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recupero restauro
Finiture. Un intervento di recupero di un edificio del ‘600 nel Salento ha messo a confronto elementi molto diversi tra loro. L’uso
dell’acciaio con l’ausilio di finiture colorate e materiali innovativi hanno permesso di esaltare la linearità della pietra leccese
Le finiture di pregio
fanno dialogare l’antico e il contemporaneo
C
onciliando il rispetto
dell’antico con il gusto per il moderno, l’acciaio e la pietra a vista, antiche porte d’ulivo secolare
e divani coloratissimi, Luca Fiocca ha progettato il
recupero di Palazzo Rao a
Miggiano, in provincia di
Lecce. Pareti in pietra luminescente e ciottoli bianchi di Carrara si alternano
a un murales Bisazza che
ritrae Willy il Coyote e
Beep Beep, il tutto rispettando l’impostazione originale dell’edificio costruito
nel ‘600.
Luca Fiocca
committente e direttore lavori
La filosofia seguita in
quest’opera di recupero ha
avuto l’obiettivo di dimostrare che
la bellezza non ha tempo; il design moderno
e una struttura antica possono coesistere
arricchendosi l’un l’altra. L’architettura
seicentesca di Palazzo Rao fa da prezioso
contenitore a materiali e oggetti di
fattura e design contemporaneo
Architetto, in che modo la filosofia della ristrutturazione
si è identificata con la struttura originale dell’edificio?
In quest’opera di recupero
si è voluto dimostrare che
la bellezza non ha tempo,
per cui il design moderno
e una struttura antica possono coesistere. L’architettura antica di Palazzo Rao
fa da mirabile contenitore
a opere e materiali di gusto squisitamente moderno
e futuristico. Il progettista
è riuscito a conciliare l’inconciliabile e a far dialogare secoli diversi prendendo il meglio di ognuno e
mixandone il tutto. Ed ecco
la felice scelta del parquet
di Alberani in ulivo pugliese dalla delicata sfumatura rosa antico, sposarsi al
salotto verde smeraldo di
famiglia ristrutturato per
l’occasione. Il design contemporaneo di Cassina,
Bisazza, Arclinea, De Padova, Jacuzzi, acquista un
allure caldo se incastonato come un gioiello in uno
scrigno senza tempo.
Dal punto di vista tecnico
qual è stata l’intervento più
impegnativo?
L’impronta a tutto l’intervento è stata apportata dal
recupero delle volte della
cucina e della camera padronale faccia a vista. Grazie agli interventi dell’impresa Magia del restauro di
Melendugno in provincia di
Lecce è stato possibile dare
una nuova veste alle superfici. Le operazioni sono con-
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1
1. L’Ingresso al cortile di Palazzo Rao.
2. La scalinata del palazzo storico.
3. La minipiscina immersa tra piante tropicali e imbrici di centenaria memoria.
4. Sui terrazzi dell’abitazione è stato posato dell’acciottolato di Carrara. Per posarlo si
è provveduto prima alla pulizia delle chianche con l’idropulitrice, per poi procedere
con la stesura a rullo di materiale impermeabile.
5. Un mosaico che ritrae Willy il Coyote e Beep Beep occupa la grande superficie
esterna di uno dei terrazzi di Palazzo Rao. La stesura del mosaico ha avuto bisogno
di una preparazione accurata della parete.
La storia di Palazzo Rao
Edificato nel ‘600 Palazzo Rao ospita l’omonima famiglia di farmacisti salentini, che annovera anche uno scienziato e chimico farmaceutico, Diodato Rao. Uomo di cultura e di
sapere all’avanguardia per i tempi e i luoghi in
cui si è trovato a vivere, Diodato fu professore
di chimica all’Università di Napoli e autore di
un importante testo sull’abuso dei farmaci dal
titolo «Repertorio delle incompatibilità chimiche tra farmaci più in uso». Lo splendido palazzo è arricchito all’interno da una farmacia
dell’800 perfettamente conservata, con una
collezione di ampolle di Murano assieme agli
strumenti dello speziere e a una cappella di
famiglia con decorazioni in oro zecchino.
sistite nella stonacatura fatta
a mano con piccole accette.
