In abbinata obbligatoria con Italia Oggi. Sui salari bassi Sfida tra il ministro e i sindacati Vertenza porto Scuse e dimissioni dal Sul Inchiesta Milano-Reggio Il giudice Giglio rimane in carcere Napolitano: «Doveroso evitare le elezioni» Guerra all’evasione Il caso Gioia Tauro dopo le foto di Rossa su facebook Spunta l’ombra dei servizi segreti sulle notizie a Morelli sulle inchieste M. ALBANESE a pagina 12 MASSIMO CLAUSI a pagina 7 alle pagine 4 e 5 Il ministro Elsa Fornero Mercoledì 21 dicembre 2011 www.ilquotidianodellacalabria.it Franco Morelli Reggio. In qualità di ex sindaco ha ribadito le competenze gestionali in capo ai dirigenti Scopelliti: «Sono molto sereno» Il governatore sentito dai magistrati nell’inchiesta sul buco nel bilancio del Comune Via libera alla manovra in Consiglio Bruno Labate racconta come ottenne l’incarico tramite la Fallara Regione, sì al bilancio Fondazione Campanella trovata una soluzione IL consiglio regionale ha approvato il bilancio di previsione. Nelle misure del collegato, tra le misure adottate, c’è lo stanziamento di otto milioni di euro per incentivare le imprese che operano nell’area portuale di Gioia Tauro. Trovata una soluzione per la Fondazione Campanella. IL governatore, Giuseppe Scopelliti, è stato sentito, in qualità di ex sindaco, nell’ambito dell’inchiesta sui presunti illeciti alla base del buco nel bilancio del Comune di Reggio Calabria. Scopelliti, al termine dell’interrogatorio, si è detto «molto sereno», rifacendosi alle competenze proprie dei dirigenti. GIUSEPPE BALDESSARRO a pagina 6 Reggio. Per bancarotta Chiesti 6 anni per Sarra Il gup rinvia per una perizia C. CORDOVA a pagina 7 ANDREANA ILLIANO alle pagine 14 e 15 Scopelliti e Caridi in Consiglio Neve sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria Ondata di gelo sulla Calabria. Neve sui rilievi ONDATA di gelo sull’Italia, dalla quale non è rimasta esente la Calabria. Così come in molte altre regioni, la nostra è stata interessata da temperature sensibilmente più basse e nevicate sui rilievi. In Sila sono caduti fino a 50 centimetri di neve sulle cime più alte. Secondo il Centro Funzionale Multirischi dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal). anche per oggi «sono previste, sulla nostra regione, preci- pitazioni anche a carattere dirovescio otemporalilocalmente di forte intensità. I fenomeni saranno accompagnati da attività elettrica e da venti nord-occidentali, con raffiche di burrasca forte». Neve sopra i 400-600 metri. Sisma: la “nota” faglia della Valle del Crati Terremoti in Calabria Serve intervenire in tema di prevenzione MARIO PILEGGI alle pagine 8 e 9 La deposizione della teste chiave nel processo per presunte truffe all’Asl di Locri per la fornitura di materiali Sombrero «La Laganà ha approfittato della mia fiducia» Protesi ALBINA Micheletti, teste nel processo per presunte truffe all’Asl di Locri, ha parlato del ruolo della Laganà. CI SONO delle protesi mammarie che sono seriamente indiziate di avere effetti cancerogeni. Le autorità sanitarie francesi stanno decidendo il da farsi: c'è l'ipotesi che debbano chiedere a trentamila donne di farsi operare per sostituirle. Sull'eternit sappiamo cosa è successo: c'è gente che si ammala 30 anni dopo il contatto con le polveri, e muore: l'amianto era la grande scoperta del secolo! Il fatto è che, quando scatta la lampadina degli affari, le ricerche sulla pericolosità del prodotto diventano veloci e permissive; per accorgersi che sono veleni, c'è sempre tempo. PASQUALE VIOLI a pagina 17 11221 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 ANNO 17 - N. 351 - € 1,20 6 Primo piano Mercoledì 21 dicembre 2011 Primo piano 7 Mercoledì 21 dicembre 2011 Il sottosegretario accusato dalla Procura di Reggio di bancarotta Inchieste reggine Il pm: «Sei anni a Sarra» Il presidente della Regione interrogato sul buco di bilancio al Comune Il gup rinvia la decisione e dispone una perizia calligrafica di CLAUDIO CORDOVA Scopelliti «Sono sereno» dell’Economia) il bilancio comunale era stato gestito compiendo tutta una serie di alchimie contabili fuori legge. Al centro della bufera Orsola Fallara, che avrebbe compiuto operazioni illecite sia sul piano contabile che penale. La perizia in mano alla Procura parla di entrate del Bilancio gonfiate ad arte per consentire tutta una serie di spese. Iniziative, consulenze, incarichi professionali venivano così finanziati. E quando poi i soldi non bastavano più iniziava una sorta di partite di giro, con fondi che passavano da un capitolo di Bilancio all’altro. La coperta però, al di là delle responsabilità penalmente rilevanti, ad un certo punto iniziò a diventare corta. Ed i debiti dell’amministrazione pubblica, verso enti e privati, arrivarono alle stesse. Gli ispettori del ministero dell’Economia hanno stimato «in via prudenziale», qualcosa come 170 milioni di euro di buco. Uno sproposito. Ed è su una parte di questi denari che la Procura ha puntato la lente di ingrandimento. Infatti, non c’è soltanto un problema di più o meno cattiva gestione della casse comunale. Per i magistrati, chi ha gestito le casse ha commesso reati. Ed è ovvio che ad essere chiamati in causa oltre alla dirigenza ci sono anche i vertici politici di palazzo San Giorgio. Da qui la contestazione anche a Scopelliti. Un atto dovuto per certi aspetti, in quanto primo cittadino. Ma anche un atto necessario per proseguire le indagini ed accertare eventuali responsabilità da parte dell’allora sindaco della città dello Stretto. Anche alla luce del fatto che Orsola Fallara era un dirigente esterno, chiamato alla guida dell’ufficio Finanze, con un incarico fiduciario. g.bal. | Il governatore Scopelliti in Procura accompagnato dal legale di fiducia di Nico D’Ascola (foto A.Sapone) IL VERBALE | | L’accordo per l’incarico dal parrucchiere di GIUSEPPE BALDESSARRO REGGIO CALABRIA - «L’incontro per definire l’incarico avvenne presso un parrucchiere vicino al museo dove Zoccali e Scopelliti dovevano farsi i capelli. Fu un incontro breve, Scopelliti mi disse di parlare con Zoccali al quale spiegai la mia aspirazione. Poi mi mandarono tutte le carte del contratto a Roma per firmare». E’ lo stesso Bruno Labate a raccontare i retroscena di come diventò capo della delegazione romana della Regione Calabria. L’architetto, finito nel vortice dell’inchiesta sul buco di bilancio del Comune di Reggio Calabria, ripercorre quei giorni, in una mezza dozzina di pagine agli atti del procedimento che lo vede indagato per avere intascato denaro per progetti pubblici mai eseguiti. Nel corso dell’interrogatorio su quella vicenda, l’architetto reggino spiega il rapporto sentimentale che lo legava a Orsola Fallara, grazie alla quale aveva “agganciato”il governatore e ottenuto l’incarico regionale. Nella prima parte dell’interrogatorio Labate ammette di aver ottenuto una serie di incarichi da parte della Fallara per la realizzazione di alcuni progetti. Si trattava prevalentemente di opere relative a verde pubblico e piazze. “Pratiche”, per lavori mai finanziati e mai realizzati, che tuttavia avevano portato nelle tasche del professionista alcune centinaia di migliaia di euro (ragione per la quale gli sono stati sequestrati patrimoni per 600 mila euro circa). Incari- Il racconto di Bruno Labate, prima progettista sulla carta per il Comune poi grazie alla Fallara dirigente della Delegazione calabrese a Roma chi affidati illegittimamente dalla dirigente dell’ufficio finanze di Palazzo San Giorgio, che si tolse la poi la vita lo scorso anno, e per i quali ora è accusato di peculato (in concorso con la manager) e truffa. All’epoca della vicenda i due erano sentimentalmente legati. E fu tramite la Fallara che, nel tempo, Labate aveva intravisto la possibilità di fare carriera nella Regione. Al punto da rinunciare al lavoro che aveva come dirigente della Cassa Depositi e Prestiti per buttarsi nella nuova avventura professionale. «Io tenevo particolarmente ad ottenere anche tramite Orsola Fallara il posto di dirigente della Fin Calabra - spiega durante l’interro- gatorio - e avevo accettato la delegazione romana della Regione come ripiego momentaneo assecondando lei che mi diceva che avrebbe tentato di soddisfare le mie aspettative». Quindi, sempre ai magistrati (il pool che si occupa dell’inchiesta è composto dall’aggiunto Ottavia Sferlazza e dai pm Sara Ombra e Francesco Tripodi) ha detto: «Era lei il tramite con il presidente Scopelliti per tutte queste questioni». Labate racconta anche di quando seppe che per Fin Calabra era stato scelto un altro professionista «ci rimasi male», «ma lei disse che mi avrebbe LA SCHEDA Dalla prima denuncia in Procura al suicidio della dirigente comunale ORSOLA Fallara (nella foto), dirigente dell’Ufficio Finanze del Comune di Reggio Calabria, si è uccisa ingerendo dell’acido muriatico a dicembre dello scorso anno. La donna era stata indagata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, per essersi auto liquidata diverse centinaia di migliaia di euro in quanto componente della Commissione tributaria provinciale per conto del Comune. Somma che, secondo i magistrati, non le spettavano. L’inchiesta tuttavia scoprira anche altro. Durante l’indagine infatti emersero una serie di pagamenti illegittimi a diversi professionisti (tra cui l’architetto Bruno Fallara, con cui aveva una relazione), ma soprattutto affiorarono una serie di irregolarità relative alla gestione del Bilancio comunale. Episodio che gli costo anche l’accusa di falso, per la quale è indagato anche il governatore Giuseppe Scopelliti. sistemato». «Fu la Fallara, tramite Franco Zoccali che era assieme a Scopelliti a procurarmi l’incarico di capo della delegazione romana, sempre da considerarsi come “parcheggio”, in attesa dell’incarico a Fin Calabra che era il mio vero obiettivo». Da qui per arrivare a Zoccali e Scopelliti, incontrati poi «dal parrucchiere vicino al Museo». Dopo lo scandalo, Labate si dimise da dirigente regionale. La farmacia Centrale. A destra Alberto Sarra di questioni tecnico-giurideche a suo favore. Una carta che la difesa del politico ha fornito alla corte nell’ottobre 2010. Documentazione che, però, a detta dei consulenti della Procura, avrebbe in calce una firma falsa. Adesso, quindi,il GupEspositovuole vedercichiaro: da qui, infine, la decisione di procrastinare la sentenza, disponendo una perizia sulla firma di Curia. Secondo l’inchiesta il “gruppo Sarra” nei primi anni del 2000 avrebbe rilevato la farmacia dalla famiglia Curia, sborsando una cifra simbolica (un milione di lire), ma accollandosi anche i debiti, quantificati tra i sette e gli otto miliardi di lire. Negli anni, peraltro, il politico avrebbe mantenuto un ruolo operativo nella gestione della farmacia, disponendo anche sui licenziamenti. Nel corso degli anni, però, Sarra, avrebbe messo in atto una bancarotta fraudolenta da quasi un milione e seicentomila euro. 317mila euro sarebbero stati versati in più soluzioni mensili alla famiglia Curia e ai suoi eredi, per effetto di un contratto di rendita vitalizia, 146mila euro, invece, costituirebbero la somma L’ASSE MILANO-REGGIO del pagamento dei debiti della Sarfarm S.r.l., la società che Sarra avrebbe costituito per gestire la farmacia, cosa che, altrimenti, non gli sarebbe stata consentita, vistala suaprofessione diavvocato. Circa 84mila euro, poi, sarebbero il pagamento di debiti estranei alla gestione sociale, relativi ad assegni emessi da Sarra sul conto corrente acceso presso la BNL. Ma la parte più cospicua dei soldi che costituirebbe la bancarotta fraudolenta, circa un milione di euro, deriverebbe da un finanziamento concesso da Credifarma, l’istituto costituito dalle farmacie, in favore della Farmacia Centrale. Soldi che il 14 dicembre 2001 sarebbero stati trasferiti sul conto della Sarfarm, svanendo, poi, nel nulla. Secondo quanto affermato dallo stesso Sarra in una nota «i difensori hanno sostenuto l’assoluta insussistenza delle accuse mosse, smontando in fatto e diritto quanto sostenuto dall’accusa, fornendo, nel corso di tutto il procedimento, prove dell’avvenuto pagamento dei debiti della farmacia da parte del sottosegretario Sarra, ancor prima della dichiarazione di fallimento». | Giglio resta in carcere Spunta l’ombra dei Servizi REGGIO CALABRIA - Enzo Giglio resta in carcere. Il Tribunale della Libertà di Milano ha rigettato l’istanza di scarcerazione avanzata da Francesco Albanese, legale di fiducia del magistrato Giglio, arrestato nell’ndagine della Dda di Milano per favoreggiamento alla cosca Lampada e per corruzione in combutta con il consigliere regionale Franco Morelli, anch’egli tratto in arresto. E se su Morelli, il legale di fiducia, Franco Sammarco, aveva rinunciato a ricorrere al Tdl, Giglio aveva puntato nel sostenere la propria estraneità ai fatti, sottoponendosi all’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Giuseppe Gennari, rendendo dichiarazioni spontanee, al cospetto del procuratore aggiunto Ilda Boccassini nell’ambito dell’udienza davanti al Riesame, ma anche scrivendo, di proprio pugno, due distinti memoriali, di una cinquantina di pagine complessive, in cui spiegava le ragioni dei propri incontri con i Lampada,una famiglia originaria del rione Archi di Reggio Calabria che sarebbe stata “inviata” a Milano come testa di ponte del più potente e blasonato clan Condello. Al momento dell’arresto, avvenuto circa tre settimane fa, Vincenzo Giglio è uno dei magistrati più noti, anche per la propria severità, del distretto reggino. Presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Presidente della Corte d’Assise, nonché elemento di spicco della corrente di Magistratura Democratica, Giglio venne ammanettato con delle accuse gravissime: nel corso di alcuni incontri, almeno cinque, avvenuti all’interno della propria centralissima abitazione a Reggio Calabria avrebbe fornito delle soffiate agli elementi di spicco del Il Tdl respinge la richiesta della difesa clan Lampada circa l’esistenza o meno di indagini giudiziarie sul conto degli affiliati. Discorso analogo per la presunta corruzione con Franco Morelli, cui Giglio avrebbe rivelato l’assenza di indagini sul conto del politico, preoccupato di possibili vicendegiudiziarie che ne potessero frenare l’ascesa politica. Un’amicizia, quella tra Morelli e Giglio, che sarebbe stata premiata dagli incarichi regionali ottenuti dalla moglie del magistrato, Alessandra Sarlo. Accuse da cui, ovviamente, il magistrato si è difeso con forza. Una difesa che, però, non ha convinto del tutto il Tdl che ha rimarcato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. cl.co. LA REPLICA «Giusti, non sono l’avvocato di cui si parla» LEGGO sul Quotidiano del 20 la riedizione di una vecchia notizia già da me smentita: e cioè che io sarei stato indicato, in un colloquio del 5 agosto 2009 intercorso tra Rocco Gaetano Gallo ed i suoi familiari, come l'”avvocato” che doveva parlare con il giudice Giusti, che successivamente avrebbe composto il collegio del Tdl che annullò l'ordinanza custodiale emessa nei confronti del Gallo. Ribadisco che non sono io l'”avvocato” del quale si parla (ammesso che se ne parli nei termini divenuti di pubblico dominio), perchè al 5 agosto '99 non ero ancora il difensore del Gallo; perchè non sono mai andato a cena con il suddetto giudice; perchè neppure sapevo che lo stesso avrebbe composto il Tdl; perchè ciò seppi solo la mattina dell'esame del ricorso; perchè il Tdl seguì percorso motivazionale totalmente diverso da quello che avevo prospettato, per annullare l'ordinanza. Avv. Armando Veneto di MASSIMO CLAUSI COSENZA - Spunta anche l’ombra dei servizi segreti nell’inchiesta “Infinito” condotta dalla Dda di Milano. Negli ultimi giorni diversi protagonisti dell’inchiesta hanno sfilato davanti aigiudici milanesinel corso dei vari interrogatori di garanzia o come persone informate sui fatti. Durante questi colloqui i magistrati milanesi hanno in particolare concentrato la loro attenzione sulla fuga di notizie inerenti le indagini sul gruppo Valle-Lampada. Dalle carte dell’inchiesta è palese come i destinatari della custodia cautelare sapessero da tempo di essere oggetto di attenzioni da parte degli inquirenti. Lo dimostra l’uso di telefonini ad hoc, intestati ad un cittadino senegalese, che Lampada e Morelli utilizzavano per comunicare. Lo dimostrano anche una serie di notizie che Morelli avrebbe fornito ai Valle-Lampada in merito alle indagini (circostanza che ha fatto guadagnare al consigliere regionale del Pdl l’accusa di violazione del segreto istruttorio). Ma come faceva Morelli a sapere delle indagini? Lo ha chiarito ai giudici milanesi uno degli indagati che nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha affermato che il gruppo era a Il consigliere regionale Morelli conoscenza di indagini in corso grazie alle entrature di Morelli con i servizi segreti. L’indagato ha parlato di contatti di alto livello che il consigliere regionale avrebbe intrattenuto addirittura con funzionari dei servizi che lo avrebbero regolarmente notiziato sull’argomento. Del resto per il consigliere regionale sapere se era sotto inchiesta o meno era di fondamentale importanza. Lo ha dichiarato anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sentito dai pm lombardi come persona informata sui fatti. Alemanno ha confermato il suo stretto rapporto con Morelli che era il massimo esponente della sua corrente, Destra sociale, in Calabria. Per questo il sindaco di Roma si era attivato presso Scopelliti per chiedere un posto al sole per Morelli, ricevendo però un netto rifiuto dal governatore Scopelliti. Quest’ultimo disse ad Alemanno di aver sentito alcune voci circa indagini in corso su Morelli per cui non era opportuno una sua nomina in giunta. Da qui l’attivismo di Morelli e il famoso fax inviatogli dalla moglie del giudice Giglio che attestava l’inesistenza di indagini. Lo stesso fax Morelli esibì ad Alemanno. Il sindaco di Roma ha detto ai giudici di ricordare la circostanza, anche se non saprebbe indicare con esattezza che tipo di documento fosse. Fatto sta che dopo quel momento si convinse che quella di Scopelliti fosse una scusa e il rifiuto ad un ingresso in giunta di Morelli avesse motivazioni di natura politica. Per questo Alemanno decise di “ricompensare” Morelli con un posto nel cda di una delle partecipate del Comune di Roma. Le entrature di Morelli nell’intelligence E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Per la difesa le prove prodotte in aula sarebbero insussistenti “Caso Fallara”, il governatore due ore in Procura «Come sindaco completamente estraneo alla vicenda» REGGIO CALABRIA - «Ho soltanto chiarito la mia posizione rispetto alle vicende contestate evidenziando, così come è scritto dagli stessi ispettori ministeriali, il distinguo tra le competenze, che sono gestionali in capo ai dirigenti, e quelle in capo alla politica». Poco meno di due ore di interrogatorio per il governatore Giuseppe Scopelliti. Il tempo di rispondere ad alcune domande della Procura, rispetto all’accusa di falso, nell’ambito dell’inchiesta sul “caso Fallara”. Il presidente della Regione Calabria, a conclusione del confronto con i magistrati reggini, ha riferito: «In qualità di sindaco ho dimostrato in maniera chiara la mia estraneità alla vicenda. Sono molto sereno, tranquillissimo. Saranno poi i procuratori che dovranno valutare insieme ai sostituti la mia posizione che a me sembra molto lineare e naturale». Estraneo ad ogni contestazione insomma. Scopelliti ha ribadito quella che la linea di difesa a fronte delle accuse che gli sono state mosse dal pool di magistrati (composto dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dai pm Sara Ombra e Francesco Tripodi) che indagano sugli illeciti che starebbero alla base del buco di Bilancio di Palazzo San Giorgio. Un tesi che, nella sostanza, tende a distinguere quelle che sono le responsabilità dei dirigenti da quelle di chi riveste un ruolo politico nella stessa amministrazione. Delle domande rivolte al governatore nello specifico si sa poco o niente, anche alla luce del fatto che la Procura non ha voluto commentare in alcun modo i contenuti e l’esito dell’interrogatorio a cui era presente anche il procuratore Giuseppe Pignatone. Accompagnato dall’avvocato Aldo Labate, dello studio del professore Nico D’Ascola, Scopelliti si è quindi detto sereno.In qualità di ex sindaco di Reggio Calabria, come accennato, aveva ricevuto nei mesi scorsi un invito a comparire nell’ambito delle indagini sul cosiddetto “caso Fallara” nel quale si ipotizza a suo carico il reato di falso in atto pubblico. L’inchiesta era stata avviata in seguito alle denunce di Demetrio Naccari e Seby Romeo, esponenti del Pd reggino, sulle indebite competenze erogate alla dirigente dell’Ufficio finanze del Comune, Orsola Fallara. Quest’ultima, indagata dalla Procura per abuso d’ufficio per una somma di 750 mila euro, si era suicidata nel dicembre del 2010. E già per il reato di abuso, Scopelliti aveva ricevuto un primo invito a comparire. L’inchiesta si è poi estesa e la Procura ha disposto una serie di accertamenti tecnici sui conti del Comune dai quali sarebbero emerse una serie di irregolarità nei bilanci dell’ente dal 2008 al 2010. Secondo una perizia degli esperti della Procura (che poi continuarono lo stesso lavoro nella qualità di ispettori del Ministero REGGIO CALABRIA - Il pubblico ministero Federico Perrone Capano aveva anche esposto la propria requisitoria chiedendo sei anni e otto mesi di carcere per alcuni episodi di bancarotta fraudolenta. Ma il processo che vede imputato l’attuale sottosegretario regionale Alberto Sarra sembra proprio non voler vedere la propria fine: tra rinvii, dovuti a impegni degli avvocati o del giudice terzo, la decisione a carico del politico slitta ormai da diversi mesi. E anche ieri, quando si attendeva ormai la lettura del dispositivo, il Gup di Reggio Calabria, Andrea Esposito, ha spiazzato tutti, disponendo una perizia per accertare se un documento prodotto dalla difesa di Sarra, rappresentata dagli avvocati Antonio Managò e Fabrizio Guerrera,sia autenticoo falso,come invece sostenuto dall’Ufficio di Procura. Sarra è imputato di quattro episodi di bancarotta fraudolenta che sarebbero stati messi in atto nell’ambito dell’intricata vicenda riguardanteil fallimentodella “Farmacia Centrale” ubicata a Reggio Calabria sul Corso Garibaldi. Secondo le indagini del pm Federico Perrone Capano, svolte con il coordinamento del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, Sarra, insieme ad altre due persone, Francesco Maria Serrao e Antonina Maria Rosa Marrari, avrebbe distratto, dissipato e occultato i beni riguardanti il patrimonio sociale della farmacia. Serrao ha già patteggiato la propria pena, arrivando a una condanna in continuazione con un altro procedimento a suo carico, denominato “Casper”, mentre per la Marrari il pm Perrone Capano aveva invocato tre anni di reclusione prima che il Gup sorprendesse tutti con la propria decisione. Il documento presentato dalla difesa di Sarra è firmato dal defunto Antonio Curia e permetterebbe all’attuale sottosegretario, di dimostrare tutta una serie Consiglio regionale. I temi della sanità in aula. Bova e Adamo propongono l’azienda unica Campanella, c’è la soluzione Rsa, Mirabelli (ApI): «Avete aumentato i posti letto e i soldi stanziati non bastano» REGGIO CALABRIA - La sanità tiene banco in consiglio regionale, anche nella seduta di ieri, quando all'approvazione dell'assise regionale c'era il bilancio di previsione del 2012. Torna la legge sulla Fondazione Campanella, bocciata da Roma perché ritenuta incostituzionale. Il dibattito è acceso e termina a notte inoltrata, che cosa ne sarà si saprà solo oggi. L'idea è quella di trasformare i contratti dei dipendenti con un tempo determinato almeno in una fase di transizione, ovvero in quella che permette alla fondazione di passare da pubblica a privata. Per poi arrivare ai concorsi pubblici (insomma si ripropone il caso dell'Audit) per le nuove assunzioni. Di certo la Regione ha dato venti milioni l'anno scorso e 15 quest'anno alla struttura di Catanzaro. Il documento che arriva in aula risponde al primo rilievo di legittimità costituzionale sulla violazione del piano di rientro e dei poteri del commissario ad acta: in aula si propone la cancellazione della fondazione dal registro delle persone giuridiche private. Sul personale invece l'atto era ritenuto incostituzionale perché mancavano concorsi pubblici per le assunzioni , la norma che ieri è arrivata in aula bandisce i bandi, ma solo successivamente al riconoscimento della fondazione come ente di diritto pubblico. Del caso si è di- Una riunione dei consiglieri del Pdl tra i banchi del consiglio scusso molto anche nella riunione dei capigruppo che ha proceduto il dibattito nell'assise regionale. Contrari Idv e una parte del Pd, che cosa accadrà del Campanella. Ieri, in nottata però la maggioranza aveva i voti per far passare l'atto. Già prima che si arrivasse a discutere però dello spinoso caso della struttura sanitaria di Catanzaro la sanità è tornata in aula, quando il consigliere regionale Rosario Mirabelli (Api) in aula ha messo in evidenza la mancanza di soldi per le residenze degli anziani, presentando un emendamento alla manovrafinanziariache èstatoperò bocciato. Mirabelli ha proposto un problema serio: «Considerando che, per quanto attiene la struttura socio-sanitaria, che con il decreto 18 sono stati previsti 3300 posti letto che sono diventati, poi, 3015, a fronte di una spesa che dai 40 milioni di euro previsti è passata a 15 milioni di euro, con differenza, pertanto di ben 25 milioni di euro, evidenzia responsabilità dirette da parte del Commissario ad acta», il riferimento è a Scopelliti e Mirabelli continua: «Si denuncia, tra l'altro, la situazione in cui versano le case di cura che, nonostante le puntuali previsioni di legge, non sono state più pagate e non potranno neanche ricorrere all'indebitamento bancario. Constatata lamancanza diproposte in vari settori, come nell'agricoltura, rileva la difficoltà oggettiva di acclarare in termini positivi il bilancio che si sottopone in Aula e stigmatizzando l'attuale programmazione economica, ritiene necessario un sistema di politica e di programmazione differente, tale da poter alleggerire l'utilizzo delle risorse, anche considerando le mancate erogazioni da parte del Governo centrale». L'emendamento è stato bocciato. Di sanità parla anche i consiglieri regionali Peppe Bova che, insieme con Nicola Adamo (entrambi gruppo misto), che presentano un emendamento che prevede che tutte le Asp siano accorpate in un'unica azienda ospedaliera regionale. Bova dice in aula che si tratta di un emendamento che non costa un euro. Gli risponde il capogruppo del Pdl, Luigi Fedele: «lo trasformiamo in un ordine del giorno». Ad Adamo l'idea non piace: «Questo è un nuovo modello della sanità, ve lo proponiamo, non costa niente, ma potrebbe anche essere utile in questa fase di tagli, di piani di rientro». Alla fine l'emendamento non passa e si trasforma in una sorta di indirizzo del consiglio. LA LETTERA Morosini scuote la politica e il presidente Scopelliti LOCRI – «Stiamo verificando che il rientro economico se avverrà, sarà a beneficio delle istituzioni ma a danno dei cittadini. Ci viene detto che sarà solo un danno provvisorio proprio per garantire il futuro. Se guardiamo retrospettivamente la nostra Regione dobbiamo concludere che purtroppo finora non è stato così, perchè quello che abbiamo perso nel passato, non ci è mai stato restituito». È quanto ha scritto il vescovo di Locri, mons. Giuseppe Fiorini Morosini in una lettera che ha consegnatoieri, aSanLuca, al presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti. «Mi faccio interprete – ha sostenuto il prelato – del disagio che sta vivendo la gente nella Locride, appesantito in occasione di queste feste dalla messa in cassa integrazione degli operai forestali dell’Afor, in un momento in cui i recenti danni alluvionali hanno riportato in evidenza il problema del dissesto idrogeologico del nostro territorio. Del resto anche lei ha mostrato le sue preoccupazioni dinanzi al Governo per una manovra economica, che finisce per penalizzare molto la nostra Regione. Sicuramente anche avrà letto le osservazioni critiche che gli operai Afor hanno fatto e che io ho letto ed ascoltato anche a viva voce. Si sentono venduti dai sindacati e in certo senso presi in giro costatando che, a loro dire, mentre essi vengono messi in cassa integrazione ci sono altre assunzioni alla Regione e sono stati aumentati gli stipendi per i dirigenti del loro settore. La cassa integrazione prelude al licenziamento e la situazione delle famiglie nella Locride diventa sempre più drammatico». «In questi anni –ha scritto mons. Morosini a Scopelliti - ho visto coniugare verbi sempre negativi per la vita delle famiglie del nostro territorio: ridimensionare, eliminare, sopprimere, trasferire, accorpare. In nome della crisi e del rientro economico sono state soppresse scuole, chiuse guardie mediche, ridotti o chiusi uffici postali, soppressi treni e tutto questo a discapito del cittadini. Se considero la configurazione del territorio della Locride debbo concludere che il futuro è drammatico». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 15 24 ore Mercoledì 21 dicembre 2011 24 ore Mercoledì 21 dicembre 2011 Catanzaro. Ai domiciliari due estremisti della destra catanzarese: Carmelo La Face e Vincenzo Marino Si “chiude” solo sui fascisti Dieci gli indagati per la rissa al “Centro Riscossa”. Tre le misure applicate LE INTERCETTAZIONI di TERESA ALOI CATANZARO - Nessuno ha voluto proferire quel nome. Nessuno lo avrebbe riconosciuto, nè tanto meno qualcuno ha saputo fornire un'indicazione utile atta a consentire agli investigatori di risalire alla sua identità. E così, il nome di chi materialmente ha brandito il coltello nei confronti di un militante di sinistra, resta un'incognita. Erala seradel30 ottobredi un anno fa quando, poco dopo le 21, veniva effettuata una segnalazione alle forze di Polizia in ordine ad uno scontro avvenuto poco prima in via Cicco Simonetta, nei pressi della sede dell'Associazione “Riscossa”. Ora, perquella rissa,a distanzadi unanno eduemesi gliagenti della Digos hanno arrestato e posto ai domiciliari Carmelo La Face, 33 anni, e Vincenzo Marino, 32 anni, esponenti della estrema destra cittadina mentre ad un terzo giovane Salvatore Mazza, 30 anni, è stato notificato un provvedimento di obbligo di dimora. Eppure, le richieste dell'accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Alessia Miele erano state più pesanti considerato che per LaFace eMarino,il pmaveva chiesto l'arresto in carcere per tentato omicidio e rissa e per Mazza i domiciliari insieme ad altri due dei dieci indagati in stato di libertà Valerio Bagnato e Carlo Cassala entrambi ventiseienni ritenuti entrambi responsabili di tentato omicidio. Richieste che, tuttavia si sono scontrate con la decisione del giudice per le indagini preliminari Maria Rosaria Di Girolamo che, nelle 50 pagine di ordinanza di misura cautelare, ha contestato solo il reato meno grave e per tre dei cinque indagati. Nel provvedimento, in qualità di indagati anche Ruben Munizza, 28 anni, Fabio Saliceti, 31 anni, Stefano Mancuso, 26 anni, Giuseppe Rossi, 34 anni, Dario De Liberto, 33 anni. Una ricostruzione puntale, quella della Procura: della rissa e del successivo accoltellamento del giovane appartenente all'Associazione “Riscossa”. Un lavoro reso possibile oltre che dalle intercettazioni ambientali - (un microfono venne posizionato nella stanza dell'ospedale in cui era stato ricoverato Carmelo La Face, che nella rissa riportò la frattura del braccio) - anche dalle testi- Dall’ospedale: «Se eravamo 3 in più gli sfondavamo tutto» CATANZARO - Se solo «fossimo stati di più». Nonostante avesse il sospetto che qualcuno lo ascoltava «io ho paura che ci sa qualche microspia» Carmelo La Face parlava. Dal suo letto d'ospedale dove era ricoverato per la frattura al braccio, il giovane faceva riferimenti al suo coinvolgimento nei fatti. «Te l'ho spiegato come è andata, schiaffi, pugni e calci. Loro picchiavano e io salivo, loropicchiavano ediosalivo. Abbuscavo e salivo. Mi hanno chiuso la porta in faccia. Hanno avuto paura perchè avevo la faccia piena di sangue», raccontava ad un amico. «Gli dicevo aggiungeva - venite fuori tutti. Un cazzotto, ed io duro, arriva quel bastardo, quello di Reggio con un palo di serranda. Io mi giro e lui, lo scemo che indietreggiava. Gli dicevo butta questo coso. Poi non ce l'ho fatta più, stavo crollando. Se eravamo tre inpiù gli sfondavamo tutto». In un'altra conversazione La Face parla dell'aggressione a un militante di “Riscossa” avvenuta davanti all'ospedale: «I miei ragazzi me li sono cresciuti in palestra, come sono usciti lo hanno visto ... e gli ho detto, ragazzi si vede che vi ho insegnatobene... Gliavetedato una lezione. Noi non siamo 'mpamì». t.a. Il luogo, via Cicco Simonetta, dove avvenne la rissa monianze di chi quella sera era lì. Era stato proprio Carmelo La Face, parlando con un amico che era andato a trovarlo in ospedale a fornire una prima ricostruzione di quanto era accaduto. E, anche il padre di uno degli arrestati, intercettato, parlando con lo stesso La Face si diceva intenzionato a fornire agli inquirenti la sua “verità” per alleggerire la posizione del figlio e degli amici. Una “verità» che, a suo avviso, vedeva i militantidi destra aggrediti a bastonate dagli esponenti della sinistra. Una versione che, ad onor del vero, non stride con quanto scrive il gip nel provvedimento: «dalla conversazione intercettata - scrive il gip - si può dunque ricavare che lo scontro era verosimilmente scaturito da un'azione dei componenti del gruppo di sinistra, anche se ciò non cambia, in ogni caso, lo svolgimento dei fatti per come descritti e le responsabilità di entrambe le parti per la partecipazione alla rissa». Eppure, secondo la ricostruzione dell'accusa, furono gliesponenti dell'estrema Gioia Tauro. In carcere anche il cognato. Sconcerto dei colleghi Poliziotto finisce in manette trovato con un chilo di cocaina di MICHELE ALBANESE GIOIA TAURO – Sono rimasti di stucco quando si sono accorti che il loro collega, un poliziotto, viaggiava armato di una pistola con la matricola abrasa e con un carico di cocaina. Si sono strofinati gli occhi e poi quando hanno scoperto che quello che stavano vedendo era tutto vero gli hanno messo le manette ai polsi. In manette è finito il sovrintendente di polizia Gabriele Palermita di 47 anni, in servizio da anni al commissariato di PS di Gioia Tauro. L’accusa con la quale i suoi colleghi lo hanno arrestato è pesantissima: detenzione e trasporto illegale di oltre un chilogrammo di cocaina e porto in luogo pubblico di una pistola calibro 6.35 con matricola abrasa. Palermita eraalla guidadi un’autovettura Fiat Stilo Station Wagon bianca quando è stato fermato per un controllo dai colleghi della sezione investigativa. Con lui viaggiava il cognato Pasquale Gallo di 50 anni proprietario del mezzo e residente anch’esso a Taurianova. L’arresto è avvenuto domenica sera quando i poliziotti di Gioia Tauro erano alla ricerca di una macchina dello stesso tipo segnalata per un trasporto di armi a e droga sulla strada da Gioia Tauro a Taurianova. Un’autovettura Fiat Stilo SW di colore bianco veniva individuata e fermata sullastrada provincialeall’altezza dello stadio comunale di Taurianova da una pattuglia della Polizia di Gioia Tauro. Con sorpresa gli operatori verificavano che alla guida dell’autoveicolo vi era un loro collega, appunto il sovrintendente Gabriele Palermita insieme al cognato. Per nulla tranquillizzati dalla presenza del collega e visto che i due si trovavano su un modello di auto sospetto gli agenti procedevano ugualmente al controllo dell’automezzo durante il quale veniva rinvenuta, in una busta di carta, un involucro racchiuso con nastro adesivo all’interno del quale era contenuta un chilogrammo di cocaina e dentro una tasca del giubbotto di Palermita una pistola calibro 6.35 con matricola punzonata. Sguardi persi nel vuoto e molta tristezza tra i colleghi di Palermita quando hanno visto il carico di droga e la pistola. I due venivano accompagnati in Commissariato a Gioia Tauro dove, a seguito dei risultati positivi del narcotest, venivano dichiarati in arresto. E dopo le formalità di rito i due venivano condotti alla Casa Cirondariale di Palmi a disposizione della locale Procura della Repubblica. La vicenda non è finita con l’arresto dei due, anzi, il rinvenimento della droga ha fatto scattare altre delicate indagini per accertare la provenienza e la destinazione della droga e dell’arma sequestrate al poliziotto e al cognato. Palermita era in Polizia da oltre 20 anni. Ha prestato servizio prima presso il commissariato di Cittanova e poi presso quello di Gioia Tauro. Restano da capire leragioni per le quali il poliziotto infedele abbia deciso di saltare il fosso finendo per diventare un corriere della droga. Per conto di chi ancora non si sa , ma quel che è certo è che il suo arresto in fragranza di reato ha in qualche modo sconvolto i suoi colleghi che non sospettavano certo di beccarlo in una situazione così evidente. destra a passare davanti alla sede del centro sociale ed a sbeffeggiare i “rivali per poi lanciare un mattone contro una delle finestre della sede, rompendola. Un gesto che provocò la reazione dei frequentatori dell'Associazione “Riscossa”e che portò ad una rissa nella quale ci furono feriti da entrambe le parti, tanto che per rissa sono stati indagati,giàun annofa,anche alcuni militanti di sinistra. Per gli inquirenti Marino, La Face e Mazza avevano organizzato la «vera e propria spedizione punitiva nei confronti dei giovani del collettivo Riscossa», che si concluse con l'accoltellamento di Ruben Munizza, raggiunto da due fendenti alla schiena sferrati (il giovane, sottoposto ad intervento chirurgico, fu giudicato guaribile in 30 giorni) da un uomo di cui ancora non si conosce l'identità. Un episodio a cui, pochi giorni dopo seguì l'aggressione di un altro ragazzo del collettivo Riscossa atteso da quattro o cinque giovani davanti all'ospedale di Catanzaro mentre stava andando a trovare l'amico ferito. Per quell'episodio altri due esponenti dell'estrema destra vennero denunciati nel gennaio scorso. Apparsa su un sito Black list neonazista C’è anche il gup lametino ROMA –C’è anche il gup di Lamezia Carlo Fontanazza che giudicò il marocchino responsabiledella mortedi 8persone tra i giudici citati nella black list apparsa sul sito neonazista Stormfront, costola italiana dell’organizzazione che fa capo all’ex leader del Ku Klux Klan Don Black. Nella lista nera ci sono politici, magistrati, religiosi, attivisti dei diritti umani, giornalisti la cui “'”colpa” è occuparsi di immigrati. Il primo dell’elenco è don Ezio Segat, sacerdote della diocesi di Vittorio Veneto. «Ha preso i soldi raccolti dal veneto skin e li ha dati ai poveri fratelli immigrati», ha spiegato il promotore del forum. Nall’elenco c'è «il governo Monti al completo», giudici e avvocati: Salvatore Staiano, Giorgio Bisagna ed Emiliano Riba, quest’ultimo avvocato dell’imam di Torino. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 16 Calabria Al processo sulle maxiforniture all’Asl di Locri parla la Micheletti. «Rappoccio e Fortugno in confidenza» «Fui raggirata dalla Laganà» Sentito anche Nunzio Papa: «All’ospedale lavoravano sempre le stesse ditte» di PASQUALE VIOLI SIDERNO - «Pasquale Rappoccio aveva un rapporto confidenziale con l'onorevole Franco Fortugno. Fu lo stesso Fortugno a dirgli di ritirare l'ordine per il materiale del pronto soccorso dopo che io feci problemi per essere stata tirata in ballo». A parlare è la dirigente medica del pronto soccorso dell'ospedale di Locri, Albina Micheletti, che è stata sentita dai giudici del Tribunale di Locri nel processo in cui tra gli altri è imputata l'onorevole del Pd, Maria Grazia Laganà insieme ad altre quattro persone accusate a vario titolo di truffa, falso e abuso ai danni dell'ex Azienda sanitaria per presunte irregolarità nella fornitura di materiale all'ospedale. «Rappoccio - ha riferito Albina Micheletti, considerata teste chiave del processo - ha detto che avrebbe fatto un passo indietro solo per il rapporto che c'era tra lui e Fortugno, per non creare problemi». E tra gli imputati del processo figurano anche Pasquale Rappoccio, rappresentante dell'impresa di fornitura di medicinali Medinex di Reggio Calabria, l'allora direttore amministrativo dell'Asl, Maurizio Marchesi, un funzionario amministrativo dell'ente, Nunzio Papa, e la stessa Albina Micheletti. La dottoressa del pronto soccorso ha riferito del maxi ordinativo che gli venne fatto firmare praticamente sulla fiducia. «Mi sono sentita raggirata dalla Laganà - ha detto la teste - mi fece firmare un foglio senza dirmi come stavano realmente le cose, ha approfittato della mia fiducia». Secondo quanto riferito dalla Micheletti la Laganà le avrebbe fatto firmare una richiesta d’ordine senza avere effettivamente contezza di quanto stava richiedendo alle aziende fornitrici. L'inchiesta fu avviata nel 2006 dopo la relazione del prefetto Basilone, nominato commissario all'Asl di Locri in seguito allo scio- Omicido Duro Domiciliari per la madre Resta in cella il figlio CATANZARO - Lascia il carcere per gli arresti domiciliari Giovanna Bevilacqua, 65 anni, mentre resta in cella il figlio Luigi Bevilacqua, 39 anni, entrambi finiti in manette lo scorso 9 dicembre per aver minacciato di morte la compagna di Nicola Duro, assassinato a Catanzaro il 17 giugno 2010, all'indomani della condanna di Ornella Bevilacqua, figlia e sorella degli accusati, ritenuta colpevole assieme ad altre quattro persone della morte dell'uomo. I giudici del Riesame hanno dunque accolto parzialmente i ricorsi presentati dagli avvocati Raffaele Bruno e Maria Aiello che avevano fatto ricorso contro l'ordinanza cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Simona Rossi. L’ingresso dell’ospedale di Locri glimento dell'Azienda disposto all'indomani dell'omicidio del vice presidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, ucciso nell'ottobre del 2005, e marito di Maria Grazia Laganà. Albina Micheletti ha riferito di essere stata chia- mata da Maria Grazia Laganà nel suo ufficio, nel quale c'era anche il marito Franco Fortugno, e di essere stata informata che c'era la possibilità di fare un ottimo acquisto per il pronto soccorso. «Se è un ottimo acquisto - ha riferito la Mi- cheletti - allora prendiamo un pò di materiale». La dottoressa ha quindi proseguito sostenendo che alcuni giorni dopo fu chiamata nuovamente dalla Laganà che le fece firmare un foglio già timbrato dicendo che si trattava del materiale di cui avevano parlato prima. «Ho firmato sulla fiducia - ha detto Albina Micheletti - non sapendo che si trattava di un ordinativo del genere. Me ne sono resa conto solo quando il materiale è arrivato». Si trattava di oltre 10 mila pezzi tra camici mascherine e altro materiale «Vedendo tutta quella roba - ha proseguito la teste - e non sapendo neanche dove metterla ho fatto la denuncia». E prima della Micheletti è stato sentito anche Nunzio Papa, all'epoca dei fatti all'ufficio beni e servizi dell'ex Asl di Locri. «Anche io ravvisai un'anomalia nell'ordinativo - ha riferito Papa e denunciai la cosa a chi di competenza, ma non ebbi alcuna risposta. Tra le altre anomalie che registrai c’era il fatto che all’ospedale di Locri a effettuare le forniture erano sempre le stesse ditte». La Procura di Reggio emette cinque avvisi di garanzia Fatture false per il calcio a 5 REGGIO CALABRIA – Cinque avvisi di garanzia sono stati emessi a Reggio Calabria dalla Procura della Repubblica per associazione a delinquere finalizzata all’emissione e utilizzo di fatture false nell’ambito di un’indagine su sponsorizzazioni fasulle alla società di calcio a 5 Real Reggio Tremulini che milita nel campionato nazionale di serie A della categoria. Al centro delle attività, secondo quanto emerso, c'era il commercialista Roberto Emo, arrestato recentemente nell’ambito dell’operazione Astrea contro la cosca della 'ndrangheta Tegano. I finanzieri del Gico hanno eseguito 10 perquisizioni in abitazioni, esercizi e studi professionali di commercialisti e imprenditori locali. L’indagine è partita da una verifica fiscale a carico della società sportiva che ha sede a Reggio nel negozio di articoli sportivi «Sport in di Labate Deme- trio». La società, inizialmente composta da 12 imprenditori e professionisti, in sole sei stagioni è riuscita ad arrivare alla serie A partendo dalla C. Nella stagione 20062007 la squadra arrivò al quart'ultimo posto e, nella stagione 2007-2008, pur avendo subito una penalizzazione di sei punti per aver prodotto falsa documentazione per l’iscrizione al precedente campionato, si salvò al termine delle gare di play-out. Gli accertamenti della Finanza hanno evidenziato l’esistenza di un sistema di fatturazioni false, mascherato dietro fittizi contratti di «sponsorizzazioni», per la partecipazione ai campionati nazionali. Numerosi sono risultati gli imprenditori reggini che hanno fornito il loro ausilio a Roberto Emo, utilizzando falsa documentazione fiscale emessa dalla società sportiva ottenendo un indebito aumento dei costi per un valore pari a circa 1 milione di euro. L’inchiesta sui progetti regionali “Why not bis” Proroga per tre di STEFANIA PAPALEO CATANZARO - Assoluzioni a pioggia. Atti in Procura, a carico della superteste. Accertamenti sulle condotte tenute nella fase delle investigazioni e sulle modalità di espletamento di alcune attività di indagine preliminare da parte dell'organo di Polizia giudiziaria a ciò delegato. E l'iter seguito dalle società riferibili a Caterina Merante,per gestireunamiriade di progetti regionali, da passare allo scanner. Ed è stato proprio rispetto a quest'ultimo capitolo della cosiddetta “contro Why not”, scaturita dalla sentenza con cui il gup, Abigail Mellace, a marzo dello scorso anno, ribaltò i ruoli e i protagonisti della dirompente inchiesta che fece cadere il Governo Prodi, che il magistrato al quale furono assegnati gli atti, il sostituto procuratore, Paolo Petrolo, ha chiesto e ottenuto dal gip, Tiziana Macrì, più tempo per completare le indagini che ruotano intorno alle ipotesi di reato di abuso d'ufficio in concorso, truffa aggravata, peculato e turbativa della libertà degli incanti, formulate a carico dell'imprenditrice Caterina Merante e dei due ex soci Giancarlo Franzè e Antonio Alessandro La Chimia. Per tutti e tre, infatti, ilgup avevatrasmesso gli atti in Procura in relazione a ben tredici capi di imputazione elencati nella sentenza (3), 4), 6), 9), 10), 11), 12), 13), 15), 16), 18), 19) e 23) e legati alla vicenda “Sorveglianza idraulica”, al progetto Ipnosi (Consorzio Brutium), alla vicenda “Censimento patrimonio immobiliare della Regione Calabria”, al Progetto “Posto sicuro”, al progetto Mod, alla vicenda “Silva Brutia”, al Progetto “Red”, alla vicenda “For Europe”, alla vicenda “Bifor”,alla vicenda “Infor” e della presunta turbativa della gara d'appalto relativa al progetto di “Promozione dei servizi di ottimizzazione dell'informazione per il turismo”. Trasmissione degli atti disposta anche per le valutazioni di competenza in ordine ai “fatti emergenti dal procedimento in relazione alla esecuzione da parte della società “Why not srl” dei servizi oggetto del contratto d'appalto n. 255/2003 e successive proroghe, in particolare per quantoconcerne l'omessaesecuzione deiservizi “beni culturali e turismo” e l'omissione di ogni effettivo controllo da parte dei dirigenti regionali a ciò predisposti sulla gestione complessiva dell'appalto e sull'effettivo e regolare svolgimento dei servizi appaltatati”. Quindi, in merito “ai fatti emergenti dal procedimento e, in particolare, dalle dichiarazioni del dirigente Izzo Antonio, in relazione alla fraudolenta esecuzione da parte della società Why Not srl del servizio del censimento del patrimonio immobiliare e alla conseguente inutilità dei risultati ottenuti”, “ai fatti emergenti dal procedimento in ordine alle reiterate proroghe disposte dagli organi competenti in relazione ai progetti Infor e Bifor, gestiti con modalità fraudolenta dalla società “Why Not srl” dal luglio 2005 fino al 2007 nonché per quanto attiene ulteriori profili di rilevanza penale concernenti i progetti Cam e Red” e, infine, in merito “ai fatti emergenti dal procedimento in atti in ordine alle cause che hanno determinato l'annullamento del bando di gara indetto con decreto n°18864 del 28.12.2006 del Dipartimento personale della Regione Calabria”. Dopo la condanna colpo all’impero del presunto capo del locale di Legnano Confiscati beni per 4 milioni Tolti dalla Dda di Milano al cirotano Rispoli e a un commercialista di ANTONIO ANASTASI CIRO' MARINA - Beni per un valore di quattro milioni sono stati confiscati a Vincenzo Rispoli, il cirotano ritenuto a capo del “locale” di 'ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo, nel luglio scorso condannato a undici anni di reclusione per associazione a delinquere di tipo mafioso, e del commercialista dell'organizzazione criminale che secondo l'accusa sarebbe stato Giulio Baracchi. In particolare, sono stati confiscati a Rispoli, in esecuzione di un decreto emesso dal Tribunale di Milano su richiesta della Dda del capoluogo lombardo, una villa a Legnano, un terreno agricolo a Cirò Marina, due auto e conti correnti per un valore complessivo di oltre un milione di euro. Ammonta a tre milioni di euro, inve- ce, il valore dei beni sottratti a Baracchi con un decreto di sequestro dei beni propedeutico alla confisca: case, terreni e box a Portovaltravaglia, bel Varesotto, oltre alle quote di una società che si occupa di gestione del personale e titoli bancari. Fra questi uno, attivo in una banca del Canton Ticino, in Svizzera, aveva un saldo di circa un milione e 300mila euro. Secondo quanto è emerso dalle indagini, coordinate dalla Dda di Milano, Rispoli era a capo di un'organizzazione criminale legata alla cosca dei Farao-Marinicola di Cirò Marina e radicata nel territorio a cavallo fra le province di Varese e di Milano che, attraverso rapine ed estorsioni, si procurava denaro da reinvestire in imprese edili e attività commerciali. Nel corso dell'operazione dei carabinieri contro le infiltrazioni mafiose nel Varesotto, denominata Bad Boys, erano già stati sequestrati beni per un valore di 33 milioni di euro. «Le dichiarazioni dei collaboratori (tutte attendibili e reciprocamente riscontrantesi) che lo hanno indicato come il capo indiscusso del “locale” di Legnano e Lonate Pozzolo trovano ampia conferma nelle acquisizioni del processo», è detto, tra l'al- «Reinvestiva i proventi di rapine ed estorsioni» tro, nella sentenza del del Tribunale di Busto Arsizio depositata a conclusione del processo scaturito dall'operazione Bad Boys. Le motivazioni si soffermano a lungo sulla figura di Rispoli, ritenuto al vertice dell'organizzazione aggredita dall'inchiesta e destinatario della pena più elevata. Rispoli è peraltro nipote del boss Giuseppe Farao, capo storico del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò, considerata la più blasonata, quanto a spessore criminale, tra le organizzazioni criminali operanti nel Crotonese. «Dalle conversazioni intercettate - proseguono i i giudici - si evince che tutte le attività legate alle estorsioni, alle fatture false e all'usura, sono concordate e approvate da Rispoli, che gli associati incontrano a Le- Vincenzo Rispoli gnano presso il bar “Gaia Cafè” di Legnano, via dei Salici nr.18, di cui è titolare la moglie, o presso altri locali destinati agli incontri di gruppo. Come capo Rispoli “deve” percepire una parte degli introiti, secondo l’impianto dell’inchiesta che, dopo la condanna, ha portato alla confisca. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 17 24 ore Mercoledì 21 dicembre 2011 21 Mercoledì 21 dicembre 2011 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Villa San Giovanni Roghudi L’acqua nelle case torna potabile Locride Folla commossa Rifiuti, ecco il nuovo ai funerali di Siviglia piano industriale a pagina 32 a pagina 33 a pagina 34 Cinque avvisi di garanzia e perquisizioni a raffica per un gruppo di imprenditori Calcio a 5, fatture e sponsor falsi Nel mirino dei finanzieri una serie di reati nella gestione del “Real Tremulini” di GIUSEPPE BALDESSARRO REGGIO CALABRIA- Avevano trovato la maniera di scaricarsi un pò di tasse e molto probabilmente di fare del nero. La squadra era utile a tutti. Agli imprenditori soprattutto, che sfruttavano il regime agevolato della società per emettere fatture taroccate. Così la “Real Tremulini calcio a 5” (che milita nel campionato nazionale di A2) è finita nel mirino degli specialisti del Gico del nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della Guardia di Finanza. Ieri mattina all'alba sono scattate una serie di perquisizioni e la notifica di 5 avvisi di garanzia. Sotto inchiesta, ma siamo solo all'inizio, sono finiti il commercialista Roberto Emo (già agli arresti nell'ambito dell'inchiesta Astrea),Iunio ValerioSgroi, Vincenzo Lupis, Fabio De Pasquale (attuale presidente della squadra) e Giuseppe Arguri (presidente nella stagione 2006-2007). Professionisti e imprenditori che ora dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata all'emissione e utilizzo di fatture false. Un giro stimato, per i soli anni 20062007, di oltre un milione di euro per sponsorizzazioni fasulle. L'indagine, per la quale sono state fatte una dozzina di perquisizioni sia di uffici amministrativi che domiciliari, coordinate dalla Procura della Repubblica della città, è di fatto uno stralcio della stessa operazione “Astrea” che nei mesi scorsi portò in carcere Emo ed alcuni altri imprenditori accusati di aver fatto da prestanome a boss e picciotti del clan Tegano. In questo caso però, è bene specificarlo, non si tratterebbe di fatti di 'ndrangheta, ma di un imbroglio tutto interno al mondo imprenditoriale reggino. Al centro dell'inchiesta, come accennato la “A.S. Real Reggio Tremuli- ni calcio a 5”, di cui è stata perquisita la sede amministrativa. La società in questione, inizialmente composta da dodici imprenditori e professionisti della città calabrese, è nota per essere riuscita, in sole 6 stagioni, ad arrivare alla serie A partendo dalla serie C. Nella stagione 20062007, oggetto di approfondimento da parte dei finanzieri, la squadra calabrese arrivò al quart'ultimo posto e, nella stagione 2007-2008, riuscì ad invertire un inesorabile declino (accentuato dai sei punti di penalizzazione per aver prodotto una falsa documentazione per l'iscrizione al precedente campionato), riuscendo a salvarsi al termine delle gare di play-out. Con l'operazione di oggi le Fiamme gialle ritengono di aver stretto il cerchio soprattutto sul commercialista Roberto Emo, che per alcune stagioni è stato anche allenatore della compagine amaranto. Gli accertamenti di natura tributaria avrebbero evidenziato l'esistenza di un complesso sistema di fatturazioni false, mascherato dietro contratti fittizi di sponsorizzazione, per la partecipazione ai dispendiosi campionati nazionali. In questo contesto, numerosi, secondo i finanzieri, sarebbero stati gli imprenditori reggini che consapevolmente avrebbero fornito il loro ausilio ad Emo, utilizzando la falsa documentazione fiscale emessa dalla «A.S. Real Reggio», per ottenere un indebito aumento dei costi. Una circostanza che lascia intuire come l'inchiesta sia destinataadallargarsi. Cosachepotrebbe avvenire anche per le contestazioni formali. La Guardia di Finanza infatti, dopo avere analizzato la situazione contabile degli anni oggetto dell'inchiesta, sembra determinata a mettere mano anche alle carte dei periodi precedenti e soprattutto successivi. Indagati l’ex mister Roberto Emo il presidente De Pasquale Tiene la sentenza del Tribunale di Palmi del 2001 Medico al servizio del clan Piromalli-Molè, sette anni confermati a Fondacaro di CLAUDIO CORDOVA Roberto Emo CONFERMATA la condanna a sette anni di reclusione per associazione mafiosa nei confronti del medico Marcello Fondacaro, un professionista che sarebbe stato al servizio delle cosche di Gioia Tauro. La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha dunque confermato la sentenza di condanna emessa nel 2001 dal Tribunale di Palmi nei confronti dell’uomo. Fondacaro, 51enne medico chirurgo, è nativo di Gioia Tauro, da tempo è domiciliato nel comune di Ardea, in provincia di Roma. E’ ritenuto, a partire dal 1997, un elemento organico alla cosca Piromalli-Molè di Gioia Tauro, oggi scissa dopo l’omicidio di Rocco Molè, avvenuto l’1 febbraio 2008. La figura diFondacaro emerge, peraltro, già negli anni scorsi, con le indagini “Tempo” e “Porto” Assai complicata la sua vicenda giudiziaria: viene condannato a sette anni di reclusione per associazione mafiosa; la sentenza di condanna del Tribunale di Palmi, emessa nel 2001, viene confermata sia in appello che dalla Cassazione. Successivamente, però, su ricorso di Fondacaro, la Suprema Corte annulla la condanna per Fabio De Pasquale L’INIZIATIVA Protocollo in nome della legalità tra Verona e “Riferimenti” E’ stato sottoscritto lunedì il protocollo d’intesa tra il comune di Verona e il Coordinamento Nazionale Antimafia “Riferimenti”. Il protocollo prevede la promozione della legalità nelle scuole, attività che deriva da una direttiva quadro del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Erano presenti: Adriana Musella, presidente del Coordinamento Nazionale Antimafia “Riferimenti”; Enrico Buttitta, procuratore militare; Lucio Parente, viceprefetto e dirigente dell'area “Ordine e Sicurezza Pubblica” della Prefettura di Verona; Marco Luciani, assessore provinciale alle Politiche per l'istruzione; Michele Rosato, questore di Verona; Paolo Edera, comandante provinciale dei Carabinieri; Bruno Biagi, comandante provinciale della Guardia di Fi- nanza di Verona; Stefano Quaglia, dirigente dell'Ufficio Scolastico Regionale del Veneto; Giovanni Pontara, dirigente dell'Ufficio Scolastico di Verona; Luca Erbifori, presidente della Consulta Provinciale degli Studenti. L’obiettivo è di sensibilizzare i giovani veronesi al rispetto della legalità e dei valori costituzionali. Le attività svolte nelle scuole sono molteplici, fra cui l'organizzazione della giornata regionale antimafia della “Gerbera gialla” a cui partecipano le scuole veronesi e che si tiene nel mese di maggio per non dimenticare le vittime della mafia. Oltre alle iniziative della Gerbera gialla, si aggiungeranno nelle scuole veronesi altre occasioni di lotta alla cultura mafiosa in cui la Provincia sarà di supporto all'Ufficio scolastico provinciale. Una Protezione civile ansiosa IL successore di Bertolaso, Franco Gabrielli, ha confessato a “Famiglia Cristiana” che la possibilità di un imminente terremoto in Calabria “gli toglie il sonno”. Nel suggerire a Gabrielli il ricorso a un buon ansiolitico, lo preghiamo di trasmettere questi timori ai nostri amministratori, in modo che facciano qualcosa di concreto come, per esempio, individuare aree sicure per far convergere le popolazioni in caso di sisma, pretendere altro da loro mi pare impossibile. un vizio di forma e dispone nuovamente il grado d’appello, arrivato ieri alla decisione dopo una serie di rinvii delle scorse settimane. Il 31 agosto scorso, peraltro, la Dia di Reggio Calabria, retta dal Colonnello Gianfranco Ardizzone, operò un sequestro beni di circa trenta milioni di euro nei confronti del medico. E proprio ad Ardea, dove Fondacaro è domiciliato, sarebbe gran parte dell’impero: nel complesso, la Dia, sequestrò il patrimonio aziendale e le quote sociali di cinque società con sede a Roma, Ardea (Roma) e Mazara del Vallo (Trapani), di cui tre operanti nel settore sanitario (gestione case di riposo e laboratori diagnostici) : “Florida 78 srl” – “F.A.F. srl” e “Analisi Cliniche Chimiche Fondacaro dr. Marcello di Giacalone Vito & C.snc” e due nel settore immobiliare ed edilizio : “Gruppo C.M. srl” e “Capo Vaticano srl”; vennero sequestrati anche circa 25.000 mq di terreno edificabile, di cui circa 22.000 mq a Ricadi (VV) ed i restanti appezzamenti ad Ardea (Roma). Anche quattro appartamenti ed un box garage siti ad Ardea, Gioia Tauro e Mazara del Vallo, nonché un’autovettura adibita ad uso personale. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio Mercoledì 21 dicembre 2011 Il tenente del Ros, Stefano Russo, racconta i movimenti dello “spione” Giovanni Zumbo Per le feste natalizie Il messaggio del prefetto «Momento «Troppi rischi di fuga. Costretti a spegnere la microspia in casa Pelle» difficile» La talpa che tolse la cimice di CLAUDIO CORDOVA “COSTRETTI” da Giovanni Zumbo a disattivare la cimice in casa Pelle. Il Tenente Colonnello del Ros di Reggio Calabria, Stefano Russo, ha spiegato in aula le ragioni, condivise dall'Arma dei Carabinieri e dalla Dda, che hanno portato alla chiusura dell'attività di intercettazione messa in atto, per diverse settimane, all'interno della casa storica della cosca Pelle “Gambazza”, a Bovalino. Il comandante Russo è stato chiamato a deporre dai pm Giovanni Musarò e Marco Colamonici nel procedimento che vede imputati il boss Giovanni Ficara, Demetrio Praticò, l'uomo che avrebbe avuto un ruolo operativo nella vicenda del ritrovamento di un'autovettura carica di armi nel giorno della visita a Reggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e, appunto, il commercialista Giovanni Zumbo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Proprio sul ruolo della “talpa” si è concentrato maggiormente il Tenente Colonnello Russo: “Zumbo ha portato un consapevole e specifico contributo alla conservazione ed al consolidamento della 'ndrangheta che è stata grandemente avvantaggiata dalle informazioni fornite da Zumbo ad alcuni dei suoi esponenti di vertice”. Uno dei vantaggi maggiori ottenuti dalle cosche, dunque, sarebbe stato proprio il fatto di aver “obbligato” gli investigatori a disattivare la microspia installata, con grande fatica, all'interno dell'abitazione di Giuseppe Pelle, figlio del celebre 'Ntoni Gambazza. Una microspia che, oltre a documentare le “soffiate” di Zumbo su riservatissimi particolari d'indagini milanesi, ha anche accertato le visite dell'ex consigliere regionale Santi Zappalà, recatosi da Pelle per chiedere voti e per questo condannato per corruzione elettorale nell'ambito del procedimento di primo grado denominato “Reale”. Russo, dunque, ha messo un punto definitivo sulla vicenda: “Il fatto che Zumbo avesse la possibilità di conoscere nel dettaglio le attività investigative portate avanti tra Reggio Calabria e Milano ed i tempi di esecuzione delle operazioni di cattura come egli stesso più volte assicurava, Giovanni Zumbo Il colonnello Stefano Russo faceva ritenere primario l'interesse a tutelare le stesse”. Quando gli investigatori ascoltano Zumbo parlare in casa Pelle, nel marzo 2010, sanno bene infatti che da lì a qualche settimana sarebbero scattate due delicatissime operazioni: quella “Meta”, portata a compimento il 23 giugno e quella “Crimine”, eseguita il 13 luglio. Casa Pelle, peraltro, come già verificato nelle precedenti udienze del processo, era un'abitazione frequentatissima, in cui lo stesso Domenico Oppedisano, identificato come il “Capo Crimine” della 'ndrangheta si sarebbe recato nel corso del 2010. Da qui la paura degli inquirenti che la cimice potesse essere scoperta dai boss che abitualmente si recavano a casa del boss Pelle: “L'eventuale scoperta sarebbe stata deva- stante in quanto avrebbe consentito a personaggi del calibro di Peppe Pelle ed i suoi fratelli, nonché Rocco Morabito, figlio del “Tiradritto” e a personaggi come Giovanni Ficara di darsi alla macchia temendo di essere arrestati”. Nel corso della sua lunga e dettagliata deposizione, il Tenente Colonnello Russo ha peraltro ripercorso tutti i colloqui intercettati in cui Zumbo offriva il proprio supporto a Pelle e Ficara, promettendo di avvertirli per tempo in caso di operazioni che li avrebbero potuti portare in galera. Russo, dunque, ha gettato uno squarcio di luce in più sull'oscura personalità di Zumbo, un uomo in contatto con i servizi segreti che avrebbe messo le proprie conoscenze al servizio della 'ndrangheta. Biasini a colloquio con gli avvocati dopo l’arresto per concorso esterno «Doppio gioco sulla mia pelle» La vicenda dei clan reggini interessati alla ricostruzione dell’Aquila E'durato a lungo presso il carcere “Castrogno”di Teramo, il colloquio tra gli avvocati Attilio Cecchini e Vincenzo Salvi ed il loro assistito, l’aquilano Stefano Biasini di 34 anni, finito in manette ieri insieme ad altre trepersone (tuttedi Reggio Calabria) con l’accusa di aver assicurato le basi logistiche e societarie per l’ingresso nei milionari appalti privati della ricostruzione post-terremoto, quelli senza gara e senza l’obbligo dei certificati antimafia, di aziende vicine alla 'ndrangheta. L'accusa per tutti è di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso. Polizia e guardia di finanza che hanno lavorato congiuntamente alle indagini hanno messo le manette ai polsi di imprenditori (tra cui Biasini) legati alla cosca CaridiZincato-Borghetto: tra loro anche Antonino Vincenzo Valenti (45), nato e residente a Reggio, il fratello Massimo Maria (38), nato a Reggio e residente all’Aquila, e Francesco Ielo (58), nato a Reggio e residente ad Albenga (Savona). All’uscita dal carcere i due legali hanno parlato di come fosse attonito il proprio cliente per l’arresto in considera- Santo Caridi Carmelo Gattuso zione anche delle dichiarazioni rese dallo stesso un anno fa, nell’ambito di una analoga operazione che aveva portato all’arresto del socio in affari, Carmelo Gattuso finito in manette su ordine di custodia cautelare in carcere emesso dalla Dda di Reggio perchè “vicino” alla stessa cosca mafiosa. Indagine sempre secondo i due avvocati che aveva portato Biasini «a rompere i ponti» con il socio e gli amici di questo in affari. «Stando alle ipotesi formulate dalla Procura dell’Aquila - hanno detto i due avocati - il detenuto ritiene che l’unica spiegazione possibile sia quella di essere stato stru- mentalizzato da personaggi che abbiano potuto fare il doppio gioco sulla sua pelle. Anche noi avvocati riteniamo che l'azione penale sia il risultato di una lettura unilaterale che non ha tenuto conto della posizione dell’indagato e del suo ruolo di giovane imprenditore, obiettivo e preda di disegni criminali del tutto estranei alla sua formazione culturale e alla sua etica familiare». L'operazione “Lypas”, dal nome di una delle aziende di costruzione in odore di 'ndrangheta, ha portato al sequestro delle quote di quattro società, di 8 automezzi, 5 immobili, 25 rapporti bancari, riconducibili agli indagati e alle attività commerciali a loro facenti capo. Il valore complessivo è di oltre un milione di euro. Le indagini sono partite due anni fa, poi sono state rafforzate dalla operazione “Alta Tensione” della Procura di Reggio che ha portato all’arresto di numerose persone, tra cui il boss Santo Giovanni Caridi, sul conto del quale tra l’altro sono emersi collegamenti con società aquilane impegnate nella ricostruzione. Riguardo la vicenda odierna, è emerso che il commercialista del boss aveva acquistato il 50% della società di costruzioni “Tesi srl”, di proprietà di uno dei quattro arrestati, Stefano Biasini. Sempre secondo l’accusa, Caridi si sarebbe inserito nella ricostruzione attraverso Biasini, con la mediazione degli altre tre arrestati. Gli appalti ai quali le società in odore di'ndrangheta avevano partecipato sono due, con un fatturato complessivo di circa 200 mila euro perchè relativi a case con danni lievi. Erano in trattative, secondoquanto siè appreso, per un’altra quindicina di commesse sempre nella ricostruzione, questa volta di valore più alto perchè legato alle case più danneggiate, quella classificate E. Fermati in quattro, due d’origine pianigiana, per aver taglieggiato le imprese BREVI ’Ndrine da esportazione in Valle d’Aosta DROGA E VIOLENZA SESSUALE PER estorsione aggravata ai danni di imprenditori valdostani i carabinieri questa mattina hanno fermato quattro persone in Valle d’Aosta e a Bologna. Secondo quanto si è appreso si tratta di personaggi legati alla 'ndrangheta. L’operazione è stata denominata “Tempus venit”. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dalla Dda di Torino. Il reato è aggravato dalle condizioni previste dall’articolo 416 bis. I particolari dell’operazione saranno illustrati domani alle 12 in una conferenza stampa alla procura di Torino. Dei quattro “fermati” due sono residenti in Valle d’Aosta e due fuori valle: le loro generalità non sono state diffuse. Secondo quanto si è appreso avrebbero “taglieggiato” imprenditori edili di origine calabrese e residenti in Valle d’Aosta, impegnati nel settore dell’edilizia, minacciandoli di ritorsioni nei confronti di familiari tutt'ora residenti in Cala- meglio le intenzioni bria qualora non avesavrebbero anche fatto sero pagato. Le indaesplodere da altri, algini sono partite dagli cuni colpi di arma fuoincendi di alcune atco contro la casa del trezzature - tra cui fratello dell’imprendiescavatori - in alcuni tore, in una località cantieri in Valle d’Aodelleprovincia diRegsta. I fermati nel bologio Calabria. L’obiettignese sono G.F., 51 vo, non riuscito, era anni,nato aCittanova farsi dare una somma (Reggio Calabria) e redi un milione di euro. sidente a Marzabotto, e G.C., 51, di Tauria- La compagnia dei carabinieri di Aosta Sempre i due, con un terzo complice, sono nova (Reggio Calaaccusati anche del porto di un’arma bria) e residente a Castel d’Aiano. In base all’accusa, insieme ai due calibro 12, quella utilizzata per sparacomplici, avrebbero inviato ad un im- re contro la casa del fratello dell’imprenditore edile di origine calabrese prenditore, e di avere concertato l’inalcune lettere, una delle quali con cendio di una pala meccanica l’11 setdentro due proiettili, con le quali chie- tembre 2011, facendola seguire da devano una percentuale del3% sui la- una telefonata ad un’altro imprendivori in un ex residence di Aosta. Con tore, quello della società proprietaria tanto di minaccerivolte all’imprendi- del mezzo incendiato, chiedendogli tore e ai suoi familiari. Per far capire denaro. Pena residua da scontare in carcere, arrestato un uomo I CARABINIERI della Stazione di Reggio-Principale, hanno arrestato ieri, su ordine di esecuzione per la carcerazione, M.F.P., 54 anni, per l’espiazione di una pena residua di anni 7, mesi 5 di reclusione, poiché riconosciuto colpevole dei reati di violazione in materia di stupefacenti e violenza sessuale aggravata. INDAGANO I CARABINIERI Furto in casa rubati oro e una pistola IERI ignoti si sono introdotti all’interno dell’abitazione di proprietà C.G., 48 anni, ed hanno asportato dei monili in oro e una pistola semiautomatica calibro 6.35. «LE difficoltà economiche che il Paese attraversa e le connesse esigenze di contenimento della spesa pubblica inducono quest’anno ad improntare i tradizionali momenti di rappresentanza istituzionale e di scambio di auguri a particolare sobrietà». E' quanto afferma il prefetto di Reggio, Luigi Varratta in un messaggio rivolto, in occasione dell’approssimarsi delle festività natalizie e di inizio anno, alle autorità civili, militari e religiose, ai rappresentanti delle Amministrazioni locali ed ai cittadini della provincia». «Tale scelta è ancor più dovuta – prosegue il prefetto Varratta – a fronte delle rinunce cui sono obbligati quanti soffrono condizioni di disagio personale e familiare a causa della sfavorevole congiuntura che colpisce purtroppo, per prime, le fasce più deboli della popolazione. Vivere il Natale nella sua più profonda dimensione spirituale significa aprirsi in modo pieno a sentimenti di solidarietà e di aiuto reciproco. Se traslati a un livello più generale questi ultimi divengono valori propri di una società sana e matura, capace di superare gli egoismi e gli interessi di parte e di garantire le esigenze della generalità dei consociati». «Operare uniti, cercando di produrre il massimo sforzo per finalizzare gli impegni apprezzabilmente assunti a vari livelli decisionali e gestionali – sostiene ancora Varratta – è l’unica strada che abbiamo a disposizione per affrontare e superare le impegnative prove che ci attendono. È tempo di tirar fuori tutto l’orgoglio dell’appartenenza ad una terra di antica civiltà e di grande cultura e tradizione per spingerla su un percorso di riscatto e recupero non più procrastinabili. Orgoglio che è stato, tra l’altro, ravvivato, qui come nel resto del Paese, dalle celebrazioni del 150 anniversario dell’Unità d’Italia nel corso del corrente anno. Su queste solidissime basi abbiamo il dovere di trovare, senza ulteriori indugi, compattezza e coesione in seno alla nostra società, per agevolarne il dialogo ed il confronto, assolutamente indispensabili per operare le scelte giuste nell’interesse dei cittadini». «Sentimenti di particolare riconoscenza rivolgo alla Magistratura, alle Forze di Polizia, alle Amministrazioni periferiche dello Stato – è detto ancora nel messaggio – che operano in questa provincia con grandissimo impegno, ottenendo importantissimi risultati, per garantire il puntuale rispetto delle leggi ed il pieno esercizio delle libertà civili dei cittadini. Esprimo, altresì, ai Sindaci ed agli Amministratori locali partecipe attenzione per le delicate problematiche che interessano gli Enti civici, primo fondamentale livello di governo che ha l’arduo compito di conciliare il mantenimento di adeguati livelli di servizi a favore dei singoli e della comunità con la progressiva riduzione delle risorse finanziarie a disposizione. Con l’auspicio che le imminenti Festività possano portare alla Calabria ed alla provincia di Reggio positive prospettive di crescita e di sviluppo in una sempre più forte e condivisa cornice di legalità, formulo quindi a Voi tutti gli auguri più fervidi e sinceri di Buon Natale e felice Anno nuovo». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 22 Reggio Maurizio Maviglia, neocollaboratore di giustizia fa ritrovare un nascondiglio e diversi fucili Bunker e armi grazie al pentito Nei verbali sommari il racconto di diversi fatti di sangue della Locride HA GIÀ fatto scoprire un bunker e anche un certo numero di armi, nascoste ai piedi dell’Aspromonte. Ma prima di essere certi della sua attendibilità i magistrati della Dda di Reggio Calabria vogliono sentirlo personalmente. Per ora ci sono soltanto dei verbali sommari, raccolti dai magistrati della Procura di Locri. Verbali da una parte e i ritrovamenti dall’altra. Maurizio Maviglia, 32 anni, di Africo sta collaborando con la giustizia. La notizia risale ormai ad alcuni giorni addietro. Ora però c’è una conferma importante. Ossia che sta tentando di dimostrare la propria attendibilità facendo scoprire gli arsenali di cui disponeva. Condannato a 11 anni per una rapina. Maviglia è anche accusato di tentato omicidio. Una storiaccia che lo ha visto coinvolto in uno scontro a fuoco sul lungomare di Ferruzzano, risalente al 15 aprile scorso. Un personaggino descritto dagli inquirenti come svelto di mano e di pistola. In questo senso non è considerato alla stregua di uno ‘ndranghetista di lungo corso. Quando di manovalanza. manovalanza che però avrebbe partecipato a tutta una serie di fatti di sangue o che comunque di certe storie ne sa abbastanza in quanto frequentatore di ambienti criminali. L’uomo avrebbe già dato indicazioni, almeno quelle in suo possesso, sull’omicidio del calciatore di Bianco Vincenzo Cotroneo. Non solo avrebbe parlato anche di alcuni altri agguati che si sono consumati negli ultimi anni nell’area della locride. Fatti tutti relativi alla zona di Africo e aree limitrofe. Naturalmente è presto per capire se, e quanto, le sue dichiarazioni potranno essere utili. Per ora si sa che è già stato spostato di carcere e che ora si trova in un braccio riservato ai collaboratori di giustizia. Il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, profondo conoscitore delle dinamiche criminali della Locride, accompagnato da alcuni sostituiti che si occupano della Locride, lo sentiranno soltanto dopo le feste nata- lizie. Maviglia verrà ascoltato per tutto il tempo necessario a ricordare fatti e ricostruire episodi. Dopo averlo ascoltato, gli inquirenti avvieranno le normali attività di riscontro, per poi - qualora venisse ritenuto attendibile - riversare le sue dichiarazioni (e le relative risultanze) nei relativi fascicoli aperti a suo tempo sui diversi episodi. Per ora c’è solo la dimostrazione di una certa buona volontà a collaborare, dimostrata, come accennato facendo ritrovare un bunker ed un certo quanti- Dopo le feste sarà interrogato da Nicola Gratteri tativo di fucili. L’uomo sarebbe stato condotto dalle forze dell’ordine nella parte d’ Asrpomonte che sta alle spalle di Africo, dove avrebbe fatto scoprire un nascondiglio nel quale era possibili trovare ricovero in caso di fuga improvvisa. Di più, sempre nella stessa zona sono già state ritrovate diverse armi da fuoco. Fucili soprattutto, tutti con matricola abrasa per evitare di risalire alla provenienza, anche se l’ipotesi più accreditata è che si tratti di armi e munizioni frutto di alcune delle tante rapine a cacciatori che avvengono in montagna. Armi nella disponibilità di Maurizio Maviglia e, molto probabilmente non solo sua. g.bal. Maurizio Maviglia In occasione delle festività il messaggio del questore Carmelo Casabona «L’augurio? Liberi dalla ’ndrangheta» di FABIO PAPALIA UN messaggio forte, come sua consuetudine, quello indirizzato ieri mattina dal Questura Carmelo Casabona ai reggini, in occasione dell'incontro con la stampa per lo scambio di auguri natalizi. "Non vi auguro Buon Natale o Buon Anno - ha detto il Questore rivolto ai cittadini - ma di potervi liberare della 'ndrangheta". Il migliore augurio che il Questore possa fare a questa città, infatti, è di tro- «In tre anni ci sono stati segnali di rinascita» vare un “cambio di passo”, affinché i sui cittadini diventino protagonisti del proprio destino, senza più assistere passivamente all’evolversi degli eventi, del predominio mafioso e della crescita culturale zero. “Non possiamo ancora dire di essere riusciti a cambiare passo definitivamente, ma da quando sono giunto a Reggio tre anni fa un qualche spiraglio di voglia di cambiamento l’ho colto”. Una minaccia che non è stata battuta, ammette il Questore, ma che in questo ultimo anno, grazie alla pressione delle forze dell'ordine coordinate dalla magistratura, è stata fortemente "ridimensionata", stretta nell'angolo. "Oggi sappiamo molto di più, conosciamo volti e dinamiche, la 'ndrangheta è incalzata dall'azione repressiva dello Stato, così come lo è stata la mafia in Sicilia. La guerra non è finita, certo, ma mi sento di poter dire ai reggini che questo è l'inizio della fine". Casabona non pensa ovviamente a una vittoria schiacciante sulla malapianta della criminalità organizzata calabrese, ma a una vittoria strategica, che diminuisca fortemente la capacità criminale della 'ndrangheta. In questo confortato dall'importante numero di sequestri di beni mafiosi eseguiti, 200 milioni in un sol colpo ai danni del clan Commisso, e dai segnali Il questore Casabona incoraggianti di una nuova coscienza civile. Un brindisi “virtuale”, quello del Questore, con una dedica speciale alla città e ai cittadini: “Affinché il prossimo anno possiamo dire che quantomeno abbiamo contenuto nell’angolo la ‘ndrangheta”. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 23 Mercoledì 21 dicembre 2011 Siglato a Roma l’accordo tra la Provincia e il dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri Un patto con le discriminazioni Raffa: «Importante strumento per affrontare al meglio la problematica» TUTTI uniti contro le discriminazioni raziali. Reggio c’è. Un protocollo d’intesa è stato firmato ieri mattina a Roma tra la Provincia di Reggio Calabria e l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar) del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La sottoscrizione dell’atto – fatta anche da rappresentanti delle altre Province calabresi – ha visto come protagonisti il Presidente Giuseppe Raffa e il direttore generale di Unar Massimiliano Monnanni. Con il protocollo in questione, i contraenti, tra l’altro, si sono impegnati ad «attivare rapporti di collaborazione permanente, al fine di rilevare, combattere e prevenire ogni forma di discriminazione, anche attraverso l’affermazione di buone prassi di lotta alla discriminazione a tutela della dignità personale e sociale della persona e dei cittadini». Altro punto importante del protocollo è quello in cui è previsto di promuovere «lo sviluppo civile, sociale e culturale delle comunità locali, anche attraverso azioni positive per la crescita della coesione sociale, di promozione umana e di sensibilizzazione sui temi della discriminazione , del razzismo, della xenofobia, nonchè della cittadinanza attiva». Ed ancora: «Definire e promuovere annualmente – a partire dalla Settimana contro la violenza nelle Scuole e dalla Settimana d’azione contro il razzismo – iniziative congiunte di sensibilizzazione sui temi dell’anti – discriminazione con particolare riferimento al mondo giovanile, a quello sportivo e alle scuole a partire dalla rete di volontariato giovanile Ne.A.R. – Network antidiscriminazioni razziali». Per il monitoraggio di quanto previsto nel Protocollo, per la progettazione di iniziative, per il confronto e lo scambio di informazioni è prevista l’istituzione di «un tavolo tecnico di coordinamento composto da quattro membri, designati dalla Provincia e dall’Unar». Il protocollo firmato questa mattina durerà un triennio. Provincia e Unar hanno stabilito, nell’ambito della rete nazionale di osservatori e centri territoriali per la rilevazione e la presa in carico di fenomeni di discriminazione, di procedere all’istituzione di un apposito Osservatorio. Attraverso questo strumento, la Provincia si «propone di coordinare la rete territoriale di sportelli e di associazioni di settore operanti sul territorio, al fine di valorizzarne la capillare diffusione e la condizione di prossimità alle potenziali vittime della discriminazione». Per il Presidente dell’Amministrazione provinciale di Reggio Calabria Giuseppe Raffa, l’accordo «è un importante strumento per affrontate nel migliore dei modi le problematiche relative alle discriminazioni razziali e quelle altrettanto complesse dell’omofobia in genere. Il protocollo d’intesa rappresenta altresì un’occasione di crescita socio-culturale del territorio provinciale». L’INIZIATIVA In provincia il Pon sicurezza finanzia il centro per immigrati DUE centri per immigrati sorgeranno in Calabria grazie ai finanziamenti del Pon Sicurezza. La prima struttura, che nascerà nel Comune di Strongoli (Crotone) con un finanziamento di quasi 400mila euro, sarà un Centro polifunzionale per immigrati extracomunitari regolari. L’altro interventoè previstonel comunedi Melicuccà dove, grazie ai 350mila euro stanziati dal Pon, verrà riqualificato il Centro di accoglienza per rifugiati che attualmente ospita 12 persone. La proposta presentata dal Comune in provincia di Reggio rientra nell’iniziativa «Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar)» alla quale il Pon, in collaborazione con l’Anci, offre un sostegno finanziario per la riqualificazione o la realizzazione di centri Sprar. La struttura si trova in una zona centrale del paese. La manifestazione di protesta degli immigrati dopo la rivolta di Rosarno Sos randagismo Prevenzione l’Asp lancia il progetto IL Direttore Generale dell’Asp di Reggio Calabria, Grazia Rosanna Squillacioti, ha avviato le procedure necessarie per rendere operativo un progetto finalizzato alla lotta al randagismo predisposto dai dirigenti del servizio veterinario di sanità animale e di igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche afferenti al Dipartimento di Prevenzione. Ne dà notizia la stessa Asp, con un comunicato. «Si tratta – è scritto -di un progetto ambizioso di tutela della salute umana e di quella animale che interesseràtutto ilterritorio dell’Asp reggina, sollecitato dalla Squillacioti al Dipartimento di Prevenzione per fare fronte al proliferare di animali vaganti singoli o in branco che aggrediscono persone, animali domestici ed animali da pascolo con conseguenze gravi che assumono talora dimensioni allarmanti di vera emergenza socio-sanitaria». Nel progetto «è previsto il monitoraggio costante delle colonie feline e degli altri animali vaganti; l’analisi del loro stato di salute in quanto «animali bioindicatori», utile a completare lo studio sullo stato del territorio sotto l’aspetto epidemiologico e dell’incidenza di specifiche malattie; l'inserimento sul territorio degli animali catturati, identificati, curati, sterilizzati, con alto grado di socializzazione, per come previsto dalla L.R. n.4/2000. Considerata l’importanza di un corretto rapporto uomo-animale-ambiente, sono previsti percorsi formativi per i ragazzi in età scolare. Secondo quanto sottoscritto «l'Amministrazione Comunale si impegna alla messa a norma del canile sanitario, l’Asp si assume l’onere di tutta la gestione sanitaria con l’attivazione di un Presidio di Igiene Urbana Veterinaria affidato a specifiche professionalità e l’impiego di personale qualificato per la cattura degli animali vaganti e rinselvatichiti oltre che al contenimento e controllo degli animali sinantropici (animali selvatici adattatisi all’ambiente urbano che creano nocumento alla salute e alla sicurezza pubblica: volatili, roditori, rettili etc.). La realizzazione del progetto in ogni sua parte impone il coinvolgimento e la sinergia con i Comuni del territorio, i medici veterinari liberoprofessionisti, il Corpo forestale dello stato, la Polizia provinciale, le Guardie zoofile, le Associazioni animaliste, gli Istituti scolastici. La Direzione Generale –si legge –ha disposto l’avvio dei contatti con tutte le Istituzioni interessate per la sottoscrizione di protocolli di intesa». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 27 Mercoledì 21 dicembre 2011 37 Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected] Operazione della Guardia di Finanza a Seminara: sequestrate le macchinette e due persone denunciate Sigilli a sette slot machine A lanciare l’allarme una moglie disperata per le spesi folli del marito di FRANCESCO PAPASIDERO SEMINARA - Una piaga sociale di cui spesso non si parla. Ma che comunque, da tempo, ormai, rischia di mettere in ginocchio le famiglie, portandole al lastrico, causando “crac” finanziari di molti nuclei familiari. Può essere considerato a tutti gli effetti una vera e propria “droga” il gioco d'azzardo. Stipendi interi versati nelle “macchinette”, fiumi di monetine che inondano le gettoniere dei “videopoker”. E soprattutto, le tasche dei giocatori sempre più vuote, a dispetto della crisi che dilaga sempre di più. In linea di massima sono queste le caratteristiche del giocatore d'azzardo “tipo”. Dietro il quale, nella stragrande maggioranza dei casi, si celano mogli disperate, che non riescono a capire quale sia la fine che i risparmi di famiglia fanno. Su questa scia è scattata l'operazione coordinata dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza, che ha sequestrato sette tra videogiochi e slot machines illegali, denunciando, tra l'altro due responsabili. È bastata una telefonata al numero di pubblico servizio delle Fiamme gialle “117” di una moglie preoccupata per le sorti dei risparmi di famiglia a mettere sulle giuste tracce le fiamme gialle della Compagnia di Palmi che hanno individuato due circoli ricreativi a Sant'Anna, una frazione del comune di Seminara presso i quali erano installate 7 slot machines illegali. La donna, fortemente preoccupata per il vizio del marito che in un breve volgere di tempo aveva dissipato una cifra considerata dal- la donna non irrilevante per il bilancio familiare, si era rivolta al 117, il servizio di pubblica utilità della Finanza, raccontando di quell'uomo, il proprio marito, «tanto schiavo del gioco quanto sfortunato». Le indagini hanno portato i militari ad accedere presso i circoli “ricreativi” dove, nella disponibilità degli clienti, erano installati quasi una decina di congegni e apparecchi da divertimento ed intrattenimento all'apparenza regolari, i classici “videopoker” e slot machines “mangiasoldi”. «I successivi accertamenti - si legge in una nota del Comando Provinciale della Guardia di Finanza -, tuttavia, hanno consentito di appurare che i videogiochi e le slot machines in questione non erano conformi alla legge in quanto erano privi I militari della Guardia di Finanza sigillano un impianto di videopoker dei certificati di messa in esercizio e, soprattutto, del collegamento alla rete telematica dell'Amministrazione dei Monopoli di Stato. Ciò comportava che le giocate non fossero in alcun modo controllate e che non vi fosse alcuna garanzia per i giocatori di vedersi, almeno di tanto in tanto, ricompensati dalla Dea Bendata». Il risultato dei controlli effettuati dalle fiamme gialle, dunque ha portato al sequestro degli apparecchi in questione e di cinquecento euro. Inoltre gli apparecchi sequestrati dai finanzieri risultavano non essere collegati alla rete telematica del Monopolio di Stato, e quindi i guadagni derivanti dalle giocate sfuggivano ai controlli del fisco. I responsabili sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Palmi. Nel processo “All Inside” la testimonianza del sovrintendente della polizia, Arturo Niceforo Il blitz per catturare Pesce e Fortugno Armi a disposizione del clan di Rosarno secondo le confidenze degli indagati di DOMENICO GALATÀ PALMI - È iniziata con un notevole ritardo rispetto all'orario prestabilito l'udienza di ieri mattina del processo All Inside. Alcune difficoltà legate al trasporto dei detenuti presso l'aula bunker del tribunale di Palmi hanno determinato lo slittamento dell'inizio dell'udienza. Nulla che comunque abbia impedito lo svolgimento del processo, iniziato da dove si era fermato la volta scorsa ovvero dalla testimonianza del sovrintendente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro, Arturo Niceforo. L'agente ha testimoniato in merito ad alcuni riscontri investigativi che hanno riguardato Francesco Pesce ('84), in particolare, Niceforo si è soffermato sull'arresto del figlio di Salvatore Pesce e di Andrea Fortugno, entrambi imputati nel procedimento. I due furono fermati sulla super strada Ionio-Tirreno poco prima dell'ingresso di Rosarno, mentre molto probabilmente facevano ritorno dalla costa ionica reggina. La polizia stava seguendo da tempo gli spostamenti di Pesce, sospettato di gestire un traffico di sostanze stupefacenti. Niceforo, parlano di quanto contenuto nell'informativa, ha raccontato che una volta fermata l'autovettura su cui viaggiavano i due, dalla conseguente perquisizione erano stati rinvenuti sotto il sedile posteriore circa cento grammi di sostanza stupefacente, in seguito individuata come cocaina. Inevitabile, quindi, l'arresto di Pesce e Fortugno. Successivamente, l'agente di polizia, sollecitato dalle domande del Pm Giulia Pantano (che insieme dal Pm della Dda di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti, rappresenta la Pubblica Accusa) ha raccontato di un colloquio in carcere intercettato dagli investigatori e intercorso tra Sopralluogo nel nosocomio del direttore Asp, Rosanna Squillacioti lo stesso Pesce e il cugino Vincenzo. Questa volta l'argomento riguardava le armi. Francesco Pesce avrebbe lasciato intendere al cugino che se ne avesse avuto bisogno avrebbe potuto rivolgersi ad un altro degli odierni imputati, Francesco D'Agostino, che secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori le custodiva per conto suo. L'udienza è stata aggiornata a venerdì prossimo. Il procedimento in corso a Palmi riguarda 63 dei 76 imputati rinviati a giudizio dal Gup di Reggio Calabria nell'aprile scorso. Al termine del processo con rito abbreviato ci sono state 11 condanne e una assoluzione. Processo “Kappa” “Doppia sponda” Maresciallo Al vaglio della Finanza dei giudici le testimone intercettazioni «La struttura potenziata adibita a centro polifunzionale» dell’accusa degli indagati Cittanova, un ospedale chiave di ANTONINO RASO CITTANOVA - «Per l'ospedale di Cittanova c'è un disegno preciso ed organico al piano sanitario regionale: la struttura dovrà essere potenziata e resa agibile in alcune sue parti per essere poi adibita a centro polifunzionale». Queste le parole di Rosanna Squillacioti, direttore generale dell'Asp (Azienda sanitaria provinciale), che nella mattinata di ieri ha fatto visita alla struttura sanitaria cittanovese, accompagnata dal consigliere provinciale Francesco Cananzi, dal sindaco della cittadina, Alessandro Cannatà, e da alcuni membri del suo staff tecnico, tra cui la dottoressa Teresa Leone, responsabile Uopisal. «Il ruolo dell'ospedale di Cittanova - ha spiegato la Squillacioti - verrà definito a breve, una volta capito come andranno spalmate sul territorio le varie attività, che in questa fase vivono un passaggio da vecchi ospedali a Cananzi, Squillacioti e Cannatà Capt (Centro di assistenza territoriale primaria). Di sicuro rimarrà in funzione il reparto di fisioterapia, che dovrà puntale all'eccellenza». Insomma, per il complesso sanitario cittanovese ci sono idee chiare e già da tempo definite: la fisioterapia - già funzionante - sarà il perno delle attività, e sul miglioramento di questo servizio saranno destinati i fondi necessari. Ma quali fondi? «Ancora non c'è una somma precisa - sempre Squillacioti - ci sarà da ragionare nelle prossime settimane». Sul ruolo del Comune in questa operazione, la direttrice generale dell'Asp si augura: «la disponibilità del Municipio cittanovese così da creare una sinergia positiva utile a tutti». Un interro- gativo enorme che pesa sul futuro della struttura, però, è il reparto di psichiatria - trasferito da Polistena - attualmente situato al secondo piano del complesso ospedaliero, e in funzione da diversi mesi. Su questo tema si dovrà ragionare, gioco forza, perché proprio in quell'ala era previsto l'insediamento di una Rsa (Residenza sanitaria assistenziale). Le Rsa sono strutture non ospedaliere, ma comunque a impronta sanitaria, che ospitano per un periodo variabile persone non autosufficienti, che non possono essere assistite in casa e che necessitano di specifiche cure mediche di più specialisti. Rosanna Squillacioti sulla questione ha assicurato un'attenzione particolare: «Stiamo lavorando per regolarizzare il rapporto con le cooperative che si occupano del reparto psichiatrico per uscire dall'empasse attuale». «Questo - ha concluso la direttrice dell'Asp - non vuol dire rinunciare alla Rsa». PALMI - Nuova udienza ieri mattina davanti al Tribunale di Palmi (presidente Antonio Battaglia) per il processo scaturito dall'operazione “Kappa”, condotta dai carabinieri di Taurianova e dai Finanzieri di Palmi, durante la quale furono fermate quattro persone, oggiimputate nelprocedimento con rito ordinario in corso aPalmi. Si trattadi Agostino Cosoleto, Carmine Chirico, Consolato Sgarlato e Antonio Salavatore Mucci, accusati, a vario titolo, i far parte di un'associazione per delinquere finalizzata alla commissioneditruffe indannodidiversi privati ed aziende. Sul banco dei testimoni ieri è comparso il maresciallo della Guardia di Finanza, Pasquale Burzì, chiamato come teste dal pm Giuseppe Bontempo. Il militare ha testimoniato su una perquisizione effettuata dalle Fiamme Gialle nel maggio del 2009 presso l'esercizio commerciale “Skarpel”di Gioia Tauro. do. ga. PALMI - Si è tenuta ieri in Tribunale a Palmi (presidente Antonio Battaglia), l’udienza delprocesso “Doppia Sponda” operazione che portò in manette nove persone accusate a vario titolo, di reati quali detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di armi e reati contro il patrimonio. Sono quattro le persone che hanno scelto di essere giudicato con il rito abbreviato: si tratta di sono Romana Rappazzo, il figlio Giuseppe Ceravolo, Angelo D'Agostino e Rocco Curuli. Sei persone sono state invece già condannate nel procedimento con rito abbreviato. A rappresentare la Pubblica Accusa il sostituto della Procura della Repubblica di Palmi, Salvatore Dolce. Sul banco dei testimoni l'ispettore della Squadra Mobile di Catanzaro, Antonio Elia, che ha riferito su alcune intercettazioni telefoniche dalle quali sono partite le indagini. do.ga. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Piana Mercoledì 21 dicembre 2011 Si prospetta una corsa a quattro per il rinnovo del consiglio comunale, a oggi commissariato Rizziconi, candidature in serie Ai certi Anastasi, Marcianò e Coppola si aggiunge quella di Di Giorgio di ANGELO GIOVINAZZO RIZZICONI - Nel vivace caos di prospettive per le elezioni Comunali di Rizziconi, che si terranno probabilmente nella primavera prossima, si moltiplicano le voci intorno al nome di Giuseppe Di Giorgio, che lo danno in campo nella corsa per la poltrona a sindaco della città. Con l'ex consigliere comunale (dal 1999 al 2000) salirebbero così a quattro i candidati alla carica di primo cittadino. Raffaele Anastasi, Armando Marcianò, Domenico Coppola e ora, appunto, Giuseppe Di Giorgio, socialista, che pare vanti il sostegno di vasti settori di qualche partito e circoli politici locali. Di Giorgio, comunque, nicchia. Ha chiesto una riflessione, sia per la proposta in sé, sia per i possibili nuovi scenari che si potrebbero aprire nella vita politica locale. Potenzialmente sarebbe favorevole a una sua scesa in campo, ma a quanto pare, vorrebbe prima, acquisire ogni possibile vantaggio per poter entrare a palazzo San Teodoro dalla porta centrale. Nel frattempo, Anastasi, Marcianò e Coppola che hanno lanciato la loro campagna di convincimento, continuano a discutere con tutti gli altri partiti e sondano il terreno alla ricerca di solide alleanze per il raggiungimento di un'intesa che possa garantire al paese la stabilità necessaria, dopo anni di sterili amministrazioni. Ma se eventualmente la disponibilità dei partiti dovesse venire meno, o perché politicamente ardua, o perché non dovessero condividere le linee dei programmi, sui quali i possibili candidati alla carica di primo cittadino intenderebbero pog- giare la loro campagna elettorale, Anastasi, Marcianò e Coppola, allora, sarebbero disponibili a correre anche da soli. E non finisce qui, perché altri soggetti sarebbero già al lavoro per gettare le basi per la formazione di altre liste. Su tutti, e non sarebbe da escludere a priori, sembrerebbe prendere corpo l'idea, che Giovanni Calogero e Nino Bartuccio, due ex inquilini di palazzo San Teodoro, stiano accarezzando già da un po' di tempo, ossia scendere in campo sotto un unico simbolo. Bartuccio e Calogero sembra stiano alla finestra, in attesa degli sviluppi della situazione, per poi eventualmente prendere una posi- zione politica ben definita e scendere in competizione, scegliendo tra loro il nome del possibile candidato alla prima poltrona di palazzo San Teodoro, anche se i maggiori consensi sembra vadano in direzione dell'ex sindaco più anziano. Alla luce del quadro appena delineato, sembrerebbe, insomma, che alle prossime elezioni di primavera per il rinnovo del Consiglio comunale, potrebbero esserci in campo diverse liste. I rizziconesi, intanto, dal canto loro, sperano in una rinascita morale, civile e democratica del paese, per porre fine alle condizioni di disagio, di abbandono e di impoverimento della cittadina. Cittadini al voto la prossima primavera Il Muncipio di Rizziconi Il sindaco Michele Tripodi polemizza per l’esclusione dal bando regionale Uso beni confiscati, appello di Polistena POLISTENA - «Avendo appreso la notizia diffusa nei giorni scorsi dell'imminente pubblicazione di un avviso regionale per la valorizzazione degli immobili confiscati, apprendiamo con rammarico e preoccupazione che il Comune di Polistena così come centinaia di altri comuni calabresi non potrà parteciparvi, pur se destinatario nel tempo di beni confiscati oggi nelle disponibilità dell'ente». Non ci sta il sindaco di Polistena, che non accetta che il proprio ente rimanga escluso dai finanziamenti per la riqualificazione e la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, chiedendo che il comune possa essere riammesso a concorrere ai fondi Pisr. «Senza nessun criterio chiaro e comprensibile - afferma il primo cittadino polistenese -, infatti, sono stati definiti gli ambiti territoriali ammessi, che evi- denziano l'esclusione di comuni importanti, come Polistena con un percorso culturale antimafia affermato ed una lunga storia fatta di lotte per l'affermazione della legalità e dei diritti. Anche il Comune di Polistena possiede alcuni immobili soggetti a confisca che necessiterebbero di interventi strutturali e di riqualificazione, ma che tuttavia richiedono investimenti notevoli quasi impossibili in questa fase economica dopo i tagli ai bilanci degli enti locali». Il principio, quindi, secondo cui i comuni dovrebbero essere messi nelle condizioni di accedere ai finanziamenti per la valorizzazione dei beni confiscati è quello della «parità» tra i comuni stessi. «Il Comune di Polistena ha già subito di recente una penalizzazione da parte della Regione, che non ha finanziato la realizzazionedi un'isolaecologica peri rifiuti differenziati, progettata proprio su un terreno confiscato alle mafie, che ai sensi del bando relativo, avrebbe generato premialità nella graduatoria. Inspiegabilmente siamo stati preceduti da diversi comuni, anche con popolazione inferiore, privi di questo requisito». «Oggi - conclude -, proseguire su questa linea sbagliata anche per l'accesso ai fondi Pisr, sarebbe un'ulteriore incredibile discriminazione per il nostro comune, come pure per molti altri comuni della Calabria, ove ricadono beni confiscati. Purtroppo, ogni immobile confiscato è traccia della presenza mafiosa sul territorio, che ormai ha varcato i confini della Calabria, come dimostrano le operazioni condotte negli ultimi tempi». CITTANOVA Scarcerato Calia PALMI - Il Tribunale collegiale di Palmi ha accolto l'istanza di scarcerazione presentata dall'avvocato Sabina Ienco nei riguardi di Pasquale Calia, 70enne, attualmente imputato nell'ambito del processo con rito ordinario concernente la presunta estorsione ai fratelli Luccisano, titolari della ditta Verdiana di Cittanova. Secondi la tesi dell’accusa gli imprenditori di Cittanova avevano denunciato alcune persone che avrebbero preteso interessi usurai ammontanti al 120% annuo. Pasquale Calia era stato arrestato nel giugno scorso con l'accusa di usura aggravata, ma dato l'accoglimento dell'istanza della difesa potrà assistere alle prossime udienze da uomo libero. I vigili urbani sull’uso della droga e abusi dell’alcol La decisione a margine di un vertice della coalizione No alle stragi del sabato sera Palmi, centrosinistra punta studenti di Palmi a lezione alle primarie per il sindaco PALMI - Il Corpo di polizia locale della città di Palmi sta svolgendo un'attività di prevenzione sull'incidentalità stradale e notturna, coinvolgendo direttamente gli istituti d'istruzione superiore, con controlli sul territorio e attraverso una specifica attività formativa nei confronti degli studenti. Ai giovani viene proiettato un video informativo, molto toccante, sulle conseguenze dell'alcol alla giuda e vengono illustrati i mezzi e gli strumenti in dotazione alla polizia locale, adoperati per la rilevazione del tasso alcolemico. Viene loro illustrata la normativa vigente e le responsabilità derivanti dalla guida in stato di ebbrezza o di alterazione da sostanze psicotrope. L'iniziativa è stata accolta con entusiasmo sia dai dirigenti, sensibili a queste campagne, che dagli studenti degli Istituti scolastici cittadini, con i quali sono iniziati gli incontri formativi tenuti dal responsabile della Unità operativa di Polizia stradale e pronto intervento del Corpo di polizia locale, tenente Giuseppe Andidero. Altermine diogniincontro viene distribuito un vademecum, realizzato dal Corpo, che di GIUSEPPE BOVA Il tenente Andidero a colloquio con gli studenti informa i giovani sui rischi fisici derivanti dall'assunzione di alcolici e sulle conseguenze giuridiche. Il controllo della polizia locale di Palmi guidata dal comandante Francesco Managò, prosegue poi sempre su strada, dove fin dalla scorsa estate, nei fine settimana ritenuti ad alto rischio sotto il profilo della sicurezza, sono previsti controlli straordinari con le pattuglie sul territorio. Gli agenti effettuano posti di controllo lungo le principali arterie di comunicazione e negli snodi stradali citta- dini, soprattutto nelle ore notturne. È attuato quindi un giro di vite contro coloro che si mettono alla guida in stato di alterazione connessa all'uso di bevande alcoliche,grazie agli etilometri in dotazione al Comando. In maniera più specifica vi è anche contrasto all'uso di sostanze stupefacenti e psicotrope grazie ai nuovi e moderni droga test, che consentono di individuare se l'autista ha assunto, nelle ore precedenti la guida, droghe di ben 5 tipologie. giu. bo. PALMI - Clima politica sempre di più in fermento a Palmi. La corsa alla elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale, ad oggi commissariato dopo la lunga querelle politica che ha portato alla defenestrazione dell’ex sindaco Ennio Gaudio, è ormai bene avviata. I partiti di sinistra della città di Palmi, riunitisi recentemente presso locali del Caf- Cgil della città, hanno deciso insieme di fare un passo avanti per designare il candidato a sindaco della loro parte politica: sfrutteranno il metodo delle primarie di coalizione. Nel documento che hanno redatto tutti i rappresentanti della sinistra palmese, l'intenzione che si prefissano insieme è la «necessità di voler costruire e rappresentare un nucleo unitario e coeso per rispondere alle situazioni di emergenza che il paese attraversa». I politici firmatari sono: il commissario del Pd Giuseppe Panetta, il segretario di Sel Franco Russo, il segretario provinciale di Rifondazione Flavio Loria, e i due presidenti rispettiva- mente di Idv e Pdci Memmo Cogliandro ed Enzo Infantino. Un centro sinistra in cui sono inclusi i partiti “maggiormente progressisti”, un gruppo allargato quindi, quello dei rappresentanti dei numerosi partiti. «Il nostro progetto si pone l'obiettivo di ribaltare gli assunti che hanno caratterizzato le vecchie politiche scrivono i politici palmesiintendiamo costruire una proposta politica che vuole partire dai bisogni e dalle problematiche che la gente esprime ed indica! Vogliamo cogliere nelle istanze culturali delle Associazioni e dei Movimenti la funzione di volano per una rinnovata e inedita proposta politicoamministrativa». A quanto pare i partiti, attraverso la loro iniziativa, vogliono cavalcare l'onda dell'associazionismo, attualmente molto attivo a Palmi, soprattutto in ambito culturale. I rappresentanti della sinistra palmese tentano probabilmente di riavvicinare l'elettorato giovanile e di recuperare il divario tra ragazzi e politica, si legge infatti: «In tale contesto intendiamo favo- rire la partecipazione di scelta per tutta la città e, nel contempo, ci adopereremo per costruire un processo reale di rinnovamento generazionale delle rappresentanze, con significative presenze del mondo femminile». Una prospettiva davvero ambiziosa. Oltre agli innumerevoli buoni propositi rivolti immancabilmente agli «interessi della collettività e del paese», nel documento si legge anche una chiara nota polemica riferita alla passata amministrazione: «Sono loro a dover rispondere del clima di “scompensi amministrativi”che la dicono lunga sulla fantomatica o reale scomparsa di ben 38 delibere Consiliari. E, sono sempre loro a dover spiegare ai cittadini e alla città il perché la Procura della Repubblica e la DIA continuano a rimescolare negli atti amministrativi del Comune». La Palmi di sinistra si apre dunque ai cittadini attraverso le suddette primarie di coalizione, per far scegliere direttamente ai cittadini chi saranno i futuri candidati della sinistra, in primis il sindaco. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 39 Piana Mercoledì 21 dicembre 2011 32 Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected] Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected] San Lucido Email [email protected] Scalea Email [email protected] Belvedere Email [email protected] Acquappesa E-mail [email protected] Molti i «non ricordo» del teste sulla vigilanza della gestione amministrativa dell’istituto «Luberto entrò in crisi spirituale» Dure le affermazioni di monsignor Giuseppe Agostino al processo sull’Ipg di Paolo Vilardi PAOLA – «Luberto è stato un uomo falso. Si mostrava sempre scontento; diceva che la colpa della precaria gestione amministrativa dell’istituto era della Regione Calabria che non pagava le rette». Parole forti quelle pronunciate dall’arcivescovo emerito della diocesi Cosenza – Bisignano, Giuseppe Agostino, che in qualità di testimone in aula ha rivolto accuse pesanti contro l’ex presidente dell’Ipg XXIII di Serra D’Aiello, don Alfredo Luberto. Monsignor Agostino, nei suoi confronti era stato disposto l’accompagnamento coattivo, è stato escusso ieri mattina nell’udienzadinanzi alcollegio delTribunale di Paola, presidente Paola Del Giudice e giudici a latere Antonietta Dodaro e Nicoletta Campanaro. Il processo, si ricorda, è a carico di 11 imputati, che il 6 novembre del 2009, quando don Luberto fu condannato a 7 anni di reclusione con il rito abbreviato, furono rinviati a giudizio per una lunga scia di reati. Questi i loro nomi: Antonio Marafioti, Audino Caputo, Fausto Arcuri, Ettore Notti, Eliodoro Tricoli, Roberta Scervo, Luca Rendace, Luca Anania, Giuseppe Perrotta e Rossana Gaudio. Per molti di loro l’accusa principale è l’associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di una lunga serie di reati, tra i quali appropriazione indebita, truffa aggravata, utilizzazione di diffuse fatturazioni per operazioni inesistenti, falsificazioni di documenti contabili ed altro. Come giàriferito, ieriin udienzasono volate parole pesanti, il testimone di eccezione, interrogato per circa 4 ore, ad un certo punto ha avuto un cedimento nervoso: «Non sono un delinquente!», ha pronunciato sbattendo i pugni sul tavolo, stizzito perché l’accusa gli chiedeva se era stata fatta da parte della diocesi una sana opera di vigilanza sulla gestione allegra dell’istituto, poi chiuso dall’autorità giudiziaria. Allo sfogo nervoso sono seguite le scuse e monsignor Agostino ha ripreso a testimoniare. Ma le sue parole sono state molto vaghe; addirittura ha detto di non conoscere i contenuti di alcune lettere al tempo da lui firmate.Dialtre haaddiritturadisconosciutola propria firma. Il teste ha ricostruito le modalità di gestione degli ultimi anni, «ai tempi di Don Giulio», «che non aveva capacità manageriali», a cui è seguita una breve gestione amministrativa «a cura di un gruppo di laici guidati dall’avvocato GiuseppeChiofalo»,revocato dall’incarico nel 2000. «Poi scelsi don Luberto – ha sostenuto in aula monsignor Agostino – già assistente nazionale degli scout, che mostrava una valenza significativa, nella convinzione che avrebbe dato una svolta all’istituto». A questo punto dal pm Giovanni Calamita la domanda: «Che ne pensa della gestione di Luberto rispetto alla precedente?». Qualche esitazione ed ecco la risposta: «Nel mio ministero episcopale nulla era migliorato; l’istituto rimase in grave sofferenza». L’arcivescovo, sempresu inputdella pubblica accusa, dopo aver detto di essere completamente incompetente sotto l’aspetto amministrativo, quindi non in grado di vigilare attentamente sull’operato di Luberto, ha riferito che per controllare i conti «avevo delegato il mio vicario Bilotto, deceduto. Don Luberto ci ha giocati, ci portava il rendiconto a modo suo. Inizialmente era stato impressionato dalla sua intelligenza – ha riferito – ma col passare del tempo ho perso la fiducia, in quanto mi sono accorto che era in crisi spirituale». Il teste ha altresì confermato che aveva redatto tre lettere di denuncia, in cui si rilevava «un andazzo dell’istituto alla buona». Tra qualche schermaglia tra le parti monsignor Agostino è stato poi interrogato dall’avvocato Lucio Conte, che assiste uno dei degenti dell’ex fondazione, il quale ha chiesto spiegazioni sulla vigilanza mancata della gestione amministrativa di don Luberto: «Ricordo ancora che chi controllava i suoi fogli paga era il mio vicario». A questo punto il legale harincarato ladose: «Perchénon hamai vigilato?». Il teste è poi entrato in escandescenza, fino a far alterare Conte: «Lei non ha mai preso nessun provvedimento». Tornata la calma si è concluso l’interrogatorio di monsignor Agostino e si è proceduto all’esame di altri testi. Il processo è stato rinviato al prossimo 10 gennaio. Il vescovo emerito si difende «Non sono un delinquente» Piano spiaggia Individuati sei nuovi lidi PAOLA – Il consiglio comunale nella giornata di ieri ha approvato gli unici due punti all’ordine del giorno: aggiornamento “Piano localizzazione distributori di carburante per uso autotrazione”; adozione aggiornamento piano Spiaggia. In ossequio alla nuova programmazione prevista in questo strumento in città nasceranno sei nuove attività commerciali balneari. Una sorgerà sul lungomare e cinque ai pennelli, nella periferia sud della cittadina tirrenica. Due di essi saranno rimessaggi di barche, i rimanenti stabilimenti balneari smontabili. p. v. Monsignor Giuseppe Agostino «Ridurre i terreni su cui è possibile costruire» Il Psdi contesta l’Ici e presenta una proposta PAOLA – «Un’area per essere fabbricabile deve avere la possibilità di essere edificata». Il Psdi di Paola contesta la voce di bilancio già approvata relativa all’applicazione dell’Ici e presenta una proposta molto tecnica. Il dissenso potrebbe essere letto in chiave politica come l’ennesima divergenza tra i gruppi del sindaco e i socialdemocratici, un tempo asse portante dell’amministrazione e oggi in totale rottura. Tornando sull’aspetto prettamente tecnico il Psdi, nella proposta da presentare in comune scrive che «l’art. 2, lettera b) deldecreto legislativon.504/92 definisce come “area fabbricabile” quella “area utilizzabile a scopo edificatorio in base agli strumenti urbanistici generali o attuativi ovvero in base alle possibilità effettive di edificazione”». In sintesi un’area per essere fabbricabile dovrebbe essere inserita come tale in uno strumento urbanistico generale o altrimenti «c’è bisogno di uno strumento attuativo (Pau approvato – Piani attuativi urbanistici) e comunque in tutti i casi, un’area per essere definita fabbricabile deve avere la possibilità effettiva di essere edificata». Quindi vengono rilevati i dubbi: «Riportando questi semplici concetti nell’ambito del nostro Comune, alla luce del fatto che recentemente è stato approvato il Psc ma che ancora non è stato approvato nemmeno un Pau (né pubblico né privato!) non si capisce come mai in generale si possa parlare di aree fabbricabili e quindi direlativa imposizione, su di esse, ai fini Ici». Quindiil Psdipropone«ivalori deiterreni, senza Pau approvati, inseriti nell’avviso comunale del 21/11/2011 e nella delibera del Consiglio comunale n. 31 del 7/11/2011, vengano ridotti ad 1/5 ovverosia vengano ridotti dell’80 percento fino alla approvazione dei relativi strumenti attuativi e/o comunque del riconoscimento dell’edificabilità concreta, fermo restando però che siano presi in considerazione, caso per caso, tutte quelle aree che mai in nessun caso potranno essere edificate, come per esempio terreni già espropriati dall’Anas, in occasione della costruzione della Ss 18 e della Ss 107, che ancora catastalmente sono in carico ai proprietari originari; terreni che ricadono nell’ambito del rispetto stradale o ferroviario; terreni che ricadono nell’ambito di elettrodotti ad alta tensione dell’Enel o Ferrovie. Solo se questi terreni saranno oggetto di Pau approvati, si potranno considerare a tutti gli effetti “aree fabbricabili” e quindi per essi – si legge in coda al contenuto della proposta - sarà possibile applicare l’imposizione ai fini Ici». p. v. Piero Lamberti leader del Psdi cittadino di Paola Paola. Il centrodestra parte dai programmi e bandisce “i pettegolezzi” Nasce la coalizione dei moderati PAOLA – «La nascita della “coalizione dei moderati”, questo è quello su cui il Popolo della Libertà di Paola si era impegnato a lavorare nei mesi scorsi e, grazie all’intesa politica e programmatica con l’Udc ed il Pri, stiamo davvero costruendo una coalizione aperta a diversi contributi e tradizioni politiche con l’unico interesse di proporre un governo cittadino alternativo, efficiente e concreto». E’quanto si legge in una nota politica del Pdl che respinge i «pettegolezzi tipici della precampagna elettorale, così come rifiutiamo l’idea di calcare i vecchi rituali dei passi avanti e dei Basilio Ferrari passi indietro, del chiedere cento per ottenere cinquanta, delle più o meno finte primarie, o peggio delle decisioni su tavoli locali, regionali, e addirittura nazionali». La coalizione dei moderati è stata costruita in questi mesi puntando a trovare idee comuni che si concretizzassero in programmi. La partecipazione è la base prioritaria delle scelte, «guai se a prevalere fossero le ambizioni personali – si legge ancora peggio ancora le ambizioni di chi tenta di essere elemento di disturbo solo al fine di “alzare” il prezzo per propri interessi e non per tutelare l’interesse generale». Il Popolo della Libertà, dopo l’assemblea degli iscritti, con oltre 400 adesioni al progetto per le elezioni amministrative del 2012, ha fissato i dieci punti programmatici da discutere con la coalizione, e, «grazie all’impegno del movimento giovanile del partito, abbiamo innovato il sistema delle scelte sui programmi facendo partecipare direttamente i cittadini alla scelta delle priorità programmatiche, scendendo nei quartieri paolani con i gazebo sul programma». Un’iniziativa che «ancora non è conclusa e di cui riferiremo in futuro l’esito, ma che già ha trovato centinaia di cittadini entusiasti nel partecipare. Perché i cittadini chiedono questo oggi alla politica: un impegno non sulle formule, non sulle strategie per il futuro dei singoli, non sulle candidature per dispetto reciproco. Per questo motivo, orgogliosamente, con diligenza e dedizione, con la coalizione dei moderati per la città di Paola, lavoriamo per elaborare un programma di governo, sui temi del lavoro, dello sviluppo economico e sociale, sul turismo, sulla cultura, sulla solidarietà sociale». p. v. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Tirreno Mercoledì 21 dicembre 2011 35 Email: [email protected] - Altri recapiti: Corigliano fax 0984.853893 Rossano Fax 0983.530493 Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901 Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected] Villapiana. Nel 2007 colpì a morte con un grosso coltello da cucina la bimba di 4 anni e la consorte Uccise moglie e figlia, 20 anni Condannato dalla Corte di appello di Catanzaro Gianluca De Marco di FRANCO MAURELLA VILLAPIANA - La Corte di Appello di Catanzaro, (presidente Marchianò, a latere Cosentino e procuratore generale Prestinenzi), dopo due ore di camera di consiglio, ieri mattina ha emesso sentenza di condanna, ad una pena di 20 anni di detenzione, nei confronti di Gianluca De Marco, carpentiere di Villapiana, reo di avere ucciso, con un grosso coltello da cucina, la moglie Maddalena Agrelli, di 31 anni e la figlioletta Jennifer di appena 4 anni. L'efferato duplice omicidio si consumò all'alba del 15 dicembre del 2007, nella camera da letto della villetta di proprietà della coppia, in Villapiana Lido. L'uomo accoltellò la moglie e la piccola Jennifer nel sonno e poi, prima di avvisare i carabinieri di quanto accaduto, le ricompose nello stesso letto matrimoniale su cui dormivano e le coprì, come se dormissero. Accanto alla bimba sistemò le sue bamboline preferite ed un album da colorare. De Marco, in evidente stato confusionale, venne soccorso dai medici del 118 e trasportato presso il pronto soccorso dell'ospedale di Trebisacce anche per lievi ferite ai polsi ed al petto, causate dal tentativo, per come riferito, di suicidarsi dopo aver commesso il duplice delitto. Ieri, dunque, la Corte di Appello di Catanzaro, alla presenza dell'avvocato di difesa dell'imputato, Michele Donadio e dei difensori di parte civile, Roberto Laghi, che ha rappresentato anche l'assente collega Franco Mundo, e Vincenzo Arango, ha pro- Gianluca De Marco nunciato la sentenza di condanna a 20 anni di reclusione. Presenti anche i familiari delle vittime che, alla pronuncia della sentenza, hanno espresso soddisfazione per l'esito del travagliato processo penale. Travagliato in quanto quella di ieri è la terza sentenza di condanna a carico di Gianluca De Marco, in soli due gradi di giudizio. In sintesi, il Tribunale di Castrovillari, con la sentenza di primo grado, emessa nel febbraio 2010, condannò De Marco all'ergastolo. La Corte di Appello di Catanzaro, il 6 maggio 2010, accogliendo la tesi difensiva che invocava l'assenza dell'aggravante della premeditazione, trasformò la sentenza di ergastolo in una pena detentiva a sedici anni di reclu- Le due vittime ammazzate nel sonno sione. A tale sentenza oppose ricorso tanto la Procura generale quanto i difensori di parte civile. Ricorsi che hanno indotto la Cassazione ad annullare il processo celebrato dalla Corte di Appello di Catanzaro. Una decisione, quella della Suprema Corte che, di fatto, non smentisce la tesi difensiva volta a dimostrare l'assenza dell'aggravante della premeditazione, contestata dalla Procura generale, annullando, anche, senza rinvio, la aggravante dell'utilizzo di arma impropria (benché non vi fosse stata richiesta da parte della difesa, titolata a farla). Dunque, la Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello di Catanzaro, rinviando il processo da rifare solo sulla “comparazione delle circostanze”, ovvero per un nuovo calcolo dei pesi delle aggravanti, per come sostenuto dalla Procura, rispetto alle attenuanti proposte dalla difesa e che hanno sortito la riduzione di pena con la sentenza di Catanzaro. La Cassazione, escludendo di fatto le aggravanti della premeditazione e dell'utilizzo di arma impropria, ha indotto la Corte di Appello di Catanzaro a pronunciarsi sulla base delle aggravanti “per futili motivi e per il legame di discendenza” e l'attenuante della “infermità mentale”. Infermità mentale su cui si è basata la tesi difensiva sin dal primo grado di giudizio. A Castrovillari, però, la seminfermità mentale riconosciuta a De Marco non fu tale da compensare l'aggravante del vincolo di parentela con le vittime e la crudeltà della sua azione. Infatti, lo psichiatra forense Giovanni Malara di Reggio Calabria, ritenne l'incapacità dell'uomo «grandemente scemata» dopo i primi istanti di offuscamento dell'omicida. Ovvero, sebbene De Marco non abbia agito con premeditazione ma in preda a uno stato confusionale, durante il duplice omicidio la sua mente si sarebbe fatta sempre più lucida e, dunque, in grado di comprendere ciò che stava facendo. Dunque, la sentenza della Corte di Appello di Catanzaro che condanna DeMarco a 20 anni di reclusione, media tra aggravanti e attenuanti, tenendo conto che la Procura generale aveva chiesto la conferma del giudizio di primo grado, ovvero l'ergastolo. Vicino al corpo della piccola mise le bambole Trebisacce. Una discussione in Consiglio Tagli ai treni, Mundo chiede l’intervento della Provincia TREBISACCE - Il consigliere provinciale Franco Mundo, ha chiesto al presidente Mario Oliverio, al presidente del Consiglioe all’assessore ai Trasporti della Provincia, “che venga discusso con urgenza al prossimo consiglioun ordinedel giornosui tagli alle corse ferroviarie lungo la linea jonica”. Nella richiesta, Mundo, evidenzia la fatiscenza della rete ferroviaria jonica “in un territorio già afflitto da tanti problemi: strutture e infrastruttura inesistenti o carenti; servizi socialie sanitari latenti o in via di ridimensionamento (vedi vertenze ospedali Trebisacce, Cassano e Cariati), tali da marginare ulteriormente l’intero territorio con ricadute notevoli dal punto di vista dello sviluppo socio-economico”. Mundo aggiunge che, nonostante la precarietà della rete ferroviaria e la scadente qualità dei treni in transito, la linea “costituiva, almeno per molti lavoratori pendolari, l’unico mezzo di trasporto, consentendo il collegamento con il resto del paese e il nord Italia, anche mediante i pochi treni e lunga percorrenza,come il Crotone-Milano”. Da qui al taglio di 22 treni sulla jonica, da parte di Trenitalia, “con evidenti ricadute sulla già povera economia, sul turismo, sui trasporti e sui servizi, con inevitabili disagi soprattutto nel periodo estivo”. E’ soprattutto la soppressione del Milano-Crotone a creare disagi a chi non può permettersi altri mezzi di trasporto, quindi, per Mundo, “tutto ciò è inaccettabile e ci spinge, come rappresentanti istituzionali di questo territorio, a chiedere con forza, ai vertici di Trenitalia spa ed all’attuale Governo nazionale, di ripristinare una parte dei treni soppressi”. Di seguito, Mundo ricorda che “nonostante le numerose iniziative politiche e sindacali dirette a sensibilizzare il governo e le Ferrovie, non è stato adottato alcun provvedimento di revoca dei tagli” e che “il prezzo altissimo che pagano le popolazioni della Sibaritide e dell’Alto Ionio, sia in termini di disagi che di mancanza di servizi non è più tollerabile”. Mundo impegna “previo coordinamento con gli amministratori locali, la giunta provinciale e in particolare il Presidente, al finedi attivare ogni più utile iniziativa e contestualmente chieda un incontro urgente al presidente della Regione, unitamente alla delegazione parlamentare della Calabria, ai vertici di Trenitalia spa, al Ministro delle Infrastrutture o, se opportuno, anche al presidente del Consiglio dei ministri, per chiedere la revoca dei tagli alle linee ferroviarie lungo la Costa Ionica, o quanto meno ridimensionarle, lasciando almeno quelli a lunga percorrenza”. f. m. ORIOLO Trebisacce. Tavolo tecnico con Scopelliti, i sindaci e i consiglieri provinciali L’Omnicomprensivo si mette in evidenza alla Convention nazionale Ospedale, il giorno della verità ORIOLO - L’Istituto comprensivo di Montegiordano, di cui fanno parte l’Omnicomprensivo di Oriolo e le Scuole di Roseto Capo Spulico, ha preso parte, rappresentando la Calabria insieme ad altre tre istituzioni scolastiche della regione, alla “Convention nazionale” dedicata al mondo della scuola e promossa dalla Fondazione Idis-Città della Scienza, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione. L’iniziativa si è tenuta, per tre giorni, a Napoli e l’Istituto comprensivo di Montegiordano, per la valenza dei progetti presentati e cofinanziati dall’Unione Europea, in corso di svolgimento presso l’Istituto Omnicomprensivo di Oriolo, ha ricevuto i ringraziamenti dal direttore generale del Ministero, MarcelloLimina. Al dirigente scolastico Vincenzo Gerundino, sono giunti i ringraziamenti del Ministero che ha ritenuto l’evento di Napoli “un mo- mento importante di incontro trale scuoledelle quattro regioni dell’Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, ndc) che, come la sua, hanno potuto presentare i lavori svolti negli importanti ed apprezzati progetti”. Oltre a tale apprezzata partecipazione, l’Istituto Omnicomprensivo di Oriolo si è distinto per avere ottenuto il riconoscimento, in ambito nazionale, della certificazione EcoSchools. Certificazione che è valsa la l’aggiudicazione della “Bandiera verde”, simbolo riconosciuto e rispettato in ambito internazionale, che sarà esposta, per la prima volta, il 21 dicembre prossimo, alle 15, con un sobrio ma pregnante cerimoniale, presso la Scuola dell’Infanzia di Oriolo. “Un ringraziamento doveroso – chiosa Gerundino - va alle maestre che hanno guidato i bambini in tale percorso e ai genitori”. f. m. Oggi riunione all’assessorato alla Sanità a Catanzaro TREBISACCE - E’ stato convocato per questa mattina alle 11, nella sede dell’assessorato alla Sanità a Catanzaro, il tavolo tecnicotra Scopelliti ei verticidella sanità regionale con il sindaco di Trebisacce, Mariano Bianchi e una delegazione dell’Alto Jonio cosentino, per discutere sulla definitiva destinazione dell’ospedale “Guido Chidichimo”. A darne notizia il consigliere regionale del Pd, Mario Franchino che, a Reggio per il Consiglio regionale sul bilancio, ha avuto conferma dell’incontro da Scaffidi. Lo stesso Franchino, promotore del primo incontro interlocutorio tenuto a Catanzaro e concluso con la promessa da parte di Scopelliti di rivedersi per pianificare definitivamente le sorti dell’ospedale di Trebisacce, prenderà parte al tavolo tecnico con il sindaco Bianchi, una delegazione di sindaci dell’Alto Jonio e i consiglieri provinciali Melfi, Mundo e Ranù. Dunque, bisognerà attendere per conoscere le sorti del “Chidichimo”. Il tavolo tecnico, infatti, porrà fine ad ogni ulteriore istanzache, ormaidadue anni,proviene dall’Alto Jonio cosentino a difesa dell’ospedale di Trebisacce. Da quanto riferito a seguito del primo incontro tenutosi presso l’assessorato allasanità,iltavolo tecnico convocato per questa mattina, probabilmente darà un esito inappellabile: riconversione del “Chidichimo”in Giuseppe Scopelliti Capt o collocazione dello stesso, nel Piano regionale di riordino ospedaliero, in ospedale generale, ovvero dotato di tutte le specialistiche soprattutto quelle riferibili all’emergenza-urgenza come il pronto soccorso e l’Utic. Il tavolo tecnico sarà chiamato a valutare le istanze del territorio che, principalmente, vertono sul mancato rispetto dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) che la riconversione dell’ospedale di Trebisacce azzererebbero per l’intero comprensorio dell’Alto Jonio, territorialmente il più vasto della provincia, con 11 dei 16 comuni che vi gravitano posti in collina o in montagna con una viabilità precaria che non favorisce il rispetto dei tempi di ricovero nei casidiemergenza edurgenza.Tantoper semplificare, se un cardiopatico di Alessandria del Carretto o di Nocara, San Lorenzo Bellizzi, Castroregio e via dicendo, impiegherebbe oltre 40 minuti per raggiungere l’Utic di Trebisacce, con il “Chidichimo” riconvertito, avrebbe bisogno di oltre un’ora di ambulanza per raggiungere i presidi di Rossano o Castrovillari, ammesso che vi trovi disponibilità nel reparto. Aqueste oggettive, serie e validi motivazioni, da considerare non secondario l’aspetto geografico del “Chidichimo” che, posto a confine tra la Calabria e la Basilicata, opportunamente potenziato con specialistiche di eccellenza, non solo porrebbe un freno all’emigrazione sanitaria fuori regione ma attirerebbe pazienti da oltre i confini regionali, contribuendo a migliorare il bilancio sanitario regionale. Al tavolo tecnico e, principalmente, a Scopelliti la sensibilità di accogliere l’istanza dell’Alto Jonio anche perché la riconversione dei presidi di Trebisacce e Cariati ha ridotto l’assistenza ospedaliera per acuti ai soli nosocomi di Corigliano e Rossano, con 250 posti letto per circa 200mila abitanti. f. m. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Jonio Mercoledì 21 dicembre 2011 Costa jonica Mercoledì 21 dicembre 2011 Cassano. «Farebbe bene a spiegare ai cittadini perché Riggio dell’Udc ostacola l’opera» «Aeroporto, Gallo non fa nulla» Il centrosinistra replica al sindaco e sottolinea l’impegno della Provincia di ANTONIO IANNICELLI CASSANO – «La realizzazione dell’aeroporto della Sibaritide è tra gli obiettivi e nei programmi del centrosinistra sia cassanese e sia provinciale. Ci piacerebbe conoscere, invece, qual è stato l’impegno del sindaco di Cassano nonché consigliere regionale, Gianluca Gallo, nei confronti della giunta regionale per sensibilizzarla concretamente per la realizzazione dell’importante infrastruttura». I rappresentanti dei partiti che compongono il centrosinistra cassanese respingono al mittente le critiche che il primo cittadino ha rivolto al centrosinistra stesso sulla questione della realizzazione dell’aeroporto di Sibari. Gianluca Gallo, alla luce di alcune dichiarazioni fatte dal capogruppo regionale del Partito democratico, Sandro Principe, aveva sostenuto che «il centrosinistra getta la maschera e palesa le sue divisioni. La divergenza di vedute emersa in seno al gruppo consiliare regionale del Partito democratico sull’aeroporto di Sibari dimostra la strumentalità e l’infondatezza di tante polemiche passate». Affermazioni, quelle di Gianluca Gallo, che per i rappresentanti del centrosinistra non sono altro che strumentalizzazioni. «Il sindaco Gallo, come è suo solito fare, non riuscendo a dire qualcosa di concreto, di convincente e credibile tenta di strumentalizzare ogni cosa. Approfittando del dibattito che si è svolto qualche giorno addietro nella città di Crotone - sottolineano ancora i rappresentanti politici - ha tentato di gettare fango sull’intero centro sinistra, lasciandosi andare a dichiarazioni mendaci e senza senso. L’intero centro sinistra ribadiscono - vuole e sta lavorando per la realizzazione dell’aeroporto di Sibari». I rappresentanti dei partiti di centrosinistra rammentano al sindaco Gallo «i notevoli sforzi che l’amministrazione provinciale di Cosenza, guidata da Mario Oliverio, sta compiendo per centrare l’obiettivo della realizzazione dell’aeroporto». Tutto l’iter della pratica testimonia – a dire dei rappresentanti del centro sinistra cassanese - che la stessa è andata avanti sempre e per meriti di uomini del centrosinistra. «Altri – sostengono - hanno fatto promesse e solo promesse, di concreto non hanno scritto nulla di positivo». Il governo regionale, di cui il sindaco Gallo è consigliere di maggioranza, «ha stanziato fondi per Reggio, per Lamezia, per la nuova aerostazione di Crotone e nulla, proprio nulla per Sibari. Lo stesso Gallo, - sottolineano quelli del centro sinistra - dinanzi all’evidente macroscopica discriminazione, annuncia che per lo scalo di Sibari, ci sarebbe la disponibilità di alcuni privati». Una notizia, quella dell’interessamento di una società privata alla realizzazione dell’infrastruttura aeroportuale sibarita, sulla quale il centrosinistra cassanese nutre «seri dubbi», che derivano, spiegano, «dal fatto che il presidente dell’Enac, Vito Riggio, di marca Udc, non ha voluto rilasciare e ancora non rilascia il necessario e prescritto parere, senza il quale mai potranno partire i lavori. Gianluca Gallo, - scrivono, alla fine, i rappresentanti del centro sinistra di Cassano all’Ionio - invece di strumentalizzare, di fare i soliti e inutili proclami, farebbe bene a spiegare, alla gente di Cassano e ai cittadini della Sibaritide, quali sono i motivi che inducono l’uddiccino Vito Riggio a ostacolare l’aeroporto di Sibari». CASSANO Processo Tsunami, si parte da una perizia I giudici dovranno pronunciarsi sulla frase che avrebbe annunciato un attentato al pm antimafia Luberto di FRANCESCO MOLLO CASSANO – Partirà a metà gennaio prossimo il processo “Tsunami”, con rito immediato, a carico delle dodici persone arrestate il 10 giugno scorso nell’operazione eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Cosenza e edagli agenti del Commissariato di Polizia di Castrovillari su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro; ritenute vicine al clan degli zingari di Cassano e accusate di progettare l’omicidio del sostituto procuratore antimafia di Catanzaro, Vincenzo Luberto. Ma la prima cosa che i giudici della sezione penale del tribunale di Castrovillari sarà stabilire se è vero o no che nella conversazione telefonica intercettata sia stata pronunciata la frase “Ammazziamo a Luberto” oppure, come avrebbe già verificato una consulenza della difesa, la frase dialettale “ammazzamh’ allu verh” (“ammazziamolo veramente”) ironicamente riferita, di colui che la pronuncia, a un dipendente che è sempre assente per in malattia e quando lavora è un mezzo morto. Sarebbe infatti già stata depositata la perizia difensiva condotta dall’avvocato Liborio Bellusci (che difende 11 dei 12 arrestati) nella quale verrebbe svelato il fraintendimento linguistico. La periziaaccerterebbe ancheche leparole sonostate pronunciate da un imprenditore 46enne di Cassano, il quale avrebbe confermato alla difesa di averle dette in una conversazione con Tommaso Iannicelli mentre si trovava nella vicinanze di un suo dipendente sottoposto a intercettazione. Intanto, è comunque giunto il momento di sciogliere la questione, che da un lato è costata il carcere agli indagati, ma dall’altro ha consentito di agire in tempo – qualora la minaccia risultasse fondata –a tutela della vita al magistrato che dai oltre dieci anni sta scardinando i sodalizi criminali dell’intera provincia di Cosenza. Alla sbarra ci saranno Tommaso Iannicelli, 32 anni (difeso dagli avvocati Liborio Bellusci e Rossana Cribari); Maria Marranghelli Marzella, 39 anni (difesa da Liborio e Mario Bellusci); Rosa Maria Lucera, 41anni (difesa da Liborio Bellusci e Michele Donadio); Simona Iannicelli, 26 anni; Antonia Maria Iannicelli, 22 anni; Antonio Lucera, 38 anni; Cosimo Lucera, 65 anni; Danilo Ferraro, 22 anni; Haramis De Rosa, 20 anni; Massimiliano Aversa,20 anni; Roberto Pavone, 35 anni, Nicola Campolongo, 21 anni. Questi ultimi tutti difesi dall’avvocato Liborio Bellusci. Le accuse sono, a vario titolo: associazione a delinquere di stampo mafioso a fini si spaccio di droga e porto e detenzione illegale di armi. Va anche osservato che la revisione della frase incriminata potrebbe anche non produrre effetti sulle misure cautelari, se a sostegno di esse vi fosse un apparato accusatorio più ampio, robusto e indipendente dalla minaccia stessa per Luberto. Si vedrà fra qualche settimana. Investigatori e magistrati durante la conferenza “Tsunami” Cassano. Insieme a Galatino si sono confrontati con i ragazzi della Cooperativa Emmanuel La Misericordia fa visita al vescovo In attesa dell’ingresso in Diocesi i volontari lo hanno raggiunto a Cerignola di MIMMO PETRONI CASSANO - In attesa dell’ingresso in Diocesi, previsto per il 10 marzo prossimo, la Confraternita di Misericordia di Cassano All’Ionio, guidata dal Governatore, Domenico Martino, nei giorni scorsi, ha fatto visita al nuovo Vescovo della Diocesi della Città delle Terme, Monsignor Nunzio Galantino. L’atteso incontro, si è tenuto presso la Parrocchia di San Francesco d’Assisi in Cerignola, dove il neo Vescovo è parroco. I volontari della Misericordia, nell’occasione hanno partecipato alla Santa Messa officiata da Monsignor Galantino e, guidati dallo stesso, hanno visitato alcuni laboratori di ceramica realizzati all’interno della Chiesa dai tanti gruppi operanti nella Parrocchia. Durante l’intensa giornata, gli ospiti, hanno avuto modo di apprezzare il lavoro dei volontari della cooperativa sociale “Emmanuel”, nata nel 1989 sotto l’impulso di Monsignor Galantino, impegnata per il recupero e il reinserimento sociale delle persone tossicodipendenti. Al rientro dalla terra di Puglia, il Governatore della Confraternita di Misericordia di Cassano all’Ionio, Domenico Martino, ha espresso viva soddisfazione e la felicitazione per aver incontrato il neo presule. “E’stata una bellissima giornata - ha riferito Martino - Il nostro Vescovo, ha aggiunto, ci ha dedicato tempo e disponibilità. Da questo primo contatto, la rappresentanza cassanese, ha avuto modo di apprezzare soprattutto le doti umane e la vicinanza del vescovo monsignor Galantino al mondo del volontariato». Prima di congedarsi con un arrivederci a presto, Monsignor Galantino ha fatto dono all’equipe della Misericordia, di un libro sulla Parrocchia di San Francesco d’Assisi di Cerignola e un anfora contenente olio prodotto dalla Cooperativa “Emmanuel” , prodotto in alcuni terreni confiscati alla mafia. Mons. Nunzio Galantino, successore di Mons. Vincenzo Bertolone, ora Pastore dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, sarà il 76° vescovo della storia antica della diocesi di Cassano. I volontari della Misericordia con il vescovo Galatino Cropalati, riapre la Ecopellet: dipendenti al lavoro di STEFANIA SCHIAVELLI CROPALATI - Riapre la fabbrica Ecopellet C3A di Cropalati e gli operai tornano a lavoro dopo circa tre mesi. Intense le trattative per arrivare alla risoluzione definitiva dei problemi che non permettevano all’azienda di lavorare. Ricordiamo che dopo le manifestazioni di protesta dei lavoratori che hanno occupato l’ex ss 106 per diversi giorni è partito il dialogo tecnico tra le parti diretto dal prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro. Tale dialogo con il tempo ha portato al recupero dell’agibilità per l’azienda, all’autorizzazione di costruire in sanatoria e dopo l’incontro in provincia della conferenza dei servizi si è riottenuta anche l’autorizzazionea emetterefuminell’atmosfe- ra che era uno dei motivi principali che aveva causato la chiusura dell’azienda. Soddisfatti i sindacati coinvolti nella vertenza e il sindaco di Cropalati Fabrizio Grillo per i risultati raggiunti. Il responsabile Cgil area urbana Rossano-Corigliano Vincenzo Casciaro esprime soddisfazione ma si riserva di esprimere una opinione definitiva sulla vicenda nei prossimi giorni. Una vicenda tediosa quella della società Ecopellet che ha tenuto con il fiato sospeso centinaia di lavoratori che ricordiamo dalla disperazione di aver perso il lavoro avevano occupato per giorni l’ex statale 106 attuale E 90 bloccando il traffico in entrambe i sensi di marcia con tronchi e striscioni. Oggi in prossimità delle feste natalizie la questione sembra essersi risolta e i lavoratori hanno ripreso il lavoro. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 36 Cosenza 29 REDAZIONE: Piazza Serravalle, 9 - 88100 Catanzaro - Tel. 0961.792164 - E-mail: [email protected] Operazione Showdown. All’origine dei contrasti il mancato saldo a due cantanti affiliati al clan Sia Un matrimonio causò la rottura Luce sulla scomparsa di Giuseppe Todaro, vittima di lupara bianca di AMALIA FEROLETO «POI ci fu quel matrimonio». Il matrimonio a cui allude sibillino il procuratore capo Antonio Vincenzo Lombardo, è quello tra la figlia di Domenico Todaro, Maria Grazia e Pietro Danieli. Ed è da lì che si inasprirono di più i rapporti già tesi tra Domenico Todaro, padre di Giuseppe Todaro affiliato al clan Gallace e il boss Vittorio Sia, cosca avversaria, ucciso il 22 aprile 2010. Particolari resi noti nella conferenza stampa dell’operazione “Showdown”condotta nei giorni scorsi da carabinieri e guardia di Finanza, che ha inferto un duro colpo alla cosca di Soverato Sia-Procopio- LentiniTripodi con diciotto fermi, due dei quali convalidati, quattro arresti e tre ai domiciliari e sette rimessi in libertà, mentre due latitanti. In più è stato co sequestrato un villaggio turistico a San Sostene di proprietà dei Procopio, beni per oltre 30 milioni di euro. Un’operazione antimafia, frutto di mesi e mesi di investigazioni che ha fatto luce, tra l’altro, sul caso di lupara bianca di Giuseppe Todaro, 28 anni sparito da casa il 21 dicembre 2009, e che si inserisce in quella cruenta guerra di mafia che da più di tre anni sta interessando il territorio del Basso Jonio Soveratese , dell’alta Locride e delle Serre Vibonesi denominata “Faida dei boschi” che conta più di venti omicidi e una sequela di tentati omicidi. Tutto scritto, nero su bianco, nella corposa ordinanza di fermo della Dda. Come dice Domenico Todaro agli inquirenti, ad agosto 2009 al matrimonio della figlia erano stati ingaggiati due cantanti del posto, due fidanzati. I quali però nel bel mezzo della festa litigarono e quindi non cantarono. Per cui il genero di Todaro, Pietro, invece dei seicento euro pattuiti gli pagò solo la metà. Ma i due fidanzati sono protetti da Fiorito Procopio, presunto boss di Davoli e S.Sostene, il quale stando al racconto di Todaro, diede incarico a Vittorio Sia di fare pressioni su di lui affinchè il genero pagasse il resto. Questo non avvenne. E Sia fece continuò a fare pressioni anche su Giuseppe chiedendogli di portare il cognato in un posto per parlargli. Ma Giuseppe si rifiutò, intuendo che il Sia lo volesse uccidere. In seguito Sia cominciò a insultare il Domenico Todaro, e avrebbe anche tentato di investirlo con l’auto. Al punto che Todaro chiese spiegazioni al Vittorio Sia che non ebbe. Quando Giuseppe, però, venne a sapere dell’accaduto mandò a dire al boss tramite la figlia, di lasciare stare in pace il padre, perchè è un uomo ammalato, e di prendersela con lui se aveva qualcosa da ridire nei loro confronti. Da lì iniziò una lunga sequela di soprusi che i Todaro avrebbero subito. Fino a dicembre 2009, quando decisero di uccidere Sia chiedendo l’aiuto di Pietro Chiefari, che avrebbe fornito le armi (poi ucciso il 16 gennaio 2010), allo zio paterno, Raffaele Todaro e al cognato Ferdinando Rombolà (ucciso il 23 agosto 2010). Questo quanto emerge dal verbale dell’interrogatorio di Vincenzo Todaro, fratello di Giuseppe, che poi sarebbe stato estromesso dal fratello dal progetto di vendetta. Vincenzodisse dinonsapere se effettivamente quel tentativo fu mai messo in atto. Di certo si sa che il 21 dicembre 2009, dopo che Giuseppe aveva cenato dallo zio Raffaele con la compagna, Daniela Iozzo che era incinta, alle 23 uscì di casa e non tornò più «Della morte di mio figlio dice Domenico Todaro agli inquirenti - ho appreso dalla bocca di Pietro Chiefari» il quale gli dice anche che il figlio era stato ucciso dal Sia perchè aveva avuto l’ardire di sparare contro l’abitazione del boss. E fu sempre il Chiefari a dire a Domenico Todaro «che mio figlio era stato prelevato da Procopio Agostino e Davide Sestito». Già Agostino Procopio, il calciatore di 33 anni figlio di Fiorito ucciso il 23 luglio 2010. L’esistenza di una cosca operante a Soverato e nei comuni limitrofi era già nota agli inquirenti sin dalle 2002 e poi sfociata nel 2004 quando ci fu l’operazione Mithos 1 e 2 dei carabinieri di Soverato coordinati dalla Dda di Catanzaro con il procuratore Gerardo Dominjianni sull’allora potente clan Gallace -Novella di Guardavalle. Ma già dal 2002 i dissapori tra Gallace e Novella si iniziavano a sentire. Contrasti sfociati poi nella definitiva rottura. Il procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo Protesta dei genitori Bimbi all’addiaccio a scuola di ANTONELLA RUBINO MOTIVO di cronaca giornalisticain questeultimesettimane, è stata la scuola primaria di via Carlo Amirante, in cui gli alunni versano in una grave, assurda e vergognosa situazione. Infatti, ormai da diverso tempo, gli scolari vivono in una quotidiana e incresciosa situazione di disagio per la mancata attivazione dell' impianto termico. Ciò ha indotto una presenza massicciadi genitori,moltopreoccupati e “indignati”poiché ancora nessun provvedimento è stato preso nell' immediato, a far pervenire al prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, una lettera in cui esprimono e descrivono la condizione in cui i propri figli sono costretti a studiare, trascorrendo otto ore in similicondizioni microclimatiche severe, inclusi i bimbi con affezioni respiratorie o patologie congenite. «Un ambiente così poco confortevole - afferma una rappresentanza di genitori - per mancanza di riscaldamento oltre ad arrecare nocumento alla salute fisica, si ripercuote inevitabilmente sulle capacità di attenzione e di apprendimento deibambini, soprattutto dei più piccoli. Se finora le condizioni climatiche esterne, non particolarmente rigide, insieme all' uso di indumenti da esterno in aula, hanno mitigato il disagio, l'arrivo della stagione invernale non consente ulteriori dilazioni. Purtroppo, l' inefficacia delle nostre azioni, la varietà delle giustificazioni addotte e le ben note difficoltà economiche dell' Ente responsabile, amplificano il nostro allarme e alimentano il nostro timore. Confidiamo pertanto nella sensibilità del prefetto, affinchè un suo interessamento possa portare rapidamente a una soluzione concreta e duratura». I genitori, dunque, fanno valere i propri diritti e tendono a proteggere i loro figli che, sempre più spesso visto le condizioni appena esposte, sono vittime di raffreddamenti e influenze, costringendoli pertanto ad assentarsi dalle lezioni.L'auspicio pertanto è che questo Sos non cada nel vuoto ma attivi chi di dovere e di competenza, a prendere provvedimenti tempestivi, poiché si è aspettato fin troppo e poiché è impensabile che dei bambini debbano vivere l'esperienza scolastica al freddo e al gelo. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Soverato Mercoledì 21 dicembre 2011 Il presidente di Confcommercio: «Solo noi parte civile tra i soggetti del patto antiracket» Il grosso del processo resta al gup Altre richieste di rito abbreviato nell’ambito dell’inchiesta Hydra ALLA raffica di richieste di rito abbreviato avanzate lo scorso lunedì nell'ambito del processo Hydra, approdato al vaglio del gup distrettuale Tiziana Macrì, bisogna aggiungere anche quella di Francesco Pugliese e Agostino Frisenda. Nell'ambito procedimento a carico delle presunte nuove leve del clan Vrenna, come già riferito dal Quotidiano, il pm Antimafia Pierpaolo Bruni ha chiesto il rinvio a giudizio per 22 persone, tra le quali l'ex assessore provinciale Gianluca Marino, dimessosi in seguito al clamore suscitato dalla retata del gennaio scorso e da un avviso di garanzia a suo carico per voto di scambio politico-mafioso. Quel- le accuse costituiscono il fulcro del panorama di elementi al vaglio di una commissione d'accesso antimafia insediatasi nell'agosto scorso alla Provincia e restano ancora in piedi nella richiesta di rinvio a giudizio. Le richieste del pm nell'ambito dell'udienza preliminare che prosegue col rito ordinario sono previste per il prossimo 22 dicembre, data per la quale è fissata anche la discussione dei difensori dell'ex assessore, gli avvocati Francesco Laratta e Aldo Truncè. In una precedente udienza hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato gli imputati Pasquale Crugliano (difeso dall'avvocato Aldo Truncè), Carmelo Iembo, Antonio Vrenna, Giuseppe e Leonardo Passalacqua, Domenico Bevilacqua, Antonio Manetta (difesi dall'avvocato Mario Nigro), Youness Zari (avvocato Giovanni Scafò), Francesco Passalacqua (avvocato Giovanni Allevato), Massimo Zurlo, Armando Taschera, Giuliano Napoli, Giuseppe Mesuraca, Claudio Covelli, Salvatore Ciampà (classe '80). C'è ancora tempo per eventuali altre richieste di rito abbreviato. Si sono già costituiti parte civile Comune e Provincia di Crotone e Confcommercio (e non, come erroneamente riferito nell'edizione di ieri, la Camera di Commercio), rappresentata dall'av- vocato Ilda Spadafora: sono, infatti, numerosi i capi d'imputazione relativi a danneggiamenti di esercizi commerciali. Un'iniziativa, quella di Confcommercio, accompagnata da spunti pole- Il presidente di Confcommercio Alfio Pugliese mici in in quanto il presidente di Confcommercio, Alfio collaboratori di giustizia Luigi Pugliese, in una nota ha rilevato Bonaventura e Vincenzo Marino che «Purtroppo non tutti i sog- e i familiari di Domenico Bumbagetti aderenti al patto “Io denun- ca, anche lui pentito, i quali subicio” hanno dimostrato la stessa rono intimidazioni. Il grosso del processo, dunsensibilità verso un argomento così delicato, nonostante avesse- que, almeno stando al numero di ro assunto degli impegni, limi- imputati che hanno scelto il rito tandosi così a prendere solo gli abbreviato, si farà davanti al gup nel prossimo marzo. onori connessi al patto». Costituiti parte civile anche i a. a. Indagine conclusa a carico di un’avvocatessa e di una presunta complice Nuova Hera denuncia Un’altra discarica abusiva Sacerdote sentito in un’inchiesta sulle vessazioni a un legale di eternit Prete tramite per molestie di ANTONIO ANASTASI QUESTA “frequentazione” non s'ha da fare. E' finita in mezzo a una storia di vessazioni telefoniche e via sms ai danni di un avvocato, il cui calvario è iniziato quando ha cominciato ad uscire con una collega, anche la testimonianza di un parroco, interrogato come persona informata dalla Digos della Questura nell'ambito di un'indagine chiusa due anni e mezzo dopo i fatti contestati. «Risulta vero che lei abbia riferito telefonicamente all'avvocato… che esisteva uno zio di … molto arrabbiato, pronto a usare le armi?». «Sì, ho riferito tale circostanza». L'accusa originaria era quella di stalking, ma nell'avviso di conclusione delle indagini le ipotesi di reato contestate a un'avvocatessa del Foro di Crotone, F. D. M., sono quelle di minacce, molestie telefoniche nei confronti di un altro avvocato, G. V., e calunnia ai danni di un'altra avvocatessa, F. B. Per lo stillicidio di vessazioni subite dal professionista che ha documentato anche con delle registrazioni le minacce subite in svariate modalità (telefonate, sms, fax, appuntamenti al buio, uno dei quali avvenuto sotto l'occhio discreto della polizia) con personaggi fantomatici che si sono rivelati, ad avviso del denunciante, complici dell'avvocatessa, l'indagata è accusata di aver agito in concorso con S. F., che sarebbe stata istigata a fare delle telefonate dal contenuto minatorio utilizzando il falso nome di Monica. Secondo la ricostruzione del pm Luisiana Di Vittorio, tra le telefonate e gli sms indirizzati a G. V. ma anche alla stessa avvocatessa indagata vi erano frasi del genere “Stai attenta a quel che fai”. Telefonate e sms sarebbero stati fatti dalla presunta complice previo pagamento di 100 euro e con la promessa di ulteriori somme di denaro. Tra le chiamate di cui l'avvocato vittima delle molestie ha riferito all'autorità c'è anche quella giunta da una parrocchia. Ma andiamo con ordine. Tutto è iniziato nel marzo 2009. L'avvocatessa, prima entrata nel giro di amici del collega che alla fine l'ha denunciata, gli avrebbe fatto inviare messaggi e telefonate intimandogli di smetterla di frequentare una ragazza, anche lei avvocato. Al professionista cominciavano allora ad arrivare telefonate, talvolta da numeri noti, volte a screditare l'avvocatessa da lui frequentata; ma anche messaggi inquietanti dai quali si capiva che c'era un pedinamento in corso. I messaggi erano inequivocabili. Chi li inviava conosceva i luoghi e gli orari delle frequentazioni, persino delle passeggiate in comitiva in occasione della ricorrenza dei defunti, quando a Crotone si va per “sepolcri”. Tra le telefonate più strane quella di un parroco che si diceva stufo delle continue richieste da parte dei familiari dell'indagata di avvertire l'avvocato che doveva lasciar perdere la frequentazione, perché qualcuno era pronto anche a “ricorrere alle armi”. La conferma è venuta da don Luca Garbinetto che, interrogato dagli agenti della Digos, ha ammesso che due donne, che gli riferirono di svolgere la professione di avvocato, andarono nella parrocchia di San Francesco e insistirono perché contattasse l'avvocato G. V. poiché la famiglia di F. B. non era d'accordo che i due si frequentassero. «Preciso - ha aggiunto il parroco - che ho telefonato a tale G. affinché le donne se ne potessero andare». Mentre un sedicente avvocato, dall'italiano incerto, accusava il professionista di aver rubato fascicoli in Tribunale e un fantomatico carabiniere voleva a tutti i costi, e in maniera poco ortodossa, notificargli un atto il cui destinatario sarebbe stata la sua amica. Addirittura c'è stato un incontro con un sedicente investi- «Se non smetti di frequentare quella ragazza useranno le armi» Il Palazzo di giustizia di Crotone gatore privato che, dopo essersi presentato con un falso nome, si diceva anche lui stufo delle richieste dei familiari della stessa indagata. Anche questo è stato interrogato dalla Digos e ha ammesso di aver fatto i pedinamenti e acquisito informazioni sulla vita privata di G. V. per 200 euro. E ancora, la presunta complice, sentita anche lei, si è autoaccusata del reato di molestie telefoniche. «Vorrei patteggiare - ha detto agli inquirenti - So di aver fatto del male a me e ad altri. L'ho fatto in cam- bio di una somma di denaro di circa 1200 euro, come promesso da F. D. M. nel gennaio 2009… Ho smesso di inviare sms e telefonate su commissione nel giugno 2009». Il professionista vessato, al quale peraltro nell'aprile 2009 è stata piazzata una bottiglia incendiaria davanti allo studio legale, non si è perso d'animo. Ha sporto denuncia in Questura più volte, allegando alle sue querele anche i cd contenenti le registrazioni delle assurde conversazioni. IL PRESIDENTE dell’associazione Nuova Hera, Christian Greco, ha reso noto di aver segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale ed al sindaco di Crotone la presenza di un’«ennesima discarica abusiva in località Zigari Ponticelli». Alla nota sono state allegate foto che documentano la presenza di un sito di circa 500 metri quadrati occupato principalmente da rifiuti edili ma anche da lastre in eternit. L’associazione chiede agli organi preposti che «s’intervenga il più presto possibile a La discarica abusiva risanare la zona e s’impedisca il continuo scarico di rifiuti e detriti d’ogni genere da parte dei soliti incivili». Una precedente segnalazione di un’altra discarica sempre in zona, era stata fatta nell’agosto scorso «ma il problema - è detto ancira in un comunicato - permane». L’associazione intende essere da «esempio» a quei crotonesi che «restano immobili davanti alla violenza, all’assassinio, all’oltraggio ed alla condanna a morte del proprio territorio dove ci si sente proprietari soltanto nel momento in cui si viene coinvolti in prima persona». La Finanza sequestra 350.000 euro di beni a una coppia per truffa all’Ue Un’azienda vivaistica fittizia La struttura dell’azienda vivaistica fantasma I MILITARIdel Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza hanno eseguito un decreto di sequestro, emesso dal gip Paolo De Luca, di beni, anche per equivalente, per un valore di 350.000 euro a carico di una coppia di coniugi residenti in città, Massimiliano Maida, di 38 anni, e Concetta Garoglio, di 36, titolari di due ditte individuali con attività di coltivazione di se- mi e colture protette. Le indagini, coordinate dal pm Francesco Carluccio, hanno evidenziato la fittizia documentazione fiscale e contabile, allo scopo di indurre la Regione Calabria ad erogare un contributo legato al miglioramento delle strutture di produzione, trasformazione e vendita dei prodotti agricoli, finanziato dal Feoga attraverso il programma operativo 2000 - 2006. In base alle risultanze investigative si è appurato che alcuni imprenditori hanno premesso, attraverso l'emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 700.000 euro, un aumento ingiustificato dei costi da rendicontare alla Regione. In effetti tali rapporti commerciali, giustificati dai diretti interessati con la costruzione, tra l'altro, di alcune serre metalliche, sono stati smentiti dall'approfondito esame della documentazione contabile e bancaria e dal riscontro diretto effettuato dai finanzieri crotonesi. Inparticolare, èstataaccertata la mancanza delle strutture “finanziate”e la sola presenza di uno scheletro esterno senza alcuna copertura laterale e senza coltura nel terreno. L'obsolescenza delle scarne opere presenti, quindi, ha posto in risalto la difformità di quanto realizzato dall'impresa beneficiaria con quanto previsto dal progetto e quanto rendicontato in sede di collaudo. Si è appurato che le opere finanziate sono state in buona parte realizzate tra il 1999 ed il 2006, prima ancora che il progetto fosse presentato, e quasi del tutto completate mol- to prima che lo stesso progetto, seppure presentato, venisse alla fine approvato e finanziato. Attraverso tutta una serie di artifizi e raggiri, consistiti in false dichiarazioni ed attestazioni, corredate da documentazione contabile ideologicamente falsa, l'impresa beneficiaria ha, secondo l'accusa, ingannato l'ente erogante prospettando una falsa rappresentazione della realtà, facendo figurare che le opere erano state realizzate successivamente alla data del decreto concessorio. E' stata posta all'attenzione della Corte dei Conti, inoltre, la condotta del funzionario regionale incaricato dell'accertamento di esecuzione dei lavori, il quale aveva attestato piena corrispondenza delle opere realizzate con il progetto finanziato. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Crotone 37 Mercoledì 21 dicembre 2011 21 Mercoledì 21 dicembre 2011 REDAZIONE: corso V. Emanuele III, 58 - Vibo Valentia - Tel. 0963/471595- Fax 472059 -E-mail: [email protected] Partito Democratico Tentato omicidio Lo Preiato De Nisi invoca l’unità L’ufficiale giudiziario ricorda Incontro in via Argentaria i momenti della sparatoria a pagina 22 a pagina 24 Il tribunale di Vibo L’impossibilità di trasferire in aula Nicolino Franzé fa slittare a gennaio “Una tantum” e “Prometeo” Mancano i mezzi, processi saltati A causa della carenza di veicoli e personale della polizia penitenziaria di GIANLUCA PRESTIA DUE processi ma stesso imputato. Alla fine né l'uno, né l'altro si sono celebrati. Motivo? La polizia penitenziaria di Reggio Calabria non aveva mezzi e personale per tradurre l'uomo presso il palazzo di giustizia di Vibo Valentia. Due procedimenti penali ancora nelle fasi iniziali con accuse pesanti per le persone coinvolte, tentata estorsione e danneggiamento, che sono stati inevitabilmente rinviati al nuovo anno. E così, dopo un'attesa di oltre mezz'ora, al presidente del tribunale collegiale, Giancarlo Bianchi, non è rimasto altro che sospendere entrambi i dibattimenti di “Una Tantum” e “Prometeo” per la mancata traduzione di Nicolino Franzé, imputato nel primo unitamente al figlio ed al genero e, nel secondo, con un'altra persona, e ristretto presso la casa circondariale della Città dello Stretto. La penuria di uomini e mezzi a disposizione della Polizia penitenziaria si riflette, dunque, nuovamente sull'andamento dei procedimenti penali. Una situazione più volte ed ampiamente denunciata sia dai sindacati delle Guardie che operano negli istituti di pena che dalle forze politiche nonché da esponenti della magistratura. Come non ricordare, infatti, la segnalazione del di- rettore del carcere di Vibo, Antonio Galati, che segnalava carenza di benzina a disposizione dei veicoli della polizia penitenziaria, evidenziando l'enorme difficoltà a consentire la traduzione dei detenuti presso il tribunale e viceversa e, quindi, la celebrazione di processi? Quella segnalata lo scorso mese di giugno era l'ultima di una serie di criticità e disagi che affliggono il personale dei cosiddetti “Baschi blu”. Una situazione diventata ormai insostenibile e che già in precedenza il Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria) aveva segnalato anche se gli annosi e provati problemi non solo sono rimasti tali, ma addirittura sono aumentati oltremisura. Il sindacato, tra l'altro aveva sottolineato come il personale del corpo impiegato nei nuclei traduzioni e piantonamenti fosse costretto ad operare con automezzi insufficienti ed obsoleti, svolgendo lunghissimi turni di servizio, anticipando spesso i soldi por le missioni, per poi ricevere il rimborso, a volte, anche a distanza di 12 mesi. E successivamente il segretario generale Donato Capece aveva denunciato che l'amministrazione penitenziaria non aveva più soldi, nemmeno per pagare i debiti per la benzina. Tuttavia, nonostante gli appelli pervenuti da più BREVI S. ONOFRIO-ROSARNO Circolazione ripristinata sull’A3 L’uomo detenuto a Reggio Uomini della polizia penitenziaria parti, lo “stato dell’arte” è rimasto sostanzialmente lo stesso. L'allarme, infatti, praticamente, non è mai rientrato. D'altra parte, quando mancano le risorse, serve a poco agire sul modello organizzativo, anche se qualcosa di concreto si potrebbe fare, attraverso una diversa sistemazione dei detenuti. Da qui, tuttavia, Giovanni Battista Durante e Damiano Bellucci, rispettivamente segretario generale aggiunto e segretario nazionale del sindacato autonomo, lanciavano una proposta nella quale evidenziava- no che «forse, sarebbe meglio liberare dei posti a Reggio, limitatamente alla fase del processo, e assegnare in quell'istituto coloro che devono presenziare alle udienze. Con riferimento al Vibonese, per quanto invece concerne i mezzi attualmente l'organico di Polizia Penitenziaria in servizio nell'istituto di località Castelluccio è di 170 unità, delle quali 30 distaccate fuori regione, 31 svolgono servizio presso il Nucleo traduzioni e piantonamenti, circa 30 unità svolgono servizio negli uffici, 18 è il personale che si Fattivo impegno del noto Club service cittadino a favore della “Casa della carità” Dal Rotary club un concreto gesto di solidarietà SI è svolto, come di consueto, nella prestigiosa cornice del 501 Hotel, il tradizionale incontro di fine anno dei soci del Rotary club di Vibo Valentia guidato dal presidente Giuseppe Fuscaldo. La manifestazione si è articolata in due momenti, il primo dei quali, oltre all'intervento di saluto del presidente ai soci, intervenuti in gran numero, ha visto l'esibizione di un coro composto da cinque soci (tre donne e due uomini) che hanno cantato alcune delle più note e suggestive melodie della tradizione natalizia. Gli artisti hanno cantato “a cappella”, il che ha reso la loro esibizione ancora più coinvolgente, come dimostrato dai frequenti e convinti applausi dei presenti. E' seguita la parte più squisitamente conviviale della serata, con la cena allietata dalle note del gruppo Musica Viva, grazie alle splendide voci delle artiste Letizia Prestia e Mina Maris, quest'ultima mezzo soprano di vaglia che ha eseguito, a richiesta, anche alcune note arie liriche. Anche quest'anno il Rotary ha voluto tener fede al suo motto ufficiale che è “Service above self” e cioè “servire al di sopra di ogni interesse personale”, che definisce in sostanza la filosofia del club. Un motto che fa chiaro riferimento alla solidarietà, ad azioni concrete a favore degli altri. Su input del presidente Fuscaldo, pienamente condiviso dalla dirigenza e dai soci, è stata infatti promossa una raccolta interna di fondi grazie ai quali sono state donate alla Casa della carità di Vibo Valentia alcune apparecchiature per un laboratorio di musicoterapia, disciplina che usa il suono, la musica e il movimento come strumenti di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche. «E' stato un concreto gesto di solidarietà a favore delle persone meno fortunate di noi commenta soddisfatto il presidente Fuscaldo - Un gesto che s'inserisce nella costante azione di servizio del Rotary vibonese e che quest'anno ha voluto privilegiare una meritoria struttura di assistenza e riabilitazione qual è la Casa della carità». r.v. L’intervento di Giuseppe Fuscaldo trova in malattia presso la Cmo (Ospedale militare di Messina) ed infine solo 77 unità svolgo servizio presso i reparti detentivi. Ma di recente l'Istituto, come tutto il sistema penitenziario, ha subito notevoli tagli che si sono ripercossi negli uffici di segreteria. La situazione è sostanzialmente identica nelle proporzioni nelle altre province calabresi con il risultato che si arriva ad assistere ad episodi come quello di ieri i due processi in programma sono stati inevitabilmente rinviati ad altra data, segnatamente al 24 gennaio 2012. E' STATA ripristinata la circolazione sull'autostrada A3 SalernoReggio Calabria, tra gli svincoli di Rosarno (Rc) e Sant'Onofrio/Vibo Valentia. Il tratto era stato chiuso nelle prime ore di questa mattina a causa di una forte grandinata e per la presenza di ghiaccio sul piano viabile. Permangono rallentamenti in entrambe le direzioni ma, fa sapere l’Anas, senza particolari disagi. Al momento il traffico è regolare sugli altri tratti dell’autostrada, ma Anas ricorda che è sempre attivo il piano neve in collaborazione con Polizia stradale, forze dell’ordine ed enti territoriali. CON IL PREFETTO All’incontro c’era anche Vecchio ALL’INCONTRO con il prefetto per il tradizionale scambio di auguri era presente, oltre ai rappresentanti vibonesi di Cgil, Cisl e Uil, anche il segretario provinciale della Cisal, Antonino Vecchio. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo Mercoledì 21 dicembre 2011 Al tentato omicidio dell’avvocato Rosario Lo Preiato depone anche un altro teste dell’accusa «È successo tutto in 5 minuti» L’ufficiale giudiziario Irene Cortese sulla sparatoria del 22 giugno 2010 di GIANLUCA PRESTIA “È SUCCESSO tutto in cinque minuti”. Un lasso temporale breve ma che nel casospecifico rappresentail passopiù importante del processo che vede alla sbarra Giuseppe Donato accusato di estorsione e concorso in omicidio dell'avvocato Rosario Lo Preiato, avvenuto la mattina del 22 giugno dello scorso anno. E quello appena riportato riguarda un'esclamazione dell'Ufficiale giudiziario Irene Giovanna Cortese che ieri mattina ha deposto nell'aula collegiale in qualità di testimone dell'accusa, rappresentata dal pm Michele Sirgiovanni. Quella mattina in si verificò il tentato omicidio, la donna si era recata presso il bivio di Sant'Angelo di Gerocarne per incontrarsi con il professionista del Foro di Vibo. Doveva notificare ai Donato una reintegra del terreno di proprietà dell'avvocato che era stato di fatto, secondo l'accusa, estromesso di una parte. L'ufficiale ha raccontato di essere «giunta sul posto stabilito cinque minuti prima dell'orario previsto e di essersi incontrata con la parte offesa. Entrambi eravamo in attesa dell'arrivo dell'arrivo dei carabinieri che avevo avvisato prima su richiesta dell'avvocato stesso». I due si sono messi a discutere del più e del meno fino a quando il professionista le ha «fatto notare la presenza di un Fiat Fiorino nelle vicinanze» a bordo del quale vi era l'imputato. «L'ho visto fare per due volte il giro del bivio e neanche due minuti dopo è sbucata una Golf scura alla cui guida c'era il fratello Francesco Dona- Il luogo della sparatoria a Sant’Angelo di Gerocarne to. Ho notato che aveva la mano fuori dal finestrino ed impugnava una pistola. Si è avvicinato a noi a circa due metri e ha iniziato a fare fuoco. Ho avvertito uno due colpi e quindi sono scappata via da lì rifugiandomi dietro una casa. Da lì - ha proseguito nel racconto - ho provato a chiamare i carabinieri di Soriano senza ricevere risposta e quindi ho telefonato al 112». L'inferno di piombo è durato pochissimi minuti al termine dei quali la teste si è affacciata timidamente per vedere cosa fosse successo apprendendo che «l'avvocato era rimasto ferito ed era stato portato in ospedale. Ho provato a chiamarlo ma non sono riuscita a mettermi in contatto con lui. Più o meno in quel momento ho visto passare i carabinieri in direzione del terreno. Forse pensavano che io e Lo Preiato fossimo lì». Sulla conoscenza dei Donato (il padre Salvatore e il figlio Francesco sono già stati giudicati e condannati in abbreviato, il primo però solo per l'estorsione) l'ufficiale giudiziario ha riferito di averli visti per la prima volta nel 2009 in occasione della prima reintegra del terreno specificando che in sua presenza «non sono mai state profferite minacce da parte loro». Rispondendo alle domande dei difensori (Domenico Ioppolo e Daniele Esposito in sostituzione del collega Guido Contestabile), in merito alla direzione di provenienza del fiorino e sulla tempistica re- lativa all'incontro tra i due fratelli Donato, la donna ha reso noto che il veicolo «giungeva sul posto da destra, quindi da Soriano Calabro e dopo averlo visto allontanarsi, ha notato sbucare l'auto di Francesco. Il tutto è durato non più di due minuti». Il secondo a salire sul banco dei testimoni è stato Gaetano Stambé, colui il quale soccorse la vittima che si è costituita parte civile al processo ed è rappresentata dall'avvocato Marco Talarico, trasportandola in ospedale. Il teste ha riferito che sitrovava nel bar del figlio quando ha udito i colpi di pistola. Si è quindi recato sul posto vedendo solo la parte offesa ferita che gridava aiuto; «non c'era nessun altro in giro». L'ha, quindi «caricata sull'auto trasportandola al nosocomio di Vibo. L'avvocato era lucido, diceva che l'avevano sparato senza però pronunciare il nome di chi fosse stato, e dicendo di essere preoccupato perché sul luogo c'era un'altra persona rimasta ferita. Sono stato io a contattare il 112 con il cellulare e a passare l'avvocato, che durante il tragitto era soggetto a svenimenti (era stato colpito all'addome e al basso ventre, ndr) , all'operatore». Terminato anche il controesame il presidente del tribunale collegiale, Giancarlo Bianchi (a latere i giudici Manuela Galloe AlessandroPiscitelli) ha sospeso il dibattimento rinviando il processoal 7febbraio,data nellaquale verranno escussi altri cinque testi dell'accusa, tutti appartenenti alle forze dell'ordine: Michele Gerace, DomenicoSpadaro, DomenicoRizzo,Domenico Grillo e Barbaro Sciacca. Importante riconoscimento all’urologo Giuseppe Romano Uno specialista tutto vibonese L’intervento dell’urologo vibonese Giuseppe Romano. A lato i presenti all’appuntamento svoltosi nei locali del liceo classico di FRANCESCO IANNELLO LA Calabria e la città di Vibo Valentia protagoniste. La cultura e la ricerca in primo piano, l'esportazione di “cervelli” fuori Regione, protagonisti in svariati settori che portano in alto il nome di Vibo. È il caso per esempio dell'Associazione ex allievi del liceo “Michele Morelli”di Vibo Valentia “Radici per il futuro”. Da 5 anni il movimento presieduto dall'ex sindaco di Vibo Elio Costa, e del cui comitato direttivo fanno parte la vicepresidente Rosellina, il Segretario Vanni Rombolà e il Tesoriere Ninì Scuticchio, consegna un premio a coloro che, da ex alunni liceali, si siano distinti nel proprio percorso post-scolastico per particolari meriti o per aver dato vita ad una carriera prestigiosa nel campo della medicina, del giornalismo, della cultura, dello spettacolo. Premio che ha nel suo motto un significato particolare e importante: "La nostra storia, il tuo futuro". L'edizione 2011 ha visto come protagonista e destinatario del premio, un vibonese doc: Giuseppe Romano, urologo e ricercatore presso il Centro di chirurgia ricostruttiva dell'uretra che ha sede ad Arezzo.Medico tra i più affermati nel campo dell'urologia e dell'andrologia in Italia e in Europa, Romano consegue la maturità nel Bella iniziativa organizzata al liceo classico dall’associazione “Ex alunni del Morelli” 1979; nel1986 silaurea apieni votiall'Università di Napoli. La sua è stata una rapida ascesa chelo ha portato da Vibo ad Adria, in Veneto, fino ad arrivare ad Arezzo dove incontra Guido Barbagli, uno dei massimi esperti del settore e Direttore del centro di chirurgia ricostruttiva dell'uretra dove attualmente lavora Romano. È stato un incontro piacevole nel quale si sono mescolati ricordi del passato e momenti particolarmente emozionanti come la lettera scritta dalla moglie e dalla figlia di Romano, che non hanno potuto essere presentialla premiazione, e letta dalla Nardo. Messaggio speciale dalla famiglia dell'urologo con tanti auguri di buon compleanno. Sì, perché gli ideatori dell'incontro hanno avuto la felice eriuscita idea di consegnare il premio a Romano proprio nel giornodel suo compleanno.A precedere l'intervento dell'urologo sono arrivatiipuntuali salutideldirigente scolastico del “Morelli” Raffaele Suppa il quale ha rimarcato l'importanza di questa iniziativa e ha ricordato la figura dello storico preside Namia. In seguito un messaggio ai “suoi” studenti: «Siate tenaci, continuate a credere in quello che fate. Non cercate scorciatoie e sforzatevi di raggiungere i traguardi in maniera autonoma». Subito dopo, il discorso e la relazione presentata da Romano. Nel suo breve intervento anch'egli ha esortato soprattutto gli studenti: «In un momento storico difficile, in cui la caduta dei valori è in picchiata, lo studio non deve essere un handicap». E poi un riferimento all'importanza che ancora oggi ricopre il meridione: «Ahimè, non tutti se lo ricordano oggi, ma la cultura è nata qui con la Magna Grecia; dobbiamo essere sempre consapevolidell'importanza diesserecalabre- si e vibonesi. Una cultura che nessuno ci potrà mai negare». Romano ha poi ricordato tre momenti paradigmatici della sua vita. Uno in particolare, e forse il più importante, gli ha consentito di progredire nella sua ricerca scientifica. Una caduta in bici a 14 anni che gli ha creato ferite alla bocca, ha permesso all'urologo vibonese di affrontare il tema dell'uretroplastica tramite una sorta di autotrapianto. Si preleva dal paziente un pezzo di mucosa orale dalla guancia e lo si innesta nell'uretra dello stesso per risolvere il problema della stenosi. Una vera e propria invenzione bloccata però dalla farraginosa burocraziaitaliana ecosì l'equipearetina emigra in Germania e sperimenta questo nuovo metodo a Dresda. E i frutti di questa ricerca ideata da Romano saranno il tema di un importante convegno che si svolgerà a Parigi nel febbraio 2012. E inoltre, Romano, a conclusione della sua relazione, ha voluto sottolineare come la sua professione abbia risvolti anche di natura umanitaria. L'intensa mattinata si è poi conclusa con la targa di premiazione consegnata all'urologo vibonese dai componenti del Comitato Direttivo dell'Associazione “Ex alunni del Morelli”, Ninì Scuticchio e Vanni Rombolà Michele Zinnà Gli trovarono un arsenale Ottiene i domiciliari Michele Zinnà I CARABINIERI avevano scoperto un vero e proprio arsenale all’interno della sua abitazione di San Calogero. Per questo motivo il personale dell’Arma aveva proceduto al suo arresto traducendolo presso l’istituto penitenziario di Vibo Valentia. Dove lui, Michele Zinnà, 64 anni, è rimasto finoa ieri.Cioèfino aquando il giudice per le indagini preliminari del tribunale del capoluogo di provincia, Gabriella Lupoli, in accoglimento dell’istanza presentata dal suo legale, l’avvocato Francesco Muzzopappa, ha sostituito la misura della detenzione in carcere con quella dei domiciliari. Istanza presentata nei giorni scorsi e motivata col fatto che fossero venuti meno i presupposti del confinamento presso la cella della casa circondariale. E così, il 64enne ha potuto lasciare l’istituto carcerario e fare rientro presso la sua abitazione in regime di arresti domiciliari. L’arresto dell’uomo era avvenuto l’8 settembre scorso al termine di una perquisizione domiciliare effettuata dai militari della compagnia di Tropea, che avevano rinvenuto nella sua disponibilità numerose armi e munizioni, di cui alcune legalmentedetenute ma non denunciate pressola localestazionecarabinieri. Il verbale redatto in seguito parlava di un fucile doppietta marca “flaubert” e di un fucile doppietta marca “R. Gamba”, ritrovati nell'immediatezza dell'intervento mentre successivamente erano state trovate, inoltre, all'interno delle intercapedini di alcune tettoie di edifici agricoli sempre a disposizione di Zinnà, una pistola marca “beretta” calibro 22 matricola m14157; un fucile doppietta a canne mozze marca “investarm” calibro 28 e 8, matricola 392890 di; un fucile doppietta marca calibro 16 con matricola abrasa; una carabina marca “diana” modello f240, calibro 4.5, senza matricola,una carabina calibro 4,5; una sciabola; 1255 cartuccedi variocalibro e marca; 1,4 chilogrammi di polvere da sparo; 3,2 chilogrammi di piombo a pallini e, infine, un giubetto antiproiettile marca “parnisari”. gl. p. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 Vibo dal POLLINO alloSTRETTO calabria ora MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 PAGINA 7 Un chilo di coca nel bagagliaio Arrestato poliziotto tra africo e bruzzano Scoperto bunker a casa di Mollica Palermita e il cognato sono finiti in carcere Trovati in auto con la droga e una pistola Il poliziotto dal 1997 è in servizio al commissariato di Gioia Tauro GIOIA TAURO (RC) Avevano avuto una soffiata: qualcuno a bordo di una Fiat Stilo station wagon di colore bianco stava trasportando della droga da Taurianova a Gioia Tauro. La sorpresa, però, una volta bloccata l’automobile, è stata grande. I poliziotti del commissariato della città del porto, infatti, si sono trovati d’avanti un loro collega, arrestato da lì a qualche minuto con la pesante accusa di detenzione e trasporto di un chilo di cocaina e di una pistola con la matricola punzonata. E’ la vicenda che ha visto protagonista il sovrintendente di polizia Gabriele Palermita di 47 anni, in servizio al commissariato di Gioia Tauro dal 1997 è finito in carcere nella giornata di domenica sorpreso mentre da tutore della legge si era trasformato in trafficante di droga dai suoi colleghi della sezione investigativa. Con lui viaggiava il cognato, Pasquale Gallo, di 50 anni, proprietario dell’auto. Nella serata di domenica, i poliziotti di Gioia Tauro erano alla ricerca di una macchina dello stesso tipo segnalata per un trasporto di armi a e droga sulla strada provinciale che collega i due popolosi centri di Gioia Tauro e Taurianova. Un’autovettura Fiat Stilo station wagon di colore bianco, viene individuata e fermata sulla strada provinciale all’altezza dello stadio comunale di Taurianova da una pattuglia della poli- zia di Gioia Tauro. Si può solo immaginare la sorpresa degli operatori quando, una volta bloccata la vettura, si sono resi conto che alla guida c’era un loro collega, appunto il sovrintendente Palermita che viaggiava con il cognato Gallo. Superato un primo momento di imbarazzo, gli agenti hanno proceduto al controllo del mezzo. Durante la perquisizione dell’auto, gli agenti hanno rinvenuto in una busta di carta, un involucro chiuso con del nastro adesivo, all’interno del quale era contenuta un chilo di cocaina e dentro una tasca del giubbotto di Palermita, una pistola calibro 6.35 con matricola punzonata. Al termine della perquisizione, i due uomini sono stati accompagnati in commissariato a Gioia Tauro dove, a seguito dei risultati positivi del narcotest, sono stati dichiarati in arresto. Dopo le formalità di rito i due arrestati sono stati condotti alla casa cirondariale di Palmi a disposizione della Procura guidata da Giuseppe Creazzo. Nella giornata di ieri, i due uomini sono stati sottoposti all’udienza di fermo. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palmi ha confermato l’arresto di Palermita e Gallo. Resta da accertare la provenienza e la destinazione della droga e dell’arma sequestrate al poliziotto e al cognato. FRANCESCO ALTOMONTE [email protected] Il bunker trovato nell’abitazione di Aquino SIDERNO (RC) È stato trovato un bunker a casa del pregiudicato Mollica. La scoperta è stata effettuata dai carabinieri di Locri e Bianco, nel territorio compreso tra Africo e Bruzzano, nel corso di un servizio di controllo. Ora i carabinieri effettueranno alcuni accertamenti per verificare se il nascondiglio sia stato utilizzato recentemente. Non si tratta tuttavia del primo nascondiglio rinvenuto dai militari dell’Arma nella Locride. Già la scorsa estate gli uomini della Benemerita sono stati impegnati in attività del genere, portando alla luce vere e proprie case sotterranee, tane di latitanti appartenenti alla criminalità organizzata. L’ultimo in ordine di tempo circa due mesi fa a Marina di Gioiosa Jonica, dove i carabinieri hanno scovato un bunker nell’abitazione di Giuseppe Aquino, uno dei capi dell’omonima cosca della ’ndrangheta al quale sono stati sequestrati i beni nell'ambito di un’operazione condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Ilario Balì CORIGLIANO Consiglio sciolto, a giugno si decide Il Tar del Lazio fissa la data subito dopo la sentenza “Santa Tecla” L’ex sindaco di Corigliano Pasqualina Straface: il sei giugno il Tar del Lazio deciderà sullo scioglimento del consiglio comunale della città jonica CORIGLIANO (CS) L’attesa è finita. Ci vorrà il prossimo mese di giugno, esattamente mercoledì 6, perché il Tar (tribunale amministrativo regionale) del Lazio prenda in esame, nel merito, il ricorso presentato dall’ex sindaco di Corigliano, Pasqualina Straface, avverso il decreto di scioglimento del consiglio comunale firmato lo scorso 9 giugno dal Consiglio dei ministri. Finisce così l’attesa che si protraeva ormai dallo scorso mese di agosto, allorquando l’avvocato Oreste Morcavallo, che difende gli interessi dell’ex sindaco e degli altri componenti l’esecutivo nonché l’ex presidente del consiglio comunale, aveva presentato una richiesta che trasformava quella del ricorso presentato nel luglio scorso. Infatti i legali della Straface avevano chiesto ai magistrati amministrativi romani di non pronunciarsi più sulla concessione o meno della sospensiva, bensì di entrare nel merito della vicenda. Questa richiesta ha di fatto dilatato i tempi di fissazione dell’udienza che, come abbiamo visto, è stata fissata dieci mesi dopo la richiesta. Secondo chi da anni si occupa di materia amministrativa, tenuto conto della mole di lavoro che il Tar del Lazio è costretto a smaltire, non ci si deve scandalizzare per la data fissata, secondo altri, invece, si è verificato quanto si diceva da qualche tempo, cioè che i giudici romani aspettavano di conoscere la sentenza del processo Santa Tecla (rito abbreviato) prima di fissare la data dell’udienza. Sarà stato un “caso”, comunque la data del 6 giugno 2012 è stata resa nota dal Tar lunedì scorso: davvero una strana coincidenza. Ricordiamo che la volontà di presentare il ricorso, riferirono a suo tempo i diretti interessati, nasceva della convinzione che il provvedimento adottato lo scorso mese di giugno, dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, sia ingiusto perché l’amministrazione Straface dal luglio 2009 a maggio 2011 ha amministrato nel pieno rispetto della legge e privilegiando, sempre e comunque, la trasparenza amministrativa. E dalle 70 pagine che compongono il ricorso, trasudano di questi concetti, attraverso i quali si è cercato di smontare pezzo dopo pezzo il castello accusatorio messo su dal prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, soprattutto alla luce delle risultanze investigative poste in essere dalla Commissione di accesso che, lo ricordiamo, ha lavorato presso gli uffici comunali per circa sei mesi. Di fronte a circostanziate “accuse” formulate dal prefetto, il ministro degli Interni, Roberto Maroni, altro non ha potuto fare che chiedere al Consiglio dei ministri di firmare il decreto di scioglimento che, come si ricorderà, venne deciso il 9 giugno scorso. Nel ricorso proposto gli avvocati ritengono che il Tar dovrà riformare il provvedimento di scioglimento, per tutta una serie di argomentazioni, tra queste vale la pena di sottolineare forse, uno degli aspetti, sui quali l’ex sindaco Straface poggia molte delle fondate speranze per un ritorno alla guida amministrativa della città: l’anomalia di inserire nella triade di nomi che avrebbero composto la Commissione d’accesso, due esponenti delle forze dell’ordine che mesi prima avevano condotto le indagini di Santa Tecla. Giacinto De Pasquale 8 MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora Interrogato per oltre due ore Il governatore Scopelliti sentito da Pignatone sul caso Fallara: «Sono sereno» REGGIO CALABRIA «Ho chiarito tutto. Sono sereno e tranquillissimo». Sono le 16.30 quando il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, lascia l’ufficio del procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone. L’interrogatorio cui è stato sottoposto il presidente della Giunta dura poco meno di due ore. Quelle necessarie per chiarire gli addebiti che gli sono stati contestati nell’ambito del cosiddetto “caso Fallara”. Scopelliti esce dalla porta dell’ufficio di Pignatone in compagnia del suo legale di fiducia, Aldo Labate. Fuori ad attenderlo la sua scorta e l’addetto stampa. Ha il volto tirato il governatore. Le domande a cui ha risposto lo hanno riportato indietro nel tempo di qualche anno, quando era sindaco di Reggio Calabria. Si nota, però, che “Peppe” un po’ di tensione nervosa l’ha accumulata nelle ultime settimane. Un breve consulto con i suoi collaboratori e poi la decisione: il presidente della Regione farà solo una dichiarazione. Niente domande da parte dei giornalisti. Così la “sete” di notizie viene placata da poche e lineari parole di Scopelliti che gioca, come è giusto che sia, sulla difensiva: «Ho soltanto chiarito la mia posizione rispetto alle vicende che mi vengono contestate dimostrando ed evidenziando, come scritto dagli stessi ispettori, i distinguo tra le competenze in capo ai dirigenti e quelle in capo alla politica». Poi la specificazione circa la sua posizione: «In qualità di sindaco – ha spiegato Scopelliti – ho dimostrato in maniera chiara la mia estraneità alla vicenda e di conseguenza mi sembra che sia stata abbastanza lineare. Sono molto sereno e tranquillissimo anche perché ritengo che il procuratore insieme ai suoi sostituti dovranno valutare la mia posizione che, però, lo ripeto, mi sembra molto lineare e naturale». Secondo il governatore, dunque, non ci sarebbe alcun problema in merito alle accuse che la Procura della Repubblica ha mosso nei suoi riguardi. L’ex sindaco della città dello Stretto avrebbe rappresentato ai magistrati la differenza esistente tra chi esercita un ruolo dirigenziale interrogato per due ore In qualità di sindaco ho dimostrato la mia estraneità alla vicenda. La mia posizione è lineare e chi, invece, è amministratore così escludendo delle responsabilità di ordine penale per i fatti contestati. Come si ricorderà, Scopelliti deve rispondere del reato di falso in atto pubblico. Fu lui stesso a darne notizia nei mesi scorsi in una nota in cui annunciava la sua iscrizione nel registro degli indagati. Il presidente della Regione parlò subito di alcune irregolarità contabili alla base dell’indagine nei suoi riguardi e le parole espresse ieri sembrano andare nella medesima linea di quanto già espresso in precedenza. Scopelliti è convinto di aver fornito tutti i chiarimenti del caso ai pubblici ministeri che lo hanno interrogato. Sarà ora compito della Procura e nello specifico del capo dell’ufficio Pignatone, del suo aggiunto Ottavio Sferlazza e dei sostituti Francesco Tripodi e Sara Ombra capire se le parole pronunciate dal governatore siano sufficienti per escludere la responsabilità penale dell’ex sindaco di Reggio Calabria, o se invece le spiegazioni non hanno comunque permesso di alleggerire la posizione di Scopelliti. Un dato è certo: dopo questo interrogatorio il cammino verso la chiusura dell’indagine può sicuramente andare più spedito. Il presidente della Giunta, infatti, doveva essere sentito già diverse settimane addietro, ma impegni istituzionali non gli hanno consentito di rispondere alle domande dei magistrati. Adesso, invece, si potrà giungere ad un primo passo definitivo di una vicenda partita ormai oltre un anno fa e che ha visto sotto indagine lo stesso Scopelliti con l’accusa di abuso d’ufficio. Anche in quel caso il governatore dovette presentarsi in Procura per chiarire la sua posizione ed anche in quella circostan- za si disse molto sereno per non aver avuto alcun ruolo in tutta la vicenda. Non rimane ora che attendere le risultanze dell’inchiesta con la chiusura delle indagini preliminari, per comprendere se le contestazioni fatte a Scopelliti verranno confermate e si viaggerà verso un possibile processo o piuttosto una definitiva archiviazione. INDAGINI IN CORSO Sopra, il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti A destra, il procuratore Giuseppe Pignatone CONSOLATO MINNITI [email protected] la vicenda Un suicidio e tanti perché E Palazzo San Giorgio trema La dirigente del Comune di Reggio Orsola Fallara Si tolse la vita il 16 dicembre dello scorso anno ingerendo acido muriatico REGGIO CALABRIA Era il novembre 2010, quando Demetrio Naccari Carlizzi, ex assessore regionale al Bilancio nonché sindaco facente funzioni del “dopo Falcomatà” e il consigliere comunale del Pd, Sebi Romeo convocarono una conferenza stampa per fare un annuncio choc: al Comune di Reggio Calabria ci sarebbero state delle autoliquidazioni illecite effettuate dalla dirigente del settore finanze e tributi dell’ente, Orsola Fallara. Sarebbe stata lei, secondo la denuncia dei due esponenti democrat, la protagonista di una serie di condotte sfociate nel “penalmente rilevante”. Romeo e Naccari dicono apertamente che la Fallara si sarebbe autoliquidata somme non dovute qua- un’altra sull’esposto presentato da Naccari e le consulente esterno dell’amministrazione co- Romeo. Insomma, dal sesto piano del Cedir munale, lei che era dirigente all’interno di pa- giunge un segnale importante: i giudici inizialazzo San Giorgio. Ne nasce una polemica in- no ad occuparsi di quello che di lì a poco passefuocata che porta alla convocazione di diverse rà da “caso Fallara” a “caso Reggio”. I guai pegconferenze stampa. L’ultima è quella che la stes- giori per palazzo San Giorgio, infatti, devono sa Fallara effettua il 16 dicembre, poco prima di ancora arrivare. A certificare una situazione togliersi la vita. È un momento nel quale la don- gravissima sono gli ispettori del ministero delna chiede scusa per quello che è accaduto. E lo l’economia che stabiliscono l’esistenza di un disavanzo di bilancio per una fa riferendosi al presidente Scopelliti in particolare. Poco La donna si tolse somma di circa 170 milioni di La loro relazione provoca dopo quell’accorata conferenla vita ingerendo euro. uno sconquasso incredibile. A za, in cui non erano mancati acido. Sul caso questa si aggiunge quella degli dei riferimenti che lasciavano stessi ispettori in qualità di trasparire qualcosa di non detfurono aperte consulenti della Procura. Per to, l’auto della Fallara viene diverse inchieste loro il buco di bilancio (con forzata e da lì vengono asportaconseguenti responsabilità peti alcuni documenti che la donna custodiva all’interno. Qualche ora dopo, Or- nali) è compreso tra 72 e 85 milioni di euro. È sola prende la vettura e si reca al porto. Sono le un altro punto esclamativo sulla vicenda. In23.58 quando la donna chiama la centrale ope- tanto l’ex sindaco di Reggio Calabria, e oggi gorativa dei carabinieri e invoca aiuto. Spiega di vernatore, Giuseppe Scopelliti, prima finisce inaver ingerito dell’acido muriatico perché inten- dagato per abuso d’ufficio nella medesima inzionata a suicidarsi. I soccorsi sono tempestivi, dagine e poi viene accusato anche di falso in atma la donna muore dopo due giorni di agonia to pubblico. Insieme a lui sono iscritti nel regiall’interno del reparto “Rianimazione” degli stro degli indagati anche i revisori contabili del ospedali “Riuniti” di Reggio Calabria. La sua Comune di Reggio Calabria. Ieri il secondo inmorte lascia molti nello sconforto. Il mondo terrogatorio del governatore, in attesa che vendella politica s’interroga su quanto avviene nel- ga scritto un nuovo importante capitolo di quela città dello Stretto, mentre la magistratura sta storia che promette ancora degli inattesi colapre diverse inchieste: una sul suicidio della pi di scena. cons. min. donna, una sullo strano furto nella sua auto ed 9 MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 D A L REGGIO CALABRIA Sei anni e otto mesi di reclusione. Questa la richiesta del sostituto procuratore Federico Perrone Capano nei confronti del sottosegretario alle riforme della Regione Calabria, Alberto Sarra (nella foto). Per lui l’accusa è di bancarotta fraudolenta pluriaggravata. La formulazione della richiesta è arrivata ieri al termine di una lunga requisitoria nel corso della quale il pubblico ministero ha ricostruito tutti i passaggi fondamentali dell’inchiesta che ha visto protagonista Alberto Sarra. Oltre a lui risulta imputata anche Antonia Maria Rosa Marrari per il medesimo reato. Per lei, invece, il pm ha invocato una condanna a tre anni di reclusione. In verità già nel pomeriggio di ieri era attesa la decisione del giudice per l’udienza preliminare Andrea Esposito, il quale però ha ritenuto necessario disporre una perizia per verificare l’autenticità di alcuni documenti prodotti dai legali difensivi di Sarra. A giudizio del sostituto procuratore Perrone Capano, infatti, tali atti non sarebbero veritieri. Ma i legali, in una nota, precisano di aver «sostenuto l’assoluta insussistenza delle accu- P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O Il pm chiede 6 anni e 8 mesi per il sottosegretario Sarra È accusato di bancarotta fraudolenta pluriaggravata SOTTO ACCUSA Il sottosegretario alle Riforme Alberto Sarra. È imputato per il fallimento della “Farmacia centrale”di Reggio processo rinviato al 10 gennaio Il gup ha disposto la perizia per verificare l’autenticità dei documenti della difesa se mosse, smontando in fatto e diritto quanto sostenuto dall’accusa, fornendo, nel corso di tutto il procedimento, prove dell’avvenuto pagamento dei debiti della farmacia da parte del sottosegretario Sarra, ancor prima della dichiarazione di fallimento». Allo scopo di dirimere la questione, dunque, al gup non è rimasto altro che nominare un perito che possa accertare se la documentazione presentata sia reale. Il processo, dopo tale decisione, è stato rinviato al 10 gennaio prossimo quando verrà formalmente conferito l’incarico peritale ed inizieranno le operazioni che porteranno poi alla stesura della relazione. Si allungano, dunque, i tempi processuali relativi ad una storia che trova le proprie radici nel fallimento della storica “Farmacia centrale” con sede sul corso Garibaldi di Reg- gio Calabria. Secondo quanto appurato dalle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, con il coordinamento tra l’altro del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, Sarra, la Marrari e Francesco Serrao (che ha già patteggiato la pena) avreb- ora bero posto in essere delle condotte tese alla distrazione di parte del patrimonio della “Farmacia centrale”, i cui libri contabili furono portati in tribunale nel lontano 2006 e che vedeva tra i soci proprio l’attuale sottosegretario alle Riforme della Regione Calabria. I tre, in buona sostanza, avrebbero occultato dai conti della Farmacia una somma pari a circa un milione e mezzo di euro. Questi soldi sarebbero arrivati da un finanziamento dato da Federfarma. È a questo punto che il denaro avrebbe preso una direzione diversa da quella originariamente prevista con il trasferimento della somma sul conto della Sarfarm, società di cui Alberto Sarra era socio unico ed amministrazione. Sempre secondo l’impianto accusatorio poi gli imputati avrebbero anche provveduto alla distruzione dei libri e delle scritture contabili della società, così da non permettere una precisa ricostruzione del patrimonio societario. Una storia che ha dei risvolti molto tecnici, dunque, e che ora vedrà l’entrata in scena di un perito che dovrà fare chiarezza sulla documentazioni che la difesa di Alberto Sarra ha inteso depositare nel corso dell’udienza di ieri. cons. min. caso reggio REGGIO CALABRIA Un’assemblea aperta, ispirata dall’associazione Prepare for change (P4C) che solo nei colori, dicono dai vertici, potrebbe richiamare alla mente il Partito democratico, per reagire alla crisi nera che sta attanagliando il Comune e l’economia cittadina. «Un appello alla responsabilità di tutti – per dirla con Demetrio Naccari, ispiratore di P4C – per creare una coalizione civile, fuori dagli ambiti partitici». Una sorta di commissariamento messo in atto dalla cittadinanza chiamata a dare il proprio contributo per indicare le priorità nello stato di crisi in cui si trova la città. Introdotto dal giornalista Gianluca Ursini, Naccari ci mette poco ad entrare nel cuore del problema, passando in rassegna gli ultimi capitoli della saga Bilancio comunale. Ma, contrariamente alle precedenti occasioni, l’ex assessore regionale al Bilancio, abbandonando quella relativa precauzione che lo ha accompagnato nelle ultime denunce in tema di conti comunali, spara una cifra. Esorbitante. «In questa città – dice – è sottovalutato il significato del Bilancio, che rappresenta la nostra vita quotidiana. E se oggi noi sommiamo le varie cifre dei debiti contratti, accertate da terzi, insieme al debito Sorical che ammonta a 102 mlioni di euro, e agli interessi moratori all’8%, allora si arriva ad una cifra parente di 700 milioni di euro». Una somma che per Naccari sarà pagata dalla città almeno per i prossimi dieci anni.«Non avrei mai immaginato – sostiene – ciò che è successo negli ultimi 10 anni in questa città, dove in una sorta di finzione generale sono andate in tilt tutte le regole. Un periodo, durante il quale le risorse sono state impegnate in modo da condizionare il ciclo politico di questa città». Naccari parla quindi di imprese non pagate, di buste paga dei dipendenti non corrette, di aumento della spesa corrente, dai 100 milioni del 2001 ai 180 del 2011, di un debito pro capite che risulta essere il più alto d’Italia, di aumento della pressione tributaria e di piani di rientro difficilmente attuabili. Ma anche di «gestione tragica» delle società miste. Si sofferma poi sulla vendita del patrimonio edilizio, sostenendo: «Lo sanno tutti che non si può fare questa cosa per fare cassa. A Catania gli amministratori sono stati condannati proprio per questo». Per Naccari, la verità è che il Comune non potrà contare sulle entrate messe in Bilancio. Naccari: «Questa città ha debiti per settecento milioni di euro» In questa città è sottovalutato il significato del Bilancio, che rappresenta la nostra vita quotidiana. E se oggi noi sommiamo le varie cifre dei debiti contratti, insieme al debito Sorical e agli interessi moratori all’8%, allora si arriva ad una cifra parente di 700 milioni di euro Non avrei mai immaginato ciò che è successo negli ultimi 10 anni in questa città, dove in una sorta di finzione generale sono andate in tilt tutte le regole. Un periodo, durante il quale le risorse sono state impegnate in modo da condizionare il ciclo politico di questa città «Abbiamo avuto in questi anni un sindaco che distratto da vari coordinamenti politici, dice di non essersi accorto di quello che stava succedendo. Ma ora che abbiamo un dottore commercialista ci aspettiamo di più». Da qui l’indice puntato verso «un’operazione verità che non è mai arrivata». Da qui, per Naccari, la necessità di una svolta che parta dal basso, da quegli esempi di cittadinanza attiva sorti negli ultimi tempi che «dimostrano che c’è in città la voglia di non farsi trattare più soltanto da sudditi». A dare manforte all’idea, anche Consolato Campolo, della Ragioneria dello Stato, che in primis condanna «il tentativo di far apparire in contraddizione la relazione degli ispettori del Ministero con quella dei periti della Procura», anche perché «nelle 67 pagine di omissis – sostiene – mi aspetto numeri e cifre snocciolate dalla Procura». Il suo intervento è incentrato sulla violazione del Patto di stabilità nel 2007/2008/2009/2010 e sulle conseguenze critiche per la città in termini di risorse e non solo. Secondo Campolo che cita il decreto del ministro Cancellieri che prevede sanzioni anche per chi ha previsto il non rispetto del Patto di stabilità, l’addizionale comunale salirà allo 0,8%; sindaco assessori e consiglieri dovranno restituire il 30% dei compensi, così come tornerebbe allo Stato il 5% dei trasferimenti ottenuti in questi anni. All’incontro hanno portato il loro contributo anche il consigliere comunale piddino Giuseppe Falcomatà, che ha raccontato in chiave tragica i sei mesi della sindacatura Arena, conditi dalla vicenda Morisani e dallo scivolone di Tuccio, e l’ex consigliere Sebi Romeo che ha parlato del «fallimento sociale, economico e politico amministrativo» degli ultimi anni. CLAUDIO LABATE [email protected] 11 MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O inchiesta “infinito” REGGIO CALABRIA Il giudice Vincenzo Giglio deve restare in cella. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Milano che ha rigettato l’istanza di revoca dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti del magistrato tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Infinito”. Giglio, difeso dall’avvocato Francesco Albanese, aveva presentato una memoria scritta nella quale aveva espresso la propria tesi difensiva, spiegando a chiare lettere quelli che erano, a suo avviso, i rapporti con i Lampada e con il consigliere regionale Franco Morelli, anch’egli tratto in arresto nella medesima operazione. Il tribunale del Riesame, però, non ha ritenuto di acco- Resta in carcere il giudice Giglio Milano, il tribunale del riesame ha rigettato l’istanza dei legali difensori gliere l’istanza presentata da Giglio che, dunque, dovrà rimanere in carcere in attesa che vi siano gli ulteriori passi giudiziari. Come si ricorderà il presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, nonché presidente di Corte d’Assise, è accusato di corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale aggravato dalla finalità di favorire l’associazione mafiosa. Secondo la Dda di Milano guidata da Ilda Boccassini, il giudice sarebbe stato corrot- to al fine di favorire la carriera lavorativa della moglie, Alessandra Sarlo, diventata commissario straordinario dell’Asp di Vibo Valentia, struttura poi inquisita per infiltrazioni mafiose. In base alle risultanze investigative poi, il magistrato in servizio a Reggio Calabria avrebbe anche fornito delle notizie riservate ai Lampada e Morelli riguardanti l’eventualità di inchieste a loro carico all’interno della procura di Reggio Calabria. Questo sarebbe stato il prezzo da pagare per il “favore” ricevuto e concernente la mo- glie. La decisione del Riesame, dunque, pone un primo punto fermo in un’indagine che ha destato enorme scalpore in tutta la città proprio perché il giudice Giglio era molto noto come persona assai schiva e rigorosa, nonché da sempre impegnata nel sostenere delle battaglie antimafia. L’indagine, è bene ricordarlo, è una costola di “Meta”, coordinata dal pm reggino Giuseppe Lombardo. CONSOLATO MINNITI [email protected] Vincenzo Giglio «La Laganà mi ha raggirata» Tentata truffa all’Asl di Locri, la deposizione in aula del medico Micheletti SIDERNO (RC) Il manager Asl Maria Grazia Laganà, nell’agosto 2005, «caldeggiava» un ordine d’acquisto in nome e per conto dell’Azienda sanitaria di Locri, ma la merce, una montagna di merce, non venne ritirata per il categorico “no” della responsabile del Pronto soccorso. Ora, sei anni dopo, quell’ordine assegna alla parlamentare del Pd l’insolita veste di imputato in un’inchiesta aperta dalla Procura per far luce su una tentata truffa alle pubbliche casse: quando era vicedirettore sanitario, sostiene il pubblico ministero Giuseppe Adornato, ordina forniture ospedaliere - 132mila euro di prodotti Medinex - ricorrendo alla trattativa privata, che il legislatore vieta se il tetto di spesa supera la soglia dei 20mila. Di più: per giustificare la procedura adottata, «attesta il falso», descrivendo i beni richiesti «come unici e infungibili». Accuse tutte da dimostrare davanti ai giudici, in un processo che vede coinvolti il numero uno della Medinex, il detenuto Pasquale L’ospedale di Locri Rappoccio, imprenditore arrestato per mafia, e altri tre imputati. Nel 2005, all’epoca dei fatti, prestavano servizio all’ospedale di Locri: il direttore amministrativo Asl Maurizio Marchese, il funzionario Nunzio Papa e il medico Albina Micheletti. Quast’ultima, ieri, è stata chiamata a deporre al banco dei testimoni. È lei il grande accusatore, la pistola fumante della Procura. Quando era la responsabile del Pronto soccorso, respinge un gigantesco carico di prodotti ospedalieri (mascherine, borse del ghiac- cio e camici) giunto nel magazzino e denuncia l’accaduto. Su quell’ordine d’acquisto, però, c’è la sua firma. «L’ordine – spiega oggi - venne predisposto e compilato dalla dottoressa Laganà, allora vicedirettore sanitario. Io firmai il foglio senza leggerne il contenuto. Mi fidavo di lei, ma sono stata vittima di un raggiro», dice in aula la superteste. «Inoltre – racconta – noi non avevamo mai utilizzato camici usa e getta. Eravamo soliti lavarli e riutilizzarli. Le mascherine, poi, le ritiravamo in farmacia. Non sapevamo neppure cosa fosse la Medinex». L’imputata ha riempito verbali, rivelando ogni retroscena agli inquirenti. Tutto inizia nel luglio 2005. «Il vicedirettore sanitario, Maria Grazia Lagana – ricorda in aula il medico Micheletti – mi chiama nel suo ufficio». Nella stanza c’è anche il marito, il politico Francesco Fortugno. «I due – rivela la donna - caldeggiavano l’acquisto di prodotti. Mi dissero che erano utili per far fronte al pericolo aviaria». Il dialogo morì lì. Cinque giorni do- po, però, il responsabile del Pronto soccorso di Locri è nuovamente con il vicedirettore sanitario. «Mi chiamò lei. Appena misi piede dentro la Direzione sanitaria – rammenta il testimone - la dottoressa Laganà mi chiese di firmare un ordine d’acquisto. Pensavo fosse un ordine di poco conto, credevo che in fondo la merce sarebbe servita, dunque firmai sulla fiducia». Poi, a settembre, il netto rifiuto. Dice Micheletti: «Quando vidi arrivare in magazzino quella montagna di merce, ero come terrorizzata. Pensai che ero stata vittima di un raggiro. Chiesi al magazziniere di non ritirare la merce». Scrisse al Commissario straordinario, Benito Spanti. Raccontò l’accaduto ai manager dell’Azienda sanitaria. «Alla fine – rivela – Fortugno chiese a un uomo della Medinex di portare via il carico». Quell’uomo della Medinex giunto all’ospedale di Locri, per la pubblica accusa, era Pasquale Rappoccio, l’imprenditore prestanome dei clan. ILARIO FILIPPONE [email protected] Beni culturali, Principe: l’uomo è più distruttivo di un sisma LAMEZIA T. (CZ) «La catastrofe che do- giate tornarono a smuovere la terra, questa volveva causare tanti profondi mutamenti nell’or- ta in maniera meno devastante, nel 1857, con ganizzazione territoriale della Calabria Ulterio- epicentro in Basilicata. Fino a che ai primi del re (centro meridionale, ndr) ebbe inizio alle ’900 (1905 e 1908) altre due terribili scosse non 12.45 del 5 febbraio 1783 quando, non prece- entrarono a far parte della storia sismica della duta da alcuna commozione preparatoria, una nostra regione. Una storia in cui, come scrive violentissima scossa di terremoto colpì disa- lo stesso Principe, «terremoti e alluvioni sono strosamente la regione tirrenica sottostante le di casa, e non infrequenti sono stati i disastri Serre meridionali». Inizia così gravi e gravissimi che hanno il capitolo Cataclisma e società Il prof. di Storia costretto i suoi abitanti a mucalabrese alla fine del Settecendi sito le proprie residenze, dell’architettura: tar to, nel libro “Città nuove in Caad abbandonare i vecchi paesi labria nel tardo Settecento” «Serra S. Bruno e a costruirne di completa(Cangemi Editore) del profesmente nuovi». cadde sotto i sore Ilario Principe, docente di L’assetto urbanistico e terricannoni francesi» Storia dell’architettura e di toriale della Calabria ha subito, Storia dell’urbanistica nelle fainfatti, continue trasformaziocoltà di Lettere e Ingegneria dell’Università del- ni a causa della familiarità del nostro sottosuola Calabria. Era il 1783 e a crollare furono so- lo con gli eventi sismici. Paesi distrutti e ricoprattutto Reggio e Messina ma ancora prima la struiti, paesi abbandonati dopo il sisma, rimaregione era stata scossa dal sisma del 1693 av- sti come ibernati all’attimo prima che la terra vertito dalla Calabria fino a Malta. Le numero- tremasse. Reggio Calabria venne ricostruita sul se faglie sulle quali Calabria e Sicilia sono ada- posto ma con un assetto urbanistico nuovo, A sinistra, la certosa di Serra S. Bruno e, a destra, il volume scritto da Ilario Principe perdendo l’originaria pianta medievale. Castelmonardo venne ricostruito accanto alla sede originaria e prese poi il nome di Filadelfia. La stessa Mileto venne abbandonata e ricostruita in un altro sito. La geografia urbanistica calabrese racconta da sé la ciclicità di questi eventi per la regione. Chiediamo al professore Principe se la perdita del nostro patrimonio storico architettonico sia da imputare a queste piaghe sismiche. «Mah, in parte forse. Io ritengo però che più che al terremoto sia da attribuire al vandalismo del potere che non esercita un’adeguata sorveglianza al suo patrimonio culturale. Se le strutture sono fatte bene, con la natura si può anche dialogare ma quando costruisci con la sabbia...». Anche in passato è stato così? «In passato le strutture erano forti. Si pensi al tempio di Capo Colonna che nel ’500 venne fatto “smontare” dal Vescovo per fare il palazzo vescovile. Oppure alla certosa di Serra S. Bruno: non fu tanto il terremoto a buttar giù le vecchie architetture ma le cannonate dei cadetti francesi che volevano il ferro delle sue mura. L’elemento umano è il più distruttivo». «Quello che serve oggi sono buone strutture e una buona educazione ai terremoti, soprattutto nelle scuole». ALESSIA TRUZZOLILLO [email protected] 15 MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O sanità ROMA Da un lato la presenza, in Italia, di un numero di punti nascita a volte eccessivo rispetto alla popolazione interessata, con quantità di parti effettuati molto marginale e, per questo, spesso non dotati dei necessari standard di professionalità e supporto tecnologico. Dall’altro, una forte disomogeneità tra i diversi territori in riferimento ad alcuni dei più indicativi parametri, come la percentuale di cesarei, disomogeneità riscontrabile anche rispetto al crescere significativo, negli ultimi anni, dei casi di, presunta Punti nascita, bacchettate alla Calabria Oggi la relazione della commissione Orlando: «Nessuna risposta dalla Regione» o meno, malasanità verificatisi nei punti nascita portati all’attenzione della magistratura. Sono gli aspetti che emergono con maggiore chiarezza dalla relazione conclusiva approvata dalla commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e le cause dei disavanzi sanitari regionali, presieduta da Leoluca Or- lando. La relazione, che sarà presentata oggi alla Camera, non offre un quadro confortante per la Calabria, visto che – denuncia la bicamerale, che critica aspramente le istituzioni regionali competenti – per la Calabria (come per la Sardegna e l’Umbria) - «si registra purtroppo la grave mancata risposta nonostante le sollecitazioni». Gli unici dati relativi alla Calabria sono quelli che la commissione d’inchiesta Orlando ha potuto elaborare attraverso le informative inviate dalle procure. Nel complesso – si legge nella relazione - «sono 901 procedimenti per lesioni colpose in atto a carico di sanitari, 736 procedimenti per omicidio colposo a carico di personale sanitario in corso. Per quanto riguarda episodi riferibili alla gravidanza e al parto, tanto i procedimenti per lesioni colpose (85) che quelli per omicidio colposo (75), sono pochi in termini assoluti, più rilevanti in termini percentuali: circa l’1,68% i primi e l’11,18% i secondi, con prevalenza in Campania e Calabria». Infine, secondo la commissione Orlando è «evidente la disomogeneità della percentuale di indagini per omicidio colposo nei confronti di medici, che va dall’1.31% di Bari al 36.11% di Reggio Calabria». (a. c.) «Caro Monti, blocca il Ponte...» Gli ambientalisti presentano un dossier in Senato e scrivono al presidente COSENZA Duecentoquarantacinque pagine per chiedere al governo di rinunciare una volta per tutte all’idea del ponte sullo Stretto. È articolato il dossier elaborato da un gruppo di lavoro di 30 esperti e docenti universitari delle varie materie presentato ieri al Senato dalle associazioni ambientaliste (Fai, Italia Nostra, Legambiente, Wwf, Associazione mediterranea per la natura) con il quale si chiede al nuovo esecutivo tecnico di «evitare il “punto di non ritorno” dell’avvio dei cantieri» che obbligherebbe lo Stato a versare altri 56 milioni di euro per il progetto esecutivo e a pagare penali fino a 425 milioni di euro nel caso dell’avvio anche di un solo cantiere per l’opera principale o delle opere connesse. Anche perché, continuano gli ambientalisti, il progetto definitivo redatto dalla Stretto di Messina spa (concessionaria interamente pubblica) e da Eurolink (General contractor) è costato 66 milioni di euro di fondi pubblici per elaborati che «risultano estremamente carenti sia dal punto di vista tecnico, naturalistio e paesaggistico che dell’impatto ambientale ed idrogeologico». Quindi, concludono gli ambietalisti, questo progetto «non può essere ritenuto definitivo». Le stesse associazioni nei giorni scorsi hanno scritto anche una lettera al presidente Mario Monti, nella sua veste di coordinatore del Cipe, affinché consideri «il progetto definitivo del Ponte, a proprio insindacabile giudizio, non meritevole di approvazione, senza che il contraente generale possa avanzare richieste per il riconoscimento di maggiori compensi» e che «la Stretto di Messina spa receda dal contratto pagando solo le spese sino a quel momento sostenute dal General Contractor». Ma c’è di più. Le associazioni si appellano al presidente del Consiglio perché, come documentato nelle osservazioni, negli elaborati prodotti da Sdm SpA ed Eurolink, il progetto manca di un quadro di dettaglio di opere connesse essenziali (quali la stazione di Messina, raccordi ferroviari lato-Calabria), non viene presentato il Piano Economico Finanziario, non viene prodotta un’analisi costi-benefici che giustifichi l’utilità dell’intervento, non è svolta una corretta Valutazione di impatto ambientale e non viene presentata la Valutazione di incidenza richiesta dalla Comunità Europea alla luce delle modifiche compiute, oltre che nelle opere connesse, sulla stessa struttura del ponte tra il progetto preliminare e quello definitivo, non si prendono in considerazione correttamente i vincoli paesaggistici e quelli idrogeologici. In conclusione un progetto così carente, a giudizio delle associazioni, non può essere considerato definitivo e deve pertanto essere considerato irricevibile. Gli ambientalisti hanno anche ricordato al governo che l’opera è stata cancellata lo scorso ottobre dal core network dei dieci corridoi delle Reti transeuropee (Ten-T) di trasporto su cui punta l’Unione la protesta I sindacati degli edicolanti: «No alla liberalizzazione» Liberalizzazione della rete di vendita dei giornali: una minaccia all’accesso all’informazione. La pensano così le organizzazioni di categoria che preannunciano una serie di iniziative di protesta. Tra le prime, la chiusura totale delle edicole tra il 27 e il 29 dicembre. Le motivazioni sono spiegate in un comunicato congiunto di Sinagi (affiliato Slc-Cgil), Uiltucs giornalai, Snag Confcommercio, Fenagi Confesercenti e Usiagi Ugl. A preoccupare le organizzazioni di categoria è il provvedimento in via di approvazione che liberalizzerà la rete di vendita dei giornali, «nonostante le motivate e reiterate richieste di esclusione Annunciate portate all’attenzione del iniziative come governo e di tutti i gruppi parlamentari». Nel comula chiusura nicato si legge: «Con la libetotale tra il 27 e ralizzazione del settore, che il 29 dicembre è già in una gravissima crisi strutturale e congiunturale che impatta su oltre 50mila famiglie, il Parlamento ha avviato un iter che porterà inevitabilmente alla chiusura di migliaia di edicole, lasciando la sopravvivenza delle altre nelle mani, non del mercato o del libero incontro di domanda e offerta, ma dei distributori locali di quotidiani e periodici». La denuncia continua: «Saranno circa 100 soggetti privati – che operano in regime di monopolio di fatto nell’ambito territoriale di loro competenza – che decideranno se la redditività prodotta dalle edicole esistenti è funzionale ai loro interessi aziendali, così come l’apertura di nuove rivendite; e ai quali sarà affidata la delicata funzione di valutare l’eventuale accesso delle testate editoriali alla rete di quotidiani e periodici». Europea entro il 2030, che non è sostenibile per l’elevatissimo impatto ambientale, sociale ed economico e che è inutile per la mobilità del Paese: l’opera risulta essere straordinariamente sovradimensionata, poiché sarà utilizzata a regime in una ne e dal completamento dei lapercentuale compresa tra il 10 vori dell’A3 Salerno-Reggio e il 15% della propria capacità. Calabria e della SS106 Ionica». Hanno dimostrato il loro inInsomma, gli ambientalisti non vogliono che si continui- teresse alle iniziative delle asno «a congelare ingenti risorse sociazioni ambientaliste intervenendo alla utili per lo svipresentazione luppo del «Stoppare di ieri: il senaMezzogiorno un’opera che tore Giampie(il costo delro D’Alia l’intervento è anche l’Unione (Udc), il senasalito daleuropea tore Roberto l’aprile 2010 ha bocciato» Della Seta al luglio 2011 (Pd), il senada 6,3 ad 8,5 miliardi di euro: + 34%) che tore Gianpiero De Toni (Idv), il potrebbero essere meglio im- senatore Francesco Ferrante piegate per il risanamento del (Pd), l’onorevole Francantonio territorio e per interventi di Genovese (Pd), l’onorevole Faadeguamento e ammoderna- bio Granata (Fli), l’onorevole mento delle infrastrutture esi- Elisabetta Zamparutti (Radistenti, a cominciare dal poten- cali, eletta nel Pd). Domenico Miceli ziamento delle ferrovie sicilia- Afor, il vescovo Morosini: la Locride è in ginocchio LOCRI Il dolore della Locride per un Natale di sofferenza. Il vescovo Giuseppe Fiorini Morosini illustra al governatore Scopelliti – in visita a San Luca l’altro ieri - il rischio della pesante ricaduta sociale che potrà avere la cassa integrazione degli operai Afor. In una lettera allo stesso Scopelliti, il presule rimarca: «Noi stiamo registrando la sua buona volontà nell’affrontare i problemi. Ma per la Locride bisogna avere uno sguardo particolare e soprattutto bisogna fare in fretta. Se ad altri territori viene tolto uno c’è la rinuncia solo a una parte del tutto; per la Locride non è così, perché se ad essa viene tolto uno equivale a to- gliere tutto». Monsignor Morosini aggiunge: «Giorno per giorno, minuto per minuto, per la Locride è sempre un giorno di ritardo, ogni minuto che si perde nel non aver trovato rimedi, soluzioni, speranze equivale a umiliarla ancora di più. Ridiamo, signor presidente, dignità a questo territorio. Non assistenzialismo, ma speranza per un futuro più certo e meno drammatico. Non significa offrire assistenzialismo, ad esempio, se si riesce a proporre soluzioni lavorative ottimali per gli operai forestali, quando si assiste, ormai, a un’incuria sconsiderata delle nostre montagne, e a un’assenza dell’uomo nella prevenzione di disastri naturali. Più in generale bisogna ridare speranza alle famiglie, ai nostri giovani, alla gente della Locride che vuole continuare a vivere in questo lembo di Calabria. Offriamo strumenti per uscire dallo scoramento, dalla rassegnazione, per combattere il male e questo lo si può combattere solamente proponendo soluzioni per uscire fuori da contesti fuorvianti del vivere civile. Come Pastore della Chiesa di Locri-Gerace – conclude monsignor Morosini - sono disponibile, signor presidente, a fare la mia parte, scendendo in campo attivamente, ma, nello stesso tempo dovrà essere come un gioco di squadra, nel tentativo di coinvolgere le forze sane e gli uomini di buona volontà per dare nuovo slancio e nuova linfa a questa terra». (r. r.) IN BREVE Laratta al Governo: «Presto il reddito minimo» La proposta del deputato Pd Franco Laratta al governo Monti: «Occorrono provvedimenti urgenti per chi ha perso il lavoro. Penso a una norma che preveda che, a quanti sia stato notificato avviso di riscossione di tasse dall'Agenzia delle Entrate, e che risulti disoccupato o che ha perso il lavoro, venga temporaneamente sospeso il pagamento delle stesse, fino al massimo di 6 mesi». Secondo Laratta intanto «è necessario avviare al più presto una forma di “reddito minimo” per chi non ha alcun mezzo di sostentamento per sè e la sua famiglia». 21 MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 calabria ora R E G G I O Emetteva fatture false “Real Reggio” nei guai Cinque avvisi di garanzia e perquisizioni della Finanza L’indagine che la Guardia di Finanza ha avviato potrebbe scoperchiare qualcosa di veramente importante. Le prime risultanze sembrano confermarlo: i militari, coordinati dal sostituto procuratore Rosario Ferracane, infatti, hanno eseguito ieri numerose perquisizioni all’interno di studi di commercialisti e noti imprenditori della città. L’attività prende le mosse da una verifica della posizione fiscale della nota società sportiva “A.S. Real Reggio Tremulini Calcio a 5“, con sede a Reggio Calabria, presso il negozio di articoli sportivi “Sport In di Labate Demetrio” , sito sul Viale Aldo Moro. Tale società - inizialmente composta da dodici imprenditori e professionisti della città reggina - è nota per essere riuscita, in sole 6 stagioni, ad arrivare alla serie A partendo dalla serie C. Nella stagione 2006-2007 – annualità attualmente oggetto di approfondimento da parte dei finanzieri del Gruppo Guardia di Finanza - la squadra calabrese arrivò al quart’ultimo posto e, nella stagione 2007-2008, riuscì ad invertire un inesorabile pubblicità fittizie Numerosi imprenditori hanno fornito il loro apporto ad Emo arrestato in “Astrea” declino (accentuato dai sei punti di penalizzazione giunti con il Comunicato Ufficiale n. 259, nel quale la società veniva giudicata rea di aver prodotto una falsa documentazione per l'iscrizione al precedente campionato 2006/2007), riuscendosi a salvare al termine delle gare di play-out. Con l’operazione odierna, le Fiamme gialle hanno stretto il cerchio nei confronti del commercialista Roberto Emo (già allenatore della formazione reggina), di recente tratto in arresto dal Gico di Reggio Calabria nel- l’ambito dell’operazione Astrea. Più in particolare, gli accertamenti di natura tributaria hanno evidenziato l’esistenza di un complesso sistema di fatturazioni false, mascherato dietro fittizi contratti - ove esistenti - di “sponsorizzazioni”, per la partecipazione ai dispendiosi campionati nazionali. In tale contesto, numerosi sono risultati gli imprenditori reggini che hanno consapevolmente fornito il loro ausilio al “dominus” Roberto Emo, utilizzando la falsa documentazione fiscale emessa dalla “A. S. Real Reggio”, ottenendo, di converso, un indebito aumento dei costi, per un valore totale, allo stato, pari a circa 1 milione di euro. Nel corso dell’attività sono stati notificati cinque avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti indagati, per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’emissione e utilizzo di fatture false, ed eseguite 10 perquisizioni locali ad abitazioni, esercizi commerciali e studi professionali. Insomma, il mondo del pentacalcio reggino trema. La Guardia di Finanza sta scavando in tutto ciò che riguarda il futsal “made in Calabria”. Ed a quanto pare questo potrebbe essere solo il primo passo. (r. r.) «“Il Crimine” era a rischio» Piccolo carro, così Russo spiega l’esecuzione dei fermi di Reale «Decidemmo di eseguire i fermi dell’operazione “Reale” perché sapevamo che l’indagine “Infinito” era a rischio». Così ieri il tenente colonnello dei Ros, Stefano Russo, ha spiegato il motivo per il quale la microspia a casa di Giuseppe Pelle, vera miniera di informazioni, fu disattivata e si procedette all’esecuzione dei provvedimenti d’urgenza che portarono all’arresto, tra gli altri, di Giuseppe Pelle e Giovanni Ficara. Il capo del Ros, nella giornata di ieri, ha deposto nell’ambito del processo “Piccolo Carro”. Alla sbarra Giovanni Ficara, Giovanni Zumbo e Demetrio Domenico Praticò accusati di aver piazzato la Fiat Marea piena di armi ed esplosivo fatta ritrovare a pochi passi dall’aeroporto dello Stretto, in occasione della visita di Napolitano. Nella giornata di ieri, dunque, Russo ha ricostruito tutta l’attività d’indagine relativa al processo in corso nelle aule del Cedir. L’episodio riguardante la Fiat Marea risale al 21 gennaio dello scorso anno, quando in città arrivò il presiden- il messaggio Gli auguri del prefetto: «Orgoglio d’essere italiani» > segue da pagina 17 Se traslati a un livello più generale questi ultimi divengono valori propri di una società sana e matura, capace di superare gli egoismi e gli interessi di parte e di garantire le esigenze della generalità dei consociati. Operare uniti, cercando di produrre il massimo sforzo per finalizzare gli impegni apprezzabilmente assunti a vari livelli decisionali e gestionali, è l’unica strada che abbiamo a disposizione per affrontare e superare le impegnative prove che ci attendono. È tempo di tirar fuori tutto l’orgoglio dell’appartenenza ad una terra di antica civiltà e di grande cultura e tradizione per spingerla su un percorso di riscatto e recuperonon più procrastinabili. Orgoglio che è stato, tra l’altro, ravvivato, qui come nel resto del Paese, dalle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d'Italia nel corso del corrente anno. Su queste solidissime basi abbiamo il dovere di trovare, senza ulteriori indugi, compattezza e coesione in seno alla nostra società, per agevolarne il dialogo ed il confronto, assolutamente indispensabili per operare le scelte giuste nell’interesse dei cittadini. Sentimenti di particolare riconoscenza rivolgo alla magistratura, alle forze di Polizia, alle amministrazioni periferiche dello Stato che operano in questa provincia con grandissimo impegno, ottenendo importantissimi risultati, per garantire il puntuale rispetto delle leggi ed il pieno eserciziodelle libertà civili dei cittadini. Esprimo, altresì, ai sindaci ed agli amministratori locali partecipe attenzione per le delicate problematiche che interessano gli enti civici, primo fondamentale livello di governo che ha l’arduo compito di conciliare il mantenimento di adeguati livelli di servizi a favore dei singoli e della comunità con la progressiva riduzione delle risorse finanziarie a disposizione. Con l’auspicio che le imminenti festività possano portare alla Calabria ed alla provincia di Reggio positive prospettive di crescita e di sviluppo in una sempre più forte e condivisa cornice di legalità, formulo quindi a Voi tutti gli auguri più fervidi e sinceri di buon Natale e felice anno nuovo. Luigi Varratta Prefetto di Reggio C. il questore incontra la stampa Casabona sicuro: «’Ndrine ridimensionate» la microspia a casa pelle Venne disattivata per procedere all’arresto di Pelle e Ficara che avevano notizie da Giovanni Zumbo L’auto con le armi ritrovata a Ravagnese te della Repubblica in occasione di un convegno. Le indagini si concentrarono subito verso la cosca Ficara-Latella. Ma le manette scattarono prima per il carrozziere Francesco Nocera. Fu lui, secondo l’accusa, a simulare il furto della vettura (che teneva in custodia col compito di rivenderla) la mattina stessa del ritrovamento in via Ravagnese. Con l’operazione “Piccolo carro” i carabinieri fecero definitiva chiarezza, traendo in arresto anche Demetrio Domenico Praticò, 49 anni, che confermò l’appuntamento a piazza Garibaldi con Nocera. Ma si trattava di una semplice “messinscena” orchestrata da Giovanni Ficara con il ruolo determinante di Giovanni Zumbo. Quest’ultimo era stato già tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Crimine” (fu lui a passare a Pelle l’informazione sugli imminenti arresti) e, in questo caso, svolse il ruolo di fonte informativa nei riguardi di un carabiniere al quale spifferò la presenza di un’auto carica di armi ed esplosivo in via Ravagnese. In realtà, secondo l’accusa, si trattava di un progetto di Giovanni Ficara, già in carcere perché arrestato nell’ambito dell’operazione “Reale”, per far ricadere le responsabilità sul cugino Pino Ficara. Tra i cugini, infatti, ci sarebbe una frattura per alcuni contrasti sulla gestione degli affari illeciti. Attribuendo a Pino la responsabilità dell’auto imbottita di armi e esplosivo, Giovanni Ficara avrebbe voluto danneggiarlo. Il processo è stato rinviato al prossimo 10 gennaio per la prosecuzione dell’attività istruttoria. c.m. «La ‘ndrangheta non è sconfitta ma ridimensionata e ci vorrà un po’ di tempo per completare l’opera». Il questore di Reggio Calabria ha incontrato i giornalisti per il consueto scambio di auguri per le festività e l’occasione è servita a fare una sorta di minibilancio dell’attività svolta nell’ultimo anno dalla polizia di Stato. Carmelo Casabona non è un tipo che le manda a dire e spiega subito che la ‘ndrangheta si trova nella fase iniziale del suo declino. Per il questore, però, «Reggio non ha reagito e non c’è stato quel cambiamento che ci si attendeva, anche se, rispetto a quando sono arrivato, ho notato che qualcosa si è mosso». Secondo il questore, dunque, serve molto dialogo tra cittadini ed istituzioni volto a sconfiggere la malavita organizzata: «Abbiamo rotto il sistema, li abbiamo messi in difficoltà e ora sono loro a dover cambiare strategia. Però la gente deve comprendere che i problemi non si risolvono se ci si rivolge alle ‘ndrine ma allo Stato. A Reggio ciò ancora non avviene con quella consuetudine con cui dovrebbe verificarsi. Se vogliamo veramente far fuori la criminalità dobbiamo partire da qui». 33 MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 calabria ora P I A N A Videopoker fasulli, due deferiti Seminara, la truffa scoperta dalla Gdf grazie alla segnalazione di un donna se della famiglia. Una storia terminata solo grazie al coUn dramma che sembra- raggio di una moglie, fruva senza soluzione di conti- strata dalle continue perdite nuità. La caduta nel pozzo al gioco del marito, che ha del gioco d’azzardo che pia- preso il coraggio a due mani no piano, in uno stillicidio chiamando gli uomini della continuo fatto di mezze veri- guardia di finanza di Palmi. tà e di risposte brusche, sta- Una telefonata che si era reva portando sa necessauna normale Le macchinette ria a causa famiglia sepreocmangiasoldi non della minarese cupazione verso il baraerano collegate per i rispartro dei debiti mi di una viai Monopoli fuori conta che contidi Stato trollo. Una nuavano ad storia comuassottigliarsi ne quella della dipendenza a causa della passione sfredalle infernali macchinette nata del marito per le luci elettroniche, e che, a causa colorate della macchinette dei sistemi di controllo cen- mangiasoldi automatiche, in trale manomessi, stava con- grado di esaurire in brevissisumando le già precarie cas- mo tempo anche somme CITTANOVA SCOPERTI I Finanzieri durante i controlli a Seminara considerevoli di denaro. Una storia quasi banale e che si aggrava a causa del raggiro messo in piedi da al- LA SENTENZA in esercizio e, soprattutto, mancavano del collegamento alla rete telematica dell’amministrazione dei Monopoli di Stato, cosa che consentiva ai gestori dei locali, di evitare di dichiarare al fisco gli ingenti guadagni che venivano dal gioco d’azzardo legalizzato, e che, non garantivano alcun tipo di sicurezza sul versante delle vincite. Dopo i controlli del delle forze dell’ordine, sono state posti sotto sequestro sette dispositivi per il gioco e 500 euro recuperati dai militari all’interno delle stesse macchinette. I gestori dei locali al cui interno erano installate le machinete sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Palmi. [email protected] POLISTENA ’Ndrangheta, 7 anni a Fondacaro Il medico di Gioia Tauro accusato di associazione mafiosa con i Molè CITTANOVA La Corte d’appello di Reggio Calabria ha confermato, nel tardo pomeriggio di ieri, la condanna a 7 anni di relcusione nei confronti di Marcello Fondacaro. Per il medico di Gioia Tauro è, in raltà, la seconda condanna in appello per il reato di associazione mafiosa, ma quella pronuncia era stata annullata perchè i suoi legali avevano dimostrato che Fondacaro non era al corrente del processo e quindi non si era potuto difendere. La sentenza è rimasta quindi provvisaria fino al nuovo giudizio in appello di ieri pomeriggio. L’uomo, considerato organico alla cosca Molè di Gioia Tauro, era stato condannato a sette anni di reclusione con sentenza emessa dal Tribunale di Palmi nel 2001, per il reato di associazione mafiosa, in quanto avrebbe fatto parte, in epoca successiva al 1997, dell’allora cosca Piromalli-Molè di Gioia Tauro ( a seguito delle indagini sfociate nella cosiddetta operazione “Tempo”). Nell’ambito di tale procedimento è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Reggio Calabria il 9 febbraio 1998 dopo quasi due mesi di latitanza. Nel gennaio dell’anno successivo, sempre nell’ambito del medesimo procedimento penale, il Gip del Tribunale reggino, valutando complessivamente le risultanze investigative confluite nei procedimenti “Tempo” e “Porto” aveva emesso una ulteriore misura custodiale nei confronti di Fondacaro, contestando la partecipazione del- cuni gestori di bar che avevano installato nei loro locali le apparecchiature per il gioco, ma che si erano guardati bene dal seguire le normative vigenti, evitando di collegare le macchinette al sistema centrale che consente alle forze dell’ordine e al fisco di tenere sotto controllo il flusso di gioco reale. Dai controlli delle fiamme gialle infatti, intervenuti a Sant’Anna di Seminara dopo la telefonata di denuncia, tutte le magagne che erano state messe in piedi dai gestori dei locali sono venute fuori. Dai minuziosi riscontri delle forze dell’ordine infatti è venuto fuori che sulle dieci macchinette mangiasoldi installate, sette erano prive dei certificati di messa Marcello Fondacaro lo stesso al sodalizio mafioso esaminato almeno sino al 1993. Fondacaro è stata inoltre inflitta la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per due anni, dal 2002 al 2004, con decreto emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, nel quale viene definito come un «medico disponibile» per le esigenze della cosca Molè’. Infine, A seguito di una articolata attività di indagine patrimoniale, condotta dalla Dda reggina sulla scorta di accertamenti delegati alla Dia, il 31 agosto scorso, Fondacaro è stato colpito da un sequestro di beni di circa 30 milioni di euro. Una indagine volta a verificare le modalità di acquisizione dell’ingentissimo patrimonio societario e personale riconducibile al medico men- zionato, al termine della quale è stata formulata una corposa proposta di misura di prevenzione personale e patrimoniale che il Tribunale Reggio Calabria - Sezione misure di prevenzione - ha recepito emettendo, ai sensi della normativa antimafia, il relativo provvedimento di sequestro. Sul versante patrimoniale sarebbe stata accertata l’assenza in capo a Fondacaro ed ai familiari e conviventi, di risorse lecite idonee a giustificare investimenti di grossa entità e rilevata, nel contempo, una cospicua e generalizzata sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto. FRANCESCO ALTOMONTE [email protected] ALL INSIDE In Aula i riscontri alle parole della Ferraro La testimone di giustizia fu subito trasferita da Rosarno PALMI C’è la droga sull’asse Milano-Rosarno, ci sono i gioielli frutto di una rapina, ci sono le estorsioni e le armi. Nella testimonianza del soprintendente del commissariato di Gioia Tauro, in aula per il controesame nell’ambito del procedimento All Inside sui presunti affiliati alla cosca Pesce di Rosarno, si ritorna a parlare dei meticolosi controlli che le forze dell’ordine misero in piedi a seguito delle dichiarazioni della testimone di giustizia Rosa Ferraro. Una deposizione chiara quella dell’ispettore, che sottoposto durante il riesame alle domande degli avvocati difensori, è tornato a ribadire dei riscontri operativi alle denuncie raccolte dagli uomini della guardia di finanza di Gioia Tauro. E nel racconto del soprintendente tornano alla luce i frequenti viaggi a Milano effettuati da Francesco Pesce per l’acquisto di droga smerciata poi sul mercato della Piana – carichi di droga che nelle conversazioni criptiche degli imputati venivano descritte come «mangiate di carne» - e vengono fuori i gioielli che la cosca avrebbe sottratto alla gioielleria Gelanzè di Rosarno – gioielli che però, nonostante fossero saltate fuori anche le custodi originali con il marchio della rivenditoria, non sono mai stati riconosciuti – e le armi che gli uomini del commissariato di Gioia hanno rinvenuto in via Donizetti, nei pressi di un bombolone del gas posto sotto la casa della nonna di Pesce. Dalla testimonianza di ieri, infine, è saltato fuori che non vi furono servizi di scorta predisposti nei confronti della Ferraro dopo le sue denuncie, visto che la donna, considerata in pericolo, fu messa immediatamente in sicurezza, e trasferita lontana da Rosarno. (vimp) Riqualificazione beni confiscati Tripodi chiede l’accesso ai Pisr POLISTENA Polistena e decine di altri comuni calabresi che detengono beni confiscati non possono confidare nei fondi Pisr per la loro riqualificazione. «Chiediamo alla Regione di voler estendere a tutti i comuni il beneficio di concorrere ai fondi, correggendo l'impostazione dichiarata dal preavviso di gara, rivolto, solo per restare alla provincia di Reggio, a 30 comuni su 97». Il sindaco polistenese Michele Tripodi si dice preoccupato per l’imminente pubblicazione di un avviso regionale che delinea ambiti territoriali e relativi comuni ammissibili al finanziamento, lasciandone fuori tanti altri. Ma per il sindaco la selezione dei beneficiari sarebbe assai arbitraria. «Gli ambiti sono stati definiti senza un criterio chiaro e comprensibile – attacca – vengono esclusi comuni importanti come Polistena, con un percorso culturale antimafia consolidato e una lunga storia fatta di lotte per l'affermazione della legalità e dei diritti». Secondo l’agenzia nazionale per i beni confiscati – dati riferiti al primo novembre 2011 – a Polistena sono diciannove gli immobili sottratti alla criminalità organizzata e consegnati ad utilità sociale. Tra questi, il palazzo gestito da Libera. E proprio considerando quanto sia radicato a Polistena l’attivismo del coordinamento contro le mafie (referente, don Pino Demasi), appare ancora più singolare la cartina dei comuni avvantaggiati dal piano regionale. I fondi Pisr, è convinto Tripodi, dovrebbero rappresentare un’occasione per tutti gli enti pubblici che dispongono di patrimoni tolti alla mafia. Anche perché senza quei soldi non si canta messa. “Gli immobili posseduti dal Comune – spiega il sindaco – necessiterebbero di interventi strutturali, ma servono investimenti notevoli ed è quasi impossibile in questa fase di tagli ai bilanci degli enti locali”. E ad accrescere il disappunto dell’amministrazione nei confronti delle scelte regionali, il sospetto di trovarsi in una sorta di lista nera. “Il Comune di Polistena – sostiene Tripodi – è già stato penalizzato di recente da parte della Regione, che non ha finanziato l'isola ecologica per i rifiuti differenziati, progettata proprio su un terreno confiscato alle mafie. E ciò, ai sensi del bando relativo, doveva generare premialità nella graduatoria. Inspiegabilmente siamo stati preceduti da diversi comuni privi di questo requisito. Oggi, proseguire su questa linea sbagliata sarebbe un’ulteriore discriminazione per il nostro comune”. ANGELO SICILIANO [email protected] 35 MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 calabria ora P I A N A Rigassificatore, Madafferi propone un referendum San Ferdinando, ieri in Consiglio l’apertura all’opposizione SAN FERDINANDO Sul rigassificatore il comune di San Ferdinando, per ora, si tiene la mani libere. Il sindaco, Domenico Madafferi, assume una posizione inedita e quasi solitaria, mette il petto in fuori e spiega che «ho la mia idea, e su questo tema ritengo che non ci siano vincoli di maggioranza, ma la necessità di esprimersi con dati precisi e cognizione di causa». Non lo dice apertamente il primo cittadino, ma la sua tendenza è orientata verso il “no” all’impianto, ma evidentemente la sua maggioranza ha una più composita sequela di opinioni, cosa che per ora impedisce all’amministrazione di avere una posizione ufficiale. Ieri la seduta del consiglio comunale era particolarmente attesa, anche perché nella convocazione esisteva un punto “fantasma” che faceva riferimento ad una non meglio precisata interrogazione della minoranza. In realtà era la richiesta dei 4 consiglieri di opposizione di celebrare un consiglio aperto sul tema rigassificatore, che la maggioranza ha camuffato in un asettico punto CONVERGENZA Un momento della seduta consiliare di risposta ad interrogazione mai pervenuta. Formalismi a parte, la sorpresa è stata grande nell’apprendere che il sindaco Madafferi non si è nascosto, avanzando anche «la possibilità, sulla quale lavoreremo tutti insieme, di indire un referendum consultivo, nel quale la popolazione di San Ferdinando possa esprimersi». La minoranza si è sfregata gli occhi, pensava di trovare di fronte un muro, invece c’era un’autostrada, nel silenzio più totale della maggioranza. Il rigassificatore, pertanto, non è più un tabù per l’amministrazione di San Ferdinan- do, anche se il primo cittadino ha voluto puntualizzare alcune cose. «Io ho una ben precisa opinione, ma ho dovuto constatare che sin dal mio insediamento nulla c’è stato comunicato dalle istituzioni sovra comunali, e neppure la trafila del progetto dal Consiglio superiore dei lavori pubblici. A questo punto non si possono più aspettare gli eventi, mi farò io stesso promotore, grazie ad una collaborazione con l’Autorità portuale, di chiedere al ministero delle infrastrutture un incontro nel quale mi siano fornite tutte le informazioni sull’iter di un impianto che se dovesse realizzarsi sarà quasi totalmente nel nostro comune». Parole celestiali per la minoranza, che si è fatta sentire con i capigruppo Francesco Barbalace e Michele Oliva. I leader dell’opposizione hanno accolto l’apertura di credito del sindaco e chiesto una procedura a tappe di avvicinamento al referendum con una vasta campagna informativa ed una presa di posizione ufficiale da parte dell’esecutivo. Madafferi ha offerto ampie garanzie, ed ha tirato qualche silurata ai colleghi della città del porto Renato Bellofiore ed Elisabetta Tripodi. «Dobbiamo iniziare ad essere più autonomi su alcune cose, visto che Gioia Tauro e Rosarno non ci hanno consultato su questo tema e non si è fatto un discorso condiviso». Il consiglio comunale ha poi confermato il revisore dei conti Crucitti, approvato il regolamento sulla polizia municipale e dato il via libera preliminare alla videosorveglianza, a parte un attrito tra le coalizioni sul prelievo dal fondo di riserva che la minoranza ha contestato. DOMENICO MAMMOLA [email protected] SINOPOLI Scelti i componenti del nucleo di valutazione Il sindaco ha individuato tre esperti esterni dopo l’esame delle domande pervenute Sinopoli ha scelto i componenti del nucleo di valutazione. Il sindaco Luigi Chiappalone ha analizzato le richieste ed ha ufficializzato la sua scelta per quanto concerne l’organismo che si occupa della valutazione del personale nonché della performance delle strutture organizzative. Un presidente e due componenti – tutti esterni – scelti dal sindaco tra le varie candidature arrivate al comune in seguito all’avviso pubblico. Il primo cittadino, dopo attento ed accurato esame dei relativi curricula in relazione alle caratteristiche richieste, ovvero «elevata professionalità ed esperienza maturata nel campo del management, della valutazione della performance e della valutazione del personale delle pubbliche amministrazioni», ha opzionato coloro i quali sono stati ritenuti i più meritevoli. Antonino Festa, dirigente del Ministero del Tesoro in quiescenza, Vito Primerano, dirigente presso Ministero Pubblica Istruzione e Benito Taverna, dirigente Pubblica amministrazione in quiescenza, tutti e tre «con esperienza e formazione in materia di programmazione e controllo Enti Locali, valutazione del personale, controlli interni e programmazione economica». A ciascuno dei componenti dell’organismo sarà attribuito un compenso lordo annuo di 1.080 euro, essi ricopriranno l’incarico fino a fine mandato del sindaco, comunque non meno di quattro anni. (do. ma) POLEMICA AL PORTO Note violente in rete, il Sul si scusa e passa al contrattacco GIOIA T. Da una parte le scuse piene e incondizionate, dall’altra il “contrattacco”. Dopo una prima nota a caldo dai toni piuttosto indecisi ed “auto-giustificatori”, le scuse piene del Sul arrivano, ed anche i provvedimenti concreti. Ma al tempo stesso, gli autonomi accusano a loro volta i confederali di atteggiamenti poco chiari. Il caso è quello fatto scoppiare dalla Cgil, che ha inoltrato querela dopo alcuni interventi pubblicati nei giorni scorsi su Facebook dai rappresentanti degli autonomi Rocco Italiano e Mimmo Macrì. A scatenare l’ira dei confederali, quel riferimento a Guido Rossa, il sindacalista della Fiom ucciso nel ‘79 dalle Brigate Rosse, e soprattutto l’augurio che altri possano fare la sua fine. Ieri, appunto, la presa di distanza netta sia del sindacato che dei due rappresentanti. Italiano, autore dell’intervento più discusso, si dimette dal sindacato, mentre Macrì si autosospende. I due, inoltre, hanno voluto chiarire la propria posizione in una lettera aperta ai lavoratori. «Cari colleghi in seguito al polverone alzatosi per le cattive immagini pubblicate sul noto social network Facebook, nel condannare ogni atto violento che lede la libertà di ogni individuo e nell’assumerci le responsabilità come abbiamo sempre fatto ci sospendiamo dalle cariche sindacali che abbiamo avuto fino ad oggi». Fin qui, appunto, le scuse. Poi la lettera continua: «Il caso è stato dettato dal momento di sconforto che tutti insieme stiamo attraversando, ciò purtroppo ha fornito un assist, che chi è abituato a fare demagogia ha preso al volo tacciandoci come ‘ndranghetisti e terroristi (il riferimento è alla nota de AUTOSOSPESO Macrì segretario regionale della Cgil Sergio Genco, ndr) anche se non era affatto toccato. Vogliamo chiedervi scusa perché il nostro comportamento è servito a distrarre l’attenzione dal vero problema, ovvero l’ennesimo accordo firmato dai confederali più Ugl a danno dei lavoratori». A fare da sfondo, dunque, sono sempre le profonde divisioni sulla gestione della cassa integrazione. «Il nostro no è sempre stato contro quell’accordo discriminatorio che penalizza chi ha sempre lavorato e continua a mantenere privilegi a chi li ha sempre avuti. La nostra lotta è stata sempre contro il sistema clientelare che genera atteggiamenti assistenziali e mafiosi». Per Italiano e Macrì, il vero terrorismo «è legato ad un accordo discriminante che ci ha privato di diritti fondamentali portandoci allo stato di disperazione ormai noto». E ancora: «è ‘ndranghetista colui che nega i diritti e non chi lotta insieme in maniera trasparente per averli». Quindi la nota del Sul che, nel ribadire le scuse, sottolinea il “passo indietro” di Italiano e Macrì oltre ad annunciare un’ulteriore verifica interna. Al tempo stesso, scrivono i sindacati, «non può essere un superficiale e condannabile commento su facebook che rende criminali le persone. Condividiamo l’appello alla magistratura perché è l’unico mezzo per fare chiarezza e per far cessare le strumentalizzazioni». Ma la vincenda, intanto, è tutt’altro che finita, visto che questa mattina la Cgil terrà a Gioia Tauro una conferenza stampa sul tema. Mentre il comitato direttivo nazionale della Filt-Cgil ha formulato un apposito ordine del giorno che esprime «la più netta e sdegnata condanna» dell’episodio. «Usare il cadavere di Guido Rossa- si legge- è figlio di una cultura della violenza estranea alla storia del movimento dei lavoratori». Francesco Russo l’intervento Sono trascorsi ormai due anni da quel sette gennaio 2010 in cui il territorio della piana di Gioia Tauro consegnava al mondo intero un’immagine diversa della Calabria, in antitesi con quella conosciuta e riconosciuta ovunque, atavicamente generosa e accogliente, seppur con le sue contraddizioni. Ragazzi africani, ribellandosi alla loro estrema condizione di sfruttati, emarginati, costretti a vivere in ricoveri di cartone, malattie senza cure oltre ai morsi della fame per alcuni, senza dire di quegli sguardi di inferiorità razzista a cui erano e sono soggetti, trasformano le strade in scenari che solo report giornalistici di luoghi lontani o la cinematografia americana hanno consegnato per anni a questa parte di Mondo, lontani da ogni pur mini- Migranti, nulla è cambiato ma possibilità reale nel nostro comune pensare. La “società civile” reagì con veemenza, per riconsegnare la giusta serenità alla popolazione, cancellando di fatto ciò che per oltre un ventennio è stato sotto gli occhi di tutti e che, nel corso degli anni, si andava sempre più a configurare come un ghetto. A due anni da quei giorni, da osservatori esterni, si può affermare che tutte quelle iniziative intraprese e sicuramente carichi di buoni propositi, sono fallite. Il rispetto di quelle minime condizioni umane richieste per ogni uomo continuano a latitare e quello che prima era sotto gli occhi di tutti, oggi si nasconde per le campagne, aggiungendo alla loro misera condizione l’altra ancor più terribile di essere invisibili. Presenti perché necessari in una terra ormai sopraffatta dalla geriatrizzazione, compaiono alle prime luci del mattino a piccoli gruppi, organizzati ad evitare assembramento, lungo le strade, agli incroci, nei pressi delle piantagioni, possibilmente fuori dai centri urbani o comunque ai margini. Non si sa quanti sono né dove dimorano, ma si sa che la loro condizione non è cambiata, almeno per quanto riguarda i ragazzi africani. Questa ulteriore emarginazione verso i campi, lontano dai centri abitati, ha indotto molti di loro, in questi due anni, a recuperare ogni sorta di ipotesi di mezzo di trasporto, naturalmente a pedale, svuotando di conseguenza box e garage di vecchie biciclette, molte frutto dall’antica generosità calabrese, molte, purtroppo frutto di transazioni. Tutto ciò riporta le vicinanze dei centri urbani a vecchie immagini, considerate ormai scomparte del subito dopoguerra, dove una miriade di gente a piedi si spostava da e per i poderi e, a qualche fortunato a dorso d’asino, si confonde- va qualche bicicletta. Tutto ciò era l’inizio del progresso ed il rischio massimo era qualche rovinosa caduta. Oggi purtroppo si incontrano nel corollario delle strade provinciali, confondendosi con le ombre del buio, all’improvviso dietro una curva o ulteriormente invisibili incrociando le luci in un altro veicolo, come domenica sera nei pressi di Laureana di Borrello. Pericolo che diventa tangibile sulla S.S. 18, dove oltre al traffico aumenta la velocità e la difficoltà di evitarli. Ci saranno per queste festività natalizie le solite manifestazioni di solidarietà cristiana dove forse non guasterebbe aggiungere una qualche striscia catarifrangente, non li farà sentire a casa, ma forse gli potrà salvare la vita. Salvatore Larocca MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 19 C O S E N Z A calabria ora Delitto Lupin, trionfa l’omertà L’udienza di ieri caratterizzata dalle contraddizioni dei testimoni Un’omertà ottusa quanto za. Qui stiamo parlando di un Sulla scheda, come ha racconinutile ha caratterizzato omicidio e c’è una persona detato ieri in aula, la donna scrisl’udienza di ieri del processo a tenuta». La persona detenuta se che si trattava di un trauma carico di Fernando Gencarelli, è Fernando Gencarelli, che si toracico poiché così le era staaccusato di essere l’autore del- dichiara innocente e che venne to descritto dalla voce nella l’omicidio di Natale Sposato arrestato un anno dopo il delitcornetta. Durante l’udienza di detto Lupin, avvenuto ad Acri to in seguito alla testimonianieri la Corte ha nominato un la notte tra il 26 e il 27 settem- za resa dalla madre della vitticonsulente tecnico incaricato bre del 2008. ma, che soldi trascrivere tutte le conversaLa vittima tanto nel zioni (ambientali e telefoniIl giallo della venne assas2009 dichiache) intercettate nel corso deltelefonata al 118: rò di averlo sinata a fucile laboriose indagini (per il delate davanti visto sparare litto Sposato è in corso un altro non dissero alla porta di a suo figlio. procedimento che riguarda che c’era stato Natale Sposato e a fianco il casa. Il moUna versione una maresciallo dei carabinieun omicidio luogo dove venne ucciso vente: aveva che aveva ri che avrebbe depistato le inrubato circa 4 confermato dagini). Si tratta di una gran chili di noci dal podere del pre- qualche mese più tardi in sede lati telefonici. Secondo l’accu- solo uno dei tanti lati oscuri del padre, che andò a casa di mole di materiale, come è stasunto assassino. Ieri in Corte di incidente probatorio. Nel sa l’imputato agì per punire il della vicenda. Un altro è rap- un vicino per chiamare l’am- to sottolineato dagli stessi d’assise sono state sentite le suo racconto, però, sono state responsabile di ripetute rube- presentato dall’atteggiamento bulanza e non gli disse che pubblici ministeri Di Maio e persone che si trovavano al bar riscontrate molte contraddi- rie nel suo podere. L’ultima era dei genitori della vittima nel- qualcuno aveva sparato al fi- Visconti. Per venirne a capo il Cappello la sera del delitto. zioni. A cominciare dal fatto avvenuta il giorno prima del l’immediatezza del fatto: la fra- glio. Ieri, infatti, è stata sentita consulente del tribunale si è C’era anche Natale Sposato, che la donna disse che l’assas- delitto e aveva fruttato un sac- se della madre, che ai soccorri- la persona che la notte del de- preso 90 giorni di tempo. che secondo i verbali agli atti sino era in compagnia dei figli. chetto di noci. Un movente tori disse: «Ha truvatu ‘u mìe- litto era al centralino del 118 ALESSANDRO BOZZO del processo ebbe un litigio per Circostanza smentita dai tabu- davvero strano. Ma questo è dicu sua»; il comportamento quando arrivò la telefonata. [email protected] banali motivi con una persona (già sentita al processo il 16 novembre scorso). Il dato comuin appello ne a tutte le testimonianze è che sono risultate contraddittorie rispetto a quelle rese ai carabinieri nell’immediatezza del delitto e trascritte nei verbali agli atti del processo. Una curiosa quanto inspiegabile circostanza che ha fatto ammattire la presidente della Corte. Anche perché i testimoai danni di un maresciallo dell’Ar- mo boss. Proprio lui, al termine ni si sono contraddetti su cirma. Per tutta risposta i carabinie- del primo giudizio incassò un anPOPOLARE costanze marginali. Come il ri diedero luogo a una serie di con- no di condanna, mentre gli altri se Uno scorcio pensionato che in aula ha ditrolli in città, tra cui proprio nel la cavarono con nove mesi di redel quartiere chiarato di aver giocato a scorione di San Vito. Gli uomini in di- clusione ciascuno. Ieri, però, quel di San Vito pa con Lupin mentre ai carabivisa, dunque, irruppero nel bel verdetto è stato rovesciato con una Non lontano da nieri disse di aver fatto una mezzo della processione e , oltre a motivazione che non ammette requi avvenne partita a tressette indicando pliche: il fatto non identificare i prel’aggressione anche le altre tre persone secostituisce reato. senti, pensarono Sentenza ai carabinieri dute al tavolo. Oppure come il Quasi certamendi dar luogo anribaltata nel giorno figlio del titolare del bar che te, dunque, i giuche a perquisiziodedicato non ha saputo spiegare ai giudici hanno accolni domiciliari. dopo le a Padre Pio dici come mai abbia telefonato le tesi difensive Apriti cielo. condanne to al suo migliore amico (la che spingevano Ne scaturì un in primo grado persona che avrebbe avuto la per «l’arbitrarievero e proprio taflite con Lupin) alle 4 del mattà» del comportaferuglio con tanto tino per dirgli che Sposato era Nessun colpevole per la rivolta ficiale. Tra loro, anche l’ex consi- di spintoni e lanci di monetine, fi- mento tenuto quel giorno dai castato ammazzato. O, ancora, di San Vito Alto datata 23 settem- gliere comunale (oggi consigliere no alla ormai celebre fucilata. Fat- rabinieri. Se così fosse, ma lo sacome il fruttivendolo che ai cabre del 2004, quando durante una provinciale) Massimo Lo Gullo. E to sta che, al termine della zuffa, in premo solo con il deposito delle rabinieri disse che Lupin aveprocessione in onore di San Pio, dopo le condanne riportate alcuni molti, tra residenti e militari, furo- motivazioni, per i giudici la reava il vizio di rubare, che egli un blitz dei carabinieri innescò un mesi fa in primo grado, ieri la Cor- no costretti a recarsi al vicino zione dei residenti sarebbe stata stesso era stato vittima della tafferuglio tra i residenti, da un la- te d’appello di Catanzaro ha ribal- pronto soccorso. L’inchiesta che del tutto giustificata. Gli imputati sua cleptomania ma che in auto, e i militari dall’altro. Con que- tato il precedente verdetto, assol- ne scaturì portò poi all’incrimina- erano difesi dai legali Antonio la ha detto di non aver mai sust’ultimi che, addirittura, esplose- vendo tutti gli imputati. Ma proce- zione di otto persone. Oltre a Lo Quintieri, Paolo Pisani, Stefania e bito furti. Inutili le minacce ro un colpo di fucile in aria. Per diamo con ordine. L’incursione Gullo c’erano Vladimiro Lucia, Antonio Ingrosso, Amelia Ferradella presidente della Corte: quei fatti, otto persone vennero in- dei carabinieri cosentini, suppor- Francesco Stola, Giuseppe Vilardi, ri, Luigi Leonetti e Raffaele Scar«Dite la verità o sarete incricriminate con l’accusa di resisten- tati dai Cacciatori di Vibo Valentia, Alessandro e Pietro Mazzei e Do- pelli. minati per falsa testimonianza, lesioni e minacce a pubblico uf- giunse a due giorni dall’attentato menico Cicero, nipote dell’omonimcr Rivolta di San Vito, tutti assolti Nessun colpevole per l’aggressione ai carabinieri nel giorno di San Pio terminator 3 Il tentato omicidio di Umile Esposito. Ovvero «la lezione» impartita al «lenone» di Bisignano. Lo ha raccontato uno dei due protagonisti: Angelo Colosso detto Poldino, oggi collaboratore di giustizia. È stata la parte più interessanti – perché vissuta in prima persona e non sentita da altri come per molte altre dichiarazioni – della sua deposizione al processo Terminator 3. Poldino ha raccontato che fu Vincenzo Dedato a incaricarlo di quella missione e che le armi (due revolver calibro 38) gli erano state fornite dai fratelli Chirillo, aggiungendo che in un primo momento doveva affiancarlo Francesco Amodio ma che in seguito alle sue proteste si fece accompagnare da Francesco Merincolo, con il quale c’era un certo feeling. La lezione era stata richiesta invece da Franco Presta. Il pericoloso latitante ce l’aveva con Il racconto del pentito Colosso: «Gli sparammo per dargli una lezione» Esposito per via delle