Scuola Regionale Lombardia
Corso avanzato per lo sviluppo delle
funzioni di Direttore Generale
Il Piano Generale di Sviluppo
13 settembre 2007
Il PGS nel quadro programmatoriopianificatorio
Linee programmatiche
di mandato
Programma elettorale
Piano Generale di
Sviluppo
Piano operativo del
Direttore Generale
RPP 1
RPP 2
RPP 3
RPP 4
RPP 5
PEG 1
PEG 2
PEG 3
PEG 4
PEG 5
Gestione
operativa 1
Gestione
operativa 2
Gestione
operativa …..
Gestione
operativa ……
Gestione
operativa ……
Programma elettorale
Valutazione dei dirigenti
Le norme di riferimento
Art. 165, comma 7, del d. lgs. n. 267/2000
“Il programma, il quale costituisce il complesso coordinato
di attività, anche normative, relative alle opere da
realizzare e di interventi diretti ed indiretti, non
necessariamente solo finanziari, per il raggiungimento di un
fine prestabilito, nel più vasto piano generale di sviluppo
dell’ente, secondo le indicazioni dell’articolo 151, può
essere compreso all’interno di una sola delle funzioni
dell’ente, ma può anche estendersi a più funzioni.”
Le norme di riferimento
Postulato n. 10 del documento “Principi contabili per gli
enti locali – finalità e postulati” – novembre 2002 - in “I
principi contabili per gli enti locali” - MinInterno –
Osservatorio per la finanza e la contabilità degli enti
locali – marzo 2004
“La serie di documenti che costituisce il sistema di bilancio
include, a livello di programmazione di mandato:
(a) le linee programmatiche;
(b) il piano generale di sviluppo;”
Le norme di riferimento
Postulato n. 23 del documento “Principi contabili per gli enti locali –
finalità e postulati” – novembre 2002 - in “I principi contabili per gli
enti locali” - MinInterno – Osservatorio per la finanza e la
contabilità degli enti locali – marzo 2004
“Si sottolinea che la corretta applicazione della funzione politicoamministrativa risiede nel rispetto di un percorso che parte dal
programma amministrativo del sindaco …, transita attraverso le linee
programmatiche comunicate all’organo consiliare, trova esplicitazione
nel piano generale di sviluppo dell’ente – da considerare quale
programma di mandato – ed infine si sostanzia nei documenti della
programmazione, relazione previsionale e programmatica e bilancio
pluriennale, nella previsione del bilancio annuale e, infine, nello
strumento di indirizzo gestionale, il piano esecutivo di gestione, quando
è obbligatorio;”
Le norme di riferimento
Principio contabile n. 1 per gli enti locali “Programmazione e
previsione nel sistema del bilancio” – luglio 2003 - in “I principi
contabili per gli enti locali” - MinInterno – Osservatorio per la
finanza e la contabilità degli enti locali – marzo 2004
“4. Il sistema di bilancio deve rispettare i principi generali di redazione
del bilancio dettati dall’ordinamento finanziario e contabile e dai
postulati contabili.
Secondo l’ordinamento ed i principi contabili i documenti che
costituiscono parte del sistema di bilancio, a livello di programmazione
di mandato, sono:
(a) le linee programmatiche;
(b) il piano generale di sviluppo.”
Le norme di riferimento
Principio contabile n. 1 per gli enti locali
“Programmazione e previsione nel sistema del bilancio”
– luglio 2003 - in “I principi contabili per gli enti locali” MinInterno – Osservatorio per la finanza e la contabilità
degli enti locali – marzo 2004
“10. Gli strumenti della programmazione di mandato sono
costituiti:
(a) dal documento sulle linee programmatiche di mandato;
(b) dal piano generale di sviluppo.”
