VIVERE LA VALLE DEL CROCCHIO CLEMENTI EDITORE VIVERE LA VALLE DEL CROCCHIO www.vallecrocchio.it Itinerari naturalistico ambientali alla scoperta dei geositi nel territorio del G.A.L. Valle del Crocchio Visitate la Valle del Crocchio. Scoprite la purezza dell’aria, la generosità della gente, il piacere del gusto, la storia e la cultura di uno dei distretti più affascinanti della Calabria. Prima ancora di mettervi in viaggio consultate il sito internet del G.A.L. Valle del Crocchio per essere sempre informati. www.vallecrocchio.it un sito rassicurante per trascorrere il tempo libero. M i corre l’obbligo di scrivere alcune note di introduzione a quest’opera affidata alla professionalità della Clementi Editore. Questa decisione, concordata con il nostro Consiglio di Amministrazione, ha cambiato radicalmente il mio “dovere” di scrivere qualche nota introduttiva in un piacevole invito a visitare ed a lasciarsi catturare, conquistare, dal fascino dei luoghi, ben descritti ed illustrati. Io sono nato in questa terra per poi diventare un cittadino del mondo che è voluto ritornare alle sue origini, convinto della bontà della propria scelta. Appassionato di ambiente, di agricoltura sana, di archeologia, non ho saputo trovare di meglio per trascorrere gli ultimi anni della mia esistenza, posso dire, fin qui, errabonda. Il mio invito, a voi rivolto, è quello di seguire le orme degli antichi greci che qui trovarono la terra ideale per crearvi una nuova patria. Oggi, io vi chiedo di visitare antichi siti, più o meno conservati, ma, soprattutto, vi invito a conoscere i calabresi, persone semplici, naturalmente ospitali ed i componenti della loro semplice alimentazione, che potrà non essere elaborata ma, sicuramente, gustosa. Godrete anche di un’aria particolarmente pura perché, nostro malgrado, mancano totalmente le industrie inquinanti. Il trekking, lo slow food, un buon bicchiere di vino casareccio, vi gratificheranno, facendovi riposare e dormire cullati dalla quiete. Un mio caro amico, una volta, mi disse: “Quanto è bello essere svegliati dal silenzio!” E questo, sicuramente, sarà uno dei fattori più importanti della vostra visita: la quiete. Con la speranza di vedervi presto numerosi, vi auguro fin da adesso un buon soggiorno. Francesco Colosimo Presidente G.A.L. Valle del Crocchio SOMMARIO IL TERRITORIO 4 G.A.L. VALLE DEL CROCCHIO Un Geoparco in divenire 10 1° ITINERARIO Borghi autentici e natura protagonista 30 2° ITINERARIO L’armonia dei contrasti: mare, cascate e canyon 46 3° ITINERARIO In viaggio dal mare al verde della Sila GEOSITI 24 Miniere di feldspato ➁ 26 Intrusioni sulfuree ➀ 28 Altopiano Silano - Valle del Tacina ➂ 40 Valli Cupe ➅ 44 Sorgente Minerale Salinella ➄ 58 Fiumare Alli-Simeri-Crocchio ➆ 62 Area fossilifera Belcastro e Marcedusa ➃ ITINERARI OUTDOOR 17 Poverella - Villaggio Mancuso 2 19 Sentiero Didattico 1 20 “Del Gigante” 3 23 Sentiero “Dei Giganti” 5 29 Fiume Tacina 4 35 Cascata Campanaro 13 37 Cascata Rupe e Salice 14 39 Monte Raga 17 41 Canyon Valli Cupe 15 42 Borgo Marcaglione 16 49 Alto Crocchio 7 50 Cascate di Cavallopoli 10 51 Giganti di Cavallopoli 9 53 Gigante Buono 8 54 Ciurrumele 11 59 Gole del Crocchio 12 61 Alta Valle Crocchio 6 2 VALLE DEL CROCCHIO VALLE DEL CROCCHIO 3 G.A.L.Valle del CROCCHIO U na terra legata alla sua storia, la Valle del Crocchio: echi del passato ci sfiorano ogni giorno nei gesti degli artigiani, nel sapore dei piatti tipici, nelle preziose vestigia storiche e nel sorriso senza tempo di chi non si stanca mai di accogliere nuovi amici. Ciò che la rende unica, però, è la sua capacità di guardare al futuro, con proposte sempre pronte ad incontrare la passione di ciascuno, dall’arte allo sport, dalle manifestazioni enogastronomiche 4 VALLE DEL CROCCHIO alle bellezze naturalistiche. I numerosi geositi presenti sul territorio, testimonianza tangibile dei millenni trascorsi, diventano quindi l’ideale filo rosso che ci conduce alla scoperta di luoghi ricchi di mistero, che ancora sembrano risuonare dei richiami dei briganti, di borghi tranquilli e ricchi di gemme artistiche nascoste e di foreste antichissime, in una Valle sospesa tra il mar Jonio e i rilievi della Sila Piccola. VALLE DEL CROCCHIO 5 IL TERRITORIO La Valle del Crocchio Impegnato da sempre nella valorizzazione del territorio, nella promozione delle attività tradizionali, nell’economia rispettosa dell’ambiente e dell’uomo, il G.A.L. vuole tramandare alle future generazioni una natura inalterata e una cultura sempre viva, anche attraverso la nascita del Geoparco Valle del Crocchio. a tutto tondo “autoguidati” corredati da cartelli illustrativi a carattere informativo ed educativo, localizzati nei luoghi di maggiore pregio naturalistico. L’altra anima della Valle del Crocchio, la costa, consente di adagiarsi sulle spiagge di sabbia fine e dorata, arricchite da piccole dune solcate dai letti ghiaiosi delle fiumare. Sono infinite le opportunità per praticare lo snorkeling ed esplorare un mondo sommerso che resiste alla pressione antropica del litorale, tante possibilità quanti sono i percorsi escursionistici che attraversano le zone di maggior pregio dell’altipiano della Sila. A metà strada tra il mare e la montagna si trovano le armoniose ondulazioni delle colline coltivate a graminacee, uliveti e vigneti, linee morbide che accompagnano verso il mare i letti delle fiumare, aride d’estate, tumultuose d’inverno: quelle del Simeri, dell’Alli e del Crocchio sono fonte di un geosito particolarmente importante. È proprio vero: l’acqua fa parte del Dna della Valle del Crocchio. La ritroviamo anche tra le più spettacolari cascate della Calabria, alte addirittura 30 metri, lungo il percorso verso il mare attraverso vere e proprie forre modellate dall’erosione negli scisti e nei graniti (Alli, Crocchio, Simeri). La zona mediana del territorio nasconde anche canyon sorprendenti, spettacolari budelli di roccia scavati nell’arenaria come le Valli Cupe, oppure pareti verticali che si elevano improvvise a formare le “timpe”. Protagonisti di questo viaggio nella geografia e nella cultura della Valle del Crocchio sono anche i siti geologici, all’origine di un Geoparco nazionale d’interesse scientifico, paesaggistico e culturale. Senza dimenticare che il turista può cercare la natura nel gusto di piatti tipici e indimenticabili, scoprire piccole produzioni di grande qualità, scandite dalle stagioni, frutto di una terra variegata e difficile, ma capace di conferire un carattere forte e unico ai suoi sapori. Per riconquistare la poesia del vero mangiare. Torrente Campanaro Valli Cupe L a Valle del Crocchio si presenta con due anime distinte: quella famosa e frequentata della costa jonica, quella inconsueta e magica della montagna. Nel territorio a nord-est di Catanzaro sono sufficienti pochi chilometri per passare dal golfo di Squillace all’incanto di borghi rurali, austeri ed essenziali, disseminati lungo le valli che salgono verso la Sila Piccola. Qui, nei boschi tutelati dal Parco Nazionale si può apprezzare la frescura e avvistare esemplari di caprioli e cervi, soprattutto in autunno nel periodo degli amori. La speranza è quella d’imbattersi, con un po’ di fortuna, nell’elusivo lupo. I ritmi lenti del camminare rappresentano il modo migliore per scoprire il fascino della natura e della cultura rurale, per questo nel territorio sono stati predisposti centri visita, aree didattiche, percorsi 6 VALLE DEL CROCCHIO Sila Piccola VALLE DEL CROCCHIO 7 IL TERRITORIO Geoturismo & Geoparco Cropani 8 VALLE DEL CROCCHIO In un’area di ampiezza geografica sostanzialmente limitata, dove la distanza massima tra le spiagge mediterranee e le foreste della Sila è di appena 30 chilometri in linea d’aria, il paesaggio della Valle del Crocchio annovera valli fluviali larghe ed ariose e nel contempo gole e canyon, boschi di macchia mediterranea e foreste di conifere, colline, montagne e altipiani. Il patrimonio geologico è altrettanto vario, si passa dalle pianure alluvionali e dalle colline di marne ed arenarie della costa ai monti granitico-cristallini dell’interno, che ben si differenziano dal resto della catena appenninica di natura calcareo-dolomitica. Un’armonia di contrasti dove il G.A.L. intende da una parte coniugare l’esigenza di non infrangere il modo di essere del paesaggio e dell’ambiente, e dall’altro mira alla valorizzazione delle caratteristiche peculiari della Valle del Crocchio, cercando di garantire un effettivo miglioramento della vita alle popolazioni che con la loro opera hanno contribuito alla genesi di un patrimonio paesistico di grande suggestione. Un altro obiettivo del G.A.L. è la creazione di una rete di siti artistico-culturali e naturalistici per incrementare l’afflusso turistico nel rispetto dell’ambiente e della trasparenza del mondo rurale: il Geoparco rappresenterà un’occasione importante per il visitatore che vuole venire in contatto con i ritmi regolati dalle stagioni, con il permanere delle testimonianze passate, con frammenti di vita rurale caduti in disuso. E il turismo outdoor è la giusta chiave di lettura per capire, apprezzare e meravigliarsi dei siti geologici che non possono essere occhieggiati semplicemente dal finestrino dell’automobile: bisogna scoprirli a piedi per apprezzare quel benefico isolamento che ha permesso la conservazione dell’ambiente naturale e dove ancora viva e forte è l’impronta agreste della Valle del Crocchio. Nel punto d’incontro tra il litorale e l’altopiano della Sila, tra il mare e la montagna, il geoparco è un territorio dai confini ben definiti, con un patrimonio geologico e geomorfologico significativo e speciale per rarità, interesse scientifico, richiamo estetico e valenza educativa. La sua identità è legata alla geologia, ma rivestono estrema importanza anche la natura e la cultura: in quello che potrà essere il Geoparco della Valle del Crocchio si riscontrano 7 siti geologici d’interesse anche archeologico, ecologico, storico e culturale. La valenza di un geoparco si manifesta nell’integrità e nel buono stato dei siti che lo compongono, ragion per cui compito indispensabile dell’istituzione è rappresentato dalla tutela costante delle proprie emergenze naturali, attraverso strategie di conservazione che non escludano, ma invitino l’uomo a fruire dell’ambiente che lo circonda. L’importanza dell’iniziativa di un Geoparco della Valle del Crocchio prende forza dalla cooperazione che l’Ente calabrese ha intrecciato con altre realtà che fanno parte della Rete Europea dei Geoparchi (EGN), costituita nel 2000 con obiettivi come la conservazione e la trasmissione della conoscenza del patrimonio geologico al grande pubblico. Nella Valle del Crocchio 7 geositi meritano di essere preservati dal degrado. Le Valli Cupe sono un ambiente dalle caratteristiche uniche e introvabili nel resto della penisola: l’incredibile puzzle di ambienti lungo la strettissima valle che forma il canyon e le pare- ti di arenaria lasciano senza fiato. La sorgente minerale Salinella è un connubio di storia e geologia: le caratteristiche idrogeochimiche dell’acqua, nei primi del Novecento, hanno portato alla commercializzazione dell’Acqua Minerale Sila, e il sito è un classico esempio di archeologia industriale. Le miniere di feldspato a Sorbo San Basile offrono ancora oggi sostanze utili all’industria della ceramica, oltre a sezioni geologiche di interesse scientifico. La presenza dello zolfo è massiccia nel geosito delle intrusioni sulfuree vicino alle sorgenti del Melito, testimonianza dell’attività tettonica che per millenni ha interessato l’insieme montuoso dell’Arco Calabro-Peloritano. Storia travagliata che si legge anche nella morfologia del tratto iniziale del fiume Tacina, geosito insieme all’altopiano silano, dove boschi, praterie, pianure e corsi d’acqua tracciano i lineamenti di una natura incontaminata. Fenomeno noto in Calabria sono le fiumare, una volta parte integrante della quotidianità contadina (irrigazione, mulini, frantoi): qui, i fiumi Alli, Simeri e Crocchio e i sentieri che li affiancano richiamano numerosi escursionisti e storici. Belcastro e Marcedusa sono invece celebri per i fossili marini e terrestri. Sempre in provincia di Catanzaro non bisogna dimenticare la presenza di altri tre siti geologici fuori dal complesso del G.A.L. Nel cuore di Marcellinara, calanchi e grotte mostrano formazioni rocciose poco conosciute, percorsi inediti e la fauna tipica di questi ambienti. Sempre esterni al comprensorio sono l’area di Gimigliano e Tiriolo, meta di studio da parte di università per la buona esposizione di diverse unità metamorfiche, e la miniera di barite nel torrente della Fiumarella, con il minerale che affiora frequentemente in tutto il vallone (l’estrazione è terminata intorno agli anni Settanta). La presenza di un geoparco in una regione come quella calabrese, che custodisce aree protette dal valore indiscutibile, aumenterebbe il benessere dell’ambiente naturale e di conseguenza della popolazione che lo abita, coinvolgendo non solo gli enti interessati, ma anche gli abitanti e le diverse organizzazioni pubbliche che mirano al progresso economico locale. SITI DI INTERESSE COMUNITARIO (S.I.C.) In Italia sono numerose le zone dichiarate d’interesse comunitario per l’importanza che il loro ambiente assume in quanto habitat ideale per diverse specie animali e vegetali. Nel territorio della Valle del Crocchio se ne distinguono addirittura otto: dal Colle Poverella alle pinete del Roncino, dal Colle del Telegrafo al fiume Tacina. Ma anche il noto monte Gariglione, il monte Femminamorta, la zona di Madama Lucrezia e la foce del Crocchio-Cropani. Timpe Rosse VALLE DEL CROCCHIO 9 SP°1 59-4 °20 Taverna Albi Sorbo S. Basile Magisano sa ano ano Melitello Melitello Maranise aarraan ani niise n se 9 10 Cuturella 6 Valli Cupe eri im 7 Soveria Simeri A ia Sellia Marina Cropani ni M Marina Mar Ma a ina ari 6 °10 SS L’itinerario che accompagna il turista alla scoperta dei borghi rurali e della natura tutelata dal Parco Nazionale inizia con Pentone, piccolo e raccolto paese che si sviluppa su un crinale vestito delle tante sfumature di verde del bosco misto. Il borgo accoglie i suoi visitatori tra le strette viuzze che si scoprono al meglio a piedi, lasciandosi il tempo di apprezzare l’armonia dei colori pastello delle case e facendosi sorprendere dalle piacevoli piazzette che interrompono l’intrico di vicoli. Si pensa che l’origine del nome derivi dal greco panta oinos, “tutto (coltivato a) vigne”: in effetti, in epoca antica questa era la coltivazione prevalente nel territorio in cui ora sorge Pentone. La vista sulla vallata è di grande impatto: il corso d’acqua, che nasce come fiume Passante e viene chiamato fiume Alli solo dopo Taverna, è a carattere torren- Pentone Cropani r T. U 5 kkm Crichi Simeri i F. All CATANZARO 0 5 Andali F. C °1 Pe Pen Pentone en e ntton to o on ne n e 4 Sersale Zagarise Sellia hio cc ro -1 58 P C Cer Ce Cerva errva e va Belcastro SP Fossato Serralta F. S VALLE DEL CROCCHIO MUSEO DELLA CIVILTÀ CONTADINA E PINACOTECA D’ARTE CONTEMPORANEA 3 M. Gariglione Timpone on ne Morello F. 178 7 1785 5 Tacina 1665 4 3 SP Sttaazz.. Forestale St F Staz. °2 2 Rifugio C.A.I. Villaggio Tirivolo o Parco L. Passante Rac aaccisse Ra Racise Avventura 2 Timpone Vecchio 2 Mesoraca o Villaggio Villaggio1648 V 1 Ris. Rii Nat. R t. t. o Mancuso B Buturo Oasi Co Co leeCoturelleMen Me M een n Menulata 1 Piccione Oasii P llll Ris. Nat. PoverellaPetronà ie ie Donaglie Villaggio Mancuso SP 10 natura protagonista G Geositi Itinerari outdoor IIt Centro visita C del Parco d S Sede del Gal Aree attrezzate A Ciricilla 19 Pentone 179 SS° SS° Località di partenza Pentone Località di arrivo Monte Gariglione (Caserma della Forestale) Località intermedie e chilometraggio parziale Pentone – Fossato Serralta 7 km Fossato Serralta – Sorbo San Basile 5,3 km Sorbo San Basile – Taverna 3,9 km Taverna – Albi 5,2 km Albi – Villaggio Mancuso 12,6 km (con variante che non passa per la SS.179dir, 11,3 km) Villaggio Mancuso – Lago Passante 10,6 km Lago Passante – Ciricilla 13,3 km Ciricilla – Tirivolo 13,6 km Tirivolo – Monte Gariglione (Caserma della Forestale) 8 km Chilometraggio totale 79,5 chilometri 78,2 chilometri con variante Come arrivare A.3 Salerno-Reggio Calabria, uscita Catanzaro. Segue SS.109bis fino a Pentone. Borghi autentici e N° 1° ITINERARIO TURISTICO tizio, e le sue rive sassose accompagnano tratti ricchi di anse alternati ad altri più regolari. Sono almeno due le visite da non mancare prima di lasciare Pentone: la chiesa di San Nicola e il Museo della Civiltà Contadina e Pinacoteca d’Arte Contemporanea. I monaci basiliani, che avevano un loro monastero a Taverna, portarono a Pentone la devozione per il Santo di Bari, a cui fu intitolata la chiesa parrocchiale. Celebre è la generosità del Santo che, nato in una famiglia molto ricca, decise di donare tutto ciò che possedeva ai bisognosi, facendo così nascere le storie su Santa Claus ed i suoi doni. All’interno della chiesa, un baldacchino in stile gotico rivestito d’oro zecchino, dipinti del Settecento e l’Oratorio della Real Confraternita del SS. Rosario, costruito per celebrare la storica vittoria sui Turchi nella battaglia di Lepanto. Nel Museo della Civiltà Contadina sono stati ricostruiti gli ambienti tipici di una casa di contadini; le stanze ospitano una collezione continuamente arricchita con oggetti di vita quotidiana, donati per tramandarne memoria e tradizione. Nella Pinacoteca sono ospitate le opere dei più promettenti e noti artisti della provincia di Catanzaro, dai dipinti in stile classico agli esperimenti che sconfinano nella fotografia e nel découpage. Se si esce da Pentone dalla parte bassa del centro storico, lanciando uno sguardo all’indietro, si avrà una bella visuale della Porta di Mezzogiorno, antico ingresso della città, inclusa nelle mura difensive. Al bivio per Fossato Serralta, si può prendere la direzione opposta concedendosi una deviazione a Melitello, attraversando una strada tortuosa che offre una bella vista sulla vallata coperta da bassa vegetazione e da qualche rara pineta. Si lascia l’auto sulla strada prima del ponte sul fiume Melito, scendendo sulla destra per un canale irriguo (non ci sono indicazioni), risalendolo poi fino ad arrivare al greto del fiume. Si passeggia quindi lungo il corso d’acqua, oppure guadandolo nei punti più accessibili, immersi nelle maestose pendici dove crescono abbondanti lecci e castagni intervallati dai terrazzamenti creati in passato per le coltivazioni. L’escursione può pro- Il Museo della Civiltà Contadina di Pentone ha l’obiettivo di divulgare la conoscenza del lavoro della gente catanzarese nei decenni passati. Nelle stanze sono ricostruiti gli ambienti dove scorreva la vita quotidiana: le camere da letto, le cucine, i laboratori artigianali. L’identità culturale locale rivive offrendo una ricostruzione accurata del “mondo materiale” che circondava l’esistenza contadina. La Pinacoteca d’Arte Contemporanea raccoglie opere di artisti della provincia di Catanzaro, tra cui Marinaro, Cartaginese, Leonardo, Romeo, Monterosso, Castagna, Lamberto, Rubino, Talarico. Nel settore musicale si trovano strumenti, fotografie e cimeli dell’antica “Banda Musicale città di Pentone 1888”. Taverna VALLE DEL CROCCHIO 11 1° ITINERARIO TURISTICO Fossato Serralta Sorbo 12 VALLE DEL CROCCHIO seguire a piacimento seguendo il Melito, fra ampie pozze contornate da felci e intervallate da piccoli salti d’acqua. Lungo il corso del fiume, sulla sinistra idrografica, sono visibili le rarissime intrusioni di zolfo in roccia metamorfica. Ripresa l’auto e tornati indietro, si seguono le indicazioni per Fossato Serralta sulla SS.109. Si prosegue quindi per Fossato Serralta, lungo una strada che si snoda verso i boschi dell’interno, sul lato destro del fiume Alli, con in basso burroni e torrenti: da Pentone si percorrono prima la SS.109bis e poi la SS.109. I panorami di cui si gode nel tragitto varrebbero da soli il viaggio: sulla destra si apre la vista sulla valle verdeggiante di querce e castagni, che fa già pensare ai boschi della Sila, fondamentali nella storia della Calabria. Le foreste hanno sempre costituito un elemento importantissimo per l’altopiano silano: stimolo per l’economia e la creatività degli artigiani, riparo per le popolazioni locali, materiale da costruzione per le navi dell’Impero romano e rifugio per i briganti che si oppo- nevano ai nobili… non una sola tappa della storia calabrese ne è slegata. Qui la natura si fa insolita per una regione profondamente influenzata dal Mediterraneo e diventa più tipica del Nord Europa: pini larici, faggi e aceri montani formano la “silva” dei romani, mentre l’aria si fa più fresca e unisce al profumo del mare quello del legno resinoso. In prossimità dell’abitato, invece, dove il bosco si dirada, si notano le striature dei terrazzamenti coltivati, spesso punteggiati da ulivi. Nel silenzioso centro del borgo di Fossato Serralta, in corso Umberto I, si può ammirare la chiesa di Santa Maria delle Grazie a navata unica, dal basso campanile e dalle linee semplici ed essenziali. Proseguendo verso Sorbo San Basile, sempre sulla SS.109, s’incontra la piccola frazione di Maranise. Qui un tempo eccellevano gli artigiani del cuoio e della lana, e si produceva la tradizionale flandina, un particolare panno di lana molto pesante, ideale per abiti invernali e coperte. Questi mestieri ricchi d’in- canto e di saperi tramandati di padre in figlio restano solamente un retaggio culturale, ed è per questo che il G.A.L. Valle del Crocchio ha inserito tra i suoi progetti la valorizzazione delle risorse culturali per tornare a diffondere tra i cittadini quel senso di “comunità” che tali maestranze trasmettevano da famiglia a famiglia. Il paesaggio si mantiene uniforme, con macchie di ulivi che compaiono qua e là. Sorbo San Basile è un paese dalle caratteristiche contrastanti, sono poche le costruzioni storiche a essersi salvate dal devastante sisma del 1783, oggi confuse nelle più numerose abitazioni di stile moderno. Nonostante il nome, il borgo è protetto da San Francesco Saverio: si narra, infatti, che in occasione di un’epidemia di peste, nel Seicento, la statua lignea del Santo venne portata in processione per le vie del paese, ed improvvisamente una pioggia purificante si abbatté su tutti i fedeli allontanando il pericolo. Da quel momento, fu proclamato patrono di questa piccola cittadina aggrappata alla montagna che sovrasta il corso dell’Alli; i suoi devoti possono ancora oggi pregarlo nella chiesa Madre a lui dedicata, assolutamente da visitare per ammirare in particolare il busto ligneo del XVIII secolo. La conformazione del paese, come può notare chi vi giunge o se ne allontana, segue perfettamente la morfologia del rilievo, coperto di folti boschi di castagno. Il nome rivela anche la presenza di alberi di sorbo, alti e rossastri, che regalano appunto le sorbe, frutti di colore rosso-arancio simili a piccole prugne. Nel territorio del Comune gli appassionati possono osservare due manifestazioni geologiche diffuse: le miniere di feldspato, minerale che si usa nella produzione di ceramiche, di cui una in località Santa Caterina è ancora attiva, e le intrusioni sulfuree negli scisti bianchi, in prossimità del lago Passante, dove si alimenta il fiume Melito, e la cui presenza nel territorio calabrese rivela il passato turbolento dal punto di vista dell’attività tettonica che ha sempre caratterizzato l’intera regione. Si prosegue per Taverna, di cui già si può go- IL SISTEMA MUSEALE Il Sistema Museale della Valle del Crocchio si inserisce nel più ampio progetto del “Distretto del Turismo Rurale di Qualità”. Si va dal Museo della Castagna di Cerva a quelli Archeologico e d’Arte Sacra di Cropani, dal Museo Etnografico e Risorgimentale di Magisano al Museo storico della Lambretta di Sellia Marina. Dal Museo della Civiltà Contadina di Pentone, alla sua Pinacoteca d’Arte Contemporanea, passando per il Museo d'Arte Contemporanea all’Aperto di Taverna (M.A.C.A.T.), borgo che ospita anche un Museo Civico e la Pinacoteca con opere di Mattia Preti, pittore tavernese (16131699), protagonista della pittura europea, e infine il Museo dell’Olio e quello d’Arte Sacra di Zagarise. Taverna VALLE DEL CROCCHIO 13 1° ITINERARIO TURISTICO LA CASTAGNA Molti comuni in autunno festeggiano questa perla del bosco, attraverso la semplice sagra o manifestazioni più ricche con esibizioni musicali e concorsi gastronomici. Il G.A.L. Valle del Crocchio prevede un unico cartello per tutte le sagre del territorio, “Il Tempo delle Castagne”, un appuntamento ormai tradizionale per la Presila catanzarese, tra gastronomia, escursioni e concorsi, che si svolgono generalmente fra fine ottobre e inizio novembre nei comuni castanicoli, in un irresistibile connubio di gusto e divertimento. A tutto ciò si aggiunge l’offerta didattica del Museo della Castagna di Cerva, che valorizza l’insieme delle testimonianze legate alla storia contadina, al patrimonio rurale e alla lavorazione del frutto, fornendo un prezioso sistema di conoscenza e di fruizione della cultura castanicola della valle. 