La corsa della Parola
San Giacomo 2008
La corsa della Parola
Struttura del lavoro
• Introduzione
• La corsa della Parola I. Spazi piuttosto che tempi: La geografia
teologica degli Atti
• La corsa della Parola II. Gli Atti come “racconto”:
definizione, implicazioni, costruzione
• La Parola della vita e della grazia I. I suoi segni
• La Parola della vita e della grazia II. Il suo annunzio a giudei e
pagani nei discorsi degli Atti
• I ministri della Parola: singoli e gruppi
• L’incontro con la Parola: storie di conversione e storie di giudizio;
accoglienza e rifiuto
• La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del
conforto nella chiesa
• La forma viva dell’annunzio II. L’esperienza della sofferenza e della
persecuzione nella chiesa
La corsa della Parola
“Il tema del libro degli Atti non è né la storia della chiesa, né
l’attività dello Spirito, ma lo sviluppo della Parola. Il vero
eroe degli Atti degli Apostoli è il Logos, la Parola” (D.
Marguerat)
“L’attenzione alla Parola di Dio è centrale nel libro degli Atti,
e l’autore rileva in ogni possibile occasione che la
Chiesa, al pari di ogni comunità ecclesiale, nasce per la
potenza della Parola, cresce e si rafforza per la potenza
della Parola, si consolida in forza della Parola, si purifica
e si configura al suo Signore sempre grazie alla Parola”
(M. Masini)
La Parola e il suo servizio
La Parola “corre” in Atti?
Il titolo della settimana e la forza del
“paolinismo” di Luca…
•
At 20,24: “Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla,
purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu
affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al
messaggio della grazia di Dio” (cf. At 13,25 corsa = ministero
ricevuto)
•
Rm 10,18: “Ora io dico: Non hanno forse udito? Tutt'altro: per
tutta la terra è uscita la loro voce e fino agli estremi confini
dell’ecumene le loro parole.” (cf. Sl 19,4s)
•
2Ts 3,1: “Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la Parola
del Signore corra e sia glorificata, come anche è presso di voi”
(cf. Sl 147,15 [4 LXX])
•
2Tm 4,7: “Ho combattuto la buona battaglia, ho portato a
compimento la corsa, ho conservato la fede.” (cf. Gal 2,2; Fil
2,16 )
•
Nell’epistolario paolino, dunque, la “corsa” è una metafora
sportiva per indicare il ministero apostolico che si identifica
con il contenuto stesso della vita dell’uomo-Paolo, così come
già nell’AT si parlava del “correre” dei profeti; di corsa della
Parola si parla, sulla scorta del Sl 147, ma sempre in relazione
al servizio apostolico dell’annunzio. La corsa dell’apostolo è la
corsa di una vita interamente votata all’annuncio della Parola:
è dunque, transitivamente, la corsa della Parola
La Parola e la chiesa
Alcuni ritornelli e sommari degli Atti
La Parola “cresce”…
•
6,7: “Intanto la Parola di Dio cresceva e aumentava
grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme”
•
12,24: “Intando la Parola di Dio cresceva e aumentava”
•
13,49: “La Parola del Signore veniva diffusa per tutta la
regione”
•
16,5: “Le comunità intanto si fortificavano nella fede e si
accrescevano di numero ogni giorno”
•
19,20: “Così la Parola del Signore cresceva e si rafforzava”
…”aumenta” la Chiesa
•
9,31: “La chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la
Galilea e la Samaria, edificata e in cammino nel timore del
Signore, e aumentava col conforto dello Spirito Santo”
•
Cf. Lc 8,4-8.11-15; 13,19 (connotazione ecclesiale di Logos in
Luca). La chiesa, nella prospettiva lucana, è il darsi e
realizzarsi vivente della Parola nella storia.
La corsa della Parola I
Spazi piuttosto che tempi: la
geografia teologica degli Atti
Spazi piuttosto che tempi
La struttura degli Atti: diverse proposte 1
Cosa significa, quindi, leggere gli Atti come il racconto della “corsa della Parola” attraverso
la testimonianza resa dalla comunità al Risorto “fino all’estremo confine della terra”? Si pone il
problema della interpretazione della struttura (il piano narrativo o trama e la sua articolazione
letteraria) degli Atti.