Le norme di riferimento
Principio contabile n. 1 per gli enti locali
“Programmazione e previsione nel sistema del bilancio”
– luglio 2003 - in “I principi contabili per gli enti locali” MinInterno – Osservatorio per la finanza e la contabilità
degli enti locali – marzo 2004
“11. Il Tuel ha mantenuto l’obbligo, per tutti gli enti locali, di presentare
al Consiglio i contenuti della programmazione di mandato entro il
termine previsto dallo Statuto, quale primo adempimento
programmatorio spettante al … Sindaco. Alla discussione consiliare non
segue una votazione, ma vengono annotate le posizioni dei singoli e dei
gruppi, al fine di poterne tenere conto nella redazione del piano
generale di sviluppo dell’ente.”
Le norme di riferimento
Principio contabile n. 1 per gli enti locali
“Programmazione e previsione nel sistema del bilancio”
– luglio 2003 - in “I principi contabili per gli enti locali” MinInterno – Osservatorio per la finanza e la contabilità
degli enti locali – marzo 2004
“12. Il piano generale di sviluppo dell’ente è previsto come documento
obbligatorio dall’art. 165, comma 7 del Tuel. Esso comporta il
confronto delle linee programmatiche, di cui all’art. 46, con le reali
possibilità operative dell’ente ed esprime, per la durata del mandato
in corso, le linee dell’azione dell’ente nell’organizzazione e nel
funzionamento degli uffici, nei servizi da assicurare, nelle risorse
finanziarie correnti acquisibili e negli investimenti e delle opere
pubbliche da realizzare ….”
Le norme di riferimento
Principio contabile n. 1 per gli enti locali “Programmazione e
previsione nel sistema del bilancio” – luglio 2003 - in “I principi
contabili per gli enti locali” - MinInterno – Osservatorio per la
finanza e la contabilità degli enti locali – marzo 2004
“12. …. Ne consegue che la sua predisposizione richiede
l’approfondimento, dei seguenti temi:
(a) le necessità finanziarie e strutturali per l’espletamento dei servizi
che non abbisognano di realizzazione di investimento;
(b) le possibilità di finanziamento con risorse correnti per l’espletamento
dei servizi, oltre le risorse assegnate in precedenza, nei limiti delle
possibilità di espansione;
(c) il contenuto concreto degli investimenti e delle opere pubbliche che
si pensa di realizzare, indicazioni circa il loro costo in termini di spesa
di investimento ed i riflessi per quanto riguarda la spesa corrente per
ciascuno degli anni del mandato; …”
Le norme di riferimento
Principio contabile n. 1 per gli enti locali
“Programmazione e previsione nel sistema del bilancio”
– luglio 2003 - in “I principi contabili per gli enti locali” MinInterno – Osservatorio per la finanza e la contabilità
degli enti locali – marzo 2004
“12. (…. Ne consegue che la sua predisposizione richiede
l’approfondimento, dei seguenti temi:)
(d) le disponibilità di mezzi straordinari;
(e) le disponibilità in termini di indebitamento;
(f) il costo delle operazioni finanziarie e le possibilità di copertura;
(g) la compatibilità con le disposizioni del patto di stabilità interno.
….”
Le norme di riferimento
Principio contabile n. 1 per gli enti locali “Programmazione e
previsione nel sistema del bilancio” – luglio 2003 - in “I principi
contabili per gli enti locali” - MinInterno – Osservatorio per la
finanza e la contabilità degli enti locali – marzo 2004
“12. … Il piano generale di sviluppo dell’ente deve essere deliberato
dal Consiglio precedentemente al primo bilancio annuale del mandato
con i relativi allegati, tra cui la relazione previsionale e programmatica
e bilancio pluriennale, e antecedentemente alla definizione in Giunta
della programmazione triennale delle opere pubbliche e dell’elenco
annuale dei lavori pubblici, che diversamente finiscono col contenere
indicazioni irrealistiche. Successivamente deve essere verificato ed
eventualmente adeguato attraverso una nuova deliberazione prima
dell’approvazione del bilancio annuale.
E’ assai utile prevedere l’indizione di una specifica sessione consiliare
della programmazione, da tenere prima della decisione di Giunta sulla
programmazione, che così ha un quadro generale di riferimento da
parte dell’organo competente.”
Le norme di riferimento
Art. 13, comma 3, del d. lgs. n. 170/2006
“Gli strumenti della programmazione di mandato sono
costituiti dalle linee programmatiche per azioni e progetti e
dal piano generale di sviluppo.”
