IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri Intervento Antonio D’Amato Presidente Confindustria Devo dire che la citazione finale di Tremonti è stata, per un napoletano affezionato alla sua città, naturalmente, una bella citazione che ci riporta anche in maniera più direttamente un piccolo break, in una mattinata che è stata piena di interessanti e importanti scambi di punti di vista, di opinioni, di proposte, di idee. Per continuare un attimo in questa fase di break, io vorrei dividere con voi Giovani Industriali, una sensazione che ho avvertito molto forte in queste due giorni. Questo è il XVIII Convegno dei Giovani Industriali a Capri e mio figlio ha 18 anni. E quando diciott’anni fa inventammo questo convegno lo facemmo perché volevamo avere un’occasione per ragionare, non solo del presente e delle polemiche di tutti i giorni, ma soprattutto del futuro. Quando l’inventammo – vedo qui molti dei Giovani di allora, che da allora e ancora oggi hanno condiviso con me la passione, l’ambizione, la voglia di promuovere cambiamenti di lungo periodo per il nostro futuro. Penso a Tognana, penso a Fortuna, penso ad Averna. Penso a tanti altri che loro erano nei giovani industriali, questi tre erano con me in presidenza dei Giovani e lo sono ancora oggi. Penso a Marilù che allora con me e con loro inventò questo convegno 1 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri e oggi non è con me sul fronte della Confindustria ma su altri fronti, altrettanto e sicuramente più importanti. Ebbene, oggi come allora i Giovani Industriali hanno mantenuto, su questo appuntamento, la capacità di affrontare e di portare al nostro dibattito e al dibattito del Paese, questioni che sono assolutamente fondamentali. Allora discutevamo di come rompere le oligarchie, di come spezzare l’intreccio fra politica ed economia. Di come creare un nuovo stato sociale che fosse più aperto all’inclusione di quelli che erano esclusi. Di come, soprattutto, far crescere un capitalismo più democratico e capace di dare opportunità e mettere in moto quella sfida della crescita di cui oggi si è parlato in maniera così forte. Ricordando soprattutto quell’affermazione che a me piace moltissimo “l’ossessione” della crescita. Cioè l’ossessione di essere ogni giorno migliori, di sapersi misurare sul mercato, e di sapere soprattutto anticipare piuttosto che non inseguire i bisogni e le aspettative dei nostri consumatori e dei nostri clienti. Che è il motore fondamentale di quell’innovazione, di quel cambiamento. Di quelle cose che rappresentano il pane nella vita quotidiana nell’impresa. Ricordandoci tutti che esistono sì, probabilmente, due grandi categorie di imprenditori: gli imprenditori soddisfatti e quelli insoddisfatti. Ma sappiamo tutti che i primi sono destinati al fallimento, e solamente i secondi, quelli che non si accontentano mai, hanno quella spinta interiore, quella capacità di far 2 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri crescere, di promuovere continuamente i miglioramenti nella loro azienda che rappresenta il motore più forte della competitività dell’impresa in quanto singola. Rappresenta anche la ragione per la quale come componete collettiva, come parte del ceto dirigente del paese, continuiamo a non essere, a non poter essere contenti e a volere a tutti i costi cambiamento e modernizzazione e riforme, perché è su questo fronte che si gioca il futuro nostro, dei nostri figli, delle nostre aziende, del nostro paese. È difficile per me che ho vissuto con grande passione quegli anni, distinguere oggi il ruolo più istituzionale, più necessariamente complessivo di presidente di Confindustria, senza ricordare con un certo fremito la passione che avevo già allora come presidente dei Giovani Industriali. Però il tema che abbiamo dibattuto in questi giorni è talmente importante che non c’è bisogno, in realtà, fare grandi distinzioni. La passione e le convinzione di allora restano quelle di oggi, accresciute dall’esperienza, dal passare del tempo, ed anche dalla situazione con la quale dobbiamo misurarci. Diceva prima Fassino citando Marx “Tutto è costretto al cambiamento. Il movimento mette in moto le cose”. Io non citerò Marx per tante ragioni, preferisco citare Eraclito, Pantarei, e soprattutto ….. Ed è il movimento la necessità del cambiamento il motore fondamentale che rappresenta la sfida sulla quale gli 3 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri imprenditori devono confrontarsi. Quando ero ragazzo, qui ognuno di voi ha citato un’esperienza dei suoi ricordi di studi e di adolescenza. Quando ero ragazzo studiavo su un quaderno di computisteria che aveva una copertina, e poi li ho comprati sempre così, molto divertente. Che portava le pubblicità di tante aziende, famose o no, degli anni ’20, degli anni ’30, agli inizi del secolo, e poi scomparse. E mi sono sempre posto, da allora, un angoscioso importante interrogativo che rappresenta, dal punto di vista della mia strategia imprenditoriale, una delle molle più forti ad essere sempre attento al