Antonio Recca PA INT IN BLACK a cura di Ornella Fazzina 11 marzo - 9 aprile 2011 Galleria Carta Bianca fine arts, Catania Edizioni Publinews, Eventi Culturali 2 Paesaggi in nero di Ornella Fazzina La recente proposta artistica di Antonio Recca rifugge dalle consuete figure astratte dai colori vivaci e luminosi che costituiscono il suo precedente corpus artistico, da sempre basato su un ritmo che gioca con forme geometriche evocanti un universo fantastico fatto di paesaggi astratti che restituiscono suggestioni liriche. La sua continua ricerca, già a partire dagli anni ottanta, gli ha permesso di affrancarsi dall’ambito figurativo per concentrarsi da subito su un astrattismo puro, consentendogli, così, una libertà maggiore nell’uso delle infinite combinazioni dei colori. La sua ultima produzione Paesaggi in nero sembra essere, quindi, il risultato delle due anime della pittura informale, quella astratta e quella ancora legata alla rappresentazione della realtà. Il lavorare su questa convivenza fino a fondere e confondere le due espressioni, lo ha condotto verso una esperienza dalla quale nasce la nuova serie in cui raggiunge una maturità di linguaggio attraversato da una componente concettuale e meno legato agli aspetti puramente formali. Sovrapponendo il colore nero sul dipinto sottostante, sembra quasi che Recca, procedendo per stesure di pennellate dense celando ogni memoria o traccia di figurativo, anche geometrico, tenti di risolvere un antico dissidio tra pittura figurativa e astrattismo, denunciando il bisogno di non poter fare a meno della tradizione pittorica e del suo vasto vocabolario iconografico, proprio quando la sconfessa. Nell’atto di coprire fa percepire che dietro vi è tutto un mondo che appartiene alla realtà delle cose; il suo è un continuo velare e svelare, mai un nascondere o cancellare del tutto, stimolando l’osservatore a considerare non solo gli aspetti formali ma anche quelli contenutistici, poiché l’artista non è interessato a consegnare la realtà raffigurata, pur conservandone riferimenti allusivi, bensì un proprio stile e un proprio pensiero che si nutre di segrete alchimie. Le sue composizioni sono prive di profondità, pur facendola immaginare, e di questa ambiguità tipica dell’arte si serve per comunicare le proprie emozioni attraverso l’effetto evocativo del gesto pittorico privato di una certa irruenza e, di contro, alleggerito da ampie pennellate che scorrono sulla superficie anche di nuovi supporti, il forex, dalla quale emergono le molteplici sfumature di un nero che “sporca” la pittura. Recca non consegna mai alla visione cifre assolute e uniformità cromatiche, piuttosto dà un senso di incompletezza e di non definito ai suoi lavori, quasi a voler sottolineare il divenire delle cose fuori da 3 ogni precisa progettualità e volontà umana: un lavoro sempre in fieri, sempre in trasformazione, che lega l’uomo alla ricchezza e complessità della vita così come alla caducità della stessa. Un modo, questo, per cogliere le tante percezioni e sfaccettature dell’esistenza umana e della realtà circostante, trasfigurando gli elementi essenziali dando loro un valore estetico. Il suo procedere lo vede attento osservatore di luoghi e di paesaggi che rilegge in chiave poetica, visionaria, intimista, ora solare ora cupa. La sua tecnica pittorica evidenzia bene questi passaggi che danno vita a paesaggi immaginari, a paesaggi dell’anima che mantengono un debole riferimento con il reale il quale viene sublimato, trasformato e innalzato a pensiero, ad elaborazione, che è proprio della natura dell’arte. L’invisibile che cela tracce di un visibile, strati di colore che invece di coprire svelano, stratificazioni cromatiche che come risultato tendono al nero ed, ancora, altre sperimentazioni costituiscono la grammatica visiva dell’artista che oggi modifica la sua tavolozza offrendo al pubblico altre sensazioni, riflessioni e invenzioni estetiche. Una serie di opere nelle quali sfumature, velature, frammenti, porzioni riconoscibili, spazi silenziosi e infiniti, nostalgiche visioni, luce e ombra rendono tutto sfuggente, impalpabile, invisibile ma pulsante, vibrante dietro pareti nere insondabili che sembrano celare il nulla, ma che di fatto svelano altre realtà e altre verità. Nell’intenzione di non coprire interamente ma parzialmente e a macchia i dipinti, una importanza particolare viene data alla luce che apre a sconfinamenti mistici, scandagliando profondità esistenziali. Opere con