Altre norme (sulla pianificazione)
Art. 71, comma 2, (e art. 73, comma 2) del
d. lgs. n. 267/2000
“Con la lista di candidati a Consiglio Comunale deve
essere anche presentato il nome e cognome del candidato
alla carica di sindaco e il programma amministrativo da
affiggere all’albo pretorio.”
Altre norme (sulla pianificazione)
Art. 42, comma 3, del d. lgs. n. 267/2000
“Il Consiglio, nei modi disciplinati dallo statuto, partecipa
altresì alla definizione, all’adeguamento e alla verifica
periodica dell’attuazione delle linee programmatiche da
parte del sindaco o del presidente della provincia e dei
singoli assessori.”
Altre norme (sulla pianificazione)
Art. 46, comma 3, del d. lgs. n. 267/2000
“Entro il termini fissato dallo statuto, il sindaco o il
presidente della provincia, sentita la Giunta, presenta al
Consiglio le linee programmatiche relative alle azioni e ai
progetti da realizzare nel corso del mandato.”
Altre norme (sulla pianificazione)
Art. 170 del d. lgs. n. 267/2000
“1. Gli enti locali allegano al bilancio annuale di previsione una relazione
previsionale e programmatica che copra un periodo pari a quello del bilancio
pluriennale.
2. La relazione previsionale e programmatica ha carattere generale. Illustra le
caratteristiche generali della popolazione, del territorio, dell’economia
insediata e dei servizi dell’ente, precisandone risorse umane, strumentali e
tecnologiche. Comprende, per la parte entrata, una valutazione generale sui
mezzi finanziari, individuando le fonti di finanziamento ed evidenziando
l’andamento storico degli stessi ed i relativi vincoli.
3. Per la parte spesa la relazione redatta per programmi e per eventuali
progetti, con espresso riferimento ai programmi indicati nel bilancio annuale e
nel bilancio pluriennale, rilevando l’entità e l’incidenza percentuale della
previsione con riferimento alla spesa corrente consolidata, a quella di sviluppo
ed a quella di investimento.
……”
Altre norme (sulla pianificazione)
Art. 170 del d. lgs. n. 267/2000
“4. Per ciascun programma è data specificazione della finalità che si intende
conseguire e delle risorse umane e strumentali ad esso destinate, distintamente
per ciascuno degli esercizi in cui si articola il programma stesso ed è data
specifica motivazione delle scelte adottate.
……
6. Per gli organismi gestionali dell’ente la relazione indica anche gli obiettivi
che si intendono raggiungere, sia in termini di bilancio che in termini di
efficacia, efficienza ed economicità del servizio.
7. La relazione fornisce adeguati elementi che dimostrino la coerenza delle
previsioni annuali e pluriennali con gli strumenti urbanistici …. .
8. Con il regolamento di cui all’articolo 160 è approvato lo schema di
relazione, valido per tutti gli enti, che contiene le indicazioni minime necessarie
ai fini del consolidamento dei conti pubblici.
9. Nel regolamento di contabilità sono previsti i casi di inammissibilità e di
improcedibilità per le deliberazioni di Consiglio e di Giunta che non sono
coerenti con le previsioni della relazione previsionale e programmatica.”
Altre norme (sulla pianificazione)
Art. 169 del d. lgs. n. 267/2000
“1. Sulla base del bilancio di previsione annuale deliberato dal
Consiglio, l’organo esecutivo definisce, prima dell’inizio dell’esercizio, il
piano esecutivo di gestione, determinando gli obiettivi di gestione ed
affidando gli stessi, unitamente alle dotazioni necessarie, ai
responsabili dei servizi.
2. Il piano esecutivo di gestione contiene una ulteriore graduazione delle
risorse dell’entrata in capitoli, dei servizi in centri di costo e degli
interventi in capitoli.
3. L’applicazione dei commi 1 e 2 del presente articolo è facoltativa
per gli enti locali con popolazione inferiore a 15.000 abitanti e per le
comunità montane.”