cambiamento. Molti di quei marchi, molti di quei prodotti non esistono più. E quello che noi siamo davvero costretti a guardare con grande attenzione, giorno dopo giorno, è cosa sarà domani in termini di prodotti alternativi, tecnologie alternative, mercati alternativi. E come paese dobbiamo naturalmente porci nella stessa prospettiva davanti a questo cambiamento. Io ho un’analisi un po’ diversa da molte delle considerazioni che sono state fatte in questi giorni, su qual è la portata della sfida competitiva che noi abbiamo davanti, e ve la vorrei proporre. Io credo che noi ci troviamo di fronte a questa situazione. Da un lato noi abbiamo, nel quadro della competizione globale, un grande giocatore: gli Stati Uniti, che ha rappresentato l’unico grande motore di sviluppo nel mondo nel corso degli ultimi vent’anni. E di fronte al quale l’Europa ha avuto una sostanziale incapacità a crescere, a 4 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri muoversi autonomamente con le proprie gambe. Negli anni migliori l’Europa è cresciuta più o meno quanto gli Stati Uniti nel corso degli ultimi 24 mesi di grave crisi sono riusciti ad esprimere in termini di crescita. Loro sono stati il nostro motore, e quel motore si mise in moto con una forte rivoluzione, quella reganiana, che sapendo miscelare bene una spinta neokeynesiana e una spinta neoliberista, fece una fortissima iniezione di capitale pubblico per sostenere l’innovazione e la ricerca. Allora la scusa formale fu lo scudo stellare e il confronto con l’Unione Sovietica e il dominio dei cieli, degli spazi. E poi fece una fortissima operazione di destrutturazione e deregolamentazione della società e del mercato del lavoro americano, affrontando anche momenti di difficilissima tensione e confronto sociale. Ricordiamo tutti lo sciopero dei controllori di volo. E ricordiamo anche tutti come quegli anni la politica economica americana fu largamente dileggiata in tutto il mondo, e soprattutto nel nostro paese. Soprattutto in quella parte del cosiddetto fiscal drag, che sembra una scommessa irraggiungibile, che però ha rappresentato il cambiamento di volta fondamentale nel modo in cui gli americani hanno messo in moto la loro economia, producendo un tasso di crescita straordinario per loro stessi e per tutti quanti gli altri. Certo, ci sono state tante distorsioni, nessun modello è replicabile. Anche lì ci sono stati forti squilibri nel modo in cui questa 5 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri torta è cresciuta e soprattutto si è distribuita. Ma sta di fatto che un’economia che allora aveva un tasso di disoccupazione molto forte, viveva una vera e propria crisi esistenziale, era completamente spiazzata sul piano della concorrenza internazionale, era mortificata nella propria capacità di progettare il suo futuro. Erano gli anni in cui i giapponesi compravano interi pezzi degli Stati Uniti. Rockfeller Center in mano alle corporation giapponesi. Due terzi di Lo Angeles e di San Francisco comprati dai giapponesi. In quegli anni gli americani rilanciarono con forza la loro competitività. In questo modo, e investendo in maniera drammatica sull’università e rimettendo la loro università in testa nella qualità delle università mondiali, superando quei giapponesi che avevano fatto proprio della sfida sull’università e sulla ricerca e sulla velocità di reazione e sull’innovazione, il loro modello di sviluppo del decennio precedente. Grazie a loro siamo cresciuti per vent’anni. Oggi l’amministrazione Bush rimette in moto una manovra molto simile. Non ha molto di più da deregolamentare nella più aperta e dinamica delle società a livello di struttura sociale. Non ha molto più flessibilità da fare in quello che è il più flessibile dei mercati del lavoro al mondo. Ma sta nuovamente intervenendo con una forte riduzione di pressione fiscale in quel paese che ha i più bassi tassi di pressione fiscale sul reddito d’impresa dei paesi occidentali. E nuovamente con una manovra formidabile di iniezione di risorse 6 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri pubbliche per sostenere ricerca e investimenti. Allora lo scudo stellare; oggi la difesa e la sicurezza. Ma la partita è la stessa. Ci riusciranno, non ci riusciranno. Sta di fatto che questa è la carta che oggi l’economia americana sta portando in essere. Si stanno chiedendo con grande serietà se può reggersi un modello di economia terziaria senza recuperare una forte vocazione manifatturiera. E proprio la dinamica della fortissima crescita della produttività rispetto ad un’insufficiente crescita dell’occupazione, porta con grande pressione questo tema sul tavolo dell’amministrazione americana. Ma sta di fatto che noi avremo a che fare con un concorrente che sulla partita alta della creazione del valore produce veramente ricerca e innovazione. Lo fa con massa critica formidabile, lo fa anche a costi molto bassi. Piaccia o non piaccia noi avremo da fare i conti con un dollaro basso, volutamente tenuto basso per i prossimi anni perché l’amministrazione