Anno I numero 5 settembre 2011 Sanità la Lazio del L’ALTRA VERITA’ LA SVOLTA/1 LA SVOLTA/2 ELEZIONI La Polverini commissaria l’Asp Arriva De Lillo? Programmazione sanitaria, adesso comanda Ferdinando Romano Ordine dei medici, al voto con rissa E lo sfidante Lala ora vale di più A PAGINA 4 A PAGINA A PAGINA 9 IL PRIMO FREE PRESS DEDICATO INTERAMENTE ALLA SANITA’ WS.it Con E - NE N I L N .O w w w nettiti a o i l i c i m o d a e l’informazion 7 SLazio 3 L’EDITORIALE Sanità ingessata, la Polverini si muove l caso Gemelli rubava le aperture dei giornali, della politica sanitaria della Giunta Polverini non si parlava praticamente più. Era come se si fosse in una fase di stallo, come se si attendesse qualcosa. Si sblocca qualcosa a livello blocco di turn over, ci sono novità a livello dei famosi fondi FAS? Lo si coglie da qualche comunicato, da qualche informazione sbocconcellata. Poi improvvisamente la fiammata: si muove un tassello cruciale nel puzzle della sanità laziale, quello dell’Agenzia di sanità Pubblica. Dopo mesi e mesi di immobilismo un primo segnale. All’Asp arriverà un commissario. Non si sa chi ma arriverà. Meglio di niente, perché per ora non c’è stata una iniziativa di ampio respiro, inutile nasconderselo. La Polverini ha mille cose da seguire, fa tutto lei e gli assessori restano sullo sfondo. I Nella foto grande il governatore del Lazio, Renata Polverini. Accanto il numero due della Giunta, Luciano Ciocchetti e la presidente della Commissione Sanità, Alessandra Mandarelli. L’assessore/commissario è sempre lei ma obiettivamente non può avere sempre la testa nel quadrante della sanità. Per di più il governatore aspira ad un ruolo nazionale, interviene e dichiara in continuazione, oscillando tra i supporters e i critici del governo; ancora, “fa politica” a livello laziale, spostando con disinvoltura le sue pedine sul territorio, occupandosi di piazzare uomini nelle poltrone giuste, soprattutto nel Pontino. Come leader di un movimento autonomo, non come presidente della Regione Lazio, intendiamoci. Una posizione sicuramente atipica che la Polverini cavalca con disinvoltura. E’ anche un modo di rafforzarsi, indubbiamente, e di tenere a bada l’alleato Udc, che nel territorio le fa concorrenza e alla Pisana le consente di governare. La cronaca di queste settimane ha fatto registrare ancora degli stop dei vari Tar e Consigli di Stato alla politica dei tagli e delle riconversioni (leggi piano di rientro); l’ultimo in ordine di tempo è quello relativo all’ospedale di Anagni, ma altri punti interrogativi (vecchi e nuovi, molti comuni si stanno mobilitando) segnano il percorso futuro della strategia concordata dalla Polverini con il Governo. Salta agli occhi l’intervento del segretario nazionale IL “BORSINO” Chi Scende della sanità laziale La notizia c’è, è la nomina del prof Ferdinando Romano ad un posto chiave della sanità laziale, quello di direttore generale della Programmazione Sanitaria del Lazio. Congratulazioni al professore, che passa in poco tempo da manager della Asp abruzzese a commissario di una Asl casertana prima, e laziale poi, al ruolo di assessore-ombra. Ma la promozione sembra nascondere qualcosa. Romano era diventato da non molto direttore generale di una Asl cruciale per gli equilibri politici e sanitari della capitale, la RmD. Ora si ricrea un buco nel sistema. Dicono nei corridoi della Regione che ci potrebbe andare Menduni, vecchia conoscenza del management sanitario laziale, ora parcheggiato in Campania (commissario Asl di Caserta ). Oppure il professore potrebbe continuare a mantenere i due incarichi (per ora), anche se questo creerebbe non poche complicazioni. Infine - dicono sempre le male lingue dei corridoi della Regione - potrebbe essere una manovra per liberare una poltrona appetita, quella del vertice Asp. Sicuramente chiacchiere. Congratulazioni anche al direttore generale della Asl RmG, Nazareno Brizioli. Ha anticipato tutti prendendosi le sue responsabilità, nel piano aziendale ha compreso gli ospedali di Subiaco e Monterotondo. Ma non dovevano essere chiusi? La Polverini è d’accordo o è stata messa di fronte al fatto compiuto? Restiamo in zona per mettere nella colonna dei “cattivi” il segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, che pur non avendo titolo ha garantito di fronte alla collettività locale il futuro del solito ospedale di Subiaco. Se era una mossa concordata è stata gestita male, se è stata una alzata d’ingegno momentanea è stata infelice. Non c’è traccia di replica, nessuno dalla regione ha fatto dichiarazioni, neanche il vice presidente della Giunta Luciano Ciocchetti, che dell’Udc è il leader locale. Lascia perplesso il silenzio istituzionale (Giunta e direttore generale della Asl locale, Carlo Mirabella) sulla operazione della quale riferiamo in altra parte del giornale relativa all’offerta di “salvataggio” dell’ospedale di Pontecorvo (nella lista nera nonostante le battaglie e i ricorsi degli amministratori locali) da parte di Neuromed. Il super Irccs molisano a due passi dal confine meridionale del Lazio (a Venafro) è in fase di espansione aggressiva per scelta strategica del suo patron, l’europarlamentare Pdl Aldo Patriciello. In coda una “nomination” dell’ultima ora. Il politico di lungo corso - e superesperto di questioni di politica sanitaria laziale Donato Robilotta è stato nominato commissario straordinario all’Ipab S.Alessio. Una nomina delicata per un ente in piena bufera. Auguri dell’Udc Cesa che passando dalle parti degli altopiani di Arcinazzo se ne è uscito con un clamoroso intervento in difesa dell’ospedale di Subiaco; e non si capisce più, a questo punto, in quale lista figuri la struttura sublacense. E che dire di Pontecorvo, dove a fronte della chiusura del nosocomio c’è una offerta salva-ospedale dell’Irccs molisana Neuromed che difficilmente si può cassare senza buoni motivi. Mentre sullo sfondo si agitano i fantasmi delle strutture ufficialmente riconvertite ma in realtà lasciate lì a marcire (vedi il caso Minturno) e di tante altre piccole e grandi grane che covano sotto la cenere. Ma la Polverini, zitta e ferma, pensa ad altro. La Commissione regionale della sanità ha fatto lunghissime vacanze come se vivesse fuori dalla realtà e i problemi non esistessero, salvo svegliarsi con un acuto della presidente Mandarelli che si è inventata una iniziativa (estemporanea?) sull’Alzheimer giusto in tempo per la giornata mondiale dedicata alla malattia. E le Rsa mancanti? Silenzio. E i casi ancora aperti nel contenzioso con la sanità privata? Ancora silenzio. Unica novità, di questi giorni, è la nomina del prof Ferdinando Romano alla carica di direttore generale della programmazione sanitaria del Lazio. E’ un passo estremamente importante. Potrebbe diventare l’assessoreombra e liberare la Polverini da una serie di incombenze. Ma questo è tutto da verificare Chi Sale A sinistra dall’alto Romano e Brizioli. A destra dal basso Cesa e Mirabella. 4 Anno I numero 5 ATTUALITA’ settembre 2011 IN PRIMO PIANO Il Policlinico universitario capitolino, caro a Papi e a capi di Stato, è in crescente difficoltà Gemelli, serve una via d’uscita Il caso Tbc e quello della bambina nata morta hanno messo in seria difficoltà l’ospedale, alla prese con un contenzioso finanziario con la Regione. E il progetto di un unico maxi polo di ricerca e cura cattolico? Giulio Terzi arol Wojtyla un giorno lo aveva definito “Vaticano tre”, sottolineando con questa espressione diverse cose. La affidabilità, la superiorità, la certezza del miracolo (in senso sanitario) e l’immunità. La vicenda dei neonati contagiati dalla Tbc ha scosso il Policlinico Gemelli dalle fondamenta. Ma il management aziendale e clinico ha reagito con ordine e compostezza, ha fatto blocco. E il personale ha tenuto duro. Inchiesta su inchiesta, commissione su commissione, fino al “giallo” sul tipo di test eseguiti e sui risultati ( i 122 bambini nati tra gennaio e luglio al Gemelli, presumibilmente infettati dall'infermiera malata, sono risultati positivi a un test, negativi ad un altro). Poi è arrivato l’altro terremoto, quello della bambina nata morta dopo che due medici del Policlinico l’avevano mandata a casa. Risparmiamo i dettagli, i media non hanno parlato d’altro, in questi K giorni. L' ultima tegola è arrivata con il il risultato dell' autopsia, era sana la bimba nata morta il 13 settembre, dopo che la madre era stata rimandata a casa malgrado da 15 giorni fosse scaduto il termine previsto per il parto. I casi ufficiali di positività di neonati alla tubercolosi passano in secondo piano, qui c’è l’accusa di omicidio colposo e ci sono due medici indagati. L’immagine già compromessa riceve un durissimo colpo e risalire sarà difficile. Come sempre accade quando il primo della classe viene colto in fallo in molti hanno seguito con malcelata soddisfazione gli sviluppi della crisi. Solidarietà formale ma sostanziale distacco e prese di distanza. Vale per i competitor sul territorio, per gli interlocutori istituzionali, per i politici. La situazione della sanità laziale è sempre drammatica, i conti sono in profondo rosso. E il Gemelli non è in una posizione brillante, nonostante il prestigio e il peso politico: il Policlinico vanta un credito di 701 milioni con la La Polverini commissaria l’Asp. Arriva De Lillo? entre il presidente e il Cda dimissionari (e in regime di lunghissima prorogatio) si riunivano lunedì 26 , per votare il bilancio di previsione dell’Agenzia la Giunta regionale annunciava il commissariamento dell’Ente, sca- M tenando la reazione dell’opposizione in Consiglio alla Pisana. Il governatore Renata Polverini ha promesso il nome del Commissario entro pochi giorni. Il Toto-poltrona impazza, accreditato il nome dell’ex assessore comunale De Lillo (Pdl). Regione Lazio per prestazioni erogate dal 2006 ad oggi e non retribuite. E se per l' assistenza quest' anno l' ospedale aveva chiesto quasi 600 milioni di euro e la giunta Polverini ne ha offerti 560, nel 2012 potrebbe andare peggio, temono preoccupati alcuni primari. La Polverini - che di fronte ai due episodi è stata piuttosto fredda - non ha certo molta libertà di manovra: la Regione, per diminuire il pesantissimo deficit (1 miliardo e 200 milioni nel 2010) ha già bloccato l' attività di alcuni dei 25 piccoli ospedali che saranno chiusi e ha tagliato i budget della sanità privata. Ma anche all’interno della sanità religiosa potrebbero esserci delle sorprese. Dall’idea di costruire un unico maxi polo di ricerca e di cura che faccia capo al Vaticano e comprenda il San Raffaele, il Bambino Gesù e la Casa delle sofferenza di San Giovanni Rotondo si potrebbe passare ad una cura dimagrante di un certo peso con la chiusura di reparti e servizi poco produttivi: la voragine nei conti del San Raffaele di Milano, i gravi problemi nei bi- lanci del Bambino Gesù e della struttura di San Giovanni Rotondo potrebbe indurre a scelte dolorose. Il playmaker della situazione è Giuseppe Profiti, che occupa ruoli-chiave in tutte le strutture citate. Difficile capire cosa potrà accadere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Che ci sia qualcuno che soffia sul fuoco lo pensano in molti, la torta si è ristretta e il ridimensionamento di uno dei competitor viene visto con un interesse. Si dice sempre che Roma ha cinque policlinici universitari, diversi Irccs e strutture d’eccellenza. Quali tra questi trarrebbero vantaggio dal declino della “corazzata” Gemelli? Il “giallo” dei test prima positivi e poi negativi ella vicenda del Gemelli c’è un “giallo “ che riguarda il tipo di test eseguiti e i risultati. La positività dei 122 bimbi nati tra gennaio e luglio al Policlinico, presumibilmente infettati dall'infermiera malata, era sancita dal test del Quantiferon: ad un secondo test, quello chiamato "tubercolina", gli stessi bambini sono però risultati tutti negativi. Dunque? N SLazio 5 ATTUALITA’ IN PRIMO PIANO L’intervista/ Parla Costantino Romagnoli, direttore del Dipartimento di