14 VALLE DEL CROCCHIO dere una splendida vista dalla piazza di Sorbo San Basile. La strada piega decisa verso destra dopo poco più di un chilometro in corrispondenza del fiume Alli, inoltrandosi fra pendii coperti dalla macchia argentea degli uliveti. Insieme a Simeri e Crocchio, l’Alli forma fiumare di notevole interesse geologico: essendo a carattere torrentizio, esse hanno una portata che varia molto da inverno a estate, passando da un corso pieno e tumultuoso ad un greto quasi asciutto; il fondo è solitamente ghiaioso o ciottoloso, agevole da percorrere nei periodi di secca. La storia di Taverna è stata molto travagliata: fondata da coloni greci (leggenda vuole che fossero sorelle del re Priamo di Troia ed il loro seguito), fu distrutta nel X secolo dalle incursioni saracene che misero a ferro e fuoco tutta la Calabria. A testimonianza di questa fase storica, sono numerosissimi i borghi della fascia presilana nati intorno all’anno Mille, fondati dalle popolazioni costiere in fuga. Poco fuori dall’abitato si possono ancora scorgere i resti di una torre di avvistamento e di fortificazioni, risalenti al periodo delle lotte fra Angioini ed Aragonesi. In seguito, la città fu turbata dall’occupazione francese e dal fenomeno del brigantaggio. In realtà, la presenza dei briganti in Calabria risale già al regno di Federico II; in genere i briganti erano pastori o agricoltori che, non potendo più sopportare i soprusi e lo sfruttamento dei latifondisti, si davano alla macchia nelle oscure foreste ricche di nascondigli della Sila. Se alcuni cedettero a ruberie e violenze, altri diventarono simboli di eroismo e libertà per l’intero popolo. La piazza principale di Taverna, dagli equilibri insoliti vista la posizione laterale della chiesa, offre una sintesi di quanto di meglio il borgo possa offrire: vi si trovano infatti la chiesa di San Domenico, il monumento all’artista Mattia Preti, il Museo a lui dedicato, per non parlare del panorama che si gode da questa posizione. Nella chiesa sono di grande pregio gli elementi in legno, intagliati da artigiani locali: il soffitto a cassettoni, il coro, il pulpito. Evidente omaggio a Michelangelo il gruppo marmoreo della Pietà; ma ciò che davvero contraddistingue questo edificio religioso sono le opere di Mattia Preti, otto dipinti fra cui un autoritratto. Le opere del Cavaliere Calabrese, come è detto Preti, sono conservate anche agli Uffizi e al Palazzo Reale di Napoli; qui a Taverna se ne possono ammirare altre nel Museo Civico, dove sono esposti dipinti ed opere di artisti calabresi e napoletani, maestri dell’arte del Seicento e Settecento. Usciti dal bel Palazzo di San Domenico, che ospita il Museo, si ha un’ulteriore occasione di ammirare piazza del Popolo, con la statua in rame raffigurante l’artista con tavolozza e pennello, opera di Michele Guerrisi, che sembra osservare il monumento al cen- M.A.C.A.T. Taverna, Museo Civico Il progetto del Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto di Taverna è la formula azzeccata per avvicinare il turista, o il semplice cittadino, alla cultura in maniera un po’ diversa dalla classica mostra. Ci si avvale di luoghi pubblici quali le piazze e i vicoli della splendida Taverna per esporre le opere di artisti e poeti che hanno lasciato una traccia nella storia culturale contemporanea. La fruibilità permanente permette uno scambio vivo tra l’osservatore e l’autore dell’opera d’arte e consente una continua rielaborazione del messaggio trasmesso, in un dialogo costante e sempre diverso che trasforma un semplice luogo pubblico in un ambiente dal forte potere evocativo. tro della piazza, la Primavera. A completare la visuale, il palazzo settecentesco Gironda Veraldi. Proseguendo la visita, seguendo il filo rosso delle opere del pittore calabrese, ci spostiamo alla chiesa di Santa Barbara (che ospita anche capolavori di Gregorio Preti e Fabrizio Santafede), al centro dell’omonimo quartiere, e poi verso la chiesa di San Martino, dove è conservata la cornice di un’icona bizantina attribuita al Preti. Pur senza ospitare quadri dell’artista, merita una visita anche la chiesa di San Nicola, che accoglie al suo interno sculture marmoree e intagli in legno. L’arte, a Taverna, non si è però fermata ai fasti del Seicento: oltre al progetto M.A.C.A.T. (Museo di Arte Contemporanea all’Aper- to di Taverna), grazie al quale le opere degli artisti e i loro fruitori si possono incontrare liberamente, senza il vincolo di una presentazione museale bensì nella dimensione quotidiana di piazze e strade, merita una sosta la Galleria d’Arte Contemporanea, nel già citato Palazzo San Domenico. Al suo interno sarà possibile osservare circa quattrocento opere di artisti del Novecento e contemporanei, suddivise in quattro spazi permanenti ed esposizioni temporanee; si segnalano, per la loro origine calabrese, gli artisti Mario Parentela, Giuseppe Gallo e Francesco Correggia. Lasciate a malincuore le bellezze artistiche di Taverna, la statale porta verso Albi, attraversando la Taverna Albi VALLE DEL CROCCHIO 15 1° ITINERARIO TURISTICO ITINERARIO OUTDOOR Villaggio Mancuso Torre del Baiolardo LA NEVE SUL GARIGLIONE Il Gariglione è la vetta più alta della Sila Piccola con i suoi 1764 metri. Lasciato alle spalle l’autunno con le sue sfumature calde, ecco che arriva la neve a ricoprire la cima e gli ampi boschi di faggi e abeti bianchi. Non c’è migliore occasione, calzate le ciaspole, per godere del silenzio ovattato della natura invernale. Oltre a piacevoli sentieri da seguire con le racchette da neve, esistono ottimi percorsi dedicati agli appassionati di sci di fondo, in un’atmosfera fiabesca che trasmette la sensazione che la mano dell’uomo non sia mai scesa su questa natura. 16 VALLE DEL CROCCHIO piccola frazione di San Giovanni e passando sulla SS.179dir. Prima di entrare nell’abitato, la strada corre parallela, ma più in basso, rispetto alle rovine dell’Abbazia di Santa Maria di Peseca, fondata prima dell’anno Mille, che si riescono a scorgere meglio in lontananza. Distrutta dal tremendo terremoto del 1783, l’Abbazia oggi lascia solo immaginare la magnificenza passata: dall’imponenza delle fondamenta si intuisce la grandezza del passato, quando il complesso costituiva il naturale riparo delle genti di Taverna in caso di attacco, e si narra che nessun nemico sia mai riuscito a superare queste mura. Completano lo scorcio, tra Albi e Taverna, i resti della Torre del Baiolardo, detta anche più familiarmente “il Torrazzo”, costruita a scopo difensivo. Entrati poi nel centro di Albi, si è subito colpiti dalla pace e dall’armonia che regnano nelle sue stradine sinuose. Elegantemente disteso su uno dei pendii più dolci della zona, questo borgo gode di una posizione che gli dona tutto l’anno un clima piacevole, al riparo dal freddo pungente dell’inverno e dall’afa estiva. Inoltrandosi verso il centro, si incontra la chiesetta dei SS. Pietro e Paolo, la cui esistenza è attestata dal XVI secolo. La “Madonna della Misericordia”, in splendido marmo bianco, proviene dall’omonima chiesetta che sorge sull’antica mulattiera che porta in Sila; la “Madonna del Carmelo e Santi” è invece un dipinto attribuibile allo stesso autore di quelli che ornano la chiesa di Mesoraca. Nella sagrestia è poi conservata una reliquia della Sacra Croce in un reliquario di ottima fattura. Ma Albi offre molto di più, soprattutto per chi, visitando un territorio, vuole conoscerne la storia più vera, risalendo alle origini della cultura e delle tradizioni: è stato recentemente aperto il Museo della Civiltà Agrosilvopastorale, delle Arti e delle Tradizioni, un ecomuseo pensato per valorizzare la storia rurale della Sila. La visita si snoda fra filmati, pannelli esplicativi adatti a visitatori di tutte le età e, ovviamente, utensili e strumenti. Tre i per- corsi tematici: uno etno-antropologico, che comprende anche un giardino delle erbe aromatiche e una cucina tradizionale, perché gusto e olfatto sono fondamentali per una vera esperienza del territorio; uno mirato sui beni paesaggistici e naturalistici, con una sala esclusivamente dedicata ai boschi, e gigantografie e proiezioni che, in compagnia del simpatico personaggio Pina la volpe, immergono il turista fra gli elementi che caratterizzano la Sila Piccola, dai fiumi alle montagne; e un ultimo percorso espositivo a sfondo archeologico-culturale, con la storia di castelli, borghi storici e chiese della zona. Restando sulla SS.179dir, l’itinerario prosegue verso Villaggio Mancuso. A questo punto ci si offre la possibilità di una variante all’itinerario: se non si vuole proseguire sulla SS.179dir, si può prendere la più panoramica (e più breve, seppur meno rapida) strada immersa nel verde che si imbocca verso la montagna da piazza del Popolo, ritornando quindi indietro da Albi a Taverna. Dalla piazza, dove si trova il Museo Civico, si imbocca via Trento e si prosegue diritti; la strada si inoltra verso Villaggio Mancuso in modo lineare: all’incrocio con la SS.179dir si svolta a destra sulla statale e in poco più di un chilometro si giunge alla meta. L’importante centro turistico della Sila Piccola ospita il secondo Centro Visite del Parco Nazionale della Sila, dopo quello del Cupone nella Sila Grande. Il Centro Visite Antonio Garcea è un punto di eccellenza per i propositi fatti propri dal G.A.L. Valle del Crocchio: un vero e proprio museo a cielo aperto, specializzato nell’educazione ambientale e nella sensibilizzazione dei visitatori sulle peculiarità di fauna e flora locali, che rientra nella Riserva Biogenetica Poverella – Villaggio Mancuso (descrizione itinerario a lato). Tra gli arbusti che caratterizzano la riserva sono presenti il biancospino, la rosa canina, il pungitopo, l’agrifoglio, il sambu- Località di partenza e arrivo Villaggio Cutura Difficoltà E Dislivello + 100 metri Tempo di percorrenza 1.30 ore Lunghezza del percorso 4,7 km POVERELLA – VILLAGGIO MANCUSO Protagonista di questa escursione è un albero monumentale che ha trovato le condizioni ideali di crescita e sviluppo nella Riserva Naturale Biogenetica Poverella – Villaggio Mancuso, in una foresta di maestosi esemplari di pino laricio dall’età media di oltre 90 anni. L’itinerario supera il colle Poverella prima di giungere sulle sponde del torrente Simmerino. Sulla riva opposta al tracciato si incontrano pianori anticamente coltivati a grano e segale (majorca e jermanu). Lungo il corso del fiume crescono l’ontano nero e alcune specie di salice che danno protezione ai volatili: i più fortunati potrebbero scorgere la rara coturnice. L’itinerario prosegue fino ad un antico mulino ad acqua da cui è possibile ritornare al punto di partenza risalendo la pineta in direzione colle Poverella, dove si può incontrare una fontanella di acqua diuretica; in alternativa è possibile continuare lungo il percorso del torrente, ammirando sulla sponda opposta i pianori anticamente coltivati a graminacee. Proseguendo si risale fino alla strada sterrata Roncino Monaco verso lo storico Albergo delle Fate, che ha rappresentato per decenni il luogo ideale delle vacanze di montagna, poi Villaggio Mancuso, fino a ritornare al Villaggio Cutura, dove si chiude il percorso ad anello. Villaggio Mancuso, Centro Visite A. Garcea VALLE DEL CROCCHIO 17 1° ITINERARIO TURISTICO ITINERARIO OUTDOOR DOLCI TIPICI Una delle peculiarità dei dolci calabresi è il legame con le ricorrenze del calendario cristiano. Una cucina che rappresenta una chiara manifestazione della cultura locale, profondamente intrisa di devozione e tradizioni religiose. La pitta ’nchiusa o ’mpigliata (dall’arabo pita, ‘schiacciata’), la cui origine risale al Settecento, si prepara a Natale e a Pasqua: vari strati di sfoglie di pasta di grano duro schiacciate col mattarello e sovrapposte a ricoprire un ripieno di mandorle, noci, uva sultanina e mandarinetto. Le cuzzupe, invece, sono grossi biscotti pasquali di diverse forme il cui impasto comprende farina, lievito, zucchero, uova, vanillina e scorza di limone. Infine, un tipico dolce natalizio è rappresentato dalla pignolata: piccoli gnocchetti di pasta dolce, fritti e cosparsi, ancora tiepidi, di miele caldo. 18 VALLE DEL CROCCHIO co. Tipici della zona sono anche il pino laricio, l’abete bianco e il faggio, mentre per quanto riguarda la fauna vanno ricordati in particolare il lupo, fino a qualche anno fa in pericolo di estinzione (oggi la popolazione sembra in aumento), ed il cinghiale. Proprio il lupo e il pino sono diventati i simboli della Sila: il Pinus nigra laricio è un albero dall’aspetto nobile e slanciato, elegante e forte proprio come questa terra, può raggiungere altezze considerevoli (in media 35 metri) e, grazie al suo legname di pregio e alla pece, preziosissima nel passato come impermeabilizzante per le imbarcazioni, combustibile per lampade e perfino medicamento, si è conquistato un posto d’onore sullo stemma della Regione, accanto al capitello dorico, alla croce bizantina e alla croce potenziata. Il Centro Visite offre la possibilità di conoscere le piante e le loro proprietà nel bell’orto botanico che si snoda intorno ad un laghetto: le varietà principali sono etichettate e ne sono esposte le caratteristiche. E vista la ricca varietà geologica riscontrabile in tutto il territorio della valle del Crocchio e della Sila, molto interessante è sicuramente anche il percorso del giardino geologico, che ci avvicina ad un aspetto del patrimonio naturalistico locale forse meno noto. Oltre alla sensibilità ambientale, il Parco dimostra anche una notevole propensione per l’abbattimento delle difficoltà alla visita per le persone con disabilità motoria o non vedenti: è stato infatti allestito un percorso pensato per garantire facile percorribilità, con segnali di orientamento a terra e sistemi di segnalazione tattile, con teche all’interno delle quali è possibile toccare e imparare a conoscere pigne, bacche e i diversi tipi di foglie. Le esposizioni “Le foreste della Sila” e “Le foreste e l’Uomo” mostrano al visitatore quello che già si intuisce dalla magnificenza e dall’onnipresenza delle foreste nella Sila, cioè lo strettissimo legame fra questi boschi e le genti che li hanno popolati, servendosene per la legna o per cercarvi riparo, e che oggi li tutelano; dalla storia di queste montagne alle tecniche e agli strumenti di lavorazione del legno, tutto trova il suo spazio espositivo. Tra le strutture presenti, anche punti di osserva- zione per daini, cervi e caprioli in libertà (i recinti faunistici), il Centro Natura, il laboratorio didattico del Centro di educazione naturalistica forestale e ambientale, un “teatro verde” all’aperto per lezioni e spettacoli… una proposta completa per approfondire al meglio la conoscenza del territorio che si sta attraversando (descrizione itinerario a lato). Ma il Villaggio Mancuso non offre solo occasioni di scoperta naturalistica: fra le graziose casette in stile montano, che ricordano gli chalet della Svizzera, c’è anche spazio per una pausa golosa o di relax. Si può approfittarne per concedersi un dolce tipico, soprattutto se si capita in periodo natalizio o pasquale, quando abbondano le squisite pitte o le cuzzupe, o per assaggiare uno dei tanti ottimi vini della Calabria. Proseguendo in direzione di Racise, ci si può concedere una deviazione per il lago Passante, prendendo a sinistra ad un bivio che propone, sulla destra, di raggiungere Ciricilla. Come i laghi Arvo, Cecita e Ampollino in Sila Grande, questo bacino è nato per la produzione di energia idroelettrica, ma ha sa- Località di partenza e arrivo Centro visite del Parco della Sila – località Monaco Difficoltà T Dislivello + 100 metri Tempo di percorrenza 1 ora Lunghezza del percorso 2,4 km SENTIERO DIDATTICO Villaggio Mancuso, Centro Visite A. Garcea Il Sentiero Didattico si sviluppa nel Centro Visite del Parco Nazionale della Sila, in località Monaco. Il percorso immerso in un bosco di pini larici valorizza la flora, la fauna, la geologia e la cultura agricola e pastorale dell’altopiano. Le aree didattiche, gli spazi di ambientamento e diffusione per cervi, caprioli e gufi reali che si incontrano lungo i percorsi guidati – corredati di cartelli esplicativi dedicati alle piante aromatiche e medicinali, alle associazioni vegetali, alla geologia e alla fauna selvatica – consentono al visitatore di venire a conoscenza delle emergenze naturalistiche del Parco Nazionale. Non solo: anche l’uomo, che vive solo da pochi secoli in maniera stanziale sulle terre silane, è protagonista del Sentiero Didattico con una descrizione dettagliata del caratteristico villaggio di boscaioli di inizio Novecento. A testimonianza dell’attenzione dedicata alla realizzazione dell’itinerario, sono presenti anche percorsi accessibili ai portatori di handicap, ai non vedenti e agli ipovedenti. VALLE DEL CROCCHIO 19 1° ITINERARIO TURISTICO ITINERARIO OUTDOOR Località di partenza Laghetto di Tirivolo Località di arrivo “Del Gigante” Difficoltà E Dislivello + 70 metri Tempo di percorrenza 2 ore Lunghezza del percorso 4 km “DEL GIGANTE” Si parte in prossimità del laghetto di Tirivolo, nelle vicinanze di una locanda tipica, in direzione dei resti di Prometeo, quello che fu un albero monumentale vissuto per quasi mille anni, uno dei simboli di queste terre che il gesto barbaro di sconosciuti ha portato via circa dieci anni fa. Quello che un tempo era il più grande esemplare di abete bianco conosciuto (oltre 35 metri di altezza, un diametro di circa 3,5) è ancora lì a sorvegliare la vallata, e un importante gesto compiuto da alcuni studenti ha perpetrato la sua memoria: a breve distanza, infatti, è stato piantato un “figlio”, clonato dalle sue gemme tramite micropropagazione dal Corpo Forestale. Dopo un doveroso inchino all’antico gigante, si può ritornare alla partenza attraversando la vallata in senso opposto, oppure continuare la salita verso la località Colle del Telegrafo, da dove la vista spazia dalle cime più importanti della Sila Grande fino al più vicino monte Gariglione. Tirivolo, Parco Avventura 20 VALLE DEL CROCCHIO puto integrarsi talmente bene nel paesaggio da essere diventato un’attrazione per i visitatori e gli appassionati di birdwatching. A quota 1100, questo specchio d’acqua ricorda i panorami del Nord Europa, con le sue rive placide e tranquille contornate da bassi rilievi che d’inverno si incappucciano di neve creando un contrasto cromatico nettissimo con il profondo blu delle acque. Alla stampa della guida (gennaio 2013) il lago risulta momentaneamente prosciugato per lavori di manutenzione alla diga, alta 65 metri e lunga 450. Seguendo la strada che porta al lago, s’incontra il suo immissario, il torrente Passante. Si può fare una passeggiata risalendone il corso, raggiungendo il casolare di Torre Iuliano, dopo circa due ore di facile cammino. Se si prosegue, inoltrandosi lungo la valle, dopo un chilometro circa si