Ampliamento di cava da realizzare nel Comune di Pescina (AQ) Studio sul Paesaggio Vegetale, Vegetazione, Flora e Fauna Committente: Ditta Gianfelice G.& Figlio s.n.c. Tecnico Incaricato : Dott. Nat. Antonio De Ioris -1- Paesaggio vegetale, Vegetazione, Flora. Premessa Una corretta ed attenta politica ambientale atta a garantire nel tempo la disponibilità e la qualità delle risorse ambientali, non può che prescindere dal monitoraggio dello stato di naturalità e funzionalità degli ecosistemi. Le normative nazionali ed internazionali, fanno riferimento alla salvaguardia della qualità degli ecosistemi, della biodiversità e del paesaggio. Il problema della conservazione della biodiversità è abbastanza complesso poiché connesso con il dinamismo degli ecosistemi e con le molte attività umane. Un uso sostenibile del territorio presuppone metodi d'indagine atti a valutare oggettivamente in primis il grado di cambiamento delle condizioni naturali e successivamente l'effetto degli interventi di risanamento. La flora e la vegetazione di un territorio permettono una stima chiara degli impatti che le attività antropiche hanno sugli ecosistemi. Le conoscenze sulla flora permettono di valutare il patrimonio in specie di un dato territorio in termini di ricchezza e di distribuzione e, conseguentemente permettono di valutare la diversità specifica. La vegetazione di un territorio viene definita come un sistema composto di piante disposte nell'ordine che esse spontaneamente assumono mediante un processo di auto-organizzazione, in dipendenza dei fattori ambientali. Uno studio degli aspetti vegetazionali di un territorio esige di analisi dettagliate che riguardano la composizione floristica e la struttura della comunità. La vegetazione è formata da distinte unità, le associazioni vegetali, identificabili dalla loro specifica composizione floristica; esse costituiscono il mosaico del paesaggio vegetale di un determinato territorio. Le associazioni vengono poi ordinate in un sistema gerarchico (sintassonomico) formato da unità di rango via via crescente (alleanza, ordini, classi). Elemento importantissimo nello studio della vegetazione è il suo dinamismo. Infatti, le associazioni vegetali, non sono indefinitamente stabili, ma in condizioni naturali tendono ad evolvere da forme semplici, come le comunità di piante pioniere, verso forme più complesse, come le foreste. Tale dinamismo, in assenza di disturbi esterni o di interventi antropici, porta a condizioni di stabilità nelle quali i tipi vegetazionali, definiti climax, sono i più evoluti possibili nell'ambiente considerato. Così, agli aspetti floristici ed ecologici delle associazioni, si affiancano quelli dinamici, di grande interesse nello studio geobotanico applicato all'analisi ed alla pianificazione territoriale, grazie alla loro capacità predittiva circa l'evoluzione della copertura vegetale in un dato territorio. -2- Il Paesaggio vegetale L'assetto floristico-vegetazionale del territorio abruzzese è il risultato dell'interazione tra trascorse vicende geologico climatiche e fattori ecologici attuali. Pertanto la comprensione del mosaico della copertura vegetale dell'Abruzzo risulta più agevole se si considera la dimensione temporale dei fenomeni biologici, attraverso gli stretti legami con la complessa storia naturale e con le attività dell'uomo. Per la sua posizione geografica, l'Appennino centrale costituisce una sorta di “crocevia biologico” in cui sono confluite e da cui si sono smistati vari contingenti floristici provenienti da diverse regioni biogeografiche. Il risultato, tra l'altro, è il notevole patrimonio di specie: in Abruzzo secondo il censimento (Conti et al. 2005) sono presenti oltre 3260 entità vegetali, un numero elevato, soprattutto se confrontato con quello relativo all'intera Italia, che ammonta a 7634 tra specie e sottospecie. Il bacino del Fucino, attualmente in gran