte
Gariglione seguendo una direttrice est-ovest, prima di deviare bruscamente verso sud in prossimità
di Roccabernarda e sfociare nelle
acque joniche ad ovest di Capo
Rizzuto. Il geosito interessa il tratto iniziale del corso d’acqua, dove
si possono incontrare ambienti
misti, dominati dalle verdi e lussureggianti foreste tipiche della
Sila. In questa prima parte il territorio è caratterizzato da un’area
quasi pianeggiante molto estesa,
contornata da versanti di bassa
pendenza a cui segue un tratto
particolarmente panoramico a
meandri stretti, con sponde
molto più ripide e frastagliate.
Questa alternanza di ambienti
riassume perfettamente il viaggio
di molti corsi d’acqua che si originano dall’altopiano della Sila e
scendono verso le coste joniche.
Una morfologia così variegata è
legata ad una storia geologica particolarmente complessa, in quanto connessa sia a fenomeni tettonici di innalzamento sia al successivo modellamento erosivo da
parte degli agenti atmosferici e
dei corsi d’acqua: eventi, questi,
che hanno lavorato su scala più
grande su tutto l’altopiano silano
fino a condurlo alla conformazione attuale.
Le rocce della vallata testimoniano queste origini travagliate: gran
parte dei versanti che la delimitano sono infatti costituiti da rocce
metamorfiche come lo gneiss o
magmatiche granitoidi, profondamente fratturate ed alterate,
con frequenti intrusioni e venature di pegmatite, una roccia ignea
intrusiva di colore biancastro, qui
molto presente. Tutte queste alterazioni sono testimonianza di un
passato geologico complicato,
dove all’originario basamento
plutonico della Sila, ovvero costituito da rocce magmatiche intrusive, si sono succeduti eventi di
metamorfismo, sollevamenti tettonici, fratturazioni, fenomeni
erosivi, successioni sedimentarie e
altre modificazioni di vario genere che hanno portato alla complessa situazione odierna, “decifrata” dai geologi solo dopo lunghi studi sul campo. In alcune
aree è inoltre possibile incontrare
delle formazioni particolari: strutture isolate di granito pressoché
sferiche, che si sono formate nel
sottosuolo, ma sono emerse in
seguito all’erosione della matrice
più friabile in cui erano immerse.
Risultato della scomparsa del
primo strato di materiale sono
queste curiose “palle” di roccia, a
volte anche di grosse dimensioni,
che emergono in superficie, isolate dal resto del substrato, e la cui
origine per secoli è risultata
inspiegabile.
Il geosito include in sé una piccola porzione di quello che è il più
grande altopiano del continente
europeo e che da sempre rappresenta un caso più unico che raro
nelle terre del Meridione, con le
GEOSITO ALTOPIANO SILANO
VALLE DEL TACINA
Ambito territoriale
Il sito include l’area iniziale della valle
del fiume Tacina, dalla sua origine ai piedi
del Timpone Morello fino al monte
Gariglione, che il corso d’acqua costeggia
lungo il suo fianco settentrionale.
Periodo di formazione
La formazione dell’acrocoro silano
è antichissima, essendo antecedente
persino all’orogenesi dell’Appennino, e
risale nelle sue prime fasi al Paleozoico
(circa 300 milioni di anni fa).
Caratteristiche geomorfologiche
Tantissime modifiche (sollevamenti, comparsa di faglie, intrusioni, erosione, ecc...)
hanno modellato il rilievo nella sua attuale
28
VALLE DEL CROCCHIO
Tacina
sue foreste di conifere imbiancate dal manto nevoso nel corso dei
mesi invernali. La valle del
Tacina è una sintesi completa
degli ambienti della Sila: zone
boscose in gran parte pianeggianti alternate ad ampie praterie
d’alta quota e a pianure alluvionali create nei secoli dai tanti
corsi d’acqua. Un sentiero segnalato (descrizione a lato) si sviluppa
lungo un tratto del fiume omonimo e raggiunge un punto
panoramico da cui si vede l’intera valle coronata da lussureggianti foreste, e in seguito la cascata
del Piciaro (dal nome dell’estrattore della pece dai pini larici). Tra
montagne, boschi e strette vallate che gradualmente aprono
scendendo verso la costa, lungo il
geosito della valle si può quindi
incontrare una buona percentuale di tutta la natura presente sull’altopiano, che offre agli appassionati dell’outdoor l’opportunità di venire a contatto con gli
ambienti più puri ed incontaminati di queste terre.
ITINERARIO OUTDOOR
Località di partenza Caserma Forestale del Gariglione
Difficoltà E
Dislivello + 220 metri
Tempo di percorrenza 3.50 ore
Lunghezza del percorso 7,5 km
FIUME TACINA
conformazione di altopiano. Poggiando
su questa base, il fiume Tacina ha creato
una piana alluvionale costituita da
sedimenti quaternari che ricoprono le rocce
ignee e metamorfiche del massiccio
silano.
Motivi di interesse
Il sito riassume in un tracciato di pochi
chilometri, segnato dal corso del Tacina,
tutti i principali ambienti della Sila.
Come arrivare
Da Catanzaro SS.109 in direzione
Taverna; da Crotone SS.106 in direzione
Catanzaro, a Villaggio Carrao
svoltare a destra e seguire le indicazioni
per Taverna.
Dal lato ovest della Caserma Forestale del Gariglione l’itinerario si sviluppa in coincidenza con il sentiero nr 12, fino a
giungere alle opere di presa dell’acquedotto di Crotone. Da
una diramazione si può arrivare a Pisarello, dove il bosco
misto a faggi e abeti bianchi diventa una faggeta pura. Lungo
il percorso si guadano alcuni rivi tramite ponticelli di legno e
si incontrano piazzole dove si allestivano carbonaie. Dopo
aver abbandonato il percorso sovrapposto al sentiero nr 12 si
raggiunge il punto panoramico “Cugno del Purrazzo” (asfodelo in dialetto), da cui si può ridiscendere verso la Caserma
Forestale oppure riprendere il sentiero e dirigersi verso il
Tacina; poco prima di raggiungere il corso d’acqua una deviazione conduce ad un altro punto panoramico sulla radura circondata da foreste lussureggianti. Proseguendo si raggiunge
la splendida cascata “del Piciaro”, che prende il nome dalla
figura che in passato incideva la corteccia dei pini larici per
estrarne la pece.
VALLE DEL CROCCHIO
29
2°
ITINERARIO TURISTICO
Lʼarmonia dei contrasti:
20
°
SP
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cc
ro 58-1
°1
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CATANZARO
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Simeri
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Itinerari outdoor
Simeri
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Sede del Gal
S
Aree attrezzate
A
7
Si parte lasciandosi alle spalle un
tratto della bellissima costa jonica, in corrispondenza di Simeri
Mare, per inoltrarsi nell’entroterra risalendo la valle del fiume
Simeri, fra pianure dalla bassa
vegetazione e rilievi di modesta
altitudine. La costa è sabbiosa,
invitante, con lunghe strisce dorate che si stendono di fronte all’azzurro dello Jonio; la vegetazione mediterranea, dominata da
pini marittimi e da eucalipti, si
affaccia fin quasi sul mare, creando un contesto ideale per il relax
estivo. Ci si dirige verso Simeri,
che, pur formando un unico comune con la vicina Crichi, mantiene la sua identità: più antico,
di origine medievale, era già frequentato in epoca magno-greca
come testimoniano diversi reperti rinvenuti nella zona. Isolati,
fuori dall’abitato sorgono i resti
del Castello bizantino costruito
nel X secolo con malta derivata
dalla sabbia del vicino fiume Simeri: oggi sono visibili le mura
perimetrali, ma si suppone che
nel piano interrato, tuttora poco
esplorato, possano “nascondersi”
diversi passaggi che conducono
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VALLE DEL CROCCHIO
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Colle Ariano
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Località di partenza
Simeri Mare
Località di arrivo
Sellia Marina
Località intermedie
e chilometraggio parziale
Simeri Mare – Simeri 12,6 km
Simeri – Crichi 4,5 km
Crichi – Sellia 7,2 km
Sellia – Magisano 9 km
Magisano – Albi 7,8 km
(Albi – Villaggio Mancuso
12,6 km)
(Villaggio Mancuso – Albi
12,6 km)
Albi – Zagarise 17,3 km
Zagarise – Sersale 10,4 km
Sersale – Soveria Simeri
21,5 km
Soveria Simeri – Sellia Marina
12,8 km
Chilometraggio totale
103,1 chilometri
128,3 chilometri con deviazione
al Villaggio Mancuso
Come arrivare
A.3 Salerno-Reggio Calabria,
uscita Catanzaro.
Seguono SS.19b e SS.106 fino
a Simeri Mare.
mare, cascate e canyon
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J
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M
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5 kkm
fino al centro di Simeri. Sulle
pendici dello sperone roccioso
sul quale sorge il Castello si scorgono alcune grotte utilizzate dai
monaci basiliani durante il periodo della loro persecuzione, come avvenne in molte altre zone
della Calabria. Nel passare dei
secoli, le stesse cavità offrirono
riparo anche ai briganti e furono
perfino adibite a rifugio durante
i bombardamenti della Seconda
Guerra Mondiale. Un altro segno del passato illustre di questo
borgo sono i resti della chiesa
della Collegiata di Santa Maria
dell’Itria, di cui sono visibili ad
oggi il portale finemente decorato, la torre campanaria di epoca
normanna e la cappella di Sant’Innocenzo. Sebbene poco rimanga dell’antica chiesa, ricostruita dopo il terremoto del
XVIII secolo ma nuovamente distrutta da quello del 1905, evidente è la bravura degli scalpellini locali, che con perizia e pazienza erano in grado di far
emergere dai blocchi provenienti
dalla cave della zona forme leggere e ariose.
Proseguendo verso l’interno e
Valle di Soveria
mantenendosi sulla dorsale fra le
valli del Simeri e dell’Alli, mentre a poco a poco le coltivazioni
di ulivi e agrumi prendono il posto della macchia mediterranea
si raggiunge Crichi. Fondata nel
Seicento probabilmente da contadini provenienti da Sellia, questa piccola cittadina su un “cocuzzolo” è molto accogliente e
tranquilla, e conserva per i visitatori, in località Porticello, la bella chiesetta dell’Addolorata e
l’interno decorato con notevoli
affreschi settecenteschi. Il paese
va fiero delle proprie specialità
culinarie: da non perdere una
preparazione tipica calabrese, la
pitta’nchiusa, dolce silano anche
noto come pitta’mpigliata, fatto
con un ripieno di fichi, pinoli,
mandorle e altra frutta secca, oppure le cuzzupe, biscotti pasquali dal persistente aroma di limone, che prendono la forma di
personaggi, animali o fiori.
Prima di entrare a Sellia, si può
seguire una deviazione sulla destra che conduce all’interessante
geosito della Sorgente Salinella.
L’acqua che ne sgorga è ad alto
contenuto di sodio (da qui il no-
Sellia
VALLE DEL CROCCHIO
31
2°ITINERARIO TURISTICO
Sellia
Antico frantoio
32
VALLE DEL CROCCHIO
me della sorgente, visto il sapore
salato), ed era rinomata in passato per le sue qualità curative. Conosciuta con il nome di “Acqua
Minerale Sila”, veniva esportata
perfino negli Stati Uniti, ma dopo il secondo conflitto mondiale, causa problemi economici e
frane naturali, la sua fortuna finì;
oggi il Comune di Sellia ha avviato studi idrogeologici volti al
recupero dell’intero sito e della
sua preziosa acqua.
Attraversando boschi cedui di
leccio, sughero e castagno, tra il
corso dei fiumi Alli e Simeri, si
arriva a Sellia, borgo scenograficamente adagiato sulle pendici di
un monte di cui asseconda i rilievi. Immerso in una lussureggiante vegetazione che fa da cornice a
molteplici sentieri, il paese gode
dell’esposizione a mezzogiorno e
di una vista sulle morbide alture
presilane coperte da ulivi argentati che si alternano a pianure
dalla bassa vegetazione, mentre
ad est lo sguardo può raggiungere il golfo di Squillace. Il centro
storico è caratterizzato da un dedalo di vicoli intricati: percorrendo quelli del rione S. Angelo
si arriva ad un antico frantoio,
che testimonia il forte legame
che ancora esiste tra questa
splendida zona e le sue radici
contadine. In quest’ottica, è stato recentemente inaugurato l’EMu.Se., un ecomuseo omaggio
al verde della Presila e alla cultura rurale in quattordici spazi con
fotografie, immagini e utensili
della tradizione. Nella stessa
struttura trovano luogo anche
tutte quelle testimonianze che
solitamente evadono dal classico
contesto museale, ma che costituiscono la vera anima di un territorio, come i canti e i detti popolari.
Oltre ai resti del castello medievale, edificato a scopo difensivo
in epoca normanna, completano
il quadro storico del borgo la scalinata di Porta Bella, che con i
suoi 130 gradini collega la parte
storica di Sellia a quella più moderna, e le chiese dedicate a S.
Nicola e alla Madonna del SS.
Rosario. Il percorso continua fino ad unirsi, all’altezza di S. Pietro, con la SS.109, che s’imbocca
in direzione Magisano.
Il paese sorge sul fianco sinistro
della valle del Simeri, fronteggiando le piccole frazioni di S.
Pietro e Vincolise; come il suo
antico nome suggerisce, Magisano (un tempo Vucisano, da vucissi, cioè gli arbusti presenti nei
dintorni) è circondato da bassa
vegetazione e da terrazzamenti
coltivati. Le bellezze della zona si
susseguono nelle diverse località:
a Vincolise non si può perdere la
Casa Museo Antonino Greco –
Museo Etnografico e Risorgimentale, dove sono conservati
anche libri rari e documenti di
importanza storica notevole,
mentre a San Pietro si può visitare il Santuario di Maria Santissima della Luce, dove si ammirano
esempi dell’antica arte dell’intaglio su legno. Il bell’altare ligneo
del Settecento raffigura le schiere
degli angeli in altorilievo, in
un’opera che rappresenta al me-
Valle Roncino
glio la rilevanza di uno dei mestieri più tradizionali della Calabria: sembra quasi inevitabile che
in un territorio talmente ricco di
risorse boschive siano nati nei secoli artisti capaci di trarre da una
materia notoriamente dura e resistente figure che appaiono impalpabili e leggiadre. Ma non solo la
cultura artistica ha goduto della
maestria di questi artigiani, che
hanno prodotto e producono,
nei pochi laboratori ancora attivi,
piccoli oggetti della vita quotidiana, come botti, stampi per i
formaggi, scodelle e attrezzi.
Lasciata Magisano, si offre una
possibilità di scelta per proseguire l’itinerario: verso sinistra si
trova Albi, con l’opportunità
d’inoltrarsi alla scoperta delle
meraviglie della Sila Piccola in un
vero e proprio “museo verde” in
località Monaco (sempre proseguendo sulla SS.179), il Centro
Visite Antonio Garcea: qui si
possono osservare daini e caprioli nei recinti faunistici, conoscere
le specie vegetali nell’orto botani-
CASA MUSEO
“ANTONINO
GRECO” –
MUSEO
ETNOGRAFICO E
RISORGIMENTALE
Il Museo etnografico di Vincolise
(comune di Magisano) trova
spazio nel palazzo a due piani ex
dimora di Antonino Greco, giurista
e patriota garibaldino del
Risorgimento.