prende la strada sterrata che sale sulla destra verso un boschetto di ontani e cerri, raggiungendo poi una zona di rimboschimento di abeti. Arrivati ad un trivio, si sceglie la via centrale che porta all’altura di Iaconello, che offre una bella vista aperta sui boschi sottostanti. La stradina prosegue ancora in un’alternanza di boschi a radure prative, in saliscendi, fino a portare ad una vasta conca nota come Colle di Macchia, punteggiata da case e fattorie (2 ore di cammino). Ripercorrendo a ritroso un breve tratto di strada, fino a riportarsi al bivio che permette di immettersi sulla SS.179dir, ci si dirige ora a Ciricilla, frazione del Comune di Taverna. Il paese è incastonato nelle alte montagne che lo circondano: in passato rinomata stazione sciistica sia per il fondo che per la discesa, in primavera si trasforma nel punto di partenza ideale per vari percorsi escursionistici immersi nel verde. Una delle numerose passeggiate che si dipartono da Ciricilla porta lungo il fondovalle fino alle sponde del lago Ampollino, primo invaso artificiale della Sila, che offre scorci “da cartolina” e panorami spettacolari delle fo- reste che si riflettono sulla superficie dello specchio d’acqua. Tenendosi sulla strada principale, percorsa la vallata fino a quando non comincia una lussureggiante pineta, ci si inoltra per una strada asfaltata a destra, senza indicazioni, che è consigliabile affrontare solo con veicoli adeguati ad un fondo sconnesso. Dopo circa 3 chilometri la strada diventa a fondo naturale, e si prosegue a piedi. Sul fondovalle, si procede in un percorso vario e ulteriormente vivacizzato da frequenti guadi che conduce nei pressi del Villaggio Verberano, sulle sponde dell’Ampollino (2.30 ore). Proseguendo verso Villaggio Buturo accompagnati da un’elegante faggeta che in estate si trasforma in una macchia di scuro, lucido verde, e oltrepassando un campo scout molto animato nella bella stagione, ci si ferma a Tirivolo, da cui si devierà poi per il Monte Gariglione. Villaggio Tirivolo nacque agli inizi del Novecento come base per i carbonai ed i taglialegna che in quel periodo abbattevano sistematicamente le fitte foreste di pino laricio e abete bianco a scopo industriale. Quando il villaggio fu abbandonato, dopo la Seconda Guerra Mondiale, venne riconvertito a scopo turistico, con tipiche casette in legno circondate in primavera da campi punteggiati di crochi e asfodeli; caratteristica è an- che la chiesetta immersa nel verde. Per i più avventurosi o per chi viaggia con bambini, è d’obbligo una sosta al Parco Avventura Orme nel Parco (ben segnalato dalla strada provinciale), dove in perfetta armonia con la natura, nel cuore di un bellissimo bosco di faggi, si possono affrontare divertenti percorsi sospesi nel vuoto, in totale sicurezza. A Orme nel Parco ci si può mettere alla prova con esercizi di equilibrio, coordinazione e forza, ma anche compiere escursioni guidate o usufruire del servizio di noleggio mountain bike per esplorare in autonomia i sentieri della Sila Piccola. Da Tirivolo partono a raggiera numerosi itinerari cicloturistici, scendendo verso la zona collinare quasi fino alla costa, attraversando affascinanti ambienti naturali con canyon e cascate, punti panoramici, laghetti, aree attrezzate, e passando anche attraverso diversi centri abitati ricchi di storia e cultura. Tra Tirivolo e Buturo si diparte anche la strada per la principale vetta della Sila Piccola, il monte Gariglione (m 1765), ma prima del bivio, sulla destra di un ristorante, s’incontra una sterrata che sale al Colle del Telegrafo, da dove si gode di una vista splendida su monti e vallate, boschi e pascoli (descrizione itinerario a pag. 20). Si giunge poi alla cima del Gariglio- SERVIZI OUTDOOR Percorsi acrobatici sospesi tra gli splendidi faggi della Sila Piccola: benvenuti nel Parco Avventura più grande del Meridione. La sfida di Orme nel Parco in una località tanto bella quanto selvaggia (priva di corrente elettrica, collegamenti telefonici e altri servizi), sembra essere stata vinta. Il territorio delle valli Cupe e del monte Raga, invece, offre al turista meravigliosi scenari come canyon e forre millenarie scavate dall’acqua dei rivi Uria e Fegato. La Cooperativa Segreti Mediterranei organizza sul territorio visite guidate, balneazioni fluviali presso le cascate ed escursioni a dorso d’asino o a cavallo lungo i magnifici sentieri della zona. Lago Ampollino VALLE DEL CROCCHIO 21 1° ITINERARIO TURISTICO ITINERARIO OUTDOOR FORESTA DEL GARIGLIONE La secolare foresta del monte Gariglione è stata proprietà dei Borboni fino al XIX secolo. Ceduta alla famiglia Poerio per servigi resi alla monarchia, passò al Banco di Napoli e, nel 1911, alla ditta tedesca Huelsberg. Espropriata dal demanio come bene di suddito ex nemico, fu venduta all’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali nel 1924. La scarsa antropizzazione ha preservato il fascino selvaggio di questi colossi naturali – abeti bianchi, pini larici e faggi – e in parte protetti dalla Riserva Naturale Biogenetica del Gariglione. La particolarità di questo bosco misto ad alto fusto è la presenza di un ecotipo locale di abete bianco, il gariglione appunto, che interessa anche il mondo scientifico poiché è particolarmente tollerante alle piogge acide. MARIA SANTISSIMA DELLE GRAZIE DI TERMINE Il Santuario di Maria SS. delle Grazie di Termine, risalente al 1291, si trova a 3 chilometri a sud di Pentone, nella piazza dedicata all’Arciprete Don Salvatore Mazzuca. Arrivati sul posto, i visitatori sono immediatamente colpiti dalla posizione aerea e panoramica della chiesa che svetta sulle vallate sottostanti, e dalla luminosità della facciata di un forte bianco marmoreo. Il luogo, incastonato nel verde dei castagni e dei lecci, è uno dei più frequentati Santuari Mariani della Calabria: ogni anno, la seconda domenica di settembre, in occasione della festa della patrona, giungono a Pentone fedeli non solo dalla provincia, ma dall’intera regione. 22 VALLE DEL CROCCHIO ne, che deve il suo nome al termine dialettale “gariglio”, che indica il cerro. Ciononostante, sulle sue pendici dominano faggi, abeti bianchi e pini larici, creando un ambiente naturale di grande bellezza e quasi di mistero. Norman Douglas, autore inglese del libro di viaggio “Old Calabria” (1915), quando visitò il gran bosco del Gariglione scrisse: “Era una foresta vergine, mai sfiorata da mano umana: una macchia scura ed ondulata, visibile da lontano, un impenetrabile groviglio di alberi costituito dai garigli da cui deriva il suo nome, da migliaia di alberi barbuti e da un’antica vegetazione indigena”. Inoltrandosi per la strada tipicamente montana, a circa tre chilometri dal bivio, s’incontra il Rifugio Leone Grandinetti (m 1611 / CAI di Catanzaro / 16 posti letto) e, pochi chilometri più avanti, una Caserma forestale presso la quale si lascia l’auto (in inverno la strada fino alla caserma potrebbe essere poco agevole). Si può quindi partire per numerose escursioni che portano alla scoperta di questo luogo dall’aria purissima e profumata, proclamato Sito di Interesse Comunitario (SIC) nel 2008 per la sua biodiversità. I sentieri s’indirizzano verso la vetta oppure compiono un ampio giro ai piedi del monte, offrendo varie opzioni di difficoltà e lunghez- Tirivolo za (descrizione itinerario a pag. 23), anche nel paesaggio ovattato dalla neve. Una passeggiata non troppo impegnativa porta fra boschi di pioppo tremulo, abete e faggio in una delle zone più nevose di tutta la Sila Piccola, partendo a sud-est della Caserma ed offrendo anche la possibilità di osservare una “carcara”, antico punto di produzione della calce (a partire dalla “cottura” del calcare); mentre una seconda, certamente più impegnativa, si sviluppa su di un lungo giro che porta fino al fosso di Mamma Giuseppina (dove tre croci testimoniano il sacrificio della madre nel tentativo di salvare i propri due figli dalla casa in fiamme) e alla Tavola Parata, grosso masso quasi circolare e in superficie piano, che secondo la leggenda era il luogo in cui i briganti si spartivano il bottino delle proprie scorribande. La valle del fiume Tacina, altra tappa da non saltare, costituisce un sito di grande interesse naturalistico: SIC per l’ambiente fluviale ben conservato, rappresenta un panorama silano fra i più classici e memorabili, con montagne coperte da ricchi boschi e praterie che si avvicendano a vaste pianure. Ridiscesi dal Monte Gariglione, superata da poco la Caserma e tornati sulla strada per Tirivolo, la si può ammirare compiendo un itinerario escursionistico che va a lambire in particolare l’alta valle del fiu- me (descrizione itinerario a pag. 29). Rientrati dalla piacevole passeggiata, si può continuare in direzione Buturo, costeggiando la Riserva Naturale Coturelle-Piccione; inserita nel contesto del Parco Nazionale della Sila, l’area protetta offre un colpo d’occhio che affascinerà tutti gli amanti della natura: querce, castagni, lecci e noccioli si alternano, lasciando poi a erica e ginestra il compito di colorare il sottobosco. A quota più alta il re incontrastato è ancora il pino laricio, che in questa riserva trova un contesto climatico ideale ed è presente anche nella varietà vutullo, a fusto cilindrico e corteccia liscia. Per quanto riguarda la fauna, su questi pendii equilibrati, senza strapiombi, vivono lupi, gatti selvatici, cinghiali e caprioli, mentre scrutando il cielo limpido può capitare di avvistare rapaci come gli sparvieri, le poiane e i falchi, o il picchio rosso. Da Buturo si ridiscende verso la costa in direzione Sersale e poi Cropani Marina (percorso descritto nel dettaglio all’itinerario turistico nr 3 di pagina 50), o, in alternativa, dal Monte Gariglione si può ripercorrere a ritroso l’itinerario dell’andata, tornando quindi a Pentone, da dove, allungando il percorso di 3 chilometri verso sud, si visita il Santuario di Maria Santissima delle Grazie di Termine. Tavola Parata Località di partenza Caserma della Forestale Difficoltà E Dislivello + 100 metri Tempo di percorrenza 1 ora Lunghezza del percorso 2,2 km SENTIERO DEI GIGANTI Si lascia la caserma della Forestale in direzione sud-est, risalendo il monte Gariglione (nome che deriva da “gariglio”, ossia cerro). Lungo la risalita si incontrano maestosi alberi centenari, sopravvissuti e giunti fino a noi a testimonianza dell’antica foresta che un tempo popolava tutta l’area. La bellezza di queste piante non risiede solamente nelle dimensioni monumentali, ma anche nella resistenza alle difficoltà ambientali: da questi alberi sono stati raccolti i semi delle piante che vengono ora richieste in centro Europa per creare nuove abetine resistenti alle piogge acide, in modo da ricostruire le antiche foreste danneggiate dall’inquinamento. La maestosa foresta di cui questi giganti sono i sopravvissuti è appartenuta ai primi del Novecento ad una società tedesca, la Huelsberg di Charlottenburg, per poi passare alla Società Forestale Meridionale dal 1929 al 1949, periodo in cui vennero fatti intensi disboscamenti per motivi industriali e bellici. In seguito cominciarono i lavori di ripopolamento e ricostruzione, che hanno riportato la foresta all’antica estensione dei primi del Novecento, quando venne descritta da Norman Douglas come un’autentica urwald, la foresta primigenia. VALLE DEL CROCCHIO 23 I GEOSITI Miniere di feldspato I feldspati, un importante gruppo di minerali di cui si stima sia composto il 60% della crosta terrestre, ricoprono da sempre un ruolo di grande importanza nello sviluppo industriale ed economico della valle del Crocchio. Il perché è presto detto: dall’estrazione di queste particolari mineralizzazioni si ottengono sostanze utili all’industria delle ceramiche, e la produzione di quest’area costituisce un’offerta di elevata qualità che da sempre interessa il mercato non solo locale ma anche nazionale. Il basso contenuto in ferro che caratterizza i minerali ne fanno un materiale particolarmente apprezzato e richiesto dalle industrie di conversione: la scarsa presenza del metallo favorisce la creazione di un prodotto fuso di colore bianco, utile per la produzione di ceramiche molto chiare e pregiate, come ad esempio il gres porcellanato, che negli ultimi anni sta riscuotendo un grande successo sul mercato grazie anche al costo contenuto. Gran parte delle produzioni delle miniere locali rifornisce da decenni alcune tra le principali industrie di trasformazione del Centro-Nord, in particolare in Emilia-Romagna, sebbene anche a livello locale siano presenti realtà che operano nella creazione delle ceramiche, a Cerva, Sellia Marina, Decollatura. Due miniere a cielo aperto presenti sul territorio di Sorbo hanno segnato nel tempo l’attività estrattiva. La prima, ubicata sul Colle Serralta, è stata abbandonata nel 1998 a causa 24 VALLE DEL CROCCHIO degli eccessivi costi di messa a norma, divenuti insostenibili per gli amministratori dopo la modifica dei regolamenti di gestione, mentre la seconda, in località Santa Caterina, è tuttora funzionante a pieno regime. Oltre agli aspetti storici ed economici, la produzione di feldspato di Sorbo è importante anche per conoscere la storia geologica della valle del Crocchio, dato che il filone è inserito all’interno delle classiche rocce metamorfiche e ignee che costituiscono il basamento del massiccio silano. Un vantaggio importante che non sempre viene considerato quando si realizzano queste attività estrattive è la creazione, sebbene non per motivi prettamente scientifici, di una sezione in profondità (a volte anche di centinaia di metri) di strati geologici a disposizione per essere esaminati con cura dagli scienziati. I feldspati della miniera di Santa Caterina, ad esempio, risultano compresi tra una formazione di gneiss, filladi e scisti al letto ed una di graniti al tetto, alcune delle tipologie di rocce più comuni sul rilievo silano, di cui l’area condivide chiaramente la genesi. La sezione stratigrafica della miniera ha qui fornito un “registro” delle attività geologiche completo e dettagliato, a dimostrazione di tale origine. I cantieri minerari hanno favorito lo studio del complesso geologico dell’Arco Calabro-Peloritano, che si sviluppa dal massiccio del Pollino fino ai Monti Nebrodi, ed in particolare di un suo livello intermedio, denominato Unità di Castagna, che prende il nome proprio da una località poco distante da Sorbo San Basile, e che qui è stato portato interamente alla luce in tutta la sua estensione verticale. Un autentico “spicchio” della storia geologica della Sila e della valle del Crocchio, a disposizione degli studiosi e di tutti gli appassionati. E anche dei più piccini, che potranno saziare la propria curiosità su queste strane forme della roccia calabrese tramite un sentiero didattico che è stato ideato per fare apprezzare la fauna, la flora, la geologia e la cultura agricola della valle, e lungo il quale si sviluppa un vero e proprio “sentiero geologico”. GEOSITO MINIERE DI FELDSPATO Ambito territoriale Comune di Sorbo San Basile (CZ), località Santa Caterina e Colle Serralta. Periodo di formazione L’Unità di Castagna, appartenente al Complesso Calabride dell’Arco Calabro-Peloritano, risale al Paleozoico (542-251 milioni di anni fa). Caratteristiche geomorfologiche I minerali di interesse estrattivo sono feldspati a basso contenuto di ferro su cui si possono osservare, sui campioni a mano, cristalli di quarzo, feldspato e mica (biotite e/o muscovite) che donano alla roccia un aspetto granulare. Motivi di interesse Le aree estrattive di Santa Caterina e di Colle Serralta (ora in disuso) hanno segnato la storia economica della valle del Crocchio. Come arrivare Da Catanzaro SS.109 in direzione Sorbo S. Basile; da Crotone SS.106 in direzione Catanzaro, a Villaggio Carrao svoltare a destra e seguire le indicazioni per Sorbo S. Basile. VALLE DEL CROCCHIO 25 I GEOSITI Intrusioni sulfuree negli L o zolfo è un elemento che spesso in natura si presenta associato a fenomeni vulcanici o a sorgenti calde, e solitamente la sua presenza nelle rocce del sottosuolo tradisce origini “turbolente” nella genesi del territorio. Non a caso gli anglofoni si riferiscono al minerale definendolo brimstone, ovvero “pietra dell’orlo del vulcano”. La sua presenza nelle terre calabre è sicuramente indice di un’intensa attività tettonica che da milioni di anni plasma il territorio di quell’arco di rilievi montuosi che parte dal Pollino, al confine con la Basilicata, ed arriva fino ai Monti Nebrodi, nella Sicilia settentrionale. L’insieme montuoso, chiamato dai geologi appunto Arco Calabro-Peloritano, testimonia le origini antichissime dei rilievi calabresi, ben più primitivi dell’Appennino meridionale poiché risalenti addirittura al Paleozoico (da 542 a 251 milioni di anni fa) e considerati dai geologi come un frammento “relitto” della catena alpina. Lo zolfo, oltre all’importanza mineralogica e geologica, vanta anche proprietà curative e terapeutiche, come nel caso delle sorgenti termali, ed inoltre viene utilizzato spesso nelle industrie chimiche sotto forma di acido solforico. La particolarità di questo geosito è data dalla presenza di un tipo di formazione geologica molto rara, l’intrusione di vene di zolfo all’interno di rocce metamorfiche. In generale le inclusioni di rocce dentro corpi rocciosi magmatici o metamorfici sono piuttosto comu- 26 VALLE DEL CROCCHIO ni, anche nei territori silani, e l’esistenza di queste formazioni fornisce un aiuto prezioso ai geologi per ricostruire l’assetto e le modalità di evoluzione di un territorio, ma è proprio la presenza dello zolfo a rendere particolarmente rare e di grande interesse scientifico le intrusioni presenti in quest’area. Alcune di queste formazioni si possono incontrare sulla sinistra idrografica del fiume Melito, nel territorio del Comune di Sorbo San Basile, all’interno di un corpo roccioso igneo metamorfico. Ci troviamo a nord del rilievo costituito dal Colle Castagna, dove si sviluppa il corso d’acqua principale, che raccoglie tutte le acque provenienti dal versante. Sebbene non siano stati ancora effettuati studi approfonditi al riguardo, si suppone che le intrusioni si siano inserite in tempi antichissimi all’interno della primitiva struttura di ori- gine magmatica, addirittura prima che quest’ultima subisse i processi di metamorfosi. Non è da escludere che esistano altre venature di questo tipo a grande profondità nel territorio della Sila Piccola, dal momento che in numerose sorgenti d’acqua che affluiscono alle reti idriche di alcuni scisti bianchi comuni sono state rinvenute tracce di arsenico di origine non antropica, elemento che in natura si trova solitamente associato allo zolfo in minerali come l’arsenopirite (FeAsS). Un’altra curiosità scientifica è data dalla presenza, nelle vicinanze del sito, di un paleopaesaggio in prossimità del lago Passante, proprio ai margini dell’altopiano. La sezione di questo antico ambiente diventa ancor più visibile muovendosi verso sud lungo il corso del Melito, i cui versanti vallivi diventano sempre più ripidi e scavati, così come, seguendo la stessa direzione, aumenta la pendenza del fiume stesso, e di conseguenza la velocità delle sue acque. Infine, la zona si colloca non distante da un’area di tutela molto interessante dal punto di vista naturalistico, la Riserva Biogenetica Poverella, che si può visitare passo passo tramite un sentiero segnalato (descrizione a pagina 17) che porta fino al Villaggio Mancuso e permette di conoscere più a fondo un abitante essenziale dei boschi della valle del Crocchio: il pino laricio, che trova qui le condizioni pedoclimatiche ideali per la crescita. In definitiva l’incontro con questo geosito, oltre che di grande attrattiva per gli appassionati e gli “addetti ai lavori”, può essere per tutti una buona occasione per scoprire alcune delle più curiose ed insolite formazioni rocciose e la ricchezza vegetale presenti nei territori calabresi, ed un’ottima scusa per ripercorrere la travagliata storia geologica della regione. GEOSITO INTRUSIONI SULFUREE Ambito territoriale Il sito si trova nelle vicinanze delle sorgenti del fiume Melito, sul versante settentrionale del Colle Castagna, nel territorio comunale di Sorbo San Basile (CZ). Periodo di formazione Non sono stati ancora effettuati studi sufficientemente approfonditi su queste formazioni per poterne determinare una datazione accurata. Caratteristiche geomorfologiche Inclusioni di vene di zolfo all’interno di corpi rocciosi metamorfici. Motivi di interesse La Riserva Naturale Biogenetica Statale Poverella, caratterizzata da lussureggianti foreste di pino laricio, querce ed ontani, è situata in prossimità di Villaggio Mancuso, ubicata all’interno del Parco Nazionale della Sila e a breve distanza dal geosito. Come arrivare Da Catanzaro SS.109 in direzione Sorbo S. Basile; da Crotone SS.106 in direzione Catanzaro, a Villaggio Carrao svoltare a destra e seguire le indicazioni per Sorbo S. Basile. VALLE DEL CROCCHIO 27 I GEOSITI Altopiano Silano - Valle del I l Tacina ha origine, come gran parte dei fiumi dell’area, dalle alture della Sila. Il suo viaggio nasce ai piedi del Timpone Morello, costeggia il versante settentrionale del monte Gariglione seguendo una direttrice est-ovest, prima di deviare bruscamente verso sud in prossimità di Roccabernarda e sfociare nelle acque joniche ad ovest di Capo Rizzuto. Il geosito interessa il tratto iniziale del corso d’acqua, dove si possono incontrare ambienti misti, dominati dalle verdi e lussureggianti foreste tipiche della Sila. In questa prima parte il territorio è caratterizzato da un’area quasi pianeggiante molto estesa, contornata da versanti di bassa pendenza a cui segue un tratto particolarmente panoramico a meandri stretti, con sponde molto più ripide e frastagliate. Questa alternanza di ambienti riassume perfettamente il viaggio di molti corsi d’acqua che si originano dall’altopiano della Sila e scendono verso le coste joniche. Una morfologia così variegata è legata ad una