parte occupato da vegetazione di sostituzione come praterie secondarie e pascoli, ed in particolare il territorio indagato per il presente studio può essere inserito nella serie del Cytiso sessilifolii-Quercetum pubescentis ampiamente presente nell'Abruzzo interno, dove si realizzano condizioni di discreta continentalità , soprattutto nelle conche intramontane (Fucino, Conca Peligna, Conca Aquilana, bacino di Navelli-Prata d'Ansidonia, Valle Subequana). La serie si afferma nei settori collinari dell'Abruzzo interno, prevalentemente su substrati calcari della piattaforma mesozoico laziale-abruzzese spesso su suoli poco evoluti e nelle porzioni più elevate delle pianure alluvionali fluviali e fluvio-lacustri. Dal punto di vista climatico, essa è legata ai bioclimi temperati con un discreto grado di continentalità. A un maggior dettaglio, la serie si colloca negli ambiti bioclimatici mesotemperato umido-subumido, localmente sopratemperato umido-subumido, entro un range altitudinale compreso tra 500-600 e 1400 metri. -3- Analisi Vegetazionale Lo studio in questione, mette in evidenza le tipologie vegetazionali reali del sito d'interesse ed anche dell'area circostante. • Latifoglie d'invasione miste e varie Nell'area d’interesse per l’ampliamento di cava, la vegetazione forestale più evoluta è caratterizzata da latifoglie d'invasione miste, cenosi molto degradata, originata su ex coltivi e pascoli abbondanti. L'abbandono della pastorizia, un tempo elemento trainante dell'economia locale, ha innescato processi di ricolonizzazione spontanea da parte della vegetazione. Attraverso ulteriori indagini di campo, nell'area oggetto di ampliamento, non si evidenzia la presenza di endemismi e specie di particolare valore biogeografico e si conferma quanto già descritto nello studio precedente. Area caratterizzata da Latifoglie d’invasione -4- • Boschi di latifoglie a dominanza di roverella (Quercus pubescens) Nell'area circostante la cava, ricadente sui territori dei Comuni di Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi ed Ortucchio, la vegetazione forestale predominante è caratterizzata da formazioni di latifoglie a dominanza di roverella (Quercus pubescens Willd.) che si presentano come boscaglie nelle aree interne a carattere subcontinentale, su substrati prevalentemente carbonatici, a quote generalmente superiori ai 600 m. Tuttavia, vista la scarsa pressione del pascolo, le superfici boscate tendono ad aumentare la propria estensione secondo la dinamica insita della vegetazione. La roverella, specie eliofila e relativamente termofila, si afferma in modo ottimale nella fascia supramediterranea, è adatta alle temperature elevate ma ben sopporta anche inverni molto freddi. E' albero frugale, indifferente al tipo di suolo, e vegeta anche su terreni poco profondi e su versanti caldo-aridi. Con maggior frequenza ad essa si accompagna l'orniello (Fraxinus ornus L.) e l'acero campestre (Acer campestre L.) ; più sporadici sono il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.), il sorbo comune (Sorbus domestica L.), l'acero minore (Acer monospessulanum L.), il ciliegio (Prunus avium L.), il melo selvatico (Malus sylvestris Mill.) e qualche altra specie. Lo strato arbustivo è caratterizzato prevalentemente da Cytisus sessilifolius L., Juniperus oxicedrus L. subsp. Oxycedrus , Rosa canina L.,Cornus mas L., mentre lo strato aerbaceo è rappresentato prevalentemente da Brachypodium rupestre (Host) Roem. & Schult., Teucrium clamaedrys L. e Chamaecytisus spinescens Presl.,tutte specie eliofile che testimoniano lo strato di degrado strutturale in cui versano gli ultimi lembi residuali di queste formazioni boschive, da sempre intensamente ceduate. Le cenosi individuate, possono essere inquadrate nell'associazione Cytiso sessilifolii-Quercetum pubescentis Blasi, Avena & Scoppola 1982. Si tratta di boschi spesso molto degradati , con