Anno I numero 5
settembre 2011
Sanità
la
Lazio
del
L’ALTRA VERITA’
LA SVOLTA/1
LA SVOLTA/2
ELEZIONI
La Polverini
commissaria
l’Asp
Arriva De Lillo?
Programmazione
sanitaria,
adesso comanda
Ferdinando Romano
Ordine dei medici,
al voto con rissa
E lo sfidante Lala
ora vale di più
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IL PRIMO FREE PRESS DEDICATO INTERAMENTE ALLA SANITA’
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SLazio
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L’EDITORIALE
Sanità ingessata, la Polverini si muove
l caso Gemelli rubava le aperture dei giornali, della politica sanitaria della Giunta Polverini non
si parlava praticamente più. Era
come se si fosse in una fase di
stallo, come se si attendesse qualcosa. Si sblocca qualcosa a livello
blocco di turn over, ci sono novità
a livello dei famosi fondi FAS? Lo
si coglie da qualche comunicato,
da qualche informazione sbocconcellata. Poi improvvisamente la
fiammata: si muove un tassello cruciale nel puzzle della sanità laziale,
quello dell’Agenzia di sanità Pubblica. Dopo mesi e mesi di immobilismo un primo segnale. All’Asp
arriverà un commissario. Non si sa
chi ma arriverà. Meglio di niente,
perché per ora non c’è stata una
iniziativa di ampio respiro, inutile
nasconderselo. La Polverini ha
mille cose da seguire, fa tutto lei e
gli assessori restano sullo sfondo.
I
Nella foto grande il governatore del Lazio, Renata Polverini. Accanto il numero due
della Giunta, Luciano Ciocchetti e la presidente della
Commissione Sanità, Alessandra Mandarelli.
L’assessore/commissario è sempre lei ma obiettivamente non può
avere sempre la testa nel quadrante della sanità. Per di più il governatore aspira ad un ruolo
nazionale, interviene e dichiara in
continuazione, oscillando tra i supporters e i critici del governo; ancora, “fa politica” a livello laziale,
spostando con disinvoltura le sue
pedine sul territorio, occupandosi di
piazzare uomini nelle poltrone giuste, soprattutto nel Pontino. Come
leader di un movimento autonomo,
non come presidente della Regione Lazio, intendiamoci. Una posizione sicuramente atipica che la
Polverini cavalca con disinvoltura.
E’ anche un modo di rafforzarsi, indubbiamente, e di tenere a bada
l’alleato Udc, che nel territorio le fa
concorrenza e alla Pisana le consente di governare. La cronaca di
queste settimane ha fatto registrare
ancora degli stop dei vari Tar e
Consigli di Stato alla politica dei
tagli e delle riconversioni (leggi
piano di rientro); l’ultimo in ordine
di tempo è quello relativo all’ospedale di Anagni, ma altri punti interrogativi (vecchi e nuovi, molti
comuni si stanno mobilitando) segnano il percorso futuro della strategia concordata dalla Polverini
con il Governo. Salta agli occhi l’intervento del segretario nazionale
IL “BORSINO”
Chi
Scende
della sanità laziale
La notizia c’è, è la nomina del prof Ferdinando Romano ad un posto chiave della sanità laziale, quello di direttore generale della
Programmazione Sanitaria del Lazio. Congratulazioni al professore, che passa in poco
tempo da manager della Asp abruzzese a
commissario di una Asl casertana prima, e laziale poi, al ruolo di assessore-ombra. Ma la
promozione sembra nascondere qualcosa.
Romano era diventato da non molto direttore
generale di una Asl cruciale per gli equilibri politici e sanitari della capitale, la RmD. Ora si ricrea un buco nel sistema. Dicono nei corridoi
della Regione che ci potrebbe andare Menduni, vecchia conoscenza del management
sanitario laziale, ora parcheggiato in Campania (commissario Asl di Caserta ). Oppure il
professore potrebbe continuare a mantenere i
due incarichi (per ora), anche se questo creerebbe non poche complicazioni. Infine - dicono
sempre le male lingue dei corridoi della Regione - potrebbe essere una manovra per liberare una poltrona appetita, quella del vertice
Asp. Sicuramente chiacchiere. Congratulazioni anche al direttore generale della Asl
RmG, Nazareno Brizioli. Ha anticipato tutti
prendendosi le sue responsabilità, nel piano
aziendale ha compreso gli ospedali di Subiaco
e Monterotondo. Ma non dovevano essere
chiusi? La Polverini è d’accordo o è stata
messa di fronte al fatto compiuto? Restiamo in
zona per mettere nella colonna dei “cattivi” il
segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa,
che pur non avendo titolo ha garantito di fronte
alla collettività locale il futuro del solito ospedale di Subiaco. Se era una mossa concordata
è stata gestita male, se è stata una alzata d’ingegno momentanea è stata infelice. Non c’è
traccia di replica, nessuno dalla regione ha
fatto dichiarazioni, neanche il vice presidente
della Giunta Luciano Ciocchetti, che dell’Udc
è il leader locale. Lascia perplesso il silenzio
istituzionale (Giunta e direttore generale della
Asl locale, Carlo Mirabella) sulla operazione
della quale riferiamo in altra parte del giornale
relativa all’offerta di “salvataggio” dell’ospedale di Pontecorvo (nella lista nera nonostante
le battaglie e i ricorsi degli amministratori locali) da parte di Neuromed. Il super Irccs molisano a due passi dal confine meridionale del
Lazio (a Venafro) è in fase di espansione aggressiva per scelta strategica del suo patron,
l’europarlamentare Pdl Aldo Patriciello. In
coda una “nomination” dell’ultima ora. Il politico di lungo corso - e superesperto di questioni di politica sanitaria laziale Donato
Robilotta è stato nominato commissario straordinario all’Ipab S.Alessio. Una nomina delicata per un ente in piena bufera.
Auguri
dell’Udc Cesa che passando dalle
parti degli altopiani di Arcinazzo se
ne è uscito con un clamoroso intervento in difesa dell’ospedale di Subiaco; e non si capisce più, a
questo punto, in quale lista figuri la
struttura sublacense. E che dire di
Pontecorvo, dove a fronte della
chiusura del nosocomio c’è una offerta salva-ospedale dell’Irccs molisana Neuromed che difficilmente
si può cassare senza buoni motivi.
Mentre sullo sfondo si agitano i fantasmi delle strutture ufficialmente riconvertite ma in realtà lasciate lì a
marcire (vedi il caso Minturno) e di
tante altre piccole e grandi grane
che covano sotto la cenere. Ma la
Polverini, zitta e ferma, pensa ad
altro. La Commissione regionale
della sanità ha fatto lunghissime
vacanze come se vivesse fuori
dalla realtà e i problemi non esistessero, salvo svegliarsi con un
acuto della presidente Mandarelli
che si è inventata una iniziativa
(estemporanea?) sull’Alzheimer
giusto in tempo per la giornata
mondiale dedicata alla malattia. E
le Rsa mancanti? Silenzio. E i casi
ancora aperti nel contenzioso con
la sanità privata? Ancora silenzio.
Unica novità, di questi giorni, è la
nomina del prof Ferdinando Romano alla carica di direttore generale
della
programmazione
sanitaria del Lazio. E’ un passo
estremamente importante. Potrebbe diventare l’assessoreombra e liberare la Polverini da una
serie di incombenze. Ma questo è
tutto da verificare
Chi
Sale
A sinistra dall’alto Romano e Brizioli.
A destra dal basso Cesa e Mirabella.
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Anno I numero 5
ATTUALITA’
settembre 2011
IN PRIMO PIANO
Il Policlinico universitario capitolino, caro a Papi e a capi di Stato, è in crescente difficoltà
Gemelli, serve una via d’uscita
Il caso Tbc e quello della bambina nata morta hanno messo in seria difficoltà l’ospedale, alla prese
con un contenzioso finanziario con la Regione. E il progetto di un unico maxi polo di ricerca e cura cattolico?
Giulio Terzi
arol Wojtyla un giorno lo
aveva definito “Vaticano
tre”, sottolineando con
questa espressione diverse
cose. La affidabilità, la superiorità, la certezza del miracolo (in
senso sanitario) e l’immunità. La
vicenda dei neonati contagiati
dalla Tbc ha scosso il Policlinico
Gemelli dalle fondamenta. Ma il
management aziendale e clinico
ha reagito con ordine e compostezza, ha fatto blocco. E il personale ha tenuto duro. Inchiesta
su inchiesta, commissione su
commissione, fino al “giallo” sul
tipo di test eseguiti e sui risultati
( i 122 bambini nati tra gennaio e
luglio al Gemelli, presumibilmente infettati dall'infermiera malata, sono risultati positivi a un
test, negativi ad un altro). Poi è
arrivato l’altro terremoto, quello
della bambina nata morta dopo
che due medici del Policlinico
l’avevano mandata a casa. Risparmiamo i dettagli, i media non
hanno parlato d’altro, in questi
K
giorni. L' ultima tegola è arrivata
con il il risultato dell' autopsia,
era sana la bimba nata morta il
13 settembre, dopo che la madre
era stata rimandata a casa malgrado da 15 giorni fosse scaduto
il termine previsto per il parto. I
casi ufficiali di positività di neonati alla tubercolosi passano in
secondo piano, qui c’è l’accusa
di omicidio colposo e ci sono due
medici indagati. L’immagine già
compromessa riceve un durissimo colpo e risalire sarà difficile.
Come sempre accade quando il
primo della classe viene colto in
fallo in molti hanno seguito con
malcelata soddisfazione gli sviluppi della crisi. Solidarietà formale ma sostanziale distacco e
prese di distanza. Vale per i
competitor sul territorio, per gli interlocutori istituzionali, per i politici. La situazione della sanità
laziale è sempre drammatica, i
conti sono in profondo rosso. E il
Gemelli non è in una posizione
brillante, nonostante il prestigio e
il peso politico: il Policlinico vanta
un credito di 701 milioni con la
La Polverini commissaria
l’Asp. Arriva De Lillo?
entre il presidente e il Cda dimissionari (e in
regime di lunghissima prorogatio) si riunivano lunedì 26 , per votare il bilancio di previsione dell’Agenzia la Giunta regionale
annunciava il commissariamento dell’Ente, sca-
M
tenando la reazione dell’opposizione in Consiglio
alla Pisana. Il governatore Renata Polverini ha
promesso il nome del Commissario entro pochi
giorni. Il Toto-poltrona impazza, accreditato il
nome dell’ex assessore comunale De Lillo (Pdl).
Regione Lazio per prestazioni
erogate dal 2006 ad oggi e non
retribuite. E se per l' assistenza
quest' anno l' ospedale aveva
chiesto quasi 600 milioni di euro
e la giunta Polverini ne ha offerti
560, nel 2012 potrebbe andare
peggio, temono preoccupati alcuni primari. La Polverini - che di
fronte ai due episodi è stata piuttosto fredda - non ha certo molta
libertà di manovra: la Regione,
per diminuire il pesantissimo deficit (1 miliardo e 200 milioni nel
2010) ha già bloccato l' attività di
alcuni dei 25 piccoli ospedali che
saranno chiusi e ha tagliato i
budget della sanità privata. Ma
anche all’interno della sanità religiosa potrebbero esserci delle
sorprese. Dall’idea di costruire
un unico maxi polo di ricerca e di
cura che faccia capo al Vaticano
e comprenda il San Raffaele, il
Bambino Gesù e la Casa delle
sofferenza di San Giovanni Rotondo si potrebbe passare ad
una cura dimagrante di un certo
peso con la chiusura di reparti e
servizi poco produttivi: la voragine nei conti del San Raffaele di
Milano, i gravi problemi nei bi-
lanci del Bambino Gesù e della
struttura di San Giovanni Rotondo potrebbe indurre a scelte
dolorose. Il playmaker della situazione è Giuseppe Profiti, che
occupa ruoli-chiave in tutte le
strutture citate. Difficile capire
cosa potrà accadere nelle prossime settimane e nei prossimi
mesi. Che ci sia qualcuno che
soffia sul fuoco lo pensano in
molti, la torta si è ristretta e il ridimensionamento di uno dei competitor viene visto con un
interesse. Si dice sempre che
Roma ha cinque policlinici universitari, diversi Irccs e strutture
d’eccellenza. Quali tra questi
trarrebbero vantaggio dal declino
della “corazzata” Gemelli?
Il “giallo” dei test
prima positivi
e poi negativi
ella vicenda del Gemelli
c’è un “giallo “ che riguarda il tipo di test eseguiti
e i risultati. La positività dei
122 bimbi nati tra gennaio e
luglio al Policlinico, presumibilmente infettati dall'infermiera malata, era sancita dal
test del Quantiferon: ad un
secondo test, quello chiamato "tubercolina", gli stessi
bambini sono però risultati
tutti negativi. Dunque?
