PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.Inf. DELLA AUSL VITERBO REVI SIONE DATA REDATTO VERIFICATO APPROVATO 0 18.12.12 *Gruppo di lavoro GRAP Direttore UOCSPP Alessandro Selbmann __________________ Medico Competente Raffaela Napoli __________________ Dirigente SAIO Roberto Riccardi __________________ Dirigente ff SPTRS e AS Nicoletta Salvatori __________________ p. Risk Manager Valerio Oliva __________________ Direttore Sanitario Aziendale Marina Cerimele _______________ Direttore UOC Chirurgia Vascolare Dott. Domenico Alberti ____________________ R.L.S. (consultazione) Lamberto Mecorio _______________________ 1 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO INDICE Gruppo di lavoro pag. 3 Premessa pag. 4 Scopo / Obiettivo pag. 4 Ambito / campo di applicazione pag. 4 Responsabilità - Matrice della responsabilità pag. 5 Contesto operativo pag. 6 Criticità riscontrate nell’ organizzazione pag. 6 Descrizione delle azioni pag. 7 Valutazione dei rischi per gli operatori pag. 9 Valutazione dei rischi per il paziente pag. 10 Bibliografia /sitografia pag. 10 Allegati: N° 1: scheda di accertamento ulcera venosa N° 2: linee guida per l’insufficienza venosa cronica e ulcere venose. 2 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO GRUPPO DI LAVORO Cognome e nome Cuboni Marco UU.OO. De La Cruz Cervera Bertha Chirurgia Generale Qualifica Infermiere Coordinatore Responsabile SAIO Processi Assistenziali COB Infermiere Fiorenzo Luca Chirurgia Vascolare Infermiere Forti Donatella ADI VT 5 Infermiere Forti Romeo Oncologia Infermiere Giorgi Alessandra S.A.I.O. Isabella Angelo Lolli Michela Pronto Soccorso e Breve Osservazione Belcolle Sala Operatoria Tarquinia Infermiere Responsabile Dipartimento POC Infermiere Modoni Antonio Chirurgia Vascolare Medico Pacelli Donatella Infermiere Proietti Erina Pronto Soccorso e Breve Osservazione Belcolle S.A.I.O. Taratufolo Ada S.A.I.O. Trincone Antonietta Sala Operatoria Tarquinia S.A.I.O. SAIO Infermiere Infermiere Coordinatore P.A.INF. Infermiere Responsabile SAIO Area Formazione Ricerca Infermiere 3 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO PREMESSA Le ulcere degli arti inferiori a prevalenza venosa costituiscono una patologia che colpisce dallo 0.3 al 3 % della popolazione generale e che incide in modo significativo sulla spesa sanitaria e sociale. Il 70-80 % di tutte le ulcere degli arti inferiori riconosce una eziologia a prevalenza venosa. E’ una patologia la cui prevalenza aumenta con l’età: è più alta fra le donne ed è tipicamente una condizione cronica che determina estremo disagio e diminuzione della qualità di vita del paziente e della sua famiglia. SCOPO / OBIETTIVO Uniformare i comportamenti degli infermieri afferenti ai PAINF della AUSL di Viterbo nella gestione delle lesioni ulcerative degli arti inferiori. Obiettivi specifici Individuare le prove di efficacia per il trattamento delle lesioni vascolari su base venosa degli arti inferiori in pazienti adulti; utilizzare evidenze a prove di efficacia riguardo la detersione, le medicazioni e le tipologie di bendaggio elastocompressivo nelle lesioni vascolari venose degli arti inferiori; creare uno strumento standardizzato per la valutazione dell’ evoluzione del processo di guarigione. AMBITO / CAMPO DI APPLICAZIONE La presente procedura è rivolta a tutto il personale infermieristico dei PAINF dislocati su tutto il territorio della AUSL Viterbo 4 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO RESPONSABILITA’ Matrice delle Responsabilità R: responsabile azione Fase progettuale Attori Elaborazione Gruppo di Lavoro R Dirigente Ch. Vascolare. Verifica Approvazione Dirigente Saio Informa- Applica- Controllo zione zione operativo Segnalazione criticità Proposta Revisione Procedura R C Operatori Direttore Sanitario Aziendale Fase operativa R Coord. PAINF GRAP C: collaboratore R R R R R R R 5 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO CONTESTO OPERATIVO Tutti i Punti di Assistenza Infermieristica dislocati sul territorio della AUSL di Viterbo CRITICITÀ RISCONTRATE NELL’ ORGANIZZAZIONE: ridotta integrazione dei percorsi con medici di medicina generale e/o specialisti; difformità di approccio nella gestione/trattamento della lesione; 6 