tracce di colori, altre di preziosa fattura monocromatica, si schiudono su orizzonti di luce; “finestre” inondate da una luminosità metafisica che emoziona e che riconduce a sensazioni originarie, primarie, archetipe. In questa fase di studio, il nero non ha solo il compito di velare ma contiene in sé la forza della costruzione formale, facendo emergere memorie di luoghi urbani e paesaggi dove sembrano nascondersi figure che si intravedono solo chiedendo all’occhio e alla mente un sforzo non indifferente. Il resto è mistero. L’artista non si ferma allo strato superficiale della tela ma và oltre, al di là del nero, schiudendo altri meccanismi mentali e di visione. Con opere di grande e di diverso formato, egli attira il fruitore in un magma di colori, che successivamente amalgama e copre, amplificando così stati emozionali e percezioni visive. Quasi un monito vuol sussurrarci l’artista, quello che anche dal nero, dall’oscurità, possono nascere nuovi possibili percorsi e nuove costruzioni di senso. Ed anche se le sensazioni sono difficilmente codificabili, egli continua a trasferire le proprie impressioni sul supporto che diventa il diario di un viaggio atto a registrare 4 sempre momenti di cambiamenti, e l’opera, che rappresenta la trascrizione “realistica” di tale viaggio, continua ad annotare perturbamenti e inquietudini mediante sovrapposizioni e accavallamenti di colori e di forme dove il pigmento rappresenta il segno tangibile delle sensazioni vissute, un significante quale traccia sensibile di un significato che attende di essere decifrato. La presenza di pochi colori, quasi del tutto nascosti dal nero, è indicativa del numero ridotto di significanti che fanno emergere il senso ultimo dell’opera: un significato che non cambia, accogliendo le diverse stratificazioni dovute alla sovrapposizione dei momenti che lo hanno sostanziato. Recca si pone come instancabile ricercatore di rapporti cromatici, assorbiti da una calma profonda, che si stendono su piani che rendono taluni passaggi informali depositari di diversità coloristiche e, in qualche caso, solo di minimi baluginamenti di colori superstiti rimasti impigliati nella trama del nero. La composizione, densa di eventi segnici, si manifesta nel contesto pittorico con frequenti sollecitazioni ottiche che inducono a indagare e indugiare su luoghi enigmatici, non riconoscibili, ammantati da atmosfere silenziose. I valori caratterizzanti la pittura di Antonio Recca sono, oltre all’apparente bidimensionalità di una superficie sommersa, certi cromatismi e uno studio della luce che trasferisce un senso di irrealtà all’intera composizione, lontana, come già ricordato, da ogni riferimento esplicito con la realtà naturale e tendente, invece, verso vaste campiture di nero che costruiscono il suo particolare mondo interiore. Le pennellate nere, quasi delle cancellazioni, a volte graffianti, che l’artista inserisce tra i piani di colore sul quale fa delle incisioni costituiscono, nelle ultime opere, il linguaggio attraverso il quale viene fatto veicolare un messaggio, mediante un’azione che trova nel gesto la sua giustificazione estetica ugualmente utile al processo di comunicazione e di dissimulazione. 5 6 Landscapes in black Ornella Fazzina Antonio Recca’s latest artistic project moves on from the familiar abstract portraits in bright and luminous colours which constituted his previous artistic corpus, as ever based on a “rhythm” which plays with geometric forms to evoke a fantastic universe made up of abstract landscapes that again render lyrical impressions. His continuing enterprise, since the nineteen-eighties, has allowed him to free himself from the bounds of figurative representation in order to focus directly on a pure abstractionism, thereby giving him a greater freedom to use an infinite combination of colours. His latest production, Landscapes in Black, therefore seems to be the result of the two moving forces of non-representational pictures, that which is abstract and that which remains connected with representations of reality. His work relating to this combination - which leads to both a merging and a confusion of the two forms of expression – has brought it to an experience from which is born the new series in which he achieves a maturity of language pervaded with a conceptual element less tied to purely formal aspects. Superimposing the colour black over the underlying paint, it appears that Recca, using combinations of thick