MOBILE E WIRELESS: IN RETE SENZA FILI I nuovi strumenti cominciano a diffondersi nelle applicazioni per la gestione della forza lavoro sul territorio Restano i problemi del collegamento diretto tra sistemi informativi e dispositivi mobile, ma le ultime tecnologie sono sempre più promettenti a cura della redazione di Computerworld Italia Destinazione >> .... Il mobile è ormai una realtà. E in molti casi un vantaggio concreto per le aziende. Poter collegare attraverso dispositivi intelligenti gli addetti che operano direttamente sul campo è particolarmente importante nelle fasi di vendita e assistenza. È uno dei nodi centrali ‘storici’ per le aziende. E, spesso, non è una questione puramente tecnologica. Oggi molti di questi ‘sogni’ sono diventati possibili perché esistono sia le tecnologie, dai protocolli di rete wireless ai dispositivi palmari sufficientemente intelligenti ed evoluti per svolgere compiti simili, sia le idee e le best practice per realizzare concretamente l’azienda mobile. Perché gestire un addetto sul campo vuol dire metterlo nelle condizioni di accedere ai sistemi informativi centrali dell’azienda, alle applicazioni di business e ai dati. E questo comporta un lavoro di enterprise application integration (EAI) a livello di back-end dei sistemi informativi tutt’altro che banale. Mai come nel caso del wireless si può dire che la tecnologia sia stata finora anche troppo prolifica. Negli ultimi anni la crescita degli standard di comunicazione wireless sembra essere inarrestabile. La famiglia 802.11, con tutte le questioni di sicurezza ancora parzialmente irrisolte che porta in dote, le tecnologie di comunicazione telefoniche, come il GPRS e l’UMTS (ancora nella fase di passaggio tra promessa e realtà), il nuovo Wi-Max, che in teoria potrebbe risolvere definitivamente il problema del ‘mobile’ dato che garantisce banda sufficientemente larga e un raggio di comunicazione di diverse decine di chilometri – tante, forse troppe tecnologie. Senza contare che nemmeno la sincronizzazione dei dispositivi con i dati aziendali (un altro problema da non sottovalutare: cosa accadrebbe, infatti, se il venditore sul campo non fosse in grado di aggiornare il database clienti dell’azienda?) sembra più un problema: gli standard disponibili, come i pacchetti applicativi, sono molti. E si può scegliere tra quelli commerciali e quelli open source. Eppure i casi aziendali spesso riguardano aziende molto grandi. Come FedEx e UPS, i giganti USA dei servizi di spedizione, che per primi hanno investito e creduto nel wireless come elemento fondamentale per la crescita del loro business. Due approcci diversi con un solo scopo: ottenere un vantaggio competitivo. Prima che questi vantaggi possano essere apprezzati anche da realtà più piccole, però, sarà necessaria una seconda transizione: si dovrà passare dalla ricchezza della tecnologia alla semplificazione della tecnologia. Nel frattempo, però, non è il caso di restare qualche passo indietro. Magari guardando alle esperienze di Unicoop e della Regione Piemonte, i cui progetti sono particolarmente interessanti. Pagina 2 di 18 Wireless, ‘filo diretto’ con la sede aziendale Facilità di utilizzo e rapidi ritorni degli investimenti favoriscono l’automazione del workforce management A cura di Giuseppe Goglio La comunicazione tra il reparto direttivo di un’azienda e gli addetti che operano direttamente ‘sul campo’ è storicamente uno dei nodi centrali per le aziende con una forte focalizzazione sulle fasi di vendita e assistenza. In situazioni di questo genere l’evoluzione della tecnologia è riuscita gradualmente ad apportare benefici, ma sono ancora numerosi i problemi che i fornitori di soluzioni sono chiamati a risolvere. La necessità di un’ottimizzazione sempre più ‘spinta’ della componente logistica e l’esigenza di operare con tempi di intervento sempre più ridotti, favorisce l’introduzione di strumenti IT connessi in modalità wireless agli specialisti che operano con dispositivi mobili. Dai telefoni cellulari, ai più recenti smartphone, dai notebook ai palmari dotati di sistemi di comunicazione GSM, GPRS o UMTS, sono sempre più frequenti i dispositivi che necessitano di interfacciarsi con i sistemi informativi aziendali per leggere, trasmettere e sincronizzare informazioni, spesso in tempo reale. In parallelo a procedure organizzative più efficienti crescono però problemi legati a sicurezza e affidabilità delle varie soluzioni attualmente in commercio, che vedono impegnati i fornitori a combinare una varietà di hardware, software e standard di comunicazione diversificati. Automatizzare le procedure esistenti La gestione della forza lavoro sul territorio segue ormai da tempo regole e procedure consolidate. Ciò che di recente ha portato profonde innovazioni nel settore non è quindi la rivoluzione nel modo di concepire il lavoro, ma piuttosto gli strumenti e le tecnologie che hanno consentito di rivedere l’organizzazione in chiave di una maggiore efficacia e tempestività. “Può sembrare strano che per svolgere attività nel complesso tradizionali sia sempre più necessario un elevato tasso di innovazione e creatività - afferma Andrea Carofiglio, project manager di Nazca Ricerca -. In tal senso l’utilizzo dei PDA e di soluzioni wireless rappresenta senza dubbio un fattore di cambiamento radicale per quanto riguarda l’erogazione e la gestione dei servizi, anche se in effetti riguardo al futuro immediato di queste applicazioni ci sono pareri contrastanti”. Attualmente, complice la ridotta capacità di spesa della maggior parte delle aziende utenti, il dubbio principale non può riguardare tanto se le applicazioni di workforce management prenderanno piede, ma quando questo accadrà. Si va infatti diffondendo, non solo tra i fornitori di soluzioni ma anche tra gli stessi utenti, la convinzione che i vantaggi nel mantenere contatti in tempo reale con i lavoratori che si muovono sul territorio e la possibilità di poter consultare a distanza archivi aziendali costantemente aggiornati, a lungo andare risulteranno ben più vantaggiosi dei costi necessari a mettere in funzione la necessaria infrastruttura. “L’esigenza di mantenere la propria forza lavoro mobile in collegamento con in sistemi informativi aziendali è comune a tutte le aziende - sottolinea Tatiana Rizzante, senior partner di Reply -. La realizzazione di sistemi hardware e software a supporto di questa esigenza comporta oggi costi piuttosto contenuti, grazie alla diffusione di reti geografiche di comunicazione e l’introduzione di dispositivi mobili di dimensioni ridotte e di sufficiente potenza elaborativa”. Pagina 3 di 18 Benefici e limiti A fronte di un certo numero di casi pratici di automazione del workforce management che hanno prontamente evidenziato benefici evidenti, emergono anche gli attuali limiti della tecnologia e l’inadeguatezza di alcune procedure, ancora da raffinare. La mobilità al servizio degli utenti ‘mobile’ Due anni fa Wind si è rivolta a Oracle per sviluppare una nuova soluzione di sales force automation mobile basata su GPRS, con l’obiettivo primario di ottimizzare i tempi di order provisioning e di time to market della propria rete commerciale. Grazie all’ausilio di questa soluzione, gli agenti Le aziende che hanno già optato per commerciali Wind hanno ora a disposizione un sistema l’impiego della tecnologia mobile hanno che consente loro di automatizzare le funzioni di ricerca e avuto modo di verificarne gli innegabili invio di informazioni mission critical (gestione delle visite benefici: si parte da una migliore e delle trattative, verifica delle informazioni relative al cliente e registrazione delle attività) in modalità mobile, comunicazione nella relazione tra persone e utilizzando un semplice palmare che si connette a uno azienda, per arrivare a un miglioramento specifico portale Web. complessivo del servizio percepito dal cliente, passando per una maggiore velocità La soluzione è utilizzabile da Internet con un browser, dal palmare collegato via scheda cellulare GPRS alla rete nella trasmissione di segnalazioni, controllo aziendale, oppure in modalità offline, in attesa di dei tempi di risposta del personale e effettuare il collegamento per aggiornare i dati. I moduli individuazione dei punti critici offline sono sviluppati in modo perfettamente parallelo e nell’organizzazione. In sintesi, è facile allineato rispetto a quelli online: in questo caso la replica dei dati