II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Protons production by thin films laser ablation F. Caridi1,4, L. Torrisi2,3, L. Giuffrida2,3, F. Di Bartolo2,4,* 1 Facoltà di Scienze MM. FF. NN.-Univ. di Messina, Ctr. Papardo 31, 98166 S. Agata, Messina, Italy 2 Dip.to di Fisica, Univ. di Messina, Ctr. Papardo 31, 98166 S. Agata, Messina, Italy 3 4 INFN-LNS of Catania, V. S. Sofia 64, 95125 Catania, Italy INFN-Sez. CT, Gr. Coll. Messina, Ctr. Papardo 31, 98166 S. Agata, Messina, Italy *Presenting author: [email protected] Proton beams production by ns low intensity pulsed Nd:Yag laser ablation of thin solid hydrogenated targets is investigated. The ion emission is analyzed with the time-of-flight (TOF) technique using ion collectors in backward and forward detection directions. The IC spectra deconvolution through Boltzmann-Coulomb-shifted function permits to evaluate the plasma temperature, density, proton energy and relative yield, ion energy and charge state distributions. Special targets, based on polymers coupled to metals or to nanostructures, can be used to obtain a high protons acceleration up to a kinetic energy of about 200 eV. -1- II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Un sistema CAD per il glioma cerebrale e il follow-up chemioterapico in immagini DT-MR G. De Nunzioa, M. Donativia, G. Pastoreb, A. Castellanoc, A. Falinic, L. Bellod, R.Soffiettie a Dipartimento di Scienza dei Materiali – Università del Salento b PO 'Vito Fazzi', UOC Fisica Sanitaria – Lecce c Unità di Neuroradiologia e CERMAC – Ist. Sc. e Univ. Vita-Salute San Raffaele – Milano d Unità di Neuro-chirurgia – Dipartimento di Scienze Neurologiche – Università di Milano e Neuro-oncologia – Dipartimento di Neuroscienze e Oncologia – Università di Torino [email protected] Introduzione. Il glioma cerebrale invade i tessuti circostanti lungo le fibre di materia bianca, diffondendosi oltre l’area patologica evidenziata dalla RM convenzionale. L’imaging in Tensore di Diffusione (DT) è in grado di rivelare regioni peritumorali anomale nei gliomi, invisibili alla RM.[1] Scopo del lavoro è la caratterizzazione dei tessuti patologici rispetto a quelli sani in immagini DT, tramite analisi tessiturale, per sviluppare un sistema automatico di segmentazione (CAD, Computer Assisted Detection) del glioma cerebrale. Il sistema, inserito in una procedura di analisi voxel-based dell’evoluzione del tumore, consente l’acquisizione di misure quantitative durante follow-up chemioterapico. Materiali and Metodi. Sono state calcolate le mappe di isotropia e di anisotropia (p e FA) da immagini DT a 3 T di 15 pazienti con glioma.[2] Su ciascuna mappa, è stata effettuata la segmentazione manuale del tumore. Nelle regioni segmentate e nelle rispettive controlaterali sane di un sottoinsieme di immagini (training set) è stata eseguita l’analisi tessiturale in 3D tramite finestra mobile, allo scopo di identificare feature tessiturali discriminanti.[3] L’analisi delle componenti principali (PCA) ha permesso l’eliminazione di ridondanze. Il training di un classificatore neurale ha infine consentito di realizzare un sistema automatico di segmentazione, validato sulle restanti immagini (test set). Il sistema è stato poi adoperato per il follow-up chemioterapico dei pazienti, dei quali sono state confrontate automaticamente (previa coregistrazione e segmentazione) mappe p precedenti e seguenti il trattamento. L’approccio voxel by voxel ha consentito di evidenziare aumenti o diminuzioni significativi di isotropia (fallimento o successo della terapia).[4,5] Risultati. L’efficienza del classificatore è risultata elevata (area sotto la curva ROC: 0.96÷0.98), e la segmentazione automatica è in buon accordo con quella manuale. La segmentazione automatica, integrata nel sistema di confronto voxel by voxel tra le regioni tumorali nella mappa p, ha permesso di studiare l’evoluzione del tumore durante il trattamento di pazienti in chemioterapia, e il successo di quest’ultima. Conclusioni. I risultati mostrano che quest’approccio non invasivo alla segmentazione del glioma permette l’identificazione oggettiva del tumore e la misura quantitativa del successo o del fallimento del trattamento chemioterapico. [1] [2] [3] [4] [5] S. J. Price et al., Eur Radiol, 2007;17(7):1675-84. A. Pena et al., Br J Radiol 2006;79(938):101-9. R. Haralick, K. Shanmugam, I. Dinstien. IEEE Trans Syst Man Cybern 1973. 