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SLazio
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ATTUALITA’
IN PRIMO PIANO
L’intervista/ Parla Costantino Romagnoli, direttore del Dipartimento di Scienze Pediatriche della Cattolica
Tbc, “i bambini positivi al test non sono malati”
Il pediatra contesta l’allarmismo dei mass-media: “Troppa confusione: la profilassi
antibiotica è stata praticata proprio per evitare che i neonati si possano ammalare”
Maria Lucia Panucci
l caso dell’ infermiera del Reparto di
Neonatologia del Policlinico Gemelli
che lo scorso 26 luglio è risultata affetta da Tbc è finito su tutti i giornali.
Tutti i nati da gennaio 2011 sono stati
sottoposti ad accertamenti e di questi
sono risultati positivi 124. Ma, secondo
Costantino Romagnoli, direttore del
Dipartimento di Scienze Pediatriche
Medico-Chirurgiche e Neuroscienze
dello sviluppo dell’ospedale, l’allarmismo dei mass media è esagerato: risultare positivi al test della Tbc,
spiega, significa solo essere venuti a
contatto con il bacillo ma non vuol dire
essere malati. È per questo che è
stata praticata la profilassi antibiotica
ai neonati, per evitare che si possano
ammalare. Inoltre in Italia circa il 10%
della popolazione risulta positivo al
test epidermico senza che per questo
ci possa essere un pericolo reale per
gli altri.
Professore, i controlli della Regione
sulla Tbc sono terminati ma le indagini sul caso vanno avanti. Molte
famiglie romane sono preoccupate
per l’allarme sanitario. Cosa si
sente di dire ai genitori che in questi giorni devono iscrivere il figlio
ad un asilo nido?
«Il problema non esiste perché la frequenza dei bambini non è condizionata da questi eventi. I bambini che al
Gemelli sono risultati positivi al test
non sono malati e quindi non costituiscono un pericolo per gli altri»
Gli ultimi dati dimostrano che nelle
grandi città si registra una mag-
I
Nella foto il professor Costantino Romagnoli, direttore del Dipartimento di
Scienze Pediatriche Medico-Chirurgiche e Neuroscienze dello sviluppo del
Gemelli
Un numero verde
per assistere i neonati
roseguono al Policlinico Gemelli le iniziative di assistenza alle famiglie dei nati nella struttura colpita dal caso Tbc. Da oggi, fanno sapere
dall’ospedale, i genitori interessati potranno richiedere la consulenza
e il supporto specialistico di cui avvertano la necessità o il bisogno. Alle richieste di assistenza clinica risponderà un pool di medici direttamente impegnati nel programma di sorveglianza attuato sulla Tbc, che potranno
valutare la necessità di predisporre quanto prima un’eventuale visita specialistica. I vertici del Policlinico hanno istituito un numero verde
(800.281122), attivo dalle ore 9.00 alle 13.00, dal lunedì al venerdì, al quale
ci si potrà rivolgere anche per avere informazioni e chiarimenti relativi alla
Tbc neonatale e alla sua profilassi.Da lunedì scorso poi rimane operativo
l’ambulatorio per tutte le famiglie che, per motivi personali, hanno voluto
posticipare l’appuntamento per la visita dei propri bambini coinvolti nel programma di sorveglianza e controllo della Tbc.
P
giore concentrazione di Tbc. Da
cosa dipende?
«Dipende dal fatto che in Italia vi è
stata una variazione della composizione della popolazione».
La positività al test non si trasforma
in malattia in tutti i casi. Quali sono
le percentuali?
«Vorrei chiarire un concetto: il test al
Quantiferon ha un significato solo in
una infezione recente. Infatti se a 3,
6, 12 settimane il test risulta positivo
vuol dire che c’è stato il contagio. Farlo
due anni dopo dal contagio non dà
nessuna indicazione. C’è anche da
considerare che negli adulti viene effettuata l’intradermoreazione. Se il
soggetto risulta positivo deve seguire
un iter diagnostico tra cui una radiografia del torace che se a sua volta risulta negativa significa che il soggetto
è venuto solo a contatto con il bacillo
della TBC e pertanto non può contagiare perché non è malato» Il ministro
della Salute, Ferruccio Fazio nei
giorni scorsi ha parlato di una TBC
resistente ai farmaci. E’ preoccupato?
«No perché della TBC esistono vari
ceppi di cui alcuni sono resistenti naturalmente ai farmaci ma quello che ha
infettato l’infermiera è sensibile alla terapia antibiotica. Quindi la malattia da
esso provocata è curabile».
E il Gemelli per fare chiarezza
chiama una commissione internazionale
na Commissione di esperti
di fama internazionale per
accertare e valutare gli elementi correlati all’infezione da Tbc
fatta registrare nel reparto di Neonatologia del Policlinico “A. Gemelli”. È la risposta del Policlinico
romano ai casi di contagio che
hanno scosso l'opinione pubblica
nelle scorse settimane. I lavori
della Commissione, che incominceranno subito, hanno lo scopo sia
U
di approfondire scientificamente
problemi e aspetti, conosciuti o
emergenti, relativi all’epidemiologia
della tubercolosi, in particolare in
ambito neonatale, sia di analizzare
le connesse procedure assistenziali. Sono stati invitati a far parte
della Commissione i seguenti
scienziati: Giampiero Carosi, Past
President della Società italiana di
malattie infettive e tropicali, che
avrà il ruolo di Coordinatore; Ri-
L’INTERVENTO
Evitiamo giudizi affrettati
sul caso dell’”Ospedale del Papa”
di Domenico Gramazio*
iniziato tutto con l’infezione da TBC causata da una dipendente che operava nel reparto di Ostetricia e Ginecologia e
la situazionesi è via via complicata e gonfiata fino a creare ai
vertici del Policlinico Universitario A. Gemelli un grave problema
anche sul piano delle responsabilità dirette . Tutto ciò non può
far dimenticare il valore, la capacità e la professionalità di una
struttura come il Gemelli che è stata ed è un riferimento valido
ed importante non solo per il sistema sanitario del Lazio ma per
tutto il sistema sanitario nazionale. Non si possono buttare alle
ortiche la professionalità e le capacità che hanno fatto e fanno
del Gemelli non solo una scuola di alta professionalità ma anche
una facoltà universitaria di medicina della quale, come motivo di
orgoglio professionale, ci si vanta di esserne stati allievi. Ci sono
offensive dirette ed indirette che vogliono colpire quanti operano
nella sanità sotto l’egida di istituti religiosi e hanno una chiara e
precisa connotazione. Non ci interessano, se ci sono, le lotte di
appartenenza in questo mondo, “contrapposizioni” così dure
È
che portano anche ad un indebolimento complessivo del valore
di queste strutture. La crisi in cui versa il San Raffaele di Milano,
struttura che come ho già avuto modo di affermare nel dibattito
in aula a palazzo Madama va salvata senza dimenticare che se
ci sono responsabilità nella gestione che hanno portato alla
“bancarotta”, quelle responsabilità vanno colpite, anche con durezza, perché, come ho sempre affermato, chi specula sulla sanità va punito due volte. Potrei affermare, avendo una profonda
conoscenza di questo vasto mondo, che non bisogna “buttare
l’acqua sporca con il bambino dentro”; a mio avviso bisogna
operare con intelligenza per non colpire chi non ha responsabilità, ma sicuramente punire in modo duro, lo ripeto, chi per incapacità, superficialità o mala fede sta danneggiando un preciso
settore, quello cattolico-religioso, che ha dato e che da un significativo contributo alla qualità del servizio sanitario pubblico.
*Senatore Pdl, vice presidente vicario della commissione
sanità del Senato
chard Chaisson, Director of the
Johns Hopkins Center for Tuberculosis Research, Baltimora; Ruth
Gelletlie, Director of Emergency
Preparedness and Response, Health Protection Agency, London;
Raffaella Giacchino, già direttore
dell’Unità operativa di infettivologia,
IRCCS pediatrico “G. Gaslini”, Genova; Jean-Pierre Zellweger, Medical adviser for TB, Swiss Lung
Association, Berne.
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ATTUALITA’
IN PRIMO PIANO
aro Roberto Lala, ricorderai certamente che, prima della pausa
estiva, ci siamo incontrati per dare
vita ad un confronto, programmato ed organizzato da una rivista di settore; al momento di iniziare, però, tu rifiutasti di
consentire la registrazione integrale del
colloquio (ti eri dichiarato d’accordo solo
a farmi avere le dichiarazioni rese da me,
sic!), provocando di fatto la revoca dell’evento. Pur con questa premessa negativa, in un breve scambio di idee avuto
all’uscita, ti invitai, nell’interesse della nostra professione - avendo avuto in tal
senso riscontri non sempre positivi - di
condurre una campagna elettorale che
non fosse la fotocopia di quelle che il
mondo politico ci propina periodicamente;
ti esortai a “volare alto” anche con critiche
puntigliose e proposte concrete, evitando
degenerazioni o dichiarazioni non rispondenti alla verità. Purtroppo devo amaramente registrare che, come spesso ti
accade, ti sei lasciato trascinare dal tuo
innato temperamento in esternazioni piuttosto imprudenti.
La tua legittima aspirazione ad assumere,
se eletto, la Presidenza del più grande Ordine di Europa che ha, tra i suoi compiti
istituzionali, quello di magistratura deontologica, mal si concilia con comportamenti deontologicamente scorretti e
probabilmente debordanti in ipotesi di diffamazione (solo per rispettare il mio invito
a “volare alto”, nell’interesse dei Colleghi
ho deciso di esentarmi dal proporre querela).
Alcuni Colleghi specialisti ambulatoriali,
presenti ad una assemblea, da te indetta
per relazionare sulle note spiacevoli vicende Enpam, mi hanno puntigliosamente relazionato su una serie di tue
gratuite, ancorché false, esternazioni sull’operato del consiglio OMceO Roma:
1. Hanno indetto le elezioni a luglio perché vogliono governare non in democrazia
2. Il bilancio dell’Ordine è fuori controllo e
la quota annua di 150 euro è tra le più
care d’Italia
3. L’Ordine non offre servizi agli iscritti
4. Accordia è stato un fallimento
5. Gli volevo dare gratis una casella di
posta elettronica, si è rifiutato, forse perché ha toccato gli
interessi di qualcuno.
Conoscendoti, se non fossi arrivato addirittura al punto di mettere in dubbio la mia
onestà e quella di tutti i componenti del
consiglio, avrei lasciato correre e ciò nonostante nessuna delle tue esternazioni
rispondesse a verità. Mi corre pertanto
l’obbligo morale, non solo di risponderti,
ma di rendere pubblica questa mia.
- Non abbiamo indetto le elezioni a luglio
per la prima tornata elettorale perché “vogliamo governare non in democrazia”,
come maliziosamente affermi, ma, molto
semplicemente, per evitare ingombri inutili all’attività dell’ordine in periodi lavorativamente più intensi, visto che, come tu
stesso hai scritto, in un sms inviato ai tuoi
associati, alla prima tornata elettorale, è
praticamente impossibile raggiungere il
quorum previsto per legge.
- Il bilancio dell’Ordine è perfettamente
sotto controllo. Quanto alla quota di iscrizione annua fissata in euro 150, (di cui €
23,00 alla FNOMCeO) sai perfettamente
che non è affatto vero che sia tra le più
care d’Italia, né in senso assoluto (vari
sono gli Ordini di piccole o grandi dimensioni con quote superiori), né in senso relativo se rapportato alle dimensioni
(41.672 iscritti e 53 dipendenti), alle cose
realizzate e ai servizi offerti. La tua polemica, però, è quasi offensiva nella parte
in cui ometti di sottolineare che siamo stati
i primi in Italia a decidere di far pagare ai
giovani Colleghi, nei primi tre anni successivi alla laurea solo il 50% della quota
a noi spettante: ritengo sia tra le più basse
in Italia. Dimenticavo, ricordi che fosti il
solo, dell’intero consiglio, ad opporti, per
C
Pagine
a cura
nzo
di Lore
o
De Cicc
Anno I numero 5
settembre 2011
Le elezioni dell’Ordine dei medici
LO SCONTRO
La sfida quest’anno sarà diversa. Roberto Lala e Mario Falconi si sono già affrontati tre anni
fa. All’epoca la spuntò il secondo, presidente uscente, con uno scarto di quattrocento voti,
non proprio un abisso visto che gli iscritti dell’Ordine dei medici di Roma sono oltre quarantamila. Ma oggi Lala appare rafforzato e ha dalla sua una pletora di sigle sindacali e associazioni che può modificare i rapporti di forza all’interno della categoria. Si vota tra
ottobre e novembre, la campagna elettorale è appena iniziata
LA LETTERA DEL PRESIDENTE USCENTE
“L’Ordine funziona, parlano i dati”
Mario Falconi respinge le critiche e passa al contrattacco: “Ho sentito
solo bugie e comportamenti scorretti, quando non si hanno argomenti
si pensa a screditare l’avversario”
iscritto, a tale decisione quando rivestivi la
carica di vice presidente dell’ordine? Nella
foga del tuo parlare, hai omesso anche di
sottolineare che è stata fissata una tariffa
sensibilmente ridotta per i colleghi anziani
indigenti e la costituzione di un fondo di
solidarietà per tutti coloro che, per gravi
difficoltà economiche, anche dipendenti
da malattie, non fossero in condizioni di
pagare la quota di iscrizione, evitando loro
l’umiliazione della cancellazione. Le tue risibili minacce di “scatenare una guerra”,
che avresti comunicato informalmente
agli uffici, se avessimo aumentato la
quota di iscrizione (invenzione pura e
semplice!), le ho apprese dai Colleghi presenti alla tua assemblea. Per il futuro, laddove avessi tali impellenti necessità, ti
sarei grato di un contatto diretto, mai negato a nessuno, magari anche telefonico
o per mail con il vantaggio per tutti della
tracciabilità.