e gli aggiornamenti del client avvengono via Web, ottenere un significativo miglioramento in mentre il dispositivo è acceso ma non in uso. termini di efficienza. A completare il quadro positivo, l’aspetto più importante nella Il doppio binario di fruibilità dell’applicazione (online e decisione di seguire la strada offline) permette al venditore di eseguire trattative e funzioni di CRM anche in assenza di un telefono fisso e dell’automazione, vale a dire la anche quando la linea GPRS non è perfettamente stabile. dimostrazione di riuscire a ridurre i costi di gestione dell’intera attività di vendita e assistenza: “Una gestione via Web e via GPRS ha un costo decisamente inferiore rispetto a una telefonata, soprattutto se da mobile precisa Andrea Carofiglio -. Se moltiplichiamo la telefonata per il numero di squadre o persone sul territorio, si fa presto a valutare il risparmio”. Sarebbe però un errore pensare alle tecnologie IT nel settore mobile come totalmente prive di controindicazioni: “C’è chi sostiene che nonostante l’integrazione tra comunicazioni mobili e mondo Internet continui nel suo sviluppo - aggiunge Carofiglio -, questa non porterà nel breve a risultati interessanti se non per ristrette nicchie di mercato: le dimensioni fisiche del display dei telefonini, il peso dei notebook e l’autonomia dei PDA in connessione wireless rappresentano infatti limiti ai quali la tecnologia attuale sembra non dare ancora una risposta esauriente”. Come spesso accade in situazioni analoghe, la maggior parte dei problemi sembrano ‘difetti di gioventù’ delle applicazioni, proprio perché dimostratesi promettenti, cresciute a tappe forzate, spesso adattando soluzioni esistenti. “Nell’ambito delle problematiche gestionali sono già disponibili soluzioni mobile per le attività del personale dell’azienda ove l’utilizzo dei dispositivi mobile sia vantaggioso, in particolare per la logistica, la forza vendite e l’assistenza tecnica - afferma Silvio Cavaleri, direttore marketing di Microsoft business solutions -. L’accesso ai dati e alle funzionalità ERP è già possibile attraverso un portale con pagine Web realizzate per le ridotte dimensioni dei display dei palmari e presentate agli utenti riconosciuti”. Impieghi e tecnologie Le attività che possono rientrare nella definizione di workforce management risultano molteplici. Tra le più interessate alle possibilità di automazione, rientra la gestione degli addetti Pagina 4 di 18 alle vendite: “La convinzione che l’implementazione di soluzioni wireless rappresenti lo strumento più efficace per coniugare le esigenze di accesso alle informazioni con la mobilità richiesta oggi in ambito professionale - spiega Tiziana Valzelli, product marketing manager di Oracle -, porta alcuni settori, in particolare le aziende con forte sviluppo commerciale distribuito geograficamente, a sviluppare e utilizzare soluzioni di sales force management”. La tecnologia mobile non è però una prerogativa esclusiva del settore vendite. Esistono infatti altri ambiti nei quali l’automazione comporta la risoluzione di problematiche più specifiche, ragione per cui i tempi di sviluppo delle soluzioni risultano inevitabilmente più lunghi: “Oltre ai settori che tradizionalmente necessitano di soluzioni per la gestione della forza lavoro, per esempio quello assicurativo, il retail e il manifatturiero - afferma Bruno Berra, country manager Italia e responsabile mercato spagnolo di iAnywhere -, a livello locale ci rivolgiamo alle piccole e medie imprese in settori di mercato meno tradizionali, proponendo applicazioni pensate ad hoc sulle esigenze dei clienti”. Coordinare l’assistenza Il coordinamento delle squadre di personale tecnico che operano sul territorio è una delle attività ideali candidate a trarre i maggiori benefici dalle soluzioni di workforce management. Un caso significativo è quello realizzato da Nazca Ricerca per una azienda italiana di installazione di impianti e macchinari. “Il cliente aveva diverse esigenze che desiderava risolvere e che noi abbiamo, ove possibile, automatizzato - spiega Andrea Carofiglio, project manager della società -. Prima di tutto era necessario inserire il cartellino di intervento con gli estremi del cliente; quindi andavano riportati gli appuntamenti e le eventuali modifiche, infine c’era tutta una serie di informazioni relative alla squadra incaricata dell’intervento: assegnazione, storico interventi, descrizione del problema, utilizzo dei materiali, tempi e segnalazione di fine operazione”. La configurazione del sistema realizzato prevede uno o più amministratori (eventualmente collegati anch’essi da postazioni remote) che ricevono le richieste d’intervento e coordinano le attività, assegnando le mansioni alle diverse squadre. I compiti vengono quindi trasmessi ai tecnici sul territorio, i quali utilizzano un’interfaccia Web sui propri dispositivi cellulari o palmari per accedere alle schede dei nuovi incarichi, inserite nelle rispettive agende personali. Direttamente in sede d’intervento sono quindi aggiornati i dati di presa in carico dei lavori, delle operazioni effettuate e del dato di chiusura, ovvero di lavoro effettuato. A disposizione dell’amministratore c’è una serie di funzioni accessorie, come la segnalazione di messaggi inviati ai tecnici che non siano stati raccolti entro un certo orario e la realizzazione di un database a fini statistici con informazioni esportabili in Excel. Un ruolo importante, inoltre, è giocato da quelle tecnologie hardware e software che si rivelano meglio compatibili e di più facile integrazione con le architetture IT esistenti. “In generale, i device più utilizzati rimangono ancora i pc portatili, soprattutto per gli scenari in cui al ‘mobile worker’ viene richiesta una interazione esplicita e ripetitiva con i sistemi come quelli che richiedono l’inserimento di grossi volumi di dati da tastiera - afferma Tatiana Rizzante -. Strumenti compatti, tipo i PDA, si stanno invece rilevando ideali per supportare modelli di workforce management in cui è possibile ridurre o semplificare la componente di interazione con sistemi di scelta guidata o lettori di codici a barre e RFID”. Praticità, affidabilità e interfaccia sono le priorità della questione esaminata dal lato utente, mentre a livello di sistema è fondamentale garantire la massima versatilità: “Utilizziamo un motore PHP, che ha il vantaggio di offrire prestazioni elevate e compatibilità con differenti sistemi operativi e Web server - spiega Andrea Carofiglio di Nazca Ricerca -. I servizi così realizzati vengono resi disponibili su diversi canali attraverso un gateway XML che offre la possibilità di eseguire transazioni sia in modalità online sia in modalità offline, attraverso meccanismi di sincronizzazione dei dati”. L’occhio all’integrazione La natura particolare dei dispositivi utilizzati in ambito mobile introduce anche la questione dell’accesso ai dati dalle diverse applicazioni installate nel sistema IT aziendale, primi tra tutti i package gestionali. Diversi gli approcci che i fornitori di soluzioni sono oggi in grado di proporre: “L’integrazione con i sistemi aziendali può avvenire sia attraverso soluzioni di EAI che costituiscono un ‘bus’ comune tra diversi mondi applicativi - precisa Tatiana Rizzante di Pagina 5 di 18 Reply -, sia con un approccio orientato ai Web services, che consente alle applicazioni di ‘chiamare’ i servizi e ottenere le informazioni indipendentemente dall’applicativo che le richiede e dall’ubicazione”. La varietà delle applicazioni presenti in commercio rende sempre meno vantaggiosa la strada dell’installazione di ‘adattatori’ specifici per ogni sorgente dati e dispositivo terminale. Interfacce Web-based e i Web services stessi sembrano attualmente incontrare i maggiori favori: “La diffusione dei PDA tra i lavoratori ‘mobili’ consente oggi di poter parlare di estensione dei contenuti dai sistemi di backend e di applicazioni Web-based pensate originariamente per desktop e laptop verso i computer palmari - sottolinea Bruno Berra di iAnywhere -. In una situazione di questo tipo non esiste neanche la necessità di fare del training specifico, perché le applicazioni presenti sui palmari sono le stesse che gli operatori utilizzano abitualmente”. A che punto sono le tecnologie? La definizione di nuovi standard Wi-Fi sembra inarrestabile. Con il nuovo Wi-Max sarà possibile realizzare una copertura a celle capace di raggiungere