La
matrice
pianificazione
Piano
strategico
CHI
normativa
della
Programma
amministrativo
Linee
programmatiche
Piano
generale di
sviluppo
Relazione
previsionale e
programmatica
Piano
esecutivo di
gestione









CHE COSA

COME
PERCHE’





QUANDO





DURATA





Altre norme (sul controllo)
Art. 147, commi 1 e 2, del d. lgs. n. 267/2000
“1. Gli enti locali, nell’ambito della loro autonomia normativa ed
organizzativa, individuano strumenti e metodologie adeguati a:
a) garantire attraverso il controllo di regolarità amministrativa e contabile,
la legittimità, regolarità e correttezza dell’azione amministrativa;
b) verificare, attraverso il controllo di gestione, l’efficacia, efficienza ed
economicità dell’azione amministrativa, al fine di ottimizzare, anche
mediante tempestivi interventi di correzione, il rapporto tra costi e risultati;
c) valutare le prestazioni del personale con qualifica dirigenziale;
d) valutare l’adeguatezza delle scelte compiute in sede di attuazione dei
piani, programmi ed altri strumenti di determinazione dell’indirizzo politico,
in termini di congruenza tra risultati conseguiti e obiettivi predefiniti.
2. I controlli interni sono ordinati secondo il principio della distinzione tra
funzioni di indirizzo e compiti di gestione, … .
…”
Altre norme (sul controllo)
Art. 198 del d. lgs. n. 267/2000
“La struttura operativa alla quale è assegnata la funzione
del controllo di gestione fornisce le conclusioni del predetto
controllo agli amministratori ai fini della verifica dello stato
di attuazione degli obiettivi programmati ed ai
responsabili dei servizi affinché questi ultimi abbiano gli
elementi necessari per valutare l’andamento della gestione
dei servizi di cui sono responsabili.”
Altre norme (sul controllo)
Art. 227 del d. lgs. n. 267/2000
“1. La dimostrazione dei risultati di gestione avviene mediante il
rendiconto, il quale comprende il conto del bilancio, il conto economico
ed il conto del patrimonio.
2. Il rendiconto è deliberato dall’organo consiliare dell’ente entro il 30
giugno dell’anno successivo, tenuto motivatamente conto della relazione
dell’organo di revisione ….. .
……
5. Sono allegati al rendiconto:
a) la relazione dell’organo esecutivo di cui all’art. 151, comma 6;
b) la relazione dei revisori dei conti di cui all’articolo 239, comma 1,
lettera d);
c) l’elenco dei residui attivi e passivi distinti per anno di provenienza.”
Altre norme (sul controllo)
“Bilancio sociale. Linee Guida per le Amministrazioni Pubbliche”,
nella “Direttiva del Ministro della funzione pubblica sulla
rendicontazione sociale nelle Amministrazioni Pubbliche”, 17
febbraio 2006
“Il bilancio sociale è l’esito di un processo con il quale l’amministrazione rende
conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse in un dato
periodo, in modo da consentire ai cittadini e ai diversi interlocutori di conoscere
e formulare un proprio giudizio su come l’amministrazione interpreta e realizza
la sua missione istituzionale e il suo mandato.
Il bilancio sociale deve esprimere il senso dell’azione dell’amministrazione,
descrivendo i processi decisionali e operativi che la caratterizzano e le loro
ricadute sulla comunità.
Il bilancio sociale deve essere realizzato con cadenza periodica,
preferibilmente annuale, permettendo di confrontare ciclicamente gli obiettivi
programmati con i risultati raggiunti favorendo la definizione di nuovi obiettivi
e impegni dell’amministrazione.
Il bilancio sociale deve essere integrato con il sistema di programmazione e
controllo e con l’intero sistema informativo contabile.”
