BTI IMPLANT SYSTEM
TECNICHE CHIRURGICHE
step by step
Eduardo Anitua · md, dds, PHD
Edita
TEAM WORK MEDIA ESPAÑA
© EDUARDO ANITUA ALDECOA
Fotografie e infografie
© BTI Biotechnology Institute
Impaginazione e desing
TEAM WORK MEDIA ESPAÑA
D.L. VI-21/2013
Vitoria-Gasteiz · Spagna 2013
Tutti i diritti riservati. Il presente manuale non può essere riprodotto, salvato in alcun sistema di backup o
trasmesso in alcun modo mediante qualsivoglia procedimento, sia esso meccanico, elettronico, in fotocopia,
diapositiva, scansione o qualsiasi altro, senza il previo permesso scritto da parte dell'autore.
“Dammi sei ore per abbattere un albero e passerò
le prime quattro ad affilare la scure”
Abraham Lincoln
INDICE
TECNICHE CHIRURGICHE
BTI IMPLANT SYSTEM................................................................................................................................................6
PLANNING OPERATORIO....................................................................................................................................... 22
PREPARAZIONE DELL'ALVEO IMPLANTARE.................................................................................................... 34
IMPIANTI CORTI ED EXTRACORTI
42
Rialzo del seno
approccio crestale (Trans-alveolare)........................................................................................... 50
RIALZO DEL SENO:
APPROCCIO LATERALE ....................................................................................................................................... 58
ESPANSIONE DELLA CRESTA:
MEDIANTE ESPANSORI ...................................................................................................................................... 64
SPLIT CON ULTRASUONI ed espansori motorizzati ......................................................................... 74
impianti espansori transizionali
(espansione in due tempi chirurgici) .................................................................................................... 82
pulizia e sterilizzazione................................................................................................................................ 92
BTI IMPLANT SYSTEM
1. DESCRIZIONE DELL'IMPIANTO BTI
1.1. Etichetta
Ogni impianto BTI è dotato di etichetta sul lato, che oltre a indicare il codice articolo di riferimento, il
diametro e la lunghezza presenta anche una serie di simboli molto importanti di cui tenere conto:
ReF IET2511
ø 2,5
11,5
LOt 2009003196
2014-05
Esempio di etichetta informativa presente su tutte
le confezioni di impianti dentali BTI con riferimenti
e simboli di qualità di cui tenere conto.
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1.1.1. Simboli standard di etichettatura
Data di scadenza. I prodotti possono essere
utilizzati entro la fine del mese indicato.
Marchio CE
Soltanto dietro prescrizione medica.
Consultare le Istruzioni per l’uso
LOt
Numero di lotto
ReF
Riferimento
Sterilizzato per irradiazione
Non risterilizzare
Non riutilizzare
Non utilizzare se la confezione è danneggiata
Conservare il luogo asciutto
Proteggere dalla luce diretta del sole
Fabbricante
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1.2. Specifiche tecniche degli impianti BTI
trasportatore
Trasportatore con tacche indicanti la profondità e la riproduzione della connessione al medesimo per il controllo del posizionamento.
CONNESSIONE INTERNA
CONNESSIONE ESTERNA
Due connessioni. Tre diversi diametri di piattaforma con la gamma di
componenti protesiche più ampia del mercato.
IMPIANTO
Superficie bioattivabile grazie a PRGF®-Endoret® e trattata fino a quando la piattaforma migliora e accorcia il tempo di osteointegrazione.
TRATTAMENTO SUPERFICIALE
Un trattamento superficiale multiscala specifico per attivazione con
PRGF®-Endoret®, che favorisce nel complesso la deposizione dell'osso
di elevata qualità biologica.
Apice
Gli impianti BTI possono presentare due tipologie di apice:
1. Un apice dall'elevata capacità di avanzamento e con scarsa superficie apicale, che evita le compressioni a questo livello e favorisce la
direzionabilità e il suo posizionamento su creste strette. Apporta inoltre una maggiore superficie di osteointegrazione. Si tratta dell'apice
standard.
2. Un apice con ridotta capacità di avanzamento e grande superficie
apicale adattato al fine di ottenere stabilità primaria senza compressione nelle zone anatomiche, nelle quali esiste una possibilità di lesione
delle strutture importanti (seno mascellare e nervo dentale). Progettato per impianti extra-corti.
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1.3. Apice
L'apice dell'impianto è la sua porzione finale. Tale porzione è quella che
gestisce l'avanzamento verso il neo-alveolo generato con la fresatura
guidandolo nell'inserimento.
L'apice autofilettato degli impianti BTI consente l'inserimento con un
ottimo controllo direzionale. La particolare morfologia apicale sposta
l'osso senza generare tensione a questo livello e agevola l'ottenimento
di un'ottima stabilità primaria.
Apice conico convenzionale
con grande capacità di avanzamento, vasta superficie per
l'osteointegrazione e ridotta
compressione.
Per altre situazioni nelle quali si deve ridurre la lunghezza degli impianti
(impianti corti ed extra-corti), l'apice deve essere adattato alle situazioni di estremo riassorbimento e, a tale fine, è stato sviluppato un apice
dotato di una superficie maggiore per ottenere una buona stabilità
primaria. Lo sviluppo congiunto di varie frese (fresa a taglio frontale)
che preparano l'alveo apicale adattando la morfologia del neo-alveolo
alla forma dell'apice dell'impianto, riducendo al minimo le tensioni e
apportando al contempo un'area di maggiore contatto osseo favorendo l'osteointegrazione e garantendo altresì l'inserimento dell'impianto
riducendo al minimo i rischi con le strutture anatomiche vicine.
D
D/2
D/2
Apice cilindrico con ridotta capacità di avanzamento e grande superficie apicale adattato
per ottenere una buona stabilità iniziale senza compressione nelle zone anatomiche
nelle quali esiste una possibilità
di lesione delle strutture importanti (seno mascellare e nervo
dentale).
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1.4. Connessioni
BTI dispone di due connessioni per diametri standard: interna ed
esterna. Una connessione per piattaforma stretta Tiny®.
1.4.1. Interna
La connessione interna tetralobulata spicca per l'assenza di spigoli, che evita la presenza di punti di
fatica. Tale geometria consente una corretta distribuzione dei carichi: assiali, laterali e di torsione, riducendo il rischio di deformazione plastica durante l'inserimento e/o il disinserimento dell'impianto e
agevolando l'inserimento dei componenti protesici.
Un'altra caratteristica importante consiste nel fatto che le dimensioni di tale connessione sono sempre
le stesse, indipendentemente dalle misure della piattaforma.
Vista superiore
Vista frontale
Sezione trasversale
1.4.2. Esterna
La connessione esterna consiste in un esagono con misure di lato e di altezza diverse a seconda della
piattaforma, nel rispetto dei requisiti biomeccanici di ciascuna di esse.
Vista superiore
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Vista frontale
Sezione trasversale
Resistenza alla coppia di serraggio e controserraggio
Confronto di resistenza alla plasticità in entrambe le connessioni: Superando i 100 N·cm, l'esagono
esterno subisce un deterioramento e per ottenere una deformazione plastica nella connessione interna di BTI, la coppia di serraggio deve essere superiore a 320 N·cm.
CONNESSIONE INTERNA
320 Ncm.
002
0e+
5.50
002
0e+
4.95
002
0e+
4.40
002
0e+
3.85
002
0e+
3.30
002
0e+
2.75
002
0e+
2.20
002
0e+
1.65
002
0e+
1.10
001
0e+
5.50
000
0e+
0.00
Inc: 5
Time: 5.000e-001
CONNESSIONE ESTERNA
100 Ncm.
002
6e+
5.60
002
7e+
5.04
002
7e+
4.48
002
8e+
3.92
002
9e+
3.36
002
0e+
2.81
002
0e+
2.25
002
1e+
1.69
002
2e+
1.13
001
3e+
5.72
000
5e+
1.30
Inc: 19
Time: 1.900e+000
1.5. La superficie
La rugosità sulla superficie degli impianti BTI si ottiene mediante una degenerazione acida e viene
portata fino alla piattaforma. La combinazione della superficie nanorugosa con il PRGF®-ENDORET® la
rendono la migliore superficie bioattiva disponibile sul mercato, ottenendo tempi di osteointegrazione
minori rispetto ai trattamenti standard. Con questa combinazione si ottiene una maggiore apposizione
e qualità ossea.
Essa mantiene le proprietà di ritenzione del coagulo per una migliore interazione con il tessuto molle,
mantiene l'osso marginale e i tessuti molli attorno al colletto e può arrivare a favorire la crescita ossea
verticale in casi compromessi.
Anitua EA. Enhancement of osseointegration by generating a dynamic implant surface. J Oral Implantol. 2006;32:72-6.
Anitua E, Orive G, Pla R, Roman P, Serrano V. The effects of PRGF on bone regeneration and on titanium implant
osseointegration in goats: a histologic and histomorphometric study. J Biomed Mater Res A. 2009;91:158-65.
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1.6. La protesi
BTI vanta ogni tipo di innesto protesico per protesi convenzionali, sia cementate che con perno: perni
in titanio e oro, ceramizzati e perni UCLA.
Vanta inoltre il BIOperno, presuppone una nuova visione orientata alla stabilità a lungo termine dei
tessuti duri e molli, per un'estetica durevole. Il concetto di BIOperno si basa su un cambiamento nella
morfologia del profilo trans-gengivale al fine di assicurare una migliore vascolarizzazione.
Per soluzioni complesse, BTI vanta i trans-epiteliali MULTI IM, ideali per previsioni a carico immediato,
per mantenere la protesi sopra-gengivale e non generare un sovraccarico nell'impianto. Per protesi
multiple avvitate e per protesi ibride. Il vantaggio principale consiste nel fatto che consente di mantenere una discrepanza angolare tra impianti fino a 56° e di ottenere un'ottima regolazione passiva, senza
il rischio di provocare tensioni né sull'impianto né sulla protesi.
Infine, BTI ha sviluppato una completa tecnologia CAD_CAM che sarà di grande aiuto per portare a termine i casi protesici con la massima precisione e con una migliore finitura estetica cambiando l'angolazione d'emergenza. L'utilizzo delle nuove viti in titanio trattato, progettate da BTI con una testa ridotta
di 2 mm., consentono correzioni di angolazione fino a 15º con un precarico simile a quello dell'oro.
1.7. Soluzioni esclusive
BTI presenta soluzioni esclusive rispetto a varie problematiche di riassorbimento mascellare e mandibolare sul piano verticale e orizzontale.
impianti tiny®
Soluzioni per creste molto strette
impianti CORTI ed EXTRA.-CORTI
Soluzioni per problemi di altezza
Con queste soluzioni è possibile incrementare la prevedibilità riducendo il traumatismo chirurgico.
2. PIATTAFORME, DIAMETRI E LUNGHEZZE
L'aumento del diametro dell'impianto apporta sempre una migliore distribuzione delle tensioni sull'osso, incrementando la superficie di osteointegrazione e apportando migliorie meccaniche con una
maggiore resistenza alla fatica.
BTI presenta la gamma di impianti più versatile disponibile sul mercato, presentando varie piattaforme
protesiche in funzione delle soluzioni protesiche che si desideri ottenere e varie dimensioni di impianti
in funzione del substrato osseo a disposizione. Si adatta il sistema degli impianti al volume osseo
residuale e non l'osso residuale al sistema degli impianti.
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2.1. Impianti Tiny®
INDICAZIONI
Ø 2,5 mm
CONNESSIONE ESTERNA
Piattaforma ø 3,5 mm
Esagono esterno 2,5 x 1,1 mm
Diametro 2,5 mm
Lunghezza (mm.) | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 3 mm
Lunghezza (mm.)
| 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 3,3 mm
Lunghezza (mm.) | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 3,5 mm
Lunghezza (mm.) | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 3,75 mm
Lunghezza (mm.) | 4,5 | 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Gli impianti Tiny® sono ideali per incisivi inferiori, laterali superiori e
agenesie. Inoltre quelli di diametro 3,5 e 3,75 mm sono indicati per i
premolari, qualora lo spazio protesico sia compromesso.
mascellare inferiore
mascellare superiore
Anitua E, Errazquin JM, de Pedro J, Barrio P, Begoña L, Orive G. Clinical evaluation of Tiny® 2.5- and
3.0-mm narrow-diameter implants as definitive implants in different clinical situations: a retrospective
cohort study. Eur J Oral Implantol. 2010;3:315-322.
Si utilizzano sostanzialmente a
carico immediato come impianti
provvisori in qualità di supporto
per protesi provvisorie durante
il periodo di osteointegrazione
degli altri impianti e anche come
supporto aggiuntivo in situazioni
nelle quali, in condizioni normali, si faccia ricorso a estensioni o
cantilever o nelle quali non sarebbe possibile inserire impianti
di 3 mm di diametro. In vista di
un pronostico adeguato, è importante segnalare che richiedono
una ferulizzazione di almeno 3
impianti per un'estremità libera
e almeno 4 impianti in caso di ristrutturazione provvisoria totale
.