La cucina a pianterreno conserva
la struttura originaria con credenze
in arte povera e un’antica fornace
utilizzata per la cottura dei cibi,
mentre al piano superiore le stanze
sono arredate con antichi mobili e
pregevoli suppellettili.
L’esposizione comprende oggetti
d’epoca, documentazioni, testi rari
di filosofia, scienza, diritto,
religione, la prima enciclopedia
UTET del 1863 e un’edizione
cinquecentesca del Petrarca.
Nella Cappella Gentilizia del 1850,
consacrata con bolla di Pio IX,
sono visibili reliquiari in oro di
S. Amelia, S. Tommaso e S. Anna.
Magisano
VALLE DEL CROCCHIO
33
2°ITINERARIO TURISTICO
ITINERARIO OUTDOOR
MUSEO D’ARTE
SACRA
“SILVESTRO
FRANGIPANE”
La pinacoteca, allestita nel 1990
su iniziativa del parroco Egidio
Pudia, prodigo sostenitore del
patrimonio culturale della località,
ospita trentasei opere risalenti
al XVII e al XIX secolo e un
bassorilievo in legno raffigurante
la “Cena di Emmaus”.
Peculiarità delle splendide tele,
che sono state ritrovate nella
chiesa di Santa Maria Assunta e
nel convento dei Padri
Domenicani, è la presenza in
ognuna di esse del nome del
committente o l’immagine dello
stesso, caratteristica che permette
di percepire la forte relazione che
sussiste tra l’arte locale e l’intera
comunità di Zagarise.
L’OLIO
L’olio d’oliva è uno dei principali
prodotti d’eccellenza calabresi: la
regione è ai primi posti tra i
produttori italiani. Qui la presenza
dell’ulivo è documentata almeno
sin dai tempi dei Greci (VIII e VII
secolo a.C.), quando la pianta
giunse in Italia meridionale importata dall’Asia Minore, ma sono
stati i Romani a dare avvio alla
crescita e alla valorizzazione della
coltivazione, grazie ad importanti
innovazioni e al perfezionamento
delle tecniche olearie.
La valle del Crocchio, oggi come
allora, si contraddistingue per le
distese verdi sfumate d’argento,
elemento fondamentale
dell’attenzione rivolta dal G.A.L.
alla qualità gastronomica che
questa terra generosa è in
grado di offrire.
34
VALLE DEL CROCCHIO
co, visitare musei che raccontano
la storia dell’antico legame fra gli
uomini e i boschi della Sila (per
la descrizione di Albi e del Centro
Visite si veda l’itinerario turistico
n° 1 a pag. 16). Con questa deviazione si arriva anche in prossimità dell’alta valle del Roncino,
indicata a un bivio con località
Monaco, che costituisce un SIC
(Sito di Interesse Comunitario)
per le foreste di pini neri e per le
molteplici specie vegetali di pregio, come l’euforbia corallina e
l’adenocarpo. Se invece si prosegue verso destra, restando sulla
SS.109, fra boschi di castagno e
campi coltivati, ecco la bellissima
Zagarise.
Le case sembrano raccolte attorno a due edifici, la Torre Normanna e la chiesa Madre; stradine lastricate in pietra e vicoletti
sormontati da archi scenografici
completano il quadro.
La torre, imponente costruzione
cilindrica, fa parte dell’importante sistema difensivo di cui i
seguaci di Roberto il Guiscardo
dotarono la Calabria: sebbene si
suppone che si trattasse di un
avamposto per una fortificazione
più estesa, la sua sommità svetta
indomita sui tetti della cittadina.
Storia e cultura popolare si intersecano nella visita: gli amanti
dell’arte possono scoprire il Museo d’Arte Sacra Silvestro Frangipane, adiacente alla chiesa di S.
Maria Assunta, dove una pinacoteca ospita trentasei dipinti datati dal Seicento al Novecento; chi
Zagarise, Museo dellʼOlio
invece preferisse approfondire la
conoscenza degli aspetti tradizionali ed enogastronomici del territorio, si dirigerà senza dubbio
al Museo dell’Olio di Oliva e
della Civiltà Contadina. L’esposizione, che si sviluppa attorno
ad un antico frantoio restaurato,
vuole essere parte integrante della visita al Parco Nazionale della
Sila, ponendosi come punto
d’incontro fra geologia, natura e
paesaggio sulla scia della storia e
della cultura alimentare. L’olio
costituisce da sempre una delle
eccellenze dell’intera regione: in
tutta la sua bontà, semplice o
aromatizzato con altri sapori tipici come il peperoncino, può
fare davvero la differenza. Ma il
museo non è esclusivamente dedicato a questo condimento dorato: partendo dalle varietà di
olivo coltivate nella zona e passando per la storia delle generazioni di uomini e donne che si
sono occupati di raccolta e spremitura, la mostra arriva fino al
prodotto finito, con un percorso
che insegna passo dopo passo come degustare al meglio l’oro giallo. Dopo questa visita che stimola curiosità e appetito, perché
non fermarsi a gustare un delizioso piatto locale? Zagarise, infatti, oltre ad essere Città dell’Olio, è nota per la pasta fresca:
rinomati in tutta la zona sono ad
esempio i maccarruni e ciciari,
tagliatelle con i ceci, mentre è ai
giorni di festa che si riservano i
primi conditi con sugo di carne e
polpettine, o la pasta al forno farcita con pecorino, uova e soppressata. Anche l’artigianato trova i suoi rappresentanti di eccellenza a Zagarise: in un laboratorio si lavora ancora secondo le
tecniche antiche, tramandate da
generazioni, la radica, materiale
ricavato dall’ingrossamento legnoso che si forma subito sottoterra negli arbusti di erica. Questi
nodi nel legno, detti “ciocchi” o
“nocchi”, devono raggiungere almeno i 3 chilogrammi per essere
trattati, il che corrisponde all’incirca a 30 anni di vita della pianta: una volta raccolto, questo
“diamante vegetale” (come viene
talvolta definito) è fatto bollire
per ventiquattr’ore in recipienti
di rame perché perda ogni traccia
resinosa, per poi stagionare anche
per diversi anni prima di essere
lavorato. L’ottima qualità dell’erica silana rende i manufatti in radica locale molto ricercati, soprattutto le pipe, che vengono
sbozzate nelle forme più particolari e personalizzate.
Prima di arrivare a Sersale, si attraversano vari ponti in pietra.
Lasciando l’auto in uno spiazzo
con due fontanelle, si possono seguire le tracce nel bosco per una
breve passeggiata che conduce alla cascata del Campanaro, un salto di oltre 20 metri che sembra
rubato ai Tropici: fra liane e specie rare di felci, come la felcetta
lanosa (Notholaena marantae) e la
pteride di Creta (Pteris cretica),
sembra impossibile essere a due
Località di partenza e arrivo Strada tra Sersale e Zagarise
in prossimità del torrente Uria
Difficoltà T
Dislivello + 50 metri
Tempo di percorrenza 0.30 ore
Lunghezza del percorso 0,25 km
CASCATA CAMPANARO
Escursione molto facile e adatta a tutti, di grande bellezza e
interesse naturalistico. Ci troviamo in una delle zone più
incontaminate del comprensorio del G.A.L. Valle del
Crocchio, sebbene sia facilmente raggiungibile con qualsiasi
mezzo, lungo la strada che collega Sersale a Zagarise, all’altezza del torrente Uria che dà origine alla cascata. Oltre all’attrazione principale, il breve sentiero presenta altri motivi di
interesse, tra cui tre belle sorgenti naturali e un vullu, un piccolo specchio d’acqua dai colori sgargianti. Lungo la strada si
trova anche un pagliaru, un’antica abitazione con tetto di
paglia utilizzata in passato come riparo da pastori e boscaioli. Lo spettacolo creato dalla cascata è incantevole: il salto
d’acqua, alto circa 22 metri, è circondato da rocce di colore
insolito e da una vegetazione lussureggiante che ci porta alla
mente le foreste umide, grazie alla presenza di rare felci
giganti, e di una fitta corona di alberi costituita da tiglio, ontano nero, fico selvatico e varie specie di salici.
VALLE DEL CROCCHIO
35
2°ITINERARIO TURISTICO
ITINERARIO OUTDOOR
Località di partenza e arrivo Strada Sersale Zagarise,
all’altezza del bosco di pini d’Aleppo
Difficoltà EE
Dislivello + 300 metri
Tempo di percorrenza 2.30 ore
Lunghezza del percorso 2,15 km
Sersale
CASCATA RUPE E SALICE
Cascata Campanaro
Cascata dellʼInferno
PASTA FRESCA
Il comune denominatore della
pasta fresca calabrese, così come
di quella della valle del Crocchio, è
l’impasto fatto con semola di
grano duro (talvolta unito alla
farina di grano tenero), l’acqua,
l’olio e il sale.
Diverse e tutte deliziose
le tipicità del territorio.
Gli ’mparrettati e le scilatelle sono
due tipi di pasta fatta in casa “al
ferretto”: la loro preparazione
prevede l’utilizzo di un ferricello o
di stretto bastoncino di legno per
dare alla pasta la classica forma
affusolata e attorcigliata, capace di
trattenere i sughi e i condimenti.
I covatelli, invece, sono piccoli
irresistibili gnocchi ottenuti
passando quadratini di pasta
su un apposito rigagnocchi
di legno.
36
VALLE DEL CROCCHIO
passi dalla sabbia fine dello Jonio
da un lato e dall’altopiano della
Sila dall’altro (descrizione itinerario a pag. 35). Proseguendo,
inoltrandosi prima in un bosco
di pini d’Aleppo e poi in una lecceta, si incontrano anche le cascate di Rupe e Salice, a pochi
metri l’una dall’altra.
La cascata di Rupe è la più alta
del torrente Campanaro, con i
suoi 57 metri, e si può osservare
in tutta la sua bellezza da un palcoscenico di roccia naturale (descrizione itinerario a pag. 37).
Dirigendosi ancora verso Sersale, il torrente Campanaro regala
un altro scorcio memorabile e
dal nome evocativo: la cascata
Inferno.
Prendendo una stradina sulla destra in corrispondenza di una
stretta curva a gomito, non segnalata e dall’imbocco spesso celato fra
la rigogliosa vegetazione, si percorre un tratto con uliveti e campi
coltivati con terrazzamenti, per
poi passare ad un ambiente più
mediterraneo con la flora tipica
della macchia, tra cui i fichi d’India. Poco prima della cascata,
l’ambiente si fa insolito e profuma-
to grazie ad un boschetto di alloro;
il salto d’acqua, alto circa 30 metri, si staglia su uno sfondo di delicato capelvenere e giganteschi massi (1 ora).
Ci si trova ora nel cuore dell’area
castanicola della valle del Crocchio: qui sia il castagno che i suoi
frutti sono assoluti protagonisti.
Dal G.A.L. Valle del Crocchio
così come da altri enti vengono
portate avanti iniziative di valorizzazione e tutela di un tale patrimonio culturale e naturalistico, dalle sagre alimentari alle attività museali-espositive. Proprio
Sersale ha dato inizio ai processi
di lavorazione e commercializzazione della castagna, che anticamente era semplicemente essiccata nei pastillari, costruzioni rurali in pietra che ancora oggi si
possono ammirare nei castagneti
della Valle del Crocchio.
I castagneti secolari diventano
occasione per piacevoli passeggiate lontane dalla calura estiva,
oppure per osservare il magico
mutamento delle loro foglie in
autunno, la stagione che regala i
lucidi piccoli frutti nascosti dai
ricci che compaiono in molte
Il percorso inizia dalla SS.109 della Sila Piccola, nel tratto che
congiunge Sersale a Zagarise. Procedendo la vegetazione
cambia, al pino d’Aleppo si sostituisce la lecceta, una delle
associazioni più interessanti del Parco della Sila. Si incrocia
una piazzola attrezzata prima di arrivare sul crinale dove lo
sguardo spazia dalla vallata del torrente Campanaro fino al
monte Raga, con il mar Jonio a fare da cornice. Proseguendo
si raggiunge il corso d’acqua che in alcuni tratti presenta notevoli dislivelli. Da un balcone naturale in pietra si possono
ammirare i 57 metri di altezza della cascata Rupe, la più alta del
torrente, divisa in tre salti di cui soltanto l’ultimo è visibile. In
estate lo specchio d’acqua sottostante può offrire un bagno rinfrescante agli escursionisti. Proseguendo lungo il fiume si
incontra la cascata del Salice, osservabile dall’alto.
preparazioni sersalesi e non solo,
dal pane di castagne agli ottimi
dolci e agli accompagnamenti
più originali con le carni.
Passato Cipino, si arriva a Sersale, borgo particolarmente ricco
di fascino e mistero nel momento della sera, quando i vicoletti in
pietra sono illuminati e le piazze
si trasformano in morbidi e romantici angoli, in contrasto con i
campi e i boschi sottostanti che si
stagliano scuri fin quasi alla costa, dove un’altra striscia dorata si
forma in corrispondenza delle località balneari. Nonostante la
particolarità dei due antichi edifici sacri che sorgono l’uno accanto all’altro, la chiesa della Madonna del Carmine e l’oratorio
della Confraternita dell’Immacolata, il pregio di Sersale va ricercato soprattutto nel suo patrimonio naturalistico e culturale. Nel
pittoresco borgo rivivono lavori
antichi di secoli, come quello del
cestaio, dello scalpellino e del
fabbro, mentre le donne lasciano
in eredità i segreti del ricamo:
un’arte in cui gli strumenti fondamentali sono ancora le mani e
la passione. Il prezioso retaggio
VALLE DEL CROCCHIO
37
2°ITINERARIO TURISTICO
ITINERARIO OUTDOOR
LA FORZA
DEL FERRO
BATTUTO
Un’importante tradizione del
territorio della valle del Crocchio,
che tuttora sopravvive grazie a
sapienti artigiani di Cropani e
Sersale, è quella del ferro battuto.
A Cropani, un eclettico artigiano,
nel suo laboratorio lungo la strada
che porta al convento dei
Cappuccini, realizza al pari di un
artista originali letti in ferro
battuto. Ma non solo.
Con la sua fantasia, il mastro
ferraio crea anche oggetti
decorativi e lavori artistici molto
apprezzati, come candelabri,
lampade e “accessori” in ferro
battuto di vario genere.
Canyon delle Timpe Rosse
38
VALLE DEL CROCCHIO
paesaggistico è invece celebrato
in due piccole realtà del centro
storico: il Museo di Etnobotanica, che conserva un erbario con
circa duemila campioni, una xiloteca (una raccolta di essenze legnose), un angolo dei profumi e
degli aromi, un’esposizione di
piante ad uso alimentare o medicamentoso e una piccola collezione di piante rare essiccate tra
cui dei veri e propri fossili viventi, come la felce bulbifera delle
Valli Cupe; e il Museo di Etnofauna, dove sono riprodotti gli
ecosistemi delle principali specie
animali del Parco Nazionale della Sila, tramite sagome in dimensioni reali.