anche l’utenza mobile di Gianfranco Ermidoro Nel biennio 2003-2004 la tecnologia Wi-Fi (Wireless Fidelity) si è confermata fra le principali novità di mercato, dimostrando una vivace capacità di crescita tecnologica e di estensione dei contenuti. Quando si parla di Wi-Fi, in realtà non si designa semplicemente una famiglia di prodotti per la costruzione di reti locali senza fili, ma anche un’offerta di connettività che sta cominciando a presentarsi come concorrente delle altre soluzioni tecnologiche a banda larga (DSL, UMTS, fibra ottica). In questo periodo, la tecnologia Wi-Fi è cresciuta sull’onda dell’incremento dell’utenza internet a banda larga. La vertiginosa riduzione dei costi di acquisto dei componenti di una rete wireless ne ha reso il TCO (total cost of ownership) vantaggioso rispetto a soluzioni di cablaggio in rame o in fibra, in tutte le situazioni in cui la rete locale è orientata primariamente a comunicazioni intranet/internet, senza particolari esigenze di prestazioni a livello Fast Ethernet o superiore. Non secondaria, ai fini di una maggiore accettabilità, è stata la progressiva integrazione delle funzionalità wireless nei chipset standard dei pc (si veda Centrino di Intel). Per l’utenza consumer può aver giocato la progressiva disponibilità di periferiche Wi-Fi in area entertainment: monitor tv, impianti hi-fi, dispositivi di registrazione o riproduzione, che intendono rendersi attraenti al consumatore proponendo una semplificazione dei crescenti problemi di home cabling. L’offerta di prodotti Wi-Fi, inizialmente basata su access point centralizzati e dispositivi riceventi per i singoli client installati su questi, si è progressivamente arricchita con l’integrazione di unità funzionali che altrimenti avrebbero dovuto essere acquisite separatamente: il modem di accesso alla linea DSL, il router/firewall, lo switch per integrare in una stessa rete a struttura mista stazioni ad accesso wireless e stazioni cablate. Nello stesso tempo, anche il dispositivo client si è evoluto, e oggi si presenta con numerose variazioni: non c’è più semplicemente l’alternativa unica tra scheda interna per il desktop e dispositivo PCMCIA per il portatile, ma anche unità su porta USB e altre interfacce, per esempio per l’impiego sui PDA. Pagina 6 di 18 Il pacchetto multifunzione risultante presenta prezzi estremamente competitivi, e risulta del tutto valido non solo per il consumatore privato, ma anche per la piccola impresa e per l’automazione di unità locali della media e grande impresa. Troppi gli standard in gioco In questo momento, il settore soffre probabilmente di un eccesso di standard. Il primo a raggiungere il successo, e il più facilmente reperibile fino a tempi recenti, è 802.11b, che opera sulla banda di frequenza di 2,4 GHz con una velocità massima di trasferimento di 11 megabit/secondo (Mbps). Questa però in generale scende intorno ai 5 Mbps in funzione della distanza tra gli apparecchi collegati, della configurazione complessiva della rete wireless, e di variabili ambientali. Alcuni produttori hanno proposto varianti di questo standard a velocità doppia, basate su modifiche proprietarie ai protocolli, e quindi utilizzabili solo disponendo di hardware in grado di riconoscere tali modifiche. Sicurezza, fattore chiave L’emergere di una quota significativa di utenza professionale in aree non percepite come protette pone il grave problema della sicurezza. Al momento esistono procedure e strumentazioni idonee a ridurre il rischio nelle comunicazioni wireless, ma non ad annullarlo con ragionevole certezza. Il problema nasce dal protocollo di cifratura WEP (Wireless Equivalent Privacy). I prodotti wireless oggi sul mercato utilizzano questo schema di cifratura, che però è affetto da un errore progettuale che consente a un utente malintenzionato di ricavare la password di rete. Er l’utenza professionale si raccomandano soluzioni basate sull’implementazione di VPN cifrate, ma a parte la non banalità di realizzazione, purtroppo anche queste soluzioni non sono sicure a fronte di attacchi di un cracker determinato e competente. Tuttavia, in materia di sicurezza il vero problema delle reti Wi-Fi è che spesso gli utenti, anche professionali e aziendali, non si preoccupano neppure di accertarsi che sia stata effettivamente installata e attivata la pur debole difesa WEP. In queste condizioni tutto quello che viene detto e scritto sulla rete wireless viene detto e scritto letteralmente ‘in piazza’. È di aprile 2004 la ricerca svolta da un celebre sito di valutazione hardware. Il gruppo, su due aerei da turismo, ha sorvolato a bassa quota il cielo di Los Angeles portando a bordo dispositivi di scansione basati sul protocollo 802.11b. Durante il sorvolo, gli apparati sono entrati in contatto con più di 4.500 access point, dei quali soltanto il 30% aveva attivato la protezione WEP. Mentre è possibile che una parte non trascurabile del restante 70% avesse attivato dispositivi di sicurezza di diverso tipo, quasi certamente un buon numero delle unità individuate erano del tutto indifese contro attacchi esterni alla sicurezza delle proprie comunicazioni in rete. Con il più recente 802.11g, la velocità massima prevista sale a 54 megabit/secondo. Si mantiene la stessa banda di frequenza (2,4 GHz) di 802.11b, ed è assicurata la compatibilità comunicativa fra dispositivi su questi due standard. Il nuovo standard inoltre dichiara miglioramenti nel raggio di copertura utile e maggior velocità di comunicazione a parità di situazione ambientale. Anche l’802.11g è stato oggetto di ‘reinterpretazioni’ proprietarie da parte di singoli fornitori, intese a portare la velocità massima nominale al doppio, naturalmente con gli stessi pro e contro già citati. A complicare le cose, esiste un altro standard, 802.11a, con la stessa velocità massima di 802.11g, ma una frequenza di esercizio doppia (5 GHz), che lo rende non interoperante con gli standard già visti, e con raggio di copertura un po’ minore. Non è finita. È già stato annunciato il Wi-max, ossia lo standard 802.16, la cui caratteristica è una grande estensione territoriale (fino ad alcuni chilometri di raggio), ovviamente di interesse soprattutto per i fornitori di servizi di connettività. Grazie a esso, infatti, sarà possibile realizzare una copertura a celle, non dissimile dalla struttura dei sistemi telefonici mobili attuali, e idonea a raggiungere anche un’utenza mobile. Sembra quasi inutile dirlo, ma anche questo standard sta già trovando aspiranti modificatori, per potenziare l’accessibilità da parte dell’utenza in movimento. Da tutto quanto abbiamo visto, si ricava comunque una conclusione: la tecnologia Wi-max ha potenziali i cui limiti non sono ancora raggiunti, e ha le caratteristiche per diventare una concorrente di tutto rispetto degli altri sistemi, fissi e mobili. Pagina 7 di 18 Wi-Fi per ogni esigenza di connettività? Secondo Assinform, a inizio 2004 in Italia erano presenti più di 500 hot spot, le ‘macchie’ territoriali all’interno delle quali è possibile accedere a comunicazioni in modalità Wi-Fi. Sono state create da una ventina di operatori, durante il periodo di sperimentazione del servizio, e in genere si trovano in zone di alto transito di clientela business, come aeroporti, aree congressi, alberghi, campus. Ci sono anche alcune iniziative condotte da pubbliche amministrazioni locali (Comuni). E non è facile dire quanti hot spot ‘di vicinato’ siano stati creati da Web-amatori intraprendenti. Al momento, Wi-Fi si presenta primariamente come una delle possibili modalità di connettività Web, ma con il prossimo arrivo di terminali capaci di connettersi sia in modalità GSM o UMTS, sia in modalità Wi-Fi, selezionando il canale più veloce a disposizione è chiaro che le distinzioni canoniche vengono gradualmente a smorzarsi. Ma c’è anche qualcuno che pensa già a connessioni con le reti fonia, fissa e cellulare. I servizi offerti variano, ma sostanzialmente si riconducono alle tipologie fondamentali di clientela previste, quella dell’utenza business in transito, e quella ‘stanziale’. In entrambi i casi, Wi-Fi è percepito come il meccanismo d’accesso flessibile, con capacità più o meno garantita, e differenziato fondamentalmente per le modalità di tariffazione e pagamento (pay per use o abbonamento, tariffe flat/a tempo/a volumi di dati). Da un punto di vista di strategie di marketing, Wi-Fi trova una validità particolare nelle aree in