brushstrokes to remove any memory or trace of figurative representation, even geometrical, is attempting heal an ancient rift between figurative representation and abstractionism, denouncing the necessity of doing without the pictorial tradition and its iconographic vocabulary, at the same time as he is disavowing it. In the act of covering up he makes perceptible that behind all this there is a whole world which belongs to the reality of things; his is a continual veiling and unveiling, never a complete hiding or cancelling, provoking the observer to consider not only the aspects of the form but also those which are content-related, as the artist is not interested in conveying depicted reality, or even in keeping allusive references to reality, but rather in using his own personal style which feeds on a secret alchemy. His compositions are divested of profundity, even of the imaginary kind, and this ambiguity which is typical of art is able to communicate one’s emotions through the evocative effect of a pictorial act of some vehemence and which, on the other hand, is relieved by broad brushstrokes which sweep over the surface even of new “canvases” such as forex, from which emerge the manifold tones of a black which “stains” the picture. Recca never brings to the vision absolute codes and chromatic uniformity, but rather a sense of incompleteness and of the “undefined” to his works, as if wishing to underline the emergence of things beyond any precise human planning and will: a work always audacious, always in transformation, which 7 connects man to the richness and complexity of life as well as to its transience. This is one way to gather together the many perceptions and facets of human existence and of its surrounding reality, transfiguring the essential elements and according them an aesthetic value. His way of working reveals to the attentive observer places and landscapes which interpret poetic, visionary and intimist expressions, sometimes sunlit, sometimes gloomy. His pictorial technique is well evidenced in these landscapes which bring to life imaginary landscapes, landscapes of the soul which maintain a slight reference to reality which becomes sublimated, transformed and elevated to thought, to elaboration, which is the very nature of art. The invisible which tracks towards the visible, layers of colour which unveil instead of covering up, chromatic stratification which as a result extends to black and, in addition, other kinds of experimentation make up the visual grammar of the artist who today modifies his palette and offers to the public further sensations, reflections and aesthetic inventions. This is a series of works in which tones, patinas, fragments, recognisable parts, silent and infinite spaces, nostalgic visions, light and shade rendering everything fleeting, impalpable, invisible but pulsing, vibrant behind black and impenetrable screens which seem to conceal nothing, but which unveil other realities and other truths. With the intention of not entirely but only partially covering with painted “stains”, a particular importance is given to the light which crosses the bounds of the mystical, plumbing existential depths. These are works with sweeps of colour, or with fine monochromatic techniques, opening onto horizons of light; “windows” flooded with a metaphysical luminosity which excites and brings forth original sensations, elemental and archetypal. In this phase of the study, black has not only the task of veiling but contains within itself the force of the formal structure, leading to the emergence of memories of urban locations and landscapes where figures seem to be hiding and which are glimpsed by requiring of the eye and the mind an effort which is not indifferent.The rest is a mystery. The artist does not stop at the surface layer of the canvas but goes beyond it, beyond the black, opening up other mental and visual mechanisms. With works of large and varied format, he attracts the observer into a magma of colour that successively melts together and covers, in this way amplifying emotional states and visible perceptions. As though the artist wishes to whisper a warning to us, a warning from the black, from the gloom, they give birth to new possible pathways and new sense constructs. And though the sensations are difficult to codify, he continues to convey 8 his own impressions on a background which becomes the diary of a journey suited to recording even moments of