I caratteri generali del postimpressionismo:
• Il postimpressionismo è un termine convenzionale, usato
per individuare le molteplici esperienze figurative sorte
dopo l’impressionismo. Abbraccia un periodo
cronologico che va dal 1880 al 1900.
• L’arte prima aveva per mezzo espressivo la riproduzione
della realtà visibile. Quest’atteggiamento culturale di
fondo si rompe nel corso del XIX secolo quando le
nuove scoperte scientifiche e tecnologiche portano alla
nascita della fotografia e del cinema. Competere con la
fotografia sul piano del naturalismo sarebbe stato
perdente e perfettamente inutile, quindi all’arte e alla
pittura bisognava trovare un’altra specificità; infatti l’arte,
dal postimpressionismo in poi, si pone come obbiettivo
quello di comunicare e non più quello di riprodurre.
Le radici dell’espressionismo:
• Il termine «espressionismo» nacque proprio in
opposizione a quello di «impressionismo». I pittori
impressionisti esprimono le proprie sensazioni visive.
Esprimono, in sostanza, le emozioni del proprio occhio.
Mentre i pittori espressionisti vogliono esprimere tutta le
proprie emozioni interiori e psicologiche, non solo quelle
sensoriali ottiche.
• Nasce intorno al 1905 contemporaneamente in Francia e
in Germania con due gruppi artistici: i “FAUVES” e i “DIE
BRUCKE”. Gli esponenti principali di questo periodo
sono: “Van Gogh”, “Gauguin” e “MUNCH”. In questi tre
pittori la pittura riproduce il riflesso interiore della realtà
esterna. Quello che vogliono esprimere è una forte
carica di drammaticità; infatti è proprio
dell’espressionismo esprimere sentimenti e sensazioni
intense e dolorose che toccano alcuni dei centri nervosi
più profondi della natura umana.
EDVARD MUNCH...
“Io non dipingo quello che vedo, ma
quello che vidi”
La sua drammatica vita:
• Pittore ed incisore norvegese nato nel 1863 a Löyten
(una località a nord di Oslo), Edvard Munch trascorse
un'infanzia contrassegnata da una serie di vicende
dolorose (la malattia e la morte della madre e poi della
sorella) che segnarono la sua già complessa personalità.
• Frequentò la Scuola d'Arti e Mestieri di Oslo. Nel 1885
compì un primo soggiorno a Parigi, dove ritornò nel 1889
e nel 1896.
• Il periodo più importante dell'attività di Munch è
compreso nel decennio 1892-1902. L'amore, la morte e
più tardi la vita sono i temi pressanti di tutta la sua
pittura.
• Dopo il soggiorno a Berlino (dove fu soggetto ad una
grave depressione nervosa ) tornò in Francia dove iniziò
la tecnica di incisione del legno. Nel 1911 si stabilì
definitivamente in Norvegia dove morì nel 1944.
L’ARTE DI MUNCH
• Di questo suo contatto con le esperienze degli artisti
europei esistono testimonianze riscontrabili nelle sue
opere. Come il tratto che caratterizza la sua pittura che è
la linea curva dell'Art Nouveau; nei dipinti di Munch i
segni offrono descrizioni esatte e crude della realtà. Il
dramma psichico che caratterizza i suoi personaggi non
è solo individuale, ma un «sentire» cosmico del dolore;
l'espressione cupa del volto, gli occhi fissi, le guance
smunte, le figure spettrali rappresentano la realtà per
simboli universali.
• Nella metà degli anni Ottanta, l'artista riflette sulla
scomposizione di luce e colore impressionista.
• Dieci anni dopo, realizza un gruppo compatto di opere,
singole e autosufficienti, dedicate al ciclo di vita, morte e
amore(Il grido, Il bacio, Vampiro, Attrazione,Separazione)
che espose come Fregio della vita.
"Nella casa della mia infanzia abitavano malattia
e morte. Non ho mai superato l'infelicità di
allora. Così vissi coi morti".
“Il grido”
Con questo Grido Munch,
ha dato voce e colore al
rantolo muto del Novecento.
Questo volto è una vera e
propria sorgente sonora
nella quale si riflettono la
ribellione e la pena di
vivere.
Il viso della figura principale
è associabile sia al triangolo
(come il ponte e le figure
che lo percorrono) che
all’ellisse, come nel
paesaggio. Esprime dunque
una dualità.
In basso c’è il ponte che
prende i due terzi del dipinto.