Ø 3 e 3,3 mm
Sono più ampie dal momento che
possono essere collocate come
unitarie nella posizione degli incisivi inferiori, laterali superiori.
Ø 3,5 mm
Sono particolarmente utili per l'utilizzo su impianti post-estrazione
e per incrementare la stabilità
primaria secondo le medesime indicazioni di quelli da 3,3 mm collocati in osso di Tipo III e IV con le
medesime indicazioni di fresatura.
Ideali per il carico immediato su
incisivi inferiori, laterali superiori o
premolari.
Ø 3,75 mm
Sono indicati per la post-estrazione su incisivi, canini e premolari,
che consentono l'adeguata sigillatura dell'alveolo. La riduzione
della piattaforma eviterà perdite
ossee verticali e, da un punto di
vista gengivale, la riduzione del
profilo d'emergenza agevola l'adattamento dei tessuti molli, riducendo al minimo le possibilità di
recessione.
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INDICAZIONI
2.2. Impianti Piattaforma Universale
Ø 3,3 mm
Si tratta di un impianto opzionale
in caso di creste strette, ampliando l'offerta della famiglia Tiny e
apportando il vantaggio della
connessione interna.
CONNESSIONE INTERNA
Piattaforma ø 4,1 mm
Ø 3,5 mm
Particolarmente indicato nei casi
in cui la presenza di una cresta
concava compromette l'utilizzo
di impianti di diametro maggiore.
Consentono una migliore risposta
meccanica rispetto a quella degli
impianti con ø 3,3 mm.
Ø 3,75 mm
Si tratta dell'impianto più utilizzato in osso di tipo I, II e III. Ideale
per situazioni che prevedono esigenze biomeccaniche intermedie
come per incisivi, laterali e premolari, ma con un notevole riassorbimento orizzontale che non consente l'inserimento di un impianto
di diametro superiore.
Diametro 3,3 mm
Lunghezza (mm.) | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 3,5 mm
Lunghezza (mm.) | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 3,75 mm
Lunghezza (mm.) | 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 4,0 mm
Lunghezza (mm.) | 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 | 18 |
Diametro 4,25 mm
Lunghezza (mm.) | 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Ø 4,0 mm
Presenta le medesime indicazioni
dell'impianto da 3,75 mm, ma il
suo diametro maggiore consente
di ottenere una maggiore stabilità
su osso della peggiore qualità.
Ø 4,25 mm
Tutti gli impianti BTI a piattaforma universale utilizzano componenti
protesici specifici Interna® BTI Dental Implant System.
Gli impianti a piattaforma universale sono indicati in situazioni che
presentano creste strette, in zone antero superiori o in zone intermedie della bocca, per la ristrutturazione di canini e premolari.
Indicato per soluzioni protesiche
che prevedono una maggiore resistenza biomeccanica, anche nei
casi in cui non esiste spazio chirurgico per inserire un impianto da
5 mm e per un carico immediato.
Anche per le medesime situazioni
degli impianti da 3,7 e 4 mm, ma
con densità ossee ridotte.
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mascellare
inferiore
mascellare
superiore
2.3. Impianti Universal Plus
INDICAZIONI
Ø 4,0 e 4,5 mm
Si tratta dell'impianto ideale per
gli alveoli post-estrazione, consentendo la corretta sigillatura
dell'alveolo. Ideali per le zone
posteriori dei mascellari, aumentando la resistenza biomeccanica
oltre a migliorare la stabilità iniziale e a consentire il rialzo della
superficie di osteointegrazione.
Eccellente perno per ponte.
CONNESSIONE INTERNA
Piattaforma ø 4,1 mm
Diametro del colletto 4,8 mm
Ø 5,0 mm
Diametro 4,0 mm
Lunghezza (mm.) | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 | 18 |
Diametro 4,5 mm
Lunghezza (mm.) | 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 5,0 mm
Lunghezza (mm.) | 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 5,5 mm
Lunghezza (mm.) | 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 |
Gli impianti Universal Plus utilizzano i medesimi dispositivi protesici a
piattaforma Universal.
Ideali come impianti unitari nelle
zone posteriori dei mascellari, ottimo perno per ponte nella zona
dei molari.
Diametro del colletto 5 mm
Ø 5,5 mm
Ideali per ottenere una corretta
stabilità iniziale e una corretta
suddivisione delle tensioni a livello di molari inferiori e superiori.
Diametro del colletto 5,5 mm
Questi verranno scelti in caso di collocazione di un alveolo post-estrazione immediata, ideali per i perni per ponte nelle zone di canini e
premolari e per perni unitari per denti centrali superiori e molari, ma in
particolare in presenza di notevoli requisiti biomeccanici ed è necessario essere più esigenti nella conservazione del tessuto molle.
L'impianto Interna® Plus, essendo dotato di una riduzione di piattaforma, offre ottime prestazioni gengivali consentendo di migliorare lo
spazio biologico e lo spessore delle papille, riducendo al contempo il
diametro del profilo d'emergenza, limitando l'accumulo della placca
batterica e riducendo in questo modo al minimo le recessioni gengivali.
mascellare
inferiore
mascellare
superiore
| 15 |
INDICAZIONI
2.4. Impianti Larga
Ø 4,5 e 5 mm
Si tratta dei diametri scelti per ottenere un'ottima stabilità primaria. L'impianto da 4,5 mm è ottimo
come perno per ponti sui molari e
quello da 5 mm come perno unitario per molari, in particolare in
caso di osso tipo IV e V, laddove
la densità fa optare per impianti
di diametro maggiore per l'ottenimento della stabilità primaria.
CONNESSIONE INTERNA
Piattaforma ø 5,5 mm
Ø 5,5 mm
Si raccomanda questo impianto
come unitario sui molari, essendo
più resistente a livello biomeccanico e apportando una migliore
distribuzione dei carichi tramite
l'osso.
Ø 6,0 e 6,25 mm
Si raccomanda l'impianto da 6,0
mm in aree posteriori con ridottissima densità ossea.
L'impianto da 6,25 mm di diametro risulta molto utile come impianto di riscatto nel caso in cui
non sia stato possibile ottenere
una buona stabilità primaria con
quello da 6 mm o in caso di osso
di tipo V (meno di 200 Hu), in cui
l'osso necessita di una grande
compattazione al fine di poter stabilizzare l'impianto.
Diametro del colletto di rispettivamente 6 e 6,25 mm
Diametro 4,5 mm
Lunghezza (mm.) | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 5,0 mm
Lunghezza (mm.) | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 5,5 mm
Lunghezza (mm.) | 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 | 15 |
Diametro 6,0 mm
Lunghezza (mm.) | 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 |
Diametro 6,25 mm
Lunghezza (mm.) | 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 | 10 | 11,5 | 13 |
Tutti gli impianti BTI a piattaforma larga utilizzano i componenti protesici specifici Interna® BTI Dental Implant System, indicati per piattaforma larga, ma è possibile utilizzare anche tutti i componenti protesici di
Interna® piattaforma universale che apportano un profilo d'emergenza minore, in caso di collocazione in qualità di perno per ponte.
Ideali per ottenere una corretta stabilità iniziale e una corretta suddivisione delle tensioni a livello di molari superiori e inferiori. Particolarmente utili in caso di collocazione di impianti post-estrazione e su
morali unitari, in particolare nel mascellare superiore.
mascellare
inferiore
mascellare
superiore
| 16 |
3. SISTEMA DI FRESATURA
3.1. Morfologia delle frese BTI
Tacche di profondità
di fresatura
3,0 mm
5,0 mm
Sistema di frese BTI per la generazione di un alveolo nel quale si inserirà
poi l'impianto di diametro adeguato, secondo la sequenza di fresatura
stabilita per ciascun tipo di osso.
8,5 mm
10,0 mm
13,0 mm
15,0 mm
18,0 mm
Tutte le frese sono costruite in acciaio inossidabile grado chirurgico.
Disponibili in due misure, quelle lunghe sono contrassegnate a 3 - 5 8,5 - 10 - 13 - 15 e 18 mm., quelle corte a 3 - 5 - 8,5 -10 e 13 mm per la
collocazione di impianti di diverse lunghezze.
Oltre alla presenza delle tacche di lunghezza, le frese vengono codificate con anelli colorati in funzione del diametro e recano i medesimi colori
dei diametri degli impianti (rosa: Tiny®; blu: Universal; giallo: Universal
Plus; verde: Larga).
3.1.1. Frese iniziali
Frese iniziali
RiferimentoProf. fresatura
FICS
FIL
10 mm
15 mm
3 mm
5 mm
8 mm
10 mm
Da un lato, la fresa iniziale è una fresa dalla punta molto attiva e con una
grande capacità di penetrazione nell'osso corticale. È possibile ottenere
una fresatura precisa e un'ubicazione esatta del punto di inizio della fresatura, in particolare su creste strette, e un controllo direzionale di gran
lunga migliore rispetto a quello che si otteneva con le frese circolari
convenzionali.
8,5 mm
13 mm
15 mm
Si tratta di una fresa ideale
da utilizzare su impianti postestrazione immediata, dal
momento che consente una
fresatura precisa sulla parte
dell'alveolo.
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| 17 |
Vista superiore
0,5 mm
La fresa iniziale consente anche la fresatura
laterale nel caso in cui si desideri modificare di
mezzo millimetro l'ubicazione del neo-alveolo
Si tratta dell'unica fresa di tutto il sistema in
grado di eseguire un taglio laterale.
3.1.2. Frese a diametro
Le seguenti frese a diametro progressivo servono per l'espansione dell'alveolo fino all'ottenimento del
diametro necessario per l'inserimento dell'impianto.
La sua forma elicoidale è molto ritentiva e per tale motivo consente la raccolta dell'osso ottenuto con
la fresatura in maniera comoda, dal momento che rimane attaccato alle spire.
Frese
| 18 |
Riferimento
Ø(mm.)Prof. fresatura
F18CS
F18LS
F1825CS
F1825CS
F25CS
F25LS
F30CS
F30LS
F32CS
F32LS
F35CS
F35LS
F38CS
F38LS
F40CS
F40LS
F43CS
F43LS
F45CS
F45LS
F48CS
F48LS
F51CS
F53CS
1,8
1,8
1,8 / 2,5
1,8 / 2,5
2,5
2,5
3,0
3,0
3,25
3,25
3,5
3,5
3,8
3,8
4,0
4,0
4,3
4,3
4,5
4,5
4,8
4,8
5,1
5,3
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13 mm
18 mm
13 mm
18 mm
13 mm
18 mm
13 mm
18 mm
13 mm
18 mm
13 mm
18 mm
13 mm
18 mm
13 mm
18 mm
13 mm
18 mm
13 mm
18 mm
13 mm
18 mm
13 mm
13 mm
3.1.3. Alesatori
Tacche di profondità
di fresatura
Frese a morfologia conica invertita che consentono di adattare la corticale dell'osso al colletto dell'impianto, evitando compressioni indesiderate a questo livello, in particolare nelle corticali molto dense.
Riferimento
INFAPUC
INFAPUL
INFAPSC
INFAPSL
INFAPAC
INFAPAL
Ø(mm.)Prof. fresatura
4,1
5 mm
4,1
5 mm
4,8 4,5 mm
4,8 4,5 mm
5,5 e 6
4,5 e 5 mm
5,5 e 6
4,5 e 5 mm
4,5 mm
5 mm
4. SCATOLE CHIRURGICHE
Il sistema di impianti BTI ha sviluppato un kit chirurgico costituito da
tutte le frese necessarie per inserire impianti di qualsivoglia diametro e
lunghezza, oltre a frese a taglio frontale, punte per chiavi di serraggio,
chiave chirurgica dinamometrica e altri componenti utili per l'inserimento di impianti.
Si fornisce anche un supporto portafrese estremamente utile per posizionare le frese utilizzate nella bocca del paziente, evitando la contaminazione del kit con il sangue di ciascun paziente.
Si sottolinea che la scatola
e tutti i suoi componenti
sono sterilizzabili in autoclave e che sono disponibili tre diverse scatole
chirurgiche: una completa, una semplificata e una
speciale per impianti corti.
Scatola chirurgica completa Frese e componenti per
l'inserimento degli impianti
dentali.
TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
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KIT SCATOLA CHIRURGICA COMPLETA KCQ1
FICS · FIL (Frese iniziali) · F1825CS, LS (Frese pilota) · F25CS, LS (Frese da 2,5 mm corte e lunghe)
F30CS, LS · F32CS, LS (Frese a diametro 3 e 3,25 mm) · INFAPUC, L · INFAPSC, L · INFAPAC, L (Alesatori corti e lunghi)
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TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
COMPONENTI
PARTE INTERNA
DELLA SCATOLA
F35CS, LS · F38CS, LS · F40CS, LS · F43CS · F45CS · F48CS · F51CS · F53CS
(Frese a diametro da 3,5 mm a 5,3 mm)
LLAV (Chiave aperta)
EXFR (Estensore per frese) · FCF35L, 45L, 51L (Frese a Taglio Frontale)
LLMQ (Chiave chirurgica
dinamometrica (da 30 a 70 N·cm))
EAI15, 24, 29 · PITEL · PIUL · PIAL · ELLCAC, L, X · CPI19, 22
(Estensore applicatore di interna, estensore di trasportatore, adattatore della chiave a cricchetto, connettore portaimpianti. Corti e lunghi).
