UNA PASSIONE PER TINA.
Tina Modotti, dopo l’ assassinio tra le sue braccia dell’ uomo che ama, Julio Antonio Mella,
scrive:
“El amor en las revoluciones no es una cosa aislada de las actividades, sino que
está relacionado con las actividades políticas…”
“ L’amore nella rivoluzione non è isolato dalle azioni politiche, ma è in relazione con
queste..”
Queste parole la presentano: una donna che milita ed ama. Anche il suo lavoro di
fotografa è dentro i confini della passione dei sentimenti e dell’impegno rivoluzionario.
Tina per spiegare il suo rapporto con la fotografia e cosa pensava di questa attivià
affermò: “ Sono solo una fotografa...”, ma Tina, in realtà, fu una comunista rivoluzionaria
con una vita intensa di sentimenti che anche fotografò immagini di rara potenza
espressiva.
Il 16 agosto 1896, Giuseppe Modotti e Assunta Modini hanno la loro terza figlia che
chiamano Assunta, Adelaide, Luigia; da bambina è Assuntina e poi Tina.
Il luogo della nascita è Borgo Pracchiuso, uno delle più antiche contrade di Udine, allora
Austria. In fondo alla via dallo stesso nome, via Pracchiuso si trova l’antica casa dei
Modotti. Tra l’oratorio trecentesco di San Valentinoi ed una casa anch’essa centenaria.
Ogni tentativo di trasformare casa Modotti in museo e centro di ricerca dedicato a Tina è
fallito. Una decina di anni fa la Caritas ha svuotato la casa e trasformata in asilo notturno.
Quest’ azione non sarebbe dispiaciuta a Tina, sempre vicina ai poveri, ma così si è perso
la memoria visiva dei suoi primi anni di vita, in una casa rurale di fine 800. Anche la lapide
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che la ricorda con scolpiti versi di Pablo Neruda è sulla facciata di un altro edificio. Una
vicenda emblematica di quale sia la vera terra di Tina. Non il Friuli, dove è nata, ma oltre
l’oceano Atlantico, il Messico dove ha vissuto anni di fervore artístico, di impegno politico e
vi è morta.
La famiglia Modotti è povera. Giuseppe fa l’ operaio, a volte falegname e a volte
meccanico Assunta oltre ad essere casalinga è cucitrice.
Le idee che circolano sono rosse. Il padrino di battesimo è Demetro Canal, uno dei primi
e più importanti socialisti del Friuli. Tina è sin da piccola un’ emigrante. Ha solo due anni
quando assieme alla famiglia abbandona Udine. Vive i primi sei anni della sua vita in
Carinzia, Austria, nelle vicinanze di Klagenfurth dove il padre aveva trovato lavoro. Molti
anni dopo ricorda ancora le manifestazioni del del primo maggio, i canti e gli operai con il
pugno chiuso alzato, le bandiere rosse. Quando nel 1905 ritorna dove era nata porta con
sè un po’ di tedesco e quelle immagini di lotta che non dimenticheà mai. Va alle
elementari, impara velocemente, è curiosa ed avida di sapere, mai la mancanza di denaro
le nega l’ istruzione e le fa conoscere lavoro e sfruttamento. Lavora prima come operaia in
una fabbrica di seta, la filanda Raiser poi come ragazza di bottega nello studio fotografico
di uno zio, Pietro. Qui si imbatte per la prima volta con la fotografia.É un primo
appuntamento con la sua arte, ma imporante. Pietro oltre ad essere un buon tecnico è uno
sperimentatore, ha vinto concorsi internazionali e Tina è pronta ad imparare tutto quello
che può.
Sono anni di fuga massiva da Udine e dalla regione, i friulani cercano fortuna oltremare.
Giuseppe con la figlia maggiore, Mercedes va negli Stati Uniti. Prima a Turtle Creek in
Pensilvania, presso un fratello Francesco e poi a San Francisco. A Frisco a causa del
terribile terremoto del 18 aprile 1906 aveva ucciso decine e decine di morti e distrutto
migliaia di edfici. Giuseppe giustamente pensa che l’importante attività di ricostruzione può
offrire oppportunità di lavoro.
Nel 1913 Tina ha diciassette anni ed entusiasmo da vendere. Con 100 dollari in tasca s’
imbarca a Genova nel piroscafo Mollteke ed attraversa non solo l’Atlantico, ma inizia un
viaggio nella geografia e nella storia dei primi anni del secolo scorso. L’ America delle
fabbriche, delle lotte operaie, degli IWW ed di Hollywood dove si producono le illusioni in
celluloide, il Messico dopo la rivoluzione,un laboratorio di esperienze con un passato
millenario, la Germania degli ultimi giorni della Repubblica di Weimer, l’ Unione Sovietica
del Comintern e del socialismo in un solo paese, la Spagna della Guerra Civile, la Francia
del Fronte Popolare, per poi ritornare nella patria che ama, il Messico. É nella terra che ha
scelto come sua che gli si spezza il cuore e muore giovane, a 45 anni. viene sepolta
nell’immenso cimitero dell’immensa Città del Messico, la Ciudad de los Muertos, el
Panteòn Civil de los Dolores. Prma della Conquista il terreno dove si trova il Panteòn era
chiamato Acatitlán Coscacoaco. Per Nezahualcóyotl e Moctezuma II era un giardino ed un
luogo di passeggiate e riposo, ora vi riposano per sempre ceneri e corpi. Di Tina restano le
ceneri, come ha chiesto in un suo testamento del 24 dicembre del 1924 “... en estas linea
expreso tambien mi voluntad de ser cremada.”