cui non si prevede a tempi brevi la disponibilità delle alternative classiche: fibra ottica, DSL. La concorrenza può essere vista nei servizi satellitari, che però in genere propongono funzioni aggiuntive alla semplice connettività, come il download di video, audio, videogames, il video on demand e altro. Sincronizzare i dati con uno standard aperto Nato per dispositivi mobili su reti Wi-Fi, SyncML fornisce anche strumenti di device management di Emiliano Brunetti Un’applicazione wireless ha bisogno di dati. L’affermazione è scontata, ma è proprio su questo punto che ruotano le innovazioni tecnologiche e la ricerca di chi è impegnato a livello tecnologico in questo campo. Le informazioni devono essere disponibili anche quando il dispositivo è offline, dunque si pone il problema della sincronizzazione dei dati con altre piattaforme. Se poi l’applicazione è aziendale, per esempio per la sales force automation, sincronizzare significa recuperare dati dalle fonti più disparate, prepararli, convertirli e renderli, in qualche modo, disponibili sulle Italiani nella Silicon Valley innumerevoli piattaforme mobile oggi in La sede di Funambol è a San Jose, in California, ma il CTO commercio. Sincronizzare tutto e in licenza GPL Verso la fine degli Anni ‘90 nasce l’idea di SyncML, il synchronization markup language, con lo scopo di creare un protocollo di sincronizzazione comune e adatto alle reti wireless. Basato su XML, può operare con trasporti diversi, da http a obex (object exchange protocol, una sorta di protocollo http binario ottimizzato per è l’italianissimo Stefano Furnari, esperto mondiale sulla sincronizzazione dei dispositivi e project manager di Sync4j (www.sync4j.org), progetto open source sponsorizzato dalla stessa Funambol (www.funambol. com). L’azienda ha scelto la strada dell’open source anche per i suoi prodotti (dual licensing GPL simile a quello di MySQL) per non essere vincolati ad alcun tipo di hardware o di software. Tanto che Sync4J è in grado di gestire la quasi totalità dei dispositivi oggi sul mercato, dal desktop al cellulare, dal tablet allo smartphone. Pagina 8 di 18 reti wireless) e può gestire tipi di dati che vanno dal relazionale ai dati personali (come vCard e agende). Il consorzio SyncML (www.syncml.org ) annovera tra i membri fondatori anche IBM, Nokia e Psion. È un protocollo che nasce per far comunicare tra loro i dispositivi mobili su connessioni wireless, ma funziona perfettamente anche via cavo. “Si applica senza problemi ci ha detto Massimo Cortili, vice presidente sales di Funambol - anche su altri tipi di trasporto. Nel 99% si usa http, ma si possono usare anche Bluetooth o un cavo. In pratica ci si svincola dal mezzo di trasporto del segnale. Per questo abbiamo scelto SyncML, per la flessibilità che ci permette di slegarci completamente dall’hardware”. Funambol ha anche sviluppato un server SyncMl (Sync4J) basato su Jboss, ma funzionante con qualunque application server J2EE. “L’anno scorso - ci ha detto Cortili - avevamo duemila download al mese, ma da quando abbiamo scelto di mettere tutta la piattaforma in licenza doppia abbiamo raggiunto i quattromilacinquento download”. Funambol, infatti, è una di quelle aziende che ha scelto la strada dell’open source. Ha cominciato ponendo in licenza BSD (sync4j.sourceforge.net) soltanto il motore di sincronizzazione, senza cifratura, strumenti di amministrazione e scalabilità. “Ponendo il progetto su sourceforge - ci ha spiegato Cortili - ci siamo accorti di avere un ottimo feedback di controllo della qualità. Di solito chi utilizza sync4j è un utente molto avanzato e dunque avevamo una serie di segnalazioni di bug molto utili. Così abbiamo deciso di ripetere l’esperienza per la piattaforma completa, che ora è gratuita per utilizzi non commerciali”. Si tratta di una dual licensing GPL, del tipo di quella adottata da MySQL, scelta per raggiungere un obiettivo ben preciso: essere la piattaforma meno costosa. “Abbiamo scelto la GPL anche per un punto di vista culturale - ha aggiunto Cortili -. Veniamo tutti dal mondo dell’open source e siamo contenti di lavorare per un prodotto che vada anche alla comunità. Ci sembra un valido compromesso per avere un’attività commerciale e lavorare anche per la comunità”. Dati e gestione dei dispositivi Le due parti fondamentali di qualsiasi piattaforma per la gestione del mobile, e dunque anche di SyncML, sono il data synchronization e il device management. La prima è autoesplicativa: sincronizzare i dati su diversi dispositivi in modo da avere sempre una visione coerente del dato. Nel caso di SyncML il data synchronization svolge anche alcune operazioni di application provisioning, controllando non solo lo stato di cosa è cambiato sul dato ma anche Sync4j, da freeware a prodotto dell’applicazione. Nel caso di cambiamenti, commerciale il protocollo è in grado di autogestire le patch da installare, senza particolari Il primo test su grandi numeri della piattaforma Sync4j interventi lato utente. risale al 2002. In occasione dei mondiali di calcio era stata La seconda parte, invece, è molto più complessa. Può voler dire praticamente di tutto. Tipico l’esempio di un progetto di sales force automation con più clienti in Europa: si realizza un’applicazione, magari in Java, in lingua inglese. Poi ci si accorge che un venditore di un altro Paese non parla inglese e non è in grado di utilizzare l’applicazione. “In questi casi - ci ha spiegato Cortili - è possibile accedere al menu dell’applicazione, se l’utente è in linea, e cambiare la lingua. Altre situazioni più delicate riguardano, per esempio, l’upgrade del firmware senza programmi speciali”. Ma gli strumenti di device management possono anche essere utilizzati in modo intelligente per gestire la sicurezza. “Con SyncML è possibile anche adottare una logica applicativa di sviluppata un’applicazione freeware, Soccer League, basata sul motore Sync4j e su un’applicazione J2EE lato client con embedded il client SyncML. Serviva per aggiornare la classifica del mondiali e girava su Palm. Piuttosto semplice, bastava mettere il Palm sul ‘cradle’ e con un’operazione di hotsync il client si collegava ad Internet e aggiornava automaticamente la classifica. In due settimane i download furono venticinquemila. “Da allora - ci ha detto Massimo Cortili, vice presidente sales di Funambol - il server non è mai andato giù. Visto il successo ottenuto, abbiamo controllato quanti concorrenti avevamo e ci siamo accorti che c’erano almeno una cinquantina di programmi simili ma il nostro era l’unico ad avere la sincronizzazione automatica”. Con gli altri programmi, invece, era necessario scaricare e importare il file della classifica aggiornato. “Il fatto ci colpì molto - ci ha spiegato Cortili - perché gli utenti del nostro programma erano comunque utenti avanzati, perfettamente in grado di prelevare e importare un file compresso con la nuova classifica. Ciononostante usavano il nostro programma. Così ci siamo convinti che l’esigenza di mantenere sincronizzati i dati tra i dispositivi in modo facile e trasparente sarebbe aumentata”. Il resto è storia di oggi. Pagina 9 di 18 sicurezza. Se, per esempio, un dispositivo è stato rubato, siamo in grado di eliminare tutti i dati presenti non appena il dispositivo ritorna online”. Tutto questo grazie alla grande flessibilità del formato, che è basato su XML. Lo stesso si può dire del server di sincronizzazione, il cui funzionamento è tremendamente semplice: ci sono dei connettori di vario tipo (dall’erp al database, compresi diversi tipi di filesystem) per il backend, e il server non fa altro che prendere i dati, trasformarli in XML e girarli al dispositivo mobile. Perché open? Anche se le possibilità sono tante, resta sempre il dubbio del modello di sviluppo. Non sono poi tante le aziende pronte a rivolgersi a chi sviluppa open source. Uno dei punti tipici sui quali i vendor proprietari fanno leva è l’ottimizzazione del protocollo di sincronizzazione. “È possibile che i protocolli chiusi siano più efficienti - ci ha detto Cortili - e non ho numeri a riguardo. In ogni caso stiamo sempre parlando dello spostamento di qualche centinaio di kilobyte: per quanto possa essere più veloce mi è difficile pensare a risparmi particolarmente elevati. In fondo la logica della sincronizzazione è proprio questa: spostare pochi dati con una certa frequenza”. Il guadagno della piattaforma open rispetto a quella