ADOTTA UN DIRITTO Educazione all’identità e al confronto Scuola Media Statale “TERESA FRANCHINI” Santarcangelo di Romagna (RN) anno scolastico 2003/2004 Insegnanti: Maria Croci Lidia Gualtiero Alessandra Roccheggiani Struttura del PROGETTO Storia di “me” Percorso autobiografico Il mio nome La mia vita Gli oggetti Dentro di me Sentimenti La famiglia Entriamo Adotta un diritto Oggetti di famiglia Genitori e lavoro Interviste Il territorio Premessa Incontro con “l’Altro” Premessa Finalità generali • Creare le basi per la formazione di cittadine e cittadini responsabili, consapevoli dei diritti e dei doveri di ciascuno • Educare alla complessità, favorendo lo sviluppo di una cultura di pace e solidarietà In un momento storico particolarmente connotato da: eclatanti ingiustizie una cultura fondata sulla scissione , sul dominio e sulla violenza, la SCUOLA può e deve attivare nuovi percorsi educativi finalizzati al perseguimento del valore della PACE, sia nell’ambito dei rapporti personali che in quello comunitario. Ad attendere le nuove generazioni vi è, del tutto sconosciuta a quelle l’hanno preceduta, la scommessa di saper vivere in una società complessa, multiculturale e multietnica (Demetrio, 1997) Alla rarefazione dei confini geografici cui stiamo assistendo è inevitabile si accompagni un senso di smarrimento e di confusione della propria identità culturale L’Altro, di cui il nostro sentimento identitario necessita per perpetuarsi, si presenta oggi, a differenza di ieri, portatore di una cultura molto diversa dalla nostra Nella SCUOLA i/le giovani possono sperimentare modalità di relazioni e incontri tra soggetti e culture diverse, avvantaggiandosi dell’esperienza sia in termini di persona che di cittadino/a. Ogni persona se rispettata nella sua “cultura” diventa più disponibile ad ascoltare le voci degli altri, portatori di diverse “versioni e visioni del mondo”. Diventa prioritario promuovere, nell’ambiente educativo per eccellenza, delle attività che mettano in condizione i/le giovani di apprendere o ri-apprendere a: comunicare creativamente, avere “cura di sé” facendosi attori-autori della propria storia personale. Parole chiave per un’adeguata educazione interculturale: identità, storia di sé, differenza, apertura culturale, reciprocità dello scambio. Lavorare su questi temi nelle classi significa innanzitutto permettere alla storia e alle storie di ognuno di emergere. A tale scopo particolarmente efficace appare l’APPROCCIO AUTOBIOGRAFICO Le persone, gli oggetti, i luoghi … che ognuno ha incontrato e incontra nel proprio cammino sono i tasselli della sua identità. Riconoscerli, riappropriarsene è importante per capire chi si è, ma anche per poterne fare dono agli altri in un rapporto di scambio che possa far crescere anche a livello sociale. Appare importante incentivare nella scuola una cultura della memoria, dell’autobiografia, dell’attenzione per le storie di vita altrui. non solo come fondamento della vita individuale e comunitaria, ma anche come strategia di miglioramento. Nel progettare un percorso educativo che abbia come tema l’insegnamento dei diritti ai più giovani è necessario avere ben presente che è in gioco il rapporto dei soggetti con se stessi. Si potranno comprendere i diritti degli altri partendo dalla propria identità e dal confronto con i propri diritti. Entriamo nel vivo del progetto … Progetto di interclasse Classi IB - ID: il filo conduttore è stato lo sviluppo dell’identità: partendo dagli “oggetti d’affezione” si è esplorata e coinvolta la sfera emozionale del/della preadolescente nelle sue varie sfaccettature. Classi IID - IIIB - IIID: il percorso si è strutturato in un viaggio ideale che, partendo dalla consapevolezza di sé, attraverso la conoscenza della storia famigliare, del proprio territorio, è approdato alla valorizzazione della diversità come risorsa per raggiungere obiettivi comuni. Attività preliminare Autobiograficamente parlando … “Quando mi è stato negato un diritto … “ Cosa sono i doveri e i diritti La Convenzione sui diritti dell’infanzia Dalla lettura di giornali, settimanali, quotidiani e testi rilevazione e rappresentazione dei diritti oggi violati Selezione del diritto da “adottare”: “diritto