Poi si è provveduto, laddove
era necessario, a una scartavetratura. Successivamente
è stata realizzata la soffiatura
con l’ausilio del compressore per eliminare i residui della lavorazione. Da ultimo si
è passati alla stuccatura delle fughe con l’impasto a colore. In questa fase, Mastro
Giuseppe insieme al figlio
Massimo hanno utilizzato
polvere di marmo proveniente dalla stessa cava del
Salento dalla quale, quattrocento anni prima, erano
state cavate le pietre calcaree utilizzate nel cantiere di
questo palazzo. L’intervento
è terminato con la stesura di
materiale sintetico consolidante, per evitare la caduta
di piccole particelle di polvere di pietra.
Qual è stato l’apporto delle
finiture nella revisione integrale dell’edificio esistente?
Le finiture hanno conferito
valore aggiunto a Palazzo
Rao e sono state determinanti nella compiutezza
dell’intervento di recupero. L’aspetto più innovativo
è costituito dalla messa in
opera dell’acciottolato di
Carrara sui terrazzi. Per
compiere questa operazione dapprima si è provveduto alla pulizia delle chianche con l’idropulitrice, per
poi procedere con la stesura
a rullo di materiale impermeabile. Successivamente
si è messo in opera Geodrein (Geoplast), sul quale
si sono poi posati i ciottoli
bianchi di Carrara. Il parquet di Alberani, invece, è
stato posato in tre diverse
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recupero restauro
Seminari. Come governare, promuovere e nello stesso tempo controllare l’innovazione nel campo del restauro?
Dal Convegno internazionale di scienza e beni culturali come riattivare la relazione tra ricerca e applicazione
«Governare l’innovazione
processi, strutture, materiali e tecnologie tra passato e futuro»
I
l convegno di Bressanone di quest’anno ha
portato al centro della riflessione interdisciplinare
e della ricerca su scienza
e beni culturali il tema
dell’innovazione.
Si è considerato che le attività pratiche si rinnovano
spesso in assenza di un’adeguata e condivisa consapevolezza delle finalità
e delle esigenze reali del
settore e, il più delle volte, sulla spinta di mode e
parole d’ordine, o di un
trasferimento tecnologico
incontrollato. Ai progressi tecnico-scientifici relativi agli interventi è spesso corrisposta una deriva
nel modo di pensare degli
stessi addetti ai lavori che,
sempre più frequentemente, identificano il restauro
come disciplina competente prevalentemente per
le superfici di pregio, come se le strutture architettoniche fossero di pertinenza soltanto di altre
discipline, e rispondessero
soltanto ad altre esigenze.
Avviene così per esempio
che le soluzioni innovati-
intervento e criteri comuni.
A questo proposito alcune
aree di ricerca innovativa
si possono cogliere anche
nelle relazioni presentate
al convegno di quest’anno. Vi sono comuni alcune linee guida importanti
che si stanno profilando
nelle scelte di innovazione che devono essere tenute in conto.
Gli interventi
ve per l’efficienza energetica, la sicurezza strutturale, il comfort, si applichino sull’edilizia storica
senza alcun filtro critico,
senza strumenti adeguati
di valutazione, senza l’accompagnamento di una ricerca mirata (http://www.
scienzaebeniculturali.it/).