proprietaria, al contrario, è evidente secondo Cortili: “Nessun vincolo hardware o software. Una volta installato è possibile cambiare una qualsiasi delle applicazioni di backend senza perdere il lavoro già fatto. Questo senza contare dei costi di licenza veramente bassi”. In attesa, aggiungiamo noi, che il mercato mobile decolli veramente. Finora ha attraversato la fase di ‘hype’ e curiosità. Forse il prossimo anno, con l’uscita di una serie di telefonini e dispositivi mobili finalmente adatti allo scopo, si assisterà una crescita di queste soluzioni. FedEx e UPS, testa a testa sul wireless I due giganti USA dei servizi di spedizione sono tra i primi ad aver creduto nel mondo del ‘mobile’. Ora la competizione si gioca proprio su queste tecnologie, con l’incognita dell’RFID Da tempo FedEx e UPS stanno cercando un vantaggio competitivo l’una sull’altra. Ora ciascuna si sta espandendo nel territorio un tempo dominato dalla rivale: UPS nelle consegne espresso e FedEx nei trasporti terrestri. Nel contempo stanno anche aggiornando le proprie applicazioni wireless per migliorare l’efficienza operativa: un requisito primario per ridurre i costi, aumentare la capillarità e incrementare la produttività. Negli ultimi 15 anni l’approccio delle due aziende alle tecnologie wireless è stato molto diverso. FedEx ha sempre cercato applicazioni all’avanguardia, mentre UPS si è mossa in modo più lento e regolare. rinnovando la propria base tecnologica circa ogni 5-7 anni. FedEx - che ha raccolto le sue attività di R&D e formazione in un’entità denominata in modo altisonante FedEx Institute of Technology - invece mette in produzione nuove tecnologie appena può giustificarne il costo e dimostrare un incremento di efficienza e benefici per i clienti. L’obiettivo finale però è lo stesso: usare le tecnologie wireless per gestire meglio i milioni di pacchi che scorrono attraverso dozzine di centri di raccolta e distribuzione ogni giorno. Di recente entrambe le aziende hanno aumentato l’uso di soluzioni di mercato, pur restando diverse nel modo di gestire l’innovazione nei due componenti primari del loro business: la raccolta/consegna e il packaging/indirizzamento. Entrambe infine stanno esaminando le potenziali applicazioni delle tecnologie RFID e GPS. Pagina 10 di 18 Il vantaggio wireless UPS e FedEx utilizzano varie forme di tecnologia wireless dalla fine degli Anni ‘80, di solito soluzioni proprietarie sviluppate con specifici fornitori. Più di recente entrambe si sono convertite a tecnologie standard, come le WLAN 802.11b, Bluetooth e GPRS, che garantiscono costi di sviluppo e manutenzione più contenuti, maggiori prestazioni, sicurezza e costi di acquisizione e installazione più bassi. Nonostante la similarità delle tecnologie adottate, però, l’approccio applicativo continua a essere diverso. Nel settore delle spedizioni un vantaggio competitivo non dura mai più di sei mesi e il segreto non sta nella tecnologia ma nel come la si usa. La borsa di New York è wireless con Java La borsa di New York (NYSE) ha implementato una nuova piattaforma di trading sviluppata in Java che include una personalizzazione per gestire la connessione wireless di strumenti 'handheld', come PDA e palmari. Forse questa è davvero la fine della famigerata 'sala delle grida' della più antica borsa nordamericana. La piattaforma è stata realizzata insieme a IBM, che si è occupata anche della parte relativa ai dispositivi mobili. Per il momento, però, gli ordini possono essere piazzati sia con i nuovi dispositivi sia con le tradizionali 'urla' nella sala. Il sistema ha passato diverse fasi di test e il rollout è durato più di un anno. Il TradeWorks, questo il nome della piattaforma, è costruito su J2EE e garantisce un throughput di oltre 40 volte superiore rispetto al sistema precedente. Si basa su workstation Linux personalizzate e server HP-UX equipaggiati con WebSphere. L'archivio di transazioni, ordini e dati dei clienti risiede invece su un mainframe zSeries con DB2. Non è stato un lavoro facile, nemmeno per Big Blue: secondo Burkhardt, infatti, sono stati necessari più di 100 miglioramenti perché la piattaforma J2EE di IBM potesse soddisfare i requisiti di business, piuttosto importanti, del NYSE. FedEx spesso adotta le nuove tecnologie non appena sono pronte, per esempio ha installato reti wireless 802.11 fin dal 1999. UPS invece ha atteso quest’anno per iniziare ad aggiornare le diverse tecnologie wireless tutte insieme, nell’ambito di un vasto programma per migliorare lo scanning e il tracciamento dei pacchi. Le due strategie però non contrastano fino in fondo: UPS non ha problemi a compiere passi intermedi se l’evoluzione tecnologica mostra nuove opportunità, mentre FedEx inquadra sempre i suoi esperimenti in un quadro di potenziali benefici a lungo termine. Raccolta e consegna Ogni secondo è importante quando si gestiscono 13,6 milioni di spedizioni al giorno, come fa UPS, o anche ‘solo’ 5 milioni, come per FedEx. Le tecnologie wireless permettono di risparmiare tempo prezioso durante il processo di consegna. Ognuna spende circa 120 milioni di dollari per gli attuali progetti wireless, suddivisi su tre o cinque anni, che è una cifra grande in assoluto, ma rappresenta comunque una frazione dei budget IT: ciascuna delle due aziende spende un miliardo di dollari l’anno in IT. Sia UPS che FedEx basano le proprie operazioni su dati in quasi-real time, e l’unico modo che hanno per raccoglierli e distribuirli con tale velocità è l’uso di tecnologie wireless presso le sedi periferiche, ma soprattutto sul campo. Come accennato, il sistema wireless di entrambe le aziende si basa sull’utilizzo in gradi e mix diversi di tre tecnologie base: 802.11b, Bluetooth e GPRS. Buona parte di queste è utilizzata da UPS e FedEx per collegare i propri corrieri, che, a decine di migliaia, ogni giorno girano per ritirare e consegnare pacchi. L’obiettivo principale è accelerare il processo senza intaccare la precisione e la qualità del servizio. Entrambe le società hanno quindi in distribuzione ai propri corrieri nuovi terminali portatili wireless, e stanno iniziando a sperimentare il wireless anche per altre apparecchiature. L’approccio FedEx FedEx ha fatto realizzare un nuovo terminale mobile, il PowerPad, che usa un collegamento Bluetooth per inviare le informazioni relative a un pacco, acquisite durante il ritiro, liberando il corriere dalla necessità di collegare il terminale alla base fissa sul mezzo per attivare il Pagina 11 di 18 trasferimento dati, il che fa risparmiare circa 10 secondi per ogni fermata (in molti Paesi, tra cui gli USA, la raccolta di FedEx avviene tramite dei cassoni piazzati sul territorio a intervalli stabiliti e accessibili agli abbonati, e svuotati dal corriere a scadenze determinate come in Italia fa la Posta con le buche delle lettere). FedEx calcola che in un solo anno l’utilizzo del PowerPad faccia risparmiare all’azienda circa 20 milioni di dollari sui suoi 40.000 corrieri. Il PowerPad è dotato anche di connettività a infrarossi (una porta IrDA), usata per inviare segnali di sblocco e blocco ai circa 50.000 cassoni per la raccolta visitati ogni giorno, eliminando il problema della gestione delle chiavi fisiche. FedEx sta già pensando di risparmiare altro tempo usando Bluetooth anche per questo: in tal modo il corriere non dovrebbe più allineare la porta IrDA del PowePad a quella del cassone. La cosa non è ancora stata fatta perché Bluetooth consuma più energia dell’infrarosso, per cui il corriere sarebbe costretto a cambiare più spesso le batterie del cassone, impiegando più tempo. Entro un anno, FedEx aggiornerà i PowerPad con connettività 802.11b: non ha ancora deciso che funzione assegnare all’802.11b, ma fedele alla propria filosofia ritiene sia più importante avere la tecnologia pronta per l’uso piuttosto che rischiare di perdere terreno rispetto a un concorrente. Terminali stile UPS La controparte in casa UPS del PowerPad di FedEx si chiama Delivery Information Acquisition Device (DIAD) IV. Funzionalmente sono molto simili, a parte il fatto che quello di UPS, distribuito in 70.000 esemplari, invia direttamente i dati all’azienda tramite una connessione cellulare. FedEx invece diversi anni fa ha installato i trasmettitori cellulari sui camion e ha scelto di mantenere l’architettura aggiungendo solo al terminale portatile, come abbiamo visto, una connessione Bluetooth per il collegamento al trasmettitore. UPS