SINCRONIZZANDO L’EDITORIALE I l mondo in cui oggi viviamo chiede alle imprese non solo di generare reddito, attraverso la produzione di beni e servizi, ma anche di contribuire al benessere sociale e a una crescita sostenibile. L’impresa, quindi, come generatrice di valore economico, ma anche come luogo di promozione di valori etici e sociali. È questa l’idea dell’azienda sostenibile che incorpora nelle proprie strategie la responsabilità sociale, e ambientale, oltre alla responsabilità economico-finanziaria. L a sostenibilità è un obiettivo fondamentale per Telecom Italia, poiché sono convinto che generi anche un formidabile impulso all’innovazione, all’eccellenza, allo sviluppo di asset intangibili, come la fedeltà dei clienti, la motivazione delle persone, la stima e la credibilità da parte della comunità, degli investitori e dell’opinione pubblica. S iamo impegnati da vari anni sul terreno della sostenibilità attraverso una molteplicità di iniziative che coinvolgono tutti noi. Sostenibilità è ascolto delle comunità attraverso il marketing istituzionale, delle persone attraverso la rilevazione del clima aziendale, dei clienti. Sostenibilità è essere nella trasformazione della società, dell’economia, dei modelli di consumo e nell’evoluzione del sistema imprenditoriale e dei rapporti di lavoro. M a Telecom Italia fa molto anche per la sostenibilità ambientale – e molto può ancora fare – attraverso la qualità della propria rete e dei prodotti e servizi specifici per l’efficienza energetica e il monitoraggio delle emissioni. Smart grid, razionalizzazione della mobilità, monitoraggio dei consumi, sono solo alcune delle innovazioni rese possibili dalla rete a banda larga. Sono convinto che le sfide indotte dalla trasformazione siano significative, ma che anche le opportunità siano enormi non solo per noi ma soprattutto per le nostre future generazioni. Gabriele Galateri 2 / 2010 3 4 TUTTI INSIEME, CIASCUNO DIVERSO Un’immagine del primo Telecom Italia Diversity Contest, che si è tenuto a Trieste lo scorso marzo, con colleghi di varie funzioni del Gruppo, provenienti da tutta Italia. La trasversalità dell’evento e l’eterogeneità dei partecipanti ha consentito di vivere un’esperienza di condivisione e scambio. Questa iniziativa così come il contest su intranet si inseriscono in un ampio programma, avviato con l’evento formativo del 26-27 novembre 2009 diretto ai responsabili di Risorse Umane. Obiettivo: valorizzare le diversità come opportunità competitiva e contribuire alla creazione di un ambiente di lavoro stimolante e accogliente. “Eravamo oltre cento all’evento triestino dello scorso marzo organizzato da People Caring. In due intense e toccanti giornate di incontri, lezioni e confronti abbiamo avuto modo di conoscerci e riflettere insieme sul tema della diversità. E così anche noi, donne e uomini della stessa azienda ma diversi per estrazione, funzioni e territori di provenienza, abbiamo capito meglio come vivere e proporre la diversità, sul lavoro e nella vita, come ricchezza e occasione uniche di crescita e maturazione professionale, umana e sociale”. Alessandro Maria Martino SINCRONIZZANDO 2 / 2010 5 6 SINCRONIZZANDO INDICE n n n n PERSONE PUNTI DI VISTA Sostenibili per davvero n n 14 n n n 20 QUESTIONE DI STILE Che cosa vuoi dire? 56 Siamo sicuri che quando parliamo riusciamo davvero a far capire il senso profondo delle nostre parole? STRUMENTI DI LAVORO Il modello di rilevazione 2010 consente di analizzare nuove aree correlate alle teorie del comportamento organizzativo 52 1994: il passaggio dallo “spezzatino telefonico” al nuovo operatore globale. Una tappa storica che rappresenta per tutti noi un ricordo carico di emozioni TECNOLOGIA AL QUOTIDIANO Che clima che fa! C’ERA UNA VOLTA Una teenager di nome Telecom Italia Soluzioni multimediali per dialogare e condividere contenuti a distanza n 46 Il concetto di diversità colto da grandi fotografi INNOVAZIONE La convention è on air 42 REPORTAGE Un mondo a colori 18 Il posizionamento di Telecom Italia rispetto ai grandi temi d’attualità: la rivoluzione copernicana, il business degli over the top, la crescita del traffico video, la neutralità della rete, i nostri impegni e la NGN, e i pilastri della strategia aziendale n n SCENARIO Gli adolescenti e internet nel Rapporto Nazionale Telefono Azzurro presentato da Eurispes SESTANTE Verso il futuro in sei passi COMMENTI Un alieno in cameretta Incontro con Antonino Cusimano e Antonio Sanna sui temi della Corporate Governance n 40 L’intervento di Mario Unnia UNO DI NOI 10 in condotta LO SPECCHIO DELL’AZIENDA Cittadini d’impresa 8 Che cosa vuol dire per Telecom Italia fare business in modo responsabile? La parola ai colleghi e il commento dell’economista Marco Frey n LA PAROLA AL SOCIOLOGO 22 n n BUSINESS FACCIAMO IL PUNTO SU... Social media all’italiana 26 Quasi 23 milioni di nostri connazionali li usano: non solo per tenersi in contatto con gli amici o per farsene di nuovi, ma anche per informarsi, scambiare contenuti e molto altro n n n 28 L’offerta rivolta al pubblico consumer diventa più semplice e si affida alla rete di vendita e al 187 n n n 30 n VENITE DA NOI IN COSA POSSO ESSERLE UTILE? Itinerari preziosi La 24 ore del 119 Toscana, Lazio e Abruzzo: proseguiamo il viaggio con i colleghi che ci invitano a condividere la loro passione per i tesori del Paese 36 n A CARTE SCOPERTE Il mestiere delle regole Andiamo a scoprire il lavoro di chi si occupa dei rapporti con le autorità regolatorie nazionali e internazionali 38 60 Il nuovo ruolo della funzione Purchasing come leva strategica di business Il Customer Care di Bologna ha risolto in meno di una giornata un problema di fatturazione n MESTIERI IERI OGGI DOMANI Il piacere di negoziare Gli uomini della rete fotografati all’opera a Villa Adriana a Tivoli 58 Gli Internet Saloon e il Telemouse sostenuti da Telecom Italia per l’alfabetizzazione digitale LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA Un cuore digitale ECOSISTEMA Mai più senz@ PERCHÉ L’HO SCELTO Più è facile meglio è! MONDO 64 IL RACCONTO Il fischietto da nostromo Il contributo dello scrittore Daniele Del Giudice questa volta ambientato alla fine dell’Ottocento sulle acque del fiume Congo 66 2 / 2010 7 8 PERSONE SINCRONIZZANDO PUNTI DI VISTA 2 / 2010 9 SOSTENIBILI PER DAVVERO IL GIORNO PER GIORNO DI GROUP SUSTAINABILITY La parola ai colleghi di Group Sustainability che raccontano il percorso di Telecom Italia per fare business in maniera sempre più responsabile. Il punto di vista di Marco Frey, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. I l tema della sostenibilità a livello internazionale ha ormai più di venti anni. Dal 1987 con il rapporto Bruntland Our Common Future le istituzioni internazionali, a partire dalle Nazioni Unite (e in seguito con un ruolo sempre più importante dell’Unione Europea), hanno fatto di questo concetto un riferimento sistematico nelle proprie politiche di lungo periodo. Sin dall’inizio è stato chiaro che per perseguire uno sviluppo più sostenibile erano indispensabili il contributo e la responsabilizzazione del- le imprese. Il lavoro preparatorio del Business Council for Sustainable Development per la Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, intitolato Cambiare Rotta, può essere considerata una pietra miliare al proposito. Ma in seguito la necessità della partecipazione delle imprese come “parte del problema”, ma anche delle “soluzioni”, è stata sistematizzata nel V Programma di azione della Commissione Europea che individua anche un insieme di strumenti volontari per promuovere il coinvolgimento delle impre- TELECOM ITALIA PER LA SOSTENIBILITÀ Cosa vuol dire essere un’azienda sostenibile? Significa perseguire gli obiettivi dell’impresa rispettando ambiente e società. Per questo Telecom Italia conduce le attività di business considerando le aspettative di tutti quelli con cui interagisce, i cosiddetti stakeholder, cioè i “portatori di interessi” esterni (fornitori, concorrenti, istituzioni, ambiente e comunità) e interni (dipendenti e azionisti). L’attenzione ai principi di sostenibilità per Telecom Italia non è una novità: risale infatti al 1997, anno della pubblicazione del primo bilancio socio-ambientale. Nel 2002 poi Telecom Italia sottoscrive i principi del Global Sopra, in prima fila da sinistra, Stefano De Anseris, Teresa Guarneri, Silvia Giuseppini, Giacomo Befo. In seconda fila, Fabiana Lanci, Glauco degli Abbati, Roberta Cicerchia, Lorenzo Radice. In alto, Paolo Nazzaro. Fa parte del gruppo anche Maria Concetta Di Maio Compact (vedi l’articolo di Marco Frey), voluto dall’ONU per promuovere la tutela dell’ambiente, il rispetto dei diritti umani, degli standard di lavoro e le pratiche anti-corruzione. Nel 2003 arriva l’integrazione dei dati Misurare, monitorare, calcolare, numeri, tabelle, grafici... La sostenibilità è anche questo: per migliorarsi è necessario aver ben chiaro dove si vuole andare ed essere rigorosi nel verificare che la strada intrapresa sia quella giusta. Ma altrettanto importanti sono i comportamenti, la cultura, la passione, l’energia e la coerenza che devono contraddistinguere le nostre azioni, sul lavoro come a casa. Se non si è convinti che responsabilità ambientale, sociale ed economica siano alla base del successo del lavoro di noi tutti, la meta della sostenibilità rimarrà solo un miraggio. In concreto, in ambito ambientale per esempio, molto è stato fatto (e molto si farà). Ricordo in particolare il sistema innovativo sperimentato da Telecom Italia, con Electrolux, Enel e Indesit, in cui elettrodomestici intelligenti ottimizzano i consumi energetici delle abitazioni: si potranno conoscere i consumi direttamente sul proprio pc, sul telefonino o sul display dell’elettrodomestico, scaricando programmi personalizzati per una gestione eco-efficiente della propria abitazione (primo passo verso le smart grid che consentiranno l’invio di informazioni agli elettrodomestici in modo da autoprogrammarsi in base a disponibilità e prezzo dell’energia). E ricordo anche il contributo importante dato da Telecom Italia alla diffusione della cultura di un corretto approccio alle tematiche green attraverso il sito avoicomunicare, il progetto di comunicazione integrata dedicato a temi ambientali e sociali. Su www.avoicomunicare.it c’è il carbon meter, attraverso il quale si possono calcolare le emissioni di anidride carbonica derivanti dai propri comportamenti quotidiani e ricevere utili indicazioni su come ridurle attraverso le soluzioni Ict. Altri esempi di come traduciamo in azioni e progetti il nostro impegno verso la sostenibilità si possono scoprire sul sito www.telecomitalia.it, menu Corporate/Sostenibilità. Venite a trovarci! Lorenzo Radice Domenico Giampà 10 PERSONE PUNTI DI VISTA SINCRONIZZANDO 2 / 2010 11 TECHNOLOGY & OPERATIONS: TRA CONTROLLI E MONITORAGGI Sono forti gli impatti ambientali generati dalla direzione Technology & Operations nelle attività di sviluppo, realizzazione ed esercizio delle infrastrutture di rete, immobiliari/impiantistiche e dell’information technology, nonché dei processi di delivery e assurance dei servizi alla clientela. L’inquinamento atmosferico è legato al funzionamento degli impianti di condizionamento, dei gruppi elettrogeni a servizio della rete mobile ventiquattro ore su ventiquattro, delle centrali termiche a gasolio, degli automezzi. Vengono monitorate le attività con emissioni inquinanti, come pure i gruppi elettrogeni che alimentano con continuità siti di rete radiomobile. E anche la quantità di gasolio e metano utilizzata dalle centrali termiche, il consumo elettrico e dell’acqua. È stato definito un obiettivo di riduzione dell’inquinamento legato alla sostituzione delle centrali a gasolio con impianti a metano. Inoltre viene controllata la percentuale di automezzi che risponde alle normative Euro 4 rispetto al totale. Si monitorano anche le quantità di rifiuti prodotti e il processo di gestione dei rifiuti stessi. L’ICT: È UN MOSTRO “ENERGIVORO” MA CRESCENDO IMPARA A MODERARSI Le previsioni più nere raccontano che nel 2020 l’Information Communication Technology – settore “energivoro” per definizione – sarà responsabile di circa il 3 per cento delle emissioni mondiali di anidride carbonica. Però il suo impatto sulla vita di tutti i giorni con lo sviluppo di audio/tele conferenze, telelavoro, reti intelligenti capaci di indirizzare l’energia, home banking, shopping e fatture online aiuterà a cambiare il nostro modo di vivere, lavorare, apprendere, viaggiare e comunicare contribuendo a ridurre le emissioni di CO2 degli altri settori industriali di circa il 15 per cento. Proprio per questo l’Ict è un attore fondamentale nel processo di lotta al cambiamento climatico. Telecom Italia contribuisce al contrasto del cambiamento climatico in tre modi: limitando le proprie emissioni di CO2, offrendo prodotti e servizi per ridurre i consumi energetici e sviluppando servizi e tecnologie che limitano lo spostamento di cose e persone sul territorio e favoriscono la mobilità intelligente. L’impatto ambientale in termini di emissioni di CO2 è determinato dalle emissioni dirette (per esempio utilizzo di combustibili fossili per riscaldamento e autotrazione) e da quelle indirette (acquisto di energia elettrica destinata all’illuminazione degli uffici e delle sedi operative e al funzionamento della rete di trasmissione). se e il riconoscimento del loro impegno. Con il nuovo millennio la rilevanza delle politiche per la sostenibilità e il ruolo delle imprese sono stati ulteriormente riconfermati. Le Nazioni Unite hanno varato il Global Compact, patto con le imprese (più di 5.000 aderiscono a oggi), per la promozione della sostenibilità e della responsabilità sociale. L’OCSE ha dato origine a diversi progetti per promuovere l’impegno delle imprese a favore della sostenibilità. La stessa Commissione Europea ha ribadito in più circostanSopra, e nella pagina seguente, Stazione Radio Base (per le reti mobili) di Saracena (Cosenza) con impianto eolico-fotovoltaico ze la centralità, all’interno delle proprie politiche, attribuita alle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: quella ambientale, quella sociale e quella economica (intesa come sviluppo equilibrato e duraturo). Il documento più recente in cui la Commissione conferma questo impegno è Europa 2020, una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. In questo documento la Commissione Europea propone per il 2020 cinque obiettivi misurabili dell’UE, che guideranno il processo e verranno di sostenibilità all’interno del bilancio consolidato e in questo caso l’azienda anticipa l’applicazione della Direttiva Europea recepita dall’Italia solo quattro anni dopo. “Il nostro lavoro ci porta a valorizzare le numerose attività che le funzioni compiono con ricadute positive nei confronti degli stakeholder – afferma Paolo Nazzaro, responsabile di Group Sustainability, che opera in ambito External Relations – e a promuoverne di ulteriori sulla base delle indicazioni che riceviamo dalle agenzie di rating che ci valutano ai fini dell’ammissione agli indici azionari di sostenibilità, dalle istituzioni, dalle associazioni non governative e dagli altri stakeholder”. A rendere la nostra azienda più sostenibile contribuiscono dunque tutte le funzioni aziendali. Technology & Operations si preoccupa di centrali, apparati e immobili (vedi box a destra); Domestic Market Operations di prodotti/ servizi e rapporti IL FUTURO: COGENERAZIONE E FONTI ENERGETICHE ALTERNATIVE Sono in fase di realizzazione tre impianti di cogenerazione (trigenerazione) presso Data Center di Rozzano, di Roveri (Bologna) e della VII Strada (Padova). Le esigenze energetiche saranno soddisfatte attraverso un sistema che potrà fornire, in affiancamento ai consueti enti erogatori, energia elettrica, riscaldamento e raffreddamento con un risparmio energetico stimato del 30 per cento; sono in via di realizzazione in sette siti, dodici impianti di piccola cogenerazione, alimentati a metano. Su tredici stazioni radio base si avrà un’alimentazione supplementare mista eolica e fotovoltaica. A questo si aggiunge il fatto che nel 2009 sono proseguite le iniziative di saving energetico avviate negli anni precedenti; inoltre sono state eseguite attività di innalzamento delle temperature nelle centrali Telecom Italia e introdotti sistemi di condizionamento a basso impatto ambientale ed energetico e temporizzatori degli spegnimenti per gli impianti di illuminazione. Bruno Ciotola PUNTI DI VISTA Domenico Giampà 12 PERSONE SINCRONIZZANDO I RISULTATI PIÙ IMPORTANTI DEL 2009* • Diminuita di circa il 3% l’energia consumata per riscaldamento. • Ridotta di circa il 5% l’energia consumata per autotrazione. 2 / 2010 13 Ha contribuito al risultato la sostituzione di 1.504 auto Euro 3 con vetture diesel Euro 4. tradotti in obiettivi nazionali. Questi obiettivi riguardano l’occupazione, la ricerca e l’innovazione, il cambiamento climatico e l’energia, l’istruzione e la lotta contro la povertà. Ma il fatto che la sostenibilità sia al centro delle agende dei governi è dimostrato dagli investimenti fatti nell’ultimo periodo volti a sviluppare una exit strategy dalla crisi che potesse valorizzare le opportunità offerte da un diverso modello di sviluppo, più green e socialmente responsabile. Ciò sta avvenendo anche in Paesi più lontani dalla cultura della sostenibilità come la Corea del Sud e la Cina, i cui investimenti appaiono particolarmente rilevanti sia in termini relativi che assoluti. In questo contesto il ruolo delle imprese è sempre più importante: a esse i cittadini chiedono sempre maggiore coerenza e responsabilità, soprattutto in Paesi come il nostro in cui alle dichiarazioni di impegni non sempre si accompagnano comportamenti corrispondenti da parte di tutti gli attori (istituzioni, imprese, consumatori stessi). q Marco Frey L’INCLUSIONE COME OBIETTIVO: FONDAZIONE TELECOM ITALIA Fondazione Telecom Italia è l’espressione dell’impegno sociale dell’azienda. Sostiene progetti e iniziative provenienti da enti e associazioni senza fini di lucro, nell’ambito del sociale, dell’educazione, formazione, istruzione e ricerca scientifica, ma anche della tutela e della valorizzazione del patrimonio storico-artistico e dell’ambiente. Il progetto più recente e innovativo è quello sulla dislessia, disturbo dell’apprendimento che provoca difficoltà di lettura e scrittura, avviato con l’Associazione Italiana Dislessia. Fondazione Telecom Italia si è attivata anche con interventi a favore dell’Abruzzo: un’erogazione di 200mila euro per contribuire all’immediato sostegno alle popolazioni colpite dal terremoto del 6 aprile 2009, e una di 1 milione di euro destinata a un progetto per la Biblioteca provinciale Salvatore Tommasi, finalizzato alla restituzione in tempi brevi della biblioteca ai cittadini attraverso l’allestimento di una sede alternativa dotata di postazioni multimediali, l’informatizzazione dei servizi e la digitalizzazione del patrimonio librario cittadino. Fabio Di Spirito Sopra, un fotogramma del video realizzato a Bologna per la presentazione del progetto Smart Inclusion. La ragazza alla lavagna luminosa trasmette virtualmente i compiti a un bambino in ospedale • Aumentato del 12% l’indicatore di eco-efficienza. • Ridotte di circa il 2% le emissioni di anidride carbonica. • Ridotti di circa il 2% i consumi di acqua. • Diminuita di circa il 4% la carta consumata per uso ufficio. • Utilizzata al 100% carta certificata FSC per uso ufficio e per le bollette telefoniche. • Effettuati 37.000 interventi a favore di anziani in difficoltà dai Pony della Solidarietà. • Attivate 99 raccolte fondi e raccolti 27 milioni di euro con sms, telefonate e click solidali. • Supporto alle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo. • Il progetto Working Capital ha coinvolto 6.000 aspiranti imprenditori del web 2.0. • TILAB: ALLA RICERCA DELL’ECOEFFICIENZA Cosa fa TILab per fare efficienza energetica e ambientale? Per la rete fissa definisce soluzioni innovative per l’efficienza energetica dei nuovi apparati a larga banda e relativo condizionamento, studia metodi per la riduzione dei consumi nelle centrali esistenti, elabora l’Indicatore di eco-efficienza, riportato nel Bilancio di Sostenibilità. Per la rete domestica lavora a soluzioni di miglioramento che riguardano il ciclo di vita, la specifica di terminali (Cordless ECO, Access Gateway, Green Mobile), la riduzione dell’impatto energetico in fase di uso, il riuso, riciclo o dismissione eco-compatibile. In collaborazione con la funzione Strategia e Innovazione studia sistemi di monitoraggio energetico in ambiente residenziale (Green@Home) e business (Kaleidos). Tra le tecnologie innovative sperimentate dai testing lab valuta soluzioni per l’eco-efficienza spaziando tra i nuovi sistemi di condizionamento a basso impatto (Free Cooling Adiabatico, Solar Cooling, Geotermia) il monitoraggio di parametri ambientali, lo studio dei consumi degli apparati e la sperimentazione di fonti rinnovabili applicate alle telecomunicazioni. TILab partecipa, spesso con ruolo di coordinamento, ai gruppi di standardizzazione sul tema eco-efficienza (un recente risultato è l’adesione Telecom Italia al Codice di Condotta Europeo sugli apparati broadband) e collabora costantemente con i principali fornitori. Luca Giacomello, Gianluca Griffa, Diego Suino Grazie a Internet Saloon 6.700 persone over 50 hanno frequentato corsi base di internet. • 1 milione di utenti unici hanno seguito avoicomunicare nel corso dell’anno. * Le percentuali in aumento o in diminuzione riportate nella tabella sono calcolate rispetto ai dati 2008. Tutti i dati e le informazioni riportati nella tabella sono relativi a Telecom Italia S.p.A. con i clienti; poi c’è la funzione Purchasing che gestisce i rapporti con i fornitori; quindi il lavoro di Amministrazione, Finanza e Controllo che, tra le sue attività, ha anche quella di dialogare con gli investitori che sono sempre più attenti ai temi della sostenibilità, le altre funzioni di staff quali il Regolatorio, il Legale e i Rapporti Istituzionali che gestiscono le relazioni con gli stakeholder di loro competenza e infine le strutture di Risorse Umane che si occupano delle persone che lavorano in azienda. Smart Inclusion Sostenibilità è anche il progetto