Scienze Pediatriche della Cattolica Tbc, “i bambini positivi al test non sono malati” Il pediatra contesta l’allarmismo dei mass-media: “Troppa confusione: la profilassi antibiotica è stata praticata proprio per evitare che i neonati si possano ammalare” Maria Lucia Panucci l caso dell’ infermiera del Reparto di Neonatologia del Policlinico Gemelli che lo scorso 26 luglio è risultata affetta da Tbc è finito su tutti i giornali. Tutti i nati da gennaio 2011 sono stati sottoposti ad accertamenti e di questi sono risultati positivi 124. Ma, secondo Costantino Romagnoli, direttore del Dipartimento di Scienze Pediatriche Medico-Chirurgiche e Neuroscienze dello sviluppo dell’ospedale, l’allarmismo dei mass media è esagerato: risultare positivi al test della Tbc, spiega, significa solo essere venuti a contatto con il bacillo ma non vuol dire essere malati. È per questo che è stata praticata la profilassi antibiotica ai neonati, per evitare che si possano ammalare. Inoltre in Italia circa il 10% della popolazione risulta positivo al test epidermico senza che per questo ci possa essere un pericolo reale per gli altri. Professore, i controlli della Regione sulla Tbc sono terminati ma le indagini sul caso vanno avanti. Molte famiglie romane sono preoccupate per l’allarme sanitario. Cosa si sente di dire ai genitori che in questi giorni devono iscrivere il figlio ad un asilo nido? «Il problema non esiste perché la frequenza dei bambini non è condizionata da questi eventi. I bambini che al Gemelli sono risultati positivi al test non sono malati e quindi non costituiscono un pericolo per gli altri» Gli ultimi dati dimostrano che nelle grandi città si registra una mag- I Nella foto il professor Costantino Romagnoli, direttore del Dipartimento di Scienze Pediatriche Medico-Chirurgiche e Neuroscienze dello sviluppo del Gemelli Un numero verde per assistere i neonati roseguono al Policlinico Gemelli le iniziative di assistenza alle famiglie dei nati nella struttura colpita dal caso Tbc. Da oggi, fanno sapere dall’ospedale, i genitori interessati potranno richiedere la consulenza e il supporto specialistico di cui avvertano la necessità o il bisogno. Alle richieste di assistenza clinica risponderà un pool di medici direttamente impegnati nel programma di sorveglianza attuato sulla Tbc, che potranno valutare la necessità di predisporre quanto prima un’eventuale visita specialistica. I vertici del Policlinico hanno istituito un numero verde (800.281122), attivo dalle ore 9.00 alle 13.00, dal lunedì al venerdì, al quale ci si potrà rivolgere anche per avere informazioni e chiarimenti relativi alla Tbc neonatale e alla sua profilassi.Da lunedì scorso poi rimane operativo l’ambulatorio per tutte le famiglie che, per motivi personali, hanno voluto posticipare l’appuntamento per la visita dei propri bambini coinvolti nel programma di sorveglianza e controllo della Tbc. P giore concentrazione di Tbc. Da cosa dipende? «Dipende dal fatto che in Italia vi è stata una variazione della composizione della popolazione». La positività al test non si trasforma in malattia in tutti i casi. Quali sono le percentuali? «Vorrei chiarire un concetto: il test al Quantiferon ha un significato solo in una infezione recente. Infatti se a 3, 6, 12 settimane il test risulta positivo vuol dire che c’è stato il contagio. Farlo due anni dopo dal contagio non dà nessuna indicazione. C’è anche da considerare che negli adulti viene effettuata l’intradermoreazione. Se il soggetto risulta positivo deve seguire un iter diagnostico tra cui una radiografia del torace che se a sua volta risulta negativa significa che il soggetto è venuto solo a contatto con il bacillo della TBC e pertanto non può contagiare perché non è malato» Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio nei giorni scorsi ha parlato di una TBC resistente ai farmaci. E’ preoccupato? «No perché della TBC esistono vari ceppi di cui alcuni sono resistenti naturalmente ai farmaci ma quello che ha infettato l’infermiera è sensibile alla terapia antibiotica. Quindi la malattia da esso provocata è curabile». E il Gemelli per fare chiarezza chiama una commissione internazionale na Commissione di esperti di fama internazionale per accertare e valutare gli elementi correlati all’infezione da Tbc fatta registrare nel reparto di Neonatologia del Policlinico “A. Gemelli”. È la risposta del Policlinico romano ai casi di contagio che hanno scosso l'opinione pubblica nelle scorse settimane. I lavori della Commissione, che incominceranno subito, hanno lo scopo sia U di approfondire scientificamente problemi e aspetti, conosciuti o emergenti, relativi all’epidemiologia della tubercolosi, in particolare in ambito neonatale, sia di analizzare le connesse procedure assistenziali. Sono stati invitati a far parte della Commissione i seguenti scienziati: Giampiero Carosi, Past President della Società italiana di malattie infettive e tropicali, che avrà il ruolo di Coordinatore; Ri- L’INTERVENTO Evitiamo giudizi affrettati sul caso dell’”Ospedale del Papa” di Domenico Gramazio* iniziato tutto con l’infezione da TBC causata da una dipendente che operava nel reparto di Ostetricia e Ginecologia e la situazionesi è via via complicata e gonfiata fino a creare ai vertici del Policlinico Universitario A. Gemelli un grave problema anche sul piano delle responsabilità dirette . Tutto ciò non può far dimenticare il valore, la capacità e la professionalità di una struttura come il Gemelli che è stata ed è un riferimento valido ed importante non solo per il sistema sanitario del Lazio ma per tutto il sistema sanitario nazionale. Non si possono buttare alle ortiche la professionalità e le capacità che hanno fatto e fanno del Gemelli non solo una scuola di alta professionalità ma anche una facoltà universitaria di medicina della quale, come motivo di orgoglio professionale, ci si vanta di esserne stati allievi. Ci sono offensive dirette ed indirette che vogliono colpire quanti operano nella sanità sotto l’egida di istituti religiosi e hanno una chiara e precisa connotazione. Non ci interessano, se ci sono, le lotte di appartenenza in questo mondo, “contrapposizioni” così dure È che portano anche ad un indebolimento complessivo del valore di queste strutture. La crisi in cui versa il San Raffaele di Milano, struttura che come ho già avuto modo di affermare nel dibattito in aula a palazzo Madama va salvata senza dimenticare che se ci sono responsabilità nella gestione che hanno portato alla “bancarotta”, quelle responsabilità vanno colpite, anche con durezza, perché, come ho sempre affermato, chi specula sulla sanità va punito due volte. Potrei affermare, avendo una profonda conoscenza di questo vasto mondo, che non bisogna “buttare l’acqua sporca con il bambino dentro”; a mio avviso bisogna operare con intelligenza per non colpire chi non ha responsabilità, ma sicuramente punire in modo duro, lo ripeto, chi per incapacità, superficialità o mala fede sta danneggiando un preciso settore, quello cattolico-religioso, che ha dato e che da un significativo contributo alla qualità del servizio sanitario pubblico. *Senatore Pdl, vice presidente vicario della commissione sanità del Senato chard Chaisson, Director of the Johns Hopkins Center for Tuberculosis Research, Baltimora; Ruth Gelletlie, Director of Emergency Preparedness and Response, Health Protection Agency, London; Raffaella Giacchino, già direttore dell’Unità operativa di infettivologia, IRCCS pediatrico “G. Gaslini”, Genova; Jean-Pierre Zellweger, Medical adviser for TB, Swiss Lung Association, Berne. 6 ATTUALITA’ IN PRIMO PIANO aro Roberto Lala, ricorderai certamente che, prima della pausa estiva, ci siamo incontrati per dare vita ad un confronto, programmato ed organizzato da una rivista di settore; al momento di iniziare, però, tu rifiutasti di consentire la registrazione integrale del colloquio (ti eri dichiarato d’accordo solo a farmi avere le dichiarazioni rese da me, sic!), provocando di fatto la revoca dell’evento. Pur con questa premessa negativa, in un breve scambio di idee avuto all’uscita, ti invitai, nell’interesse della nostra professione - avendo avuto in tal senso riscontri non sempre positivi - di condurre una campagna elettorale che non fosse la fotocopia di quelle che il mondo politico ci propina periodicamente; ti esortai a “volare alto” anche con critiche puntigliose e proposte concrete, evitando degenerazioni o dichiarazioni non rispondenti alla verità. Purtroppo devo amaramente registrare che, come spesso ti accade, ti sei lasciato trascinare dal tuo innato temperamento in esternazioni piuttosto imprudenti. La tua legittima aspirazione ad assumere, se eletto, la Presidenza del più grande Ordine di Europa che ha, tra i suoi compiti istituzionali, quello di magistratura deontologica, mal si concilia con comportamenti deontologicamente scorretti e probabilmente debordanti in ipotesi di diffamazione (solo per rispettare il mio invito a “volare alto”, nell’interesse dei Colleghi ho deciso di esentarmi dal proporre querela). Alcuni Colleghi specialisti ambulatoriali, presenti ad una assemblea, da te indetta per relazionare sulle note spiacevoli vicende Enpam, mi hanno puntigliosamente relazionato su una serie di tue gratuite, ancorché false, esternazioni sull’operato del consiglio OMceO Roma: 1. Hanno indetto le elezioni a luglio perché vogliono governare non in democrazia 2. Il bilancio dell’Ordine è fuori controllo e la quota annua di 150 euro è tra le più care d’Italia 3. L’Ordine non offre servizi agli iscritti 4. Accordia è stato un fallimento 5. Gli volevo dare gratis una casella di posta elettronica, si è rifiutato, forse perché ha toccato gli interessi di qualcuno. Conoscendoti, se non fossi arrivato addirittura al punto di mettere in dubbio la mia onestà e quella di tutti i componenti del consiglio, avrei lasciato correre e ciò nonostante nessuna delle tue esternazioni rispondesse a verità. Mi corre pertanto l’obbligo morale, non solo di risponderti, ma di rendere pubblica questa mia. - Non abbiamo indetto le elezioni a luglio per la prima tornata elettorale perché “vogliamo governare non in democrazia”, come maliziosamente affermi, ma, molto semplicemente, per evitare ingombri inutili all’attività dell’ordine in periodi lavorativamente più intensi, visto che, come tu stesso hai scritto, in un sms inviato ai tuoi associati, alla prima tornata elettorale, è praticamente impossibile raggiungere il quorum previsto per legge. - Il bilancio dell’Ordine è perfettamente sotto controllo. Quanto alla quota di iscrizione annua fissata in euro 150, (di cui € 23,00 alla FNOMCeO) sai perfettamente che non è affatto vero che sia tra le più care d’Italia, né in senso assoluto (vari sono gli Ordini di piccole o grandi dimensioni con quote superiori), né in senso relativo se rapportato alle dimensioni (41.672 iscritti e 53 dipendenti), alle cose realizzate e ai servizi offerti. La tua polemica, però, è quasi offensiva nella parte in cui ometti di sottolineare che siamo stati i primi in Italia a decidere di far pagare ai giovani Colleghi, nei primi tre anni successivi alla laurea solo il 50% della quota a noi spettante: ritengo sia tra le più basse in Italia. Dimenticavo, ricordi che fosti il solo, dell’intero consiglio, ad opporti, per C Pagine a cura nzo di Lore o De Cicc Anno I numero 5 settembre 2011 Le elezioni dell’Ordine dei medici LO SCONTRO La sfida quest’anno sarà diversa. Roberto Lala e Mario Falconi si sono già affrontati tre anni fa. All’epoca la spuntò il secondo, presidente uscente, con uno scarto di quattrocento voti, non proprio un abisso visto che gli iscritti dell’Ordine dei medici di Roma sono oltre quarantamila. Ma oggi Lala appare rafforzato e ha dalla sua una pletora di sigle sindacali e associazioni che può modificare i rapporti di forza all’interno della categoria. Si vota tra ottobre e novembre, la campagna elettorale è appena iniziata LA LETTERA DEL PRESIDENTE USCENTE “L’Ordine