La scelta del tema Tre o quattro anni fa , piu’ o meno,precisamente il giorno del mio compleanno, la mia amica, Federica, mi ha regalato un libro:”Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupèry. Una parte della dedica citava così:”Non volevo privarti di questo magico privilegio”. Quando ho visto il libro ho pensato tra me e me che mi fosse stato regalato per il mio amore smodato ed esasperante per i bambini ;mi sentivo autorizzata a credere ciò dato che tutto quello che compariva in questo libricino erano sintassi semplice e disegni infantili. Solo piu’ tardi mi sono accorta di quanto fossi lontana dalla realtà…questo libro, che viene fatto leggere alle scuole medie, in realtà è un libro che tutti i grandi dovrebbero leggere almeno una volta nella vita perchè mostra le cose che, anche sforzandoci, non riusciamo a vedere…forse perché “non si vede che col cuore” o perchè “tutto nell’universo è un grande mistero”…….Scegliere questo tema comporta un’analisi interiore ed esteriore che talvolta può sconcertare…io l’ho fatto…e da quando ho letto Il Piccolo Principe lo faccio sempre….perchè io non vedo un semplice cappello.. io lo vedo il boa che ha inghiottito l’elefante…. Decido di analizzare i lati nascosti perché ho sempre pensato che tutto nasconda qualcosa…piccole paure, perversioni, sogni o semplici emozioni.. Kalos o Kindunos, per dirla con i Greci. E credo nel rischio di lasciarci impressionare da ciò che ci circonda, sempre, che ci spinge a desiderare di essere fiamma vera, libera di percorrere le infinite strade del mondo. È proprio quello stupore, per alcuni irrinunciabile, che mi spinge ad uscir fuori da me per conoscermi più consapevolmente rendendomi oggetto a me stessa. Un’autoriflessione che è essenziale per conoscere poi tutto ciò che è altro da me. Immersa nel labirinto della Natura, il cui profumo possiede il respiro delle cose infinite, continuo a cedere alla meraviglia. Quando il frastuono si spegne, quando il cupo boato dell’incomunicabilità viene finalmente inghiottito dal cielo allora piove in cuore una dolcezza inquieta; ci si sente vicini alle cose e si aspetta che da un momento all’altro il Mondo possa tradire il suo segreto e schiudere i nostri occhi sul Vero. L’Origine, il Mistero in cui affondano le tenere radici di quella che non è altro che una fragilissima testa pensante. E nel momento in cui ci sentiamo vicini, nell’attimo in cui sembra accessibile la conoscenza di ciò che anche se non conosciamo - sentiamo essere garanzia dell’autenticità della nostra stessa esistenza, ci sfugge il nostro fondamento che pure continua ad annunciarsi in tutto ciò che ci circonda. Ed è proprio questo che ci rende unici e misteriosi: ciò che appariamo talvolta non corrisponde a ciò che siamo…D’altra parte “L’ESSENZIALE E’ INVISIBILE AGLI OCCHI” Rosy grazie Ricu’ •PIRANDELLO: opera “uno, nessuno, centomila” la frantumazione dell’individuo, la percezione dell’individualità •LUCIANO DI SAMOSATA: dal Menippo “la vita degli uomini:un corteo di maschere guidato dalla fortuna” •SVEVO: opera “la coscienza di Zeno” percorso di ricerca interiore •FREUD: la psicanalisi, alla ricerca del nostro lato oscuro, l’inconscio •SAFFO: il lato nascosto di una donna •OVIDIO: le metamorfosi rivelano la loro unità nella concezione di una natura intesa come animata, fatta di miti divenuti materia vivente, partecipe di un tutto che si trasforma: una natura intesa come archivio di storie trascorse, ove è possibile avvertire la presenza di una creatura mitica in un albero, in una fonte, in un sasso •SOFOCLE: da l’”Antigone”:il lato nascosto alla femminilità: la tenacia di una donna che si ribella alla legge del tiranno •KIERKEGAARD: l’uomo e il suo lato che non conosce. Nel suo rapportarsi a se stesso incontra la DISPERAZIONE •SCHOPENHAUER:oltre il velo di Maya La Frantumazione dell’IO •La vera dimensione del tempo è quella SOGGETTIVA cioè il tempo misurato dalla coscienza di ciascuno Di conseguenza, ogni individuo è un mondo complesso e multiforme a sè stante , che non comunica con gli altri con i quali pure si incontra