Una volta acquisita la conoscenza delle caratteristiche principali
dell’ecosistema silano, l’ideale è
andarle a ritrovare nella natura
grazie alla varietà di percorsi
proposti nei dintorni dell’abitato. Leggermente più in basso,
per esempio, all’incirca all’altezza di Cropani, imboccando la
strada per monte Raga-Trebisina, si diramano tre itinerari outdoor di difficoltà e lunghezza varia, che conducono alla scoperta
di una particolarità geologica, silenziosa creatrice di paesaggi sovrannaturali: il canyon delle Valli Cupe.
Esso si estende per circa 2 chilometri, con versanti molto ripidi
che si addolciscono leggermente
a nord del monte Raga.
Percorrendo il letto della fiumara, il cielo resta nascosto dalle ripide pareti e sono solo pittoresche lame di luce a illuminare il
cammino. Due percorsi ad anello propongono una panoramica
del monte Raga, con la sua foresta sempreverde di lecci, sugheri
ed altre essenze tipiche del Mediterraneo (descrizione itinerario a
pag. 39) e delle Valli Cupe (descrizione itinerario a pag. 41),
mentre un terzo percorso attraversa un tratto della fiumara del
fiume Fegato alla scoperta di un
ambiente dalla lussureggiante vegetazione mediterranea, fino al
borgo abbandonato di Marcaglione (descrizione itinerario a
pag. 42).
Rientrati a Zagarise, si scende
verso la costa in direzione Soveria Simeri. Al bivio che conduce
sulla sinistra verso Sellia Marina,
seguendo proprio questa direzione per una decina di minuti, si
attraversa una zona adibita a pascolo per i bovini, con recinzioni
per gli animali che corrono parallele alla carreggiata. Sul crinale, si rimane colpiti dal contrasto
cromatico fra il verde scuro della
vegetazione circostante e il rosso
vivo dell’arenaria ricca di ferro
(al quale si deve il caratteristico
colore) che segnala, più in basso,
ormai vicini al mare e in località
Uria, scavato dal fiume omonimo, lo spettacolare canyon delle
Timpe Rosse, a cui si arriva tra-
Sellia Marina, Museo Storico della Lambretta
mite uno stretto sentiero che parte dalla strada. Il percorso risulta
abbastanza difficoltoso ed è praticabile soltanto nella bella stagione a causa del fondo argilloso,
ma è consigliabile perché si può
essere ricompensati da un incontro con il capovaccaio (Neophron
percnopterus), avvoltoio africano
rarissimo in Italia che ama nidificare negli anfratti della roccia o
in piccole caverne.
Si ritorna indietro fino al bivio e
si prosegue questa volta verso Soveria Simeri, che anticamente si
chiamava Casal Soveria in omaggio al vasto bosco di sugheri (suveri in calabrese) che circondava
l’abitato, in origine raccolto intorno alla chiesa di San Nicola,
oggi all’inizio del paese.
Qui si gode di pace e tranquillità,
immersi nella natura e nelle testimonianze della tradizione agroalimentare, e passeggiando per il
centro ci si imbatte in scorci caratteristici, botteghe, abitazioni
tipiche e nella proverbiale ospitalità delle genti del Sud.
L’itinerario turistico termina a
Sellia Marina, località balneare
che si vanta di offrire 12 chilometri di spiagge ai suoi visitatori.
L’entroterra è punteggiato dalle
coltivazioni: oltre ai tradizionali
uliveti e agrumeti, spiccano i
frutteti di alberi di pesche.
Quasi il 50% dei campi coltivati
è dedicato a questo frutto dolcissimo, nelle sue molte varietà come le nettarine o le percoche, e
nella pregiata cultivar Springcrest, ottenuta dall’incrocio di
tre diverse specie per dare vita a
pesche dalla polpa gialla e succosa. Se la stagione non permette di
indulgere sugli invitanti lidi selliesi, si può soddisfare la propria
curiosità al Museo storico della
Lambretta, in località Feudo de
Seta, sulla SS.106, che ospita circa sessanta modelli prodotti dall’azienda Innocenti fino al 1972,
oltre a manifesti pubblicitari che
mostrano quanto forte fosse, soprattutto nell’immediato Dopoguerra, il desiderio di evasione e
libertà che infuocava i nostri
nonni.
Località di partenza e arrivo Strada da Sersale
alle Valli Cupe
Difficoltà EE
Dislivello + 15 metri
Tempo di percorrenza 4 ore
Lunghezza del percorso 6,5 km
MONTE RAGA
L’itinerario ad anello si sviluppa attorno al monte Raga e può
essere percorso a piedi, in bicicletta oppure a cavallo. Ci troviamo nei pressi delle Valli Cupe, uno dei paesaggi più insoliti del
comprensorio del G.A.L. Valle del Crocchio, una strettissima
valle scavata nei millenni da uno piccolo corso d’acqua che ha
creato ripide pareti dal colore rossastro e dall’andamento travagliato. Il punto di partenza si trova lungo la strada che da
Sersale conduce al mare, all’altezza del bivio per le Valli Cupe.
La vegetazione risente della vicinanza al mare, diversa da quella tipica degli ambienti “nordici” della Sila, quindi lungo il cammino si possono vedere lecci, sughere e numerose essenze
mediterranee. A metà percorso la vista si apre su tutto il golfo
di Squillace, dopo il punto panoramico l’itinerario ridiventa interessante dal punto di vista geologico, grazie alle formazioni arenarie del Quaternario, distinte dal più antico substrato di granito e che grazie al loro andamento tortuoso e bucherellato rappresentano un rifugio ideale per molti uccelli nidificanti.
Soveria Simeri
VALLE DEL CROCCHIO
39
I
GEOSITI
ITINERARIO OUTDOOR
Geosito Valli Cupe
I
l geosito delle Valli Cupe
(Timpi russi in dialetto calabrese) rappresenta una
testimonianza preziosa della
storia geologica dell’intera
valle del Crocchio, e conserva
caratteristiche geomorfologiche uniche, che lo rendono
un ambiente introvabile su
tutto il resto del territorio italiano. La conformazione stessa del canyon è molto particolare: una valle strettissima in
cui la luce del sole riesce appena a filtrare, scavata nel cor-
so dei millenni da una piccola fiumara che defluisce a valle lasciando una stretta incisione nella roccia, dove le pareti rossastre portano profondi segni del passaggio delle acque. Il nome deriva probabilmente proprio da queste tracce erosive: cupe in dialetto locale significa infatti “bucherellate”. Ci troviamo nel territorio del comune di Sersale, ai
piedi del monte Raga, appartenente all’affioramento granitico del massiccio della Sila.
Il canyon, scavato dalla fiumara Fegato, si sviluppa lungo un percorso brevissimo, di
appena 2 chilometri, e per
lunghi tratti presenta un letto
alluvionale di pochi metri di
larghezza su cui incombono
le strapiombanti pareti rocciose, a dare a tutta l’area un
aspetto angusto e affascinante
al tempo stesso. Quello che
stupisce maggiormente di
questo sito è la sorprendente
varietà di ambienti che si incontra lungo il corso del fiume nella sua discesa dalle
pendici della Presila catanzarese fino alle coste joniche: in
circa 30 chilometri si lasciano
i paesaggi nordici della Sila,
con le sue foreste di faggi e
conifere, si attraversano boschi misti temperati di media
montagna e collina, per arrivare agli ambienti tipicamente mediterranei del golfo di
Squillace, con le sue bianche
spiagge e la flora a macchia e
gariga. Così come questa in-
GEOSITO VALLI CUPE
Ambito territoriale
Comune di Sersale (CZ).
Periodo di formazione
La formazione del canyon è avvenuta a
partire dal Miocene (23 milioni di anni fa).
Caratteristiche geomorfologiche
Le pareti del canyon sono costituite principalmente da conglomerati con intercalazioni
arenacee risalenti a successioni sedimentarie mio-plioceniche, che posano su un
basamento granitoide del Paleozoico; di
particolare interesse la presenza di numerose discontinuità tettoniche (faglie dirette ed
inverse).
Motivi di interesse
Oltre alle bellezze paesaggistiche e alla possibilità di risalire, in circa 4 ore di trekking,
40
VALLE DEL CROCCHIO
l’intero corso del fiume dal canyon fino
alla sua sorgente, sono presenti numerose
emergenze floristiche e faunistiche,
tra cui la rarissima felce Woodwardia
radicans ed un’avifauna ricca
e variegata.
Come arrivare
Da Catanzaro SS.106 in direzione Crotone,
al bivio Cropani-Sersale svoltare a sinistra
e seguire le indicazioni per Sersale;
da Crotone SS.106 in direzione Catanzaro,
al bivio Cropani-Sersale svoltare
a destra e seguire le indicazioni per Sersale;
da Villaggio Mancuso SS.179 in
direzione Spineto, al bivio per Buturo
svoltare a destra e seguire le indicazioni
per Sersale.
credibile miscellanea di ambienti apparentemente lontani rappresenta una splendida
sintesi della varietà floristica
calabrese, allo stesso modo il
geosito racchiude in sé alcuni
degli aspetti geologici e geomorfologici più interessanti
di queste terre: la fiumara ha
infatti scavato su uno strato
di conglomerati, rocce sedimentarie a grana grossa, spesso particolarmente friabili
che si sono depositate in milioni di anni su una solida base di rocce metamorfiche, denominata Unità della Sila.
La facilità con cui queste rocce vengono disgregate dalle
acque è presto detta: esse sono costituite da ciottoli più o
meno arrotondati, di origine
fluviale o marina, compattate
o tenute insieme da una sorta di cemento denominato
“matrice”, che viene facilmente dilavato dall’azione
dei corsi d’acqua. La Calabria
è terra tristemente nota per i
Località di partenza e arrivo Bivio tra sentiero
delle Valli Cupe e Marcaglione
Difficoltà EE
Dislivello + 190 metri
Tempo di percorrenza 2 ore
Lunghezza del percorso 1,3 km
CANYON VALLI CUPE
Il primo tratto di questo affascinante itinerario outdoor, che
conduce alla scoperta di una delle più interessanti formazioni
geologiche di tutta la Calabria, è dedicato alla flora della valle
del Crocchio: grazie a tabelle esplicative lungo il tracciato si
possono scoprire le specie arbustive ed arboree tipiche della
macchia mediterranea che caratterizza l’area. In breve si raggiunge un punto panoramico e si incontrano quattro piazzole
dove si può sostare e osservare una ricostruzione di antiche
carbonaie (carvunere), di una carcara, la tipica fornace per la
produzione della calce, e di un pagliaru, l’antica abitazione dei
pastori. Raggiunto il corso d’acqua, lo si guada grazie a un
ponte di legno, si procede a destra verso borgo Marcaglione e
poi a sinistra verso le Valli Cupe, discendendo all’interno del
canyon. Qui lo spettacolo lascia senza fiato: uno strettissimo
corridoio rinchiuso da pareti rocciose strapiombanti di colore
rosso e dalla superficie tormentata da millenni di erosione,
dove trovano rifugio tanti volatili che hanno deciso di nidificare qui. Grazie alle rare specie animali e vegetali, all’interesse
geologico della formazione e a un’atmosfera suggestiva che si
avverte per la scarsa luce che filtra dalla sommità del canyon,
le Valli Cupe rappresentano un unicum a livello nazionale, per
quanto riguarda i siti di interesse naturalistico e geologico.
VALLE DEL CROCCHIO
41
I
GEOSITI
ITINERARIO OUTDOOR
Località di partenza e arrivo Bivio tra sentiero
delle Valli Cupe e Marcaglione
Difficoltà EE
Dislivello + 190 metri
Tempo di percorrenza 3 ore
Lunghezza del percorso 2,6 km
BORGO MARCAGLIONE
L’itinerario coincide con un sentiero che si stacca dal percorso
delle Valli Cupe e conduce fino all’antico borgo di Marcaglione.
Il primo tratto si sviluppa lungo il letto della fiumara Fegato, il
corso d’acqua che nei millenni ha scavato il canyon delle Valli
Cupe. Si incontra una lecceta rigogliosa che si sviluppa fino al
monte Raga, a tradire il clima mediterraneo dell’area, e si inizia
a salire abbandonando il letto del fiume in corrispondenza del
bivio per Marcaglione.
Lungo l’ascesa si possono notare dei costoni di arenaria compatta e una vegetazione anche qui tipicamente mediterranea a
lentisco e olivo selvatico. Il borgo, costituito da vecchie strutture rurali ottocentesche abbandonate, conserva un fascino
unico, ampliato da una storia legata al fenomeno del brigantaggio e da un panorama suggestivo che spazia dai vicini terrazzamenti ad uliveti per arrivare sino alle ripide pareti delle Valli Cupe
e allo sfondo verdeggiante del monte Raga. Il rientro avviene
per la stessa via già percorsa.
I più fortunati, con lo sguardo rivolto in alto, potrebbero avvistare rapaci in ricognizione che nidificano in gran numero sulle
pareti delle Valli Cupe.
42
VALLE DEL CROCCHIO
violentissimi terremoti: l’intensa attività tettonica ha una
storia molto lunga, e ha interessato tutto l’Arco CalabroPeloritano (l’area montuosa
che congiunge l’Appennino
Meridionale con le vette dei
monti Nebrodi) sin dal Miocene, oltre 20 milioni di anni
fa. Il risultato di questo dinamismo è stato un sollevamento dell’area, su cui il corso
d’acqua nei millenni ha avuto
vita facile a scavare e scolpire
le friabili rocce conglomeratiche; oggi le tracce di un tale
movimento sono un gran numero di canyon e di valli scavate da nord a sud lungo tutta la regione, di cui le Valli
Cupe sono uno degli esempi
più belli e particolari. Di notevole interesse geologico è
anche la presenza di una
grande faglia, trasversale al
corso d’acqua, che testimonia
la lunghissima e travagliata
storia tettonica calabrese. Oltre agli aspetti geologici, il
geosito presenta numerose
specie vegetali di rara bellezza. Tra queste spicca la Woodwardia radicans, volgarmente
conosciuta come felce bulbifera, un vero e proprio fossile
vivente (è sostanzialmente rimasta immutata dal Terziario,
l’era dei dinosauri) di grandi
dimensioni, le cui fronde possono raggiungere i 3 metri di
lunghezza; molto rara e diffusa solo in poche aree del Mediterraneo, la Woodwardia
trova il suo ambiente ideale in
alcune zone isolate della Calabria, tra cui proprio le Valli
Cupe. Nondimeno, la fauna
della zona presenta, grazie al
particolare microambiente,
riparato e a tratti inaccessibile, alcune specie molto rare,
tra cui risalta la salamandrina
dagli occhiali (Salamandrina
terdigitata): una specie endemica di anfibio tutta italiana.
E poi come non restare ammirati dall’avifauna, rappresentata da tantissimi esemplari tra cui il nibbio, il corvo
imperiale, il gufo reale, l’avvoltoio egiziano.
Molti uccelli hanno scelto come sito di nidificazione proprio le aspre pareti della gola,
sfruttando gli innumerevoli
anfratti naturali disponibili,
che offrono riparo e protezione dai predatori e dagli agenti atmosferici.
