ULCERA PIAGA FISTOLA RAGADE
CICATRIZZAZIONE PER SECONDA INTENZIONE
MALATTIA EMORROIDARIA
OZONIA 10 ® crema dermatologica titolata e standardizzata in Ozonidi secondari e
terziari (10%) combinati con Acido Lipoico.
POSOLOGIA E MODALITA’ DI APPLICAZIONE
A seconda del tipo di azione da privilegiare (antibatterica/antimicotica/virucida o cicatrizzante),
somministrare la crema due o più volte al giorno (azione antinfettiva) o una volta al giorno/
ogni due giorni (adiuvante nella riparazione tessutale).
La crema può essere associata a medicazioni secondarie per la gestione dell’essudato.
OZONOTERAPIA CUTANEA
sanitizzazione & riparazione tessutale
TOPICAL WOUND HEALING
OZONIDI SECONDARI E TERZIARI DERIVATI DALL’OZONIZZAZIONE DI OLIO
VEGETALE ALIMENTARE POLINSATURO COMBINATI CON ACIDO LIPOICO
SCHEDA TECNICA
DENOMINAZIONE DI VENDITA e FORMA
OZONIA 10 ® crema dermatologica titolata e standardizzata in Ozonidi
secondari e terziari (10%) combinati con Acido Lipoico.
radiodermiti, “dermatite da pannolino”, lichen simplex cronico,
dermatite seborroica, psoriasi, eczema, ecc.
FORMATO E PREZZO AL PUBBLICO CONSIGLIATO
Tubo da 25 ml ad € 11,00.
In uro-ginecologia:
adiuvante nel trattamento delle vulvovaginiti, balanopostiti,
condilomatosi, ecc.
INGREDIENTI FUNZIONALI ATTIVI
Ozonidi secondari e terziari derivati dall’ozonizzazione di olio vegetale
polinsaturo combinati con Acido Lipoico.
AZIONI CARATTERISTICHE DEGLI OZONIDI
RIPARATIVA TESSUTALE:
• stimolazione nella risposta antiossidante cellulare.
• Stimolazione nella produzione energetica cellulare (aumento nella sintesi
di ATP e di conseguenza dello stoccaggio di Fosfocreatina).
• Regolazione dell’infiammazione, produzione di fibroblasti,
neo angiogenesi, sintesi e rimodellamento della matrice cellulare.
• Riequilibrio del film idrolipidco cutaneo, sebonormalizzazione.
ANTIBIOTICA:
• (distruzione della parete cellulare): verso Staphilococcus Aureus,
Pseudomonas Aeruginosa (funzionalità simile alla neomicina),
Staphylococcus Epidermidis, Salmonella Typhimurium, Streptococcus
Pyogenes, Escherichia Coli, Proteus Mirabilis, Gardenella Vaginalis,
Candida Albicans, Tinea Pedis (funzionalità simile al ketoconazolo),
Tricomonas Vaginalis, Giardia.
VIRUSTATICA:
• (inattivazione dei recettori cellulari presenti sulla capsula virale): verso
Herpes Simplex (labialis, genitalis), Herpes Zoster, Citomegalovirus,
Parvovirus, Papilloma Virus.
ANESTETICA e ANTIFLOGISTICA:
• ossidazione reversibile delle neurofibrille nocicettive; inibizione
della cascata prostaglandinica, azione antitrombotica ed attivante il
microcircolo.
AZIONI DELL’ACIDO LIPODICO
• costituisce un sistema tampone in grado di graduare la cessione di
ossigeno.
• inibisce lo stato infiammatorio cronico modulando l’espressione genica
di alcuni fattori di crescita, citochine, metalloproteinasi.
INDICAZIONI D’USO
Nell’ulcera cutanea:
adiuvante dei processi di cicatrizzazione nelle ulcere da insufficienza
venosa, ulcere da insufficienza arteriosa, ulcere diabetiche, ulcere
pressorie, ulcere da altre cause (vasculiti, neuropatie, traumatiche,
post-attiniche, ecc), lesioni cutanee in genere, anche contaminate:
escoriazioni, abrasioni, atrofie, ipercheratosi ulcerate. La crema
può essere associata a medicazioni secondarie per la gestione
dell’essudato.