all’identità” Dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo (fatta a New York il 20 novembre 1989) Articolo 8 - Gli Stati membri si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e le sue relazioni familiari , così come sono riconosciute dalla legge, senza ingerenze illegali Articolo 29 - Gli Stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità: ► di favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità [...] ► di inculcare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua Inizio del percorso autobiografico a partire … dal “disvelamento” della propria identità E’ IMPORTANTE SOTTOLINEARE CHE … L’esplorazione di sé tramite il racconto non si risolve nell’elencazione dei fatti, richiede densità, frequentazione contemporanea di più livelli, rinforzo dato dal ricorso alla pratica diffusa della digressione: liberando e liberandosi dall’ossessione dell’ ”andare fuori tema”, ”la digressione non indebolisce bensì rafforza la disciplina della composizione” (Kundera, 1986) Conosco meglio me stesso Il mio nome La mia vita fin qui Gli oggetti d’affezione Dentro di me Sentimenti colori ed emozioni Il mio nome MI PRESENTO Scegliere una delle possibilità … la più interessante, la più originale Il film del mio nome: chi, dove, quando, perché … ha deciso di chiamarmi così! Il rapporto che ho col mio nome (mi piace, non mi piace, mi corrisponde …) Vorrei chiamarmi così, perché … Quando mia mamma ha saputo che era incinta è stata felice per tutta la notte. Il secondo giorno i miei genitori sono andati a dirlo ai miei nonni e anche ai loro parenti. I nonni erano felici ma speravano che io fossi un maschio, perché in Cina dicono sempre che il maschio è più prezioso della femmina. Per i miei genitori invece era lo stesso: maschio o femmina era sempre il benvenuto. Quando mi hanno raccontato questa cosa ho capito che la mamma si era un po' arrabbiata con i nonni e sono d'accordo con i miei genitori: non si deve fare differenza tra maschio e femmina! Appena sono nata mi hanno guardato, hanno riso e mi hanno chiamato subito così "Huan huan" perché io fossi felice. Infatti il mio nome cinese Huan huan, in italiano si traduce con "gioia". Io non voglio cambiare il mio nome, perché è allegro … sia in cinese che in italiano! Huan huan - Gioia Avere notizie sulla mia nascita, sull'origine del mio nome e sul motivo per cui è stato scelto, è per me importante: è come scoprire nuovi tasselli del mosaico della mia vita. Quante volte, presa dalla curiosità, chiedo a mia mamma di raccontarmi della mia nascita […] Il nome Valeria le è sempre piaciuto, perché ha un significato importante. Mi dice sempre che deriva dal latino "valere" e significa " essere in salute". In realtà mia mamma aveva pensato quel nome, sia per il suo significato, sia perché le ricordava la sua migliore amica, Valeria, che non vedeva da anni. Mi diceva sempre che si trattava di una ragazza bellissima, mora con gli occhi neri come i miei, dolcissima, ma con un carattere forte e grintoso. Mia mamma desiderava proprio che diventassi come lei. Jun vuol dire bello, raffinato , e Jie significa eccellente, eccezionale e intelligente. Questi due ideogrammi insieme stanno molto bene. E poi esiste anche la parola “junjie” che vuole dire: saper come reagire in qualunque momento, in qualunque faccenda. “ “Saper anche scappare quando c'è bisogno di farlo... " aggiunse il babbo. Ecco, era deciso, sarei stato Junjie! A dire il vero, mi piacerebbe moltissimo il mio nome se lo pronunciaste per bene e non a casaccio: Giuggiola, Giugiolone, Gungi. Ma Junjie, un nome così facile... non ho capito perchè non lo sapete pronunciare per bene?! Beh ! So che proprio non ce la fate, quindi mi piace lo stesso anche se mi chiamate in mille modi diversi e mai in quello giusto! Quanti nomi ho, ragazzi! La mia vita fin qui Giornate passate con la mia famiglia nel divertimento o nella malinconia. Il mio passato non lo cambierei. Quando ero piccola passavo molto tempo con i nonni, non perchè i miei genitori non potessero tenermi, ma per il mio divertimento. Il nonno materno, dopo pranzo, veniva a fumarsi una sigaretta in casa mia , si metteva sulla panca vicino al camino e per me era quello il momento più bello. Prendevo spille, pettini, ciappi e ciappini e