Anni prima aveva sepolto nel Panteón il primo marito, Rubaix de l’ Abri Richey, Robo, e il
suo più grande amore Julio Antonio Mella era stato reso ceneri nello stesso crematorio..
Molti artisti, muralisti e pittori, amici e compagni di lotta di Tina Modotti, Diego Rivera,
Alfaro Siqueiros, José Clemente ed altri abitano con lei nella Città dei Morti. Li fu anche
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cremata Frida Kahlo, le cui ceneri vennero però portate alla Casa Azul, la sua dimora a
Città del Messico, ora museo.
La tomba di Tina nella la zona povera, proletaria tra coloro per i quali in vita ha
combattuto. É difficile trovarla, se non vieni accompagnato, ma vi sono delle guide La
lastra di granito che la ricopre ha scolpite il suo profilo creato da Leopoldo Mendez se
parole di Pablo Nereuda
Tina Modotti hermana, no duermes, no, no duermes,
Tal vez tu corazon oye crecer la última rosa
De ayer la ultima rosa, de ayer, la nueva rosa
Descansa dulcemente hermana
Puro es tu dulce nombre, pura es tu fragil vida
De abeja, sombra fuego, nieve, nieve, silencio, espuma,
De acero, linea, polen se construyo tu férrea
Tu delgada estructura.
Nel viaggio al cimitero l’ accompagnano moltissime compagne e compagni, Frida Kahlo e
Diego Rivera, scrittori e poeti come Anna Seghers e Pablo Neruda. Immagino una tipica
giornata d’ inverno, ma con il cielo sereno e che il corteo canti l’ internazinale e l’inno
nazionale messicano. La bara è avvolta da una bandiera rossa con falce e martello, che
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verrà poi stesa sopra il tumulo, a fianco una foto di lei, giovane splendida, presa molti anni
prima da Edward Weston.
Questa sua prima tomba,trascurata, ma non non dimenticata, è una vera e propria opera
d’arte ed è vicina al cimitero degli italiani dove Tina ora è ricordata da una stele spartana
di pietra bianca, voluta dagli italiani del Messico. Vi sono scritti il nome, l’inizio e la fine
della vita. In cima alla stele vi è un’ovale con una foto in bianco e nero del suo bel viso.
Sotto, le ceneri.
Il giorno dell’ inaugurazione di quest’ultimo monumento parla Elena Poniatowska. Non
una commemorazione retorica, il solito miscuglio di elogi e misteri,ma semplici parole di
ricordo, un saluto ad un’amica che non conobbe. Cos’ inizia:
“Nessuno di noi sa quando o come morì. Tina Modotti lo intuì, perchè sapeva di essere
malata di cuore. Anche Vidali lo sapeva, da qui i suoi rimorsi.
Tina aveva visto tante atrocità durante la Guerra Civile di Spagna, tanti combattenti le
erano morti tra le braccia quando aiutava il dottor Norman Bethune a praticare le prime
trasfusioni di sangue -proprio lì in trincea, tra il fragore della battaglia-, tanti giovani la
chiamarono María con l'ultimo respiro, nell'Ospedale Operaio di Madrid, nel 1937, che non
credo che le importasse molto morire anche lei.
Non credo neanche che le importasse molto il luogo in cui sarebbe stata sepolta, anche se
a Vittorio Vidali, alias Enea Sormenti y Carlos Contreras, comandante del quinto
reggimento, importava, perché quando gli dissi a Trieste che Tina era ancora nella
sezione più povera del Pantheón de Dolores -quella delle tombe più umili, nascoste tra
l'erba e le foglie secche- e che la lapide -col suo profilo inciso da Leopoldo Méndez e
alcune strofe del poema di Pablo Neruda- era incrinata, gli si inumidirono gli occhi. Per
localizzare la tomba di Tina bisognava consultare un libro all'entrata del Pantheón de
Dolores, camminare un chilometro e dirigersi a una porta laterale, quella che oggi porta al
crematorio.
Tina Modotti
Pantheón de Dolores
Classe quinta
Lotto 5
Fila 28
Sepoltura 26
Neanche l'atto di morte fa giustizia a Tina. Al contrario, nel libro I-2 del Registro Civile, al
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folio 100 è scritto: giorno e ora di morte: si ignorano. Luogo di morte: isi ignora. Luogo di
inumazione: quinta classe. Ora, gli italiani del Messico la recuperano all'Italia, perchè sia
sepolta con loro in terra messicana. Recuperano le ceneri di una donna oggi leggendaria,
come Frida Kahlo, a cui era stata accomunata in una mostra dagli inglesi a Whitechapel e
dai messicani nel Museo Nacional de Arte . Recuperano una militante comunista che si
mantenne nell'ombra e agli ordini del partito (pur essendo stata una figura importante nel
Soccorso Rosso Internazionale), prima in Messico, poi in Russia e posteriormente in
Spagna.”
É Elena Poniatowska che mi fa conoscere Tina. Molti anni fa compro il suo libro Tinissima
in una libreria di Calle Corrientes a Buenos Aires. In 665 pagine di una scrittura fitta la
scrittrice racconta con forza ed in dettaglio i 46 anni di vita di questa donna. Il fine
settimana non esco e chiuso a casa divoro la biografia di questa rivoluzionaria Da allora
ho letto e visto tutto quello che potevo di Tina e continuo, stupito dai tanti che ancora si
fanno sedurre da questa modellla, attrice, fotografa,rivoluzionaria e scrivono, filmano
compongono poesie e teatro.