- Il fatto che l’Ordine non offra servizi agli
iscritti, come da te affermato, nemmeno
mi indigna, vista la puerile bugia e in ogni
caso lasciamolo giudicare alle migliaia di
colleghi che per bisogni di vario genere,
compresi quelli formativi, informativi e di
consulenza (legale, previdenziale, ecc.),
hanno frequentato e frequentano quotidianamente il nostro ordine.
- Accordia (primo esperimento italiano di
conciliazione fra medici e pazienti operativo sin dal 2005), peraltro approvato
anche da te, quando facevi parte del Consiglio dell’Ordine, ha avuto un successo
enorme, soprattutto perché ha aperto la
strada alla legge sulla mediazione che, se
pur da perfezionare, rappresenta un importante strumento a tutela dei Colleghi. Ti
ricordo peraltro, che Accordia ha suscitato
l’interesse di moltissimi Ordini dei medici
italiani, alcuni dei quali ci hanno chiesto
un diretto aiuto per sviluppare anch’essi il
progetto e che proprio tu, su mia delega,
sei andato a Dusseldorf, su invito dei nostri colleghi tedeschi, per mettere a confronto il loro ed il nostro sistema
conciliativo.
- Il massimo della maldicenza lo raggiungi
quando affermi, (vd. punto 5), che: “Gli volevo dare gratis una casella elettronica…
si è rifiutato….forse perché ha toccato gli
interessi di qualcuno”. “Mi hanno detto
che era fatto male, abbiamo fatto fare dei
correttivi… da un soggetto terzo…. Non
è andato bene neanche quello”. Battuta
finale ad effetto: “gli abbiamo fatto
causa…..non si sa come andrà, perché
in Italia non si sa come vanno le cause”.
L’Ordine di Roma non si è rifiutato! Ha
solo inoltrato in data 18/1/2010 dei quesiti
all’Ente preposto, ovvero al Ministero dell’Innovazione della Pubblica Amministrazione - “Servizio Linea Amica”, in merito
ad alcune anomalie tecniche venutesi a
creare con alcuni indirizzi Pec (quali Aci,
Inps ed anche Sumai) durante la ricezione delle e-mail Pec.
Lo stesso Ministero, con nota del
27/4/2010 – prot. 3226 ha precisato che la
soluzione tecnologica adottata dal Sumai
non era conforme alle linee guida da loro
emanate e più precisamente il Ministero
ha dichiarato che: “Si rileva che le soluzioni indicate (E/SMTP, S/MIME) non garantiscono quanto previsto dall’art. 48
comma 3 del Codice dell’Amministrazione Digitale. La data e l’ora di trasmissione e di ricezione di un documento
informatico trasmesso mediante posta
elettronica certificata sono opponibili ai
terzi se conformi alle disposizioni di cui al
decreto del Presidente della Repubblica
11/2/2005, n. 68, e alle relative regole tecniche. Pertanto non possono essere riconosciuti validi dalla PA”.
Conseguentemente l’Ordine di Roma,
con nota del 30/4/2010 – prot. 10183, ha
portato a conoscenza il Sumai di quanto
indicato dall’Ente preposto in merito alla
regolarità degli indirizzi Pec da loro rilasciati. Ciò al fine di metterlo in grado di
poter dare una corretta informativa agli
iscritti.
L’Ordine di Roma non ha dichiarato che
gli indirizzi PEC rilasciati dal Sumai erano
fatti male, ma solo che non erano conformi alle direttive del Ministero dell’Innovazione della Pubblica Amministrazione.
L’Ordine di Roma invece, con nota del
10/6/2010 – prot. 4289/e.mail, ha richiesto ulteriori precisazioni al Dipartimento
per la Digitalizzazione della PA e l’Innovazione Tecnologica in merito ai chiarimenti
comunicati dal Sumai in data 7/6/2010 –
prot. 12786.
Il DigitPA, con nota del 24/6/2010 – prot.
4622, in risposta alla nota di chiarimenti
del SUMAI di cui sopra, ha precisato che:
“ai sensi dell’art. 14 del DPR 11/11/2005 n.
68, le Pubbliche Amministrazioni ed i privati che intendono esercitare l’attività di
gestore di posta elettronica certificata devono essere inseriti, previa presentazione
di un’apposita domanda di iscrizione, in
un apposito elenco pubblico gestito dal
DigitPA. Alla data, Sumai non risulta inserito in tale elenco pubblico dei gestori. È
pertanto necessario che l’Associazione si
accrediti presentando istanza di iscrizione
al DigitPA competente per materia”.
Anche questa nota è stata portata all’attenzione del Sumai con nota dell’1/7/2010
– prot. 14540”.
Non risultano ad oggi ulteriori sviluppi, né
il nominativo del Sumai appare nell’elenco
dei pubblici gestori Pecvisibile sul sito del
DigitPA, Ente Nazionale per la Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione,
aggiornato alla data del 06/07/2011.
Dopo il Tar Lazio anche il Consiglio di
Stato ha respinto il ricorso in appello proposto dal SUMAI nei confronti dell'Ordine
Provinciale dei Medici Chirurghi e degli
Odontoiatri di Roma, avente ad oggetto il
presunto diniego da parte dello stesso Ordine di inserimento nel sistema di posta
elettronica certificata, degli indirizzi facenti
capo al dominio "sumaiweb.it".
Infatti, con sentenza del 30.8.2011 il Supremo Organo di Giustizia Amministrativa
sia in via cautelare, che nel merito, accogliendo le tesi difensive dell'Ordine dei
Medici, ha rilevato che quest'ultimo é
sprovvisto di qualsiasi potere di disciplinare le modalità di collegamento al sistema di posta elettronica certificata, le cui
specifiche tecniche sono determinate unicamente dal Ministero della Pubblica Amministrazione ed Innovazione. Il Consiglio
di Stato ha in questo modo riconosciuto
che l'attività svolta dall'Ordine nella vicenda in questione ha avuto solo ed
esclusivamente natura istruttoria.
Anche in questo caso, come già accaduto
nel ricorso davanti al TAR, il SUMAI é
stato anche condannato al pagamento
delle spese di giudizio; spese che si sarebbero potute risparmiare se solo si
fosse evitato di intraprendere, con ostinazione degna di migliori cause, un'avventura giudiziaria priva di qualsiasi
fondamento giuridico.
Siamo tutti i giorni in “trincea” a difendere
la professione da continui attacchi esterni.
Sarebbe pertanto molto bello ed utile per
tutti, che almeno i colleghi che ricoprono
incarichi sindacali e/o ordinistici, evitino di
promuovere conflitti interni alla categoria
non supportati almeno da rigorose valutazioni deontologiche.
In conclusione l’amara constatazione che
mi sento di fare e che riguarda una prassi
molto in voga nel nostro Paese, è che:
quando non si hanno argomenti, si tenta
di screditare, in tutti i modi, gli avversari.
Sarebbe invece, molto più elegante e produttivo per tutti i colleghi, il confronto,
anche con critiche aspre ma legittime, ma
soprattutto nobilitato da concrete e alternative proposte.
SLazio
7
ATTUALITA’
IN PRIMO PIANO
I PUNTI DELLA DISCORDIA
1) “Hanno indetto le elezioni a luglio perché vogliono governare non in democrazia”
LALA: Secondo me non è democratico indire le elezioni a luglio perché molti colleghi sono in ferie. Ma non lo dico io, anche il Ministero della Salute ha consigliato alle federazioni di evitare consultazioni durante l’estate.
FALCONI: Abbiamo indetto le elezioni a luglio per la prima tornata elettorale per evitare ingombri inutili all’attività dell’ordine in
periodi lavorativamente più intensi, visto che, come tu stesso hai scritto, in un sms inviato ai tuoi associati, alla prima tornata elettorale, è praticamente impossibile raggiungere il quorum previsto per legge.
2) Il bilancio dell’Ordine
LALA: Un’entrata di sette milioni di euro può essere organizzata in un altro per offrire i servizi migliori ai medici ed è quello che
farò se sarò eletto. La quota annua dell’Ordine di Roma, poi, è tra le più alte d’Italia, soprattutto in relazione agli iscritti, che sono
42mila.
FALCONI: Il bilancio dell’Ordine è perfettamente sotto controllo. Quanto alla quota di iscrizione annua fissatain euro 150, sai perfettamente che non è affatto vero che sia tra le più care d’Italia, né in senso assoluto né in senso relativo se rapportato alle dimensioni. Noi siamo stati i primi in Italia a decidere di far pagare ai giovani Colleghi, nei primi tre anni successivi alla laurea solo
il 50% della quota
3) I servizi forniti agli iscritti
LALA: Non ho detto: “non offre servizi”.. Ho detto che offre servizi poco utili per i professionisti, serve un’offerta diversa e diversificata, a seconda delle categorie, dai più anziani ai più giovani. Ci sono esigenze diverse e vanno date risposte appropriate.
FALCONI: Il fatto che l’Ordine non offra servizi agli iscritti è una puerile bugia e in ogni caso lasciamolo giudicare alle migliaia di colleghi che per bisogni di vario
genere, compresi quelli formativi, informativi e di consulenza hanno frequentato e frequentano quotidianamente il nostro ordine .
4) “Accordia è stato un fallimento”
LALA: Non ho detto che Accordia (primo esperimento italiano di conciliazione fra medici e pazienti operativo dal 2005) è stato un fallimento. All’inizio sembrava
un progetto positivo, ma nel corso degli anni non ha rispettato le aspettative, ha fallito la mission. In tutti questi anni i casi risolti sono stati di scarsissima rilevanza. Tirassero fuori i numeri se sostengono il contrario.
FALCONI: Accordia, peraltro approvato anche da te, quando facevi parte del Consiglio dell’Ordine, ha avuto un successo enorme, soprattutto perché ha aperto
la strada alla legge sulla mediazione.
5) La casella elettronica per gli iscritti
LALA: Io ho dato una casella di posta elettronica gratuita a tutti e diecimila gli iscritti del Sumai, in tutta Italia. Ho messo in piedi un sistema che ritengo rispetti
tutte le normative vigenti e che si avvantaggia della tecnologia. Le accuse sono infondate: non ho mai affermato di voler dare qualcosa all’ordine, anche perché
non è certo nei miei poteri.
FALCONI: L’Ordine di Roma ha dichiarato che gli indirizzi PEC rilasciati dal Sumai non erano conformi alle direttive del Ministero dell’Innovazione della Pubblica
Amministrazionee abbiamo chiesto ulteriori precisazioni al Dipartimento per la Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
INTERVISTA ALLO SFIDANTE
“È venuta l’ora di voltare pagina”
Parla Roberto Lala, numero uno del sindacato degli ambulatoriali: “Voglio cambiare
la vecchia gerarchia dell’Ordine con una lista di facce nuove. Ma non chiamatemi rottamatore”
oberto Lala stavolta ci crede
davvero. “Mi sono irrobustito”,
dice confrontando la sfida di
oggi con quella di tre anni fa. “Nel
2008 ho costruito la mia lista in trenta
giorni, quest’anno ho avuto sei mesi”.
E infatti con lui ci sono molte sigle di
spicco della categoria: dalla Cgil all’Ugl, passando per Cimo, Aroi,
Simet, Snami Simeu, Imp e Sumai,
l’associazione di cui è segretario.
“Una lista fatta di persone totalmente
nuove, che non fanno parte della
vecchia gerarchia dell’Ordine. Sarà
un’opera di rinnovamento”.