6:610-21 S. J. Price et al., Am J Neuroradiol, 2006;27(9):1969-74. P. J. Basser, C. Pierpaoli, J Magn Reson B 1996;111(3):209-19. -2- II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Laser ablation coupled to mass quadrupole spectrometry applied to ancient coins L. Torrisi1, G.Mondio2, A.M. Mezzasalma2, F. Caridi3, L. Giuffrida1, T. Serafino2, F. Di Bartolo1,*, A. Baglione1 and A. Torrisi1 1 2 3 Dipartimento di Fisica, Università di Messina, Dipartimento di Fisica della Materia e Ingegneria Elettronica Facoltà di Scienze MM. FF. NN., Università di Messina, V.le F. S. D’alcontres 31, 98166 S. Agata, Messina *Presenting author: [email protected] A Nd:Yag laser operating in second harmonic (532 nm), 3 ns pulse duration, 10-150 mJ pulse energy and 1-10 Hz repetition rate is employed to irradiate different coins placed in high vacuum chamber. The ablated material, in vapor phase, is analyzed by a mass quadrupole spectrometer in the range 1-300 amu with sensitivity up to 1 ppm. The “on line” analysis permits to investigate on the elements, chemical compounds and isotopic ratios characterizing the coin composition. Focused and unfocused laser beams can be employed to irradiate sub-millimetric or tens millimetric areas, respectively. The first method is employed to determine the elemental depth profiles from the surface up to about 0.1 mm. The second method is employed to analyze the average composition of the superficial patina layers. This micro-invasive technique, associated to the characteristic X-ray fluorescence emission due to 20 keV electron impact, was employed to analyze different coins, based on bronze and silver, from VI up to XX sec. -3- II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Analisi dell’emissione di raggi X molli da una sorgente laser-plasma con bersagli idonei alle applicazioni in campo radiobiologico e biologico R. Gimenez De Lorenzoa,b, L. Palladinoa,b a b Physics Department, L’Aquila University, L’Aquila, Italy INFN, Laboratorio Nazionale del Gran Sasso, Assergi (AQ), Italy Presentiamo lo studio dell’efficienza di emissione di raggi X prodotti da una sorgente laserplasma, usando come bersagli elementi con caratteristiche dello spettro utili nella comprensione dei processi radiobiologici, e il layout sperimentale, per la realizzazione di micro-beam mediante ottiche focalizzanti, presente presso il Laboratorio PLASMAX del Dipartimento di Fisica dell’Università dell’Aquila. -4- II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Sensore per radiazione ultravioletta a base di film di diamante policristallino D. Altamurad, R. Bresciad, M. Capitellie, G. Casamassimaa, T. Cassanoa, R. Celibertoc, G. Cicalad**, D. Cornacchiad, A. De Giacomoe, O. De Pascaled, C. Favuzzia, G. Ferraroa, P. Fuscoa, F. Garganob, N. Gigliettoa, F. Giordanoa, C. Gorsee, S. Longoe, F. Loparcoa, V. Magalettid, B. Marangellia, M.N. Mazziottab, D. Monégere, M.F.Muscarellaa*, M.A. Nittia, A. Rainòa, A. Romeoa, G. Senesid, P. Spinellia, A.Valentinia, L. Velardia a Dipartimento Interateneo di Fisica dell'Università e Politecnico di Bari, Via G. Amendola 173, 70126 Bari, Italy b c Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Sezione di Bari, via E. Orabona 4, 70126 Bari, Italy Dipartimento di Ingegneria delle Acque e di Chimica del Politecnico di Bari, via E. Orabona 4, 70126 Bari, Italy d e I.M.I.P.- CNR Bari, via Amendola 122/D, 70126 Bari, Italy Dipartimento di Chimica, Università di Bari, via G. Amendola 173, 70126 Bari, Italy [email protected] Il diamante è considerato un materiale molto promettente per lo sviluppo di dispositivi per la rivelazione di radiazione UV grazie alle sue peculiari proprietà chimiche e fisiche (in particolare ottiche ed elettriche). In questo lavoro sono presentati i risultati ottenuti su dispositivi basati su film di diamante policristallino ROD (Random Oriented Diamond), prodotti con la tecnica MWPECVD (MicroWawe Plasma Enhanced Chemical Vapour Deposition) su substrati di silicio intrinseco e drogato-p (100). Sui dispositivi realizzati è stato eseguito uno studio comparativo in funzione del tipo di substrato e del diverso passo tra gli elettrodi di Cr/Au complanari ed interdigitati. Sono state quindi determinate le proprietà chimico-strutturali, morfologiche, elettriche ed ottiche dei film. In particolare, la risposta ottica è stata misurata in aria, utilizzando una lampada impulsata allo Xe accoppiata con una fibra ottica di quarzo, filtri interferenziali per selezionare la lunghezza d’onda ed un’elettronica di misura di read-out basata su un amplificatore sensibile alla carica a basso rumore. I risultati sperimentali evidenziano una dipendenza delle prestazioni del dispositivo dal tipo di substrato utilizzato e dalla geometria dei contatti interdigitati. -5- II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Bioluminescence of marine vibrios is sensitive to magnetic field A. Talà1, M.V. Siciliano2, G. Buccolieri3, S.M. Tredici1, F. Paladini2, M. De Stefano4, V. Nassisi2, P. Alifano1,* 1 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali, Università del Salento, via Provinciale Lecce-Monteroni, 73100 Lecce 2 Dipartimento di Fisica, Università del Salento INFN - Lecce, via Provinciale LecceMonteroni, 73100 Lecce 3 Dipartimento di Scienza dei Materiali, Università del Salento, via Provinciale LecceMonteroni, 73100 Lecce 4 Dipartimento di Scienze Ambientali. Seconda Università di Napoli, via A. Vivaldi 43, 81100 Caserta In Vibrio harveyi, a