INPIUL (Estensore trasportatore
di interna)
PTH16, 22 · PTHP22 · PTC16 (Punte di serraggio) · MDPT1 (Manico di serraggio)
SPF (Supporto porta frese)
*Esempio di collocazione
PHG17, 24 (Punte esagonali) · PDC24 · PHP24 (Punte quadrate)
IDCC · IDCL · CPU · CPUC · CPE · CPEC · CPUP · CPUPC · CPA · CPAC
(Indicatori di direzione e centratori)
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PIANIFICAZIONE
PRE-OPERATORIA
1. DENSITOMETRIA OSSEA
La densità ossea influisce notevolmente sulla sequenza di
fresatura da effettuare al fine di ottenere l'adeguata stabilità
primaria dell'impianto, motivo per il quale si raccomanda
sempre di essere in possesso del software BTI Scan® II e di una
tomografia in moto tale di poter disporre di tali informazioni.
In linea generale è possibile incontrare le seguenti tipologie ossee:
TIPO
OSSEO
ISTOLOGIA
LOCALIZZAZIONE ABITUALE
Unds.
Housfield
Tipo I
Osso corticale molto denso
Zona anteriore mandibolare
>1400 - 1050
Tipo II
Osso corticale molto denso (3-4 mm)
che circonda un osso spugnoso denso
Zona anteriore della mandibola
Zona posteriore della mandibola
1000 - 850
Tipo III
Osso corticale sottile (2 mm) che
circonda un osso spugnoso denso
Zona anteriore e posteriore della
mascella
e della mandibola
800 - 550
Tipo IV
Osso corticale molto sottile (0,5-1 mm)
che circonda un osso spugnoso poco
denso
Zona posteriore della mascella e a
volte della mandibola
500 - 400
Tipo V
Osso spugnoso a bassissima densità
Zona posteriore della mascella
350 - 100
Misch CE, Qu Z, Bidez MW. Mechanical properties of trabecular bone in the human mandible: implications of dental implant treatment planning
and surgical placement. J Oral Maxillofac Surg 1999;57(6):700-706.
Lekholm U, Zarb GA, Albrektsson T. Patient selectino and preparation. Tissue integrated prostheses. Chicago: Quintessence Publishing Co. Inc.,
1985;199-209.
Frost HM. Bone “mass” and the “mechanostat”: a proposal. Anat Rec. 1987;219(1):1-9.
Anitua E. Un nuevo enfoque en la regeneracion osea. Plasma rico en factores de crecimiento (PRGF). Puesta al día, 2000.
Anitua E. Un nuevo enfoque biologico de la implantologia. Teamwork Media España, 2008.
Anitua E. Novel protocols for predictable implantology. Pract Proced Aesthet Dent. 2008;20:123-8.
Anitua E. Enhacement of osseointegration by generating a dynamic implant surface. J. Oral Implant 2006;32:72-76.
Anitua E, Orive G, Pla R, Roman P, Serrano V. The Effects of PRGF on bone regeneration and on titanium implant osseointegration in goats: a histologic and histomorphometric study. J. Biomed Mater Res A. 2009;91:158-65.
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In funzione della densità ossea sarà possibile variare la sequenza di fresatura:
Protocollo convenzionale (Osso tipo III)
Diametro della fresa finale 0,5 mm minore rispetto al diametro
dell'impianto da inserire, inserendo la fresa finale del 100%
della lunghezza dell'impianto.
Osso tipo I
Sovrafresatura per ridurre al minimo la
compressione attorno all'impianto. Ultima fresa 0,2 - 0,5 mm minore rispetto
al diametro dell'impianto da inserire,
inserendola soltanto al 25-35%
della lunghezza dell'impianto.
Osso tipo II
Diametro della fresa finale
0,5 - 0,75 mm minore rispetto
al diametro dell'impianto da
inserire, inserendo la fresa
finale del 75% della lunghezza dell'impianto.
0,2 - 0,5 mm
Diametro dell'impianto
0,75 mm
Osso tipo IV - V
Utilizzare l'impianto come compattatore osseo, essendo la fresa finale
1-1,5 mm in meno rispetto al diametro dell'impianto che deve essere
inserito, inserendo la fresa finale
nella lunghezza dell'impianto.
1 - 1,5 mm
0,5 - 0,75 mm
Diametro della fresatura
2. DISTANZA DENTE-IMPIANTO
Per la collocazione di impianti dentali con denti adiacenti
si devono rispettare le seguenti distanze chiave per il buon
successo del trattamento:
2.1. Distanza meso-distale
Dalla spalla dell'impianto al dente adiacente deve esistere
una distanza di almeno 1,5 mm a livello osseo. Nel caso in
cui tale distanza fosse inferiore, si verificherebbe un rimodellamento dello spazio biologico che comporterebbe una
perdita dell'osso inter-prossimale e renderebbe difficoltosa la
formazione della papilla. 1,5 mm sarebbe pertanto la distanza
minima, anche se quella ideale sarebbe di 2 mm.
Conoscendo la larghezza dell'alveo osseo disponibile, è possibile calcolare che tipo di impianto si deve collocare nel rispetto di tale distanza di sicurezza.
1,5 mm
minimo
1,5 mm
minimo
Esposito M, Ekestubbe A, Grondahl K. Radiological Evaluation of Marginal Bone Loss at Tooth Surfaces facing Single
Branemark Implants. Clin Oral Implants Res 1993;4:151-7.
Tarnow D, Cho SC, Wallace S. The Effect of Inter-Implant
Distance on the Height of the Inter-implant Bone Crest. J
Periodontol 2000;71:546-9.
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esempi
6,5 mm
7 mm
4,1 mm
3,5 mm
1,5 mm
1,5 mm
Impianto Tiny® 3,5 mm ø e 11,5 mm lunghezza
1,5 mm
1,5 mm
Impianto Universal Interna 4 mm ø e 11,5 mm lunghezza
8 mm
8,5 mm
4,8 mm
4,1 mm
1,5 mm
5 mm
1,5 mm
*Impianto Universal Plus 4,5 mm ø e 11,5 mm lunghezza
8,5 mm
1,5 mm
1,5 mm
Impianto di Larghezza Interna 5 mm ø e 11,5 mm lunghezza
12 mm
5,5 mm
4,1 mm
1,5 mm
5,5 mm
1,5 mm
*Impianto Universal Plus 5,5 mm ø e 13 mm lunghezza
4 mm
2,5 mm
Impianto di Larghezza Interna 5,5 mm ø e 11,5 mm lunghezza.
In uno spazio di 12 mm è stato posizionato l'impianto in Distale per eseguire un decentramento della piattaforma. **
* Qualora il diametro dell'impianto o del suo colletto superi il diametro della piattaforma, si dovrà tenere conto del diametro massimo.
** Anitua E, Orive G. Finite element analysis of the influence of the offset placement of an implant-supported prosthesis on bone stress distribution. J Biomed
Mater Res B Appl Biomater. 2009;89:275-81
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2.2. Distanza apico-coronale
Si tratta della profondità alla quale deve essere collocato
l'impianto. Per avere una guida in tal senso utilizzeremo come
riferimento la linea amelocementizia del dente o dei denti
adiacenti. L'impianto deve essere collocato a livello apicale
a 2 mm da questa linea e a 3-4 mm dal margine libero della
gengiva.
2 mm
3-4 mm
Spielman HP. Influence of the implant position on the aesthetics of the restoration. Pract
Periodontics Aesthet Dent. 1996 Nov-Dec;8(9):897-904; quiz 906
2.3. Distanza bucco-linguale
Si consiglia di mantenere una distanza tra la spalla dell'impianto e l'asse vestibolare e linguale o palatale e un volume
osseo di almeno 1 mm al fine di assicurare la stabilità dei
tessuti duri e molli a questo livello.
1 mm
1 mm
Hermann JS, Buser D, Schenk RK, Higginbottom Fl, Cochran DL, Biologic width around
titaniumimplants.A physiologically formed and stable dimension over time. Clin Oral
Implants Res 2000;11:1-11
3. DISTANZA IMPIANTO-IMPIANTO
D ≥ 3 mm
3.1. Distanza meso-distale
La distanza tra le due spalle di impianti contigui deve essere
di almeno 3 mm.
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Il rimodellamento del tessuto osseo attorno all'impianto una volta inserito durante l'osteointegrazione
riguarderà una zona di circonferenza attorno al medesimo di 1,5 mm circa. È necessario evitare di collocare un impianto che invada tale area di rigenerazione al fine di evitare la perdita ossea a causa della
confluenza di rimodellamento delle due aree in contemporanea.
1,5
mm
Area di
rimodellamento osseo
Area di
rimodellamento osseo
1,5
mm
Conoscendo la larghezza dell'alveo osseo disponibile e la misura della piattaforma dei vari impianti, è
possibile calcolare che tipo di impianto si deve collocare nel rispetto di tale distanza di sicurezza.
PIATTAFORMA
MISURA PIATTAFORMA COMPLETA
MISURA DAL CENTRO ALLA
SPALLA (1/2 PIATTAFORMA)
Tiny®
3,5 mm *
1,75 mm *
Universale
4,1 mm *
2,05 mm *
Universal Plus
4,1 mm *
2,05 mm *
Larga
5,5 mm *
2,75 mm *
* Qualora il diametro dell'impianto o del suo colletto superi il diametro della piattaforma, si dovrà
tenere conto del diametro massimo.
13,6 mm
3,25
6,8
15,6 mm
3,55
3,55
7,1
7,1
3,55
7,8
4,25
Tarnow D, Cho SC, Wallace S. The Effect of Inter-Implant Distance on the Height of the Inter-implant Bone Crest. J Periodontol 2000;71:546-9.
Cardaropoli G, Wennström JL, Lekholm U. Peri-implant bone alterations in relation to inter-unit distances. A 3-year retrospective study. Clin Oral
Implants Res 2003;14:430-436
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3.2. Distanza apico-coronale
Sarà possibile scegliere di collocare gli impianti in tre posizioni diverse:
a) Sovracrestale: con la piattaforma dell'impianto al di sopra del limite osseo. Nei casi che prevedono strutture anatomiche che rendano difficoltoso un inserimento più in profondità dell'impianto. È
possibile ottenere crescita verticale posteriore fino a 2 mm. In particolare in caso di impianti corti ed
extra-corti.
b) Juxtacrestale facendo coincidere la piattaforma dell'impianto con il livello osseo. Si tratta della
forma abituale di posizionamento dell'impianto.
a) Subcrestale: con la piattaforma dell'impianto al di sotto del limite osseo. Si tratta della modalità
consigliata nei casi in cui lo spazio interocclusivo sia ridotto. Parte della ristrutturazione protesica si
colloca al di sotto dell'osso senza occupare spazio occlusivo. È frequente tra denti normali a livello di
premolari e molari.
Sovracrestale
juxtacrestale
Subcrestale
Anitua E. Un nuevo enfoque en la cirugía y prótesis sobre implantes. Puesta al día, 1996.
Anitua E. Un nuevo enfoque biologico de la implantologia. Teamwork Media España, 2008.
4. FRESATURA BIOLOGICA
Il nostro protocollo prevede una fresatura a bassi giri (50-150
giri al minuto) senza irrigazione, tecnica nota con il nome di
"fresatura biologica". La mancanza di irrigazione consente di
mantenere l'osso nelle spire della fresa. In questo modo si evita
il riscaldamento riducendo la velocità, conservando la cellularità
delle pareti dell'alveolo.
Consente di ottenere grandi quantitativi di osso della zona di
fresatura, che vengono poi utilizzati come innesto osseo particolato nell'intervento stesso. Tra i vantaggi aggiuntivi, consente
il controllo dell'angolazione e della profondità della fresatura.
Osso ottenuto mediante
fresatura biologica trattenuto
all’interno delle spire della
fresa
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La fresa iniziale è l'unica che viene utilizzata ad alti giri (850-1000 giri al minuto) con irrigazione. Il resto
della fresatura avviene a 50-150 giri al minuto.
Senza irrigazione (1500 rpm)
Diametro della
fresa in mm.
Con una fresatura a 1000-15000 r.p.m, si ottiene un rapido incremento della temperatura, anche con frese di diametro minimo, provocando il surriscaldamento dell'osso e relativa necrosi.
Con irrigazione (1500 rpm)
Diametro della
fresa in mm.
L'irrigazione utilizzata in maniera adeguata mantiene la temperatura a 29-30º C impedendo il surriscaldamento.
Senza irrigazione (125 rpm)
Diametro della
fresa in mm.