Lala, la sua candidatura, per sua
stessa ammissione, vuole portare
nell’Ordine discontinuità. Si sente
un “rottamatore”, alla Renzi, per
intenderci?
No, io no parlo solo di cambiamento
delle persone. Le persone finchè
hanno dei progetti che condivido non
ho alcuna difficoltà a sostenerli. Non
rottamo le persone, voglio cambiare
la politica dell’Ordine.
Cosa la divide da Falconi? In
fondo è stato il suo vice-presidente fino al 2008…
L’Ordine deve tutelare anche il medico cittadino, che oggi invece si
sente estraneo, perché ha a disposi-
R
zione servizi poco utili. I grandi problemi non sono affrontati.
Per esempio?
Per esempio la carenza di personale
in ambito sanitario, che porta ad un
sovraccarico per i dipendenti e di
conseguenza aumenta il rischio dell’errore, che in sanità andrebbe ridotto al minimo. È vero che i contratti
sono un problema sindacale e l’ordine non dovrebbe entrarci, ma nel
momento in cui rischia la salute del
paziente, abbiamo il dovere di intervenire in qualche modo. Non possiamo solo dire: “questo non si deve
fare”. Qui rischia di incrinarsi il rapporto medico-paziente. Prima ci si fidava cecamente, oggi la fiducia è in
crisi e i contenziosi legali aumentano
ogni giorno di più.
E i contratti nazionali?
Non ci sono solo quelli, spesso ci troviamo di fronte ad accordi tra soggetti
e in questi casi l’ordine deve verificare che sia rispettato il decoro dei
medici. Poi bisogna aumentare i corsi
di formazione per gli studenti.
In queste settimane l’ordine di
Roma si è scagliato contro gli
spot che invitano a denunciare gli
errori medici. Qual è la sua posizione?
Roberto Lala, segretario Sumai
Il punto è questo: se il Ministero della
Salute stimola i cittadini a denunciare
le inefficienze della Sanità per migliorare il sistema, sono d’accordo. Ma
se questi spot sono finalizzati ad
un’eventuale causa di risarcimento
danni, causa per altro senza spese
per chi la sporge, qui ci troviamo di
fronte ad un’induzione negativa. Il
medico così diventa una vittima e
queste pubblicità rischiano di essere
lesive del sistema.
Parliamo ora del problema dei
pronto soccorso intasati. La Regione ha avviato una collaborazione sperimentale con i medici di
base, ma non tutti hanno gradito…
Questo è un esperimento fatto già
due anni fa a Tor Vergata. Personalmente credo che questo possa
anche essere un progetto valido, un
modo per sgravare gli ospedali dai
codici bianchi e verdi va trovato. Ma
non so se questo sia sufficiente. Il
problema è che il medico di famiglia
spesso non può fare una diagnosi
certa, a volte non la può fare anche lo
specialista.
Lei allora cosa propone?
Ci dovrebbe essere una rete che
preveda la collaborazione di diverse
figure, dal medico di famiglia – che
può essere in studio o in questi punti
di primo soccorso – agli specialisti
che devono essere presenti negli
studi, nelle Rsa, negli interventi domiciliari. Se si creano queste condizioni si possono ridurre gli accessi
impropri in pronto soccorso.
La Polverini sta cercando un dialogo con la categoria. La Pisana ha
istituito un tavolo tecnico per coinvolgere i medici nel raggiungimento degli obiettivi del Piano di
rientro. Ci dia un giudizio sull’operato del governatore, promossa o
bocciata?
Uno dei più grandi problemi della politica è che i tavoli tecnici o non vengono
attivati o vengono attivati quando
siamo con l’acqua alla gola. Nella sanità purtroppo non si ascolta quanto si
dovrebbe chi ci lavora. La Polverini si
trova in una situazione tragica che ha
ereditato da un’eccessiva concessione di benefici sanitari fatta in passato e che oggi non è più sostenibile.
La microspedalità ormai non è più in
sintonia con la medicina, le piccole
strutture vanno riconvertite. La sanità
non è più la stessa di vent’anni fa, dobbiamo rendercene conto. Per questo
dico che dobbiamo cambiare.
SLazio
9
ATTUALITA’
LA POLEMICA
Le scelte della Giunta Regionale ancora condizionate dai giudici amministrativi
Polverini-Tar, lo scontro continua
Ancora questioni congelate sul territorio, mentre il Consiglio di Stato blocca la chiusura
dell’ospedale di Anagni sconvolgendo il piano generale. Avanti il prossimo…
Giulio Terzi
l presidente del Consiglio conduce da anni la sua guerra
personale contro la magistratura, contro i giudici . Renata Polverini, in qualche modo, è sulla
stessa strada. La bestia nera del
governatore del Lazio non si nasconde nei palazzi della giustizia
- civile e penale - ma in quello
amministrativo, I magistrati amministrativi del Tar del Lazio pare
conducano con la Polverini un
duello all’arma bianca. E’ cronaca di questi giorni l’ennesima
sentenza contro la Regione legata alla bocciatura di nove dirigenti esterni nominati dal
governatore. Una sentenza politica, dice lei n on mi faccio intimidire, i dirigenti restano. Ma
intanto ha un problema in più da
affrontare. Il Tar è sovrano, batterlo è difficile, condizionarlo impossibile. Certo, c’è il ricorso al
Consiglio di Stato, ma intanto si
perde tempo e denaro. L’equazione è tirata per i capelli, ma sul
piano politico ci sta tutta. Se il
Tar può paralizzare l’attività della
Regione, accogliendo questo o
quel ricorso può di fatto orientare, imporre una linea d’azione
piuttosto che un’altra. Dunque il
Tar governa. Di fatto. Lo abbiamo già scritto, e torniamo così
al quadrante sanità. Il piano di
rientro sanitario prevede tagli, riconversioni,
accorpamenti.
Quasi mai graditi dagli amministratori locali, quasi mai compresi dagli amministrati. Basta un
buon avvocato per trovare il cavillo, per mettere il granello di
polvere nell’ingranaggio. Il ricorso al Tar. I giudici non entrano
nel merito, si limitato ad eccepire
su questa o quella irregolarità
I
Nelle foto la sede del Consiglio di Stato e l’ingresso
dell’Ospedale Civile di
Anagni. Il provvedimento
dei giudici ha sospeso il
decreto commissariale che
prevedeva la chiusura
della struttura dal primo
ottobre
burocratica. E scatta intanto la
sospensiva. E si blocca il provvedimento che penalizza l’ospedale di Bracciano, si sospende
quell’altra misura, si congela un
terzo provvedimento. Così facendo già una mezza dozzina di
amministrazioni hanno creato
seri problemi alla Giunta, spezzettando, rallentando, paralizzando la strategia guida del
piano di rientro. Si può governare così? I giudici amministrativi non hanno responsabilità sul
piano generale? Possono dire
che si limitano ad applicare la
legge? I cittadini sono veramente
garantiti’? Paradossalmente poi
se il Tar dà torto ai ricorrenti
resta ancora il giudizio di Dio, e
cioè del Consiglio di Stato a
Programmazione sanitaria,
arriva Ferdinando Romano
l prof. Ferdinando Romano, direttore generale della Asl RmD, è stato nominato dalla giunta regionale su proposta della Presidente Renata Polverini, direttore Generale della Programmazione Sanitaria del Lazio. Già presentato
ai direttori generali delle Asl è operativo subito, dal primo ottobre. Va ad occupare un ruolo cruciale scoperto da tempo e che diventa determinante in assenza di un assessore regionale alla sanità, funzione che il Governatore ha
avocato a sé fin dai primi giorni del suo mandato. Uomo di esperienza Romano
gioca da tempo un ruolo di playmaker nell’ambito delle sanità regionali. Responsabile dell’Asp abruzzese, commissario della Asl di Caserta. Già professore
ordinario di Igiene generale ed applicata presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università d’Annunzio di Chieti, dal 2003 si è trasferito alla Sapienza di
Roma, come titolare della stessa cattedra presso la Facoltà di medicina e chirurgia. E’ direttore scientifico dell'Accademia nazionale di medicina, Presidente
della commissione per la valutazione dei direttori generali delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere della Regione Campania, e prima di essere chiamato alla RmD era stato presidente della conferenza locale per la
sanità della Asl RM C . Ora entra nel primo cerchio della squadra della Polverini, che gli ha affidato le chiavi per la regia della sanità laziale.
I
cambiare le carte in tavola e a
dare più spesso di quanto si
possa immaginare torto ai magistrati contabili. E’ accaduto qualche settimana fa con il “caso
Anagni”. La terza sezione del
Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del comitato “Salviamo
l’ospedale di Anagni” contro l’ordinanza del Tar del Lazio che
aveva rigettato la sospensiva
degli atti commissariali di chiusura dell’ospedale. Il provvedimento dispone la sospensione
del decreto commissariale che
prevedeva la chiusura dell’ospedale anagnino dal prossimo
primo ottobre. L’ordinanza depositata nei giorni scorsi non potrà
essere impugnata dalla Regione
e presto si ritornerà al Tar per
l’udienza di merito che, con tutta
probabilità, si svolgerà tra qualche mese. La decisione del Consiglio di Stato salva l’intero
ospedale di Anagni. «È un risultato straordinario – dice l’avvocato Simone Del Pozzo di
Guardiagrele – perchè, mentre
per altri ospedali sono state pronunciate sentenze parziali, per
Anagni il provvedimento riguarda
l’intera struttura. È un esito positivo su tutta la linea. Con questa
ordinanza l’ospedale di Anagni
non chiude, l’ordinanza è parti-
colarmente articolata perchè
prende in considerazione gli
aspetti più importanti della vicenda e sottolinea come gli atti
commissariali non siano sostenuti dalla necessaria istruttoria.
Questo provvedimento – conclude – chiude la fase cautelare
del giudizio, ma contiene elementi che saranno certamente
utili nella fase di merito, visto che
il difetto di istruttoria è uno dei
motivi di annullamento dell’atto
amministrativo». Si ricomincia,
avanti il prossimo.
DIETRO I FATTI
La bulimia di Frati
fa comodo a tutti
n questi giorni la Sapienza e il suo rettore Luigi Frati hanno
avuto gli onori della cronaca non solo per la eccellente produzione scientifica ma anche per la cattiva gestione delle
prove di accesso alle Facoltà finita su tutti i giornali ; il caso
della grattachecca della signora Lella ha fatto il giro del
mondo. Se ci aggiungiamo le ricorrenti polemiche sulla gestione familistica del potere (moglie, figlio,figlia, nipoti etc…)
il quadro si incupisce. Ma sulle cronache non finiscono altre
notizie alle quali non conviene dare pubblicità: il boss ha un
disavanzo pericoloso di oltre 45 milioni di euro. Rischia il commissariamento da parte della Gelmini e quindi bussa alla
porta della Polverini, inutilmente. Tenta di scaricare sulla sanità debiti contratti dall’università, spalleggiato dal “suo” direttore generale del policlinico. Frati si è poi impadronito del
Regina Elena, destinato ad attività sanitarie. Lui ci mette altre
facoltà e … un centro ricerche del suo Dipartimento. Sempre
a fin di bene, naturalmente. E’ il motivo per cui non lascia
Neuromed, l’Irccs molisano di cui è direttore scientifico. Proprio ora che l’Istituto sta decollando e sta sbarcando nel
Lazio meridionale. Ma il rettore è bulimico, ma non lo fa per
sè. Vuole fare una fondazione di cui divenire presidente, accarezza il sogno di un bis del Policlinico sull’area Sdo e dopo
il parziale fallimento di Latina adesso vorrebbe un’altra inutile
e dispendiosa cattedrale, magari buona per il figlio. E i laboratori e la farmaceutica? Le voci di corridoio si moltiplicano,
Frati non è certo estraneo al mondo farmaceutico, se non
altro per i ruoli pubblici di controllo che ha ricoperto. E le case
farmaceutiche gli sono devote e riconoscenti. Ma è forse
l’uomo migliore che abbiamo su piazza. Gli si perdona tutto.
Reporter
I
SLazio
11
ATTUALITA’
L’INCHIESTA
Stipendi d’oro e contratti irregolari per i vertici del Policlinico?