storia geologica particolarmente complessa, in quanto connessa sia a fenomeni tettonici di innalzamento sia al successivo modellamento erosivo da parte degli agenti atmosferici e dei corsi d’acqua: eventi, questi, che hanno lavorato su scala più grande su tutto l’altopiano silano fino a condurlo alla conformazione attuale. Le rocce della vallata testimoniano queste origini travagliate: gran parte dei versanti che la delimitano sono infatti costituiti da rocce metamorfiche come lo gneiss o magmatiche granitoidi, profondamente fratturate ed alterate, con frequenti intrusioni e venature di pegmatite, una roccia ignea intrusiva di colore biancastro, qui molto presente. Tutte queste alterazioni sono testimonianza di un passato geologico complicato, dove all’originario basamento plutonico della Sila, ovvero costituito da rocce magmatiche intrusive, si sono succeduti eventi di metamorfismo, sollevamenti tettonici, fratturazioni, fenomeni erosivi, successioni sedimentarie e altre modificazioni di vario genere che hanno portato alla complessa situazione odierna, “decifrata” dai geologi solo dopo lunghi studi sul campo. In alcune aree è inoltre possibile incontrare delle formazioni particolari: strutture isolate di granito pressoché sferiche, che si sono formate nel sottosuolo, ma sono emerse in seguito all’erosione della matrice più friabile in cui erano immerse. Risultato della scomparsa del primo strato di materiale sono queste curiose “palle” di roccia, a volte anche di grosse dimensioni, che emergono in superficie, isolate dal resto del substrato, e la cui origine per secoli è risultata inspiegabile. Il geosito include in sé una piccola porzione di quello che è il più grande altopiano del continente europeo e che da sempre rappresenta un caso più unico che raro nelle terre del Meridione, con le GEOSITO ALTOPIANO SILANO VALLE DEL TACINA Ambito territoriale Il sito include l’area iniziale della valle del fiume Tacina, dalla sua origine ai piedi del Timpone Morello fino al monte Gariglione, che il corso d’acqua costeggia lungo il suo fianco settentrionale. Periodo di formazione La formazione dell’acrocoro silano è antichissima, essendo antecedente persino all’orogenesi dell’Appennino, e risale nelle sue prime fasi al Paleozoico (circa 300 milioni di anni fa). Caratteristiche geomorfologiche Tantissime modifiche (sollevamenti, comparsa di faglie, intrusioni, erosione, ecc...) hanno modellato il rilievo nella sua attuale 28 VALLE DEL CROCCHIO Tacina sue foreste di conifere imbiancate dal manto nevoso nel corso dei mesi invernali. La valle del Tacina è una sintesi completa degli ambienti della Sila: zone boscose in gran parte pianeggianti alternate ad ampie praterie d’alta quota e a pianure alluvionali create nei secoli dai tanti corsi d’acqua. Un sentiero segnalato (descrizione a lato) si sviluppa lungo un tratto del fiume omonimo e raggiunge un punto panoramico da cui si vede l’intera valle coronata da lussureggianti foreste, e in seguito la cascata del Piciaro (dal nome dell’estrattore della pece dai pini larici). Tra montagne, boschi e strette vallate che gradualmente aprono scendendo verso la costa, lungo il geosito della valle si può quindi incontrare una buona percentuale di tutta la natura presente sull’altopiano, che offre agli appassionati dell’outdoor l’opportunità di venire a contatto con gli ambienti più puri ed incontaminati di queste terre. ITINERARIO OUTDOOR Località di partenza Caserma Forestale del Gariglione Difficoltà E Dislivello + 220 metri Tempo di percorrenza 3.50 ore Lunghezza del percorso 7,5 km FIUME TACINA conformazione di altopiano. Poggiando su questa base, il fiume Tacina ha creato una piana alluvionale costituita da sedimenti quaternari che ricoprono le rocce ignee e metamorfiche del massiccio silano. Motivi di interesse Il sito riassume in un tracciato di pochi chilometri, segnato dal corso del Tacina, tutti i principali ambienti della Sila. Come arrivare Da Catanzaro SS.109 in direzione Taverna; da Crotone SS.106 in direzione Catanzaro, a Villaggio Carrao svoltare a destra e seguire le indicazioni per Taverna. Dal lato ovest della Caserma Forestale del Gariglione l’itinerario si sviluppa in coincidenza con il sentiero nr 12, fino a giungere alle opere di presa dell’acquedotto di Crotone. Da una diramazione si può arrivare a Pisarello, dove il bosco misto a faggi e abeti bianchi diventa una faggeta pura. Lungo il percorso si guadano alcuni rivi tramite ponticelli di legno e si incontrano piazzole dove si allestivano carbonaie. Dopo aver abbandonato il percorso sovrapposto al sentiero nr 12 si raggiunge il punto panoramico “Cugno del Purrazzo” (asfodelo in dialetto), da cui si può ridiscendere verso la Caserma Forestale oppure riprendere il sentiero e dirigersi verso il Tacina; poco prima di raggiungere il corso d’acqua una deviazione conduce ad un altro punto panoramico sulla radura circondata da foreste lussureggianti. Proseguendo si raggiunge la splendida cascata “del Piciaro”, che prende il nome dalla figura che in passato incideva la corteccia dei pini larici per estrarne la pece. VALLE DEL CROCCHIO 29 2° ITINERARIO TURISTICO Lʼarmonia dei contrasti: 20 ° SP hio cc ro 58-1 °1 SP CATANZARO Cropani 106 Marina SS° ia Ur T. Simeri 7 A G Geositi IIt Itinerari outdoor Simeri Mare Sede del Gal S Aree attrezzate A 7 Si parte lasciandosi alle spalle un tratto della bellissima costa jonica, in corrispondenza di Simeri Mare, per inoltrarsi nell’entroterra risalendo la valle del fiume Simeri, fra pianure dalla bassa vegetazione e rilievi di modesta altitudine. La costa è sabbiosa, invitante, con lunghe strisce dorate che si stendono di fronte all’azzurro dello Jonio; la vegetazione mediterranea, dominata da pini marittimi e da eucalipti, si affaccia fin quasi sul mare, creando un contesto ideale per il relax estivo. Ci si dirige verso Simeri, che, pur formando un unico comune con la vicina Crichi, mantiene la sua identità: più antico, di origine medievale, era già frequentato in epoca magno-greca come testimoniano diversi reperti rinvenuti nella zona. Isolati, fuori dall’abitato sorgono i resti del Castello bizantino costruito nel X secolo con malta derivata dalla sabbia del vicino fiume Simeri: oggi sono visibili le mura perimetrali, ma si suppone che nel piano interrato, tuttora poco esplorato, possano “nascondersi” diversi passaggi che conducono Borda Sellia S elllia e lil Marina eri VALLE DEL CROCCHIO 17 7 V Valli Val Va aallllllii Cupe C Soveria ia S Simeri im im Crichi im F. S 30 Oasi Menulataa Petronà aassi Do D on e on Oasi Donaglie Marcedusa Albi Taverna C Cerva Belcastro Sorbo Magisano sa ano 133 ano 4 4 S. Basile 14 Maranise Sersale F. C Andali S Fossato Zagarise Serralta 6 Pentone Cropani Sellia 5 15 5 16 1402 Colle Ariano i F. All Località di partenza Simeri Mare Località di arrivo Sellia Marina Località intermedie e chilometraggio parziale Simeri Mare – Simeri 12,6 km Simeri – Crichi 4,5 km Crichi – Sellia 7,2 km Sellia – Magisano 9 km Magisano – Albi 7,8 km (Albi – Villaggio Mancuso 12,6 km) (Villaggio Mancuso – Albi 12,6 km) Albi – Zagarise 17,3 km Zagarise – Sersale 10,4 km Sersale – Soveria Simeri 21,5 km Soveria Simeri – Sellia Marina 12,8 km Chilometraggio totale 103,1 chilometri 128,3 chilometri con deviazione al Villaggio Mancuso Come arrivare A.3 Salerno-Reggio Calabria, uscita Catanzaro. Seguono SS.19b e SS.106 fino a Simeri Mare. mare, cascate e canyon P 7 J a M o n i o r 0 5 kkm fino al centro di Simeri. Sulle pendici dello sperone roccioso sul quale sorge il Castello si scorgono alcune grotte utilizzate dai monaci basiliani durante il periodo della loro persecuzione, come avvenne in molte altre zone della Calabria. Nel passare dei secoli, le stesse cavità offrirono riparo anche ai briganti e furono perfino adibite a rifugio durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Un altro segno del passato illustre di questo borgo sono i resti della chiesa della Collegiata di Santa Maria dell’Itria, di cui sono visibili ad oggi il portale finemente decorato, la torre campanaria di epoca normanna e la cappella di Sant’Innocenzo. Sebbene poco rimanga dell’antica chiesa, ricostruita dopo il terremoto del XVIII secolo ma nuovamente distrutta da quello del 1905, evidente è la bravura degli scalpellini locali, che con perizia e pazienza erano in grado di far emergere dai blocchi provenienti dalla cave della zona forme leggere e ariose. Proseguendo verso l’interno e Valle di Soveria mantenendosi sulla dorsale fra le valli del Simeri e dell’Alli, mentre a poco a poco le coltivazioni di ulivi e agrumi prendono il posto della macchia mediterranea si raggiunge Crichi. Fondata nel Seicento probabilmente da contadini provenienti da Sellia, questa piccola cittadina su un “cocuzzolo” è molto accogliente e tranquilla, e conserva per i visitatori, in località Porticello, la bella chiesetta dell’Addolorata e l’interno decorato con notevoli affreschi settecenteschi. Il paese va fiero delle proprie specialità culinarie: da non perdere una preparazione tipica calabrese, la pitta’nchiusa, dolce silano anche noto come pitta’mpigliata, fatto con un ripieno di fichi, pinoli, mandorle e altra frutta secca, oppure le cuzzupe, biscotti pasquali dal persistente aroma di limone, che prendono la forma di personaggi, animali o fiori. Prima di entrare a Sellia, si può seguire una deviazione sulla destra che conduce all’interessante geosito della Sorgente Salinella. L’acqua che ne sgorga è ad alto contenuto di sodio (da qui il no- Sellia VALLE DEL CROCCHIO 31 2°ITINERARIO TURISTICO Sellia Antico frantoio 32 VALLE DEL CROCCHIO me della sorgente, visto il sapore salato), ed era rinomata in passato per le sue qualità curative. Conosciuta con il nome di “Acqua Minerale Sila”, veniva esportata perfino negli Stati Uniti, ma dopo il secondo conflitto mondiale, causa problemi economici e frane naturali, la sua fortuna finì; oggi il Comune di Sellia ha avviato studi idrogeologici volti al recupero dell’intero sito e della sua preziosa acqua. Attraversando boschi cedui di leccio, sughero e castagno, tra il corso dei fiumi Alli e Simeri, si arriva a Sellia, borgo scenograficamente adagiato sulle pendici di un monte di cui asseconda i rilievi. Immerso in una lussureggiante vegetazione che fa da cornice a molteplici sentieri, il paese gode dell’esposizione a mezzogiorno e di una vista sulle morbide alture presilane coperte da ulivi argentati che si alternano a pianure dalla bassa vegetazione, mentre ad est lo sguardo può raggiungere il golfo di Squillace. Il centro storico è caratterizzato da un dedalo di vicoli intricati: percorrendo quelli del rione S. Angelo si arriva ad un antico frantoio, che testimonia il forte legame che ancora esiste tra questa splendida zona e le sue radici contadine. In quest’ottica, è stato recentemente inaugurato l’EMu.Se., un ecomuseo omaggio al verde della Presila e alla cultura rurale in quattordici spazi con fotografie, immagini e utensili della tradizione. Nella stessa struttura trovano luogo anche tutte quelle testimonianze che solitamente evadono dal classico contesto museale, ma che costituiscono la vera anima di un territorio, come i canti e i detti popolari. Oltre ai resti del castello medievale, edificato a scopo difensivo in epoca normanna, completano il quadro storico del borgo la scalinata di Porta Bella, che con i suoi 130 gradini collega la parte storica di Sellia a quella più moderna, e le chiese dedicate a S. Nicola e alla Madonna del SS. Rosario. Il percorso continua fino ad unirsi, all’altezza di S. Pietro, con la SS.109, che s’imbocca in direzione Magisano. Il paese sorge sul fianco sinistro della valle del Simeri, fronteggiando le piccole frazioni di S. Pietro e Vincolise; come il suo antico nome suggerisce, Magisano (un tempo Vucisano, da vucissi, cioè gli arbusti presenti nei dintorni) è circondato da bassa vegetazione e da terrazzamenti coltivati. Le bellezze della zona si susseguono nelle diverse località: a Vincolise non si può perdere la Casa Museo Antonino Greco – Museo Etnografico e Risorgimentale, dove sono conservati anche libri rari e documenti di importanza storica notevole, mentre a San Pietro si può visitare il Santuario di Maria Santissima della Luce, dove si ammirano esempi dell’antica arte dell’intaglio su legno. Il bell’altare ligneo del Settecento raffigura le schiere degli angeli in altorilievo, in un’opera che rappresenta al me- Valle Roncino glio la rilevanza di uno dei mestieri più tradizionali della Calabria: sembra quasi inevitabile che in un territorio talmente ricco di risorse boschive siano nati nei secoli artisti capaci di trarre da una materia notoriamente dura e resistente figure che appaiono impalpabili e leggiadre. Ma non solo la cultura artistica ha goduto della maestria di questi artigiani, che hanno prodotto e producono, nei pochi laboratori ancora attivi, piccoli oggetti della vita quotidiana, come botti, stampi per i formaggi, scodelle e attrezzi. Lasciata Magisano, si offre una possibilità di scelta per proseguire l’itinerario: verso sinistra si trova Albi, con l’opportunità d’inoltrarsi alla scoperta delle meraviglie della Sila Piccola in un vero e proprio “museo verde” in località Monaco (sempre proseguendo sulla SS.179), il Centro Visite Antonio Garcea: qui si possono osservare daini e caprioli nei recinti faunistici, conoscere le specie vegetali nell’orto botani- CASA MUSEO “ANTONINO GRECO” – MUSEO ETNOGRAFICO E RISORGIMENTALE Il Museo etnografico di Vincolise (comune di Magisano) trova spazio nel palazzo a due piani ex dimora di Antonino Greco, giurista e patriota garibaldino del Risorgimento. La cucina a pianterreno conserva la struttura originaria con credenze in arte povera e un’antica fornace utilizzata per la cottura dei cibi, mentre al piano superiore le stanze sono arredate con antichi mobili e pregevoli suppellettili. L’esposizione comprende oggetti d’epoca, documentazioni, testi rari di filosofia, scienza, diritto, religione, la prima enciclopedia UTET del 1863 e un’edizione cinquecentesca del Petrarca. Nella Cappella Gentilizia del 1850, consacrata con bolla di Pio IX, sono visibili reliquiari in oro di S. Amelia, S. Tommaso e S. Anna. Magisano VALLE DEL CROCCHIO 33 2°ITINERARIO TURISTICO ITINERARIO OUTDOOR MUSEO D’ARTE SACRA “SILVESTRO FRANGIPANE” La pinacoteca, allestita nel 1990 su iniziativa del parroco Egidio Pudia, prodigo sostenitore del patrimonio culturale della località, ospita trentasei opere risalenti al XVII e al XIX secolo e un bassorilievo in legno raffigurante la “Cena di Emmaus”. Peculiarità delle splendide tele, che sono state ritrovate nella chiesa di Santa Maria Assunta e nel convento dei Padri Domenicani, è la presenza in ognuna di esse del nome del committente o l’immagine dello stesso, caratteristica che permette di percepire la forte relazione che sussiste tra l’arte locale e l’intera comunità di Zagarise. L’OLIO L’olio d’oliva è uno dei principali prodotti d’eccellenza calabresi: la regione è ai primi posti tra i produttori italiani. Qui la presenza dell’ulivo è documentata almeno sin dai tempi dei Greci (VIII e VII secolo a.C.), quando la pianta giunse in Italia meridionale importata dall’Asia Minore, ma sono stati i Romani a dare avvio alla crescita e alla valorizzazione della coltivazione, grazie ad importanti innovazioni e al perfezionamento delle tecniche olearie. La valle del Crocchio, oggi come allora, si contraddistingue per le distese verdi sfumate d’argento, elemento fondamentale dell’attenzione rivolta dal G.A.L. alla qualità gastronomica che questa terra generosa è in grado di offrire. 34 VALLE DEL CROCCHIO co, visitare musei che raccontano la storia dell’antico legame fra gli uomini e i boschi della Sila (per la descrizione di Albi e del Centro Visite si veda l’itinerario turistico n° 1 a pag. 16). Con questa deviazione si arriva anche in prossimità dell’alta valle del Roncino, indicata a un bivio con località Monaco, che costituisce un SIC (Sito di Interesse Comunitario) per le foreste di pini neri e per le molteplici specie vegetali di pregio, come l’euforbia corallina e l’adenocarpo. Se invece si prosegue verso destra, restando sulla SS.109, fra boschi di castagno e campi coltivati, ecco la bellissima Zagarise. Le case sembrano raccolte attorno a due edifici, la Torre Normanna e la chiesa Madre; stradine lastricate in pietra e vicoletti sormontati da archi scenografici completano il quadro. La torre, imponente costruzione cilindrica, fa parte dell’importante sistema difensivo di cui i seguaci di Roberto il Guiscardo dotarono la Calabria: sebbene si suppone che si trattasse di un avamposto per una fortificazione più estesa, la sua sommità svetta indomita sui tetti della cittadina. Storia e cultura popolare si intersecano nella visita: gli amanti dell’arte possono scoprire il Museo d’Arte Sacra Silvestro Frangipane, adiacente alla chiesa di S. Maria Assunta, dove una pinacoteca ospita trentasei dipinti datati dal Seicento al Novecento; chi Zagarise, Museo dellʼOlio invece preferisse approfondire la conoscenza degli aspetti tradizionali ed enogastronomici del territorio, si dirigerà senza dubbio al Museo dell’Olio di Oliva e della Civiltà Contadina. L’esposizione, che si sviluppa attorno ad un antico frantoio restaurato, vuole essere parte integrante della visita al Parco Nazionale della Sila, ponendosi come punto d’incontro fra geologia, natura e paesaggio sulla scia della storia e della cultura alimentare. L’olio costituisce da sempre una delle eccellenze dell’intera regione: in tutta la sua bontà, semplice o aromatizzato con altri sapori tipici come il peperoncino, può fare davvero la differenza. Ma il museo non è esclusivamente dedicato a questo condimento dorato: partendo dalle varietà di olivo coltivate nella zona e passando per la storia delle generazioni di uomini e donne che si sono occupati di raccolta e spremitura, la mostra arriva fino al prodotto finito, con un percorso che insegna passo dopo passo come degustare al meglio l’oro giallo. Dopo questa visita che stimola curiosità e appetito, perché non fermarsi a gustare un delizioso piatto locale? Zagarise, infatti, oltre ad essere Città dell’Olio, è nota per la pasta fresca: rinomati in tutta la zona sono ad esempio i maccarruni e ciciari, tagliatelle con i ceci, mentre è ai giorni di festa che si riservano i primi conditi con sugo di carne e polpettine, o la pasta al forno farcita con pecorino, uova e soppressata. Anche l’artigianato trova i suoi rappresentanti di eccellenza a Zagarise: in un laboratorio si lavora ancora secondo le tecniche antiche, tramandate da generazioni, la radica, materiale ricavato dall’ingrossamento legnoso che si forma subito sottoterra negli arbusti di erica. Questi nodi nel legno, detti “ciocchi” o “nocchi”, devono raggiungere almeno i 3 chilogrammi per essere trattati, il che corrisponde all’incirca a 30 anni di vita della pianta: una volta raccolto, questo “diamante vegetale” (come viene talvolta definito) è fatto bollire per ventiquattr’ore in recipienti di rame perché perda ogni traccia resinosa, per poi stagionare anche per diversi anni prima di essere lavorato. L’ottima qualità dell’erica silana rende i manufatti in radica locale molto ricercati, soprattutto le pipe, che vengono sbozzate nelle forme più particolari e personalizzate. Prima di arrivare a Sersale, si attraversano vari ponti in pietra. Lasciando l’auto in uno spiazzo con due fontanelle, si possono seguire le tracce nel bosco per una breve passeggiata che conduce alla cascata del Campanaro, un salto di oltre 20 metri che sembra rubato ai Tropici: fra liane e specie rare di felci, come la felcetta lanosa (Notholaena marantae) e la pteride di Creta (Pteris cretica), sembra impossibile essere a due Località di partenza e arrivo Strada tra Sersale e Zagarise in prossimità del torrente Uria Difficoltà T Dislivello + 50 metri Tempo di percorrenza 0.30 ore Lunghezza del percorso 0,25 km CASCATA CAMPANARO Escursione molto facile e adatta a tutti, di grande bellezza e interesse naturalistico. Ci troviamo in una delle zone più incontaminate del comprensorio del G.A.L. Valle del Crocchio, sebbene sia facilmente raggiungibile con qualsiasi mezzo, lungo la strada che collega Sersale a Zagarise, all’altezza del torrente Uria che dà origine alla cascata. Oltre all’attrazione principale, il breve sentiero presenta altri motivi di interesse, tra cui tre belle sorgenti naturali e un vullu, un piccolo specchio d’acqua dai colori sgargianti. Lungo la strada si trova anche un pagliaru, un’antica abitazione con tetto di paglia utilizzata in passato come riparo da pastori e boscaioli. Lo spettacolo creato dalla cascata è incantevole: il salto d’acqua, alto circa 22 metri, è circondato da rocce di colore insolito e da una vegetazione lussureggiante che ci porta alla mente le foreste umide, grazie alla presenza di rare felci giganti, e di una fitta corona di alberi costituita da tiglio, ontano nero, fico selvatico e varie specie di salici. VALLE DEL CROCCHIO 35 2°ITINERARIO TURISTICO ITINERARIO OUTDOOR Località di partenza e arrivo Strada Sersale Zagarise, all’altezza del bosco di pini d’Aleppo Difficoltà EE Dislivello + 300 metri Tempo di percorrenza 2.30 ore Lunghezza del percorso 2,15 km Sersale CASCATA RUPE E SALICE Cascata Campanaro Cascata dellʼInferno PASTA FRESCA Il comune denominatore della pasta fresca calabrese, così come di quella della valle del Crocchio, è l’impasto fatto con semola di grano duro (talvolta unito alla farina di grano tenero), l’acqua, l’olio e il sale. Diverse e tutte deliziose le tipicità del territorio. Gli ’mparrettati e le scilatelle sono due tipi di pasta fatta in casa “al ferretto”: la loro preparazione prevede l’utilizzo di un ferricello o di stretto bastoncino di legno per dare alla pasta la classica forma affusolata e attorcigliata, capace di trattenere i sughi e i condimenti. I covatelli, invece, sono piccoli irresistibili gnocchi ottenuti passando quadratini di pasta su un apposito rigagnocchi di legno. 