Eseguendo una fresatura a bassi giri senza irrigazione, l'incremento termico sarà minimo, anche con frese di grande diametro. In caso
di fresatura progressiva e di perforazione della corticale con una fresa aggressiva con irrigazione, il resto della fresatura può avvenire
senza irrigazione.
Anitua E, Carda C. A novel drilling procedure and subsequent bone autograft preparation: a technical note. Int J Oral Maxillofac Implants. 2007;22:138-45.
Anitua E, BTI: Un nuevo protocolo para el fresado, colocación de implantes y obtención de hueso autólogo. Dental Dialogue 2004; 1:3-11.
Anitua E. Un nuevo enfoque biologico de la implantologia. Teamwork Media España, 2008.
Anitua E. Novel protocols for predictable implantology. Pract Proced Aesthet Dent. 2008;20:123-8.
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Frese iniziali
850-1.000 rpm
Con irrigazione
Si tratta della fresa che inizia la formazione dell'alveolo. Viene utilizzata per perforare la corticale o
collocare l'impianto con precisione.
Frese A DIAMETRO
50-150 rpm
Senza irrigazione
Alesatori
50-150 rpm
Senza irrigazione
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5. Coppia di inserimento
Non esistono evidenze scientifiche in merito al serraggio o coppia di inserimento che meglio favorisca l'osteointegrazione degli impianti.
Gli impianti innestati con una coppia che si aggira sui 40 N·cm presentano una maggiore sopravvivenza rispetto agli impianti con una coppia inferiore. Per tale motivo si consigliano valori vicini a tale
numero o lievemente superiori.
Serraggi elevati che superano i 70 N·cm sono sconsigliati, dal momento che determinano un'eccessiva compressione ossea con conseguenti ripercussioni sulla vitalità dell'osso a contatto con l'impianto,
rendendo difficoltosa l'osteointegrazione. In tali casi si consiglia di rimuovere l'impianto, eseguire una
nuova fresatura e quindi inserirlo di nuovo.
L'errore più frequente consiste nel collocare un impianto con un serraggio basso a causa di una sovrafresatura, ottenendo stabilità soltanto sul colletto invece di distribuirla sull'intero impianto.
6. Fasi chirurgiche: 1, 2 O carico immediato
Una volta inserito l'impianto è possibile avvalersi di tre opzioni, purché le patologie parafunzionali e le
abitudini del paziente siano adeguate.
6.1. Impianto in una fase chirurgica
Il perno di cicatrizzazione può essere inserito quando la stabilizzazione primaria ottenuta nell'intervento sia superiore a 35 N·cm e non si impieghino tecniche chirurgiche complementari (rialzo del
seno, innesti, impianti corti o extra-corti.... In questo modo è possibile ridurre i tempi di attesa per la
ristrutturazione protesica.
Si suturerà la gengiva attorno al perno di cicatrizzazione con un monofilamento non riassorbibile da 5/0.
Anitua E, Orive G, Aguirre JJ, Ardanza B. 5-Year clinical experience with
BTIs dental implants: risk factors for implant failure. J Clin Periodontol
2008; 35:724–732.
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6.2. Impianti in due fasi chirurgiche
Nei casi in cui non si ottenga una corretta stabilità primaria, si
utilizzino tecniche chirurgiche aggiuntive o dettate da motivazioni protesiche (protesi provvisorie che possano determinare una pressione sul perno di cicatrizzazione) si eseguirà
una cicatrizzazione differita.
Si posizionerà il tappo di chiusura dell'impianto e si suturerà la
gengiva sul medesimo, preferibilmente con un monofilamento non riassorbibile di calibro sottile (5/0).
La riapertura avverrà tra i 3 e i 5 mesi dopo, a seconda della
qualità ossea.
6.3. Carico immediato
Nei casi in cui si raggiunga una stabilità primaria sufficiente su
un osso di densità superiore a 500 Unità Hounsfield, è possibile collocare la protesi sull'impianto appena inserito, ovvero
procedere a un carico immediato.
- Per impianti unitari: coppia di serraggio 45-50 N·cm
(almeno 650 Hu)
Lunghezza dell'impianto ≥ 10 mm
Diametro dell'impianto ≥ 3,5 mm
- Per impianti ferulizzati: coppia di serraggio di 30-45 N·cm
Si consiglia di posizionare la protesi entro e non oltre 5 giorni.
L'ideale sarebbe entro 72 ore per non interferire nei fenomeni
di rimodellamento osseo che hanno inizio attorno agli impianto dopo l'innesto.
Purché il carico immediato avvenga su vari impianti ferulizzati,
si utilizzeranno transepiteliali Multi-Im per riuscire a ridurre
le tensioni sugli impianti di recente inserimento nella presa
dell'impronta e per non interferire nella sigillatura epiteliale
attorno alla protesi.
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SCHEMA DEL CARICO IMMEDIATO per protesi multiple
Impianti inseriti. Sugli impianti si collocano i transepiteliali
Si esegue la presa dell'impronta con il coping per Multi-Im
Multi-Im, juxta o sovragengivale.
(tecnica a vasca aperta).
Si costruisce la protesi a carico immediato (3-5 giorni) e si
colloca sugli impianti avvitandola ai Multi-Im.
Garber D, Salama M. Immediate Total Tooth Placement. Compendium 2001;22:210-18.
Cochran DL, Morton D, Weber HP. Consensus statements and recommended clinical procedures regarding loading protocols for endosseous dental
implants. Int J Oral Maxillofac Implants 2004;19:109-113.
Anitua E. Un nuevo enfoque en la cirugía y prótesis sobre implantes. Puesta al día, 1996.
Anitua E. Un nuevo enfoque biologico de la implantologia. Teamwork Media España, 2008.
Anitua E, Orive G, Aguirre JJ. Clinical Outcome of immediately Loaded dental implants bioactivated with plasma rich in growth factors: a 5-year
retrospective study. J Periodontol 2008;79:1168-76.
Anitua E. Novel protocols for predictable implantology. Pract Proced Aesthet Dent. 2008;20:123-8.
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PREPARAZIONE DELL'
ALVEO IMPLANTARE
1. Step by step dall'incisione alla sutura
Questa sezione rappresenta il passo per passo della collocazione di un impianto BTI. Corrisponde a
una piattaforma universale di 4,0 mm di diametro e 13 mm di lunghezza.
UNIVERSAL®
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Incisione crestale sulla gengiva cheratinizzata, con o senza scarico e scollamento
mucoperiosteo del lembo a spessore totale con un periostotomo.
Si procede all'elaborazione dell'alveo
dell'impianto. Si inizia con la preparazione
della cresta e la marcatura del luogo in cui
si collocherà l'impianto con una fresa iniziale a 850 rpm con irrigazione e sull'intera
lunghezza del lavoro. Come riferimento
per stabilire l'ubicazione della posizione
dell'impianto si utilizzerà una guida chirurgica elaborata a partire dalla ceratura
diagnostica.
Collocazione del posizionatore. Si verifica
che la piattaforma dell'impianto scelto e
la collocazione tridimensionale del medesimo siano corrette nel rispetto dei limiti
biologici dei denti adiacenti.
Nel caso in cui si renda necessario correggere la posizione è bene farlo con la fresa
iniziale, in grado di eseguire un taglio laterale.
Preparazione dell'alveo con la fresa
1,8/2,5 mm (fresa pilota) a 50-150 rpm,
senza irrigazione (fresatura biologica) fino
alla totale profondità di lavoro. Si esegue
l'operazione di raccolta dell'osso autologo e si procede alla sua conservazione
nella frazione 2 del PRGF®-Endoret®.
In caso di bassa densità ossea (100-300
Hu) sarà l'ultima fresa della sequenza di
lavoro.
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Tutto l'osso derivante dalla fresatura viene raccolto e conservato
in un recipiente sterile e in vetro, immerso nella frazione 2 del
PRGF®-Endoret® non attivato.
Si sistema il posizionatore blu
(sul lato inverso). Si verifica che
la posizione tridimensionale
dell'impianto sia corretta.
Siamo tuttavia in tempo a correggere la posizione dell'impianto mediante la fresa iniziale, sino
ad ottenere la posizione desiderata.
Si usa l'alesatore fino alla tacca
laser per adeguare l'osso corticale alla piattaforma dell'impianto,
evitando inoltre un eccesso di
compressione a questo livello e
agevolando l'assestamento del
colletto dell'impianto. Non è necessario utilizzare questa fresa in
caso di osso di tipo IV e V.
Fresa da 3 mm, nel caso in cui
la densitometria sia di 400-500
Hounsfield, sarà l'ultima fresa
di lavoro (in caso di osso tipo III
l'ultima fresa ha un diametro di 1
mm inferiore al diametro dell'impianto).
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Fresa da 3,25 mm, nel caso in cui la densitometria sia di 550-800 Hounsfield, sarà
l'ultima fresa di lavoro (in caso di osso tipo
III l'ultima fresa ha un diametro di 0,75 mm
inferiore al diametro dell'impianto).
Fresa da 3,50 mm, qualora la densità ossea sia di 1000-850 Hounsfield, sarà l'ultima della sequenza e si inserirà soltanto
una profondità di 10 mm. Ricordiamo che
si fresa soltanto un 75% della lunghezza
complessiva dell'impianto e che in caso di
osso tipo II l'ultima fresa ha un diametro di
0,5 - 0,75 mm in meno rispetto al diametro
dell'impianto.
Fresa da 3,8 mm, nei casi in cui la densitometria sia compresa tra 1050 e 1400
Hounsfields, si tratterà dell'ultima fresa
della sequenza e si inseriranno soltanto
5 mm. Ricordiamo che si fresa soltanto
un 25-35% della lunghezza complessiva
dell'impianto e che in caso di osso tipo I
l'ultima fresa ha un diametro di 0,2 mm in
meno rispetto al diametro dell'impianto.
100-350
850-1000
400-500
550-800
FICS
FIL
5 mm
10 mm
13 mm
13 mm
1050-1400
HOUNSFIELD
1,8
2,5
INFAPUC
INFAPUL
3
3,25
In questo schema è possibile vedere la sequenza di fresatura di un impianto di 4x13
mm, piattaforma Universale, connessione
interna. Qui si vede come è stata modificata la sequenza di fresatura (l'ultima fresatura) in funzione della densità ossea.
3,50
3,8
4x13
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Si procede ad aprire il blister termosaldato e sterile che contiene l'impianto.
Si rimuove l'impianto dal flacone in
plastica e si ripone il tappo dove si
trova la vite di chiusura.
Umettare l'impianto nel PRGF®Endoret®, frazione 2 attivata per la
creazione di una superficie bioattiva
che favorisca l'osteointegrazione.
Questo passaggio è facoltativo, ma
eseguendolo si ottiene una superficie bioattiva con proteine
del paziente che agevola
l'osteointegrazione.
FRAZIONE 2 - 2ml
Inserimento dell'impianto con il
motore chirurgico a 25 N·cm e 25
rpm, fino a quando avvenga l'innesto a livello crestale o lievemente
sopracrestale.
Anitua A. Enhacement of osseointegration by generating a dynamic implant surface. J. Oral Implant 2006;32:72-76.
Anitua E, Orive G, Pla R, Roman P, Serrano V. The Effects of PRGF on bone regeneration and on titanium implant osseointegration in goats: a histologic and histomorphometric study. J. Biomed Mater Res A. 2009;91:158-65.
Tejero R, Rossbach P, Keller B, Anitua E, Reviakine I. Time-of-flight secondary ion mass spectrometry with principal component analysis of titaniablood plasma interfaces. Langmuir. 2012 Nov 2.
Sánchez-Ilárduya MB, Trouche E, Tejero R, Orive G, Reviakine I, Anitua E. Time-dependent release of growth factors from implant surfaces treated
with plasma rich in growth factors. J Biomed Mater Res A. 2012 Nov 7. doi: 10.1002/jbm.a.34428
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Si concluderà l'inserimento totale, fino al
livello desiderato, con la chiave chirurgica
dinamometrica al fine di conoscere con
precisione il serraggio finale.
Le tacche verticali del trasportatore devono restare posizionate nella sezione vestibolare, linguale, mesiale e distale grazie
alla morfologia della connessione.
Si rimuove il portaimpianti posizionando
la chiave aperta nell'esagono del trasportatore e disinnestandolo con un avvitatore
a testa esagonale grande (si raccomanda
di utilizzare l'avvitatore ad angolo retto
Rif. DAR). Si verifica che il livello dell'inserimento dell'impianto sia corretto.
Nel caso in cui si renda necessaria una rettifica
dell'altezza della piattaforma dell'impianto,
utilizzare la chiave a cricchetto con il connettore rivolto verso la connessione.
Si rimuove la vite di chiusura del tappo dal
contenitore dell'impianto con l'avvitatore
esagonale.
Si avvita il tappo di chiusura all'impianto.
Il tappo di chiusura dell'impianto può
essere collocato con l'avvitatore manuale o con l'avvitatore ad angolo retto (Rif.
DAR ePHG24). Il tappo viene avvitato a
10-15 Nw.
