il ruolo delle Università
Le università non sono soltanto il bacino in cui sorgono
spontaneamente i progetti più innovativi, ma oggi anche dei
validi supporters per chiunque voglia avviare una start up
(legata alla creazione di nuovi siti, di app per smartphone o di
social network). Il Politecnico di Milano, per esempio, ha
lanciato un nuovo programma di incubazione - PoliHub
(www.polihub.it) che, oltre a fornire un ambiente di lavoro per
le start up, fornisce formazione, mentorship e anche
finanziamenti. Il Politecnico di Torino ha creato un dipartimento
interno chiamato I3P - Incubatore Imprese Innovative, che
favorisce la nascita di nuove imprese science-based fornendo
spazi attrezzati, servizi di consulenza, lezioni,
corsi e un network di investitori del settore (www.i3p.it).
«È UNA SCOMMESSA,
ma ci si sente vivi, artefici
del proprio futuro »
Paola Farinelli è un'imprenditrice di 34 anni di Perugia che 5 anni fa insieme a 3 colleghi e al suo docente all'università ha avviato una start up legata alla progettazione di dispositivi a radiofrequenza per cellulari e stazioni
spaziali. Nel 2011 la sua società (Rf Microtech) ha ricevuto il premio Bright
Future and Ideas da UK Trade and Investment e lei stessa ha ricevuto il premio "Gamma Donna 110 e lode". Ora che la sua società è avviata, ci spiega
come ha iniziato e come si vive e sopravvive da imprenditori/innovatori.
9 Come è nata l'idea di mettere in piedi un'azienda così
specializzata?
«Siamo nati come Spin-off universitario, cioè come gruppo di dottorandi e ricercatori che nel laboratorio della facoltà di ingegneria
elettronica di Perugia sviluppava
progetti per grandi committenti
internazionali come l'Agenzia
spaziale europea. Vedendo che ci
eravamo fatti un buon nome, con
il nostro professore di riferimento
ci siamo detti: "non buttiamo via
tutto, ma facciamolo fruttare"».
microsistemi innovativi, e buone
risposte da multinazionali e agenzie europee abbiamo deciso di costituirci srl, investendo capitale
proprio senza appoggio di finanziatori esterni».
9 Hai avuto paura, all'inizio,
di buttarti in questo progetto?
«Certo. In sostanza, passavo dalla
precarietà all'interno dell'università all'incertezza dell'impresa privata, dove non ci sono sicurezze
ma prevalentemente rischi. Però
mi sono sentita bene, viva, artefice
del mio futuro e fiduciosa nel no9 Cosa avete dovuto fare dal stro lavoro di ricerca e innovazione. L'idea di non avere garanzie
punto di vista burocratico?
«Quando abbiamo capito che ave- non mi ha fatto paura: fa parte
vamo per supporter la Fondazione del gioco ed è tuttora il motore che
Bruno Kessler di Trento che sostie- ci spinge a fare sempre di più,
ne la ricerca e la produzione dei sempre meglio».
W La nuova Legge sviluppo agevolerà molto le nuove start up.
Tu cosa ti sentì di dire a una
ragazza che ha un'idea, un progetto in cui crede?
«Di metterci passione, volontà,
coraggio. Ma anche di organizzarsi bene per sopportare l'impatto con il mercato una volta che le
agevolazioni saranno finite, al
termine dei quattro anni. Dalla
definizione di società start up si
diventa infatti "piccola e media
impresa", una categoria che non
beneficia di grande supporto, anzi. Come anche la ricerca, in Italia. Ma se si vuole fare innovazione bisogna per forza fare ricerca,
no? Quindi il mio consiglio è: fatevi le spalle grosse per continuare a
crederci, anche dopo».
Klciia Gorelli
febbraio 2013 • silhouette 4 7
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«È UNA SCOMMESSA,