Quel “pasticciaccio brutto” di Tor Vergata
Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio per abuso d'ufficio
dell’ex governatore Marrazzo, del rettore dell’epoca Finazzi Agrò e del Dg Bollero
Stefania Pascucci
’ tornato in punta di piedi
ad assaporare il profumo
della politica, ospite dell’Idv e per un faccia a faccia con
l’ex avversario Storace, ma i
guai giudiziari lo inseguono. Non
quelli (meglio non solo) che
hanno portato alle sue dimissioni, ormai un secolo fa, ma altri
legati alla sua attività di presidente della Regione. Piero Marrazzo è finito nel mirino del pm
E
Roberto Felici assieme ai vertici
del Policlinico Tor Vergata. Per
tutti è stato chiesto il rinvio a
giudizio, ipotizzando il reato di
abuso d’ufficio: per Piero Marrazzo, come presidente della
Fondazione del Policlinico, per
l’ex rettore Alessandro Finazzi
Agrò, per l’attuale direttore generale Enrico Bollero, per il direttore amministrativo Mauro
Pirazzoli e per il direttore sanitario Isabella Mastrobuono. La
procura contesta loro di aver aumentato i propri stipendi, firmando dei contratti irregolari,
violando in questo modo il regolamento che impone tetti massimi retributivi. Una manovra
resa possibile, secondo le indagine, grazie anche all’approvazione dell’ex rettore Alessandro
Finazzi Agrò e di Piero Marrazzo. In quegli anni, infatti, la
Regione Lazio aveva, con l’università, un controllo congiunto
sul Ptv attraverso una Fondazione, guidata appunto dall’ex
governatore. Verrebbe da dire,
fanno tutti così. Ma gli indagati
negano tutto. Per quanto riguarda in particolare la posizione di Enrico Bollero, attuale
direttore generale, l’indagato
avrebbe visto il suo stipendio aumentare di circa 52 mila euro,
riuscendo a guadagnare in un
anno 206 mila euro. Una somma
nettamente superiore rispetto a
quanto previsto dal decreto del
Presidente del consiglio di amministrazione numero 502/95,
che fissa un limite di circa 154
mila euro l’anno. Il direttore generale, dal canto suo, precisa
che «quello del policlinico di Tor
Vergata è uno stato giuridico diverso e non omologabile all’Azienda
ospedaliera
universitaria come è l’Umberto
I». «Il nostro stato giuridico - sottolinea - è quello di una fondazione. Si tratta di una
sperimentazione
gestionale.
Sono due situazioni non associabili tra loro». Secondo il pm,
poi, l’ex governatore della Regione Lazio, e l’ex rettore erano
consapevoli della violazione.
Piero Marrazzo nel 2008, come
si legge nel capo d’imputazione,
«nello svolgimento delle sue funzioni di presidente della Fondazione policlinico Tor Vergata
intenzionalmente procurava al
Bollero un ingiusto vantaggio patrimoniale di rilevante entità con
corrispondente grave danno per
la Fondazione e per la Regione
Lazio, in quanto, stipulava con
Bollero un contratto di prestazione d’opera professionale
avente a oggetto l’incarico di direttore generale della suddetta
fondazione per una durata di cinque anni con trattamento economico annuo superiore di 51.642
euro a quello previsto, e cioè un
compenso annuo di 206.580
euro, anziché 154.937 e un incremento sino al 30 per cento
anziché 20 per cento per il conseguimento dei risultati di gestione e degli obiettivi». Lo
stesso contratto, tre anni prima,
era stato già accordato da Alessandro Finazzi Agrò, che è rimasto a gestire l’ateneo fino al
2008. Ma Enrico Bollero non è
l’unico indagato, altre cariche interne al Policlinico avrebbe
avuto stipendi maggiorati. Come
l’attuale direttore amministrativo.
«Bollero - si legge nell’atto di
chiusura delle indagini - nello
svolgimento delle sue funzioni di
direttore generale stipulava con
Pirazzoli due contratti di prestazione d’opera professionale
avente a oggetto l’incarico di direttore amministrativo del policli-
“Doctor’s life” primo canale Tv
dedicato a medici e medicina
a lunedì 3 ottobre, solo sulla
piattaforma Sky (canale
440), nasce Doctor’s Life, il
primo canale televisivo per l'informazione e la formazione professionale dei medici edito da
Adnkronos Salute. Già oggi
sono circa 100.000 i medici abbonati a Sky che potranno gratuitamente attivare il canale ed
essere informati su tutte le no-
D
vità in campo medico scientifico.
Tutti i giorni Doctor’s Life racconterà la vita dei medici, i loro
impegni nelle varie specializzazioni e il loro incessante lavoro
su linee di frontiera, per affron-
tare patologie finora inattaccabili. Naturalmente, raccontando
le giornate dei medici, spesso
estenuanti, Doctor’s Life toccherà al tempo stesso gli interessi del pubblico più vasto e
risponderà alla crescente domanda d’informazione dei pazienti, anche loro vittime della
crisi che investe i sistemi sanitari di tutti i Paesi.
nico prima e della
fondazione
poi,
per una durata di
cinque anni con un
trattamento economico superiore di
41.314 euro» rispetto a quello
previsto per legge.
«E cioè – continua
il pm – un compenso annuo di
165.264 euro, anziché 123.949».
Identici vantaggi
sono stati offerti
anche al direttore
sanitario Isabella
Mastrobuoni che avrebbe firmato due contratti, uno nel maggio del 2005, l’altro ad agosto del
2008. A tutti è stato contestato il
reato di abuso d’ufficio, ma sarà
il gip a decidere nei prossimi
mesi se dovranno andare a pro-
cesso. I due avvocati storici dell’ex governatore, Luca Petrucci e
Massimo Pineschi (che con Marrazzo alla Pisana è stato presidente del Consiglio regionale)
hanno avuto mandato di assistere Marrazzo nel procedimento penale. Nella nota diffusa
a mezzo stampa, lui ribadisce la
piena fiducia nella magistratura,
“ritiene di avere operato nel
pieno rispetto delle regole per
assicurare al Policlinico Tor Vergata la migliore gestione possibile”. Come presidente della
Regione e quindi della Fondazione Policlinico Tor Vergata “si
è limitato a rinnovare dei contratti già in essere senza entrare
nel merito della quantificazione
dei compensi, che erano già stati
in precedenza assegnati. Il tutto
senza alcun vantaggio personale o con l’intenzione di favorire
terzi”.
IL COMMENTO
Sanità, la terza
via tra pubblico
e privato
di Maurizio Pigozzi*
egli ultimi anni il nostro Paese ha dovuto fare i conti con una
sempre maggiore contrazione delle risorse, e le regioni, sollecitate dal governo centrale, hanno dovuto ridurre i costi in molti
settori: fra tutti, quello più colpito è stato quello della sanità. I “tagli
“ alla spesa sanitaria hanno portato, di fatto, a una modifica del
nostro sistema di assistenza che si va trasformando da un sistema che dovrebbe garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini a uno che tende a considerare prevalentemente le patologie
gravi e in fase acuta.La sanità non è un costo; è, piuttosto, un investimento, che promuove e assicura la durata e la qualità della
vita in una popolazione che, invecchiando, richiede rapidità d’intervento e continuità di cura. Occorre, al riguardo, individuare
strade che, con la rigorosa ottimizzazione delle risorse, conseguano un graduale e intelligente contenimento dei costi.Siamo,
peraltro, abituati a immaginare il sistema sanitario come schematicamente diviso in due: da un lato la sanità pubblica e dall’altro la sanità privata, sia essa accreditata o no.Esiste una terza
via, del resto, già sperimentata, anche se limitatamente e in situazioni particolari, ed è la scelta della cooperazione fra pubblico
e privato, in un quadro che sintetizzi e potenzi gli aspetti positivi
di entrambe le tipologie.Un’ospedalità che coniughi l’esperienza,
la tradizione e le potenzialità della ricerca proprie del comparto
pubblico (ospedaliero, universitario, ecc.) con la velocità e la capacità di ottimizzazione e di finalizzazione dei fattori della produzione e degli investimenti, tipica del mondo privatistico.Gli esempi
ai quali ci riferiamo mostrano che è possibile garantire un alto livello di efficienza e un contenimento dei costi ancorando questi ultimi ai valori riconosciuti per le prestazioni e costituendo poli
strutturati capaci di rendere sinergiche professionalità e risorse di
parte pubblica e di parte privata, mediante procedure snelle, flessibili e rapportate alle specificità di ciascuna, attraverso cogestioni
basate su convenzioni o su accordi societari caratterizzati da
forme di partecipazione a governo misto.
N
* Direttore generale del gruppoSanigest
12
Anno I numero 5
ATTUALITA’
settembre 2011
L’INCHIESTA
Scandalo nella Asl di Frosinone, novanta medici coinvolti nelle prescrizioni post-mortem
“Operazione lazzaro”, i medici curavano i defunti
Oltre settemila pratiche irregolari. Sempre nell’azienda ciociara scoperta dai Nas una truffa da dieci
milioni di euro. Centocinquanta sanitari prendevano anche 15-18mila euro mensili per false prestazioni
Maria Lucia Panucci
erto il direttore generale
della Asl di Frosinone
Carlo Mirabella non ha
avuto un’estate tranquilla. Oltre
alle emergenze croniche di servizio un paio di scandali da levare la pelle. Il primo riguarda la
scoperta di una clamorosa
truffa: oltre dieci milioni di euro
a 150 medici per false prestazioni. I Nas hanno individuato in
sostanza sostanziosi stipendi
per attività che sarebbero dovute essere ordinarie. Dirigenti
e funzionari dell’azienda sanitaria di Frosinone sono ora chiamati a rispondere dei controlli
non effettuati, visto che ai camici bianchi sono state corrisposte buste paga anche di
15-18.000 euro mensili contro i
circa 3-3.500 del solo stipendio.
Dagli accertamenti è emerso
che, per queste prestazioni eccezionali, la spesa dell’azienda
ciociara è passata da circa 1 milione di euro del 2001 ad oltre
10 milioni di euro del 2010, per
un danno erariale di circa 10 milioni di euro nell’ultimo quindicennio. Venti tra dirigenti,
componenti del collegio sindacale e funzionari della Usl di
Frosinone e della Regione
Lazio sono ora chiamati dalla
procura regionale per rispondere sull’autorizzazione dei
fondi del servizio sanitario regionale e per non aver correttamente esercitato i controlli di
competenza sulle operazioni
dell’azienda sanitaria. Le prestazioni, i cui compensi andavano a sommarsi al cosiddetto
“straordinario” e all’attività li-
C
bero-professionale, sono infatti
regolamentate dal CCNL, che le
prevede nei casi in cui, è necessaria un’integrazione dell’attività istituzionale, finalizzata
principalmente alla riduzione
delle liste di attesa. Al contrario,
gli accertamenti hanno evidenziato che tali fondi sarebbero
stati impiegati nel tempo, circa
11 anni, per pagare i normali
turni
di guardia, soprattutto
notturni e presso ospedali di
piccole dimensioni e a bassa
operatività, nonché per altre attività programmate, rientranti a
pieno titolo nella cosiddetta “attività istituzionale” e non causalmente
connesse
con
la
riduzione delle liste d’attesa. Il
secondo scandalo ha il sapore
del grottesco ma non è meno
grave: è stato denominato
“Operazione Lazzaro”con il solito umorismo cupo degli investigatori. Che hanno scoperto
come nel Frusinate circa 1500
persone morte da anni risultassero ancora iscritte alla “mutua”
della Regione Lazio; di altre
5.500 nella stessa situazione
non si conosce ancora l’identità.
La Guardia di finanza di Frosinone ha svolto indagini e verifiche nell’ambito delle operazioni
legate alla lotta agli sprechi nel
settore della sanità. Ai defunti,
secondo quanto accertato dalle
Fiamme gialle, venivano ancora
prescritti farmaci poi rimborsati
dalla Regione. La Guardia di finanza ha segnalato alla Corte
dei Conti ventuno dirigenti e
funzionari dell’Asl di Frosinone.
Novanta in tutto i medici coinvolti nelle prescrizioni post-mor-
tem. Anche in questo caso il
danno all’Erario è notevole.
Parla l’ex dg dell’Asl di Rieti
«Morti nelle liste della mutua?
Nei nostri elenchi una persona nata nel 1400…»
’operazione “Lazzaro” ha lasciato di sasso quasi
tutti, ma non lui. Ieri la Guardia di Finanza di
Frosinone ha scoperto che circa 1500 persone
morte da anni risultavano ancora iscritte alla “mutua”
della Regione Lazio e di altre 5.500 nella stessa situazione non si conosce ancora l’identità. Giorgio
Galbiati però non sembra affatto sconvolto, già ai
tempi in cui era direttore generale dell’Asl di Rieti denunciò la presenza di defunti nelle liste dei medici
della mutua. “Eravamo all’inizio del 2003”, racconta.