Smart Inclusion dedicato ai bimbi costretti a una lunga degenza nei reparti di Oncoematologia pediatrica che integra, su un’unica piattaforma tecnologica realizzata da Telecom Italia, servizi di teledidattica, intrattenimento e gestione dei dati clinici. In questo modo si consente ai bambini di partecipare, in maniera semplice e immediata, alla vita sociale collegandosi con la scuola e la famiglia e, al personale sanitario, di disporredi strumenti evoluti a supporto dei processi di cura dei piccoli pazienti. A febbraio 2010 Smart Inclusion è stato attivato presso l’Unità di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Meyer di Firenze (grazie al sostegno del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, alla supervisione scientifica del CNRISOF di Bologna e al finanziamento della Regione Toscana e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze). Si tratta della quarta realizzazione in Italia di questa iniziativa – dopo gli Ospedali Sant’Orsola di Bologna, Bambino Gesù di Roma e l’Azienda Ospedaliera di Padova. Attraverso l’innovativo videoterminale touchscreen Olivetti Smart Care, dotato di telecamera e postazione a bordo del letto, i bambini, con una semplice pressione del dito, possono interagire con la propria classe e partecipare alle lezioni, grazie all’installazione in aula della postazione Smart School, composta da una lavagna interattiva collegata a un totem multimediale per l’insegnamento. La Fondazione Telecom Italia Con le sue iniziative (vedi box a sinistra) opera in coerenza con la strategia di corporate social responsibility del Gruppo e permette di concentrare e rafforzare l’impegno nei confronti della comunità con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle persone. Simona Vettraino UN LIBRO PER CAPIRE MEGLIO Probabilmente tutti abbiamo prima o poi pensato: il mondo è diventato veramente piccolo. Quello che accade dall’altro capo del mondo viene rimbalzato sui nostri televisori immediatamente, in diretta. Tramite il telefonino possiamo raggiungere i nostri amici in ogni istante. I prodotti che troviamo nel negozio sotto casa arrivano da tutto il mondo. L’artefice principale di questo cambiamento è, di fatto, l’elettronica, che ha consentito l’evoluzione delle telecomunicazioni e il boom dei calcolatori presenti già oggi in moltissimi oggetti. Il volume Quando il Business impara dalla Natura di Gianni Fettarappa, Giuseppe Piersantelli, Roberto Saracco vuole essere un contributo alla riflessione su come il nostro mondo stia cambiando. Nasce da una serie di incontri, organizzati al Future Centre di Telecom Italia, a Venezia, con lo scopo di studiare come possano evolvere i sistemi economici nella prossima decade al variare della disponibilità tecnologica e degli impatti che questa ha sulle strutture del mercato. Queste, infatti, stanno evolvendo passando a un contesto in cui l’offerta viene creata, grazie alla diffusione delle telecomunicazioni, anche da nuovi attori. A volte piccole imprese, a volte singoli individui partecipano alla creazione di un’offerta che sfrutta i prodotti, i servizi, messi in campo dalle catene del valore tradizionale, per proporre la loro nuova offerta complementare. Le telecomunicazioni, abbattendo i costi e permettendo la partecipazione di migliaia di aziende che possono raggiungere i mercati di tutto il mondo, creano un ambiente che, per funzionamento ed evoluzione, ricorda quello degli ecosistemi naturali. Del resto gli ecosistemi biologici operano e si evolvono nel tempo grazie a meccanismi di micro cambiamento locale, che hanno nel tempo un’influenza globale, un po’ come accade nei rapporti tra tecnologia e mercato. Il libro è strutturato in quattro sezioni, ognuna delle quali ripartita in quattro capitoli: il mondo degli ecosistemi e gli approcci da seguire per il loro studio; la connessione che si viene a creare tra oggetti e informazioni, tra atomi e bit; la fotografia digitale; la società dell’informazione e le possibilità che offre se si utilizza l’enorme mole di dati prodotti ogni giorno. Seppur ogni sezione rimandi alla successiva, ciascuna di queste può essere letta in maniera indipendente dalle altre, perché ha un contenuto di per sé esaustivo. Michela Billotti 14 PERSONE UNO DI NOI SINCRONIZZANDO 2 / 2010 15 10 IN CONDOTTA Conversazione tra Antonino Cusimano e Antonio Sanna: riflessioni a 360 gradi su etica, comportamenti virtuosi, responsabilità di impresa, temi che toccano tutti noi in prima persona. magine? Se in generale il sistema di controllo interno è il letto di un fiume in cui scorre in modo strutturato e coerente il sistema di regole, di controlli che tutela l’azienda e i suoi stakeholder: dipendenti, clienti, azionisti, fornitori, istituzioni, di quel letto il Modello Organizzativo rappresenta gli argini, al di là dei quali l’acqua non può e non deve tracimare. Un fattore è importante: panta rei, tutto scorre, tutto cambia. Quindi anche il nostro Modello è soggetto alle evoluzioni che la normativa impone e si arricchisce continuamente di nuovi elementi. In termini pratici la dinamicità del Modello si riflette nell’introduzione di volta in volta di aggiornamenti relativi a nuovi reati, nuove procedure da applicare, nuove misure, anche sanzionatorie, per rispondere in maniera efficace all'evoluzione del contesto e al mutare delle prassi operative. Il contenuto del documento è dunque soggetto ad affinamenti e integrazioni che sono volti a mantenerlo sempre attuale e in linea con le esigenze del business. E tica è una parola che, come tante, è arrivata nel nostro vocabolario direttamente dalla cultura classica. Secondo il dizionario etimologico deriva da ethos, costume, e richiama segni e significati strettamente connessi con i concetti di convivenza, abitazione, regole comuni. Ogni comunità elabora e rispetta i propri codici di comportamento. È il “miracolo” che consente di trasformare artisti allo sbando in una compagnia teatrale, sudditi senza diritti in cittadini consapevoli. Le cronache di tutti i giorni testimoniano come le democrazie più sviluppate e civili siano quelle in cui è più alto il grado di adesione al sistema di norme che il Paese si è liberamente dato. Tutto questo vale anche per un microcosmo del tutto particolare destinato a crescere quando e se ha chiari principi analoghi: il mondo dell’impresa. Vivere in azienda da “cittadini” consapevoli, tenendo sempre presente e rispettando il sistema di regole condivise è una scelta individuale, ma soprattutto è una responsabilità per tutti. Ecco il punto di vista di Antonino Cusimano e di Antonio Sanna che, per professione, vivono a tu per tu con il sistema di Corporate Governance aziendale e con il presidio della compliance, l’osservanza dei processi e dell’operatività aziendale a specifiche disposizioni di legge o normative interne. Sanna. L’attenzione a questi aspetti in azienda è sempre molto alta. Per assicurare la massima visibilità del Modello Organizzativo 231 tutta la documentazione su intranet viene aggiornata periodicamente. Sono state sviluppate in passato e continuano a essere realizzate sessioni di formazione in aula, dedicate a dirigenti, quadri, referenti 231 e responsabili di funzione. Lo scorso anno è stata distribuita a oltre 63.000 colleghi di tutte le società del Gruppo un’edizione speciale della newsletter noi.flash dedicata alla 231. Si è inoltre scelta una modalità e-learning per diffondere, il più ampiamente possibile, le informazioni riferite al Modello, e, in generale, i principi di correttezza e trasparenza a cui esso si ispira. Questa tipologia di formazione dedicata a tutte le risorse del Gruppo Telecom Italia è suddivisa in tre moduli (Decreto Legislativo 231/01, Modello Organizzativo 231 e Risk Assessment 231) con un test valutativo e un questionario di gradimento da compilare a fine corso (il corso è online sulla homepage di intranet nel box Corporate Governance ndr). Antonio Sanna. La Corporate Governance del Gruppo si basa sul ruolo centrale del Consiglio di amministrazione, sulla trasparenza delle scelte gestionali, sull’efficacia del sistema di controllo interno e sulla rigorosa disciplina dei potenziali conflitti di interesse. Questo sistema, pensato e costruito anche alla luce dei principi elaborati dal Comitato per la Corporate Governance di Borsa Italiana (il cosiddetto Codice Preda che si propone di aumentare l’affidabilità delle società quotate attraverso l’applicazione di un modello organizzativo in grado di gestire correttamente i rischi d’impresa e gli eventuali conflitti d’interesse tra gestione – amministratori – e proprietà – azionisti – e tra minoranze e maggioranze ndr), è stato arricchito con l’adozione di codici, principi e procedure che caratterizzano le attività organizzative e operative della Società. Telecom Italia si avvale di una strumentazione organica per tenere sotto controllo il livello di adesione alle norme in vigore tra cui, fondamentale, il Modello Organizzativo 231 (vedi box a pagina 16 ndr). Il Modello Organizzativo 231, parte integrante del sistema culturale dell’azienda, può essere considerato un manuale, sempre a portata di mano, per gestire correttamente i processi aziendali e per tenere comportamenti idonei al rispetto della legge verso gli interlocutori interni ed esterni. Cusimano. Va sottolineato che il Modello Organizzativo 231 trova il suo fondamento naturale nel Codice Etico e di Condotta del Gruppo Telecom Italia (vedi box a pagina 17 ndr), che potrebbe essere considerato la vera e propria carta costituzionale del nostro Gruppo. Per me è talmente importante che sogno di trovarla in bella vista su tutte le nostre scrivanie. Come tutti i documenti fondativi non contiene norme, ma enuncia principi generali. Ritengo quella del Codice Etico una lettura che richiede riflessione, assorbimento, interiorizzazione. Ma una cosa è certa. Se tutti, oltre ad applicare il Codice Etico, sentissimo la piena responsabilità di difenderlo e di farcene “paladini”, si eviterebbero molti rischi per l’impresa. InI PROTAGONISTI somma non penso di esagerare affermando che l’applicazione del Antonino Cusimano. È nato a Palermo Codice Etico rappresenta una leva il 29 settembre 1964. È sposato e ha tre di business per la società. I comfigli. Dal 15 settembre 2008 è General portamenti virtuosi, infatti, paga- Antonino Cusimano. Personalmente mi spingerei anche oltre. Definirei il Modello Organizzativo 231 uno dei pilastri su cui regge tutta l’impresa. Un’im- Counsel di Telecom Italia. Sopra, da sinistra, Antonino Cusimano e Antonio Sanna Antonio Sanna. Coniugato, due figli. È nel Gruppo Telecom Italia dagli inizi degli anni Novanta, già General Counsel di TIM, dal 2005 è Group Compliance Officer. 16 PERSONE UNO DI NOI SINCRONIZZANDO no in termini di accountability, di credibilità del marchio e prevengono aree di rischio. Sanna. Concordo pienamente: tutti dovremmo conoscere in profondità il Codice Etico, condividerlo e praticare in azienda comportamenti e modi di vivere coerenti con i principi enunciati. Tengo a precisare un aspetto: va scardinato il luogo comune secondo cui la corretta conoscenza e fruizione in azienda degli strumenti di compliance, di cui Telecom Italia si è dotata, sia solo “dovere di alcuni”. Il Modello Organizzativo 231, il Codice Etico e, aggiungo, tutta la normativa di autoregolamentazione interna al Gruppo, non sono patrimonio esclusivo dei “burocrati” dell’azienda, non sono solo di competenza di chi per mestiere si occupa di presidiare le norme e di farle correttamente applicare. Questi strumenti sono invece funzionali al business, perché, quando non osservati, impattano direttamente, e purtroppo negativamente, sulla reputazione e sui risultati dell’impresa. Approfitto di questa conversazione per smontare un alibi: non esistono obiettivi da raggiungere senza il rispetto della legge. Questo deve essere un punto chiaro a tutti, a tutti i livelli. Cusimano. Sento di dover insistere su questo punto. Agire contro la legge, asserendo di farlo nell’interesse dell’azienda, è una responsabilità che ciascuno si assume in proprio, è un’aperta violazione delle specifiche istruzioni del datore di lavoro, con tutte le conseguenze che ne derivano dal punto di vista giuridico. Non ci sono scuse: chi viola la legge lo fa sempre e soltanto nel proprio interesse e mai in quello dell’azienda che nel Codice Etico afferma chiaramente di porre alla base della sua azione imprenditoriale il rispetto delle regole. Il rispetto del Codice Etico deve sempre più diventare motivo di orgoglio per noi, ma soprattutto per i nostri stakeholder, motivati dal fatto di interagire con un’azienda che vuole essere sana ed eticamente responsabile. Sanna. Sacrosanto: abbiamo una responsabilità verso il Paese. Deve essere nel nostro Dna fare business secondo le regole che ci siamo dati. Il nostro stile, il nostro modo di lavorare devono diventare modello di atIL MODELLO trazione e di fiducia per i nostri ORGANIZZATIVO 231 clienti. Dobbiamo trasmettere siÈ il modello di organizzazione e gecurezza, agendo a tutti i livelli con stione dei processi aziendali che Telecorrettezza e lealtà. Cusimano. Può darsi che la mia sia un’affermazione azzardata ma ci credo: il Codice Etico, come detto, deve rappresentare una leva di van- com Italia si è data in coerenza con il Decreto Legislativo 231 del 2001. È un modello flessibile che dalla sua prima adozione, nel maggio del 2003, si è evoluto ed è stato aggiornato in linea con la normativa in atto. In intranet sono a disposizione di tutti i colleghi la documentazione relativa al Modello e un corso di formazione in modalità e-learning per conoscere in profondità e adottare con la massima correttezza quanto il Modello prevede. 2 / 2010 17 taggio competitivo. Al contrario ogni violazione – qualsiasi essa sia – merita di essere stigmatizzata poiché non è in linea con l’essenza stessa della Società e del Codice che ha inteso seguire. Non bisogna adattarsi ad accettare nella propria realtà professionale neanche piccole sacche di illegalità, apparentemente insignificanti, ma che possono invece nuocere al benessere complessivo dell’azienda e delle sue persone. Per usare una metafora: evitiamo la sindrome della “rana bollita”, che adattandosi un po’ alla volta all’acqua calda, evita di fuggire dalla pentola, per poi finire ugualmente “bollita”. Non va dunque perseguito e portato all’attenzione solo il fatto eclatante. Se quanto accade tutti i giorni non ci convince dal punto di vista della condotta etica è dovere di tutti noi segnalarlo, e per tempo, a responsabili ed enti con funzioni di vigilanza. Sanna. Come sempre sono le persone che fanno la differenza. E anche se c’è ancora molto da fare, comincio a verificare nella mia quotidianità una serie di riscontri positivi non solo da parte degli addetti ai lavori, ma anche da parte di colleghi impegnati nei comparti di business, a tu per tu con il cliente. Per me è il sintomo di una cultura che cresce e che cambia. Attualmente, oltre alla consueta attività di presidio, controllo e monitoraggio, realizziamo molta consulenza, siamo molto vicini alle strutture di mercato. Consideriamo comunque questi risultati solo un punto di partenza: siamo consapevoli che c’è ancora molta strada da percorrere e non tutta in discesa. Cusimano. Per quanto mi riguarda con tutti i miei diretti collaboratori ho quasi quotidianamente in agenda temi che riguardano condotta etica e applicazione del Modello Organizzativo 231. È importante per me far sentire loro quanto questi fattori siano centrali per tutta l’impresa. Devo dire che ho trovato un terreno molto fertile. Il messaggio che a mio avviso va sempre più interiorizzato è che i temi di compliance non riguardano solo una specifica funzione dell’azienda ma sono funzionali al business e coinvolgono tutti, dai colleghi “pandisti” a quelli del call center, da chi opera nelle funzioni centrali a chi lavora a diretto contatto con il cliente. E tutti siamo tenuti IL CODICE ETICO a conoscerli profondamente in tutte E DI CONDOTTA le loro implicazioni. q È il documento che enuncia i principi Cinzia Vetrano generali cui si ispira Telecom Italia fotografie di Luciano Capanna nello svolgimento e nella conduzione e Francesco Costanzo degli affari: trasparenza, correttezza, lealtà. Insieme con lo Statuto Sociale e il Codice di Autodisciplina rappresenta uno dei cardini del nostro sistema di Corporate Governance. Alla base della sua stesura il convincimento profondo che l’etica nel business sia anche condizione del successo dell’impresa. Il Codice Etico è disponibile su intranet in versione stampabile per tutti i colleghi del Gruppo. 18 PERSONE SESTANTE SINCRONIZZANDO VERSO IL FUTURO IN SEI PASSI Il posizionamento di Telecom Italia rispetto ai grandi temi d’attualità: la rivoluzione copernicana, il business degli over the top, la crescita del traffico video, la neutralità della rete, i nostri impegni e la NGN, e i pilastri della strategia aziendale. CONFRONTARSI CON UN NUOVO TIPO DI CONCORRENZA l settore delle telecomunicazioni si sta avviando verso un epocale cambiamento di paradigma. Lo sviluppo delle nuove tecnologie di accesso a banda larga e l’integrazione di servizi Ip hanno cambiato i modelli di business nel settore delle comunicazioni elettroniche, aprendo il mercato a una nuova generazione di concorrenti come Google, Yahoo! e Skype. L’affermarsi di questi nuovi soggetti non ha soltanto decretato la fine dell’era degli operatori verticalmente integrati (che offrivano servizi disponendo di una propria infrastruttura), ma ha spostato il baricentro del nostro settore. Le dinamiche competitive dell’Ict non sono più le stesse. Questi operatori sono denominati over the top perché si collocano a un livello superiore alla rete stessa e offrono i propri servizi indipendentemente dalle caratteristiche del suo funzionamento. Grazie a sofisticati programmi gli over the top possono offrire servizi che vanno dalla vendita online di I CAMBIARE VISIONE DEL MONDO a rete internet, nascendo dalla fusione di tante reti, ha nel suo Dna la capacità di adattarsi dinamicamente a un contesto in continua evoluzione. Al suo interno telefonia fissa, telefonia mobile (Gsm, Umts e domani Lte), reti Wi-Fi, in fibra ottica, operatori via cavo dialogano e partecipano alla grande rete in una maniera sorprendentemente armoniosa. È proprio per questa sua capacità naturale di adattamento e di accoglimento di nuove entità che, alla comparsa di una nuova rete o di un nuovo dominio, non vi è la necessità di ripensare e riorganizzare internet in modo centralizzato. Internet, infatti, si “auto-adatta” e lo fa “senza una presa di coscienza”, lo fa semplicemente L brani musicali, a servizi di teleconferenza, fino al download di intere serie televisive e servizi voce in alcuni paesi fuori dall’Europa. Il modello di business di questo tipo di operatori non richiede significativi investimenti nello sviluppo e nella gestione di reti di telecomunicazioni, non è soggetto ad alcun vincolo di natura regolamentare ed è sostenuto dai ricavi prevalentemente generati dalla pubblicità online. Pertanto questi soggetti, con l’intento di aumentare il numero di visitatori, offrono i propri servizi a prezzi molto contenuti e in molti casi addirittura gratuitamente. Gli operatori di telecomunicazioni devono reagire adesso e con ferma determinazione se non vogliono soccombere proprio nel loro mercato core. Devono sviluppare i propri modelli di business su asset non replicabili, come per esempio la relazione privilegiata con i clienti. I potenziali benefici che potrebbero derivare dalla valorizzazione della profonda conoscenza dei clienti sono ancora in grandissima parte inesplorati. GESTIRE LE INTELLIGENZE DI RETE er poter competere ad armi pari con gli over the top, che utilizzano le infrastrutture di rete senza sostenerne gli investimenti, i gestori di telecomunicazioni devono poter offrire servizi adottando anche politiche di gestione della rete coerenti con le dinamiche di mercato. Le nuove reti sono e saranno sempre più intelligenti. Queste potenzialità dovranno essere utilizzate sia per gestire le reti in maniera efficiente sia per offrire nuovi servizi e dovranno inoltre essere rese disponibili a terzi. Purtroppo lo sfruttamento economico dell’intelligenza di rete rischia di essere vietata. Questa è la minaccia proveniente dalle proposte di legge a favore della neutralità di rete, sostenuta anche dagli over the top, che sta pericolosamente guadagnando consensi in alcune economie occidentali. Eventuali divieti nelle politiche di gestione della rete non potrebbero che rivelarsi un grave danno per gli operatori di telecomunicazioni. Il divieto dell’utilizzo delle intelligenze di rete a fini commerciali non solo avrebbe un effetto negativo sulle piattaforme di rete a larga banda e sulle future innovazioni, ma potrebbe anche portare al peggioramento della qualità del servizio e alla realizzazione di reti inefficienti e sovradimensionate. Inoltre, questo divieto spingerebbe gli operatori a recuperare i costi per la realizzazione delle infrastrutture dai soli clienti finali, portando a un inevitabile aumento dei prezzi e a minori investimenti. REALIZZARE INFRASTRUTTURE DI NUOVA GENERAZIONE impegno di Telecom Italia riguarda lo sviluppo delle reti di nuova generazione. Oltre agli investimenti per Roma e Milano che saranno proporzionati alla reale risposta del mercato, abbiamo sviluppato un’ampia serie di iniziative, proposte e progetti che intendiamo portare avanti in ottica di Sistema Paese, informando e coinvolgendo sia le autorità, sia le istituzioni, sia gli altri attori del mercato. Avvieremo la realizzazione della rete in fibra in altre città italiane in coerenza con le nostre scelte tecnologiche e continueremo a offrire agli altri operatori infrastrutture civili e fibre ottiche, come già previsto negli Impegni sottoscritti da Telecom Italia. Intendiamo sperimentare, d’intesa con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, la completa sostituzione della rete in rame con la fibra ottica in un’area di centrale, così da poterne verificare i reali vantaggi di costo. D’intesa con le istituzioni, siamo disponibili a individuare una città di medie dimensioni in cui sperimentare un accordo di “coinvestimento” con altri operatori interessati, condividendo le