funziona, parlano i dati” Mario Falconi respinge le critiche e passa al contrattacco: “Ho sentito solo bugie e comportamenti scorretti, quando non si hanno argomenti si pensa a screditare l’avversario” iscritto, a tale decisione quando rivestivi la carica di vice presidente dell’ordine? Nella foga del tuo parlare, hai omesso anche di sottolineare che è stata fissata una tariffa sensibilmente ridotta per i colleghi anziani indigenti e la costituzione di un fondo di solidarietà per tutti coloro che, per gravi difficoltà economiche, anche dipendenti da malattie, non fossero in condizioni di pagare la quota di iscrizione, evitando loro l’umiliazione della cancellazione. Le tue risibili minacce di “scatenare una guerra”, che avresti comunicato informalmente agli uffici, se avessimo aumentato la quota di iscrizione (invenzione pura e semplice!), le ho apprese dai Colleghi presenti alla tua assemblea. Per il futuro, laddove avessi tali impellenti necessità, ti sarei grato di un contatto diretto, mai negato a nessuno, magari anche telefonico o per mail con il vantaggio per tutti della tracciabilità. - Il fatto che l’Ordine non offra servizi agli iscritti, come da te affermato, nemmeno mi indigna, vista la puerile bugia e in ogni caso lasciamolo giudicare alle migliaia di colleghi che per bisogni di vario genere, compresi quelli formativi, informativi e di consulenza (legale, previdenziale, ecc.), hanno frequentato e frequentano quotidianamente il nostro ordine. - Accordia (primo esperimento italiano di conciliazione fra medici e pazienti operativo sin dal 2005), peraltro approvato anche da te, quando facevi parte del Consiglio dell’Ordine, ha avuto un successo enorme, soprattutto perché ha aperto la strada alla legge sulla mediazione che, se pur da perfezionare, rappresenta un importante strumento a tutela dei Colleghi. Ti ricordo peraltro, che Accordia ha suscitato l’interesse di moltissimi Ordini dei medici italiani, alcuni dei quali ci hanno chiesto un diretto aiuto per sviluppare anch’essi il progetto e che proprio tu, su mia delega, sei andato a Dusseldorf, su invito dei nostri colleghi tedeschi, per mettere a confronto il loro ed il nostro sistema conciliativo. - Il massimo della maldicenza lo raggiungi quando affermi, (vd. punto 5), che: “Gli volevo dare gratis una casella elettronica… si è rifiutato….forse perché ha toccato gli interessi di qualcuno”. “Mi hanno detto che era fatto male, abbiamo fatto fare dei correttivi… da un soggetto terzo…. Non è andato bene neanche quello”. Battuta finale ad effetto: “gli abbiamo fatto causa…..non si sa come andrà, perché in Italia non si sa come vanno le cause”. L’Ordine di Roma non si è rifiutato! Ha solo inoltrato in data 18/1/2010 dei quesiti all’Ente preposto, ovvero al Ministero dell’Innovazione della Pubblica Amministrazione - “Servizio Linea Amica”, in merito ad alcune anomalie tecniche venutesi a creare con alcuni indirizzi Pec (quali Aci, Inps ed anche Sumai) durante la ricezione delle e-mail Pec. Lo stesso Ministero, con nota del 27/4/2010 – prot. 3226 ha precisato che la soluzione tecnologica adottata dal Sumai non era conforme alle linee guida da loro emanate e più precisamente il Ministero ha dichiarato che: “Si rileva che le soluzioni indicate (E/SMTP, S/MIME) non garantiscono quanto previsto dall’art. 48 comma 3 del Codice dell’Amministrazione Digitale. La data e l’ora di trasmissione e di ricezione di un documento informatico trasmesso mediante posta elettronica certificata sono opponibili ai terzi se conformi alle disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 11/2/2005, n. 68, e alle relative regole tecniche. Pertanto non possono essere riconosciuti validi dalla PA”. Conseguentemente l’Ordine di Roma, con nota del 30/4/2010 – prot. 10183, ha portato a conoscenza il Sumai di quanto indicato dall’Ente preposto in merito alla regolarità degli indirizzi Pec da loro rilasciati. Ciò al fine di metterlo in grado di poter dare una corretta informativa agli iscritti. L’Ordine di Roma non ha dichiarato che gli indirizzi PEC rilasciati dal Sumai erano fatti male, ma solo che non erano conformi alle direttive del Ministero dell’Innovazione della Pubblica Amministrazione. L’Ordine di Roma invece, con nota del 10/6/2010 – prot. 4289/e.mail, ha richiesto ulteriori precisazioni al Dipartimento per la Digitalizzazione della PA e l’Innovazione Tecnologica in merito ai chiarimenti comunicati dal Sumai in data 7/6/2010 – prot. 12786. Il DigitPA, con nota del 24/6/2010 – prot. 4622, in risposta alla nota di chiarimenti del SUMAI di cui sopra, ha precisato che: “ai sensi dell’art. 14 del DPR 11/11/2005 n. 68, le Pubbliche Amministrazioni ed i privati che intendono esercitare l’attività di gestore di posta elettronica certificata devono essere inseriti, previa presentazione di un’apposita domanda di iscrizione, in un apposito elenco pubblico gestito dal DigitPA. Alla data, Sumai non risulta inserito in tale elenco pubblico dei gestori. È pertanto necessario che l’Associazione si accrediti presentando istanza di iscrizione al DigitPA competente per materia”. Anche questa nota è stata portata all’attenzione del Sumai con nota dell’1/7/2010 – prot. 14540”. Non risultano ad oggi ulteriori sviluppi, né il nominativo del Sumai appare nell’elenco dei pubblici gestori Pecvisibile sul sito del DigitPA, Ente Nazionale per la Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, aggiornato alla data del 06/07/2011. Dopo il Tar Lazio anche il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso in appello proposto dal SUMAI nei confronti dell'Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma, avente ad oggetto il presunto diniego da parte dello stesso Ordine di inserimento nel sistema di posta elettronica certificata, degli indirizzi facenti capo al dominio "sumaiweb.it". Infatti, con sentenza del 30.8.2011 il Supremo Organo di Giustizia Amministrativa sia in via cautelare, che nel merito, accogliendo le tesi difensive dell'Ordine dei Medici, ha rilevato che quest'ultimo é sprovvisto di qualsiasi potere di disciplinare le modalità di collegamento al sistema di posta elettronica certificata, le cui specifiche tecniche sono determinate unicamente dal Ministero della Pubblica Amministrazione ed Innovazione. Il Consiglio di Stato ha in questo modo riconosciuto che l'attività svolta dall'Ordine nella vicenda in questione ha avuto solo ed esclusivamente natura istruttoria. Anche in questo caso, come già accaduto nel ricorso davanti al TAR, il SUMAI é stato anche condannato al pagamento delle spese di giudizio; spese che si sarebbero potute risparmiare se solo si fosse evitato di intraprendere, con ostinazione degna di migliori cause, un'avventura giudiziaria priva di qualsiasi fondamento giuridico. Siamo tutti i giorni in “trincea” a difendere la professione da continui attacchi esterni. Sarebbe pertanto molto bello ed utile per tutti, che almeno i colleghi che ricoprono incarichi sindacali e/o ordinistici, evitino di promuovere conflitti interni alla categoria non supportati almeno da rigorose valutazioni deontologiche. In conclusione l’amara constatazione che mi sento di fare e che riguarda una prassi molto in voga nel nostro Paese, è che: quando non si hanno argomenti, si tenta di screditare, in tutti i modi, gli avversari. Sarebbe invece, molto più elegante e produttivo per tutti i colleghi, il confronto, anche con critiche aspre ma legittime, ma soprattutto nobilitato da concrete e alternative proposte. SLazio 7 ATTUALITA’ IN PRIMO PIANO I PUNTI DELLA DISCORDIA 1) “Hanno indetto le elezioni a luglio perché vogliono governare non in democrazia” LALA: Secondo me non è democratico indire le elezioni a luglio perché molti colleghi sono in ferie. Ma non lo dico io, anche il Ministero della Salute ha consigliato alle federazioni di evitare consultazioni durante l’estate. FALCONI: Abbiamo indetto le elezioni a luglio per la prima tornata elettorale per evitare ingombri inutili all’attività dell’ordine in periodi lavorativamente più intensi, visto che, come tu stesso hai scritto, in un sms inviato ai tuoi associati, alla prima tornata elettorale, è praticamente impossibile raggiungere il quorum previsto per legge. 2) Il bilancio dell’Ordine LALA: Un’entrata di sette milioni di euro può essere organizzata in un altro per offrire i servizi migliori ai medici ed è quello che farò se sarò eletto. La quota annua dell’Ordine di Roma, poi, è tra le più alte d’Italia, soprattutto in relazione agli iscritti, che sono 42mila. FALCONI: Il bilancio dell’Ordine è perfettamente sotto controllo. Quanto alla quota di iscrizione annua fissatain euro 150, sai perfettamente che non è affatto vero che sia tra le più care d’Italia, né in senso assoluto né in senso relativo se rapportato alle dimensioni. Noi siamo stati i primi in Italia a decidere di far pagare ai giovani Colleghi, nei primi tre anni successivi alla laurea solo il 50% della quota 3) I servizi forniti agli iscritti LALA: Non ho detto: “non offre servizi”.. Ho detto che offre servizi poco utili per i professionisti, serve un’offerta diversa e diversificata, a seconda delle categorie, dai più anziani ai più giovani. Ci sono esigenze diverse e vanno date risposte appropriate. FALCONI: Il fatto che l’Ordine non offra servizi agli iscritti è una puerile bugia e in ogni caso lasciamolo giudicare alle migliaia di colleghi che per bisogni di vario genere, compresi quelli formativi, informativi e di consulenza hanno frequentato e frequentano quotidianamente il nostro ordine . 4) “Accordia è stato un fallimento” LALA: Non ho detto che Accordia (primo esperimento italiano di conciliazione fra medici e pazienti operativo dal 2005) è stato un fallimento. All’inizio sembrava un progetto positivo, ma nel corso degli anni non ha rispettato le aspettative, ha fallito la mission. In tutti questi anni i casi risolti sono stati di scarsissima rilevanza. Tirassero fuori i numeri se sostengono il contrario. FALCONI: Accordia, peraltro approvato anche da te, quando facevi parte del Consiglio dell’Ordine, ha avuto un successo enorme, soprattutto perché ha aperto la strada alla legge sulla mediazione. 5) La casella elettronica per gli iscritti LALA: Io ho dato una casella di posta elettronica gratuita a tutti e diecimila gli iscritti del Sumai, in tutta Italia. Ho messo in piedi un sistema che ritengo rispetti tutte le normative vigenti e che si avvantaggia della tecnologia. Le accuse sono infondate: non ho mai affermato di voler dare qualcosa all’ordine, anche perché non è certo nei miei poteri. FALCONI: L’Ordine di Roma ha dichiarato che gli indirizzi PEC rilasciati dal Sumai non erano conformi alle direttive del Ministero dell’Innovazione della Pubblica Amministrazionee abbiamo chiesto ulteriori precisazioni al Dipartimento per la Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. INTERVISTA ALLO SFIDANTE “È venuta l’ora di voltare pagina” Parla Roberto Lala, numero uno del sindacato degli ambulatoriali: “Voglio cambiare la vecchia gerarchia dell’Ordine con una lista di facce nuove. Ma non chiamatemi rottamatore” oberto Lala stavolta ci crede davvero. “Mi sono irrobustito”, dice confrontando la sfida di oggi con quella di tre anni fa. “Nel 2008 ho costruito la mia lista in trenta giorni, quest’anno ho avuto sei mesi”. E infatti con lui ci sono molte sigle di spicco della categoria: dalla Cgil all’Ugl, passando per Cimo, Aroi, Simet, Snami Simeu, Imp e Sumai, l’associazione di cui è segretario. “Una lista fatta di persone totalmente nuove, che non fanno parte della vecchia gerarchia dell’Ordine. Sarà un’opera di rinnovamento”. Lala, la sua candidatura, per sua stessa ammissione, vuole portare nell’Ordine discontinuità. Si sente un “rottamatore”, alla Renzi, per intenderci? No, io no parlo solo di cambiamento delle persone. Le persone finchè hanno dei progetti che condivido non ho alcuna difficoltà a sostenerli. Non rottamo le persone, voglio cambiare la politica dell’Ordine. Cosa la divide