Gli obiettivi del convegno
sono stati quelli di riattivare un circuito informativo
tra il mondo della ricerca e
il mondo dell’applicazione,
affinché i temi che negli
ultimi anni hanno portato a un rinnovamento dei
materiali e delle tecnologie
adottate nel restauro trovino adeguata eco e, per converso, la ricerca trovi maggior ritorno economico e
soprattutto visibilità. Per
fare un esempio, il divieto
d’uso dei solventi tossici
comporterà nel volgere di
pochissimi anni l’abbandono definitivo di molti
materiali ancor oggi po-
polari tra i restauratori e
l’introduzione di materiali
nuovi o ritrovati non potrà
che attivare nuove ricerche
per migliorarne le prestazioni, nella pulitura come
nelle altre fasi di trattamento; coinvolgere sul tema dell’innovazione tutte le
competenze che costituiscono l’intera filiera del mondo
del restauro: produttori, re-
stauratori, ricercatori, progettisti e direttori dei lavori
e infine individuare linee di
Entrando nello specifico
dell’uso di materiali per il
restauro si è voluto chiarire come la prima scelta
non può essere altro che
quella legata alla tossicità,
in questa direzione le indicazioni sono ormai chiare,
la ricerca va verso materiali all’acqua, siano essi
in soluzione che in dispersione. La linea è tracciata
anche dalle normative che
restringono sempre di più
l’uso di solventi (Biscontin). Diversi interventi
hanno riguardato la sperimentazione nel campo delle nanotecnologie applicate
alla conservazione del patrimonio culturale. Si sono
viste proposte di materiali
«nano» sia di natura inorganica che di sintesi organica e i risultati preliminari presentati al convegno
sono confortanti (Nuccio,
Biscontin). Sono state presentate anche ricerche riguardo alla possibilità di
consolidamento di manufatti lapidei calcarei mediante materiali a base di
fosfati ammonici; questo
tipo di materiali potrebbe
rivelarsi di grande utilità
ed efficacia soprattutto in
ambiente umido (Botticelli) e le possibilità diagnostiche e in particolare
l’uso di ndt (non destructive testing) d’indagine,
che aprono nuovi confini di ricerca con risultati
spesso eclatanti (Ginanni
Corradini, Bertoldi, Bracci, Cecchi). Si è discusso
riguardo alla possibilità di
certificare i progetti (Moioli, Benedetti, Catalano,
Della Torre) e di garantire
memoria delle opere che
si sono eseguite e da parte
dell’ente di tutela, di sovrintendere la fase autorizzativa e di sorveglianza del ➪
segue da pagina 6
gio con acqua e detergente specifico. Il teak è stato
avvitato su una pedana in
ferro zincato. Per quanto
concerne il mosaico, la sua
stesura ha avuto bisogno di
una preparazione perfetta
della parete, perché doveva risultare perfettamente
a piombo. La prima operazione è consistita, quindi,
nella preparazione di un
spazzolato, biancoulivo e
teak da esterni. I primi due
sono stati incollati su di un
massetto di sottofondo in
cemento autolivellante realizzato preventivamente.
Si è poi proceduto con il
taglio a misura dei listelli,
all’incollaggio, alla pulizia con alcool dei residui
di colla e infine al lavag6-7. Il recupero delle volte
della cucina e della camera
patronale faccia a vista ha
caratterizzato la fase più importante dell’intervento di restauro. Per la stuccatura delle
fughe con l’impasto a colore
l’impresa è riuscita a trovare
la stessa la cava del Salento
in cui quattrocento anni prima
erano state cavate le pietre
calcaree utilizzate nel cantiere. L’intervento è terminato con la stesura di materiale
sintetico consolidante, per
evitare la caduta di piccole
particelle di polvere di pietra.