e si scontra. Per questo l’individuo, assediato dalla molteplicità di parvenze che lo imprigionano, finisce per non ritrovarsi, per non essere piu’ se stesso, per alienarsi, in preda alla solitudine e all’angoscia. Il contrasto vita/forma equivale al contrasto fra ragione e realtà , fra illusione e realtà: la ragione tende all’essere , mentre la realtà è solo e sempre divenire casuale. Il contrasto vita/forma equivale al contrasto fra ragione e realtà , fra illusione e realtà. •La ragione tende ad essere •La realtà è divenire casuale •L’uomo si trova privo di una precisa e unica identità, cerca di conoscersi ma scopre di essere una “maschera nuda”. Nella realtà d'ogni giorno gli individui non si mostrano mai per quello che sono realmente , ma in ogni momento, in ogni circostanza, assumono una maschera diversa, che li fa PERSONAGGI e non li rivela come PERSONE. L’esistenza dell’individuo chiama in causa la convivenza sociale, i rapporti con gli altri e mette in luce un altro contrasto, quella tra individuo e società. Com'è impossibile la conoscenza di noi stessi così sono impossibili rapporti autentici fra gli individui. Si possono stabilire con gli altri solo rapporti mediati da atteggiamenti esteriori, dalle forme delle maschere, dai modelli dei ruoli Maschere-ruoliSono prodotti dalle disposizioni naturali di ciascuno,dalla condizione sociale,dall’educazione,dalla cultura,e da tutte le convenzioni sociali in cui l’individuo si trova a vivere.Sono comunque forme fisse,aride,morte. L’esistenza non è altro che un PALCOSCENICO sul quale ognuno recita la propria parte di personaggio e maschera, secondo un meccanismo in cui ciascuno finisce per essere la “marionetta” di se stesso. Pirandello prospetta, in modo paradossale che l’unica strada che puo’ portare all’autenticità è quella della PAZZIA. Il tema della pazzia, che sarà fondamentale nel romanzo UNO, NESSUNO E CENTOMILA. L’autore lascia intendere che solo al pazzo è concesso di essere se stesso. “Come sopportare in me questo estraneo? Questo estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo? Come non conoscerlo? Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto dalla mia?” “LA VITA UMANA E' COME UN CORTEO DI MASCHERE GUIDATO DALLA FORTUNA” Io ripensavo alla vita umana, che mi pare come una lunga processione. Fortuna è il cerimoniere che ordina e distribuisce gli uffici e le vesti: ti piglia uno che le viene innanzi, lo veste da re, gli mette la tiara in capo, lo circonda di guardie, lo corona d'un diadema; sopra un altro getta una tonacella da servo; a chi da un aspetto bello, a chi uno brutto e ridicolo, perché lo spettacolo dev'essere variato. Spesso nel mezzo della processione muta gli ordini, e fa scambiar vesti a taluni; spoglia Creso, e gli fa prendere abito di servo e di prigioniero; e Meandro, che era vestito da servo, ella lo riveste dei regali paramenti di Policrate, e glieli fa portare per qualche tempo. •Una delle cose che io ho sempre trovato sorprendenti della cosmologia non e' tanto che della gente si ponga delle improbabili domande come "Quanto e' grande l'Universo?' oppure "Quanto e' antico l'Universo?", o "Che posto occupiamo noi nell'Universo?", quanto il fatto che sia possibile in effetti rispondere, almeno parzialmente, a queste domande. La condizione alienata dell’uomo nella società contemporanea Nel presentare l’uomo e la realtà, anch’egli rifiuta il mito dell’estetismo e del superomismo, per orientare piuttosto la propria ideologia e la propria arte verso l’ANALISI INTERIORIZZATA della desolazione dell’inquietudine umana. Parte dalle istanze e dai metodi della narrativa ottocentesca, per distaccarsene poi progressivamente, fino a proporre,soprattutto nel suo capolavoro, La Coscienza di Zeno, criteri conoscitivi nuovi e un modello rivoluzionario di scrivere, che a livello espressivo e artistico traduce in concreto la novità della sua concezione dell’uomo, della vita, del mondo Il Rapporto di Svevo con Freud ha rappresentato, negli anni ’50, uno dei problemi critici piu’ dibattuti, e problematica e ambivalente si presenta