1) “Gli Atti dei due Apostoli” (Boismard-Lamouille-Taylor):
- gli Atti come res gestae;
- il ciclo di Pietro (At 1-12) tra una prima (1,15-28) e una seconda (15,7-11) assemblea di importanza
fondamentale; il ciclo di Paolo (At 13-28) tra la prima missione oltre la Siria (13,1-3) e l’arrivo a Roma
(28,30s)
Modello ermeneutico soggiacente: a) il parallellismo tra Pietro e Paolo ha un fine: Luca vuole
conciliare la “tendenza” petrina e quella “paolina” nella sua ricostruzione del cristianesimo nascente
come storia del passaggio del Vangelo da Israele alle nazioni (cf. anche bipartizione tra 15,35 e 15,36,
tra missione ai giudei e missione ai pagani); b) Luca lavora,da buon narratore di formazione
ellenistica, con la synkrisis, instaurando un parallelo-confronto-comparazione sistematica tra i suoi
personaggi. Soprattutto Pietro e Paolo: le parole e le azioni dell’uno trovano corrispondenza in quelle
dell’altro. Entrambi guariscono uno storpio e il miracolo diventa occasione di testimonianza e di
annuncio (3,2-26 a Gerusalemme // 14,8-17 a Listra); entrambi risuscitano un morto (9,36-42 Tabità //
20,7-12 Eutico). Entrambi, nel loro ministero di annunzio attivo, sono paragonati a Gesù loro maestro
e ne condividono il destino (cf. 14,21s).
- Obiezioni: l’interesse lucano non è per l’attività degli apostoli in sé (gesta degli eroi, biografia), ma
per una esposizione del diffondersi della Parola di Dio mediante il ministero di questi ed altri testimoni
del Cristo (non solo Pietro e Paolo, ma attori molteplici con molteplici ruoli); i due personaggi
compaiono in modo intrecciato (Paolo compare al cap. 9 e Pietro ricompare al cap. 15); non se ne
racconta la morte.
Spazi piuttosto che tempi
La struttura degli Atti: diverse proposte 2
2) Gli Atti come “Resoconto storico delle origini cristiane” o della formazione della
chiesa costruito, secondo il dettato e i paradigmi della storiografia ellenistica, come
intreccio di fatti in sequenza ordinata:
- Prefazione costituita dal cap. 1
- 2,1-8,1a: vita della comunità primitiva
- 8,1b-15,35: diffusione del cristianesimo fuori da Gerusalemme e apertura del Vangelo ai pagani
- 15,36-19,40: missione paolina
- 20,1-28,31: passio Pauli e processo mediante il quale il cristianesimo viene difeso (apologia)
davanti ai Giudei e ai Gentili
- Modello ermeneutico: effettivamente negli Atti si continua il progetto di dieghesis degli avvenimenti
accaduti “tra noi” iniziato con il Vangelo (Lc 1,1-4). Gli Atti raccontano effettivamente il primo trentennio
del cristianesimo, dall’anno 30c (pasqua, ascensione e pentecoste) all’anno 60-62c e ne descrivono
l’individuazione (11,26; 26,28) e la diffusione nell’impero romano attraverso svolte storiche decisive (cf.
persecuzione e rifiuto da parte dei Giudei). Il racconto degli Atti ha dunque tutte le caratteristiche di un
racconto storico delle origini cristiane. Nessun autore del NT pensa en historien come Luca e progetta
un racconto che tenga insieme indissolubilmente la storia del “fondatore” (Vangelo) e quella della
“fondazione” (Atti)! In questa narrazione storica c’è anche, inoltre, un intento apologetico secondario:
la difesa del cristianesimo e la protesta della sua innocenza, dimostrata attraverso la vita dei suoi
testimoni.