bacterium living in symbiosis with marine organisms, bioluminescence and the expression of several virulence factors are regulated by quorum sensing (QS), the communication circuit that many bacteria use to sense population density and regulate a diverse array of physiological activities. In this study, the evidence of magnetic crystals of gupeiite (Fe3Si) in V. harveyi-related strain PS1 led us to investigate the behaviour of this bacterium under exposure to magnetic field (MF). We found that MF stimulated bioluminescence and the QS circuit. Static MF upregulated the expression of the QS regulator LuxR by inhibiting small RNAs-mediated destabilization of luxR mRNA. The physiological significance of the observed magnetic responses of Vibrio sp. PS1 has been discussed with reference to its symbiotic life. -6- II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Determinazione dei livelli di radon all’interno della Grotta della Zinzullusa, Castro (LE) A. Buccolieri1, F. Adduci2, G. Buccolieri1,*, A. Castellano1, N. Ciccarese3, V. Nassisi4 1 Università del Salento, Dipartimento di Scienza dei Materiali, via Monteroni, Lecce * 2 Università di Bari, Dipartimento di Fisica, via Amendola, Bari 3 4 e-mail: [email protected] Gruppo Speleologico Salentino, Maglie (LE) Università del Salento, Dipartimento di Fisica, via per Arnesano, Lecce Il radon, gas nobile, radioattivo, chimicamente inerte, monoatomico, inodore, incolore, insapore, ha diversi isotopi in natura (219Rn, 220 Rn e 222 Rn) e la sua pericolosità è legata principalmente all’isotopo 222Rn. Il radon può essere introdotto nel corpo umano depositandosi nei polmoni o nell’apparato digerente in cui, decadendo, può causare danni considerevoli. Nel suolo il radon è continuamente generato da alcune rocce ed è libero di muoversi tra le porosità delle stesse raggiungendo l’atmosfera e le falde acquifere. Il nostro gruppo di ricerca da anni si occupa della determinazione della concentrazione di radon in atmosfera e negli acquiferi presenti nel territorio salentino. In questo lavoro si riportano i valori della concentrazione di radon in aria e in acqua nella grotta della Zinzulusa sita a Castro (LE). Lo strumento utilizzato per questo lavoro è un rivelatore di particelle α prodotto dalla DURRIGE Company modello RAD7. -7- II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Plasmi laser prodotti da target drogati L. Velardi1, G. De Pascali1, P. Dicarolo1, M.V. Siciliano1, V. Nassisi1,* (1) Departimento di Fisica, University of Salento, Laboratorio di Elettronica Applicata e Strumentazione (LEAS), INFN Via per Arnesano, 73100 Lecce – Italy, * [email protected] J. Krása 2 and A. Velyhan2 (2) PALS Centre, AS CR, Prague, Czech Republic In questo lavoro si presenta lo studio di plasmi prodotti da target drogati. Questi ultimi possono infatti dare origine al processo della doppia ablazione. Tale processo è utile per superare i problemi dell’instabilità di Rayleigh–Taylor presente nei sistemi impiegati per la fusione a confinamento inerziale. I target drogati utilizzati sono stati: Cu, Cu + 2 % Be e Cu + 4 % Sn. Il laser per indurre ablazione è del tipo ad eccimeri (KrF, 248 nm). È stato eseguito uno studio sulla distribuzione angolare, carica prodotta e temperatura della piuma. I risultati ottenuti hanno mostrato un aumento di carica per entrambi i target drogati. -8- II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Behavior of Vibrio harveyi bacteria under RF irradiation P. Alifano2, R. Longo1, V. Nassisi1,*, M.V. Siciliano1,3, A. Talà2, M. Tredici2 1 Dipartimento di Fisica, LEAS, Università del Salento & INFN–Lecce * 2 e-mail: [email protected] Dipartimento Microbiologia, Di.S.Te.B.A., Università del Salento, Lecce 3 Dipartimento di Scienza dei Materiali, Università del Salento, Lecce Photo-luminescent bacteria during their growth emit visible radiation. Their behavior under exposure to electromagnetic radiation of 100, 900, 1800 and 2100 MHz is unknown. Their response may help to understand the radiofrequency effects on living organisms. To perform RF irradiation, a TEM cell was made and its field was mapped by a fast homemade detector. The luminescence measurements were carried out in the dark, in a climatic chamber, by a spectrometer equipped with a quartz fiber which allows us to pick up punctual radiation. Results will be presented. -9- II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Characterization of Vibrio harveyi bacteria from ionization environment by UV and X-ray irradiation P. Alifano2, G. Buccolieri3, V. Nassisi1, F. Paladini1, S. Rizzato1, M.V. Siciliano1,3, A. Talà2, S.M. Tredici2 1 Laboratorio di Elettronica Applicata e Strumentazione, LEAS, Dipartimento di Fisica, Università del Salento & INFN - Lecce, via Provinciale Lecce-Monteroni, 73100 Lecce Tel. +39 0832 297495, Fax. +39 0832 297482 2 Dipartimento Microbiologia, Di.S.Te.B.A., Università del Salento, via Provinciale LecceMonteroni, 73100 