tutt’oggi la concezione sveviana della psicoanalisi. L’insegnamento di Freud è servito a chiarire e a precisare un nucleo ideologico preesistente. Egli rifiuta l’etichetta riduttiva di “scrittore freudiano”, affermando di non aver preso piu’ di due o tre idee da Freud, e dimostra di non credere affatto – non essendo medico- alle capacità terapeutiche della psicanalisi, anche perché il “malato” che la psicanalisi vuol curare è – per Svevo- l’uomo piu’ autentico, piu’ profondamente autentico. •Una via privilegiata per addentrarsi nell'inconscio é per Freud data dall' interpretazione dei sogni ; la cosiddetta autoanalisi, cioè l'analisi che Freud mise in atto sulla propria persona, fu portata avanti in buona parte sul materiale che i suoi stessi sogni gli offrivano. Il sonno è una manifestazioni dell’inconscio Durante il sonno infatti la censura messa in atto dalla coscienza si affievolisce e così l'inconscio, coi suoi desideri rimossi, preme con più intensità e genera tensioni; il sogno, presentando all'immaginazione come realizzati i desideri inconsci, rende possibile la liberazione di queste tensioni: in questo senso, il sogno viene concepito da Freud come l' ' appagamento di un desiderio '. •Il sogno ha un contenuto manifesto, quale appare al sognatore che racconta il proprio sogno: esso può risultare incoerente o anche prendere la forma di una storia dotata di una certa coerenza, ma il racconto dei propri sogni fatto dai sognatori é sempre un'elaborazione secondaria, ovvero un rimaneggiamento che porta a renderli, in linea di massima, comprensibili. Il sogno infatti non é un fenomeno arbitrario e casuale, che esula totalmente dalla logica, bensì é il risultato di un lavoro dell'inconscio, che lavora secondo una propria logica, diversa da quella della vita conscia che noi conosciamo. •Le componenti del sogno sono formazioni sostitutive, ossia simboli , rappresentazioni indirette e figurate di conflitti o desideri inconsci: si tratta allora di individuare che cosa simboleggi ciascuna componente del sogno. •Poetessa monodica per eccellenza, prima autentica rappresentante di quella tradizione lirica soggettiva e individualistica che ha avuto in realtà la sua compiuta teorizzazione soltanto con il romanticismo. •E’ nota, oltre che per essere la più grande poetessa antica, per la grandezza e semplicità di accenti con cui descrive l'amore e le sue mille sfumature. Con gusto tipicamente femminile, la poetessa vede l'amore come una forza contrastante, "dolceamara invincibile serpe" , che sconvolge l'animo dalle fondamenta e al quale è impossibile resistere. •E’ fondamentale ammettere il carattere comunitario e perciò minutamente codificato di una lirica che è sin troppo facile confondere con un’espressione di sentimentalismo individuale, affidata com’è ai motivi ricorrenti della passione amorosa, della memoria addolorata eppure confortante, del culto della bellezza in ogni sua forma. LA COSA PIU’ BELLA Uno dice che un esercito di fanti altri di cavalieri, altri di navi è la cosa più bella sulla terra nera, io, ciò che si ama. E questo ognuno è in grado di comprendere; Elena, che in bellezza superava tutti i mortali, abbandonò il marito nobilissimo eroe e navigò verso Troia e della figlia e dei suoi genitori non ebbe pensiero, ma fu la dea Cipride a travolgere lei nell'amore… e ora d'Anattoria ch'è lontana mi desta il ricordo; vorrei veder di lei l'amato incedere e il luminoso fulgore del viso più che i carri dei Lidi e i fanti muniti d'armi Si tratta di poesia omoerotica, secondo la consuetudine del tiaso, ma il garbo e i toni smorzati con cui Saffo penetra nella psicologia dell'innamorato sono così sapientemente dosati che anche questo omoerotismo finisce per diventare universalizzato, privo di connotati troppo realistici. •La prima parte della sua produzione ha per tema dominante l’amore, sia quello personale descritto negli AMORES, sia quello mitico cantato negli HEROIDES , sia quello didascalico dell’ARS AMATORIA. Tutte queste opere risalgono alla giovinezza o alla prima maturità del poeta, e rivelano lo spirito