americana ha bisogno di riequilibrare il deficit della bilancia commerciale oggi che crea una straordinaria quantità di deficit pubblico. Che possono sostenere perché hanno un tasso di indebitamente complessivamente più modesto del nostro, rispetto al loro prodotto interno lordo, ma comunque il dollaro è e sarà basso ancora per parecchio tempo. Dall’altro lato noi siamo esposti ad una concorrenza altrettanto temibile. La concorrenza dei paesi emergenti, e soprattutto del far east station, che hanno prodotti di qualità e tecnologie crescenti. Quindi 7 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri nessuno si illuda che è gente che ha l’anello al naso. Chi conosce il mercato cinese sa che già da venti, venticinque anni i cinesi comprano solo il meglio della tecnologia che c’è. E molta di quella tecnologia gliel’hanno data gli italiani. Poi dirò perché e come gli italiani su queste cose sono bravi e competitivi. È però una concorrenza temibile perché si basa su costi sociali ed ambientali molto più bassi. Noi siamo al centro. Noi europei siamo al centro. Chiusi in quella trappola strategica che io cerco di raffigurare in maniera più simbolica, in una sorta di gabbia dorata nella quale ci siamo chiusi e della quale corriamo il rischio di perdere la chiave. Che è la struttura attuale della dimensione del mercato europeo e della politica economica europea come l’abbiamo disegnata, da Maastricht in poi. Siamo al centro, in questa trappola strategica, attaccata dall’alto dagli americani, prodotti di grande qualità e soprattutto di grande innovazione, della vera innovazione, con una politica di dollaro basso. Attaccati invece dal basso da chi ha qualità e tecnologie crescenti, ma costi evidentemente più bassi. Noi siamo al centro. Tutti soddisfatti e compiaciuti dei livelli di crescita e di sviluppo e di benessere che abbiamo raggiunto. Tutti incapaci di rispondere ai nuovi bisogni e le nuove emarginazioni che nel f frattempo una società opulenta come la nostra ha determinato. E soprattutto incapaci di svegliarci e metterci a correre sul serio per disegnare un percorso di sviluppo che ci consenta di far crescere ulteriormente la ricchezza, innanzitutto la competitività 8 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri della nostra area economica, e mettere in moto un processo che possa davvero ridarci la capacità di correre in proprio sui mercati. Che serve non solo per garantire la tenuta dell’Europa che c’è, serve soprattutto per garantire la tenuta dell’Europa che noi vogliamo creare davanti a noi. Perché questa trappola strategica è una trappola così complicata? Lo è perché in realtà noi abbiamo perso tutti gli strumenti con i quali possiamo rispondere alla partita che è in campo. Da un lato la banca centrale ha come missione fondamentale, ed unica, la difesa dell’inflazione. La (Fedi?) invece ha anche quella della crescita dell’economia. Dall’altro lato, noi non abbiamo più lo strumento (lo ha ricordato molto bene il ministro Tremonti) del deficit spendine. E non abbiamo neanche più lo strumento del cambio competitivo. Quindi siamo costretti, per fortuna, ad affrontare quel processo di riforme economiche e sociali necessarie per ridare competitività all’Europa. Qui c’è un tema fondamentale. Noi abbiamo costruito l’Europa partendo dalla moneta. Sappiamo tutti le nobili e importanti ragioni di politica e di strategia che hanno portato a questa scelta. E il più grande dividendo di questa scelta è la pace che noi stiamo costruendo e consolidando in un continente che per la prima volta, da quando esiste, gode di un periodo di pace straordinariamente lungo. E lavoriamo tutti perché questa pace sia ancora più forte e più lunga nel 9 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri futuro. Ma la moneta è l’ultima delle cose che si mettono insieme in un processo di unificazione che richiede, invece, dal punto di vista politico ed istituzionale, un percorso sul quale oggi l’Europa ancora stenta ad andare avanti con la velocità e l’intensità necessaria. E c’è un working process importante, complesso. I lavori della convenzione e la loro difficoltà lo testimoniano. Ma c’è un tema importante sul quale bisogna fin da oggi, nel frattempo che si costruisce una maggiore coesione di valori e di ideali politici in Europa, e un maggior rafforzamento istituzionale dell’Europa, occorre dare una risposta immediata. Chi si cura della competitività in Europa? Qual è lo strumento politico che a livello europeo presidia quelle scelte di politica economica necessarie per rilanciare la strategia di sviluppo, e soprattutto le politiche industriali di un’Europa che ancora oggi è inadempiente rispetto a quei programmi dell’Europa del ’92 di Delor, delle liberalizzazioni, delle trasparenze, della competitività dei servizi, che risulta ancora oggi largamente incompleta. Questa è la situazione difficile, complessa, rispetto alla quale ognuno di noi deve misurarci. Ma questo ci dà anche il quadro della dimensione del problema che dobbiamo affrontare in termini di riposizionamento