change, and the work, which represents the “realistic” transcription of that journey, continues to annotate disturbances and anxieties by means of superimpositions and overlapping of colours and forms where the pigment represents the tangible sign of the visual sensations, a pointer which tracks sensitively to a significance which waits to be deciphered. The presence of few colours, nearly all hidden by the black, is indicative of the reduced number of significances which reveal the ultimate meaning of the work: a meaning which does not change, and which accommodates the different stratifications due to the overlapping of the times which formed them. Recca presents himself as a tireless seeker after chromatic relationships soaked in a profound calm, which stretches over levels which make some landscapes informal depositaries of coloristic diversity and, in some cases, with only minimal glimmerings of surviving colours tangled up in the weft of black. The composition, dense with meaningful events, shows itself in a pictorial context with frequent perspective shifts which invite us to investigate and to linger in enigmatic places, unrecognisable, blanketed by silent atmospheres. The qualities of Antonio Recca’s paintings are, apart from the apparent bidimensionality of a submerged layer, certain chromatic features and a study of light which conveys a sense of unreality to the whole composition, distant - as though previously recorded from any explicit reference to natural reality, and tending instead towards vast patterns of black which represent his own particular interior world.The black brushstrokes, like cancellation marks, at times like scratches, which the artist inserts between the layers of colour on which he makes incisions, represent in the latest works the language which carries a message, the means by which an action which finds its aesthetic justification in its very enactment equally useful in both the processes of communication and dissimulation. 9 Gornalunga, 2009, tecnica mista su forex cm 100 x 190 Soul’s landscape, 2010, tecnica mista su forex cm 100 x 175 Pagina seguente: La Via del Risveglio, 2009, tecnica mista su forex cm 125 x 198 the day after, Hypnosis, 2009, mixed media on canvas, cm 30 x 40 the day after, Hypnosis, 2009, mixed media on canvas, cm 30 x 40 Landscape, 2010, tecnica mista su forex cm 80 x 100 14 Puddles, 2010, tecnica mista su forex cm 100 x 100 15 Cavagrande del Cassibile, 2009, tecnica mista su forex cm 100 x 240 Pagina seguente: Il guardiano del Tempio, 2009, tecnica mista su forex cm 125 x 198 Un dipinto non ha bisogno d’essere un passivo ricettore d’informazioni sul mondo visibile, ma può assumere un ruolo molto più incisivo -icàstico- fornendo un impulso reale -non virtuale- all’esperienza dello spettatore. … Nel più recente ciclo pittorico le sue tele si fan preziose: ora più cupe -come timbrate da tinte riarse, da terre abbruciate- s’accendono però di risonanze chiaroscurali, di lievissimi contrasti cromatici e sfumature tonali che rinviano a sontuose tavolozze di maniera… Il colore, dosato in stesure ora meno materiche -d’una inedita e rara finezza pittorica, decantato in accenti drammatici acquista un’autonomia maggiore, parla -per così dire- di sé prima di parlare d’altro: intesse un discorso “figurativo”, sino a divenire il motivo stesso dell’immagine. E quintessenziate immagini sono codesti suoi paesaggi densi di una magica luce bruno aurata: così reali ed irreali a un tempo, che paiono germinati da estatiche visioni, ch’esisterebbero anche senza esser percepiti. Lo spazio pittorico entro la tela è ora dominato da un’unica atmosfera tonale: una “atmosfera significante” -come vibrante del contatto col plein air e col fluire della luce- che vale a garantire quell’unità di luogo e di tempo propria di certo sapiente “vedutismo” impressionista ottocentesco, dettata da leggi e stilemi di analoga tecnica percettiva: ove ogni frammento della tela, fuor d’ogni definizione schematica dello spazio compositivo, può trasformarsi in un frammento dell’universo dipinto. La percezione fenomenica e materica è qui governata dai dettami dell’antico principio di un puro visibilismo: già che l’ipotesi formale di “astrattismo” (di procedimento astrattivo) nel dipingere di Recca, ancor più che ravvisabile nella emozionalità o nella sensiblerie coloristica, massimamente risiede e si concreta nel senso d’una esasperata spazialità che -mai bloccata in dati percettivi rigidi e definitivi- si riassume in una “irrealtà” risolta e tradotta in materia pittorica: che mai è inerzia o staticità, che appunto è poesia che mai “chiude” il piano percettivo -immaginoso libero e vivo- della rappresentazione: formalmente ignara d’ogni definizione ultimativa. Tratto da Antonio Recca. Astratte figurazioni. Testo critico di Marcello Panascìa. 