Antonio Recca
PA INT IN BLACK
a cura di Ornella Fazzina
11 marzo - 9 aprile 2011
Galleria Carta Bianca fine arts, Catania
Edizioni Publinews, Eventi Culturali
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Paesaggi in nero
di Ornella Fazzina
La recente proposta artistica di Antonio Recca rifugge dalle
consuete figure astratte dai colori vivaci e luminosi che costituiscono il suo precedente corpus artistico, da sempre basato
su un ritmo che gioca con forme geometriche evocanti un
universo fantastico fatto di paesaggi astratti che restituiscono
suggestioni liriche. La sua continua ricerca, già a partire dagli anni
ottanta, gli ha permesso di affrancarsi dall’ambito figurativo per
concentrarsi da subito su un astrattismo puro, consentendogli,
così, una libertà maggiore nell’uso delle infinite combinazioni
dei colori.
La sua ultima produzione Paesaggi in nero sembra essere,
quindi, il risultato delle due anime della pittura informale, quella
astratta e quella ancora legata alla rappresentazione della realtà.
Il lavorare su questa convivenza fino a fondere e confondere le
due espressioni, lo ha condotto verso una esperienza dalla quale
nasce la nuova serie in cui raggiunge una maturità di linguaggio
attraversato da una componente concettuale e meno legato
agli aspetti puramente formali. Sovrapponendo il colore nero sul
dipinto sottostante, sembra quasi che Recca, procedendo per
stesure di pennellate dense celando ogni memoria o traccia di
figurativo, anche geometrico, tenti di risolvere un antico dissidio
tra pittura figurativa e astrattismo, denunciando il bisogno di
non poter fare a meno della tradizione pittorica e del suo vasto
vocabolario iconografico, proprio quando la sconfessa. Nell’atto
di coprire fa percepire che dietro vi è tutto un mondo che
appartiene alla realtà delle cose; il suo è un continuo velare e
svelare, mai un nascondere o cancellare del tutto, stimolando
l’osservatore a considerare non solo gli aspetti formali ma
anche quelli contenutistici, poiché l’artista non è interessato a
consegnare la realtà raffigurata, pur conservandone riferimenti
allusivi, bensì un proprio stile e un proprio pensiero che si nutre
di segrete alchimie.
Le sue composizioni sono prive di profondità, pur facendola
immaginare, e di questa ambiguità tipica dell’arte si serve per
comunicare le proprie emozioni attraverso l’effetto evocativo
del gesto pittorico privato di una certa irruenza e, di contro,
alleggerito da ampie pennellate che scorrono sulla superficie
anche di nuovi supporti, il forex, dalla quale emergono le molteplici sfumature di un nero che “sporca” la pittura. Recca non
consegna mai alla visione cifre assolute e uniformità cromatiche,
piuttosto dà un senso di incompletezza e di non definito ai suoi
lavori, quasi a voler sottolineare il divenire delle cose fuori da
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ogni precisa progettualità e volontà umana: un lavoro sempre
in fieri, sempre in trasformazione, che lega l’uomo alla ricchezza
e complessità della vita così come alla caducità della stessa. Un
modo, questo, per cogliere le tante percezioni e sfaccettature
dell’esistenza umana e della realtà circostante, trasfigurando gli
elementi essenziali dando loro un valore estetico.
Il suo procedere lo vede attento osservatore di luoghi e di paesaggi che rilegge in chiave poetica, visionaria, intimista, ora solare
ora cupa. La sua tecnica pittorica evidenzia bene questi passaggi
che danno vita a paesaggi immaginari, a paesaggi dell’anima che
mantengono un debole riferimento con il reale il quale viene
sublimato, trasformato e innalzato a pensiero, ad elaborazione,
che è proprio della natura dell’arte. L’invisibile che cela tracce
di un visibile, strati di colore che invece di coprire svelano,
stratificazioni cromatiche che come risultato tendono al nero
ed, ancora, altre sperimentazioni costituiscono la grammatica
visiva dell’artista che oggi modifica la sua tavolozza offrendo
al pubblico altre sensazioni, riflessioni e invenzioni estetiche.
Una serie di opere nelle quali sfumature, velature, frammenti,
porzioni riconoscibili, spazi silenziosi e infiniti, nostalgiche visioni,
luce e ombra rendono tutto sfuggente, impalpabile, invisibile ma
pulsante, vibrante dietro pareti nere insondabili che sembrano
celare il nulla, ma che di fatto svelano altre realtà e altre verità.