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO DESCRIZIONE DELLE AZIONI Azione Motivazione FASE 1: Garantire l’accesso appropriato accertare l’accesso appropriato al PAINF dell’utente: all’ambulatorio infermieristico - prestazioni programmabili non urgenti; - possesso di prescrizione medica su apposita modulistica del SSN - regolarizzazione CUP FASE 2: Presa in carico del paziente - identificazione anagrafica del paziente; - anamnesi remota e prossima; - rilevazione dei parametri vitali; - rilevazione dei bisogni assistenziali; - consenso informato alla prestazione infermieristica; - compilazione schede infermieristiche FASE 3: informare il paziente sul trattamento Consente maggiore collaborazione e compliance al trattamento FASE 4: Permette di ridurre le infezioni effettuare il lavaggio delle mani FASE 5: - agevolare il posizionamento del paziente; - scoprire la zona da trattare - rimuovere eventuale medicazione presente FASE 6: - smaltire negli appositi contenitori medicazione - Favorire il comfort del paziente - Osservare la lesione - garantire il corretto smaltimento dei la rifiuti speciali FASE 7: valutare le caratteristiche dell’ulcera compilare Scheda di accertamento ulcera venosa (Allegato 1) Permette la corretta gestione nel trattamento delle lesione FASE 8: preparare il materiale utile al trattamento Evita gli spostamenti durante l’esecuzione della medicazione e riduce il rischio di contaminazione del materiale e i tempi di esecuzione 7 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO FASE 9: procedere come da protocollo terapeutico (Allegato 2) per - detersione; - medicazione; - bendaggio FASE 10: - effettuare il lavaggio delle mani FASE 11: favorire la posizione seduta per alcuni minuti e agevolare il paziente al ristabilimento della posizione originaria - - Conformare il trattamento in relazione all’accertamento eseguito; uniformare il trattamento nei tempi previsti; Permette di ridurre le infezioni - Riduce la possibilità di episodi pre-sincopali Favorire il ripristino dell’autonomia iniziale FASE 12: Documentare la prestazione e lo stato trascrivere interventi e osservazioni sulle schede della lesione sulla diaria infermieristica infermieristiche FASE 13: - Coinvolge il paziente durante il counseling infermieristico alla gestione domiciliare trattamento e accelera il processo di guarigione; - Prevenzione e riconoscimento precoce delle complicanze FASE 14: - Permette di organizzare gli trascrivere sul libretto paziente l’appuntamento per il accessi al Painf secondo le trattamento successivo accompagnando il paziente esigenze del paziente all’uscita FASE 15: Consente il ripristino dell’ambulatorio riordinare il materiale utilizzato per la prestazione successiva FASE 16: Facilita le continuità assistenziale e archiviare le schede infermieristiche paziente garantisce per eventuali controversie 8 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO VALUTAZIONE DEI RISCHI PER GLI OPERATORI Fase Tipo di esposizione Fase 1, 2, 3, 4, 7, 8, 10, Rischio biologico: 11, 12, 13, 14, 15, 16: □ Esposizione cutanea □ Esposizione mucosa □ Esposizione percutanea □ Esposizione aerea Rischio chimico: □ Inalazione □ Ingestione □ Contatto cutaneo □ Gocce – spruzzi Altri rischi □ Rischio biologico: Fase 5, 6, 9: X Esposizione cutanea □ Esposizione mucosa □ Esposizione percutanea □ Esposizione aerea Rischio chimico: □ Inalazione □ Ingestione □ Contatto cutaneo □ Gocce – spruzzi Altri rischi □ Misure di prevenzione e protezione guanti 9 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO VALUTAZIONE DEI RISCHI PER IL PAZIENTE Fase Fase 1/2/6/9/12/14: Tipo di esposizione mancata trascrizione dei dati Fase 3/10: Possibile contaminazione da Adozione protocollo esecuzione lavaggio diffusione di germi delle mani; Corretto utilizzo dei guanti Rischio di caduta accidentale Sostenere il paziente durante il posizionamento Fase 4/11: Fase 5/15: Fase 7: Fase 13/14: Fase 16: Rischio di contaminazione ambientale Mancato consenso e adesione al trattamento inadeguata informazione e adesione al trattamento da parte del paziente inadeguata continuità assistenziale Misure di prevenzione e protezione Corretta compilazione dei campi nella documentazione infermieristica Corretto smaltimento dei rifiuti speciali Corretta informazione e compilazione del modello in uso Feed-back positivo del paziente Identificare modalità e sito di archiviazione per ogni PAInf 10 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO BIBLIOGRAFIA / SITOGRAFIA: 1. 