Lecce 3 Dipartimento di Scienza dei Materiali, Università del Salento, via Provinciale LecceMonteroni, 73100 Lecce The behavior of bacteria undergone to environment stimulations is of extreme interest for structural, mechanistic and evolutionary implications. Bacteria that have been evoluted in specific ambient have developed particular responses and their behavior can give news suggestions on the task and production of luciferina proteins. To analyze the UV interaction under controlled laboratory conditions we used two photo-luminescent bacterial strains belonging to a new species evolutionary close to Vibrio harveyi sampled from a coastal cave (Ionian Sea) with high radon content that generates ionization radiation. Survival of the bacterial strains was analyzed, in the light and in the dark, following a variety of genotoxic treatments including ethidium bromide treatment, UV (254 nm). The strains were irradiated by a germicide lamp (254 nm) and X-ray flux generated by a vacuum tube applying an accelerating voltage of 10, 15 and 20 kV at different values of exposure times and doses. Results demonstrated that most of strains exhibited a high rate of survival after the UV exposure. All strains showed high capability of photoreactivation when grown in the presence of visible light following the exposure to UV. This capability was quite unexpected because these bacteria were sampled from a dark site without UV radiation. This leads to hypothesize that the photoreactivation process might have been evolved to repair also DNA lesions induced by radiations other than UV (e.g. X-ray) and that the luminescent bacteria might use their own light emission to carry out the photoreactivation. - 10 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Ion beams delivered by two acceleration gaps for industrial and therapeutic applications V. Nassisi1, M.V. Siciliano1,2, L. Velardi1 1 Laboratorio di Elettronica Applicata e Strumentazione LEAS, Department of Physics, University of Salento - Lecce, Via Provinciale Lecce-Monteroni, 73100 Lecce – Italy, Tel. +39 0832 297495, Fax. +39 0832 297482, E-Mail: [email protected] 2 Department of Material Science, University of Salento, Via Provinciale Lecce-Monteroni, 73100 Lecce – Italy Ion beam applications by moderate energy can substantially modify electronics material like detectors, new biomedical material and biological samples. In this work, we present the experimental results of a Laser Ion Source (LIS) implemented for ion accelerators. A KrF excimer laser beam operating at 248 nm was focused on a solid target mounted inside a vacuum chamber in order to obtain plasma. The laser energy was fixed at 11.5 mJ/pulse. The ion components of the plasma can be extracted and accelerated up to 160 keV per charge state by a double gap system formed by two different stages. The beam cross section was circular of 1.5 cm in diameter. Using Cu and Y disks, as laser target, we produced ion beams containing 1.2x1011 ions/pulse (0.7x1011 ions/cm2). Applying accelerating voltages of 40 and 20 kV in the first and secondary accelerating stage, respectively, we obtained an increase in ion dose up to 3.4x1011 ions/pulse, (2x1011 ions/cm2) for Cu target and 6.3x1011 ions/pulse (3.5 ions/cm2) for the Y target. The higher extracted dose under the effect of the electric field is to attribute to the enlargement of the extracting volume of the plasma particularly influenced by the first stage accelerating voltage. The characterization of the plasma was performed by a Faraday cup for the electromagnetic proprieties, whereas a pepper pot system for the geometric ones. At 60 kV accelerating voltage and 5.5 mA output current the normalized beam emittance resulted of 0.22 π mm mrad for the Cu target, while under the same accelerating voltage but with 7.4 mA output current the normalized beam emittance resulted of 0.14 π mm mrad for the Y target. - 11 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Prototipazione rapida di idrogeli polimerici per applicazioni biomediche A. Sannino, M. Madaghiele*, C. Demitri, F. Montagna, A. Maffezzoli Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione, Università del Salento, via per Monteroni, 73100 Lecce. *E-mail: [email protected] La rigenerazione in vivo di un organo può essere indotta attraverso l’uso di una matrice porosa e bioassorbibile, chiamata ‘scaffold’, che stimoli le funzionalità cellulari fornendo alle cellule appropriati stimoli fisici, meccanici e biochimici [1]. Gli idrogeli a base di polietilenglicole (PEG), sebbene intrinsecamente non biodegradabili e non bioattivi, sono estremamente promettenti come scaffold, sia per la loro capacità di legare molecole o funzionalità bioattive e biodegradabili, sia per la possibilità di formare l’idrogelo, in modo veloce e biocompatibile, mediante esposizione a luce ultravioletta [2]. In questo lavoro, idrogeli a base di polietilenglicole diacrilato (PEGDA), addizionati