prostitute. Sembra che il boss di Tarsia passasse spesso da Bisignano per ritornare a casa e che non sopportasse la vista delle ragazze di Esposito (soprattutto se in auto c’era la moglie) che battevano per strada. Così chiese (e ottenne) che il lenone venisse punito col piombo. Colosso e Francesco Marincolo gli tesero un agguato: dopo una lunga attesa, la sera del 27 maggio del 2000, i due affiancarono con la propria auto (un’utilitaria rubata a quello scopo) quella di Esposito, che si era fermato per far montare dentro due prosti- tute e cominciarono a far fuoco mirando basso poiché «l’ordine non era di ucciderlo ma soltanto di dargli una lezione». Spararono entrambi dal finestrino del lato passeggero e scaricarono le armi addosso al lenone, colpendolo all’addome, al polso e al sedere. Un proittile spappolò la mandibola di una delle due prostitute, che si erano abbassate per sfuggire alla pioggia di piombo. Fortunatamente non morirono né la ragazza né Esposito. Colosso ha riferito anche sul delitto Marchio, ribadendo che il movente dell’omicidio è legato alle estorsioni e che la vittima insieme a Marcello Calvano di San Lucido stava cercando di creare un gruppo autonomo. La morte di Vittorio Marchio era stata decisa da tempo. Un piano per eliminarlo all’uscita del tribunale era fallito qualche tempo prima del delitto vero e proprio (avvenuto a Serra Spiga nel novembre del 1999). Colosso ha raccontato di essere stato incaricato dal boss Ettore Lanzino di aspettare davanti al palazzo di giustizia dove Marchio era impegnato in un processo e di chiamare dalle cabine telefoniche che si trovano lì vicino: il segnale per i killer. Colosso aspettò per ore ma non vide uscire Marchio e il piano venne rimandato. Il pentito ha raccontato, inoltre, di aver rubato insieme a Marincolo le automobili usate per gli omicidi di Pelazza e Sena. a. b. MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 PAGINA 37 l’ora di Paola Redazione viale Ippocrate (ex Madonna della Grazie) - Telefono e fax 0982583503 - Mail: [email protected] SANITÀ & FARMACIE ospedale civile pronto soccorso guardia medica centro trasfusionale farmacia Arrigucci farmacia Cilento farmacia Sganga EMERGENZA tel. 0982/5811 tel. 0982/581224 tel. 0982/581410 tel. 0982/581286 tel. 0982/587316 tel. 0982/612439 tel.0982/582276 COMUNE tel. 0982/582301 tel. 0982/622311 tel. 0982/622211 tel. 0982/582622 tel. 0982/613477 tel. 0982/582516 tel. 0982/582519 tel. 0982/613553 carabinieri commissariato polizia stradale polizia municipale guardia di finanza corpo forestale vigili del fuoco croce rossa italiana (112) (113) (117) (1515) (115) centralino ufficio tributi bibioteca comunale ufficio relazioni pubblico ufficio presidenza consiglio ufficio affari generali ufficio contenzioso tel. 0982/58001 tel. 0982/5800301 tel.0982/580307 tel. 0982/5800314 tel. 0982/5800212 tel. 0982/5800218 tel. 0982/5800207 Delitto Serpa, gli indagati dal pm Due paolani interrogati ieri in Procura perché accusati dell’omicidio Due dei quattro indagati dell’omicidio di Guido Serpa, quarantunenne paolano assassinato sabato 26 febbraio scorso in località Cozzo Castagna di Paola con quattro colpi di pistola calibro 7.65, sono comparsi ieri mattina in Procura, convocati dal pubblico ministero Roberta Carotenuto. Si tratta di M.M. e F.S., rispettivamente confinante di proprietà e cugino della vittima, sui quali - sebbene indagati per quel delitto - non risultano gravi indizi di colpevolezza tali da determinare l’emissione di un mandato di cattura. I due sospettati, infatti, sono stati quasi subito iscritti sul registro degli indagati dalla locale Procura perchè, anni addietro, per distinti motivi sono venuti alle mani con Guido Serpa, ma le prove stub operate a loro carico nelle fasi immediatamente successive il delitto, non hanno rilevato alcuna traccia di polvere da sparo. Il cosiddetto “guanto di paraffina”, invece, è risultato essere positivo a carico di altre due persone, individuate successivamente alla iscrizione di M.M. e F.S. nel registro degli indagati della locale Procura della Repubblica. Si tratta, in quest’ultimo caso, di due mandriani (uno in particolare), residenti tra Paola e Fuscaldo, con cui Serpa avrebbe avuto diverse discussioni per vicende legate alla sparizione di bestiame ed a sconfinamenti e furti di vario tipo. Sarebbero stati loro a fare fuoco contro la vittima, dopo avergli teso un agguato pianificato a tavolino. I due dovranno ora difendersi dall’accusa di omicidio volontario aggravato e, comunque, non si esclude l’emissione di un provvedimento restrittivo a loro carico, chiaramente LA VITTIMA In alto il pastore Guido Serpa ucciso con quattro colpi di pisola calibro 7.65 A sinistra la zona dove è avvenuto il delitto nel momento in cui gli inquirenti si ritroveranno in mano i necessari gravi indizi di colpevolezza e quindi saranno sussistenti le cosiddette esigenze cautelari: pericolo di fuga, rischio di inquinamento delle prove, rischio di reiterazione del reato. Ma torniamo alle singole posizioni ed ai potenziali moventi degli altri due indagati, ossia quelli sentiti ieri in Procura. Per quanto concerne, infatti, l’interrogatorio di ieri mattina, M.M., accompagnato dal suo avvocato di fiducia, il penalista Gino Perrotta, ha risposto a tutte le domande del pubblico ministero Roberta Carotenuto, chiarendo la sua posizione e sottoponendo all’attenzione della pubblica accusa una sorta di alibi allo stato in fase di riscontro. Per quanto concerne, invece, l’altro indagato, F.S., quest’ultimo - patrocinato dallo stesso avvocato Gino Perrotta - si è avvalso della facoltà di non rispondere. M.M. e F.S. sono stati i primi soggetti ad essere sospettati dell’omicidio di Guido Serpa in quanto, in tempi e per fatti diversi, la vittima era venuta alle mani con entrambi. Nel primo caso, infatti, M.M. era stato aggredito da Guido Serpa con un corpo contundente e gravemente ferito per futili motivi, ossia per questioni di vicinato. Lo stesso Serpa, in quella cir- costanza, aveva anche tentato di uccidere M.M. - almeno secondo le originarie accuse della Procura di Paola - ma la rivoltella, puntata alla testa dell’altro mandriano, si era miracolosamente inceppata. Guido Serpa veniva quindi arrestato per tentato omicidio e, successivamente, scarcerato, mentre l’ipotesi più grave di tentato omicidio, su richiesta dell’avvocato Gino Perrotta veniva derubricata, durante il processo, a lesioni gravi. Per quanto concerne, invece, la posizione di F.S., cugino di Guido Serpa, i due erano venuti alle mani per questioni legate a una ragazza. Insomma, vicende personali e futili mo- tivi hanno portato gli inquirenti a sospettare sin da subito di M. M. e F.S., ma a loro carico la prova del guanto di paraffina è risultata subito negativa, mentre l’incontro di ieri mattina con il pubblico ministero forse era stato organizzato dagli inquirenti per tentare di mettere gli indagati sotto pressione al fine di determinare una loro confessione, anche parziale, o far emergere eventuali contraddizioni. Poi, durante le investigazioni, sono saltati fuori altri elementi che hanno portato gli inquirenti sulle tracce degli altri due mandriani, i quali sono risultati essere positivi alla prova stub. Guido Scarpino PAOLA «Accettando a malincuore e con grandissime riserve l’idea che l’Ici» sui terreni oggi divenuti agricoli «(senza Pau approvati) può essere pretesa dall’Ente (sapendo che il discorso “se pagare o meno” rimane molto aperto e va approfondito dal punto di vista giurisprudenziale anche in altre sedi più opportune), sulla base di una serie di «considerazioni che hanno natura tecnico-giuridica, ma soprattutto sulla base di imprescindibili motivazioni di carattere politico-sociale che devono sempre guidare le scelte amministrative che incidono concretamente nella vita reale dei cittadini, a maggior ragione in questo difficile momento di opprimente crisi economica», il Psdi di Paola avanza una interessante proposta sul caso dell’Ici. Il partito dei cosiddetti lambertiani, in particolare, propone che «i valori dei terreni, senza Pau approvati, inse- Ici sui terreni, proposta del Psdi locale Riduzione di spesa in attesa del Pau riti nell’avviso comunale del 21/11/2011 e nella delibera del Consiglio Comunale numero 31 del 7/11/2011, vengano ridotti ad 1/5 ovverosia vengano ridotti dell’80%, fino alla approvazione dei relativi strumenti attuativi e/o comunque del riconoscimento dell’edificabilità concreta, fermo restando però che siano presi in considerazione, caso per caso, tutte quelle aree che mai in nessun caso potranno essere edificate». Il riferimento è, secondo la nota del Psdi, sottoposta all’attenzione del consiglio comunale di ieri, per i seguenti terreni: «terreni già espropriati dall’Anas, in occasione della co- Piero Lamberti struzione della Ss 18 e della Ss107, che ancora catastalmente sono in carico ai proprietari originari; terreni che ricadono nell’ambito del rispetto stradale o ferroviario; terreni che ricadono nell’ambito di elettrodotti ad alta tensione dell’Enel o Ferrovie (3.000 V, 20.000V 60.000v); terreni che hanno una superficie inferiore al lotto minimo (1200 mq); terreni che hanno una superficie inferiore a 6.000 mq nei casi in cui è previsto l’approvazione di un Pau privato (superficie minima Pau = 6.000 mq); altre situazioni analoghe». Solo se questi terreni, dunque, «saranno oggetto (per un motivo qualsiasi al momento inimmaginabile) di Pau approvati conclude il Psdi cittadino - si potranno considerare a tutti gli effetti “aree fabbricabili” e quindi per essi sarà possibile applicare l’imposizione ai fini Ici». (g. s.) 41 MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 calabria SERRA D’AIELLO - AMANTEA - CAMPORA S.GIOVANNI ora Ipg, l’ex vescovo in difficoltà «Non sono contento dell’interrogatorio. Non sono un delinquente» SERRA D’AIELLO Ieri mattina, come da programma, al processo sull’istituto Papa Giovanni XXIIII è stato convocato come testimone monsignor Giuseppe Agostino, all’epoca dei fatti vescovo della diocesi Cosenza-San Marco Argentano. I difensori del religioso hanno riferito al collegio penale, ad apertura d’udienza, che il proprio assistito voleva avvalersi della facoltà di non rispondere anche perchè (come tra l’altro sottolineato stesso da mons. Agostino) “ha 83 anni, è diabetico ed ha già rilasciato delle dichiarazioni sul procedimento penale in questione”. Ma i giudici dopo una camera di consiglio hanno riferito al religioso che doveva essere ascoltato. Da qui, su sollecitazione del pubblico ministero, dottor Calamita, l’inizio del racconto sull’Ipg. Una particolare notato subito dal mons. Agostino all’arrivo all’Istituto fu – per come raccontato in aula – l’inadeguatezza della struttura, all’epoca gestita dal suo fondatore, don Giulio Sesti Osseo. Era voce comune, nella Diocesi, che insistevano problemi da risolvere, distinti da mons. Agostino in due fatti principali: la capacità di capire e gestire il disagio dei degenti; sapere gestire economicamente la struttura (don Giulio, secondo mons.Agostino, non possedeva capacità manageriali). Da qui il consiglio a farsi aiutare, ma don Giulio decise di mettersi da parte e la diocesi, pertanto, si era fatta carico di trovare un sostituto. Per mons. Agostino la persona giusta era don Alfredo Luberto; religioso «dimostratasi fin da subito molto capace, competente, intelligente». A questo punto, però, il Pm ha chiesto spiegazioni sulla gestione Chiofalo (subentrato a don Giulio). La gestione dell’Ipg, per come sottolineato da mons. Agostino, non chiedeva solo dei tecnici preparati, ma anche perso- aveva ascoltato mons.Agostino. Quest’ultimo, alla stessa domanda, aveva risposto: “non ho mai chiesto e controllato la gestione dell’Ipg, verificavo solo conti personali di don Luberto”. Alla visione del verbale, però, mons. Agostino ha affermato che la firma apposta sul verbale non era la sua. A questa affermazione ha risposto il presidente del tribunale, Paola Del Giudice, che ha sottolineato come detti verbali vengono firmati alla presenza di testimoni. Altre contraddizioni del prelato sono state evidenziate allorquando gli è stato chiesto se conoscesse o avesse mai visto Arcuri e Pacillo (imputati). Altra contestazione è stata sollevata in merito alla cessione dei crediti di circa 3milioni di euro attestata da un documento la cui firma è stata riconosciuta da mons.Agostino come sua, ma non il contenuto dello stesso. Analoga situazione si è verificata nel momento in cui era stato deciso di cedere l’Ipg a dei privati e don Luberto aveva chiesto di restare comunque nella struttura. Il Pm ha mostrato al religioso un documento il cui contenuto è stato disconosciuto e la firma “sembrava” la sua. E’ toccato, poi, all’avvocato Conte sentire il teste. Ma ai tentennamenti ed alle contraddizioni del religioso, il legale ha risposto: “noi la rispettiamo, ma lei non deve offendere la nostra intelligenza e quella di tutte le persone che hanno sofferto a causa dell’Ipg”. contestazioni al religioso L’avvocato Conte sbotta: «Lei non è in chiesa ma in un tribunale, pertanto deve rispondere» L’istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello ne che riuscissero a dare un senso al- E che, comunque, della decisione di la vita dei malati. In buona sostanza, voler assumere don Luberto aveva per seguire pazienti così “particola- messo al corrente il vicario Bilotti ri”, occorrevano uomini che avessero (non più in vita). Vicario, tra l’altro, capacità di animazione, valori cristia- addetto al controllo amministrativoni e che dessero dignità ai degenti. Il gestionale della struttura. A questo lunedì, infatti, il religioso - è il suo rac- punto il Pm ha chiesto se la gestione, conto - si recava all’istituto per stare con don Luberto, avesse subito dei vicino ai malati, riuscendo così a ca- cambiamenti. La risposta è stata nepire che la gestione Chiofalo non an- gativa. E poi, se vi erano stati dei condava bene. Il Pm, di trasti tra don Lubercontro, ha mostrato to e Chiofalo. La rial testimone la missposta è stata semil prelato molto siva di revoca dell’inpre negativa. Il Pm, carico a Chiofalo; letperò, ha mostrato confuso tera nella quale Agouna missiva al reliDisconosciuti gioso indirizzata al stino evidenziava le i contenuti di segretario della conalte capacità gestionali del Chiofalo. alcuni documenti, ferenza episcopale. Mons. Agostino ha Qui, ancora una volaltre volte la riferito di non averta, il religioso ha rila mai scritta. A quebadito che l’Ipg era firme, oppure sto punto il Pm ha stato un tormento, entrambi chiesto se don Luun travaglio perché berto aveva degli stentava a decollare. obblighi nei suoi confronti. Mons. Agostino ha evidenziato che della parte contabile-amministrativa si occupava Bilotti e che, comunque, don Luberto li aveva imbrogliati. Poteva, infatti, aver esibito bilanci fasulli, giocando sulla sorte dell’Ipg. Dietro le insistenti domande del Pm, ad un certo punto l’ex vescovo ha perso il controllo ed ha ammonito i giudici: “non sono contento di questo metodo di interrogazione. Non sono un delinquente”. In replica è intervenuto l’avvocato di parte civile, Lucio Conte: “Lei non è in chiesa, ma in tribunale ed è obbligato a rispondere”. Il religioso ha poi aggiunto: “Non intendo giustificarmi su nulla, ma non intendo essere processato”. Il Pm ha proseguito chiedendo se avesse mai controllato le buste paga di don Luberto. La risposta secca: “no”. Da qui la contestazione con il verbale di interrogatorio del magistreato Eugenio Facciolla (26 /07/ 2007) allorquando AMANTEA AMANTEA/2 Politica, due agnelli sacrificali sull’altare comunale Andrà a voto il siluramento di un assessore e di un consigliere comunale con delega Pronto il siluramento per due componenti della maggioranza Tonnara: un assessore ed un consigliere comunale con delega. Il provvedimento, prima di concretizzarsi nei fatti, deve ottenere il placet di alcuni componenti della Primavera, in merito ancora piuttosto indecisi. Mandare via queste due persone, infatti, per chi non ha ancora deciso, potrebbe corrispondere agli occhi dell’opinione pubblica come un fallimento del gruppo Tonnara. Una sorta di ammissione a quanto, da tempo, si sta denunciando sulla stampa anche dai consiglieri comunali di opposizione (oltre che da associazioni e qualche imprenditore), ovvero, che da tempo gli amministratori sono fermi, che tanti problemi sono rimasti irrisolti, e che molte opere che dovevano già essere state avviate a pino regime, per qualche oscuro motivo, sono ferme con le quattro frecce. Ma, perchè mandare via proprio questi due amministratori? Intanto va detto che, quando il primo cittadino di Amantea è stato costretto ad assentarsi dalla sua città per problemi di salute la gestione della cosa pubblica è stata affidata al vice sindaco, Michele Vadacchino, una persona molto competente, qualificata, altruista con un solo “difetto”, molto buo- STEFANIA SAPIENZA [email protected] in particolar modo, un assessore ed un consigliere comunale con delega) hanno pensato bene di essere parte attiva nella gestione dei problemi cittadini solo per questioni che gli interessavano direttamente, per il resto ognuno per la propria strada. Senza contare che i settori amministrati da questi due politici non hanno subito nessun cambiamento (positivo o negativo che sia) dall’atto dell’insediamento dell’amministrazione Tonnara. In pratica, non sono mai decollati. Detto anCon i due dazzo politico-ammisoggetti il nistrativo, unitamendialogo difficile te ad un certo malumore cittadino, è stagià da diverso to notato anche da tempo non addeti ai lavori che la mattina di solito prendono il caffè nella piazzetta di Il sindaco Franco Tonnara Amantea per vedere e sentire cose che poi vengono spifferare a questo o quel na e disponibile verso tutti. In politica, politico di turno, soprattutto, quando si infatti, questo elemento viene considera- tratta di vedere conversare leaders polito non un pregio bensì un punto di debo- tici cittadini considerati nemici. Amanlezza su cui poter esercitare pressione per tea si sta preparando al cambiamento, un poter ottenere ciò che si vuole. Ecco per- cambiamento che sa tanto di nostalgia di chè a distanza di alcuni mesi alcuni com- vecchi tempi, quando a governare la citponenti della maggioranza Tonnara (due tà erano politici di polso (?). La biblioteca on line Il sì dei Lions all’idea Anche il Lions club di Amantea ha aderito al progetto “La biblioteca contemporanea”, promosso dalla biblioteca comunale "F. De Nobili" di Catanzaro e finanziato dalla Regione Calabria. L’inizitiva ha come obiettivo la promozione della lettura attraverso la sperimentazione di ebook caricati su E-reader. I supporti per la lettura di libri digitali, forniti dalla Rubbettino editore, partner capofila del progetto, sono distribuiti a tredici gruppi di lettori, sparsi su tutto il territorio calabrese, fra i quali il Lions Club di Amantea. Un eBook reader o, tradotto in lingua italiana, lettore di libri elettronici, infatti, è un dispositivo elettronico portatile che permette di caricare un gran numero di testi in formato digitale (eBook) e di leggerli analogamente ad un libro cartaceo. I lettori di eBook sono studiati quasi esclusivamente per la lettura di testi, e nell'accezione originaria vengono identificati come aventi schermi con tecnologia e-ink. Ma, ritornando al progetto, ogni partecipante potrà provare a leggere un ebook e valutere l’esperienza attraverso la compilazione di un questionario; potrà inoltre dialogare con gli altri lettori (del suo gruppo e degli altri gruppi) grazie a un forum di discussione attivo sul sito dedicato al progetto, all'interno del sito della Biblioteca "De Nobili" www.bibliotecadenobili.it. Il progetto si concluderà con un convegno organizzato nella biblioteca "De Nobili" di Catanzaro che prevedrà interventi di esperti del settore e durante il quale saranno presentati i dati riguardo il gradimento dell'esperienza fra i lettori. MERCOLEDÌ 21 dicembre 2011 PAGINA 41 l’ora di Crotone Telefono: 0961 702056 - Posta elettronica: [email protected] FARMACIE Alessio Cavarretta Arrighi Artese Bianchi A. Bianchi N. Brutto Cantafora De Vennera 0962.966072 0962.21973 0962.26009 0962.902889 0962.964762 0962.69164 0962.21247 0962.21608 NUMERI UTILI Conforti Gualtieri Lucente-Ascani Megna Morrone Parrilla Primerano 0962.62039 0962.22860 0962.21202 0962.905841 0962.908038 0962.63271 0962.26670 Pronto soccorso 0962-902555 Guardia medica Kr 0962-21074 Guardia medica Papanice 0962-69086 Prefettura 0962.954111 Comando Cc 0962.21021 Capitaneria di porto 0962.6116 Questura 0962.951111 Polizia Ffss 0962.21259 Corpo Forestale Polizia Stradale Polizia Municipale Servizio Taxi Aeroporto S. Anna Cinema Teatro Apollo Sala Raimondi 0962.21900 0962.929411 0962.21569 0962.27934 0962.791150 0962.26650 0962.21762 Opere finanziate ma inesistenti La Gdf scopre una produzione di falsa documentazione fiscale Ieri i militari del nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Crotone hanno dato esecuzione al Decreto di Sequestro emesso dal Gip presso il tribunale di Crotone, Paolo De Luca, che ha disposto il sequestro di beni, anche per equivalente, fino alla concorrenza dell’importo di 350.000 euro. Il provvedimento ha riguardato una coppia di coniugi residenti a Crotone, M.M. di 38 anni e C.G. di 36 anni, titolari di due ditte individuali con attività di coltivazione di semi e colture protette. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Crotone - Francesco Carluccio, hanno evidenziato come sia stata sistematicamente posta in essere la fittizia produzione La truffa messa in atto da due coniugi titolari di ditte individuali di documentazione fiscale e contabile, allo scopo di indurre la Regione Calabria ad erogare un contributo legato al miglioramento delle strutture di produzione, trasformazione e vendita dei prodotti agricoli, finanziato dal Feoga attraverso il programma operativo regionale Calabria 2000 - 2006. In base alle risultanze investigative si è appurato che alcuni attività produttive cumentazione contabile e bancaria e dal riscontro diretto effettuato dai finanzieri crotonesi. In particolare, è stata accertata la mancanza delle strutture “finanziate” e la sola presenza di uno scheletro esterno senza alcuna copertura laterale e senza coltura nel terreno. L’obsolescenza delle scarne opere presenti, quindi, ha posto in risalto la nel caso in cui una pratica risulti incompleta, l’Ufficio provvederà ad avvisare, per iscritto, gli interessati, comunicando l’elenco dei documenti mancanti avvertendo che in caso di inadempienza l’istanza verrà respinta ed archiviata; compatibilmente con l’effettiva disponibilità di personale degli uffici ed il numero di istanze presentate, si garantirà l’avvio dell’istruzione delle pratiche presentate entro i 15 giorni lavorativi antecedenti la data di convocazione delle Commissioni; la presentazione delle pratiche entro 15 giorni lavorativi antecedenti la convocazione delle commissioni garantisce l’avvio dell’istruttoria, ma non il positivo completamento della stessa. Il completamento dell’istruttoria delle pratiche sarà terminato secondo i termini previsti dalla normativa. Tagli ai collegamenti Sit-in alla stazione Protesta ieri davanti alla stazione di Crotone, promossa dagli assessori comunali di Cutro, Carletto Squillace e Antonio Lorenzano, per manifestare contro il taglio dei treni a lunga percorrenza. Il sit in, che ha avuto un’adesione al di sotto delle aspettative dei promotori, era nato dal problema segnalato da un ragazzo diversamente abile, di origini cutresi, residente in Emilia Romagna, che non riesce a venire a trascorrere le vacanze natalizie in Calabria, perché cuzione lavori, il quale aveva attestato piena corrispondenza delle opere realizzate con il progetto finanziato. Per recuperare le somme indebitamente riscosse, il Gip ha autorizzato il sequestro per equivalente di beni nella disponibilità degli indagati. Sono stati effettuati, pertanto, i sequestri dei saldi attivi dei conti correnti intestati agli indagati e di alcuni immobili ad essi riconducibili, individuati in Crotone. Ancorauna volta dunque di dimostra come i finanziamenti europei siano facile preda di imprenditori poco scrupolosi che non realizzano gli investimenti previsti dai progetti che vengono presentati all’attenzione dell’ente e della stessa comunità europea. Della struttura dichiarata esisteva uno scheletro mai finito occupazione trasporti Si insedia la commissione per il rilascio delle licenze «E’ importante il ruolo di questa commissione poiché ha il compito di interagire con le associazioni di categoria sulle delicate tematiche dei trasporti». Così commenta l’assessore provinciale Antonio Leotta l’insediamento della commissione consultiva per il rilascio delle licenze per l’autotrasporto in “conto proprio”. L’organismo, presieduto dal dirigente della Provincia Antonio Leone, si è insediato nei giorni scorsi. Fanno parte della commissione l’ente intermedio, la motorizzazione civile, la camera di commercio, l’Ance, Confartigianato, Coldiretti, Confagricoltura, Confcommercio. Tutte le pratiche presentate agli uffici dovranno essere complete della documentazione necessaria all’istruzione delle stesse, sia essa documentale che autocertificativa; imprenditori hanno premesso, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 700.000 euro, un aumento ingiustificato dei costi da rendicontare alla Regione. In effetti tali rapporti commerciali, giustificati dai diretti interessati con la costruzione, tra l’altro, di alcune serre metalliche, sono stati smentiti dall’approfondito esame della do- difformità di quanto realizzato dall’impresa beneficiaria con quanto previsto dal progetto e quanto rendicontato in sede di collaudo. Si è appurato che le opere finanziate sono state in buona parte realizzate tra il 1999 ed il 2006, prima ancora che il progetto fosse presentato, e quasi del tutto completate molto prima che lo stesso progetto, seppure presentato, venisse alla fine approvato e finanziato. Attraverso tutta una serie di artifizi e raggiri, consistiti in false dichiarazioni ed attestazioni, corredate da documentazione contabile ideologicamente falsa, l’impresa beneficiaria ha ingannato l’Ente erogante prospettando una falsa rappresentazione della realtà, facendo figurare che le opere erano state realizzate successivamente alla data del decreto concessorio. E’ stata posta all’attenzione della Corte dei Conti, inoltre, la condotta del funzionario regionale incaricato dell’accertamento di ese- non è riuscito a trovare servizi alternativi di trasporto pubblico per i diversamente abili. Alla protesta ha aderito anche l’Italia dei Valori, che ha allestito un apposito gazebo per informare sulle problematiche dei trasporti nel territorio crotonese. Con appositi striscioni e cartelli, i promotori hanno sottolineato che la strategia dei tagli messi in campo nel settore ferroviario, porterà ad un ulteriore isolamento del territorio, già dotato di precarie infrastrutture viarie. Zurlo scrive all’Eni: «Pensi ai nostri lavoratori» Il presidente della Provincia di Crotone, Stano Zurlo, e Pietro Durante dell’assessorato al Lavoro, hanno scritto nei giorni scorsi al presidente dell’Eni Giuseppe Recchi. «Solo un suo intervento, potrebbe essere utile a risollevare le sorti di circa 80 famiglie della provincia di Crotone. Trattasi dei dipendenti della società Getek Ict srl che fino all’anno scorso, hanno gestito, in loco, con acclarata professionalità, la commessa del ContactCenter Inps/Inail, poi vinta dalla società Transcom Worldwide grazie agli incentivi concessi dal Governo alle aziende operanti a L'Aquila. Questi lavoratori –scrivono Zurlo e Durante- da circa due anni in cassa integrazione ordinaria e straordinaria, più volte hanno rappresentato agli enti locali il loro totale disagio sia economico ma soprattutto psicologico in quan- to, pur avendo sempre avuto lodi e apprezzamenti per le attività svolte, dall’oggi al domani si sono trovati senza lavoro. Da poco tempo abbiamo appreso la lieta notizia dell’apertura, da parte della società Infocontact di un callcenter, per conto dell’ Eni a Filadelfia Considerato che il notorio connubio con questa città, già instaurato oltre trent’ anni fa, ha contribuito fortemente allo sviluppo ed alla crescita dell’ Eni stessa. E’ nostro dovere insistere e sperare nella sua sensibilità affinché si adoperi all’apertura di un analogo call-center nella città di Crotone. Resta inteso che questo ente -concludono Zurlo e Durantemetterà in campo tutte le procedure legittime e non mancherà di assicurare il massimo della collaborazione affinché la presente proposta possa concretizzarsi». Gazzetta del Sud Mercoledì 21 Dicembre 2011 9 Calabria . REGGIO Ieri pomeriggio negli uffici della Procura è stato sentito come indagato per il reato di falso in atto pubblico nella qualità di ex sindaco della città Caso Fallara, Scopelliti per un’ora davanti ai pm Il governatore: «Sono sereno. Ho dimostrato la mia estraneità». Il distinguo tra responsabilità gestionale e politica Paolo Toscano REGGIO CALABRIA Al sesto piano del Cedir, ieri pomeriggio, Giuseppe Scopelliti è rimasto poco più di un’ora. Il governatore della Calabria è stato sentito in Procura nell’ambito dell’inchiesta relativa al “caso” di Orsola Fallara, dirigente del settore Finanze del Comune, morta suicida nel dicembre dello scorso anno dopo aver ingerito un composto a base di acido muriatico. Lasciando gli uffici giudiziari il governatore si è detto sereno: «Ritengo di aver dimostrato – ha dichiarato – la mia completa estraneità alla vicenda». Scopelliti è indagato per falso in atto pubblico (irregolarità riscontrate nei bilanci comunali che vanno dal 2008 al 2010) nella sua qualità di ex sindaco di Reggio Calabria, insieme con i revisori dei conti dell’epoca: Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero Alessandro De Medici. Comparsi nei giorni scorsi davanti ai magistrati reggini, i tre ex revisori dei conti si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Non avevano, dunque, chiarito la loro posizione in relazione ai bilanci comunali finiti sotto la lente degli ispettori del ministero che a conclusione del loro lavoro avevano rilevato anomalie per importi pari a 170 milioni di euro. Scopelliti, invece, ha puntato a chiarire gli aspetti della vicenda che lo interessano. E l’ha fatto rispondendo alle domande poste dal procuratore Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Ottavio Sferlazza e dai sostituti Sara Ombra e France- MINISTERO DELLE INFRASTUTTURE E DEI TRASPORTI PROVVEDITORATO INTERREGIONALE OPERE PUBBLICHE - SICILIA CALABRIA UFFICIO 8 – OPERE MARITTIME PER LA CALABRIA REGGIO CALABRIA Tel 0965 47498 fax 0965 48285 AVVISO AGGIUDICAZIONE PROCEDURA NEGOZIATA SENZA PUBBLICAZIONE In data 29/11/2011 questa Amministrazione ha affidato l’appalto per l’esecuzione dei lavori di rifacimento dei prospetti esterni e per la riqualificazione funzionale e l’adeguamento normativo degli impianti tecnologici della palazzina Vigili del Fuoco e dei Carabineri sita nell’ambito del porto di Corigliano (CS) - CIG: 3567944886 CUP D76B10000270001 Avviso inviato per la pubblicazione alla G.U.R.I. in data 14 dicembre 2011; Importo complessivo dell’appalto posto a base di gara: euro 610.351,48 di cui euro 11.967,68 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso: Importo dell’affidamento: ribasso offerto 35,981% per l’importo di euro 383.079,33 di cui: euro 11.967,68 per oneri relativi all’attuazione dei piani della sicurezza non soggetti a ribasso. Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso. Imprese invitate: 18; Imprese concorrenti: 8; Imprese escluse: 1. Impresa aggiudicataria: Costruzioni A. Straface srl con sede in via Giusti, n. 23 – 87055 San Giovanni in Fiore ( CS). Responsabile del procedimento: Dott. Arch. Antonio Napolitano– Ufficio 8 Opere Marittime per la Calabria – Piazzale del Porto Nord, n. 5 – 89121 Reggio Calabria. Tel. 0965/47498 – fax n. 0965/48285 IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Dott. Arch. Antonio Napolitano sco. Alla contestazione che non poteva non sapere che la dirigente Fallara metteva delle grosse poste di bilancio falsificando i documenti, l’ex sindaco ha replicato richiamandosi a un passaggio della relazione degli ispettori ministeriali: «Basandosi su quanto previsto dal testo unico degli enti locali – ha chiosato il governatore – bisogna fare il distinguo tra le competenze dei dirigenti, che sono gestionali, e quelle dei politici». A tal proposito c’è da ricordare chegli ispettori concludevano che «il sindaco e il segretario generale potevano non sapere che c’erano irregolarità nei bilanci». Puntando ad allontanare i dubbi di un suo eventuale coinvolgimento nella vicenda dei bilanci manomessi, finita al centro dell’interesse nazionale con il suicidio della dirigente del settore Finanze del Comune, Scopelliti ha aggiunto: «Ero all'oscuro di tutto. Posso tranquillamente dire che è stata tradita la mia fiducia. Personalmente non avevo alcun interesse a rovinarmi la reputazione di giovane politico che nel 2007 aveva vinto le amministrative con il 70% dei consensi. È il caso di ricordare che sempre nel 2007 ho fatto qualcosa con 265 gare di appalto, tutte nel pieno rispetto delle norme in materia. Io non sapevo che c’erano voci di bilancio gonfiate. C’erano tecnici ed esperti che controllavano e nessuno mi ha mai comunicato di aver rilevato anomalie. Quale necessità avevo di gonfiare i bilanci? Se avessi saputo che c’era qualcosa che non andava avrei chiuso i rubinetti e avrei imposto di non spende- Provincia di Reggio Calabria Stazione Unica Appaltante Provinciale Amministrazione Aggiudicatrice: Comune di Rosarno Estratto di gara per procedura aperta OGGETTO: Comune di Rosarno-“Servizio di refezione scolastica nelle scuole materne, elementari e medie a tempo pieno del Comune di Rosarno” C.I.G.: 3095579898 CUP: D99E11000340004 L’importo complessivo dell’appalto: euro 374.080,00 oltre IVA ed euro 3.600,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso Categoria di servizio 17. Criterio di aggiudicazione: Offerta economicamente più vantaggiosa,ai sensi dell’art.83 del D. Lgs.163/2006. Finanziamenti: Fondi Bilancio Comunale. Le offerte dovranno pervenire, a pena di esclusione, alla Stazione Unica Appaltante Provinciale Via Cimino n.1 - 89127 Reggio Calabria entro e non oltre le ore 12.00 del giorno 13/01/2012. L’apertura delle offerte sarà effettuata il 16/01/2012 alle ore 10,00. Il bando integrale è pubblicato all’Albo Online della Provincia e del Comune di Rosarno, sul portale dell’Ente www.provincia.rc.it e www.comune.rosarno.rc.it e sui siti della Regione Calabria e del Ministero delle Infrastrutture. Responsabile Unico del Procedimento: Dott.ssa Filomena Scala. Responsabile del Procedimento di gara: Teresa Cara. Data di invio bando alla G.U.U.E 06/12/2011 Data di invio alla G.U.R.I. 13/12/2011 IL DIRIGENTE: Mariagrazia Blefari REGGIO Nuova perizia sui documenti Farmacia fallita chiesti per Sarra sei anni e otto mesi REGGIO CALABRIA . Slitta la Il governatore Giuseppe Scopelliti, accompagnato dall’avvocato Aldo Labate, al suo arrivo al Cedir re più». Dopo aver sottolineato come, purtroppo, il problema sia piuttosto generalizzato e investe molte altre città, comprese alcune calabresi, Scopelliti ha ricordato di aver fatto delle scelte mettendo delle persone di fiducia e di qualità nei vari settori comunali: «E tra queste persone – ha aggiunto – c’è stato chi, come l’architetto Saverio Putortì, ha denunciato le anomalie a Urbanistica, e chi, invece, si è comportato diversamente». L’indagine, coordinata dal MINISTERO DELLE INFRASTUTTURE E DEI TRASPORTI PROVVEDITORATO INTERREGIONALE OPERE PUBBLICHE - SICILIA CALABRIA UFFICIO 8 – OPERE MARITTIME PER LA CALABRIA REGGIO CALABRIA Tel 0965 47498 fax 0965 48285 AVVISO AGGIUDICAZIONE PROCEDURA NEGOZIATA SENZA PUBBLICAZIONE In data 29/11/2011 questa Amministrazione ha affidato l’appalto per l’esecuzione dei lavori di consolidamento del muro di sponda della banchina “ Margottini” lato radice di ponente del porto di Reggio Calabria.- CIG: 3567154C97 CUP D38C10000340001 Avviso inviato per la pubblicazione alla G.U.R.I. in data 14 dicembre 2011; Importo complessivo dell’appalto posto a base di gara: euro 720.000,00 di cui euro 20.000,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso: Importo dell’affidamento: ribasso offerto 41,567% per l’importo di euro 409.031,00 di cui: euro 20.000,00 per oneri relativi all’attuazione dei piani della sicurezza non soggetti a ribasso. Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso. Imprese invitate: 10; Imprese concorrenti: 2; Imprese escluse: nessuna. Impresa aggiudicataria: Crotonscavi Costruzioni Generali S.p.A. con sede in via Pantusa, n. 32 - 88074 Crotone Responsabile del procedimento: Dott. Ing. Franca Vampo – Ufficio 8 Opere Marittime per la Calabria – Piazzale del Porto Nord, n. 5 – 89121 Reggio Calabria. Tel. 0965/47498 – fax n. 0965/48285 IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Dott. Ing. Franca Vampo procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e condotta dai sostituti Francesco Tripodi e Sara Ombra, era partita in seguito a un esposto presentato dall’ex assessore regionale Demetrio Naccari Carlizzi e dall’ex consigliere comunale Sebi Romeo. I due esponenti del Partito Democratico sostenevano che la dirigente Orsola Fallara si era attribuita emolumenti aggiuntivi non spettanti quale rappresentante del comune nella commissione tributaria e che i bilanci comunali erano irregolari. Le somme, che secondo l’accusa, avrebbe indebitamente percepito la dirigente del settore Finanze si aggiravano intorno al milione di euro. Inoltre, dagli accertamenti era emerso, che all’architetto Bruno Labate, legato sentimentalmente alla Fallara, erano state corrisposte somme non spettanti pari a 842 mila euro. Restituito nell'immediatezza dello scandalo 160 mila euro, Labate aveva poi proposto al Comune una transazione pluriennale per restituire di buona parte della somma. sentenza nel processo che si sta celebrando in abbreviato e vede il sottosegretario della Regione Calabria Alberto Sarra imputato di bancarotta fraudolenta pluriaggravata per il fallimento della “Farmacia centrale”. Il pubblico ministero Federico Perrone Capano ha chiesto la condanna a 6 anni e 8 mesi per Sarra e 3 anni per l’altra imputata, Antonina Maria Rosa Marrari, socia nella farmacia. Completata la discussione, il gup Andrea Esposito si è ritirato in camera di consiglio. Ma quando è tornato in aula invece del dispositivo di sentenza ha letto l’ordinanza con cui disponeva, come richiesto nelle udienze precedenti dalla difesa, la nomina di un perito d’ufficio al fine di sottoporre a nuovi accertamenti alcuni documenti, peraltro già precedentemente sottoposti ad accertamenti tecnici da parte sia del pm, sia della difesa. L’udienza è stata aggiornata al 10 gennaio per il conferimento dell’incarico al prof. Giuseppe Sofia. L’accusa contestata nel procedimento in corso di celebrazione si riferisce al fallimento dichiarato nel 2006 Alberto Sarra della “Farmacia centrale”, farmacia storica di Reggio Calabria situata su Corso Garibaldi, di cui Sarra, secondo l’accusa, era socio di fatto. Secondo l’accusa, Sarra, Marrari e Francesco Serrao (che nel frattempo ha patteggiato) avrebbero occultato un milione e mezzo di euro, parte del quale ottenuta dalla “Farmacia centrale” quale finanziamento da Federfarma e poi trasferiti alla società Sarfarm di cui Sarra era socio unico ed amministratore.(p.t.) REGGIO Rigettata dal Tdl di Milano anche la richiesta di riesame di Leonardo Valle Il giudice Giglio rimane in carcere REGGIO CALABRIA . Rimangono in carcere il giudice Vincenzo Giuseppe Giglio e Leonardo Valle, due delle persone arrestate il 30 novembre scorso nell’ambito del blitz coordinato dalla Dda milanese contro la ’ndrangheta. Lo ha deciso il tribunale del riesame di Milano che ha respinto la richiesta, avanzata dai legali dei due indagati, di revoca dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giuseppe Gennari accogliendo la richiesta dei magistrati della Dda milanese coordinate dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. L’inchiesta della Polizia si era occupata delle attività della cosca Valle-Lampada, attiva in Lombardia e costituita da appartenenti alle due famiglie reggine originarie di Archi, frazione della periferia nord della città. Il riflesso del lavoro investigativo si era registrato con clamorosi arresti in Calabria. I giudici del Tribunale della libertà milanese al momento hanno solo emesso il dispositivo mentre sono attese per i prossimi giorni le motivazioni che li hanno portati a decidere di rigettare l’istanza dei due indagati. Il giudice Giglio, che è presidente delle misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, ora sospeso da funzioni e stipendio con provvedimento del Csm, era stato arrestato insieme con il cugino medico e omonimo, Vincenzo Giglio, il consigliere regionale del- Vincenzo Giuseppe Giglio la Calabria Francesco Morelli (Pdl), l’avvocato Vincenzo Minasi, i fratelli Francesco e Giulio Lampada, Leonardo Valle ed altre persone nell’ambito dell’inchiesta con al centro il clan Valle-Lampada, già decimato nel luglio 2010 e guidato dal “patriarca” Francesco Valle. Le persone finite in carcere poco meno di un mese fa rappresentano, secondo il gip, la “zona grigia”, il volto “presentabile” dei clan che operavano tra Lombardia e Calabria. Ieri, davanti ai giudici del riesame, si è svolta l’udienza sempre relativa alla richiesta di scarcerazione avanzata da un altro degli arrestati e cioè Raffaele Fermino. Oggi toccherà a Francesco Lampada.(r.rc) Gazzetta del Sud Mercoledì 21 Dicembre 2011 29 Calabria . REGGIO Gli investigatori della Guardia di Finanza stanno stringendo il cerchio attorno al commercialista Roberto Emo già arrestato nell’operazione Astrea False sponsorizzazioni, cinque indagati Decine di perquisizioni in studi di noti professionisti. Al centro dell’indagine il Real Reggio Tremulini Piero Gaeta REGGIO CALABRIA Nella mattinata di ieri, sotto la direzione del sostituto procuratore Rosario Ferracane, i finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, hanno eseguito numerose perquisizioni – una decina circa – nei confronti di studi di commercialisti e noti imprenditori reggini. Nel corso dell’attività, i finanzieri hanno anche notificato cinque avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti indagati, per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’emissione e utilizzo di fatture false. Entrando nel dettaglio, l’attività investigativa ha preso le mosse da una verifica della posizione fiscale della nota società sportiva “A.S. Real Reggio Tremulini Calcio a 5“, con sede a Reggio Calabria, presso il negozio di articoli sportivi “Sport In” di Demetrio Labate, sito sul viale Aldo Moro che attualmente milita in serie B. Tale società sportiva – inizialmente composta da dodici tra imprenditori e professionisti reggini – è nota alle cronache sportive per essere riuscita, in appena sei stagioni, a compiere un’impresa raggiungere la serie A partendo dalla serie C. Nella stagione sportiva 2006-2007 – annualità attualmente oggetto di approfondimento da parte degli investigatori del Gruppo Guardia di Finanza – la squadra reggina arrivò al quart'ultimo posto e, nella stagione 2007-2008, riuscì ad invertire le sorti di un inesorabile declino (accentuato dai sei punti di penalizzazio- ne giunti con il Comunicato Ufficiale n. 259, nel quale la società reggina veniva giudicata rea di aver prodotto una falsa documentazione per l'iscrizione al precedente campionato 2006/'07), riuscendosi a salvare al termine delle gare nella terribile girandola dei play-out. Con quest’operazione, gli agenti delle Fiamme gialle hanno stretto ancora di più il cerchio nei confronti del commercialista Roberto Emo, che è stato prima portiere, poi allenatore e quindi dirigente della squadra di calcio a 5 e di recente è stato tratto in arresto proprio dal Gico di Reggio Calabria nell’ambito della famosa operazione Astrea, quella che ha squarciato il perimetro di quella “zona grigia” che, grazie alla complicità di insospettabili professionisti, alimenta il potere della ’ndrangheta. Più in particolare, gli accertamenti di natura tributaria effettuati dagli specialisti della Finanza hanno messo in luce l’esistenza di un complesso sistema di fatturazioni false, che veniva mascherato dietro fittizi contratti – ove esistenti – di “sponsorizzazioni”, per la partecipazione ai dispendiosi campionati nazionali di calcio a 5. In tale contesto, numerosi sono risultati gli imprenditori reggini che hanno consapevolmente fornito il loro ausilio al dominus Roberto Emo, il quale avrebbe utilizzato la falsa documentazione fiscale emessa dalla società sportiva “Real Reggio”, ottenendo, di converso, un indebito aumento dei costi, per un valore totale, allo stato, pari a circa un milione di euro. REGGIO Il comandante del Ros sentito nel processo “Piccolo carro” Russo: il commercialista Zumbo ha favorito la crescita della ’ndrangheta REGGIO CALABRIA . «È indubbio I commercialisti Roberto Emo e, sotto, Giovanni Zumbo Astrea Roberto Emo è stato arrestato assieme a Giovanni Zumbo (che era già detenuto nel carcere di Opera) dalle Fiamme Gialle lo scorso 18 novembre nell’ambito dell’operazione Astrea che ha messo in luce come la ’ndrangheta possa contare sull’opera di insospettabili colletti bianchi che svolgono funzioni di veri e propri consulenti e all’utilizzo di numerosi “prestanome” ai quali viene attribuita la titolarità - solo formale - di importanti realtà economiche. che Giovanni Zumbo abbia volontariamente portato un contributo alla conservazione e al consolidamento della ’ndrangheta». Lo ha sostenuto il tenente colonnello Stefano Russo, comandante del Ros provinciale, sentito ieri come testimone nel processo “Piccolo carro”. Processo che si celebra in Tribunale e vede alla sbarra insieme con il commercialista Zumbo, considerato dagli inquirenti come una talpa delle cosche, Giovanni Ficara, posto al vertice dell’omonima cosca attiva nella zona sud della città e l’imprenditore Demetrio Praticò. L’operazione “Piccolo carro” era stata condotta dai Carabinieri nel settembre 2010 nell’ambito dell’indagine su un gravissimo episodio: il ritrovamento di una Fiat Marea imbottita con armi ed esplosivo nel giorno della visita del Presidente Napolitano. Russo si è detto convinto che la ’ndrangheta sia stata avvantaggiata dalle informazioni fornite da Zumbo ad alcuni dei suoi esponenti di vertice: «Il più immediato risultato per l’associazione – ha spiegato – è stato di costringerci alla chiusura dell’attività di intercettazione a casa di Giuseppe Pelle. Il fatto che Zumbo avesse la possibilità di conoscere nel dettaglio le attività investigative portate avanti da più uffici di Polizia Giudiziaria tra Reggio e Milano e i tempi di esecuzione delle operazioni, come egli stesso più volte assicurava, Tenente colonnello Stefano Russo faceva ritenere primario l’interesse a tutelare il lavoro d’indagine». Il tutto avveniva nella fase in cui tra Reggio e Milano stavano per scattare operazioni estremamente importanti come “Crimine” e “Meta”. Si trattava di indagini di eccezionale importanza che hanno rivelato l’attuale struttura della ’ndrangheta con sostanziali elementi di novità rispetto al passato e il cui felice esito operativo con la cattura di oltre 350 associati ha consentito di arrestare i capi di molti tra i locali di ’ndrangheta in molte regioni e anche all’estero». Insomma, secondo Russo, c’era il rischio che grazie alle informazioni che Zumbo era in grado di dare, molti degli indagati, soprattutto i più importanti, si potessero rendere irreperibili al momento dell’esecuzione, segnando il fallimento dell’operazione: «Le nostre indagini – ha proseguito Russo – non poteva- no divenire, grazie alle rivelazioni di Zumbo, strumento in mano a Pelle, il quale avrebbe utilizzato le informazioni in suo possesso per favorire alcune cosche e danneggiarne altre. In più, il fatto che Zumbo avesse la possibilità di essere costantemente aggiornato su tutte le indagini dell’Arma, compresa “Reale”, tanto da essere già a conoscenza dell’esistenza della telecamera davanti alla casa di Bovalino di Pelle e dei dettagli sui tentativi di installare una microspia all’interno dell’abitazione, induceva a ritenere altissimo il rischio che la scoperta dell’ambientale a casa Pelle fosse solo questione di tempo e che personaggi del calibro di Peppe Pelle, i suoi fratelli, Rocco Morabito, Ficara, Latella, si dessero alla macchia». La circostanza che alle diverse operazioni si sia sottratto un numero estremamente esiguo, assolutamente “nella media” per operazioni vaste e complesse, fa ritenere agli inquirenti di avere adottato la giusta strategia. «Nella decisione di fermare Pelle e gli altri – ha concluso Russo – si è altresì tenuto conto del fatto che la loro cattura si sarebbe comunque resa necessaria, da lì a brevissimo, al fine di evitare che venissero portati a compimento gravi reati contro la persona. L’attività di intercettazione sarebbe comunque cessata a breve, tenuto conto che Pelle era tra le persone che sarebbero state coinvolte in “Crimine”».