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DELLA AUSL VITERBO Allegato n° 1 SCHEDA DI ACCERTAMENTO ULCERA VENOSA NOME E COGNOME: …………………………………………………………………………..… CODICE ACCESSO PAInf………………………………………………………………………… DATA DELLA VALUTAZIONE…………………………………………………………………… SEDE DELLA LESIONE ................................................................................................................... ................................................................................................................................................................ TEMPO D’INSORGENZA DELL’ULCERA……………………………………………………… FORMA: o ovalare o rotondeggiante o dimensioni variabili o uniche o multiple o confluenti VALUTAZIONE VASCOLARE o o BORDI: o irregolari o frastagliati o callosi FONDO: o necrotico o fibrinoso o granuleggiante o vario o presenza di secrezioni PATOLOGIE ASSOCIATE o o o CUTE PERILESIONALE: o iperpigmentata o sclerotica o edema DOLORE : o a riposo o si attenua con la deambulazione o aumenta con arti in posizione declive INTERVENTI E OSSERVAZIONI VISITA SPECIALISTICA ECD DIABETE ARTRITE REUMATOIDE SCOMPENSO CARDIACO NRS ------------------------------------------------ | | | | | | | | | | | 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 …………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………… 15 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO Allegato n° 2 INSUFFICIENZA VENOSA CRONICA E ULCERE VENOSE Linee guida DEFINIZIONE DI ULCERA L’ulcera è una soluzione di continuo della cute che può coinvolgere l’epidermide, il derma, l’ipoderma, i tendini, la fascia muscolare, il tessuto muscolare e le sottostanti strutture legamentose, ossee e/o cartilaginee. Essa è sempre la conseguenza di una lesione della cute considerata primitiva e detta lesione pre-ulcerativa. Spesso la distanza temporale che separa la lesione pre-ulcerativa dall’ulcera è tanto esigua da palesarsi alla stregua di un evento unico. L’ulcera per sua natura non tende a guarire spontaneamente ed ogni ulcera può diventare cronica se le cause che l’hanno generata non sono rimosse o quando, pur avendo rimosso le cause eziopatogenetiche, i processi riparativi sono ostacolati. Una lesione che non guarisce dopo 60gg è definita cronica. Ad un primo livello di astrazione, rimosse le cause che hanno generato la lesione ulcerativa, le tappe fondamentali attraverso le quali si giunge alla cicatrizzazione sono: a. eliminazione del fondo necrotico dell’ulcera grazie alle attività degli enzimi proteolitici e lipolitici di origine leucocitaria; b. formazione di bottoni carnosi di color rosso vivo sul fondo dell’ulcera grazie all’intensa attività proliferativa del tessuto connettivo; c. progressiva copertura del tessuto di granulazione da parte del rivestimento epiteliale della cute sana circostante, che scivola sul tessuto connettivale neoformato per l’intensificata attività dello strato basale. La cute si forma anche dalle ghiandole sudoripare e dai bulbi piliferi presenti in sede ulcerativa se la lesione non si è estesa al sottocute. 16 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO Le lesioni ulcerative, considerando l’aspetto etiopatogenetico, comprendono: 1) le ulcere meccaniche, 2) le ulcere vascolari (arteriose, venose e linfatiche), 3) le ulcere neuropatiche. ULCERE VENOSE L’ulcera varicosa L’ulcera varicosa, più frequente nelle donne, è una soluzione di continuo a evoluzione ingravescente, che può interessare solo l’organo cutaneo o estendersi anche a strutture più profonde, sostenuta da una condizione di ipertensione venosa cronica secondaria a malattia varicosa o a trombosi profonda. Il primo movens è determinato da un’insufficienza emodinamica macrocircolatoria per una incompetenza valvolare primitiva o secondaria a processi trombotici del sistema venoso. La dilatazione delle unità venulocapillari ed il loro progressivo ingorgo fa in modo di attivare meccanismi di adattamento funzionale microcircolatori che vanno dalla contrazione degli sfinteri pericapillari all’apertura delle anastomosi arterovenose