36 VALLE DEL CROCCHIO passi dalla sabbia fine dello Jonio da un lato e dall’altopiano della Sila dall’altro (descrizione itinerario a pag. 35). Proseguendo, inoltrandosi prima in un bosco di pini d’Aleppo e poi in una lecceta, si incontrano anche le cascate di Rupe e Salice, a pochi metri l’una dall’altra. La cascata di Rupe è la più alta del torrente Campanaro, con i suoi 57 metri, e si può osservare in tutta la sua bellezza da un palcoscenico di roccia naturale (descrizione itinerario a pag. 37). Dirigendosi ancora verso Sersale, il torrente Campanaro regala un altro scorcio memorabile e dal nome evocativo: la cascata Inferno. Prendendo una stradina sulla destra in corrispondenza di una stretta curva a gomito, non segnalata e dall’imbocco spesso celato fra la rigogliosa vegetazione, si percorre un tratto con uliveti e campi coltivati con terrazzamenti, per poi passare ad un ambiente più mediterraneo con la flora tipica della macchia, tra cui i fichi d’India. Poco prima della cascata, l’ambiente si fa insolito e profuma- to grazie ad un boschetto di alloro; il salto d’acqua, alto circa 30 metri, si staglia su uno sfondo di delicato capelvenere e giganteschi massi (1 ora). Ci si trova ora nel cuore dell’area castanicola della valle del Crocchio: qui sia il castagno che i suoi frutti sono assoluti protagonisti. Dal G.A.L. Valle del Crocchio così come da altri enti vengono portate avanti iniziative di valorizzazione e tutela di un tale patrimonio culturale e naturalistico, dalle sagre alimentari alle attività museali-espositive. Proprio Sersale ha dato inizio ai processi di lavorazione e commercializzazione della castagna, che anticamente era semplicemente essiccata nei pastillari, costruzioni rurali in pietra che ancora oggi si possono ammirare nei castagneti della Valle del Crocchio. I castagneti secolari diventano occasione per piacevoli passeggiate lontane dalla calura estiva, oppure per osservare il magico mutamento delle loro foglie in autunno, la stagione che regala i lucidi piccoli frutti nascosti dai ricci che compaiono in molte Il percorso inizia dalla SS.109 della Sila Piccola, nel tratto che congiunge Sersale a Zagarise. Procedendo la vegetazione cambia, al pino d’Aleppo si sostituisce la lecceta, una delle associazioni più interessanti del Parco della Sila. Si incrocia una piazzola attrezzata prima di arrivare sul crinale dove lo sguardo spazia dalla vallata del torrente Campanaro fino al monte Raga, con il mar Jonio a fare da cornice. Proseguendo si raggiunge il corso d’acqua che in alcuni tratti presenta notevoli dislivelli. Da un balcone naturale in pietra si possono ammirare i 57 metri di altezza della cascata Rupe, la più alta del torrente, divisa in tre salti di cui soltanto l’ultimo è visibile. In estate lo specchio d’acqua sottostante può offrire un bagno rinfrescante agli escursionisti. Proseguendo lungo il fiume si incontra la cascata del Salice, osservabile dall’alto. preparazioni sersalesi e non solo, dal pane di castagne agli ottimi dolci e agli accompagnamenti più originali con le carni. Passato Cipino, si arriva a Sersale, borgo particolarmente ricco di fascino e mistero nel momento della sera, quando i vicoletti in pietra sono illuminati e le piazze si trasformano in morbidi e romantici angoli, in contrasto con i campi e i boschi sottostanti che si stagliano scuri fin quasi alla costa, dove un’altra striscia dorata si forma in corrispondenza delle località balneari. Nonostante la particolarità dei due antichi edifici sacri che sorgono l’uno accanto all’altro, la chiesa della Madonna del Carmine e l’oratorio della Confraternita dell’Immacolata, il pregio di Sersale va ricercato soprattutto nel suo patrimonio naturalistico e culturale. Nel pittoresco borgo rivivono lavori antichi di secoli, come quello del cestaio, dello scalpellino e del fabbro, mentre le donne lasciano in eredità i segreti del ricamo: un’arte in cui gli strumenti fondamentali sono ancora le mani e la passione. Il prezioso retaggio VALLE DEL CROCCHIO 37 2°ITINERARIO TURISTICO ITINERARIO OUTDOOR LA FORZA DEL FERRO BATTUTO Un’importante tradizione del territorio della valle del Crocchio, che tuttora sopravvive grazie a sapienti artigiani di Cropani e Sersale, è quella del ferro battuto. A Cropani, un eclettico artigiano, nel suo laboratorio lungo la strada che porta al convento dei Cappuccini, realizza al pari di un artista originali letti in ferro battuto. Ma non solo. Con la sua fantasia, il mastro ferraio crea anche oggetti decorativi e lavori artistici molto apprezzati, come candelabri, lampade e “accessori” in ferro battuto di vario genere. Canyon delle Timpe Rosse 38 VALLE DEL CROCCHIO paesaggistico è invece celebrato in due piccole realtà del centro storico: il Museo di Etnobotanica, che conserva un erbario con circa duemila campioni, una xiloteca (una raccolta di essenze legnose), un angolo dei profumi e degli aromi, un’esposizione di piante ad uso alimentare o medicamentoso e una piccola collezione di piante rare essiccate tra cui dei veri e propri fossili viventi, come la felce bulbifera delle Valli Cupe; e il Museo di Etnofauna, dove sono riprodotti gli ecosistemi delle principali specie animali del Parco Nazionale della Sila, tramite sagome in dimensioni reali. Una volta acquisita la conoscenza delle caratteristiche principali dell’ecosistema silano, l’ideale è andarle a ritrovare nella natura grazie alla varietà di percorsi proposti nei dintorni dell’abitato. Leggermente più in basso, per esempio, all’incirca all’altezza di Cropani, imboccando la strada per monte Raga-Trebisina, si diramano tre itinerari outdoor di difficoltà e lunghezza varia, che conducono alla scoperta di una particolarità geologica, silenziosa creatrice di paesaggi sovrannaturali: il canyon delle Valli Cupe. Esso si estende per circa 2 chilometri, con versanti molto ripidi che si addolciscono leggermente a nord del monte Raga. Percorrendo il letto della fiumara, il cielo resta nascosto dalle ripide pareti e sono solo pittoresche lame di luce a illuminare il cammino. Due percorsi ad anello propongono una panoramica del monte Raga, con la sua foresta sempreverde di lecci, sugheri ed altre essenze tipiche del Mediterraneo (descrizione itinerario a pag. 39) e delle Valli Cupe (descrizione itinerario a pag. 41), mentre un terzo percorso attraversa un tratto della fiumara del fiume Fegato alla scoperta di un ambiente dalla lussureggiante vegetazione mediterranea, fino al borgo abbandonato di Marcaglione (descrizione itinerario a pag. 42). Rientrati a Zagarise, si scende verso la costa in direzione Soveria Simeri. Al bivio che conduce sulla sinistra verso Sellia Marina, seguendo proprio questa direzione per una decina di minuti, si attraversa una zona adibita a pascolo per i bovini, con recinzioni per gli animali che corrono parallele alla carreggiata. Sul crinale, si rimane colpiti dal contrasto cromatico fra il verde scuro della vegetazione circostante e il rosso vivo dell’arenaria ricca di ferro (al quale si deve il caratteristico colore) che segnala, più in basso, ormai vicini al mare e in località Uria, scavato dal fiume omonimo, lo spettacolare canyon delle Timpe Rosse, a cui si arriva tra- Sellia Marina, Museo Storico della Lambretta mite uno stretto sentiero che parte dalla strada. Il percorso risulta abbastanza difficoltoso ed è praticabile soltanto nella bella stagione a causa del fondo argilloso, ma è consigliabile perché si può essere ricompensati da un incontro con il capovaccaio (Neophron percnopterus), avvoltoio africano rarissimo in Italia che ama nidificare negli anfratti della roccia o in piccole caverne. Si ritorna indietro fino al bivio e si prosegue questa volta verso Soveria Simeri, che anticamente si chiamava Casal Soveria in omaggio al vasto bosco di sugheri (suveri in calabrese) che circondava l’abitato, in origine raccolto intorno alla chiesa di San Nicola, oggi all’inizio del paese. Qui si gode di pace e tranquillità, immersi nella natura e nelle testimonianze della tradizione agroalimentare, e passeggiando per il centro ci si imbatte in scorci caratteristici, botteghe, abitazioni tipiche e nella proverbiale ospitalità delle genti del Sud. L’itinerario turistico termina a Sellia Marina, località balneare che si vanta di offrire 12 chilometri di spiagge ai suoi visitatori. L’entroterra è punteggiato dalle coltivazioni: oltre ai tradizionali uliveti e agrumeti, spiccano i frutteti di alberi di pesche. Quasi il 50% dei campi coltivati è dedicato a questo frutto dolcissimo, nelle sue molte varietà come le nettarine o le percoche, e nella pregiata cultivar Springcrest, ottenuta dall’incrocio di tre diverse specie per dare vita a pesche dalla polpa gialla e succosa. Se la stagione non permette di indulgere sugli invitanti lidi selliesi, si può soddisfare la propria curiosità al Museo storico della Lambretta, in località Feudo de Seta, sulla SS.106, che ospita circa sessanta modelli prodotti dall’azienda Innocenti fino al 1972, oltre a manifesti pubblicitari che mostrano quanto forte fosse, soprattutto nell’immediato Dopoguerra, il desiderio di evasione e libertà che infuocava i nostri nonni. Località di partenza e arrivo Strada da Sersale alle Valli Cupe Difficoltà EE Dislivello + 15 metri Tempo di percorrenza 4 ore Lunghezza del percorso 6,5 km MONTE RAGA L’itinerario ad anello si sviluppa attorno al monte Raga e può essere percorso a piedi, in bicicletta oppure a cavallo. Ci troviamo nei pressi delle Valli Cupe, uno dei paesaggi più insoliti del comprensorio del G.A.L. Valle del Crocchio, una strettissima valle scavata nei millenni da uno piccolo corso d’acqua che ha creato ripide pareti dal colore rossastro e dall’andamento travagliato. Il punto di partenza si trova lungo la strada che da Sersale conduce al mare, all’altezza del bivio per le Valli Cupe. La vegetazione risente della vicinanza al mare, diversa da quella tipica degli ambienti “nordici” della Sila, quindi lungo il cammino si possono vedere lecci, sughere e numerose essenze mediterranee. A metà percorso la vista si apre su tutto il golfo di Squillace, dopo il punto panoramico l’itinerario ridiventa interessante dal punto di vista geologico, grazie alle formazioni arenarie del Quaternario, distinte dal più antico substrato di granito e che grazie al loro andamento tortuoso e bucherellato rappresentano un rifugio ideale per molti uccelli nidificanti. Soveria Simeri VALLE DEL CROCCHIO 39 I GEOSITI ITINERARIO OUTDOOR Geosito Valli Cupe I l geosito delle Valli Cupe (Timpi russi in dialetto calabrese) rappresenta una testimonianza preziosa della storia geologica dell’intera valle del Crocchio, e conserva caratteristiche geomorfologiche uniche, che lo rendono un ambiente introvabile su tutto il resto del territorio italiano. La conformazione stessa del canyon è molto particolare: una valle strettissima in cui la luce del sole riesce appena a filtrare, scavata nel cor- so dei millenni da una piccola fiumara che defluisce a valle lasciando una stretta incisione nella roccia, dove le pareti rossastre portano profondi segni del passaggio delle acque. Il nome deriva probabilmente proprio da queste tracce erosive: cupe in dialetto locale significa infatti “bucherellate”. Ci troviamo nel territorio del comune di Sersale, ai piedi del monte Raga, appartenente all’affioramento granitico del massiccio della Sila. Il canyon, scavato dalla fiumara Fegato, si sviluppa lungo un percorso brevissimo, di appena 2 chilometri, e per lunghi tratti presenta un letto alluvionale di pochi metri di larghezza su cui incombono le strapiombanti pareti rocciose, a dare a tutta l’area un aspetto angusto e affascinante al tempo stesso. Quello che stupisce maggiormente di questo sito è la sorprendente varietà di ambienti che si incontra lungo il corso del fiume nella sua discesa dalle pendici della Presila catanzarese fino alle coste joniche: in circa 30 chilometri si lasciano i paesaggi nordici della Sila, con le sue foreste di faggi e conifere, si attraversano boschi misti temperati di media montagna e collina, per arrivare agli ambienti tipicamente mediterranei del golfo di Squillace, con le sue bianche spiagge e la flora a macchia e gariga. Così come questa in- GEOSITO VALLI CUPE Ambito territoriale Comune di Sersale (CZ). Periodo di formazione La formazione del canyon è avvenuta a partire dal Miocene (23 milioni di anni fa). Caratteristiche geomorfologiche Le pareti del canyon sono costituite principalmente da conglomerati con intercalazioni arenacee risalenti a successioni sedimentarie mio-plioceniche, che posano su un basamento granitoide del Paleozoico; di particolare interesse la presenza di numerose discontinuità tettoniche (faglie dirette ed inverse). Motivi di interesse Oltre alle bellezze paesaggistiche e alla possibilità di risalire, in circa 4 ore di trekking, 40 VALLE DEL CROCCHIO l’intero corso del fiume dal canyon fino alla sua sorgente, sono presenti numerose emergenze floristiche e faunistiche, tra cui la rarissima felce Woodwardia radicans ed un’avifauna ricca e variegata. Come arrivare Da Catanzaro SS.106 in direzione Crotone, al bivio Cropani-Sersale svoltare a sinistra e seguire le indicazioni per Sersale; da Crotone SS.106 in direzione Catanzaro, al bivio Cropani-Sersale svoltare a destra e seguire le indicazioni per Sersale; da Villaggio Mancuso SS.179 in direzione Spineto, al bivio per Buturo svoltare a destra e seguire le indicazioni per Sersale. credibile miscellanea di ambienti apparentemente lontani rappresenta una splendida sintesi della varietà floristica calabrese, allo stesso modo il geosito racchiude in sé alcuni degli aspetti geologici e geomorfologici più interessanti di queste terre: la fiumara ha infatti scavato su uno strato di conglomerati, rocce sedimentarie a grana grossa, spesso particolarmente friabili che si sono depositate in milioni di anni su una solida base di rocce metamorfiche, denominata Unità della Sila. La facilità con cui queste rocce vengono disgregate dalle acque è presto detta: esse sono costituite da ciottoli più o meno arrotondati, di origine fluviale o marina, compattate o tenute insieme da una sorta di cemento denominato “matrice”, che viene facilmente dilavato dall’azione dei corsi d’acqua. La Calabria è terra tristemente nota per i Località di partenza e arrivo Bivio tra sentiero delle Valli Cupe e Marcaglione Difficoltà EE Dislivello + 190 metri Tempo di percorrenza 2 ore Lunghezza del percorso 1,3 km CANYON VALLI CUPE Il primo tratto di questo affascinante itinerario outdoor, che conduce alla scoperta di una delle più interessanti formazioni geologiche di tutta la Calabria, è dedicato alla flora della valle del Crocchio: grazie a tabelle esplicative lungo il tracciato si possono scoprire le specie arbustive ed arboree tipiche della macchia mediterranea che caratterizza l’area. In breve si raggiunge un punto panoramico e si incontrano quattro piazzole dove si può sostare e osservare una ricostruzione di antiche carbonaie (carvunere), di una carcara, la tipica fornace per la produzione della calce, e di un pagliaru, l’antica abitazione dei pastori. Raggiunto il corso d’acqua, lo si guada grazie a un ponte di legno, si procede a destra verso borgo Marcaglione e poi a sinistra verso le Valli Cupe, discendendo all’interno del canyon. Qui lo spettacolo lascia senza fiato: uno strettissimo corridoio rinchiuso da pareti rocciose strapiombanti di colore rosso e dalla superficie tormentata da millenni di erosione, dove trovano rifugio tanti volatili che hanno deciso di nidificare qui. Grazie alle rare specie animali e vegetali, all’interesse geologico della formazione e a un’atmosfera suggestiva che si avverte per la scarsa luce che filtra dalla sommità del canyon, le Valli Cupe rappresentano un unicum a livello nazionale, per quanto riguarda i siti di interesse naturalistico e geologico. VALLE DEL CROCCHIO 41 I GEOSITI ITINERARIO OUTDOOR Località di partenza e arrivo Bivio tra sentiero delle Valli Cupe e Marcaglione Difficoltà EE Dislivello + 190 metri Tempo di percorrenza 3 ore Lunghezza del percorso 2,6 km BORGO MARCAGLIONE L’itinerario coincide con un sentiero che si stacca dal percorso delle Valli Cupe e conduce fino all’antico borgo di Marcaglione. Il primo tratto si sviluppa lungo il letto della fiumara Fegato, il corso d’acqua che nei millenni ha scavato il canyon delle Valli Cupe. Si incontra una lecceta rigogliosa che si sviluppa fino al monte Raga, a tradire il clima mediterraneo dell’area, e si inizia a salire abbandonando il letto del fiume in corrispondenza del bivio per Marcaglione. Lungo l’ascesa si possono notare dei costoni di arenaria compatta e una vegetazione anche qui tipicamente mediterranea a lentisco e olivo selvatico. Il borgo, costituito da vecchie strutture rurali ottocentesche abbandonate, conserva un fascino unico, ampliato da una storia legata al fenomeno del brigantaggio e da un panorama suggestivo che spazia dai vicini terrazzamenti ad uliveti per arrivare sino alle ripide pareti delle Valli Cupe e allo sfondo verdeggiante del monte Raga. Il rientro avviene per la stessa via già percorsa. I più fortunati, con lo sguardo rivolto in alto, potrebbero avvistare rapaci in ricognizione che nidificano in gran numero sulle pareti delle Valli Cupe. 42 VALLE DEL CROCCHIO violentissimi terremoti: l’intensa attività tettonica ha una storia molto lunga, e ha interessato tutto l’Arco CalabroPeloritano (l’area montuosa che congiunge l’Appennino Meridionale con le vette dei monti Nebrodi) sin dal Miocene, oltre 20 milioni di anni fa. Il risultato di questo dinamismo è stato un sollevamento dell’area, su cui il corso d’acqua nei millenni ha avuto vita facile a scavare e scolpire le friabili rocce conglomeratiche; oggi le tracce di un tale movimento sono un gran numero di canyon e di valli scavate da nord a sud lungo tutta la regione, di cui le Valli Cupe sono uno degli esempi più belli e particolari. Di notevole interesse geologico è anche la presenza di una grande faglia, trasversale al corso d’acqua, che testimonia la lunghissima e travagliata storia tettonica calabrese. Oltre agli aspetti geologici, il geosito presenta numerose specie vegetali di rara bellezza. Tra queste spicca la Woodwardia radicans, volgarmente conosciuta come felce bulbifera, un vero e proprio fossile vivente (è sostanzialmente rimasta immutata dal Terziario, l’era dei dinosauri) di grandi dimensioni, le cui fronde possono raggiungere i 3 metri di lunghezza; molto rara e diffusa solo in poche aree del Mediterraneo, la Woodwardia trova il suo ambiente ideale in alcune zone isolate della Calabria, tra cui proprio le Valli Cupe. Nondimeno, la fauna della zona presenta, grazie al particolare microambiente, riparato e a tratti inaccessibile, alcune specie molto rare, tra cui risalta la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata): una specie endemica di anfibio tutta italiana. E poi come non restare ammirati dall’avifauna, rappresentata da tantissimi esemplari tra cui il nibbio, il corvo imperiale, il gufo reale, l’avvoltoio egiziano. Molti uccelli hanno scelto come sito di nidificazione proprio le aspre pareti della gola, sfruttando gli innumerevoli anfratti naturali disponibili, che offrono riparo e protezione dai predatori e dagli agenti atmosferici. Varietà floristica e faunistica elevata, una mutabilità che ricalca in pochi chilometri i tanti ambienti presenti nelle terre calabre, ed una splendi- da rappresentazione della storia geologica di tutta l’area: il geosito delle Valli Cupe è un vero e proprio riassunto delle infinite bellezze naturali della Calabria, ed una meta obbligata per chiunque voglia scoprire e conoscere a fondo la valle del Crocchio. E le possibilità per farlo sono numerose: l’anello del monte Raga (descrizione a pagina 39), per esempio, gira intorno al massiccio ed è fruibile sia a piedi che in bicicletta, ma anche a cavallo. La foresta sempreverde di altre essenze mediterranee che si attraversa rende questo rilievo una delle manifestazioni della natura più rilevanti del territorio; ma il pezzo forte s’incontra verso il termine del sentiero, quando agli occhi già meravigliati dell’escursionista si offrono gli spettacoli delle formazioni di arenaria miste al granito, scavate talmente, come le Valli Cupe, da trasformarsi in habitat ideale per molti volatili. Gli amanti dell’outdoor non resteranno delusi nemmeno dal sentiero di Borgo Marcaglione (descrizione a pagina 42), lungo il quale non mancano le emergenze geologiche, come i costoni di arenaria che s’incontrano salendo verso il paese, esso stesso attrattiva molto rara nel suo genere, con le casette rimaste inalterate nel tempo. Infine, consigliabile è l’anello interamente dedicato al Canyon del geosito (descrizione a pagina 41), forse il più intrigante per gli esperti di geologia, che potranno ammirare qui una delle più suggestive opere d’arte naturali d’Italia e il corridoio finale di incredibile bellezza, con la luce che filtra e si nasconde. VALLE DEL CROCCHIO 43 I GEOSITI Sorgente Minerale Salinella U bicato nel territorio del Comune di Sellia, e più precisamente in località Scenia, la sorgente Salinella rappresenta, oltre che un’interessante emergenza geologica, un piccolo pezzo di storia calabrese ormai quasi dimenticato: l’Acqua Minerale Sila ha segnato per oltre vent’anni la vita di queste terre, portando ricchezza, benessere e anche notorietà oltre confine. La sorgente minerale si trova in prossimità del vallone Mazzocca, un affluente del fiume Simeri, in corrispondenza di una formazione arenacea sabbiosa. Le caratteristiche idrogeochimiche hanno reso queste acque celebri sin dai tempi dei romani e vennero esaminate scientificamente per la prima volta dallo studioso Donato Antonio de Marinis del Regno di Napoli, che ne decantò le qualità purgative e terapeutiche: “celebre questa terra per una famosa sorgente di acqua salsa, donde si trae copia grandissima di un sale che ha i caratteri del mirabile”, scriveva lo scienziato