con diverse molecole bioattive (es., acido ialuronico, collagene), sono stati foto-stabilizzati e caratterizzati in termini di capacità di rigonfiamento, morfologia e proprietà meccaniche, queste ultime valutate ai fini di una stima del grado di reticolazione del network polimerico [3]. In particolare, idrogeli di forma complessa (ad esempio, a forma di menisco) sono stati ottenuti attraverso l’utilizzo della stereolitografia (SLA), una tecnica di prototipazione rapida in cui una resina o soluzione polimerica fotosensibile viene polimerizzata mediante un fascio laser guidato da un software specifico, sulla base del modello CAD del dispositivo che si vuole realizzare. Il vantaggio della SLA in campo biomedico è quindi quello di garantire la produzione di dispositivi ‘su misura’ per il paziente, ottenuti a partire dalle immagini diagnostiche dell’organo o tessuto di interesse. I risultati ottenuti nello studio mostrano che idrogeli a base di PEG possono essere bioattivati e processati mediante SLA. Pertanto, potrebbero trovare impiego sia come piattaforme per la creazione di scaffold per la rigenerazione di tessuti, sia come dispositivi ‘phantom’ per la simulazione in vitro di tessuti e organi. Bibliografia 1. Yannas IV. Tissue and organ regeneration in adults. Springer, NY; 2001. 2. Nguyen KT, West JL. Biomaterials 2002;23:4307-4314. 3. Flory JP. Principles of polymer chemistry. Ithaca, NY: Cornell University Press; 1953. - 12 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 L’acceleratore ACLIP: prove di accelerazione sul primo modulo A.C. Rainòa,b, V. Varialeb, V.G. Vaccaroc,d, M.R. Masullod, Sara Lanzone (ADAM, Ginevra), C. De Martinise,f, D.Giovef, L. Calabrettag, A.Rovellig, S. Baroneh a Università di Bari, bINFN Sezione di Bari, cUniversità Federico II di Napoli, dINFN Sezione di Napoli, eUniversita' degli Studi di Milano, fINFN/LASA Segrate , gINFN/LNS Catania, h NRT Aprilia ACLIP è un acceleratore lineare con caratteristiche di interesse per la medicina, in particolare per la terapia di tumori con fasci di ioni. Si tratta di un Linac SCL a 3 GHz progettato come “booster” per un ciclotrone commerciale da 30 MeV. L’intero acceleratore è una struttura di 5 moduli accoppiati insieme. L’energia finale prevista è 62 MeV utile per la terapia dei tumori dell’occhio e, con ulteriore accelerazione mediante un secondo Linac, si può arrivare a 230 MeV in modo da poter trattare anche i tumori profondi. Una parte importante del progetto è lo studio di utilizzare, come sorgente di potenza a RF , i magnetron al posto dei più costosi klystron. Il primo modulo, capace di accelerare da 30 a 35 MeV, è stato testato a piena potenza a radiofrequenza nel dicembre 2008 mostrando che è possible raggiungere i campi acceleranti di progetto. Questo modulo, con tutto il sistema di potenza RF, è stato trasferito nei laboratori INFN di Catania, nell’Aprile 2010, per l’esecuzionje delle prove di accelerazione del fascio, usando protoni da 30 MeV provenienti dal ciclotrone superconduttore. Saranno presentatile principali caratteristiche di ACLIP e i risultati delle misure di accelerazione effettuate su questo prototipo. - 13 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Film di diamante policristallino depositati con la tecnica MWPECVD e applicazioni in fotocatodi G. Cicalaa*, M. A. Nittib, A. Tintic, A. Valentinic, A. Romeob, R. Bresciaa, P. Spinellib, M. Capitellid a IMIP-CNR, Sezione di Bari - Via G. Amendola 122/D, 70126 Bari, Italy Dipartimento Interateneo di Fisica, Università degli Studi di Bari - Via G. Amendola 173, 70126 Bari, Italy c INFN, Sezione di Bari - Via G. Amendola 173, 70126 Bari, Italy d Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Bari - Via G. Amendola 173, 70126 Bari, Italy b Film di diamante policristallino sono stati cresciuti mediante la tecnica MWPECVD (Microwave Plasma Enhanced Chemical Vapour Deposition). Le analisi chimicomorfologiche dei materiali ottenuti variando opportunamente alcuni parametri di crescita hanno evidenziato che è possibile controllare le proprietà dei film. In questo lavoro, in particolare, sono state studiate le caratteristiche che il materiale deve possedere per applicazioni in dispositivi di rivelazione di fotoni nell’ultravioletto (UV). A tal fine sono state anche analizzate, mediante misure di efficienza quantica esterna, le proprietà fotoemissive nell’UV dei film di diamante in funzione dello spessore, delle dimensioni dei grani e della componente grafitica (sp2). La stessa tecnica MWPECVD è stata utilizzata per effettuare trattamenti in plasma di idrogeno del materiale, in quanto la passivazione della superficie attraverso la formazione di legami carbonio-idrogeno può rendere l’affinità elettronica negativa NEA (Negative Electron Affinity). Il carattere NEA dei campioni idrogenati è stato verificato mediante misure di efficienza quantica spettrale nell’UV. Nel caso specifico dei fotocatodi, la maggior