da Falconi? In fondo è stato il suo vice-presidente fino al 2008… L’Ordine deve tutelare anche il medico cittadino, che oggi invece si sente estraneo, perché ha a disposi- R zione servizi poco utili. I grandi problemi non sono affrontati. Per esempio? Per esempio la carenza di personale in ambito sanitario, che porta ad un sovraccarico per i dipendenti e di conseguenza aumenta il rischio dell’errore, che in sanità andrebbe ridotto al minimo. È vero che i contratti sono un problema sindacale e l’ordine non dovrebbe entrarci, ma nel momento in cui rischia la salute del paziente, abbiamo il dovere di intervenire in qualche modo. Non possiamo solo dire: “questo non si deve fare”. Qui rischia di incrinarsi il rapporto medico-paziente. Prima ci si fidava cecamente, oggi la fiducia è in crisi e i contenziosi legali aumentano ogni giorno di più. E i contratti nazionali? Non ci sono solo quelli, spesso ci troviamo di fronte ad accordi tra soggetti e in questi casi l’ordine deve verificare che sia rispettato il decoro dei medici. Poi bisogna aumentare i corsi di formazione per gli studenti. In queste settimane l’ordine di Roma si è scagliato contro gli spot che invitano a denunciare gli errori medici. Qual è la sua posizione? Roberto Lala, segretario Sumai Il punto è questo: se il Ministero della Salute stimola i cittadini a denunciare le inefficienze della Sanità per migliorare il sistema, sono d’accordo. Ma se questi spot sono finalizzati ad un’eventuale causa di risarcimento danni, causa per altro senza spese per chi la sporge, qui ci troviamo di fronte ad un’induzione negativa. Il medico così diventa una vittima e queste pubblicità rischiano di essere lesive del sistema. Parliamo ora del problema dei pronto soccorso intasati. La Regione ha avviato una collaborazione sperimentale con i medici di base, ma non tutti hanno gradito… Questo è un esperimento fatto già due anni fa a Tor Vergata. Personalmente credo che questo possa anche essere un progetto valido, un modo per sgravare gli ospedali dai codici bianchi e verdi va trovato. Ma non so se questo sia sufficiente. Il problema è che il medico di famiglia spesso non può fare una diagnosi certa, a volte non la può fare anche lo specialista. Lei allora cosa propone? Ci dovrebbe essere una rete che preveda la collaborazione di diverse figure, dal medico di famiglia – che può essere in studio o in questi punti di primo soccorso – agli specialisti che devono essere presenti negli studi, nelle Rsa, negli interventi domiciliari. Se si creano queste condizioni si possono ridurre gli accessi impropri in pronto soccorso. La Polverini sta cercando un dialogo con la categoria. La Pisana ha istituito un tavolo tecnico per coinvolgere i medici nel raggiungimento degli obiettivi del Piano di rientro. Ci dia un giudizio sull’operato del governatore, promossa o bocciata? Uno dei più grandi problemi della politica è che i tavoli tecnici o non vengono attivati o vengono attivati quando siamo con l’acqua alla gola. Nella sanità purtroppo non si ascolta quanto si dovrebbe chi ci lavora. La Polverini si trova in una situazione tragica che ha ereditato da un’eccessiva concessione di benefici sanitari fatta in passato e che oggi non è più sostenibile. La microspedalità ormai non è più in sintonia con la medicina, le piccole strutture vanno riconvertite. La sanità non è più la stessa di vent’anni fa, dobbiamo rendercene conto. Per questo dico che dobbiamo cambiare. SLazio 9 ATTUALITA’ LA POLEMICA Le scelte della Giunta Regionale ancora condizionate dai giudici amministrativi Polverini-Tar, lo scontro continua Ancora questioni congelate sul territorio, mentre il Consiglio di Stato blocca la chiusura dell’ospedale di Anagni sconvolgendo il piano generale. Avanti il prossimo… Giulio Terzi l presidente del Consiglio conduce da anni la sua guerra personale contro la magistratura, contro i giudici . Renata Polverini, in qualche modo, è sulla stessa strada. La bestia nera del governatore del Lazio non si nasconde nei palazzi della giustizia - civile e penale - ma in quello amministrativo, I magistrati amministrativi del Tar del Lazio pare conducano con la Polverini un duello all’arma bianca. E’ cronaca di questi giorni l’ennesima sentenza contro la Regione legata alla bocciatura di nove dirigenti esterni nominati dal governatore. Una sentenza politica, dice lei n on mi faccio intimidire, i dirigenti restano. Ma intanto ha un problema in più da affrontare. Il Tar è sovrano, batterlo è difficile, condizionarlo impossibile. Certo, c’è il ricorso al Consiglio di Stato, ma intanto si perde tempo e denaro. L’equazione è tirata per i capelli, ma sul piano politico ci sta tutta. Se il Tar può paralizzare l’attività della Regione, accogliendo questo o quel ricorso può di fatto orientare, imporre una linea d’azione piuttosto che un’altra. Dunque il Tar governa. Di fatto. Lo abbiamo già scritto, e torniamo così al quadrante sanità. Il piano di rientro sanitario prevede tagli, riconversioni, accorpamenti. Quasi mai graditi dagli amministratori locali, quasi mai compresi dagli amministrati. Basta un buon avvocato per trovare il cavillo, per mettere il granello di polvere nell’ingranaggio. Il ricorso al Tar. I giudici non entrano nel merito, si limitato ad eccepire su questa o quella irregolarità I Nelle foto la sede del Consiglio di Stato e l’ingresso dell’Ospedale Civile di Anagni. Il provvedimento dei giudici ha sospeso il decreto commissariale che prevedeva la chiusura della struttura dal primo ottobre burocratica. E scatta intanto la sospensiva. E si blocca il provvedimento che penalizza l’ospedale di Bracciano, si sospende quell’altra misura, si congela un terzo provvedimento. Così facendo già una mezza dozzina di amministrazioni hanno creato seri problemi alla Giunta, spezzettando, rallentando, paralizzando la strategia guida del piano di rientro. Si può governare così? I giudici amministrativi non hanno responsabilità sul piano generale? Possono dire che si limitano ad applicare la legge? I cittadini sono veramente garantiti’? Paradossalmente poi se il Tar dà torto ai ricorrenti resta ancora il giudizio di Dio, e cioè del Consiglio di Stato a Programmazione sanitaria, arriva Ferdinando Romano l prof. Ferdinando Romano, direttore generale della Asl RmD, è stato nominato dalla giunta regionale su proposta della Presidente Renata Polverini, direttore Generale della Programmazione Sanitaria del Lazio. Già presentato ai direttori generali delle Asl è operativo subito, dal primo ottobre. Va ad occupare un ruolo cruciale scoperto da tempo e che diventa determinante in assenza di un assessore regionale alla sanità, funzione che il Governatore ha avocato a sé fin dai primi giorni del suo mandato. Uomo di esperienza Romano gioca da tempo un ruolo di playmaker nell’ambito delle sanità regionali. Responsabile dell’Asp abruzzese, commissario della Asl di Caserta. Già professore ordinario di Igiene generale ed applicata presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università d’Annunzio di Chieti, dal 2003 si è trasferito alla Sapienza di Roma, come titolare della stessa cattedra presso la Facoltà di medicina e chirurgia. E’ direttore scientifico dell'Accademia nazionale di medicina, Presidente della commissione per la valutazione dei direttori generali delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere della Regione Campania, e prima di essere chiamato alla RmD era stato presidente della conferenza locale per la sanità della Asl RM C . Ora entra nel primo cerchio della squadra della Polverini, che gli ha affidato le chiavi per la regia della sanità laziale. I cambiare le carte in tavola e a dare più spesso di quanto si possa immaginare torto ai magistrati contabili. E’ accaduto qualche settimana fa con il “caso Anagni”. La terza sezione del Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del comitato “Salviamo l’ospedale di Anagni” contro l’ordinanza del Tar del Lazio che aveva rigettato la sospensiva degli atti commissariali di chiusura dell’ospedale. Il provvedimento dispone la sospensione del decreto commissariale che prevedeva la chiusura dell’ospedale anagnino dal prossimo primo ottobre. L’ordinanza depositata nei giorni scorsi non potrà essere impugnata dalla Regione e presto si ritornerà al Tar per l’udienza di merito che, con tutta probabilità, si svolgerà tra qualche mese. La decisione del Consiglio di Stato salva l’intero ospedale di Anagni. «È un risultato straordinario – dice l’avvocato Simone Del Pozzo di Guardiagrele – perchè, mentre per altri ospedali sono state pronunciate sentenze parziali, per Anagni il provvedimento riguarda l’intera struttura. È un esito positivo su tutta la linea. Con questa ordinanza l’ospedale di Anagni non chiude, l’ordinanza è parti- colarmente articolata perchè prende in considerazione gli aspetti più importanti della vicenda e sottolinea come gli atti commissariali non siano sostenuti dalla necessaria istruttoria. Questo provvedimento – conclude – chiude la fase cautelare del giudizio, ma contiene elementi che saranno certamente utili nella fase di merito, visto che il difetto di istruttoria è uno dei motivi di annullamento dell’atto amministrativo». Si ricomincia, avanti il prossimo. DIETRO I FATTI La bulimia di Frati fa comodo a tutti n questi giorni la Sapienza e il suo rettore Luigi Frati hanno avuto gli onori della cronaca non solo per la eccellente produzione scientifica ma anche per la cattiva gestione delle prove di accesso alle Facoltà finita su tutti i giornali ; il caso della grattachecca della signora Lella ha fatto il giro del mondo. Se ci aggiungiamo le ricorrenti polemiche sulla gestione familistica del potere (moglie, figlio,figlia, nipoti etc…) il quadro si incupisce. Ma sulle cronache non finiscono altre notizie alle quali non conviene dare pubblicità: il boss ha un disavanzo pericoloso di oltre 45 milioni di euro. Rischia il commissariamento da parte della Gelmini e quindi bussa alla porta della Polverini, inutilmente. Tenta di scaricare sulla sanità debiti contratti dall’università, spalleggiato dal “suo” direttore generale del policlinico. Frati si è poi impadronito del Regina Elena, destinato ad attività sanitarie. Lui ci mette altre facoltà e … un centro ricerche del suo Dipartimento. Sempre a fin di bene, naturalmente. E’ il motivo per cui non lascia Neuromed, l’Irccs molisano di cui è direttore scientifico. Proprio ora che l’Istituto sta decollando e sta sbarcando nel Lazio meridionale. Ma il rettore è bulimico, ma non lo fa per sè. Vuole fare una fondazione di cui divenire presidente, accarezza il sogno di un bis del Policlinico sull’area Sdo e dopo il parziale fallimento di Latina adesso vorrebbe un’altra inutile e dispendiosa cattedrale, magari buona per il figlio. E i laboratori e la farmaceutica? Le voci di corridoio si moltiplicano, Frati non è certo estraneo al mondo farmaceutico, se non altro per i ruoli pubblici di controllo che ha ricoperto. E le case farmaceutiche gli sono devote e riconoscenti. Ma è forse l’uomo migliore che abbiamo su piazza. Gli si perdona tutto. Reporter I SLazio 11 ATTUALITA’ L’INCHIESTA Stipendi d’oro e contratti irregolari per i vertici del Policlinico? Quel “pasticciaccio brutto” di Tor Vergata Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio per abuso d'ufficio dell’ex governatore Marrazzo, del rettore dell’epoca Finazzi Agrò e del Dg Bollero Stefania Pascucci ’ tornato in punta di piedi ad assaporare il profumo della politica, ospite dell’Idv e per un faccia a faccia con l’ex avversario Storace, ma i guai giudiziari lo inseguono. Non quelli (meglio non solo) che hanno portato alle sue dimissioni, ormai un secolo fa, ma altri legati alla sua attività di presidente della Regione. Piero Marrazzo è finito nel mirino del pm E Roberto Felici assieme ai vertici del Policlinico Tor Vergata. Per tutti è stato chiesto il rinvio a giudizio, ipotizzando il reato di abuso d’ufficio: per Piero Marrazzo, come presidente della Fondazione