da parte sua già usava la connessione diretta da terminale sui precedenti modelli DIAD III e anch’essa ha deciso di conservare l’architettura del sistema pur aggiornandolo. Anche UPS userà Bluetooth nei terminali, ma per applicazioni come la gestione delle carte di credito dei clienti all’interno di edifici dove il segnale GPRS può essere troppo debole, oltre che per applicazioni interne Bluetooth, la roadmap arriva fino al 2007 alle sedi UPS come la trasmissione dei Il Bluetooth Special Interest Group (SIG) ha rilasciato dati orari di lavoro. L’azienda sta anche questa settimana una roadmap triennale per Bluetooth, valutando le potenzialità di Bluetooth per tecnologia wireless di corto raggio, con miglioramenti che semplificare gli studi su tempi e porteranno a triplicare la banda e a inserire il multicast dei movimenti, per esempio contare le volte segnali. Mentre la maggior parte delle applicazioni Bluetooth sono focalizzare sul mercato consumer, l'update che un corriere deve aprire o chiudere il che dovrebbe arrivare nel 2005 potrebbe portare a una portellone; deve uscire o entrare. Il costo nuova generazione di sensori da utilizzare nel mondo del per aggiungere una scheda Bluetooth al manufacturing. terminale è talmente basso che l’azienda UPS, il maggiore utilizzatore di questa tecnologia a livello ha deciso di farlo anche prima di trovare corporate, non è ancora certo di poter trarre vantaggio un’applicazione specifica per la dalle nuove caratteristiche introdotte nella roadmap, ha tecnologia. Anche il GPS sarà quasi reso noto l'azienda in una nota. Tuttavia, sono in molti a certamente aggiunto alle funzionalità del scommettere che queste estensioni potrebbero rendere Bluetooth una possibile alternativa alle emergenti DIAD IV. L’obiettivo è facilitare al corriere tecnologie ultra wide band (UWB). Il nodo da sciogliere è il reperimento di percorsi alternativi, per il consumo energetico. esempio nel caso di reindirizzamento di una consegna mentre è in transito sul I primi prodotti UWB dovrebbero arrivare il prossimo anno e, al momento, promettono velocità di circa 1 Gbit per camion del corriere. Se un cliente chiama secondo. Più o meno cento volte più dell'attuale ampiezza per un cambio di indirizzo all’ultimo di banda di Bluetooth. Considerando che il Bluetooth è già minuto, l’uso di un’applicazione di atlante una realtà, mentre i dispositivi UWB di basso costo stradale con GPS permette al corriere di secondo gli analisti non arriveranno prima di cinque anni, se i miglioramenti dovessero essere reali si potrebbe trovare facilmente il percorso verso la aprire un nuovo mercato. nuova destinazione. Pagina 12 di 18 La nuova opzione RFID Sia UPS che FedEx stanno esplorando a 360 gradi gli ulteriori benefici di business ricavabili dall’applicazione di altre tecnologie wireless. Due ambiti sono sotto particolare osservazione: le tag RFID, che sostituirebbero i codici a barre e il GPS, che permette di localizzare con precisione le unità sul campo. Il problema dell’RFID è che richiede forti investimenti, non tanto nei tag quanto nei dispositivi di lettura e scrittura dei tag, e inoltre lo sviluppo di modelli standard di dati per consentire ai diversi destinatari di utilizzare tag di varie fonti. Per giustificare il costo, il tag deve servire per contenere qualcosa di più di un numero di identificazione, che può essere benissimo espresso con un codice a barre. Comunque le due aziende sono sicure che il momento dell’RFID arriverà, è solo questione di tempo. Su un piano più generale, la migrazione completa al wireless richiede che sia UPS che FedEx sviluppino applicazioni wireless capaci di gestire le disconnessioni e che utilizzino una velocità di trasmissione dati più bassa. Il ‘Salvatempo’ di Unicoop: meno coda alle casse grazie all’open source Una soluzione innovativa basata su rilevatori portatili snellisce gli acquisiti all’interno dei supermercati. Palla (CIO): standard e approccio ‘make’ i nostri punti fermi di Roberto Galoppini La Unicoop Tirreno, cooperativa di consumo con oltre 640mila soci, 5.500 dipendenti, 71 supermercati (di cui 25 provenienti da Coop Tevere, recentemente acquisita) e sei ipermercati sparsi in Umbria e sul territorio costiero di Toscana, Lazio e Campania, ha recentemente realizzato una infrastruttura basata su Linux che consente ai clienti di acquistare i prodotti selezionati evitando le attese causate dalla lettura del codice a barre alla cassa. In pratica i clienti, dotati di un semplice lettore (Portable Shopping System, fornito da Symbol Technologies), durante il tragitto all'interno del supermercato possono leggere il codice a barre dei prodotti scelti. Giunti alle casse, restituiscono il lettore e pagano l'importo complessivo, risparmiando tempo e avendo l'opportunità di verificare progressivamente la formazione dell'importo finale. Una soluzione sicuramente innovativa per l'Italia che si avvale, a livello di sistemi informativo, di una gamma di strumenti open source che Unicoop Tirreno ha scelto di affiancare a quelli forniti da Symbol. Abbiamo raggiunto il responsabile dei sistemi informativi di Unicoop Tirreno, Massimiliano Palla, per discutere i dettagli dell'interessante progetto. "Abbiamo scelto il PSS di Symbol Technologies, ma la soluzione software offerta in bundle non era integrata col nostro sistema di gestione del punto vendita - ci spiega Palla -. Per usarlo avremmo dovuto replicare il database, cosa che abbiamo voluto evitare per il prevedibile carico di lavoro che ciò avrebbe comportato. Quindi abbiamo deciso di avviare internamente lo sviluppo del software, e col supporto del fornitore siamo riusciti a realizzare un sistema basato su Linux in grado di dialogare con i terminali Symbol. Oggi siamo in grado di installare il 'Salvatempo' anche nei piccoli supermercati, proprio in virtù dei ridotti costi di implementazione e di esercizio del sistema". Quali sono i vantaggi pratici apportati dal nuovo sistema? Cosa cambia per i clienti finali? Pagina 13 di 18 Secondo i nostri calcoli impiegano circa il 20% di tempo in meno a fare i loro acquisti, dunque hanno più tempo per scegliere e prestare maggiore attenzione alle promozioni e alle offerte disponibili. I più contenti sono gli uomini, come dimostra il fatto che solo un quarto di loro continua a fare la spesa in modo tradizionale. I terminali PSS sono facili da utilizzare e praticamente non richiedono nessun tipo di apprendimento, come risulta dai commenti degli utilizzatori raccolti nei punti vendita. Per quanto concerne le competenze, avete incontrato difficoltà a passare a soluzioni Linux? No, ma la nostra esperienza nasce proprio sui sistemi Unix, quindi per noi il passaggio da questo punto di vista è stato piuttosto naturale, e la stabilità che ci garantisce il sistema è per noi un notevole valore aggiunto, al punto che le considerazioni sui costi delle licenze non sono entrate in gioco nel momento delle decisioni. Inoltre, per quanto riguarda Linux e i servizi di rete disponibili su questa piattaforma, avevamo iniziato a svolgere progetti già da qualche anno. Dunque avete delle risorse interne dedicate. Non utilizzate servizi in outsourcing? Fin dall'inizio alla Unicoop abbiamo strategicamente puntato su un approccio di tipo 'make', così da avere sempre internamente le competenze necessarie alla gestione e all'evoluzione dei nostri sistemi. L'IT per noi è l'infrastruttura portante, non possiamo permetterci errori o ritardi eccessivi. Ci dica qualcosa di questa infrastruttura, quali sono gli elementi architetturali? Ogni punto vendita usa un server Linux su piattaforma Intel, la RAM a seconda dei casi varia da 512 Megabyte a 1 Giga di RAM, con sottosistema RAID da 36 Gigabyte. Il sistema in questa configurazione è in grado di gestire non solo la barriera delle casse, ma anche le applicazioni di back office e il Salvatempo. Il software utilizza un database Oracle, di cui siamo utenti dal 1989 e che al momento non intendiamo abbandonare, visto che le soluzioni open source disponibili non ci sembra offrano un'analoga affidabilità. Sembra di capire che, a parte la scelta di campo relativamente al database, gli elementi architetturali siano standard e vi lascino completa libertà di manovra per l'evoluzione del sistema. Non esattamente. I terminali Symbol al momento si avvalgono di un protocollo proprietario, sostituirli richiederebbe una nuova implementazione del lato server della