(p.t.) Gazzetta del Sud Mercoledì 21 Dicembre 2011 33 Cronaca di Reggio . Il Questore, nel suo messaggio di auguri, segnala passi avanti in favore della legalità INTESA SIGLATA Asp-Comune sono uniti nella lotta al randagismo «Qualcosa è cambiato in questi ultimi tre anni, c’è più collaborazione» dilagante Casabona: si è aperta una breccia nella lotta contro la ’ndrangheta Tonio Licordari Non vuole dare numeri, non intende fare bilanci ma desidera solo un inviare un messaggio di auguri ai reggini, accompagnati dalla convinzione che contro la 'ndrangheta si è aperto uno spiraglio e invita i cittadini ad avere più fiducia nelle forze di Polizia. Il questore Carmelo Casabona ha invitato i giornalisti nel suo studio per un cordiale incontro di fine anno e per dare speranza agli uomini (e anche alle donne, s'intende) di buona volontà. Niente appunti, niente comunicati: parla a braccio e a cuore aperto. Fa riferimento a Corrado Alvaro che diceva «i calabresi vogliono essere parlati» e il dott. Casabona intende farlo attraverso i media in occasione delle imminenti festività. Proprio ieri abbiamo pubblicato il piano dei servizi per garantire la sicurezza in questi giorni particolari. Il Questore ha intensificato, a livello preventivo, i servizi di controllo del territorio per impedire le azioni di microcriminalità che di solito “crescono” durante le festività. Sul versante della 'ndrangheta è convinto di una casa: è l’inizio della fine. «Sono passati tre anni circa – sottolinea – da quando sono arrivato a Reggio. E francamente siamo riusciti, intendo a livello di Magistratura e Forze dell’ordine, a condurre un percorso significativo. Oggi possiamo giocare a carte scoperte con la 'ndrangheta: conosciamo i clan, le complicità, le infiltrazioni, buona parte della zona grigia. Ciò significa che si è aperto uno spiraglio. Siamo andati in profondità, possiamo farcela». Inevitabile il confronto con la mafia siciliana: «Ritengo – sottolinea – di avere una certa esperienza nei confronti di tutte le mafie. Ho cominciato nella mia Sicilia l’'attività di Polizia, sono stato a Milano dove ho potuto già sin da quei tempi scoprire che i tentacoli della criminalità del Sud si erano ormai spinti anche nel Nord; prima di venire a Reggio sono stato questore di Caserta, dove la camorra è caratterizzata dalla presenza dei casalesi. E anche in Campania i risultati positivi non sono mancati. In Sicilia lo Stato è riuscito a scardinare ma mafia, o quanto meno a limitarla. In Calabria non si è raggiunto quel livello, ma siamo sulla buona strada. Ripeto: sono convinto che il punto di partenza è stato raggiunto, può essere per la criminalità organizzata calabrese l’inizio della fine». In Sicilia la mafia è stata scardinata. E in Calabria la 'ndrangheta? «Per adesso – dice – l’abbiamo certamente arginata. Faccio solo un esempio che può valere per tutte le altre inchieste. A Siderno al clan Commisso abbiamo sequestrato beni per 200 milioni di euro, una cifra enorme. Un’operazione questa che ha tagliato le gambe a questa organizzazione che dettava legge in quel territorio e che aveva accumulato enormi ricchezze convinta di poter continuare a spadroneggiare. In città e in Provincia abbiamo smantellato i clan, scoperto anche la criminale struttura organizzativa della 'ndrangheta». A questo punto il dott. Casabona si rivolge ai cittadini: «Serve una maggiore collaborazione dalla società civile. Insieme si Il questore Carmelo Casabona può fare il salto di qualità. Una persona deve essere nelle condizioni di aprire un’attività senza chiedere il permesso al clan, un imprenditore o un commerciante a lavorare senza essere vittima di un’estorsione, un famiglia di mandare i propri figli a scuola convinta di poter garantire loro un avvenire tranquillo. Quando si raggiungeranno questi livelli si può dire che la 'ndrangheta è sconfitta. Le legalità è garanzia di sviluppo, senza sicurezza non si potrà mai crescere». E chiude citando due esempi che fanno ben sperare: «Qual- che giorno fa ho incontrato qui in questura una delegazione di cittadini rione Modena. Mi hanno chiesto di intensificare i controlli e loro hanno promesso collaborazione. Tempo addietro, dopo un’operazione, sui muri della strada che conduce a San Sperato erano apparse delle scritte che ringraziavano la Polizia. Questi due episodi confermano che qualcosa sta cambiando. Speriamo di poter continuare sulla strada intrapresa. Ed è proprio questa segnale di speranza la mia strenna natalizia ai reggini». Il direttore generale dell’Asp Rosanna Squillacioti ha avviato le procedure per rendere operativo un progetto finalizzato alla lotta al randagismo predisposto dai Dirigenti del servizio veterinario di Sanità animale e di Igiene degli allevamenti e delle Produzioni zootecniche. È un progetto ambizioso di tutela della salute che interesserà tutto il territorio dell’Asp, sollecitato dalla dr. Squillacioti al Dipartimento di Prevenzione per fare fronte al proliferare di animali che aggrediscono persone, animali domestici e animali da pascolo con conseguenze gravi che assumono talora dimensioni allarmanti di vera emergenza socio-sanitaria. Nello specifico è previsto il monitoraggio delle colonie feline e degli altri animali vaganti; l’analisi del loro stato di salute in quanto “animali bioindicatori”, utile a completare lo studio sullo stato del territorio sotto l’aspetto epidemiologico e dell’incidenza di specifiche malattie; l’inserimento sul territorio degli animali catturati, identificati, curati, sterilizzati, con alto grado di socializzazione. Considerata l’importanza di un corretto rapporto uomo-animale-ambiente, sono previsti percorsi formativi per i ragazzi in età scolare. L’Asp ha già sottoscritto una dichiarazione d’intenti con l’Amministrazione Comunale, cui faranno seguito accordi con i Comuni dell’intero territorio. Secondo quanto sottoscritto l’Amministrazione Comunale s’impegna alla messa a norma del canile, l’Asp si assume l’onere di tutta la gestione sanitaria con l’attivazione di un Presidio di Igiene Urbana Veterinaria e l’impiego di personale qualificato per la cattura degli animali vaganti e rinselvatichiti oltre che al contenimento e controllo degli animali sinantropici. Il commissario straordinario Pasquale Melissari Li utilizzerà l’ufficio giudiziario distrettuale Firmato un protocollo che darà respiro a 107 lavoratori Mariangela Viglianisi Vivere un momento di estrema gravità socio economica, vedersi sciogliere come neve al sole la possibilità di un lavoro sicuro. E nello stesso tempo sperare, e vivere a testa alta mantenendo integri i propri valori. È rivolta a chi pensa che il proprio futuro non sia un orizzonte chiuso, limitato a pochi mesi, la convenzione firmata da Azienda Calabria Lavoro, dalla Provincia e dall’Ufficio giudiziario distrettuale. Alla presenza del commissario di Azienda Calabria Lavoro Pasquale Melissari, della dirigente provinciale Politiche sociali Attività produttive Maria Teresa Scolari, e del presidente pro-tempore della Corte d’appello dott. Bruno Finocchiaro ,è stata infatti sottoscritta la convenzione per garantire la riqualificazione lavorativa dei lavoratori percettori di ammortizzatori sociali in deroga nella nostra provincia. «Gli ammortizzatori sociali in deroga (trattamento di cassa integrazione in deroga e mobilità in deroga) – ha spiegato il commissario Melissari –, sono concessi sulla base di accordi regionale, per sostenere lavoratori licenziati o sospesi, privi di qualsiasi tipologia di trattamento di sostegno al reddito connesso alla sospensione o cessazione del rapporto di lavoro». Esistono, infatti, dei Piani provinciali,secondo i dettami del welfare to work, che prevedono l’utilizzo di questo bacino di lavoratori (circa mille per quanto riguarda la nostra provincia, diecimila in tutta la regione), sia in enti pubblici che privati attraverso forme di tirocinio attivo. Per questo azienda Calabria Lavoro insieme alla Provincia hanno attivato una campagna di sensibilizzazione presso le istituzioni pubbliche affinché ne facciano richiesta. «Una possibilità che oltre a tenere impegnato il lavoratore, che percepisce comunque un’indennità da parte della collettività e si rende utile per essa, non lo fa uscire dal circuito lavorativo, e dall’altra parte dà la possibilità all’ente utilizzatore di smaltire senza alcun costo aggiuntivo il carico di lavoro». Un carico di lavoro reso ancora più pesante dal blocco delle assunzioni e dai parametri del Patto di stabilità, che di fatto lasciano pochissimo spazio a nuove di assunzioni personale nel pubblico. «Per quanto riguarda il nostro territorio – ha aggiunto Melissari – le unità interessate sono 107, e l’ente utilizzatore sarà l’Ufficio giudiziario distrettuale. I soggetti, tutti iscritti ai centri per l’impiego, svolgeranno a partire dal nuovo anno un tirocinio attivo di sei mesi e dalla durata di 20 ore settimanali distribuiti presso i tre tribunali di Reggio, Locri e Palmi». Inoltre, i lavoratori percepiranno oltre all’indennità loro spettante un’integrazione di trecento euro mensili. Mercoledì 21 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Reggio Tirrenica . GIOIA TAURO La sentenza dei giudici ha accolto la richiesta del pg Santo Melidona GIOIA Frasi minacciose su Facebook: conferenza della Cgil Sette anni a Marcello Fondacaro Porto, Talianu si dimette Macrì si autosospende condanna confermata in appello e Sul: «Quanto accaduto non può essere giustificato» Nei mesi scorsi al medico sono stati sequestrati beni per 30 milioni GIOIA TAURO. Oggi alle 12.30 REGGIO. La Corte d'appello (Iside Russo presidente, Campagna e Fazzi a latere), ha confermato la sentenza di condanna a sette anni per associazione mafiosa nei confronti di Marcello Fondacaro, 51 anni. Il procedimento giudiziario bis che si è concluso ieri rappresentava lo stralcio di un processo ben più ampio. La condanna dei giudici avalla così la richiesta del sostituto procuratore generale, Santo Melidona, che aveva invocato la conferma della pena di primo grado. Lo stesso Fondacaro era stato già condannato in appello nell’ambito del primo processo. La sentenza, dopo la pronuncia della Cassazione, aveva avuto l’ultimo sigillo. La difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Calabrese, aveva presentato istanza di rimessioni in termini, sostenendo che la sentenza di primo grado non era stata notificata all’imputato, e di conseguenza non era stato possibile esercitare il diritto di difesa in appello. La Cassazione aveva accolto l’istanza, scarcerando l’imputando. Ieri si è concluso il processo bis. L’indagine che ha inchiodato Fondacaro era nata a seguito delle dichiarazioni rese dal collaboratore Angelo Benedetto sull’esistenza di una struttura mafiosa gravitante attorno alla famiglia Albanese di Laureana, collegata con i Molè di Gioia Tauro. E si era ulteriormente arricchita con l'apporto di Gaetano Albanese che aveva indicato anche responsabilità in ordine ad attività collaterali di traffico di sostanze stupefacenti. Da qui le inchieste “Tempo” e “Piano Verde”. Alla sbarra c'erano presunti appartenenti alla cosca Molè di Gioia Tauro, nonché soggetti gravitanti nel territorio di Laureana di Borrello chiamati a rispondere di reati di varia natu- ra che vanno dal traffico di sostanze stupefacenti alla estorsione e alla violazione della legge sulle armi. È il caso di ricordare che l’11 settembre di quest’anno la Dda aveva fatto scattare il sequestro di un patrimonio da 30 milioni riconducibile proprio a Marcello Fondacaro, da tempo domiciliato ad Ardea (Roma). Coinvolto nel 1997 nell'operazione “Tempo”, dal 2002 al 2004 Fondacaro è stato sottoposto alla sorveglianza speciale. La Dia gli ha sequestrato 5 società con sede ad Ardea e a Mazara del Vallo (Trapani). Tre di queste società operano nel settore sanitario, con case di riposo e laboratori. Il patrimonio sequestrato è valutato in 30 milioni. Tra i beni sequestrati due società edili ed immobiliari, oltre a 25.000 metri quadri di terreno edificabile, di cui 22.000 a Ricadi, nel Vibonese.(p.t.) PALMI-ROSARNO Un investigatore al processo “All Inside” Marcello Fondacaro nella sede della Cgil di Gioia ci sarà una conferenza stampa a cui prenderanno parte oltre il segretario regionale Sergio Genco e della Piana Antonino Calogero, anche Massimo Ercolani, coordinatore nazionale della Filt Porti. Il tema sarà quello dell’atto intimidatorio denunciato dal sindacato. Lunedì, infatti, una nota a firma del segretario regionale Genco riportava che «quanto pubblicato sul social network Facebook, nel gruppo “Salviamo il Porto di Gioia Tauro”, riguardante la vertenza del porto a firma di due rappresentanti degli autonomi del Sul, Rocco Talianu e Domenico Macrì, è un atto indegno nei confronti della Camera del lavoro gioiese e della Cgil, rappresenta una vera intimidazione di stampo ’ndranghetista e terrorista che, attraverso l’utilizzazione di immagini inquie- tanti – un caricatore e il corpo del sindacalista Cgil Guido Rossa, trucidato dalle Brigate rosse – lanciano una minaccia a tutti coloro che dell’azione sindacale hanno fatto una scelta di vita». Prende posizione anche la Cgil nazionale: «Il direttivo nazionale della Filt-Cgil esprime la più netta e sdegnata condanna di quanto pubblicato su un social network. Non si tratta di atti compiuti con leggerezza, come sostiene la difesa compiuta dal sindacato autonomo Sul, che giustifica quelle foto e quei commenti come se potessero trovare origine e ragione in una vertenza sindacale. Si tratta invece del tentativo di intimorire e minacciare i nostri rappresentanti. La richiesta alla magistratura di aprire una indagine è la nostra dimostrazione che non vogliamo cedere a logiche di scontro». E ieri è arrivata anche la presa di posizione del Sul, do- po quella di ieri. In una nota si legge: «A seguito delle recenti esternazioni apparse sul network Facebook, le segreterie del Sul sottolineano l’assoluta distanza dai contenuti riportati e prendono atto delle dimissioni di Rocco Italiano e dell’autosospensione di Domenico Macrì dagli incarichi sindacali. La situazione che si è venuta a creare, anche se è frutto dell’esasperazione ambientale, non può e non deve essere giustificata. Dobbiamo sottolineare l’atteggiamento responsabile di Italiano e Macrì, che hanno chiarito le loro responsabilità. Conoscendo gli attori del gesto, siamo sicuri che non possono essere avvicinati alla violenza né tanto meno alla ’ndrangheta. Sulla vicenda interviene anche il segretario regionale del Pdci, Michelangelo Tripodi, che esprime solidarietà alla Cgil.(a.n.) SEMINARA La Gdf fa scattare i sequestri dopo la denuncia di una donna esasperata Quegli arresti destabilizzanti Famiglia nell’inferno delle macchinette PALMI . È stata ancora una volta la figura di Francesco Pesce, classe ‘84, quella attenzionata nel corso dell’udienza di ieri del procedimento “All Inside” in corso di svolgimento dinanzi al Tribunale collegiale. Nello specifico, il sovraintendente di Polizia ascoltato nell’udienza di ieri, ha riferito di un episodio relativo al Pesce, tenuto sotto controllo anche tramite gli spostamenti che agganciavano le cellette del suo telefono dagli stessi investigatori. Secondo quanto ricostruito il Pesce, in quella circostanza ricadente nei primi giorni di novembre del 2006, si sarebbe recato nella Ionica. Al suo ritorno, in serata, le forze dell’ordine disposero un controllo presso la strada principale che conduce all’ingresso di Rosarno. Dopo averlo fermato ed identificato assieme ad Andrea Fortugno, nel corso della perquisizione all’autovettura la Polizia rinvenne circa 100 grammi di sostanza stupefacente. Colti in fragranza i due vennero così arrestati. A seguito di questo episodio, il sovraintendente ha riferito di un certo nervosismo che iniziarono a riscontrare tra altri soggetti in quel momento intercettati: «Alcuni soggetti che effettivamente stavamo intercettando, parlavano del loro timore di essere a loro volta ascoltati e della conseguente paura di essere così coinvolti in questa storia degli stupefacenti».(i.p) PALMI. È un refrain già visto quello che ha messo sulla giusta pista, gli investigatori delle Fiamme Gialle di Palmi, guidati dal capitano Fabio Di Bella. È stata infatti una telefonata al “117” di una moglie preoccupata per le sorti dei risparmi di famiglia che ha fatto scattare i controlli della Compagnia di Palmi, che hanno portato all’individuazione di due circoli ricreativi nel piccolo centro di Sant’Anna di Seminara presso i quali erano installate 7 slot machines illegali. «La donna – hanno spiegato i finanzieri –, era preoccupata per il vizio del marito che in un breve volgere di tempo aveva dissipato una cifra non irrilevante per il bilancio familiare, si era rivolta pertanto al 117 raccontando di quell’uomo tanto schiavo del gioco quanto sfortunato». Le indagini hanno portato i militari ad accedere presso i circoli “ricreativi” ove, nella disponibilità degli avventori, erano installati quasi una decina di congegni e apparecchi da divertimento ed intrattenimento all’apparenza regolari. I successivi accertamenti hanno consentito di appurare che i videogiochi e le slot machines in questione non erano conformi alla legge in quanto erano privi dei certificati di messa in esercizio e, soprattutto, del collegamento alla rete telematica dell’amministrazione dei Monopoli di Stato. Tale situazione comportava che le giocate effet- tuate dagli avventori non potessero in alcun modo essere controllate e, allo stesso tempo, che non vi fosse alcuna garanzia per i giocatori di vedersi, almeno di tanto in tanto, ricompensati dalla dea bendata. Senza contare secondo la Gdf - le tasse sottratte al Fisco. Sette apparecchi e 500 euro, rinvenuti all’interno delle macchinette, sono stati sequestrati. I responsabili sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Palmi. (i.p.) 41 Gazzetta del Sud Mercoledì 21 Dicembre 2011 Reggio Tirrenica . LA STORIA DI UN SOLDATO I suoi resti sono finalmente tornati nella città natale OGGI A ROSARNO Morì nel 1945 in un lager nazista dopo 66 anni i funerali a Rosarno Al festival gli itinerari letterari di Abate Il giovane Francesco Sabatino fu deportato dopo l’armistizio Giuseppe Lacquaniti ROSARNO Non aveva ancora vent’anni Francesco Sabatino quando partì per la guerra. Conosceva solo la fatica dura dei campi, che coltivava con i genitori e i fratelli. Morirà l’8 marzo 1945 in un campo di concentramento in Germania. Dopo 66 anni le sue spoglie mortali sono tornate nella città natale, che le ha accolte con tutti gli onori, presenti i fratelli Gaetano, Vincenzo, Giuseppina e Maria, i nipoti e i parenti, assieme al sindaco Elisabetta Tripodi con la Giunta comunale, il Comandante dei Vigili Urbani, Raffaele Naso, rappresentanti delle Forze armate, Carabinieri, nonché una delegazione dell’Associazione Reduci e Combattenti. Organizzata dall’Amministrazione comunale, la cerimonia funebre ha avuto inizio in Piazza Valarioti nei pressi del Monumento ai Caduti, dove la bara con i resti del soldato rosarnese è giunta alle ore 16. Il corteo si è diretto alla volta della Chiesa Matrice, ove il parroco don Pino Varrà ha celebrato il rito religioso. La commemorazione finale è avvenuta al Bellavista, ai piedi del Monumento ai Caduti di tutte le guerre. Per il sindaco Tripodi il rientro in patria dei resti del soldato rosarnese costituisce un momento di grande commozione perché restituisce alla sua famiglia e alla collettività tutta le spoglie mortali di un giovane, ricco di sogni e di speranze, che, travolto dalla sventura della guerra, non ha avuto la fortu- Il sindaco Elisabetta Tripodi con i fratelli Gaetano e Maria Sabatino Le spoglie mortali di Francesco Sabatino giungono in Piazza Valarioti na di fare ritorno in patria. «Come purtroppo è avvenuto per tanti altri giovani, tra cui il mio nonno materno Celestino Punturiero – ha sottolineato il sindaco – morto nel 1941, a 32 anni, nell’affondamento nel Mediterraneo della nave su cui prestava servizio, ed i cui resti vennero restituiti alla città natale solo nel 1948». Francesco Sabatino, investito dagli eventi seguiti all’armistizio dell’8 settembre 1943, che portarono l’Italia a rompere l’alleanza con la Germania, faceva parte della nutrita schiera di coraggiosi soldati italiani che seppero opporsi a Hitler e alla Repubblica sociale di Salò. Per questo venne fatto prigioniero dai tedeschi e confinato nel campo di concentramento di Bernburg (Hannover), uno dei 6 centri sciagurati dove si praticava l’eutanasia attraverso le camere a gas. Nel campo, assieme agli italiani, si trovavano serbi, belgi, francesi, tutti manovali usati come “braccia da lavoro” nella vicina fabbrica di aerei Junker. Le condizioni in cui vivevano erano terribili, un concentrato di «disperazione, fame, pidocchi, lavoro massacrante e umiliazioni». Un sopravvissuto di quel campo, Giovanni Ceciliato, che probabilmente divideva con Francesco lo stesso lager XIA, in un libro di memorie scrisse: «Sono qui: un cadavere che vive a stento. Mi mancano le carni per coprire queste ossa, mi mancano le forze per reggermi». Francesco venne sepolto nel cimitero militare italiano d’onore di Berlino. Ed è qui che dopo lunghe ricerche è riuscita a localizzare la sua tomba la nipote, Caterina Gioffrè, residente a Seregno, in Lombardia. Grazie anche alla disponibilità manifestata dalle autorità italiane, Caterina ha ottenuto l’autorizzazione a traslare la salma da Berlino a Rosarno. Un’operazione resa possibile dal contributo offerto dall’Amministrazione comunale. E così, finalmente, dopo 66 anni dalla morte, Francesco Sabatino ha potuto trovare riposo nella sua terra natale. Carmine Lacquaniti ROSARNO Il campo di accoglienza a Rosarno ROSARNO Si muove la Protezione civile In arrivo 7 containers accoglienza dignitosa per 180 migranti ROSARNO. Mentre nel campo di accoglienza di Testa dell’Acqua si registra il quasi tutto esaurito con 90 migranti africani sistemati nei 20 containers disponibili, il sindaco Elisabetta Tripodi, che ieri mattina ha partecipato in Prefettura ai lavori del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, presieduto dal Prefetto dott. Luigi Varratta, è riuscita a farsi promettere dai responsabili della Protezione Civile Regionale altri 7 containers attrezzati per poter portare la capienza del campo a 180 unità, quanti sono i migranti per i quali la Questura ha dato il via libera. Grazie a tale innesto si spera di far fronte all’emergenza immediata e soprattutto di sfoltire le presenze nell’ex fabbrica Pomona, che risulta il luogo di massima concentrazione e pertanto costituisce motivo di preoccupazione per le condizioni igienico-sanitarie molto precarie in cui sono costretti a vivere centinaia di extracomunitari. Con la conclusione della fase di raccolta delle clementine, che di solito si protrae fino a metà gennaio, dovrebbero diminuire le presenze nel territorio di lavoratori stagionali che, conside- rata la penuria di opportunità lavorative per l’endemica crisi che sta attraversando il comparto agricolo, saranno obbligati a trasferirsi in altre regioni. L’ipotesi invece di impiantare delle tende canadesi da 8 posti nel Campo di Testa dell’Acqua pare che sia tramontata, a causa della natura sabbiosa del terreno che renderebbe difficile la sistemazione e la tenuta delle stesse in caso di pioggia e di vento. Intanto in un comunicato stampa il Segretario-Questore del Consiglio regionale della Calabria, Giovanni Nucera, nonché Coordinatore regionale dei Popolari e Liberali nel Pdl, a seguito di un «incontro coinvolgente» avuto a Rosarno con Mamma Africa, l’84enne Norina Ventre, ha richiamato tutti, «ad una maggiore attenzione e ad un nuovo approccio culturale verso il fenomeno dei migranti». Il 24 prossimo, invece, sarà a Rosarno il deputato del Pd Franco Laratta, per rendersi direttamente conto della situazione in cui versano gli extracomunitari. Nell’occasione incontrerà il sindaco Tripodi e la preside Russo con i ragazzi del Liceo scientifico.(g.l) “Vivere per addizione e altri viaggi” è il titolo dello spettacolo letterario-musicale in programma oggi pomeriggio all’auditorium comunale all’interno del festival “A Nord di Tangeri”, organizzato dai comuni di Rosarno e Gioia Tauro col contributo della Regione Calabria. La struttura dello spettacolo vedrà l’alternarsi delle letture di alcuni passi di uno degli ultimi lavori di Carmine Abate, considerato il più grande scrittore calabrese vivente, e l’esecuzione di alcuni brani musicali del cantautore Nino Forestieri. Ispirandosi alla propria biografia ma allargando lo sguardo a una prospettiva universale, Abate racconta l’infanzia in paese, i sapori della cucina arbëreshe, gli arrivi al Nord Italia e in Germania, sempre sospeso tra presente e passato, tra radici e germogli nuovi. Forestieri entra nel corpus letterario con la dolcezza e la nostalgia delle sue canzoni che raccontano una terra nella quale si sono sedimentate, in millenni di dominazioni, popoli e culture che hanno tracciato un disegno frammentato e bellissimo. Carmine Abate Mercoledì 21 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 42 Reggio Tirrenica . GIOIA TAURO Sono stati gli stessi colleghi del Commissariato a fermare e ammanettare Gabriele Patermita, 47 anni, che viaggiava su un’auto sospetta Poliziotto arrestato con un chilo di cocaina In carcere anche il cognato. Il sovrintendente, positivo al narcotest, aveva una pistola con matricola abrasa Alfonso Naso GIOIA TAURO Un poliziotto del commissariato di Gioia Tauro è stato arrestato dai suoi colleghi. È stata una sorpresa amara quella degli agenti che proprio nel momento in cui sono riusciti a rintracciare una macchina che era stata segnalata nei giorni scorsi, hanno scoperto che alla guida della stesa vi era un loro collega: Gabriele Patermita. L’accusa con la quale lo hanno arrestato è pesante: detenzione e trasporto illegale di oltre un kg di cocaina e porto in luogo pubblico di una pistola calibro 6.35 con matricola abrasa. Il sovrintendente Palermita Gabriele di 47 anni, in servizio al Commissariato di PS di Gioia Tauro, era alla guida di un’autovettura Fiat Stilo Station Wagon bianca quando è stato fermato per un controllo dai colleghi della sezione investigativa. La macchina era di proprietà del cognato Pasquale Gallo di 50 anni che viaggiava con lui. Il fatto è successo nella notte tra domenica e lunedì (ma la notizia è stata diffusa ieri). «I poliziotti di Gioia – come si legge in una nota – erano alla ricerca di una macchina dello stesso tipo segnalata per un trasporto di armi a e droga sulla strada da Gioia Tauro a Taurianova. Successivamente l’autovettura Fiat Stilo di colore bianco veniva individuata e fermata sulla strada provinciale, all’altezza dello stadio comunale di Taurianova da una pattuglia della Polizia gioiese. Con sorpresa gli operatori verificavano che alla guida dell’autoveicolo vi era un loro collega, appunto il sovrintendente Gabriele Palermita che viaggiava con il cognato Gallo Pasquale». La macchina corri- spondeva a quella ricercata dagli inquirenti che quindi procedevano ugualmente, nonostante la presenza del collega a bordo, al controllo del mezzo. Scelta azzeccata visto che veniva rinvenuta, in una busta di carta, un involucro racchiuso con nastro adesivo all’interno del quale era contenuta un chilogrammo di cocaina e dentro una tasca del giubbotto del Palermita una pistola calibro 6.35 con matricola punzonata. Il poliziotto e il cognato sono stati dunque accompagnati al Commissariato di Gioia Tauro dove, peraltro, sono risultati positivi ai controlli del narcotest e dichiarati in arresto. Dopo le formalità di rito i due arrestati sono stati trasferiti alla Casa Cirondariale di Palmi. Per oggi è previsto il responso del Gip di Palmi Paolo Ramondino sulla misura cautelare da adottare. Entrambi gli arrestati sono difesi dall’avvocato Antonino Napoli. Resta da accertare la provenienza e la destinazione della droga e dell’arma sequestrate al poliziotto e al cognato. Oltre alla sorpresa del poliziotto, il cognato Gallo non era soggetto conosciuto alle forze di polizia. Le indagini per questo proseguono a ritmo serrato e sono coordinate dal dirigente Francesco Rattà, che guida il commissariato. Si tenta di inquadrare il coinvolgimento del collega in quella che può essere definita una brutta storia. Un poliziotto “infedele” in un contesto quello del commissariato gioiese impegnato a combattere sotto ogni aspetto il traffico di sostanze stupefacenti in tutto il territorio della Piana di Gioia Tauro. Palermita è in servizio al Commissariato di Gioia da oltre 10 anni e prima ha sempre operato nel territorio pianigiano. Il suo arresto ha colpito tutti i colleghi poliziotti. PALMI Processo “Meta” 5 imputati sotto accusa PALMI. Prima udienza del pro- Il Commissariato di Gioia Tauro ha portato avanti le indagini sfociate nell’arresto del poliziotto GIOIA TAURO La parlamentare ha ripresentato l’interrogazione al nuovo governo Crisi e monopolio Mct, Napoli torna alla carica GIOIA TAURO. È ancora una volta Angela Napoli, parlamentare di Fli ad alzare il velo e chiedere conto sui gravi problemi del porto di Gioia Tauro. Ha depositato una nuova interrogazione ai ministri delle Infrastrutture, dello Sviluppo Economico, del lavoro e dell’Interno perché tutti i suoi atti sono rimasti privi di risposta dai parte del precedente Governo, ciò al fine di sapere quali attività si intendono adottare. «Dallo scorso 5 luglio – si legge nel testo – è stata predisposta la copertura di ben 467 esuberi con gli ammortizzatori sociali; a questi lavoratori in esubero si aggiungono 200 ex precari (sui 250 assunti con contratti a termine). A conclusione dei 12 mesi di ammortizzatori sociali non ci sarà alcun obbligo per la Mct del reintegro dei lavoratori oggi inseriti nella cigs, peraltro, in assenza di piano di rilancio». Oltre alle preoccupazioni sul futuro dei lavoratori la parlamentare torna alla carica sulla concessione della banchina: «Ho più volte POLISTENA Il sindaco chiede alla Regione di estendere i benefici a tutti i Comuni evidenziato la situazione monopolista della Mct la quale, nonostante la sua dichiarata diminuzione dell’attività di transchipment , continua a non concedere tratti di banchina necessari ad incentivare l’ingresso di nuove società; la Contship Italia ha convenienza a confermare la propria presenza su Gioia Tauro soltanto, allo stato, per mantenere inalterato il monopolio sulla banchina del posto, il tutto in un momento di profonda crisi».(a.n) Angela Napoli RIZZICONI L’accordo con i commercianti Finanziamenti per pochi beni confiscati Sotto l’albero i giovani Attilio Sergio POLISTENA Il comune di Polistena chiede alla Regione di voler estendere a tutti i comuni calabresi il beneficio di concorrere ai fondi del Pisr destinati alla valorizzazione degli immobili confiscati, correggendo l’impostazione circoscritta dichiarata dal preavviso di gara rivolto a 30 comuni su 97 della Provincia di Reggio Calabria. Il sindaco, Michele Tripodi, si dice rammaricato e preoccupato dalle notizie, seconde le quali, all’avviso regionale, di imminente pubblicazione, per la valorizzazione dei beni confiscati, il Comune di Polistena, così come centinaia di altri comuni calabresi, non potrà parteciparvi, pur se destinatario Michele Tripodi nel tempo di beni confiscati oggi nelle disponibilità dell’ente. «Senza nessun criterio chiaro e comprensibile – sottolinea il primo cittadino – sono stati definiti gli ambiti territoriali ammessi, che evidenziano l’esclusione di comuni importanti, come Polistena con un percorso culturale antimafia affermato ed una lunga storia fatta di lotte per l’affermazione della legalità e dei diritti». Anche il comune di Polistena possiede alcuni immobili soggetti a confisca che necessiterebbero di interventi strutturali e di riqualificazione, ma che tuttavia richiedono investimenti notevoli quasi impossibili in questa fase economica dopo i tagli ai bilanci degli enti locali. Le risorse del Por-Pisr rappresentano dunque un’occa- sione, che i comuni della Calabria, alla pari, dovrebbero essere messi in condizione di cogliere. «Il Comune di Polistena ha già subito di recente – ricorda il sindaco Tripodi – una penalizzazione da parte della Regione, che non ha finanziato la realizzazione di un’isola ecologica per i rifiuti differenziati, progettata proprio su un terreno confiscato alle mafie, che ai sensi del bando relativo, avrebbe generato premialità nella graduatoria. Inspiegabilmente siamo stati preceduti da diversi comuni, anche con popolazione inferiore, privi di questo requisito. Oggi, proseguire su questa linea sbagliata anche per l’accesso ai fondi PISR, sarebbe un’ulteriore incredibile discriminazione per il nostro Comune». TAURIANOVA Il coordinatore di “Futuro e libertà” rileva la preoccupazione dei cittadini La microcriminalità ha superato il livello di guardia Domenico Zito TAURIANOVA Intervento del responsabile cittadino di Futuro e Liberta, Aldo Spanò, sull’emergenza criminalità. L’ex amministratore comunale così ha iniziato il suo intervento: «Credo che l’ennesimo, vile, atto di violenza perpetrato, in pieno centro, ai danni dell’avv. Gaetano Filippone, persona buona e mite, oltre che indignare tutti i cittadini onesti, debba aprire una seria ed approfondita riflessione su quanto stia accadendo nel territorio della cittadina pianigiana ora- mai da molto tempo». Dopo questo riferimento ad un episodio verificatosi di recente di sequestro di persona lampo e di furto, Spanò prosegue: «Da più di un anno, infatti, sfogliando i quotidiani, con cadenza quasi settimanale, abbiamo amaramente dovuto registrare notizie relative ad incendi di automezzi, furti in abitazioni e danneggiamenti vari». Segue una considerazione: «Tutto ciò evidenzia, chiaramente, la presenza in città di una diffusa microcriminalità che desta un profondo allarme sociale e sul quale non può as- solutamente calare il velo della rassegnazione e del silenzio». Più avanti il leader cittadino di Fli ricorda che «certamente l’operazione “Tutto in famiglia” portata a termine dal Comando provinciale dei Carabinieri, su disposizione della Procura della Repubblica di Palmi e della DDA di Reggio Calabria, rappresenta un segnale forte ed eloquente in relazione al contrasto avviato nei confronti della criminalità organizzata che con i suoi tentacoli avvinghia l’intera città; ma, in questo momento, sento di dover lanciare un forte appello a tutte le Istitu- zioni preposte, ognuna per quanto di rispettiva competenza, a voler porre in essere uno sforzo ulteriore». Questa la parte conclusiva dell’intervento di Spanò: «Tale sforzo serve, principalmente sia per rassicurare la gente, fortemente allarmata e preoccupata, sia per creare un valido deterrente nei confronti di chi non ha assolutamente a cuore il bene comune, sia, infine (ma non per questo meno importante), per assicurare alla giustizia coloro che minano uno dei diritti primari ed inviolabili quale la libertà individuale». troveranno la tessera per gli sconti nei locali Francesco Inzitari RIZZICONI Nell’agenda dei lavori della commissione prefettizia guidata dal vice prefetto dott. Fabrizio Gallo c'era un progetto la cui importanza rivestiva particolare valore e che riguardava i giovani residenti nel comune di età compresa fra i 14 e 29 anni. L’iniziativa, con il nome di “Carta Giovani", fortemente voluta e portata a termine dal sub commissario - dottoressa Rita Ferrara - sta per prendere il via. Il Comune, infatti, in questi giorni, come regalo per Le feste natalizie, sta provvedendo a spedire per posta, la predetta carta ai 1792 giovani che ne hanno fatto richiesta. Assieme alla carta, che andrà a scadere il 31 dicembre 2012, strettamente personale e non cedibile, sarà inviata una brochure che spiegherà i benefici di cui potranno usufruire gli intestatari con l’utilizzo della stessa presso i negozi che hanno aderito all’interessante iniziativa. Per esempio sconti sugli acquisti che la commissione prefettizia, all’atto Rita Ferrara fa parte della commissione prefettizia che guida il Comune dell’approvazione del progetto auspicava che non scendessero al di sotto del 10%. Il debutto dell’iniziativa sarà sicuramente positivo se si pensa che vi hanno aderito 23 esercizi commerciali che abbracciano diverse categorie merceologiche: dall’abbigliamento alle pizzerie e ristoranti, ai bar e caffetterie, agli articoli da regalo ecc. Secondo quanto previsto dalle norme contenute nel progetto, nessuna responsabilità ricadrà sul Comune «in merito alle modalità di gestione e di fornitura delle agevolazioni accordate ai possessori della carta. Insomma il progetto é stato accolto con molto entusiasmo ed interesse ove si pensi che addirittura sono stati ben 1792 giovani a farne richiesta. Il merito della realizzazione dell’interessante progetto va attribuito alla triade commissariale, con particolare riferimento al sub commissario dottoressa Rita Ferrara che sin dal suo insediamento a palazzo San Teodoro, ha messo tutto il suo impegno affinchè il progetto in questione trovasse piena accettazione da parte della categoria interessata. Nel caso specifico i giovani, categoria questa che nel passato non é mai stata tenuta nelle dovute considerazioni. cedimento stralcio dell’operazione “Meta” che si celebra dinanzi al Tribunale collegiale di Palmi (Antonio Battaglia presidente con a latere i togati Claudio Paris e Anna Laura Ascioti) per competenza territoriale. A giudizio a Palmi 5 imputati: Rugolo Domenico, Favara Gianluca, Alvaro Nicola, Italiano Giasone, Verduci Vincenzo. I collegi difensivi sono composti dagli avvocati Napoli, Abate, D’Ascola, Pirrottina e Calabrese. Pubblica accusa rappresentata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Udienza lampo nel corso della quale è stato l’avvocato Pirrottina, per conto del suo assistito Giasone Italiano, ad avanzare richiesta di rito condizionato abbreviato all’escussione di una delle parti offese. Richiesta alla quale si è opposto l’accusa e sulla quale il Tribunale si è riservato di decidere alla prossima udienza dove il processo sarà anche incardinato. L’operazione “Meta” risale al mese di giungo del 2010 e venne condotta dai Carabinieri che eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 42 presunti affiliati alle più importanti cosche ndranghetiste del capoluogo. Il processo è stato aggiornato al nuovo anno. (i.p.) SAN GIORGIO M. Presepe artistico dei maestri artigiani SAN GIORGIO MORGETO. Dopo due mesi e mezzo di lavoro, gli abili maestri artigiani del Club “Amici del presepe sangiorgese”, guidati da Salvatore Valerioti, hanno allestito, all’interno dell’ex convento dei Domenicani, l’artistico presepe animato. Si potrà visitare tutti i giorni fino alla ricorrenza della Candelora. Il presepe meccanizzato ha le sue origini negli anni ‘30 del Novecento, per iniziativa dei padri Domenicani del convento, affiancati da alcuni artigiani sangiorgesi tra i quali Alessandro Cangemi, abilissimo a costruire “i pastori movimentati” che ancora oggi sono parte integrante del presepe. Il frantoio, il mulino ad acqua, il convento, la fontana maggiore, la rappresentazione meccanizzata dei lavori artigianali, le animazioni dei pastori, dimostrano la grande varietà delle scene, nell’alternarsi del giorno e della notte attraverso uno spettacolare gioco di luci, riprodotte nel tradizionale ed imponente presepe animato di San Giorgio Morgeto. Grazie al certosino lavoro dei maestri artigiani, il suggestivo presepe ogni anno si arricchisce di nuove scenografie e nuovi movimenti. Artigianato, tradizioni, usi e costumi, storia, cultura, rivivono in un’opera divenuta ormai una vera e propria attrazione, visto l’afflusso ogni anno di visitatori, all’interno delle mura dell’ex convento dei Domenicani(a.s) Gazzetta del Sud Mercoledì 21 Dicembre 2011 43 Reggio Tirrenica . LA SVOLTA In consiglio comunale Madafferi dà il via libera alla consultazione popolare GIOIA TAURO GIOIA T. Il processo “Doppia sponda” San Ferdinando rispolvera il referendum sul rigassificatore Sentenza De Masi, intervento di Loiero Droga, un fiorente traffico a cavallo tra Sicilia e Calabria GIOIA TAURO. Dopo la senten- PALMI. È cominciato nella giornata di ieri il procedimento per rito ordinario che prende il nome dall’operazione “Doppia Sponda”. Alla sbarra Giuseppe Ceravolo, Rocco Furuli, Romana Rappazzo e Angelo D’Agostino. Il processo si celebra dinanzi al Tribunale in composizione collegiale di Palmi (Antonio Battaglia presidente con a latere Claudio Paris e Anna Laura Ascioti). Pubblica accusa rappresentata dal sostituto Salvatore Dolce. Collegi difensivi dagli avvocati Borgese, Novella, Zurzolo, Cacciola e Gullo. Nell’udienza di ieri sono sfilati alcuni dirigenti della Squadra mobile di Catanzaro che hanno seguito le prime indagini che sono poi sfociate nell’operazione. Antonio Elia della squadra mobile di Catanzaro ha riferito di alcune informative relative a delle indagini che erano partite a seguito di alcune rapine che si stavano verificando nella zona. «Iniziammo ad ascoltare alcune utenze attorno alla fine di agosto del 2009. Agganciammo alcuni soggetti, di etnia Rom, che erano stati attenzionati nel campo della compravendita di droga». Da questi ascolti telefonici gli investigatori iniziano a stilare una rete di contatti che si estendeva in varie zone della Calabria e della vicina Messina. «Saltarono anche i nomi di Lemma Antonio e Ceravolo Giuseppe con i quali risultarono decine di contatti». A tal proposito il Pm Dolce ha ricordato che sono cir- SAN FERDINANDO. Quello che non ha concesso l’allora commissione straordinaria, lo ha fatto l’attuale amministrazione comunale targata Domenico Madafferi. A San Ferdinando i cittadini potrebbero essere chiamati ad esprimersi con un sì o un no al progetto del rigassificatore. Lo ha detto chiaramente il sindaco nel corso del consiglio comunale di ieri pomeriggio. «Io sono personalmente contrario alla costruzione dell’impianto che ricordiamo ricade quasi interamente nel territorio di San Ferdinando, ma penso che sia una questione di coscienza individuale; per questo una volta che si avranno delle notizie certe i cittadini potranno essere chiamati a votare». Proprio la mancanza di notizie è quello che lamenta più il primo cittadino. «Ho chiesto all’Autorità portuale di farsi tramite di una richiesta di informazioni presso il Ministero dello sviluppo economico e delle Infrastrutture (adesso incorporati in un unico dicastero); vorrei che ci convocassero per darci qualche informazione più precisa in merito». La presa di posizione del comune di San Ferdinando è totalmente diversa da quella dei vicini centri di Gioia e Rosarno, dove i rispettivi consigli comunale hanno revocato (non si conosce la reale valenza giuridica, ndc) la delibera di autorizzazione fornita nel dicembre del 2009 dalle commissioni straordinarie. Su questo, in un’aula quasi totalmente deserta, il sindaco Madafferi ha detto: «Sono rimasto spiazzato da Gioia, mai nessuno, nonostante i costanti rapporti, mi aveva annunciato la revoca della delibera. Qui ognuno va per conto proprio». E proprio sulla mancata revoca ha proseguito: «Non è necessaria perché il parere non è vincolante e non servirebbe; non faremo azioni dimostrative e di propaganda politica». Il primo cittadino ha lanciato anche frecciate all’associazione “Presidio san Ferdinando in movimento” (mai nominata, ndc): «Io non sono ballerino, la posizione è stata sempre univoca». L’opposizione che aveva chiesto la convocazione di una seduta ad hoc sulla questione (ma l’amministrazione l’ha intesa come un’interrogazione) ha rimarcato con Michele Oliva «che la questione è estremamente seria e che sarebbe necessario conoscere il parere dell’assessore alle attività produttive; seguiremo con insistenza la vicenda che riguarda la sicurezza dei cittadini». Per Francesco Barbalace, «la vicenda è una questione di identità comunale, è limitativo oggi discutere perché dovranno essere i cittadini ad esprimere la loro opinione. Occorre iniziare un percorso GIFFONE Riconoscimento per l’attività svolta Nell’albo regionale associazione micologica Umberto di Stilo GALATRO L’associazione culturale e micologica di Giffone è stata inserita nell’apposito albo regionale. L’iscrizione è il concreto riconoscimento ufficiale dei meriti che in campo culturale e micologico il sodalizio che fa capo a Totò Albanese e che si avvale del supporto specialistico della dott.ssa Marcella Palermo micologo dell’Asp di Reggio Calabria, nel corso degli anni ha conquistato sul campo. Intensa, infatti, è l’attività che porta avanti ormai da vent’anni. L’importante riconoscimento, inoltre, assume un inestimabile valore morale ove si consideri che l’assessore regionale alla cultura, Mario Caligiuri, nel corso della revisione dell’albo delle associazioni e dell’esame di ammissione delle associazioni che chiedevano nuova iscrizione, ha drasticamente ridotto l’elenco da 697 a soli 109. In concreto l’iscrizione all’albo regionale dell’associazione micologica giffonese costituisce il suggello ufficiale alla validità della promozione La dott.ssa Marcella Palermo micologa dell’azienda sanitaria reggina Una recente seduta del consiglio comunale a San Ferdinando condiviso fatto di incontri con la popolazione e spiegare la questione». La costruzione del mega impianto del terminal gas nell’area portuale, giaceva sui tavoli del Ministero dello Sviluppo Economico da mesi, in attesa di una triplice firma ministeriale. Dopo diversi incontri tecnici tra settembre e ottobre, è cambiato il governo. Adesso la speranza della società è che arrivi il tanto atteso scientifica che da un ventennio porta avanti su tutto il territorio. Lo fa con i convegni scientifici che organizza con il patrocinio della Facoltà di Agraria, Dipartimento di gestione dei sistemi agrari e forestali, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ma anche con una attività culturale e divulgativa che svolge nelle scuole di ogni ordine e grado e mediante i corsi di alfabetizzazione micologica che, su decisione dell’Amministrazione provinciale, organizza nei comuni del circondario a favore di quanti aspirano a conseguire il tesserino che abilita alla ricerca dei funghi ipogei. Va, infine, ricordata la borsa di studio che, a livello nazionale e su un preciso aspetto della micologia o della educazione ambientale, ogni anno, con la supervisione scientifica dell’università di Reggio, riserva a studenti universitari o a neo laureti. decreto visto che la lentezza della procedura del precedente Governo era anche imputata allo scontro giudiziario tra l’ex premier Silvio Berlusconi e la Cir di De Benedetti. Sull’eventuale referendum, però pesa, il precedente rigetto motivato dai commissari in data 4 febbraio 2010. Per il resto, approvati gli altri punti, tra cui la nomina del revisore dei conti che è stato riconfermato.(a.naso) za della Corte di Cassazione sul processo banche ed usura, legata all’imprenditore Nino De Masi, interviene l’ex presidente della Regione Agazio Loiero, coordinatore politico nazionale della federazione tra MPA ed Autonomia e Diritti: «Voglio ricordare la Regione Calabria, durante la mia amministrazione, si costituì parte civile, cosa che per la verità mi costò la freddezza di qualche banchiere importante. Una costituzione di parte civile, – ha proseguito Loeiro – negli atti andata a buon fine come questa, cosa che del resto è successa anche per le costituzioni di parte civile nei processi contro la ’ndrangheta, rappresenta uno di quegli atti politico-amministrativi doverosi, nella consapevolezza di aver avuto ragione, per come oggi ci dice la sentenza. Dico questo perché quando si governa una regione del sud, difficile come la nostra, spesso ci sono atti che non si possono fare. Eppure, la cosa che non dovrebbe venir mai meno, e che ci ha animato in quella costituzione, fu il gesto d’una testimonianza pubblica e civile nei confronti di un calabrese inerme. Consapevole – ha concluso Loiero – che alle nostre latitudini l’atto di testimonianza, seppur simbolico, è un atto di sostanza: un dovere per dire a tutti da che parte realmente si sta». Giuseppe Ceravolo ca una sessantina le telefonate fatte trasmettere in perizia relative a questa operazione. L’operazione “Doppia Sponda”, condotta nel mese di gennaio del 2011 dal comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, dalla compagnia dei Carabinieri di Gioia Tauro e coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi, aveva stroncato un avviato traffico di sostanze stupefacenti messo in piedi tra la Sicilia e la Calabria e che rendeva, ai protagonisti di questi affari criminosi, secondo l’ipotesi accusatoria, diverse decine di migliaia di euro. La droga, secondo gli inquirenti, veniva acquistata in grandi dosi dalla vicina Messina per essere poi venduta al dettaglio in particolare nella provincia di Reggio Calabria e di Catanzaro.(i.p.) CITTANOVA Sopralluogo della Squillacioti accompagnata dal sindaco Cannatà Sanità, ridare un ruolo all’ex ospedale Flavia Bruzzese CITTANOVA Il commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria, Rosanna Squillacioti, accogliendo l’invito del sindaco, Alessandro Cannatà, ha visitato l’ex struttura ospedaliera, situata in viale Merano. La struttura, sorta negli anni novanta, rappresentava un fiore all’occhiello della sanità della Piana. Destinata in un primo momento ad ospitare il reparto di ortopedia, diretto dal primario prof. Muratori, ha visto numerosi degenti che, provenienti anche da fuori provincia, si sono affidati alle cure degli operatori sanitari, ricevendo assistenza di primo livello. Una struttura nuova che rap- Rosanna Squillacioti (Asp) presentava un’eccellenza nella sanità della Piana. Ma come tante realtà positive esistenti a Cittanova, anche l’ospedale ha chiuso la sua breve storia, relegato com’è ad ospitare esclusivamente i servizi di base della medicina generale e specialistica. In particolare esiste la cosiddetta “guardia medica”, oltre al centro riabilitativo diretto egregiamente dal dott. Condello che, coadiuvato da fisioterapisti di ottimo livello, nonostante i pochi mezzi a disposizione, si adopra mettendo a disposizione della numerosa clientela tutta la sua eccellente professionalità. L’ultimo piano della struttura alloggia la cooperativa Humanitas, he ospita i pazienti con disagi mentali. L’ospedale era postazione di unità mobile di 118, ma attualmente anche tale postazione è stata trasferita altrove. Ieri la dott. ssa Squillacioti visitando la struttura l’ha giudicata migliore di tante altre esistenti nel territorio della Piana, che ha altresì avuto modo di valutare al fine di migliorare le strutture sanitarie esistenti nella Piana di Gioia Tauro, conformemente alle esigenze territoriali La manager ha ribadito il suo personale impegno per la struttura cittanovese che conserverà la destinazione attuale di centro polispecialistico, con particolare riferimento al settore riabilitativo di cui si è detto. Anzi tale reparto sarà valorizzato e potenziato per come merita. Il tutto tenendo presenti le risorse economiche attualmente disponibili e considerando in specie il piano di rientro che a dire della dott..ssa Squillacioti «deve essere inteso come miglioramento in funzione delle esigenze dell’utenza, evitando gli sprechi». Mercoledì 21 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 44 Reggio Ionica . SALINE La centrale proposta dalla multinazionale svizzera Sei continua a essere al centro del dibattito MONTEBELLO Iniziative del Comune Rifiuti ingombranti, strade e rete idrica: “Area grecanica” contro Repower. “Trasparenza” dura con Legambiente i “regali” di fine anno Carbone, la polemica non finisce mai Federico Strati MONTEBELLO JONICO «Dalla Svizzera alla Calabria, solo problemi per Repower». È il titolo di una nota stampa diffusa dal coordinamento associazioni Area grecanica che si batte contro la centrale a carbone di Saline Joniche. Nel mirino delle associazioni locali la multinazionale svizzera Repower, azionista di maggioranza della Sei (la società che ha presentato il progetto della centrale a carbone a Saline), accusata di comportamenti poco chiari e, in alcuni casi, censurabili. Tante le accuse mosse al colosso elvetico: aver divulgato bugie sulla pericolosità dell’impianto attraverso una campagna di disinformazione; aver acquisito il consenso popolare attraverso il foraggiamento degli pseudo comitati del “si”; evitare il confronto con la popolazione trincerandosi dietro la chimera dei posti di lavoro; addirittura l’accusa – di cui ovviamente gli scriventi si assumono la responsabilità – di aver messo in atto iniziative poco chiare che ne hanno determinato il crollo in borsa. «Tutto questo – si legge nel comunicato – ha portato Martin Schmid, presidente del Gran Consiglio Grigionese nonché azionista di maggioranza di Repower, ed anche La centrale a carbone e il porto (riqualificato) di Saline Joniche nel progetto della Sei Edward Rikli, presidente del consiglio di amministrazione della società alvetica, a criticare apertamente i comportamenti della Sei, di cui Repower è azionista di maggioranza. E mentre nel Cantone dei Grigioni vengono raccolte oltre 4400 firme per bloccare la costruzione delle centrali a carbone sul territorio di Saline Joniche e Brunsbüttel, in Germania e le associazioni elvetiche protestano davanti alle banche per impedire il finanziamento a Repower, anche in Toscana sono forti le contesta- PALIZZI Stasera una cena di solidarietà zioni da parte delle popolazioni per il progetto della società elvetica, che vorrebbe costruire una centrale turbogas a Pistoia». Allarmanti per il coordinamento sono le ultime ricerche mediche: «Gli studi condotti sulle popolazioni residenti nei pressi di centrali a carbone hanno dimostrato un aumento dell’incidenza di tumori di laringe, polmoni e vescica. Se Repower – conclude la nota – vuole costruirsi un’immagine di azienda “verde” deve iniziare a proporre solo progetti compatibili con i territori e le loro vocazioni». Sul fronte opposto, invece, Leo Fisani, presidente del comitato “Trasparenza” di Motta San Giovanni, polemizza apertamente con Legambiente in merito alle ultime trasmissioni televisive Rai in cui si è discusso della centrale di Saline: «Quello che ci stupisce – afferma – è la reazione dell’associazione ambientalista ad una semplice intervista rilasciata dall’amministratore delegato della Sei. Legambiente parla addirittura di campagna pub- blicitaria, di spot, come se permettersi di dissentire rispetto alle posizioni di tale associazione sia di per sé già un atto da condannare. I responsabili dell’associazione ambientalista si lamentano dell’assenza di contraddittorio dimenticandosi forse che solo tre giorni prima è andata in onda analoga trasmissione dove loro rappresentanti e simpatizzanti erano gli unici a parlare di centrali a carbone in Italia». Fisani si rivolge a Legambiente ponendo un duplice quesito: «Come mai non ci spiegano perché il prof. Carlo La Vecchia, responsabile del dipartimento di epidemiologia del più importante istituto di ricerca oncologico italiano, affermi che non esiste alcun rischio per la salute derivante dalla centrale? E come mai tanto nervosismo per la prima intervista in sei anni di una Società che ha deciso di investire in una regione che più che attrarre, scoraggia nuovi investitori? Alla luce di tutto ciò è diventato molto difficile per il cosiddetto fronte del “no” riuscire a motivare la propria posizione, anche perché il nuovo ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha “aperto” all’investimento nella sua recente visita a Reggio Calabria. Dissentire è legittimo – conclude Fisani – giocare con il futuro della nostra terra no». MONTEBELLO JONICO. Raccolta ingombranti, manto stradale e rete idrica. La giunta Guarna ha deciso di rifare il look al territorio, utilizzando l’avanzo di cassa per risolvere alcuni problemi che negli ultimi tempi avevano generato non poche lamentele. Capitolo ingombranti: è stato predisposto un duplice intervento per ripulire il territorio. Il primo, nella parte alta, è già stato effettuato; ve ne sarà un secondo nella parte bassa entro fine dicembre, ultimato il quale verranno finalmente ripristinate condizioni di decoro urbano. Prevista anche la disinfestazione delle aree interessate. La situazione di recente aveva raggiunto livelli di massima criticità, anche perché il Comune aveva interrotto il servizio di raccolta a domicilio per mancanza di fondi. Ciò aveva determinato la formazione di vere e proprie discariche a cielo aperto. Sul punto l’assessore Foti si è appellato al senso civico: «È indispensabile che i cittadini conferiscano i rifiuti attenendosi alle norme, evitando la formazione indiscriminata di discariche». Già appaltata anche la riparazione delle strade comunali e indetta la gara per gli interventi sulla rete idrica. Qualche critica è giunta perché quest’anno si è deciso di non investire in luminarie per le festività natalizie, ma il sindaco ha ovviato a tutto Il sindaco Antonio Guarna ciò autotassandosi unitamente ai componenti della sua Giunta e le illuminazioni sono state posizionate. «Abbiamo preferito – ha detto – utilizzare i soldi in cassa per risolvere i problemi più urgenti. Ovviamente tutto ciò a discapito delle illuminazioni natalizie, per le quali sono comunque disposto a fornire un contributo a titolo personale. La situazione è difficile per tutti i Comuni: nel bilancio 2011 gli introiti sono diminuiti di quasi 300 mila euro, a cominciare dall’esenzione Ici relativa alla prima casa che ha gravato in modo sensibile sulle casse dell’Ente». Guarna ha infine annunciato che il progetto per la ristrutturazione e messa a norma del centro polivalente di Saline è entrato in graduatoria per ottenere il finanziamento.