scelte di governance ma preservando la concorrenza nelle offerte retail. Stiamo lavorando per sostenere progetti delle Amministrazioni Pubbliche Locali in grado di velocizzare la realizzazione di infrastrutture e piattaforme di servizio di nuova generazione. Intendiamo infine collaborare con altri attori, identificando progetti specifici in cui mettere a disposizione le nostre infrastrutture passive e le nostre competenze di progettazione e realizzazione delle reti. La condizione è che questi progetti siano finanziariamente sostenibili, che non diano luogo a distorsioni delle dinamiche di mercato e che non inducano a scelte tecnologiche che consideriamo inefficienti. P perché per questo è stata concepita. Questo aspetto di auto-configurazione, auto-adattamento e mancanza di pianificazione centrale è un elemento essenziale, in quanto implica un profondo cambiamento di visione per il settore delle telecomunicazioni. Dalla visione del settore centralistica, gerarchica e concentrata dell’era pre-internet si passa a una visione periferica, orizzontale e diffusa dell’era di internet. L’avvento di internet ha portato a un superamento della visione tolemaica del settore innescando una vera e propria rivoluzione copernicana. LA CRESCITA DEL TRAFFICO VIDEO SU INTERNET ggi stiamo assistendo a una forte crescita della fruizione di contenuti video online. Negli Stati Uniti il numero di video internet visti è quasi triplicato in soli 18 mesi, raggiungendo quota 31 miliardi. La crescita della fruizione dei contenuti video è per altro sostenuta da un contestuale aumento dell’offerta. Si pensi che ogni minuto YouTube riceve 20 ore di video. Secondo uno studio di Cisco, nel 2013 il traffico internet video rappresenterà il 90 per cento del traffico complessivo residenziale. Sia negli Stati Uniti sia in Europa (Regno Unito) esistono oggi esempi quali Hulu e l’Iplayer della BBC che dimostrano come la distribuzione di contenuti professionali attraverso internet possa rappresentare un modello di business sostenibile. Noi crediamo in internet come piattaforma per la distribuzione di contenuti video e crediamo che il video possa far avvicinare alla banda larga e a internet quella metà della popolazione italiana che ancora oggi non dispone di un personal computer. Telecom Italia crede che i video disponibili online, se veicolati attraverso un formato semplificato, un formato da telecomando televisivo, possano fungere da “cavallo di Troia” per portare la banda larga nelle case degli italiani. O L’ 2 / 2010 19 POTER CONTARE SU SOLIDE FONDAMENTA a strategia di un operatore di telecomunicazioni storico deve poggiare su quattro pilastri. Innanzitutto anche un operatore di telecomunicazioni delle dimensioni di un operatore storico come Telecom Italia deve diventare una lean company in grado di competere con gli over the top in velocità di adattamento e in efficienza. Telecom Italia deve poi creare servizi il cui valore scaturisce anche dal presidio sulla rete ovvero dalla possibilità di intervenire, gestire e sviluppare la rete in funzione del servizio che si vuole offrire. Ancora: la nostra azienda deve personalizzare al massimo il servizio al cliente facendo leva sulla forte conoscenza del mercato, una vera e propria miniera d’oro. Infine dobbiamo costruire un sistema di alleanze e sviluppare un ecosistema di soggetti partner che ci consenta di fornire alle imprese nostre clienti servizi maggiormente personalizzati. L a cura di Guido Ponte ed Enrico Barella Fonte: discorsi pronunciati da Franco Bernabè giugno 2009 - gennaio 2010 20 INNOVAZIONE SINCRONIZZANDO TECNOLOGIA AL QUOTIDIANO 2 / 2010 21 LA CONVENTION È ON AIR La scelta di videocomunicare e condividere contenuti a distanza: le convention multimediali rinnovano la comunicazione interna in Telecom Italia. R ipeteresti l’esperienza? Nel 95 lia produce e offre al mercato e che per cento dei casi i colleghi di- così sono usati dal cliente più esicono di sì... gente, noi stessi. Come valorizzare modalità tecni- Ma stare qualche ora davanti al pc è che consolidate (videocollegamen- agevole? “Beh sì – afferma l’80 per ti) e servizi tecnologicamente evo- cento dei colleghi – a condizione luti (chatting, blog, forum) per tra- che il film sia interessante!”. Intesformare il mestiere della comuni- ressanti devono essere certamente i cazione interna in Telecom Italia? contenuti (piani di funzione, risulIl cambiamento è stato guidato tati e obiettivi da raggiungere), ma dall’esigenza di coinvolgimento anche i format che devono essere di espressa da tantissimi colleghi, dal- tipo televisivo e progettati per risulla voglia di essere protatare efficaci e funzionali gonisti delle scelte legate Primo trimestre alla comunicazione a dial business e all’accresci- 2010: 6 eventi stanza, con la massima mento della soddisfazio- organizzati, qualità di programma e ne del cliente. Per questo 20.000 colleghi di regia. In una parola: è stato rinnovato lo sche- partecipanti, gradevoli. ma tradizionale delle di cui oltre Ma la novità sta soprattutconvention di funzione. il 95% in video to nel fatto che la comuniÈ nata così la e-convention streaming cazione non si esaurisce o convention multimecon l’evento ma si inseridiale, con la presenza nei luoghi fisi- sce in un percorso che è anche forci – gli auditorium, le grandi sale mativo e di sviluppo delle conoscenmeeting – di un numero contenuto ze: le persone possono inviare dodi persone e l’interazione con una mande ai relatori prima e nel corso vasta platea virtuale, tanti colleghi della convention; possono interagiconnessi attraverso il video strea- re sugli argomenti e fornire feedming, dalla propria postazione di back costruttivi subito dopo nei lavoro. Si utilizzano servizi tecnolo- blog, forum e virtual network. È un gicamente avanzati che Telecom Ita- percorso in cui tutti possono parte- PROFESSIONE: WEB-CASTER Produrre un webcasting è un’operazione complessa. Ogni volta si affronta una situazione diversa, il fattore tempo svolge un ruolo fondamentale ed è necessario coordinare attività che spaziano dalla tradizionale produzione televisiva alle tecnologie informatiche. Trasmettere un video streaming sulla intranet aziendale significa valutare la qualità del prodotto delle squadre esterne, codificare i segnali analogici in formato digitale, effettuare funzioni di regia centrale, instradare la trasmissione verso una catena di distribuzione straordinariamente capillare. Andare in onda significa confrontarsi con i colleghi: quelli che ci richiedono di coprire l’evento, quelli che curano l’allestimento delle location, quelli che controllano il funzionamento degli apparati che veicolano le trasmissioni. Si tratta di un confronto serrato perché il fattore tempo è essenziale e tutto avviene in tempo reale. Le trasmissioni sono in diretta e pochi secondi di assenza di segnale possono vanificare il senso di un messaggio, rendere incompleta una comunicazione, fornire una sensazione di inefficienza tecnologica. Questo lavoro consiste sempre nel trasformare le difficoltà in sfide e vincerle, grazie anche al paziente supporto dei colleghi e alla straordinaria disponibilità di mezzi tecnici di cui l’azienda dispone. L’infrastruttura tecnologica è di prim’ordine e ciò consente la fornitura di servizi con standard elevati, in linea con quelli delle aziende leader a livello mondiale. I numeri relativi agli ascolti e il livello di soddisfazione generale ci consentono di affrontare le “prove” quotidiane con la giusta determinazione. Ma non bastano. Perché i servizi multimediali vivono di innovazione tecnologica e ogni giorno è una nuova sfida. Franco Lunetta Cristina Orlando cipare, dare il proprio contributo e apprendere qualcosa. L’ESPERIENZA DI UN ANNO I risultati di questi primi dodici mesi di convention sono stati positivi: le persone hanno aderito con entusiasmo, è cresciuta la dimestichezza in termini culturali con l’integrazione a distanza, gli strumenti web e la comunicazione asincrona: la econvention è parte integrante della nostra vita professionale. Maggio 2009 – Prima Convention Multimediale di Business Market: utilizzato il format televisivo di Niente di Personale, quattromila colleghi la seguono dalla postazione di lavoro, nei customer care le persone sono riunite nelle sale di videoconferenza. Aperto un blog moderato da Pietro Labriola che prende vita dai filoni di discussione scaturiti dall’evento. Giugno 2009 – Per Information Technology si aprono percorsi di comunicazione con incontri sul territorio e video streaming partecipato: prima degli incontri i colleghi inviano via pc le loro domande, che sono utilizzate dai relatori negli interventi. Ottobre 2009 – Convention multimediale di Administration, Finance and Control: si raccolgono i temi che le persone AFC desiderano trattare sotto forma di contributi audio/video che animano il talk show con il management della Funzione. Con il video streaming interattivo le persone collegate possono intervenire in diretta; i partecipanti sono oltre l’80 per cento della funzione. Dicembre 2009 – Il Kick off Domestic Market Operations lancia il Muro, uno spazio per comunicare e confrontarsi in DMO e formulare proposte di miglioramento del ser- vizio, dei prodotti, dei processi. Febbraio 2010 – Parliamo di sostenibilità, una tavola rotonda sull’attività di Telecom Italia in questo campo, con video streaming che dà la possibilità di partecipare e raccogliere tra i colleghi gli argomenti trattati dal management aziendale. Marzo 2010 – Management Meeting T&O, il nostro futuro: 10.400 colleghi partecipano nei due giorni ai lavori live, in diretta e on demand. q Francesca Impecora fotografie di Francesco Sabetti LA PRIMA VOLTA! L’esperienza dei colleghi che hanno assistito dalle postazioni di alcuni call center alla Prima Convention Multimediale di Business Market a maggio 2009. Melania Ceparano, addetto customer operations Fisso 191 Firenze Guidoni Coinvolgere il personale, in particolare quello operativo, nella vita aziendale è sicuramente stimolante, non solo per avere una visione più ampia di quanto ci circonda ma soprattutto per sviluppare e proporre idee. In tal senso apprezzo molto i blog che accompagnano gli eventi, in cui i dipendenti possono manifestare personali considerazioni e spunti di riflessione, utilizzando un registro più informale di quello dei siti istituzionali. Sopra il team di web-caster al completo: da sinistra, Michela Comandini, Francesca Bausilio, Marco Massera, Franco Lunetta e Cristina Orlando Anna Mineo, supervisor customer operations Mobile 191 Roma Faustiniana La Convention Multimediale di Business Market ha rappresentato un’esperienza innovativa per il Customer: a Roma è stato possibile seguirla, compatibilmente con le attività lavorative, in piccoli gruppi in una sala formazione e nelle sale di front end. Nei giorni successivi abbiamo condiviso le tematiche e le impressioni legate all’iniziativa. Interessante, dal punto di vista dei contenuti: si è parlato degli obiettivi in un momento delicato del nostro cammino. Ma soprattutto abbiamo avuto ritorni molto positivi sul coinvolgimento aziendale. Il canale del video streaming è più veloce e semplice, nonché più economico rispetto ai tradizionali eventi, più spettacolari dal punto di vista scenografico ma spesso non così “diretti” dal punto di vista del messaggio. Giuliana Tersigni, addetto customer operations Fisso 191 Roma Oriolo Romano La Convention Multimediale ha rappresentato un incontro “informale” attraverso un canale diretto tra i manager e gli addetti: si sono accorciate le distanze tra coloro che progettano il business plan e il settore operativo che deve raggiungerne gli obiettivi. Vitale è il messaggio: l’azienda ha voluto renderci partecipi delle proprie scelte considerandoci un gruppo coeso verso il business, non solo per conquistare quote di mercato ma per porre al centro il cliente e le sue esigenze. 22 INNOVAZIONE STRUMENTI DI LAVORO SINCRONIZZANDO 2 / 2010 23 CHE CLIMA CHE FA! Il modello di rilevazione 2010, completamente innovativo, esplora le relazioni tra le persone all’interno dell’azienda per un nuovo progetto di impresa. Le tematiche vengono analizzate in profondità per non vedere solo la punta dell’iceberg. Il contributo di SDA Bocconi e un “viaggio nella complessità”. T elecom Italia vanta una consolidata tradizione d’ascolto del clima interno. Ha realizzato a partire dal 2001 sei edizioni di Foto di Gruppo rivolte a tutti i colleghi in Italia e nelle società partecipate all’estero. In queste rilevazioni è stata misurata la soddisfazione del dipendente riguardo alle condizioni di lavoro e ai “servizi” che l’azienda mette a sua disposizione (per esempio retribuzione, ambiente, sicurezza) e il “gradimento” del dipendente sui fattori di motivazione oggetto dell’indagine (per esempio qualità del lavoro, riconoscimenti, carriera). Per la rilevazione del clima 2010 è stato scelto un nuovo modello funzionale alla lettura del processo di trasformazione in atto della nostra azienda e basato su un modello evoluto che indaga aree Il modello in 3 fasi ANALISI QUANTITATIVA Erogazione di un questionario via web a 62.000 persone circa APPROFONDIMENTI QUALITATIVI Interviste e focus group campionari ACTION PLAN Elaborazione di linee guida e piani azione di miglioramento nuove, correlate alle teorie del comportamento organizzativo. La nuova metodologia unisce l’osservazione degli aspetti legati all’individuo con quelli connessi alla dimensione sociale e organizzativa – come le persone agiscono all’interno dell’impresa – articolato in tre livelli di relazione: persona/impresa, persona/job, persona/team. Il questionario che abbiamo compilato su piattaforma tecnologica, presidiata dai colleghi di Quality and Program Management, è stato completamente rinnovato nel linguaggio. Molti fattori delle precedenti edizioni sono stati confermati – immagine esterna, equità, fiducia – molti altri sono di nuova introduzione, come identificazione con l’azienda, commitment, impegno, cittadinanza organizzativa. PIÙ VALORE ALLE RELAZIONI Sono state oggetto di indagine non solo la soddisfazione e la motivazione del singolo, ma soprattutto il modo in cui le persone agiscono nell’impresa: le capacità relazionali in gioco, il riconoscimento di comunità professionali tra loro interconnesse attraverso missione, comportamenti e obiettivi comuni. Analizzate anche le connessioni in grado di amplificare lo scambio di conoscenza e la diffusione delle informazioni, i comportamenti virtuosi che generano apprendimento organizzativo, produttività, risultati, la consapevolezza della potenzialità del proprio valore attraverso le dinamiche di gruppo e la diffusione di una network organization. L’indicatore di soddisfazione generale entra nel panel d’analisi dei Dow Jones Sustainability Index che includono le società leader nella sostenibilità. La piena attendibilità dei risultati è assicurata da misurazioni statistiche basate sul cosiddetto “alpha di Cronbach”. Questo coefficiente descrive la coerenza interna di raggruppamenti di domande; in generale, nello studio di un questionario, elevati valori di “alpha” indicano che i partecipanti esprimono un atteggiamento coerente riguardo a ciascun quesito appartenente a ciascuna dimensione. Il nuovo modello, realizzato in collaborazione con la Divisione Ricerche di SDA Bocconi School of Management (vedi a pagina 25), partner sul piano metodologico che ci ha aiutato nelle fasi della progettazione del modello e nella rilevazione, è articolato in tre fasi. LA RILEVAZIONE 2010 La prima, quantitativa, avviata il 19 gennaio, è stata realizzata con un questionario su intranet anticipato dalla lettera di Gabriele Galateri e Franco Bernabè che ci hanno invitato “a rispondere con la consueta franchezza”. Questa fase è proseguita fino al 1 febbraio 2010 e ha registrato un’adesione media di Gruppo del 60,5%, rappresentata da circa 37.000 questionari compilati. I risultati di dettaglio di questa fase sono stati pubblicati su intranet dove è possibile leggere per ciascun fattore il significato e il valore medio rilevato su scala da 1 a 10. Tutti possiamo quindi conoscere quale sia l’orientamento in azienda rispetto alle diverse aree oggetto dell’indagine e riflettere rispetto al nostro punto di vista personale. Parte integrante del nuovo modello di ascolto è anche la realizzazione della fase di approfondimento qualitativo dei dati, avviata l’11 marzo 2010. Sono state condotte interviste e costituiti gruppi di ascolto guidati dai ricercatori SDA Bocconi che, con la metodologia dei focus group, hanno coinvolto colleghi provenienti dalle diverse funzioni. Sono stati interpellati dirigenti, quadri, donne, esponenti della cosiddetta generazione X (i nati tra il 1971 e il 1980), i colleghi sindacalisti. Obiettivo: capire in profondità come ci sentiamo. Al momento di andare in stampa i risultati dei focus group, conclusi il 7 aprile, sono in corso di elaborazione. Dall’incrocio tra i valori “numerici” (i dati dei questionari), i commenti in campo libero (oltre 9.000) e le dichiarazioni e le osservazioni dei colleghi che hanno partecipato ai focus group, sarà possibile capire “che tempo fa” e avviare piani di miglioramento. L’appuntamento è su intranet e sul prossimo numero di Sincronizzando. q Remigio Somma 24 INNOVAZIONE STRUMENTI DI LAVORO SINCRONIZZANDO La struttura del questionario di ascolto 2 / 2010 25 RELAZIONE PERSONA-IMPRESA A ST EE N N I AG M Le determinanti della soddisfazione generale Z CA IFI T N DE I U TT AD ITÀ IN EZ AN IO NE ZA DI RU OL O FI I AD TT CI ZA N NA ILI TI ZA G OR E ON L PP E I M M Z I AN TM E ON I NZ TE SO R DI VO LA ZI A SF I DD IN VA TI RA O N EG P IM E AR NT E EM SU EL LO O RU D NE IO Soddisfazione generale Z CE R PE 7,23 P HI S ER AD E IL D ST Partecipazione 6,35 6,21 6,25 6,01 5,88 5,76 72,0 69,8 60,5 63,2 RELAZIONE PERSONA-JOB 58,4 39,0 39,4 CI IA UC SH EQ IP So d s a i n PE RC FID T AD LE IT M ER M EN NE IO AZ FIC M CO TI EN ID IA C DU LE RS E T IN E CO O EC VA A ON E RP L’A E AR ST EN I QU N IO IM ZI T TÀ A D EN N ER La regressione lineare dimostra come la variabile dipendente (soddisfazione) si muova in funzione delle variabili indipendenti (i costrutti di clima). RELAZIONE PERSONA-TEAM IL MIO NUOVO ABBECEDARIO rito di squadra e orgoglio di appartenenza; permette di raggiungere la meta pur senza leader, atNon pensavo, a 47 anni, di poter inciampare in un libro traverso il rispetto di poche regole e comportamenti • il potere delle connessioni secondo il quale, proprio e che divenisse tanto importante quanto il mio primo in virtù delle connessioni, il tutto è maggiore delle sue coerenti. L’applicazione di tale principio all’interno abbecedario. Si intitola Viaggio nella complessità di parti. Traslato nel mondo aziendale, tale potere perdelle organizzazioni significa sviluppare la delega, Alberto De Toni e Luca Comello, edito da Marsilio e mette di passare dalla logica di possesso di tutte le fipur nell’ambito di alcune semplici regole di base, allo traccia i principi che regolano i sistemi complessi e ne liere produttive, non più economicamente praticabile, scopo di far emergere, dall’interno, l’intelligenza dideterminano lo sviluppo. Una bussola per separarsi da a una logica di network organisation, imperniata sul stribuita, ossia le competenze e il know how in rete approcci datati e afferrare i nuovi paradigmi della compresidio delle relazioni con tutti gli attori della rete. delle persone. “Questa è la sfida più importante e proplessità che ci circonda e “ri-orientare” così comportaUna riconferma della forza di una comunicazione che fittevole che la complessità pone oggi alle aziende – menti e codici di comunicazione. Durante la riprogettasi fa sistema, che dialoga, che connette e che permetribadisce uno degli autori, Luca Comello – e attraverzione dell’indagine di clima alla quale ho partecipato, te la creazione di valore; so il racconto di eventi storici dove a vincere non fula lettura del libro mi ha sbalzato indietro nel tempo, a rono generali, ma fanti senza volto guidati da un istin- • il principio di causalità circolare secondo il quale quando, bambina, figurine alla mano e cuore acceleral’effetto retroagisce sulla causa generando l’innesco to comune e da una strategia emergente, potremo rito, andavo ripetendo “ce l’ho... ce l’ho... mi manca!”