struttura di ceduo o, talora, di ceduo matricinato, in cui solo raramente si realizza una copertura continua della volta boschiva. L'associazione, rispetto alle categorie sintassonomiche superiori è inquadrata nella suballeanza Cytiso sessilifolii-Quercion pubescentis Ubaldi 1995 e nell'alleanza Carpinion orientalis Horvat 1958 ( Quercetalia pubescenti-petraeae/Querco-Fagetea). Bosco a dominanza di Roverella -5- • Rimboschimenti di conifere Formazioni artificiali, risalenti agli anni '70, costituite da conifere varie principalmente Pinus nigra J.F. Arnold var. austiaca, Pinus sylvestris L. e Cedrus atlantica (Endl.) G. Manetti, sono molto frequenti in tutta l'area circostante la cava. Questi rimboschimenti, sono stati lo strumento utilizzato per ottenere un duplice obbiettivo: impiego di manodopera e riassetto idrogeologico. Ad oggi si presentano secondo due realtà differenti a seconda del grado e della frequenza degli interventi di diradamento. Si nota, infatti, una maggiore presenza di latifoglie nei rimboschimenti interessati da interventi selvicolturali regolari e continui, mentre dove queste azioni non sono state svolte, ed è la maggior parte dei casi, i popolamenti risultano ancora monospecifici e con elevata densità. Nel primo caso bisognerebbe intervenire per favorire il processo di rinaturalizzazione dei soprassuoli, nel secondo caso sarebbe opportuno attraverso la gestione selvicolturale prevedere l'apertura di buche o dei diradamenti selettivi moderati in modo da favorire l'ingresso delle latifoglie autoctone. Lo strato arboreo, come già evidenziato, è monospecifico e caratterizzato prevalentemente da Pinus nigra J.F. Arnold var. austiaca, mentre nello strato arbustivo troviamo il corniolo Cornus sanguinea L., il maggiociondolo Laburnum anagyroides Medik. ed il ginepro Juniperus communis L. ; invece nello strato erbaceo si evidenziano Bromus erectus Hudson, Hedera helix L., Euphorbia cyparissias L. e Teucrium chamaedrys L. Queste cenosi non hanno un grande valore dal punto di vista forestale, ma assolvono un ruolo importante come habitata per le specie animali. Rimboschimento a Pino nero -6- • Lecceta Colle Truscino Lungo la costa sud orientale della Conca del Fucino, si sviluppa il popolamento di lecci che sormonta l'abitato di Casali di Aschi nel Comune di Gioia dei Marsi. Si tratta della lecceta di Colle Truscino di 80 ha che si estende in una fascia altitudinale compresa tra 750 e 1150 m s.l.m., con molta probabilità essa ha goduto di condizioni climatiche locali antecedenti al prosciugamento del Lago del Fucino (1875) che ha rappresentato sicuramente un forte elemento termoregolatore per l'intero territorio marsicano. Testimonianze di persone locali riferiscono di grosse piante all'interno della formazione, tagliate nel periodo pre e post bellico (Seconda Guerra Mondiale) di cui oggi non rimane traccia. Attualmente la forma di governo del bosco presenta una gestione a ceduo in evoluzione libera in cui l'ultimo intervento per uso civico è stato effettuato nel 1963. Dal punto di vista strutturale, la cenosi è formata da uno strato arboreo dominante, uno strato arbustivo ed uno strato erbaceo. Lo strato arboreo è totalmente dominato da Quercus ilex L. con la comparsa all’interno della formazione vegetale di Fraxinus ornus L., Ostrya carpinifolia Scop., Sorbus aucuparia L. Pistacia terebinthus L., Quercus pubescens Willd. e Acer monspessulanum L.. Lo strato arbustivo, invece, è caratterizzato prevalentemente da Juniperus oxycedrus subsp. oxycedrus L., Asparagus acutifolius L., Phillyrea latifolia L., Ruscus aculeatus L., Lonicera etrusca Santi, e Osiris alba L.. Lo composizione prevalente dello strato erbaceo e data da: Cyclamen repandum, Hedera helix, Brachypodium rupestre, Rubia peregrina, Teucrium clamaedrys, Milium effusum, Geranium robertianum, Acrimonia eupatoria, Viola alba, Carex digitata. L'unità