efficienza quantica dei campioni non trattati con idrogeno è dovuta a una più alta componente di sp2 indipendente dallo spessore, mentre la fotoemissività aumenta nei film idrogenati più spessi per la presenza di grani più grandi. Quest'ultimo risultato evidenzia che l'idrogenazione è più efficace sulla fase diamante (sp3) piuttosto che sulla componente grafitica localizzata, normalmente, ai bordi di grano. La correlazione tra le proprietà fotoemissive e i parametri di crescita dei film di diamante ha consentito, inoltre, di verificare che le proprietà del materiale possono essere modulate attraverso la percentuale di metano nella miscela gassosa CH4-H2 e l’uso di plasmi pulsati. - 14 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 A Simple Palladium Catalyst System for the Efficient Cyclotrimerization of Acetylenes L. Troisi, F. Bona, C. Granito, S. Perrone, L. Ronzini, L. Romano, F. Rosato Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali, Organic Chemistry Laboratory, University of Salento, via Monteroni, 73100 Lecce - Italy The importance of the C-C triple bond chemistry has been well recognized since this function was shown to be one of the main building blocks of organic and material chemistry.1 Recently, alkyne scaffolds have been used as starting compounds for the synthesis of nanotubes.2 It has been found also that a large number of arylethynes and alkylethynes can undergo cyclooligomerization reaction (named the Rappe cyclotrimerization3) in the presence of a catalytic amount of Rhodium or Ruthenium porphirins,4 of Cobalt containing disulfide5 or - + diamine6 ligands, and of zwitterionic complexes M -CH2-AlCl3 .7 Scheme 1. R 3 R H catalyst solvent, ∆ R + R R 1 R R 2 Scheme 1 A similar reaction has been found in our laboratory using Pd(0) as catalyst. The 4-X-phenylacetylene (1.0 mmol), the Pd(OAc)2 (0.02 mmol), and the Ph3P (0.08 mmol) were solubilized in tetrahydrofuran (10 ml) and heated at reflux temperature under N2, (X = H, OCH3, CN). The reaction was monitored by GC and GC-MS; after 15 h the 4-X-phenyl-acetylene disappeared. The crude product was purified by column chromatography on silica gel (eluent: diethyl ether:petroleum ether = 1:9) affording 1 and 2 as inseparable mixture. 1H-NMR an 13 C-NMR spectroscopic data were in agreement with the assigned structures. We have suggested a different mechanism compared with that reported in literature, scheme 2. - 15 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Ph Pd(0) H Ph H Ph H Pd H H Ph + Ph Ph H Ph 3 4 H Ph H H Ph H H H Ph H H Ph Ph 5 6 Ph Ph ∆ ∆ 7 8 Scheme 2 References 1) F. Diederich, P.J. Stang, and R. Tykwinski; Acetylene Chemistry: Chemistry, Biology, and Material Science. Wiley VCH, Weinheim 2005. 2) V.S. Iyer, K. P.C. Vollhard, and R.Wilhelm, Angew. Chem., Int. Ed., 2003, 42, 43-79. 3) W. Reppe, N. Kutepow, and A. Magin, Angew. Chem., Int. Ed., 1969, 8, 717. 4) P. Tagliatesta, E. Elakkari, A. Leoni, A. Lembo, and D. Cicero, New J. Chem., 2008, 32, 1847-1849 and ref. therein cited. 5) G. Hilt, C. Hengst, and W. Hess, Eur. J. Org. Chem., 2008, 2293-2297. 6) G. Hilt, T. Vogler, W. Hess, and F. Galbiati, Chem. Comm., 2005, 1474-1475. 7) J. J. Eisch, and P. O. Otieno, Eur. J. Org. Chem., 2004, 3269-3276. - 16 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Sorgenti laser per biomateriali M.V. Sicilianoa,b,*, M. Di Giuliob, V. Nassisia, F. Paladinia, L. Velardic a Department of Physics, Laboratorio di Elettronica Applicata e Strumentazione, LEAS University of Salento, INFN, SS Lecce-Monteroni CP193, 73100 Lecce * b [email protected] Department of Material Science, University of Salento, INFN, Lecce c Department of Physics, University of Bari, INFN, Bari In questo lavoro vengono messe a confronto due diverse tecniche per modificare superfici polimeriche, l’irraggiamento laser e l’impiantazione ionica di polimeri come l’Ultra High Molecular Weight Polyethylene (UHMWPE). L’irraggiamento laser è stato fatto usando due sorgenti laser differenti, UV e IR, mentre l’impiantazione ionica è stata fatta tramite LIS (Laser Ion Source). Misure di angolo di contatto, rugosità e con spettrofotometro in trasformata di Fourier (FT-IR) sono state eseguite sui campioni prima e dopo ogni trattamento in modo da avere informazioni sui cambiamenti dei campioni. Impiantazione ionica è stata eseguita anche su target di acciaio AISI 420, metallo usato per realizzare strumenti medicali, per renderlo antibatterico. - 17 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Radioterapia Stereotassica ipofrazionata delle metastasi cerebrali con sistema NomosStat® D. Russo1,*, A. Papaleo1, M.G. Natali2, C. Capomolla2, G. Pastore2, M. Santantonio1 1 U.O.C. Radioterapia Oncologica, Ospedale V. Fazzi Lecce 2 * [email protected] U.O.C Fisica Sanitaria, Ospedale V. Fazzi Lecce Nel trattamento delle metastasi cerebrali, la radioterapia stereotassica costituisce una valida alternativa terapeutica alla