. Aldi processi auto-rinforzanti. E ancora una volta ritorflettere sulla complessità in azione e capire quale arlo stesso modo ho scoperto e incollato ciascuna delle na l’importanza di una rete di comunicazione in grachitettura delle reti di comunicazione e quale modelvariabili del nuovo modello di ascolto di clima nelle più do di catturare, rimandare e amplificare le informalo organizzativo possono rendere la complessità un ampie cornici dei principi della complessità... iniziando zioni, fornendo l’innesco e il carburante per la circovantaggio competitivo”; così un nuovo album. lazione di una conoscenza che Ed ecco la prima figurina, ossia il principio che i siste- • il principio ologrammatico seacquista valore a ogni passaggio, condo il quale il tutto è nella mi complessi (come le aziende, le comunità, i distretti) a ogni scambio. parte e la parte è nel tutto. Queevolvono solo se agiscono come sistemi aperti ovvero Sfogliando l’album, dunque, una sto ci conferma la presenza di se mettono in campo strumenti di ascolto in grado di cosa emerge in modo netto: l’acodici di comportamento comudialogare e rafforzare le relazioni di scambio di inforscolto dei segnali deboli e l’attenni alla persona e alla comunità mazioni e risorse con l’ambiente circostante. zione ai nuovi interlocutori, alle nel suo complesso e ci rende E, allora, ecco che il sistema di ascolto interno in azientante comunità, alle nuove cittaditutti funzionari sotto un unico da non è più soltanto uno strumento di ascolto bidirenanze interne ed esterne, al sistecielo. Principio che, declinato zionale tra dipendente e vertice, ma si fa tessera di quel ma nel suo complesso, equivale a nella vita aziendale, spiega il mosaico più ampio che è il sistema di comunicazione, creare l’ambiente adatto per sfrutsuccesso di quelle organizzafatto di individui e di comunità, dove il dentro e il fuori, tare le immense risorse e sinergie zioni che, sulla scorta di una cola intranet e il web site, con i loro portali, forum, blog, della complessità in azione. Inmunicazione forte ed efficace, a concorrono a far circolare informazioni, conoscenze, somma comprare e scambiare fipartire da pochi e saldi valori idee, cultura... insomma lo spazio vitale! gurine non è solo gioco e memoria comuni, riescono a orientare Ritornando all’album della complessità e ai suoi rimandi un Paese per vecchi... comportamenti e obiettivi indidi, ecco una veloce carrellata delle altre figurine: Al prossimo scambio dunque... viduali verso traguardi colletti• il principio di auto organizzazione, ossia la comparsa Al prossimo album! vi, coniugando etica d’impresa e spontanea di comportamenti all’interno di gruppi, che, Eugenia Castellucci valorizzazione individuale, spicome accade agli stormi di uccelli nelle migrazioni, 2010 2008 2006 2004 2003 2002 2001 Scala 1-10 Fonte: Telecom Italia LE NOVITÀ PER CAMBIARE Un numero crescente di ricerche ha sottolineato l’importanza di studiare i comportamenti e gli atteggiamenti delle persone all’interno delle organizzazioni, invece che limitarsi all’analisi della soddisfazione individuale rispetto alle strategie dell’impresa o ad alcuni aspetti di funzionamento operativo. L’obiettivo di questi studi è comprendere le azioni e le interazioni di individui e gruppi nelle organizzazioni, al fine di predire le determinanti delle prestazioni individuali, di gruppo e dell’organizzazione, e per spiegarne il funzionamento, individuando le possibili aree di miglioramento (vedi in proposito Henry L. TosiMassimo Pilati, Comportamento Organizzativo. Attori, relazioni, organizzazione, management, Egea 2008). UNA RELAZIONE COMPLESSA In genere, tutte le discipline interessate allo studio delle organizzazioni e al loro funzionamento, riconoscono l’influenza dell’interazione tra componenti soggettive e oggettive sulla forma e sul risultato dell’azione di un’organizzazione. Sotto questa prospettiva, la relazione tra individui e organizzazione non si esaurisce in un semplice rapporto contrattuale volto a equilibrare lo scambio tra contributi offer- ti dai singoli e ricompense ottenute dall’organizzazione, ma è fondato su una relazione più complessa e fortemente caratterizzata da dimensioni e fattori socio-psicologici. Anche da un punto di vista manageriale l’analisi delle relazioni tra gli individui e il loro contesto lavorativo e organizzativo rappresenta un tema di grande rilevanza e attualità, poiché le persone costituiscono una delle principali fonti di vantaggio competitivo e vengono considerate, in misura sempre maggiore, un fattore strategico di successo per l'organizzazione. L’INFLUENZA SUI RISULTATI ORGANIZZATIVI La ricerca scientifica ha messo in luce come le motivazioni individuali, le percezioni, il grado di coinvolgimento delle persone, così come gli atteggiamenti verso il lavoro e l’organizzazione costituiscono tutti antecedenti importanti della prestazione individuale e di gruppo e, di conseguenza, anche dei risultati organizzativi. Diventa rilevante per l’organizzazione comprenderne le aree di maggiore criticità, in modo da individuare e predisporre meccanismi di miglioramento e creare le condizioni per accrescere il benessere organizzativo. Da questi studi emerge come sia fondamentale disporre di strumenti validi e affidabili nelle indagini sul clima organizzativo. L’espressione “clima organizzativo“ indica la percezione di un ambiente organizzativo da parte delle persone che vi lavorano; questa percezione è in grado di condizionare e influenzare le attività e i processi che vi si svolgono oltre che il vissuto di quelle stesse persone. IL RIGORE DELLA RILEVAZIONE Le analisi di clima devono essere condotte con molta attenzione e rigore. Infatti, il modo in cui i dati vengono raccolti e i fenomeni comportamentali osservati deve minimizzare il rischio di errori, distorsioni e percezioni infondate. Alle analisi di clima è demandato il compito di analizzare in profondità e con precisione gli aspetti che riguardano la relazione tra persona e organizzazione, tra persona e gruppo di lavoro e tra persona e lavoro/mansione, ai fini dell’identificazione e della messa in opera di politiche e azioni di miglioramento. Si tratta di aspetti cruciali nella vita di ogni organizzazione, in particolare di quelle di grandi dimensioni, ed è quindi fondamentale valutarli con grande attenzione e rigore di metodo e analisi. A partire dal 2001, all’interno del Gruppo Telecom Italia sono state effettuate indagini specifiche di clima organizzativo. Pa ec pa i ne 2010 2008 2006 2004 2003 2002 2001 Valori Italia, espressi in percentuale Fonte: Telecom Italia Con l’indagine 2010 si è deciso di verificare la corrispondenza tra l’analisi svolta sino a oggi e gli obiettivi che Telecom Italia attribuisce all’indagine sui propri dipendenti sviluppando uno strumento di raccolta dati che rispondesse a rigore, affidabilità e validità. L’indagine di clima del 2010 ha proposto un concetto molto ampio di clima aziendale e, accanto ai tradizionali aspetti di soddisfazione, ha indagato fenomeni che toccano da vicino il sentimento e la profondità del legame che unisce una persona al proprio lavoro, al gruppo di lavoro, al capo e all’azienda, come nel caso dei comportamenti di cittadinanza organizzativa e dell’identificazione organizzativa. Per ognuno dei fattori indagati sono state utilizzate scale multi-item già testate ampiamente nella letteratura scientifica e adattate alle esigenze specifiche di Telecom Italia dopo un test preliminare. I risultati emersi hanno messo in luce l’affidabilità e validità delle scale utilizzate e hanno permesso di illuminare i fenomeni indagati con una precisione e profondità che sono coerenti con gli standard internazionali più avanzati della ricerca e che consentono la progettazione mirata degli interventi di miglioramento. Stefano Basaglia Barbara Slavich Giuseppe Soda SDA Bocconi SINCRONIZZANDO 26 BUSINESS FACCIAMO IL PUNTO SU... SOCIAL MEDIA ALL’ITALIANA S ocial media in Italia. Il fenomeno è esploso anche nel nostro Paese nel 2008, sull’onda dell’esperienza americana. A livello internazionale molti studi ne hanno descritto caratteristiche e dimensioni, ma ben poco di specifico esiste sul panorama italiano. Abbiamo perciò avviato a metà 2009 come Telecom Italia, una ricerca di base sui social media in Italia (curata per noi dall’Istituto GPF) dalla quale è emerso un quadro davvero interessante. Intanto la prima evidenza è chiara: la rete, anche in Italia, è ormai “social”. Dei 25 milioni di italiani che usano internet, quasi il 90 per cento (22,4 milioni) è anche iscritto almeno a un social media, con un livello di frequenza abbastanza intenso, che vede mediamente 14 ore a settimana passate su una o più delle decine di piattaforme rilevate. Si tratta quindi non di uno sparuto drappello di fan, ma della totalità dei frequentatori di internet, come confermano anche le caratteristiche socio-demografiche, piuttosto omogenee degli utilizzatori dei social media (vedi grafico sotto). Gli italiani cercano e trovano così una risposta a bisogni nuovi di relazionalità e coinvolgimento sociale, in continuità e non in contrapposizione o contraddizione con quanto si svolge nella loro vita e nelle relazioni “reali”. Lo dimostrano i dati molto equilibrati tra le percentuali di amici precedenti all’ingresso nei social media e quella dei nuovi contatti acquisiti, che spesso si trasformano in rapporti di frequentazione non solo online. L’osmosi tra il “reale” e il “virtuale” è continua e rappresenta un dato rilevante per intendere pienamente la potenzialità di questi nuovi luoghi virtuali di scambio. I PUNTI FERMI E GLI EMERGENTI In termini di volumi, naturalmente, vi sono piattaforme dominanti per ragioni storiche: messaggisti- ca, social network, condivisione di contenuti. Ma le frequenze e le intensità d’uso ci dicono che le realtà emergenti come microblogging, social bookmarking (per la condivisione di siti e contenuti web preferiti) e aggregatori hanno già conquistato una posizione non trascurabile, confermata anche dalla rilevanza attribuita loro dagli utilizzatori. Nello spazio 2.0 italiano si individuano, oltre ai fenomeni macroscopici sopra descritti, i tipici fenomeni di “coda lunga”. A eccezione di Facebook che risulta contemporaneamente il sito più frequentato e più rilevante, esiste un pulviscolo di canali di medie e piccole dimensioni (blog, social network, ecc.) molto influenti e fidelizzanti. IL SINGOLO AL CENTRO Il mondo dei social media appare quindi come un luogo in evoluzione, in cui le competenze sociali dei partecipanti stanno rapida- UOMO DONNA 15 / 24 255 / 34 55 / 74 NORD OVE OVEST NORD EST SUD UD E ISO ISOLE LAUREA D IIPLOMA PLOMA SUPERIORE DIPLOMA DIPLOMA MEDIE / ALTRO Utilizzatori dei social media 90 90 89 93 94 88 80 87 87 92 92 94 91 86 CENTRO ENTRO social medi m a media 355 / 54 Fonte: Istituto GPF ALMENO 90% info su ciò che accade nel mondo TOTALE Sono luoghi per scambiare contenuti, acquistare, informarsi, divertirsi, commentare, trovare amici, parlare e molto di più. Il tutto in modalità virtuale. Loredana Grimaldi, responsabile Branding, Corporate Identity e Ricerche illustra uno studio su questo fenomeno condotto da Telecom Italia con l’Istituto GPF. Social media (quasi) per ogni necessità Valori espressi in percentuale Fonte: Istituto GPF 2 / 2010 27 apprendere, approfondire scoprire nuove cose far sapere di sé divertirsi info su prodotti/prezzi/aziende discutere sapere degli altri 80-89% instaurare rapporti di coppia 70-79% informazione per lavoro parlare dei media fare/dire cose che non farei/direi influenzare scelte politiche/protestare dialogare con aziende acquistare, scambiare fare networking professionale giocare online condividere, pubblicare info su persone cause sociali mente trasformandosi: da un’iniziale presenza attiva in discussioni, blog e forum a una strategia che vede il singolo al centro e regista della sua partecipazione alle differenti piattaforme. Ma quali sono le motivazioni più importanti per partecipare al mondo “social”? Sul piano più immediato e razionale la volontà o necessità di tenersi in contatto con il proprio network, allargarlo a nuovi amici e partecipare attivamente, esprimendo il proprio punto di vista, dando notizie di sé. In realtà la dimensione di vicinanza emotiva, la ricerca di luoghi di accoglienza e condivisione, la voglia di protagonismo, evasione ed esibizione sono stimoli più profondi e certamente determinanti. Anche in questo caso siamo di fronte a un’evoluzione importante: la dimensione di socialità, trasversalità alle differenti piattaforme e di dialogo creativo a livello dei contenuti, richiede al soggetto un’accurata definizione della propria identità e una focalizzazione su di sé. Questo porta da un lato, alla scelta di strategie di presenza/assenza rispetto ai canali e, dall’altro, alla rap- presentazione di se stessi – la creazione del proprio profilo – in funzione dei propri obiettivi. È molto rilevante, a tale proposito, la dichiarazione di prevalente autenticità che abbiamo riscontrato in questo aspetto, sebbene autenticità non voglia dire completezza, perché i partecipanti hanno imparato – in buona misura – a gestire il controllo delle informazioni che li riguardano. È IL MOMENTO DELLA CROSSMEDIALITÀ Una delle caratteristiche peculiari, che rende impossibile definire segmenti univoci di utenti nello spazio 2.0, è la “crossmedialità”. Intendiamo con questo termine l’uso intensivo, contemporaneo o asincrono di più piattaforme specializzate (social network, video/foto sharing, microblogging, per esempio), nelle quali la persona attiva spazi e crea contenuti che poi interconnette gli uni agli altri o che intende rendere disponibili ad altri. Il soggetto crossmediale si percepisce non solo e non tanto destinatario di informazioni/contenuti, ma principalmente canale attivo di co- municazione, trasformatore e ricreatore di senso e informazioni condivise, senza mediazioni. È lui il protagonista, il nodo della rete. La nuova dimensione di esperienze, di cui le persone coinvolte sono pienamente consapevoli, porta al cambiamento della metafora della rete: dove alla “navigazione tra i contenuti” si sostituisce il “fare”, la “manipolazione”, la produzione e co-produzione di contenuti e di significati. La crossmedialità spinta, per ora, è un trend sostenuto da una minoranza qualificata (18 per cento) di soggetti molto attivi, prevalentemente giovani adulti, esperti nell’uso del mezzo e di elevata scolarità. Interessante notare nel loro profilo che vantano un buon numero di relazioni con gli altri al di fuori della rete e che geograficamente sono situati nell’Italia centromeridionale. La maggioranza degli utilizzatori, anche quella poco crossmediale, è comunque distribuita su tutte le possibili attività e contenuti, i social media sono un luogo in cui “tutti fanno tutto”, un vero prolungamento della vita reale. q Loredana Grimaldi LA MAPPA SOCIALE Abbiamo elaborato una mappa degli utilizzatori dei social media composta da cinque categorie, che in virtù della loro multi-appartenenza danno luogo a un valore totale superiore al 100% del campione. Nei Giocatori (21%) prevale la dimensione ludica, mentre per gli Impegnati (24%) il focus è sull’informazione e la partecipazione a cause sociali e politiche. Espressivi (25%) e Consumatori (23%) hanno in comune la propensione al dialogo e alla comunicazione, per i primi finalizzata alla manifestazione della propria interiorità o competenza, per i secondi alla relazione con le marche, le aziende e i prodotti. Le categorie più numerose sono i Professional (32%) che finalizzano la presenza allo scambio di conoscenze e contatti lavorativi, e i Potenziati (44%) veri fan della partecipazione e dello scambio per la realizzazione/espressione di sé. In questo panorama, la presenza delle aziende come soggetti interlocutori sui social media è un tema delicato, sebbene ogni giorno siano numericamente in crescita profili e blog aziendali. In termini di principio si tratta di una presenza poco gradita (54%), ma in realtà la maggioranza degli utenti usa i social media per dialogare con le aziende (62%) e ha una discreta fiducia nelle informazioni che le aziende danno online (48%). La vera sfida da cogliere – e la condizione imprescindibile di successo nelle attività 2.0 delle aziende – è proporsi in modo autorevole, autentico e corretto, scegliendo consapevolmente la strada di un dialogo aperto e costruttivo. 28 BUSINESS PERCHÉ L’HO SCELTO SINCRONIZZANDO 2 / 2010 29 PIÙ È FACILE MEGLIO È! L’offerta consumer è più semplice, più razionale, senza sorprese. E si affida a due leve fondamentali: la rete di punti vendita ben riconoscibili e la campagna pubblicitaria. RISPONDE IL 187 Lavorano vicini in due grandi sale nella sede di Via Oriolo Romano 240. Sono i colleghi dell’Area Operativa Lazio Nord (cento tra addetti e supervisor a Roma e Viterbo divisi in otto moduli) e dell’Area Operativa Roma (cento tra addetti e supervisor in sette moduli). I primi si occupano dei clienti privilege, i cosiddetti “altospendenti”, che in casa hanno prodotti e servizi evoluti come l’Iptv. I secondi lavorano sulle linee RTG, broadband e retention. Nella sala dell’AOC Lazio Nord, Domenica risponde a un cliente che ha problemi di bolletta alta rateizzata, ma pagata in ritardo e a un altro che vuole migliorare il suo standard broadband. Vincenzo cura un rientro in Telecom Italia da Infostrada, poi un problema con l’Iptv nelle ore serali da segnalare ai tecnici, quindi fa “un preventivo” a un cliente che vuole arrivare a 20 Mega ma non intende rinunciare al suo vecchio contratto. Per il responsabile di questa AOC, Roberto Musso, “la grande svolta è stata la segmentazione del customer, che ora è speculare a quella della clientela e il sistema IVR, che indirizza le chiamate e riconosce i clienti collegandoli alla persona giusta, quella che sa rispondere”. Nella sala AOC di Roma Edoardo, del modulo Sales, risponde alla richiesta di un nuovo impianto, un trasloco di linea. Quindi affronta un cliente che ha un problema con Alice e minaccia di lasciare Telecom Italia. Poi passa a una nuova linea a cui associa l’offerta Tutto senza limiti. Simona, la supervisor, sulla lavagna ha gli obiettivi giornalieri del Modulo 2 coda Sales, che sono: 70 Adsl, 10 Iptv + 1 Sky e 1 Mediaset, 1 pc, 17 apparecchi telefonici, 1 chiavetta e 61 nuovi impianti. Nicoletta Ruggini, responsabile dell’AOC di Roma spiega che per raggiungere i risultati bisogna crederci e lavorare, poi controlla i dati: sono quasi le 19 e siamo a quota 750 contratti Adsl. Poi dice: “fino alle 22 c’è ancora tempo per raggiungere i 1000 giornalieri”. I consumatori chiedono offerte chiare e senza sorprese e prediligono il tutto compreso. Per questo si lavora da mesi per rendere più semplice l’offerta del mercato consumer fisso e mobile. Secondo le ultime rilevazioni, nonostante la crescita dei cosiddetti mobile only, ovvero degli italiani che possiedono solo il cellulare (+0,8 milioni nel 2009 rispetto al 2007), tra la fine del 2009 e i primi mesi del 2010 si è registrata una sostanziale tenuta delle famiglie con linea fissa e un aumento della penetrazione del broadband fisso. Nel contempo si osservano fenomeni di saturazione dei target tradizionali aggredibili, cioè le famiglie con pc su linea fissa potenziali clienti per le offerte a banda larga. “Per aumentare la penetrazione del broadband e acquisire nuovi clienti, abbiamo elaborato offerte facilmente comprensibili con i prezzi chiavi in mano – sostiene Luigi Zabatta, responsabile di Fixed Voice & Broadband – ed è l’unico modo per affrontare un mercato che ha 17 milioni di famiglie con la rete fissa RTG (dato costante da tre anni) con un trend di crescita del broadband in casa pari a circa l’11 per cento. Sappiamo che lo spazio c’è, visto che le famiglie con personal computer sono il 67 per cento contro il 56 per cento di quelle che hanno già computer e broadband”. Anche per il mobile, afferma Alessandra Bucci, Mobile Communication, “l’offerta è stata razionalizzata e resa più competitiva. Dalla seconda metà del 2009 stiamo recuperando la percezione di convenienza del marchio TIM e lavoriamo per rendere i nostri clienti sempre più soddisfatti e per attrarne di nuovi strappandoli alla concorrenza. Oggi abbiamo una gamma di offerte che rispondono alle reali esigenze dei clienti e realizzano concretamente i principi di semplicità e convenienza su cui si fonda la nostra strategia. La gamma di offerte TIM x, per esempio – prosegue Bucci – sfrutta uno dei principali punti di forza di Telecom Italia, ossia la leadership per numero di clienti, fissi e mobili, e dà la possibilità di comunicare in massima libertà e senza limiti verso la community più grande del mercato”. Le offerte tutto compreso completano la gamma, offrendo pacchetti componibili di minuti e sms verso tutti, ore di navigazione e un telefono di ultima generazione. “Questo cambiamento – aggiunge Bucci – non sarebbe potuto avvenire senza l’utilizzo mirato di due leve fondamentali: una pressante e chiara campagna pubblicitaria e le azioni messe in campo per allargare la rete dei nostri punti vendita e renderli più riconoscibili”. Il negozio della Stazione Termini, a Roma, aperto il 24 dicembre 2009, in meno di sei mesi è diventato il campione assoluto del Paese (vedi box sotto)”. “La pubblicità è stata importantissima anche per noi – conclude Zabatta – e quel chiama il 187 alla fine di ogni spot ci ha fatto incrementare i contatti dei clienti che chiedono di conoscere le nuove offerte”. q Simona Vettraino fotografie di Vittoria Marletta Sopra, Ivano Carfì, Massimiliano Esposito, Michele Pellegrino e Alessandro Galantini, del negozio TIM della Stazione Termini, Roma • Nuovi impianti: 748.000 acquisizioni. • Adsl: 1.048.000 nuove acquisizioni, per il 73% realizzate dal customer care. IL NEGOZIO DEI RECORD Il primo negozio d’Italia per risultati, con più di mille nuove acquisizioni TIM al mese, è quello romano della Stazione Termini. È “vestito” unicamente di rosso e blu come i colori del marchio TIM, tanto all’esterno quanto all’interno. Qui lavorano, dalle 8 alle 22, sette giorni su sette, dieci giovani colleghi, provenienti dal 119 e dal 187: Alessandra, Valentina, Alessandro, Massimiliano, Rosaria, Ivano, Marco, Michele, Simone e Giammario. A coordinarli c’è Rachele Magliozzi, giovane come i suoi collaboratori, che racconta così il successo del negozio: “altissima pedonabilità”, orario prolungato e, soprattutto, le capacità dei colle- I DATI DEL 2009 ghi che provengono dalla “cuffia” e hanno, per formazione, una fortissima attenzione al cliente. “Il negozio è sempre pieno e i numeri sono pazzeschi – spiega Rachele – i clienti in partenza comprano da noi le chiavette e i turisti, italiani e stranieri in arrivo a Roma ci chiedono abbonamenti, prepagate e internet in mobilità. Ai più giovani vendiamo principalmente le offerte flat di sms e anche le chiavette, che oramai rappresentano una grande fetta del nostro mercato. Tutti cerchiamo di dare sempre il massimo e abbiamo fatto nostro lo slogan delle ultime campagne pubblicitarie: Io sto con TIM, tu con chi stai?”