facevo finta di fare la parrucchiera. Il nonno era buono, non si lamentava mai, però alla mia età di nove anni e alla sua di settantaquattro il nonno se n'è andato in cielo. La mia vita fin qui è stata un gioco, ero protetto e potevo essere libero, ma adesso che la barriera della protezione dei miei genitori mi respinge io posso essere a rischio, in questo periodo mi sto chiedendo quanto ci vuole a costruire la propria barriera ed è per questo che lo chiedo ai grandi, ma loro non mi capiscono. Mi chiedono cos'è questa barriera, io glielo spiego senza però ottenere risultati. La mia vita fin qui è stata una gara con altre persone ed ho sottoposto corpo e mente a sforzi inauditi per sapere almeno una cosa in più degli altri. Cerco di essere il più bravo, ma non ci riesco e mi impegno sempre di più non perchè me lo chiedono amici o parenti ma per accontentare le mie esigenze. Sono nata nel 1990. Ero sola con la mia mamma perchè il mio vero babbo ci ha lasciate prima che io nascessi, perchè non si sentiva pronto per ricoprire un ruolo così importante. Ho saputo queste cose quando tutti i bambini e le bambine avevano un papà da coccolare; io invece potevo solo stare con la mia mamma che non c'era quasi mai perchè lavorava. Io stavo con mio nonno. Da quando sono nato ho sempre percepito una sorta di insicurezza che sta svanendo con l'andar del tempo. Fin da piccolo ero insicuro e non riuscivo a stringere amicizia con altri bambini o altre persone. Preferivo stare in disparte. Ma la cosa che mi dava più fastidio era che quando una persona mi spronava o mi prendeva in giro, io non riuscivo a controbattere, a reagire, a difendermi. Per un breve, ma per me molto lungo periodo, sono stato in solitudine, isolato dal resto del mondo; preferivo essere lasciato da solo, ero chiuso in me stesso, ma fortunatamente ne sono uscito. Oggi sono ancora timido, impaurito ma anche amichevole, gentile con le persone che mi circondano. Se l'esistenza di ogni essere vivente fosse come una mela, io, in questo momento, mi sentirei la buccia. Come la buccia di una mela , mi sento scartato, gettato via, trattato male, non tanto dagli amici, con i quali, anche se è normale ci sono litigi e scontri, ma dalla famiglia. La mia vita è cambiata dopo la nascita di mia sorella. Da allora ho dovuto dividere tutto ed essere meno coccolato e controllato. Fin da quando ero alle elementari sono stata presa in giro per la mia corporatura; è stato difficile sopportare per cinque anni le prese in giro, ma ora che sono alle medie non ci penso più. Ora sono cambiata, non sono più una ragazza che si chiude in se stessa e non ha hobbies. Ora sono più aperta. La mia vita fin qui è stata bella anche perchè è stata piena di alti e bassi. I miei genitori non conoscono molti fatti che hanno provocato i miei bassi; io non glieli ho raccontati perchè non voglio dare loro dei dispiaceri. Dovete sapere, però, che ho avuto soprattutto alti e la mia vita fino ad ora è stata piacevole, nonostante il trasferimento da Rimini a Torriana. La scuola nella mia vita è stata (soprattutto la media) uno strumento per mettere in moto i sentimenti. Fin da piccola ho sempre socializzato più volentieri con i maschi. Giocavamo insieme senza provare particolari sentimenti. Ora è più difficile giocare con i ragazzi, perché loro non ci accettano, ci vedono più deboli e poi, molto spesso, subentra la “cotta” che rende più complessi i rapporti. Se in questo momento penso alla vita che ho trascorso sulla terra, la prima emozione che mi pervade è la paura. Ho vissuto talmente tante esperienze, ho provato così tanti sentimenti che la portata di tutto questo mi sovrasta; quando mi ritrovo a pensare, a rivivere ricordi anche molto felici sto male. Il "fardello" dei miei quasi quattordici anni è molto gravoso per me, ma se penso che è solo una piccola parte di tutto quello che dovrò provare, sperimentare, affrontare e che il difficile deve venire allora sì che ho paura. Penso comunque che la vita che ho vissuto fino a questo momento sia stata molto positiva per me. Fatti indimenticabili, episodi che saranno alla base della mia vita futura. Ma se quando sarò grande penserò che la mia vita fino ai quattordici anni è stata un'inutile parentesi? Ho paura di essere