strategico. Quando noi parliamo, ad esempio, del ritardo della ricerca e 10 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri dell’innovazione dell’Italia, e pensiamo che tutto il problema si possa risolvere nella polemica che molto spesso ha diviso noi, e in particolare la Cgil. Lo ricordava prima Epifani anche in maniera molto garbata, ma comunque ferma nel suo intervento di prima. Se si debba o meno intervenire sul fronte della qualità e della tecnologia, o piuttosto sul fronte dei costi e della flessibilità. Ritenendo sufficienti i costi e la flessibilità che esistevano nel mercato del lavoro italiano prima della riforma Biagi, invece insufficiente la qualità e la tecnologia. Il problema del ritardo tecnologico del nostro paese si lega al problema del ritardo tecnologico dell’Europa. Gli Stati Uniti hanno investito nel 2001 circa 300 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo e hanno prodotto 300 brevetti per milione di abitanti. L’Europa dei Quindici ha investito solamente 180 miliardi di dollari e hannO prodotto non più di 80 brevetti per milione di abitanti. C’è un differenziale enorme in termini di massa critica di risorse investite sul fronte della ricerca e dello sviluppo. E c’è anche un differenziale enorme in termini di output misurabile in brevetti, in reale innovazione. L’Italia non è seconda a nessuno. Anzi, è invidiata nel mondo per la capacità di applicare, inventare realizzare piccole innovazioni che rendono comunque possibile al made in Italy essere ancora oggi uno dei punti di riferimento forti a livello internazionale. Ma resta 11 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri indietro, così come resta indietro il resto dell’economia europea, nella capacità di creazione di prodotti ad alto contenuto di tecnologia che rappresentano un vantaggio sostenibile nel lungo periodo. Se noi non capiamo che questa è la partita in gioco, non possiamo poi nel concreto, quand’anche avessimo i soldi e la voglia di fare più innovazione e più ricerca, comprendere su quale terreno in quale modo farla davvero quest’innovazione e questa ricerca. Allora oggi il mondo si divide (e questo noi lo dicevamo dai Giovani imprenditori di tanti anni fa) non più fra chi ha le materie prime e chi invece le trasforma. Non più fra chi ha delle competenze e chi ne ha delle altre. Ma fra chi produce l’innovazione e la vende, e chi invece compra l’innovazione e l’applica. Non c’è dubbio che la più gran parte di valore aggiunto e di ricchezza è fra i primi, mentre sono sempre costretti a un inseguimento continuo i secondi. Perché non dimentichiamo che l’innovazione di oggi, la nicchia di oggi, è destinata a diventare commodities domani. E solamente se c’è un break trough veramente forte può diventarlo dopodomani, ma quest’inseguimento è inesorabile è continuo e la molla del progresso scientifico tecnologico, è la molla del progresso competitivo, è la molla del progresso economico e sociale. Se in questo quadro la società americana è riuscita a recuperare una posizione di leadership forte, lo ha fatto grazie alla possibilità di 12 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri investire grandi risorse pubbliche sul fronte dell’innovazione di base. Guidata soprattutto dalla difesa. Lo ha fatto perché è riuscita a incamerare grandissimi tassi di aumento di produttività, perché è una società aperta. È una società flessibile. Una società che diversamente da quella italiana e dalla più gran parte delle società dell’Europa continentale, non è bloccata da quei giochi corporativi che rendono molto spesso impossibile anche sul piano politico quell’esercizio importante di riforme che sono necessarie se si vuole davvero portare avanti la frontiera della competitività. L’Inghilterra di Thatcher, che fece a suo tempo anch’essa una rivoluzione simile a quella reganiana, è un’Inghilterra che sfidò il consenso sociale. In un paese che aveva, insieme con il nostro, il più alto tasso di conflittualità sindacale. Reagan fece lo sciopero dei controllori di volo che durò qualche giorno. La Thatcher fece lo sciopero dei minatori che durò qualche mese. Ma grazie a quella rivoluzione l’Inghilterra è riuscita a riposizionarsi a livello internazionale, diventando leader in un’area di mercato: i servizi finanziari e i servizi sulle utilities, che ormai è da loro occupata, saldamente presidiata. E loro, diversamente dal resto dell’Europa continentale, sono riusciti ad accrescere in maniera significativa il loro tasso di crescita, di occupazione e di competitività. Tant’è che ancora oggi rappresentano, insieme agli Stati Uniti, una grande eccezione al panorama dell’Europa continentale col quale ci misuriamo. 