“Avevo notato che negli elenchi della Asl c’erano
molti ultracentenari. La cosa mi insospettì e allora
chiesi alla Guardia di Finanza di intervenire e di andare a controllare i registri dei comuni. Quando gli uffici municipali ci hanno invitato la lista dei defunti, ho
potuto interfacciare l’elenco con quello in mano alla
L
Asl. E il numero di pazienti deceduti era impressionante. Si figuri che abbiamo trovato una persona nata
nel 1400. Magari era solo un errore di battitura, ma di
sicuro non era vivo”.Secondo Galbiati il problema è
strutturale. “Dal punto di vista funzionale c’è una follia nella legislazione italiana”, spiega: ogni morto
deve essere rilevato sole ed esclusivamente da un
medico della Asl, ma poi il modulo prestampato che
certifica il decesso viene inviato solo all’Istat ed al
Comune. “Quindi non è previsto che la Asl – e quindi
la sanità pubblica – sia a conoscenza della morte”.
Sta dunque alla bontà d’animo dei sindaci mandare
gli elenchi aggiornati alle aziende sanitarie. “E non è
detto che i comuni siano disponibili. E’ un attività
complessa, se i municipi sono informatizzati il processo è abbastanza breve, ma per i piccoli comuni,
privi di risorse umane e di fondi, può essere un problema”. Nel sistema insomma c’è un vuoto. E la
colpa, a sentire l’ex dg dell’Asl reatina, non sarebbe
certo dei medici di famiglia. “E’ vero, sono pagati per
il numero di persone che assistono. Ma questa lista
non se la procurano direttamente, passa attraverso
la Asl, che come detto non riceve obbligatoriamente
gli aggiornamenti di cui è in possesso il Comune. E
così, se la lista non è pulita nell’elenco rimangono
spesso e volentieri anche i defunti”.E il problema non
è di poco conto, visto che i medici continuano ad essere pagati per pazienti che, essendo morti, ovviamente non possono essere assistiti. “Ma non è detto
che il medico li abbia identificati personalmente e
quindi non c’è reato”. E allora chi paga?
L.De C.
SLazio
13
ATTUALITA’
LA SANITA’ CHE FUNZIONA
Parla Ada Fontana della direzione generale della struttura privata
Villa Pia, addio liste d’attesa
Aperti gli ambulatori accreditati con il Sistema sanitario nazionale.
“Così aiutiamo la Regione ad offrire un servizio più veloce e qualificato”
Lorenzo De Cicco
“
A
lla fine ce l’abbiamo
fatta ad essere accreditati anche per
la specialistica ambulatoriale”. Sorride Ada Fontana, responsabile Risorse umane e organizzazione
della Casa di Cura polispecialistica Villa Pia . E’ stato un iter procedurale lungo, spiega, ma a luglio
è arrivato il via libera della Regione
Lazio e il poliambulatorio specialistico ha aperto le porte ai cittadini
con le stesse tariffe del pubblico,
ma con tempistiche decisamente
diverse. Si tratta di una struttura
complessa, ramificata in diversi
ambulatori, da Chirurgia generale
a Cardiologia, passando per Otorinolaringoiatria, Chirurgia vascolare,
Nefrologia,
Oculistica,
Gastroenterologia, Urologia, Ostetricia, Ortopedia, Chirurgia plastica,
Dermatologia, Medicina Interna e
Pediatria.
Dottoressa Fontana, uno dei
temi caldi della sanità laziale è
quello delle liste d’attesa interminabili. Quale risposta può
dare un poliambulatorio specialistico come quello di Villa Pia?
Nella foto Ada Fontana, direttore Risorse umane e
organizzazione della casa
di cura Villa Pia di via Portinari
creditata, senza infilarsi nelle trafile
burocratiche regionali. Noi siamo in
grado di offrire soluzioni efficienti
senza perdite di tempo.
Faccia un esempio …
Per una visita specialistica in un
ospedale pubblico romano, un cittadino magari è costretto ad aspettare anche un mese prima di
essere ricevuto, mentre una struttura accreditata riesce ad offrire
una alternativa più che valida in
tempi decisamente più ridotti, parliamo di giorni se non di ore. E in
sanità la velocità è fondamentale:
se si tratta di un problema grave si
ha la possibilità di intervenire subito, se invece è di poco conto al-
Nel Lazio da anni c’è una forte richiesta di assistenza ambulatoriale
e noi volevamo offrire alla Regione
e ai cittadini una risposta efficace.
Grazie all’accreditamento con il
Servizio Sanitario Nazionale oggi
possiamo garantire un servizio
estremamente rapido, in grado di
individuare i problemi dei pazienti
in breve tempo per poi indirizzarli
verso il percorso adeguato. Il fatto
di avere una struttura complessa,
attiva tutti i giorni, con molti ambu-
latori e reparti accreditati, oltre a
TC e RMN, permette di accedere
a varie prestazioni ambulatoriali o
di procedere ad un eventuale ricovero senza spostamenti e disagi .
Un modo per aiutare la Regione
ad evitare il sovraffollamento dei
pronto soccorsi, altro problema
cronico del Lazio…
Ovviamente non vogliamo sostituirci ai pronto soccorsi, sicuramente non possiamo occuparci dei
codici rossi, per dire. Ma per i co-
dici bianchi e verdi invece abbiamo
la possibilità di offrire un servizio
adeguato e veloce, che evita al cittadino di passare magari un’intera
notte nel corridoio di un pronto soccorso.
Il privato dunque può essere decisivo laddove il pubblico è in affanno?
Direi di sì. In molti casi l’utente al
posto di rivolgersi ad un ospedale
può più comodamente servirsi di
una struttura sanitaria privata ac-
lora si risolve subito e non ci si
pensa più.
Una battuta più “politica”. In
questi mesi ci sono stati momenti di tensione tra la Polverini
ed alcune importanti strutture
della sanità privata laziale.
Penso al Santa Lucia o al San
Raffaele. Qual è il rapporto di
Villa Pia con la Regione?
Per quanto riguarda gli ambulatori,
la Regione ha dato una possibilità
in più ai cittadini e noi non possiamo fare altro che essere favorevoli ad un amministrazione che
crea momenti di incontro e di collaborazione, con le strutture accreditate che possono dare un
contributo elevato con evidente
minor costo. Un modo efficace e
decisivo per ridurre le liste d’attesa. In un periodo così difficile
per la Regione Lazio di grande
confusione generale e di poche
risorse apprezziamo gli sforzi che
la Presidente Polverini ed il subcommissario Spata fanno per risolvere i gravi problemi della
sanità.
SLazio
15
ATTUALITA’
LA SANITA' CHE FUNZIONA
Le novità illustrate nel meeting internazionale di Taormina (2-7 ottobre) patrocinato da Neuromed
Autismo, Parkinson, epilessia,
con i nuovi farmaci si volta pagina
Sul mercato dal 2012, cominciano ad agire sui meccanismi che generano
la malattia. Nicoletti (Laboratorio di farmacologia di Neuromed): “Passo avanti
con questi prodotti a bersaglio mirato”
Giulio Terzi
on è un messaggio enfatico da giornale popolare,
non è il solito spot che alimenta inutili speranze. Speranze : è una notizia di cronaca
di eccezionale importanza.
Sono in arrivo “sul mercato” e
quindi a disposizione dopo un
lungo periodo di “incubazione”
previsto dai protocolli di ricerca
dei nuovi farmaci in grado di
combattere con insperata efficacia autismo e sindromi correlate,
come quella dell’X fragile, schizofrenia, epilessia, patologie
neurologiche gravi come il Parkinson e la sclerosi multipla. Dal
2012 infatti saranno disponibili
dei farmaci specifici che affrontano quelle patologie in modo diverso e innovativo rispetto ai
prodotti oggi esistenti. Che intervengono sui sintomi delle patologie, a valle, non in modo
risolutivo e anzi perdono efficacia nel tempo presentando non
pochi effetti collaterali. Queste
nuove armi invece rovesciano
completamente l’impostazione
precedente: non si limitano a difendere l’organismo dagli effetti
della malattia, non agiscono
solo per rallentarla. Ma cominciano a incidere sui meccanismi
stessi che generano e alimentano la malattia, contrastandola
in itinere. Sono farmaci mirati
che hanno come bersaglio una
particolare proteina, i recettori
metabotropici per il glutammato,
identificata come elementi diret-
N
tamente collegabile a tali malattie. Sono i recettori infatti il problema di base: le “informazioni”
tra le cellule neuronali passano
attraverso loro, il loro funzionamento, in difetto o in eccesso comunque irregolare - mette in
moto una catena di eventi che
determina la malattia. E su essi
questi nuovi prodotti intervengono, lavorando per riportarli in
linea. A illustrare ai media la
novità è intervenuto qualche
giorno fa nella sede della
stampa estera a Roma Ferdinando Nicoletti, responsabile
del Laboratorio di Neurofarma-
Nel tondo il professor Ferdinando Nicoletti, in cima
alla classifica mondiale
degli esperti nel campo
della ricerca sui recettori
metabotropici, stilata da
BiomedExperts.
cologia dell’Istituto di ricovero e
cura a carattere scientifico
(Irccs) Neuromed di Pozzilli (Is),
polo di ricerca dove molte delle
nuove molecole sono state studiate. ”Per queste patologie – ha
spiegato Nicoletti – i farmaci
oggi disponibili non sono suffi-
cienti”. Un passo avanti arriva
appunto con questi prodotti ‘a
bersaglio mirato’, che promettono di aprire, affermano gli
esperti, nuove frontiere nel trattamenti di patologie neurologiche in crescita. Su questo fronte
di ricerca l’Italia è in prima linea:
i recettori per il glutammato
sono oggetto di studio di equipe
internazionali, e tra i maggiori
esperti del campo figurano proprio i ricercatori Neuromed. Per
fare il punto sui nuovi traguardi
della ricerca scientifica e le
nuove potenziali terapie per il
trattamento delle patologie del
sistema nervoso centrale, ricercatori ed esperti da tutto il
mondo si riuniranno a Taormina
dal 2 al 7 ottobre in occasione
del 7/o Meeting internazionale
sui recettori metabotropici del
glutammato, patrocinato da
Neuromed. In quella sede verrà
fatto il punto della ricerca e verranno indicate le linee guida per
l’immediato futuro. I malati e le
loro famiglie, questa volta, sono
autorizzati a sperare davvero.
Agosto/settembre
Le notizie “più calde” della sanità laziale
Gli ospedali chiusi diventano condomini.
E la chiamano riconversione
Da ospedale a condominio. Eccola la riconversione degli ospedali laziali. Secondo le nuove
normative introdotte dal Piano casa che sta per
essere licenziato dalla Pisana, le strutture sanitarie private chiuse dal piano di rientro potranno
diventare edifici residenziali. Il provvedimento è
stato inserito dalla maggioranza nel sub-maxiemendamento presentato dalla Giunta. A sottolineare il passaggio, al comma 4 dell’articolo 3 ter
del nuovo testo, è la vicepresidente della commissione Sanità Giulia Rodano (Idv), che oggi
pomeriggio ha partecipato alla conferenza stampa delle opposizioni.
«Fermo restando quanto stabilito dal comma 1 (che regola i cambi di
destinazione d’uso a residenziale) – si legge nel testo – sono consentiti cambi di destinazione d’uso a residenziale degli edifici adibiti a strutture sanitarie private che cessano l’attività sanitaria in conseguenza di
quanto previsto nei piani regionali di rientro della rete ospedaliera o nel
piano di rientro da disavanzo sanitario, nonchè di tutti i provvedimenti
a essi connessi».
Chiudono Pronto Soccorso e reparti,
ma i posti letto in più promessi non arrivano
Da quanto si apprende, oltre ad impoverire implacabilmente la sanità laziale il decreto 80 sta
procedendo a due velocità: le chiusure dei
Pronti soccorso e i tagli dei reparti vengono regolarmente eseguiti, mentre gli aumenti di posti
letto sanciti per compensazione tardano a divenire operativi». Lo dichiarano in una nota il consigliere regionale di Italia dei Valori Giovanni
Loreto Colagrossi e la vicepresidente della commissione Sanità della regione Lazio Giulia Rodano. «È il caso, ad esempio – sottolineano –
dell’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, che in base al decreto
80 del 2010 doveva beneficiare di un ampliamento di 35 posti letto ma
tuttora non ha ricevuto l’autorizzazione: abbiamo presentato un’interrogazione a risposta immediata al presidente Polverini per conoscere i
motivi di tale ritardo». «Il decreto del commissario ad Acta n. 80 del
2010 – affermano i consiglieri regionali di Italia dei Valori – prevede la
chiusura di tre ospedali contigui a quello di Tivoli: il santissimo Gonfalone di Monterotondo, l’Angelucci di Subiaco e il santissimo Salvatore
di Palombara Sabina, strutture che insieme effettuano una media di
6.700 ricoveri e 36.000 accessi in Pronto soccorso. «Gran parte delle
prestazioni attualmente realizzate presso questi ospedali – continuano
Colagrossi e Rodano – graverà sul vicino ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, che già attualmente registra ogni anno una media di
8.000 ricoveri per acuti e di 40.000 accessi circa al Pronto Soccorso».