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Se necessario, posizionare un innesto di osso autologo+PRGF®Endoret® (F2) attorno all'impianto al fine di agevolare la
cicatrizzazione ossea (molto
spesso sul lato vestibolare per
sovra-correggere).
Si colloca la membrana di fibrina, ricoprendo l'innesto osseo, la
zona dell'incisione e di lavoro.
Infine si sutura la ferita chirurgica cercando la chiusura primaria dei bordi dell'incisione, con monofilamento non riassorbibile 5/0.
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TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
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IMPIANTI CORTI
ED EXTRACORTI
1. PROTOCOLLO
Gli impianti corti ed extra-corti consentono l'innesto diretto in queste aree (senza passaggi preliminari
di incremento osseo verticale), semplificando la tecnica e abbreviando i tempi di attesa per il paziente.
Anitua E. Un nuevo enfoque en la regeneracion osea. Plasma rico en factores de crecimiento (PRGF). Puesta al día, 2000.
Anitua E. Un nuevo enfoque biologico de la implantologia. Teamwork Media España, 2008.
Anitua E, Orive G, Aguirre JJ, Ardanza B. Five-year clinical evaluation of short dental implants placed in posterior areas: a retrospective study. J Periodontol. 2008 Jan;79(1):42-8.
Anitua E, Tapia R, Luzuriaga F, Orive G. Influence of implant length, diameter, and geometry on stress distribution: a finite element analysis. Int J
Periodontics Restorative Dent. 2010 Feb;30(1):89-95.
Anitua E, Orive G. Short implants in maxillae and mandibles: a retrospective study with 1 to 8 years of follow-up. J Periodontol. 2010 Jun;81(6):819-26.
Anitua E, Alkhraisat MH, Orive G. Novel technique for the treatment of severely atrophied posterior mandible. Int J Oral Maxillofac Implants. Accepted 2013.
| 42 |
TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
BTI vanta una gamma di impianti corti ed extra-corti che consentono un adeguamento a vari livelli di atrofia verticale e orizzontale dei mascellari.
Impianti corti ed extracorti
TINY
Lunghezze (mm.)
| 4,5 | 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 |
Diametri ø (mm.)
| 3,5 | 3,75 |
Impianti di diametro 3,75 mm
UNIVERSAL®
Lunghezze (mm.)
| 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 |
Diametri ø (mm.)
| 3,75 | 4 | 4,25 |
Impianti di diametro 4,25 mm
UNIVERSAL PLUS®
Lunghezze (mm.)
| 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 |
Diametri ø (mm.)
| 4,5 | 5 | 5,5 |
Impianti di diametro 5 mm
LARGA
Lunghezze (mm.)
| 5,5 | 6,5 | 7,5 | 8,5 |
Diametri ø (mm.)
| 4,5 | 5 | 5,5 | 6 | 6,25 |
Impianti di diametro 5,5 mm
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2. TECNICA
Pianificazione chirurgica del
caso mediante software implantologico specifico (BTI-Scan®
II). In questi casi di estremo
riassorbimento, la pianificazione
assume un ruolo di vitale importanza.
3,42 mm
6,89 mm
Incisione crestale sulla gengiva cheratinizzata, con o senza scarico e scollamento mucoperiosteo del
lembo a spessore totale con un periostotomo.
Si esegue una fresatura biologica di diametro progressivo
seguendo il protocollo convenzionale, riducendo di 1,5 mm la
lunghezza stimata nella scansione. Si lascia 1 mm di distanza di
sicurezza.
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Si lavora con frese di diametro fino ad aprire l'alveolo desiderato.
Si utilizza l'alesatore per preparare la corticale.
L'osso ottenuto mediante fresatura viene
conservato durante l'intervento chirurgico nel PRGF®-Endoret®, per lasciarlo immerso nelle proteine del paziente e preservare la vitalità delle cellule ossee. Una
volta concluso l'intervento, tutto l'osso
raccolto può essere utilizzato come innesto particolato per ottenere crescita verticale, estremamente utile nei casi in cui
si abbia a disposizione un'altezza molto
limitata.
Una volta eseguita l'intera fresatura convenzionale, la si conclude con la fresa a
taglio frontale. Tale fresa ci consente di
eseguire una fresatura più profonda (fermandoci a 0,5-1 mm dal nostro limite
anatomico) dando al contempo forma a
una morfologia parallela della porzione
apicale dell'alveolo, che coincide con la
morfologia degli impianti corti ed extracorti eliminando in questo modo la compressione dell'osso a questo livello.
TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
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Si procede ad aprire il blister termosaldato e sterile che contiene
l'impianto.
Si rimuove l'impianto dal flacone in plastica e si ripone il tappo
dove si trova la vite di chiusura.
Umettare l'impianto nel PRGF®Endoret®, frazione 2 attivata per
la creazione di una superficie
bioattiva che favorisca l'osteointegrazione.
(Questa fase è facoltativa):
FRAZIONE 2 - 2ml
Inserimento dell'impianto con il
motore chirurgico a 25 N·cm e
25 rpm, fino a quando avvenga
l'innesto a livello crestale o lievemente sopracrestale.
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TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
Si concluderà l'inserimento totale, fino al
livello desiderato, con la chiave chirurgica
dinamometrica al fine di conoscere con
precisione il serraggio finale.
Si rimuove il portaimpianti posizionando
la chiave aperta nell'esagono del trasportatore e disinnestandolo con un avvitatore a testa esagonale grande. Si verifica
che il livello dell'inserimento dell'impianto sia corretto.
Nel caso in cui si renda necessaria una
rettifica dell'altezza della piattaforma
dell'impianto, utilizzare la chiave a cricchetto con il connettore rivolto verso la
connessione.
Si rimuove la vite di chiusura del tappo dal
contenitore dell'impianto con l'avvitatore
esagonale.
TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
| 47 |
Si avvita il tappo di chiusura
all'impianto con l'avvitatore ad
angolo retto.
Nei casi in cui si renda necessaria
una crescita verticale, si collocherà sull'impianto un innesto
osseo consistente in:
A
A · Un primo strato di osso autologo ottenuto dalla fresatura
biologica veicolata mediante la
frazione 2 del PRGF®-Endoret®
attivato.
B · Si collocherà sullo stesso una
membrana di fibrina autologa
ottenuta con la frazione 1 del
PRGF®-Endoret®.
Infine si sutura la ferita chirurgica con monofilamento non riassorbibile 5/0
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B
Sequenza di fresatura - impianto 5,5 mm ø universale PLUS extra-corto
400-500
850-1000
550-800
100-350
1050-1400
HOUNSFIELD
FICS
FIL
1,8/2,5
3,25
INFAPSL
3,8
INFAPAC
INFAPAL
4,3
4,5
4,8
5,1
FCF
5,3
5,5x6,5
+ 0,5 mm dalla
linea di fresatura
convenzionale
Linea di fresatura con margine di sicurezza
Nervo dentale
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RIALZO DEL SENO
APPROCCIO CRESTALE (Transalveolare)
1. PROTOCOLLO
La tecnica di rialzo del seno trans-alveolare nasce come alternativa all'approccio laterale per evitare la
realizzazione della finestra e lo scollamento della membrana a questo livello, semplificando la procedura chirurgica e riducendo al minimo la fase post-operatoria per il paziente.
La tecnica descritta di seguito impiega anche la fresa a taglio frontale appositamente progettata, che
taglia a livello apicale senza alcun danno alle strutture anatomiche. L'impiego della fibrina autologa del
paziente ottenuta mediante la frazione 1 di PRGF®-Endoret® per proteggere la membrana durante lo
scollamento.
Anitua E. Un nuevo enfoque en la cirugía y prótesis sobre implantes. Puesta al día, 1996.
Anitua E. Un nuevo enfoque en la regeneracion osea. Plasma rico en factores de crecimiento (PRGF). Puesta al día, 2000.
Anitua E. Un nuevo enfoque biologico de la implantologia. Teamwork Media España, 2008.
Torella F, Pitardi S, Cabanes G, Anitua E. Ultrasonic osteotomy for the surgical approach of the maxillary sinus: a technical note. INT J. Oral Maxillofacial implants. 1998;13:697-700.
Anitua E, Prado R, Orive G. A lateral approach for sinus elevation using PRGF technology. Clin Implant Dent Relat Res. 2009;11 Suppl 1:e23-31.
Anitua E, Prado R, Orive G. Bilateral sinus elevation evaluating plasma rich in growth factors technology: a report of five cases. Clin Implant Dent
Relat Res. 2012;14:51-60.
Taschieri S, Corbella S, Del Fabbro M. Mini-invasive osteotome sinus floor elevation in partially edentulous atrophic maxilla using reduced length
dental implants: interim results of a prospective study. Clin Implant Dent Relat Res. 2012 Aug 9. doi: 10.1111/j.1708-8208.2012.00483.x.
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Le frese a taglio frontale sono state appositamente progettate
per eseguire un taglio apicale senza danneggiare le strutture
anatomiche.
Si lavorerà senza irrigazione alla stessa velocità delle frese a diametro. Presentano altresì una capacità di recupero dell'osso.
Le frese a taglio frontale sono disponibili in quattro diametri, in
modo tale da poter essere utilizzate con la sequenza di fresatura
adatta in funzione del diametro dell'impianto.
Le cinque tacche di profondità diverse sono utili per conoscere
l'ubicazione precisa della fresa, in funzione dell'altezza dell'osso
rimanente.
Frese a taglio frontale:
Diametro 3 mm
Diametro 3,5 mm
Diametro 4,5 mm
Diametro 5,1 mm
3 mm
5 mm
6 mm
8 mm
10 mm
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2. TECNICA
Pianificazione chirurgica del
caso mediante software implantologico specifico (BTI-Scan®
II). In questi casi di estremo
riassorbimento, la pianificazione
assume un ruolo di vitale importanza.
5,25 mm
UNIVERSAL PLUS®
5 ø mm. e 5,5 mm. lunghezza
Incisione crestale sulla gengiva cheratinizzata, con o senza scarico e scollamento mucoperiosteo del
lembo a spessore totale con un periostotomo. Il lembo deve essere abbastanza ampio da consentire
una corretta visione della zona, sebbene gli scarichi potrebbero anche essere evitati.
Si parte con la fresa iniziale con
un margine di sicurezza di 1,5
mm.
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TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
1,5 mm
Fresa da 1,8/2,5 mm (pilota) a 50-150 rpm
alla lunghezza di lavoro stabilita con la fresa iniziale.
Fresa da 3 mm sulla lunghezza complessiva del lavoro.
Fresa da 3,5 mm sulla medesima lunghezza.
Alesatura per la conformazione della parte
superiore del neo-alveolo.
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| 53 |
Fresa da 4 mm sulla lunghezza del lavoro.
Fresa da 4,5 mm sulla medesima lunghezza. Sino alla fresa abbiamo mantenuto 1-1,5 mm di distanza di sicurezza.
Questo spazio finale di 0,5-1 mm sarà
fresato con la fresa ad attacco frontale.
Una volta fresati gli ultimi 0,5 mm,
la membrana di Schneider rimane
esposta in fondo all'alveolo. In molte
occasioni è possibile evitare il rialzo e
mantenere un impianto di 6,5-7,5 mm
di lunghezza, dal momento che questa
fresa consente una fresatura più conservativa.
Nel caso in cui si prosegua, si inserisce una membrana di fibrina autologa
elaborata con la frazione 1 del PRGF®Endoret® affinché protegga la membrana e con un condensatore sinusale
si esegue una lieve pressione che scolli
la membrana a questo livello. Con questa tecnica è possibile guadagnare fino
a 2-3 mm di altezza in tutta sicurezza e
in maniera minimamente invasiva.
In molte occasioni potremo già inserire l'impianto per ottenere 1 mm di
crescita apicale. La fibrina è sufficiente.
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TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
Nei casi in cui si renda necessario ottenere
una maggiore altezza, è possibile inserire lentamente l'innesto (biomateriale +
PRGF®-Endoret®) ed effettuare una maggiore pressione e lo scollamento della
membrana. Questa tecnica è indicata per
le altezze ossee comprese tra i 3,5 e i 7,5
mm.
Si procede ad aprire il blister termosaldato e sterile che contiene l'impianto.
Si rimuove l'impianto dal flacone in plastica e si ripone il tappo dove si trova la vite
di chiusura.
Umettare l'impianto nel PRGF®-Endoret®,
frazione 2 attivata per la creazione di una
superficie bioattiva che favorisca l'osteointegrazione.
FRAZIONE 2 - 2ml
TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
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Inserimento dell'impianto con il
motore chirurgico a 25 N·cm e
25 rpm, fino a quando avvenga
l'innesto a livello crestale o lievemente sopracrestale.
Si concluderà l'inserimento totale, fino al livello desiderato, con
la chiave chirurgica dinamometrica al fine di conoscere con
precisione il serraggio finale.