comunicazione ed è per questo che, in generale, ove possibile optiamo per protocolli e formati standard. In questo modo abbiamo soprattutto una maggiore libertà nella scelta del fornitore. Come mettere in sicurezza la rete wireless Una buona progettazione dell'infrastruttura serve più dei grandi investimenti a garantire la sicurezza generale. L'esperienza della Regione Piemonte di Giuseppe Goglio In tempi non sospetti, verso la fine dell'anno 2000, la Regione Piemonte aveva cominciato a interessarsi delle potenzialità della tecnologia wireless. Negli anni seguenti un attento studio, e una fase di sperimentazione particolarmente accurata, hanno portato alla realizzazione di una prima infrastruttura senza fili a beneficio dei dipendenti interni. La sede dell'amministrazione a Torino è stata scelta come luogo pilota per l'adozione della connettività Wi-Fi, in modo da fornire accesso alla intranet agli utenti che devono potersi muovere all'interno dell'edificio. "Per adesso stiamo curando tutti gli aspetti, in particolare la sicurezza, di una sola sede – spiega Pagina 14 di 18 Mario Ancilli, responsabile del laboratorio ICT della Regione Piemonte -. Entro la fine dell'anno contiamo di coprire tutte e 14 le sedi regionali di Torino". I tempi in apparenza lunghi per la messa in opera della rete sono giustificati dalla volontà di allestire un servizio non solo efficace, ma con adeguate garanzie di sicurezza. La strategia seguita per ottimizzare questo aspetto merita un'analisi approfondita. Il lavoro della Regione Piemonte dimostra infatti che un utilizzo ragionato degli strumenti di sicurezza esistenti, pur se limitati, consente di raggiungere livelli di protezione più che sufficienti. Le prospettive del progetto I buoni risultati ottenuti in questi anni rappresentano per il laboratorio ICT uno stimolo a cercare ulteriori evoluzioni e perfezionamenti dell'infrastruttura. "Abbiamo condotto con successo sperimentazioni di connessioni point-to-point per la fonia su Wi-Fi - spiega Mario Ancilli -: i problemi li abbiamo avuti non tanto con la rete, ma con i dispositivi adottati, che si sono rivelati poco pratici". Intanto si sta già pianificando il passaggio allo standard 802.11g, in grado di offrire maggiori prestazioni senza bisogno di interventi di aggiornamento sull'hardware, e l'uso della smart card assegnata ai dipendenti regionali. Contenendo già i certificati digitali per l'autenticazione agli applicativi, la smart card sarebbe adatta in una logica di single sign on. Nel caso specifico, si è considerata la rete senza fili come 'untrust' e la si è isolata dalla rete di produzione attraverso un firewall. "Sono stati stesi nuovi cavi per il collegamento con gli access point, direttamente connessi con un unico switch con tecnologia Inline Power – spiega Ancilli -. In tal modo è stato possibile regolare l'alimentazione agli access point e quindi attivare o disattivare totalmente o parzialmente la copertura radio, così che fosse fruibile solo quando necessario. Per esempio durante l'orario di apertura degli uffici". Il segnale radio dell'access point è impostato con una potenza di 20 e 50 milliwatt, a seconda delle caratteristiche topologiche del punto di installazione. "Il buon compromesso dato dal posizionamento degli access point, dalla potenza del segnale e dall'uso di antenne semidirettive permette una copertura soddisfacente all'interno dell'edificio, ed una molto limitata copertura all'esterno". Sempre al fine di migliorare la sicurezza è stato adottato lo standard 802.1x, con una gestione più efficace dell'autenticazione e della crittografia WEP (wired equivalent privacy). Il client invia le credenziali all'access point, questo richiede al server Radius di convalidarle e, se la risposta è positiva, genera le chiavi di crittografia WEP a 128 bit che saranno restituite all'access point e al client. La soluzione prevede una gestione ciclica a tempo delle chiavi di crittografia, per garantire una maggior sicurezza evitando l'uso di chiavi statiche. Le richieste di connessione provenienti da dispositivi wireless (palmari o notebook) vengono filtrate da un firewall, che svolge anche la funzione di instradamento tra la rete Wi-Fi e quella fissa. I client non autenticati della rete wireless non possono raggiungere direttamente la rete aziendale, ma per avere accesso sono obbligati a dialogare con il server Radius, che insieme a un server DHCP è posizionato in una DMZ (zona demilitarizzata, cioè intermedia). Solamente una volta conclusa l'autenticazione gli utenti wireless ottengono l'indirizzo IP. Nonostante la rete wireless sia stata studiata per uso strettamente interno, è previsto anche l'accesso 'ospite'. Attualmente è riservato ai consulenti che collaborano con la Regione Piemonte, oppure ai tecnici che devono intervenire sui dispositivi, o agli ospiti intervenuti per incontri o riunioni. "È una procedura un po' complessa, che attualmente richiede ancora un intervento manuale. Dobbiamo ancora perfezionarla – sottolinea Ancilli -, ma pensiamo che in futuro potremo renderla più flessibile". Pagina 15 di 18 E la tecnologia ‘guiderà’ l’innovazione La quarta edizione dell’Infomobility & Telematics Forum ha evidenziato una tendenza importante: i servizi legati alla mobilità degli autoveicoli di Giuseppe Goglio È ormai qualche tempo che l’elettronica è sempre più parte integrante dei mezzi di trasporto. Al riguardo basti infatti considerare la recente stima di General Motors, secondo la quale all’interno di un abitacolo sono presenti sistemi governati da un numero di istruzioni nell’ordine delle decine di milioni e che arriveranno a sfondare il muro dei cento milioni entro il 2010. L’introduzione dei sistemi GPS ha inoltre aperto ufficialmente la strada alla realizzazione di vere e proprie applicazioni dedicate ai mezzi di trasporto. Sono però ormai al tramonto i tempi dove le funzioni di ricerca e indicazione di percorsi erano comunemente interpretate come l’espressione dell’informatica al servizio della mobilità. In occasione di Infomobility & Telematics Forum 2004, l’appuntamento annuale che si è tenuto in questi giorni presso il Lingotto di Torino, è emerso un fatto interessante e simbolo dell'evoluzione del settore: la possibilità di localizzare un veicolo sul territorio è solamente un primo tassello, a partire dal quale è possibile elaborare un’offerta di servizi particolarmente variegata e innovativa, che ha imparato a tenere in considerazione non solo l’aspetto tecnologico ma anche le componenti legate a costi e modalità di utilizzo. Più che dai convegni l’evento è stato caratterizzato dalla serie di stand all’interno dei quali un consistente numero di aziende ha presentato le nuove frontiere dei servizi associati alla mobilità nel comparto dei trasporti. Particolarmente significativa sotto questo punto di vista la soluzione che la locale Prototipo ha messo a punto grazie alla collaborazione di Microsoft e HP. L’esperienza maturata in dispositivi elettronici a bordo auto ha prima di tutto evidenziato la necessità di realizzare sistemi ‘slegati’ dall’autovettura, Microsoft e Fiat alleate per il wireless Microsoft ha messo a segno il più grande accordo nel settore automobilistico firmando una partnership, con Fiat, per lo sviluppo congiunto di un sistema per le telecomunicazioni wireless. Sarà installato su tutti i modelli di auto Fiat, Lancia e Alfa Romeo venduti in Europa. Per Microsoft, che tra i suoi clienti annovera anche Mercedes-Benz, BMW, Citroen, Honda, Hyundai, Toyota e Volvo, si tratta anche della prima volta che un produttore adotta la piattaforma Windows Automotive su una gamma così ampia di auto e marchi. Ed è anche la prima volta che la società lavora direttamente con un OEM per sviluppare una soluzione telematica completa da installare sulle automobili. Il nuovo sistema dovrebbe essere disponibile sulle auto Fiat a partire dal prossimo anno, e si baserà, oltre che sul software di Microsoft, su hardware realizzato in collaborazione con Magneti Marelli (anch'essa appartenente al gruppo Fiat) e sullo standard Bluetooth. In questo modo gli automobilisti, oltre a disporre di un GPS, potranno collegare i loro telefoni cellulari e i palmari con il sistema di bordo ed effettuare le chiamate tramite comandi vocali, senza distogliere mani e occhi dalla guida. Una connessione USB nel cruscotto consentirà anche di ascoltare la musica registrata su lettori MP3 o media