- Obiezioni: gli Atti sono una storia sui generis e un racconto “a finale aperto”, non sono una storia
chiusa (cf. epilogo); nella partizione presentata, la missione di Paolo è spaccata in due; la trama
geografica non si riflette pienamente e in tutta la sua portata teologica
Spazi piuttosto che tempi
La struttura degli Atti: diverse proposte 3a
3) Lettura semiotica (F. Martin)
capp. 1-5: “contratto”, le condizioni primarie della nascita della chiesa. I soggetti vengono istituiti per l'espletamento di una performance
particolare, quella data da Gesù in At 1,8. Lo Spirito è la forza, il "volere" (di Dio) che permetterà ai soggetti (gli apostoli testimoni) la loro
performance (la testimonianza della Parola). "Apostoli" e "Chiesa" sono le due forme sotto le quali il soggetto si costituirà in questi primi 5
capitoli. Le condizioni sono: l'ascensione di Gesù, la contrapposizione tra il ministero apostolico e l'avventura di Giuda; la pentecoste; la
costituzione della comunità credente e delle sue caratteristiche costanti (insegnam. apostolico, comunione, frazione del pane, preghiere); la
distinzione con ciò che non fa chiesa, la menzogna contro lo Spirito (Anania e Saffira).
- capp. 6-12: “competenza”, le condizioni necessarie perché l’annunzio necessario (la performance) degli apostoli si compia. fase della
competenza o qualificazione: le due modalità del saper fare e del poter fare la performance vengono qui acquisite. In questi capitoli accadono
infatti gli eventi determinanti (condizioni necessarie) perché la missione della chiesa (diffondere il Vangelo) sia realizzata: la istituzione dei 7, la
conversione di Saulo, la fondazione della chiesa di Antiochia, l'annunzio di Pietro a Cornelio. Sono eventi necessari anche per l'apertura della
missione verso la Samaria e verso i pagani. L'uscita da Gerusalemme si opera mediante: l'opposizione apostoli-sinedrio; passaggio in Samaria;
passaggio all'eunuco etiope; passaggio al centurione Cornelio; passaggio a Cipro, Fenicia e Antiochia. Si tratta comunque ancora di pagani
tutto sommato prossimi ad Israele e al giudaismo. La frontiera vera e propria viene varcata con Saulo-Paolo a partire dal cap. 13.
capp. 13-20: “performance”, la tappa in cui la trasformazione principale si compie. Essa consiste nel passaggio del Vangelo ai pagani e nella
loro propria terra (Asia, Europa e in particolare Grecia). La sequenza: primo viaggio Paolo; assemblea di Gerusalemme; secondo viaggio Paolo;
fine del viaggio con il discorso a Mileto. La geografia è qui importante al punto tale che il secondo viaggio missionario di Paolo è sbilanciato da
una visione in cui "un macedone" lo prega di andare (16,6-10). Questo uomo non è definito come "pagano" ma a partire dalla sua appartenenza
territoriale. "La localizzazione geografica, l'appartenenza ad una città particolare e ad una organizzazione politica specifica stanno per diventare
ormai punti di riferimento importanti" che superano la distinzione giudei-pagani tipica della prima parte del viaggio (p. 222).
-capp. 21-28: “sanzione”, momento in cui la performance compiuta è valutata positivamente o negativamente da coloro che ne sono i destinatari
e/o gli antagonisti (il “destinatore” o “l’anti-destinatore”). Il Vangelo è sotto processo davanti al mondo in attesa di una (impossibile) sanzione!
Troviamo qui il quadro figurativo per eccellenza in cui si svolge la sanzione, cioè proprio quello dei tribunali e del processo. In questa fase, però,
si costata di fatto che nessun tribunale e nessuna autorità sembra realmente adatta a far sì che la sanzione su Paolo e sulla sua performance
avvenga come ci si aspetta. E tuttavia, una sorpresa è riservata al lettore dall'episodio del naufragio a Malta e dalla proclamazione doppia di
sentenza fatta dai "barbari", gli estranei per eccellenza: prima essi giudicano che Paolo è colpevole e che la Giustizia lo condanna a morte
mediante il morso di una vipera (28,2-4); poi, al contrario, essi giudicano che Paolo, non essendo morto, è un dio (28,6)! Paolo (Luca) non
corregge l'errore: semplicemente, la sentenza di condanna è stata tolta e qui risiede il senso dello sviluppo narrativo del testo. Il Vangelo, non è
altro che la buona novella di una assoluzione!