scanzonato , stravagante, salottiero di Ovidio, che, in nome della libertà del suo canto osava sfidare , con l’ars amatoria appunto, il programma di moralizzazione dei costumi inaugurato dal principe. La vendetta di Augusto sarà pesante e lo colpirà nell’8 d.C, e ciò malgrado il poeta abbia cercato di “emandarsi”, attraverso le Metamorfosi e i Fasti, con una poesia piu’ seria e impegnata. Contenenti circa 250 miti uniti tra loro dal tema della trasformazione: uomini o creature del mito si mutano in parti della natura, animata e inanimata. Opera in apparenza disorganica e "barocca", frutto quasi di un'obbedienza eccessiva alle norme della "varietas", le "Metamorfosi" rivelano invero la loro unità nella concezione di una natura animata, fatta di miti divenuti materia vivente, partecipe di un tutto che si trasforma: una natura intesa come archivio fremente di storie trascorse, ove è possibile avvertire la presenza di una creatura mitica in un albero, in una fonte, in un sasso. Della trasformazione, Ovidio mette in risalto ora il carattere repentino ora, ancor più, la lentezza graduale, il persistere talora sofferto dell'antica natura nella nuova. Dell'essere umano, che si trasforma in essere arboreo o inanimato, il poeta avverte l'intimo dolore, la coscienza di divenire altro in una trasmutazione che sembra investire le radici stesse dell'universo. La natura ovidiana appare percorsa dai fremiti arcani delle tante creature d'amore e di dolore che essa cela nel suo grembo. •L'attività principale di Sofocle era la composizione di tragedie: più di cento. Sofocle, appare come il tragèda dei tempi nuovi: libera il teatro dallo scontro di rigide tesi introducendo un terzo attore che permette di ampliare dialoghi e battute, che diventano ormai "scambi di ragionamenti nel quadro di un'azione molto più animata". Riduce il ruolo delle masse a favore dell'eroe individuale sebbene porti il numero dei coreuti da dodici a quindici. Introduce le scenografie. Libera la tragedia dal vincolo della trilogia a favore del dramma autonomo ed eponimo Egli testimonia, col suo teatro, le certezze che animano il cittadino ateniese, fiducioso di poter controllare ogni evento con la propria volontà. Approfondisce la sua riflessione morale quando esalta, nell' Antigone, la libertà della coscienza umana nei confronti di quella degli dèi; al contrario di Eschilo, si mostra fine psicologo. •Il personaggio di Antigone è stato molto discusso: tra le osservazioni rientra quella secondo cui la giovane eroina è una figura troppo dura e caparbia, anche perché a rendere meglio questi tratti del suo carattere contribuisce la figura della remissiva sorella Ismene. •Ogni donna che si ribella ad una legge iniqua, spinta unicamente dalla voce del sangue, è una nuova Antigone. Dalla sua natura essenziale, assoluta, affine al simbolo,la mitologia letteraria deriva un altro carattere, quella di essere “epifanica”: essa, cioè, svela all’uomo moderno quegli aspetti della realtà non altrimenti attingibile ed esprimibile se non attraverso questo codici. Dikhè questa la parola chiave che caratterizza entrambi gli antagonisti che muovono infatti dal rispetto per la giustizia. Essa è per Creonte tutt’uno con le leggi della polis. •L’editto contro Polinice è presentato da Creonte come coerente conseguenza dell’instaurazione dei principi della giustizia, in base ai quali l’eroe difensore della patria sarà onorato, ma l’altro , il traditore, non potrà esserlo allo stesso modo. •L a resis di Antigone parte dagli stesi presupposti, per sovvertirli. Dikh non vuole dire che il cadavere di Polinice resti insepolto: le leggi del tiranno non sono giuste, perché non coincidono con quelle divine. •La tragica ostinazione con cui i due protagonisti perseguono il loro disegno ha anche un altro movente: le timh. Il termine ricorre con grande frequenza nei passi in esame, insieme con il suo contrario, atimia, e altri vocaboli di significati analoghi. Nel prologo il bando di Creonte è presentato come l’estremo disonore per il genos di Edipo, già esposto alla vergogna:”Non c’è