Sia la figura, che il ponte
sono formati da dei triangoli,
che sono in contrapposizione
con l’andamento curvilineo
del resto del dipinto.
A destra della diagonale c’è un
paesaggio collinare cupo, in
cui si incastona un lago o un
braccio di mare chiaro. L’unica
zona che, anche avendo un
aspetto malinconico, trasmette
quiete. Da un’attenta
osservazione si vedono anche
due piccole barche.
Queste due figurine maschili, i
suoi due amici, si scorgono sul
ponte in alto,come degli
spettatori che osservano da
lontano la sofferenza e il dolore
che prova la persona in primo
piano,quasi meravigliati, freddi e
distaccati.
“Passeggiavo con due amici quando il sole tramontò. Il
cielo divenne all'improvviso di un rosso sangue … I
miei amici proseguirono il cammino, mentre io,
tremando ancora per l'angoscia, sentii che un grido
senza fine attraversava la natura”.
• Il dipinto raffigura un
ponte che attraversa, in
diagonale, i due terzi
inferiori dello spazio.
Una figura centrale
vestita di scuro è dipinta
da metà coscia in su in
primo piano, con un
andamento ondulatorio.
Due uomini si scorgono
sul ponte in alto, dove la
diagonale si stacca dal
margine sinistro, quasi
come punto di unione
tra il ponte stesso e il
cielo sovrastante.
• Il ponte è tratto da
un fascio di linee
rette che hanno
origine nell’angolo
a sinistra e si
aprono su tutta la
base. Esse
rappresentano
l’unica stabilità
della tavola.
• Il cielo è formato
da nastri ondulati
che vanno
alternandosi dal
giallo spento, al
rosso acceso
contrastandosi
con i colori freddi
del paesaggio
sottostante.
Colori freddi e colori caldi:
• I toni caldi come il rosso, l’arancio ed il giallo sono qui
contrapposti a quelli freddi come il verde e il blu. Vi è una
associazione di colori complementari (rosso- verde,
azzurro-arancio) che mette in risalto i toni cromatici
ottenendo un forte effetto espressivo. Quest’uso del
colore fu ripreso dagli espressionisti che mirarono a
creare, attraverso la violenza cromatica, composizioni di
forte valenza espressiva.
Le linee curve si contrappongono alle linee diagonali che raffigurano
il ponte e che spezzano l’andamento curvilineo dello sfondo. Le linee
del cielo e del paesaggio sottostante, si ripetono con lo stesso
andamento nella figura principale, mentre le due figure lontane
ripetono le linee rette del ponte. La figura in primo piano è associato
al cielo e al paesaggio, quasi volesse essere un tutt’uno con il dolore
cosmico, mentre le due figure sul ponte, fanno parte della dimensione
concreta della realtà, indifferenti al dolore del mondo.
L’uso della luce
La composizione degli elementi
La funzione presente nell’opera è quella
ESPRESSIVA; l’uso del colore con gli accostamenti
cromatici associati a lunghe pennellate tese a deformare i
soggetti rappresentati, suggeriscono uno stato di angoscia.
L’associazione delle linee curve con le linee diagonali crea
un senso di dinamicità che provoca tensione
nell’osservatore. L’uso della luce contribuisce a far scaturire
un senso di inquietudine, poiché conferisce il senso
dell’immediatezza dell’evento rappresentato, colpendo la
figura principale frontalmente come se venisse illuminata
dalla luce di un flash. Anche la composizione degli elementi
costitutivi del quadro è orientata a sottolineare l’aspetto
espressivo dell’opera mettendo in primo piano il soggetto
che emette l’urlo, staccandolo dallo sfondo attraverso il
ponte.
"La mia arte ha le sue radici nelle riflessioni sul
perché non sono uguale agli altri, sul perché ci
fu una maledizione sulla mia culla, sul perché
sono stato gettato nel mondo senza poter
scegliere"
• Così scriveva Edvard Munch nel 1892 raccontando un
attimo di sofferta esperienza privata. Le sue parole
ricalcano esattamente quell’immagine che l’artista
fermava sulla carta dipingendo “il grido”.
• Del Grido (anche detto L'urlo) Edvard Munch negli anni
seguenti realizzò altre versioni. Quella conservata al
Munch-museet di Olso, un olio su cartone del 1893, era
esposta al Museo d'arte moderna (villa Malpensata) di
Lugano, prima di essere rubata.