. • Iptv: 200.000 acquisizioni. • Fatturato prodotti: 47,5 milioni di euro. • Acquisizioni Mobile consumer: 5.700.000. • Opzioni TIM x: 1,8 milioni di attivazioni in 6 mesi (da settembre 2009 a marzo 2010) di cui il 44% da punto vendita e il 40% dal customer care. • Ricariche effettuate dai clienti TIM: più di 368 milioni. • Da settembre a oggi tutte le settimane in tv. In queste pagine, in alto, da sinistra, Domenica Dante, Vincenzo Giuliano, Maria Rosaria Chiriaco, Airna Ligato e Roberto Musso. Sopra, il call center AOC Lazio Nord 30 BUSINESS LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA SINCRONIZZANDO 2 / 2010 31 UNA SCATOLA SICURA Prova di linea su cassetta di distribuzione installata su di un palo, un box nel gergo degli addetti ai lavori. Le precauzioni per la sicurezza, considerando la salita in quota, devono essere sempre perfettamente osservate. Nella foto, Moreno Valeriani. UN CUORE DIGITALE Sotto la giacca rossa, battiti e impulsi in bit. Viaggio a Tivoli, Villa Adriana, tra gli uomini della rete che ci accompagnano dalla centrale a casa del cliente. a cura di Luciano Capanna e Barbara Lucangeli fotografie di Claudio Patrizi Se vuoi saperne di più manda una email alla redazione di Sincronizzando: ti invieremo il dvd Pillole di Rete, dove Roberto Saracco ci illumina sui misteri di un mestiere “centrale”. IN VETTA SENZA VERTIGINI Casco regolamentare, strumenti di lavoro e cautela: è tutto ciò che serve per gli interventi di manutenzione correttiva sulla rete di distribuzione. Quando poi sono aerei, per realizzarli ci si avvale di scala o del cestello mobile, con cui si può salire fino a 12 metri da terra. Nella foto, Diego Silvestrini, al lavoro su una palificazione in una cava di travertino. PRIMA DEL CAPOLINEA Negli edifici collegati alla centrale, la chiostrina rappresenta l’ultima terminazione di rete per i cavi di rame prima che ciascuna coppia raggiunga l’abitazione del cliente finale. Normalmente, vi si effettuano misurazioni dei diversi parametri di linea, tramite l’utilizzo di specifici strumenti. Nella foto, Mauro Lupi. 32 BUSINESS LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA SINCRONIZZANDO 2 / 2010 33 LA CORRENTE È CONTINUA PORTA A PORTA Per garantire la continuità di funzionamento la centrale è autarchica. A ciò provvedono le batterie e all’occorrenza il gruppo elettrogeno. Come per un’automobile è necessario il controllo sistematico dei livelli dell’elettrolita nelle batterie e il livello del carburante della stazione di energia. Nella foto, Lorenzo Pulci. Alla centrale di Villa Adriana sono connessi più di ottantamila clienti, ciascuno con la propria porta attestata sulla piastra elettronica dei moduli dell’autocommutatore. Con l’analizzatore di protocollo si verificano i corretti criteri di comunicazione tra le centrali collegate. Nella foto, Patrizio Conti. 34 BUSINESS LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA SINCRONIZZANDO 2 / 2010 35 IL GIANO DELLA RETE Confine tra la rete primaria e quella secondaria, l’armadio ripartilinea è un Giano bifronte: guarda nel contempo verso la centrale e in direzione del cliente, garantendo con proprie permute la necessaria flessibilità di utilizzo della rete. La misurazione della qualità del segnale Adsl si effettua con il golden modem. Nella foto, Sandro Ventura. LE NORME PRIMA DI TUTTO IL “MOBILE” DEL MOBILE Nella centrale si realizza anche attività di manutenzione correttiva e di routine sugli apparati a supporto della comunicazione mobile Umts, Gsm. Nella foto, Vincenzo Conti. IL SIGNORE DEI BIT Sempre in mezzo a migliaia di bit e di cavi, senza mai perdere il filo, risolvendo problemi e tenendo viva la comunicazione. In sala trasmissioni fibra ottica e ponti radio, una ragnatela che interconnette centinaia di centrali. Nella foto, Claudio Signoretta. UNA COPPIA INDISSOLUBILE Precisione e concentrazione sono le qualità necessarie ad agire sul permutatore, a parete o a colonna, uno dei principali apparati delle centrali, su cui con la tecnica dello “sfioccamento” vengono attestate le coppie dei cavi provenienti dalla rete esterna. Nella foto, Aurelio Segna. 36 BUSINESS IN COSA POSSO ESSERLE UTILE? LA 24 ORE DEL 119 Il Customer Care Mobile di Bologna ha risolto velocemente un problema di bolletta troppo elevata di un imprenditore locale. UN CALL CENTER QUASI “ROSA” La squadra di Roberto Gobbo è composta da 184 persone: 168 operatori, 12 supervisor e quattro colleghi del nucleo conciliazioni; l’età media è di circa trent’anni; il 75 per cento è costituito da personale femminile. “Siamo organizzati in 12 moduli di Caring (cinque full-time, quattro part-time antimeridiani e tre part-time pomeridiani), all’interno dei quali si svolgono tutte le attività di front end e back office (un piccolo end-to-end). Mediamente gestiamo 3.000 chiamate al giorno e circa 200 esigenze commerciali (telefoniche non risolte in linea e scritte); il presidio dell’attività è dal lunedì alla domenica, dalle 7.00 alle 23.30. Insieme ai colleghi del Customer Care di Padova (e con il supporto di Operation Management, Credit & Freud Management e Sales & Retention) gestiamo un portafoglio di circa 500.000 clienti AltoValore. ‘Soddisfare al meglio il nostro cliente, ogni giorno sempre un po’ di più, sempre un po’ meglio e... sempre in modo più efficiente’ è la nostra missione”. Qual è il vostro punto di forza? “Non ho dubbi, – risponde Gobbo – le persone”. SINCRONIZZANDO FASE 1 - IL PROBLEMA FASE 2 - LA GESTIONE In queste pagine, da sinistra, Cinzia Fratini, Laura Maggi, Romana Selva, Stefania Bigoni, Enzo Mannella, Guido Burgio, Manuela Beccari, Roberto Gobbo, Renato Pizzuti e Antonio Pizzolo tre a soddisfare le esigenze manifestate dal cliente, valutiamo anche se vi sono offerte commerciali (tariffe o carte servizi) compatibili con le sue necessità e, in caso positivo, ne proponiamo l’attivazione; in questo modo, massimizziamo la sua soddisfazione e miglioriamo la loyalty. Se però percepiamo una maggiore complessità, avvertiamo il cliente che sarà richiamato entro 24 o 48 ore (è fondamentale fornire con certezza una scadenza, in modo da tranquillizzare il cliente ed evitare che ci richiami per lo stesso motivo) e passiamo la chiamata alle strutture interne di back office. Così abbiamo già fatto un passo avanti: ha ricevuto chiarezza di informazioni, sa di essere richiamato, sente che non sarà abbandonato, è consapevole che la sua segnalazione è arrivata a buon fine, non si perderà”. NAVIGAZIONE MOBILE, PER SAPERNE DI PIÙ tivamente atipica, soprattutto nell’importo del traffico dati, particolarmente elevato. L’imprenditore Marco Busi contatta il 119 di Bologna per segnalare che l’importo della fattura del primo bimestre 2010 (oltre mille euro) è a suo avviso errato. A rispondere è l’operatrice Laura Maggi, che rassicura il cliente, comunicandogli la presa in carica del problema e garantendogli che sarà contattato entro 24 ore. “Il primo impatto è fondamentale – spiega Laura – il cliente che chiama generalmente è preoccupato, a volte alterato e noi tutti del 119 ci attiviamo immediatamente per cercare di risolvere online il suo problema. Ol- B ologna, 4 febbraio 2010, ore 15.30: il 119 riceve una segnalazione di errata fatturazione. 5 febbraio 2010, ore 10.25: la criticità è risolta, il cliente è soddisfatto. Che cosa avviene in questo lasso di tempo? Quali procedure aziendali sono state messe in campo per verificare, gestire e risolvere così velocemente questo problema? Seguiamo passo dopo passo con Renato Pizzuti, responsabile Area Territoriale Mobile Customer Operations Nord Est e Roberto Gobbo, responsabile del Customer Care Mobile 1, questo caso aziendale di efficienza organizzativa e di rapidità di intervento. Entrambi pendolari, Renato di Prato e Roberto di Padova, parlano dei loro viaggi quotidiani come di una cosa normale, come fosse un percorso in metropolitana da un quartiere all’altro nelle nostre città. FASE 3 - LA SOLUZIONE “A questo punto – continua Roberto Gobbo – si apre la cosiddetta procedura di escalation prevista per clienti come il signor Busi. Tale procedura è acquisita in prima battuta dalla responsabile di sala, nel caso in questione la coordinatrice Manuela Beccari e successivamente dall’addetto di back office Guido Burgio, che inquadra immediatamente la situazione. Il cliente aveva sottoscritto nel settembre 2008 un’offerta per IPhone 900, grazie alla quale, a fronte di un pagamento mensile di 110 euro, riceve un pacchetto di 900 minuti di traffico voce, 900 messaggi e 1GB di traffico internet (vedi box dell’offerta a destra). Quindi la sua fattura risultava effet- Quale anomalia aveva generato l’impennata del traffico dati? “Senz’altro, la presenza contemporanea di due offerte – spiega Burgio – risultate tra loro incompatibili. Sulla linea del cliente Busi risultava infatti attiva anche l’opzione non richiesta ‘Dati a tempo’, che prevede la tariffazione del traffico in base alla durata di connessione, con addebito di un euro ogni quarto d’ora”. “Tale opzione – chiarisce Gobbo – è stata attivata in modo massivo sulle utenze abbonate per ‘proteggere’ le navigazioni dei clienti che non dispongono di una carta servizi. A seguito di un’anomalia, il sistema non ha escluso, come avrebbe dovuto, alcune utenze che avevano già attiva un’offerta a volume e in presenza di entrambe (offerta a tempo e a volume) ha priorità quella a tempo”. Il 5 febbraio si mette in moto la macchina organizzativa per la risoluzione del caso. “Abbiamo deciso di agevolare totalmente il cliente – racconta Guido Burgio – non richiedendogli l’invio di alcun documento. Non potendo però bloccare l’addebito dell’importo, perché domiciliato su carta di credito, decidiamo di rimborsare interamente l’importo anomalo; richiediamo perciò le autorizzazioni per una nota di credito a storno dell’importo per il traffico dati, così da effettuare l’accredito direttamente sulla carta di credito di Marco Busi, al quale viene richiesto il pagamento del giusto importo, circa 270 euro”. Alle 10.25 il reclamo è chiuso. “A completamento di tutta la vicenda – conclude Burgio – il cliente è nuovamente contattato per essere informato del buon esito della sua segnalazione; in seguito, riceverà anche una comunicazione scritta con tutti i dettagli della lavorazione effettuata per suo conto. Il nuovo contatto telefonico è sempre una prassi molto gradita dalla clientela, che avverte la nostra vicinanza e la nostra professionalità”. Renato Pizzuti è palesemente soddisfatto di un esito così positivo, ma non sorpreso. “Questi risultati sono certamente ascrivibili alla capacità delle persone, che fanno sempre e comunque la differenza, ma anche a una gestione end-to-end: in questo modo, ogni Area Territoriale (sono in tutto quat- 2 / 2010 37 tro nel Mobile) ha la responsabilità di gestire dalla A alla Z i clienti del proprio portafoglio. Non sarebbe sufficiente se non ci fossero spirito di squadra e grande motivazione: grazie a questo abbiamo ottenuto nel corso del 2009 e in questo avvio di anno risultati molto interessanti anche sul fronte della soddisfazione del cliente”. Del resto, basta guardarsi intorno. Fuori quasi nevica e dentro la sala del call center c’è un fervore e un senso di partecipazione che mette calore. Del resto, siamo in Emilia Romagna, e da queste parti si dice “Chi viv in aligrì, sempar guadàgna!” (Chi vive in allegria, sempre guadagna!). q Cinzia Esposito fotografie di Adelheid Kuss LA PAROLA AL CLIENTE Ecco le impressioni di Marco Busi sulla gestione della sua vicenda: “Per via della mia professione, passo la vita al telefono. Mi è assolutamente indispensabile. Quando mi sono accorto che la mia bolletta superava di oltre 800 euro l’importo previsto, ho pensato subito a un’anomalia. Aver trovato tanta gentilezza e disponibilità nell’operatrice che mi ha risposto e tanta efficienza organizzativa nella soluzione del mio caso, con il totale reintegro della cifra pagata sulla mia carta di credito, mi ha davvero favorevolmente sorpreso. Un episodio non così consueto, sicuramente da raccontare”. Per soddisfare bisogni e modalità d’uso diversi della clientela, l’offerta TIM per navigare in internet mobile da pc (traffico nazionale su APN ibox.tim.it) ha due criteri di tariffazione: a volume, con cui si paga esclusivamente il volume di dati scambiati, tariffa adatta per clienti che preferiscono essere sempre connessi; a tempo, con cui si paga in funzione del tempo di connessione, tariffa adatta per clienti che vogliono navigare senza preoccuparsi della quantità di dati scambiati. Il servizio di navigazione in internet mobile da pc è disponibile per tutti i clienti TIM, con la tariffa dati standard a volume pari a 6,14 euro a MByte (con tariffazione al KB). A partire da maggio 2008 le SIM presenti nei pack Alice Mobile hanno attiva una tariffa dati standard a tempo (e non a volume) pari a un euro ogni quindici minuti di navigazione (scatti anticipati). Dall’estate del 2009, i clienti TIM che acquistano offerte sia a volume sia a tempo, alla loro scadenza mantengono la tariffa dati a consumo a tempo o a volume a seconda dell’offerta precedentemente scelta. I clienti potranno comunque sempre scegliere di modificare, facilmente e gratuitamente, la tariffa che preferiscono. Dal febbraio del 2010 è stata lanciata la TIM Card internet: le SIM in tutti i pack delle offerte internet hanno un nuovo profilo tariffario TIM Base Internet, che prevede la tariffazione dati a tempo. Laura Mirabella Patrizia Pieri 38 BUSINESS A CARTE SCOPERTE Chi cura in Telecom Italia le relazioni con le autorità regolatorie nazionali e internazionali: parlano Giovanni Battista Amendola, Walter Felice Ibba e Nicola Barone, che operano in Equivalence and Regulatory Affairs. IL MESTIERE DELLE REGOLE l loro principale compito consiste nel definire e rappresentare le “posizioni” di Telecom Italia, sia nella fase propedeutica alla stesura delle norme sulle telecomunicazioni, sia nella fase di applicazione. Obiettivo: contribuire a massimizzare i risultati economici aziendali. Stiamo parlando di Giovanni Battista Amendola e di Walter Felice Ibba che, con Nicola Barone (vedi box) per l’attività di presidio della produzione della normativa locale, curano gli interessi di Telecom Italia con un articolato sistema delle regole, in cui sono diversamente coinvolti l’Agcom, la Commissione Europea, il Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento per le Comunicazioni, gli enti e le autorità locali. Modelli economici e Regolamentazione internazionale: “Sin dalla liberalizzazione del 1998 la regolamentazione europea ha mirato a introdurre norme a sostegno della concorrenza, imponendo agli ex monopolisti condizioni di apertura delle reti ai competitor, finalizzate a un accesso equo e non discriminatorio. La caratteristica distintiva di questo modello consiste nel fatto che il quadro regolamentare evolve nei singoli mercati delle telecomunicazioni in rapporto al grado di concorrenza raggiunto, misurato ogni tre anni attraverso analisi di mercato. In pratica, al crescere del livello di concorrenza in un dato mercato, il regolatore riduce gli obblighi degli operatori dominanti in tale mercato. Diminuisce così progressivamente l’intervento regolamentare proprio su aziende come Telecom Italia. Partiamo da Amendola, responsabile di Analisi dei mercati, Queste analisi rappresentano dunque lo strumento tecnico Sopra, da sinistra, Walter Felice Ibba, Nicola Barone e Giovanni Battista Amendola 2 / 2010 39 LA NOVITÀ DEI LOCAL AUTHORITY ACCOUNT fondamentale per definire e calibrare continuamente nel tempo le caratteristiche e l’intensità dell’intervento regolamentare. “Telecom Italia – continua Amendola – contribuisce significativamente alla loro realizzazione, fornendo innanzitutto ad Agcom molteplici dati e informazioni indispensabili. Inoltre, predisponiamo la nostra ‘posizione’ sull’evoluzione del mercato e sulle correlate necessità di adeguamento della regolamentazione sia all’Agcom sia alla Commissione Europea, che è primariamente coinvolta in questi procedimenti”. Fabrizio Ignesti I SINCRONIZZANDO Come si rappresenta dinanzi ad Agcom una determinata “posizione” aziendale? “Da un punto di vista procedurale – evidenzia Walter Felice Ibba, responsabile di Regolamentazione Nazionale – elaboriamo documenti su temi specifici, presentandoli formalmente in occasione di consultazioni pubbliche e audizioni. In questi incontri coinvolgiamo, quando necessario, i colleghi delle funzioni aziendali interessate (Domestic Market Operations, Technology & Operations, National Wholesale Services, per esempio). Oltre a dimostrare la coerenza delle nostre tesi rispetto alla normativa di riferimento, è molto importante rappresentare all’Authority una valutazione più ampia in termini di impatto complessivo sulla spesa dei consumatori, sugli effetti per gli altri operatori di telecomunicazioni, sulle quote di mercato, sugli investimenti, il tutto per supportare la sostenibilità generale della nostra proposta”. Un ruolo particolare è quello di Nicola Barone, responsabile di Internet & Digital Divide all’interno della cui funzione i nostri colleghi Local Authority Account (LAA) “sono impegnati a garantire la coerenza delle normative locali che hanno impatto sulla realizzazione della rete con quelle di rango superiore, innanzitutto con il Codice delle Comunicazioni Elettroniche, nonché l’omogenea applicazione territoriale delle leggi nazionali e delle relative posizioni aziendali”. “Gli otto LAA – descrive Barone – sono figure del tutto nuove nel contesto organizzativo di Telecom Italia e costituiscono il riferimento per i colleghi delle Access Operations Area e di Network per il presidio dei rapporti con gli enti e le autorità locali. In un quadro normativo nazionale per la realizzazione di infrastrutture di telecomunicazioni fisse e mobili suffi- “Rigore professionale e documentazione adeguata devono sostanziare l’interazione – aggiunge Amendola – con l’Agcom e con la Commissione Europea. Questo approccio diventerà sempre più necessario in virtù dell’istituzione, avvenuta verso la fine dello scorso anno, del Body of European Regulators for Electronic Communications (BEREC), la cosiddetta Authority europea. Il confronto sui temi regolamentari sarà da un lato più complesso tecnicamente e, dall’altro, più articolato in una dimensione nazionale e in una europea”. Così tratteggiato, il mercato regolamentato delle telecomunicazioni è definito da principi e norme di cui un operatore, e primariamente chi domina il mercato (Telecom Italia), deve tenere massimamente conto nello sviluppare le attività e le proprie proposizioni commerciali. “Come principio normativo di base da rispettare all’interno del mercato wholesale, la nostra azienda – sottolinea Ibba – è sottoposta a obblighi di trasparenza e di non discriminazione che si traducono nell’assicurare parità di trattamento tra le proprie funzioni commerciali retail e gli OLO (Other Licences cientemente chiaro e coerente – continua – spesso gli enti locali emanano discipline che interferiscono con gli iter procedurali”. Si tratta di circostanze che possono produrre criticità a Telecom Italia, a causa della dilatazione dei costi o dell’allungamento dei tempi di realizzazione, come un mancato introito per impianti realizzati in ritardo o non realizzati. “Si consideri – spiega Barone – che ogni giorno di ritardo nel rilascio di una autorizzazione di una singola Stazione Radio Base si traduce in una ‘perdita’ di circa 2.000 euro. Il presidio costante della produzione normativa locale e l’azione proattiva verso Regioni, Provincie, Comuni e altri enti territoriali, favorisce l’adozione di principi normativi semplificati e di forme di collaborazione pubblico-privato che, nel rispetto delle regole, consentono una riduzione dei costi aziendali per lo sviluppo delle infrastrutture di rete”. Operators, ossia i concorrenti in Italia ndr), oltre che tra gli OLO stessi. Predisponiamo dunque e rendiamo pubbliche tutte le ‘offerte all’ingrosso’ (wholesale) sui servizi regolamentati, che saranno acquistati dagli altri operatori per fornire servizi alla clientela finale, in competizione con Telecom Italia”. Tutto ciò porta al documento chiamato Offerta di Riferimento di Telecom Italia, che “viene pubblicato sul portale internet di Wholesale entro il mese di ottobre dell’anno precedente – precisa Ibba – e viene approvato definitivamente da Agcom, al termine di una consultazione pubblica alla quale partecipano i concorrenti”. Per il mercato retail, le regole da rispettare per le offerte “possono essere sintetizzate – conclude Ibba – in due principi chiave: la trasparenza e la verifica preventiva del rispetto delle regole di concorrenza. Ovvero le nostre offerte di rete fissa non devono limitare o impedire la presenza di altri operatori nel mercato”. q Barbara Lucangeli Rosanna Merola 40 LA PAROLA AL SOCIOLOGO LO SPECCHIO DELL’AZIENDA SINCRONIZZANDO 2 / 2010 41 CITTADINI D’IMPRESA La cittadinanza è un confine in movimento, l’esito di un processo attraverso il quale gruppi, diritti, equilibri di una società continuamente si ridefiniscono. George M. Fredrickson Professore di Storia Americana, Stanford University, California Sopra, Mario Unnia. In queste pagine, le fotografie realizzate da Giuseppe Di Lorenzo he cosa significa essere cittadini di un’organizzazione? È sufficiente farne parte, oppure una vera cittadinanza implica un ruolo e un impegno personale? Cittadinanza e organizzazione, qui accostate come supporto a un processo di cambiamento, rinviano a due distinti filoni di pensiero. Il primo è quello che ha esplorato il concetto di cittadinanza da un punto di vista sociale e giuridico. Per cittadinanza si intende in pri- C Alla luce di questo primo filone di pensiero, è assolutamente evidente che la parola cittadinanza richiede un ripensamento e una nuova definizione se si vuole adottarla in contesti diversi dall’arena politica e istituzionale, quale l’impresa. Dal canto suo, il concetto di organizzazione è oggetto di studio di un secondo filone di pensiero. Ogni organizzazione, in quanto sistema sociale, si fonda sul rappor- grande dimensione, che dirige e attua programmi complessi e usa metodi e tecnologie disparate? Quali contenuti dare a questa accoppiata concettuale? Provo a elencarne qualcuno. Per quanto concerne i valori, la Cittadinanza Organizzativa si identifica con quelli della società competitiva, tipica del modello occidentale: con l’avvertenza che la capacità di competere dell’impresa si armonizza, fin dove è possibi- ma battuta la condizione giuridica di chi è titolare di diritti e doveri in quanto appartenente a uno Stato. Ma il concetto di cittadinanza viene da lontano: è nato nelle antiche città greche, dove i cittadini erano convocati e coinvolti nel processo decisionale in modo diretto, e dopo vari secoli si è riproposto nelle città medioevali. Con il tempo il concetto si è distaccato progressivamente dalla città per collocarsi al livello dello Stato, e oggi essere cittadini comporta la titolarità di diritti e doveri di coloro che appartengono a uno Stato Nazione. to che intercorre tra la legittimità dell’autorità che detta le norme, e le aspettative di coloro che fanno parte del sistema e quindi le devono rispettare. In sostanza, nell’organizzazione che sta in piedi deve esistere un legame fiduciario tra i soggetti, in assenza del quale prima o poi la struttura decade e fallisce. Va ricordato che la criticità di