In dermatologia:
adiuvante negli stati distrofici cutanei (secchezza, fissurazione,
desquamazione), acne, foruncolosi, follicoliti, micosi, ustioni,
In colonproctologia:
• adiuvante nel trattamento sintomatico della patologia flogistica
del canale anale: miscellanea della patologia proctologica (es.
patologia emorroidaria e ragade anale non chirurgiche, anite,
anodermite, criptite anale, ano umido, dermatiti da pannolino,
proctite attinica, proctite aspecifica, ecc).
• Adiuvante nel trattamento post-operatorio della chirurgia
anorettale: patologia endocanalare operata (emorroidectomia,
fistulectomia, mucosectomie), escissioni locali di lesioni anorettali,
anastomosi coloanali.
• Adiuvante nel trattamento antisettico ed antiflogistico delle cavità
residue dopo chirurgia della parete addominale: ferite chirurgiche
deiscenti con esposizione del sottocute, infezioni della parete dopo
chirurgia addominale, cavità residue dopo chiusura di stomia.
Nella cicatrizzazione per seconda intenzione in genere.
EFFETTI COLLATERALI
Il prodotto non ha effetti collaterali a parte una possibile sensazione di
calore o di lieve bruciore al primo contatto con l’area trattata: in questo
caso è consigliabile applicare la crema fredda, dopo averla conservata in
frigorifero. Non sono noti fenomeni di ipersensibilità od allergia. In ogni
caso un eccessivo bruciore o prurito rende opportuna la interruzione del
trattamento ed un consulto col Medico.
GARANZIE, REQUISITI DI QUALITA’, CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO
OZONIA 10 si è dimostrata essere un prodotto non irritante (valutazione
del potere irritante mediante patch test occlusivo - RIF. 1/96). L’ozono è un
gas dall’odore pungente, che nel prodotto è stato tamponato grazie ad un
sofisticato metodo produttivo: esso è pertanto espressione della genuinità
e dell’efficacia del principio attivo.
CONSERVAZIONE
conservare il prodotto a temperature non superiori a 22°C.
RAZIONALE D’USO DEL TRATTAMENTO LOCALE
DELLE ULCERE CUTANEE CRONICHE CON OLIO OZONIZZATO
Edizione 15/12/2008
Premesse
La guarigione delle ferite è un processo complicato che procede attraverso una serie di ben definiti ed orchestrati stadi: infiammazione, proliferazione e matrice deposizione ed infine rimodellamento (1,2). Il rimodellamento enzimatico della matrice extracellulare (ECM) è considerato un processo essenziale per un’appropriata guarigione
della ferita (3). Diverse proteinasi sono implicate nella degradazione dell’ECM; di queste la maggior parte sono rappresentate dalle metalloproteinasi della matrice (MMPs).
Le MMPs sono membri della famiglia delle endopeptidasi Zinco-dipendenti (4); a livello tessutale, la loro attività è molto bassa, ma la loro espressione aumenta in presenza
di citochine infiammatorie, fattori di crescita, ormoni e dalle interazioni cellula-cellula e cellula-matrice (5). L’infiammazione è un prerequisito normale ed essenziale per
l’attivazione dei fibroblasti, e per la sintesi di nuova matrice, ma questo processo deve essere temporalmente e spazialmente regolato. Uno sbilanciamento delle proteasi e
dei loro inibitori in seguito ad una persistente infiammazione previene la sintesi e rimodellamento tessutale, essenziale per la progressione della guarigione (6,7). Qualsiasi
evento patologico che interferisce con questo processo fisiologico può determinare la cronicizzazione del processo riparativo e ritardare o bloccare la riparazione tissutale
(con formazione dell’ulcera cronica). Questa è rappresentata dalle ulcere neuropatiche specie diabetiche, dalle ulcere ischemiche (da insufficienza vascolare), dalle ulcere
da pressione, dalle ulcere flebopatiche o venose (causate da stasi venosa per insufficienza venosa periferica), dalle lesioni cutanee associate alle malattie autoimmuni. Le
ulcere croniche insorgono in seguito a danni ricorrenti o cronici (ad es.,l’ischemia intermittente) e , una volta stabilite, un circolo”vizioso” (positivo ed autocrino “feedback
loop”) mantiene lo stato cronico della ferita, prevenendo la progressione del processo di guarigione. La soluzione è interrompere questo circolo vizioso. Questo può essere
fatto chirurgicamente, attraverso la riattivazione del fondo lesionale dopo averne asportato completamente il tessuto di granulazione “distrofico” presente sul letto lesionale, mediante l’uso di antibiotici e agenti antibatterici (quando la causa della cronicizzazione risieda nella presenza locale di germi), con l’uso della VAC terapia, mediante
ossigenazione iperbarica, con l’uso di medicazioni avanzate e interattive.