13 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri Se questo è il quadro, non è solamente proponendo alcune ricette nostrane che noi riusciamo a riposizionarci in questo contesto. Innanzitutto noi siamo strettamente integrati in un’Europa, molto più di prima e molto più indissolubilmente che mai. Se fino a qualche anno fa, prima di Maastricht, le debolezze dei francesi e dei tedeschi potevano essere un vantaggio reattivo per noi, perché eravamo tutti in concorrenza gli uni con gli altri, oggi invece siamo tutti legati allo stesso destino e abbiamo bisogno tutti di darci una strategia di crescita e di riforme competitive forti, perché il loro successo è il nostro e viceversa. Naturalmente in questo quadro restano gli egoismi, le difese, gli interessi nazionali. E molto spesso i nostri grandi fratelli europei sono abili, duri, determinati nel difendere anche i loro piccolissimi vantaggi competitivi. Quindi anche noi dobbiamo essere in grado, in questo quadro, di saper giocare bene le nostre carte. E io credo che di carte l’Italia ne abbia tante. Perché, a differenza degli altri paesi, l’Italia ha quel tasso di imprenditorialità, quella capacità di mettere in moto energie vitali nell’impresa, che rappresenta la vera grande differenza in termini di asset competitivi fra noi e gli altri paesi. L’economia francese dipende prevalentemente da un’economia agroindustriale largamente sussidiata a livello Europa. Da liberalizzazioni ancora tutte da fare, ma che prima o poi dovranno 14 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri essere fatte, quindi settori protetti con monopoli pubblici forti. Grandissimo intervento dello stato nell’economia. Certo, dispongono di un ceto amministrativo che molto spesso noi prendiamo a riferimento per la sua efficienza, per la sua professionalità. Ma ha un grandissimo deficit d’imprenditorialità. È vero quello che diceva prima Tremonti. Loro guardano noi con invidia perché invidiano il tasso d’imprenditorialità dell’Italia. La Germania, dall’altro lato, è un paese oggi che vive una grandissima crisi dal punto di vista di identità, di fiducia. I tedeschi hanno perso il dio marco e non gli piace il signor euro. E in questo momento hanno sconcerto, sono preoccupati, sono spaventati. Quindi risparmiano, non investono, non spendono e segnano il passo. Ma è un’economia – attenzione – fortemente competitiva perché ha dietro di sé una capacità sistemica potente. E che appena riparte un ciclo positivo sarà in grado sicuramente di essere un fortissimo concorrente. Noi cosa dobbiamo fare? Come possiamo muoverci? Io credo che è proprio qui il punto di svolta rispetto al quale dobbiamo ragionare. Non è vero che l’Italia ha perso, nel quadro della competizione internazionale, carte importanti da giocare. Anzi, oggi più che mai si aprono delle prospettive forti. Innanzitutto l’allargamento ad Est ci porterà un sacco di problemi, ma ci porta sicuramente una grande, grandissima opportunità. Noi siamo al centro di un nuovo grande mercato che si 15 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri apre in maniera significativa con un’Italia che non è più ai confini della vecchia Europa dei Quindici, ma è al centro della nuova grande Europa dei Venticinque. E ci ritroviamo al centro di un Mediterraneo che diventa nuovamente, dopo cinque secoli, l’area di crescente sviluppo del traffico commerciale fra l’Europa e il far east station. Perché tutti il traffico di transito attraverso Suez e il Mediterraneo cresce in termini di quote di mercato rispetto a tutte le altre realtà dell’Atlantico. Noi quindi abbiamo la possibilità di essere davvero lo snodo di collegamento strategico fra questo nuovo grande mercato europeo e il mercato del far east station. Ma possiamo giocare questa carta di riposizionamento anche nell’attrazione degli investimenti, anche nella capacità di diventare dal punto di vista non solo della logistica, ma anche del posizionamento competitivo, un asset importante, se facciamo delle cose serie. Ma le dobbiamo fare subito perché nel frattempo anche gli altri paesi del Mediterraneo individuano la stessa opportunità e cercano di coprire la stessa carta. Abbiamo bisogno davvero di farle le infrastrutture che rendono integrato il nostro sistema alla logistica. Abbiamo davvero bisogno di recuperare competitività in termini di pressione fiscale. Abbiamo davvero bisogno di disegnare un modello di sviluppo che sia sostenibile e che sia condiviso. Ed è proprio qui che, a mio modo di vedere, cade la qualità del 16 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri dibattito politico ed economico italiano. Perché a mio modo di vedere non è ancora sufficientemente condivisa, non è ancora sufficientemente chiara l’opzione di sviluppo che l’Italia ha davanti a sé. E devo dire che il dibattito anche di queste ore, di questa giornata,lo dimostra in maniera molto chiara. L’Italia cosa vuole essere? Noi l’idea ce l’avremmo chiara. L’abbiamo proposta, la dibattiamo. La Confindustria parla del ritardo competitivo del nostro paese da tanto tempo. Non accetta genericamente l’idea di un declino perché non solo non ci piace rassegnarci a un’idea di un paese che vada giù, ma soprattutto perché noi siamo convinti che disponiamo che di grandi energie e di grandi possibilità di fare. Ma dobbiamo avere chiaro un modello di sviluppo. Noi non possiamo essere un paese che prescinde dalla sua