questo rapporto si ritrova in tutte le organizzazioni complesse, dallo Stato alle imprese. Come utilizzare dunque l’apporto dei due concetti nella definizione di Cittadinanza Organizzativa riferita a una struttura aziendale di le, con la sostenibilità e la sua responsabilità sociale. La legittimità dell’autorità deriva dall’assetto dei poteri che l’impresa si è dati, i suoi statuti e le sue regole, ma è supportata dal riconoscimento della competenza a tutti i livelli: è l’incompetenza del potere, chiamiamola così, che ne delegittima il ruolo. Il suo profilo etico, oggi particolarmente avvertito dall’opinione pubblica, è sintetizzabile nella formula “il bene va perseguito perché è bene, innanzitutto, e perché serve alla struttura”: c’è quindi un nesso strettissimo tra i valori che non si possono rifiutare e i risultati che si debbono raggiungere, ambedue indispensabili per il successo dell’organizzazione. Per quanto concerne il rapporto tra le persone e la struttura, Cittadinanza Organizzativa implica una selezione e un reclutamento sulla base dei requisiti e delle qualità coerenti con la missione dell’impresa. Richiede ai soggetti un’appartenenza non totalizzante, non è una chiesa per intenderci: richiede però di sentirsi “parte che partecipa”, e non solo una funzione mercenaria. Nella struttura c’è spazio per razionalità e affettuosità, dun- que Cittadinanza Organizzativa tende ad armonizzare aspetti formali e informali. La Cittadinanza Organizzativa presuppone un legame di appartenenza, la cui unica condizione è che il singolo trovi corrisposte all’interno dell’organizzazione tre motivazioni di fondo: la possibilità di crescere professionalmente, il riconoscimento e lo spazio di autonomia e decisione. Si può dire che Cittadinanza Orga- è di aprire ai soggetti di ogni ordine e grado uno spazio di libertà tra le norme implicite nel concetto di cittadinanza e l’adattabilità implicita nel concetto di organizzazione come sistema sociale. Dunque uno spazio di protagonismo individuale di cui l’organizzazione si avvale come di una risorsa. Al tempo stesso va tenuto presente che le organizzazioni che lasciano il modello burocratico fondato esclusivamente sul rispetto di re- La seconda connotazione è di natura etica, si chiama “stare ai patti” e riguarda tutta la struttura. La condivisione della missione dell’impresa non è sufficiente se manca l’affidabilità dei soggetti, che solo l’impegno di stare ai patti assicura. E questa virtù, chiamiamola così, è l’unica risposta alla vulnerabilità delle complesse società contemporanee, come insegna la recente crisi che ha coinvolto Stati, mercati e imprese. nizzativa sia in pratica una modalità di compensazione rispetto ai rigidi meccanismi di governo centrati prioritariamente sulla distribuzione di premi e punizioni: non rifiuta la meritocrazia, ma la corregge con i valori solidaristici e comunitari. L’affermazione aziendale della Cittadinanza Organizzativa sarà fortemente legata al successo della sua immagine, costruita sui risultati positivi che riuscirà a conseguire nel tempo, e sui “miti” che saprà generare (uomini che vinceranno le sfide e supereranno le crisi). La specificità della Cittadinanza Organizzativa qui esemplificata gole formali (manageriali e sindacali per esempio), e sposano un modello fondato in parte su regole informali, devono avere fiducia nei soggetti e fare spazio all’autoregolazione dei medesimi. Una prima connotazione fondamentale della Cittadinanza Organizzativa è dunque la forte autoregolazione dei soggetti: essa consente “i comportamenti individuali, discrezionali, non direttamente o esplicitamente richiesti dal sistema delle regole”, che a loro volta “promuovono l’efficacia, l’efficienza e il funzionamento dell’organizzazione”. In conclusione, la concezione della Cittadinanza Organizzativa come un surplus di impegno e motivazione personale nella vita dell’azienda contiene suggestioni, pone interrogativi ma presenta notevoli opportunità. Per questi motivi, richiamo l’attenzione di chi legge sulla felice definizione di cittadinanza che cito a fianco del titolo. q Mario Unnia Politologo e studioso d’impresa 42 COMMENTI SCENARIO SINCRONIZZANDO UN ALIENO IN CAMERETTA I nostri ragazzi “letti” attraverso il Rapporto Nazionale Telefono Azzurro presentato da Eurispes: il 75 per cento degli adolescenti intervistati usa internet e di questi il 71 naviga quasi quattro ore al giorno. A vete visto il film Invasion? Racconta di come un virus di origine aliena attacchi i terrestri rendendoli delle amebe prive di emozioni. La psichiatra, interpretata da una splendida Nicole Kidman, aiutata da uno scialbo Daniel Craig (secondo mia moglie l’insulsa psichiatra non arriverebbe a niente senza un superbo Craig), scopre che il virus si scatena nel sonno e cerca a tutti i costi di far restare sveglio il figlio Oliver, che si scoprirà immune e salverà l’umanità. D’istinto guardiamo i nostri figli adolescenti, che talvolta vediamo vagare per casa come se il virus extraterrestre ne avesse azzerato la personalità. Ma che, come i loro coetanei, si illuminano come flipper appena si siedono al computer. C’è poco di fare, è la magia di Facebook. Fenomeno talmente diffuso da essere indagato da un profluvio di ricerche più o meno preoccupate, che tentano di dare un senso al mondo dei giovani cybernauti. Cominciamo da Eurispes, che lo scorso dicembre ha presentato il Rapporto Nazionale Telefono Azzurro sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza. Ebbene, il 75% degli adolescenti intervistati usa internet, di questi il 71 naviga da una a più di quattro ore al giorno. FACEBOOK MON AMOUR Facebook è il social network preferito, con motivazioni sempre attinenti ai rapporti tra coetanei: il 29% lo sceglie per rimanere sempre in contatto con gli amici, il 24 per ritrovare quelli di un tempo, il 15 per fare nuove amicizie. Obiettivi perseguiti anche con il cellulare, posseduto dal 97,8% degli adolescenti e usato per più di quattro ore dal 39,8. Praticamente, per chi paga le bollette, una miscela esplosiva. Più seriamente, dal Rapporto Infanzia di Telefono Azzurro e Eurispes UNA PIAZZA APERTA SUL MONDO Internet, Facebook, sicurezza e ragazzini. Oddio, già vado in ansia, pensando che qualche volta ho l’impressione che a casa mia ci siano più schermi che alla Nasa. Ma per Emanuela Mencaglia, psicologa di Humanitasalute.it, la situazione non è così tragica: “Ogni persona deve ricordare che il social network è una finestra sulla propria vita aperta verso ‘la piazza’ e che quindi non è sempre solo un gioco. Occorre fare attenzione a cosa si condivide, altrimenti se ne pagano le conseguenze”. Già. “Il social network ha sostituito la vecchia chat, che alla fine degli anni Novanta era utilizzata per fare amicizia ma spesso anche per trovare la storia d’amore. Oggi Facebook risponde a questa esigenza, ma è meno orientato alla ricerca di partner rispetto alle chat. Ci si espone, ma di solito non in modo troppo intimo: quella che si mostra è una ‘faccia’ tutto sommato pubblica”. Già meglio. Anzi, per la dottoressa gli aspetti positivi di Facebook sono prevalenti. “Ci permette di mantenere contatti che altrimenti si perderebbero e aiuta chi, per motivi pratici o per non esserci portato, non riuscirebbe a conservare certe relazioni”. Occhio però: “I giovanissimi spesso sottovalutano il rischio, tutt’altro che virtuale, di comunicare a sconosciuti il proprio cellulare, l’indirizzo di casa o altre informazioni personali. Sono azioni da evitare”. 2 / 2010 43 SCENARIO SINCRONIZZANDO emerge che l’uso della rete da parte di bambini e adolescenti comporta rischi di fronte ai quali è necessaria una opportuna azione di contrasto da parte delle forze dell’ordine e un’attività di informazione e comunicazione nei confronti dei bambini e degli adolescenti, delle famiglie, della scuola. In rete, al 17% dei bambini è capitato di vedersi chiedere nome, cognome, indirizzo mentre il 13% si è trovato di fronte a immagini che lo hanno messo a disagio o turbato. Al 40% degli adolescenti sono stati sollecitati incontri da parte di sconosciuti. Insomma, occorre vigilare e, soprattutto, parlare con i figli. Che la fantasiosa Eurispes definisce, nel Rapporto Italia 2010 presentato qualche giorno dopo, “i nuovi socialisti”: “Facebook è il luogo dell’amicizia per definizione, la bandiera dei moderni ‘social-isti’, frequentatori compulsivi di social network”. In effetti lo scorso febbraio il network fondato da Mark Zuckerberg ha compiuto sei anni festeggiando i 400 mi- lioni di utenti, di cui quasi 14 in Italia, Paese caratterizzato da un boom impressionante: i profili erano 200mila nel 2007, 5,6 milioni nel 2008, oltre 13 milioni nel 2009. Equamente divisi tra uomini e donne: 7 milioni i maschi, 6,5 le femmine. Eurispes rileva come il Facebook nostrano sia un poco più familiare rispetto ai 69 fratelli stranieri perché vi convergono fasce di tutte le età. Tra il 2008 e il 2009 sono significativi gli incrementi percentuali della fascia centrale, 36-45 anni, che con 2,2 milioni di utenti aumenta del 207%, e delle estremità. La fascia 0-18 anni, infatti, passa da 640mila a 2,6 milioni con un incremento del 304% (a sorpresa, qui più femmine che maschi). Ancora più sostenuta è la crescita della fascia superiore ai 56 anni che vede un balzo del 500% e l’approdo a 420mila unità. Insomma, all’italiana: prima le sorelline più piccole, poi i genitori e quindi il nonno vanno a sbirciare dove cavolo sono i figli già adolescenti. 82 86 84 80 71 69 75 72 58 58 62 63 59 59 Percentuale di persone, suddivise per fasce di età, che hanno utilizzato internet negli ultimi 12 mesi - 2009 82,5 85,5 48,0 49,7 48 38,5 36,4 62,6 55,3 37,5 34,4 35,4 40,8 31,0 32,8 22,7 31 30 25 48,6 43,2 25,8 42,0 10,8 4,3 18,8 3,1 75+ 65-75 13,2 4,5 0,5 25,7 32,1 27,7 60-64 55-59 45-54 20-24 18-19 15-17 6-10 Femmine FFe mmin 6,4 42,0 37,5 35,4 53,8 46,5 66,2 68,7 81,7 81,9 59,9 43 47 46 11-14 Ma hi Maschi 35-44 6,0 25-34 13,1 CORSI ONLINE VENDERE MERCI O SERVIZI CONDIVIDERE TESTI E FOTO SUL WEB GIOCARE O SCARICARE GIOCHI, FOTO, MUSICA FFemmine i CERCARE LAVORO RADIO E WEB TV SERVIZI BANCARI SCARICARE SOFTWARE Maschi INFORMAZIONI SANITARIE INFORMAZIONI PER CORSI 16,9 LEGGERE O SCARICARE GIORNALI, NEWS, RIVISTE USARE SERVIZI RELATIVI A VIAGGI E SOGGIORNI CONSULTAZIONE PER APPRENDIMENTO INVIARE E RICEVERE MAIL INFORMAZIONI SU MERCI E SERVIZI 29,1 BULGARIA ROMANIA GRECIA PORTOGALLO ITALIA 69,5 45,2 30 46 51 48 53 51 78,3 70,4 38 38 CIPRO REPUBBLICA CECA SLOVACCHIA ESTONIA SLOVENIA MALTA IRLANDA FRANCIA AUSTRIA REGNO UNITO FINLANDIA GERMANIA 2008 220 0000088 SPAGNA 67 64 64 63 62 60 59 58 54 54 53 53 LETTONIA 70 22009 009 LUSSEMBURGO Mettere in guardia i minori dalle insidie di un uso inconsapevole di internet e insegnare a tutti, adulti e bambini, l’importanza dell’autoregolamentazione sul web: sono questi i principali messaggi del Safer Internet Day 2010, la giornata europea dedicata alla sicurezza di internet, organizzata lo scorso febbraio da InSafe, la rete europea di cooperazione per la promozione dell’uso sicuro del web, costituita dalla Commissione Europea. Attraverso Enisa, la sua agenzia per la sicurezza, l’Unione Europea ha pubblicato 17 regole d’oro per evitare di mettersi nei guai su Facebook e sugli altri social network. In cima alle raccomandazioni www.enisa.europa.eu c’è quella di fare attenzione a quanto si rende pubblico sul web, specialmente foto, indirizzi o numeri di telefono. Ma anche quella di non accettare richieste di amicizia da chi non si conosce e perfino di “non lasciare incustodito il proprio cellulare”. 68,4 69,2 POLONIA 79 78 77 63 DANIMARCA IL SAFER INTERNET DAY 2010 79,8 LITUANIA 90 86 83 87 SUBITO E SENZA PENSARCI SU! I ragazzi, secondo Eurispes, rischiano di vivere tra contemporaneità assoluta e distrazione digitale. La prima è la dimensione per cui esiste solo ed esclusivamente il presente, con il relativo annullamento delle distanze temporali, e addirittura spaziali. La seconda, “piaga reale sempre più diffusa nella generazione web”, è la ridotta capacità di concentrazione. Entrambe favorite dall’aspetto pervasivo e dall’immediatezza di internet e dai telefonini, ormai “longa manus del social network” (il 2009 è stato infatti l’anno delle cosiddette applicazioni: oltre 27 milioni di download per Facebook). Eccoli qui i nostri figli, metà “zelig” e metà zombie, fissi sugli schermi, col cellulare in mano e, naturalmente, poco concentrati nello studio: non saranno di origine aliena? q Mauro Broggi Percentuale di persone di 6 anni e più che hanno navigato in internet negli ultimi 3 mesi, suddivise per tipo di utilizzo - 2009 Percentuale di famiglie, con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni, che possiede un accesso a internet - 2008/2009 SVEZIA COMMENTI OLANDA 44 76,9 69,5 78,2 Fonte: Eurispes Fonte: Eurispes Fonte: Eurispes 2 / 2010 45 46 COMMENTI REPORTAGE SINCRONIZZANDO 2 / 2010 47 UN MONDO A COLORI Dall’India all’Australia passando per l’Inghilterra dei contrasti. L’universo della diversity si ritrova su un terreno comune: il desiderio e la necessità di comunicare. PRONTO INTERVENTO Hyderabad, 2009, India Centrale. L’ultrapremiata fotografa americana Susan Meiselas ritrae la dottoressa VP Jyotsma in arrivo all’Ospedale Life Spring nel quale lavora. 48 COMMENTI REPORTAGE SINCRONIZZANDO 2 / 2010 49 È QUI LA FESTA? Australia, 1998, territorio di Arnhem. Tom Noytuna e suo figlio grazie al telefono installato nel loro territorio possono invitare gli altri membri del clan a una cerimonia tradizionale. L’autrice dell’immagine è la fotografa inglese Penny Tweedie, che ha realizzato molti lavori sugli aborigeni australiani. 50 COMMENTI REPORTAGE SINCRONIZZANDO 2 / 2010 51 DUE VOLTI DELLA TRADIZIONE Siamo a Londra, 1997. Il fotografo inglese Martin Parr, celebre per le sue folle di turisti, immortala l’Inghilterra dei contrasti: la tradizionale cabina telefonica sullo sfondo e l’imponente cresta di un punk. Non sono forse diventate entrambe dei cult? 52 COMMENTI C’ERA UNA VOLTA SINCRONIZZANDO UNA TEENAGER DI NOME TELECOM ITALIA 18 agosto 1994: il nuovo operatore globale debutta in Borsa, ereditando una tradizione radicata nel Paese sin dall’inizio del secolo scorso. Il racconto di chi ha vissuto da vicino l’evoluzione strategica e industriale. Q uest’estate una ragazza compie sedici anni. È Telecom Italia, che ha nella “pancia” la tradizione e l’esperienza di quasi cent’anni di telecomunicazioni, ma che, come società, ha al suo attivo appena sedici anni, meno della maggiore età, meno degli anni necessari per votare ed essere eletti. Il 27 luglio 1994 viene siglato l’atto di fusione per incorporazione in SIP di altre quattro realtà. Come si è arrivati a questo? Negli anni Novanta la metafora che qualificava il mondo dell’Ict era di tipo culinario. Forse perché adatta al Bel Paese, forse perché dava immediatamente idea di un piatto ricco e ben condito, ma immancabilmente separato e non coordinato. Era lo “spezzatino telefonico”, il contesto imprenditoriale con cui la clientela si confrontava se aveva necessità di tipo “telefonico”. Il mercato aveva di fronte la telefonia fissa con la SIP, quella internazionale con Italcable, la satellitare con Telespazio, i servizi radiomarittimi con Sirm, i servizi di telecomunicazione a uso pubblico nonché l’installazione e l’esercizio degli impianti gestiti fino al 1992 dall’Asst e dall’Amministrazione PT con Iritel. Per il cliente una babele di sigle, procedure, operatori che, di fatto, frenavano lo sviluppo del mondo delle telecomunicazioni. Sopra, Ernesto Pascale, presidente e amministratore delegato di SIP, firma l’atto di fusione alla presenza del notaio Placido Astore. Nella pagina accanto, l’ingresso di palazzo Vallesa di Martiniana, storica sede SIP a Torino LE TAPPE DEL PERCORSO Il piano per la nascita di Telecom Italia fu approvato il 30 luglio 1994 dal Ministro delle Poste e Telecomunicazioni e il 27-28 settembre dai Consigli di Amministrazione delle cinque società impegnate nel settore telefonico. Il provvedimento prevedeva la fusione per incorporazione delle società Iritel, Italcable, Telespazio e Sirm nella SIP-Società italiana per l’esercizio delle telecomunicazioni. Non fu certo una decisione improvvisa ma, all’opposto, fu solo una tappa, sia pure importantissima, di un processo, iniziato già nel decennio precedente, che portava alla liberalizzazione e alla privatizzazione nel settore delle comunicazioni, come previsto dalle politiche europee. Due anni prima, nel 1992, proprio in adesione alla normativa europea che prevedeva la separazione delle funzioni di regolamentazione da quelle operative, era stata soppressa l’Azienda di Stato per i servizi telefonici (ASST) e le sue attività operative erano state acquisite da Iritel. Sempre in vista dell’imminente competizione internazionale con l’apertura del mercato comunitario, nel 1988 era stato varato dalla Stet il Piano Europa, che prevedeva un investimento quinquennale di 36.300 miliardi destinato all’ammodernamento di impianti e tecnologie delle società attive nel settore delle telecomunicazioni. Gli obiettivi del Piano, che erano quelli dell’allineamento delle telecomunicazioni italiane agli standard europei di efficienza e qualità, furono sostanzialmente raggiunti nei tempi previsti, e cioè prima della firma di fusione e della nascita di Telecom Italia. Archivio Storico Telecom Italia 2 / 2010 53 C’ERA UNA VOLTA SINCRONIZZANDO Nell’estate del 1994 (leggi il racconto di Loredana Grimaldi qui a fianco) un nuovo soggetto imprenditoriale si affacciava sul mercato: una nuova azienda e non la mera sommatoria delle precedenti realtà, “un unico grande gestore delle telecomunicazioni italiane, che potrà ottimizzare gli investimenti, puntare su un patrimonio di risorse umane altamente professionalizzato, costruire offerte sempre più ‘tagliate su misura’ sulle esigenze del mercato”, come affermò allora l’amministratore delegato Francesco Chirichigno in un messaggio ai colleghi. ESPERIENZA CONSOLIDATA Telecom Italia si presentava all’appuntamento contando su un patrimonio di esperienze di chi confluiva nella nuova realtà organizzativa, come un gestore globale “con un’offerta di servizi, soprattutto per la clientela business, in linea con l’offerta internazionale – recitano i comunicati stampa diffusi nel 1994 –. Reti intelligenti, servizi di outsourcing, evoluzione multimediale della rete di base con l’Isdn, ricerca su fibre e sistemi di trasmissione ottici, sperimentazione di nuove tecniche di commutazione: Telecom Italia si presenta come un partner tecnologico di prim’ordine”. Obiettivo strategico: offrire significativi benefici in termini di maggiore tempestività e flessibilità delle scelte operative, per alzare la produttività globale ed eliminare la duplicazione degli investimenti. La nascita di una nuova azienda comportò IN VOLO CON IL NUOVO LOGO La lunga appartenenza alla vita di questa azienda riserva, a chi la possiede, il privilegio della memoria. Per me non è quella nostalgica “dei bei tempi andati”. È l’orgoglio di essere stati testimoni – spesso attivi – delle trasformazioni radicali che le persone che lavorano nella nostra società hanno saputo ripetutamente affrontare e gestire. Come è accaduto il 27 luglio del 1994. Il primo ricordo, dominante, è il gran caldo. Una giornata “abbagliante”, di piena estate, che contrastava con il rigore dei nostri abiti e l’ufficialità del momento. Solo i tessuti conservavano un tocco di leggerezza. Il volo per Torino era di quelli all’alba. Avevamo a lungo lavorato per preparare i materiali di comunicazione che avrebbero mostrato e raccontato quel passaggio ai nostri colleghi e ai giornalisti. Io e Cinzia (Vetrano) eravamo consapevoli che di lì a poche ore saremmo state spettatrici di un pezzetto di storia, non solo della nostra impresa, ma del Paese. La fine dello spezzatino telefonico. Gli italiani avrebbero avuto finalmente una nuova unica azienda cui rivolgersi per tutti i servizi di telecomunicazioni, per crescere nel mondo dell’innovazione, della comunicazione. Una novità assoluta per l’Italia. Da quel giorno noi dipendenti di cinque società (quasi centomila persone) avremmo cambiato azienda e nome. Saremmo entrati in contatto professionale e umano con nuovi colleghi, nuovi business, nuove procedure, nuovi progetti. Un salto “quantico”: nello stomaco un misto di molta euforia e di un filo d’ansia. La firma dell’atto di fusione sarebbe avvenuta di lì a pochi minuti a Palazzo Vallesa a Torino. Si voltava pagina e (finalmente!) saremmo diventati Telecom Italia, come i grandi d’Europa: British Telecom, Deutsche Telekom, France Telecom. Firma, scatti fotografici e scoop finale: il presidente Ernesto Pascale mostra in anteprima a giornalisti e fotoreporter il nuovo logo di Telecom Italia. Che ha volato per la prima volta con noi alla volta di Roma. In quell’estate di sedici anni fa non immaginavo che fare il brand guardian sarebbe stato oggi il mio lavoro“. Loredana Grimaldi ABBATTERE I PRECONCETTI La mia è la storia che accomuna molti altri colleghi che, come me, un giorno hanno deciso di partecipare a un concorso pubblico per potere accedere alla Pubblica Amministrazione e che, non per scelta personale, si sono ritrovate in un’importante azienda. Il concorso pubblico: mesi e mesi di preparazione per potere sperare di superare le prove previste. Nel 1990 l’assunzione presso il Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni, con destinazione Ufficio del Personale dell’Azienda di Stato per i Servizi Telefonici sede Roma. Un bel traguardo! Dal 1990 al 1993 mi sono occupata di analisi di documenti per l’attribuzione di passaggi a ruolo superiore per il personale addetto alle centrali telefoniche della IV e V zona (centro e sud Italia). Il lavoro, in sintesi, consisteva nella verifica di documenti a seguito della quale si procedeva alla preparazione di un atto ufficiale denominato “nomina in ruolo di” sottoposto alla firma del Ministro. Questo documento di nomina non era esattamente una promozione ma era funzionale al riconoscimento ufficiale del ruolo che un dipendente poteva ricoprire in assenza del responsabile titolare. Già nel 1991 si respirava aria di cambiamento, si sentivano “voci” di privatizzazione fino a quando divenni dipendente Telecom Italia. Come