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Mondo
13 gennaio 2011
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I lodigiani del campo Upg-Caritas ricordano la religiosa morta in un incidente alla vigilia di Natale
SUOR RANIA
un sorriso discreto dal cielo
una donna che ha saputo
donare la vita per i più piccoli
don angelo manfredi
A
Le parole di don Tonino
per ricordare un’amica
raffaella bianchi
L
a vigilia di Natale suor Rosanna, provinciale delle Francescane Missionarie d’Egitto, stava portando alcune
consorelle verso Betlemme per partecipare alle celebrazioni
della notte santa. Forse qualcuno di noi ha sentito anche
al telegiornale, che tre di queste suore sono morte in un
drammatico incidente. Tra loro, suor Rania Haddad, giovane suora di nazionalità giordana che ha collaborato con il
gruppo di lodigiani che la scorsa estate ha prestato servizio
in Terra Santa nel campo organizzato dall’ufficio di pastorale
giovanile e dalla Caritas diocesana. La sera del 27 dicembre
suor Rania e le sue consorelle, insieme a suor Rosanna ferita
nell’incidente, sono state ricordate in una messa speciale
presso la Casa della gioventù a Lodi. Abbiamo chiesto in
questo numero una testimonianza a don Angelo Manfredi
che aveva accompagnato i giovani in Terra Santa nell’agosto
del 2010. Dedichiamo perciò la pagina Mondo a suor Rania,
vissuta e morta vicina a Gesù, e con lei a tutte le persone
che nel mondo, ogni giorno, compiono la propria missione
in modo semplice, quotidiano, aperto ai piccoli. Quelle che
ci ricordano “la Chiesa del grembiule”, secondo una definizione di don Tonino Bello, vescovo di Molfetta. E da don
Tonino prendiamo in prestito un commento su Maria, donna
semplice come suor Rania, per augurare ai lettori che il suo
esempio ci accompagni per tutto il nuovo anno. “Maria non
fu neutrale. Basta leggere il Magnificat per rendersi conto che
Maria si è schierata. Ha preso posizione, cioè. Dalla parte dei
poveri, naturalmente. Degli umiliati e offesi di tutti i tempi. Dei
discriminati dalla cattiveria umana e degli esclusi dalla forza
del destino. Di tutti coloro, insomma, che non contano nulla
davanti agli occhi della storia”.
bbiamo inventato anche
un nome, un po’ per
scherzare, un po’ per esorcizzare qualche timore: Task
Force Aida. Ossia: Chiara, Sara,
Maria, Luca e io. Ci siamo preparati accuratamente per fare
un grest nelle migliori tradizioni
lombarde, da esportare in quella
che credevamo fosse la situazione dei bambini di un campo
profughi. Giochi cooperativi,
evitare assolutamente tutto ciò
che riguardasse armi e battaglie,
gioconi affascinanti come nei
nostri oratori, danze e bans...
Quando siamo arrivati ad Aida
Camp, tra Betlemme e Beit
Jalla, la realtà ci si è presentata
parecchio diversa da come avevamo provato a immaginarla.
Perfino “bandiera” diventava
una battaglia, figuriamoci il
calcio, assoluta incapacità a
tenere in memoria le regole,
minima resistenza alla fatica e
alla sconfitta.
Chi ci ha aiutato a capire e a
farci capire è stata, da subito,
suor Rania. Non so se gli altri
sono d’accordo, ma secondo
me tra noi cinque e suor Rania
son bastati venti minuti per
prenderci le misure reciprocamente, in senso positivo. Era
lei la mediatrice culturale: non
solo traduceva le nostri indicazioni in arabo (credete che
sia facile?), non solo doveva
a nome nostro amministrare i
nell’estate 2011 l’esperienza sarà riproposta
Cresce il desiderio di tornare
E
la prossima estate? La Caritas Lodigiana aveva già programmato di proporre ancora, come lo
scorso anno, un’esperienza di servizio in Terra Santa. Non mete turistiche, ma luoghi della
carità, dove vedere da vicino l’Incarnazione e ritrovarla nei bambini, negli abbandonati, negli ultimi.