«L’autorizzazione della nuova dotazione dei 35 nuovi posti letto previsti dal decreto 80 – concludono – peraltro già esigui a fronte della prevedibile criticità, diviene a questo punto necessaria ed urgente».
Recup, totem per le prenotazioni
al Centro commerciale Roma Est
Una nuova postazione automatizzata Q-Pass
è stata inaugurata al centro commerciale Roma
Est. Attraverso il terminale installato presso
l’Info Point dello shopping centre, gli utenti potranno prenotare il proprio turno per sottoporsi
a visite mediche e usufruire dei servizi sanitari
negli ospedali Policlinico Tor Vergata, Sant’Andrea, G. Vannini, Policlinico Umberto I, nelle
strutture della Asl Roma «C» e in quelle di Latina. Il nuovo totem funziona, come tutti gli altri
terminali Q-Pass dislocati in vari ospedali della
Capitale, mediante l’inserimento della propria tessera sanitaria o del
codice fiscale. Il Q-Pass emetterà un biglietto sul quale è indicato il
numero di prenotazione con il giorno e l’ora precisa in cui si verrà chiamati (con un margine di 15 minuti).
Non vengono riconosciute le prestazioni
erogate ai pazienti extra-regione. Come mai?
Una denuncia sulla quale val la pena di riflettere. Sembrerebbe che nella regione Lazio non
vengano riconosciute le prestazioni erogate ai
pazienti provenienti da altre regioni, motivando
tal decisione con la mancanza di previsione
delle medesime nel budget sanitario regionale.
L’on. Udc, Anna Teresa Formisano in un’interrogazione al ministro della Salute oltre a denunciare questa situazione, afferma questo
comportamento come contrario ai principi che
ispirano il servizio sanitario nazionale. A questo
proposito la deputata laziale chiede, anche in
virtù, del commissariamento della regione Lazio, di adottare iniziative
volte a sanare questa incresciosa situazione. Anna Teresa Formisano
non è un politico qualunque. Pocbi interventi ma incisivi. Se alza il tiro
su una situazione delicata deve avere le sue buone ragioni. Si è occupata spesso di sanità, soprattutto nel suo collegio, la Ciociaria. Le cose
dunque le conosce. Nel Lazio il suo partito è al governo, perché metterlo in difficoltà? Ci deve essere una buona ragione, appunto.
Viterbo, falsa lettera di accreditamento:
dieci milioni di euro in ballo
Il pasticcio è più grosso di quanto si possa pensare. Cominciamo da una lettera di accreditamento di alcune strutture sanitarie giunta alla Asl
di Viterbo all’inizio del 2007, inviata dall’assessorato alla Sanità della Regione Lazio (risultata
falsa). Il documento è al centro del principale filone d’inchiesta della Procura della Repubblica.
La falsa lettera di accreditamento ha comportato
un contenzioso di 10 milioni di euro, tra la società che ne avrebbe beneficiato e la Regione
Lazio che (accortasi della falsificazione) non ha
pagato quella somma. La missiva conteneva l’elenco delle strutture private autorizzate a fornire prestazioni sanitarie alla Asl, individuate con
un’apposita delibera della giunta regionale, tra le quali non avrebbero
dovuto esserci la Casa di Cura di Nepi e la Nuova Santa Teresa di Viterbo, entrambe di proprietà del Gruppo RoRi. Invece i nomi delle due
case di cura figuravano tra quelle accreditate. Nel corso delle indagini,
tra l’altro, sarebbe emerso che la Asl per acquistare le prestazioni dalla
RoRi non avrebbe nemmeno seguito le procedure fissate dalla legge.
Quindi, la spesa da 10 milioni di euro sarebbe illegittima a prescindere
dall’accreditamento taroccato. Ed è per questi motivi che dapprima la
giunta presieduta da Piero Marrazzo e poi quella guidata da Renata
Polverini hanno bloccato i pagamenti, almeno finchè l’inchiesta non sarà
chiusa.
L’atto aziendale della Asl RmG mantiene
gli ospedali che la Polverini vuole chiudere
Un manager Asl sfida il piano di rientro della Regione Lazio, impegnadosi a mantenere e rilanciare due ospedali che il piano cancella. Non se
ne è accorto nessuno o la presa d’atto prevede
un silenzio-assenso? Il precedente, se tutto
questo corrisponde a verità, è piuttosto pericoloso per la Polverini. «L’atto aziendale presentato ieri dall’Asl RmG prevede il mantenimento
degli ospedali di Monterotondo e Subiaco, che,
secondo il piano di rientro della giunta Polverini,
sono destinati alla riconversione dal prossimo
primo ottobre - affermano in una nota Bruno Astorre, vicepresidente
del Consiglio regionale del Lazio, e Carlo Lucherini, consigliere regionale. La linea adottata dal dg Nazareno Brizioli è chiara: quei due ospedali sono necessari per la sanità del territorio. Noi lo diciamo da tempo.
Speriamo che ora il presidente Renata Polverini si convinca che la battaglia che i sindaci, e ora anche la Asl, stanno portando avanti da tempo
ha come unico scopo la salvaguardia del diritto alla salute e che tenga
conto di questo ennesimo grido di allarme. Resta il fatto comunque che
attualmente, secondo il decreto della commissaria Polverini, la riconversione in toto dell’ospedale di Monterotondo e in parte di Subiaco
sono state già calendarizzate. Per salvare gli ospedali occorre che la
Polverini emani in tempi brevi un nuovo decreto».
Tiber, l’assistenza domiciliare a distanza
dei pazienti con Alzheimer
Si chiama ‘Tiber’ il progetto informatico sul
quale si basa il nuovo modello di supporto
domiciliare a distanza dei pazienti con Alzheimer. Un’idea nata dalla collaborazione
tra l’Associazione Alzheimer Roma Onlus
e l’ospedale capitolino all’interno del più
ampio progetto “Un anno insieme” finanziato dalla Regione Lazio. Il nuovo modello
assistenziale ‘Tiber’ (Tecnologia Innovazione Benessere e Ricerca) – informa una
nota – fornirà alle famiglie che vivono le
problematiche e i disagi legati all’assistenza dei malati di Alzheimer un nuovo servizio di assistenza, informazione, formazione e riabilitazione tele-guidata grazie alla piattaforma
telematica sviluppata dal settore Ict per la Medicina telematica
dell’ospedale in collaborazione con un importante gruppo informatico italiano, Gesi (Gestione Sistemi per l’Informatica). Dalla
sede del dipartimento di Neurologia dell’Ospedale Fatebenefratelli e dalla sede degli altri partner ospedalieri, grazie a Tiber
si arriverà direttamente nel domicilio del malato o nella sede dell’associazione dove già si riuniscono familiari e volontari in
gruppi di auto-aiuto, per erogare con modalità telematica, attraverso il ‘cloud computing’ e la rete, il nuovo modello di assistenza supportato dai volontari opportunamente formati e
personalizzato sulle esigenze dei singoli nuclei familiari.
«Un bluff
la riapertura
delle sale operatorie
all’Oftalmico.
Ci dicano che fine
farà l’ospedale»
«Le dichiarazioni della direzione
aziendale sulla riapertura delle
sale operatorie dell’ospedale oftalmico sono da considerarsi una
beffa a utenti e personale.
L’azienda Asl Roma E ha bluffato
quando aveva indicato il 19 settembre come scadenza per la riapertura del reparto chirurgico che
peraltro facevano eco a una operazione di rilancio dell’ospedale
specialistico di Piazzale degli Eroi.
Tutte parole seguite da nessun
fatto concreto».Lo ha dichiarato il
segretario regionale della Fials
Confsal, Gianni Romano, aderendo alla manifestazione di ieri
convocata nella sala conferenze
dell’ospedale oftalmico. «Altrettanto le voci che danno per possibile la deroga al blocco del
turnover per l’assunzione di 4 se
non addirittura 8 anestesisti – aggiunge Romano – e la relativa
apertura di laboratorio analisi cliniche interno al nosocomio oltre
alla ripresa fino all’ultimazione dei
lavori di ristrutturazione già progettati e finanziati a oggi rimangono fissate nell’immaginario
collettivo come speranze di un futuro prossimo». «Infatti – precisa
– nessuna di queste iniziative,
seppur necessarie e inderogabili,
sono state ancora ufficializzate da
atti deliberativi di alcun genere. Il
risultato dinanzi a tutti è quello di
un ospedale trascurato dall’Asl di
appartenenza, dalla Regione
Lazio e dal commissario ad acta
per la Sanità».
18
Anno I numero 5
ATTUALITA’
settembre 2011
LA SANITA’ CHE FUNZIONA
Villa Betania cresce sul territorio
Inaugurate quest’estate la nuova diagnostica per immagine e due sale
operatorie per il day surgery. I reparti saranno di supporto all'ospedale Santo Spirito
illa Betania si allarga. Il 20
giugno scorso infatti il governatore del Lazio, Renata Polverini, ha inaugurato il
nuovo edificio della casa di cura,
all'Aurelio, che ospita la nuova
diagnostica per immagine e due
sale operatorie per il day surgery. Il nuovo reparto, realizzato
in un anno, è dotato di una tac
di ultima generazione a 40 strati,
di una nuova risonanza magnetica nucleare aperta, e di nuovi
macchinari digitalizzati nella sezione radiologica. Le nuove
strutture saranno di supporto al-
V
l'ospedale Santo Spirito sia in
regime di ricovero che di intramoenia, perchè i medici che vi
lavorano sono pubblici. I due reparti, secondo le intenzioni della
Regione, contribuiranno all'abbattimento delle liste di attesa
della Asl Roma E. "Questa - ha
commentato la Polverini, visitando la nuova struttura - è una
struttura di eccellenza con strumenti innovativi tra cui la prima
e unica risonanza della nostra
regione che, essendo aperta,
permette anche ai claustrofobici
di accedere a questo tipo di dia-
gnostica. Ma soprattutto è una
struttura privata che opera con
medici pubblici. Quest'anno - ha
spiegato - è il più significativo
per il nuovo sistema sanitario regionale. Abbiamo dovuto combattere con i tempi e per dare
risposte immediate abbiamo dovuto operare d'urgenza. Oggi
sulla base delle esigenze territoriali stiamo mettendo in campo
dei correttivi. Ho fretta di uscire
dal commissariamento - ha concluso - questa e' una fase delicata ma sono certa che ce la
faremo".
Donato Robilotta commissario
straordinario dell’Ipab S.Alessio
onato Robilotta, ex assessore regionale econsigliere regionale Pdl e coordinatore dei Socialisti riformisti, è il
nuovo commissario dell’Ipab Sant’Alessio, uno degli enti più
“caldi del panorama capitolino. Tra le 54 Ipab (istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza) del Lazio, è quello che
detiene il patrimonio immobiliare più prezioso: 600 appartamenti, la maggior parte dei quali in zone pregiatissime. Negli
ultimi anni è stato ripetutamente al centro di interrogazioni e
polemiche.
D
SLazio
Il programma di screening si
avvale di due sedi fisse
presso il P.O. di Tivoli ed il
Centro Salute Donna di Zagarolo
19
ATTUALITA’
DAL TERRITORIO
Il servizio nella Asl RmG al punto di svolta, a quando investimenti e rafforzamento dell’organico?
Screening, indispensabili nuove risorse
E’ il fiore all’occhiello dell’Azienda di Tivoli e in sette anni l’attività di prevenzione - attraverso diversi programmi
di intervento - ha raggiunto centinaia di migliaia di persone nei settanta comuni di competenza
Maria Lucia Panucci
creening. Parola chiave in
sanità. Sta per controllo sistematico e a tappeto, sta
anche per informare, per “comunicare salute” e cioè richiamare l’attenzione
delle
persone
sull’importanza di stili di vita corretti
per salvaguardare una ricchezza
collettiva quale è la salute pubblica.
E’ una delle attività chiave della politica sanitaria e in alcuni contesti
come nella Asl RmG anche un fiore
all’occhiello. Spinge sull’acceleratore da sette anni, oggi ha bisogno
di carburante aggiuntivo, di risorse,
di un rafforzamento degli organici
per compiere un ulteriore salto di
qualità. Andiamo nel dettaglio. Nel
territorio complesso e articolato
della RmG è operativo dal 2004 il
S
Programma di Screening mammografico, rivolto a circa 55.000
donne di età compresa tra i 50 e i
69 anni, residenti nel territorio di
competenza aziendale. Il più frequente tumore nel sesso femminile
è quello del seno che colpisce in
Italia, ogni anno, oltre 25mila
donne . Considerando l’elevata sopravvivenza per tale patologia si
può calcolare che in Italia vivano
circa 250.000 donne che hanno
avuto questa esperienza di malattia. Nel 2005 la Asl ha avviato il
Programma di Screening per la
prevenzione del tumore del collo
dell’utero; dal 2007 viene utilizzato
il test Hpv per l’individuazione del
Papilloma virus, agente responsabile del cervicocarcinoma. In questo caso il programma coinvolge
circa 135.000 donne in fascia di età
25/64 anni residenti nel territorio.