fitosociologica di riferimento è ascivibile al Cytisophyllo sessilifolii-Quercetum ilicis Ciaschetti, Di Martino, Frattaroli & Pirone 2004, dove le specie caratteristiche e differenziali sono rappresentate da: Cytisophyllo sessilifolium, Osyris alba, Lonicera etrusca e Pistacia terebinthus. Sarebbe opportuno per questa lecceta pianificare una serie di interventi selviculturali al fine di garantirne una migliore efficienza biologica e produttiva. Veduta panoramica Lecceta Colle Truscino -7- • Coltivi dei Fucino Adiacente l'area di cava si possono inoltre distinguere due tipologie di coltivazioni: nella zona in prossimità della strada statale 83 ci sono terreni di privati in parte destinati a vigneti, coltivazione di alberi da frutto, in parte coltivati a frumento, patate ed orti. Nella zona più interna della conca del Fucino, abbiamo, invece, terreni adibiti alla coltivazione intensiva di prodotti ortofrutticoli (patate, carote, verdure, frumento ecc.) fortemente competitivi sia a livello nazionale che internazionale. Coltivazioni nel Fucino -8- LA FLORA L'area fucense sotto il profilo floristico è caratterizzata da diversi motivi d'interesse, sicaramente legati alle trasformazioni ambientali e climatiche derivanti dalla bonifica del lago del Fucino (ultimata nel 1878 ad opera del principe Torlonia). L’antico lago, ha condizionato in modo sensibile il clima, consentendo l’instaurarsi di una flora a carattere mediterraneo. La letteratura esistente, pur non comprendendo comprendendo analisi floristiche di dettaglio del territorio, riporta dati sulla presenza di specie interessanti sotto il profilo conservazionistico e biogeografico che verranno descritte in seguito. Dai dati rilevati in campo, si cercherà di dare indicazioni,in particolar particolar modo, sulla presenza delle specie endemiche e di particolare valore biogeografico nell'area interessata dall'ampliamento di cava e nel territorio circostante. In questo ambito ricordiamo: • Famiglia Compositae - Centaurea ambigua Guss. Subsp. Ambigua Endemismo dell'Italia Centrale e Meridionale, frequente nei pascoli aridi secondari, è stata rilevata nella Lecceta di Colle Truscino. • Famiglia Compositae - Centaurea rupestris L. subsp. Ceratophylla (Ten.) Gugler Endemismo dell'Italia Centrale, dalle lle Marche all'Abruzzo. Specie rupicola rara non rilevata nell'area di studio. -9- • Famiglia Compositae - Centaurea deustae Ten. Subsp. Splendens ( Arcang.) Matthäs et Pign. Specie endemica caratteristica per valore ambientale( non protetta per legge) presente nella Lecceta di Colle Truscino. • Famiglia Cruciferae – Aubrieta columnae Guss. Subsp.columnae Endemismo dell'Appennino centro meridionale, predilige rupi calcaree, non rilevata nell'area interessata dai lavori di ampliamento di cava. Inserita nella Liste Rosse regionali nella categoria LR (Minor rischio) • Famiglia Umbelliferae – Ammoides pusilla (Brot.) Breistr. Specie stenomediterranea degli ambienti aridi, non rilevata nell'area di studio. - 10 - • Famiglia Iridaceae – Iris marsica I.Ricci & Colas. Specie endemica dell'Appennino centrale a rischio estinzione, è inserita nelle liste rosse delle piante d'Italia, sia nazionale che regionale, nella categoria LR (Minor rischio) ed è tutelata dalla Direttiva Habitat (Allegato IV) e dalla Convenzione di Berna. Specie non rilevata nell’area di studio. • Famiglia Labiate – Phlomis fruticosa L. E' un elemento termofilo che caratterizza fortemente alcuni aspetti della vegetazione dell'area circonfucense, è specie a distribuzione mediterraneo-orientale tipica di gariga e macchia bassa. Descritta per varie località marsicane tra cui Pescina, non è stata rilevata nell'area circostante la cava. Inserita nelle Liste Rosse regionali nella categoria LR (Minor rischio). - 11 - • Famiglia Leguminose – Astragalus aquilanus Anzal E' endemismo dell'Appennino centro-meridionale, noto per poche località