Varietà floristica e faunistica
elevata, una mutabilità che ricalca in pochi chilometri i
tanti ambienti presenti nelle
terre calabre, ed una splendi-
da rappresentazione della storia geologica di tutta l’area: il
geosito delle Valli Cupe è un
vero e proprio riassunto delle
infinite bellezze naturali della
Calabria, ed una meta obbligata per chiunque voglia scoprire e conoscere a fondo la
valle del Crocchio. E le possibilità per farlo sono numerose: l’anello del monte Raga
(descrizione a pagina 39), per
esempio, gira intorno al massiccio ed è fruibile sia a piedi
che in bicicletta, ma anche a
cavallo. La foresta sempreverde di altre essenze mediterranee che si attraversa rende
questo rilievo una delle manifestazioni della natura più rilevanti del territorio; ma il
pezzo forte s’incontra verso il
termine del sentiero, quando
agli occhi già meravigliati dell’escursionista si offrono gli
spettacoli delle formazioni di
arenaria miste al granito, scavate talmente, come le Valli
Cupe, da trasformarsi in habitat ideale per molti volatili.
Gli amanti dell’outdoor non
resteranno delusi nemmeno
dal sentiero di Borgo Marcaglione (descrizione a pagina
42), lungo il quale non mancano le emergenze geologiche, come i costoni di arenaria che s’incontrano salendo
verso il paese, esso stesso attrattiva molto rara nel suo genere, con le casette rimaste
inalterate nel tempo.
Infine, consigliabile è l’anello
interamente dedicato al Canyon del geosito (descrizione a
pagina 41), forse il più intrigante per gli esperti di geologia, che potranno ammirare
qui una delle più suggestive
opere d’arte naturali d’Italia e
il corridoio finale di incredibile bellezza, con la luce che
filtra e si nasconde.
VALLE DEL CROCCHIO
43
I
GEOSITI
Sorgente Minerale
Salinella
U
bicato nel territorio del
Comune di Sellia, e più
precisamente in località
Scenia, la sorgente Salinella rappresenta, oltre che un’interessante emergenza geologica, un
piccolo pezzo di storia calabrese
ormai quasi dimenticato: l’Acqua Minerale Sila ha segnato per
oltre vent’anni la vita di queste
terre, portando ricchezza, benessere e anche notorietà oltre confine. La sorgente minerale si trova in prossimità del vallone
Mazzocca, un affluente del fiume Simeri, in corrispondenza di
una formazione arenacea sabbiosa.
Le caratteristiche idrogeochimiche hanno reso queste acque celebri sin dai tempi dei romani e
vennero esaminate scientificamente per la prima volta dallo
studioso Donato Antonio de
Marinis del Regno di Napoli,
che ne decantò le qualità purgative e terapeutiche: “celebre questa terra per una famosa sorgente di acqua salsa, donde si trae
copia grandissima di un sale che
ha i caratteri del mirabile”, scriveva lo scienziato nel 1659. L’alto contenuto di sodio, solfato di
magnesio e zolfo le rendeva uniche nel loro genere, dai notevoli
benefici in quanto adatte a combattere obesità ed ipertensione
ed efficaci per favorire un buon
funzionamento del metabolismo. Nei primi decenni del Novecento la sorgente rappresentò
una grande opportunità economica per il comune di Sellia e
per tutta l’area circostante: la
commercializzazione della sua
acqua minerale, denominata
“Acqua Sila”, venne avviata nel
1925 ed ottenne subito un
grande successo, espandendosi
oltre i confini regionali, nazio-
44
VALLE DEL CROCCHIO
nali e persino internazionali,
raggiungendo anche i mercati
tedesco ed americano. Molti
medici del Regno d’Italia ne
suggerivano pubblicamente
l’utilizzo per curare appunto
l’ipertensione ed i problemi diuretici, prescrivendola quasi come una medicina vera e propria.
Questo corso positivo ebbe però
vita breve, dato che la società
che gestiva imbottigliamento e
vendita delle acque fallì nel
1931 e dopo tre anni le attività
vennero definitivamente sospese. Nel 1938 una richiesta di
forniture da parte dell’Autorità
Sanitaria Militare fece ripartire
temporaneamente la produzione, che però durò solo per un
breve periodo. Ai problemi economici si aggiunsero cause naturali a bloccare definitivamente
l’operatività dell’impianto: nel
1949 una frana coprì la fonte e
coinvolse anche lo stabilimento,
che venne parzialmente distrutto e non fu più ricostruito. Negli ultimi decenni sono stati
compiuti alcuni tentativi di
scarso successo per recuperare la
falda e riattivare la sorgente e nel
1994 un consorzio di bonifica
ha effettuato alcuni lavori di recupero, che però non sono serviti a ripristinare la fonte originaria.
Il geosito, comunque, al momento attuale si rivela un elemento del paesaggio di interesse
storico, classico esempio di archeologia industriale che sta lì a
rappresentare tutte quelle attività nate nel Novecento, prima
dell’avvento di impianti di risa-
lita e turismo invernale, che vedevano l’altopiano della Sila come un’importante fonte di risorse naturali, come il legno delle foreste, l’energia elettrica dei
laghi artificiali, o, appunto, le
sorgenti di acqua minerale.
Attualmente il Comune di Sel-
lia sta portando avanti studi
idrogeologici per riportare alla
luce la sorgente e ha presentato
un progetto di riutilizzazione
sostenibile, nella speranza, un
giorno, di poter ritrovare l’Acqua Minerale Sila sulle tavole
delle case italiane.
GEOSITO SORGENTE
MINERALE SALINELLA
Ambito territoriale
Comune di Sellia (CZ), località Scenia.
Periodo di formazione
La formazione sedimentaria da cui
aveva origine la sorgente è attribuita al
Miocene medio-superiore (23-13 milioni
di anni fa).
Caratteristiche geomorfologiche
Le acque della sorgente presentano
caratteristiche idrogeochimiche
molto rare, dovute all’abbondante
presenza di zolfo, principalmente
sotto forma di solfati di sodio
e magnesio.
La fonte si inserisce in una formazione
arenaceo-sabbiosa miocenica.
Motivi di interesse
Il sito è legato alle vicende storiche della
celebre Acqua Minerale Sila, prodotta e
commercializzata negli anni Venti e Trenta
del Novecento.
Numeri utili / punti d’appoggio
GH Calabria – organizzazione escursioni
naturalistiche guidate
Tel. / fax 0961.731290 Cell. 334.3363690 /
333.2317580 www.ormenelparco.it
[email protected]
Come arrivare
Da Catanzaro SP.25 in direzione Sellia;
da Crotone SS.106 in direzione Catanzaro,
al bivio Simeri-Crichi svoltare a destra
e seguire le indicazioni per Sellia.
VALLE DEL CROCCHIO
45
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Itinerari outdoor
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Centro visita
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VALLE DEL CROCCHIO
1723 M. Femminamorta
Villaggio Fratta
Parco
Avventura
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Villaggio
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SP
46
Tirivolo
°20
SP
Località di partenza e arrivo
Botricello
Località intermedie
e chilometraggio parziale
Botricello – Cropani Marina
3,6 km
Cropani Marina – Cropani
8,6 km
Cropani – Sersale 7,6 km
Sersale – Villaggio Buturo
14,6 km
Villaggio Buturo – Cerva
19,7 km
Cerva – Andali 3,9 km
Andali – Belcastro 14,1 km
Belcastro – Petronà 7,9 km
Petronà – Marcedusa
(via SP.159/4 e SP.4) 23,7 km
Petronà – Marcedusa
(via Villaggio Fratta) 52,7 km
Marcedusa – Botricello 15,4 km
Chilometraggio totale
119,1 chilometri
148,1 chilometri
(con deviazione per
Villaggio Fratta)
Come arrivare
A.3 Salerno-Reggio Calabria,
uscita Catanzaro.
Seguono SS.19b e SS.106
fino a Botricello.
In viaggio dal mare
SP°15
9-4
3°
ITINERARIO TURISTICO
P A
Cropani
Borda Marina
Sellia
Marina
Si parte dal litorale del golfo di
Squillace, ed esattamente da Botricello, con lidi di sabbia chiara
che incontrano un mare trasparente, mentre l’entroterra si colora dell’oro dei cereali e del verdeargento degli ulivi. La zona offre
il relax delle calette appartate, la
vivacità delle ampie spiagge attrezzate e l’emozione di alte onde
cavalcate dai surfisti, oltre ad una
ricca scelta di itinerari nella natura che prelude agli splendori
della Sila. Il lungomare è un susseguirsi di botteghe e ristoranti
dove gustare specialità come i
buonissimi taralli all’anice, o gli
’mparrettati, maccheroni al ferretto aromatizzati con peperoncino, pomodoro, castagne o nero
di seppia. Ottime preparazioni
s’incontrano anche nella parte
più antica del paese, Botricello
Superiore, dove si respira un’aria
lontana dal turismo di massa. A
poche decine di metri dal bagnasciuga si ammirano tracce del
passato: una necropoli con i resti
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Botricello
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di una chiesetta paleocristiana
fra gli ulivi, località Marina di
Bruni, e i resti della torre “del Tagliacarne”, costruita in funzione
antisaracena. Proseguendo sulla
SS.106 si raggiunge Cropani
Marina, importante centro balneare che, in località Arvani, riporta tracce di un antico culto
delle acque: in prossimità di una
sorgente perenne sono stati ritrovati reperti databili al V secolo
a.C., fra cui miniature di anfore
e contenitori in ceramica che
fanno ipotizzare la presenza di
un santuario.
Inoltre, sono stati rinvenuti
utensili in pietra e frammenti in
ossidiana che datano la frequentazione del luogo al Neolitico. Il
sito, soprattutto in estate, è frequentato da gruppi didattici di
archeologia rivolti a ragazzi e
neofiti. Prendendo la SP.158/1
(indicata su alcune carte ancora
come SS.180) in direzione Cropani, di cui si ha una bella visuale incorniciata da ulivi, si può
al verde della Sila
svoltare a destra verso Belcastro
per concedersi una digressione
lungo il fiume Crocchio.
Una volta imboccata la strada per
Belcastro, ben segnalata, poco prima del bivio per Cuturella (frazione di Cropani) ci si può fermare
dopo un ponticello per inoltrarsi a
piedi tra la bassa vegetazione e gli
uliveti, raggiungendo le rive del
Crocchio. Il corso del fiume si può
risalire agevolmente, con la possibilità di guadarlo (1 ora circa).
A Cropani il paesaggio muta
dalla macchia mediterranea di
mirto, lentisco, biancospino e
ginestra ai boschi di leccio e roverella, ma abbondanti sono anche gli uliveti in questa zona il
cui nome significa “terra fertile”.
Il monumento più importante
della cittadina è il Duomo intitolato all’Assunta, il cui impianto originale risale al Duecento.
L’esterno in granito tufaceo chiaro conserva un ampio portale in
stile romanico sormontato da un
rosone a dodici colonnine. Il
campanile, alto circa 40 metri, si
staglia deciso contro il cielo limpido delle colline presilane.
L’interno non smentisce l’aspet-
tativa con la sua grandiosità:
splendidi il soffitto ligneo dipinto, gli stucchi e gli affreschi barocchi. La pala sull’altare maggiore è la “Dormitio Virginis”
(foto pagina a lato in basso), opera quattrocentesca che raffigura
l’Assunzione di Maria. Nei vani
della cappella cinquecentesca attigua alla sacrestia è stato allestito il piccolo Museo Diocesano,
che espone paramenti damascati, reliquari e calici; nella terza
cappella sulla sinistra è invece
conservata la reliquia di San
Marco. Si racconta che nell’anno
831 alcuni mercanti di Venezia
fossero riusciti a trafugare il corpo del santo da Alessandria
d’Egitto per portarlo nella Serenissima. Sorpresi da una tempesta, fecero naufragio nel golfo di
Squillace, proprio presso Cropani: in segno di riconoscenza per
il soccorso ricevuto, donarono
alla città la rotula destra dell’evangelista.
Un altro emblema del legame tra
Venezia e Cropani si trova sul
portale della chiesa di Santa Lucia, del XIII secolo: in alto, vicino allo stemma della città (una
FIUME
CROCCHIO
Il fiume da cui prende nome la
valle nasce in Sila Piccola, nei
pressi del villaggio Tirivolo, per
sfociare nel golfo di Squillace
presso la Torre del Crocchio.
Impetuoso nella prima parte, il
corso d’acqua si precipita
vertiginosamente a valle tra
profonde gole che determinano
varie pozze, la più spettacolare
delle quali, la “Pozza dell'Inferno”,
origina una cascata di 6 metri di
altezza. Gli amanti del torrentismo
trovano di che divertirsi tra le sue
gole e i piccoli e ripidi canyon,
ma anche gli escursionisti lungo le
sue rive compiono passeggiate
indimenticabili, grazie alla varietà
dei paesaggi che si attraversano e
a suggestive tracce di storia,
come un antico mulino.
Belcastro
VALLE DEL CROCCHIO
47
3°ITINERARIO TURISTICO
ITINERARIO OUTDOOR
ANTIQUARIUM
E MUSEO
DIOCESANO
Il G.A.L. Valle del Crocchio, in
collaborazione con la
Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Calabria, la
Comunità Montana della Presila
catanzarese, il Comune di Cropani
e la Banca Credito Cooperativo
Centro Calabria di Cropani, ha
allestito un Antiquarium all’interno
dei locali dell’Oratorio di S. Anna e
dell’ex Sacrestia della chiesa di
S. Caterina d’Alessandria
(di Cropani), per rendere noti e
visibili i sensazionali risultati degli
scavi eseguiti a partire dal 1995.
Al piano terra undici pannelli
illustrano le caratteristiche
geomorfologiche del
comprensorio del medio Jonio e
dei principali siti archeologici
presenti, mentre la stanza
superiore ospita sei vetrine
corredate da supporti didattici,
nelle quali si osservano
in successione cronologica
documenti che vanno da preistoria
e protostoria alle età greca,
ellenistica, romana e
alto-medievale.
48
VALLE DEL CROCCHIO
torre) e a quello della famiglia
Cosentino che ne volle la costruzione, è visibile il leone, che potrebbe simboleggiare la Repubblica Marinara. Entrati nella
chiesa, bell’esempio di architettura romanica, si ammira il soffitto in legno a cassettoni, unica
vestigia degli antichi decori. Proseguendo verso il convento dei
Cappuccini lungo le stradine del
centro storico chiamate “i vineddi”, si incontra il complesso monumentale di Santa Caterina
d’Alessandria (XVI sec.), composto dalla Chiesa e dall’oratorio di
Sant’Anna, e dove trova spazio
anche l’Antiquarium, museo dedicato alle caratteristiche geomorfologiche del territorio e ai
ritrovamenti archeologici; il quadro si compone poi ancora dell’attiguo edificio, nel quale è stata rinvenuta un’antica struttura
per la produzione di ceramiche e
metalli. Completa la visita delle
maggiori chiese del borgo (rimane un po’ fuori quella di San Giovanni, vicina all’antico ospedale
dei Pellegrini) quella adiacente al
Convento, dedicata alla Madonna degli Angeli ma familiarmente
chiamata chiesa di Sant’Antonio.