grande tradizione di paese trasformatore industriale manifatturiero forte. Noi dobbiamo essere molto chiari su questo punto. Se qualcuno pensa che l’Italia sia un paese che possa fare un po’ di speck affumicato, un po’ di formaggi di nicchia e tanta distribuzione per venderli, non è proprio così. Noi siamo, al contrario, un paese che ha un motore industriale forte, che può sviluppare tutta una serie di fortissime diversificazioni in termini di terziario avanzato, che è avanzato solo se c’è un motore industriale forte. Grande paese che importa materie prime, le trasforma e le rimette nel mondo. Che dipende dal commercio internazionale più degli altri grandi paesi 17 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri europei. E che ha una straordinaria capacità di competitività sul piano proprio manifatturiero, che deve essere ulteriormente rafforzata ed cresciuta, anche grazie a questo nuovo posizionamento che noi possiamo recuperare. Ma se allora questo è vero, noi non possiamo prescindere dal fatto che 1) bisogna essere competitivi da oggi in termini di costi, in termini di prelievo fiscale, in termini di flessibilità del mercato del lavoro. In termini di capacità davvero di mettere in moto le leve con le quali si sopravvive e soprattutto si vince la sfida sui mercati minuto dopo minuto. E 2) dobbiamo soprattutto investire per riposizionarci nella fascia alta. Lisbona ha stabilito qual è la strategia virtualmente corretta di un continente europeo che vuole essere competitivo. Si è data non solo dei parametri qualitativi, ma anche quantitativi. Investire il 3% di PIL entro il 2010 in ricerca e sviluppa. Avere almeno il 70% di popolazione attiva che lavora. Sono due target di quantità impegnativi sui quali siamo tutti – i paesi europei – largamente in ritardo. Rispetto a questa opzione di sviluppo che è un’opzione, a mio modo di vedere, molto chiara, molto precisa, stringente, e sulla quale noi abbiamo buone possibilità di fare dei passi in avanti, non ci sono alternative se non fare le riforme strutturali vere che abbiamo condiviso. Alcune delle quali, per fortuna, finalmente abbiamo incominciato a realizzare. Ma sulla cui strada, soprattutto sulla strada 18 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri delle prossime riforme, stiamo incominciando ad avvertire un po’ troppo incertezze. E soprattutto tempi non adeguati rispetto all’intensità della partita competitiva. Io giudico molto importante il fatto che, ad esempio, nel corso degli ultimi 24 mesi, con le forze sindacali la Confindustria abbia potuto stabilire un dialogo così forte, così autentico, da portare nel giro di meno di due anni una riforma del mercato del lavoro così radicale da essere (non so chi lo ricordava prima) citata persino da Giuliano Amato, col quale avevo condiviso l’ultimo anno di sua legislatura e il primo di mia presidenza. Avevamo discusso ma senza avere poi la possibilità di realizzare. Questo è stato reso possibile grazie a un confronto duro, difficile, ma produttivo con le forze sindacali. Che ci ha portato poi anche in tempi più recenti a condividere anche con la Cgil quel documento sulla competitività nel quale indichiamo le priorità e molto spesso anche le risorse alle quali fare riferimento per mettere in moto un processo di sviluppo che abbia queste caratteristiche. Io credo che proprio quel clima e quella serietà di confronto sindacale, fatto di confronto duro ma costruttivo, si debba anche lavorare per fare le altre riforme che sono davanti a noi. E cercando anche di essere molto chiari. Non illudendoci che si possono fare riforme difficili con il consenso di tutti. Ci sono delle riforme che devono essere fatte anche sapendosi assumere delle responsabilità nei 19 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri riguardi non solo della propria constituency, dei propri rappresentanti. Ma soprattutto nei riguardi di quelli che rappresentano, che sono tutti quelli che, e parlo per noi come parlo degli altri, non sono direttamente titolari della loro tessera o della loro quota d’iscrizione nelle nostre associazioni, ma sono davvero i destinatari del processori sviluppo e di rilancio del nostro paese. Scusate ma chi li rappresenta i giovani in questo paese? Quando noi facemmo questo convegno diciotto anni fa, ci ponemmo proprio questo punto: dare voce non solo ai giovani industriali, ma ai giovani d’Italia. Ma chi pensa ai giovani, agli esclusi di quest’Italia? Questa riforma delle pensioni è vitale per tante ragioni. Alcune sulle quali tutti quanti sembra che si disturbano a parlarne. Tutti pensano che far cassa sia una brutta cosa. Però poi bisognerà capire come si reperiscono i soldi per fare gli investimenti sullo sviluppo, gli investimenti in equità. Gli investimenti in competitività. a dall’altro lato, prima e più ancora di questo c’è un problema fondamentale di equità sociale e generazionale nel nostro paese. Noi stiamo condannando, senza fare la riforma delle pensioni, i nostri giovani a lavorare per pagare la pensione dei loro padri. E noi senza