della provincia dell'Aquila e dell'Appennino calabro. Nella Marsica è stato segnalato nei pressi della pineta di Pescina e nei pascoli aridi circostanti. Non risulta presente nella superficie destinata all'ampliamento di cava, ma è presente nella Lecceta di Cole Truscino. Inserito nelle Liste Rosse Regionali nella categoria VU (Vulnerabile). • Famiglia Ranuncolaceae – Clematis flammula L. Specie caratteristica della macchia mediterranea non rilevata nell'area di studio. - 12 - LA FAUNA Premessa La distribuzione degli organismi risponde a due categorie di fattori: i fattori ecologici, cioè le caratteristiche dell'ambiente che consentono o meno a una data specie di vivere in un dato sito, nonché le interazione fra organismi che possono influenzare le possibilità che una specie ha di vivere in un sito; e i fattori biogeografici, cioè la maggiore o minore possibilità per una specie di raggiungere un ambiente adatto ad essa. In altre parole, i confini dell'areale di un organismo non dipendono solo dalle caratteristiche ambientali, ma anche dalla presenza , tanto attuale quanto passata, di barriere e collegamenti geografici in grado di condizionare la dispersione delle specie. Ne consegue che anche la ricchezza di specie di un territorio va spigata tanto in chiave ecologica che biogeografica. Così, l'elevata diversità faunistica dell'Italia, è dovuta da un lato alla diversità di ambienti del nostro paese, che racchiude in uno spaio ristretto una grande complessità di tipologie litologiche, topografiche e climatiche; dall'altro alla storia paleogeografica e paleoclimatica assai complessa , che ha fatto sì che l'Italia potesse essere raggiunta da contributi faunistici di origine molto diverse. La fauna, inoltre, è caratterizzata da una dinamica che varia in presenza/assenza dell'uomo ; essa tende a creare situazioni di equilibrio dinamico con i fattori ambientali. Ogni elemento estraneo tende a creare instabilità e quindi un nuovo equilibrio. Per quanto riguarda l'individuazione delle specie che meritano particolare attenzione ai fini della tutela del territorio, sono stati considerati i livelli di protezione esistenti o proposti per le specie presenti, a livello regionale, nazionale ed internazionale. Sono inoltre state , considerate , come caratteristiche significative, la rarità delle specie, il ruolo all'interno dell'ecosistema, nonché il loro significato naturalistico. Analisi dello stato attuale L’analisi del popolamento faunistico ha riguardato le specie appartenenti alle classi dei Rettili, degli Uccelli e dei Mammiferi; essa è stata condotta sia nell’area riguardante l’ampliamento di cava sia nelle aree circostanti, cercando di mettere in evidenza elementi di particolare interesse naturalistico e di capire, - 13 - secondo le conoscenze biologiche ed ecologiche delle specie presenti, la sensibilità di queste ultime in relazione al possibile impatto determinato dalle opere da realizzare. Inoltre, è stata verificata l’eventuale presenza di specie di interesse conservazionistico tutelate dalle direttive: Habitat 92/43/CEE e Uccelli 79/409/CE. La zona d’interesse è ubicata a ridosso della S.R. 83 Marsicana in un’area da sempre interessata dallo sfruttamento da parte dell’uomo soprattutto per attività quali l’estrazione d’inerti. L’elevata frammentazione dell’ habitat, fa si che questa zona è frequentata in particolar modo da specie animali più adattabili ed opportuniste, che la sfruttano come area di passaggio piuttosto che di stazionamento. L’elenco delle specie riportato dal presente studio, scaturisce dai dati raccolti in campo e dai dati di fonti bibliografiche riguardanti la fauna vertebrata dell’area in esame e di quelle limitrofe che presentano la stessa tipologia ambientale. Per la classe dei rettili, famiglia Lacertidae abbiamo: la lucertola muraiola Podarcis muralis Laurenti, la lucertola campestre Podarcis sicula