Il convento dei Cappuccini, circondato da un ampio giardino,
con pregevole chiostro seicentesco, custodisce in una cappella laterale una preziosa pala d’altare
con la Vergine e gli angeli. Sulla
strada che riporta verso il centro
si trova un laboratorio di lavorazione del ferro battuto, tradizione
che sopravvive anche a Sersale e
Soveria Simeri. Il fabbro è storicamente una figura fondamentale, nella sua bottega nascevano gli
strumenti degli altri artigiani, dai
falegnami agli intagliatori, e dei
contadini: oggi si producono forme originali soprattutto per l’arredamento, ma l’arte è attestata a
partire dal Duecento dalla presenza della corporazione dei fabbri, la cui abilità toccò il vertice
in epoca barocca, quando alla
funzionalità si aggiunse la ricerca
estetica in splendide forme floreali e a spirale. Altro mestiere
che qui il turista può ancora “toccare con mano”, altrettanto antico, ma più delicato, è il ricamo
artistico. Dalle pazienti e abili
mani delle donne nascono vere e
proprie opere d’arte che impreziosiscono la biancheria per la casa. Ancora una volta, una disciplina dal sapore fiabesco e millenario che va lentamente scomparendo, tenacemente tenuta in vita da poche artigiane appassionate; qui a Cropani, a mano o con
il tombolo, rivivono gesti che risalgono alla notte dei tempi. La
tradizione calabrese vuole che la
biancheria decorata passi di madre in figlia, in un dialogo fra generazioni.
Ma non solo gli amanti del bello
e della cultura trovano spunti interessanti a Cropani; anche chi
indulge ai piaceri del palato avrà
di che gioire! Preparazioni a base
di prodotti rappresentativi del
territorio, come maiale e sottoli,
tendono a seguire il corso delle
stagioni, proprio come una volta. Primavera a tavola vuol dire
soprattutto Pasqua, con i secondi
a base di agnello e la cuzzupa
dolce, a forma di lettera dell’alfabeto o di simbolo pasquale (colomba, pesce) al centro della
quale viene sistemato un uovo
sodo portafortuna. Con l’estate
sono la frutta e la verdura dell’orto a diventare protagoniste, sotto
forma di marmellate, conserve e
sottoli, o liquori come la limetta
(fatto con il lime) e la cetratella,
Località di partenza e arrivo Località Vecchiarello
Località di arrivo Fiume Crocchio
Difficoltà EE
Dislivello + 350 metri
Tempo di percorrenza 5 ore
Lunghezza del percorso 5 km
Cropani
mentre all’arrivo dell’autunno
funghi e castagne sono i padroni
incontrastati della tavola, insieme
a gustose zuppe di legumi e cereali, magari seguite da un saporito formaggio locale.
L’inverno è tradizionalmente il
periodo della macellazione del
maiale, con la preparazione di salumi come il capocollo, la soppressata e la pancetta, e con l’arrivo
delle festività natalizie si diffondono nelle case i profumi dei dolci
della tradizione, come la caratteristica pitta‘nchiusa. I piatti di tutti i
giorni rivelano l’affascinante origine rurale di queste terre: pane casereccio e pasta fatta in casa.
Risalendo la SP.158/1 fino a Sersale, si prende la deviazione che dal
centro del paese porta verso il
monte Raga, che a livello geologico rientra nel massiccio silano, coperto da lentisco e leccio. A nordest si trovano le Valli Cupe, il noto
canyon scenografico che si può risalire a piedi (per la descrizione, si
veda l’itinerario turistico n° 2 a pag.
41). Da Sersale, dopo una quindicina di chilometri lungo la SP.20,
si raggiunge Villaggio Buturo, fra
ALTO CROCCHIO
La strada, che ha inizio in corrispondenza della località
Vecchiarello, può essere percorsa a piedi, a cavallo o in bicicletta, e si muove lungo un bosco ceduo di castagno, a sottolineare come la vegetazione mediterranea tenda a scomparire allontanandosi dalla costa e ad essere sostituita da associazioni più tipiche di media montagna. In pieno bosco si
incontrano due antichi pastillari, le strutture destinate all’essiccazione delle castagne, che in queste terre hanno rappresentato un’importante fonte di sostentamento. Sempre in
località Vecchiarello si incontra un campo sperimentale con
centinaia di varietà di alberi di castagno, alcune provenienti
anche da fuori della Calabria, e un bel pastillaro completamente ristrutturato.
Proseguendo lungo la pista si arriva sulle sponde del fiume
Crocchio, luogo incontaminato dove una vegetazione lussureggiante presenta varietà arboree di grande pregio. Il fiume
inoltre offre panorami suggestivi grazie al suo percorso tortuoso che genera ampi salti e pozze molto profonde.
VALLE DEL CROCCHIO
49
3°ITINERARIO TURISTICO
ITINERARIO OUTDOOR
ITINERARIO OUTDOOR
Località di partenza Incrocio sentieri dei Giganti
di Cavallopoli e Pietra Aggiallu
Località di arrivo Cascate di Cavallopoli
Difficoltà T
Dislivello + 200 metri
Tempo di percorrenza 3 ore
Lunghezza del percorso 2,6 km
Località di partenza Località Salice
Località di arrivo Corso del fiume Crocchio
Difficoltà T
Dislivello + 180 metri
Tempo di percorrenza 2.30 ore
Lunghezza del percorso 2 km
Pietra del Ruvazzo
CASCATE DI CAVALLOPOLI
Le cascatelle di Cavallopoli sono raggiungibili tramite un percorso che si origina alla congiunzione tra altri due itinerari, quello
dei Giganti di Cavallopoli e il sentiero “Pietra Aggiallu”. Il punto
di partenza può essere facilmente identificato anche grazie alla
presenza di un ponte di recente costruzione edificato sul corso
del Crocchio. Risalendo le sponde del fiume si possono incontrare le ultime piante di noce che testimoniano le antiche attività agricole della vallata, ora in gran parte soppiantate da foreste
lussureggianti e incontaminate. Proseguendo lungo l’itinerario
arriva il momento del guado, in un punto visivamente suggestivo per le rocce ricoperte dal verde del muschio. Attraversato il
corso d’acqua si procede per altri 200 metri e si raggiungono le
piccole cascatelle di Cavallopoli, completamente immerse in
una natura selvaggia.
Castagni in località Melitani
50
VALLE DEL CROCCHIO
boschi di faggio, ontano e abete
bianco, con una grande fonte
sulla sinistra della strada. In passato fiorente centro di commercio del legname proveniente dal
monte Gariglione e dei prodotti
locali, era popolato da carbonai,
pastori e taglialegna, ma con il
tempo queste attività sono andate scomparendo. Oggi, grazie all’impegno del Parco Nazionale
della Sila e del Corpo Forestale, il
villaggio è sede del piccolo Centro Visite del Parco Nazionale
della Sila “Buturo”. Sono inoltre
presenti una chiesetta in pietra in
stile silvano circondata da un piacevole giardino e due sentieri didattici. Ripercorrendo a ritroso la
strada, a meno che non si sia scelto di proseguire per Tirivolo costeggiando la Riserva CoturellePiccione (per la descrizione, si veda l’itinerario turistico n° 1 a pag.
23), è necessario seguire le indicazioni per Sersale.
Lungo il percorso, appena lasciato Buturo, è possibile effettuare
diverse digressioni per visite lontane dai circuiti più battuti, tra
cui l’esplorazione dell’alta Valle
del Crocchio (descrizione itinerario a pag. 61).
La prima deviazione ha inizio appena due chilometri dopo Villaggio Buturo, dove una sterrata
Giganti di Cavallopoli
sulla sinistra conduce alla Pietra
del Ruvazzo (“del pettirosso”),
curiosa formazione monolitica
alta 5 metri sotto la quale i briganti nascondevano forse il loro
bottino. Proseguendo per Sersale,
dopo circa cinque chilometri,
una breve strada sterrata sulla sinistra in corrispondenza di
un’icona raffigurante San Giuseppe (in località Vecchiarello)
conduce ad un luogo di tutela del
patrimonio forestale: i campi sperimentali del germoplasma castanicolo (il materiale ereditario delle piante contenuto in parti vive),
dove si distinguono le diverse varietà di castagno, circa 90. L’attività che viene svolta in questo arboreto non è solo scientifica, ma
anche didattico-divulgativa, in
un’ottica di tutela e conservazione del patrimonio naturalistico
dell’area.
Continuando a scendere in direzione Sersale, arrivati in località
Stagli, un sentiero sulla sinistra in
corrispondenza di una curva a
gomito permette di lasciare l’auto
e di proseguire a piedi per un breve percorso seguendo delle scale
con corrimano in legno fino al
“Gigante Buono”, un castagno di
cinque secoli alto 20 metri e con
circonferenza di 8, simbolicamente “adottato” dai bambini
GIGANTI DI CAVALLOPOLI
Il sentiero parte dalla località Salice, lungo la strada sterrata che
da Sersale conduce a Villaggio Buturo e attraversa un bosco di
castagni in cui si incontrano anche piante di nocciolo, noce e
ciliegio nelle vicinanze di tre fontanelle di acqua potabile, dove è
possibile fermarsi per una bevuta rinfrescante. Proseguendo
lungo l’itinerario si costeggia un piccolo torrente fino ad arrivare
ad una diramazione nelle vicinanze di un’antica struttura per la
lavorazione dei pastilli, le castagne essiccate. Un altro brillante
esempio di archeologia industriale si può incontrare lungo il
corso del fiume Crocchio, dove si trovano i resti di un antico
mulino ad acqua, destinato alla macinatura dei cereali, comprensivo dell’acquaro, la condotta che portava l’acqua direttamente
alle pale. Le tracce dell’antica attività agricola si possono inoltre
incontrare tutt’intorno alla struttura, che è circondata da terrazzamenti con alberi di noce, gelso e ciliegio.
Tirivolo Villaggio Grechi
VALLE DEL CROCCHIO
51
3°ITINERARIO TURISTICO
ITINERARIO OUTDOOR
Petronà
MUSEO DELLA
CASTAGNA
DI CERVA
La galleria dedicata al gioiello del
bosco intende valorizzare la storia
e le tradizioni contadine della
Presila catanzarese, portando a
conoscenza dei visitatori la cultura
castanicola del territorio.
Il percorso espositivo si suddivide
in tre sezioni. La prima è dedicata
alla storia di questo frutto con la
presentazione dell'attrezzatura
utilizzata per la sua lavorazione;
la seconda parte ricostruisce gli
ambienti tipici delle abitazioni
montane dell’epoca attraverso
oggetti di arredamento e di uso
domestico; infine, l’ultimo ambito
è didattico-scientifico, completo di
archivi cartacei e computerizzati
e di documenti tematici.
52
VALLE DEL CROCCHIO
delle scuole vicine. È uno degli
esemplari patriarchi che si estendono nella zona e che erano chiamati “alberi del pane”, perché un
tempo la farina di castagne veniva utilizzata per tutte le preparazioni quotidiane. Accanto si può
ammirare un pastillaro, edificio
anticamente adibito all’essicazione di queste gemme del bosco
(descrizione itinerario a pag. 53).
Prendendo una deviazione sulla
destra per località Carrozzino, che
si imbocca dopo aver continuato
sulla strada per Sersale per circa
due chilometri, dopo un altro
tratto su strada comunale si arriva
al cosiddetto “orto dei frutti perduti”, dove si conserva la biodiversità del germoplasma di alcune
specie arboree un tempo diffusamente coltivate ma oggi quasi
scomparse: tutelarle impedisce la
perdita di un patrimonio naturalistico altrimenti non riproducibile. Una volta ritornati sulla strada
principale, dopo un breve tratto si
arriva ad una sterrata che si stacca
sulla sinistra e che conduce alle
Fontane del Salice, con una piacevole area attrezzata per pic-nic e
barbecue. Poco oltre, arriviamo ai
magnifici Giganti di Cavallopoli,
folto gruppo di castagni monumentali (descrizione itinerario a
pag. 51).
Ancora oltre, sempre sulla sinistra
per chi percorre la strada provinciale verso Sersale, dopo circa 500
metri si può prendere una strada
comunale pavimentata che, in
corrispondenza di un’icona votiva, incontra un sentiero sulla sinistra che porta all’alto corso del
Crocchio (descrizione itinerario a
pag. 49), che si snoda dapprima
nel folto della vegetazione per poi
giungere al greto: la giusta occasione per conoscere un fenomeno
geologico caratteristico del territorio, il geosito delle fiumare. I
fiumi Alli, Simeri e Crocchio corrono quasi paralleli, nascendo
nella Sila Piccola e sfociando nel
Mar Jonio, e sono definiti fiumare per il loro carattere estremamente variabile da estate a inverno dovuto alla profonda influenza delle precipitazioni stagionali.
Costituendo una garanzia per
l’irrigazione, hanno visto nei secoli la nascita di numerosi insediamenti lungo il loro corso, storicamente agricoli.
Tornati sulla ex SS.109 di ritorno
dalla visita ai Giganti di Cavallopoli, si è ormai giunti nel centro
di Sersale, da cui si prosegue in
direzione di Cerva. A metà strada
fra Sersale e la tappa successiva si
attraversa un ponte sul Crocchio,
dal quale si può partire per
un’escursione a piedi semplice e
piacevole fino alle gole del Crocchio (descrizione itinerario a pag.
59).
Si continua sulla SP.159/4 verso
Cerva, che forse deve il nome ad
un esemplare femmina del nobile animale solito comparire ai
margini dell’abitato. È naturale a
questo punto la visita al Museo
della Castagna di Cerva, dove, tra
foto d’epoca e strumenti antichi,
si scoprono i procedimenti di
raccolta e di lavorazione di questi
frutti del bosco. Disposta su due
piani, la struttura ospitata nell’antico Palazzo Griffo dedica anche una sala alle tradizioni contadine (al piano terra), con attrezzi
del secolo scorso e la ricostruzione di una cucina. Le vie del paese, con le abitazioni in pietra, sono illuminate e ravvivate da una
serie di murales creati da artisti
calabresi; i dipinti ricordano i
momenti più importanti della
storia di Cerva (il brigantaggio,
l’emigrazione) e rendono omaggio ai mestieri tradizionali e alle
attività casalinghe e rurali. In
ogni angolo si respira la Presila
più autentica; dalle cucine proviene il profumo delle classiche
scilatelle ai funghi porcini, mentre dalle botteghe arrivano i suoni della lavorazione del legno e
della famosa ceramica, le cui origini si perdono nella storia della
Magna Graecia. Gli artigiani oggi offrono manufatti di ogni tipo,
da quelli di uso quotidiano ai più
decorativi come vasi e piatti ornamentali, mentre i falegnami creano mobili e suppellettili che sanno
unire solidità ed eleganza, sposando i gesti degli antenati ad un gusto contemporaneo. Perfino lo
stile urbanistico, con le facciate
in pietra a vista e i balconcini in
ferro battuto, è l’essenza della
Presila.
Località di partenza Località Salice
Località di arrivo Il Gigante Buono
Difficoltà T
Dislivello + 80 metri
Tempo di percorrenza 0.40 ore
Lunghezza del percorso 0,8 km
GIGANTE BUONO
Le foreste della Sila offrono per lunghi tratti una perfetta testimonianza delle primitive distese arboree che ricoprivano gran
parte delle terre europee. L’attestato di questa antica selva si
può trovare nei suoi alberi monumentali, tra cui primeggia il
Gigante Buono, un castagno di circa 5 secoli di età. Il nome
deriva probabilmente dal fatto che il bosco sfamava le popolazioni locali anche nei periodi più difficili. Il castagno era
meglio conosciuto come “albero del pane” perché dai suoi
acheni si otteneva la farina che dava sostentamento alla
popolazione locale. Il Gigante Buono vanta una delle circonferenze della chioma più ampie in assoluto tra i boschi della
Calabria, perché tentando di tagliarlo venne rimossa solo la
cima, e da quel momento la sua crescita è stata per lo più
laterale. Si racconta che i tentativi di abbattere l’albero siano
stati numerosi, ma tutti senza successo a causa delle difficoltà tecniche che un’impresa del genere comporta. Nelle vicinanze della pianta si incontra un pastillaro, l’antica struttura
destinata all’essiccazione delle castagne.