ho vissuto il passaggio da un’azienda pubblica a una privata? L’aspetto più faticoso per tutti noi che provenivamo dalle altre aziende è stato scardinare i preconcetti verso il “pubblico impiego”, il che non è stato semplice. La fusione non fu senza sacrifici, ma se oggi sono cresciuta professionalmente e mi sono state riconosciute alcune qualità, lo devo anche all’imprinting dei miei primi anni di lavoro in un contesto strutturato e formale come era “l’Azienda di Stato”. Luisa Traisci 2 / 2010 55 Daniele Antoni Paoli COMMENTI Francesco Sabetti 54 L’UNIONE FA LA FORZA Scrivere dell’Italcable? Un mix di sentimenti contrastanti: nostalgia, emozione, onore, forte appartenenza. Di certo, quando nel lontano 1974 venni chiamata per partecipare alle selezioni previste per il mio primo contratto a termine, non immaginavo che tutto ciò avrebbe cambiato la mia vita. E quando, una volta superate le prove, mi fu comunicato di essere stata assunta come: “operatrice di traffico intercontinentale”, la mia gioia fu veramente grande. Non potrò mai dimenticare il mio primo giorno di lavoro presso i Centri Operativi di Acilia, super moderni ed efficienti; le sale traffico differenziate: “sala cordless” per il collegamenti in automatico e “sala cordoni” per quelli in manuale. Dopo il corso di formazione e addestramento, noi “giovani” neo assunti, venivamo messi in parallelo con le cuffie ai colleghi “anziani” che ci mostravano sul campo le modalità di svolgimento dell’attività prevista. Per una ragazza di venti anni, quale ero, poter parlare con il mondo intero era semplicemente fantastico. Nel corso di tutti questi anni ho cambiato tante sedi e tanti lavori, ma anche l’azienda è cambiata, non più Italcable ma Telecom Italia. Questo passaggio non è stato così facile, specie per chi come me, veniva da una realtà più piccola di dimensioni rispetto alla SIP, ma con il tempo e la tenacia di tutti, confluiti e non, abbiamo dimostrato di farcela, proprio come dice il proverbio: “L’unione fa la forza”. Olga Manfredi UNO SCONVOLGIMENTO TELLURICO 1997: Stet e Telecom Italia danno vita a una nuova entità che sarà successivamente protagonista della maggiore privatizzazione italiana. Prima di quella data la vita lavorativa nella Stet, la finanziaria del Gruppo, scorreva tranquilla e al riparo da grosse emozioni: la società si occupava di coordinamento e strategie per una galassia di aziende grandi e piccole. Nelle sue stanze si respirava un’aria di consapevole importanza: era un’azienda piccola in cui tutti si conoscevano, nicchia ordinata in un mondo caotico, dove regnava una sensazione di sicurezza e di eternità, come se nulla dovesse cambiare mai. Io mi occupavo della rassegna stampa estera, allora fatta con mezzi molto manuali: mi arrivava una pila immensa di giornali che io fisicamente ritagliavo e di cui traducevo una breve sintesi che nel pomeriggio veniva distribuita a tutti. La fusione rappresenta un vero e proprio sconvolgimento tellurico, un cambio di prospettiva a 360 gradi: veniamo catapultati in un’azienda di dimensioni incomparabilmente più grandi, nuovi colleghi con cui confrontarsi, nuove sedi, nuove strutture organizzative assai più complesse. Ciò comporta un cambio copernicano dell’organizzazione: si passa da un contesto in cui ci si conosceva più o meno tutti e quasi sempre bastava salire le scale per trovare i propri referenti, a un mondo fatto di migliaia di persone e varie sedi sparse in tutta Italia, per cui serve un’interazione più articolata. Le piccole certezze vengono sconvolte, i ritmi di lavoro si accelerano: si passa dalla calma compassata a un dinamismo esasperato dalle scadenze della privatizzazione. Io stessa mi ritrovo di colpo all’interno di un ufficio stampa in perenne emergenza. Si impara sul campo, strada facendo. Volgendo indietro lo sguardo, mi viene da pensare che la cosa straordinaria è che oggi viviamo un’azienda con tante anime, complessa e multiforme, difficile da conoscere e in continua trasformazione: Telecom Italia. Francesca Impecora A sinistra, l’edizione speciale dedicata alla nascita di Telecom Italia della rivista aziendale Pianeta, pubblicata dal 1994 al 2000 spostamento e ricollocazione di colleghi (vedi accanto le testimonianze di Olga Manfredi per Italcable e di Luisa Traisci per Iritel), la riconfigurazione della struttura organizzativa finalizzata agli obiettivi fissati, alle scelte di business, alla ricerca di tutte le possibili sinergie (economiche, tecnologiche, professionali, di mercato) coerenti con la realizzazione di un gestore unico. Soprattutto l’impegno si concentrò sulla necessità di costruire un’identità comune, una cultura di impresa, che puntasse sulla valorizzazione delle differenze, delle diverse provenienze professionali. L’espressione bandiera sotto cui tutti ci trovammo d’accordo fu “spirito di servizio”: essere sempre dalla parte del cliente, puntualità, creatività nelle soluzioni proposte erano i comportamenti che accumunavano chi veniva dalle cinque realtà della fusione. Fu la leva che guidò il cambiamento e il confronto con gli appuntamenti che di lì a poco avrebbero impegnato l’azienda. Prima tra tutte la liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni di lì a quattro anni, preceduta nel luglio 1997 dalla fusione in Stet (vedi la testimonianza di Francesca Impecora), poi nell’ottobre dello stesso anno dalla privatizzazione di Telecom Italia e dal collocamento del capitale azionario sul mercato. Ma già quell’estate cominciavamo a prepararci alla fine del monopolio, del mercato protetto. Arrivava la concorrenza, arrivava per tutti un nuovo modo di lavorare... q Cinzia Vetrano 56 COMMENTI QUESTIONE DI STILE SINCRONIZZANDO 2 / 2010 57 CHE COSA VUOI DIRE? La comunicazione tra le persone contiene un’eccedenza di senso determinata dalla carica di soggettività dei due interlocutori che pervade le parole e i gesti. E allora come capirsi davvero? Ce lo spiega Sattva Consulting. “M a cosa avrà voluto dire?”, si chiede un comico di fronte alle affermazioni ambigue della sua partner sul palco di Zelig. Anche a noi capita spesso e volentieri di porci la stessa domanda alla fine di una chiacchierata o dopo un incontro di lavoro. La comunicazione umana, infatti, non si può ridurre a semplice trasferimento di messaggi o informazioni da un’emittente a un ricevente, come qualche modello meccanicistico ha provato a farci credere. È l’esperienza di ogni giorno a confermarci che ogni comunicazione tra persone contiene sempre un’eccedenza di senso che, in buona sostanza, dipende da tutta la soggettività che carichiamo nelle nostre parole e nei nostri gesti. Cosa succede allora quando comunichiamo? Che a fianco di espressioni che potremmo considerare oggettive (le parole che pronunciamo e i comportamenti che le accompagnano) si muove il nostro mondo di aspettative, desideri, bisogni, intenzioni. Un mondo non necessariamente conosciuto dal nostro o dai nostri interlocutori, che immediatamente genera i più svariati tentativi di interpretazione. A complicare il quadro si aggiunge il fatto che ogni interlocutore proietta, esattamente come noi, il proprio mondo soggettivo e i propri personalissimi “filtri” su ciò che diciamo o facciamo. PER UNA MAGGIORE OBIETTIVITÀ Siamo qui alla radice profonda delle incomprensioni e delle distorsioni comunicative. Come uscirne? Ancor prima, è possibile uscirne, almeno approssimandosi a una maggiore obiettività della comunicazione? Premesso che una comunicazione “asciutta” e neutrale che faccia il paio al trasferimento di dati da computer a computer crediamo non interessi a nessuno (la complessità della comunicazione umana è al contempo la sua ricchezza!), si pone però in alcune comunicazioni la necessità stringente di risultare massimamente chiari e di evitare fraintendimenti e interpretazioni fuori bersaglio. Nel primo numero di Sincronizzando ci siamo soffermati sul tema dell’attenzione come uno degli ingredienti più importanti del buon comunicatore. Ora proviamo a concentrare la nostra attenzione su un secondo tema-chiave della comunicazione efficace: l’intenzione. L’intenzione è ciò che muove la mia comunicazione e la ispira, è l’immagine di quello che voglio raggiungere, è ciò che mi propongo di modificare nell’interlocutore. Credeteci: non c’è comunicazione senza intenzione. Anche nel dare delle indicazioni stradali a uno sconosciuto siamo carichi di un’intenzione (per esempio di aiutarlo o anche quella di liberarcene il più in fretta possibile). Altro è dire che l’intenzione, o le intenzioni, di cui carichiamo la nostra comunicazione siano sempre perfettamente consapevoli e chiare a noi stessi. Ed è esattamente a questo livello, al livello della consapevolezza delle intenzioni comunicative, che occorre lavorare. Sopra, Alberto Bertolotti CHIARIRSI PRIMA DI COMUNICARE Lavorare sulla mia intenzione significa imparare a mettere a fuoco con la massima chiarezza, prima di comunicare, qual è l’obiettivo della mia azione: cosa è importante far capire all’altro. Spesso noi cominciamo a parlare senza una chiara focalizzazione e quindi con un’intenzione che poi risulta confusa e debole. Avere un’intenzione chiara invece significa puntare dritto al bersaglio, guadagnando in sintesi, precisione, capacità di colpire la mente e il cuore di chi ascolta. Tutti noi abbiamo certamente presenti episodi di vita professionale in cui l’intenzione comunicativa (nostra o di chi ci parlava) era così confusa da aver generato effetti del tutto diversi, a volte addirittura opposti, rispetto a quelli che ci proponevamo di ottenere. Basti pensare a un buon numero di riunioni senza capo né coda... Un’ultima importante riflessione. Quasi misteriosamente (in realtà le ricerche recenti sul funzionamento del cervello umano ci stanno dimostrando che c’è ben poco di misterioso...) ciascuno di noi è in grado di cogliere nella comunicazione segnali in “formato” assai diverso da quello strettamente legato alle parole e al pensiero razionale. È esattamente a questo livello, che definiamo in modo generale “emotivo”, che siamo in grado di cogliere le intenzioni con cui un certo contenuto ci viene trasmesso. E “sentiamo” pure con una buona dose di esattezza se l’intenzione che passa è davvero coerente con il contenuto della comunicazione. Quest’ultima, infatti, è un fenomeno molto complesso e pieno di trabocchetti: possiamo dire una cosa e intendere esattamente il contrario. Ma attenzione! Come dicevamo, tutti siamo dotati di “antenne” particolarmente sofisticate che sanno non solo interpretare i messaggi, ma anche coglierne (con un certo grado di approssimazione) l’autenticità, ovvero la coerenza. Insomma: l’intenzione passa, oltre e al di là delle parole! Tanto più chiara la nostra intenzione, tanto più efficace e incisiva la nostra comunicazione. E tu che cosa intendi dire? q Alberto Bertolotti Sattva Consulting ESERCIZI DI INTENZIONE Diversi anni fa nei miei percorsi registici ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere un grande maestro della pedagogia teatrale russa, Alexander Grebenkin. Da lui ho appreso il metodo di cui oggi sono referente in Italia (Metodo Ersov-Grebenkin™, al sito www.ersov-grebenkin.it per maggiori informazioni) e un interessante esercizio che vi propongo. Secondo il metodo, l’intenzione è la base della comunicazione, esattamente come la nota per il musicista. È perciò importante “usare” bene l’intenzione per raggiungere il nostro obiettivo comunicativo. Un esempio aiuta a chiarire: non basta dire a qualcuno “Fai questa cosa” per smuovere la sua volontà. Occorre che, dentro le parole (e paradossalmente anche al di là di esse), la persona sappia caricare l’intenzione di ordinare qualcosa alla volontà dell’altro. Ecco quindi un esercizio da svolgere di fronte a un partner (per ottenere il suo feedback) a casa o in ufficio. L’obiettivo dell’esercizio è quello di lavorare sull’intenzione comunicativa per renderla più chiara e incisiva, prendendo prima di tutto coscienza di come esprimiamo le nostre intenzioni quando comunichiamo. Già utilizzato nella commedia dell’arte (famoso il grammelot di Dario Fo), da Stanislavskij e poi da Strasberg nel training degli attori, nel metodo Ersov-Grebenkin™ viene formalizzato il significato profondo di questo esercizio, ossia il lavoro sull’intenzione comunicativa. Si tratta di prendere un qualsiasi testo scritto e di provare a “leggerlo” in una lingua misteriosa (sconosciuta tanto a noi quanto all’interlocutore) caricando la nostra espressione di una chiara intenzione. In buona sostanza, ne verrà fuori una profusione di suoni disarticolati o di “lallazioni” dove a contare sarà solo l’intenzione che vi metterete, perché non potrete fare affidamento sul linguaggio. Chiedete poi al partner quale intenzione ha colto nel vostro incomprensibile “discorso” e tornate a lavorarci rendendola sempre più chiara a voi e all’altro. Provate e riprovate... Buon esercizio! 58 MONDO ECOSISTEMA SINCRONIZZANDO 2 / 2010 59 MAI PIÙ SENZ@ Gli Internet Saloon in sette città italiane e il Telemouse di Roma per l’alfabetizzazione digitale. Il ruolo di Telecom Italia. N egli anni Sessanta, secolo e millennio scorso, la Rai e il maestro Manzi, con la trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi, hanno insegnato a moltissimi italiani a leggere e a scrivere. Il Paese era proiettato verso un boom economico che avrebbe dato benessere diffuso, era vitale che tutti conoscessero i rudimenti per potersi esprimere e farsi comprendere. Poi, trascorsi alcuni decenni, ha avuto luogo un’altra rivoluzione. Incruenta, silenziosa, innovativa. Ha attraversato confini senza che gli Stati sovrani protestassero, ha abbattuto barriere linguistiche ritenute invalicabili, ha eliminato le distanze fisiche. E ci siamo ritrovati nell’era del web. Oggi, come nel dopoguerra, dobbiamo essere tutti al passo con i tempi; non solo i digital native, bambini che stringono in una mano il cucchiaio della pappa e nell’altra il mouse, ma anche chi ha un conto in banca, chi ha bisogno della Pubblica Amministrazione per un certificato o per la pensione, chi viaggia, chi è informato o, semplicemente, chi vuole comunicare. Insomma è bene che tutti impariamo a stare nella rete per non restare ai margini della società digitale. E in questo scenario si inseriscono i progetti degli Internet Saloon, attivi in sette città e di Telemouse a Roma, promossi dalla funzione Corporate Communication, che vedono Telecom Italia impegnata nella creazione di punti territoriali di alfabetizzazione digitale per le generazioni mature. Gli Internet Saloon sono una scuola stabile per l'insegnamento della navigazione in internet, l’uso delle email e di molti altri programmi informatici. Nati in collaborazione con l’Associazio- ne Interessi Metropolitani (AIM) e in concorso con altri partner (Microsoft, Hewlett-Packard, Gruppo bancario Credito Valtellinese), sono una realtà consolidata e frequentatissima (35.000 allievi finora) da Milano a Catania, passando per Sondrio, Pavia, Ancona, Napoli e Bari. I corsi base si svolgono in una giornata e, per continuare ad allenarsi, sono a disposizione alcune “palestre” con accessi gratuiti. Obbligatoria la L’ALFABETIZZAZIONE DIGITALE Perché Telecom Italia ha investito in questo progetto? Ne parliamo con Mario Quinto Massazza, responsabile della Funzione Corporate Communication. Telecom Italia crede e investe nei progetti Internet Saloon e Telemouse. Di cosa si tratta? In Italia ci sono all’incirca 15 milioni di cittadini che hanno oltre 60 anni. Anche se le cose stanno migliorando, sono ancora troppo pochi quelli che hanno qualche confidenza con la rete. Con questi progetti vogliamo dare un contributo all’alfabetizzazione digitale di una fascia di popolazione, un quinto della popolazione italiana, che non può e non deve “restare fuori”. La rete si trasforma da mezzo di comunicazione a qualcosa di più? È un formidabile strumento di inclusione sociale. È libertà di informazione, di comunicazione, di apprendimento. È coesione sociale, scambio e confronto di valori. Un Paese civile non può permettersi che di queste risorse sia privata alcuna componente della società. Telecom Italia inserendosi in questo contesto vuole adoperarsi per far sì che innovazione e tecnologie siano alla portata di tutti. Un interesse collettivo, un dovere morale o una sfida di modernizzazione? Tutto questo insieme. In queste pagine, l’Internet Saloon di Milano prenotazione dato l’alto numero di frequentatori. Nella palestra di Milano ho incontrato novelli “argonauti” che mi hanno colpito per la curiosità e la creatività, doti straordinarie che unite all’esperienza di vita, creano valore e ricchezza per tutti da 0 a 100 anni. E se leggerete le interviste, non potrete che essere d’accordo con me. q Giovanna Brunitto fotografie di Rosanna Merola LA VOCE DEI PARTECIPANTI Ecco alcune interviste colte al volo... Maria, 78 anni e 78 email da leggere: “Mi scusi, ho poco tempo, ho un blog di ricette di cucina e devo rispondere alle domande... le spiace tornare un’altra volta?”. Antonia, 56 anni dichiarati a fil di voce: “Vengo in palestra per navigare in internet e aggiornarmi sulle cose di moda, sa com’è a una certa età bisogna mantenersi. E sa che in rete ci sono molte più foto e particolari che sulle riviste (sbircio sul video e vedo che ha anche un profilo in Facebook con 350 amici, però! ndr)”. Sebastiano, 64 anni: “Sto creando un album digitale con le foto di mio nipote che è arrivato dall’India l’anno scorso. Sarà il mio regalo per il primo compleanno insieme. Non è un’idea bellissima?”. Amina, 61 anni, in chador colorato: “Sono in Italia da 15 anni e i miei figli abitano qui, ma io chatto con le mie sorelle e ci scambiamo notizie sulle nostre famiglie”. Alberto, 83 anni portati magnificamente e con dieci finestre web aperte: “Dico solo una cosa: Non si può vivere senz@”. 60 MONDO MESTIERI IERI OGGI DOMANI SINCRONIZZANDO 2 / 2010 61 IL PIACERE DI NEGOZIARE La funzione Purchasing nell’attuale contesto economico diventa leva strategica: la negoziazione con il fornitore rappresenta solo l’anello finale di una catena di attività che parte dalla verifica e dalla razionalizzazione della domanda. Le testimonianze dei colleghi. C osa e quanto si è acquistato per realizzare la rete fin dall’epoca delle cinque concessionarie telefoniche e poi di SIP? Agli albori delle telecomunicazioni in Italia la storia degli acquisti della nostra azienda si è specchiata nell’economia del nostro Paese mirandone le scelte. La tipologia degli acquisti in SIP era in verità già molto eterogenea anche se prevalentemente concentrata nelle attività di espansione della rete che negli anni Ottanta hanno assorbito il 70 per cento degli acquisti aziendali per cavi e apparati di trasmissione e centrali di commutazione previsti dal Piano Europa per ridurre il divario tra le telecomunicazioni italiane e quelle dei principali Paesi europei. Nei primi anni Novanta il ridimensionamento dei piani di espansione della rete pubblica fece emergere altri macro comparti di acquisto: terminali utenti circa il 10 per cento, immobili il 15, centrali il 30, del totale aziendale. In seguito gli investimenti si concentrarono sulla modernizzazione della rete e la progressiva numerizzazione con un’incidenza di circa il 45 per cento sul totale. Attualmente nel Gruppo Telecom Italia i comparti merceologici sono molto articolati: si distribuiscono in oltre quaranta mercati d’acquisto, dal comparto delle telecomuniNella pagina accanto, tecnici al lavoro per la costruzione di un telaio nella centrale urbana Telve di Treviso, fine anni Trenta cazioni fisse e mobili a quello dei media, da quello immobiliare a quello dell’Information Technology e dei servizi. Basti pensare che oggi il volume medio degli acquisti del Gruppo Telecom Italia è di oltre 10 miliardi di euro di cui oltre 7 miliardi realizzati in Italia con circa novemila fornitori. UN RUOLO IN EVOLUZIONE Il 2007 è stato fondamentale per la definizione della gestione degli acquisti: nel corso dell’anno si è completato il processo di razionalizzazione con l’accentramento di tutte le attività di approvvigionamento, logistica e gestione degli immobili e servizi di Gruppo nella funzione Purchasing. All’epoca la sua missione si stava già trasformando, passando dall’ottimizzazione del classico trinomio costitempi-qualità, a quella più complessa del costo totale, valutato nell’arco della vita utile delle forniture di prodotti/servizi. Si passava quindi dalla tradizionale ottica del risparmio sull’acquisto a quella del presidio del costo totale aziendale, ossia di valutazione e selezione di alternative non solo economiche ma anche progettuali per soddisfare il fabbisogno espresso dall’azienda. Altre attività si sono quindi sviluppate accanto alle più tradizionali di negoziazione, di controllo dei fornitori in termini preventivi con la qualificazione per l’albo, e consuntivi con il controllo di qualità entrante e di vendor rating ovvero di valutazione dei fornitori stessi. Si sono inoltre sviluppate piattaforme informatiche per realizzare gare online. UNA PARTNERSHIP STRATEGICA La responsabilità di Purchasing continua a evolversi velocemente fino ai giorni nostri. Il cambiamento si è consolidato ed è stato rilevante: la funzione ora partecipa, a monte, alla creazione di nuovi business, alla razionalizzazione dei processi e alla scelta tra soluzioni di insourcing e outsourcing. La negoziazione con il fornitore, elemento tradizionalmente distintivo del ruolo, diventa solo l'anello finale di una catena che vede coinvolte in primo luogo le attività di verifica e razionalizzazione della domanda di beni/servizi, di analisi congiunta con le linee di business delle tematiche di make or buy (produrre internamente o acquistare) e infine di marketing d’acquisto. In questo nuovo contesto, continua a essere fondamentale l'efficacia del presidio dei fornitori in tutte le fasi del processo d'acquisto, da quella preventiva di qualificazione a quella di controllo delle forniture a quella di valutazione finale di tutte le interazioni commerciali, tecniche e am- ministrative del fornitore con l'azienda committente, vale a dire in termini di vendor rating globale. L’attuale complesso contesto economico ha definitivamente ufficializzato il ruolo della funzione Purchasing riconoscendola come leva strategica per il raggiungimento degli obiettivi di ottimizzazione dei costi. Più il mercato si estende e si globalizza e maggiore è il valore aggiunto dell’attività. In questa ottica l’evoluzione tecnologica e l’abbattimento dei confini fisici tramite strumenti di negoziazione online hanno trasformato radicalmente lo svolgimento delle gare, portando notevoli vantaggi sia per la trasparenza delle attività d'approvvigionamento sia per l’efficienza complessiva del processo, stimolando la competizione ben oltre i tradizionali confini. La funzione Purchasing oggi rappresenta inoltre l’elemento centrale per l’attuazione delle politiche di Corporate Social Responsibility che include gli aspetti etici, sociali – con particolare attenzione ai mercati di fornitura dell’Estremo Oriente dove si è trasferita la gran parte della produzione di impianti e sistemi di telecomunicazioni (vedi articolo alle pagine 813) – e ambientali (green procurement) nei confronti del mondo dei fornitori e dell’indotto, ossia dei subappaltatori e subfornitori. q Livia Luceri 62 MONDO MESTIERI IERI OGGI DOMANI SINCRONIZZANDO OGGI - GIUSEPPE PAGANINI IERI - LUIGI SOMMELLA L’importanza della “rotazione” nei diversi ruoli aziendali. È sottolineando questo aspetto che si apre il racconto di Luigi Sommella, 65 anni, in pensione dal 2003. “Sono entrato in azienda nel 1973, a 28 anni, come ingegnere elettrotecnico. Per dieci anni ho lavorato in rete occupandomi di impianti, progettazione, pianificazione e specifiche di apparati. Quanto mi è servita questa esperienza per l’attività successiva di acquisitore!”