che hanno lo scopo di contrapporsi ad un ulteriore sovraccarico emodinamico delle unità venulo-capillari stesse. Tale situazione spinta all’eccesso, finisce con l’escludere in maniera sempre più importante la circolazione dei capillari shuntando il sangue nei canali derivativi e divenendo responsabile di una ipossia tissutale ed un deficit nutritizio. Questo deficit può diventare insostenibile all’atto di un trauma esterno per la consequenziale maggiore richiesta ematica, contribuendo a palesare una lesione ulcerativa di grandezza variabile, a margini ispessiti e rilevati, a forma solitamente ovolare ed a fondo essudante di colore grigio-rosaceo. La guarigione delle ulcere 17 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO varicose è realizzata eliminando la causa etiopatogenetica attraverso elastocompressione, bendaggio funzionale dalla base delle dita fino al cavo popliteo a compressione decrescente, declivioterapia associata al riposo (a gambe sollevate a livello del capo), compensazione dei deficit di natura posturale ed i conseguenti deficit di drenaggio veno-linfatico. In altre parole si deve comprendere e risolvere la causa e fare prevenzione. Ulcera postflebitica L’ipertensione venosa e la stasi assumono una importanza maggiore nella sindrome postflebitica. Il disordine emodinamico dipende dall’ostruzione venosa e soprattutto dall’anarchia circolatoria conseguente alla ricanalizzazione del circolo venoso profondo e all’insufficienza delle vene perforanti. La ricanalizzazione comporta la perdita dell’elasticità della parete venosa e la distruzione valvolare: il forzamento delle perforanti e l’ingorgo delle vene superficiali le trasforma in varicose ed apre la strada all’ulcera varicosa anche se con qualche distinguo essendo l’ulcera postflebitica solitamente più piccola, a stampo, a cicatrizzazione più lunga e difficile. PROFILASSI NELL’ULCERA VARICOSA • Camminare frequentemente dopo aver risolto gli eventuali deficit posturali ; • Evitare prolungata immobilità in ortostatismo o in posizione assisa • In ortostatismo simulare la deambulazione ponendosi sui tacchi e sulle punte dei piedi ciclicamente e ripetutamente • In posizione assisa allungare le gambe • A letto durante il riposo mantenere un cuscino sotto il materasso a livello podalico per alzare i piedi di 10-15 cm • Declivioterapia per almeno 2-4 volte al giorno per almeno 20 minuti con arti inferiori 18 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO sollevati di 30-45 gradi in leggera rotazione esterna delle anche e flessione del ginocchio invitando ad attivare la flesso estensione della caviglia ripetutamente • Eliminare il tabagismo • Ridurre il peso corporeo • Controllare l’ipertensione •Evitare l’esposizione al sole ed al calore • Dedicare attenzione all’igiene con acqua tiepida • Evitare pillola anticoncezionale (l’edema venoso aumenta in fase premestruale) • D’inverno usare bendaggio funzionale e d’estate elastocompressione • Se l’elastocompressione prescritta dal medico non è sopportata consigliare di indossare calze elastiche a minore compressione ma di indossarle sempre e comunque • Utilizzare creme specifiche dermo adiuvanti ULCERA VARICOSA: QUADRO CLINICO DIAGNOSTICO • Grandezza variabile • Margini ispessiti e rilevati • Forma solitamente ovolare • Fondo essudante di colore grigio-rosaceo • Localizzazione solitamente sulla superficie mediale del terzo inferiore di gamba poco sopra al malleolo interno o comunque sul decorso anatomico della safena interna • Un trauma anche lieve ne causa spesso l’origine • Tessuto perilesionale più o meno edematoso, iperpigmentato per il passaggio di emazie nel derma ed il tatuaggio consequenziale dovuto al pigmento ferrico ossidato (emosiderina) • Poco dolente ma procura intenso prurito • Compare più spesso o prima, alla gamba sinistra per questioni di natura anatomica 19 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO (maggiore obliquità della vena iliaca comune di sinistra e sua compressione da parte della arteria iliaca comune di destra e da parte del sigma abitualmente pieno) • Presenza dei polsi arteriosi • Familiarità varicosa TRATTAMENTO DELL’ULCERA CRONICA Per il corretto trattamento e per la valutazione evolutiva di una lesione ulcerativa è importante l’esatta