VALLE DEL CROCCHIO
53
3°ITINERARIO TURISTICO
ITINERARIO OUTDOOR
Località di partenza Fiume Crocchio all’altezza di Sersale
Località di arrivo Località Ciurrumele
Difficoltà EE
Dislivello + 140 metri
Tempo di percorrenza 1 ora
Lunghezza del percorso 0,85 km
CIURRUMELE
Questo itinerario si sviluppa nella località denominata
Ciurrumele, nome che, secondo alcune interpretazioni fantasiose, starebbe a significare “Carlo Magno”. Il percorso si dipana
lungo aree di particolare pregio naturalistico ma anche di interesse storico e culturale, dato dalla presenza di tracce dell’antica civiltà rurale che un tempo popolava queste foreste. Il bosco
misto è costituito dal leccio come elemento predominante,
anche se sono presenti in gran numero ornielli, carpini neri,
ontani, castagni e, nella zona ripariale del fiume Crocchio, alcuni salici. Lungo il corso d’acqua si segnala un’importante testimonianza di archeologia industriale: è qui infatti presente un
antico mulino ad acqua un tempo utilizzato per la macinatura
dei cereali. La struttura è giunta fino a noi in uno stato di conservazione discreto, ed è ancora presente e ben distinguibile il
canale che faceva confluire le acque fluviali direttamente alle
pale del mulino, chiamato acquaro.
Menulata, area pic-nic
Menulata, laghetto
54
VALLE DEL CROCCHIO
In località Melitani, a nord di
Cerva lungo la strada che conduce in Sila, s’incontra un nuovo
emozionante monumento vivente ai boschi di castagno calabresi,
i “Giganti di Melitani”. Ci si arriva passando per una strada sterrata che scende sulla sinistra, al
margine della quale si nota una
sbarra bianca e rossa (un quarto
d’ora circa). Il più impressionante è il “castagno del Cielo”, dalla
circonferenza alla base di circa 9
metri, che ha compiuto i suoi
primi quattrocento anni e si erge
con le sue foglie più alte oltre i
25 metri.
Dopo soltanto un chilometro
sulla strada comunale, si raggiunge l’oasi naturalistica Donaglie, una vasta superficie boscosa
posta su di uno scenografico pianoro, attrezzata con aree pic-nic,
fontanelle e aree gioco per i più
piccoli, percorsi didattici e sentieri di circa 4 chilometri che la
collegano ad un’altra oasi, quella
di Menulata a Petronà, in un’ottica ecosostenibile con la creazione di un laghetto collinare, recinti faunistici con daini, asinelli e
lepri, e di una rete sentieristica.
La vegetazione comprende pini,
abeti, faggi, castagni e querce,
con una nota particolare di impegno per il futuro: per ogni
nuovo nato di Petronà viene
piantato un albero, che è “battezzato” con il nome del piccolo:
nel 2010 è stato inaugurato il
parco delle Cicogne, dove i bambini possono vedere i “loro” alberi crescere, in un progetto volto allo sviluppo di un più forte
senso di appartenenza alla propria terra.
Ancora lungo il corso del fiume
Crocchio e nei territori comunali di Sersale e Cerva, è possibile
cimentarsi in due facili itinerari:
il più vicino all’abitato di Sersale
porta a Ciurrumele (descrizione
itinerario a lato), con un antico
mulino ad acqua e i resti di un
ponte, mentre un secondo tracciato conduce alle cascate di Cavallopoli (descrizione itinerario a
pag. 50), non altissime ma di
grande impatto visivo.
Melitani, Castagno del Cielo
Belcastro
Si devia ora, dalle ultime case del
centro di Cerva, verso la costa
per immergersi nell’atmosfera di
Andali, prendendo la SP.6. La
Calabria è la regione italiana con
più comunità arbëreshë, arrivate
dall’Albania e dalla Grecia alla fine del Quattrocento a seguito delle invasioni turche, che oggi mantengono vive alcune delle loro tradizioni, con una lingua rimasta
pressoché immutata nei secoli. A
causa dell’isolamento e della relativa lontananza dalle altre comunità, ad Andali le tradizioni arbëreshë forse non sono evidenti come una volta, ma rivivono nelle
parole degli anziani e nella vivacità dei costumi indossati nelle occasioni importanti. La graziosa
chiesa dell’Annunziata non presenta la “parete di icone” tipica dei
luoghi di culto di rito orientale,
ma sulla facciata essenziale spiccano il portale e la finestra in pietra
ornata dal lavoro dei maestri scalpellini. All’interno, una lastra
marmorea riporta le tappe più importanti della storia della chiesa e
raffigura lo stemma della famiglia
Fragale, e si nota un particolare
fonte battesimale in granito silano. Si ha ora la possibilità di deviare verso Cuturella, abbandonando la strada provinciale prima
di proseguire per Belcastro.
Dal centro di Cuturella inizia
un’escursione che scende verso la
valle del fiume Crocchio. Il primo
tratto si può percorrere in auto, lasciandola non appena la strada si
fa sterrata; a piedi si prende l’antica mulattiera che collegava Cuturella a Cropani fino ad un ponte di
ferro. Proseguendo lungo l’argine si
raggiunge il Vullu di Vrugamala,
un tranquillo laghetto con una
bassa cascata (1.30 ore).
In alternativa, da Andali si prosegue sulla SP.6 fino ad incontrare
la SP.5 che risale; la si segue fino
a Belcastro, borgo che fronteggia
Andalli (in arbëresht) nella valle
del Nasari. A est del centro abitato si trova un’affioramento fossilifero che testimonia le varie fasi
sedimentarie del territorio, con
macrofossili di echinidi (di cui
fanno parte i ricci di mare) risalenti al Miocene (da 23 a 5 milioni di anni fa). Belcastro ha la
classica struttura dei borghi medievali, con l’abitato più antico
raccolto ai piedi della roccaforte,
il castello dei conti d’Aquino; la
vista spazia dai campi dorati di
cereali alle colline coperte di uliveti, che regalano olio di ottima
qualità e gustose conserve. Il primo edificio che si incontra è la
Andali
LE CERAMICHE
DI CERVA
Tra gli affascinanti mestieri che
contribuiscono a rendere unica
una visita alla valle del Crocchio,
una posizione di rilievo spetta
senz’altro alla lavorazione della
ceramica di Cerva.
In questo piccolo paese abili
artigiani producono ancora oggi
eleganti suppellettili, pratici oggetti
d’uso domestico e raffinati
elementi decorativi, basandosi
sulle tecniche e sulle sapienze
antiche tramandate dalla tradizione
della ceramica locale.
VALLE DEL CROCCHIO
55
3°ITINERARIO TURISTICO
Marina di Cropani
Marcedusa
56
VALLE DEL CROCCHIO
chiesa della SS. Annunciazione,
con torre campanaria in stile romanico, distrutta dal terremoto
del 1783 e di cui sono visibili solo i resti; all’interno si conserva
un particolare altare in tufo decorato da uno scalpellino roglianese.
Proseguendo, si osserva la chiesa di
Santa Maria della Pietà, dove troviamo una bella icona su legno in
stile bizantino dell’XI secolo. Si arriva quindi a piazza Poerio, la
principale del paese: la animano,
oltre a vari locali, il palazzo omonimo con portone fiancheggiato
da colonne e atrio grandioso, e la
piccola chiesa di San Rocco, in
origine cappella nobiliare, con bel
portale lavorato, nei pressi della
quale sgorga la fonte Caria, millenaria sorgente di acqua freschissima. Si viene poi attratti dalla chiesa di San Michele Arcangelo; entrati, dopo la facciata ornata da
puttini e maschere opera di artisti
locali, lo sguardo cade su alcuni
particolari di pregio.
Continuando a salire si arriva al
castello d’Aquino, dove alcuni sostengono sia nato San Tommaso;
sono ancora visibili il grande mastio, la cinta muraria e una piccola
chiesa dedicata al santo, con all’interno un bell’affresco. Da questo
punto di osservazione, nelle giornate limpide si è abbastanza in alto perché lo sguardo giunga fino a
Le Castella e a Isola di Capo Rizzuto, dominando tutto il golfo.
Una visita a Belcastro non può
dirsi completa senza aver gustato
uno dei piatti della tradizione, in
cui l’olio che rende gli abitanti
tanto orgogliosi possa esprimersi
al meglio, come i tagliarini e ciciari (fettuccine e ceci) o la classica
tiana e milingiane (parmigiana di
melanzane). Una volta rifocillati si
prosegue sulla SP.5 risalendo a Petronà; questo borgo gode di una
vista invidiabile sugli uliveti alternati a tratti quasi brulli, ed è circondato da folti castagneti e da
frutteti che beneficiano delle acque dei fiumi Nasari e Potamo.
Molti sono i prodotti della terra
che nascono qui: freschi, conservati o trasformati in una golosa preparazione della cucina silana, dai
dolci agli insaccati, passando naturalmente per funghi e castagne.
Meritano una visita la chiesa dei
Santi Pietro e Paolo, che si fa notare per la sua facciata imponente
che risale al XVIII secolo, e la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Per i più avventurosi, ma soprattutto per chi ha un mezzo che
non si lasci intimidire da tornanti
e da un fondo talvolta leggermente sconnesso, da Petronà parte un
percorso alternativo per raggiungere Marcedusa; salendo verso la
montagna, in direzione Villaggio
Fratta, si compie un anello che allunga il percorso, ma permette di
immergersi nell’autentica natura
montana.
Fra Scozzafave (area pic-nic) e Timpone Vecchio, piegando sulla destra
per Villaggio Fratta, si può lasciare
l’auto all’altezza di un bivio sterrato
e partire per un’escursione che conduce verso la vetta del monte Femminamorta (1.30 ore), SIC grazie ai boschi misti di faggio e abete bianco. Se
si torna indietro, si apre la possibilità
di un’altra passeggiata, che conduce a
Tirivolo (per la descrizione, si veda
l’itinerario turistico n° 1 a pag. 21);
questa seconda digressione a piedi
porta verso la valle del Soleo, e viene
imboccata circa 1 chilometro prima
di Tirivolo, sulla destra, fra pianure
che scendono dolcemente. Si può seguire il corso di uno dei tanti ruscelli
che affluiscono nel Soleo fino a raggiungerlo; proseguendo, si entra nella
Manca del Diavolo, stretto passaggio
con massi, cascatelle e ampie pozze.
Tornando verso Villaggio Fratta, è
semplice raggiungere Mesoraca, e da
lì Marcedusa.
Lungo la strada che porta a Marcedusa, si incontra il geosito di affiorazioni fossilifere: la “Formazione
dei Cavalieri” risale al Pliocene (tra
5 e 2,5 milioni di anni fa), e conserva macro e microfossili, tra cui soprattutto molluschi. Marcedusa si
raggiunge seguendo le indicazioni
per Arietta sulla SP.158/4 e passando poi sulla SP.4. Il piccolissimo
paese arbëreshë si dedica principalmente alla coltura dell’olivo, alla lavorazione tessile e alle specialità gastronomiche; posto su un colle circondato da calanchi, accoglie il visitatore nel suo centro abitato raccolto e tranquillo. I coloni albanesi
si insediarono in una zona in passato già frequentata dai Greci, come
testimoniano alcuni ritrovamenti
archeologici, e conservano oggi la
nobile tradizione del ricamo del loro paese d’origine nei bellissimi costumi femminili. Il vestito tradizionale, che si riserva ai momenti fondamentali della vita della donna, è
ricco ed elaborato, con una camicia
bianca decorata con merletti, un
corpetto e uno scialle ricamati con
fili d’oro e d’argento e un’ampia
gonna plissettata che lascia intravedere la sottana dai colori vivaci. Il
completo maschile ha invece un taglio più semplice, e con il tempo è
andato influenzandosi con quello
calabrese: una giacchetta in velluto,
pantaloni stretti dal ginocchio in
giù e alti calzettoni. Da Marcedusa
si scende tra le valli del Nasari e del
Crocchio, attraversando un’area
nota come “Madama Lucrezia”,
anch’essa dichiarata SIC per le alte
pareti di roccia particolarmente favorevoli alla nidificazione dei rapaci, fra cui il raro avvoltoio capovaccaio, chiamato anche “avvoltoio
degli egizi”.
Si continua a scendere per ritrovarsi sulla costa, di nuovo a Botricello, e concludere anche simbolicamente il viaggio alla foce del fiume Crocchio, affidabile guida lungo l’intero itinerario. La zona, SIC
come “area umida costiera”, costituisce un importante angolo di
biodiversità sul litorale jonico e un
paradiso per l’avifauna, oltre che i
resti di un’antica torre di avvistamento, il “Torrazzo”, del XVI secolo. Qui, osservando il mare tranquillo, con il fluire del torrente che
si mescola alle onde, non è difficile comprendere come gli antichi
attribuissero al Crocchio un’origine mitica. Secondo la leggenda,
una bellissima ninfa di nome Arocha fu trasformata dagli dei in
questo limpido corso d’acqua per
sfuggire alle attenzioni di un pastore; e mentre il tramonto colora
di rosa e arancio la costa, sembra
ancora di vedere Arocha correre
lungo le rive del fiume.
Oasi Naturalistica Donaglie
OASI
NATURALISTICHE
La valle del Crocchio offre infinite
opportunità per conoscere il
territorio attraverso un turismo
ecosostenibile. Tra queste, le oasi
naturalistiche di Donaglie (Cerva) e
di Menulata (Petronà), che
rappresentano gli sforzi compiuti dai
due comuni per incentivare una
visita rispettosa dell’ambiente.
In entrambe sono presenti due
laghetti con rispettive aree ristoro,
rifugi dedicati all’educazione
ambientale e aule didattiche, posti
letto e punti ristoro pensati
soprattutto per le scolaresche, e
ancora sentieri naturalistici per il
trekking e aree faunistiche popolate
da diverse specie di ungulati, che
appassionano grandi e piccini.
VALLE DEL CROCCHIO
57
I
GEOSITI
Fiumare Alli - Simeri -
M
uovendosi lungo la
valle del Crocchio è
facile entrare in contatto con la realtà, diffusissima
in tutte le terre di Calabria,
delle fiumare: corsi d’acqua
stagionali, impetuosi in autunno e inverno, in secca o quasi
nei mesi caldi, che suggeriscono come queste valli, scavate
così in profondità, siano state
segnate e modellate nei millenni dalla loro irruenta attività. Qui il profilo del territorio
è per ampi tratti profondamente caratterizzato da questi
elementi naturali, che in alcune parti presentano un letto
molto ampio, nei casi più
estremi di centinaia di metri di
larghezza. Il fondo è di solito
ciottoloso, tipico dei fiumi di
portata impetuosa, ma a differenza di quello che caratterizza
questi ultimi, è quasi sempre
in secca per tutta la stagione
calda, e facilmente riconoscibile anche da ampie distanze
per la colorazione chiara o grigiastra. Uno degli aspetti che
denotano maggiormente le
valli della Calabria dal punto
di vista naturalistico è proprio
l’alternanza tra le strette gole e
forre delle valli più alte, dove
spesso vengono a formarsi
spettacolari cascate, e gli ampi
letti delle zone pianeggianti,
sulle quali le acque delle fiumare danno sfogo, ogni inverno, alla propria furia. Per lungo tempo questi corsi d’acqua
hanno dettato i ritmi della vita
contadina calabrese, assicurando approvvigionamento idrico
per le irrigazioni e forza meccanica per mulini e frantoi.