Rafinesque ed il ramarro Lacerta bilineata Daudin; mentre per la famiglia Anguidi le specie presenti sono: l’orbettino Anguis fragilis L. e la luscengola Chalcides chalcides L.; ancora per la famiglia Colubride le specie che troviamo sono: il biacco Hierophis viridisflavus Lacépède, il cervone Elaphe quatuorlineata Bonnaterre ed il saettone Zamenis longissimus Laurenti; infine per la famiglia Viperidae si evidenzia la presenza della Vipera aspis L.. Nell’area di studio, l’avifauna risulta differenziata sulla base di tre habitat principali: quello rappresentato dalle latifoglie miste e varie proprio della zona d’interesse dell’ampliamento di cava, quello individuato dalle aree boscate (boschi di latifoglie, rimboschimenti e lecceta) ed infine la porzione di territorio dei coltivi del Fucino. Abbondanti e ben diffusi nell’area della cava sono tre Corvidi, la Cornacchia comune Corvus corone L., la Cornacchia grigia Corvus cornix L. e la Gazza Pica pica L., inoltre ci sono alcune specie che nidificano tra gli arbusti, come, il Fanello Cardeulis cannabina L. ed il Saltimpalo Saxicola torquata L.. Altre specie che si adattano molto bene alle trasformazioni operate dall’uomo sul territorio sono l’Upupa Upupa epops L., il Merlo Tardus merula L. e alcune specie della famiglia Columbidae: il Colombaccio (Columba palumbus L.) e la Tortora (Streptopelia turtur L.). In quest’ambiente troviamo anche le specie Tuttovilla Lullula arborea L., Calandro Anthus campestris L. ed Ortolano Emberizia ortulana L.. - 14 - Tra le specie che nidificano nelle zone forestali troviamo la Poiana Buteo buteo L. ed il Gheppio Falco tinnunculus L., questi rapaci prediligono per la caccia zone a vegetazione prevalentemente erbacea e mangiano principalmente piccoli mammiferi, piccoli uccelli, insetti e talvolta carogne di animali. Un altro rapace che troviamo nell’area cartografata, strettamente notturno, al di fuori del periodo della riproduzione e durante l’allevamento dei piccoli, quando è attivo al crepuscolo o in pieno giorno, è l’Allocco (Strix aluco L.). Altri uccelli notturni di cui è stata rilevata la presenza, sempre della famiglia Strigidae, sono la Civetta (Athene noctua Scopoli) ed il Gufo comune (Asio otus L.). I rimboschimenti a pino nero sono frequentati da molte specie nemorali, tra cui soprattutto le cincie: Cincia mora (Periparus ater L.), la Cinciallegra (Parus major L.), la Cinciarella (Cyanistes caeruleus L.) e la Cincia bigia (Poecile palustris L.) . Numerosi sono anche i fringillidi che utilizzano queste formazioni sia in modo stabile che nei mesi invernali, dove c’è maggiore disponibilità di risorsa trofica rispetto alle formazioni caducifoglie. Verdoni (Cardeulis chloris L.), Verzellini (Serinus serinus L.), Ciuffolotti (Pyrrhula pyrrhula L.), Fringuelli (Fringilla coelebs L.) e Lucherini (Cardeulis cardeulis L.) si aggregano nei rimboschimenti. Nella porzione di territorio interessata dai coltivi del Fucino si segnala la presenza di diverse specie della famiglia Turdidae quali: il Tordo bottaccio (Turdus philomelos L.), la Tordella (Turdus viscivorus L.), la Cesena (Turdus pilaris L.); altre specie come la quaglia (Coturnix coturnix L.), la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus L.), l’Allodola (Alauda arvensis L.) ed il Faggiano (Phasianus colchicus Horsfield) sono molto ben adattate a questo habitat. Per quanto riguarda la classe dei Mammiferi, nell’area in esame sono sicuramente presenti le specie più adattabili ed opportuniste come la volpe (Vulpes vulpes L.), la Donnola (Mustela nivalis L.), il Tasso (Meles meles L.), la Faina (Mertens foina Erxlaben), che hanno imparato a sfruttare le risorse naturali, messe a disposizione indirettamente dall’uomo; tra i lagomorfi si segnala la presenza della Lepre comune o europea (Lepus europaeus Pallas). Altra specie che troviamo è il Cinghiale (Sus scrofa L.), che con la