(f.s.) Grande folla ai funerali del giovane morto venerdì scorso nell’incidente stradale avvenuto a Siderno Ematologia dei Riuniti, Tutta Roghudi per l’ultimo addio a Nunzio Siviglia iniziativa del “Monoriti” Giuseppe Toscano Pietro Parisi PALIZZI Il periodo è quello giusto. Le motivazioni pure. Ma, forse, né il primo e nemmeno le seconde hanno indotto il Centro di ricerca e sviluppo “Monoriti” ad intraprendere l’ennesima iniziativa benefica. Il Centro è una onlus che, oltre ad occuparsi dell’efficienza delle pubbliche amministrazioni e dei problemi ad esse correlati, s’interessa appunto, di solidarietà verso i più bisognosi. Il sodalizio ha organizzato per stasera una cena di beneficenza in un noto locale ubicato alla periferia di Reggio. «Il ricavato della cena – si legge in una nota diffusa dal direttore del Centro, Angelo Viglianisi Ferraro – servirà a regalare ai degenti del reparto doni da mettere sotto l’al- bero di Natale, allestito nella ludoteca del reparto di ematologia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria». Nel menu una pizza, una bibita e una porzione di patatine e “noisette” (quota 15 euro, di cui 7 in beneficenza). «Prevediamo – ci riferisce Angelo Viglianisi Ferraro – un’affluenza alta e, se qualcuno non potesse partecipare per mancanza di posti, ci sentiremmo un po’ responsabili. Ricordo che saranno ammesse solo le prime cento prenotazioni, raggiunto questo numero, non sarà possibile accogliere altre adesioni. Desidero anche ricordare che chi è impossibilitato a partecipare alla cena, ma è interessato a contribuire in ogni caso al progetto del “Monoriti”, potrà destinare un’offerta libera direttamente all’Ail di Reggio Calabria». ROGHUDI Alle dieci in punto tutto il paese si è fermato per dare l’estremo saluto a Nunzio Siviglia. Tra due ali di folla, il corteo funebre ha attraversato il centro abitato, raggiungendo la chiesa di Maria Santissima Annunziata e San Nicola di Bari, dove erano in programma i funerali del giovane morto venerdì scorso, in un incidente stradale avvenuto a Siderno. Volto noto dell’ambiente sportivo locale, al momento del tragico impatto, Siviglia si trovava a bordo di un’autovettura assieme ad altri tre ex tesserati della Valle Grecanica, che sono rimasti feriti, l’allenatore del Siderno, Filippo Laface, i giocatori Bruno Pansera e Alessandro Aute- litano. La notizia del terribile incidente ha gettato nello sconforto i familiari di Nunzio Siviglia, che ha lasciato la moglie e una figlioletta in tenera età, generando un clima di mestizia tra i tantissimi tifosi che, nel corso degli anni, avevano avuto modo di apprezzare le sue qualità umane e sportive. A testimonianza della stima e dell’affetto di cui godeva Siviglia, ieri mattina Roghudi è stata “invasa” da una marea di persone, molte delle quali giunte dal comprensorio. Il feretro è stato portato fino in chiesa dagli amici e dai dirigenti della Valle Grecanica. «Siamo qui – ha detto nella sua omelia il parroco di Roghudi, don Giovanni Zampaglione – per affidare al Signore Nunzio, un giovane genero- so, legatissimo alla famiglia e agli amici. Il vuoto lasciato dalla sua partenza è immenso. Oggi, tutti insieme, gli chiediamo di vegliare sulla moglie Antonella e sulla figlioletta Alessandra. Gli chiediamo di continuare ad essere l’angelo della loro vita e del loro quotidiano. Porterò dentro di me due sue qualità: la gioia di vivere e il sorriso». Toccante il ricordo del giovane imprenditore scomparso tracciato dalla società Valle Grecanica: «Rivolgiamo a Nunzio poche parole nella certezza che da lassù le ascolterà, regalandoci ancora una volta il suo sorriso. Abbiamo trascorso tanto tempo insieme, ammirando il suo buon senso e la sua disponibilità. Non è stato sicuramente il calcio ad unire le nostre strade, Nunzio Siviglia perché la nostra amicizia sin da subito si è fondata sul rispetto, la stima e l’affetto reciproco. Un affetto pulito e incondizionato che ha continuato a trasmetterci anche dopo aver lasciato la società. Per questi motivi ci mancherà tantissimo». Anche i dirigenti della Capo Sud, società calcistica di Melito Porto Salvo che milita in Prima categoria, ha espresso vicinanza ai familiari: «Nunzio – ha dichiarato il presidente Santino Lori – era una persona speciale, era uno sportivo straordinario. Tutti quanti noi abbiamo ammirato l’umanità che aveva e la gioia che sapeva trasmettere. Ci mancherà la sua competenza. Alla moglie ed a tutti i familiari la società Capo Sud si stringe affettuosamente». 37 Gazzetta del Sud Mercoledì 21 Dicembre 2011 Cronaca di Cosenza . IL CASO Si difende il titolare d’una ricevitoria del centro che ha sottratto una fortuna ai Monopoli di Stato Ieri durante il maxi processo “Terminator” Angelo Colosso ha raccontato L’uomo ha scommesso 180 mila euro al “10eLOTTO” senza mai saldare l’omicidio di Sena Si gioca un patrimonio e non paga Domenico Marino Un mare di problemi economici, lo scommettitore incallito, il denaro fantasma e l’inchiesta penale. Si difende il trentatreenne titolare di una ricevitoria del centro cittadino cui la procura della Repubblica cittadina contesta di avere sottratto 180 mila euro ai Monopoli di Stato. Il pm Giuseppe Casciaro nei giorni scorsi ha chiuso le indagini preliminari nei confronti dell’imprenditore, contestandogli le accuse di peculato e appropriazione indebita. Reati pesanti, dai quali il giovane imprenditore cittadino, difeso dall’avvocato Edoardo Florio, si difende in punta di diritto. Secondo la ricostruzione della difesa l’indagato, trentatreenne e sposato, non s’è mai messo in tasca nemmeno un centesimo. Non avrebbe rubato il denaro versato nelle sue casse dai giocatori che scommettevano, giocavano al Lotto, al Superenalotto, cercavano la combinazione giusta con i mille tagliandi del “Gratta e Vinci” o ci provavano in altri modi. Il trentatreenne tentava la sorte in prima persona, giocando al “10eLOTTO” ma senza mai pagare l’ammontare della scommessa. Incassava la ricevuta della giocata, in sostanza, ma non versava ai Monopoli la somma dovuta come si fa normalmente. I giocatori “normali” la pagano al titolare che poi la versa, l’indagato, invece, trovandosi nel doppio ruolo di scommettitore e responsabile della ricevitoria, avrebbe dovuto pagarla a se stesso per poi trasferirla nelle casse dei Monopoli. E non l’ha mai fatto, puntando tra i sei e i settemila euro al giorno per un mesetto e mezzo: tra il 20 luglio e i primi giorni di settembre scorsi. Complessivamente ha giocato 180 mila euro, ogni tanto vincendo pure qualcosina, ma secondo la ricostruzione della difesa una cifra infinitamente minore a quanto scommesso: più o meno 25 mila euro. Sempre a spulciare la linea difensiva del trentatreenne viene fuori il presunto movente del raggiro. L’uomo avrebbe cominciato a tentare la sorte per tirarsi fuori da problemi finanziari cominciati proprio a metà luglio. Un guaio dopo l’altro che lo hanno messo in ginocchio spingendolo al reato. La linea difensiva insiste sull’immaterialità del denaro scommesso, che perciò renderebbe impossibile concretizzare il reato. «Parliamo di denaro che non esiste, perché il mio assistito non l’ha mai incassato», si lascia scappare l’avvocato Edoardo Florio, aggiungendo che appena l’indagato riceverà il provvedimento di notifica della chiusura delle indagini preliminari chiederà al sostituto procuratore della Repubblica di essere sentito per chiarire questi e altri passaggi del caso. Il trentatrenne ha venti giorni di tempo, dalla ricezione del provvedimento, per sollecitare l’interrogatorio da parte del magistrato inquirente o/o depositare eventuali indagini difensive o altro materiale probatorio a sua discolpa. Dopodiché spetterà al pm decidere se seguire la strada dell’archiviazione delle accuse nei confronti dell’indagato o chiederne il rinvio a giudizio al giudice delle indagini preliminari. Il pm Giuseppe Casciaro La difesa dell’indagato punta sull’inconsistenza materiale del denaro Tra gli imputati anche il consigliere comunale Massimo Lo Gullo Assolti dall’aggressione ai carabinieri Assoluzione in Appello per i cittadini del rione San Vito condannati in primo grado per l’aggressione ai danni dei carabinieri il 23 novembre 2004, durante la festa di quartiere in onore di Padre Pio. I militari intervennero per dei rastrellamenti il giorno dopo il ferimento in via Popilia del maresciallo Roberto Redavid e dell’appuntato Andrea Covelli impegnati in un servizio di controllo, in incognito, all’interno d’un furgoncino. Durante i controlli la popolazione del quartiere si ribellò, accerchiando e spintonando i militari costretti a sparare alcuni colpi Il luogo del ferimento dei militari in aria. In primo grado il tribunale cittadino aveva condannato per resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale a un anno Domenico Cicero, classe 1983, e a nove mesi Francesco Stola, Vladimiro Lucia, Giuseppe Vilardi, Alessandro Mazzei, Pietro Mazzei e l’attuale consigliere comunale del Pdl Massimo Lo Gullo. Erano tutti difesi dagli avvocati Antonio Quintieri, Raffaele Scarpelli, Paolo Pisani, Antonio Ingrosso, Amelia Ferrari e Luigi Leonetti. Ieri il ribaltamento della sentenza «perché il fatto non costituisce reato»(d.m.) La verità di Angelo Colosso sull’omicidio del boss Antonio Sena. Ieri mattina l’ex picciotto, ora collaboratore di giustizia, ha risposto alle domande del pm antimafia Vincenzo Luberto durante un’udienza del processo “Terminator”, ricostruendo il movente del delitto consumato a Castrolibero il 12 maggio 2000, le fasi preparatorie e l’esecuzione. Colosso ha spiegato d’avere rubato la Lancia Thema usata dai sicari per mettere a segno l’omicidio, aggiungendo di avere visto spesso Sena nel bar in cui il clan si riuniva. «Veniva per salutare Ettore Lanzino, ma Marsico mi spiegava che Sena non era ben visto – ha dichiarato Colosso – perché sponsorizzava il clan Bruni, che lo portava in copiata, e questo dava fastidio a noi. Anche perché Sena aveva ottimi legami nel Reggino, dopo anni passati in carcere, quindi si temeva potesse fare crescere i Bruni. Ma Lanzino – ha aggiunto Colosso – non voleva che Sena fosse ucciso perché lo conosceva da tempo. Era convinto che sarebbe bastato parlarci per convincerlo a non sponsorizzare più il clan rivale. Così successe e infatti Senza disse che non l’avrebbe più fatto. Ma poi Lanzino venne arrestato perché doveva scontare un residuo di pena, quindi il comando finì nelle mani di Dedato che decideva assieme a Cicero». Sempre in risposta alle domande del pubblico ministero, Colosso ha chiarito che pure i “compari” del clan Cicero volevano l’eliminazione di Sena perché gli dava fastidio in alcune estorsioni. Essendo più conosciuto di altri, Antonio Sena fu ucciso nel maggio 2000 in un agguato a Castrolibero la gente si rivolgeva a lui per risolvere alcune questioni». Quindi un passaggio più direttamente legato al delitto. Colosso ha spiegato che inizialmente vennero decisi degli appostamenti, affidati a Trinni, Amodio e Marsico, per capire come e dove colpire. Prima in via 24 maggio e poi in un negozio di Città 2000. Il collaboratore di giustizia ha poi ricordato che Franco Marincola lo contattò per dirgli di rubare un’auto e durante una notte presero una Lancia Thema.(d.m.) La Rover su cui Sena viaggiava quando fu ucciso Mercoledì 21 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 44 Cosenza - Provincia . CORIGLIANO Gli esponenti locali del partito berlusconiano ribadiscono la piena fiducia nella magistratura dopo le 55 condanne inflitte dal gup Santa Tecla, i pidiellini rompono il silenzio Fissata al prossimo 6 giugno la sentenza del Tar sul ricorso contro lo scioglimento del consiglio comunale Emilia Pisani CORIGLIANO Rompe il silenzio anche il partito del Popolo della Libertà sulla sentenza di primo grado del processo Santa Tecla emessa dal gup Tiziana Macrì lo scorso 16 dicembre e che per quanto riguarda gli imputati sottoposti al rito abbreviato conferma l’impianto accusatorio del pm antimafia Vincenzo Luberto. Dopo le dichiarazioni dell’esponente democratico Aldo Algieri, che ha sottolineato la necessità di procedere a livello giudiziario nel chiarire ulteriori elementi emersi nel fascicolo Santa Tecla per quello che riguarda alcuni settori politici ed imprenditoriali della città. Nel ribadire la piena fiducia nel lavoro della magistratura e nella giustizia in generale, gli esponenti del Pdl coriglianese si augurano che se c’è altro ancora da spiegare per come dichiarato ieri a Gazzetta da Algieri, «che si faccia chiarezza fino in fondo e al più presto. La nostra città ha bisogno di trasparenza e di maggiori punti di riferimenti certi al fine di poter guardare nuovamente al futuro e sperare in una rinascita. L’inchiesta Santa Tecla rappresenta una pagina amara per la città di Corigliano e se vi sono, come dice l’ex consigliere Algieri, ancora elementi che comproverebbero ulteriori collusioni siamo convinti che la giustizia farà il suo corso e sarà in grado di dare risposte». L’inchiesta della Dda di Catanzaro, che ha determinato lo scioglimento del consiglio comunale della città di Corigliano a guida di Pasqualina Straface, si caratterizza anche per il percorso intrapreso nell’ambito della giustizia amministrativa. A tal proposito è stata fissata per il prossimo 6 giugno 2012 la data della sentenza del Tar Lazio in merito al ricorso presentato dall’ex sindaco Pasqualina Straface, dalla sua giunta e dall’ex presidente del consiglio comunale dell’Udc Pasquale Pellegrino avverso lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del civico consesso avvenuto lo scorso 9 giugno. A distanza, dunque, di un anno dallo scioglimento dell’organo democraticamente eletto, i giudici amministrativi si pronunceranno sul ricorso presentato per conto dei ricorrenti dall’avvocato Oreste Morcavallo. In merito il partito del Pdl cittadino ha dichiarato: «Attendiamo fiduciosi come sempre nel lavoro della giustizia quello che sarà il responso del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio in merito al ricorso presentato dall’ex Sindaco, dalla sua squadra di governo e dall’ex Presidente del Consiglio Comunale Pasquale Pellegrino. Ci rendiamo conto che si è tratta di una vicenda dolorosa per la vita sociale e politica di questa città». CORIGLIANO Al 3. Circolo didattico “280 giorni” della Malvasi Inquirenti e investigatori subito dopo il blitz del 21 luglio del 2010 Una panoramica di Corigliano CORIGLIANO La 25enne è accusata di aver indotto due minorenni a prostituirsi Flesh market, in aula la sorella delle baby squillo CORIGLIANO. È prevista per que- sta mattina presso il tribunale di Rossano (presidente De Vuono; a latere D’Alfonso e Zizzari) l’udienza per il giudizio immediato al quale sono stati rinviati alcuni degli indagati nel processo Flesh Market contro la prostituzione minorile. In aula saranno ascoltate le dichiarazioni della sorella maggiorenne delle due baby-prostitute, N.M. la donna è coimputata nel processo ed è accusata di favoreggiamento in concorso e sfruttamento della prostituzione minorile con l’aggravante del legame familiare. La 25enne dovrà rispondere alle domande del pm e della difesa degli imputati coinvolti e sottoposti al giudizio immediato Natale Musacchio, Giuseppe Russo (difeso dall’avvocato Pasquale Di Iacovo), Vincenzo Novelli, Saverio La Camera, Italo Le Pera e Maurizio Franco Magno. Sempre nella giornata di oggi a Rossano inizierà la prima udienza anche per gli imputati per i quali il giudice ha rigettato la richiesta di rito abbreviato, ovve- ro Damiano Collefiorito, Cosimo La Grotta, Santo Bagnato e Giuseppe Brina. Si attende ancora la consegna del la perizia sulle capacità a testimoniare delle due minorenni V.M. e L.F.M. La difesa si baserà molto sull’attendibilità delle due minorenni, per questo saranno fondamentali oltre che la perizia sulle capacità intellettive delle due sorelle, anche quella richiesta sulle trascrizioni delle dichiarazioni rilasciate dalle baby-prostitute in fase di incidente probatorio.(emi.pis.) Un arresto di “Flesh market” CORIGLIANO. Sarà presentato quest’oggi alle 17.30, presso l’aula “Cortese” del 3. Circolo didattico di Corigliano scalo, il volume dal titolo “280 giorni”, scritto da Valeria Malvasi. Nelle pagine della prima opera letteraria dell’aspirante scrittrice è descritta l’esperienza della dolce attesa. È la storia di una gravidanza, dal concepimento al parto, scritta con il cuore e con la mente; attimi che intrecciano i fotogrammi della vita della mamma tra sentimento ed esperienza. La presentazione del testo, organizzata dall’associazione culturale “Centro Studi Sybaris”, è prevista come detto questo pomeriggio. A relazionare saranno la dirigente del 3. Circolo, Susanna Capalbo, e l’ispettore del Ministero Iur, Francesco Fusca. I lavori, intervallati dalla lettura dei brani del testo a cura di Damiano Lazzarano e Simona Scaramuzzo, accompagnati dalle musiche del maestro Giorgio Roma, saranno coordinati da Giulio Iudicissa. CORIGLIANO Il giovane è stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio Minaccia di far saltare in aria il palazzo Fermato in tempo dai militari dell’Arma CORIGLIANO. Momenti di pura follia si sono vissuti nella mattinata di ieri nel centro storico di Corigliano. Ha infatti dato in escandescenza generando, in un momento di profondo scoramento ed in evidente stato di shock, panico nell’intero palazzo dove abita con la madre in via Ospizio G.V., un 25enne coriglianese. Il ragazzo nella mattina di ieri ha ripetutamente minacciato di farsi esplodere e far saltare in aria l’appartamento con una bombola a gas e un accendino. Si è barricato dentro casa, G.V., ed intorno all’ora di pranzo ha iniziato ad urlare chiudendosi a chiave all’interno della sua abitazione. «Faccio saltare tutto in aria, mi ammazzo e metto fuoco a tutto» è quanto il giovane ha urlato verso l’ester- L’ospedale di Corigliano no, stando almeno al racconto dei vicini di casa che impauriti hanno provveduto subito ad allertare la vicina stazione dei carabinieri. Alla base dello stato di evidente alterazione psicologica e dello stato confusionale che hanno decretato il momento di pura follia, le condizioni di salute del giovane, convinto di doversi ancora trattenere all’interno di una reparto dell’ospedale “G. Compagna” di Corigliano da dove era stato dimesso la sera prima. Sul posto sono quindi intervenuti i carabinieri del centro storico che nel frattempo, vista la minaccia di far esplodere l’appartamento ripetuta dal giovane, avevano allertato anche la caserma dei vigili del fuoco di Rossano al fine di garantire un immediato intervento in caso di esplosione. A nulla sono valse le preghiere da parte dei vicini di casa, dei conoscenti e soprattutto dei familiari di G.V. di desistere dal commettere l’insano gesto, il 25enne è stato fermato solo dopo un intervento forzato da parte dei militari dell’arma che lo hanno accompagnato in pronto soccorso operando un Tso (trattamento sanitario obbligatorio). Comprensibile l’agitazione e il panico vissuti dai vicini di casa, che proprio a quell’ora stavano consumando il pranzo, quando hanno sentito urlare il giovane che minacciava di far esplodere tutto il palazzo. G.V. una volta sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio si è tranquillizzato, facendo tirare un sospiro di sollievo all’intero rione.(emi.pis.) CORIGLIANO Critiche all’idea che gli ordini professionali rappresentino il male del Paese I giovani commercialisti festeggiano il decennale Johnny Fusca CORIGLIANO Decima candelina per l’Ugdcec dell’area urbana Corigliano-Rossano, che domani sera chiama a raccolta i suoi organi locali e le rappresentanze delle unioni regionali presso il “Casino Caruso by White”, dove si celebrerà la “festa di compleanno”. L’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili è nata infatti nel 2001 e quest’anno festeggia il primo decennale di vita perseguendo sempre gli stessi obiettivi, ossia quelli di rappresentanza sindacale attiva ed efficace nella categoria e di crescita etica e professionale del comparto, guardando alle problematiche del Paese e al suo sviluppo. Un impegno che l’organizzazione, attraverso i suoi vertici locali, vuole rilanciare anche in questa occasione. «L’ente si propone di facilitare l’inserimento dei giovani dottori commercialisti ed esperti contabili nella vita professionale – afferma Giorgio Iannini, presidente distrettuale Ugdcec – oltre che Rivendicato il ruolo dei commercialisti di promuovere lo studio e la risoluzione di temi o problemi oggetto della professione o di interesse della categoria, di favorire tra i giovani professionisti del settore legami di amicizia, collaborazione e solidarietà». Poi il messaggio ai giovani, ossia «non cadere nella trappola di coloro che dietro la frase “riforma delle libere professioni” stanno piuttosto pensando ed operando il loro smantellamento, come se i sistemi ordinistici siano diventati il peggior male del paese».(jo.fu.) Gazzetta del Sud Mercoledì 21 Dicembre 2011 31 Cronaca di Catanzaro . Svolta nella rissa con accoltellamento avvenuta un anno fa nei pressi della sede del collettivo “Riscossa” Accoltellamento, in due ai domiciliari Una terza persona sottoposta all’obbligo di dimora. Dieci gli indagati Giuseppe Mercurio «Ma vedi che noi siamo andati in tre, a mani nude, ma voi avete rotto un vetro? Si, dopo che ci hanno tirato una bottigliata in faccia, meno male che ha schivato, non ho visto più dagli occhi, ho preso un mattone e ho crollato una finestra, e loro sono salate dieci persone, da tutte le parti». È il passo di un’intercettazione di una delle due persone alla quale ieri la Digos ha notificato una ordinanza di applicazione di misura cautelare agli arresti domiciliari emessa dal giudice Maria Rosaria Di Girolamo (cancelliere Paola Mondello) su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Alessia Miele per gli scontri tra opposte fazioni di estrema destra e sinistra che avvennero il 30 ottobre 2010 in città durante i quali un ragazzo del centro sociale Riscossa fu ferito gravemente a coltellate. Le due persone sottoposte ai domiciliari sono Vincenzo Marino, 32 anni, e Carmelo La Face, 33, entrambi di Catanzaro. Una terza persona, Salvatore Mazza, 30 anni, di Catanzaro, è stata sottoposta all’obbligo di dimora. Complessivamente sono dieci i giovani, sia dell’area dell’estrema destra che del collettivo, indagati dal novembre 2010, a vario titolo, per tentato omicidio, rissa aggravata e lesioni personali gravi. La Procura della Repubblica aveva chiesto l’arresto di cinque esponenti dell’area dell’estrema destra con l’accusa di tentato omicidio nei confronti del giovane del centro sociale Riscossa ferito a La Polizia ha notificato i provvedimenti a Carmelo La Face e Marino Vincenzo (in alto) e Salvatore Mazza (sotto) coltellate. In particolare, la Procura aveva chiesto l’arresto in carcere per rissa e tentato omicidio per Carmelo La Face e Vincenzo Marino che invece il gip ha mandato ai domiciliari per rissa. Inoltre l’accusa aveva chiesto i domiciliari per Salvatore Mazza per rissa, che ha avuto l'obbligo di firma, e per altri due indagati in stato di libertà, Valerio Bagnato, di 26 anni, e Carlo Maria Cassala, 27, entrambi di Catanzaro, ritenuti responsabili di tentato omicidio, per i quali, però, gip non ha ritenuto di accogliere la richiesta. Nella sua richiesta al gip, il pm Alessia Miele ricostruisce, grazie alle testimonianze rese da alcuni dei protagonisti dopo un’iniziale reticenza, quanto accaduto la sera del 30 ottobre, con una prima rissa provocata da un gruppetto di giovani dell’estrema destra che avevano lanciato un mattone contro una finestra del centro sociale, rompendola e provocando la reazione dei giovani del collettivo. Quindi, alcune ore dopo, secondo l'accusa, Marino, La Face, che nella rissa aveva riportato la frattura di un braccio, e Mazza avevano organizzato «una vera e propria spedizione punitiva nei confronti dei giovani del collettivo Riscossa». Resta ancora da identificare, invece, colui che materialmente ha sferrato le coltellate a Ruben Munizza, 29 anni, di catanzaro, il giovane ferito e che figura tra gli indagati per rissa. Dell’accoltellatore nessuno ha fatto il nome o lo ha saputo identificare. Gli altri indagati per rissa, oltre a Ruben Munizza, Vincenzo Marino, Carmelo La Face, Salvatore Mazza, Carlo Maria Cassala, e Valerio Bagnato, sono Fabio Salicetti, 31 anni, e Stefano Mancuso, 26, entrabi di Catanzaro; Giusep- TRUFFE E ASSICURAZIONI Lo puntualizzano i difensori, gli avvocati Staiano e Ludovico pe Rossi, 34, di Reggio Calabria, Dario De Liberto, 33, di Messina. L’accusa si basa, tra l’altro, su intercettazioni telefoniche e ambientali dalle quali si sarebbero ricostruiti i fatti. «Ho bloccato il palo e gli ho abbassato le mani, con il braccio rotto che avevo, gli ho abbassato questo palo e gli ho detto: uomo di merda, non ti vergogni. All’improvviso, boom, mi è arrivata una botta qua e all’improvviso un’altra da qua, un calcio, e mi sono girato a picchiare a quello. Come mi sono girato, bom, e quello intanto, bom, nei fianchi». E ancora: «In un attimo sono arrivato sopra lo sai come! Con il viso pieno di sangue tutto pieno di sangue, c’erano le femmine che gridavano, io volevo entrare dentro vi sfondo». Persino in ospedale, dove erano ricoverati due esponenti delle contrapposte compagini, c’era chi aveva voglia di scherzare: «Il primo giorno quando sono andato io la prima volta, mi sono fatto due conti... ho detto lo hanno portato in chirurgia? Salgo, entro e lo becco, compà! Peggio di quei killer efferati (ridono) che mandano... di San Luca... ti trovo... dove vai! E l’ho beccato... la ragazza mi guardava schifato... l’ha guardata e gli ho detto quando si riprende... la prima dormiva, era in coma. Non... che questo è solo l’inizio... poi mi è dispiaciuto... la verità... mi hanno detto che era incinta... se sapevo un calcio in pancia... glielo potevo anche buttare (ridono)... la verità, mi è dispiaciuto e che cazzo una volta che c’ero... ho perso..., no sto scherzando». Giovanna Passalacqua Luigi Bevilacqua VICENDA DURO Violenza privata Decisione del TdL: Passalacqua a casa Bevilacqua in carcere È stata mandata agli arresti domiciliari la 65enne Giovanna Passalacqua – difesa dall’avvocato Mary Aiello – accusata di violenza privata aggravata dall’uso delle armi nei confronti della compagna di Nicola Duro, l’idraulico incensurato di 26 anni, ucciso il 17 giugno 2010, davanti un bar di viale Isonzo. Lo ha stabilito il Tribunale del Riesame al quale si era appellato anche il difensore di Luigi Bevilacqua, 39, l’avvocato Raffaele Bruno. Per Bevilacqua il TdL ha invece confermato la custodia cautelare in carcere. L’avvocato Bruno, nell’apprendere la notizia, ha parlato di «giustizia razzista» in quanto «non esistono – secondo il legale – i presupposti per l’applicazione del provvedimento in quanto la compagna di Duro ha espresso solo un timore. E sui timori non si possono basare i capi d’imputazione». I fatti risalirebbero, secondo l’accusa, al giorno in cui è stata emessa la sentenza sul delitto Duro con l’immediato arresto di una loro congiunta (Ornella Bevilacqua, condannata con altre quattro persone). Giovanna Passalacqua e Luigi Bevilacqua (rispettivamente madre e fratello di Ornella Bevilacqua) sarebbero andati sotto l’abitazione della compagna di Duro e, con un coltello da cucina, l’avrebbero minacciata di morte. La donna avrebbe proferito frasi terribili: «Se scindi sutta ti squartu», «Tantu ti vidimu sula, nesci sempre da sula». Il figlio non sarebbe stato da meno e, mostrando la mano a mo’ di pistola, avrebbe detto alla donna: «Quandu ti viu sula ti fazzu provare u chiumbu». La compagna di Nicola Duro ha vissuto momenti di terrore sino a quando non è giunta una pattuglia della Polizia che ha trovato a casa di Passalacqua un coltello dalle caratteristiche compatibili a quello descritto dalla compagna di Duro. Da qui l’emissione dell’ordinanza di custodia in carcere che ha portato all'arresto di madre e figlio.(g.m.) AVVOCATI Il presidente Iannello critico sula legge di stabilità Non indagati i dottori Caglioti e Gangale «Questa manovra vuole far tacere Dagli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Ludovico riceviamo: «Alla luce delle notizie apparse nelle scorse settimane sulla stampa locale ed in particolare pubblicate dal quotidiano "Gazzetta del Sud", che ha dedicato ai fatti di cronaca addirittura la prima pagina dell'edizione di giovedì 1 dicembre 2011, gli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Ludovico, nell'interesse dei propri assistiti dott. Maurizio Caglioti e Raffaele Gangale, precisano: L'inchiesta relativa alle presunte truffe alle assicurazioni, che secondo il resoconto degli organi di informazioni avrebbe visto tra gli indagati medici e avvocati catanzaresi, non coinvolge i dottori Maurizio Caglioti e Raffaele Gangale. Il tutto con grave nocumento alla reputazione di due rispettabili e stimatissimi professionisti nel campo medico quali i dottori Maurizio Caglioli e Raffaele Gangale. A seguito delle notizie riportate sulla stampa, i due, infatti, fiduciari di oltre dieci compagnie assicurati- Il Palazzo di Giustizia di Catanzaro ve, sono stati sospesi dai rispettivi incarichi con un evidente danno personale, familiare, sociale e patrimoniale. Non appena s'è appresa la notizia relativa alla presunta indagine avviata anche nei loro confronti, pubblicata in data 1 dicembre dal quotidiano Sentenza della Corte d’Appello La condanna nell’Ue si può scontare in Italia Importante sentenza destinata a fare giurisprudenza da parte della Corte d’Appello che ieri, a seguito di un mandato di arresto internazionale, ha accolto la tesi dell’avvocato Gregorio Casalinuovo stabilendo che un rumeno condannato nel suo paese può scontare la condanna definitiva passata in giudicato nel nostro Paese. I giudici (presidente Maria Teresa Carè, a latere Francesca Marrazzo e Lucia Monica Monaco) hanno emesso questo verdetto richiamando l’ordinanza n. 289/2009 della Corte Co- stituzionale che ha dichiarato l’illegittimità del mandato di arresto europeo limitatamente alla parte in cui non prevede il rifiuto di consegna anche del cittadino di un altro Paese membro dell’unione Europea che legittimamente ed effettivamente risieda o abbia dimora nel territorio italiano ai fini dell’esecuzione della pena detentiva in Italia conformemente al diritto interno. Analoga sentenza era stata incassata ad ottobre dall’avvocato Casalenuovo sempre dalla Corte d’appello.(g.m.) "Gazzetta del Sud", i difensori hanno depositato, presso la segreteria dell'Ufficio di Procura tempestiva istanza di interrogatorio; vanamente: i due dottori Gangale e Caglioti non sono assolutamente nemmanco marginalmente lambiti dalla indagi- ne. Invero, i due dottori benché sottoposti a perquisizione non sono indagati; sicché è di tutta evidenza che l'atto requirente afferiva ad altri soggetti». Prendiamo atto di quanto riferito dagli avvocati Staiano e Ludovico. Ci limitiamo ad osservare che a pagina 4 del decreto di perquisizione si dispone che copia del provvedimento «sia consegnata all’indagato», che «immediatamente prima di iniziare le operazioni di perquisizione sia dato avviso al difensore d’ufficio, o al diverso difensore di fiducia eventualmente nominato dall’indagato, del compimento del presente atto». Evidentemente il frequente rimando alla figura dell’“indagato” ha contribuito all’equivoco. Nel resto, nell’articolo pubblicato su queste colonne l’1 dicembre non abbiamo affermato che i dottori Gangale e Caglioti sono indagati ma solo che sono stati «coinvolti nell’inchiesta»; appunto perché i loro studi professionali sono stati perquisiti. la voce di chi difende la libertà» “Quale futuro per l’Avvocatura?” Questo il tema di un incontro organizzato dall’associazione Forense “Diritto di Difesa” che si è svolto nella sala riunioni del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. I lavori sono stati introdotti dalla presidente dell’associazione forense Daniela Palaia la quale, dopo aver fatto un breve excursus dell’attività svolta nel corso dell’anno, ha rilevato la necessità e l’urgenza dell’incontro in considerazione della grave situazione in atto che sta coinvolgendo l’Avvocatura tutta illustrando le problematiche relative alla legge di stabilità che in questi giorni è argomento di grandissima attualità. Ha quindi introdotto il relatore prof. avv. Giuseppe Iannello, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catanzaro e presidente dell’Unione degli Ordini Forensi della Calabria, il quale, senza mezzi termini, ha subito Giuseppe Iannello evidenziato l’enorme disagio nell’affrontare il tema assegnato stante la bufera che si è abbattuta sull’Avvocatura evidenziando come «i poteri forti stanno portando avanti una becera battaglia contro l’Avvocatura alla quale addirittura si imputano re- Agenda telefonica cittadina FARMACIE DI TURNO MITTIGA - Corso Mazzini, 27 GIUSTI - Viale Cassiodoro (Santa Maria) DI STEFANO - Via Gullì (Lido) FARMACIE NOTTURNE NATURALE - Via Ferdinandea (Siano) RUFFA - Via Educandato (Monte) PITARO - Viale Magna Grecia (Fortuna) GUARDIE MEDICHE Dalle ore 14 del sabato alle ore 8 del lunedì successivo CATANZARO I (Centro e Nord) - Via Acri tel. 0961745833 CATANZARO II (Sud - Sala e S. Maria) tel. 096163146 CATANZARO LIDO - Viale Crotone tel. 0961737562 ALBI - Viale Trieste, 0961923075 AMARONI tel. 0961913157 BADOLATO tel. 096785010 BELCASTRO tel. 0961932116 BORGIA tel. 0961951318 BOTRICELLO tel. 0961963069 CARDINALE tel. 0967938217 CHIARAVALLE tel. 0967999416 CICALA tel. 096885061 CROPANI tel. 0961965309 DAVOLI tel. 0967533101 GASPERINA tel. 0961486101 GIMIGLIANO tel. 0961995015 GIRIFALCO tel. 0968747219 GUARDAVALLE tel. 096782024 ISCA JONIO tel. 096744168 MIGLIERINA tel. 0961993144 MONTAURO tel. 0967486101 MONTEPAONE tel. 0967576391 PALERMITI tel. 0961917542 PENTONE tel. 0961925041 PETRONÀ tel. 0961933402 SAN PIETRO A. tel. 0961994050 SAN SOSTENE tel. 0967533101 SANTA CATERINA J. tel. 096784307 SANT’ANDREA J. tel. 096744168 SAN VITO JONIO tel. 096796194 SATRIANO tel. 0967543012 SELLIA MARINA tel. 0961964514 SERSALE tel. 0961931292 SETTINGIANO tel. 0961953193 SIMERI CRICHI tel. 0961481282 SOVERATO tel. 0967539406 SQUILLACE tel. 0961912052 STALETTÌ tel. 0961918012 TAVERNA tel. 0961927401 TIRIOLO tel. 0961992285 VALLEFIORITA tel. 0961919355 ZAGARISE tel. 0961937042 OSPEDALI «Pugliese» e «Ciaccio», centralino unico tel. 0961883111. Servizio emergenza Suem tel. 118 sponsabilità per la grave crisi economica in atto». Iannello dopo aver precisato che «l’aver delegificato le norme in materia di ordinamenti professionali, anche quelli che coinvolgono i diritti dei cittadini, è una palese violazione della Costituzione» ha preso in esame dettagliatamente la manovra Monti e, meglio ancora, quanto previsto nella legge di stabilità. Il presidente Iannello ha concluso sostenendo che «l’Avvocatura italiana non può tradire la propria storia e la storia della civiltà del nostro mondo assistendo inerte alla manovra di chi vuol far tacere la voce di coloro che hanno il compito di difendere la libertà di tutti consentendo l’esercizio dei diritti» esprimendo «forte contrarietà a norme che provocherebbero la demolizione del sistema ordinistico e del controllo deontologico in spregio della Costituzione e a scapito dei cittadini e dei professionisti più giovani».(g.m.) Il grande schermo CATANZARO SOCCORSO Centrale operativa tel. 096132155 FILO DIRETTO PER L’INFANZIA del Tribunale per la difesa dei diritti del minore, tel. 0961727272. GUARDIE ECOZOOFILE Pronto intervento tel. 0968431010 CARABINIERI Comando provinciale tel. 0961894111 Reparto operativa tel 0961894289 Sezione di P.G. presso Procura Repubblica: Tribunale cent. tel. 0961885375. TAXI Piazza Grimaldi tel. 0961721348 Piazza Immacolata tel. 0961741428 Piazza Matteotti tel. 0961725846 Piazza Roma tel. 0961721034 Stazione Lido tel. 096132473 Stazione Sala tel. 0961753504 Viale Pio X tel. 0961747848 ORARIO CAMPUS UNIVERSITÀ DI GERMANETO LINEA 46 AMC ANDATA da FF.SS. CZ Sala: 7.00 - 7.30 - 7.45 - 8.00 - 8.15 - 8.45 - 9.15 - 9.45 10.15 - 10.45 - 11.15 - 11.55 - 12.25 12.55 - 13.30 - 14.00 - 14.30 - 15.30 16.30 - 17.30 - 18.30 - 19.30. RITORNO da “Campus Università”: 7.35 - 8.05 - 8.20 - 8.35 - 8.50 - 9.20 - 9.50 10.20 - 10.50 - 11.20 - 11.50 - 12.30 13.00 - 13.30 - 14.05 - 14.35 - 15.05 16.05 - 17.05 - 18.05 - 19.05 - 20.05. LINEA 47 AMC ANDATA da Bambinello Gesù: 7.00 7.30 - 7.45 - 8.00 - 8.15 - 8.45 - 9.15 9.45 - 10.15 - 10.45 - 11.15 - 11.45 12.25 - 12.55 - 13.30 - 14.00 - 14.30 15.30 - 16.30 - 17.30 - 18.30 - 19.30. RITORNO da “Campus Università”: 7.40 - 8.10 - 8.25 - 8.40 - 8.55 - 9.25 - 9.55 10.25 - 10.55 - 11.25 - 11.55 - 12.35 13.05 - 13.35 - 14.10 - 14.40 - 15.10 16.10 - 17.10 - 18.10 - 19.10 - 20.10. LINEA 48 AMC ANDATA da Gagliano: 7.00 - 7.30 - 8.00 - 8.25 - 8.55 - 9.45 - 10.35 - 11.20 12.00 - 13.00 - 13.40 - 14.30 - 15.30 16.30 - 17.00 - 18.00 - 18.30 - 19.05. RITORNO da “Campus Università”: 7.30 - 8.00 - 8.30 - 8.55 - 9.25 - 10.15 11.05 - 11.50 - 12.30 - 14.10 - 15.00 16.00 - 17.00 - 17.30 - 18.30 - 19.00 19.30. Il servizio si effettua esclusivamente nei giorni feriali. A cura dei gestori sui quali ricade la responsabilità dell’improvviso cambio di programmazione. SUPERCINEMA Via XX Settembre 18, tel. 09611725964 «Vacanze di Natale a Cortina» di Neri Parenti. Con Christian De Sica, Sabrina Ferilli, Ricky Memphis, Valeria Graci. Spett. ore: 16 - 18 - 20 - 22. Chiusura settimanale martedì. CINEMA MASCIARI Piazza Lepera, tel. 09611721490. SALA A: «Sherlock Holmes - Gioco di ombre» di Guy Ritchie. Con Robert Downey Jr., Jude Law, Noomi Rapace, Stephen Fry. Spett. ore: 17.45 - 20 22.15. SALA B: «Le idi di marzo» di George Clooney. Con Ryan Gosling, Evan Rachel Wood, Marisa Tomei, Paul Giamatti. Spett. ore: 16 - 17.40 - 19.20 21 - 22.40. Chiusura settimanale mercoledì. CINEMA COMUNALE: Corso Mazzini, 74 - Tel. 0961741241. «Finalmente la felicità» di Leonardo Pieraccioni. Con Leonardo Pieraccioni, Rocco Papaleo, Ariadna Romero, Thyago Alves. Spett. ore: 16 - 18 - 20 22.15. Chiusura settimanale giovedì. Gazzetta del Sud Mercoledì 21 Dicembre 2011 43 Cronaca di Vibo . OMICIDIO DI PASQUALE ANDREACCHI Dopo l’archiviazione della Procura a un anno e tre giorni dal rinvenimento dei resti del giovane in un boschetto I genitori chiedono la riapertura del caso L’avvocato Giovanna Fronte: sollecitiamo il pubblico ministero offrendo spunti di mancata indagine Marialucia Conistabile Riapertura del caso. Un caso doloroso che per Maria Rosaria Miraglia e Salvatore Andreacchi, perché quel fascicolo porta il nome di Pasquale, 18 anni, scomparso da Serra San Bruno la sera dell’11 ottobre del 2009, ucciso probabilmente lo stesso giorno e i cui resti sono stati trovati tre mesi dopo in un boschetto. Un caso archiviato dalla Procura a «un anno e tre giorni» dal rinvenimento dei resti e dei vestiti e che ora i genitori del giovane chiedono venga riaperto. Richiesta che supportano offrendo al pm «spunti di mancata indagine». Maria Rosaria Miraglia e Salvatore Andreacchi solo da qualche mese hanno appreso dell’archiviazione. La mamma di Pasquale l’11 ottobre scorso – nel giorno del secondo anniversario della scomparsa del figlio – aveva inviato una lettera alla Procura chiedendo di sapere a che punto fossero le indagini orientate a far luce sulla drammatica vicenda e a individuare i responsabili. Ma a quella lettera non ha ricevuto risposta. Altre comunicazioni i genitori della vittima le hanno però avute dall’avvocato Giovanna Fronte. Dal legale, infatti, hanno appreso dell’archiviazione. Un boccone amaro che Maria Rosaria e Salvatore non intendono in alcun modo mandare giù e che, probabilmente, nessuno intende far loro ingoiare. L’archiviazione, infatti, non impedisce la riapertura delle indagini, anzi tutt’altro, qualora emergessero elementi tali da indurre la Procura a seguire nuovi filoni. Con l’avv. Fronte i genitori del giovane stanno ora predisponendo il tutto. Ritengono che siano ancora tanti i punti da chiarire. A cominciare dal luogo in cui i resti vengono trovati in due distinte occasioni (il 4 e il 27 gennaio 2010) «mai sequestrato», sottolineano. In un primo momento in un cassonetto della spazzatura gli operatori ecologici trovano un teschio e un femore, messi in modo tale da farli vedere. Solo a distanza di oltre 20 giorni, a circa duecento metri dal luogo del macabro rinvenimento, si trovano altre ossa umane, vestiti e anche il portafogli del giovane scomparso. «Il boschetto in cui le ossa di nostro figlio sono state scoperte – commentano i genitori – si trova nell’immediata periferia di Serra San Bruno ed è praticamente circondato da abitazioni. Possibile che nessuno abbia visto o sentito niente? Il 4 gennaio 2010, all’indomani di una nostra manifestazione pubblica, si trovano il cranio e il femore nel cassonetto. Ci vogliono più di 20 giorni per ritrovare, a circa 200 metri di distanza, le altre ossa e i suoi vestiti. C’erano già il primo giorno e nessuno ha cercato o qualcuno li ha portati successivamente? Inoltre di fronte vi è un grande stabilimento di Pasquale ucciso con un colpo in fronte Versioni poi negate, avvistamenti e “voci” prima della scomparsa Pasquale Andreacchi fotografato in sella al cavallo pezzato ricevuto in dono per i suoi 18 anni alcuni giorni prima della scomparsa Maria Rosaria Miraglia e Salvatore Andreacchi, genitori di Pasquale bevande è stato mai accertato se fosse protetto da telecamere? In caso affermativo le cassette sono state visionate?». Insomma domande da porre Maria Rosaria Miraglia e Salvatore Andreacchi ne hanno tante anche se, probabilmente, a molti dei loro interrogativi gli investigatori Il procuratore Mario Spagnuolo al quale si chiede la riapertura dell’istruttoria Bruno Rosi sindaco di Serra ieri ha incontrato Salvatore Andreacchi COCAINA Ritenuto vicino a Ventrici Due Torri connection Petullà scarcerato dal gip È stato scarcerato dal gip distrettuale Bologna, il 47enne Giuseppe Petullà, di Rosarno, coinvolto nell’operazione “Due torri connection” e ritenuto il curatore del trasporto di ben 1.500 chili di cocaina che dovevano giungere in Italia per conto dell’organizzazione che sarebbe stata diretta da Francesco Ventrici, 39 anni, di San Calogero. Il gip accogliendo l’istanza dell’avv. Francesco Stilo, ha concesso gli arresti domiciliari a Petullà, sul presupposto dell’affievolimento delle esigenze cautelari a seguito dell’interrogatorio e delle memorie difensive. Secondo gli inquirenti, Giuseppe Petullà, unitamente a Giuseppe Simonelli, detto “Paco”, di Tropea – di recente estradato in Italia dall’Albania – avrebbe tenuto i rapporti con i narcos colombiani per conto dell’organizzazione vibonese. In particolare, l’8 novembre 2010 Petullà si sarebbe incontrato con Antonio Grillo, detto “Il bisonte”, 33 anni, di San Ca- hanno già dato risposta. Comunque loro insistono nella speranza che i responsabili dell’assassinio di Pasquale vengano identificati. «Sui resti rinvenuti nel boschetto di località Papararo – evidenziano, infatti – è stato solo disposto l’esame del Dna per accertare se quelle ossa trovate fossero di nostro figlio. Altri quesiti non sono stati posti dal pm al consulente – rileva l’avv. Fronte – anche se il collega che mi ha preceduta nell’incarico aveva cercato di ampliare i quesiti da porre al perito». In pratica per la penalista e per i genitori della vittima niente sarebbe stato fatto per accertare da quanto tempo il corpo si trovava nel boschetto e quindi cercare di chiarire se sia stato portato lì successivamente. «A nostro avviso tracce di altri possibili Dna anda- logero – ritenuto il più stretto collaboratore di Ventrici – ricevendo la somma di 7mila euro per recarsi in Colombia in compagnia di Giuseppe Simonelli e prendere così contatti con i narcos del “cartello di Cali”. Petullà, secondo gli inquirenti, sarebbe stato inoltre la persona che avrebbe prima prelevato all’aereoporto di Venezia il vibonese Antonio Grillo – impegnato nel trasferimento in Italia dei 1.500 chili di cocaina attraverso un aereo privato – e poi Giuseppe Corsini all’aereoporto di Treviso. L’inchiesta della Dda di Bologna come si ricorderà aveva coinvolto decine di persone e tra queste anche alcun i vibonesi.(g.b.) L’avv. Giovanna Fronte vano ricercate su tutti i materiali organici eventualmente reperibili sul luogo del ritrovamento dei resti e dei vestiti. Su questi ultimi in particolare per poi eventualmente fare la comparazione con il Dna di persone ipoteticamente indagate», rilevano ancora i genitori di Pasquale Andreacchi e l’avv. Fronte che aggiunge: «Nella perizia redatta dal dott. Aldo Barbaro non abbiamo trovato nulla circa l’ecchimosi a livello frontale riscontrata sul cranio. Si fa riferimento soltanto al colpo d’arma da fuoco (arma corta) e al foro provocato che ha causato la morte del ragazzo». E ancora altri interrogativi ai quali per i genitori della vittima occorre dare risposte sono quelli relativi alla natura dei peli che ricoprivano la felpa di Pasquale e ai giornali rimasti attaccati sulla parte posteriore dei jeans del giovane «come se fosse rimasto appoggiato a lungo sui fogli», nonché alle scarpe da tennis e a quello che sotto le suole potevano avere. «Il medico legale nella perizia fa riferimento al fatto che la vittima possa essere stata costretta a spogliarsi o che sia stata spogliata – sottolinea l’avv. Fronte – ma in questa eventualità, qualcuno si sarà chiesto dove o da chi? Sui vestiti che qualcuno potrebbe aver tolto poteva essere rinvenuta qualche traccia? Quantomeno indicativa del luogo dove Pasquale era stato tenuto, visto che il giorno della morte coinciderebbe con quello della scomparsa». Ma su questa assurda storia di morte aleggiano anche parole dette e poi negate, lettere anonime e dichiarazioni televisive. «Pasquale era scomparso da poco e noi ci siamo rivolti a Chi l’ha visto – ricordano i genitori – . Durante la trasmissione ha telefonato una donna dicendo che nostro figlio era stato ucciso da un boss locale per un cavallo. Noi cercavamo Pasquale vivo e invece c’era chi ne annunciava la morte...». Oggi i genitori di Pasquale Andreacchi sono pronti a ritornare alla carica affinché sul caso non cada il silenzio. In passato, nelle fasi delle ricerche, hanno dato vita a diverse manifestazioni pubbliche, coinvolgendo la comunità e l’amministrazione comunale. Una strada che intendono riaprire, tant’è che ieri il papà della vittima ha incontrato il sindaco Bruno Rosi il quale ha manifestato la sua disponibilità e quella del suo esecutivo. L’11 ottobre del 2009, intorno alle 17, Pasquale, 18 anni compiuti da pochi giorni usce da casa dicendo alla mamma che va a comprare le sigarette e che più tardi sarebbe rientrato. Per Maria Rosaria Miraglia quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto vivo il figlio avuto a soli 13 anni (18 anni aveva all’epoca il padre), ma quel giorno lei non poteva saperlo. E neanche Pasquale, un giovane che amava in modo sviscerato i cavalli – tant’è che ne aveva ricevuto uno in dono dai genitori per il suo diciottesimo compleanno – e che non passava inosservato essendo alto quasi due metri, poteva mai immaginare che quelle sarebbero state le sue ultime ore di vita. Del giovane per mesi si perde traccia. A Serra San Bruno circola la voce che la sua scomparsa possa essere collegata al mancato pagamento di un cavallo, ma le indagini avviate in tale direzione non portano a nulla di concreto. Una settimana prima della scomparsa di Pasquale ai genitori, titolari di un maneggio, vengono rubati quattro cavalli, tra questi anche il pezzato regalato al giovane il giorno del suo diciottesimo compleanno. Dapprima gli Andreacchi li cercano in giro, poi denunciano il furto e nel frattempo ricevono anche minacce. L’11 ottobre scompare Pasquale. La telecamera posta nei pressi della tabaccheria dove doveva recarsi lo filma in quel luogo tra le 18,30 e le 18,45. Alle 19,30 dello stesso giorno qualcuno dice di averlo visto seduti sui gradini vicino al bar, ma quella che avrebbe potuto essere la dichiarazione più significativa, ai fini delle indagini, l’avrebbe fatta un minorenne. Lo stesso, però, ha poi negato dicendo di aver riportato le voci che circolavano in paese e di averle dette a una parente, che le avrebbe riferite a uno zio del giovane scomparso, incontrato per caso. Ma stando alle dichiarazioni rese al pm, nessuno avrebbe visto niente. Fatto sta che la “versione” inizialmente emersa raccontava della presenza di Pasquale Andreacchi nei pressi della sede della Comunità montana. Con lui ci sarebbero state altre persone e lo avrebbero picchiato. Sul posto sarebbe poi arrivata un’autovettura con a bordo due persone, con il volto coperto da Pasquale Andreacchi visto in paese prima di svanire nel nulla maschere di carnevale, che caricavano Pasquale sull’auto e si allontanavano. Altri invece – sempre voci? – avrebbero visto il ragazzo discutere con una persona nelle vicinanze “del monumento”, però anche in questo caso, secondo quanto emerge dagli atti, la segnalazione non ha portato a niente di concreto. Lo stesso dicasi per la lettera anonima, che risale al 6 novembre del 2009. Insomma “voci” a non finire, certezze poche. Anzi una sola: la morte di Pasquale, ammazzato a 18 appena compiuti con un colpo di pistola in fronte. (m.c.) Il boschetto dove sono stati rinvenuti i resti del giovane Maria Rosaria Miraglia e Salvatore Andreacchi decisi ad andare sino in fondo L’iniziativa davanti al Tribunale e gli appelli Dal giorno della scomparsa i genitori di Pasquale Andreacchi non si sono mai dati pace. Prima hanno fatto di tutto per rintracciare il figlio, sperando per mesi che fosse ancora vivo, oggi chiedendo la riapertura dell’istruttoria. Maria Rosaria Miraglia e Salvatore Andreacchi sono decisi ad andare sino in fondo. Da Chi l’ha visto, alle televisioni locali, ai giornali; nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa del diciottenne gli appelli dei genitori sono stati quasi quotidiani. Poi le manifestazioni pubbliche, una davanti al Tribunale di Vibo Valentia, un’altra a I genitori di Pasquale Andreacchi e loro parenti davanti al Tribunale Serra San Bruno, seguita poi da una fiaccolata. Tanta la gente che in quei giorni s’è stretta accanto ai familiari del giovane. E proprio all’indomani dell’appello lanciato davanti al Tribunale del capoluogo, in un cassonetto dei rifiuti sono stati rinvenuti i primi resti di Pasquale. Il cranio e il femore. A distanza di poco più di venti giorni nello stesso luogo vengono trovati vestiti e altre ossa. Tanta gente partecipa ai funerali di Pasquale (alcuni mesi più tardi), la cui salma i genitori mettono oggi a disposizione della Procura per una eventuale riesumazione.(m.c.)