• Il grido è indubbiamente l'opera più nota. La "funzione"
originaria dell'opera era quella di far sì che, il grido
potesse trasformarsi, in un urlo universale: collettivo.
Nonostante sia stato dipinto più di cent'anni fa, Il grido e,
con esso, l'opera tutta di Munch, appartiene alla
contemporaneità.
"Non si possono più dipingere interni con uomini che
leggono e donne che lavorano a maglia. Si
dipingeranno esseri viventi che respirano e sentono,
soffrono e amano. Sento che lo farò, che sarà facile.
Bisogna che la carne prenda forma e che i colori
vivano".
“Attrazione”
• 1896,
Litografia, 39,5
x 62 cm, Oslo,
Munch-museet
• Cos’è un’ ATTRAZIONE? Solo volti che si
guardano o corpi che si cercano?
• I volti sono fissi e inespressivi, sembrano non
riuscire a vedere oltre la fisicità. Ansiosi
anch’essi di trovare qualcos’altro al semplice
piacersi estetico. Tema incredibilmente attuale,
perché se oggi si chiede a due amanti in cosa
consista la loro attrazione non focalizzeranno il
desiderio oltre l’apparenza. Tutto è limitato a ciò
che si vede e magari si tocca.
• Ma ci si può attrarre senza avvicinare le anime?
“Il bacio”
• 1895, Acquatinta
puntasecca
acquaforte, 28,5
x 34 cm, Oslo,
Nasjionalmuseet
for Kunst
• Che cos’è il BACIO se non un amplesso orale?
• In questa rappresentazione l’unione dei corpi è
così profonda che diviene un tutt’uno. Bacio e
inconscio sono medesimi scambi dell’io, della
propria intimità. Sono un’apertura e una
concessione totale all’altro che si vede donare
quanto di più recondito il partner vuol offrire di
sé.
• Donazione dei corpi per donarsi le anime?
“Separazione”
• 1896, Litografia, 42 x 57 cm, Oslo,
Nasjonalmuseet for Kunst
• La SEPARAZIONE nella simbologia di Munch è
l’esatto contrario: teste che si voltano, occhi che
guardano altrove, pensieri diacronici. Qui è tutto
più chiaro. È quanto accade alle coppie alla fine
d’un amore, anche a quelle che non vogliono
ammettere la realtà e vivono col capo girato
altrove e i cuori in solitudine. Se di ciò ci si
avvede le teste dovranno allontanarsi e
costituire quadri a sé.
“Gelosia”
• 1896, Litografia, 46,5 x 57, Oslo,
Munch-museet
• Parla di GELOSIA un’altra sua stampa, e non si
sa se narri una storia propria o d’altri. Una
coppia sul fondo è avvinta in un abbraccio
mentre su un lato una figura maschile scruta. È
tutto scuro, non gli si vede il volto ma è facile
immaginare cosa cogiti, guardando al
tradimento e sentendone dolore. Non sapremo
mai se medita vendetta.
“Malinconia”
• Olio su
tela, 64 x
96 cm,
Oslo,
Nasjonal
museet
for Kunst
• Chi sicuramente ha perduto l’amore è il
personaggio di MALINCONIA
• Appare in primo piano, in un angolo del dipinto
con la sua testa a uovo che somiglia ai sassi del
golfo che s’apre sulla sinistra. L’ha perduto ed è
attonito, smarrito, vagheggiante. Se ne sta
acquattato all’alba e alle sue spalle appaiono
azzurri freddi.
“Modella parigina”
• Olio su tela,
80 x 60 cm,
Oslo,
Nasjonalmu
seet for
Kunst
• La ragazza nuda è seduta, intenta a infilarsi una
veste bianca. Il titolo porta in uno studio
pittorico, visto che la giovane è una modella,
anche se per sopravvivere nella Parigi di allora,
i due mestieri si mescolavano.
• C’è uno sfondo fucsia dietro di lei che ne fa
risaltare l’incarnato e i lunghi capelli sostenuti
all’insù da forcine. Il taglio dell’immagine è
laterale, quindi non mostra né gli occhi né
l’anima, ma la s’intuisce pensierosa sui suoi
giovani anni e sulle incerte prospettive di vita.
“La
donna-vampiro”
• Munch vede la donna come epicentro di uno
sconvolgente mistero sessuale, di cui avverte le
molteplici stratificazioni, senza poterlo sondare
perché privo degli strumenti "analitici " o per
meglio dire " psicoanalitici”.