player, e sarà possibile ricevere informazioni sul traffico tramite il servizio di infomobilità di Fiat bConnect. Microsoft e Fiat intendono collaborare anche per un sistema in grado di interoperare con la Controller Area Network (CAN) per la diagnostica dei veicoli. "Siamo in prima linea nelle tecnologie telematiche, essendo stati tra i primi produttori di auto a implementare su tutti i nostri modelli dispositivi come i servizi di infomobilità bConnect – dichiara Walter Mortara, senior vice president del product e process engineering di Fiat Auto -. E in questo 'business model' unico, in cui ricreiamo a bordo dell'auto il mondo e la struttura dei computer, siamo contenti di avere come partner Microsoft, una società che ha innovato molto nell'industria software e che vanta una grande esperienza nel progettare piattaforme flessibili". Mentre Fiat deve ancora decidere se installare il sistema solo su alcuni modelli o in opzione sull'intera gamma delle sue auto, Microsoft spera di poterlo proporre ad altri produttori. Anche se alcuni di essi, come General Motors, hanno già investito in analoghi sistemi proprietari e li stanno a loro volta già fornendo ad altri produttori. I primi prototipi dovrebbero arrivare entro la metà del prossimo anno, mentre per le specifiche la data presvita è il 2006. Pagina 16 di 18 Niente più ingorghi se l’auto è Wi-Fi Il Governo tedesco ha deciso di finanziare un progetto per un nuovo standard wireless per la comunicazione tra automobili. L'idea è di utilizzare le tecnologie 802.11a e b per formare reti wireless ad hoc tra automobili in modo da scambiare informazioni sugli ingorghi stradali e aumentare così l'efficienza e la sicurezza delle strade. Il Ministro della ricerca tedesco ha approvato un piano di tre anni per il progetto Network on Wheels (NOW), che sarà utilizzato anche dal consorzio europeo European Car2-Car Communication (C2C CC), di cui fanno parte le maggiori case automobilistiche europee, come BMW, DaimlerChrysler, Volkswagen, Renault e Fiat. Naturalmente prima che il consorzio possa definire uno standard europeo per la comunicazione wireless tra le automobili sarà necessario un lungo lavoro di test, che sarà svolto proprio all'interno del progetto tedesco NOW. I ricercatori svilupperanno e testeranno diverse componenti usando anche IPv6, si legge in una nota. Non appena due o più veicoli sono all'interno del range di comunicazione, si collegano automaticamente creando una rete ad-hoc. Viste le limitazioni di portata delle reti wi-fi, ogni automobile farà anche da router permettendo così di inviare messaggi oltre il range massimo di comunicazione. L'algoritmo di routing si baserà sulla posizione delle auto e sarà in grado di gestire i rapidi mutamenti delle reti ad-hoc. Ed è proprio lo sviluppo di algoritmi di routing sofisticati che renderà efficiente il progetto: le informazioni su un ingorgo in una corsia dovrebbero infatti essere passate alle auto della corsia opposta, che a loro volta passeranno l'informazione a quelle della corsia con l'ingorgo che sono ancora in tempo per cambiare strada capaci cioè di essere facilmente trasferiti da un mezzo a un altro: "Non si può legare un prodotto la cui tecnologia ha una durata di vita nell’ordine di mesi con una macchina che invece dura degli anni - spiega Luca Tonelli, informatics business unit director di Prototipo -. Di conseguenza, l’elettronica evoluta dell’auto andava separata dal sistema mobile". La soluzione realizzata è un insieme di tre componenti: un piccolo modulo da installare sull’autoveicolo in grado di raccogliere le informazioni secondo i recenti standard del settore, un dispositivo di elaborazione e trasmissione dei dati a discrezione dell’utente (smartphone, PDA, lettori dedicati o anche notebook) e uno strato software in grado di garantire la connessione con la sede remota. Oltre alle usuali funzioni di fleet managament, in questo modo è possibile accedere tramite web ai sistemi IT aziendali. A seconda della velocità della connessione e del contesto (per esempio veicolo fermo o in movimento), inoltre, la soluzione Prototipo è capace di regolare in automatico l’interfaccia, per esempio aumentando o diminuendo la dimensione dei caratteri o visualizzando solamente una parte dei componenti. La padovana Click&Find ha invece realizzato il proprio progetto prendendo spunto da un’altra esigenza: la possibilità di partire dalla localizzazione per realizzare una più ampia offerta di servizi. Tutto quello che viene fornito alle aziende utenti è uno scanner proprietario in grado di leggere codici a barre o etichette RFID, da utilizzare nel momento in cui le merci vengono movimentate. Le informazioni trasmesse ai server dell’azienda, che opera a tutti gli effetti da provider, sono quindi elaborate e inserite in un portale dove le aziende clienti hanno accesso riservato per monitorare ogni movimento del singolo automezzo. Gli stessi dati possono inoltre essere integrati con i rispettivi sistemi gestionali. Ma mobilità non significa solamente rilevare dati da oggetti in movimento. Well Engineering ha infatti sfruttato le potenzialità delle varie forme di connettività wireless per soluzioni particolari. Un apparato di fotocamera digitale ad alta definizione dotata di sistema operativo embedded basato su Linux consente, per esempio, di svolgere funzioni di monitoraggio geologico o ambientale, garantendo la trasmissione di immagini in modalità wireless nel giro di pochi minuti. Un principio analogo ha portato alla realizzazione di una soluzione che utilizza la tecnologia RFID associata ai PDA per ‘seguire’ le visite all’interno di una mostra. In un futuro prossimo l’azienda valdostana conta di sfruttare la stessa tecnologia per nuove forme di trasmissione delle informazioni basate su una localizzazione più personalizzata e contestuale. Complessivamente soddisfacente il bilancio dell’evento, che alla sua quarta edizione ha visto lievitare in misura sensibile la partecipazione: sono infatti state 1.500 le persone intervenute al Lingotto (nel 2003 erano state rilevate poco più di 1.000 presenze), che hanno avuto modo di raccogliere le nuove idee presentate dagli oltre cinquanta espositori e approfondire la conoscenza di questo mercato tutto sommato ancora agli albori. Pagina 17 di 18 GLOSSARIO Wi-Fi Abbreviazione di wireless fidelity, si riferisce ad alcuni tipi di reti locali wireless che utilizzano la famiglia di specifiche 802.11 802.11 Una famiglia di specifiche per la realizzazione di reti locali wireless sviluppata dal gruppo di lavoro dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE). Tutti gli standard della famiglia 802.11 usano il protocollo Ethernet e il Carrier Sense Multiple Access with Collision Avoidance (CSMA/CA). Wi-Max È un consorzio industriale che tenta di far avanzare le specifiche originali 802.16 di IEE per permettere accesso wireless a larga banda. Questa tecnologia dovrebbe permettere il funzionamento di applicazioni multimediali su connessioni wireless con un raggio d’azione di circa 40 kilometri. GSM Global System for Mobile Communication: un sistema di telefonia digitale particolarmente diffuso in Europa. Opera su frequenze di 900 o 1800 MHz.Testo definizione2 GPRS Il General Packet Radio Service è uno standard di comunicazione wireless a pacchetto che può fornire trasmissioni da 56 fino a 114 Kbps e collegamento continuo a Internet senza interrompere il servizio telefonico. E’ basato sul sistema GSM. UMTS Universal Mobile Telecommunication Service, un sistema digitale a pacchetto di terza generazione (3G) per la trasmissione di dati, testo, voce e contenuti multimediali su larga banda (circa 2 Mbps). Bluetooth Uno standard industriale che descrive come due dispositivi (telefoni cellulari, palamri, personal digital assistand o computer) possono essere collegati attraverso un collegamento wireless di corto raggio. RFID La radio frequency identification è una tecnologia radio che permette di identificare in modo univoco gli oggetti a quali sia stato assegnato un ‘tag’ compatibile. Sostituiusce in molti casi il metodo del codice a barre. Non richiede il contatto diretto con l’etichetta né che l’etichetta sia visibile da uno scanner laser. Documento reperibile, assieme ad altre monografie, nella sezione Dossier del sito http://www.sanpaoloimprese.com/ Documento pubblicato su licenza di IDG Communications Italia Copyright IDG Communications Italia Pagina 18 di 18