Un romanzo sulla sua vita dello scrittore cileno Josè Ignacio Valenzuela dal quale sarà
tratto un film, il cinema prima o poi doveva accorgersi di questa vita da pellicola, s’intitola
“Una mujer infinita”, “Una donna infinita”.Una donna dagli orizzonti senza limiti. E Tina
lo fu innanzitutto nel cuore della sua esistenza prima in Messico e poi in Spagna. Furono
anni di un vivere intenso e pericoloso, fotografò una terra eterna e rivoluzionaria, praticò
generosamente l’ impegno comunista, amò uomini come lei senza limiti Edward Weston,
Antonio Mella, Vittorio Vidali ed altri. Oltre “ Una mujer infinita”, un buon romanzo con
un bel titolo, ,è stato scritto molto su Tina. Alcune biografie anche romanzate sono oneste
e documentate come “ Tinissima” di Elena Poniatowska o “Verdad y leyenda de Tina
Modotti” di Christiane Berkausen. Altri libri o documentari lo sono molto meno,
telenovelas che per ragioni narrative riprendono fango ed ombre che la stampa borghese
messicana aveva gettato su Tina, sia da viva che da morta. Ne è un esempio, forse il
peggiore, il romanzo Tina di Pino Cacucci.
Dietro la sua vita ed anche la morte per questi autori c’è sempre la strega a sette zampe
del comunismo internazionale che agisce attraverso il malvagio Vittorio Vidali. Questi oltre
ad ammazzarle l’amato Antonio Mella, l’ avrebbe strumentalizzata trascinandola
nell’Unione Sovietica impero del male e nella Spagna del 1936, dove ci sarebbe stata in
corso non una guerra contro il fascismo internazionale, ma una faida tra comunisti,
trotskisti ed anarchici. Esagerazioni che distorcono Tina Modotti, che per tutta la sua vita
fece quello che a lei pareva giusto e fu perseguitata non dai partiti comunisti, ma dal
governo messicano o dall’OVRA fascista. Essere comunista per Tina significò
innanzitutto sentirsi sorella dei popoli del mondo, lottare per la pace, la giustizia,
l’uguaglianza e la libertà. Tina come milioni di persone allora ammirò Stalin.
Negare ciò significa offendere l’intelligenza, il coraggio e la sensibiltà di Tina Modotti ed il
significato delle sue scelte
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America, America.
Tina in America non trova l’america,i soldi, ma ben presto si fa conoscere in ambienti
culturali d’ avanguardia, nel teatro , nel cinema, ed innanzitutto incontra la fotografia.
A San Francisco, lavora come operaia in una fabbrica tessile, ma frequenta corsi di
drammaturgia del dopolavoro operaio di Little Italy. È bella e sa recitare. Si muove con
leggerezza e sensualità. È dapprima attrice di teatro. Nel 1917 Tina va in scena con la
Compagnia Città di Firenze ed interpreta Out of the Shadow ed Into the Sun
Nel 1917 sposa il poeta e pittore franco canadeseRoubaix de l’ Abraix detto Robo,
Con Robo si trasferisce da Frisco a Los Angeles e e ad Hollywood è attrice e di cinema
muto. Tre sono i film di cui si ricorda il nome : The tiger’s coat di Roy Clements del 1920,
Riding with death (1922) di Jaques Jaccard e I can explain di Gerge D. Baker. Solo il
primo può essere ancora visto. Al suo debutto una rivista di cinema la desccrive come una
femme fatale: “ pericolosa come una tigre i cui colori e toni sono, nella sua pelle e nei suoi
occhi.” “ La misteriosa visitatrice Miss Tina Modotti”, cos recita il titolo che annuncia la sua
entrata in scena. La pellicola è sfocata affascinante e scabrosa.
È interessante che Tina interpreti la protagonista, una domestica messicana, dalla pelle
scurita dal sole del Messico. Un segno del suo destino a sud della frontiera.
TINA E ROBO
Tina aiuta Robo nella sua attività artistica. Delle foto la ritraggono mentre compone con il
marito pitture batik su tela, La manualità può averla acquisito lavorando bambina nel
setificio di Udine. La casa dei due a L.A. è un ritrovo di artisti ed è qui che Tina conosce
Edward Weston, posa per lui come modella, impara un modo di fotografare e s’ innamora.
Messico e foto.
Nel Messico degli anni venti le fiamme della rivoluzione non si sono spente. Vi è la
rivoluzione culturale di Vasconcelos, la nascita del muralismo, la musica
La reazione di Robo all’amore della moglie per Weston è un viaggio in Messico dove
muore di vaiolo, il 9 gennaio del 1922. Tina arriva per i funerali ed è il primo incontro con il
paese che segnerà la sua vita. Ha 25 anni. É un periodo di lutti , però. Deve rientrare
immediatamente a Frisco per la morte del padre, Giuseppe.
In quei giorni di dolore per la perdita di un compagno e del padre cura la pubblicazione di
una raccolta di versi e prose del marito, The book of Robo e ne scrive la biografia. Tina ha
anche doti di scrittrice di cui si servirà innanzitutto in Spagna
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Nel Messico degli anni venti le fiamme della rivoluzione del decennio precedente ardono
ancora e tra tante contraddizioni e punti oscuri, l’assassinio di Pancho Villa, bruciano il
vecchio ed alimentano uno scontro sociale e politico.