La matrice normativa del controllo
Referto del controllo
di gestione
Rendiconto della
gestione
CHI


CHE COSA











QUANDO
DURATA
Bilancio (sociale) di
mandato

COME
PERCHE’
Bilancio sociale
(annuale)


Il quadro d’insieme
Programma
amministrativ
o
Piano
strategico
D
Linee
programmatiche
Bilancio di
mandato
C
A
Referto del
controllo di
gestione
A
Piano
esecutivo di
gestione
Piano
generale di
sviluppo
Bilancio
sociale
PeCS
Rendiconto
della gestione
RPP
B
PeCD
Pianificare (e controllare)
“La natura dell’attività di pianificazione e controllo è essenzialmente di
tipo concettuale, essendo rivolta a configurare sul piano immaginativo il
concreto lavoro e le iniziative che hanno avuto, o che avranno, fattuale
compimento. Quest’attività concettuale, che costituisce una peculiare ed
esclusiva prerogativa umana, anticipa e accompagna lo svolgimento di
azioni, per conferire loro una superiorità in termini di performance e di
risultato. … In particolare, attraverso la pianificazione e il controllo si
vuole affrontare, per ricercare soluzioni convenienti, il fondamentale
problema del rischio, che rappresenta una condizione dell’esistenza
umana e un ineluttabile fattore di contesto della maggior parte delle
situazioni operative. Più specificamente, per pianificazione e controllo si
deve intendere una tecnologia più o meno evoluta per governare
l’attività umana esposta principalmente – ma non solo – al fenomeno
del rischio e quindi alla non controllabilità degli eventi.”
(Paolo Bastia, “Sistemi di pianificazione e controllo”, Il Mulino, 2001)
Il sistema di PPeC
Sistema
PeC
strategico
Organi di governo (Linee programmatiche, PGS, RPP, bilancio di
mandato, bilancio sociale, rendiconto della gestione)
Direzione Generale e dirigenza
Sistema
PeC
direzionale
Organo di governo esecutivo (PEG)
Dirigenza ed unità direttive (Referto
del controllo di gestione)
Dirigenza ed unità direttive
Personale tutto
Sistema
PeC
operativo
Il sistema PeC strategico
2. Formulazione
strategie
1. “Lettura” ambiente
interno ed esterno
3. Sviluppo strategie
4. Reporting
strategico e
valutazione
Il concetto di strategia
“Una strategia è una serie di linee guida
generali
usate
per
impostare
e
successivamente coordinare le azioni
concrete tese a raggiungere lo scopo, in
modo da dare loro la massima efficacia”.
(Wikipedia)
Elementi di strategia
La “vision”
“La vision rispecchia gli ideali, i valori e le aspirazioni degli organi di
governo, di cui esprime la percezione circa il futuro dell’Ente locale,
implicando, per sua natura, un progresso o una discontinuità tra lo
scenario attuale e lo scenario futuro immaginato.
Per essere efficace il vision statement (manifesto della visione
imprenditoriale), definendo ciò che l’ente – e per estensione, il
territorio, la città, la comunità – dovrebbe essere chiaro e vivido,
sintetico e ad effetto, orientato al futuro e riferito ad aspirazioni
realistiche e comunque verosimili.
In sostanza dovrebbe rispondere alla domanda: “dove vogliamo
arrivare?””
(Guida agli Enti locali n. 6/2007)
Elementi di strategia
La “mission”
“La mission esprime la ragion d’essere dell’Ente locale, ma anche i suoi
tratti distintivi, specificando in che modo potrà realizzare la propria
vision, attraverso una chiara dichiarazione di intenti strategici.
La definizione della mission implica l’individuazione dei bisogni da
soddisfare, delle risposte da offrire e delle relative modalità di
attuazione. Alla mission dell’ente si correlano quelle delle funzioni e dei
servizi in cui l’ente è impegnato.
Il mission statement (manifesto della missione), definendo i motivi di
esistenza dell’ente e gli obiettivi traguardati a medio termine,
dovrebbe essere tale da ispirare sostegno e consenso da parte dei suoi
interlocutori esterni, nonché partecipazione e motivazione da parte di
coloro che operano in, con e per l’ente.
Le domande a cui rispondere sarebbero: “chi siamo?”, “dove siamo?”,
“perché ci siamo?”, “che cosa vogliamo fare?””