Nell’agosto 2010 infatti ventun giovani avevano prestato servizio insieme a don Davide Scalmanini
della Caritas e a don Angelo Manfredi dell'Ufficio pastorale giovanile: qualcuno all’orfanatrofio
“La Crèche” dove arrivano - come dice il nome, accolti in una mangiatoia - i neonati abbandonati
in giro per le strade e addirittura nelle discariche. Una realtà già seguita dai Lavoratori Credenti di
don Peppino Barbesta che hanno più volte collaborato con suor Sophie, che coordina l’accoglienza
della “Crèche”. Altri giovani avevano fatto esperienza all’asilo del quartiere Haida dove si è svolto
il piccolo grest di cui ci parla don Angelo nel suo articolo di ricordo di suor Raina; altri ancora alla
casa Dio Bambino, che ospita minori e adulti diversamente abili e che è stata anche sostenuta dalla
diocesi di Lodi tramite l’iniziativa “Spezziamo il Pane 2010”. Il servizio avrebbe voluto ripetersi,
dicevamo, per l’estate 2011. Ma la morte inaspettata di suor Rania (che il 19 gennaio avrebbe
compiuto 35 anni), e di altre due consorelle, ha lasciato spiazzata la comunità delle Francescane
Missionarie d’Egitto e l’organizzazione, non solo per la prossima estate, è ancora tutta da stabilire.
La superiora provinciale suor Rosanna si trova ora infatti a fronteggiare le esigenze di ragazzi dai
quattro ai quindici anni, all’interno di un campo profughi, senza il sostegno di tre consorelle che
erano già inserite in quella realtà. Nei prossimi mesi daremo comunque notizie sul programma
estivo per i giovani, in collaborazione con Upg e Caritas.
giochi, far rispettare le regole,
compiere continuamente
questo sforzo di adattamento
e chiarezza... banalmente, i
numeri di “bandiera” li doveva
dire lei, compreso il mitico
“arbatash”, quattordici, che
corrispondeva a suor Rosanna,
la superiora provinciale, milanese di Vimodrone, trent’anni
di Sierra Leone, non una parola
di arabo, che se poteva giocava
con noi. Suor Rania doveva
far capire a noi le tensioni,
le stanchezze, gli umori dei
bambini assortiti dai quattro ai
quindici anni del nostro grest.
Giorno dopo giorno, tramite lei,
siam riusciti in quest’opera di
dialogo, con risultati sorprendenti. Ma non solo perché
Rania sapeva (bene) l’italiano
e sapeva (ovviamente) l’arabo.
Suor Rania aveva il sorriso, la
dolcezza, la furbizia e talvolta
sapeva sfoderare la decisione
delle donne del Medio Oriente.
Tenerissima coi più piccoli,
con Sabeen la nostra piccina,
affettuosa al modo giusto con
i più grandi, anche con i più
difficili.
Il retroterra di questa figura formidabile, l’abbiamo scoperto
piano piano, era una vita di
preghiera profonda. Sicché, al
termine di quei giorni intensi,
caldissimi e entusiasmanti,
ci siamo lasciati come se ci
conoscessimo da sempre. Ed
era passata poco più di una
settimana.
Con lei e le sue due consorelle
che non abbiam conosciuto
e che sono morte nel terribile
incidente della vigilia di Natale,
voglio ricordare tutte le suore
Missionarie Francescane del
Cuore Immacolato di Maria
che abbiamo incontrato ad
Aida Camp.
Una sera sì e una sera no, invece
di raggiungere gli altri amici
che erano a Betlemme centro,
stavamo con loro in “ricreazione”: la chitarra di Sara, le
barzellette di suor Rosanna,
le battute di suor Luisa (che,
araba israeliana di Cana di
Galilea, amava “L’italiano” di
Toto Cutugno!)... il sorriso
discreto, ancora una volta, di
suor Rania.
MOVIMENTO PER LA LOTTA
CONTRO LA FAME NEL MONDO - LODI
presenta
CANTANDO
PER HAITI
CONCERTO CORALE A VOCI PARI MASCHILI DEL
Ad un anno dal terremoto
una serata insieme:
cantare per non dimenticare.
Portiamo la nostra
goccia d’acqua
a una popolazione
che crede e spera
in un futuro migliore.
Non lasciamoli soli!
SABATO
15 GENNAIO ORE 21
AULA MAGNA DEL LICEO VERRI - VIA SAN FRANCESCO • LODI
INGRESSO LIBERO
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