dimenticato da me stesso. Fin da piccolo mi domandavo: “che cosa sarà di me?” Avevo ed ho ancora paura di crescere. Tutti immaginano il loro futuro, ma nella realtà accadono cose diverse, imprevedibili ed è proprio questo che mi spaventa. Sono nata a Rimini dove ho trascorso i primi due anni della mia vita; non ricordo molto di quel periodo, tranne qualche frammento: i gabbiani, l’odore del mare e un negozio di scarpe sotto casa. Poi mi sono trasferita a Villa Verucchio e sono andata alla scuola materna dalle suore. Quell’asilo era terribile! Le suore erano odiose e il cibo schifoso. Per non mangiare mettevo tutto nelle tasche del grembiule, che poi a casa svuotavo. Alle elementari ero in classe con mia cugina e avevo delle maestre fantastiche. La scuola, il posto, tutto mi piaceva, ma mi sono dovuta trasferire qui a Trebbio. Trebbio è un posto in mezzo al nulla, senza nessuna comodità. Oltretutto siamo vicine al fiume per cui d’estate è pieno di zanzare. La scuola elementare non era male, ma mi ci ero appena abituata quando ho dovuto cominciare le medie. Qui c’è un mosaico di amicizie e di bugie. Come sono scomode le medie! Gli oggetti d’affezione “ Ma consideri ognuno, quanto valore, quanto significato è racchiuso nelle nostre più piccole azioni quotidiane, nei cento nostri oggetti che il più umile mendicante possiede: un fazzoletto, una vecchia lettera, la fotografia di una persona cara … Queste cose sono parte di noi, quasi membra del nostro corpo; né è pensabile di venirne privati, nel nostro mondo, ché subito ne ritroveremmo altri a sostituire i vecchi, altri oggetti che sono i nostri in quanto custodi e suscitatori di memorie nostre.” (Primo levi, Se questo è un uomo) Marco festeggiava il suo primo compleanno quando la zia mi consegnò a lui; egli fece subito un'espressione compiaciuta e mi strinse a sé poi mi diede un morso con quei pochi ma affilati dentini sul naso e...ahi! Era iniziato il bello, o meglio il "ballo"; cominciò a sbattermi di qua e di là e per finire mi versò addosso anche del latte. Non si poteva pensare che quel bambino così tranquillo mentre dormiva, fosse una furia da sveglio, però ero contento di stare con lui soprattutto quando mi coccolava per addormentarsi. Marco però è cresciuto e pian piano mi ha abbandonato in un angolo; il mio posto l'hanno preso la play station e il meccano. Ogni tanto però mi tira fuori dall'angolino, io sono di nuovo felice e spero tanto che tornino i vecchi tempi. Forse tutti i miei amici mi vedono secchiona, seria e antipatica. Io invece mi vedo diversa, una bambina allegra, sportiva, altruista … che non crescerà mai. Tutto questo l’ ho scoperto durante questa attività e l’ ho dimostrato ai miei compagni e ai professori attraverso gli oggetti con cui mi sono presentata: un peluche che ancora oggi amo stringere tra le braccia, con cui gioco e rigioco senza annoiarmi mai; un porta fortuna d’ oro a forma di elefante regalatomi dalla mia maestra delle elementari; una lettera di babbo natale a cui scrivo ancora oggi. […] Passate circa due ore, il bambino mi prese nuovamente in mano e ....mi appoggiò su una scrivania di colore bianco, accanto a molte altre cose: un quaderno, un piccolo peluche a forma di topo e un elefantino color rosso opaco con una candelina sulla schiena. Lì c'erano anche molti altri oggetti come una pallina, un porta chiavi e un elefantino. Ci divertivamo un mondo insieme. Alla fine ci mise in un gigantesco scatolone dove c'erano molti altri sacchetti. E vi passai due giorni. Quando finalmente mi tirò fuori dal sacchetto , insieme ai miei amici , c'erano tantissimi bambini con molti altri oggetti. Per la precisione diciannove. Un bambino di nome Vincent iniziò a parlare di una piccola seghetta gialla. Ho capito ! ! ! Sono i compagni di classe di Davide, e lui mi deve descrivere! Che bello! Diventerò famoso! Dopo molti ragazzi che parlavano dei loro oggetti, che a me sembravano molto simpatici, Davide mi prese e mi rimise nel sacchetto al posto del piccolo portachiavi e... iniziò a parlare di lui!!! Addio al sogno di diventare una STAR! Ad un certo punto, Davide, mise via tutti gli altri oggetti, tranne me! Ma dopo mi resi conto che l'aveva fatto per non piangere. Perché gli veniva da piangere ? Ad un certo punto mi si accese la lampadina. E capii tutto. Io gli ricordavo sua nonna Ida che si era spenta quell'estate. Solo a pensarci venivano le lacrime anche a me. IL COLTELLINO PERDUTO Ieri ho perso un coltellino, e quella piccola perdita mi ha turbato esageratamente, tanto che oggi ancora sono col pensiero rivolto a quell’ oggetto, non senza deridere me stesso per un simile sentimentalismo. E' un brutto segno che la scomparsa di quel coltello abbia potuto turbarmi tanto. Fa parte delle mie bizzarrie, che posso bensì criticare e combattere ma non eliminare del tutto, l ‘affezionarmi moltissimo alle cose che ho posseduto a lungo, tanto che mi procura sempre un disagio, a volte perfino un piccolo dolore, il dovermi separare da un vestito o cappello o bastone portato per molto tempo. E quel coltello era uno dei pochissimi oggetti che fossero finora sopravvissuti ai mutamenti della mia vita accompagnandomi per decenni attraverso tutte le mie vicende […] (Hermann Hesse ) E’ importante nell’APPROCCIO AUTOBIOGRAFICO…. Sperimentare la possibilità di “raccontarsi” attraverso codici linguistici diversi, trasformati da obiettivi da perseguire, in strumenti polisemici per comunicare e comunicarsi in maniera più ricca e accessibile Dentro di me Dentro di me sento le parole che dice la professoressa e quelle belle mi rimangono impresse. Dentro di me vorrei sentire più amore per le cose che faccio ogni giorno. Vorrei che dentro di me ci fosse un’anima gemella che mi aiuti nel momento del bisogno. Solitudine Soli trascurati dal mondo d’inverno, quando in buio scende presto. Amici non trovati, nella mia solitudine guardo fuori dalla finestra triste e solo. Rimpiango le lunghe giornata d’estate dove la solitudine scompare. Felicità Felicità è un sentimento ricco di colori puliti e candidi Felicità è amore Felicità è spensieratezza Felicità è a volte trasgredire Felicità è un’emozione, una piccola scintilla positiva che suscita euforia e contentezza Felicità è tutto ciò che ti esalta Felicità ….. è un sogno, un desiderio che all’improvviso si tramuta in realtà. Vedo sento vorrei che ci fosse Dentro di me vedo una tempesta, un tornado di parole e pensieri che non troveranno mai voce. Dentro di me vedo un oceano burrascoso, vedo onde che si infrangono l’una contro l’altra, che si accavallano, che si calmano per poi ricominciare. Parrà strano ma non vorrei che ci fosse pace. No, io voglio che tutto rimanga com’è. E’ questa tempesta che mi fa essere diverso non amo la sofferenza cerco la mia identità E TU SEI FELICE Sei felice, perché con l’amico hai già fatto pace. Stai male ma gli amici te lo fan dimenticare, e sei felice. Sei felice perchè il tuo caro è felice. Felice è l’albero all’aperto, il bambino nel parco, lo studente e il suo bel voto, il cantante e la sua chitarra. La guerra è finita, la malattia passata. Un abbraccio, uno sguardo, un saluto. E tu sei felice. S O L O Solo in casa padrone dello spazio e del silenzio Come quando al mare d’inverno rompe la quiete della spiaggia lo stridio dei gabbiani Anche io cerco un suono ma non per paura Echeggiano nella mia mente urla festose di bambini È lontano il calore dell’estate Nel silenzio riposante si rilassa da solo il mare d’inverno Dentro di me sento una gran mancanza di responsabilità e impegno. Dentro di me vedo un gran caos, perché i miei genitori si sono separati e non so a chi rivolgermi per sfogarmi, non so con chi stare. Il caos lo vedo anche da quando mio nonno è morto. Vorrei che fosse ancora qui perchè lui con me era gentilissimo. Ora quando vado dalla nonna non mi diverto più. Sentimenti colori ed emozioni Amica è … L’amica è una farfalla colorata, un sole splendente, un fiore a primavera. L’amica è una brezza leggera Amico è … Un amico è la tua seconda ala un aquilone che colora il cielo nei momenti bui. Un amico è un fuoco che ti riscalda quando il freddo ti assale, un amico è una bibita che ti disseta quando sei nel deserto. Essere un Amico vuol dire guardare gli aspetti positivi di ogni persona. Amica è … Amica è un cuore che batte per te Amica è un fuoco che ti riscalda nei giorni di inverno Amica è due braccia che tin stringono dolcemente Amica è una porta sempre aperta Amica è una cagnetta che gioca quando