Si inizia ad applicare la Costituzione del 17 e la riforma agraria Vasconcelos mette in atto
una vera e propria rivoluzione culturale nel campo dell’ insegnamento per
l’alfabetizzazione di tutti, nasce il muralismo. Si sviluppano letteratura, cinema, teatro e
musica. Il paese ed innanzitutto Città del Messico è un Emporio della Rivoluzione che
attira un numero impressionante di intellettuali, artisti e rivoluzionari. La poetessa cilena
Gabriela Mistral viene a collaborare la riforma dell’ educazione. T rovano ospitalità ed un
ambiente favorevole, i peruviani Magda Portal, ed Victor Raul Haya de la Torre, politico;
i nicaraguensi Salomon de la Selva, scrittore e Sandino, rivoluzionario; il cubano Antonio
Julio Mella; i rivoluzionari venezuelani Salvador de la Plaza, CarlosAponte ed i fratelli
Gustavo ed Edoardo Machado.
Un anno dopo la morte di Robo Tina ritorna assieme ad Edward Weston e a suo figlio
Chandler a Messico per viverci ed impegnarsi nella lotta rivoluzionaria, ma anche per
fotografarlo.
Edward Weston, 1926
Lo fa dal 1923 al 1930 ed introduce la pratica di una fotografia d’avanguardia. Impara la tecnica da
Weston, ma gli occhi e dietro questi, cuore e cervello sono i suoi. Alcune foto, innanzitutto le prime
quando impara a mettere a fuoco a misurare la luce e ad inquadrare il soggetto sono foto di fiori,
piante o cose, still life. Bicchieri del 1925, Rose del 1925, Cactus od altre.
Rose, 1926
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Tina impara da Weston, che afferma: “ Comprendere le regole della composizione prima
di fare una fotografia, è come comprendere le leggi della gravità prima di uscire a
camminare." ll rigore estetico dell’ inquadratura, ma molto prende anche dalla cultura di
quel tempo. Tina a Città del Messico vive in un ambiente intellettuale internazionale,
anche se periferico rispetto all’ Europa. Questo fatto aiuta Tina a porre le sue immagini al
centro del sapere fotografico di quel tempo. Le luci ed ombre delle sue foto sono dovute
alla luce abbagliante di quella terra, ma anche alla scuola impressionistica della fotografia
tedesca di allora. I fotografi Karl Blossfeldt, Albert Renger-Patzsh ed altri sono conosciuti
in Messico. Le analogie si fermano alla forma e si differenziano sostanzialmente nel
contenuto, più vicino alle immagini di Hugo Brehme che fotografò la rivoluzione
messicana. Hugo, tedesco nato a Eisenach ha uno studio fotografico a Città del Messico
conobbe Tina e influenzò la sua arte. Anche il padre tedesco, Guillermo Kalho della sua
amica Frida è un ottimo fotografo di architetture ed industrie.
La stessa inquadratura, il cui rigore deriva dalla scuola di Weston, ha nelle fote di
architettura e di strutture caratteristiche proprie. Angoli di ripresa e prospettive richiamano
l’ estetica del Bahaus.
Stadio di Città del Messico, 1926
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Il processo di trasformazione da una fotografia di fiori e piante a una di realtà sociali del
del Messico è influenzato dal lavoro suo e di Weston per dare immagini libro Idols
behind altars di Anita Brenner.
Tina ed Edward viaggiano per alcuni mesi in lungo ed in largo il Messico per fotografare
arte ed artigianato popolare. Visitano città, villaggi e campagne ed innanzitutto
attraversano un Messico scosso da instabilità sociale e politica. È in corso la guerra dei
Cristeros. L’ antica società messicana l’affascina, la miseria del popolo la colpisce. Dopo
quest’ esperienza la vita e la fotografia di Tina Modotti non sono saranno più le stesse.
La vita artistica di Tina si intreccia ben presto con il suo impegno sociale e politico e nel
1926 si deteriora il suo rapporto con Weston che ritorna negli Stati Uniti. Tina continua il
suo lavoro di fotografa, ma partecipa con maggior impegno alla vita politica. Nel 1927 si
iscrive al Partito Comunista Messicano, suggellando indissolubilmente il legame fra la sua
arte e la vita politica. Volge sua attenzione al mezzo fotografico come strumento di
indagine sociale. ritratti agli indios messicani, alla loro realtà e alla loro condizione umana.
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Partecipa alle manifestazioni in favore di Sacco e Vanzetti , contribuisce a creare e far
vivere organizzazioni antifasciste ed antiimperialiste. Frequenta intellettuali, esponenti
sindacali e figure ben note come Siqueiros, Rivera e Orozco, Il suo attivismo politico le
consente di pubblicare diverse fotografie su riviste di sinistra e, in particolare, diventa
fotografa ufficiale di “El Machete”, portavoce della cultura comunista, nato come la rivista
degli artisti iscritti al partito e divenutone organo ufficiale.
Durante questi anni Tina vive di una fama che la vede acclamata dal pubblico, ma vittima
anche di forti critiche per via del suo atteggiamento per un’epoca incapace di accettare il
suo essere fotografa, attrice e modella.
Nell’ autunno del 1928 diventa la compagna di Julio Antonio Mella, giovane intellettuale
cubano in esilio da Cuba. La vicinanza di Julio Antonio contribuisce a rafforzare l’impegno
fotografico-sociale di Tina.
Julio Antonio Mella
Pochi mesi dopo, il 10 gennaio del 1929, Mella viene assassinato da sicari del dittatore
cubano Gerardo Macado, proprio quando rincasa assieme a Tina.
Tina rimane profondamente scossa da questo dramma personale e politico. Inoltre è
indignata per i fango che la stampa borghese le getta contro accusandola di complicità
nell’ uccisione di Julio Antonio.