L’interesse dell’industria è ultimamente tesa allo studio e di conseguenza alla realizzazione di medical device o di sostanze che interrompano il “circolo vizioso” prima
citato, attraverso la modulazione delle MMPs, lo stimolo o l’inibizione della produzione di citochine pro-infiammatorie o pro-cicatrizzanti. Sono così nati diversi materiali
come i sostituti dermali (collagene, acido jaluronico, ecc.) associati o meno ad altre sostanze (come la cellulosa rigenerata) che hanno lo scopo non solo di indirizzare
tridimensionalmente le cellule (fibroblasti, cellule endoteliali, leucociti) per la produzione del neo-derma e della nuova trama microvascolare, ma anche di modulare e/o
rimodulare la produzione della ECM.
I radicali liberi dell’ossigeno
La produzione di Radicali liberi dell’Ossigeno (RLO) è un processo che avviene nel normale metabolismo cellulare; per questa ragione le cellule di tutti i tessuti e fluidi biologici sono dotate di sofisticati ed efficienti sistemi di difesa costituiti da antiossidanti enzimatici e non enzimatici che agiscono a livello intra ed extra-cellulare (8). Il sistema
ossidazione/antiossidazione è in equilibrio e può alterarsi per una diminuzione delle difese antiossidanti e/o per un incremento della produzione di RLO, producendo danni
ossidativi, specie al DNA, non sempre riparabili dai sistemi enzimatici specifici (8,9).
Il significato iniziale della produzione del RLO era, ma rimane tuttora, la difesa aspecifica più importante contro le infezioni e le cellule neoplastiche; ma è inoltre accertato
che i RLO, come l’anione superossido e il perossido di idrogeno intervengano come messaggeri cellulari nel promuovere la cicatrizzazione. Poiché l’ossigenotarapia iperbarica (OTI) rappresenta un modello clinico di iperproduzione di RLO, sono stati gli studi effettuati sull’animale e/o sull’uomo sottoposto a OTI a dimostrare che l’anione
superossido e/o il perossido di idrogeno intervengono nella riparazione tissutale, stimolando la neoangiogenesi (10) e la produzione di fibroblasti (11) e di cellule endoteliali
(12-13). Tale ruolo è stato poi nuovamente sottolineato in una review del 2001 (14). Più recentemente è stato dimostrato che l’azione pro-cicatrizzante è legata alla “concentrazione” dei RLO. Gli effetti del perossido di idrogeno sono riconducibili all’azione dell’[H²O²] low, che potenzia l’espressione del VEGF e del suo recettore [VEGFR1] (15);
l’anione superossido induce l’espressione del FGF, mentre [H²O²] low ne migliora l’affinità per il recettore (16). Il lavoro di Roy Sashwati et al. merita di essere riportato per
le affinità e le ipotesi che si andranno formulare successivamente.
Gli ozonidi
L’ozono (O3) è un gas costituito da tre atomi di ossigeno, che si forma nell’aria per effetto di scariche elettriche durante i temporali. È termodinamicamente instabile e
tende a dare origine a ossigeno molecolare e ossigeno atomico. È quindi un energico ossidante (Eo= +2,07 V) e viene spesso usato come germicida per purificare l’acqua
(17). Può essere prodotto industrialmente attraverso apparecchi chiamati ozonizzatori. E’ un potentissimo ossidante in quanto è molto reattivo e reagisce facilmente con
le molecole organiche e quindi con i tessuti viventi.