ti annoi Amica è due occhi che non hanno mai sonno Amica è un sorriso splendente che ride ogni volta che ti vede Amica è il tuo secondo angelo custode Amica è il fiore più bello che sboccia il primo giorno di primavera Amica è il tuo cielo senza nuvole Amica è lo scrigno dei tuoi segreti Amica è la farfalla più colorata del tuo giardino Amica è la benzina del tuo motore Amica è la persona più importante che c’è. Fiore rosso I petali delle rose volano sfiorando la primavera Ricordo Il rosso mi fa ricordare l'estate.... Ho rivisto quelle vallate di terra ricoperta da un mantello verde con tanti tulipani. L'aria che mi circondava il viso era fresca. Ho risentito la voce dl mio babbo che diceva: " Guarda, ci sono le mucche!” Allora io mi giravo, sentivo il suono del loro campanello e provavo dentro di me tanta felicità. Peschi, mandorli e ciliegi in fiore I campi sono verdi Gli uccelli cantano felici il sole riscalda la terra Piccoli fili d'erba attaccati agli alberi che mossi dal fiato di Dio sorridono al nuovo arrivato Ai piedi della collina coperta dall'erba verdeggiante dei prati in fiore valle incantata. Sono mille i colori della primavera. Nuvole di colori si stendono sopra lingue di terra Il rosa del cielo il verde dei prati in fiore l'azzurro del mare limpido l'arancio del sole che sta nascendo Là disperso un arcobaleno che sfuma nel nulla Come il sospiro che ti mette felicità spunta l'arcobaleno sopra il prato in fiore di LILLA' Nel mare in tempesta le onde increspate dai venti impetuosi Nel calmo mare pesci di tutti i colori nuotano tra i coralli Spazio nero Spazio infinito Pianeti simili Pianeti diversi. In lontananza luci che brillano. Chi accende I lampioni del cielo? Nella notte Luna che si inabissa. Una voragine di mille sogni Conoscenza della storia famigliare Oggetti d’affezione di famiglia I genitori e il lavoro Dalle interviste Oggetti d’affezione di famiglia L'oggetto che rappresenta tutta la mia famiglia risale al 1934. Il mio bisnonno comprò una macchina da cucire ad una zia del mio babbo perchè, malata di pleurite, non poteva più lavorare nei campi. E' una macchina da cucire che funzionava a manovella, di colore nero e di marca Necchi, Come stemma ha un leone dorato. Nella sua lunga storia, fu seppellita in una capanna dal mio bisnonno e da mio nonno perchè non venisse portata via dai tedeschi in tempo di guerra. In questa capanna dove fu seppellita, i tedeschi stallarono una decina di cavalli che pestavano e facevano escrementi. Il nonno e tutta la famiglia erano preoccupati che la loro macchina da cucire andasse rotta. Ritornò alla luce nel 1944 verso la fine della guerra. Il mobiletto di legno che aveva la macchina era tutto scollato, ma "lei" funzionava ancora. Dal mio bisnonno è andata in eredità a mio nonno, poi al mio babbo che l'ha ristrutturata e portata agli antichi splendori. Oggi è un bellissimo oggetto ancora funzionante. Nel salotto, io e la mia famiglia, conserviamo con gran cura la credenza che ha fatto il nonno di mia mamma quando era giovane. Dentro questa credenza sono custodite le cose più importanti per noi: bicchieri di cristallo di ogni tipo, bomboniere di qualche comunione, cresima o matrimonio e in un cassetto a parte, ci sono tutte le foto di quando io e i miei fratelli eravamo piccoli. Per mia madre è ancora più importante perché è l’unico ricordo che ha di suo nonno. I genitori e il lavoro Fino ai tredici anni, non mi sono mai preoccupato seriamente di ciò che ne sarebbe stato di me e di quale professione dovessi abbracciare. Al pari di tutti i ragazzi, amavo e invidiavo certe professioni: cacciatore, barcaiolo, traghettatore, funambolo, esploratore polare. Ma soprattutto mi sarebbe piaciuto diventare mago. […] Durante la mia infanzia, questo desiderio di magia mirava a obiettivi esteriori, infantili. Mi sarebbe piaciuto, d'inverno, far crescere mele, riempirmi la borsa di oro e argento; sognavo di mettere fuori gioco i miei amici mediante incantesimi per poi svergognarli con la mia magnanimità ed essere proclamato vincitore e re; avrei voluto trovare tesori nascosti, resuscitare morti e rendermi invisibile. Proprio questo, la capacità di rendermi invisibile, era un'arte alla quale molto tenevo, aspirando ad essa con