Il culmine del lavoro di fotografa è la mostra, inaugurata il 3 dicembre del 1929 nella
Biblioteca dell’ Università Nazionale, dove Tina espone tutte o quasi le immagini prese in
Messico dal 1923 al 1929.
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Una foto la ritrae seria ed austera, maglione nero e braccia incrociate. Lo sfondo sono
alcune delle sue opere tra le quali spicca una falce e martello ed in alto al centro un ritratto
di Julio Antonio Mella.
La critica loda l’estetica ed il contenuto delle fotografie. La sua amica Frances Toor in
un’articolo apparso nella rivista Mexican Folkwys, sottolinea i valori che le immagini
propongono ed i cambi sostanziali nella forma di guardare e conoscere la realtà del
Messico. Il messaggio politico e sociale e la forma cambiano profondamente quella che
fino ad ora era stata la fotografia nel mondo intero
“La primera exposición de la fotografía revolucionaria en Mejico” Cos’ si esprime il
pittore David Alfaro Siqueiros. É la più importante mostra di Tina che in pratica chiude con
il suo il suo impegno di fotografa. Scrive anche cosa pensa di questa forma di espressione
e comunicazione che non considera semplicemente pura arte. Il frammento finale del suo
scritto di presentazione, Sobre la fotografia dice:“La fotografia, per il solo fatto che solo
può essere prodotta nel presente e basandosi su tutto quello che esiste obiettivamente di
fronte alla macchina fotografica, si afferma come il mezzo più incisivo per registrare la vita
reale in tutte le sue manifestazioni. Da qui il suo valore documentario e se a questo si
aggiungono la sensibilità e la accettazione del tema trattato ed innanzitutto una chiara
orientazione del luogo che occupa nel divenire della storia, penso che il risultato sia degno
di avere una funzione propria nella rivoluzionene sociale, alla quale tutti dobbiamo
contribuire “Nella foto gli occhi di Tina sono tristi e preoccupati. Dalla morte di Mella sta
vivendo tempi duri. Gli assassini dell’uomo che amava hanno anche ferito la sua
tenerezza. Lo scrive come dedica ad una fotografia fattagli da Weston e che regala ad un
amico, Baltasar:
“ Baltasar, nessuna parola potrebbe potrebbe esprimere meglio di questa faccia la
tristezza e la pena che sento nel non poter dar vita a tutte le meravigliose possibilità che
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intravedo e che esistono già in germe e che solo aspettano il fuoco sacro che dovrebbe
venire da me, ma che al cercarlo lo trovai spento. Se mi permetti usare la parola sconfitta,
ti dirò che mi sento sconfitta per non aver altro da offrire e non tenere più forza per la
tenerezza.
TINA TRISTE
Nel frattempo la situazione politica si deteriora, precipita. Il 5 febbraio 1930 Daniel Flores
attenta alla vita del presidente Ortiz Rubio e subito dopo si scatena un’ondata di
persecuzioni ed imprigionamenti di comunisti e rivoluzionari. Anche Tina Modotti viene
colpita ed incarcerata. Rimane 13 giorni in prigione dove inizia uno sciopero della fame
contro l’ingiustizia che le viene fatta. .
Que viva Mexico! Tina e Sergei.
Sergei Eisenstein in Messico
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Tina abbandona, cacciata via , il Messico nel Febbraio del 1930, nel dicembre dello stesso
anno vi arriva Sergei Eisenstein. Entrambi sono artisti e comunisti, lei più militante
rivoluzionaria di quanto lo fosse il regista sovietico concentrato essenzialmente sul proprio
mestiere artistico. Il paese è lo stesso.
Che Tina Modotti sia stata musa ispiratrice anche per Sergei Eisenstein è un’ ipotesi con
fondamento. Le immagini in movimento fanno tesoro delle immagini fotografiche scattate
anni prima da Tina. Il cineasta non incontra la fotografa, ma lo stesso ambiente culturale, e
l’ evento principale della realtà di allora, il muralismo. Percorre la stessa geografia, ma
innanzitutto conosce le foto di Tina pubblicate tra il 1928 e 1930 nella rivista tedesca
Arbeiter Illustrierte Zeitung: Nino con sombrero, Hoz y mazorca, Mujer con niño ed
altre. Sono immagini di alto contenuto sociale che mostrano un Messico ancora scosso
dalla rivoluzione che reclama terra e diritti. Nel tempo trascorso negli Stati Uniti Eisentein
sicuramente sfoglia, anzi studia, la rivista Mexican Folkwais di Francesc Toor dove si
narrano costumi popolari, archeologia, feste tradizionali utilizzando foto di Tina
Il Messico che una ritrae e l’altro filmanoè lo stesso “ México durmiendo. Mexico
esclavizado. México hirviendo y, finalmente, luchando. México revolucionario” come scrive
Tisse.
Tina conosce Sergei a Mosca nel 1933. Lo racconta iíl pittore Pablo O’Higgins: “ Ella me
dijo che Eisenstein acababa de de regresar de Mexico y que seria bueno ir a verlo. Lo
visitamos y constatabamos que estaba muy triste porque aùn no habia llegado su material
filmado en ese país..”, ma l’ incontro è anche ricordato nella stessa biografia del regista:
Yo, memorias immorales.
Un’esperienza emotiva e culturale intensa è guardare allo stesso tempo le foto di Tina ed i
films tratti dalle riprese di Sergei in Messico: Que viva Mexico! , Più che qualsiasi saggio
su tema diventano allora chiare influenze o per lo meno affinità
Fotogrammi di Que viva Messico!