Nell’intenzione di non coprire interamente ma parzialmente e
a macchia i dipinti, una importanza particolare viene data alla
luce che apre a sconfinamenti mistici, scandagliando profondità
esistenziali. Opere con tracce di colori, altre di preziosa fattura
monocromatica, si schiudono su orizzonti di luce; “finestre”
inondate da una luminosità metafisica che emoziona e che
riconduce a sensazioni originarie, primarie, archetipe.
In questa fase di studio, il nero non ha solo il compito di velare
ma contiene in sé la forza della costruzione formale, facendo
emergere memorie di luoghi urbani e paesaggi dove sembrano
nascondersi figure che si intravedono solo chiedendo all’occhio e
alla mente un sforzo non indifferente. Il resto è mistero. L’artista
non si ferma allo strato superficiale della tela ma và oltre, al di
là del nero, schiudendo altri meccanismi mentali e di visione.
Con opere di grande e di diverso formato, egli attira il fruitore
in un magma di colori, che successivamente amalgama e copre,
amplificando così stati emozionali e percezioni visive. Quasi
un monito vuol sussurrarci l’artista, quello che anche dal nero,
dall’oscurità, possono nascere nuovi possibili percorsi e nuove
costruzioni di senso. Ed anche se le sensazioni sono difficilmente
codificabili, egli continua a trasferire le proprie impressioni sul
supporto che diventa il diario di un viaggio atto a registrare
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sempre momenti di cambiamenti, e l’opera, che rappresenta
la trascrizione “realistica” di tale viaggio, continua ad annotare
perturbamenti e inquietudini mediante sovrapposizioni e accavallamenti di colori e di forme dove il pigmento rappresenta
il segno tangibile delle sensazioni vissute, un significante quale
traccia sensibile di un significato che attende di essere decifrato.
La presenza di pochi colori, quasi del tutto nascosti dal nero, è
indicativa del numero ridotto di significanti che fanno emergere
il senso ultimo dell’opera: un significato che non cambia, accogliendo le diverse stratificazioni dovute alla sovrapposizione dei
momenti che lo hanno sostanziato.
Recca si pone come instancabile ricercatore di rapporti cromatici,
assorbiti da una calma profonda, che si stendono su piani che
rendono taluni passaggi informali depositari di diversità coloristiche e, in qualche caso, solo di minimi baluginamenti di colori
superstiti rimasti impigliati nella trama del nero. La composizione, densa di eventi segnici, si manifesta nel contesto pittorico
con frequenti sollecitazioni ottiche che inducono a indagare e
indugiare su luoghi enigmatici, non riconoscibili, ammantati da
atmosfere silenziose.
I valori caratterizzanti la pittura di Antonio Recca sono, oltre
all’apparente bidimensionalità di una superficie sommersa, certi
cromatismi e uno studio della luce che trasferisce un senso di
irrealtà all’intera composizione, lontana, come già ricordato,
da ogni riferimento esplicito con la realtà naturale e tendente,
invece, verso vaste campiture di nero che costruiscono il suo
particolare mondo interiore. Le pennellate nere, quasi delle
cancellazioni, a volte graffianti, che l’artista inserisce tra i piani
di colore sul quale fa delle incisioni costituiscono, nelle ultime
opere, il linguaggio attraverso il quale viene fatto veicolare un
messaggio, mediante un’azione che trova nel gesto la sua giustificazione estetica ugualmente utile al processo di comunicazione
e di dissimulazione.
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Landscapes in black
Ornella Fazzina
Antonio Recca’s latest artistic project moves on from the familiar
abstract portraits in bright and luminous colours which constituted
his previous artistic corpus, as ever based on a “rhythm” which
plays with geometric forms to evoke a fantastic universe made
up of abstract landscapes that again render lyrical impressions.
His continuing enterprise, since the nineteen-eighties, has allowed
him to free himself from the bounds of figurative representation
in order to focus directly on a pure abstractionism, thereby giving
him a greater freedom to use an infinite combination of colours.