tutto il mio animo. E il desiderio di farla mia, al pari di ogni altro potere magico, mi ha accompagnato per tutta vita. (Hermann Hesse, Il Mago) Il meccanico, la ballerina, l'astronauta, il pilota, la maestra, il calciatore: tutti da piccoli abbiamo sognato lavori di questo tipo o altro… Anche i nostri genitori, tanto tempo fa, erano come noi, con poco passato, molto futuro e un sogno che monopolizzava ogni desiderio. Ma la vita non è un sogno, ognuno di loro è cresciuto fisicamente e non solo, ed ha seguito strade magari diverse da quelle ardentemente agognate; le convinzioni e le idee sono cambiate e sono giunti ad un lavoro che piace comunque, o forse non piace o non soddisfa per altri motivi. .......l'azienda che ora dirige si chiama MP ed ha sede a Viserba; è stata fondata da suo padre e lui era da sempre destinato ad ereditare l'azienda come poi è successo. Ha fatto il liceo classico fino alla quinta, ma proprio in questa classe ha abbandonato gli studi per la sua grande passione per il rock e la batteria. Da quel fatidico giorno ha salutato la scuola per sempre senza prendere alcun diploma. Quello rimarrà sempre il più grande cruccio della sua vita. .....Da piccola lei vedeva le cose molto in grande e le sarebbe piaciuto fare un lavoro importante che le permettesse di diventare famosa e di guadagnare. I lavori a cui ambiva riguardavano la scrittura o l'ideazione di qualcosa. Ora fa un lavoro diverso, ma che comunque va di pari passo col fatto di avere un'idea e di creare qualcosa: progetta e vende mobili. .......Da bambina voleva diventare una famosa ballerina, le piacevano le scarpe da ballo, il tutù e, un po' come tutte le bambine amava muoversi e dimenarsi a suon di musica. Però era grassa e non si poté mai occupare di ballo. E questa fatto cambiò per sempre la sua vita e le sue scelte. Si iscrisse al liceo scientifico e, dopo un percorso di studi tormentato, riuscì a conseguire due lauree: quella dell'ISEF e Sociologia. Fece l'insegnante di ginnastica ma, come è successo per i corsi di studio ci sono stati altri cambiamenti. Pratica il metodo Rolfing, cioè un massaggio terapeutico rilassante. Tutto è successo dopo essersi occupata di un bambino autistico con i muscoli atrofizzati. Si è specializzata in Germania in quest'arte terapeutica. Alla fine ha realizzato, per strade diverse, ciò che le piaceva fare: l'arte del corpo e ciò che si può fare con esso. Dalle interviste …… Le madri Sono sognati … Parrucchiera, maestra, cantante, ballerina, giudice, segretaria, assistente sociale , giornalista… La realtà … È difficile realizzare i propri sogni ma quando si è determinati ci si riesce. (È il caso di mia mamma che fin da piccola desiderava fare la ballerina e lo è diventata contro tutto e tutti!) La maggior parte delle mamme, al di là dei desideri, sono diventate casalinghe, collaboratrici domestiche o comunque lavoratrici dipendenti. Sulla scelta del lavoro e dei corsi di studi hanno pesato i condizionamenti esterni. Circa la metà delle mamme intervistate ha conseguito il diploma di scuola media superiore e alcune la laurea. Per tutte la prima esperienza lavorativa è stata fonte di particolari sensazioni: paura, nervosismo, incredulità, disagio. Una madre è addirittura svenuta. Dalle interviste …… I padri Lavori sognati … Da piccoli pensavano di fare lavori molto particolari (pilota, astronauta, calciatore…), ma quasi nessuno è riuscito a realizzare le proprie aspirazioni. La realtà… La maggior parte dei padri svolge un lavoro autonomo e quasi sempre più qualificato rispetto a quello delle madri. I padri, complessivamente, hanno conseguito titoli di studio inferiori a quello delle madri. Anche i padri il primo giorno di lavoro hanno provato emozioni negative, ma a differenza delle madri sottolineano quelle positive come autonomia, tranquillità, felicità, euforia. Conosco il mio territorio La Società Operaia di Mutuo Soccorso di Santarcangelo di Romagna Alla fine dell'800 in Europa e nel mondo le idee liberali e democratiche albergavano ormai nella mente di molti. Anche nella nostra nazione economicamente arretrata nascono i primi sindacati per risolvere quello che quasi in ogni stato rimaneva un problema di difficile soluzione, cioè la questione sociale e la