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Spazi piuttosto che tempi
La struttura degli Atti: diverse proposte 3b
Modello ermeneutico: evidentemente, la lettura semiotica vede nel testo, così come esso è, indipendentemente dalla
sua “storicità”, dalla storia della sua composizione, dal suo rapporto con i realia o comunque con dati esterni al
testo e, persino, indipendentemente dall’intenzione letteraria del suo autore, una “grammatica narrativa” interna
che può essere riconosciuta e permette di cogliere nel testo, seguendo il filo del suo racconto, la parola o il
messaggio fondamentale. Nell'analisi semiotica ciò che conta è verificare se le figure del discorso narrativo
servano non a rappresentare cose o a fare dei resoconti degli avvenimenti, ma a significare questi stessi. Gli
elementi figurativi vanno presi per quel che sono, fatti di discorso e non descrizioni neutrali. E' una interpretazione
che permette di far venir fuori ciò che un libro rende pensabile e leggibile oggi al lettore: "non si tratta di una
attualizzazione che cercherebbe di ritrovare nella testimonianza delle origini della chiesa gli echi delle nostre
domande attuali. Non è una attualizzazione di questo tipo perché la costruzione dei percorsi figurativi e delle
ipotesi che essi suscitano fanno risuonare questo libro al cuore stesso delle questioni strutturali dell'umanità. La
testimonianza del libro risuona nel presente della lettura" (L. Panier, postfazione). Si segue il filo del racconto per
coglierne la Parola: così, per esempio, si comprende il kathéxès di Lc 1,3: "la scrittura ha meno il compito di
riportare l'esattezza dei fatti materiali che quello di riuscire a situare con esattezza l'insieme di questo tragitto [della
Parola che si è compiuta tra noi] dal momento in cui la Parola è stata vista come originante fino all'oggi in cui gli
avvenimenti che essa ha provocato hanno in noi il loro compimento" (p. 19). L'opera lucana serve dunque anche a
veicolare una continuità tra l'esperienza dei testimoni oculari e quella dei lettori di ogni tempo, rappresentati da
Teofilo e, come Teofilo, raggiunti a catena dalla trasmissione della Parola. La successione cronologica dei fatti e la
trasmissione della Parola che essi implicano si traduce in Luca geograficamente. "Il tragitto della Parola va da una
generazione all'altra come va da una cultura all'altra" (p. 21). La Scrittura, per Luca, diventa così costitutiva
dell'atto del trasmettere e si articola immediatamente sull'atto della trasmissione orale dei testimoni. Senza la
scrittura, è minacciata la "solidità" delle parole che hanno già trovato una eco nel lettore.
Obiezioni: quelle classiche alla lettura semiotica: perdita del rapporto con l’intenctio auctoris, afferrabile nel nostro caso
sia perché Lc la manifesta esplicitamente attraverso i suoi proemi sia perché mette in atto una strategia narrativa
chiara che permette di seguire intelligentemente, e con una certa conformità all’obiettività degli indizi letterari del
testo, l’articolazione e lo sviluppo del suo progetto narrativo.
Spazi piuttosto che tempi
La struttura degli Atti: trama geografica (fondamenti)
In tutte le diverse strutture presentate, persino quella semiotica, si vede come l’elemento geografico
risulti, di fatto, quello ineludibile e più determinante. Questo fatto è casuale o esprime l’intenzione dell’autore
al punto da potersi ritenere letterariamente e teologicamente strutturante?
1,6-8: “Questi (gli apostoli), dunque, riunitisi lo interrogavano dicendo: <è forse in questo tempo che intendi
ricostituire il regno ad Israele?> Ma disse loro (Gesù): <non appartiene a voi il conoscere tempi (chronoi) o momenti
(kairoi) che il Padre ha disposto in base al suo potere (exousia). Ma riceverete forza dallo Spirito Santo che sarà sceso
su di voi e sarete miei testimoni sia in Gerusalemme che in tutta la Giudea e la Samaria e sino al confine della terra>”
Il contesto di At 1,1-11 (dal racconto del Vangelo che ha Gesù come soggetto e protagonista al racconto in cui
soggetto e protagonista dell’annunzio evangelico sono gli Apostoli da lui scelti, cf. 1,1-2) e quello immediatamente
seguente di 1,12-26 (la comunità apostolica è viva e pronta alla testimonianza, cf. 1,14 e 1,21s.26). Si attende la
“promessa” (cf. 1,4s.8 e poi il cap. 2)
La cruciale questione del regno (cf. inclusione tra 1,3.6 e 28,31)
Spazi di testimonianza piuttosto che tempi di restaurazione
At 1,8: chiave del progetto lucano sul piano letterario….