His latest production, Landscapes in Black, therefore seems
to be the result of the two moving forces of non-representational
pictures, that which is abstract and that which remains connected
with representations of reality. His work relating to this combination
- which leads to both a merging and a confusion of the two forms
of expression – has brought it to an experience from which is
born the new series in which he achieves a maturity of language
pervaded with a conceptual element less tied to purely formal
aspects. Superimposing the colour black over the underlying paint,
it appears that Recca, using combinations of thick brushstrokes
to remove any memory or trace of figurative representation, even
geometrical, is attempting heal an ancient rift between figurative
representation and abstractionism, denouncing the necessity of
doing without the pictorial tradition and its iconographic vocabulary,
at the same time as he is disavowing it. In the act of covering up
he makes perceptible that behind all this there is a whole world
which belongs to the reality of things; his is a continual veiling
and unveiling, never a complete hiding or cancelling, provoking the
observer to consider not only the aspects of the form but also
those which are content-related, as the artist is not interested in
conveying depicted reality, or even in keeping allusive references
to reality, but rather in using his own personal style which feeds
on a secret alchemy. His compositions are divested of profundity,
even of the imaginary kind, and this ambiguity which is typical of
art is able to communicate one’s emotions through the evocative
effect of a pictorial act of some vehemence and which, on the
other hand, is relieved by broad brushstrokes which sweep over the
surface even of new “canvases” such as forex, from which emerge
the manifold tones of a black which “stains” the picture.
Recca never brings to the vision absolute codes and chromatic
uniformity, but rather a sense of incompleteness and of
the “undefined” to his works, as if wishing to underline the
emergence of things beyond any precise human planning and
will: a work always audacious, always in transformation, which
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connects man to the richness and complexity of life as well as
to its transience. This is one way to gather together the many
perceptions and facets of human existence and of its surrounding
reality, transfiguring the essential elements and according them
an aesthetic value. His way of working reveals to the attentive
observer places and landscapes which interpret poetic, visionary
and intimist expressions, sometimes sunlit, sometimes gloomy. His
pictorial technique is well evidenced in these landscapes which
bring to life imaginary landscapes, landscapes of the soul which
maintain a slight reference to reality which becomes sublimated,
transformed and elevated to thought, to elaboration, which is the
very nature of art. The invisible which tracks towards the visible,
layers of colour which unveil instead of covering up, chromatic
stratification which as a result extends to black and, in addition,
other kinds of experimentation make up the visual grammar of
the artist who today modifies his palette and offers to the public
further sensations, reflections and aesthetic inventions.
This is a series of works in which tones, patinas, fragments,
recognisable parts, silent and infinite spaces, nostalgic visions,
light and shade rendering everything fleeting, impalpable, invisible
but pulsing, vibrant behind black and impenetrable screens which
seem to conceal nothing, but which unveil other realities and
other truths. With the intention of not entirely but only partially
covering with painted “stains”, a particular importance is given
to the light which crosses the bounds of the mystical, plumbing
existential depths. These are works with sweeps of colour, or with
fine monochromatic techniques, opening onto horizons of light;
“windows” flooded with a metaphysical luminosity which excites
and brings forth original sensations, elemental and archetypal.
In this phase of the study, black has not only the task of veiling but
contains within itself the force of the formal structure, leading to the
emergence of memories of urban locations and landscapes where
figures seem to be hiding and which are glimpsed by requiring of
the eye and the mind an effort which is not indifferent.The rest is a
mystery. The artist does not stop at the surface layer of the canvas
but goes beyond it, beyond the black, opening up other mental
and visual mechanisms. With works of large and varied format,
he attracts the observer into a magma of colour that successively
melts together and covers, in this way amplifying emotional states
and visible perceptions. As though the artist wishes to whisper a
warning to us, a warning from the black, from the gloom, they give
birth to new possible pathways and new sense constructs. And
though the sensations are difficult to codify, he continues to convey
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his own impressions on a background which becomes the diary of
a journey suited to recording even moments of change, and the
work, which represents the “realistic” transcription of that journey,
continues to annotate disturbances and anxieties by means of
superimpositions and overlapping of colours and forms where the
pigment represents the tangible sign of the visual sensations, a
pointer which tracks sensitively to a significance which waits to be
deciphered. The presence of few colours, nearly all hidden by the
black, is indicative of the reduced number of significances which
reveal the ultimate meaning of the work: a meaning which does
not change, and which accommodates the different stratifications
due to the overlapping of the times which formed them.
Recca presents himself as a tireless seeker after chromatic
relationships soaked in a profound calm, which stretches over levels
which make some landscapes informal depositaries of coloristic
diversity and, in some cases, with only minimal glimmerings of
surviving colours tangled up in the weft of black. The composition,
dense with meaningful events, shows itself in a pictorial context
with frequent perspective shifts which invite us to investigate and
to linger in enigmatic places, unrecognisable, blanketed by silent
atmospheres.