interpretazione delle caratteristiche cliniche, la conoscenza delle fasi evolutive e della cronicizzazione. Naturalmente l’assistenza è rivolta non solo all’ulcera ma soprattutto al paziente che ne è portatore: le sue condizioni di salute, le sue capacità funzionali, il suo grado di collaborazione sono variabili di cui tener conto nel progettare il piano assistenziale e terapeutico. Il processo di guarigione di un’ulcera dipende principalmente da tre fattori: la riduzione dell’insulto, la cura della ferita e il buon apporto di nutrienti. Ipotizzando la riduzione o l’eliminazione dell’insulto (p.e. da pressione,microtraumatica, vascolare), la guarigione delle ulcere non puòfare a meno di un’adeguata cura della ferita chesi suddivide in: detersione, rimozione del tessuto necrotico, uso di medicazioni adeguate. Detersione dell’ulcera 20 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO Le lesioni ulcerative guariscono quando sono“pulite” perciò devono essere libere da tessuti non vitali come croste e necrosi, da eccessive secrezioni e da altri detriti. Se la detersione (debridment o sbrigliamento) è inadeguata, la guarigione potrebbe rallentare o addirittura complicarsi con l’infezione. I metodi di detersione possono essere: a) chirurgici o para-chirurgici, b) autolitici od enzimatici, c) meccanici. a) I metodi chirurgici consistono nell’asportazione del materiale inerte, infetto o necrotico e nell’apertura dei tramiti fistolosi eventualmente presenti. In ogni caso questa tecnica dovrebbe essere sempre eseguita in ambiente idoneo e da personale medico. b) Il debridment autolitico implica l’attivazione dei macrofagi e degli enzimi proteolitici endogeni (metalloproteasi, elastasi, collagenasi, desossiribonucleasi, fibrinolisina, etc.) che colliquano e separano in modo spontaneo tessuto necrotico ed escara da tessuto sano sul quale non sono attivi, in particolari condizioni di pH, umidità e temperatura. I materiali idonei per questa tecnica sono idrogels, idrocolloidi, etc. che vengono coperti da film semipermeabili trasparenti. I vantaggi sono: la facilità d’esecuzione, l’assenza di algia, la possibilità di gestione diretta da parte del paziente o dai familiari in pazienti allettati. Gli svantaggi sono: l’impossibilità d’applicazione in pazienti ischemici, su ulcere infette, la macerazione del tessuto perilesionale, l’impossibilità d’uso in pazienti deambulanti, la possibilità di sensibilizzazione nei confronti dei componenti, il costo. Il debridment enzimatico si basa su enzimi esogeni applicati sull’escara idratata perché gli enzimi non sono attivi su escara dura e secca. Non deve essere usato in contemporanea a detergenti ed antisettici. c) A questi metodi si aggiunge la metodica classica di tipo meccanico con garza sterile e soluzione fisiologica volta, con la delicatezza opportuna, a rimuovere fisicamente con spruzzetta e tamponamento i residui organici presenti sul letto 21 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO della ferita. Tale detersione va effettuata ogni qualvolta si effettui la medicazione: il cambio della medicazione prevede infatti almeno un’irrigazione od un risciacquo con soluzione fisiologica o ringer lattato, mentre il materiale disciolto può essere allontanato delicatamente con una garza sterile o semplicemente con l’irrigazione. Attenzione alla sterilità: la spruzzetta deve essere sterile e monouso; si preferisce solitamente una siringa sterile usa e getta. Se è presente sul fondo della lesione tessuto di granulazione, esso è molto delicato e potrebbe danneggiarsi con una detersione troppo violenta o con l’uso di un disinfettante. La detersione potrebbe essere invece inefficace se viene usata poca energia. Il compromesso viene trovato sulla base delle condizioni dell’ulcera (presenza di un fondo libero e granuleggiante, di escara necrotica o di fibrina, di un processo infettivo in atto) e sulla base delle caratteristiche della lesione stessa. La scelta tra la detersione meccanica e le strategie di trattamento topico, per rimuovere il tessuto necrotico, è empirica. Non esistono studi comparativi tra la detersione chirurgica, rispetto a quella enzimatica, a quella chimica o a quella meccanica ma gli esperti sono unanimi nel sostenere che essa è essenziale. La