Molti centri abitati sono nati
per questo motivo a ridosso
delle fiumare: sufficientemente vicini per poterne sfruttare i
vantaggi, ma anche abbastanza
lontani da evitare il rischio di
essere travolti dall’impeto delle acque nella stagione piovosa. Nella valle del Crocchio,
tra i tanti insediamenti nati in
prossimità delle fiumare, meritano una visita un villaggio rurale in località Sant’Apostoli
nel comune di Sorbo San Basile, la valle dei Mulini nel territorio del comune di Pentone,
Crocchio
ed un ponte, presumibilmente di origine romana, che congiunge Sorbo San Basile con
Taverna. In tempi più recenti
l’andamento di molti di questi fiumi si è modificato: se
negli anni ’50 del Novecento
prevalevano le configurazioni
pluricursali, negli anni ’90
gran parte delle fiumare di
Calabria aveva invece acquisito un carattere monocursale,
ossia con un unico ampio letto per gran parte o la totalità
del percorso di bassa valle. Le
cause di questo cambiamento
sono dovute sia a fattori naturali, come sensibili variazioni
nelle precipitazioni, sia ad
opere antropiche, in particolare un maggior prelievo di
ITINERARIO OUTDOOR
Località di partenza Strada Sersale-Cerva
Località di arrivo Gole del fiume Crocchio
Difficoltà T
Dislivello + 80 metri
Tempo di percorrenza 0.40 ore
Lunghezza del percorso 0,5 km
GOLE DEL CROCCHIO
La parte alta del corso del Crocchio presenta le caratteristiche
tipiche di molte fiumare di Calabria, che nei loro tratti iniziali
hanno andamento tortuoso, con pendenze molto forti e letti
rocciosi stretti tra gole e forre. Questo itinerario è accessibile
a breve distanza dalla statale della Sila Piccola, che collega
Sersale con Cerva. Il primo tratto del percorso è immerso in
un castagneto monumentale di grande fascino. Alcuni dei
suoi alberi più belli sono messi a dimora su piccoli terrazzamenti realizzati con muretti a secco. Anche in questo itinerario è possibile incontrare un pastillaro, imponente per sottolineare l’importanza di questa attività per le antiche popolazioni della vallata. Il rumore delle acque che scendono a valle diventa sempre
più imperioso e sotto le pendici rocciose si intravvedono le affascinanti gole del Crocchio. Poco più avanti è possibile osservarle dall’alto insieme a tre cascatelle alternate a pozze molto ampie
che in estate permettono di fare un bagno rinfrescante.
GEOSITO FIUMARE
ALLI – SIMERI – CROCCHIO
Ambito territoriale
Il percorso delle fiumare attraversa gran parte
del territorio del G.A.L, toccando l’area amministrativa di diversi comuni: Sersale, Cerva,
Sorbo San Basile, Taverna, Pentone.
Periodo di formazione
I letti alluvionali sono di origine miocenicoquaternaria.
Caratteristiche geomorfologiche
I corsi d’acqua presentano lungo il tratto
iniziale le litologie cristalline del blocco
silano (gneiss, scisti filladici o granitoidi),
mentre a valle, con l’alternanza di fenomeni
di deposito ed erosione, danno origine a
complesse dorsali omoclinali.
Motivi di interesse
Nelle zone più alte delle vallate sono spesso
presenti forre e cascate di particolare
bellezza ed interesse naturalistico. Un itinerario escursionistico particolarmente suggestivo
riguarda l’alta valle del Crocchio. Inoltre si
incontrano frequentemente villaggi rurali e
mulini che testimoniano la storia
contadina di queste terre.
58
VALLE DEL CROCCHIO
Come arrivare
Le fiumare lungo il loro percorso coprono
buona parte del territorio del G.A.L.
L’Alli si genera dal lago Passante, che si
raggiunge da Catanzaro con la SS.109 in
direzione Sorbo S. Basile; da Crotone
SS.106 in direzione Catanzaro, a Villaggio
Carrao svoltare a destra e seguire le
indicazioni per Sorbo S. Basile.
La fiumara Simeri è raggiungibile nella
parte bassa uscendo dalla SS.106 all’altezza
di Simeri-Crichi, da entrambe le direzioni.
La parte alta da Taverna, raggiungibile da
Catanzaro tramite la SS.109, da Crotone
SS.106 in direzione Catanzaro fino a
Villaggio Carrao, poi seguire le indicazioni
per Taverna. Il fiume Crocchio sfocia
all’altezza di Cropani Marina, raggiungibile
dalla SS.106 uscita Botricello. La sorgente
si trova in prossimità di Tirivolo,
raggiungibile da Catanzaro tramite la
SS.109, da Crotone con la SS.106 a
Villaggio Carrao svoltare a destra e seguire
le indicazioni per Tirivolo.
VALLE DEL CROCCHIO
59
I
GEOSITI
ITINERARIO OUTDOOR
acque per scopi agricoli e industriali, o per l’estrazione di
sabbie e altri inerti dal letto del
fiume. In certi casi l’azione
umana è stata mirata proprio
alla modifica del regime fluviale: i corsi d’acqua sono stati canalizzati su un unico percorso
per evitare dissesti idrogeologici e ridurre la loro pericolosità.
Tre sono i fiumi presenti sul
territorio del G.A.L.; a far parte del geosito e a presentare le
caratteristiche tipiche delle fiumare calabresi troviamo il
Crocchio, il Simeri e l’Alli.
Ognuno di questi si sviluppa
lungo percorsi paralleli, ha origine dalle pendici dell’altopiano silano, segue un andamento
regolare in direzione sud-est e
scarica le proprie acque nel
mar Jonio. Nello specifico, il
Crocchio nasce dal fianco meridionale del monte Gariglione, il Simeri ha origine nelle vicinanze di Villaggio Racise in
Sila Piccola, mentre l’Alli inizia
60
VALLE DEL CROCCHIO
il suo percorso dal bacino del
lago del Passante, uno dei tanti specchi d’acqua calabresi di
origine antropica. Dal punto
di vista geomorfologico il tratto iniziale delle valli fluviali,
più stretto e ripido, presenta
generalmente le rocce metamorfiche tipiche del massiccio
silano, come gneiss o scisti filladici e granitoidi. Muovendosi verso valle invece, dove le
pendenze diventano molto più
dolci ed il letto fluviale si amplia sensibilmente, l’accumulo
alluvionale porta alla sovrapposizione di uno strato superficiale più recente, con rocce sedimentarie stratificate di origine miocenica o quaternaria, e
quindi di età ben più giovane
rispetto ai ripidi versanti rocciosi delle valli più alte. Gli
amanti dell’escursionismo troveranno alcuni sentieri percorribili a piedi come in bicicletta,
finalizzati proprio alla conoscenza diretta di queste emer-
genze naturali, in particolare
del fiume che dà nome alla valle. L’itinerario Alto Crocchio
(descrizione a pagina 49), per
esempio, si sviluppa all’interno
di un bosco ceduo di castagno,
lasciato il quale si sbuca sulle
sponde del fiume con il suo
variegato paesaggio arboreo.
Un percorso è invece dedicato
alle gole del Crocchio (descrizione a pagina 59), suggestive
e accompagnate dai bellissimi
salti di tre cascatelle che in
estate formano pozze molto
ampie ideali per un bagno rinfrescante. Infine, il sentiero
Ciurrumele (descrizione a pagina 54) assume anche un valore storico-culturale grazie al
suo essere in parte scavato nella pietra e alla presenza di
tracce della civiltà contadina,
come uno splendido mulino
ad acqua ancora funzionante.
Le fiumare sono tra gli elementi fondamentali del territorio della valle del Crocchio
e della Calabria in generale,
poiché, oltre ad aver plasmato
fisicamente il paesaggio, hanno condizionato la vita e la
storia delle popolazioni che
nei secoli si sono avvicendate
lungo le loro rive. Un punto
di sosta da non perdere per
chiunque voglia conoscere a
fondo la storia e la natura di
queste terre.
Località di partenza SP.20 da Sersale
a Villaggio Buturo
Località di arrivo Corso del fiume Crocchio
Difficoltà EE
Dislivello + 150 metri
Tempo di percorrenza 3 ore
Lunghezza del percorso 2,3 km
ALTA VALLE DEL CROCCHIO
L’itinerario prevede una discesa verso le sponde del fiume
Crocchio attraverso un bosco lussureggiante di conifere e
faggi, dove i più fortunati possono scorgere animali elusivi
come caprioli, volpi, lepri e, muovendosi in assoluto silenzio,
anche il predatore primario, oltre che simbolo della Sila: il
lupo appenninico. La vegetazione tradisce le caratteristiche di
un ambiente sempre meno mediterraneo e sempre più montano, con boschi misti di media quota, e qua e là, soprattutto
nelle zone più umide, brevi e affascinanti tratti a ontano napoletano. Il corso del fiume, una volta raggiunto, offre scorci
incantevoli sia per le numerose cascatelle e pozze profonde,
sia per la vegetazione ripariale dove spesso appare l’interessante felce maschio.
VALLE DEL CROCCHIO
61
I
GEOSITI
Area Fossilifera
L
a Calabria è una terra
dalla storia geologica
lunga e complessa, fatta
di sollevamenti e deformazioni,
innalzamenti e terremoti, movimenti di faglie e drammatici
cambiamenti.
A testimoniare questa lunga attività ci sono ancora i terremoti,
che purtroppo colpiscono frequentemente, ma un’altra dimostrazione tangibile della costante presenza di mutamenti su
larga scala è data dai tanti siti
fossiliferi. Le tracce di vita imprigionate tra le rocce non solo
risvegliano la nostra passione
per le bellezze naturali, ma sono
anche una preziosa fonte di informazioni per gli scienziati, in
quanto forniscono dati importanti sulla storia geologica ed
ecologica dell’area in cui vengono rinvenuti: possono aiutare a
ricostruire sollevamenti o abbassamenti tettonici e antiche frane, e persino ricreare gli ambienti naturali preistorici in cui
vivevano questi organismi. In tal
senso, tutta la costa jonica crotonese e catanzarese è ricca di siti
fossiliferi di grande pregio ed
importanza. Tra questi, un grande bacino sedimentario che interessa Crotone e molti comuni
circostanti presenta tra i suoi
strati rocciosi giacimenti di sicuro interesse. Uno in particolare,
inserito all’interno della cosiddetta “formazione di San Nicola”, affiora ad est del centro abitato di Belcastro e porta in sé le
testimonianze di un’antica comunità di fondale marino. Il sito è celebre per un gran numero
di rinvenimenti di echinodermi
fossili di notevole bellezza. Tra i
tanti, spiccano numerosi esemplari di Clypeaster cipollae, echinidi, appartenenti al gruppo de-
62
VALLE DEL CROCCHIO
gli attuali ricci di mare, di dimensioni medio-grandi, spesso
perfettamente conservati. Nei
fossili di maggior pregio si distinguono ancora chiaramente
la bocca, la configurazione a cinque lobi tipica di gran parte degli echinodermi, e persino i “pori ambulacrali”, che connettevano la struttura centrale dell’animale con i pedicelli, i peduncoli
mobili che i ricci utilizzano ancora oggi per spostarsi. L’altro
giacimento fossilifero che fa parte del geosito si trova lungo la
strada che conduce al centro
abitato di Marcedusa ed appartiene alla formazione geologica
detta “dei Cavalieri”. Anche in
questo caso, numerose sono le
testimonianze dell’antica vita di
fondale marino che caratterizzava queste aree. La maggior parte dei fossili che si possono incontrare qui sono infatti resti di
molluschi; tra questi la conchiglia del Pecten, il più classico dei
bivalvi, gli slanciati gusci del gasteropode Turritella e i sottili
coni dello scafopode Dentalium, che prende il nome dalla
forma del guscio, simile a una
zanna di elefante.
Oltre ai reperti di grandi dimensioni si possono inoltre incontrare abbondanti microfossili, tra cui spiccano in gran numero i foraminiferi, protozoi
marini dotati di gusci dalle forme spesso eleganti, conservati
frequentemente in strati di
marne, un tipo di rocce sedimentarie derivate dal deposito
di fanghi argillosi e calcarei, che
testimoniano l’intensa attività
di accumulo presente in queste
aree quando ancora erano fondali marini. Si possono inoltre
notare spessori e composizioni
variabili nelle stratificazioni, a
Belcastro e Marcedusa
dimostrare come la storia geologica dell’area sia sempre stata
particolarmente travagliata.
Una testimonianza importante,
accessibile a tutti e che può interessare anche i meno esperti: i
fossili sono una di quelle bellezze naturali in grado di riaccendere la curiosità tipica dei bambini, presente in tutti noi e che
attende solo di essere risvegliata.
Una visita in questi siti alla sco-
perta delle antiche forme di vita
che popolavano le terre della
valle del Crocchio può rivelarsi
un’esperienza indimenticabile
per tutti gli appassionati della
natura.
GEOSITO AREA FOSSILIFERA
BELCASTRO E MARCEDUSA
Ambito territoriale
Comuni di Belcastro e Marcedusa (CZ).
Periodo di formazione
La “formazione di San Nicola” di Belcastro
risale al Miocene (circa 10-15 milioni di anni
fa), mentre la “formazione dei Cavalieri” di
Marcedusa è del Pliocene Medio (approssimativamente 3 milioni di anni fa).
Caratteristiche geomorfologiche
La formazione di Belcastro, appartenente al
bacino sedimentario crotonese, presenta
conglomerati rossastri di ambiente
continentale alternati a depositi arenacei e
conglomeratici costieri e poggia direttamente sul basamento del Batolite della Sila.
Il sito di Marcedusa è costituito da arenarie
a cemento calcareo e sabbie grigio-brune
che sovrastano una formazione di argille
siltose grigio-chiare o grigio-azzurre con
intercalazioni di sabbie ed arenarie.
Oltre a queste sono presenti livelli marnosi
grigio-verdi che testimoniano l’intensa
attività di sedimentazione dell’epoca.
Motivi di interesse
La presenza di tante forme fossili di fondale
marino in questi siti ubicati ad oltre 10
chilometri dal mare è testimonianza
dell’intensa attività tettonica dell’area e delle
numerose modificazioni che le terre calabre
hanno vissuto e vivono tuttora.
Come arrivare
Da Catanzaro SS.106 in direzione Crotone,
al bivio Belcastro-Marcedusa svoltare a
sinistra e seguire le indicazioni per
Belcastro (primo sito) o Marcedusa (secondo sito); da Crotone SS.106 in direzione
Catanzaro, al bivio Belcastro-Marcedusa
svoltare a destra e seguire le indicazioni per
Belcastro (primo sito) o Marcedusa
(secondo sito).