del Policlinico, per l’ex rettore Alessandro Finazzi Agrò, per l’attuale direttore generale Enrico Bollero, per il direttore amministrativo Mauro Pirazzoli e per il direttore sanitario Isabella Mastrobuono. La procura contesta loro di aver aumentato i propri stipendi, firmando dei contratti irregolari, violando in questo modo il regolamento che impone tetti massimi retributivi. Una manovra resa possibile, secondo le indagine, grazie anche all’approvazione dell’ex rettore Alessandro Finazzi Agrò e di Piero Marrazzo. In quegli anni, infatti, la Regione Lazio aveva, con l’università, un controllo congiunto sul Ptv attraverso una Fondazione, guidata appunto dall’ex governatore. Verrebbe da dire, fanno tutti così. Ma gli indagati negano tutto. Per quanto riguarda in particolare la posizione di Enrico Bollero, attuale direttore generale, l’indagato avrebbe visto il suo stipendio aumentare di circa 52 mila euro, riuscendo a guadagnare in un anno 206 mila euro. Una somma nettamente superiore rispetto a quanto previsto dal decreto del Presidente del consiglio di amministrazione numero 502/95, che fissa un limite di circa 154 mila euro l’anno. Il direttore generale, dal canto suo, precisa che «quello del policlinico di Tor Vergata è uno stato giuridico diverso e non omologabile all’Azienda ospedaliera universitaria come è l’Umberto I». «Il nostro stato giuridico - sottolinea - è quello di una fondazione. Si tratta di una sperimentazione gestionale. Sono due situazioni non associabili tra loro». Secondo il pm, poi, l’ex governatore della Regione Lazio, e l’ex rettore erano consapevoli della violazione. Piero Marrazzo nel 2008, come si legge nel capo d’imputazione, «nello svolgimento delle sue funzioni di presidente della Fondazione policlinico Tor Vergata intenzionalmente procurava al Bollero un ingiusto vantaggio patrimoniale di rilevante entità con corrispondente grave danno per la Fondazione e per la Regione Lazio, in quanto, stipulava con Bollero un contratto di prestazione d’opera professionale avente a oggetto l’incarico di direttore generale della suddetta fondazione per una durata di cinque anni con trattamento economico annuo superiore di 51.642 euro a quello previsto, e cioè un compenso annuo di 206.580 euro, anziché 154.937 e un incremento sino al 30 per cento anziché 20 per cento per il conseguimento dei risultati di gestione e degli obiettivi». Lo stesso contratto, tre anni prima, era stato già accordato da Alessandro Finazzi Agrò, che è rimasto a gestire l’ateneo fino al 2008. Ma Enrico Bollero non è l’unico indagato, altre cariche interne al Policlinico avrebbe avuto stipendi maggiorati. Come l’attuale direttore amministrativo. «Bollero - si legge nell’atto di chiusura delle indagini - nello svolgimento delle sue funzioni di direttore generale stipulava con Pirazzoli due contratti di prestazione d’opera professionale avente a oggetto l’incarico di direttore amministrativo del policli- “Doctor’s life” primo canale Tv dedicato a medici e medicina a lunedì 3 ottobre, solo sulla piattaforma Sky (canale 440), nasce Doctor’s Life, il primo canale televisivo per l'informazione e la formazione professionale dei medici edito da Adnkronos Salute. Già oggi sono circa 100.000 i medici abbonati a Sky che potranno gratuitamente attivare il canale ed essere informati su tutte le no- D vità in campo medico scientifico. Tutti i giorni Doctor’s Life racconterà la vita dei medici, i loro impegni nelle varie specializzazioni e il loro incessante lavoro su linee di frontiera, per affron- tare patologie finora inattaccabili. Naturalmente, raccontando le giornate dei medici, spesso estenuanti, Doctor’s Life toccherà al tempo stesso gli interessi del pubblico più vasto e risponderà alla crescente domanda d’informazione dei pazienti, anche loro vittime della crisi che investe i sistemi sanitari di tutti i Paesi. nico prima e della fondazione poi, per una durata di cinque anni con un trattamento economico superiore di 41.314 euro» rispetto a quello previsto per legge. «E cioè – continua il pm – un compenso annuo di 165.264 euro, anziché 123.949». Identici vantaggi sono stati offerti anche al direttore sanitario Isabella Mastrobuoni che avrebbe firmato due contratti, uno nel maggio del 2005, l’altro ad agosto del 2008. A tutti è stato contestato il reato di abuso d’ufficio, ma sarà il gip a decidere nei prossimi mesi se dovranno andare a pro- cesso. I due avvocati storici dell’ex governatore, Luca Petrucci e Massimo Pineschi (che con Marrazzo alla Pisana è stato presidente del Consiglio regionale) hanno avuto mandato di assistere Marrazzo nel procedimento penale. Nella nota diffusa a mezzo stampa, lui ribadisce la piena fiducia nella magistratura, “ritiene di avere operato nel pieno rispetto delle regole per assicurare al Policlinico Tor Vergata la migliore gestione possibile”. Come presidente della Regione e quindi della Fondazione Policlinico Tor Vergata “si è limitato a rinnovare dei contratti già in essere senza entrare nel merito della quantificazione dei compensi, che erano già stati in precedenza assegnati. Il tutto senza alcun vantaggio personale o con l’intenzione di favorire terzi”. IL COMMENTO Sanità, la terza via tra pubblico e privato di Maurizio Pigozzi* egli ultimi anni il nostro Paese ha dovuto fare i conti con una sempre maggiore contrazione delle risorse, e le regioni, sollecitate dal governo centrale, hanno dovuto ridurre i costi in molti settori: fra tutti, quello più colpito è stato quello della sanità. I “tagli “ alla spesa sanitaria hanno portato, di fatto, a una modifica del nostro sistema di assistenza che si va trasformando da un sistema che dovrebbe garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini a uno che tende a considerare prevalentemente le patologie gravi e in fase acuta.La sanità non è un costo; è, piuttosto, un investimento, che promuove e assicura la durata e la qualità della vita in una popolazione che, invecchiando, richiede rapidità d’intervento e continuità di cura. Occorre, al riguardo, individuare strade che, con la rigorosa ottimizzazione delle risorse, conseguano un graduale e intelligente contenimento dei costi.Siamo, peraltro, abituati a immaginare il sistema sanitario come schematicamente diviso in due: da un lato la sanità pubblica e dall’altro la sanità privata, sia essa accreditata o no.Esiste una terza via, del resto, già sperimentata, anche se limitatamente e in situazioni particolari, ed è la scelta della cooperazione fra pubblico e privato, in un quadro che sintetizzi e potenzi gli aspetti positivi di entrambe le tipologie.Un’ospedalità che coniughi l’esperienza, la tradizione e le potenzialità della ricerca proprie del comparto pubblico (ospedaliero, universitario, ecc.) con la velocità e la capacità di ottimizzazione e di finalizzazione dei fattori della produzione e degli investimenti, tipica del mondo privatistico.Gli esempi ai quali ci riferiamo mostrano che è possibile garantire un alto livello di efficienza e un contenimento dei costi ancorando questi ultimi ai valori riconosciuti per le prestazioni e costituendo poli strutturati capaci di rendere sinergiche professionalità e risorse di parte pubblica e di parte privata, mediante procedure snelle, flessibili e rapportate alle specificità di ciascuna, attraverso cogestioni basate su convenzioni o su accordi societari caratterizzati da forme di partecipazione a governo misto. N * Direttore generale del gruppoSanigest 12 Anno I numero 5 ATTUALITA’ settembre 2011 L’INCHIESTA Scandalo nella Asl di Frosinone, novanta medici coinvolti nelle prescrizioni post-mortem “Operazione lazzaro”, i medici curavano i defunti Oltre settemila pratiche irregolari. Sempre nell’azienda ciociara scoperta dai Nas una truffa da dieci milioni di euro. Centocinquanta sanitari prendevano anche 15-18mila euro mensili per false prestazioni Maria Lucia Panucci erto il direttore generale della Asl di Frosinone Carlo Mirabella non ha avuto un’estate tranquilla. Oltre alle emergenze croniche di servizio un paio di scandali da levare la pelle. Il primo riguarda la scoperta di una clamorosa truffa: oltre dieci milioni di euro a 150 medici per false prestazioni. I Nas hanno individuato in sostanza sostanziosi stipendi per attività che sarebbero dovute essere ordinarie. Dirigenti e funzionari dell’azienda sanitaria di Frosinone sono ora chiamati a rispondere dei controlli non effettuati, visto che ai camici bianchi sono state corrisposte buste paga anche di 15-18.000 euro mensili contro i circa 3-3.500 del solo stipendio. Dagli accertamenti è emerso che, per queste prestazioni eccezionali, la spesa dell’azienda ciociara è passata da circa 1 milione di euro del 2001 ad oltre 10 milioni di euro del 2010, per un danno erariale di circa 10 milioni di euro nell’ultimo quindicennio. Venti tra dirigenti, componenti del collegio sindacale e funzionari della Usl di Frosinone e della Regione Lazio sono ora chiamati dalla procura regionale per rispondere sull’autorizzazione dei fondi del servizio sanitario regionale e per non aver correttamente esercitato i controlli di competenza sulle operazioni dell’azienda sanitaria. Le prestazioni, i cui compensi andavano a sommarsi al cosiddetto “straordinario” e all’attività li- C bero-professionale, sono infatti regolamentate dal CCNL, che le prevede nei casi in cui, è necessaria un’integrazione dell’attività istituzionale, finalizzata principalmente alla riduzione delle liste di attesa. Al contrario, gli accertamenti hanno evidenziato che tali fondi sarebbero stati impiegati nel tempo, circa 11 anni, per pagare i normali turni di guardia, soprattutto notturni e presso ospedali di piccole dimensioni e a bassa operatività, nonché per altre attività programmate, rientranti a pieno titolo nella cosiddetta “attività istituzionale” e non causalmente connesse con la riduzione delle liste d’attesa. Il secondo scandalo ha il sapore del grottesco ma non è meno grave: è stato denominato “Operazione Lazzaro”con il solito umorismo cupo degli investigatori. Che hanno scoperto come nel Frusinate circa 1500 persone morte da anni risultassero ancora iscritte alla “mutua” della Regione Lazio; di altre 5.500 nella stessa situazione non si conosce ancora l’identità. La Guardia di finanza di Frosinone ha svolto indagini e verifiche nell’ambito delle operazioni legate alla lotta agli sprechi nel settore della sanità. Ai defunti, secondo quanto accertato dalle Fiamme gialle, venivano ancora prescritti farmaci poi rimborsati dalla Regione. La Guardia di finanza ha segnalato alla Corte dei Conti ventuno dirigenti e funzionari dell’Asl di Frosinone. Novanta in tutto i medici coinvolti nelle prescrizioni post-mor- tem. Anche in questo caso il danno all’Erario è notevole. Parla l’ex dg dell’Asl di Rieti «Morti nelle liste della mutua? Nei nostri elenchi una persona nata nel 1400…» ’operazione “Lazzaro” ha lasciato di sasso quasi tutti, ma non lui. Ieri la Guardia di Finanza di Frosinone ha scoperto che circa 1500 persone morte da anni risultavano ancora iscritte alla “mutua” della Regione Lazio e di altre 5.500 nella stessa situazione non si conosce ancora l’identità. Giorgio Galbiati però non sembra affatto sconvolto, già ai tempi in cui era direttore generale dell’Asl di Rieti denunciò la presenza di defunti nelle liste dei medici della mutua. “Eravamo all’inizio del 2003”, racconta. “Avevo notato che negli elenchi della Asl c’erano molti ultracentenari. La cosa mi insospettì e allora chiesi alla Guardia di Finanza di intervenire e di andare a controllare i registri dei comuni. Quando gli uffici municipali ci hanno invitato la lista dei defunti, ho potuto interfacciare l’elenco con quello in mano alla L Asl. E il numero di pazienti deceduti era impressionante. Si figuri che abbiamo trovato una persona nata nel 1400. Magari era solo un errore di battitura, ma di sicuro non era vivo”.Secondo Galbiati il problema è strutturale. “Dal punto di vista funzionale c’è una follia nella