Ufficio stampa Rassegna stampa mercoledì 26 settembre 2012 Pagina 1 di 6 INDICE La Voce di Romagna forlì La casa della carità 3 26/09/12 Ogni giorno vivo perché sono amata” 5 26/09/12 Pagina 2 di 6 pressunE I ROMAGNA FORLÌ & CESENA 26/09/2012 Periodicità: Quotidiano Direttore Responsabile: Franco Fregni Tiratura: n.d. Diffusione: n.d. a della canta n na goccia nel mare, ma profetica, e nata per favorire la crescita di tante altre gocce che possano moltiplicarsi tanto da coincidere, alla fine, on il mare stesso. E' questa la missione delle Case della carità: dei piccoli - grandi miracoli di amore e accoglienza di fronte ai quali non si trova atteggiamento più adeguato che non il silenzio e l'ammirazione. Realtà composte da disabili psichici e fisici, anche molto gravi: persone che la società abitua ad ignorare, nascondere, se non, come purtroppo accade, eliminare nel momento in cui sono più fragili. Ad assisterle donne che hanno consacrato la loro vita a Dio, alla Chiesa e a questi "poveri", prendendo i voti religiosi. E insieme a loro volontari di ogni età e condizione; uniti in un ambiente così carico di amore che nulla ha da invidiare ai focolari domestici. Di queste perle, dal 1981, ce n'è una anche nella provincia di Forlì - Cesena: ha sede a Bertinoro, proprio sotto la bella Rocca, nel punto più alto del paese (nella foto grande). In una struttura nuova, ampia e funzionale, incorniciata da un paesaggio mozzafiato, e inaugurata nel 2001. All'interno vi trovano ospitalità una decina di persone, arrivate lì dai canali più disparati. Giovanni, Fabio, Pierluigi, Patrizia... Uomini e donne di diversa età e provenienza, accomunati da una "chiamata" particolare che la vita ha riservato loro, segnata dal mistero della disabilità e della malattia. "Sono Uc tante le domande d'ingresso che riceviamo - racconta suor Franca, carmelitana minore della carità, responsabile della struttura insieme alla consorella suor Justine - In molti casi si tratta di anziani, per i quali le famiglie desiderano un ambiente sicuro e accogliente. Tuttavia per loro ci sono tanti servizi, come le strutture protette. Noi privilegiamo invece le persone che diversamente faticherebbero a trovare una collocazione. Come i disabili psichici o quelli fisicamente così gravi da necessitare di continua assistenza". Per loro, infatti, sono pochi i servizi pubblici a disposizione. Così come scarso è il sostegno alle famiglie, che sono lasciate molto sole. "Ci vorrebbero contributi economici, per esempio - continua suor Franca - in modo da permettere alle famiglie di assumere del personale. Se qualcuno deve essere assistito, e i membri della famiglia non si possono permettere di non lavorare, ci si trova di fronte ad un bel problema". Come in una famiglia Fondata su legami stabili e gratuiti, esattamente come le famiglie, la Casa della carità rappresenta un importante esempio di rete sociale, capace di rispondere, nel suo piccolo, ad un bisogno cui diversamente dovrebbe pensare lo Stato; con più spesa e, gioco - forza, meno efficacia. "Don Mario Prandi, il fondatore - prosegue suor Franca - voleva che le Case della carità avessero lo stesso calore della famiglia, perché non c'è contesto più adeguato di essa per la persona. Ed è proprio questo che vogliamo realizzare nella nostra quotidianità; giorno per giorno". A partire dalle faccende più ordinarie, come alzarsi, vestirsi, lavarsi, mangiare, tenere in ordine la casa. A quelle più amene, come il tempo libero, fatto di uscite, momenti ricreativi e accoglienza dei visitatori. Coinvolgere tutti Un'opera che non esaurisce la sua funzione nel servizio agli ospiti. Tutt'altro. "Responsabili di questa Casa non siamo noi religiose - precisa suor Franca - ma, nello spirito delle Case della carità, tutta la parrocchia e, in senso ancora più ampio, l'intera diocesi dove siamo incardinati. Gli ammalati, i poveri, i bisognosi, non sono "appannaggio" di qualcuno. Sono di tutti. Nel senso che tutti devono sentirsi responsabili". I volontari dunque sono la "terza" gamba fondamentale della Casa. Nella struttura di Bertinoro se ne possono contare decine, anche se per la maggior parte impegnati con cadenza irregolare: soprattutto pensionati ma anche