vergogna o disonore che io non abbia riconosciuto nei miei, nei tuoi mali. Ed ora che cos’è mai questo editto?...” il gesto di seppellire Polinice è, di converso, l’atto che piu’ di ogni altro può riscattare l’onore della famiglia. •Se in Antigone il concetto di timh è strettamente legato al codice comportamentale familiare e gentilizio, in Creonte esso è lo specchio di un ordine sociale che è anche sessuale. Piu’ volte ricorre nelle sue parole il concetto del disonore che deriva dall’essere vinto da una donna:” e certamente ormai non sarei piu’ uomo, ma costei sarebbe l’uomo, se impunemente le arriderà un simile successo”.Anche in questo caso il concetto di timh si lega a una precisa idea della giustizia e delle leggi divine ANGOSCIA,DISPERAZIONE,FEDE L'angosciaE’ determinata dalla coscienza che tutto è possibile,e quindi dall'ignoranza di ciò che accadrà. La disperazione E’ motivata dalla constatazione che la possibilità dell'io si traduce necessariamente in una impossibilità. L'io è posto di fronte al fallimento,è condannato a una malattia mortale,che è appunto quella di vivere la morte di se stesso. Tanto l'angoscia,quanto la disperazione possono avere un solo esito positivo:la fede . La fede Non può essere dimostrata per mezzo di analisi storiche e filologiche,né può essere fondata su una filosofia speculativa che la riconduca a una determinazione della ragione umana. La fede è,il risultato di un atto esistenziale con cui l'uomo va al di là di ogni tentativo di comprensione razionale,accettando anche ciò che al vaglio della ragione o della critica storica appare assurdo. •La fede è data dalla fusione di quella manifestazione di temporalità,di finitezza,di possibilità-in una parola di esistenza-che è l'uomo,con l'elemento dell'eternità e dell'infinito. Il credente non ha più l'angoscia del possibile,poiché il possibile è nelle mani di Dio;né il suo io si perde nella disperazione della propria impossibilità,poiché sa di dipendere da Dio e di trovare in Dio un sicuro ancoraggio. Il passaggio alla fede,tuttavia,è un salto senza mediazioni. •Con la nozione di momento Kierkegaard indica proprio l'irrompere dell'eternità nel tempo con cui Dio si rivela all'uomo. Nel momento l'infinito si manifesta al finito;cosicché nella verità che ciascun credente porta soggettivamente nel suo cuore è contenuta la stessa verità divina. Oltre il velo di Maya •Schopenhauer parte dalla distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno, ma mentre per Kant il noumeno non è conoscibile e fissa il limite della conoscenza, per Schopenhauer esso è una realtà che il filosofo in quanto tale deve riuscire a comprendere. Il fenomenoPura illusorietà IL VELO DI MAYA •Egli vede kantianamente che l' oggetto conosciuto è passato attraverso tre forme a priori (spazio, tempo e causalità) ed è stato deformato da esse: nella realtà non può quindi essere quale noi lo conosciamo. Perciò la vita è un "sogno" ingannevole. Crede di aver trovato il modo di conoscere il noumeno attraverso la volontà. La volontà, che costituisce una parte irrazionale della mente umana, è ciò che ci rende parte del meccanismo che regola il mondo e che permette di squarciare il velo di Maya. “La Guerra Fredda: una guerra nascosta ai campi di battaglia” Il dialogo fra le superpotenze era definitivamente cessato Walter Lippmann battezzò efficacemente GUERRA FREDDA: non guerra guerreggiata, ma irriducibile ostilità tra due blocchi contrapposti di Stati. Le conseguenza si fecero sentire un po’ ovunque: Grecia •La resistenza comunista fu combattuta e infine debellata nel 1949 Francia e Italia •I comunisti furono estromessi dai governi di coalizione. Germania •Il piu’ importante terreno di scontro fu divisa in 4 zone di occupazione Stati Uniti e Gran Bretagna •Integrarono, all’inizio del ’47, le loro zone, attuandovi una riforma monetaria, liberalizzando l’economia e rivitalizzandola con gli aiuti del piano Marshall. La crisi si risolse tuttavia senza uno scontro militare. Gli americani organizzarono un gigantesco ponte aereo per rifornire la città, finchè, nel maggio del ’49, i sovietici decisero di togliere il blocco, rivelatosi inefficace. Nello stesso mese furono unificate tutte e tre le zone occidentali della Germania e fu proclamata la Repubblica federale tedesca, con capitale Bonn. La scontata risposta sovietica fu la creazione, nella parte orientale del paese, di una Repubblica democratica tedesca che aveva la sua capitale a Pankow (un sobborgo di Berlino). A questo punto la divisione dell’Europa in due blocchi contrapposti era perfezionata. •La fusione nucleare •ALL’INTERNO DI UNA STELLA (nascita, crescita e morte di una stella) •Le reazioni termonucleari fanno si che da nuclei leggeri di Idrogeno vadano a formarsi nuclei più pesanti di Elio, ed altri elementi chimici fino ad arrivare massimo al Ferro. •Per la sintesi di elementi ancora più pesanti occorrerebbero energie maggiori poiché le reazioni sarebbero di tipo endotermiche e perciò essi possono nascere solo di conseguenza a eventi di potenza devastante come l’esplosione di alcune stelle La perdita di massa che il processo implica, permette la produzione di un’enorme quantità di energia (2,6x 10^12 J/mole di elio). La reazione non è però diretta, ma avviene in diverse fasi e con diverse modalità secondo la temperatura del nucleo della stella. • Fusione di 2 protoni che producono deuterio( H,isotopo dell’idrogeno,dotato di un neutrone e un protone), positroni(e+, elettroni positivi) e neutrini (v, particelle prive di massa) •Fusione del deuterio con un altro protone, con produzione dell’isotopo 3 dell’elio e raggi gamma(energia radiante) •ESPRESSIONISMO •CUBISMO •Indica, un’arte dove prevale la deformazione di alcuni aspetti della realtà, così da accentuarne i valori emozionali ed espressivi. Le caratteristiche più tipiche dell’espressionismo: l’accentuazione cromatica, il tratto forte ed inciso, la drammaticità dei contenuti. •Sono presenti i tratti tipici dell’espressionismo: la violenza cromatica e la deformazione caricaturale, ma in più vi è una forte carica di drammaticità che, ad esempio, nei Fauves non era presente. Nell’espressionismo nordico, infatti, prevalgono sempre temi quali il disagio esistenziale, l’angoscia psicologica, la critica ad una società borghese ipocrita e ad uno stato militarista e violento. •L’espressionismo, invece, rifiutava il concetto di una pittura sensuale (ossia di una pittura tesa al piacere del senso della vista), spostando la visione dall’occhio all’interiorità più profonda dell’animo umano. L’occhio, secondo l’espressionismo, è solo un mezzo per giungere all’interno, dove la visione interagisce con la nostra sensibilità psicologica. E la pittura che nasce in questo modo, non deve fermarsi all’occhio dell’osservatore, ma deve giungere al suo interno. E’ noto anche con il titolo «La tempesta», è sicuramente l’opera pittorica più famosa di Oskar Kokoschka. La tela fu realizzata a Vienna nel 1914 alla vigilia della prima guerra mondiale. Il protagonista è l’uomo. L’uomo è essere dubbioso per eccellenza che, nella dimensione notturna, veglia alla ricerca di un equilibrio impossibile tra ragione e sentimento; la donna ha invece l’abbandono sereno di chi vive il rapporto con la vita senza le ansie esistenziali create dai fantasmi notturni della propria psiche. E tutto ciò viene abilmente rappresentato da Kokoschka. La donna ha un aspetto sereno dove sia l’espressione del volto sia l’adagiarsi del suo corpo esprimono un appagamento fisico e psicologico. L’uomo ha invece gli occhi aperti segno di una inestinguibile nevrosi interiore che non solo gli impedisce di rilassarsi nel sonno ma gli deforma visibilmente il corpo in spigolosità e annodamenti nervosi. La decostruzione della prospettiva •Il percorso dell’arte contemporanea è costituito di tappe che hanno segnato il progressivo annullamento dei canoni fondamentali della pittura tradizionale. Nella storia artistica occidentale l’immagine pittorica per eccellenza è stata sempre considerata di tipo naturalistico. Le immagini della pittura devono riprodurre fedelmente la realtà, rispettando gli stessi meccanismi della visione ottica