AGGIORNAMENTI DEI FABBISOGNI MINERALI DELLA VACCA DA LATTE Per uno stato di salute ottimale ed un buon livello produttivo le vacche da latte devono essere alimentate con razioni contenenti adeguati livelli di minerali biodisponibili. Anche nel caso della nutrizione minerale le raccomandazioni dell’NRC 2001 sono ancora il miglior punto di riferimento, ma questi fabbisogni debbono essere considerati come i livelli minimi per evitare carenze di tipo clinico. Nella letteratura scientifica sono infatti disponibili dati che dimostrano come la somministrazione dei minerali al di sotto delle raccomandazioni dell’NRC 2001 spesso determinano risposte negative da parte degli animali in termini produttivi e riproduttivi. In linea generale la formulazione di razioni seguendo i dettami dell’NRC 2001 (con la sola eccezione del manganese) cautela contro i segni di carenze cliniche. Tuttavia questo non significa che le carenze non si verifichino o che le bovine si trovino in uno stato nutrizionale ottimale per quanto riguarda i minerali. Esistono incertezze di tipo sostanziale a riguardo delle quantità di minerali effettivamente richieste, consumate ed assorbite dalla bovina da latte in situazioni differenti. Questo significa che spesso è utile effettuare modifiche mirate alle raccomandazioni dell’NRC 2001. In linea generale è evidente che le razioni dovrebbero essere formulate considerando dei “limiti di sicurezza” per ridurre i rischi di somministrazione di quantità inadeguate di minerali biodisponibili. Tali limiti non debbono essere tuttavia talmente elevati da comportare costi alimentari eccessivi e determinare ricadute negative sugli animali e sull’ambiente. Nello specifico le razioni dovrebbero apportare quantità elevate di selenio (0.3 ppm di Se da integrazione). Per quanto riguarda calcio, sodio, ferro e zinco l’utilizzo di surplus pari al 10-20% di minerali biodisponibili al di sopra dei fabbisogni NRC 2001 dovrebbe essenzialmente eliminare qualsiasi possibilità di carenza. Questi fattori di sicurezza sono basati sulle variazioni attese nella composizione chimica degli alimenti, sulla risposta degli animali e sulla mancanza di antagonismi fra di essi. Tale livello di supplementazione peraltro non determina alcun problema e incrementi significativi dei costi alimentari. In risposta a ciò il reparto ricerca e sviluppo di Agrovit srl ha formulato le nuove linee di integratori per la nutrizione di base dei bovini, recependo le ultime indicazioni provenienti dalla letteratura internazionale ad aggiornamento delle linee guida dell’NRC 2001. IL CASO DEL FOSFORO Nel caso del fosforo non esistono valenze sperimentali che dimostrino come i fabbisogni proposti dall’NRC 2001 siano inadeguati. Peraltro l’utilizzo di diete caratterizzate da livelli di fosforo inferiori del 15% rispetto ai fabbisogni riconosciuti hanno ridotto, in alcune prove, la produzione lattea. Essenzialmente tutto il fosforo consumato al di sopra del fabbisogno viene escreto nelle deiezioni (specificatamente con le feci) causando potenziali impatti ambientali. In tale senso se non è possibile fare un uso razionale come fertilizzante del fosforo contenuto nei reflui, le diete dovrebbero essere formulate per soddisfare strettamente i fabbisogni così da ridurre l’accumulo di fosforo nei suoli e di conseguenza nei foraggi ivi prodotti. Tuttavia se è disponibile sufficiente superficie agricola che necessita di P come fertilizzante ed il refluo è applicato secondo le migliori tecniche disponibili (nel rispetto delle regolamentazioni), l’incremento della concentrazione di fosforo delle razioni per bovine in latte (1-1.25X i fabbisogni NRC 2001) non è negativo. Alcuni sottoprodotti come crusca e distillers contengono elevate quantità di fosforo. Se il tenore di fosforo della dieta è alto (in relazione alla loro inclusione) i