nel 1659. L’alto contenuto di sodio, solfato di magnesio e zolfo le rendeva uniche nel loro genere, dai notevoli benefici in quanto adatte a combattere obesità ed ipertensione ed efficaci per favorire un buon funzionamento del metabolismo. Nei primi decenni del Novecento la sorgente rappresentò una grande opportunità economica per il comune di Sellia e per tutta l’area circostante: la commercializzazione della sua acqua minerale, denominata “Acqua Sila”, venne avviata nel 1925 ed ottenne subito un grande successo, espandendosi oltre i confini regionali, nazio- 44 VALLE DEL CROCCHIO nali e persino internazionali, raggiungendo anche i mercati tedesco ed americano. Molti medici del Regno d’Italia ne suggerivano pubblicamente l’utilizzo per curare appunto l’ipertensione ed i problemi diuretici, prescrivendola quasi come una medicina vera e propria. Questo corso positivo ebbe però vita breve, dato che la società che gestiva imbottigliamento e vendita delle acque fallì nel 1931 e dopo tre anni le attività vennero definitivamente sospese. Nel 1938 una richiesta di forniture da parte dell’Autorità Sanitaria Militare fece ripartire temporaneamente la produzione, che però durò solo per un breve periodo. Ai problemi economici si aggiunsero cause naturali a bloccare definitivamente l’operatività dell’impianto: nel 1949 una frana coprì la fonte e coinvolse anche lo stabilimento, che venne parzialmente distrutto e non fu più ricostruito. Negli ultimi decenni sono stati compiuti alcuni tentativi di scarso successo per recuperare la falda e riattivare la sorgente e nel 1994 un consorzio di bonifica ha effettuato alcuni lavori di recupero, che però non sono serviti a ripristinare la fonte originaria. Il geosito, comunque, al momento attuale si rivela un elemento del paesaggio di interesse storico, classico esempio di archeologia industriale che sta lì a rappresentare tutte quelle attività nate nel Novecento, prima dell’avvento di impianti di risa- lita e turismo invernale, che vedevano l’altopiano della Sila come un’importante fonte di risorse naturali, come il legno delle foreste, l’energia elettrica dei laghi artificiali, o, appunto, le sorgenti di acqua minerale. Attualmente il Comune di Sel- lia sta portando avanti studi idrogeologici per riportare alla luce la sorgente e ha presentato un progetto di riutilizzazione sostenibile, nella speranza, un giorno, di poter ritrovare l’Acqua Minerale Sila sulle tavole delle case italiane. GEOSITO SORGENTE MINERALE SALINELLA Ambito territoriale Comune di Sellia (CZ), località Scenia. Periodo di formazione La formazione sedimentaria da cui aveva origine la sorgente è attribuita al Miocene medio-superiore (23-13 milioni di anni fa). Caratteristiche geomorfologiche Le acque della sorgente presentano caratteristiche idrogeochimiche molto rare, dovute all’abbondante presenza di zolfo, principalmente sotto forma di solfati di sodio e magnesio. La fonte si inserisce in una formazione arenaceo-sabbiosa miocenica. Motivi di interesse Il sito è legato alle vicende storiche della celebre Acqua Minerale Sila, prodotta e commercializzata negli anni Venti e Trenta del Novecento. Numeri utili / punti d’appoggio GH Calabria – organizzazione escursioni naturalistiche guidate Tel. / fax 0961.731290 Cell. 334.3363690 / 333.2317580 www.ormenelparco.it [email protected] Come arrivare Da Catanzaro SP.25 in direzione Sellia; da Crotone SS.106 in direzione Catanzaro, al bivio Simeri-Crichi svoltare a destra e seguire le indicazioni per Sellia. VALLE DEL CROCCHIO 45 att. t. Ris. Nat. lle le Coturelleo rro uro ur u Piccione Buturo 6 1402 Colle Ariano Albi Magisano sa ano no cina Mesoraca Oas O Oa a i Menulata as Oasi 4 Andali A F Sersale l . chio oc Cr 8-1 5 °1 Zagarise e Sellia F. T a F.San O assi Donaglie aasi Do D Dona Don ona on naaagli nag n glilii g Oasi t’A 7 Oa nto Petronà 10 1 0 nio Marcedusa 8 Ce C e 9 11 Cerva Belcastro 4 12 1 2 6 Timpa delle Carvane Cuturella Cropani Contrada Vescovo Valli Cupe Acqua di Friso o G Geositi IIt Itinerari outdoor C Centro visita d del Parco S Sede del Gal Aree attrezzate A Frasso ria T. U VALLE DEL CROCCHIO 1723 M. Femminamorta Villaggio Fratta Parco Avventura Av Av Timpone Vecchio 1648 i Villaggio Vil Vi V SP 46 Tirivolo °20 SP Località di partenza e arrivo Botricello Località intermedie e chilometraggio parziale Botricello – Cropani Marina 3,6 km Cropani Marina – Cropani 8,6 km Cropani – Sersale 7,6 km Sersale – Villaggio Buturo 14,6 km Villaggio Buturo – Cerva 19,7 km Cerva – Andali 3,9 km Andali – Belcastro 14,1 km Belcastro – Petronà 7,9 km Petronà – Marcedusa (via SP.159/4 e SP.4) 23,7 km Petronà – Marcedusa (via Villaggio Fratta) 52,7 km Marcedusa – Botricello 15,4 km Chilometraggio totale 119,1 chilometri 148,1 chilometri (con deviazione per Villaggio Fratta) Come arrivare A.3 Salerno-Reggio Calabria, uscita Catanzaro. Seguono SS.19b e SS.106 fino a Botricello. In viaggio dal mare SP°15 9-4 3° ITINERARIO TURISTICO P A Cropani Borda Marina Sellia Marina Si parte dal litorale del golfo di Squillace, ed esattamente da Botricello, con lidi di sabbia chiara che incontrano un mare trasparente, mentre l’entroterra si colora dell’oro dei cereali e del verdeargento degli ulivi. La zona offre il relax delle calette appartate, la vivacità delle ampie spiagge attrezzate e l’emozione di alte onde cavalcate dai surfisti, oltre ad una ricca scelta di itinerari nella natura che prelude agli splendori della Sila. Il lungomare è un susseguirsi di botteghe e ristoranti dove gustare specialità come i buonissimi taralli all’anice, o gli ’mparrettati, maccheroni al ferretto aromatizzati con peperoncino, pomodoro, castagne o nero di seppia. Ottime preparazioni s’incontrano anche nella parte più antica del paese, Botricello Superiore, dove si respira un’aria lontana dal turismo di massa. A poche decine di metri dal bagnasciuga si ammirano tracce del passato: una necropoli con i resti J a M SS°°106 o cello riiic ottrric o Botricello B Bo 7 o o n i r 0 5 kkm di una chiesetta paleocristiana fra gli ulivi, località Marina di Bruni, e i resti della torre “del Tagliacarne”, costruita in funzione antisaracena. Proseguendo sulla SS.106 si raggiunge Cropani Marina, importante centro balneare che, in località Arvani, riporta tracce di un antico culto delle acque: in prossimità di una sorgente perenne sono stati ritrovati reperti databili al V secolo a.C., fra cui miniature di anfore e contenitori in ceramica che fanno ipotizzare la presenza di un santuario. Inoltre, sono stati rinvenuti utensili in pietra e frammenti in ossidiana che datano la frequentazione del luogo al Neolitico. Il sito, soprattutto in estate, è frequentato da gruppi didattici di archeologia rivolti a ragazzi e neofiti. Prendendo la SP.158/1 (indicata su alcune carte ancora come SS.180) in direzione Cropani, di cui si ha una bella visuale incorniciata da ulivi, si può al verde della Sila svoltare a destra verso Belcastro per concedersi una digressione lungo il fiume Crocchio. Una volta imboccata la strada per Belcastro, ben segnalata, poco prima del bivio per Cuturella (frazione di Cropani) ci si può fermare dopo un ponticello per inoltrarsi a piedi tra la bassa vegetazione e gli uliveti, raggiungendo le rive del Crocchio. Il corso del fiume si può risalire agevolmente, con la possibilità di guadarlo (1 ora circa). A Cropani il paesaggio muta dalla macchia mediterranea di mirto, lentisco, biancospino e ginestra ai boschi di leccio e roverella, ma abbondanti sono anche gli uliveti in questa zona il cui nome significa “terra fertile”. Il monumento più importante della cittadina è il Duomo intitolato all’Assunta, il cui impianto originale risale al Duecento. L’esterno in granito tufaceo chiaro conserva un ampio portale in stile romanico sormontato da un rosone a dodici colonnine. Il campanile, alto circa 40 metri, si staglia deciso contro il cielo limpido delle colline presilane. L’interno non smentisce l’aspet- tativa con la sua grandiosità: splendidi il soffitto ligneo dipinto, gli stucchi e gli affreschi barocchi. La pala sull’altare maggiore è la “Dormitio Virginis” (foto pagina a lato in basso), opera quattrocentesca che raffigura l’Assunzione di Maria. Nei vani della cappella cinquecentesca attigua alla sacrestia è stato allestito il piccolo Museo Diocesano, che espone paramenti damascati, reliquari e calici; nella terza cappella sulla sinistra è invece conservata la reliquia di San Marco. Si racconta che nell’anno 831 alcuni mercanti di Venezia fossero riusciti a trafugare il corpo del santo da Alessandria d’Egitto per portarlo nella Serenissima. Sorpresi da una tempesta, fecero naufragio nel golfo di Squillace, proprio presso Cropani: in segno di riconoscenza per il soccorso ricevuto, donarono alla città la rotula destra dell’evangelista. Un altro emblema del legame tra Venezia e Cropani si trova sul portale della chiesa di Santa Lucia, del XIII secolo: in alto, vicino allo stemma della città (una FIUME CROCCHIO Il fiume da cui prende nome la valle nasce in Sila Piccola, nei pressi del villaggio Tirivolo, per sfociare nel golfo di Squillace presso la Torre del Crocchio. Impetuoso nella prima parte, il corso d’acqua si precipita vertiginosamente a valle tra profonde gole che determinano varie pozze, la più spettacolare delle quali, la “Pozza dell'Inferno”, origina una cascata di 6 metri di altezza. Gli amanti del torrentismo trovano di che divertirsi tra le sue gole e i piccoli e ripidi canyon, ma anche gli escursionisti lungo le sue rive compiono passeggiate indimenticabili, grazie alla varietà dei paesaggi che si attraversano e a suggestive tracce di storia, come un antico mulino. Belcastro VALLE DEL CROCCHIO 47 3°ITINERARIO TURISTICO ITINERARIO OUTDOOR ANTIQUARIUM E MUSEO DIOCESANO Il G.A.L. Valle del Crocchio, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, la Comunità Montana della Presila catanzarese, il Comune di Cropani e la Banca Credito Cooperativo Centro Calabria di Cropani, ha allestito un Antiquarium all’interno dei locali dell’Oratorio di S. Anna e dell’ex Sacrestia della chiesa di S. Caterina d’Alessandria (di Cropani), per rendere noti e visibili i sensazionali risultati degli scavi eseguiti a partire dal 1995. Al piano terra undici pannelli illustrano le caratteristiche geomorfologiche del comprensorio del medio Jonio e dei principali siti archeologici presenti, mentre la stanza superiore ospita sei vetrine corredate da supporti didattici, nelle quali si osservano in successione cronologica documenti che vanno da preistoria e protostoria alle età greca, ellenistica, romana e alto-medievale. 48 VALLE DEL CROCCHIO torre) e a quello della famiglia Cosentino che ne volle la costruzione, è visibile il leone, che potrebbe simboleggiare la Repubblica Marinara. Entrati nella chiesa, bell’esempio di architettura romanica, si ammira il soffitto in legno a cassettoni, unica vestigia degli antichi decori. Proseguendo verso il convento dei Cappuccini lungo le stradine del centro storico chiamate “i vineddi”, si incontra il complesso monumentale di Santa Caterina d’Alessandria (XVI sec.), composto dalla Chiesa e dall’oratorio di Sant’Anna, e dove trova spazio anche l’Antiquarium, museo dedicato alle caratteristiche geomorfologiche del territorio e ai ritrovamenti archeologici; il quadro si compone poi ancora dell’attiguo edificio, nel quale è stata rinvenuta un’antica struttura per la produzione di ceramiche e metalli. Completa la visita delle maggiori chiese del borgo (rimane un po’ fuori quella di San Giovanni, vicina all’antico ospedale dei Pellegrini) quella adiacente al Convento, dedicata alla Madonna degli Angeli ma familiarmente chiamata chiesa di Sant’Antonio. Il convento dei Cappuccini, circondato da un ampio giardino, con pregevole chiostro seicentesco, custodisce in una cappella laterale una preziosa pala d’altare con la Vergine e gli angeli. Sulla strada che riporta verso il centro si trova un laboratorio di lavorazione del ferro battuto, tradizione che sopravvive anche a Sersale e Soveria Simeri. Il fabbro è storicamente una figura fondamentale, nella sua bottega nascevano gli strumenti degli altri artigiani, dai falegnami agli intagliatori, e dei contadini: oggi si producono forme originali soprattutto per l’arredamento, ma l’arte è attestata a partire dal Duecento dalla presenza della corporazione dei fabbri, la cui abilità toccò il vertice in epoca barocca, quando alla funzionalità si aggiunse la ricerca estetica in splendide forme floreali e a spirale. Altro mestiere che qui il turista può ancora “toccare con mano”, altrettanto antico, ma più delicato, è il ricamo artistico. Dalle pazienti e abili mani delle donne nascono vere e proprie opere d’arte che impreziosiscono la biancheria per la casa. Ancora una volta, una disciplina dal sapore fiabesco e millenario che va lentamente scomparendo, tenacemente tenuta in vita da poche artigiane appassionate; qui a Cropani, a mano o con il tombolo, rivivono gesti che risalgono alla notte dei tempi. La tradizione calabrese vuole che la biancheria decorata passi di madre in figlia, in un dialogo fra generazioni. Ma non solo gli amanti del bello e della cultura trovano spunti interessanti a Cropani; anche chi indulge ai piaceri del palato avrà di che gioire! Preparazioni a base di prodotti rappresentativi del territorio, come maiale e sottoli, tendono a seguire il corso delle stagioni, proprio come una volta. Primavera a tavola vuol dire soprattutto Pasqua, con i secondi a base di agnello e la cuzzupa dolce, a forma di lettera dell’alfabeto o di simbolo pasquale (colomba, pesce) al centro della quale viene sistemato un uovo sodo portafortuna. Con l’estate sono la frutta e la verdura dell’orto a diventare protagoniste, sotto forma di marmellate, conserve e sottoli, o liquori come la limetta (fatto con il lime) e la cetratella, Località di partenza e arrivo Località Vecchiarello Località di arrivo Fiume Crocchio Difficoltà EE Dislivello + 350 metri Tempo di percorrenza 5 ore Lunghezza del percorso 5 km Cropani mentre all’arrivo dell’autunno funghi e castagne sono i padroni incontrastati della tavola, insieme a gustose zuppe di legumi e cereali, magari seguite da un saporito formaggio locale. L’inverno è tradizionalmente il periodo della macellazione del maiale, con la preparazione di salumi come il capocollo, la soppressata e la pancetta, e con l’arrivo delle festività natalizie si diffondono nelle case i profumi dei dolci della tradizione, come la caratteristica pitta‘nchiusa. I piatti di tutti i giorni rivelano l’affascinante origine rurale di queste terre: pane casereccio e pasta fatta in casa. Risalendo la SP.158/1 fino a Sersale, si prende la deviazione che dal centro del paese porta verso il monte Raga, che a livello geologico rientra nel massiccio silano, coperto da lentisco e leccio. A nordest si trovano le Valli Cupe, il noto canyon scenografico che si può risalire a piedi (per la descrizione, si veda l’itinerario turistico n° 2 a pag. 41). Da Sersale, dopo una quindicina di chilometri lungo la SP.20, si raggiunge Villaggio Buturo, fra ALTO CROCCHIO La strada, che ha inizio in corrispondenza della località Vecchiarello, può essere percorsa a piedi, a cavallo o in bicicletta, e si muove lungo un bosco ceduo di castagno, a sottolineare come la vegetazione mediterranea tenda a scomparire allontanandosi dalla costa e ad essere sostituita da associazioni più tipiche di media montagna. In pieno bosco si incontrano due antichi pastillari, le strutture destinate all’essiccazione delle castagne, che in queste terre hanno rappresentato un’importante fonte di sostentamento. Sempre in località Vecchiarello si incontra un campo sperimentale con centinaia di varietà di alberi di castagno, alcune provenienti anche da fuori della Calabria, e un bel pastillaro completamente ristrutturato. Proseguendo lungo la pista si arriva sulle sponde del fiume Crocchio, luogo incontaminato dove una vegetazione lussureggiante presenta varietà arboree di grande pregio. Il fiume inoltre offre panorami suggestivi grazie al suo percorso tortuoso che genera ampi salti e pozze molto profonde. VALLE DEL CROCCHIO 49 3°ITINERARIO TURISTICO ITINERARIO OUTDOOR ITINERARIO OUTDOOR Località di partenza Incrocio sentieri dei Giganti di Cavallopoli e Pietra Aggiallu Località di arrivo Cascate di Cavallopoli Difficoltà T Dislivello + 200 metri Tempo di percorrenza 3 ore Lunghezza del percorso 2,6 km Località di partenza Località Salice Località di arrivo Corso del fiume Crocchio Difficoltà T Dislivello + 180 metri Tempo di percorrenza 2.30 ore Lunghezza del percorso 2 km Pietra del Ruvazzo CASCATE DI CAVALLOPOLI Le cascatelle di Cavallopoli sono raggiungibili tramite un percorso che si origina alla congiunzione tra altri due itinerari, quello dei Giganti di Cavallopoli e il sentiero “Pietra Aggiallu”. Il punto di partenza può essere facilmente identificato anche grazie alla presenza di un ponte di recente costruzione edificato sul corso del Crocchio. Risalendo le sponde del fiume si possono incontrare le ultime piante di noce che testimoniano le antiche attività agricole della vallata, ora in gran parte soppiantate da foreste lussureggianti e incontaminate. Proseguendo lungo l’itinerario arriva il momento del guado, in un punto visivamente suggestivo per le rocce ricoperte dal verde del muschio. Attraversato il corso d’acqua si procede per altri 200 metri e si raggiungono le piccole cascatelle di Cavallopoli, completamente immerse in una natura selvaggia. Castagni in località Melitani 50 VALLE DEL CROCCHIO boschi di faggio, ontano e abete bianco, con una grande fonte sulla sinistra della strada. In passato fiorente centro di commercio del legname proveniente dal monte Gariglione e dei prodotti locali, era popolato da carbonai, pastori e taglialegna, ma con il tempo queste attività sono andate scomparendo. Oggi, grazie all’impegno del Parco Nazionale della Sila e del Corpo Forestale, il villaggio è sede del piccolo Centro Visite del Parco Nazionale della Sila “Buturo”. Sono inoltre presenti una chiesetta in pietra in stile silvano circondata da un piacevole giardino e due sentieri didattici. Ripercorrendo a ritroso la strada, a meno che non si sia scelto di proseguire per Tirivolo costeggiando la Riserva CoturellePiccione (per la descrizione, si veda l’itinerario turistico n° 1 a pag. 23), è necessario seguire le indicazioni per Sersale. Lungo il percorso, appena lasciato Buturo, è possibile effettuare diverse digressioni per visite lontane dai circuiti più battuti, tra cui l’esplorazione dell’alta Valle del Crocchio (descrizione itinerario a pag. 61). La prima deviazione ha inizio appena due chilometri dopo Villaggio Buturo, dove una sterrata Giganti di Cavallopoli sulla sinistra conduce alla Pietra del Ruvazzo (“del pettirosso”), curiosa formazione monolitica alta 5 metri sotto la quale i briganti nascondevano forse il loro bottino. Proseguendo per Sersale, dopo circa cinque chilometri, una breve strada sterrata sulla sinistra in corrispondenza di un’icona raffigurante San Giuseppe (in località Vecchiarello) conduce ad un luogo di tutela del patrimonio forestale: i campi sperimentali del germoplasma castanicolo (il materiale ereditario delle piante contenuto in parti vive), dove si distinguono le diverse varietà di castagno, circa 90. L’attività che viene svolta in questo arboreto non è solo scientifica, ma anche didattico-divulgativa, in un’ottica di tutela e conservazione del patrimonio naturalistico dell’area. Continuando a scendere in direzione Sersale, arrivati in località Stagli, un sentiero sulla sinistra in corrispondenza di una curva a gomito permette di lasciare l’auto e di proseguire a piedi per un breve percorso seguendo delle scale con corrimano in legno fino al “Gigante Buono”, un castagno di cinque secoli alto 20 metri e con circonferenza di 8, simbolicamente “adottato” dai bambini GIGANTI DI CAVALLOPOLI Il sentiero parte dalla località Salice, lungo la strada sterrata che da Sersale conduce a Villaggio Buturo e attraversa un bosco di castagni in cui si incontrano anche piante di nocciolo, noce e ciliegio nelle vicinanze di tre fontanelle di acqua potabile, dove è possibile fermarsi per una bevuta rinfrescante. Proseguendo lungo l’itinerario si costeggia un piccolo torrente fino ad arrivare ad una diramazione nelle vicinanze di un’antica struttura per la lavorazione dei pastilli, le castagne essiccate. Un altro brillante esempio di archeologia industriale si può incontrare lungo il corso del fiume Crocchio, dove si trovano i resti di un antico mulino ad acqua, destinato alla macinatura dei cereali, comprensivo dell’acquaro, la condotta che portava l’acqua direttamente alle pale. Le tracce dell’antica attività agricola si possono inoltre incontrare tutt’intorno alla struttura, che è circondata da terrazzamenti con alberi di noce, gelso e ciliegio. Tirivolo Villaggio Grechi VALLE DEL CROCCHIO 51 3°ITINERARIO TURISTICO ITINERARIO OUTDOOR Petronà MUSEO DELLA CASTAGNA DI CERVA La galleria dedicata al gioiello del bosco intende valorizzare la storia e le tradizioni contadine della Presila catanzarese, portando a conoscenza dei visitatori la cultura castanicola del territorio. Il percorso espositivo si suddivide in tre sezioni. La prima è dedicata alla storia di questo frutto con la presentazione dell'attrezzatura utilizzata per la sua lavorazione; la seconda parte ricostruisce gli ambienti tipici delle abitazioni montane dell’epoca attraverso oggetti di arredamento e di uso domestico; infine, l’ultimo ambito è didattico-scientifico, completo di archivi cartacei e computerizzati e di documenti tematici. 