La necessità della rimodulazione di
questa attività preventiva è nata
dall’esigenza di garantire una maggiore copertura di popolazione-target e nello stesso tempo proporre
una metodica completa ed attuale
in relazione alla finalità preventive
di tutela della salute. Per entrambi
i programmi viene utilizzata una
Unità Mobile appositamente attrezzata che – coerentemente alle predette indicazioni - è parsa sin
dall’inizio la risposta più idonea alle
caratteristiche territoriali ed ai bisogni di salute dell’utenza femminile
e che contribuisce indubbiamente
a raggiungere un elevato tasso di
adesione.Dal gennaio 2009, infine,
è stato reso operativo anche il Programma di Screening per il tumore
del colon-retto, rivolto sia a donne
che uomini dai 50 ai 74 anni, per
circa 125.000 utenti interessati. In
questo caso si procede anche grazie alla collaborazione diretta con
le Farmacie, presso le quali la popolazione viene invitata a ritirare il
test per la ricerca del sangue occulto che, una volta riconsegnato,
viene analizzato presso la struttura
della Asl. Gli approfondimenti diagnostici che si rendessero necessari prevedono in questo caso
l’esecuzione di colonscopia in sedazione, secondo i protocolli previsti.
Queste attività si avvalgono anche
di due sedi fisse presso il P.O. di
Tivoli ed il Centro Salute Donna di
Zagarolo, ove sono operative sezioni di diagnostica mammografica
in digitale ed ecografia, una sezione ginecologica preventiva ed
un laboratorio analisi dedicato.
Presso la sede di Tivoli, inoltre,
vengono erogate le prestazioni
specialistiche per gli approfondimenti diagnostici del Programma
sul colon-retto. I protocolli operativi indicati dalle Linee Guida nazionali, regionali) distinguono i
percorsi dei Programmi, che sono
resi disponibili anche per le prestazioni la cui richiesta dell’utenza
avviene su base spontanea, il cosiddetto Screening “opportunistico”. Pertanto sono prenotabili
tramite ReCup le prestazioni di
mammografia, ecografia mammaria, visite ginecologiche, isteroscopia diagnostica, batteriologia
cervicovaginale, citologia (paptest), Test Hpv, colposcopia, colonscopia in sedazione, visita
gastroenterologia. Un insieme di
attività complesse e articolare che
finalmente poter contare sulla definizione di una più congrua dotazione organica, alla luce del
prossimo Atto Aziendale della Asl
Roma G, in modo da consentire di
rispondere ed affrontare con maggiore determinazione e “forza presente” la domanda di salute che
proviene dalla popolazione residente nei 70 Comuni afferenti alla
Asl Roma G.
SLazio
Nella foto l’ospedale di Montefiascone, dal 15 settembre
riconvertito in punto di
primo intervento
21
DAL TERRITORIO
QUI VITERBO
I disastrosi effetti del piano di rientro regionale sulla sanità della Tuscia. Contestazioni e proteste
Pronto soccorso addio, caos nel Viterbese
Da Montefiascone ad Acquapendente, da Orvieto a Ronciglione, odissea
negli ospedali “riconvertiti”: “Se ci si sente male qui meglio raccomandarsi ai Santi”
Claudia Di Lorenzi
A nulla son valsi contestazioni, sitin e manifestazioni di piazza, né gli
appelli rivolti ai vertici della Regione Lazio e della Asl di Viterbo:
dal 15 settembre il pronto soccorso dell’ospedale di Montefiascone è ufficialmente convertito in
punto di primo intervento, con il
solo ausilio di guardie mediche e
la possibilità di intervenire su codici bianchi e verdi, ovvero su casi
di lieve o nessuna urgenza. Un
epilogo prevedibile - in quanto stabilito dal contestato decreto di ottobre sul riordino della sanità
laziale, sul quale la governatrice
Polverini, stavolta, si è mostrata irremovibile - che pure ha trovato
agguerriti i cittadini del comuni interessati, capeggiati dal Cotom, il
Comitato per la difesa dell’ospe-
dale civile di Montefiascone. Dibattiti in piazza, presidi di fronte all’ospedale, iniziative pubbliche per
la salvaguardia dei servizi sanitari:
gli abitanti del comprensorio non si
arrendono e tornano ad appellarsi
ad Asl e Regione. Del resto lo
stato di salute della rete sanitaria
del Lazio si fa sempre più preoccupante, e il taglio del pronto soccorso a Montefiascone non è che
l’ultimo di numerosi provvedimenti
che hanno interessato negli ultimi
mesi gli ospedali del viterbese,
nell’ottica di un risanamento del bilancio regionale. Ma decidere di risparmiare sulla salute dei cittadini,
oltre ad essere poco lungimirante,
pare anzitutto eticamente discutibile.
Lo scenario prodotto da questa
logica dei tagli indiscriminati alle
strutture sanitarie è fotografato
con chiarezza dalla denuncia,
sulle pagine online del quotidiano
“Il Messaggero”, della signora
C.R. che racconta dell’odissea vissuta a fine agosto a Bolsena: “Ieri
sera mia madre - 87 anni, cardiopatica -(…) cadendo ha avuto un
trauma al piede portatore di atrofia. Per evitare complicazioni ci
siamo apprestati a portarla in un
pronto soccorso e qui è iniziata
l’odissea. L’Ospedale di Montefiascone non ha più il pronto soccorso (…) e non c’era il servizio di
ortopedia. L’Ospedale di Orvieto
effettua prestazioni di pronto soccorso solo per i casi gravi (…),
quindi ripresentarsi il mattino successivo. L’Ospedale di Acquapendente
sta
chiudendo
per
ridimensionamento. L’Ospedale di
Ronciglione fa soltanto primo intervento. Se ci si infortuna o ci si
sente male nella zona del Viterbese meglio raccomandarsi ai
Santi.”.
L’episodio – dice la cronaca -
non è affatto un caso isolato e
conferma i timori di chi manifesta
in strada e ritiene che i tagli vadano a ledere il diritto fondamentale all’accesso alle cure. E non
bastano a tacitare gli animi le rassicurazioni del direttore generale
della Asl di Viterbo Adolfo Pipino,
che annuncia l’apertura, nel nosocomio di Montefiascone, di un ambulatorio infermieristico, il “Painf”,
che offrirà prestazioni multidisciplinari “per le quali, in precedenza,
gli utenti si recavano presso il
Pronto Soccorso”. Ma lo spettro di
gravi carenze resta, anche perché
– spiega il Cotom – l’ospedale di
Montefiascone serve un comprensorio di “19 Comuni con una popolazione di oltre 55.000 abitanti di
cui circa 18.000 hanno più di 65
anni” e altri 30mila turisti si aggiungono nel periodo estivo. Tra
l’altro – osserva ancora il comitato
– il depotenziamento del nosoco-
mio danneggia la stessa asl, giacché costringerà buona parte dell’utenza a recarsi fuori regione per
fruire delle cure necessarie, con
una evidente perdita sotto il profilo
economico. Per queste ragioni il
Cotom ribadisce che per risolvere
i problemi della sanità viterbese
non serve chiudere “servizi essenziali alla cittadinanza” o aumentare
“carichi di lavoro e competenze al
personale sanitario”, ma cambiare
“atteggiamento verso i presidi ospedalieri periferici, punto di riferimento
di tutta l'utenza dei vari comprensori”. Il comitato torna dunque a
chiedere “l'applicazione del nuovo
Piano Aziendale della Direzione
ASL Viterbo che da oltre tre mesi è
stata inviata alla verifica e approvazione della Regione Lazio, il potenziamento del Primo Soccorso di
Montefiascone e il completamento
dell' organico infermieristico e medico dell' U.O.C di Geriatria ”.
22
Anno I numero 5
ATTUALITA'
settembre 2011
RUBRICHE
Toglieteci tutto, ma non il Recup
l ReCup, centro unico per la prenotazione delle prestazioni sanitarie ambulatoriali del Lazio, è
attualmente il sistema più avanzato
per numero di aziende collegate e
per volumi di attività.
Collega 12 ASL regionali con la
propria rete di ospedali e ambulatori e 8 aziende ospedaliere e ha
consentito nel corso degli anni di
poter facilmente prenotare visite
specialistiche o esami diagnostici
presso le oltre 25.000 agende di
unità erogatrici dal Lazio site nelle
varie ASL e Aziende Ospedaliere.
Oltre 22mila telefonate alle quali gli
operatori rispondono quotidianamente, circa 4 milioni e 200 mila
assistiti serviti per oltre 3 milioni di
prestazioni prenotate: questi alcuni
dei numeri del raggiunti nel corso
del 2010 dal servizio gestito dal
consorzio sociale Gruppo Darco.
Numeri che hanno conosciuto nei
dodici anni di attività del servizio
una crescita esponenziale e che
hanno fatto nascere la necessità di
avere una visione gestionale sulla
quale basare analisi, previsioni e
decisioni con risposte sempre rapide e accurate. La gestione esemplare, volta ad accrescerne
l’efficienza del servizio ha significato lo sviluppo strumenti per ‘calibrare’ le richieste e le preferenze
dei cittadini nei confronti di alcune
strutture ma anche l’implementazione di importanti servizi, vere e
proprie best practice orientate al
cittadino, alla sua soddisfazione.
Dal 2005 è stato attivato il servizio
I
Il Recup è il numero verde
gratuito per la prenotazione
di visite, esami diagnostici e
specialistici nelle varie
aziende ospedaliere del
Lazio. Il servizio è attivo dal
lunedì al venerdì dalle 7.30
alle 19.30 ed il sabato dalle
7.30 alle 13.
DottorCup, la corsia preferenziale
per i medici di famiglia
che attua la divisione in varie fasce
d’urgenza e la priorità ai casi più
gravi. Il servizio permette di prenotare direttamente al medico di famiglia, dal proprio studio e alla
presenza del paziente chiamando
una linea riservata del ReCup, visite ed esami da erogare entro 2-3
giorni senza aspettare i tempi di attesa previsti normalmente.Per assicurarsi che il cittadino si presenti
all’appuntamento la regione Lazio
ha a disposizione, invece, il sistema Recall per la conferma degli
appuntamenti a rischio di abbandono da parte dei cittadini. Una misura necessaria per contrastare il
grave fenomeno della caduta degli
appuntamenti, che corre il rischio di
far perdere risorse e tempo prezioso al Servizio Sanitario Regionale. Basti pensare alle prestazioni
che hanno tempo di attesa troppo
lungo o comunque superiore ai 60
giorni o gli esami diagnostici ritenuti critici, di particolare importanza
per la salute del cittadino. Il centro
unico di prenotazione sanitaria regionale sin dal 2000 - anno in cui è
stato avviato - si è prefisso non
solo il compito di mettere a fattor
comune l’offerta delle prestazioni
razionalizzandone l’accesso rispetto alla capacità produttiva e
alla disponibilità delle diverse unità
erogatrici ma è stato anche in
grado di indirizzare l’utenza ri-
spetto ai diversi fattori che entrano
in gioco nella scelta come territorialità, i livelli di specializzazione, la
priorità nel bisogno e la continuità
terapeutica.
Proprio l’estensione territoriale che, di fatto, ne fa il centro di prenotazione più grande d’Italia rende ancora più efficiente e performante il servizio, permettendo
all’amministrazione regionale il
controllo della spesa sanitaria in riferimento alla prenotazione delle
prestazioni sanitarie.
Anche se ci troviamo in un periodo
di crisi e di tagli, l’attività di questo
servizio non può correre il rischio di
essere ridimensionata.Si tratta infatti di una grande risorsa non solo
per i cittadini di questa Regione di
cui non potrebbero più fare a
meno, ma esso è, ormai anche e
sopratutto un rilevante strumento di
controllo delle prestazioni che può
permettere di evitare sprechi ed
inappropriatezze. Anche sul piano
occupazionale
il
servizio
Recup,rappresenta una delle più
importanti occasioni di lavoro per
tante persone disabili e svantaggiate. Si tratta di una realtà umana
e produttiva di grande valore che
complessivamente occupa oltre
2400 soci-lavoratori.
Che facciamo? Distruggiamo, impoverendolo, uno strumento utile di
programmazione e controllo? Oppure lo potenziamo, evitando sprechi reali? Polverini e Cetica, a voi
la palla!
L'Osservatore
la
Sanità
Lazio
del
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