umana . •Il Cubismo, a differenza degli altri movimenti avanguardistici, non nacque in un momento preciso né con un intento preventivamente dichiarato. Il Cubismo non fu cercato, ma fu semplicemente trovato da Picasso, grazie al suo particolare atteggiamento di non darsi alcun limite, ma di sperimentare tutto ciò che era nelle sue possibilità. •Nei quadri di Picasso l’oggetto viene rappresentato da una molteplicità di punti di vista così da ottenere una rappresentazione «totale» dell’oggetto. Tuttavia, questa sua particolare tecnica lo portava ad ottenere immagini dalla apparente incomprensibiltà, in quanto risultavano del tutto diverse da come la nostra esperienza è abituata a vedere le cose. Il cubismo viene solitamente diviso in due fasi principali: Cubismo Analitico •E’ caratterizzato da un procedimento di numerose scomposizioni e ricomposizioni che danno ai quadri di questo periodo la loro inconfondibile trama di angoli variamente incrociati. Cubismo Sintetico •Si caratterizza per una rappresentazione più diretta ed immediata della realtà che vuole evocare, annullando del tutto il rapporto tra figurazione e spazio. Il Ritratto di Vollard Il volto ritratto è quello di Ambroise Voillard, collezionista e mercante d’arte,amico di Picasso. Picasso ha puntato più al contenuto che all’opera, rinunciando alla verosimiglianza fotografica. Ciò non significa però uscire dalla realtà, ma solo darle un volto diverso. Tanto che Picasso inserisce elementi riconoscibili quali una bottiglia poggiata sul tavolo (in alto a sinistra), un libro (in alto a destra), un giornale aperto (al centro), un bottone e un fazzoletto dal taschino. Non è quindi un mondo fantastico quello che si osserva, ma una sua frastagliata composizione, la quale non vuole rifiutare il concetto di ritratto.Al contrario la scomposizione-ricomposizione comporta un approfonimento psicologico maggiore, forse più vero di quella conoscenza esteriore e formale tipica degli Impressionisti, certi che quella fosse l’unica realtà esistente. LA STRADA DORATA Tu che cerchi l'intelletto A te dico che, quando avrai calciato il tuo piede di paglia, sarai più vicino ad essere scienziato della tua scienza e giovarti del mondo Tu che cerchi il coraggio A te dico che, se la tua zampa anteporrai a te, avrai fatto il primo degli atti di coraggio che faranno di te il Re della giungla, il Re del tuo spazio, perchè ancor prima sarai Re di te stesso A te che vorresti proteggere il cuore, non avere timore, e fa che il tuo cuore sia la tua corazza perchè dei metalli è il più duro E infine, tu che cerchi la strada di casa, a te dico che quando la tua scarpetta rossa avrà posto sulla lastra dorata sarai più vicina all'atavica dimora giacchè i tuoi cari ti aspettano Non avere paura! Perchè quando venne il fulmine fu chiamato Zeus Quando fu il diluvio venne chiamato Dio e tu, Tu che hai visto le torri cadere al rombo assordante del suono straziante delle grida nelle parole Allah Akbar A te dico: Non avere paura del buio, non nasconderti sotto le coperte Perchè mai! Nulla! Potrà spegnere la fiammella balluginante che alberga in te Ascoltane il crepitio Accrescila Fa che sia Fiamma Perseguila Fa che sia Impeto Fulgido e Scarlatto Ascoltala Fa che Arda ma che non ti Bruci Dominala Fa che sia Ragione e Vita Grazie a voi tutti e grazie a te O Primate Che hai visto il fulmine cadere e non hai avuto paura di raccogliere il ramo ferito, ardente e fiammeggiante Che hai riconusciuto in esso la luce che Dio ti ha mandato per illuminare ed attraversare il buio della conoscenza Grazie per aver fatto arrivare quella luce a me! Ora mi sento tedoforo perchè vorrei passare la fiaccola a chiunque la vorrà, non perchè mi voglio fermare, ma perchè quando la passerò io stesso sarò fiamma. Agite in modo che la massima della vostra volontà sia in ogni tempo principio di una Legislazione Universale,Siate legislatori di voi stessi come lo sareste se foste Voi il Grande Architetto, Siate detentori di un dovere fine a se stesso ed allora Tutto diverrà possibile. Grazie per la vostra attenzione! Rosy Chiaravalle