una riforma delle pensioni seria, condanneremo i nostri lavoratori a rischiare di non avere la pensione per la quale stanno lavorando oggi. Su un tema come questo non ci sono scioperi da fare, c’è un confronto serio da attivare. E non c’è da discutere se la riforma vada 20 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri fatta o non vada fatta. C’è piuttosto a ragionare se si fa in un modo e se si fa in un altro modo. E sicuramente nel modo in cui questa riforma si disegna ci possono essere tante strade. Ma a questo punto c’è anche un ragionamento molto semplice che io vorrei porre. Ed è un ragionamento concreto che ci porta direttamente al dibattito più quotidiano. Noi abbiamo davanti una finanziaria. Una finanziaria che come ho avuto modo di dire ieri in audizione al parlamento, è una finanziaria che va letta insieme a tutti gli altri strumenti che di fatto la contornano, e innanzitutto la riforma delle pensioni. Io davvero credo che la riforma delle pensioni, di cui ha parlato Berlusconi, finalmente per televisione qualche giorno fa, assumendo in maniera molto forte una posizione del governo, impegnando il governo a fare una riforma strutturale, sia una cosa importante. Perché è una riforma che più e meglio di tante altre riforme che nel frattempo in Europa si stanno disegnando, dal 2008 in poi mette, di fatto, in condizioni di sostenibilità consolo economico finanziaria, ma soprattutto sociale e generazionale, il sistema pensionistico italiano. Certo, poi c’è un problema di cosa succede da oggi al 2008. E su questo abbiamo punti di vista diversi. Noi riteniamo, ad esempio, che partire dal 2008 sia tardi, non solo perché il problema noto oggi si può affrontare sin da subito, ed è doveroso affrontarlo fin da subito. Ma soprattutto perché – qui lo dico in particolare ai miei amici del 21 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri sindacato – l’alternativa ad una riforma delle pensioni che da subito generi anche risorse per investire in sviluppo, occupazione, competitività, è poi trovare delle strade diverse che sono tutt’altro che piacevoli ed accettabile, come ad esempio quella del condono edilizio. Allora è meglio far finta di non vedere in condono edilizio reso necessario dalla ristrettezza della cassa, che però rappresenta un problema molto serio sul piano della lotta al sommerso, dell’equità dei lavoratori che ci lavorano dentro, delle tanti morti sul lavoro che si verificano nei cantieri abusivi e che poi vengono riportate nelle classifiche ufficiali a danno di tutto il sistema produttivo. O piuttosto affrontare e parlare seriamente da subito di una riforma delle pensioni che affronti in maniera più responsabile e consapevole un problema noto da oggi? Questi sono temi seri, rispetto ai quali la maturità di un dibattito politico e sociale ha il dovere di confrontarsi. Così come dico all’amico Fassino, scusami, e lo dico non per ragioni polemiche, lo capisci subito, noi riteniamo e abbiamo contestato in maniera ferma le oscillazioni e le incertezze della maggioranza sulla strada delle riforme, soprattutto nel corso degli ultimi sei mesi. È per questo che riteniamo che la presa di campo di Berlusconi sia molto importante, perché riprende un attimo le redini di una maggioranza che sembrava avesse perso un attimo – anzi, più che un attimo – quella coesione su un programma di riforme importanti. 22 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri Che pure noi abbiamo condiviso: la riforma del mercato del lavoro, la riforma del diritto societario, la riforma della scuola. Però questo gioco di incertezza all’interno della maggioranza è reso anche più facile da un’opposizione che non riesce ancora oggi a qualificare opzioni alternative. Non è la strada, anche nel dibattito di prima, dice la strada qual è? quella di aumentare le tasse? Quali tasse? Le tassi sulle persone fisiche? Le trasse sulle persone giuridiche? Come si reperiscono le risorse da oggi per fare gli investimenti in equità sociale e competitività di cui il paese ha bisogno? Lo facciamo facendo una riduzione seria della spesa corrente? Non ho mai visto un paese che faccia, a destra o a sinistra, una riduzione della spesa corrente. Perché questo vuol dire, molto spesso, affrontare problemi di tagli di personale nello Stato e negli apparati pubblici che nessuno è in grado di fare. Lo facciamo facendo riforme strutturali come quelle delle pensioni? Allora non si tratta di ritardare lo scalino del 2008, ma piuttosto di anticiparlo. Lo facciamo facendo i condoni che non piacciono a nessuno? A me per primo. Ma che poi rappresentano la strada sulla quale alla fine, in Italia, tutti finiscono per fare un compromesso? Le riforme strutturali sono l’imperativo categorico. E la maturità di un dibattito politico, a destra così come a sinistra, non può prescindere dall’assunzione di responsabilità condivise. E fare 23 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri squadra, quello che dicevano i Giovani Imprenditori, quello che ricordava prima anche il ministro Tremonti, è