chirurgia, generalmente riservata ai casi di lesione unica , in sede accessibile, in pazienti con buon perfomance status. Presso la nostra struttura, da Gennaio 2008, si effettuano trattamenti di Radioterapia stereotassica ipofrazionata con il sistema per Tomoterapia Seriale della NomosStat (1), montato su un LINAC 6 MV. Si realizza, in tal modo, una IMRT a gantry mobile (2), in cui il fascio viene modulato da un collimatore multilamellare binario (MIMiC®) fissato sulla testata dell’acceleratore lineare. Durante la rotazione del gantry, la morfologia del collimatore si modifica automaticamente adattandosi al target. Nei trattamenti stereotassici di lesioni inferiori a 1,5 cm, viene applicato un collimatore accessorio detto Beak® (3) che limita l’apertura delle lamelle ad un massimo di 4 mm e consente una estrema conformazione della dose attorno al volume da irradiare ed un alto gradiente rispetto ai tessuti sani circostanti. Il piano di cura elaborato dal TPS per inverse planning chiamato Corvus® consiste in una segmentazione del target, individuato mediante fusione di immagini TC/RM, in slice di spessore variabile tra pochi millimetri a 2 cm circa. La dosimetria può essere ottimizzata su ogni slice in maniera che si conformi alla parte del target presente su quella slice. In tal modo si ottiene una copertura del volume da irradiare estremamente conformata nelle tre dimensioni. Per l’irradiazione stereotassica cerebrale viene utilizzato, nel nostro centro un sistema di immobilizzazione minimamente invasivo chiamato TALON®, che prevede l’impiego di due viti, le quali vengono fissate alla teca cranica, rendendo il paziente solidale con il lettino di trattamento e assicurando così un’elevata precisione nel posizionamento del paziente durante le sedute radioterapiche (4). Nella nostra esperienza la metodica si è dimostrata di facile attuazione e di notevole affidabilità , consentendo un preciso riposizionamento nei trattamenti ipofrazionati . - 18 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Riferimenti 1. John D. Fenwick et al: “Tomotherapy and Other Innovative IMRT Delivery Systems” Semin Radiat Oncol, 2006: 16, 199. 2. James M. Galvin D.Sc: “Implementing IMRT in clinical practice: a Joint Document of the American Society For Therapeutic Radiology And Oncology and the American Association Of Physicists In Medicine” Int. J. Radiation Oncology Biol Phys, 2004: 58, 1616–1634. 3. Bill J. Salter :“Nomos Peacock IMRT utilizing the BEAK™ Post Collimation Device” Medical Dosimetry, 2001: 26, 37–45. 4. Bill J. Salter et al: “The Talon removable head frame system for stereotactic Radiosurgery/Radiotherapy: measurement of the repositioning accuracy” Int. J. Radiation Oncology Biol. Phys., 2001:51, 555–562. - 19 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Densitometria ossea mediante ultrasuoni: un metodo efficace per avviare programmi di prevenzione attiva nella popolazione a rischio A. Distante, D. Paladini*, C. Neglia, P. Piscitelli ISBEM, Mesagne (BR). *[email protected] Fra i metodi per valutare lo stato del tessuto osseo - importanti per valutare il suo rischio di frattura, come nel caso dell'Osteoporosi - uno è basato sulla velocità di propagazione degli ultrasuoni (SOS: Speed Of Sound) nel calcagno o nelle falangi delle mani e sull’attenuazione della frequenza degli ultrasuoni (BUA: Broadband Ultrasound Attenuation), utilizzando due sonde per trasmettere e ricevere il segnale. OSSO Sonda ricevente Sonda emittente La vibrazione rilevata dopo l’attraversamento del segmento scheletrico procura informazioni sulle caratteristiche densitometrico-strutturali del segmento osseo; infatti, la velocità di propagazione delle vibrazioni dipende dalle caratteristiche del mezzo, dalla temperatura, dalla frequenza. In particolare, la velocità di attraversamento del fascio ad ultrasuoni è strettamente legato alla densità e alla struttura del tessuto attraversato. Più la densità è alta e più resistente è la struttura, più elevata è la velocità. Per le strutture solide, le caratteristiche meccanicofisiche che determinano la velocità dei suoni sono ben espresse dal Modulo di elasticità E e dalla densità ρ secondo la formula c= E ρ Considerando le frequenze generalmente applicate nel settore biomedico (1-10 MHz), quando un fascio di ultrasuoni passa attraverso un mezzo (tessuto biologico), esso subisce un'attenuazione in intensità e quindi una riduzione di ampiezza e di energia per l'attrito interno. La legge che esprime l'attenuazione di un mezzo omogeneo è la seguente, - 20 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 I x = I 0 ⋅ e − Kx in cui Ix = intensità del fascio di ultrasuoni ad una distanza dalla sorgente x; Io = intensità iniziale della sorgente; e = base dei logaritmi naturali; K = coefficiente di assorbimento e x = distanza dalla sorgente. Per quanto riguarda la velocità di propagazione degli ultrasuoni, essa nei solidi è determinata dal modulo di elasticità e