The qualities of Antonio Recca’s paintings are, apart from the
apparent bidimensionality of a submerged layer, certain chromatic
features and a study of light which conveys a sense of unreality to
the whole composition, distant - as though previously recorded from any explicit reference to natural reality, and tending instead
towards vast patterns of black which represent his own particular
interior world.The black brushstrokes, like cancellation marks, at
times like scratches, which the artist inserts between the layers of
colour on which he makes incisions, represent in the latest works
the language which carries a message, the means by which an
action which finds its aesthetic justification in its very enactment
equally useful in both the processes of communication and
dissimulation.
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Gornalunga, 2009, tecnica mista su forex cm 100 x 190
Soul’s landscape, 2010, tecnica mista su forex cm 100 x 175
Pagina seguente: La Via del Risveglio, 2009, tecnica mista su forex cm 125 x 198
the day after, Hypnosis, 2009, mixed
media on canvas, cm 30 x 40
the day after, Hypnosis, 2009, mixed
media on canvas, cm 30 x 40
Landscape, 2010, tecnica mista su forex cm 80 x 100
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Puddles, 2010, tecnica mista su forex cm 100 x 100
15
Cavagrande del Cassibile, 2009, tecnica mista su forex cm 100 x 240
Pagina seguente: Il guardiano del Tempio, 2009, tecnica mista su forex cm 125 x 198
Un dipinto non ha bisogno d’essere un passivo ricettore
d’informazioni sul mondo visibile, ma può assumere un ruolo
molto più incisivo -icàstico- fornendo un impulso reale -non
virtuale- all’esperienza dello spettatore.
… Nel più recente ciclo pittorico le sue tele si fan preziose:
ora più cupe -come timbrate da tinte riarse, da terre abbruciate- s’accendono però di risonanze chiaroscurali, di lievissimi
contrasti cromatici e sfumature tonali che rinviano a sontuose
tavolozze di maniera… Il colore, dosato in stesure ora meno
materiche -d’una inedita e rara finezza pittorica, decantato in
accenti drammatici acquista un’autonomia maggiore, parla -per
così dire- di sé prima di parlare d’altro: intesse un discorso “figurativo”, sino a divenire il motivo stesso dell’immagine.
E quintessenziate immagini sono codesti suoi paesaggi densi di
una magica luce bruno aurata: così reali ed irreali a un tempo,
che paiono germinati da estatiche visioni, ch’esisterebbero
anche senza esser percepiti. Lo spazio pittorico entro la tela
è ora dominato da un’unica atmosfera tonale: una “atmosfera
significante” -come vibrante del contatto col plein air e col fluire
della luce- che vale a garantire quell’unità di luogo e di tempo
propria di certo sapiente “vedutismo” impressionista ottocentesco, dettata da leggi e stilemi di analoga tecnica percettiva: ove
ogni frammento della tela, fuor d’ogni definizione schematica
dello spazio compositivo, può trasformarsi in un frammento
dell’universo dipinto. La percezione fenomenica e materica è
qui governata dai dettami dell’antico principio di un puro visibilismo: già che l’ipotesi formale di “astrattismo” (di procedimento
astrattivo) nel dipingere di Recca, ancor più che ravvisabile
nella emozionalità o nella sensiblerie coloristica, massimamente
risiede e si concreta nel senso d’una esasperata spazialità che
-mai bloccata in dati percettivi rigidi e definitivi- si riassume in
una “irrealtà” risolta e tradotta in materia pittorica: che mai è
inerzia o staticità, che appunto è poesia che mai “chiude” il piano
percettivo -immaginoso libero e vivo- della rappresentazione:
formalmente ignara d’ogni definizione ultimativa.
Tratto da Antonio Recca. Astratte figurazioni.
Testo critico di Marcello Panascìa.
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A painting doesn’t need to be a passive receptor of information
about the visible world, but it can act in a much more incisive -icastico- role, providing a real -not virtual- impulse to the spectator’s
experience.