“A chi legge non sfugge che esiste che una corrispondenza tra il mandato di Gesù risorto agli Undici in At 1,8 e lo
sviluppo del racconto. Per cui è ragionevole considerare ciò che Gesù dice come espressione dell’intenzione dell’autore
e come indicazione del suo programma narrativo” (N. Casalini)
…ma non solo: chiave di lettura teologica anche della storia e dell’identità cristiana
“Il libro degli Atti si apre con una gigantesca prolessi rappresentata dalla promessa del Risorto agli Undici (1,8). Il
posto di questa enunciazione, sulla soglia degli Atti, le conferisce un valore di programma narrativo, che va al di là
anche di At 28 (Roma non è ancora l’estremità della terra). Più che fornire il piano del racconto, 1,8 enuncia la
generazione cristologica della storia che seguirà: attraverso le gioie (e soprattutto i dolori) degli inviati, è la storia di una
promessa che diventa feconda. L’anticipazione di At 1,8 funziona dunque molto chiaramente come una chiave di lettura
per l’insieme del racconto” (D. Marguerat)
Spazi piuttosto che tempi
La struttura degli Atti: trama geografica 1 (proposte)
•1) Schema quadripartito, a partire dai ritornelli di 6,7; 12,24; 19,20 (Casalini)
I.1,1-6,7: La Parola a Gerusalemme
II.6,8-12,25: la Parola supera i confini della Giudea
III.13,1-19,20: la Parola si diffonde tra gli altri popoli
IV.19,21-28,31: la Parola giunge fino agli estremi confini della terra
Modello ermeneutico: In questo schema semplicissimo, gli elementi considerati strutturanti per la trama degli Atti sono due: uno di ordine
spaziale-geografico, evidentemente storico (il cammino dell’annunzio evangelico) e uno di ordine tematico-teologico, “storico” solo in profondità
(il crescere della Parola). Obiezioni: il carattere introduttivo e prolettico del primo capitolo viene un po’ mortificato; la “storia” della comunità
apostolica gerosolimitana, segnata dalla sofferenza dei testimoni (cf. incontro n. 8), viene privata del suo apice narrativo, il martirio di Stefano
che porta a compimento la testimonianza a Gerusalemme (divisione tra la sezione I e la II); la terza sezione ingloba poi praticamente tutto il
racconto lucano spezzando, però, in due la narrazione del terzo viaggio missionario (divisione tra la terza e la quarta sezione); il processo di
Paolo è inglobato senza soluzione di continuità con il terzo viaggio missionario (IV sezione).
•2) Schema in sette parti, in base al rapporto tra la geografia e il motivo della testimonianza (Fitzmyer)
I.1,1-26 La comunità cristiana primitiva
II.2,1-8,4 La missione di testimonianza in Gerusalemme (NB: rapporto Spirito - Testimonianza)
III.8,5-40 La missione di testimonianza in Giudea e Samaria
IV.9,1-14,28 La Parola è portata oltre: la testimonianza anche ai pagani (primo annuncio di Pietro e di Paolo ai pagani)
V.15,1-35 La decisione di Gerusalemme sui cristiani di origine pagana
VI.15,36-22,21 Missione e testimonianza universale di Paolo (secondo e terzo viaggio)
VII.22,22-28,31 Paolo imprigionato a causa della testimonianza della Parola
Modello ermeneutico: seguire il movimento geografico dei testimoni secondo 1,8 diventa determinante e il movimento geografico viene riletto in
base all’azione di testimonianza svolta dalla comunità, soprattutto nella sua forma martiriale nel contesto della persecuzione (cf. seconda
sezione chiesa gerosolimitana e settima sezione sul processo di Paolo). Obiezione: viene un po’ mortificato il ruolo dei ritornelli che sembrano
scandire il prosieguo degli avvenimenti (non si nota tanto né 6,7 né 12,24, né 19,20) e il carattere di transizione di alcune sezioni ad essi