dalla densità secondo la formula: c = E / ρ Il modulo di Young è un parametro cruciale nel definire il comportamento di un dato materiale quando i carichi sono applicati su di esso, e nel tessuto osseo compatto E è diverso da quello del tessuto osseo spongioso. Per quanto riguarda l’interpretazione fisica della misura dell’attenuazione (BUA), l’assorbimento di energia nell’attraversamento di un mezzo dipende da numerosi fattori, tra i quali: l’attrito nella vibrazione molecolare, la riflessione e diffusione del fascio ultrasonoro nel passaggio tra superfici di discontinuità, le dimensioni del mezzo attraversato e la frequenza del fascio impiegato. Esso è un parametro molto sensibile alle variazioni del tessuto osseo, in quanto dipende in modo esponenziale dalle caratteristiche ultrasonometriche dei mezzi trasmissivi. L'esame densitometrico consente di rilevare 3 parametri: a) BMD; b) T-Score; c) Z-Score. Il dato sul BMD indica la densità dell’osso nell'area del segmento esaminato; il T-Score rappresenta la densità ossea rispetto ad un soggetto adulto sano, mentre il dato Z-Score rappresenta il valore misurato rispetto ad un soggetto sano dello stesso sesso e della stessa età del paziente in esame. A seconda del valore del T-Score rilevato, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha definito 3 intervalli che descrivono rispettivamente lo stato di Normalità, Osteopenia, Osteoporosi per i soggetti valutati accuratamente per studi di prevenzione attiva. - 21 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 Il sistema ultrasonico in chirurgia orale e maxillo-facciale G. Giannelli Responsabile U.O.D. di Odontostomatologia - P.O. Sacro Cuore di Gesù Gallipoli (LE) - ASL Lecce L’applicazione di apparecchiature piezoelettriche in chirurgia orale e maxillo-facciale è sempre più frequente grazie anche ai numerosi studi che ne hanno dimostrato la sua efficacia clinica. La scoperta dell’effetto piezoelettrico risale al 1880, grazie a Pierre e Jacques Curie e a Gabriel Lippmann, i quali notarono che l’applicazione di forze di compressione su alcuni corpi solidi generava una carica elettrica. Il sistema piezoelettrico applicato ad un pacchetto di ceramiche vibrando ad altissima frequenza è in grado di generare ultrasuoni. Il pacchetto è contenuto in un manipolo sul quale vengono montati degli inserti di varia forgia e misura a seconda delle applicazioni. Pertanto, il manipolo, di fatto, costituisce il motore dell’intero sistema. Questo rivoluzionario apparecchio consente di eseguire tutte le tecniche di osteotomia (taglio dell’osso) e osteoplastica (rimodellamento dell’osso). Grazie agli ultrasuoni l’osso viene tagliato in tutte le morfologie che fino ad ora erano state proprie degli apparecchi rotanti. L’apparecchio è dotato, inoltre, di un sistema di controllo elettronico del flusso del liquido di raffreddamento che viene mantenuto costante ed ha uno stop delle vibrazioni degli inserti in caso di assenza del liquido stesso. Tutto questo ci permette di ottenere risultati sorprendenti in termini di invasività limitata e di salvaguardia dei tessuti molli. I vantaggi sono: riduzione delle lacerazioni, dovute all’utilizzo del sistemi rotanti, miglioramento delle stato delle superfici dei tessuti grazie all’effetto cavitazione del sistema stesso. Si ottiene così un taglio estremamente preciso ed assolutamente selettivo, minimo danno e migliore guarigione. Oggi, in commercio, ci sono macchine, come la UBS della Resista, sistema sviluppato dal Prof. Cornelio Blus, che utilizzano inserti in titanio. Questi inserti hanno una durata maggiore, una elevata resistenza allo stress generato dagli ultrasuoni cinque volte superiori e sviluppano una minore temperatura di lavoro. Gli interventi che si possono eseguire sono: prelevi di osso intra o extra-orali, separazioni di cresta, rialzo del pavimento del seno mascellare estrazioni di denti in inclusione ossea, trattamento di chirurgia ossea parodontale. - 22 - II Workshop “Plasmi, Sorgenti, Biofisica ed Applicazioni”. Lecce, 26 Ottobre 2010 New biomaterials in orthopedic: classification and application G. Rollo U.O. Ortopedia e Traumatologia Ospedale “Vito Fazzi ” Lecce I progressi della scienza medica permettono di migliorare la qualità di vita dei pazienti andando incontro alle esigenze di una popolazione con età media costantemente in aumento, ricorrendo a nuove tecnologie che prevedono l’uso di Biomateriali. Si definisce biomateriale una sostanza che interagisce coi sistemi biologici dell’individuo per trattare, incrementare, sostituire un tessuto o organo. L’interazione con l’individuo ricevente determina una risposta locale e generale che ci dà la misura della biocompatibilità. Si ha una soddisfacente biocompatibilità se non si verificano effetti tossici e se è ottimale la totale integrazione con l’organismo ricevente. I Biomateriali attualmente si dividono nelle seguenti categorie: metalli, ceramiche e polimeri. - 23 -