… In Antonio Recca’s most recent pictorial cycle, paintings become
precious: darker now – as if toned with parched hues and burnt
umbers- they light up, though, with chiaroscuro resonances, with
light chromatic contrasts and tone shades which refer to sumptuous
mannerist palettes… Measured out in now less substantial layers
– with a new, rare pictorial refinement, and settled in dramatic
tones, colour obtains more autonomy, and, so to speak, talks first
about itself before anything else: it weaves a “figurative” tale until
it transforms into the true meaning of image.
These Recca landscapes, thick in a dark golden magic light, are
quintessential images; so real and unreal at the same time, that they
seem to stem out from ecstatic visions, that they would exist even if
unperceivable. Pictorial space within canvas is now dominated by a
single-tone atmosphere: a “significant atmosphere” - as if vibrating
with the contact with plein air and flow of light- guaranteeing that
unity of place and time so typical of certain masterful impressionist
vedutismo of the XIX century. An atmosphere suggested by laws
and stylistic features of the same perceptive technique, in which
every canvas fragment, out of any schematic definition of compositional space, can turn into a fragment of the painted universe.
Here, phenomenal and material perception is ruled by dictates
of the ancient principle of a pure visibilismo: because, the formal
hypothesis of “abstractionism” (of abstractive process) in Recca’s
painting, so much more detectable in emotionality or coloristic
sensiblerie, is above all found and fulfilled in a exasperated spatiality which -never blocked in strict, final perceptive data- sums up
in an unreality solved and translated in pictorial matter. Spatiality
which is never inert or static, but is indeed poetry, never “closing”
the representation’s perceptive level -imaginative free and alive-:
formally heedless of giving any final definition.
Excerpt from Antonio Recca. Abstract figurations.
Critical text by Marcello Panascìa.
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Untitled, 2010, tecnica mista su forex cm 35 x 50
Outskirts, 2010, tecnica mista su forex cm 35 x 50
Landscape, 2010, inchiostro su carta cm 35 x 50
Landscape,2010, inchiostro su carta cm 35 x 50
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Landscape, 2010, inchiostro su carta cm 35 x 50
Landscape, 2010, inchiostro su carta cm 35 x 50
Landscape, 2010, inchiostro su carta cm 35 x 50
Antonio Recca nasce nel 1957 a Catania dove si forma
culturalmente ed artisticamente esprimendo grande vivacità di
interessi.
Alla fine degli anni settanta con il gruppo ”Arte di Provincia”
partecipa a vari progetti di intervento culturale sul territorio
all’interno delle realtà periferiche siciliane.
Nell’87 la sua ansia di ricerca lo porta in Lombardia a
confrontarsi con le principali tendenze dell’arte contemporanea
italiane ed internazionali. Da allora ha inizio un’intensa attività
professionale segnata da varie esposizioni artistiche in Italia e
all’estero e da collaborazioni con le più importanti industrie tessili
in qualità di designer.
Il bisogno di “sentire” la luce della sua Sicilia lo ha riportato a
Catania dove vive e lavora. Le sue opere si collocano nell’ambito
dell’espressionismo astratto di lontana matrice kandinskyiana,
arricchito dalla lezione dell’informale segnico che oggi rivede
attraverso nuove sperimentazioni.
All’interno di queste grandi esperienze culturali ha espresso il suo
acceso cromatismo, tutto mediterraneo, teso a dare al colore un
forte connotato plastico volto alla conquista di note luminose
sempre più piene, intense e animate da interventi grafici.
L’ultimo periodo è caratterizzato, invece, da tonalità scure con la
predominanza del nero.
La vicenda compositiva nella sua varietà e complessità svela una
costante tensione all’eleganza e all’ equilibrio assoluto.
Antonio Recca was born in 1957 in Catania where he develops
culturally and artistically at the same time as displaying a great
liveliness in his interests.
At the end of the 1970s, with the group “Arte di Provincia”, he
participated in various cultural intervention projects in the area within
the suburban areas.
In 1987 his eagerness to undertake quest took him to Lombardy to
confront himself with the principal trends of contemporary Italian and
international art. From that time, he began an intense professional
activity marked by various artistic expositions in Italy and abroad
and by collaboration with the most important textile industries as a
designer.
His need to “feel” the light of his Sicily brought him back to Catania
where he now lives and works. His works are placed within the scope
of abstract expressionism of a remote Kandinskyian-style, enriched
by lessons of the informal kind which today are being revised through
new experimentation.
Within these great cultural experiences he has expressed his
passionate use of colour, wholly Mediterranean, tending to give to
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colour a strong “plastic” implication aimed at the achievement of
ever more pronounced luminous tones, intense and enlivened with
graphical techniques. His recent phase is instead characterised by
dark tonalities with the predominance of black.