un imperativo in un momento in cui noi ci giochiamo davvero le possibilità di mettere in campo il meglio del paese per rilanciare la nostra competitività. Ma fare squadra vuol dire anche sapersi ascoltare, saper dialogare e saper ragionare insieme. Io non voglio entrare in ulteriori commenti e approfondimenti, perché credo che le cose dette in questi due giorni siano molto importanti. Poi c’è l’intervento di Anna Maria Artoni. Ma voglio però ribadire con grandissima fermezza tre concetti fondamentali. Il primo. Gli imprenditori italiani sono consapevoli della complessità della partita che hanno davanti a sé. Sono orgogliosi di esseri imprenditori italiani che vivono e si confrontano con i mercati. E quelli che non sono in grado di farlo devono essere consapevoli e devono essere consapevolmente avvertiti che rischiano la loro pellaccia, perché il mercato non fa più prigionieri. Quindi è bene che ognuno di noi faccia al meglio il suo mestiere, sappia investire, sappia crescere, sappia rendersi più competitivo. Ma nel frattempo noi abbiamo bisogno di sostenere coerentemente una politica di modernizzazione del paese che molto spesso imporrà anche a noi dei costi e dei sacrifici difficili. Rinunciare a piccoli vantaggi, rinunciare a piccole rendite di posizione, rinunciare a piccoli favori, ma ci dà in cambio il dividendo i un paese più forte e 24 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri più competitivo. Terzo. La vera grande partita che noi abbiamo davanti è quella di rendere il nostro paese un grande giocatore di un’Europa che si pone nuovamente il tema della crescita, dello sviluppo e della competitività. Noi abbiamo bisogno con forza di saper dare ai nostri interessi nazionali risposte europee. Ma abbiamo bisogno anche di disegnare un’Europa che sappia essere un’Europa accogliente di investimenti, capace di garantire la competitività. Un’Europa che metta nuovamente al centro delle sue strategie la crescita, lo sviluppo, la creazione di nuove ricchezze. Io credo che questo sia più di tutti il grande problema che dobbiamo saper affrontare. E questo problema un paese come il nostro, che è stato un grande paese fondatore di quest’Europa, può contribuire a risolverlo soprattutto facendo con rigore e con serietà il suo percorso e avendo l’autorevolezza, la spinta, la forza per portare sul tavolo europeo ricette e soluzioni difficili ma assolutamente necessarie. È questa strada, una strada impegnativa, quella che deve contraddistinguere il percorso dei prossimi mesi, con una fondamentale però avvertenza. Noi non abbiamo veramente più tempo. Se qualcheduno pensa che la ripresa internazionale, che pure si 25 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri sta incominciando a disegnare, possa risolvere da sola i problemi del nostro prodotto interno lordo, della nostra finanza pubblica, del nostro rapporto deficit Pil, si sbaglia di grosso. Perché la ripresa che gi si sta rimettendo in moto negli Stati Uniti, che già trova diversi trimestri di forte consolidamento nel Giappone, dopo lunghissimo periodo di stagnazione e di grandissima crisi economica. Che trova soprattutto nel far east station un grande protagonista. È una ripresa che salta a pie’ pari tutta l’Europa e ricongiunge direttamente gli Stati Uniti con quei paesi e con quei mercati. Io non so chi fosse il banchiere inglese col quale parlava Letta in termini di priorità degli investimenti. Io so comunque che oggi noi abbiamo, se facciamo le cose giuste, la possibilità di rimetterci seriamente sul piano dell’attrazione degli investimenti internazionali. La prima volta dopo tanti decenni. Questo è un paese che le multinazionali le ha cacciate con le molotov, se ce lo ricordiamo. Negli anni ’60 eravamo fra i primi ad attrarre i grandi investimenti americani. Negli anni ’70 e negli anni ’80 li abbiamo cacciati tutti. Negli anni ’90 non abbiamo saputo far niente per attrarli. Ed eravamo diventati marginali in un’Europa che si era ormai chiusa nella sua struttura dei paesi dei quindici. Oggi ritorniamo ad essere, dal punto di vista della geografia economica, centrale. Se facciamo le cose giuste possiamo diventare anche attrattivi. Ma nel frattempo la gente va ad investire in Polonia, 26 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo IL NUOVO RINASCIMENTO XVIII Convegno di Capri va ad investire in Russia, va ad investire in altre aree e non viene più ad investire in quest’Europa. Allora il problema è del nostro paese. Il problema è di quest’Europa. E noi non abbiamo mica tempo, perché nel frattempo gli altri si attrezzano. Allora la stabilità, di cui si è parlato a lungo, è una condizione necessaria, ma non sufficiente per fare le cose necessarie. Noi abbiamo bisogno di stabilità, ma soprattutto di buon governo, E il buon governo si fa facendo scelte, prendendo decisioni, e prendendole nei tempi che l’economia e i mercati impongono, se vogliamo garantire sviluppo, occupazione e prospettive soprattutto ai nostri giovani. Grazie (APPLAUSI). 27 Capri 11 ottobre 2003 Trascrizione Rizzo