legislazione italiana”, spiega: ogni morto deve essere rilevato sole ed esclusivamente da un medico della Asl, ma poi il modulo prestampato che certifica il decesso viene inviato solo all’Istat ed al Comune. “Quindi non è previsto che la Asl – e quindi la sanità pubblica – sia a conoscenza della morte”. Sta dunque alla bontà d’animo dei sindaci mandare gli elenchi aggiornati alle aziende sanitarie. “E non è detto che i comuni siano disponibili. E’ un attività complessa, se i municipi sono informatizzati il processo è abbastanza breve, ma per i piccoli comuni, privi di risorse umane e di fondi, può essere un problema”. Nel sistema insomma c’è un vuoto. E la colpa, a sentire l’ex dg dell’Asl reatina, non sarebbe certo dei medici di famiglia. “E’ vero, sono pagati per il numero di persone che assistono. Ma questa lista non se la procurano direttamente, passa attraverso la Asl, che come detto non riceve obbligatoriamente gli aggiornamenti di cui è in possesso il Comune. E così, se la lista non è pulita nell’elenco rimangono spesso e volentieri anche i defunti”.E il problema non è di poco conto, visto che i medici continuano ad essere pagati per pazienti che, essendo morti, ovviamente non possono essere assistiti. “Ma non è detto che il medico li abbia identificati personalmente e quindi non c’è reato”. E allora chi paga? L.De C. SLazio 13 ATTUALITA’ LA SANITA’ CHE FUNZIONA Parla Ada Fontana della direzione generale della struttura privata Villa Pia, addio liste d’attesa Aperti gli ambulatori accreditati con il Sistema sanitario nazionale. “Così aiutiamo la Regione ad offrire un servizio più veloce e qualificato” Lorenzo De Cicco “ A lla fine ce l’abbiamo fatta ad essere accreditati anche per la specialistica ambulatoriale”. Sorride Ada Fontana, responsabile Risorse umane e organizzazione della Casa di Cura polispecialistica Villa Pia . E’ stato un iter procedurale lungo, spiega, ma a luglio è arrivato il via libera della Regione Lazio e il poliambulatorio specialistico ha aperto le porte ai cittadini con le stesse tariffe del pubblico, ma con tempistiche decisamente diverse. Si tratta di una struttura complessa, ramificata in diversi ambulatori, da Chirurgia generale a Cardiologia, passando per Otorinolaringoiatria, Chirurgia vascolare, Nefrologia, Oculistica, Gastroenterologia, Urologia, Ostetricia, Ortopedia, Chirurgia plastica, Dermatologia, Medicina Interna e Pediatria. Dottoressa Fontana, uno dei temi caldi della sanità laziale è quello delle liste d’attesa interminabili. Quale risposta può dare un poliambulatorio specialistico come quello di Villa Pia? Nella foto Ada Fontana, direttore Risorse umane e organizzazione della casa di cura Villa Pia di via Portinari creditata, senza infilarsi nelle trafile burocratiche regionali. Noi siamo in grado di offrire soluzioni efficienti senza perdite di tempo. Faccia un esempio … Per una visita specialistica in un ospedale pubblico romano, un cittadino magari è costretto ad aspettare anche un mese prima di essere ricevuto, mentre una struttura accreditata riesce ad offrire una alternativa più che valida in tempi decisamente più ridotti, parliamo di giorni se non di ore. E in sanità la velocità è fondamentale: se si tratta di un problema grave si ha la possibilità di intervenire subito, se invece è di poco conto al- Nel Lazio da anni c’è una forte richiesta di assistenza ambulatoriale e noi volevamo offrire alla Regione e ai cittadini una risposta efficace. Grazie all’accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale oggi possiamo garantire un servizio estremamente rapido, in grado di individuare i problemi dei pazienti in breve tempo per poi indirizzarli verso il percorso adeguato. Il fatto di avere una struttura complessa, attiva tutti i giorni, con molti ambu- latori e reparti accreditati, oltre a TC e RMN, permette di accedere a varie prestazioni ambulatoriali o di procedere ad un eventuale ricovero senza spostamenti e disagi . Un modo per aiutare la Regione ad evitare il sovraffollamento dei pronto soccorsi, altro problema cronico del Lazio… Ovviamente non vogliamo sostituirci ai pronto soccorsi, sicuramente non possiamo occuparci dei codici rossi, per dire. Ma per i co- dici bianchi e verdi invece abbiamo la possibilità di offrire un servizio adeguato e veloce, che evita al cittadino di passare magari un’intera notte nel corridoio di un pronto soccorso. Il privato dunque può essere decisivo laddove il pubblico è in affanno? Direi di sì. In molti casi l’utente al posto di rivolgersi ad un ospedale può più comodamente servirsi di una struttura sanitaria privata ac- lora si risolve subito e non ci si pensa più. Una battuta più “politica”. In questi mesi ci sono stati momenti di tensione tra la Polverini ed alcune importanti strutture della sanità privata laziale. Penso al Santa Lucia o al San Raffaele. Qual è il rapporto di Villa Pia con la Regione? Per quanto riguarda gli ambulatori, la Regione ha dato una possibilità in più ai cittadini e noi non possiamo fare altro che essere favorevoli ad un amministrazione che crea momenti di incontro e di collaborazione, con le strutture accreditate che possono dare un contributo elevato con evidente minor costo. Un modo efficace e decisivo per ridurre le liste d’attesa. In un periodo così difficile per la Regione Lazio di grande confusione generale e di poche risorse apprezziamo gli sforzi che la Presidente Polverini ed il subcommissario Spata fanno per risolvere i gravi problemi della sanità. SLazio 15 ATTUALITA’ LA SANITA' CHE FUNZIONA Le novità illustrate nel meeting internazionale di Taormina (2-7 ottobre) patrocinato da Neuromed Autismo, Parkinson, epilessia, con i nuovi farmaci si volta pagina Sul mercato dal 2012, cominciano ad agire sui meccanismi che generano la malattia. Nicoletti (Laboratorio di farmacologia di Neuromed): “Passo avanti con questi prodotti a bersaglio mirato” Giulio Terzi on è un messaggio enfatico da giornale popolare, non è il solito spot che alimenta inutili speranze. Speranze : è una notizia di cronaca di eccezionale importanza. Sono in arrivo “sul mercato” e quindi a disposizione dopo un lungo periodo di “incubazione” previsto dai protocolli di ricerca dei nuovi farmaci in grado di combattere con insperata efficacia autismo e sindromi correlate, come quella dell’X fragile, schizofrenia, epilessia, patologie neurologiche gravi come il Parkinson e la sclerosi multipla. Dal 2012 infatti saranno disponibili dei farmaci specifici che affrontano quelle patologie in modo diverso e innovativo rispetto ai prodotti oggi esistenti. Che intervengono sui sintomi delle patologie, a valle, non in modo risolutivo e anzi perdono efficacia nel tempo presentando non pochi effetti collaterali. Queste nuove armi invece rovesciano completamente l’impostazione precedente: non si limitano a difendere l’organismo dagli effetti della malattia, non agiscono solo per rallentarla. Ma cominciano a incidere sui meccanismi stessi che generano e alimentano la malattia, contrastandola in itinere. Sono farmaci mirati che hanno come bersaglio una particolare proteina, i recettori metabotropici per il glutammato, identificata come elementi diret- N tamente collegabile a tali malattie. Sono i recettori infatti il problema di base: le “informazioni” tra le cellule neuronali passano attraverso loro, il loro funzionamento, in difetto o in eccesso comunque irregolare - mette in moto una catena di eventi che determina la malattia. E su essi questi nuovi prodotti intervengono, lavorando per riportarli in linea. A illustrare ai media la novità è intervenuto qualche giorno fa nella sede della stampa estera a Roma Ferdinando Nicoletti, responsabile del Laboratorio di Neurofarma- Nel tondo il professor Ferdinando Nicoletti, in cima alla classifica mondiale degli esperti nel campo della ricerca sui recettori metabotropici, stilata da BiomedExperts. cologia dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) Neuromed di Pozzilli (Is), polo di ricerca dove molte delle nuove molecole sono state studiate. ”Per queste patologie – ha spiegato Nicoletti – i farmaci oggi disponibili non sono suffi- cienti”. Un passo avanti arriva appunto con questi prodotti ‘a bersaglio mirato’, che promettono di aprire, affermano gli esperti, nuove frontiere nel trattamenti di patologie neurologiche in crescita. Su questo fronte di ricerca l’Italia è in prima linea: i recettori per il glutammato sono oggetto di studio di equipe internazionali, e tra i maggiori esperti del campo figurano proprio i ricercatori Neuromed. Per fare il punto sui nuovi traguardi della ricerca scientifica e le nuove potenziali terapie per il trattamento delle patologie del sistema nervoso centrale, ricercatori ed esperti da tutto il mondo si riuniranno a Taormina dal 2 al 7 ottobre in occasione del 7/o Meeting internazionale sui recettori metabotropici del glutammato, patrocinato da Neuromed. In quella sede verrà fatto il punto della ricerca e verranno indicate le linee guida per l’immediato futuro. I malati e le loro famiglie, questa volta, sono autorizzati a sperare davvero. Agosto/settembre Le notizie “più calde” della sanità laziale Gli ospedali chiusi diventano condomini. E la chiamano riconversione Da ospedale a condominio. Eccola la riconversione degli ospedali laziali. Secondo le nuove normative introdotte dal Piano casa che sta per essere licenziato dalla Pisana, le strutture sanitarie private chiuse dal piano di rientro potranno diventare edifici residenziali. Il provvedimento è stato inserito dalla maggioranza nel sub-maxiemendamento presentato dalla Giunta. A sottolineare il passaggio, al comma 4 dell’articolo 3 ter del nuovo testo, è la vicepresidente della commissione Sanità Giulia Rodano (Idv), che oggi pomeriggio ha partecipato alla conferenza stampa delle opposizioni. «Fermo restando quanto stabilito dal comma 1 (che regola i cambi di destinazione d’uso a residenziale) – si legge nel testo – sono consentiti cambi di destinazione d’uso a residenziale degli edifici adibiti a strutture sanitarie private che cessano l’attività sanitaria in conseguenza di quanto previsto nei piani regionali di rientro della rete ospedaliera o nel piano di rientro da disavanzo sanitario, nonchè di tutti i provvedimenti a essi connessi». Chiudono Pronto Soccorso e reparti, ma i posti letto in più promessi non arrivano Da quanto si apprende, oltre ad impoverire implacabilmente la sanità laziale il decreto 80 sta procedendo a due velocità: le chiusure dei Pronti soccorso e i tagli dei reparti vengono regolarmente eseguiti, mentre gli aumenti di posti letto sanciti per compensazione tardano a divenire operativi». Lo dichiarano in una nota il consigliere regionale di Italia dei Valori Giovanni Loreto Colagrossi e la vicepresidente della commissione Sanità della regione Lazio Giulia Rodano. «È il caso, ad esempio – sottolineano – dell’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, che in base al decreto 80 del 2010 doveva beneficiare di un ampliamento di 35 posti letto ma tuttora non ha ricevuto l’autorizzazione: abbiamo presentato un’interrogazione a risposta immediata al presidente Polverini per conoscere i motivi di tale ritardo». «Il decreto del commissario ad Acta n. 80 del 2010 – affermano i consiglieri regionali di Italia dei Valori – prevede la chiusura di tre ospedali contigui a quello di Tivoli: il santissimo Gonfalone di Monterotondo, l’Angelucci di Subiaco e il santissimo Salvatore di Palombara Sabina, strutture che insieme effettuano una media di 6.700 ricoveri e 36.000 accessi in Pronto soccorso. «Gran parte delle prestazioni attualmente realizzate presso questi ospedali – continuano Colagrossi e Rodano – graverà sul vicino ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, che già attualmente registra ogni anno una media di 8.000 ricoveri per acuti e di 40.000 accessi circa al Pronto Soccorso». «L’autorizzazione della nuova dotazione dei 35 nuovi posti letto previsti dal decreto 80 – concludono – peraltro già esigui a fronte della prevedibile criticità, diviene a questo punto necessaria ed urgente». Recup, totem per le prenotazioni al Centro commerciale Roma Est Una nuova postazione automatizzata Q-Pass è stata inaugurata al centro commerciale Roma Est. Attraverso il terminale installato presso l’Info Point dello shopping centre, gli utenti potranno prenotare il proprio turno per sottoporsi a visite mediche e usufruire dei servizi sanitari negli ospedali Policlinico Tor Vergata, Sant’Andrea, G. Vannini, Policlinico Umberto I, nelle strutture della Asl Roma «C» e in quelle di Latina. Il nuovo totem funziona, come tutti gli altri terminali Q-Pass dislocati in vari ospedali della Capitale, mediante l’inserimento della propria tessera sanitaria o del codice fiscale. Il Q-Pass emetterà un biglietto sul quale è indicato il numero di prenotazione con il giorno e l’ora precisa in cui si verrà chiamati (con un margine di 15 minuti). Non vengono riconosciute le prestazioni erogate ai pazienti extra-regione. Come mai? Una denuncia sulla quale val la pena di riflettere. Sembrerebbe che nella regione Lazio non vengano riconosciute le prestazioni erogate ai pazienti provenienti da altre regioni, motivando tal decisione con la mancanza di previsione delle medesime nel budget sanitario regionale. L’on. Udc, Anna Teresa Formisano in un’interrogazione al ministro della Salute oltre a denunciare questa situazione, afferma questo comportamento come contrario ai principi che ispirano il servizio sanitario nazionale. A questo proposito la deputata laziale chiede, anche in virtù, del commissariamento della regione Lazio, di adottare iniziative volte a sanare questa incresciosa situazione. Anna Teresa Formisano non è un politico qualunque. Pocbi interventi ma incisivi. Se alza il tiro su una situazione delicata deve avere le sue buone ragioni. Si è occupata spesso di sanità, soprattutto nel suo collegio, la Ciociaria. Le cose dunque le conosce. Nel Lazio il suo partito è al governo, perché metterlo in difficoltà? Ci deve essere una buona ragione, appunto. Viterbo, falsa lettera di accreditamento: dieci milioni di euro in ballo Il pasticcio è più grosso di quanto si possa pensare. Cominciamo da una lettera di accreditamento di alcune strutture sanitarie giunta alla Asl di Viterbo all’inizio del 2007, inviata dall’assessorato alla Sanità della Regione Lazio (risultata falsa). Il documento è al centro del principale filone d’inchiesta della Procura della Repubblica. La falsa lettera di accreditamento ha comportato un contenzioso di 10 milioni di euro, tra la società che ne avrebbe beneficiato e la Regione Lazio che (accortasi della falsificazione) non ha pagato quella somma. La missiva conteneva l’elenco delle strutture private autorizzate a fornire prestazioni sanitarie alla Asl, individuate con un’apposita delibera della giunta regionale, tra le quali non avrebbero dovuto esserci la Casa di Cura di Nepi e la Nuova Santa Teresa di Viterbo, entrambe di proprietà del Gruppo RoRi. Invece i nomi delle due case di cura figuravano tra quelle accreditate. Nel corso delle indagini, tra l’altro, sarebbe emerso che la Asl per acquistare le prestazioni dalla RoRi non avrebbe nemmeno seguito le procedure fissate dalla legge. Quindi, la spesa da 10 milioni di euro sarebbe illegittima a prescindere dall’accreditamento taroccato. Ed è per questi motivi che dapprima la giunta presieduta da Piero Marrazzo e poi quella guidata da Renata Polverini hanno bloccato i pagamenti, almeno finchè l’inchiesta non sarà chiusa. L’atto aziendale della Asl RmG mantiene gli ospedali che la Polverini vuole chiudere Un manager Asl sfida il piano di rientro della Regione Lazio, impegnadosi a mantenere e rilanciare due ospedali che il piano cancella. Non se ne è accorto nessuno o la presa d’atto prevede un silenzio-assenso? Il precedente, se tutto questo corrisponde a verità, è piuttosto pericoloso per la Polverini. «L’atto aziendale presentato ieri dall’Asl RmG prevede il mantenimento degli ospedali di Monterotondo e Subiaco, che, secondo il piano di rientro della giunta Polverini, sono destinati alla riconversione dal prossimo primo ottobre - affermano in una nota Bruno Astorre, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, e Carlo Lucherini, consigliere regionale. La linea adottata dal dg Nazareno Brizioli è chiara: quei due ospedali sono necessari per la sanità del territorio. Noi lo diciamo da tempo. Speriamo che ora il presidente Renata Polverini si convinca che la battaglia che i sindaci, e ora anche la Asl, stanno portando avanti da tempo ha come unico scopo la salvaguardia del diritto alla salute e che tenga conto di questo ennesimo grido di allarme. Resta il fatto comunque che attualmente, secondo il decreto della commissaria Polverini, la riconversione in toto dell’ospedale di Monterotondo e in parte di Subiaco sono state già calendarizzate. Per salvare gli ospedali occorre che la Polverini emani in tempi brevi un nuovo decreto». Tiber, l’assistenza domiciliare a distanza dei pazienti con Alzheimer Si chiama ‘Tiber’ il progetto informatico sul quale si basa il nuovo modello di supporto domiciliare a distanza dei pazienti con Alzheimer. Un’idea nata dalla collaborazione tra l’Associazione Alzheimer Roma Onlus e l’ospedale capitolino all’interno del più ampio progetto “Un anno insieme” finanziato dalla Regione Lazio. Il nuovo modello assistenziale ‘Tiber’ (Tecnologia Innovazione Benessere e Ricerca) – informa una nota – fornirà alle famiglie che vivono le problematiche e i disagi legati all’assistenza dei malati di Alzheimer un nuovo servizio di assistenza, informazione, formazione e riabilitazione tele-guidata grazie alla piattaforma telematica sviluppata dal settore Ict per la Medicina telematica dell’ospedale in collaborazione con un importante gruppo informatico italiano, Gesi (Gestione Sistemi per l’Informatica). Dalla sede del dipartimento di Neurologia dell’Ospedale Fatebenefratelli e dalla sede degli altri partner ospedalieri, grazie a Tiber si arriverà direttamente nel domicilio del malato o nella sede dell’associazione dove già si riuniscono familiari e volontari in gruppi di auto-aiuto, per erogare con modalità telematica, attraverso il ‘cloud computing’ e la rete, il nuovo modello di assistenza supportato dai volontari opportunamente formati e personalizzato sulle esigenze dei singoli nuclei familiari. «Un bluff la riapertura delle sale operatorie all’Oftalmico. Ci dicano che fine farà l’ospedale» «Le dichiarazioni della direzione aziendale sulla riapertura delle sale operatorie dell’ospedale oftalmico sono da considerarsi una beffa a utenti e personale. L’azienda Asl Roma E ha bluffato quando aveva indicato il 19 settembre come scadenza per la riapertura del reparto chirurgico che peraltro facevano eco a una operazione di rilancio dell’ospedale specialistico di Piazzale degli Eroi. Tutte parole seguite da nessun fatto concreto».Lo ha dichiarato il segretario regionale della Fials Confsal, Gianni Romano, aderendo alla manifestazione di ieri convocata nella sala conferenze dell’ospedale oftalmico. «Altrettanto le voci che danno per possibile la deroga al blocco del turnover per l’assunzione di 4 se non addirittura 8 anestesisti – aggiunge Romano – e la relativa apertura di laboratorio analisi cliniche interno al nosocomio oltre alla ripresa fino all’ultimazione dei lavori di ristrutturazione già progettati e finanziati a oggi rimangono fissate nell’immaginario collettivo come speranze di un futuro prossimo». «Infatti – precisa – nessuna di queste iniziative, seppur necessarie e inderogabili, sono state ancora ufficializzate da atti deliberativi di alcun genere. Il risultato dinanzi a tutti è quello di un ospedale trascurato dall’Asl di appartenenza, dalla Regione Lazio e dal commissario ad acta per la Sanità». 18 Anno I numero 5 ATTUALITA’ settembre 2011 LA SANITA’ CHE FUNZIONA Villa Betania cresce sul territorio Inaugurate quest’estate la nuova diagnostica per immagine e due sale operatorie per il day surgery. I reparti saranno di supporto all'ospedale Santo Spirito illa Betania si allarga. Il 20 giugno scorso infatti il governatore del Lazio, Renata Polverini, ha inaugurato il nuovo edificio della casa di cura, all'Aurelio, che ospita la nuova diagnostica per immagine e due sale operatorie per il day surgery. Il nuovo reparto, realizzato in un anno, è dotato di una tac di ultima generazione a 40 strati, di una nuova risonanza magnetica nucleare aperta, e di nuovi macchinari digitalizzati nella sezione radiologica. Le nuove strutture saranno di supporto al- V l'ospedale Santo Spirito sia in regime di ricovero che di intramoenia, perchè i medici che vi lavorano sono pubblici. I due reparti, secondo le intenzioni della Regione, contribuiranno all'abbattimento delle liste di attesa della Asl Roma E. "Questa - ha commentato la Polverini, visitando la nuova struttura - è una struttura di eccellenza con strumenti innovativi tra cui la prima e unica risonanza della nostra regione che, essendo aperta, permette anche ai claustrofobici di accedere a questo tipo di dia- gnostica. Ma soprattutto è una struttura privata che opera con medici pubblici. Quest'anno - ha spiegato - è il più significativo per il nuovo sistema sanitario regionale. Abbiamo dovuto combattere con i tempi e per dare risposte immediate abbiamo dovuto operare d'urgenza. Oggi sulla base delle esigenze territoriali stiamo mettendo in campo dei correttivi. Ho fretta di uscire dal commissariamento - ha concluso - questa e' una fase delicata ma sono certa che ce la faremo". Donato Robilotta commissario straordinario dell’Ipab S.Alessio onato Robilotta, ex assessore regionale econsigliere regionale Pdl e coordinatore dei Socialisti riformisti, è il nuovo commissario dell’Ipab Sant’Alessio, uno degli enti più “caldi del panorama capitolino. Tra le 54 Ipab (istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza) del Lazio, è quello che detiene il patrimonio immobiliare più prezioso: 600 appartamenti, la maggior parte dei quali in zone pregiatissime. Negli ultimi anni è stato ripetutamente al centro di interrogazioni e polemiche. D SLazio Il programma di screening si avvale di due sedi fisse presso il P.O. di Tivoli ed il Centro Salute Donna di Zagarolo 19 ATTUALITA’ DAL TERRITORIO Il servizio nella Asl RmG al punto di svolta, a quando investimenti e rafforzamento dell’organico? Screening, indispensabili nuove risorse E’ il fiore all’occhiello dell’Azienda di Tivoli e in sette anni l’attività di prevenzione - attraverso diversi programmi di intervento - ha raggiunto centinaia di migliaia di persone nei settanta comuni di competenza Maria Lucia Panucci creening. Parola chiave in sanità. Sta per controllo sistematico e a tappeto, sta anche per informare, per “comunicare salute” e cioè richiamare l’attenzione delle persone sull’importanza di stili di vita corretti per salvaguardare una ricchezza collettiva quale è la salute pubblica. E’ una delle attività chiave della politica sanitaria e in alcuni contesti come nella Asl RmG anche un fiore all’occhiello. Spinge sull’acceleratore da sette anni, oggi ha bisogno di carburante aggiuntivo, di risorse, di un rafforzamento degli organici per compiere un ulteriore salto di qualità. Andiamo nel dettaglio. Nel territorio complesso e articolato della RmG è operativo dal 2004 il S Programma di Screening mammografico, rivolto a circa 55.000 donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, residenti nel territorio di competenza aziendale. Il più frequente tumore nel sesso femminile è quello del seno che colpisce in Italia, ogni anno, oltre 25mila donne . Considerando l’elevata sopravvivenza per tale patologia si può calcolare che in Italia vivano circa 250.000 donne che hanno avuto questa esperienza di malattia. Nel 2005 la Asl ha avviato il Programma di Screening per la prevenzione del tumore del collo dell’utero; dal 2007 viene utilizzato il test Hpv per l’individuazione del