Si rimuove il portaimpianti posizionando la chiave aperta nell'esagono del trasportatore e disinnestandolo con un avvitatore a
testa esagonale grande. Si verifica che il livello dell'inserimento
dell'impianto sia corretto.
Nel caso in cui si renda necessaria
una rettifica dell'altezza della piattaforma dell'impianto, utilizzare la
chiave a cricchetto con il connettore
rivolto verso la connessione.
Si rimuove la vite di chiusura del
tappo dal contenitore dell'impianto con l'avvitatore esagonale.
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TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
Si avvita il tappo di chiusura all'impianto.
Infine si sutura la ferita chirurgica con
monofilamento non riassorbibile 5/0
3. INDICAZIONI PER L'APPROCCIO DELL'ATROFIA POSTERIORE DEL MASCELLARE
In caso di riassorbimenti minori (8-10 mm)
sarà possibile posizionare impianti corti
con ancoraggio sulla corticale sinusale
senza rialzo del seno (con la fresa ad attacco frontale).
10 mm
8 mm
Qualora il volume della cresta ossea si collochi tra i 4 e i 6 mm, è possibile eseguire
un rialzo trans-alveolare posizionando impianti extra-corti, con o senza innesto in
funzione della cresta residuale (altezza e
densità ossea).
6 mm
4 mm
Nei casi in cui la cresta ossea residuale sia
compresa tra 1 e 3 mm, l'indicazione sarà
quella di un rialzo del seno con approccio
laterale.
2 mm
1 mm
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RIALZO DEL SENO
APPROCCIO LATERALE MEDIANTE ULTRASUONI
1. PROTOCOLLO
La tecnica di rialzo del seno è il metodo più spesso utilizzato per ripristinare un volume dell'osso e
un'altezza della cresta opportuni nelle atrofie posteriori mascellari severe.
La tecnica convenzionale consiste nella creazione di un accesso laterale al seno mediante una finestra
ossea. Quindi si esegue uno scollamento della membrana di Schneider e si procede al riempimento
sotto la medesima con un biomateriale, innesto osseo particolato o una miscela di entrambi per ottenere immediatamente l'aumento dell'altezza ossea del settore posteriore.
Anitua E. Un nuevo enfoque en la cirugía y prótesis sobre implantes. Puesta al día, 1996.
Torella F, Pitardi S, Cabanes G, Anitua E. Ultrasonic osteotomy for the surgical approach of the maxillary sinus: a technical note. INT J. Oral Maxillofacial implants. 1998;13:697-700.
Anitua E. Un nuevo enfoque en la regeneracion osea. Plasma rico en factores de crecimiento (PRGF). Puesta al día, 2000.
Anitua E. Un nuevo enfoque biologico de la implantologia. Teamwork Media España, 2008.
Anitua E, Prado R, Orive G. A lateral approach for sinus elevation using PRGF technology. Clin Implant Dent Relat Res. 2009;11 Suppl 1:e23-31.
Anitua E, Prado R, Orive G. Bilateral sinus elevation evaluating plasma rich in growth factors technology: a report of five cases. Clin Implant Dent
Relat Res. 2012;14:51-60.
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TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
L'impiego degli ultrasuoni nella realizzazione dell'osteotomia
agevola la tecnica, eliminando il rischio di perforazione della
membrana. BTI dispone di innesti specifici per questa tecnica,
in grado di agevolare l'approccio, come altresì di un kit specifico di scollatori sinusali adeguati per il raggiungimento di tutte
le aree da trattare.
KES: Kit di scollatori del seno
Punte del Kit di scollatori del seno
UT1
Punta a spatola circolare a 140º
Per eseguire corticotomie e raschiatura
della base del seno prima dell'inserimento di un innesto.
UT1A
Potenza · 50
Vibrazione · 70
Irrigazione · 45
Punta a spatola circolare a 140º mini
Per eseguire una corticotomia sinusale.
Potenza · 40
Vibrazione · 80
Irrigazione · 45
Scollatori della membrana di Schneider.
DMS1
DMS2
DMS3
INDICAZIONI
Nei casi in cui esista una cresta residuale di almeno 4 mm di
altezza sulla quale sia possibile stabilizzare correttamente gli
impianti, in seguito al rialzo è possibile inserire impianti nella
zona riducendo i tempi di attesa per il paziente.
Se la cresta residuale è inferiore a 3 mm o presenta una bassa
densità, si raccomanda l'inserimento dell'impianto in una seconda fase chirurgica.
4 mm
2 mm
Membrana di Schneider
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2. TECNICA
Pianificazione chirurgica del
caso mediante software implantologico specifico (BTI Scan II).
2,96 mm
Incisione crestale sulla gengiva
cheratinizzata, con o senza scarico e scollamento mucoperiosteo del lembo a spessore totale
con un periostotomo.
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Il lembo deve essere abbastanza ampio da
consentire una corretta visione della zona.
Si esegue una finestra ossea a livello del
seno mascellare con il bisturi a ultrasuoni abbastanza ampia e che consenta di
raggiungere l'intera lunghezza del seno
mascellare.
Una volta eseguita l'osteotomia completa
della finestra, la si scolla lentamente con
uno degli scollatori per membrana per
estrarla. Questo scollamento deve avvenire con la massima attenzione, per non
causare lacerazioni nella membrana di
Schneider.
La finestra viene immersa nel PRGF®Endoret®, frazione 2 per l'intera durata
dell'intervento al fine di conservarla nelle
migliori condizioni biologiche e poterla
poi ricollocare in seguito.
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| 61 |
La membrana viene scollata
lentamente, partendo preferibilmente dalla parte inferiore.
Quindi si procede a scollare le
parti laterali. Una volta scollata
viene rialzata.
Al di sotto della membrana si inserisce l'innesto, consistente in
un biomateriale miscelato con
PRGF®-Endoret® (F2) al quale è
possibile aggiungere osso autologo ottenuto mediante fresatura nel caso in cui si inseriscano
innesti nel medesimo intervento
chirurgico.
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Una volta riempito l'intero seno, si ricolloca la calotta nella posizione originale ruotandola di 30º fino a stabilizzarla, in modo
che sia ben salda e non sia soggetta a micro movimenti che possano complicarne
l'integrazione.
Quindi si copre tutto con una membrana
di fibrina autologa (PRGF®-Endoret®, frazione 1).
Si procede alla sutura con monofilamento 5/0 non riassorbibile.
Dopo un periodo di attesa per il consolidamento dell'innesto, che solitamente si
aggira sui 5-6 mesi, è possibile procedere
all'inserimento degli impianti. Questi
impianti vengono inseriti nel rispetto del
protocollo convenzionale descritto nella
sezione “step by step”.
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espansione della
cresta con espansori
motorizzati
1. PROTOCOLLO
Gli espansori di cresta motorizzati sono un'evoluzione degli osteotomi convenzionali. Si eliminano
alcune fasi di questa vecchia tecnica, quali i colpi di martello che potevano generare stress nel paziente, malessere e imprecisione durante l'intervento chirurgico.
L'indicazione fondamentale dell'espansore 1 e 2 consiste nell'espansione della cresta nei casi in cui
si parte da una larghezza residuale superiore ai 3 mm. Con l'espansore 3 e 4 è possibile compattare
l'osso inferiore a 400 Hounsfield e al contempo eseguire piccoli rialzi del seno.
Esistono due kit di espansori: lunghi e corti, per i casi che presentano una ridotta apertura della bocca.
Gli espansori lunghi presentano una lunghezza di 17 mm con tacche situate a: 8,5 - 10 - 13 e 15
mm Esistono quattro espansori a diametro progressivo e di forma conica con uno spessore inferiore sulla punta rispetto al corpo. L'espansore n.1 è dotato di una punta attiva. Gli altri presentano
punte smussate.
Anitua E. Un nuevo enfoque en la cirugía y prótesis sobre implantes. Puesta al día, 1996.
Anitua E. Un nuevo enfoque en la regeneracion osea. Plasma rico en factores de crecimiento (PRGF). Puesta al día, 2000.
Anitua E. Un nuevo enfoque biologico de la implantologia. Teamwork Media España, 2008.
Mazzocco F, Nart J, Cheung WS, Griffin TJ. Prospective evaluation of the use of motorized ridge expanders in guided bone regeneration for future
implant sites. Int J Periodontics Restorative Dent. 2011;31:547-54.
Anitua E, Begoña L, Orive G. Clinical evaluation of split-crest technique with ultrasonic bone surgery for narrow ridge expansion: status of soft and
hard tissues and implant success. Clin Implant Dent Relat Res. 2011 Mar 31. doi: 10.1111/j.1708-8208.2011.00340.x.
Anitua E, Begoña L, Orive G. Two-stage split-crest technique with ultrasonic bone surgery for controlled ridge expansion: a novel modified technique. Oral Surg Oral Med Oral Pathol Oral Radiol Endod. 2011;112:708-10.
Anitua E, Begoña L, Orive G. Controlled ridge expansion using a two-stage split-crest technique with ultrasonic bone surgery. Implant Dent.
2012;21:163-70.
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TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
Si utilizzano gli espansori fino a ottenere l'espansione desiderata in funzione della cresta residuale e del diametro dell'impianto che si è pianificato di inserire. In linea generale si posiziona l'impianto di diametro maggiore rispettando la distanza
orizzontale tra l'impianto e gli assi ossei e con la massima lunghezza possibile. Si raccomanda di non effettuare fratture estese degli assi che provocano una minore stabilità primaria in
modo che possa riassorbirsi.
KEXCO: Kit di espansori compattatori
Espansori motorizzati lunghi
Diametro 2 mm
Diametro 2,6 mm
Diametro 3,1 mm
Diametro 3,8 mm
1,4 mm
1,9 mm
2,6 mm
8,5 mm
10 mm
17 mm
13 mm
15 mm
Espansore I
Espansore II
Espansorecompattatoresollevatore III
Espansorecompattatoresollevatore IV
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2. TECNICA
Pianificazione chirurgica del
caso mediante software implantologico specifico (BTI-Scan® II).
In questi casi di estremo riassorbimento orizzontale, la pianificazione assume un ruolo di vitale
importanza.
4 mm
2,5 mm
2.1. Preparazione dell'alveo
Incisione crestale sulla gengiva
cheratinizzata di 2 mm in zona
palatale, con o senza scarico e
scollamento mucoperiosteo del
lembo a spessore totale con un
periostotomo.
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Quindi si procede alla fresatura con fresa
iniziale a 850-1000 rpm con irrigazione
fino alla complessiva lunghezza del lavoro.
Questa fresa crea un alveolo di 1,5 mm di
diametro massimo.
Inserendo l'espansore n.1 sull'intera lunghezza del lavoro. Questo espansore crea
un alveolo di 2 mm di diametro, dimensione ideale per la collocazione di un impianto di 2,5 mm in caso di riassorbimento estremo.
In caso di diametro pari a 2,5 mm Ø, la preparazione si conclude qui.
Proseguire con il punto 2.2.
Si inserisce l'espansore n.2 fino a raggiungere l'intera lunghezza del lavoro. Questo
espansore crea un alveolo di 2,6 mm di
diametro.
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| 67 |
Si inserisce la fresa pilota (1,8-2,5
mm) sull'intera lunghezza del
lavoro a 50 rpm. Nei casi in cui
la sezione corticale palatale o
linguale sia più densa rispetto a
quella vestibolare si raccomanda
di eseguire la fresatura effettuando una pressione verso l'area palatale. Ora è possibile inserire un
impianto do 3 o 3,3 mm a seconda della densità ossea.
In caso di diametro dell'impianto
pari a 3 o 3,3 mm Ø, la preparazione
si conclude qui.
Proseguire con il punto 2.2.
Si inserisce l'espansore n.3 fino
a raggiungere l'intera lunghezza
del lavoro. Questo espansore genera un alveolo di 3,1 mm ideale
per la collocazione di un impianto di 3,5 o 3,75 mm a seconda
della densità ossea.
In caso di diametro dell'impianto
pari a 3,5 o 3,75 mm Ø, la preparazione si conclude qui.
Proseguire con il punto 2.2.
| 68 |
TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
2.2. Inserimento dell'impianto e sovracorrezione
Si procede ad aprire il blister termosaldato
e sterile che contiene l'impianto.
Si rimuove l'impianto dal flacone in plastica e si ripone il tappo dove si trova la vite
di chiusura.
Umettare l'impianto nel PRGF®-Endoret®,
frazione 2 attivata per la creazione di una
superficie bioattiva che favorisca l'osteointegrazione.
FRAZIONE 2 - 2ml
Inserimento dell'impianto con il motore chirurgico a 25 N·cm e 25 rpm, fino a
quando avvenga l'innesto a livello crestale
o lievemente sopracrestale.
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| 69 |
Si concluderà l'inserimento totale, fino al livello desiderato, con
la chiave chirurgica dinamometrica al fine di conoscere con
precisione il serraggio finale.
Si rimuove il portaimpianti posizionando la chiave aperta nell'esagono del trasportatore e disinnestandolo con un avvitatore a
testa esagonale grande. Si verifica che il livello dell'inserimento
dell'impianto sia corretto.