collegate si perde, a scapito della elaborazione della geografia teologica del testo
Spazi piuttosto che tempi
La struttura degli Atti: trama geografica 2 (mia proposta)
A) 1,1-26 La comunità ricostituita in attesa dello Spirito (proemio e prologo con prolessi ellittica: promessa dello Spirito, promessa del ritorno del
Risorto, questione del regno)
B) 2,1-8,4 La comunità di Gerusalemme: la testimonianza fino al martirio di Stefano (6,7 ritornello connesso alla tappa gerosolimitana e 6,8 8,4 transizione preparatoria con la storia di Stefano)
C) 8,1b-12,25 Fuori da Gerusalemme: dispersione dei discepoli e arrivo in Siria. Ad Antiochia i discepoli vengono chiamati “cristiani” (12,24
ritornello connesso alla fine della missione di Pietro e all’inizio di quella di Paolo)
D) 13,1-15,5 A partire da Antiochia di Siria: la prima missione di Paolo ai pagani con ritorno ad Antiochia e l’insorgere della questione della
Legge (15,1-5 transizione da Antiochia a Gerusalemme). Cf. CARTA 1
E) 15,1-35 “Concilio” di Gerusalemme: snodo teologico (15,30-35 transizione da Gerusalemme ad Antiochia)
D1) 15,30-18,22 Ripartendo da Antiochia: secondo viaggio missionario di Paolo con ritorno ad Antiochia (18,18-22 transizione con prolessi
ellittica a riguardo dei Giudei in Efeso in 18,20s). Cf. CARTA 2
C1)18,23-21,14 Ripartendo da Antiochia: terzo viaggio missionario di Paolo (19,20 ritornello connesso alla tappa finale dei viaggi missionari:
19,21-21,15 transizione decisiva con varie prolessi sulla passio Pauli). Non si ritorna più ad Antiochia! Cf. CARTA 3
B1) 21,15-28,16 Da Gerusalemme a Roma: Paolo, sotto processo, testimone in catene. Cf. CARTA 4
A1) 28,17-31 La testimonianza apostolica giunta a Roma (epilogo aperto)
Modello ermeneutico: a partire dalle fonti a sua disposizione, dalla propria ricerca di “storico” e dalla propria esperienza di credente (discepolo
di Paolo?), Lc ha costruito un racconto degli “inizi”, un racconto di fondazione che fa tutt’uno con il Vangelo pur avendo come protagonista la
comunità credente dopo la Pasqua. Il lettore, tenendo conto dell’intenzione esplicita dell’autore (Lc 1,1-4 e At 1,1-2), deve cercare di tenere
insieme gli indizi topografici (rispetto degli spostamenti dei protagonisti e dei luoghi dell’annunzio), gli indizi narrativi e letterari che determinano i
cambiamenti di scena e scandiscono le grandi tappe del racconto (cornici spazio-temporali) ordinate in sequenza ma anche intrecciate tra loro
(mediante pericopi o sezioni di transizione, prolessi, sommari e ritornelli), riuscendo così a vedere in atto (insieme all’autore) negli eventi (la
storia raccontata, la history ricostruita da Lc) e nella loro articolazione narrativa (il racconto della storia, la story raccontata da Lc) l’azione
salvifica di Dio, di Cristo e dello Spirito mediante la chiesa (la teologia di Luca) cogliendo così nel racconto il messaggio, la buona novella
attestata da Lc.
Obiezioni:……
Lavori di gruppo I
• a) confrontare la geografia teologica degli Atti e
quella del Vangelo lucano (cf. Lc 1-2; 9,51-56;
13,32-35; 18,31-34; 19,41-44; 24,44-53);
• b) individuare personaggi, eventi, tempi (laddove
vengono indicati, anche con semplici avverbi),
spazi (collocazione geografica) e relazione tra i
personaggi (spazialmente collocati) negli eventi
all’interno delle tre sezioni dei viaggi paolini
(oppure: all’interno del primo viaggio);
• c) Osservare il movimento spaziale nei capp.
2,42-5,42 e il legame protagonisti-luoghi
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Lezione 1