In campo medico l’ozono viene utilizzato in miscela gassosa con ossigeno molecolare (biatomico) a concentrazione da 0 a 40 mg/ml (18, 19). A causa della sua ridotta
stabilità, l’ozono gassoso deve essere utilizzato prontamente (20) ed in modo adeguato in quanto presenta rischi di tossicità respiratoria. Il limite per la concentrazione di
ozono nell’aria è di 0,2 mg/m3. Può essere incorporato ai liquidi come il sangue, acqua o veicoli oleosi (21). Le soluzioni acquose di ozono sono estremamente instabili
mentre i suoi prodotti di reazione con veicolo oleoso, ricco di acidi grassi insaturi, risultano ricche di sostanze che sono in grado di conservare il potere terapeutico dell’ozono per lungo tempo (KÄMPER, 1989). Ciò deriva dall’osservazione che l’ozono privilegia l’attacco con addizione ai doppi legami delle catene insature dei lipidi presenti nel
plasma e da qui ne è derivata la tecnologia dell’ozonizzazione di oli vegetali ad alta insaturazione: sono stati messi a punto processi catalitici che consentono di “caricare”
questi oli vegetali con ozono, formando intermedi sufficientemente stabili definiti ozonidi, che consentono di gestire prodotti per applicazioni topiche funzionali. Negli ozonidi i doppi legami della molecola originaria sono saturati dai tre atomi di ossigeno dell’ozono e dopo il procedimento di catalizzazione selettiva raggiungono un numero
di perossidi intorno a 800 u corrispondenti a circa 220 mg di O3 per cc.
Stimolo della produzione di energia
Il meccanismo d’azione degli ozonidi ipotizzato sul tessuto vivente e in particolare sulla cellula ha un presupposto nel basso peso molecolare e nella breve lunghezza della
catena degli acidi grassi saturati dall’ozono e, in ultima istanza, nella “idrofilia” della molecola che le permette di “fondersi” con la parete cellulare e riversarsi nel citosol
scatenando il ciclo di reazioni legate alla trasformazione dei perossidi in alcoli. Questa reazione combinata con la rottura dell’equilibrio molare GSH-GSSG produce una
accelerazione dello shunt dei pentosi e quindi della glicolisi di 97,4 volte.
Azione diretta dell’ossigeno
Si è inoltre ipotizzato che l’azione degli ozonidi sia esplicata direttamente dall’ossigeno da essi liberato e che quindi il meccanismo sia dovuto all’attivazione della catena
respiratoria mitocondriale, con successivo aumento della velocità di ossidazione dei coenzimi NADH e NADPH e quindi con il risultato di maggior energia disponibile; il
meccanismo ipotizzato partirebbe dalla dissoluzione dei perossidi formati nei processi di ozonolisi e contestuale cessione di ossigeno, in ambienti caratterizzati da pH
aumentato, come quelli ischemici o in fase degenerativa.
Stimolo di enzimi scavenger
Ma d’altro canto si è sempre ricordata la capacità ossidante degli ozonidi e il ruolo importante degli enzimi scavenger (catturatori di radicali liberi) quali catalasi e superossidasi, che sono sempre aumentati in presenza di RLO. In un recente lavoro di Zullyt B Zamora Rodriguez et al. del 2007 (22), ci sono evidenze che il ruolo protettivo
dell’olio ozonizzato sul danno indotto da somministrazione di etanolo sia mediato, almeno parzialmente, dall’induzione di enzimi antiossidanti quali Superossidodismutasi
(SOD) e glutatione per ossidasi (GSH-Px). Non è dato sapere attraverso quale meccanismo.
Azione antibiotica e antivirale
L’azione dell’olio ozonizzato nelle infezioni deriva dalla produzione di RLO e dal loro potere ossidante direttamente sui microrganismi. E’ dimostrata l’azione parassitocita
in vitro sui trofozoiti di Giardia D. (25); l’azione antimicotica in vivo in pazienti affetti da tinea pedis mostrando una funzionalità simile al ketoconazolo (26); l’azione anti-
microbica in vitro su vari microrganismi, fra cui i Micobatteri (27). L’azione battericida e fungicida discende dal contatto diretto tra l’Ozono ed i microrganismi ed è dovuta
alla distruzione della parete cellulare sottoposta al processo ossidativo determianto dal gas e/o dai perossidi. L’azione virustatica dell’Ozono e quella dei suoi perossidi si
esplica invece a carico dei recettori cellualri presenti sulla superficie virale in modo tale da impedire il contatto tra virus e cellula bersaglio; ne consuegue che tutto il ciclo
replicativo viene arrestato.