. Ma i cambiamenti di ruolo sono proseguiti anche dopo il 1983, anno in cui è iniziata l’attività nella funzione Acquisti, e fino a fine carriera. “Ogni 3 o 4 anni cambiavo settore di acquisto: all’inizio mi occupavo di esercizio, traffico e lavori; poi ho ricoperto incarichi in quasi tutti gli altri settori di approvvigionamento: dall’area mercato a quella di commutazione, dall’informatica alla commercializzazione. Questi passaggi sono stati molto importanti per evitare ‘l’assuefazione’ ai fornitori di ogni singolo settore, oltre che naturalmente per la crescita professionale”. Al centro del racconto c’è infatti l’alta professionalità del mestiere. “Un buon acquisitore non ha solo conoscenze tecniche, ma anche economico-finanziarie. Per non dimenticare l’aspetto relazionale: il rapporto con i fornitori e, soprattutto, con la linea richiedente. Tutta la programmazione delle attività è finalizzata al rispetto di tempi, qualità e costi coerenti alle necessità aziendali. Un esempio particolare sono le trattative con il fornitore obbligato. Quando si dovevano ampliare le centrali esistevano dei vincoli tec- nici: i fornitori erano pochi e selezionati, ed era necessario utilizzare la stessa tecnologia applicata in precedenza. In queste condizioni tutto era delegato all’abilità di contrattazione”. E quanto ha influito l’evoluzione tecnologica in trenta anni di lavoro? “È stato un crescendo: di anno in anno aumentavano gli strumenti a nostra disposizione. L’informatica ci ha aiutati moltissimo in quanto siamo riusciti ad avere una caratterizzazione sempre più puntuale dei fornitori e a ridurre notevolmente i tempi di esecuzione delle attività. Basta fare un esempio: negli anni Ottanta ricevevamo le segnalazioni dei fabbisogni dalle linee su scheda cartacea, nel 2003 per alcune categorie merceologiche acquistavamo direttamente online”. Partiamo con un numero: 30.000 circa. “Sono gli atti di acquisto gestiti in un anno dal mio gruppo di lavoro, direttamente o indirettamente attraverso i delivery di territorio”. Basta questo per rendersi DOMANI - PIETRO MENZA conto del volume dell’attività. Ce ne parla Giuseppe Paganini, 49 anni, nella funzione Acquisti fin dall’assunzione nel 1991. “La gestione del tempo, con volumi del genere, è tutto. Quando poi si tratta di acquisti di commercializzazione, destinati quindi direttamente al cliente e non all’interno, i tempi di risposta devono essere ancora più rapidi, a volte nella stessa giornata”. Ma non basta avere tempi veloci di risposta, è necessario anche cercare di anticipare la domanda. “C’è grande collaborazione con le strutture di vendita e con il marketing, che indicano le tendenze e ci permettono di stipulare i contratti in anticipo, con relativi vantaggi in termini di costi e tempi. Questo però è un vantaggio acquisito con gli anni: appena assunto avevo la sensazione che la nostra funzione fosse percepita come ‘lontana’ dalle altre, non integrata come oggi”. A un senior con la S maiuscola è doveroso chiedere dei cambiamenti vissuti dall’assunzione fino a oggi. “Diverse cose sono cambiate, provo a descriverne qualcuna partendo dal ruolo dell’azienda. Da monopolisti pote- vamo quasi imporre determinate scelte, mentre oggi non siamo i soli ad acquistare alcune tipologie di prodotto e la nostra forza contrattuale è diminuita. La tecnologia poi. Molti processi erano offline e si faceva molto ricorso all’archivio documentale cartaceo. Ricordo che agli inizi, fresco di laurea in ingegneria elettronica, proponevo modelli informatici di simulazione, scenari che venivano recepiti con diffidenza. Strumenti, questi e altri, ai quali oggi non potremmo rinunciare per una migliore gestione delle attività. Ma l’evoluzione tecnologica a volte può anche complicarci la vita. Mentre prima telefonia e trasmissione dati erano aree separate, oggi l’integrazione nel campo dell’Ict è sempre più spinta e rende difficile la distinzione tra diverse tipologie di prodotto. Proprio per questo la conoscenza delle nuove tecnologie è strettamente necessaria e non rappresenta più soltanto un valore aggiunto”. Cercavamo il punto di vista “nuovo” del mestiere. L’abbiamo trovato nel racconto di Pietro Menza, in azienda da gennaio 2004. “Quando sono arrivato ero il più piccolo e, a pensarci bene, lo sono ancora. Forse proprio per questo sono stato ‘coccolato’ dai colleghi e mi sono sentito subito a mio agio, una sensazione molto diversa rispetto alle esperienze precedenti. Sono entrato subito nel vivo del mestiere imparando che far parte di Acquisti vuole dire assicurare eticità, sostenibilità e livelli di servizio. Questo PURCHASING AI RAGGI X Ecco una fotografia dell’attività della funzione oggi. ACQUISTI • volume medio degli acquisti del Gruppo Telecom Italia: nel 2009 oltre 10 miliardi di euro di cui oltre 7 miliardi realizzati in Italia con circa 9.000 fornitori; • sistema delle regole definito in procedure che delineano metodi, competenze e responsabilità di acquisto; • struttura organizzativa basata su category manager per competenze su acquisti tecnologici, informatica, infrastrutture, commercializzazione, contenuti, beni e servizi comuni. SUPPLY CHAIN • pezzi movimentati verso clienti (canali Sopra, la costruzione di cavi telefonici nello stabilimento Pirelli di Milano, 1963 2 / 2010 63 commerciali e personale tecnico): ol- ATTIVITÀ DI SUPPORTO • pianificazione operativa con rendicontre 18 milioni all’anno; tazione mensile dello stato di avanza• rete logistica con due magazzini cenmento delle attività; trali e oltre 200 punti di rifornimento del • controllo fornitori nell’intero processo personale tecnico; di acquisto: • struttura organizzativa suddivisa fra ge- nella fase di selezione mediante la stione prodotti commerciali e gestione qualificazione prodotti tecnici. - nella fase di consegna tramite i conIMMOBILI E SERVIZI trolli di qualità entrante • gestione di oltre 11mila immobili; - dopo la consegna per mezzo del ven• gestione, anche in outsourcing, dei serdor rating; vizi di facility management (gestione dei • strumenti informatici principali verso i servizi ambientali, di funzionamento e fornitori per le attività di acquisto: dei servizi alle persone, ecc); - portale fornitori • gestione di oltre 21mila vetture aziendali; - piattaforma per gare online • movimentazione annua di oltre 10mi- piattaforma gestione subappalti. la risorse. proprio durante un cambiamento radicale per la funzione: il processo d’acquisto, prima frammentato, si stava centralizzando. In poco tempo sono passato dalla realizzazione di un sistema di monitoraggio e pianificazione dei fabbisogni alla redazione delle procedure d’acquisto. Queste ultime per me, neoassunto, rappresentavano motivo d’orgoglio: era gratificante vedere la mia firma su documenti così rilevanti, molti peraltro validi ancora oggi”. Con le esperienze successive poi l’arricchimento individuale è continuato. “Mi sono fermato a riflettere sull’evoluzione professionale quando qualcuno mi fece notare che in pochi anni avevo operato su tutte le fasi del processo d’acquisto: dalla pianificazione dei fabbisogni al controllo delle forniture erogate. Altra esperienza molto significativa poi è stata quella vissuta in Telefonica per il progetto Talent Exchange: alcuni mesi molto intensi a Madrid ricchi di confronti sui processi con i colleghi spagnoli”. Chiudiamo con una nota biografica originale. “Io arbitro il football americano: immaginate già la difficoltà nel coordinarsi con 7 arbitri e 22 giocatori in campo”. E anche qui si ritorna sugli aspetti lavorativi. “Così come un buon arbitro deve inquadrare subito le azioni, prevedere in che direzione andrà il gioco e decidere rapidamente, un buon buyer deve inquadrare subito le esigenze del cliente interno, prevedere in che direzione andrà il fabbisogno d’acquisto e decidere rapidamente ed efficacemente le azioni atte a non interrompere gli approvvigionamenti che alimentano il business aziendale”. q Francesco Costanzo 64 MONDO VENITE DA NOI SINCRONIZZANDO 2 / 2010 65 Patrizia Sanzari ITINERARI PREZIOSI Ecco Toscana, Lazio e Abruzzo nei racconti di Laura Catalotti, Patrizia Sanzari, Giovanni D’Alessandro. Le loro emozioni, la nostra voglia di scoprire. Sopra e a destra, la campagna Toscana. Nella pagina accanto, sopra, da sinistra, l’interno del Museo MAXXI a Roma; sotto, il Giardino di Ninfa, Latina. Al centro, uno scorcio del Corno Grande nel massiccio del Gran Sasso, L’Aquila fondono in modo così particolare da suggerire a Dante una famosa similitudine con i Giganti nell’Inferno della Divina Commendia. Ma Monteriggioni non è solo questo: il borgo e i suoi dintorni, sono stati lo scenario di molti spot pubblicitari e di diverse scene di film: Il paziente inglese, La vita è bella e Il gladiatore. Ancora una curva, mi piego dolcemente; ancora un rettilineo, accelero e finalmente entro da una delle due porte e mentre parcheggio leggo la pubblicità della Festa Medievale che si terrà a luglio. Un anziano si avvicina: “Deve venire, è splendida!” Sorrido e l’uomo comincia a parlare, con crescente eccitazione, delle fiaccole, dei personaggi in costume, delle bancarelle e delle botteghe di arti e mestieri, dei funamboli, dei menestrelli e dei loro fantastici spettacoli. Poi descrive i rumori e gli odori. Gli aromi dei cibi di un tempo, mi suggeriscono di chiedere al gentile signore dove assaggiare un piatto tipico del luogo. Non vi anticipo niente sul menù: a voi l’assaggio! q Laura Catalotti LA NOSTRA RISERVA DI FUTURO Moreno Balzani C hiudo la zip della mia nuova giacca in cordura, sistemo il foulard al collo e prendo il casco. La mia Kawasaki ER-6n scintilla sotto il sole primaverile; il cielo è così azzurro da sembrare un dipinto. La giornata ideale per una gita nel Senese. In pochi minuti sono sulla Cassia. Firenze, con le sue rinomate bellezze artistiche, ma anche con il suo traffico caotico, è ormai alle spalle. Anche i miei pensieri sono rimasti in città: la mente è vuota, pronta a germogliare. La natura dolce e variopinta delle colline toscane saprà infondermi quella serenità e quegli spunti di cui sento un urgente bisogno. Natura, aria pulita, colori intensi. I miei occhi si riempiono e si spalancano con vorace desiderio, avidi di altri scorci e delle emozioni che suscitano. Magicamente uno spiazzo! Parcheggio, tolgo il casco, prendo la fotocamera: il cuore fa un balzo. Davanti a me un mare calmo di verde appena increspato dal vento. Mi provoca una vertigine. Uno strano impulso mi spinge a buttarmi e rotolare con le braccia alzate sopra la testa come una bambina. Scorgo, più in là, il grano dorato che si flette dolcemente. Sembra una macchia gialla su un abito verde! Puntini rossi di papaveri sfrontati colpiscono la retina con violenza. Quasi mi infastidisce. Il verde, il giallo e l’azzurro, al contrario, mi avevano donato una profonda serenità. Riparto. Adesso mi concentro sulla moto. Abbandono le emozioni evocate dai quadri campestri e mi lascio andare al brivido del movimento. Dopo la staticità del panorama sento il bisogno di quella scossa che solo l’adrenalina produce. Sono fusa con la moto: siamo un’unica creatura che si muove sensuale sul nastro asfaltato, rombando aggressiva e seguendo ogni pendio e curva come ne facesse parte. Sfreccio in mezzo ai cipressi. “I cipressi che a Bolgheri alti e schietti / Van da San Guido in duplice filar...” Sorrido: ancora ricordo la poesia con la quale il Carducci rese eterno un borgo livornese. La Toscana offre molte opportunità per gli amanti della moto. La scelta degli itinerari è ampia e ognuno di essi consente di divertirsi a disegnare traiettorie perfette tra una curva e l’altra in una scenografia che sembra un quadro di Paladini. Ma la campagna toscana non è solo natura: è arte, architettura, storia, leggenda, e gastronomia! A proposito di cibo: non ho ancora deciso dove pranzare. Forse a Monteriggioni. Nella mia mente appare l’immagine di un colle sulla cui sommità si erge il borgo medievale circondato dalla cinta muraria. Monteriggioni, che sorge lungo la via Francigena, è un luogo quasi fuori dal tempo dove arte, storia e paesaggio si Alzando gli occhi verso la volta della Cappella Sistina, vaste distese verde pastello punteggiate di tinte rosee, fulve e brune fanno da sfondo alle scene della Genesi. Piace pensare che Michelangelo si sia ispirato alla solenne maestà della campagna romana, carica di storia, alle sue fertili pianure attraversate dagli antichi acquedotti, alle sue alture macchiettate di minuscoli borghi le cui origini si perdono in età oscure, anteriori ai romani e agli etruschi. Il Lazio è Roma, una città che offre l’opportunità di ammirare un patrimonio artistico antico e moderno immenso, ma è anche i suoi parchi naturali ricchi di scenari sorprendenti. A poca distanza dalla capitale, chi si avventura alla scoperta del paradiso segreto di terra e acqua che è la Riserva naturale regionale Nazzano TevereFarfa, può ammirare una delle zone umide di maggiore interesse mondiale, polo di attrazione per gli uccelli migratori in transito dall’Europa settentrionale. È anche difficile immaginare che, a circa 20 chilometri in linea d’aria da Piazza di Spagna, all’interno della Riserva naturale Macchia di Gattaceca, ricca di un universo sotterraneo di ben 1.400 grotte di origine carsica, si celi il Pozzo del Merro, un sito geologico paragonabile solo al cenote messicano El Zacaton, che sprofonda per centinaia di metri sotto il livello del suolo, raggiungendo profondità non ancora definite. Il Lazio è Omero e il mito di Odisseo. Nel Parco nazionale del Circeo è possibile evocarne la magia alla ricerca del palazzo e della grotta di Circe sull’isola Eea oggi identificata con il promontorio del Circeo. Il Lazio è anche il Cammino di Francesco, otto tappe lungo le orme del santo che a Greggio, nella valle reatina – nota oggi come valle Santa – concepì nel 1223 la prima rappresentazione storica del presepe e nel 1225 il Cantico delle creature. Il Lazio, luogo di memoria, è fucina ideale di cultura del terzo millennio perché non esiste futuro senza la memoria del passato. Patrizia Sanzari IL CARATTERE ABRUZZESE C’è una parola che da un anno si associa all’Abruzzo ed è “terremoto”. È una parola, per la verità, che gli abruzzesi sono stati costretti a pronunciare spesso nella loro regione, anche prima che si chiamasse Abruzzo: dai terremoti del V secolo dopo Cristo, a quelli, dei quali non si ha che una vaga memoria, dei secoli bui del Medioevo, da quelli del 1348, 1423, 1456, 1461, 1703, 1706, a quello – più spaventoso di tutti – del 1915 nella Marsica, che mietè oltre 25.000 vittime, fino a quest’ultimo del 6 aprile 2009 che ha causato soltanto (si fa per dire) 308 morti, ma che ha colpito una città di 77.000 abitanti, capoluogo di regione, dove risiedevano anche 23.000 studenti universitari. E un terremoto che colpisce una città non è paragonabile ad altri, pur rovinosi, come quello del Belice, del Friuli, dell’Irpinia o dell’Umbria. Se ne va infatti il cuore di un’intera regione. Diventa inagibile il suo centro amministrativo. Diviene non fruibile un patrimonio ar- tistico tra i più importanti d’Italia, con le sue architetture, sacre e civiche, che erano un sogno fatto pietra, accumulatosi nei secoli, risparmiato dallo scuotersi della terra e rinato, ogni volta, su cumuli di rovine. Ci sono parole che gli abruzzesi sentono dire da un anno riguardo a loro, per ragioni che mai avrebbero voluto, e sono dignità, pudore, fierezza, asciuttezza. Appartengono al loro Dna, al loro carattere, simile alla roccia durissima dell’Appennino, capace di spaccarsi in due prima di dar voce al dolore. Così, quando hanno sentito ripetere in tv, o letto sui giornali, che il mondo era colpito dalla dignità con cui gli aquilani stavano affrontando i lutti e lo sconvolgimento delle proprie vite, hanno pensato che il commento, alla fine, non li riguardasse. Quello era il terremoto mediatico. Un evento in cui altri parlavano per loro. Spesso offendendo involontariamente il loro riserbo. E non solo quello, purtroppo. Giovanni D’Alessandro 66 IL RACCONTO DI DANIELE DEL GIUDICE IL FISCHIETTO DA NOSTROMO Daniele Del Giudice è nato a Roma nel 1949 e vive a Venezia. Tradotto in sedici lingue tra le quali l’arabo e il cinese, è riconosciuto come uno dei maggiori scrittori italiani viventi per l’originalità linguistica, la capacità di “raccontare” la tecnica e per l’attenzione al mutare dei comportamenti quotidiani e del comune sentire. Insegna all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Tra le sue principali opere narrative: Lo stadio di Wimbledon; Atlante occidentale; Staccando l’ombra da terra; Mania; I-Tigi. Canto per Ustica; Quaderno dei Tigi (con Marco Paolini) e Orizzonte mobile del 2009, tutti per Einaudi. Qui un suo racconto, in esclusiva per Sincronizzando. “M ia diletta moglie, non sto affatto bene. Devo confessarti che la gioia con cui ho salutato queste gialle acque del fiume Congo dal posto generale di manovra del Landana, il nostro vapore, è pari solo al sospetto e perfino al livore con cui le spio nelle ultime settimane dal ponte dell’ammiraglia Heron, ospite magnanima delle nostre persone e delle voluminose scorte che trasportiamo. Sono acque spinte per più di cento miglia al largo delle coste d’Africa, gialle e piene di sventura come le sponde nude e le colline circostanti, le valli brulle e profonde o le isole piatte inondate dalla marea, gialle tali e quali i pochi campi d’entroterra coltivati a manioca e pistacchio. Però tu mi conosci, io non mi lascio prendere dallo sconforto sebbene affranto dalle noie e per attraversare la regione delle cataratte, studiare i traffici delle Case commerciali e fare di questi luoghi una base della nostra espansione coloniale ho già stabilito il quartier generale a quattro miglia da Matadi e formato la carovana di mori, i soli capaci di affrontare clima e fatiche. Sì, mia amata, in quest’anno del Signore 1886 continuo a lavorare a furia di buona volontà e chinino. Nel porto di Banana ho dovuto patire due o tre febbri e in questo stesso istante mi sento un languore e una spossatezza... pur avendo io ogni cura e precauzione di me stesso il clima del Congo è superiore in malignità, l’emicrania non mi abbandona e mi angustia non poco un’inconsueta inappetenza. Ma non ti allarmare cara, tutti hanno dovuto passare per simile stadio e tra qualche tempo, acclimatandomi, riacquisterò la mia salute di ferro. Così mi assicura l’insigne naturalista dottor Stassano e così io ripeto al caro capitano Fabrello perché non si rattristi e i suoi malanni non debbano peggiorare. Io, capitano di vascello della Regia Marina Italiana, capo della missione italiana al Congo, io tornerò sano come un pesce, lieve d’umore e immemore di questo mal di capo e di tutta l’insonnia. E quando sbarcherò in patria al suono del fischietto da nostromo sarà per stringerti forte nell’abbraccio più sincero. Al proposito mi rincresce che il fischietto in argento di marca Hilliard & Thomason, le forme garbate da rondine e la fine decorazione ad àncora sulla sfera di metallo, un vanto per il nostro legno, sia andato perduto nel via vai degli spostamenti. Per non dire che ho trovato il fatto di cattivo auspicio. Mi manca molto il suo nitore di alti e bassi brevi o prolungati e pause, l’agile crescendo che è preludio d’ogni annuncio più importante, e forse a causa della grande nostalgia mi sembra certe volte di udirlo ancora. Anche adesso, in questo istante preciso, non mi crederai ma sento perfettamente la doppia sequenza che segna l’adunata. Quanto mirabile l’anima umana che si figura quel che non è per portare a se stessa un po’ di consolazione! Ecco, una nuova sequenza, il richia- mo all’altra nave tanto prolungato quanto maggiore è l’anzianità di servizio della nave. È interminabile il suono che mi fingo, sono stupito, si direbbe che a grande tedio spetti grande consolazione e allora devo ringraziare il Signore che mi ha offerto tanto sollievo nel momento della sofferenza. Dura sofferenza dev’essere la mia perché mi sembra di udirlo ancora, frequenza estrema e impulsi sempre più rapidi e forse, proprio adesso, una qualche penuria di armonia. Oh, temo di non conoscere questa melodia sempre più imperiosa e mai, mai avrei pensato che un fischietto da nostromo sapesse generare tutto ciò. Zirli sibili e cigolii sono un fragore ininterrotto e intorno mondi e mondi di silenzio e oscurità, strilli dal compianto strumento e mari e mari di tenebra dietro la sua piccola sagoma limpida e solitaria”. Il racconto si ispira al viaggio realmente compiuto da un giovane militare italiano e alle lettere che indirizzò alla moglie. Joseph Conrad toccò le stesse rotte qualche anno dopo, e vi ambientò Cuore di tenebra.