VALLE DEL CROCCHIO
63
NUMERI UTILI
CARTA D’IDENTITÀ G.A.L.
VALLE DEL CROCCHIO
Regione: Calabria
Provincia: Catanzaro
Sede: G.A.L. VALLE DEL
CROCCHIO
C.da Pedecandela 88051
Cropani (CZ)
Tel. e fax 0961.965615
0961.965709 / 965910
[email protected]
www.vallecrocchio.it
Comuni: Albi, Andali,
Belcastro, Botricello, Cerva,
Cropani, Fossato Serralta,
Magisano, Marcedusa,
Pentone, Petronà, Sellia,
Sellia Marina, Sersale, Simeri
Crichi, Sorbo San Basile,
Soveria Simeri, Taverna,
Zagarise.
COME ARRIVARE
I comuni della Valle del
Crocchio sono raggiungibili
tramite l’autostrada A.3
Salerno-Reggio Calabria, la
Strada Statale 280 e la Strada
Statale 106. Gli aeroporti più
vicini sono quelli di Crotone e
di Lamezia Terme. In auto. A.3
Salerno-Reggio Calabria uscita
di Lamezia Terme; S.S.280 in
direzione Catanzaro e S.S.106
in direzione Crotone. In aereo.
Aeroporto di Crotone
(30 chilometri) e aeroporto di
Lamezia Terme (58 chilometri). In treno. Stazione FF.SS.
di Cropani Marina o di
Catanzaro Lido.
I COMUNI DEL G.A.L.
VALLE DEL CROCCHIO
◗ ALBI
Informazioni turistiche
Municipio
Via Serra, 1 - 88055
Tel. 0961.923303
[email protected]
www.comune.albi.cz.it
Da visitare
Riserva Statale CoturellePiccione
Ente Parco Nazionale
della Sila
Tel. 0984.537109
[email protected]
[email protected]
www.parcosila.it
Ufficio Territoriale Biodiversità
di Catanzaro Via Vinicio
Cortese, 5 - 88100 Catanzaro
Tel. 0961.721817
[email protected]
Museo della Civiltà
Agrosilvopastorale, delle
Arti e delle Tradizioni
Via Pieve di Cadore
Tel. 0984.902838
Cell. 334.5276521 (Novamusa)
[email protected]
www.ecomuseoalbi.it
Gestione. Soc. Novamusa –
Gruppo Thesauron. Ingresso
libero. Giorno di chiusura.
Lunedì.
Orari di apertura. Da metà
marzo a metà novembre
mar-dom 9:30-18:00
◗ ANDALI
Informazioni turistiche
Municipio
Via Roma, 20 - 88050
Tel. 0961.935095
[email protected]
www.comunediandali.it
◗ BELCASTRO
Informazioni turistiche
Municipio
P.zza S. Tommaso, 2 88050 Tel. 0961.932090
[email protected]
www.comune.belcastro.cz.it
◗ BOTRICELLO
Informazioni turistiche
Municipio
Via Nazionale, 240 - 88070
Tel. 0961.966801
[email protected]
www.comune.botricello.cz.it
◗ CERVA
Informazioni turistiche
Municipio
P.zza della Vittoria, 2 - 88050
Tel. 0961.939201
[email protected]
www.comune.cerva.cz.it
Da visitare
Museo della Castagna
Palazzo Griffo – Via Roma
Tel. 0961.939201 Ingresso
gratuito. Orari di apertura.
Lun-Ven 8:00-13:00 / 14:0018:00 (negli altri orari e giorni,
apertura su richiesta)
◗ CROPANI
Informazioni turistiche
Municipio
Via P. Giovanni Fiore - 88051
Tel. 0961.965714
[email protected]
http://cropani.asmenet.it
G.A.L. Valle del Crocchio
C.da Pedecandela
88051 Cropani (CZ)
Tel. e fax 0961.965615
0961.965709 / 965910
[email protected]
www.vallecrocchio.it
Pro loco
Via Togliatti snc
[email protected]
[email protected]
www.prolococropani.it
Da visitare
Museo Diocesano
P.zza del Duomo
Ingresso gratuito.
Visite guidate su richiesta.
Tel. 0961.965029
(Convento Cappuccini)
Cell. 347.4805684
(Padre Francesco Critelli)
Antiquarium
Complesso Monumentale di
Santa Caterina d’Alessandria
Cell. 348.5848763 (Antonio
Gualtieri, responsabile)
[email protected]
Ingresso a pagamento.
Orari di apertura.
Da giugno a settembre
mar-dom 18:00-20:00.
In altri periodi su
prenotazione (chiuso il
lunedì).
◗ FOSSATO SERRALTA
Informazioni turistiche
Municipio
C.so V. Emanuele, 1 - 88050
Tel. 0961.925393
[email protected]
www.comune.fossatoserralta.cz.it
Pro Loco
C.so Umberto I - 21
◗ MAGISANO
Informazioni turistiche
Municipio
Viale M. Giglio, 47 - 88050
Tel. 0961.926015
[email protected]
www.comune.magisano.cz.it
Pro Loco
Tel. 0961.926015 (Comune)
Da visitare
Casa Museo Etnografico
e Risorgimentale
Antonino Greco
C.so Antonino Greco
Fraz. Vincolise
Cell. 338.3734107
(Giovanni Greco, Direttore)
[email protected]
www.casamuseoantoninogreco.it
Ingresso gratuito.
Visite guidate su richiesta.
◗ MARCEDUSA
Informazioni turistiche
Municipio
P.zza Municipio, 13 - 88050
Tel. 0961.932010
[email protected]
www.comune.marcedusa.cz.it
◗ PENTONE
Informazioni turistiche
Municipio
C.so De Laurenzi, 56 - 88050
Tel. 0961.925076
[email protected]
www.comunedipentone.gov.it
Pro loco
C.so De Laurenzi snc - 88050
[email protected]
www.prolocopentone.it
Da visitare
Museo della Civiltà
Contadina e Pinacoteca di
Arte Contemporanea
C.so De Laurenzi snc
Cell. 389.1862374
(Vitaliano Marino)
www.prolocopentone.it
Ingresso gratuito.
Visite guidate su richiesta.
◗ PETRONÀ
Informazioni turistiche
Municipio
Via Nazionale, 200 - 88050
Tel. 0961.938809
[email protected]
www.comune.petrona.cz.it
Pro Loco
Via Pietre della Chiesa snc
◗ SELLIA
Informazioni turistiche
Municipio
Via Nazionale - 88050
Tel. 0961.483049
[email protected]
www.comune.sellia.cz.it
Da visitare
Ecomuseo E.MU.SE.
Libero accesso
Tel. 0961.483049
(Comune di Sellia)
◗ SELLIA MARINA
Informazioni turistiche
Municipio
Via Acqua delle Mandrie - 88050
Tel. 0961.964125
[email protected]
www.comune.selliamarina.cz.it
Pro loco
Via Giardinello snc - 88050
Tel. 0961.964335
[email protected]
www.prolocoselliamarina.it
Da visitare
Museo storico della
Lambretta
Loc. Feudo de Seta
Tel. 0961.798093
Cell. 340.7774248
(Don Bruno Andrea)
[email protected]
www.museolambretta.it
Ingresso gratuito (offerta libera)
Visite guidate su prenotazione.
◗ SERSALE
Informazioni turistiche
Municipio
Via Roma - 88054
Tel. 0961.930911
[email protected]
www.comune.sersale.cz.it
Pro loco
Via Sila - 88054
[email protected]
www.prolocosersale.it
Da visitare
Cooperativa “Segreti
Mediterranei”
Via Laco – 3ª traversa 2/bis
Cell. 333.8342866
(Rossella Capellupo,
Presidente)
Cell. 334.9174699
(Salvatore Berlingò)
Cell. 333.6988835
(Carmine Lupia)
[email protected]
www.vallicupe.it
Visite guidate
ed escursioni.
◗ SIMERI CRICHI
Informazioni turistiche
Municipio
P.zza Martiri 1809 - 88050
Tel. 0961.481003
[email protected]
www.comune.simericrichi.cz.it
◗ SORBO SAN BASILE
Informazioni turistiche
Municipio
P.zza Margherita - 88050
Tel. 0961.921108
[email protected]
www.comune.sorbosanbasile.cz.it
◗ SOVERIA SIMERI
Informazioni turistiche
Municipio
Via Agata Pallavicino, 9 88050
Tel. 0961.798057
[email protected]
www.soveriasimeri.com
◗ TAVERNA
Informazioni turistiche
Municipio
P.zza del Popolo, 27 - 88055
Tel. 0961.921058
[email protected]
www.comune.taverna.cz.it
Pro Loco di Villaggio
Mancuso e della Sila
Piccola -Taverna
P.zza del Popolo, 88055 Cell. 333.7289864
(Pro Loco)
[email protected]
www.prolocotaverna.it
Da visitare
Centro Visite Antonio
Garcea del Parco Nazionale
della Sila
Loc. Monaco / Villaggio
Mancuso
Tel. 0961.922030
[email protected]
Ente Parco Nazionale della Sila
Tel. 0984.537109
[email protected]
[email protected]
www.parcosila.it
Riserva Biogenetica
Poverella – Villaggio
Mancuso
Ente Parco Nazionale della Sila
Tel. 0984.537109
[email protected]
[email protected]
www.parcosila.it
Gestione Ufficio Territoriale
Biodiversità di Catanzaro
Via Vinicio Cortese, 5 88100 Catanzaro
Tel. 0961.721817
[email protected]
Riserva Biogenetica
Gariglione – Pisarello
Ente Parco Nazionale della Sila
Tel. 0984.537109
[email protected]
[email protected]
www.parcosila.it
Gestione Ufficio Territoriale
Biodiversità di Catanzaro
Via Vinicio Cortese, 5 88100 Catanzaro
Tel. 0961.721817
[email protected]
Museo Civico, Galleria
d’Arte Contemporanea e
Pinacoteca pretiana
Palazzo San Domenico
Tel. 0961.921058 int. 9/2
(Comune di Taverna)
[email protected]
www.museiditaverna.it
Ingresso a pagamento.
Visite guidate su prenotazione.
Giorno di chiusura. Lunedì
Orari di apertura. Mar-dom
9:30-12:30 / 16:00-19:00
Museo d’Arte
Contemporanea all’Aperto
di Taverna (M.A.C.A.T.)
Centro storico
Tel. 0961.921058 int. 9/2
(Comune di Taverna)
[email protected]
www.museiditaverna.it
◗ ZAGARISE
Informazioni turistiche
Municipio
C.so Garibaldi, 4 - 88050
Tel. 0961.937014
[email protected]
www.zagarise.com
Pro loco
Via Paolo E. Tulelli, 15 -88050
[email protected]
Rifugio Leone Grandinetti
Località Latteria,
Quota m 1611
Gestione C.A.I. di Catanzaro
Cell. 339.2649570
(Scotto Salvatore)
Cell. 347.3086738 (Italina
Marina IIritano)
16 posti letto
Da visitare
Museo dell’Olio d’Oliva e
della Civiltà Contadina
Via G. Marconi
Gestione. Novamusa –
Gruppo Thesauron
Tel. 0984.902838
[email protected]
www.ecomuseozagarise.it
Ingresso gratuito.
Giorno di chiusura. Lunedì
Orari di apertura. Da metà
marzo a metà novembre
mar-dom 9:30-18:00 (nei
restanti mesi apertura su
richiesta)
Museo d’Arte Sacra
“Silvestro Frangipane”
Via Canonica
Tel. 0961.937014 (Comune)
Ingresso gratuito.
Visite guidate su richiesta.
Parco avventura “Orme nel
Parco”
Loc. Tirivolo
Tel. 0961.731290
Cell. 334.3363690
[email protected]
[email protected]
www.ormenelparco.it
Ingresso a pagamento.
Orari di apertura. In estate
tutti i giorni 9:30-19:00; in
primavera e autunno domenica e festivi 9:30-19:00.
www.ormenelparco.it
G.A.L. Valle del Crocchio
Presidente: Francesco Colosimo
Vice Presidente: Elena Grimaldi – Direttore: Pantaleone Mercurio
Segretaria: Mariateresa Salerno – Animatore - Tecnico: Domenico Bellizzi
Resp. Ufficio Tecnico: Salvatore Taverna – Collab. Amministrativo: Michela Capellupo
G.A.L. Valle del Crocchio – Contrada Pedecandela – 88051 Cropani (CZ)
Tel. e fax 0961.965615 - 965709 - 965910 www.vallecrocchio.it e-mail: [email protected]
Vivere la Valle del Crocchio
Direttore Responsabile: Italo Clementi
Caporedattore: Enrico Bottino – Art Director: Stefano Roffo
CLEMENTI EDITORE
Comitato editoriale: Italo Clementi, Enrico Bottino, Pantaleone Mercurio, Domenico Bellizzi, Salvatore Taverna, Mariateresa Salerno
Testi di: Elisa Patrone, Ezio Infelise, Enrico Bottino, Alberto Cavallo, Sara Dalessio Clementi, Milena Lombardo,
Alfonso Lucifredi, Francesco Bevilacqua, Pantaleone Mercurio.
Cartine: Daniela Blandino.
Referenze fotografiche: Gabriele Palmato, Francesco Bevilacqua, Massimo Piacentino, Domenico Bellizzi – Archivio G.A.L Valle del Crocchio,
Studio Folino – Archivio G.A.L. (pag. 6 in alto / 7 basso sx / 8 alto / 9 lato / 11 basso dx / 12 centro / 13 sx / 14 sx / 18 basso sx /
19 dx / 20 alto sx / 21, 22, 23 / 26 basso / 29 / 30 basso / 31 alto / 33 basso a sx / 37 alto / 41 basso / 42 sx / 43 / 47 alto / 49 dx / 50
tutte / 51 alto sx e basso / 52 basso dx / 53 basso / 54 / 55 alto a sx / 56 alto / 59 lato / 60, 60 in basso / 63 alto / quarta di copertina),
Puccio e Renda – Archivio G.A.L. (pag. 7 basso dx / 48 basso dx / 56 centro), Clic Agency di Maurizio Sestito – Archivio G.A.L. (pag. 10
basso / 11 basso sx / 12 basso / 13 alto e in basso a dx / 15 in alto e dx in basso / 16 in alto dx / 32 al centro e in basso / 33 dx / 38 basso
a dx / 39 basso / 46 basso / 48 alto / 55 alto a dx / 56 basso), Luigina Colosimo – Archivio G.A.L. (pag. 57 basso),“Parchi Riserve Giardini
Sentieri della Biodiversità del Medio Jonio Catanzarese” di Antonio Garcea - Edizioni Monteleone Sas anno 2001 (pag. 20 alto dx).
Clementi Editore S.r.l. Corso Torino, 24 / 3 – 16129 Genova
Tel. 010.5701042 – Fax 010.5304378
www.trekking.it e-mail:[email protected]
Gruppo di Azione Locale
Valle del Crocchio
C.da Pedecandela
88051 Cropani (CZ)
Tel. e fax 0961.965615
0961.965709 / 965910
[email protected]
www.vallecrocchio.it
P.S.R. REGIONE CALABRIA 2007/2013
Asse IV - Approccio Leader
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