Germania ed Unione Sovietica.
All’ uscita dalla prigione le autorità messicane danno 48 ore per abbandonare il paese. È
la fine di febbraio del 1930, con la nave olandese Edam parte verso un futuro incerto.
Con pochi soldi in tasca Tina vende la sua macchina fotografica Graflex a Lola Alvarez
Bravo. È una separazione dolorosa, è con la Graflex che Tina ha fotografato il Messico. La
Graflex continuerà a farlo, Lola diventerà uno dei migliori fotografi messicani.
È compagno di viaggio e di quel periodo della sua vita Vittorio Vidali, conosciuto a Città
del Messico nel 1927.
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VIDALI NELLA NAVE VERSO L’ EUROPA
Questi ha in mente di andate a Mosca, mentre Tina vuole stabilirsi a Berlino per poi,
clandestinamente, entrare in Italia. Nel porto di Rotterdam l’ OVRA ed il console italiano
tentano l’ estradizione a Italia, ma gli avvocati del Soccorso Rosso olandese riescono a
farla proseguire in , da città per Berlino, dove avendo un passaporto italiano può resare
sei mesi senza visto. Berlino sta vivendo gli ultimi giorni, di posto ideale per intellettuali ed
artisti progressisti, Hitler prende il potere nel 1933, ma il nazismo è gia un onda in crescita
che spazza via comunisti e democratici.
Come fotografa Tina capisce di non avere né presente né futuro in Germania. É
conosciuta, la rivista Arbeiter Illustrierte Zeitung ha pubblicato sue foto, in settembre può
allestire una sua mostra nello studio dell’amica e fotografa LotteJacobi, ma capisce chi i
membri dell’ Associazione di Fotografi Operai possono interpretare la realtà tedesca
meglio di lei. La luce ed il cielo di Berlino le sono estranei, la sua Graflex per il suo peso
non è adatta per i reportage richiesti. Di questo periodo rimane, purtuttavia di questo
periodo rimane una bella foto, Pionieri del !930. Quattro ragazzini sventolano due bandiere
che si immaginano rosse. Il Partito comunista italiano respinge una sua domanda di
lavorare clandestinamente in Italia: manca da troppo tempo, non conosce l’ambiente può
essere un pericolo per lei ed i compagni italiani.
Non resta che la possibilità di viaggiare a Mosca dove Vidali lavora da metà aprile nel
Comitato Esecutivo del Soccorso Rosso Internazionale. L’ 8 ottobre l’ ambasciata
sovietica di Berlino le concede il visto di entrata, il 10 ottobre arriva a Leningrado. Porta
con sé due macchine fotografiche, una Kodak ed una Ideal che userà solo per foto
personali. Immediatamente dopo l suo arrivo a Mosca inizia anche lei a lavorare al
Soccorso Rosso. Gli archivi moscoviti testimoniano la sua attività e i rapporti da lei
preparati su realtà conosciute. Uno del 25 marzo del 1931 è sul lavoro del Soccorso
rosso con i bambini, ne numero 4 del 1931 della rivista tedesca semre del Soccorso
Rosso appare un suo articolo “ I bambini ed il Soccorso Rosso”. Nel gennaio del 1931
essendo membro del Partito Comunista messicano e di quello tedesco le viene concessa
la tessera di quello tedesco. È una vita nuova e dinamica, Tina è felice e si sente
realizzata. Lo scrive anche in una lettera ad Edward Weston. Al lavoro d’ ufficio a Mosca si
alternano viaggi per missioni all’estero, uno a Polonia nel 1932 a portare donazioni. Per le
sue doti di umanità, empatia e di generosità e solidarietà si occupò anche degli esiliati
politici che arrivavano a Mosca. Nel 1932 partecipò all’organizzazione del Primo
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Congresso Mondiale del Soccorso Rosso Internazionale e preparò una mostra ed un
album fotografico “ Il lavoro del Soccorso Rosso Internazionale”
Nel 1933 viaggia per la prima volta a Spagna. Doveva rimanere 4 mesi per aiutare la
sezione locale del Soccorso, ma la espellono dopo 4 settimane perché trovata in
possesso di documenti falsi. A fine anno assieme a Vittorio Vidali vanno a Parigi per
lavorare nella nuova sezione di Soccorso per l’Europa occidentale. Poi a Vienna dove
c’era stata una sollevazione popolare contro il dittatore Dollfuss ed organizza la fuga di
centinaia di centinaia di ribelli socialdemocratici. Nel novembre del 1935 ritorna a Mosca
assieme a Vidali che pochi giorni dopo va in Spagna
Il giorno di Natale del 1935 anche Tina abbandona l’Unione Sovietica per raggiungere e
Vittorio a Madrid. Nel giugno del 1936 scoppia la guerra civile spagnola.
Spagna.
VOLONTARI DELLE BRIGATE INTERNAZIONALI
Tina resta nella storia oltre che per essere stata un fotografa rivoluzionaria in Messico, per
il ruolo avuto nella guerra civile spagnola come organizzatrice e dirigente di prima linea del
Soccorso Rosso. Coerente con l’essere comunista si arruola sotto le bandiere del Fronte
Popolare, nelle Brigate Internazionali.
Tina raggiunge la Spagna con lo slancio e la generosità delle adelitas o soldaderas della
rivoluzione messicana. Dopo un tentativo fallito di raggiungere nel 1934 le Asturieche si
erano ribellate, il 19 luglio del 1936 raggiunge Madrid. Resta in Spagna tre anni dal 1936
al 1939, alla sconfitta del Fronte.