52 VALLE DEL CROCCHIO delle scuole vicine. È uno degli esemplari patriarchi che si estendono nella zona e che erano chiamati “alberi del pane”, perché un tempo la farina di castagne veniva utilizzata per tutte le preparazioni quotidiane. Accanto si può ammirare un pastillaro, edificio anticamente adibito all’essicazione di queste gemme del bosco (descrizione itinerario a pag. 53). Prendendo una deviazione sulla destra per località Carrozzino, che si imbocca dopo aver continuato sulla strada per Sersale per circa due chilometri, dopo un altro tratto su strada comunale si arriva al cosiddetto “orto dei frutti perduti”, dove si conserva la biodiversità del germoplasma di alcune specie arboree un tempo diffusamente coltivate ma oggi quasi scomparse: tutelarle impedisce la perdita di un patrimonio naturalistico altrimenti non riproducibile. Una volta ritornati sulla strada principale, dopo un breve tratto si arriva ad una sterrata che si stacca sulla sinistra e che conduce alle Fontane del Salice, con una piacevole area attrezzata per pic-nic e barbecue. Poco oltre, arriviamo ai magnifici Giganti di Cavallopoli, folto gruppo di castagni monumentali (descrizione itinerario a pag. 51). Ancora oltre, sempre sulla sinistra per chi percorre la strada provinciale verso Sersale, dopo circa 500 metri si può prendere una strada comunale pavimentata che, in corrispondenza di un’icona votiva, incontra un sentiero sulla sinistra che porta all’alto corso del Crocchio (descrizione itinerario a pag. 49), che si snoda dapprima nel folto della vegetazione per poi giungere al greto: la giusta occasione per conoscere un fenomeno geologico caratteristico del territorio, il geosito delle fiumare. I fiumi Alli, Simeri e Crocchio corrono quasi paralleli, nascendo nella Sila Piccola e sfociando nel Mar Jonio, e sono definiti fiumare per il loro carattere estremamente variabile da estate a inverno dovuto alla profonda influenza delle precipitazioni stagionali. Costituendo una garanzia per l’irrigazione, hanno visto nei secoli la nascita di numerosi insediamenti lungo il loro corso, storicamente agricoli. Tornati sulla ex SS.109 di ritorno dalla visita ai Giganti di Cavallopoli, si è ormai giunti nel centro di Sersale, da cui si prosegue in direzione di Cerva. A metà strada fra Sersale e la tappa successiva si attraversa un ponte sul Crocchio, dal quale si può partire per un’escursione a piedi semplice e piacevole fino alle gole del Crocchio (descrizione itinerario a pag. 59). Si continua sulla SP.159/4 verso Cerva, che forse deve il nome ad un esemplare femmina del nobile animale solito comparire ai margini dell’abitato. È naturale a questo punto la visita al Museo della Castagna di Cerva, dove, tra foto d’epoca e strumenti antichi, si scoprono i procedimenti di raccolta e di lavorazione di questi frutti del bosco. Disposta su due piani, la struttura ospitata nell’antico Palazzo Griffo dedica anche una sala alle tradizioni contadine (al piano terra), con attrezzi del secolo scorso e la ricostruzione di una cucina. Le vie del paese, con le abitazioni in pietra, sono illuminate e ravvivate da una serie di murales creati da artisti calabresi; i dipinti ricordano i momenti più importanti della storia di Cerva (il brigantaggio, l’emigrazione) e rendono omaggio ai mestieri tradizionali e alle attività casalinghe e rurali. In ogni angolo si respira la Presila più autentica; dalle cucine proviene il profumo delle classiche scilatelle ai funghi porcini, mentre dalle botteghe arrivano i suoni della lavorazione del legno e della famosa ceramica, le cui origini si perdono nella storia della Magna Graecia. Gli artigiani oggi offrono manufatti di ogni tipo, da quelli di uso quotidiano ai più decorativi come vasi e piatti ornamentali, mentre i falegnami creano mobili e suppellettili che sanno unire solidità ed eleganza, sposando i gesti degli antenati ad un gusto contemporaneo. Perfino lo stile urbanistico, con le facciate in pietra a vista e i balconcini in ferro battuto, è l’essenza della Presila. Località di partenza Località Salice Località di arrivo Il Gigante Buono Difficoltà T Dislivello + 80 metri Tempo di percorrenza 0.40 ore Lunghezza del percorso 0,8 km GIGANTE BUONO Le foreste della Sila offrono per lunghi tratti una perfetta testimonianza delle primitive distese arboree che ricoprivano gran parte delle terre europee. L’attestato di questa antica selva si può trovare nei suoi alberi monumentali, tra cui primeggia il Gigante Buono, un castagno di circa 5 secoli di età. Il nome deriva probabilmente dal fatto che il bosco sfamava le popolazioni locali anche nei periodi più difficili. Il castagno era meglio conosciuto come “albero del pane” perché dai suoi acheni si otteneva la farina che dava sostentamento alla popolazione locale. Il Gigante Buono vanta una delle circonferenze della chioma più ampie in assoluto tra i boschi della Calabria, perché tentando di tagliarlo venne rimossa solo la cima, e da quel momento la sua crescita è stata per lo più laterale. Si racconta che i tentativi di abbattere l’albero siano stati numerosi, ma tutti senza successo a causa delle difficoltà tecniche che un’impresa del genere comporta. Nelle vicinanze della pianta si incontra un pastillaro, l’antica struttura destinata all’essiccazione delle castagne. VALLE DEL CROCCHIO 53 3°ITINERARIO TURISTICO ITINERARIO OUTDOOR Località di partenza Fiume Crocchio all’altezza di Sersale Località di arrivo Località Ciurrumele Difficoltà EE Dislivello + 140 metri Tempo di percorrenza 1 ora Lunghezza del percorso 0,85 km CIURRUMELE Questo itinerario si sviluppa nella località denominata Ciurrumele, nome che, secondo alcune interpretazioni fantasiose, starebbe a significare “Carlo Magno”. Il percorso si dipana lungo aree di particolare pregio naturalistico ma anche di interesse storico e culturale, dato dalla presenza di tracce dell’antica civiltà rurale che un tempo popolava queste foreste. Il bosco misto è costituito dal leccio come elemento predominante, anche se sono presenti in gran numero ornielli, carpini neri, ontani, castagni e, nella zona ripariale del fiume Crocchio, alcuni salici. Lungo il corso d’acqua si segnala un’importante testimonianza di archeologia industriale: è qui infatti presente un antico mulino ad acqua un tempo utilizzato per la macinatura dei cereali. La struttura è giunta fino a noi in uno stato di conservazione discreto, ed è ancora presente e ben distinguibile il canale che faceva confluire le acque fluviali direttamente alle pale del mulino, chiamato acquaro. Menulata, area pic-nic Menulata, laghetto 54 VALLE DEL CROCCHIO In località Melitani, a nord di Cerva lungo la strada che conduce in Sila, s’incontra un nuovo emozionante monumento vivente ai boschi di castagno calabresi, i “Giganti di Melitani”. Ci si arriva passando per una strada sterrata che scende sulla sinistra, al margine della quale si nota una sbarra bianca e rossa (un quarto d’ora circa). Il più impressionante è il “castagno del Cielo”, dalla circonferenza alla base di circa 9 metri, che ha compiuto i suoi primi quattrocento anni e si erge con le sue foglie più alte oltre i 25 metri. Dopo soltanto un chilometro sulla strada comunale, si raggiunge l’oasi naturalistica Donaglie, una vasta superficie boscosa posta su di uno scenografico pianoro, attrezzata con aree pic-nic, fontanelle e aree gioco per i più piccoli, percorsi didattici e sentieri di circa 4 chilometri che la collegano ad un’altra oasi, quella di Menulata a Petronà, in un’ottica ecosostenibile con la creazione di un laghetto collinare, recinti faunistici con daini, asinelli e lepri, e di una rete sentieristica. La vegetazione comprende pini, abeti, faggi, castagni e querce, con una nota particolare di impegno per il futuro: per ogni nuovo nato di Petronà viene piantato un albero, che è “battezzato” con il nome del piccolo: nel 2010 è stato inaugurato il parco delle Cicogne, dove i bambini possono vedere i “loro” alberi crescere, in un progetto volto allo sviluppo di un più forte senso di appartenenza alla propria terra. Ancora lungo il corso del fiume Crocchio e nei territori comunali di Sersale e Cerva, è possibile cimentarsi in due facili itinerari: il più vicino all’abitato di Sersale porta a Ciurrumele (descrizione itinerario a lato), con un antico mulino ad acqua e i resti di un ponte, mentre un secondo tracciato conduce alle cascate di Cavallopoli (descrizione itinerario a pag. 50), non altissime ma di grande impatto visivo. Melitani, Castagno del Cielo Belcastro Si devia ora, dalle ultime case del centro di Cerva, verso la costa per immergersi nell’atmosfera di Andali, prendendo la SP.6. La Calabria è la regione italiana con più comunità arbëreshë, arrivate dall’Albania e dalla Grecia alla fine del Quattrocento a seguito delle invasioni turche, che oggi mantengono vive alcune delle loro tradizioni, con una lingua rimasta pressoché immutata nei secoli. A causa dell’isolamento e della relativa lontananza dalle altre comunità, ad Andali le tradizioni arbëreshë forse non sono evidenti come una volta, ma rivivono nelle parole degli anziani e nella vivacità dei costumi indossati nelle occasioni importanti. La graziosa chiesa dell’Annunziata non presenta la “parete di icone” tipica dei luoghi di culto di rito orientale, ma sulla facciata essenziale spiccano il portale e la finestra in pietra ornata dal lavoro dei maestri scalpellini. All’interno, una lastra marmorea riporta le tappe più importanti della storia della chiesa e raffigura lo stemma della famiglia Fragale, e si nota un particolare fonte battesimale in granito silano. Si ha ora la possibilità di deviare verso Cuturella, abbandonando la strada provinciale prima di proseguire per Belcastro. Dal centro di Cuturella inizia un’escursione che scende verso la valle del fiume Crocchio. Il primo tratto si può percorrere in auto, lasciandola non appena la strada si fa sterrata; a piedi si prende l’antica mulattiera che collegava Cuturella a Cropani fino ad un ponte di ferro. Proseguendo lungo l’argine si raggiunge il Vullu di Vrugamala, un tranquillo laghetto con una bassa cascata (1.30 ore). In alternativa, da Andali si prosegue sulla SP.6 fino ad incontrare la SP.5 che risale; la si segue fino a Belcastro, borgo che fronteggia Andalli (in arbëresht) nella valle del Nasari. A est del centro abitato si trova un’affioramento fossilifero che testimonia le varie fasi sedimentarie del territorio, con macrofossili di echinidi (di cui fanno parte i ricci di mare) risalenti al Miocene (da 23 a 5 milioni di anni fa). Belcastro ha la classica struttura dei borghi medievali, con l’abitato più antico raccolto ai piedi della roccaforte, il castello dei conti d’Aquino; la vista spazia dai campi dorati di cereali alle colline coperte di uliveti, che regalano olio di ottima qualità e gustose conserve. Il primo edificio che si incontra è la Andali LE CERAMICHE DI CERVA Tra gli affascinanti mestieri che contribuiscono a rendere unica una visita alla valle del Crocchio, una posizione di rilievo spetta senz’altro alla lavorazione della ceramica di Cerva. In questo piccolo paese abili artigiani producono ancora oggi eleganti suppellettili, pratici oggetti d’uso domestico e raffinati elementi decorativi, basandosi sulle tecniche e sulle sapienze antiche tramandate dalla tradizione della ceramica locale. VALLE DEL CROCCHIO 55 3°ITINERARIO TURISTICO Marina di Cropani Marcedusa 56 VALLE DEL CROCCHIO chiesa della SS. Annunciazione, con torre campanaria in stile romanico, distrutta dal terremoto del 1783 e di cui sono visibili solo i resti; all’interno si conserva un particolare altare in tufo decorato da uno scalpellino roglianese. Proseguendo, si osserva la chiesa di Santa Maria della Pietà, dove troviamo una bella icona su legno in stile bizantino dell’XI secolo. Si arriva quindi a piazza Poerio, la principale del paese: la animano, oltre a vari locali, il palazzo omonimo con portone fiancheggiato da colonne e atrio grandioso, e la piccola chiesa di San Rocco, in origine cappella nobiliare, con bel portale lavorato, nei pressi della quale sgorga la fonte Caria, millenaria sorgente di acqua freschissima. Si viene poi attratti dalla chiesa di San Michele Arcangelo; entrati, dopo la facciata ornata da puttini e maschere opera di artisti locali, lo sguardo cade su alcuni particolari di pregio. Continuando a salire si arriva al castello d’Aquino, dove alcuni sostengono sia nato San Tommaso; sono ancora visibili il grande mastio, la cinta muraria e una piccola chiesa dedicata al santo, con all’interno un bell’affresco. Da questo punto di osservazione, nelle giornate limpide si è abbastanza in alto perché lo sguardo giunga fino a Le Castella e a Isola di Capo Rizzuto, dominando tutto il golfo. Una visita a Belcastro non può dirsi completa senza aver gustato uno dei piatti della tradizione, in cui l’olio che rende gli abitanti tanto orgogliosi possa esprimersi al meglio, come i tagliarini e ciciari (fettuccine e ceci) o la classica tiana e milingiane (parmigiana di melanzane). Una volta rifocillati si prosegue sulla SP.5 risalendo a Petronà; questo borgo gode di una vista invidiabile sugli uliveti alternati a tratti quasi brulli, ed è circondato da folti castagneti e da frutteti che beneficiano delle acque dei fiumi Nasari e Potamo. Molti sono i prodotti della terra che nascono qui: freschi, conservati o trasformati in una golosa preparazione della cucina silana, dai dolci agli insaccati, passando naturalmente per funghi e castagne. Meritano una visita la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, che si fa notare per la sua facciata imponente che risale al XVIII secolo, e la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Per i più avventurosi, ma soprattutto per chi ha un mezzo che non si lasci intimidire da tornanti e da un fondo talvolta leggermente sconnesso, da Petronà parte un percorso alternativo per raggiungere Marcedusa; salendo verso la montagna, in direzione Villaggio Fratta, si compie un anello che allunga il percorso, ma permette di immergersi nell’autentica natura montana. Fra Scozzafave (area pic-nic) e Timpone Vecchio, piegando sulla destra per Villaggio Fratta, si può lasciare l’auto all’altezza di un bivio sterrato e partire per un’escursione che conduce verso la vetta del monte Femminamorta (1.30 ore), SIC grazie ai boschi misti di faggio e abete bianco. Se si torna indietro, si apre la possibilità di un’altra passeggiata, che conduce a Tirivolo (per la descrizione, si veda l’itinerario turistico n° 1 a pag. 21); questa seconda digressione a piedi porta verso la valle del Soleo, e viene imboccata circa 1 chilometro prima di Tirivolo, sulla destra, fra pianure che scendono dolcemente. Si può seguire il corso di uno dei tanti ruscelli che affluiscono nel Soleo fino a raggiungerlo; proseguendo, si entra nella Manca del Diavolo, stretto passaggio con massi, cascatelle e ampie pozze. Tornando verso Villaggio Fratta, è semplice raggiungere Mesoraca, e da lì Marcedusa. Lungo la strada che porta a Marcedusa, si incontra il geosito di affiorazioni fossilifere: la “Formazione dei Cavalieri” risale al Pliocene (tra 5 e 2,5 milioni di anni fa), e conserva macro e microfossili, tra cui soprattutto molluschi. Marcedusa si raggiunge seguendo le indicazioni per Arietta sulla SP.158/4 e passando poi sulla SP.4. Il piccolissimo paese arbëreshë si dedica principalmente alla coltura dell’olivo, alla lavorazione tessile e alle specialità gastronomiche; posto su un colle circondato da calanchi, accoglie il visitatore nel suo centro abitato raccolto e tranquillo. I coloni albanesi si insediarono in una zona in passato già frequentata dai Greci, come testimoniano alcuni ritrovamenti archeologici, e conservano oggi la nobile tradizione del ricamo del loro paese d’origine nei bellissimi costumi femminili. Il vestito tradizionale, che si riserva ai momenti fondamentali della vita della donna, è ricco ed elaborato, con una camicia bianca decorata con merletti, un corpetto e uno scialle ricamati con fili d’oro e d’argento e un’ampia gonna plissettata che lascia intravedere la sottana dai colori vivaci. Il completo maschile ha invece un taglio più semplice, e con il tempo è andato influenzandosi con quello calabrese: una giacchetta in velluto, pantaloni stretti dal ginocchio in giù e alti calzettoni. Da Marcedusa si scende tra le valli del Nasari e del Crocchio, attraversando un’area nota come “Madama Lucrezia”, anch’essa dichiarata SIC per le alte pareti di roccia particolarmente favorevoli alla nidificazione dei rapaci, fra cui il raro avvoltoio capovaccaio, chiamato anche “avvoltoio degli egizi”. Si continua a scendere per ritrovarsi sulla costa, di nuovo a Botricello, e concludere anche simbolicamente il viaggio alla foce del fiume Crocchio, affidabile guida lungo l’intero itinerario. La zona, SIC come “area umida costiera”, costituisce un importante angolo di biodiversità sul litorale jonico e un paradiso per l’avifauna, oltre che i resti di un’antica torre di avvistamento, il “Torrazzo”, del XVI secolo. Qui, osservando il mare tranquillo, con il fluire del torrente che si mescola alle onde, non è difficile comprendere come gli antichi attribuissero al Crocchio un’origine mitica. Secondo la leggenda, una bellissima ninfa di nome Arocha fu trasformata dagli dei in questo limpido corso d’acqua per sfuggire alle attenzioni di un pastore; e mentre il tramonto colora di rosa e arancio la costa, sembra ancora di vedere Arocha correre lungo le rive del fiume. Oasi Naturalistica Donaglie OASI NATURALISTICHE La valle del Crocchio offre infinite opportunità per conoscere il territorio attraverso un turismo ecosostenibile. Tra queste, le oasi naturalistiche di Donaglie (Cerva) e di Menulata (Petronà), che rappresentano gli sforzi compiuti dai due comuni per incentivare una visita rispettosa dell’ambiente. In entrambe sono presenti due laghetti con rispettive aree ristoro, rifugi dedicati all’educazione ambientale e aule didattiche, posti letto e punti ristoro pensati soprattutto per le scolaresche, e ancora sentieri naturalistici per il trekking e aree faunistiche popolate da diverse specie di ungulati, che appassionano grandi e piccini. VALLE DEL CROCCHIO 57 I GEOSITI Fiumare Alli - Simeri - M uovendosi lungo la valle del Crocchio è facile entrare in contatto con la realtà, diffusissima in tutte le terre di Calabria, delle fiumare: corsi d’acqua stagionali, impetuosi in autunno e inverno, in secca o quasi nei mesi caldi, che suggeriscono come queste valli, scavate così in profondità, siano state segnate e modellate nei millenni dalla loro irruenta attività. Qui il profilo del territorio è per ampi tratti profondamente caratterizzato da questi elementi naturali, che in alcune parti presentano un letto molto ampio, nei casi più estremi di centinaia di metri di larghezza. Il fondo è di solito ciottoloso, tipico dei fiumi di portata impetuosa, ma a differenza di quello che caratterizza questi ultimi, è quasi sempre in secca per tutta la stagione calda, e facilmente riconoscibile anche da ampie distanze per la colorazione chiara o grigiastra. Uno degli aspetti che denotano maggiormente le valli della Calabria dal punto di vista naturalistico è proprio l’alternanza tra le strette gole e forre delle valli più alte, dove spesso vengono a formarsi spettacolari cascate, e gli ampi letti delle zone pianeggianti, sulle quali le acque delle fiumare danno sfogo, ogni inverno, alla propria furia. Per lungo tempo questi corsi d’acqua hanno dettato i ritmi della vita contadina calabrese, assicurando approvvigionamento idrico per le irrigazioni e forza meccanica per mulini e frantoi. Molti centri abitati sono nati per questo motivo a ridosso delle fiumare: sufficientemente vicini per poterne sfruttare i vantaggi, ma anche abbastanza lontani da evitare il rischio di essere travolti dall’impeto delle acque nella stagione piovosa. Nella valle del Crocchio, tra i tanti insediamenti nati in prossimità delle fiumare, meritano una visita un villaggio rurale in località Sant’Apostoli nel comune di Sorbo San Basile, la valle dei Mulini nel territorio del comune di Pentone, Crocchio ed un ponte, presumibilmente di origine romana, che congiunge Sorbo San Basile con Taverna. In tempi più recenti l’andamento di molti di questi fiumi si è modificato: se negli anni ’50 del Novecento prevalevano le configurazioni pluricursali, negli anni ’90 gran parte delle fiumare di Calabria aveva invece acquisito un carattere monocursale, ossia con un unico ampio letto per gran parte o la totalità del percorso di bassa valle. Le cause di questo cambiamento sono dovute sia a fattori naturali, come sensibili variazioni nelle precipitazioni, sia ad opere antropiche, in particolare un maggior prelievo di ITINERARIO OUTDOOR Località di partenza Strada Sersale-Cerva Località di arrivo Gole del fiume Crocchio Difficoltà T Dislivello + 80 metri Tempo di percorrenza 0.40 ore Lunghezza del percorso 0,5 km GOLE DEL CROCCHIO La parte alta del corso del Crocchio presenta le caratteristiche tipiche di molte fiumare di Calabria, che nei loro tratti iniziali hanno andamento tortuoso, con pendenze molto forti e letti rocciosi stretti tra gole e forre. Questo itinerario è accessibile a breve distanza dalla statale della Sila Piccola, che collega Sersale con Cerva. Il primo tratto del percorso è immerso in un castagneto monumentale di grande fascino. Alcuni dei suoi alberi più belli sono messi a dimora su piccoli terrazzamenti realizzati con muretti a secco. Anche in questo itinerario è possibile incontrare un pastillaro, imponente per sottolineare l’importanza di questa attività per le antiche popolazioni della vallata. Il rumore delle acque che scendono a valle diventa sempre più imperioso e sotto le pendici rocciose si intravvedono le affascinanti gole del Crocchio. Poco più avanti è possibile osservarle dall’alto insieme a tre cascatelle alternate a pozze molto ampie che in estate permettono di fare un bagno rinfrescante. GEOSITO FIUMARE ALLI – SIMERI – CROCCHIO Ambito territoriale Il percorso delle fiumare attraversa gran parte del territorio del G.A.L, toccando l’area amministrativa di diversi comuni: Sersale, Cerva, Sorbo San Basile, Taverna, Pentone. Periodo di formazione I letti alluvionali sono di origine miocenicoquaternaria. Caratteristiche geomorfologiche I corsi d’acqua presentano lungo il tratto iniziale le litologie cristalline del blocco silano (gneiss, scisti filladici o granitoidi), mentre a valle, con l’alternanza di fenomeni di deposito ed erosione, danno origine a complesse dorsali omoclinali. Motivi di interesse Nelle zone più alte delle vallate sono spesso presenti forre e cascate di particolare bellezza ed interesse naturalistico. Un itinerario escursionistico particolarmente suggestivo riguarda l’alta valle del Crocchio. Inoltre si incontrano frequentemente villaggi rurali e mulini che testimoniano la storia contadina di queste terre. 