Una profondità, che evoca attraverso figure
simboliche che, per il fatto stesso di non poter
possedere razionalmente la realtà sessuale,
risulteranno improntati da un senso di minaccia e
di crudeltà divorante.
• Nasce così l'identificazione tra la donna e
l'immagine del vampiro. L'uomo è preso da un
senso di consunzione ed esce infranto e disfatto
dall'incontro con la donna.
“La
pubertà”
• Nella figura della ragazza nuda, seduta sul
bordo del letto, non vi è alcun compiacimento
sensuale, anzi, l’immagine trasmette, un intenso
sentimento di angoscia. Il nudo, in questo caso,
è allegoria di condizione indifesa, soprattutto da
parte di chi è ancora giovane ed acerbo, nei
confronti dei destini della vita. Ognuno ha un
destino che lo aspetta, e in questo quadro è
simboleggiato dall’ombra che la ragazza proietta
sulla parete. Non è un’ombra naturale, ma un
grumo nero come un fantasma che si
materializza dietro di noi, senza poterlo evitare:
è un po’ il simbolo di tutti i dolori che attendono
chi vive.
“Madonna”
• Il tema della sensualità ha in Munch un carattere
mai allegro. In questa immagine, la donna ispira
un qualcosa di torbido e peccaminoso. Nella sua
dimensione misoginia, Munch lega la sessualità
al peccato non per motivi etici, ma perché, per
lui, eros e morte sono la stessa cosa. Come dire
che non può esistere piacere senza dolore, e
tutto ciò che sembra farci felice, in realtà ci porta
sempre sofferenza. Questa visione pessimistica
viene accentuata nella prima versione del
quadro, dove sulla cornice egli disegna degli
spermatozoi e un feto. Il peccato legato al
piacere giunge quindi a minare l’atto stesso del
ricreare la vita.
“Le ragazze sul ponte”
• Olio su tela, 136 x 125 cm, Oslo
Nasjonalmuseet for Kunst
• Una riconciliazione con l’armonia della vita
appare ne LE RAGAZZE SUL PONTE.
• In un paesaggio nordico che ricorda quelli di
Van Gogh spicca il tricolore dei vestiti delle
giovani: bianco, rosso, verde. Sono prese di
spalle mentre guardano sullo scorcio che anche
noi vediamo. C’è un maestoso albero-cespuglio
d’un intensissimo verde cupo, che si riflette con
tonalità ancora più scura in uno stagno. L’albero
domina una casa bianca che è a fianco e
diventa presenza imponente e al tempo
rassicurante, concentra su di sé l’attenzione
facendo da perno per lo spazio circostante.
Stabilizza il paesaggio donando quiete e
armonia alle cose.
“Giovane donna sulla spiaggia”
• 1891,
Olio su
tavola,
99 x
65,5 cm,
Collezion
e Privata
• In questo dipinto,c’è compenetrazione fra il
soggetto, una ragazza, e l’elemento naturale
che fa da sfondo, il mare; non solo per il vestito
di lei che ha la stessa tonalità dell’acqua, ma
perché la donna sembra stare nel mare, anche a
suo agio. E’ segnato uno stacco tra i due
elementi e i due luoghi – terra e mare – dove si
trova la giovane. Tutt’attorno si respira
un’immensa tranquillità.
“Disperazione”
• 1885, Olio su
tela 180 x
100 cm,
Collezione
Privata
• Opera simile all’urlo, sia nei colori che nelle
forme, nella composizione dello sfondo; ma
cambia totalmente il soggetto, che forze
rappresenta qualche momento prima di
quell’inquietante “urlo” che tutti conosciamo. E’
molto più schematizzato, e non trasmette
angoscia, ma abbandono, sofferenza
“individuale”, non più collettiva come nel “grido”.
“Sera
sulla via Karl johann”
• La passeggiata lungo un viale cittadino di Oslo
è occasione per Munch di mostrare cosa egli
pensa dei cittadini borghesi in genere:
un’umanità spiritualmente vuota che come
zombi vive senza realmente vivere. Il quadro ha
un’atmosfera anche gradevole, con i suoi toni
saturi che rendono efficacemente la
suggestione dell’ora serale, e ciò crea un
contrasto ancora più stridente con l’immagine
cadaverica dei passanti che, più che
passeggiare, sembra stiano seguendo un
funerale.
"La macchina fotografica non potrà competere con
la pittura fino a quando non potrà essere
adoperata sia in paradiso che all'inferno".
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EDVARD MUNCH - disegno e storia dell`arte