costi alimentari sono generalmente bassi. Al contrario se il livello di fosforo al di sopra del fabbisogno deriva da supplementi minerali come i fosfati i costi alimentari incrementano. IL POTASSIO RIDUCE L’ASSORBIMENTO DI MAGNESIO Ai tenori normalmente presenti nelle diete, il potassio può ridurre l’assorbimento del magnesio. Questo significa che il soddisfacimento dei fabbisogni riportati dall’NRC 2001 potrebbe non garantire livelli adeguati di magnesio biodisponibile. In riferimento a diete con l’1% SS di potassio, che risulta essere il fabbisogno NRC 2001, una razione all’1,6% SS di potassio (evenienza tutt’altro che rara in pratica) dovrebbe apportare da 1.15 a 1.45 volte più magnesio per controbilanciare gli effetti negativi del potassio. Se si usano nella pratica fattori di sicurezza del +10-20% per tenere in considerazione la variabilità, il tenore in magnesio della razione dovrebbe essere pari allo 0.22-0.30 % SS. In relazione ai potenziali benefici della supplementazione extra di magnesio (quale il maggior tenore in grasso del latte) e dato che non vi sono effetti avversi fintanto che le concentrazioni di magnesio delle razioni arrivano allo 0.6% SS, la maggior inclusione dello stesso è un’ottima strategia. Qualora il magnesio derivi da ossido di magnesio, bisogna prestare particolare attenzione alla biodisponibilità dello stesso, che risulta essere estremamente variabile. L’ACQUA DI BEVANDA APPORTA ZOLFO Lo zolfo generalmente non rappresenta un problema per i nutrizionisti e per gli allevatori. Comunemente le diete contengono abbastanza zolfo così che la supplementazione ad alti livelli è poco utile. Inoltre in alcune situazioni l’acqua di bevanda può essere una fonte significativa di zolfo da solfati. Se si considera ciò, le bovine possono potenzialmente consumare abbastanza zolfo da ridurre la biodisponibilità di rame e selenio: ciò si verifica qualora il contributo di acqua, alimenti ed integrazione apportano zolfo a concentrazioni superiori allo 0.3% SS. È noto inoltre che concentrazioni di zolfo superiori allo 0.4% SS determinano ridotta ingestione di sostanza secca. In tali situazioni (elevati tenori in zolfo) è consigliabile incrementare l’inclusione di rame del 20-30% ed usare fonti organiche ad elevata biodisponibilità. Tuttavia in relazione alla possibile tossicità del rame è consigliabile non utilizzare razioni con livelli dello stesso superiori a 30 ppm. Elevati livelli di zolfo riducono inoltre l’assorbimento del selenio. Dato che esiste un limite di legge per il selenio, in tali casi è consigliabile utilizzare una buona porzione di selenio da fonti organiche di ottima qualità (seleniometionina). ALCUNI MINERALI SONO TROPPO BASSI Studi effettuati su bovini dopo la pubblicazione dell’NRC 2001 suggeriscono che le indicazioni fornite dallo stesso a riguardo di cobalto e manganese sono troppo basse. Nel caso del cobalto l’attuale raccomandazione è di circa 0.1 ppm nella dieta: data l’incertezza della risposta produttiva di bovine alimentate con diete caratterizzate da tenori in cobalto da 0.2 a 0.9 ppm, un ottimo compromesso è impostare razioni contenenti 0.2-0.5 ppm di tale microelemento. L’attuale fabbisogno edito da NRC 2001 riferito al manganese è pari a circa 16ppm, tuttavia una recente prova ha dimostrato che tale livello di integrazione ha determinato carenze di tipo clinico in manze da carne. Un ulteriore esperimento ha stimato che il fabbisogno di manganese in bovine Holstein in lattazione è all’incirca di 30 ppm. Dato che nel caso delle bovine da latte i tenori di manganese che possono dare tossicità sono molto elevati, ed essendo il limite massimo di legge pari a 150 ppm, la somministrazione di razioni con 35-45 ppm di manganese non determinano rischi e eliminano qualsiasi potenziale stato carenziale. Servizio Tecnico AGROVIT s.r.l.