(Guida agli Enti locali n. 6/2007)
Elementi di strategia
I “valori chiave”
“I valori chiave sono i principi fondamentali che orientano le scelte e
guidano l’atteggiamento e il comportamento dell’ente e dei membri
della sua compagine organizzativa nel raggiungimento di vision e
mission. In quest’ambito rientrano le idee guida, i criteri obiettivo, i
caratteri qualificanti che gli organi di governo e di direzione accolgono
e trasmettono alla struttura organizzativa, imprimendone il modo di
essere e di operare.
Il value statement è la dichiarazione formale del sistema di valori
propri dell’ente.”
(Guida agli Enti locali n. 6/2007)
Analisi di un caso
Il Comune di Maranello
Un caso: il Comune di Maranello
Nelle linee programmatiche di mandato:
1° livello: 4 “piani strategici”;
2° livello: 9 “programmi” (o “linee
programmatiche”);
3° livello: 32 “macroprogetti” (o “progetti
strategici”);
Un caso: il Comune di Maranello
Nel piano generale di sviluppo:
• Il “programma” declinato in:
- descrizione;
- motivazione delle scelte (a quali bisogni si risponde?);
- risultati da conseguire;
- attori;
- stakeholder;
- tempi;
- progetti per l’attuazione del programma (progetti “strategici”);
- busget spesa;
- budget entrata;
Un caso: il Comune di Maranello
Nel piano generale di sviluppo:
• Il “progetto strategico” declinato in:
- descrizione;
- obiettivi da conseguire;
- indicatori di risultato;
- attori;
- stakeholder;
- fasi di attuazione;
- busget spesa;
- budget entrata;
- indicatori;
Un caso: il Comune di Maranello
Nella RPP:
• Il “progetto” declinato in:
- titolo;
- finalità da conseguire;
- risorse strumentali da utilizzare;
- risorse umane da impiegare;
- motivazione della scelta;
- impieghi;
Il modello proposto
Linee programmatiche di mandato
1
Linee strategiche (vision)
obiettivi di medio/lungo termine
Piano generale di sviluppo
Linee strategiche (da mutuare dalle linee programmatiche di mandato)
Programma 1
Progetto
1.1
Progetto
1.2
Programma 2
Progetto
2.1
Progetto
2.1
Programma ..
Progetto
2.1
Progetto
……
Progetto
……
Esemplificazione
1^ LINEA STRATEGICA
Sicurezza della Città e dei cittadini
Potenziament
o Protezione
Civile
Costituzione
gruppo di
P.C.
Integrazio
ne con
Polizia
Locale
Potenziament
o presenza
Forze
dell’Ordine
H 24
Coordina
mento
interforze
………
Ammodernamento
del sistema
viabilistico
Passaggi
pedonali
Dossi
Ammodernamento
del sistema di
Pubblica
Illuminazione
Lotta alla
emarginazion
e sociale
La “cascata degli interventi di
programmazione/pianificazione”
Linee
LINEE STRATEGICHE
programmatiche
PROGRAMMI
PGS
PROGETTI
SEGMENTO PROGRAMMATICO
SEGMENTO PROGETTUALE
OBIETTIVI
RPP
PEG
Risorse
PARTE CORRENTE
Linea strategica 1
Programma 1.1
2008
2009
2010
PARTE IN CONTO CAPITALE
2011
2012
2008
2010
151
147
2011
148
2012
80
85
57
82
74
Progetto 1.1.1
20
15
23
48
40
M 200
DAF 23
DAF 23
DAF 23
DAF 23
Progetto 1.1.2
60
70
34
34
34
AV 120
AV 128
ABM 124
ABM 125
ABM 126
Programma 1.2
320
2009
149
...
…
…
…
…
…
…
…
…
…
Progetto 1.2.1
…
…
…
…
…
…
…
…
…
…
Progetto 1.2.2
…
…
…
…
…
…
…
…
…
…
...