Narra la Poniatowska:
“Da quando Tina arrivò all’Ospedale Operaio, il vecchio rivoluzionario Isidoro Acevedo, del
Soccorso Rosso Internazionale, le disse:
- Devi cambiare il tuo nome
- Va bene, come mi devo chiamare?
Il vecchio rifletté di fronte al quaderno nel quale registrava i volontari.
- Maria? E’ un nome comune e corrente, facile da ricordare.
- Maria mi piace molto. In Messico chiamano Maria le mendicanti, le donne che stanno
per le strade, chiedendo l’elemosina.
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-
Ti ho iscritta con il nome di Maria Sánchez. Che te ne pare?
Si, pure il cognome Sánchez è molto comune in Messico.”
Da allora in Spagna sarà Maria combattendo dapprima nell’ Hospital Obrero de Cuatros
Caminos a Madrid dove si prese cura dei feriti dalla mitraglia e dalle bombe faciste.
Tra gli altri Dolores Ibaburri, la pasionaria ricoverata per un’ epatite.
Nel mese di febbraio del 1937 con l’avanzare delle truppe fasciste sul porto di Malaga
collabora con il medico canadese Norman Bethune in un’Unità Mobile di di pronto
soccorso e trasfusione, per aiutare l’ evacuazione di rifugiati ad Almeria. Qui l’ Unità si
concentrò nel salvare donne e bambini, che venivano messi in testa alla colonna. Quest’
esperienza lascia un segno incancellabile in Maria. A Vittorio Vidali che incontra in Almeria
dice “ La guerra è odiosa, ma questo massacro di donne, bambini e vecchi è il fatto più
orribile. Mai avrei pensato di essere tanto forte e di non perdere la testa in una pazzia
colettiva di questa grandezza”
Maria, con lo pseudonimo di Carmen Ruiz scrive anche diversi articoli nella riviste Tribunal
e soprattutto Ayuda, Semanario de solidaridad del Socorro Rojo Internatinal. Da questi
articoli si può conoscere quello che Maria pensa e fa in quegli anni vissuti
pericolosamente in Spagna. Un elenco incompleto è il seguente:En el sanatorio de Milicias
populares,Visita a un taller de costura,Un año de solidaridad antifascista Aniversario del
levantamiento obrero de Asturias ed altri
Importante è quello del 13 marzo 1937 “ En defensa de nuestros niños” . Un lungo
articolo che tratta un tema fondamentale in quel momento della Guerra Civile, l’
evacuazione dei bambini dalla Spagna. Maria era coinvolta in prima persona e nell’
articolo fa appello alle madri spagnole per convincerle ad inviare i propri figli fuori della
Spagna perché nessun luogo era sicuro dagli attacchi dell’aviazione o della flotta fascista.
La prima evacuazione Unione Sovietica mette in salvo 70 bambini, la seconda 1530
bambini e 75 accompagnanti. In totale i viaggi furono 4 ed i bambini messi in salvo furono
2873.
Maria partecipa come organizzatrice al II Congresso Internazionale degli Intellettuali a
Difesa della Cultura contro il fascismo che si svolge tra Valenza e Madrid. All’evento ,
innanzitutto all’assemblea tenuta nella capitale nel cinema Salamanca, Ayuda dedica
molte pagine. Sono senza firma ma scritte probabilmente da Maria, Carmen Ruiz. Maria è
colpita dalla straordinaria prova di solidarietà internazionale data da scrittori, poeti, pittori,
scultori. Presiede Antonio Machado e sono presenti tra gli altri André Malraux, Arma
seghers, Hemingway, Aleskei Tolstoi, Octavio Paz e molti altri. Maria in quell’occasione
rientra in contatto con un mondo a lei famigliare di giornalisti e fotografi, Robert Capa e
Gerta Taro ad esempio. A chi le chiede di fotografare quello che accade risponde che il
suo compito è stare dentro quello che accade per aiutare la vittoria sul fascismo. Maria
però portava sempre con con sé un Leica
Maria scrittrice scrive anche due opuscoli uno sulla prima guerra mondiale dal titolo:
Cinco miliones de viudas y diez miliones de huerfanos, e l’altro sul Messico: Peones
mexicanos.
L’ 8 ottobre dopo il trattato che stabilì che tutte le truppe straniere abbandonino la Spagna
Maria viaggia a Barcellona dove assiste alla partenza dei volontari delle Brigate e così
scrive: “ Non è giusto che termini così. Abbiamo combattuto quasi tre anni . Ho visto..
combattenti .. con rami di fiori in mano, non c’era più allegria , solo tristezza nei visi e
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lacrime negli occhi di tutti.. Maria stessa il 25 di gennaio del 1939, giorno nel quale cade
Barcellona inizia un esodo disordinato e d’inferno verso il confine con la Francia. Dopo la
caduta di Gerona, l’ 8 febbraio attraversa i Pirenei e non può pensare ad un verso
dell’amico Antonio Machado : “ provai angustia nel cuore e pensai che era la fine”.
Maria lascia alle spalle un ricordo indelebile .
Nel 1938 la sezione francese del Soccorso Rosso scrive sull’esperienza spagnola e in
particolare menziona Tina, alias Maria, alias Carmen Ruiz Sanchez:
“Di lei si può dire che è l’incarnazione stessa del sentimento umanitario e dell’
internazionalismo.
Ha lottato contro la reazione nei fronti di molti paesi. Il suo cuore ammalato è semore
sensibile per le sofferenze degli altri. Ma la sua tenerezza femminile e la sua dedizione al
lavoro, cose per le quali la amano tutti, non diminuiscono la fermezza del suo carattere
che, assieme alla sua intelligenza, le danno un posto meritato nelle fila di questa grande
organizzazione di solidarietà.”