Azione cicatrizzante
Per quanto il meccanismo d’azione sui microrganismi sia intuitivo, anche per il classico ruolo disinfettante dell’ozono, quello cicatrizzante è meno “spiegabile” e dimostrabile. Per tale ragione sono presenti in letteratura solo alcuni lavori effettuati solo sull’animale e per situazioni comunque diverse dalle ulcere cutanee. Alcuni lavori
pubblicati su riviste pubblicate nel Sud-America e diffuse sul web già da qualche anno hanno riportato studi istopatologici sulla dinamica di cicatrizzazione di ferite indotte
sul dorso di ratti Wistar trattati con olio ozonizzato. Cardoso CC e Coll. hanno dimostrato che il numero medio di fibroblasti e di vasi é significativamente piú alto (ANOVA,
Student -Newman-Keuls test, p<0.0002) nelle ferite degli animali trattati con l’olio ozonizzato (70 e 35 mg/giorno) rispetto ai gruppi di controllo (olio di arachide e di
girasole), inoltre, gli animali trattati solo tre volte/settimana (cioè a giorni alterni) dimostrano che l’effetto é ancora più evidente nei trattati con olio ozonizzato, rispetto al
controllo (olio di girasole). I risultati elaborati tramite analisi statistica con il test di t Student (p<0.05) hanno evidenziato una differenza significativa al settimo giorno di
trattamento per quanto riguarda il numero di fibroblasti e vasi neoformati, ma non per quanto riguarda il numero medio di macrofagi e neutrofili (http://www.innovares.
com/SITOITALIANO/prodotti/ozonia/biblioteca/LesionesQuirurgicas.htm). In tale lavoro si ipotizza il possibile ruolo di modulazione sulle citochine e si pensa che tale ruolo
sia in qualche modo legato alla quantità di perossidi prodotti, cosicché la somministrazione a dì alterni sembra essere quella migliore per una maggiore funzionalità della
concentrazione bassa dei perossidi.
Sembra giungere alle stesse conclusioni anche Roy Sashwati, qualche anno dopo, che dimostra che il perossido di idrogeno potenzia l’espressione del VEGF e del suo
recettore [VEGFR1] sui cheratinociti umani (28). In un successivo lavoro (15) è dimostrato il significato del H²O² nel regolare I processi di cicatrizzazione in vivo. Usando
la metodica del cilindro di Hunt–Schilling riporta la prima evidenza che il sito lesionale contiene concentrazioni micromolari of H²O² e che basse concentrazioni di H²O²
supportano il processo di guarigione; infatti, nei topi con alterazioni dei geni p47phox- and MCP-1 in cui la produzione endogena di H²O² è assente, vi è alterazione della
guarigione delle ferite. Alte dosi di H²O² influenzano in modo contrario il processo di riparo. A basse concentrazioni, H²O² facilita i processi angiogenetici in vivo. H²O² induce
la fosforilazione dell’enzima FAK sia nel tessuto dei bordi lesionali in vivo sia nelle cellule endoteliali presenti a livello del derma umano. H²O² induce fosforilazione del FAK
sito-specifica (Tyr-925 and Tyr-861). Altri siti, inclusi quelli di autofosforilazione Tyr-397, sono non sensibili all’azione del H²O². L’uso di geni adenovirali di catalasi alterano
i processi di angiogenesi e di riparo della ferita. L’iperespressione della catalasi rallenta il rimodellamento.
E’ verosimile dunque che gli ozonidi agiscano per tramite dei perossidi a livello del DNA e che a seconda della loro concentrazione modulino l’espressione genica di
alcune citochine (VEGF, ad es.) e non di altre. Non è escluso inoltre che possano avere anche un ruolo sulle proteasi (MMPs, ad es.) e con l’ausilio di altre sostanze, come
l’acido alfa-lipoico, possano essere ulteriormente modulati verso la produzione di un’azione (cicatrizzazione) anziché un’altra (arresto/blocco della cicatrizzazione) attraverso una diversa modulazione dell’espressione genica a livello del DNA.
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