alcuni giovani. Per essere più felici "La sfida - conclude la religiosa - è che vivere questa amicizia rende più felice chi sta bene, e dona il suo tempo e le sue energie; e chi è portatore di una disabilità, per il quale è importantissimo sentirsi amato e accolto". E' stato così per suor Franca stessa: "Nonostante le inevitabili fatiche, questa vita dona una pienezza indescrivibile". Ed è così per gli ospiti, che vivono con immenso affetto l'esperienza nella comunità. Come testimonia la scritta che si legge su uno dei pulmini della Casa, donato proprio da un'ospite (nella foto): "Con gratitudine alla mia Casa della carità. Briganti Giacomi„„" Pagina 3 di 6 Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2012 - 2015 Pagina 10 E pressunE 26/09/2012 ROMAGNA FORLÌ & CESENA Direttore Responsabile: Franco Fregni Periodicità: Quotidiano Tiratura: n.d. Diffusione: n.d. L'OPERA Decine di strutture in tre continenti Bertinoro Dedicate agli ammalati gravi e ai disabili psichici e fisici; ovvero alle persone più fragili della nostra società e alle quali lo Stato offre, paradossalmente, meno assistenza. Nascono così le Case della carità, fondate da don Mario Prandi negli anni Quaranta del secolo scorso in risposta al bisogno di assistenza di alcuni handicappati della sua parrocchia, Fontanaluccia, in provincia di Modena e diocesi di Reggio Emilia. Un'opera che, col tempo, ha generato sempre più vita, arrivando a fondare una nuova congregazione (le Carmelitane minori della carità), decine di strutture analoghe in varie provincie d'Italia e in tre continenti (Europa, Asia e Africa), e a coinvolgere migliaia di volontari nell'assistenza degli ospiti. Nella nostra provincia la Casa della carità esiste dal 1981 a Bertinoro, voluta dal parroco don Gianluigi Pazzi. Pagina 10 Pagina 4 di 6 Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2012-2015 DI L VOCE pressunE ROMAGNA FORLÌ & CESENA 26/09/2012 Periodicità: Quotidiano Direttore Responsabile: Franco Fregni "O Tiratura: n.d. Diffusione: n.d. giorno vivo perché sono amata" La testimonianza Colpita da una gravissima malattia, Patrizia da 20 anni comunica col mondo col battito dell'occhio sinistro ' contenta Patrizia Donati di raccontare la sua storia. Di dire a tutti che la vita può essere dura, anzi durissima. Ma che c'è qualcosa di più grande che la "salva", che rende le giornate degne di essere vissute al di là del dolore che può venarne ogni istante: e cioè l'amore. Quello che possiamo donare, nella gratuità. E quello che riceviamo, nella gratuità. Le sue sono parole di peso, perché in pochi come lei possono dire di avere sfrondato dalla vita davvero tutto ciò che è superficiale, ed essersi trovati davanti all'essenza delle cose. Un "privilegio" pagato caro. Sì perché nel 1992, quando era una giovane donna di 34 anni, Patrizia è stata colpita da una patologia molto grave, che di punto in bianco le ha paralizzato tutto il corpo. Da allora è costretta su una carrozzina. Non può muovere nessun arto; comprese lingua e corde vocali. Lucida, sveglia e intelligente come è sempre stata, l'unica finestra che permette ora a Patrizia di comunicare col mondo è il suo occhio sinistro: due battiti di palpebra per dire "sì, e un solo battito per rispondere "no". Grazie a questo codice, col tempo, ha dovuto imparare un nuovo modo di formulare le frasi: chi dialoga con lei le elenca le lettere dell'alfabeto e lei batte due volte l'occhio nell'istante in cui si arriva alla lettera che le interessa. Si è dunque anche dovuta educare all'immensa pazienza che richiede il dover comunicare le proprie emozioni in modo così macchinoso; ed ha dovuto accettare il fatto di non riuscire sempre a trasmettere tutto quello che desidera, e come lo desidera. La sua è una storia straordinaria non tanto per l'eccezionalità della condizione che le è data da vivere, ma per la profonda umanità e caparbietà con la quale la sta vivendo. Una testimonianza controcorrente in questo momento storico e culturale, nel quale tutti giudicano la qualità della vita sulla base della salute e dell'efficienza. Patrizia, dal suo più che autorevole "osservatorio", dice che non è così. Marzo 1992: l'inizio di tutto Con l'aiuto del suo inseparabile computer