difficile vita dei proletari. Per sanare questo dilemma nascono le Società Operaie di Mutuo Soccorso. La Società Operaie di Mutuo Soccorso Santarcangiolese è stata fondata il 4 aprile del 1869 da Ludovico Marini. Ludovico Marini è stato uno dei più noti borghesi illuminati di Santarcangelo, sindaco del Comune, di idee liberali secondo il modello Mazzini. Il simbolo che contraddistingue la Società Operaia di Mutuo Soccorso è rappresentato da due mani che si stringono, in segno di solidarietà e di aiuto reciproco Tra il 1880 e il 1885 erano iscritte 500 persone, di cui 130 erano donne, rappresentanti tutti i vari ideali politici del tempo, da quelli liberali a quelli socialisti. La Società Operaia di Mutuo Soccorso attraversò un periodo di limitatezza a causa dell’ascesa del Fascismo guidato da Benito Mussolini. I fascisti sciolsero tutti i partiti socialisti che aiutavano le persone in difficoltà e proibirono a questi gruppi e partiti di riunirsi La Società venne rifondata nel 1972 nella celletta Zampeschi con nuovi scopi: • organizzazione di feste fra le contrade • gite, festival, saggi di ballo e corsi di aggiornamento La stessa celletta Zampeschi è stata ristrutturata dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso. Il diverso Gli Stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità: [...] di inculcare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua Introduzione Incontro con il diverso Introduzione L'incontro con il "diverso", con l‘Altro da sé è stato, da sempre, un tema di discussione. Lo scetticismo e la paura ci hanno sistematicamente costretto ad allontanarci da tutto ciò che a noi non risulta familiare. Gli immigrati e le persone con ogni sorta di problemi diventano i diversi che dobbiamo emarginare. Tutto questo che, a volte solo per timore, si trasforma in discriminazione può accadere anche ai membri delle cosiddette fasce deboli della società. Anziani o, forse ancor peggio, disabili, possono essere lasciati da soli a vivere una vita in cui non riescono ad essere autosufficienti. ... L'incontro con i disabili mi ha molto colpito, io mi sono sentito molto fortunato rispetto a loro. Ci hanno fatto capire che qualsiasi cosa ti succeda, non ti deve impedire di continuare a vivere felicemente. … Parlando con Maurizio, che è un ragazzo affetto da sclerosi multipla, non mi sentivo "diverso" e lo vedevo non esteriormente, ma interiormente, dove lui è sano. L'anno scorso io e i miei compagni abbiamo avuto la possibilità di fare una recita parlando di noi e da lì ho capito che sono unico, differente da tutti anche se con alcuni condivido degli interessi. Io penso che per avere una convivenza pacifica bisognerebbe mettere da una parte i pregiudizi e dialogare come fecero gli Italiani per formare la Costituzione. .. Quasi sempre i giornali, le televisioni e tutti i mass media in generale riescono a travisare le notizie reali modificando la realtà secondo le innumerevoli comodità giornalistiche e televisive perchè fanno nascere delle vere e proprie credenze nella gente che pensa di conoscere tutto del mondo. Ma causa di questo fatto nascono delle ingiustizie sociali che portano alla progressiva emarginazione di un popolo. Questo è quello che è successo al popolo che volgarmente viene chiamato "zingaro". I Rom (questo è il loro vero nome) da sempre hanno dovuto subire persecuzioni; ogni parola rivolta a loro è ricoperta da pregiudizi e stereotipi che la stampa non ha fatto altro che ingigantire. ... Siamo andati all'incontro con Alexian Santino Spinelli (prof. universitario e musicista di etnia Rom) con dei pregiudizi: i Rom sono ladri, sporchi, bugiardi, spacciatori. Abbiamo visto invece che sono persone educate che hanno una cultura anche più "dignitosa" della nostra e sono un popolo più unito del nostro. ... Questa uscita ci ha fatto capire che i Rom, anche se vengono denigrati, hanno una propria cultura e tradizioni che vanno rispettate. .....Abbiamo capito quanto sia importante non dimenticare o, peggio, ignorare un popolo, perchè facendolo ci scorderemmo di vite, usanze, costumi che sono comunque patrimonio dell'umanità intera. Per questo la conoscenza e la curiosità saranno sempre fondamentali per considerarsi veri e propri cittadini del mondo.