detersione chirurgica è da ritenersi obbligatoria in presenza di infezione. Nella detersione dell’ulcera è consigliato in letteratura, in assenza di sovra infezione, l’uso di soluzione fisiologica in quanto i prodotti chimici impiegati nella sepsi alterano o danneggiano seriamente i tessuti vitali, soprattutto quelli nuovi o rigenerati, rallentando il già difficile processo di guarigione. Di conseguenza in assenza di infezione si utilizzano eventualmente disinfettanti diluiti (spesso clorati) in modo da intervenire come batteriostatici per mantenere la “sterilità” della lesione ma senza danneggiare i tessuti in fase di granulazione. La detersione, che è dunque una componente fondamentale della terapia della lesione, deve sempre tenere presente le diverse tipologie di ulcera. 22 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO Rimozione del tessuto necrotico La rimozione dei tessuti necrotici spesso è dolorosa e pertanto l’escarectomia superficiale (sbrigliamento selettivo) va eseguita in collaborazione con un medico, previa somministrazione di antidolorifici o di una anestesia locale. Infatti, l’ulcera ischemica e quella da pressione sono solitamente assai dolenti anche spontaneamente, ed il dolore è esacerbato dalle manovre di cruentazione. Le medicazioni avanzate sono sconsigliate nelle lesioni infette. In presenza di infezione deve essere impiegato un sistema più rapido perla rimozione dei tessuti necrotici che include(prediligendola) la via chirurgica. MEDICAZIONE La medicazione deve essere semplice, con bassa aderenza, a basso costo e deve essere accettata dal paziente. La scelta della medicazione giusta è fondamentale per la cura delle lesioni. Il medico e il podologo consiglieranno e applicheranno le medicazioni in base alla condizione del paziente ed alla posizione dell’ulcera. Le più comuni medicazioni sono: le galeniche (garze inumidite con soluzione fisiologica o grasse), gli alginati, gli idrocolloidoli, i film semipermeabili, le medicazioni speciali assorbenti in schiuma di poliuretano idropolimerico, gli idrogel, le medicazioni biocompatibili riassorbibili. Le medicazioni galeniche sono le meno costose. Le medicazioni galeniche con garze devono essere inumidite spesso con soluzione fisiologica e cambiate almeno una volta al giorno. Se non si mantengono umide la fibrina penetrando nella garza si seccherà diventando un eccezionale collante e durante la rimozione anche il tessuto sano verrà rimosso provocando dolore, danni e ritardi alla guarigione, a meno che l’ulcera non sia infetta. Per tali motivi vengono spesso preferite le garze grasse. Tali medicazioni possono essere tenute più giorni, in quanto mantengono in equilibrio la 23 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO naturale umidità dell’ulcera. La scelta delle medicazioni deve basarsi su: tipo di materiale, frequenza dei cambi, presenza d’infezione. In generale la medicazione dovrebbe tenere l’ulcera umida ed il tessuto attorno alla lesione asciutto. Medicazioni Galeniche: • garza grassa (trittico) • garza grassa con aggiunta di iodopovidone • garza inumidita con soluzione fisiologica • garza iodoformica (50% soluzione fisiologica e 50% iodopovidone) TERAPIA COMPRESSIVA La terapia compressiva deve essere la prima scelta del trattamento per le ulcere venose agli arti inferiori non complicate La compressione si ottiene quando, all’arto, viene applicata un pressione esterna con un gradente decrescente dalla caviglia al ginocchio, condizione necessaria per controbilanciare l’effetto delle forze gravitazionali che spingono il sangue in basso verso i piedi e le valvole danneggiate. Applicando una benda con la stessa tensione dalla caviglia al ginocchio, si otterrà una compressione graduata, La compressione graduata deve esercitare un minimo di pressione di 20-30 mmHg alla caviglia, decrescente verso il ginocchio e può essere effettuata con due tipi di bende: . BENDA ANELASTICA Bende poco elastiche, generalmente di cotone senza o con poche fibre elastiche. Vengono applicate per realizzare un bendaggio semirigido. BENDA ELASTICA Bende elastiche di cotone o tessuto sintetico con la presenza nella trama di materiale elastico, possono essere: 24 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO Monoelastica: elastica solo nel senso longitudinale. Bileastiche : in senso longitudinale e trasversale. L’alta compressione ottiene il grado migliore di guarigione rispetto alla bassa compressione. Il bendaggio multistrato è vantaggioso rispetto a quello singolo. Il paziente va posto in posizione supina, con gamba semiflessa e piede a 90°. L'arto verrà sostenuto da un collaboratore per evitare la contrazione della muscolatura della gamba.La fascia andrà posta dalla radice delle dita fin sotto al ginocchio, utilizzando bende da 7.5 o 10cm. La pressione che sarà esercitata nel sistemare, la benda dovrà essere adeguata ed uniforme in modo da evitare eccessive compressioni che possono ostacolare il deflusso venoso. Il bendaggio potrà essere eseguito sia in mono che in doppio strato. Il bendaggio a doppio strato si avvale della sovrapposizione di due tipi di bende, quali ad esempio una benda all'ossido di zinco (anaelastica) ed una benda a corta estensibilità adesiva o non. Il bendaggio monostrato si avvale di un solo tipo di benda in genere non adesiva. La scelta del tipo di bendaggio è influenzata dal turnover della medicazione: il bendaggio doppio strato troverà indicazione nei pazienti in cui sarà possibile medicare la lesione ad intervalli piuttosto lunghi (5 -7 giorni), mentre un bendaggio con singola benda non adesiva sarà applicato in pazienti che per la quantità elevata d'essudato e/o per la presenza di contaminazione microbica di grado elevato richiedono una medicazione giornaliera. Bendaggio a quattro strati = include uno strato di benda assorbente in viscosa simile al cotone di Germania ma più morbida, un secondo strato con benda in viscosa e 25 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO cotone per consolidare il primo strato e contemporaneamente far aderire la terza benda che è elastica a lunga estensibilità, un quarto strato con benda coesiva flessibile Bendaggio multistrato = Includere uno strato di lana ortopedica (tipo cotone di germania), un bendaggio che provveda alla compressione, uno strato esterno che mantenga il bendaggio in situ Bendaggio a corta estensibilità = confezionato con una benda estensibile dal 40 al 70% Stivaletto di Unna= Strato interno costituito da bendaggio a base di ossido di zinco che asciugandosi, si indurisce a realizzare uno strato semirigido contro il quale i muscoli della caviglia si possono contrarre. Generalmente viene coperto con un bendaggio di elastomero. Il processo di guarigione Le ulcere evolvono verso la guarigione attraverso tre fasi: infiammatoria, granulazione, riepitelizzazione. Nella prima fase l’infiammazione acuta perilesionale ha la funzione di limitare l’estensione del danno; la seconda e la terza fase sono riparative. Fattori ostacolanti la riparazione tissutale La riparazione tissutale non avviene sempre nei tempi fisiologici, perché esistono fattori che ritardano o addirittura impediscono tale processo. Questi fattori possono essere locali o sistemici e possono cronicizzare una lesione impedendone la guarigione. Localmente la presenza di residui necrotici, pus, infezioni, vasculiti, edema, ischemia, 26 PROCEDURA PER LA GESTIONE DELLE ULCERE VASCOLARI NEI P.A.INF. DELLA AUSL VITERBO microtraumatismi, possono tutti determinare ostacoli a volte anche insormontabili ed il loro controllo previo terapia medica o la loro “eliminazione” (ove possibile) è prerequisito imprescindibile all’evoluzione positiva dell’ulcera. A livello sistemico il cattivo controllo glicometabolico nei diabetici, la vasculopatia, l’ipoproteinemia, la malnutrizione (disvitaminosi e carenze saline), l’età avanzata e l’uso di farmaci quali i corticosteroidi o gli antiblastici sono i fattori più importanti nel condizionare il processo di guarigione. Bibliografia • Venous leg ulcer guideline. University of Pennsylvania. 1997. • The care of patients with chronic leg ulcer. A national clinical guideline. Scottish Intercollegiate Guidelines Network - National Government Agency [Non-U.S.]. 1998 Jul. • Guideline for management of wounds in patients with lower-extremity arterial disease. Wound, Ostomy, and Continence Nurses Society - Professional Association. 2002 Jun. • Diabetic foot disorders: a clinical practice guideline. 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