20 A painting doesn’t need to be a passive receptor of information about the visible world, but it can act in a much more incisive -icastico- role, providing a real -not virtual- impulse to the spectator’s experience. … In Antonio Recca’s most recent pictorial cycle, paintings become precious: darker now – as if toned with parched hues and burnt umbers- they light up, though, with chiaroscuro resonances, with light chromatic contrasts and tone shades which refer to sumptuous mannerist palettes… Measured out in now less substantial layers – with a new, rare pictorial refinement, and settled in dramatic tones, colour obtains more autonomy, and, so to speak, talks first about itself before anything else: it weaves a “figurative” tale until it transforms into the true meaning of image. These Recca landscapes, thick in a dark golden magic light, are quintessential images; so real and unreal at the same time, that they seem to stem out from ecstatic visions, that they would exist even if unperceivable. Pictorial space within canvas is now dominated by a single-tone atmosphere: a “significant atmosphere” - as if vibrating with the contact with plein air and flow of light- guaranteeing that unity of place and time so typical of certain masterful impressionist vedutismo of the XIX century. An atmosphere suggested by laws and stylistic features of the same perceptive technique, in which every canvas fragment, out of any schematic definition of compositional space, can turn into a fragment of the painted universe. Here, phenomenal and material perception is ruled by dictates of the ancient principle of a pure visibilismo: because, the formal hypothesis of “abstractionism” (of abstractive process) in Recca’s painting, so much more detectable in emotionality or coloristic sensiblerie, is above all found and fulfilled in a exasperated spatiality which -never blocked in strict, final perceptive data- sums up in an unreality solved and translated in pictorial matter. Spatiality which is never inert or static, but is indeed poetry, never “closing” the representation’s perceptive level -imaginative free and alive-: formally heedless of giving any final definition. Excerpt from Antonio Recca. Abstract figurations. Critical text by Marcello Panascìa. 21 Untitled, 2010, tecnica mista su forex cm 35 x 50 Outskirts, 2010, tecnica mista su forex cm 35 x 50 Landscape, 2010, inchiostro su carta cm 35 x 50 Landscape,2010, inchiostro su carta cm 35 x 50 25 Landscape, 2010, inchiostro su carta cm 35 x 50 Landscape, 2010, inchiostro su carta cm 35 x 50 Landscape, 2010, inchiostro su carta cm 35 x 50 Antonio Recca nasce nel 1957 a Catania dove si forma culturalmente ed artisticamente esprimendo grande vivacità di interessi. Alla fine degli anni settanta con il gruppo ”Arte di Provincia” partecipa a vari progetti di intervento culturale sul territorio all’interno delle realtà periferiche siciliane. Nell’87 la sua ansia di ricerca lo porta in Lombardia a confrontarsi con le principali tendenze dell’arte contemporanea italiane ed internazionali. Da allora ha inizio un’intensa attività professionale segnata da varie esposizioni artistiche in Italia e all’estero e da collaborazioni con le più importanti industrie tessili in qualità di designer. Il bisogno di “sentire” la luce della sua Sicilia lo ha riportato a Catania dove vive e lavora. Le sue opere si collocano nell’ambito dell’espressionismo astratto di lontana matrice kandinskyiana, arricchito dalla lezione dell’informale segnico che oggi rivede attraverso nuove sperimentazioni. All’interno di queste grandi esperienze culturali ha espresso il suo acceso cromatismo, tutto mediterraneo, teso a dare al colore un forte connotato plastico volto alla conquista di note luminose sempre più piene, intense e animate da interventi grafici. L’ultimo periodo è caratterizzato, invece, da tonalità scure con la predominanza del nero. La vicenda compositiva nella sua varietà e complessità svela una costante tensione all’eleganza e all’ equilibrio assoluto. Antonio Recca was born in 1957 in Catania where he develops culturally and