…
…
…
…
…
…
…
…
…
Progetto 1.3.1
…
…
…
…
…
…
…
…
…
…
Progetto 1.3.2
…
…
…
…
…
…
…
…
…
…
Progetto 1.3.3
…
…
…
…
…
…
…
…
…
…
Programma 1.3
LEGEDA
ABI
AA
ABM
AV
Alienazione beni immobili
Alienazione aree
Alienazione beni mobili
Avanzo amministrazione
Antic
AU
M
CS URB
Anticipazine c/mutui
Autofinanziamento
Mutuo
Contributo statale URBAN
OO.UU
C.P.
DAF
oneri urbanizzazione
Contributo Provinciale
Da finanziare
Questioni di metodo
“Il diagramma ad albero è uno strumento per rappresentare
con un livello di dettaglio crescente l’insieme di metodi,
procedure e attività più opportuni per conseguire un
determinato obiettivo. Chiamato anche “dendogramma” o
“diagramma sistematico” esso viene utilizzato ogni
qualvolta è necessario intraprendere un’analisi sistematica
di un problema, un concetto, un obiettivo.”
(A. Galgano, “I sette strumenti manageriali della qualità
totale, Il Sole-24Ore libri, 1999)
Questioni di metodo
“L’utilizzo del diagramma ad albero può ricadere all’interno di due
macrocategorie:
1. Diagramma ad albero per lo sviluppo di un concetto in
sottocomponenti fino ad arrivare agli elementi basilari. In questo
diagramma la domanda fondamentale per passare da un livello
all’altro è: “Di che cosa si compone?” o “Da che cosa è costituito?”.
2. Diagramma ad albero per lo sviluppo dei mezzi/procedure necessari
a ottenere un determinato risultato; l’analisi sistematica delle azioni
necessarie a risolvere un problema o raggiungere un determinato
obiettivo. Qui la domanda fondamentale per passare da un livello
all’altro è: “Come? Cioè “Cosa bisogna fare per ottenere questo
risultato?”
(A. Galgano, “I sette strumenti manageriali della qualità totale, Il Sole24Ore libri, 1999)
Questioni di metodo
“Il diagramma delle affinità è uno strumento che consente di raccogliere
una grande quantità di espressioni verbali di più persone (idee,
opinioni, constatazioni, ecc.) e di organizzarle in gruppi di relazione
logica e gerarchica tra loro.
Esso costituisce sicuramente uno dei più innovativi ed efficaci strumenti
di applicazione in gruppo della Qualità Totale, in quanto riesce ad
integrare in modo coerente ed efficace due approcci tradizionalmente
lontani tra loro: l’approccio analitico e l’approccio creativo.
L’applicazione dello strumento nelle fasi preliminari di un’attività è
efficace laddove è necessario impostare un progetto o inquadrare i
vari aspetti di un problema estremamente articolato.
Un campo di applicazione tipico risulta essere l’impostazione iniziale di
attività di Direzione per Politiche, nel momento che precede
l’esplicitazione della politica stessa.”
(A. Galgano, “I sette strumenti manageriali della qualità totale, Il Sole24Ore libri, 1999)
Questioni di metodo
“Le origini del diagramma delle affinità diagramma delle affinità
permettono di meglio comprendere le caratteristiche e le potenzialità
di questo strumento. Esso fu sviluppato negli anni Sessanta
dall’antropologo giapponese Jiro Kawakita. Nella sua attività egli
esaminò gli innumerevoli aspetti che caratterizzano la società, le
organizzazioni, i movimenti e le istituzioni. Notò minutamente le sue
osservazioni, ma quando fu il momento di analizzarle si rese conto di
quanto fosse arduo costruire un quadro di riferimento che fornisse la
sintesi delle informazioni raccolte. Kawakita sviluppò quindi il metodo
KJ, ottenendo così due risultati fondamentali:
* la possibilità di vagliare attentamente una grande quantità di
informazioni;
* la capacità di esprimere nuovi concetti attraverso l’esame delle
relazioni esistenti tra le informazioni raccolte.”
(A. Galgano, “I sette strumenti manageriali della qualità totale, Il Sole24Ore libri, 1999)
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