Papilloma virus, agente responsabile del cervicocarcinoma. In questo caso il programma coinvolge circa 135.000 donne in fascia di età 25/64 anni residenti nel territorio. La necessità della rimodulazione di questa attività preventiva è nata dall’esigenza di garantire una maggiore copertura di popolazione-target e nello stesso tempo proporre una metodica completa ed attuale in relazione alla finalità preventive di tutela della salute. Per entrambi i programmi viene utilizzata una Unità Mobile appositamente attrezzata che – coerentemente alle predette indicazioni - è parsa sin dall’inizio la risposta più idonea alle caratteristiche territoriali ed ai bisogni di salute dell’utenza femminile e che contribuisce indubbiamente a raggiungere un elevato tasso di adesione.Dal gennaio 2009, infine, è stato reso operativo anche il Programma di Screening per il tumore del colon-retto, rivolto sia a donne che uomini dai 50 ai 74 anni, per circa 125.000 utenti interessati. In questo caso si procede anche grazie alla collaborazione diretta con le Farmacie, presso le quali la popolazione viene invitata a ritirare il test per la ricerca del sangue occulto che, una volta riconsegnato, viene analizzato presso la struttura della Asl. Gli approfondimenti diagnostici che si rendessero necessari prevedono in questo caso l’esecuzione di colonscopia in sedazione, secondo i protocolli previsti. Queste attività si avvalgono anche di due sedi fisse presso il P.O. di Tivoli ed il Centro Salute Donna di Zagarolo, ove sono operative sezioni di diagnostica mammografica in digitale ed ecografia, una sezione ginecologica preventiva ed un laboratorio analisi dedicato. Presso la sede di Tivoli, inoltre, vengono erogate le prestazioni specialistiche per gli approfondimenti diagnostici del Programma sul colon-retto. I protocolli operativi indicati dalle Linee Guida nazionali, regionali) distinguono i percorsi dei Programmi, che sono resi disponibili anche per le prestazioni la cui richiesta dell’utenza avviene su base spontanea, il cosiddetto Screening “opportunistico”. Pertanto sono prenotabili tramite ReCup le prestazioni di mammografia, ecografia mammaria, visite ginecologiche, isteroscopia diagnostica, batteriologia cervicovaginale, citologia (paptest), Test Hpv, colposcopia, colonscopia in sedazione, visita gastroenterologia. Un insieme di attività complesse e articolare che finalmente poter contare sulla definizione di una più congrua dotazione organica, alla luce del prossimo Atto Aziendale della Asl Roma G, in modo da consentire di rispondere ed affrontare con maggiore determinazione e “forza presente” la domanda di salute che proviene dalla popolazione residente nei 70 Comuni afferenti alla Asl Roma G. SLazio Nella foto l’ospedale di Montefiascone, dal 15 settembre riconvertito in punto di primo intervento 21 DAL TERRITORIO QUI VITERBO I disastrosi effetti del piano di rientro regionale sulla sanità della Tuscia. Contestazioni e proteste Pronto soccorso addio, caos nel Viterbese Da Montefiascone ad Acquapendente, da Orvieto a Ronciglione, odissea negli ospedali “riconvertiti”: “Se ci si sente male qui meglio raccomandarsi ai Santi” Claudia Di Lorenzi A nulla son valsi contestazioni, sitin e manifestazioni di piazza, né gli appelli rivolti ai vertici della Regione Lazio e della Asl di Viterbo: dal 15 settembre il pronto soccorso dell’ospedale di Montefiascone è ufficialmente convertito in punto di primo intervento, con il solo ausilio di guardie mediche e la possibilità di intervenire su codici bianchi e verdi, ovvero su casi di lieve o nessuna urgenza. Un epilogo prevedibile - in quanto stabilito dal contestato decreto di ottobre sul riordino della sanità laziale, sul quale la governatrice Polverini, stavolta, si è mostrata irremovibile - che pure ha trovato agguerriti i cittadini del comuni interessati, capeggiati dal Cotom, il Comitato per la difesa dell’ospe- dale civile di Montefiascone. Dibattiti in piazza, presidi di fronte all’ospedale, iniziative pubbliche per la salvaguardia dei servizi sanitari: gli abitanti del comprensorio non si arrendono e tornano ad appellarsi ad Asl e Regione. Del resto lo stato di salute della rete sanitaria del Lazio si fa sempre più preoccupante, e il taglio del pronto soccorso a Montefiascone non è che l’ultimo di numerosi provvedimenti che hanno interessato negli ultimi mesi gli ospedali del viterbese, nell’ottica di un risanamento del bilancio regionale. Ma decidere di risparmiare sulla salute dei cittadini, oltre ad essere poco lungimirante, pare anzitutto eticamente discutibile. Lo scenario prodotto da questa logica dei tagli indiscriminati alle strutture sanitarie è fotografato con chiarezza dalla denuncia, sulle pagine online del quotidiano “Il Messaggero”, della signora C.R. che racconta dell’odissea vissuta a fine agosto a Bolsena: “Ieri sera mia madre - 87 anni, cardiopatica -(…) cadendo ha avuto un trauma al piede portatore di atrofia. Per evitare complicazioni ci siamo apprestati a portarla in un pronto soccorso e qui è iniziata l’odissea. L’Ospedale di Montefiascone non ha più il pronto soccorso (…) e non c’era il servizio di ortopedia. L’Ospedale di Orvieto effettua prestazioni di pronto soccorso solo per i casi gravi (…), quindi ripresentarsi il mattino successivo. L’Ospedale di Acquapendente sta chiudendo per ridimensionamento. L’Ospedale di Ronciglione fa soltanto primo intervento. Se ci si infortuna o ci si sente male nella zona del Viterbese meglio raccomandarsi ai Santi.”. L’episodio – dice la cronaca - non è affatto un caso isolato e conferma i timori di chi manifesta in strada e ritiene che i tagli vadano a ledere il diritto fondamentale all’accesso alle cure. E non bastano a tacitare gli animi le rassicurazioni del direttore generale della Asl di Viterbo Adolfo Pipino, che annuncia l’apertura, nel nosocomio di Montefiascone, di un ambulatorio infermieristico, il “Painf”, che offrirà prestazioni multidisciplinari “per le quali, in precedenza, gli utenti si recavano presso il Pronto Soccorso”. Ma lo spettro di gravi carenze resta, anche perché – spiega il Cotom – l’ospedale di Montefiascone serve un comprensorio di “19 Comuni con una popolazione di oltre 55.000 abitanti di cui circa 18.000 hanno più di 65 anni” e altri 30mila turisti si aggiungono nel periodo estivo. Tra l’altro – osserva ancora il comitato – il depotenziamento del nosoco- mio danneggia la stessa asl, giacché costringerà buona parte dell’utenza a recarsi fuori regione per fruire delle cure necessarie, con una evidente perdita sotto il profilo economico. Per queste ragioni il Cotom ribadisce che per risolvere i problemi della sanità viterbese non serve chiudere “servizi essenziali alla cittadinanza” o aumentare “carichi di lavoro e competenze al personale sanitario”, ma cambiare “atteggiamento verso i presidi ospedalieri periferici, punto di riferimento di tutta l'utenza dei vari comprensori”. Il comitato torna dunque a chiedere “l'applicazione del nuovo Piano Aziendale della Direzione ASL Viterbo che da oltre tre mesi è stata inviata alla verifica e approvazione della Regione Lazio, il potenziamento del Primo Soccorso di Montefiascone e il completamento dell' organico infermieristico e medico dell' U.O.C di Geriatria ”. 22 Anno I numero 5 ATTUALITA' settembre 2011 RUBRICHE Toglieteci tutto, ma non il Recup l ReCup, centro unico per la prenotazione delle prestazioni sanitarie ambulatoriali del Lazio, è attualmente il sistema più avanzato per numero di aziende collegate e per volumi di attività. Collega 12 ASL regionali con la propria rete di ospedali e ambulatori e 8 aziende ospedaliere e ha consentito nel corso degli anni di poter facilmente prenotare visite specialistiche o esami diagnostici presso le oltre 25.000 agende di unità erogatrici dal Lazio site nelle varie ASL e Aziende Ospedaliere. Oltre 22mila telefonate alle quali gli operatori rispondono quotidianamente, circa 4 milioni e 200 mila assistiti serviti per oltre 3 milioni di prestazioni prenotate: questi alcuni dei numeri del raggiunti nel corso del 2010 dal servizio gestito dal consorzio sociale Gruppo Darco. Numeri che hanno conosciuto nei dodici anni di attività del servizio una crescita esponenziale e che hanno fatto nascere la necessità di avere una visione gestionale sulla quale basare analisi, previsioni e decisioni con risposte sempre rapide e accurate. La gestione esemplare, volta ad accrescerne l’efficienza del servizio ha significato lo sviluppo strumenti per ‘calibrare’ le richieste e le preferenze dei cittadini nei confronti di alcune strutture ma anche l’implementazione di importanti servizi, vere e proprie best practice orientate al cittadino, alla sua soddisfazione. Dal 2005 è stato attivato il servizio I Il Recup è il numero verde gratuito per la prenotazione di visite, esami diagnostici e specialistici nelle varie aziende ospedaliere del Lazio. Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 19.30 ed il sabato dalle 7.30 alle 13. DottorCup, la corsia preferenziale per i medici di famiglia che attua la divisione in varie fasce d’urgenza e la priorità ai casi più gravi. Il servizio permette di prenotare direttamente al medico di famiglia, dal proprio studio e alla presenza del paziente chiamando una linea riservata del ReCup, visite ed esami da erogare entro 2-3 giorni senza aspettare i tempi di attesa previsti normalmente.Per assicurarsi che il cittadino si presenti all’appuntamento la regione Lazio ha a disposizione, invece, il sistema Recall per la conferma degli appuntamenti a rischio di abbandono da parte dei cittadini. Una misura necessaria per contrastare il grave fenomeno della caduta degli appuntamenti, che corre il rischio di far perdere risorse e tempo prezioso al Servizio Sanitario Regionale. Basti pensare alle prestazioni che hanno tempo di attesa troppo lungo o comunque superiore ai 60 giorni o gli esami diagnostici ritenuti critici, di particolare importanza per la salute del cittadino. Il centro unico di prenotazione sanitaria regionale sin dal 2000 - anno in cui è stato avviato - si è prefisso non solo il compito di mettere a fattor comune l’offerta delle prestazioni razionalizzandone l’accesso rispetto alla capacità produttiva e alla disponibilità delle diverse unità erogatrici ma è stato anche in grado di indirizzare l’utenza ri- spetto ai diversi fattori che entrano in gioco nella scelta come territorialità, i livelli di specializzazione, la priorità nel bisogno e la continuità terapeutica. Proprio l’estensione territoriale che, di fatto, ne fa il centro di prenotazione più grande d’Italia rende ancora più efficiente e performante il servizio, permettendo all’amministrazione regionale il controllo della spesa sanitaria in riferimento alla prenotazione delle prestazioni sanitarie. Anche se ci troviamo in un periodo di crisi e di tagli, l’attività di questo servizio non può correre il rischio di essere ridimensionata.Si tratta infatti di una grande risorsa non solo per i cittadini di questa Regione di cui non potrebbero più fare a meno, ma esso è, ormai anche e sopratutto un rilevante strumento di controllo delle prestazioni che può permettere di evitare sprechi ed inappropriatezze. Anche sul piano occupazionale il servizio Recup,rappresenta una delle più importanti occasioni di lavoro per tante persone disabili e svantaggiate. Si tratta di una realtà umana e produttiva di grande valore che complessivamente occupa oltre 2400 soci-lavoratori. Che facciamo? Distruggiamo, impoverendolo, uno strumento utile di programmazione e controllo? Oppure lo potenziamo, evitando sprechi reali? Polverini e Cetica, a voi la palla! L'Osservatore la Sanità Lazio del Supplemento di Online-news Quotidiano di informazione indipendente Iscritto al Tribunale di Roma n°437/2009 dal 18/12/2009 P. IVA 11173611002 Direttore Responsabile Giovanni Tagliapietra TIPOGRAFIA DNA ITALIA Consulting srl - [email protected] Promoter Italia Srl Via Giovanni Agusta, 03100 Frosinone 0775 291378