artistically at the same time as displaying a great liveliness in his interests. At the end of the 1970s, with the group “Arte di Provincia”, he participated in various cultural intervention projects in the area within the suburban areas. In 1987 his eagerness to undertake quest took him to Lombardy to confront himself with the principal trends of contemporary Italian and international art. From that time, he began an intense professional activity marked by various artistic expositions in Italy and abroad and by collaboration with the most important textile industries as a designer. His need to “feel” the light of his Sicily brought him back to Catania where he now lives and works. His works are placed within the scope of abstract expressionism of a remote Kandinskyian-style, enriched by lessons of the informal kind which today are being revised through new experimentation. Within these great cultural experiences he has expressed his passionate use of colour, wholly Mediterranean, tending to give to 29 colour a strong “plastic” implication aimed at the achievement of ever more pronounced luminous tones, intense and enlivened with graphical techniques. His recent phase is instead characterised by dark tonalities with the predominance of black. The combined “happenings” in its variety and complexity reveal a constant tension between elegance and absolute equilibrium. Principali esposizioni personali - Main solo exhibitions: 1992 - Spazio e Forme, NOA nuova organizzazione Arte a cura di G.M. Mascetti, Milano 1994 - Verkaufsaustellung, Prinz Myshkin, Monaco di Baviera 1995 - Transiti, Metrò, Catania 1999 - Spazio Arte, Fonte Amenano, Catania 2006 - Vecchio Bastione, Associazione Culturale, Catania 2007 - The Sound of colours,Art & Jazz,Catania 2007 - Exhibition, Castello di Xirumi, Serravalle 2011 –Paint in Black, Galleria Carta Bianca fine arts Catania Principali esposizioni collettive - Main group exhibitions: 1977 - Mediterranea 2 Gruppo Arte di Provincia, a cura di Italo Mussa e Francesco Gallo, Messina 1977 - XI Rassegna Internazionale d’Arte, Gruppo Arte di Provincia, a cura di Italo Mussa, Acireale 1990 - Trofeo Baretti, (Concorso), San Vincent 1992 - Grandi Quadri, Citibank, a cura di G.Chiesa per D’Ars, Milano 1992 - 18 Artisti incontrano l’Oasi, a cura di Virgilio Anastasi, Troina 1996 - Interior Design, Capannone Mascalucia Catania 1997 - Lobotomia, Clone Zone, Catania 1997 - Tatto e materia, Alliance Francaise e Valle D’Aoste, Aosta 2006 - Apantè, Mostra Internazionale D’arte Moderna e Contemporanea, a cura di F.Gallo, Giardini Naxos 2006 - Premio “Città di Fondi” (Concorso) Castello Caetani, Fondi 2006 - Arte Fragile, Galleria Mammut,Catania 2007 - I percorsi della mente,Galleria Arancio Cromo,Catania 2009 - Il Mediterraneo Museo d’Arte Contemporanea, Gibellina 2009 - Premio Internazionale Limen Arte, a cura di G.Di Genova Vibo Valenzia 2010 - Collezione Galleria Spazio Cannatella, Palermo 2010 - Collezione Galleria Arte Contemporanea, Vizzini 2010 - Collezione GAN/Galleria Civica d’Arte Contemp., Noto 2010 - Taccuini del Mediterraneo, Galleria Spazio Cannatella, Palermo; Museo Civico Castello Ursino, Catania; Museo d’Arte Contemporanea, Vizzini; 30 Galleria Ca’Revolta, Valencia; Sala de l’Abadia, Granja de la Costera; Chiesa di S.Lorenzo, San Vito al Tagliamento; GAN Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Noto; Museo dei Viaggiatori in Sicilia, Palazzolo Acreide; ex Monastero del Ritiro, Siracusa. 2010 - AMACI 6° Giornata del Contemporaneo Museo Civico Castello Ursino,Catania 2011 - “SALE” BrucaStudio Arte Contemporanea, Catania 2011 - AGATARTE Il Respiro della Libertà, Palazzo della Cultura-ex Convento S. Placido, Catania 2011 - MAC (Mostra di Arte Contemporanea) di Vittoria Hanno scritto di lui: Gino Sirni, Giovanna Maria Mascetti, Marcello Panascìa, Anna Marziano, Francesco Scarfì, Franco De Grazia, Tiziana Rasà, Francesco Gallo, Lucio Barbera, Ornella Fazzina, Sebastiano Mangiameli. 31 Cura del catalogo / Catalogue by: Francesco Rovella Testi di / Texts: Ornella Fazzina, Marcello Panascìa Crediti fotografici / Photo credits: Giuseppe Casaburi Traduzioni / Translations: Stefania Anzelmo Clara Panascìa Galleria Carta Bianca fine arts via Francesco Riso, 72/b, 95128 Catania tel. 095 433075 – fax 095 505420 www.galleriacartabianca.it [email protected] Questo catalogo è stato stampato nel marzo 2011, in 400 copie numerate, da Arti Grafiche Le Ciminiere, Catania N° / 400