The combined “happenings” in its variety and complexity reveal a
constant tension between elegance and absolute equilibrium.
Principali esposizioni personali - Main solo exhibitions:
1992 - Spazio e Forme, NOA nuova organizzazione Arte
a cura di G.M. Mascetti, Milano
1994 - Verkaufsaustellung, Prinz Myshkin, Monaco di Baviera
1995 - Transiti, Metrò, Catania
1999 - Spazio Arte, Fonte Amenano, Catania
2006 - Vecchio Bastione, Associazione Culturale, Catania
2007 - The Sound of colours,Art & Jazz,Catania
2007 - Exhibition, Castello di Xirumi, Serravalle
2011 –Paint in Black, Galleria Carta Bianca fine arts Catania
Principali esposizioni collettive - Main group exhibitions:
1977 - Mediterranea 2 Gruppo Arte di Provincia,
a cura di Italo Mussa e Francesco Gallo, Messina
1977 - XI Rassegna Internazionale d’Arte,
Gruppo Arte di Provincia, a cura di Italo Mussa, Acireale
1990 - Trofeo Baretti, (Concorso), San Vincent
1992 - Grandi Quadri, Citibank, a cura di G.Chiesa per D’Ars, Milano
1992 - 18 Artisti incontrano l’Oasi, a cura di Virgilio Anastasi,
Troina
1996 - Interior Design, Capannone Mascalucia Catania
1997 - Lobotomia, Clone Zone, Catania
1997 - Tatto e materia, Alliance Francaise e Valle D’Aoste, Aosta
2006 - Apantè, Mostra Internazionale D’arte Moderna e
Contemporanea, a cura di F.Gallo, Giardini Naxos
2006 - Premio “Città di Fondi” (Concorso) Castello Caetani, Fondi
2006 - Arte Fragile, Galleria Mammut,Catania
2007 - I percorsi della mente,Galleria Arancio Cromo,Catania
2009 - Il Mediterraneo Museo d’Arte Contemporanea, Gibellina
2009 - Premio Internazionale Limen Arte, a cura di G.Di Genova
Vibo Valenzia
2010 - Collezione Galleria Spazio Cannatella, Palermo
2010 - Collezione Galleria Arte Contemporanea, Vizzini
2010 - Collezione GAN/Galleria Civica d’Arte Contemp., Noto
2010 - Taccuini del Mediterraneo, Galleria Spazio Cannatella,
Palermo; Museo Civico Castello Ursino, Catania;
Museo d’Arte Contemporanea, Vizzini;
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Galleria Ca’Revolta, Valencia; Sala de l’Abadia, Granja
de la Costera; Chiesa di S.Lorenzo, San Vito
al Tagliamento; GAN Galleria Civica d’Arte
Contemporanea, Noto; Museo dei Viaggiatori in Sicilia,
Palazzolo Acreide; ex Monastero del Ritiro, Siracusa.
2010 - AMACI 6° Giornata del Contemporaneo Museo Civico
Castello Ursino,Catania
2011 - “SALE” BrucaStudio Arte Contemporanea, Catania
2011 - AGATARTE Il Respiro della Libertà, Palazzo della
Cultura-ex Convento S. Placido, Catania
2011 - MAC (Mostra di Arte Contemporanea) di Vittoria
Hanno scritto di lui:
Gino Sirni, Giovanna Maria Mascetti, Marcello Panascìa,
Anna Marziano, Francesco Scarfì, Franco De Grazia,
Tiziana Rasà, Francesco Gallo, Lucio Barbera, Ornella Fazzina,
Sebastiano Mangiameli.
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Cura del catalogo / Catalogue by:
Francesco Rovella
Testi di / Texts:
Ornella Fazzina, Marcello Panascìa
Crediti fotografici / Photo credits:
Giuseppe Casaburi
Traduzioni / Translations:
Stefania Anzelmo
Clara Panascìa
Galleria Carta Bianca fine arts
via Francesco Riso, 72/b, 95128 Catania
tel. 095 433075 – fax 095 505420
www.galleriacartabianca.it
[email protected]
Questo catalogo è stato stampato nel marzo 2011,
in 400 copie numerate, da Arti Grafiche Le Ciminiere, Catania
N°
/ 400
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Antonio Recca PAINT IN BLACK