58 VALLE DEL CROCCHIO Come arrivare Le fiumare lungo il loro percorso coprono buona parte del territorio del G.A.L. L’Alli si genera dal lago Passante, che si raggiunge da Catanzaro con la SS.109 in direzione Sorbo S. Basile; da Crotone SS.106 in direzione Catanzaro, a Villaggio Carrao svoltare a destra e seguire le indicazioni per Sorbo S. Basile. La fiumara Simeri è raggiungibile nella parte bassa uscendo dalla SS.106 all’altezza di Simeri-Crichi, da entrambe le direzioni. La parte alta da Taverna, raggiungibile da Catanzaro tramite la SS.109, da Crotone SS.106 in direzione Catanzaro fino a Villaggio Carrao, poi seguire le indicazioni per Taverna. Il fiume Crocchio sfocia all’altezza di Cropani Marina, raggiungibile dalla SS.106 uscita Botricello. La sorgente si trova in prossimità di Tirivolo, raggiungibile da Catanzaro tramite la SS.109, da Crotone con la SS.106 a Villaggio Carrao svoltare a destra e seguire le indicazioni per Tirivolo. VALLE DEL CROCCHIO 59 I GEOSITI ITINERARIO OUTDOOR acque per scopi agricoli e industriali, o per l’estrazione di sabbie e altri inerti dal letto del fiume. In certi casi l’azione umana è stata mirata proprio alla modifica del regime fluviale: i corsi d’acqua sono stati canalizzati su un unico percorso per evitare dissesti idrogeologici e ridurre la loro pericolosità. Tre sono i fiumi presenti sul territorio del G.A.L.; a far parte del geosito e a presentare le caratteristiche tipiche delle fiumare calabresi troviamo il Crocchio, il Simeri e l’Alli. Ognuno di questi si sviluppa lungo percorsi paralleli, ha origine dalle pendici dell’altopiano silano, segue un andamento regolare in direzione sud-est e scarica le proprie acque nel mar Jonio. Nello specifico, il Crocchio nasce dal fianco meridionale del monte Gariglione, il Simeri ha origine nelle vicinanze di Villaggio Racise in Sila Piccola, mentre l’Alli inizia 60 VALLE DEL CROCCHIO il suo percorso dal bacino del lago del Passante, uno dei tanti specchi d’acqua calabresi di origine antropica. Dal punto di vista geomorfologico il tratto iniziale delle valli fluviali, più stretto e ripido, presenta generalmente le rocce metamorfiche tipiche del massiccio silano, come gneiss o scisti filladici e granitoidi. Muovendosi verso valle invece, dove le pendenze diventano molto più dolci ed il letto fluviale si amplia sensibilmente, l’accumulo alluvionale porta alla sovrapposizione di uno strato superficiale più recente, con rocce sedimentarie stratificate di origine miocenica o quaternaria, e quindi di età ben più giovane rispetto ai ripidi versanti rocciosi delle valli più alte. Gli amanti dell’escursionismo troveranno alcuni sentieri percorribili a piedi come in bicicletta, finalizzati proprio alla conoscenza diretta di queste emer- genze naturali, in particolare del fiume che dà nome alla valle. L’itinerario Alto Crocchio (descrizione a pagina 49), per esempio, si sviluppa all’interno di un bosco ceduo di castagno, lasciato il quale si sbuca sulle sponde del fiume con il suo variegato paesaggio arboreo. Un percorso è invece dedicato alle gole del Crocchio (descrizione a pagina 59), suggestive e accompagnate dai bellissimi salti di tre cascatelle che in estate formano pozze molto ampie ideali per un bagno rinfrescante. Infine, il sentiero Ciurrumele (descrizione a pagina 54) assume anche un valore storico-culturale grazie al suo essere in parte scavato nella pietra e alla presenza di tracce della civiltà contadina, come uno splendido mulino ad acqua ancora funzionante. Le fiumare sono tra gli elementi fondamentali del territorio della valle del Crocchio e della Calabria in generale, poiché, oltre ad aver plasmato fisicamente il paesaggio, hanno condizionato la vita e la storia delle popolazioni che nei secoli si sono avvicendate lungo le loro rive. Un punto di sosta da non perdere per chiunque voglia conoscere a fondo la storia e la natura di queste terre. Località di partenza SP.20 da Sersale a Villaggio Buturo Località di arrivo Corso del fiume Crocchio Difficoltà EE Dislivello + 150 metri Tempo di percorrenza 3 ore Lunghezza del percorso 2,3 km ALTA VALLE DEL CROCCHIO L’itinerario prevede una discesa verso le sponde del fiume Crocchio attraverso un bosco lussureggiante di conifere e faggi, dove i più fortunati possono scorgere animali elusivi come caprioli, volpi, lepri e, muovendosi in assoluto silenzio, anche il predatore primario, oltre che simbolo della Sila: il lupo appenninico. La vegetazione tradisce le caratteristiche di un ambiente sempre meno mediterraneo e sempre più montano, con boschi misti di media quota, e qua e là, soprattutto nelle zone più umide, brevi e affascinanti tratti a ontano napoletano. Il corso del fiume, una volta raggiunto, offre scorci incantevoli sia per le numerose cascatelle e pozze profonde, sia per la vegetazione ripariale dove spesso appare l’interessante felce maschio. VALLE DEL CROCCHIO 61 I GEOSITI Area Fossilifera L a Calabria è una terra dalla storia geologica lunga e complessa, fatta di sollevamenti e deformazioni, innalzamenti e terremoti, movimenti di faglie e drammatici cambiamenti. A testimoniare questa lunga attività ci sono ancora i terremoti, che purtroppo colpiscono frequentemente, ma un’altra dimostrazione tangibile della costante presenza di mutamenti su larga scala è data dai tanti siti fossiliferi. Le tracce di vita imprigionate tra le rocce non solo risvegliano la nostra passione per le bellezze naturali, ma sono anche una preziosa fonte di informazioni per gli scienziati, in quanto forniscono dati importanti sulla storia geologica ed ecologica dell’area in cui vengono rinvenuti: possono aiutare a ricostruire sollevamenti o abbassamenti tettonici e antiche frane, e persino ricreare gli ambienti naturali preistorici in cui vivevano questi organismi. In tal senso, tutta la costa jonica crotonese e catanzarese è ricca di siti fossiliferi di grande pregio ed importanza. Tra questi, un grande bacino sedimentario che interessa Crotone e molti comuni circostanti presenta tra i suoi strati rocciosi giacimenti di sicuro interesse. Uno in particolare, inserito all’interno della cosiddetta “formazione di San Nicola”, affiora ad est del centro abitato di Belcastro e porta in sé le testimonianze di un’antica comunità di fondale marino. Il sito è celebre per un gran numero di rinvenimenti di echinodermi fossili di notevole bellezza. Tra i tanti, spiccano numerosi esemplari di Clypeaster cipollae, echinidi, appartenenti al gruppo de- 62 VALLE DEL CROCCHIO gli attuali ricci di mare, di dimensioni medio-grandi, spesso perfettamente conservati. Nei fossili di maggior pregio si distinguono ancora chiaramente la bocca, la configurazione a cinque lobi tipica di gran parte degli echinodermi, e persino i “pori ambulacrali”, che connettevano la struttura centrale dell’animale con i pedicelli, i peduncoli mobili che i ricci utilizzano ancora oggi per spostarsi. L’altro giacimento fossilifero che fa parte del geosito si trova lungo la strada che conduce al centro abitato di Marcedusa ed appartiene alla formazione geologica detta “dei Cavalieri”. Anche in questo caso, numerose sono le testimonianze dell’antica vita di fondale marino che caratterizzava queste aree. La maggior parte dei fossili che si possono incontrare qui sono infatti resti di molluschi; tra questi la conchiglia del Pecten, il più classico dei bivalvi, gli slanciati gusci del gasteropode Turritella e i sottili coni dello scafopode Dentalium, che prende il nome dalla forma del guscio, simile a una zanna di elefante. Oltre ai reperti di grandi dimensioni si possono inoltre incontrare abbondanti microfossili, tra cui spiccano in gran numero i foraminiferi, protozoi marini dotati di gusci dalle forme spesso eleganti, conservati frequentemente in strati di marne, un tipo di rocce sedimentarie derivate dal deposito di fanghi argillosi e calcarei, che testimoniano l’intensa attività di accumulo presente in queste aree quando ancora erano fondali marini. Si possono inoltre notare spessori e composizioni variabili nelle stratificazioni, a Belcastro e Marcedusa dimostrare come la storia geologica dell’area sia sempre stata particolarmente travagliata. Una testimonianza importante, accessibile a tutti e che può interessare anche i meno esperti: i fossili sono una di quelle bellezze naturali in grado di riaccendere la curiosità tipica dei bambini, presente in tutti noi e che attende solo di essere risvegliata. Una visita in questi siti alla sco- perta delle antiche forme di vita che popolavano le terre della valle del Crocchio può rivelarsi un’esperienza indimenticabile per tutti gli appassionati della natura. GEOSITO AREA FOSSILIFERA BELCASTRO E MARCEDUSA Ambito territoriale Comuni di Belcastro e Marcedusa (CZ). Periodo di formazione La “formazione di San Nicola” di Belcastro risale al Miocene (circa 10-15 milioni di anni fa), mentre la “formazione dei Cavalieri” di Marcedusa è del Pliocene Medio (approssimativamente 3 milioni di anni fa). Caratteristiche geomorfologiche La formazione di Belcastro, appartenente al bacino sedimentario crotonese, presenta conglomerati rossastri di ambiente continentale alternati a depositi arenacei e conglomeratici costieri e poggia direttamente sul basamento del Batolite della Sila. Il sito di Marcedusa è costituito da arenarie a cemento calcareo e sabbie grigio-brune che sovrastano una formazione di argille siltose grigio-chiare o grigio-azzurre con intercalazioni di sabbie ed arenarie. Oltre a queste sono presenti livelli marnosi grigio-verdi che testimoniano l’intensa attività di sedimentazione dell’epoca. Motivi di interesse La presenza di tante forme fossili di fondale marino in questi siti ubicati ad oltre 10 chilometri dal mare è testimonianza dell’intensa attività tettonica dell’area e delle numerose modificazioni che le terre calabre hanno vissuto e vivono tuttora. Come arrivare Da Catanzaro SS.106 in direzione Crotone, al bivio Belcastro-Marcedusa svoltare a sinistra e seguire le indicazioni per Belcastro (primo sito) o Marcedusa (secondo sito); da Crotone SS.106 in direzione Catanzaro, al bivio Belcastro-Marcedusa svoltare a destra e seguire le indicazioni per Belcastro (primo sito) o Marcedusa (secondo sito). VALLE DEL CROCCHIO 63 NUMERI UTILI CARTA D’IDENTITÀ G.A.L. VALLE DEL CROCCHIO Regione: Calabria Provincia: Catanzaro Sede: G.A.L. VALLE DEL CROCCHIO C.da Pedecandela 88051 Cropani (CZ) Tel. e fax 0961.965615 0961.965709 / 965910 [email protected] www.vallecrocchio.it Comuni: Albi, Andali, Belcastro, Botricello, Cerva, Cropani, Fossato Serralta, Magisano, Marcedusa, Pentone, Petronà, Sellia, Sellia Marina, Sersale, Simeri Crichi, Sorbo San Basile, Soveria Simeri, Taverna, Zagarise. COME ARRIVARE I comuni della Valle del Crocchio sono raggiungibili tramite l’autostrada A.3 Salerno-Reggio Calabria, la Strada Statale 280 e la Strada Statale 106. Gli aeroporti più vicini sono quelli di Crotone e di Lamezia Terme. In auto. A.3 Salerno-Reggio Calabria uscita di Lamezia Terme; S.S.280 in direzione Catanzaro e S.S.106 in direzione Crotone. In aereo. Aeroporto di Crotone (30 chilometri) e aeroporto di Lamezia Terme (58 chilometri). In treno. Stazione FF.SS. di Cropani Marina o di Catanzaro Lido. I COMUNI DEL G.A.L. VALLE DEL CROCCHIO ◗ ALBI Informazioni turistiche Municipio Via Serra, 1 - 88055 Tel. 0961.923303 [email protected] www.comune.albi.cz.it Da visitare Riserva Statale CoturellePiccione Ente Parco Nazionale della Sila Tel. 0984.537109 [email protected] [email protected] www.parcosila.it Ufficio Territoriale Biodiversità di Catanzaro Via Vinicio Cortese, 5 - 88100 Catanzaro Tel. 0961.721817 [email protected] Museo della Civiltà Agrosilvopastorale, delle Arti e delle Tradizioni Via Pieve di Cadore Tel. 0984.902838 Cell. 334.5276521 (Novamusa) [email protected] www.ecomuseoalbi.it Gestione. Soc. Novamusa – Gruppo Thesauron. Ingresso libero. Giorno di chiusura. Lunedì. Orari di apertura. Da metà marzo a metà novembre mar-dom 9:30-18:00 ◗ ANDALI Informazioni turistiche Municipio Via Roma, 20 - 88050 Tel. 0961.935095 [email protected] www.comunediandali.it ◗ BELCASTRO Informazioni turistiche Municipio P.zza S. Tommaso, 2 88050 Tel. 0961.932090 [email protected] www.comune.belcastro.cz.it ◗ BOTRICELLO Informazioni turistiche Municipio Via Nazionale, 240 - 88070 Tel. 0961.966801 [email protected] www.comune.botricello.cz.it ◗ CERVA Informazioni turistiche Municipio P.zza della Vittoria, 2 - 88050 Tel. 0961.939201 [email protected] www.comune.cerva.cz.it Da visitare Museo della Castagna Palazzo Griffo – Via Roma Tel. 0961.939201 Ingresso gratuito. Orari di apertura. Lun-Ven 8:00-13:00 / 14:0018:00 (negli altri orari e giorni, apertura su richiesta) ◗ CROPANI Informazioni turistiche Municipio Via P. Giovanni Fiore - 88051 Tel. 0961.965714 [email protected] http://cropani.asmenet.it G.A.L. Valle del Crocchio C.da Pedecandela 88051 Cropani (CZ) Tel. e fax 0961.965615 0961.965709 / 965910 [email protected] www.vallecrocchio.it Pro loco Via Togliatti snc [email protected] [email protected] www.prolococropani.it Da visitare Museo Diocesano P.zza del Duomo Ingresso gratuito. Visite guidate su richiesta. Tel. 0961.965029 (Convento Cappuccini) Cell. 347.4805684 (Padre Francesco Critelli) Antiquarium Complesso Monumentale di Santa Caterina d’Alessandria Cell. 348.5848763 (Antonio Gualtieri, responsabile) [email protected] Ingresso a pagamento. Orari di apertura. Da giugno a settembre mar-dom 18:00-20:00. In altri periodi su prenotazione (chiuso il lunedì). ◗ FOSSATO SERRALTA Informazioni turistiche Municipio C.so V. Emanuele, 1 - 88050 Tel. 0961.925393 [email protected] www.comune.fossatoserralta.cz.it Pro Loco C.so Umberto I - 21 ◗ MAGISANO Informazioni turistiche Municipio Viale M. Giglio, 47 - 88050 Tel. 0961.926015 [email protected] www.comune.magisano.cz.it Pro Loco Tel. 0961.926015 (Comune) Da visitare Casa Museo Etnografico e Risorgimentale Antonino Greco C.so Antonino Greco Fraz. Vincolise Cell. 338.3734107 (Giovanni Greco, Direttore) [email protected] www.casamuseoantoninogreco.it Ingresso gratuito. Visite guidate su richiesta. ◗ MARCEDUSA Informazioni turistiche Municipio P.zza Municipio, 13 - 88050 Tel. 0961.932010 [email protected] www.comune.marcedusa.cz.it ◗ PENTONE Informazioni turistiche Municipio C.so De Laurenzi, 56 - 88050 Tel. 0961.925076 [email protected] www.comunedipentone.gov.it Pro loco C.so De Laurenzi snc - 88050 [email protected] www.prolocopentone.it Da visitare Museo della Civiltà Contadina e Pinacoteca di Arte Contemporanea C.so De Laurenzi snc Cell. 389.1862374 (Vitaliano Marino) www.prolocopentone.it Ingresso gratuito. Visite guidate su richiesta. ◗ PETRONÀ Informazioni turistiche Municipio Via Nazionale, 200 - 88050 Tel. 0961.938809 [email protected] www.comune.petrona.cz.it Pro Loco Via Pietre della Chiesa snc ◗ SELLIA Informazioni turistiche Municipio Via Nazionale - 88050 Tel. 0961.483049 [email protected] www.comune.sellia.cz.it Da visitare Ecomuseo E.MU.SE. Libero accesso Tel. 0961.483049 (Comune di Sellia) ◗ SELLIA MARINA Informazioni turistiche Municipio Via Acqua delle Mandrie - 88050 Tel. 0961.964125 [email protected] www.comune.selliamarina.cz.it Pro loco Via Giardinello snc - 88050 Tel. 0961.964335 [email protected] www.prolocoselliamarina.it Da visitare Museo storico della Lambretta Loc. Feudo de Seta Tel. 0961.798093 Cell. 340.7774248 (Don Bruno Andrea) [email protected] www.museolambretta.it Ingresso gratuito (offerta libera) Visite guidate su prenotazione. ◗ SERSALE Informazioni turistiche Municipio Via Roma - 88054 Tel. 0961.930911 [email protected] www.comune.sersale.cz.it Pro loco Via Sila - 88054 [email protected] www.prolocosersale.it Da visitare Cooperativa “Segreti Mediterranei” Via Laco – 3ª traversa 2/bis Cell. 333.8342866 (Rossella Capellupo, Presidente) Cell. 334.9174699 (Salvatore Berlingò) Cell. 333.6988835 (Carmine Lupia) [email protected] www.vallicupe.it Visite guidate ed escursioni. ◗ SIMERI CRICHI Informazioni turistiche Municipio P.zza Martiri 1809 - 88050 Tel. 0961.481003 [email protected] www.comune.simericrichi.cz.it ◗ SORBO SAN BASILE Informazioni turistiche Municipio P.zza Margherita - 88050 Tel. 0961.921108 [email protected] www.comune.sorbosanbasile.cz.it ◗ SOVERIA SIMERI Informazioni turistiche Municipio Via Agata Pallavicino, 9 88050 Tel. 0961.798057 [email protected] www.soveriasimeri.com ◗ TAVERNA Informazioni turistiche Municipio P.zza del Popolo, 27 - 88055 Tel. 0961.921058 [email protected] www.comune.taverna.cz.it Pro Loco di Villaggio Mancuso e della Sila Piccola -Taverna P.zza del Popolo, 88055 Cell. 333.7289864 (Pro Loco) [email protected] www.prolocotaverna.it Da visitare Centro Visite Antonio Garcea del Parco Nazionale della Sila Loc. Monaco / Villaggio Mancuso Tel. 0961.922030 [email protected] Ente Parco Nazionale della Sila Tel. 0984.537109 [email protected] [email protected] www.parcosila.it Riserva Biogenetica Poverella – Villaggio Mancuso Ente Parco Nazionale della Sila Tel. 0984.537109 [email protected] [email protected] www.parcosila.it Gestione Ufficio Territoriale Biodiversità di Catanzaro Via Vinicio Cortese, 5 88100 Catanzaro Tel. 0961.721817 [email protected] Riserva Biogenetica Gariglione – Pisarello Ente Parco Nazionale della Sila Tel. 0984.537109 [email protected] [email protected] www.parcosila.it Gestione Ufficio Territoriale Biodiversità di Catanzaro Via Vinicio Cortese, 5 88100 Catanzaro Tel. 0961.721817 [email protected] Museo Civico, Galleria d’Arte Contemporanea e Pinacoteca pretiana Palazzo San Domenico Tel. 0961.921058 int. 9/2 (Comune di Taverna) [email protected] www.museiditaverna.it Ingresso a pagamento. Visite guidate su prenotazione. Giorno di chiusura. Lunedì Orari di apertura. Mar-dom 9:30-12:30 / 16:00-19:00 Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto di Taverna (M.A.C.A.T.) Centro storico Tel. 0961.921058 int. 9/2 (Comune di Taverna) [email protected] www.museiditaverna.it ◗ ZAGARISE Informazioni turistiche Municipio C.so Garibaldi, 4 - 88050 Tel. 0961.937014 [email protected] www.zagarise.com Pro loco Via Paolo E. Tulelli, 15 -88050 [email protected] Rifugio Leone Grandinetti Località Latteria, Quota m 1611 Gestione C.A.I. di Catanzaro Cell. 339.2649570 (Scotto Salvatore) Cell. 347.3086738 (Italina Marina IIritano) 16 posti letto Da visitare Museo dell’Olio d’Oliva e della Civiltà Contadina Via G. Marconi Gestione. Novamusa – Gruppo Thesauron Tel. 0984.902838 [email protected] www.ecomuseozagarise.it Ingresso gratuito. Giorno di chiusura. Lunedì Orari di apertura. Da metà marzo a metà novembre mar-dom 9:30-18:00 (nei restanti mesi apertura su richiesta) Museo d’Arte Sacra “Silvestro Frangipane” Via Canonica Tel. 0961.937014 (Comune) Ingresso gratuito. Visite guidate su richiesta. Parco avventura “Orme nel Parco” Loc. Tirivolo Tel. 0961.731290 Cell. 334.3363690 [email protected] [email protected] www.ormenelparco.it Ingresso a pagamento. Orari di apertura. In estate tutti i giorni 9:30-19:00; in primavera e autunno domenica e festivi 9:30-19:00. www.ormenelparco.it G.A.L. Valle del Crocchio Presidente: Francesco Colosimo Vice Presidente: Elena Grimaldi – Direttore: Pantaleone Mercurio Segretaria: Mariateresa Salerno – Animatore - Tecnico: Domenico Bellizzi Resp. Ufficio Tecnico: Salvatore Taverna – Collab. Amministrativo: Michela Capellupo G.A.L. Valle del Crocchio – Contrada Pedecandela – 88051 Cropani (CZ) Tel. e fax 0961.965615 - 965709 - 965910 www.vallecrocchio.it e-mail: [email protected] Vivere la Valle del Crocchio Direttore Responsabile: Italo Clementi Caporedattore: Enrico Bottino – Art Director: Stefano Roffo CLEMENTI EDITORE Comitato editoriale: Italo Clementi, Enrico Bottino, Pantaleone Mercurio, Domenico Bellizzi, Salvatore Taverna, Mariateresa Salerno Testi di: Elisa Patrone, Ezio Infelise, Enrico Bottino, Alberto Cavallo, Sara Dalessio Clementi, Milena Lombardo, Alfonso Lucifredi, Francesco Bevilacqua, Pantaleone Mercurio. Cartine: Daniela Blandino. Referenze fotografiche: Gabriele Palmato, Francesco Bevilacqua, Massimo Piacentino, Domenico Bellizzi – Archivio G.A.L Valle del Crocchio, Studio Folino – Archivio G.A.L. (pag. 6 in alto / 7 basso sx / 8 alto / 9 lato / 11 basso dx / 12 centro / 13 sx / 14 sx / 18 basso sx / 19 dx / 20 alto sx / 21, 22, 23 / 26 basso / 29 / 30 basso / 31 alto / 33 basso a sx / 37 alto / 41 basso / 42 sx / 43 / 47 alto / 49 dx / 50 tutte / 51 alto sx e basso / 52 basso dx / 53 basso / 54 / 55 alto a sx / 56 alto / 59 lato / 60, 60 in basso / 63 alto / quarta di copertina), Puccio e Renda – Archivio G.A.L. (pag. 7 basso dx / 48 basso dx / 56 centro), Clic Agency di Maurizio Sestito – Archivio G.A.L. (pag. 10 basso / 11 basso sx / 12 basso / 13 alto e in basso a dx / 15 in alto e dx in basso / 16 in alto dx / 32 al centro e in basso / 33 dx / 38 basso a dx / 39 basso / 46 basso / 48 alto / 55 alto a dx / 56 basso), Luigina Colosimo – Archivio G.A.L. (pag. 57 basso),“Parchi Riserve Giardini Sentieri della Biodiversità del Medio Jonio Catanzarese” di Antonio Garcea - Edizioni Monteleone Sas anno 2001 (pag. 20 alto dx). Clementi Editore S.r.l. Corso Torino, 24 / 3 – 16129 Genova Tel. 010.5701042 – Fax 010.5304378 www.trekking.it e-mail:[email protected] Gruppo di Azione Locale Valle del Crocchio C.da Pedecandela 88051 Cropani (CZ) Tel. e fax 0961.965615 0961.965709 / 965910 [email protected] www.vallecrocchio.it P.S.R. REGIONE CALABRIA 2007/2013 Asse IV - Approccio Leader