Si rimuove la vite di chiusura del
tappo dal contenitore dell'impianto con l'avvitatore esagonale DHP24, specifico per gli
impianti Tiny®.
Si avvita la microvite all'impianto.
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C
Si esegue una sovracorrezione della zona
vestibolare.
A · Osso autologo + frazione 2 PRGF®Endoret® nella porzione più profonda (a
contatto con l'osso).
A
B · Biomateriale + frazione 2 PRGF®Endoret® collocato sullo strato anteriore.
C · Tutto ciò si coprirà con una membrana
di fibrina autologa.
B
Infine si sutura senza tensione il lembo (è
possibile che si debba eseguire lo scarico
del periostio), preferibilmente con una sutura monofilamento non riassorbibile da
5/0.
3. ESPANSIONE-COMPATTAZIONE DELLA CRESTA ASSOCIATA AL
RIALZO TRANS-ALVEOLARE MEDIANTE ESPANSORI MOTORIZZATI
Si parte da una cresta iniziale di 5-6 mm
di altezza residuale. Inoltre l'osso presenta
una bassa densità, inferiore a 400 Hu. Per
tale motivo si utilizzerà la tecnica congiunta di compattazione-rialzo.
6 mm
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Vista assiale della cresta prima
della compattazione dell'osso.
6 mm
Si segna con la fresa iniziale l'area nella quale si collocherà l'impianto, lasciando un margine di
sicurezza fino alla pavimentazione del seno pari a 1 mm.
Si inserisce l'espansore n.1 sulla lunghezza del lavoro segnata con la fresa iniziale. Questo
espansore compatterà l'osso lateralmente.
Quindi si inserirà l'espansore n.2
alla stessa lunghezza. In questo
modo si ottiene una compattazione maggiore, che apporterà
una maggiore stabilità primaria.
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1 mm
1 mm
1 mm
A questo punto sarebbe possibile iniziare
il rialzo transcrestale. Si inserisce l'espansore n.3 che genererà una nuova compattazione laterale dell'osso mentre si esegue
una pressione verso la pavimentazione
del seno. La punta non traumatica consente il rialzo della zona relativa al neoalveolo senza danneggiare la membrana
di Schneider
Si prosegue con l'espansore n.4. La pressione esercitata con l'espansore sposta
l'osso dalla zona di sicurezza lasciata
inizialmente (1 mm) trascinando parte
del volume osseo che circonda la punta
dell'espansore, generando una cupola ossea. È possibile utilizzare fibrina e osso autologo come precedentemente illustrato.
Vista assiale della cresta con l'espansore
n.4.
Si inserisce l'impianto nella zona di rialzo transcrestale. In questo modo è stato
possibile ottenere volume in altezza e la
compattazione del volume osseo attorno
all'impianto. Tale compattazione genera
una maggiore stabilità primaria.
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Split di cresta con
ULTRASUONI ed
espansori
motorizzati
SPLIT DI CRESTA
1. PROTOCOLLO
Questa tecnica consente di realizzare una separazione tra gli assi vestibolare e linguale o palatale,
spostando la corticale vestibolare della mascella o della mandibola dividendoli da quello midollare,
creando in questo modo un gap intermedio che generalmente rimane occupato per la maggior parte dagli impianti innestati. Il restante spazio ottenuto non occupato dagli impianti può essere colmato
con biomateriali, innesti ossei particolati o derivati e plasma ricco in fattori di crescita (PRGF®- Endoret®). Lo spazio creato tra le due corticali viene colonizzato da osso nuovo ampliando l'ampiezza della
cresta.
La principale indicazione di questa tecnica consiste nell'estremo riassorbimento orizzontale derivante
dalla conservazione delle due corticali intatte e con una cresta di larghezza compresa tra 2 e 3 mm
che non consente un'espansione diretta con gli espansori motorizzati.
Anitua E. Un nuevo enfoque en la cirugía y prótesis sobre implantes. Puesta al día, 1996.
Anitua E. Un nuevo enfoque en la regeneracion osea. Plasma rico en factores de crecimiento (PRGF). Puesta al día, 2000.
Anitua E. Un nuevo enfoque biologico de la implantologia. Teamwork Media España, 2008.
Anitua E, Begoña L, Orive G. Clinical evaluation of split-crest technique with ultrasonic bone surgery for narrow ridge expansion: status of soft and
hard tissues and implant success. Clin Implant Dent Relat Res. 2011 Mar 31. doi: 10.1111/j.1708-8208.2011.00340.x.
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Anitua E, Begoña L, Orive G. Controlled ridge expansion using a two-stage split-crest technique with ultrasonic bone surgery. Implant Dent.
2012;21:163-70.
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TECNICHE CHIRURGICHE BTI BIOTECHNOLOGY INSTITUTE
L'impiego degli ultrasuoni per la realizzazione dell'osteotomia
nella tecnica di Split presenta dei vantaggi rispetto alla chirurgia convenzionale mediante dischi o scalpelli per il minore
stress del paziente (evitando i colpi), la minore possibilità di
danneggiare le strutture anatomiche vicine e la corretta conservazione biologica dell'osso trattato, oltre a un controllo chirurgico molto più preciso.
BTI vanta una gamma di innesti a ultrasuoni che si adattano
a tutte le condizioni, angolazioni e modalità di taglio per poter eseguire la tecnica nel massimo comfort e con la massima
precisione.
KSC: Kit di Split di Cresta
Punte del Kit di Split di Cresta
UT3A
Punta di periotomo arrotondato
girata 90°
Per eseguire uno split di cresta.
Potenza · 50
Vibrazione · 50/100
Irrigazione · 45/60
UT5
UT3
Punta di periotomo arrotondato
Per eseguire uno split di cresta.
Potenza · 50
Vibrazione · 50/100
Irrigazione · 45/60
Punta a spatola
Per eseguire corticotomie.
Potenza · 50
Vibrazione · 70
Irrigazione · 45
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2. TECNICA
Pianificazione chirurgica del
caso mediante software implantologico specifico (BTI-Scan® II).
In questi casi di estremo riassorbimento orizzontale, la pianificazione assume un ruolo di vitale
importanza.
Incisione crestale sulla gengiva
cheratinizzata, con scarichi o
scollamento mucoperiosteo del
lembo a spessore totale con un
periostotomo.
A seconda dei casi, il lembo si
estenderà ai denti vicini per ridurre la tensione sull'incisione
quando si sovra-corregge con
innesti ossei o biomateriali.
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5,75 mm
2,96 mm
Quindi si procede alla fresatura con fresa
iniziale a 850-1000 rpm con irrigazione
fino alla complessiva lunghezza del lavoro.
Questa fresa crea un alveolo di 1,5 mm di
diametro massimo.
Una volta eseguite le tacche di posizionamento dei futuri impianti con la fresa
iniziale, si utilizza il bisturi a ultrasuoni per
eseguire una corticotomia orizzontale tra
le tacche eseguite con la fresa, dividendo
la cresta in due lamine. Ciascuna di esse
contiene una parte di osso corticale e midollare. L'incisione mediante ultrasuoni
supera i fori lateralmente di almeno 3 mm.
Una volta eseguito il taglio orizzontale, si
procede all'espansione delle sezioni corticali mediante l'inserimento di espansori
motorizzati a diametro progressivo fino a
ottenere la separazione necessaria tra gli
assi per l'inserimento dell'impianto selezionato. Gli espansori vengono inseriti sulla lunghezza complessiva di lavoro.
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Con gli espansori a numero progressivo si allargherà il foro di inserimento dell'impianto.
Con l'espansore n.1 si creerà un
alveolo di 2 mm.
Con l'espansore n.2 si creerà un
alveolo di 2,6 mm.
impianto Tiny® da 3 e 3,3 mm.
Si procede ad aprire il blister termosaldato e sterile che contiene
l'impianto.
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Si rimuove l'impianto dal flacone in plastica e si ripone il tappo dove si trova la
microvite di chiusura.
Umettare l'impianto nel PRGF®-Endoret®,
frazione 2 attivata per la creazione di una
superficie bioattiva che favorisca l'osteointegrazione.
FRAZIONE 2 - 2ml
Inserimento dell'impianto con il motore chirurgico a 25 N·cm e 25 rpm, fino a
quando avvenga l'innesto a livello crestale
o lievemente sopracrestale.
Si concluderà l'inserimento totale, fino al
livello desiderato, con la chiave chirurgica
dinamometrica al fine di conoscere con
precisione il serraggio finale.
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Si rimuove il portaimpianti posizionando la chiave aperta nell'esagono del trasportatore e disinnestandolo con un avvitatore a
testa esagonale grande. Si verifica che il livello dell'inserimento
dell'impianto sia corretto.
Si rimuove la vite di chiusura del
tappo dal contenitore dell'impianto con l'avvitatore esagonale DHP24, specifico per gli impianti Tiny®.
Si avvita il tappo di chiusura
all'impianto.
* A volte può essere necessaria la
collocazione del tappo di chiusura
(TCIPT) dell'impianto Tiny® al posto
della vite, dal momento che tale
tappo è più alto e impedisce la formazione di osso sulla piattaforma
dell'impianto.
TCIPT
Si colma il gap tra gli impianti
con PRGF®-Endoret®, frazione 2
attivata.
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Vista inferiore del “gap” colmato con
PRGF®-Endoret®, frazione 2 attivata.
Si esegue una sovra-correzione dell'area
vestibolare con un innesto che presenta
vari strati:
A · Osso autologo + frazione 2 PRGF®Endoret® nella sua porzione più profonda
(a contatto con l'osso) per i casi in cui sia
stato possibile ottenere osso mediante
fresatura biologica.
A
B
C
B · Biomateriale + frazione 2 PRGF®Endoret® collocato sullo strato anteriore.
Nel caso in cui non si disponga di osso
autologo ottenuto mediante fresatura,
aggiungere maggiore volume allo strato.
C · Tutto ciò si coprirà con una membrana
di fibrina autologa.
Infine il lembo viene suturato senza tensione, preferibilmente con una sutura monofilamento non riassorbibile da 5/0.
Potrebbe sopraggiungere l'esigenza di
eseguire incisioni di scarico sul periostio
prima della chiusura della mucosa.
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ESPANSIONE della
cresta controllata in
due tempi CHIRURGICI
impianti espansori transizionali
1. PROTOCOLLO
Nei pazienti edentuli a lunga evoluzione si osservano spesso riassorbimenti ossei estremi in senso
orizzontale. Le procedure di incremento orizzontale descritte nei capitoli precedenti rappresentano
opzioni corrette su creste con un volume osseo residuale compreso tra 4 e 5 mm. Quando si affrontano riassorbimenti maggiori, la tecnica classica di riabilitazione prevede la collocazione di innesti
in blocco. Gli impianti transizionali uniti alla tecnica con split in due fasi consentono di ottenere un
guadagno osseo analogo a quello degli innesti in blocco con minore morbilità.
Anitua E, Begaña L, Orive G. Two-stage split-crest technique with ultrasonic bone surgery for controlled ridge expansion: A novel modified technique: Oral Surg
Oral Med Oral Pathos Oral Radiol Endod. 2011; 112:708-710.
Anitua E, Begoña L, Orive G. Controlled ridge expansion using a two-stage split-crest technique with ultrasonic bone surgery. Implant Dent. 2012;21:163-70.
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Gli impianti transizionali appartengono a una famiglia di impianti espansori che si utilizzano in maniera provvisoria per ottenere un'espansione del volume osseo.
SCHEMA DEI COMPONENTI DI UN
IMPIANTO ESPANSORE TRANSIZIONALE
Prevedono un apice conico in grado di avanzare, un corpo cilindrico filettato che agevola l'avanzamento e una testa piatta.
La testa piatta viene giustapposta alla cresta in modo tale che,
non esistendo zone che fuoriescono dalla cresta, la chiusura
primaria e la cicatrizzazione dei tessuti molli sarà corretta.
Apice conico
La superficie viene trattata per agevolare l'osteointegrazione e
la formazione di osso alveolare attorno all'impianto.
Corpo cilindrico filettato
L'umettazione della superficie con PRGF®-Endoret® fa sì che la
superficie si integri ancor meglio e in maniera più rapida, ottenendo un alveo osseo quando si rimuove l'impianto transizionale completamente vitale per la collocazione di un nuovo
impianto di diametro convenzionale.
Trattamento superficiale
Sono disponibili in due diametri e in due lunghezze per le diverse situazioni cliniche.
Testa piatta
Impianti Espansori Transizionali
Diametro 2,5 mm
Diametro 2,5 mm
8,5 mm
Diametro 3 mm
Diametro 3 mm
11,5 mm
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2. TECNICA
Pianificazione chirurgica del
caso mediante software implantologico specifico (BTI-Scan® II).
In questi casi di estremo riassorbimento orizzontale, la pianificazione assume un ruolo di vitale
importanza.
2,54 mm
Si esegue un'incisione crestale
lievemente palatalizzata e si rialza un lembo a spessore totale.