Maria Teresa Leon, moglie di Rafael Alberti nel XXX anniversario della morte così scrive
nella rivista Rinascita: “ Desidero che un giorno un giovane incida nelle rocce della Sierra
di Guadarrama un nome che nessuno possa cancellare dalla nostra memoria: Tina
Modotti, nuestra Maria.”
Domenica 21 giugno 2007 a La Pedriza, municipio di Manzanares del Real è stato
collocato un pezzo di roccia con incisa la frase suggerita da Maria Teresa Leon.
Di nuovo Messico
Maria ritorna ad essere Tina e dopo un tentativo fallito di sbarcare a New York per riunirsi
con la sorella Yolanda ritorna alla terra che più ama il Messico.
Il ritorno non è come il primo arrivo quasi vent’anni prima. Il Messico non è lo stesso, l’
effervescenza del rinascimento dopo la rivoluzione si è spenta.
Tina non è più la stessa, la vittoria dei fascisti nella guerra civile di Spagna ha aperto delle
ferite che sanguinano e che sono difficili se impossibili a rimarginare. Tina fa parte di chi è
sconfitto, ma non è rassegnata. Vive traducendo, da assistenza ai profughi, collabora con
la “ Alleanza Internazionale Giuseppe Garibaldi”, una organizzazione che lottava in vari
modi contro il fascismo. Fotografa anche. Con la scrittrice Constancia de la Mora collabora
a documentare le opere d’ arte dello Yucatan, ma il materiale è andato perduto.
Tina è ammalata di cuore e lo sa. L’ assassinio dell’uomo che più ha amato, le
persecuzioni politiche, la guerra di Spagna le hanno fessurato il cuore. Nel 1925 una sua
foto riprende la germogliazione di una Flor de manita. É un foto, come altre di fiori e
piante, Maiz, Rosas, Azucena presa all’aperto, lo sguardo mette in risalto la grafica di
questi soggetti, la luce e l’ombra giocano un ruolo fondamentale. Ora che sappiamo cosa
accadde e possiamo interpretare l’ immagine come anticipatrice non consapevole della
tragedia.
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Flor de manita, 1925
Rientrando a casa in taxi dopo una cena con amici in casa di Hannes Mayer, archietto dell
Bauhaus, Tina muore per arresto del cuore la notte del 6 gennaio 1942.
La stampa borghese messicana getta fango sulla morte di Tina. Neruda la difende e lo
racconta nelle sue memmorie . “ Confesso di aver vissuto”:
“ La destra messicana tenta di rinnovare l’ infamia di coprirela sua morte di scandalo come
aveva fatto al momento di quella di Mella. Carlos ( Vidali) ed io vegliammo il piccolo
cadavere. Veder soffrire un uomo cos’ forte e coraggioso non è uno spettacolo gradevole.
Quel leone sanguinava quando riceveva nella sua ferita il veleno violento con il qualesi
voleva sporcare di nuovo, nella morte Tina Modotti. Il ComandanteCarlos ruggiva, gli occhi
arrossati di lacrime; Tina cerulea stava nella piccola bara di esiliata; ed io tacevo
impotente a calmare tutta la tristezza umana della camera che ci ospitava. I giornali
riempivano pagine intere di spazzatura sensazionalistica. Si chiamava Tina – la donna
misteriosa di Mosca- Qualcuno aggiungeva: - É morta perché sapeva troppo.
Impressionato per il dolore furioso di Carlos, presi una decisione. Scrissi una poesia dove
sfidavo i calunniatori della nostra morta. Sapevo che non sarebbe mai stata pubblicata.
Ma, o miracolo! l’ indomani, in luogo di rivelazioni favolose promesse alla vigilia, la mia
poesia, indignata e desolata apparve nella prima pagina di tutti i giornali.
Il titolo era – Tina è morta -. La lessi il mattino al cimitero dove lasciammo il corpo che
riposa per l’eternità sottouna pietra di granito messicano dove sono state incise le mie
strofe. Da allora nessuna ingiuriosa della memoria di Tina è stata scritta. “
Questa è la poesia:
Cuando quiero recordar a Tina
Modotti debo hacer un esfuerzo, como
si tratara de recoger un puñado de
niebla. Frágil, casi invisible. ¿La conocí
o no la conocí? Era muy bella aún-.
un ovalo pálido enmarcado por dos
alas negras de pelo recogido, unos
grandes ojos de terciopelo que siguen
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mirando a través de los años. Diego
Rivera dejó su figura en uno de sus
murales, aureolada por coronaciones
vegetales y lanzas de maíz.
Pablo Neruda
La vita di Tina Modotti sembra ispirata ad una poesia di Kostantinos Kafavis, Itaca.
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
Devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure ed in esperienze.
...
che i mattini d’estate siano tanti quando nei porti – finalmente e con gioiatocchereai terra, tu per la prima volta
...
Sempre devi avere in mente Itacaraggiungerla sia il tuo pensiero costantte
...
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutte le tue esperienze addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Questa donna negli anni che ha vissuti è stata un’ esploratrice di terre difficili, lafotografia
come strumento di lotta,l’impegno rivoluzionario, in Messico ed in Spagna. la scelta di
amare chi vuole, Robo, Weston, Mella, Vidali. La sua Itaca cercata e trovata è stata la
libertà.
Composizione con falce, cartucce e mais, 1927
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una passione per tina 100