dotato di sofisticati accessori, Patrizia scrive lettere e messaggi ad amici e conoscenti. Ed ha pure voluto raccontare quello che accadde vent'anni fa, quando venne colpita dalla malattia. Sei paginette, nero su bianco, intitolate: "La malattia che non perdona". Lì ricorda quello che accadde quella domenica, quando si stava preparando per andare a fare una gita in camper, insieme al ma- "A darmi forza è l'affetto della mia famiglia rito Claudio e ai due figli Erica e Tomas, che allora avevano 10 e 1 anno. Improvvisamente sentì il suo braccio destro "friggere", e dolerle come fosse ustionato. La corsa in ospedale, una visita incapace Pagina 11 SOCI. IN OPERA firffill=92=4=IIE Pagina 5 di 6 Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2012-2015 pressunE DI L VOCE 26/09/2012 ROMAGNA FORLÌ & CESENA Periodicità: Quotidiano Tiratura: n.d. Direttore Responsabile: Franco Fregni di diagnosticare il problema, e il coma per 24 ore. Da allora la vita di Patrizia è cambiata; in modo irreversibile. La lunga lotta per imparare a "convivere" con la malattia Patrizia è una donna vera, ed estremamente concreta. Quando le si chiede se è felice, con l'occhio non risponde né si né no. Data così, la risposta sarebbe superficiale. Ma di fronte alla domanda "Vale la pena vivere, anche se con queste difficoltà?", ecco che non c'è esitazione. Il sì è immediato. "E' dura però?". "Sì": Patrizia, non ha dubbi a battere nuovamente due volte la palpebra. Poi si agita. E' il segno che vuole comunicare una frase sua. E dopo il lungo iter che richiede la scelta, ad una ad una, delle lettere dell'alfabeto giuste, ecco la risposta: "Ho imparato a convivere, con tanta forza". Essere amati, la chiave dell'esistenza La stanza di Patrizia è tappezzata di foto: di suo marito, dei figli, dei nipoti, degli amici. Dei volti delle persone che la amano: che l'hanno amata quando era in salute e che l'amano ancora di più ora, se possibile, dopo l'arrivo dell'infermità. "Quando sono triste penso ai miei figli - scrive - e anche a mio marito, che non mi ha abbandonata, mi sta vicino e cerca di non farmi mancare niente". Un amore che, in qualche modo, è segno e specchio di uno ancora più grande, che Patrizia non ha mai sentito venire meno nella sua esistenza: quello di Dio; radice e forza delle sue giornate. La sua fortissima esperienza è tutta condensata nella fascia che da anni sta appesa al suo letto: "Vivo perché qualcuno mi ama" La semplice, immensa, testimonianza di cui la sua esistenza fa dono al mondo. Michela Conficconi Diffusione: n.d. IL "SEGRETO" Tre pani in un cesto Ecco la ricetta della gratuità Tre pilastri. Anzi: tre pani; perché non si tratta di idee da seguire ma di realtà di cui nutrirsi per essere generati. A reggere l'esperienza delle Case della carità volute da don Mario Prandi, sono tre elementi: la Parola di Dio, l'Eucaristia, e il rapporto coi "poveri". A spiegarlo sono le religiose della struttura di Bertinoro, suor Franca e suor Justine: "Tutti e tre questi "pani" per noi hanno lo stesso valore, e sono per noi il filo che conduce le giornate. Per questo il "simbolo" delle Case della carità è una cesta con dentro tre pani della medesima dimensione. La gratuità che ci muove non è frutto di eroismo personale, ma dell'incontro con Dio attraverso i sacramenti e la Scrittura, alimentato quotidianamente. Un rapporto che, nella nostra esperienza, cresce e si consolida proprio attraverso il servizio ai poveri, ai portatori di handicap, a tutti coloro che rischiano di essere spinti ai margini della società. L'incontro con Dio passa proprio di lì, e cresce in questo modo". donare un po' del loro tempo per svolgere alcuni dei numerosi servizi di cui necessità una realtà del genere per andare avanti. Si va dalla disponibilità in cucina, a quella per pulire casa, stirare i panni o, più semplicemente, fare compagnia agli ospiti. Chi volesse avere informazioni o comunicare la propria disponibilità può fare riferimento al tel. 0543 444354. Esperienza aperta ai volontari Alla Casa della carità sono ben accetti tutti coloro che intendano Lo stemma Sul muro della casa Pagina 11 SOCI. IN OPERA Pagina 6 di 6 Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2012 - 2015