2,54 mm
Si esegue la fresatura con la fresa sulla lunghezza del lavoro segnata durante la pianificazione
preliminare, sulla cresta residuale, senza che assuma troppa importanza la successiva posizione
dell'impianto definitivo. Ci si farà
pertanto guidare dall'asse osseo
piuttosto che dalla posizione
dell'impianto.
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L'asse ottenuto mediante fresatura, a causa dell'estremo riassorbimento della cresta residuale, non è ideale per l'inserimento dell'impianto definitivo.
Si inserisce l'espansore n.1. Nel caso in cui
si noti che con tale espansore si è al limite,
si inserisce un espansore transizionale di
2,5 mm qualora sia possibile proseguire,
inserendo 8 mm dell'espansore n.2 e concludendo con un transizionale di 3 mm.
Si procede ad aprire il blister termosaldato
e sterile che contiene l'impianto.
Si rimuove l'impianto dalla confezione
assieme al motore chirurgico e alla punta
quadrata PDC24.
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Umettare l'impianto nel PRGF®Endoret®, frazione 2 attivata per
la creazione di una superficie
bioattiva che favorisca l'osteointegrazione.
FRAZIONE 2 - 2ml
Si colma il neo-alveolo con
PRGF®-Endoret® attivato (frazione 2) per procedere poi all'inserimento, come già illustrato,
dell'impianto transizionale di 2,5
o 3 mm de diametro e di 8,5 o
11,5 mm di lunghezza.
Si inserisce l'impianto transizionale con il motore per impianti a
25 Nw massimo con punta quadrata (Rif. PDC24). L'inclinazione
con la quale si inserisce l'impianto transizionale si trova su un
asse non corretto dal punto di vista dell'emergenza dell'impianto
ai fini della riabilitazione e della
funzionalità del medesimo, ma
consente di mantenere l'espansione ottenuta.
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C
Infine si esegue una sovracorrezione vestibolare
dell'intera area chirurgica per ottenere un maggiore
guadagno osseo. Infine si sutura con un monofilamento da 5/0 senza tensione (chiusura primaria).
A · Osso autologo + frazione 2 PRGF®-Endoret®
nella porzione più profonda (a contatto con l'osso).
A
B
B · Biomateriale + frazione 2 PRGF®-Endoret® collocato sullo strato anteriore.
C · Tutto ciò si coprirà con una membrana di fibrina autologa.
Una volta avvenuta la maturazione dell'innesto
(all'incirca 3-4 mesi) si eseguirà il re-ingresso chirurgico. In questo schema è possibile osservare il
guadagno in ampiezza ottenuto sulla cresta e il
fatto che sia stata mantenuta dall'impianto transizionale.
Durante il re-ingresso chirurgico si progetta un
lembo come quello iniziale (lievemente palatalizzato).
Si rimuove l'impianto transizionale con l'avvitatore
ad angolo retto e la punta quadrata (Rif. PDC24).
L'estrazione avviene mediante controsserraggio,
in modo assolutamente non traumatico, lasciando
l'alveo intatto per un nuovo intervento.
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Lo scenario cui ci troviamo ora
davanti è completamente diverso rispetto alla situazione iniziale, dal momento che si è verificato un guadagno in ampiezza
pari al 150%.
6 mm
È ora possibile eseguire una
nuova fresatura per procedere
alla collocazione di un nuovo
impianto. In questa occasione
si segue la direzione verso l'asse più opportuno ai fini della
successiva riabilitazione dell'impianto.
Confronto tra l'asse primario
(ottenuto mediante l'impianto
transizionale) e l'asse secondario ottenuto mediante la nuova
fresatura.
Asse primario
Asse secondario
Si esegue una fresatura biologica (50-150 rpm senza irrigazione) di diametro progressivo
fino a raggiungere un diametro
dell'alveolo in linea con l'impianto da inserire in funzione della
pianificazione,
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Si colma il neo-alveolo con PRGF®Endoret® attivato (frazione 2) per l'inserimento dell'impianto.
Si procede ad aprire il blister termosaldato
e sterile che contiene l'impianto.
Si rimuove l'impianto dal flacone in plastica e si ripone il tappo dove si trova la
microvite di chiusura.
Umettare l'impianto nel PRGF®-Endoret®,
frazione 2 attivata per la creazione di una
superficie bioattiva che favorisca l'osteointegrazione.
FRAZIONE 2 - 2ml
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Inserimento dell'impianto con il
motore chirurgico a 25 rpm e 25
Nw. Se il motore dovesse fermarsi prima di raggiungere l'adeguata altezza rispetto alla cresta
ossea, è possibile proseguire con
la chiave chirurgica dinamometrica al fine di conoscere con
precisione la coppia di serraggio
finale.
Si rimuove il portaimpianti posizionando la chiave aperta nell'esagono del trasportatore e disinnestandolo con un avvitatore a
testa esagonale grande. Si verifica che il livello dell'inserimento
dell'impianto sia corretto.
Si rimuove la microvite di chiusura del tappo dal contenitore
dell'impianto con l'avvitatore
esagonale DHP24, specifico per
gli impianti Tiny®.
Si avvita il tappo di chiusura
all'impianto.
* A volte, se l'impianto viene collocato in posizione subcrestale in una
porzione, si rende opportuno il posizionamento del tappo di chiusura
(TCIPT) dell'impianto Tiny® al posto
della vite, per evitare che la testa
dell'impianto si ricopra di osso.
TCIPT
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C
Si esegue una nuova sovracorrezione vestibolare e si sutura con un monofilamento
da 5/0 ottenendo una chiusura primaria.
A · Osso autologo + frazione 2 PRGF®Endoret® nella sua porzione più profonda
(a contatto con l'osso) per i casi in cui sia
stato possibile ottenere osso mediante
fresatura biologica.
A
B
B · Biomateriale + frazione 2 PRGF®Endoret® collocato sullo strato anteriore.
Nel caso in cui non si disponga di osso
autologo ottenuto mediante fresatura, aggiungere maggiore volume allo strato.
C · Tutto ciò si coprirà con una membrana
di fibrina autologa.
Trascorso il tempo di maturazione ossea è
stato possibile ottenere una perfetta integrazione dell'innesto in sovracorrezione.
Se si confronta la situazione iniziale con
quella finale, si osserva il guadagno in ampiezza.
2,54 mm
8 mm
Oltre a ottenere un guadagno in ampiezza
della cresta, si è provveduto a correggere
l'inclinazione dell'impianto nell'ambito
della medesima e dunque l'emergenza
sulla cresta, l'estetica e la funzionalità della
riabilitazione.
30º
Il secondo intervento si esegue entro 3
mesi, a volte lasciando il perno di cicatrizzazione in loco, purché si verifichino le
condizioni necessarie.
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PULIZIA E
STERILIZZAZIONE
1. ETICHETTA
Tutti i componenti protesici e la strumentazione chirurgica vengono forniti puliti e confezionati ermeticamente. Sono però sterilizzati soltanto quelli che recano tale indicazione in etichetta.
Per la restante strumentazione fornita non sterilizzata, prima del primo utilizzo si consiglia la sterilizzazione di tutti i componenti destinati all'utilizzo in bocca. La procedura di sterilizzazione prevede tre fasi:
1. Decontaminazione: inserire la strumentazione in un bagno disinfettante per il tempo indicato dal
produttore.
2. Quindi si procede alla pulizia e al risciacquo della strumentazione.
3. Sterilizzazione in autoclave.
La strumentazione sterilizzata in fabbrica viene sottoposta alla seguente procedura:
1. Pulizia e sgrassamento.
2. Pulizia in sala bianca e confezionamento ermetico.
3. Sterilizzazione mediante raggi gamma.
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1.1. Materiale sterilizzato
REF INPCUR41
PERNO DI CICATRIZZAZIONE SCANALATO
INTERNA® UNIVERSAL Ø4 L : 1 MM
LOT 2012000398
2017- 01
B.T.I. Biotechnology Institute S.L.
Parque Tecnológico de Álava | Leonardo Da Vinci, 14
01510 Miñano (Álava), Spain
Tlf.: (+34) 945 29 70 30 | Fax: (+34) 945 29 70 31
www.bti-implant.com | [email protected]
1.2. Materiale non sterilizzato
REF INTTUH
VITE IN TITANIO ESAGONALE
INTERNA®
LOT 201207360A
B.T.I. Biotechnology Institute S.L.
Parque Tecnológico de Álava | Leonardo Da Vinci, 14
01510 Miñano (Álava), Spain
Tlf.: (+34) 945 29 70 30 | Fax: (+34) 945 29 70 31
www.bti-implant.com | [email protected]
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1.3. Simboli standard di etichettatura
Data di scadenza. I prodotti possono essere
utilizzati entro la fine del mese indicato.
Marchio CE
Soltanto dietro prescrizione medica.
Consultare le Istruzioni per l’uso
LOT
Numero di lotto
REF
Riferimento
Sterilizzato per irradiazione
Non risterilizzare
Non riutilizzare
Non utilizzare se la confezione è danneggiata
Conservare il luogo asciutto
Proteggere dalla luce diretta del sole
Fabbricante
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2. DECONTAMINAZONE E PULIZIA MANUALE
Per la pulizia manuale della strumentazione chirurgica BTI raccomanda di:
- Indossare guanti protettivi.
- Eseguire la pulizia immediatamente dopo ogni utilizzo chirurgico.
2.1. Fasi della procedura:
1. Ogni volta che si utilizza la strumentazione chirurgica, si raccomanda di pulirla con una garza o una
compressa di garza e una soluzione salina sterile o acqua apirogena sterile per evitare che sulla stessa
si secchino residui inorganici che rendano poi difficile la successiva pulizia. Quindi la si porta nell'area
di lavorazione.
2. Eliminazione delle principali impurità con uno spazzolino dotato di setole non troppo dure inumidito
con acqua a temperatura ambiente.
3. Smontare la strumentazione (se possibile). Le pinze e gli altri strumenti snodati devono essere aperti
per evitare che si fermino residui negli snodi.
4. Immergere la strumentazione in un detergente dotato di potere disinfettante, in grado di eliminare
le impurità anche nei punti più critici. La concentrazione e la temperatura sono consigliate dal produttore. Quindi si procede al risciacquo per eliminare le tracce di detergente con acqua a temperatura
ambiente.
5. Collocare la strumentazione in un bagno a ultrasuoni con una soluzione di detergente neutro rispettando la concentrazione e le temperature consigliate. Risciacquare con acqua distillata a temperatura
ambiente. La pulizia a ultrasuoni è sconsigliata per tutti gli strumenti dotati di parti taglienti e per quelli
che presentano parti in carburo di tungsteno.
6. Ispezione visiva per verificare che non siano rimasti residui. In caso contrario, iniziare di nuovo la
procedura.
7. Lubrificare i pezzi che ne abbiano bisogno. Si ricorda di non utilizzare lubrificanti a base di silicone o
di olio poiché inibiscono il successivo processo di sterilizzazione.
8. Asciugare in maniera accurata la strumentazione manualmente con materiali che non rilascino fibre.
9. Montare la strumentazione precedentemente smontata.
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3. STERILIZZAZIONE (Sterilizzazione in autoclave)
Si raccomanda di inserire la strumentazione in sacchetti termosaldabili di carta-cellophane. I sacchetti
per la sterilizzazione devono essere inseriti con la parte di carta rivolta verso l'alto al fine di favorire l'evaporazione. Allo stesso modo, quando si estrae il sacchetto dall'autoclave si dovrà mantenere la parte
di carta rivolta verso l'altro per evitare il rischio di ossidazione del contenuto.
I cicli consigliati per la sterilizzazione in autoclave dipendono dal tipo di strumentazione:
· Strumentazione chirurgica e componenti protesici riutilizzabili in bocca:
- Autoclavi con pre-vuoto: 132-135ºC/3-4 min.
- Autoclavi a gravità: 121-123ºC/15-30 min.
· Scatole chirurgiche con relativi componenti:
- Autoclavi con pre-vuoto: 132ºC/4min
- Autoclavi a gravità: 132ºC/30min
121ºC/55min
Nella sterilizzazione in autoclave, gli strumenti dotati di chiusure e snodi non dovrebbero mai essere
chiusi (metallo contro metallo), dal momento che potrebbero verificarsi rotture a causa dell'espansione
dovuta al calore e che non consentono l'evaporazione dell'acqua tra le parti a contatto.
È necessario completare il ciclo di sterilizzazione in autoclave fino alla fine senza interrompere la fase di
asciugatura onde evitare il rischio di ossidazione.
È importante assicurarsi che non si sterilizzi alcuno strumento o materiale ossidato, dal momento che
aumenterebbe il rischio di ossidare il resto della strumentazione in caso di sterilizzazione congiunta.
Tutte le tecniche chirurgiche illustrate nel presente manuale Step by Step possono essere visualizzate in formato
video sul sito di BTI Biotechnology Institute:
www.bti-biotechnologyinstitute.com/it/canale-bti/
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