sua massiccia presenza sta creando ingenti danni, dovuti sia ad incidenti stradali sia al danneggiamento dei campi coltivati. Nell’intero territorio studiato, non vi è, inoltre, la segnalazione della presenza di specie di interesse comunitario inseriti nella Direttiva Habitat 92/43/CEE che necessitano una protezione rigorosa (Allegato IV) in quanto a forte rischi di estinzione come L’Orso Bruno (Ursus arctos marsicanus Altobello), che orbita all’interno del PNALM, del quale è il simbolo, ed in parte della ZPE (Zona di Protezione Esterna) del Parco; - 15 - neppure del Lupo (Canis lupua italicus Altobello) inserito nella lista rossa IUCN (Internetional Union for Conservation of Nature) nella categoria VU (Vulnerabile) viene segnalata la presenza nell’area studiata, poiché esso caccia essenzialmente all’interno del Parco e nella ZPE. La fauna a vertebrati esaminata dal presente studio è caratterizzata essenzialmente da specie ad ampia valenza ecologica e quasi tutte di modesto valore naturalistico. Segue una breve analisi delle poche specie di interesse comunitario indicate nell’Allegato I della Direttiva Uccelli /9/409/CEE più rappresentative della qualità ambientale dell’area. • Tuttavilla Lullula arborea L. Lista Rossa IUCN Categoria LC (Minor preoccupazione). Nidifica in tutta Italia, in habitat collinari e di montagna molto vari, predilige i luoghi semiaperti: boschetti radi o margini di foreste; frequenta campi coltivati per nutrirsi. Allo stato attuale non esistono significativi fattori in atto di minaccia della specie. • Calandro Anthus campestris Anche se inserita nella Direttiva Habitat, si tratta di una specie estremamente comune nel’area appenninica, predilige ambienti aperti con cespugli ed alberi isolati, frequentemente pascolati. Nidifica sui versanti aridi esposti a sud degli ambienti montani. In questo momento non ci sono fattori di menaccia per la specie. • Ortolano Emberizia hortulana L. Specie diffusa nell’Italia centro-settentrionale, a quote non troppo elevate (500-1400 m), nidifica nelle aree interessate da tradizionali forme di utilizzo del territorio agricolo ed in particolare nei coltivi di cereali, per gran parte condotti su piccole superfici ed in aree marginali, alternati spesso ad altre colture ed a vasti tratti cespugliati. Nonostante vi siano informazioni riguardo la popolazione italiana, queste sono eccessivamente contrastanti e nel complesso sono insufficienti per definire il rischio di estinzione a livello nazionale, per tale ragione la specie viene valutata Carente di Dati (DD). • Averla piccola Lanius collurio L. L’Averla piccola è il “falchetto” degli ambienti coltivati e dei prati: quest’aspetto le deriva oltre che dall’aspetto banditesco conferitole dalla mascherina nera presente sul corpo, anche dalle abitudini schiettamente predatorie. Nidifica in tutta Italia, ad eccezione della Sicilia, sverna a sud del sahara. - 16 - Frequenta le aree aperte inframmezzate con cespugli e siepi fino a quote elevate. La sua presenza è accertata per l’area di studio, ma non costituisce una specie di interesse conservazionistico in quanto è presente in modo abbondante e diffuso in tutto il suo areale di nidificazione italiano. • Succiacapre Caprimulgus europeus L. Specie politipica a distribuzione euro-centroasitico-mediterranea è presente in tutta Europa. La specie si riproduce in ambienti aperti con scarsa vegetazione di tipo prevalentemente arbustivo o erbaceo, compresi i seminativi e la aree agricole eterogenee, preferibilmente in ambienti in cui si alternano aree a latifogli decidue in cui prevale la Roverella (Quercus pubescens Willd ) , aree cespugliate e presenza di substrato roccioso affiorante. Questa specie viene segnalata, poiché nidificante in aree limitrofe e frequenta l’area di studio occasionalmente durante l’attività di caccia. Gioia dei Marsi, 22/12/2015 Dott. Antonio De Ioris - 17 -