supporto di intonaco steso
a più mani per rendere la
6 7
parete perfettamente verticale. Successivamente
è stato steso uno strato di
colla sul quale si è adagiato il mosaico. Prima della
stuccatura a colore è stata
pulita la superficie per eliminare i residui della lavorazione. Da ultimo abbiamo utilizzato una spugnatura per eliminare lo stucco
sul mosaico di vetro. •
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recupero restauro
cantiere anche inserendo
elementi di novità in tutto ciò. Non sono mancati
esempi reali; tra gli altri la
sperimentazione di particolari elementi di chiusura
delle aperture alle Gallerie
dell’Accademia a Venezia
(Codello). Inoltre sono
state affrontate le proble-
fluosilicati all’Arco di Alfonso d’Aragona a Napoli,
oppure in anni più recenti l’impiego in superficie
della resina epossidica al
duomo di Milano, la sperimentazione innovativa con
lastre in policarbonato al
teatro di Eraclea o l’uso
di paraffina e materiali
zazione e regimentazione
delle acque messi a punto
e realizzati in argilla condotta nel Nuraghe Santu
Antine di Torralba (Buninu) o la manutenzione
dell’insediamento di Shali nell’Oasi di Siwa, Egitto, effettuata con tecniche
tradizionali delle costru-
glior comfort abitativo e
un minor impiego energetico. Temi che hanno dato
luogo, a problemi d’inserimento nel paesaggio urbano e «naturale» dei nuovi materiali innovativi (in
primo luogo, afferenti al
fotovoltaico e all’energia
eolica). In particolare si è
rio hanno già ripetutamente confermato le intuizioni
teoriche che sono alla base del loro funzionamento. Le ultime tendenze nel
campo sono rivolte, alle
celle utilizzanti i «nanocristalli» o «cristalli quantistici» che sono suscettibili di una tecnologia re-
Le conclusioni
Le conclusioni emerse al
termine dei lavori hanno
evidenziato l’importanza
che i temi della compatibilità ambientale e della sostenibilità devono trovare
nello snodo tra scienza e
beni culturali un’elaborazione specifica, che vada
L’iniziativa
Nel programma dei lavori del Convegno è stato dedicato uno
spazio speciale al progetto Europeo Elaich (Educational linkage approach in cultural heritage), messo a punto da Technion
Israel Institue of Technology, University of Antwerp, National
Technical University of Athens, Università Cà Foscari di Venezia,
University of Malta. Il progetto (iniziato nel 2009 terminerà nel
2012) ha sviluppato un approccio educativo innovativo per gli
operatori dei beni culturali in cui sono integrati i materiali dei
corsi tradizionali con moderne e-learning applications e lavoro in situ. L’approccio Elaich innesca un dialogo sui valori del
patrimonio culturale e, soprattutto, favorisce l’apprezzamento,
rispetto e tolleranza verso gli altri e il loro patrimonio culturale
(per approfondimenti: www.elaich.technion.ac.il).
matiche relative a materiali e tecniche che indicati,
in passato, come «innovativi» e pubblicizzati
abbondantemente, hanno
poi col tempo mostrato gli
esiti dannosi, fra i casi più
noti, negli anni Sessanta
del secolo scorso, si possono citare i trattamenti
con emulsione vinilica alle pietre di San Marco, con
vinilici, sino all’impiego
dell’idrossido di bario con
gravi fenomeni di sbiancamento superficiale e opacizzazione di alcuni colori
negli affreschi (Treccani).
È stata esaminata anche
la possibilità del valore
potenzialmente innovativo
del recupero della tradizione quali per esempio i
sistemi d’impermeabiliz-
zioni in Karhif, una sorta
di «crosta» di salgemma
misto a fango salino proveniente dai sedimenti
salini nell’area circostante l’oasi (G. Martines). Si
è parlato anche di sostenibilità ambientale e dalla
conseguente necessità di
confronto con scenari configurati da una tecnica in
grado di garantire un mi-
parlato anche di fotovoltaico di terza generazione
e di fotovoltaico organico
(Franco). I pannelli fotovoltaici di terza generazione sono basati su tecnologie innovative che a oggi
non hanno superato ancora
lo stadio sperimentale per
poter passare alla produzione industriale su larga
scala anche se in laborato-
alizzativa più semplice. Il
fotovoltaico organico «al
mirtillo» è invece basato
su una pasta di biossido
di titanio impregnata con
un colorante fotosensibile
organico ottenuto, appunto, dai mirtilli. L’innovativa tecnologia di questo
modello è stata brevettata
un anno fa dal ricercatore
svizzero Michael Gratzel.
oltre gli slogan per evitare che le buone intenzioni vengano tradotte nelle
pratiche deleterie tipiche
di una visione di brevissimo periodo; che la vera
innovazione deriva da una
sempre maggiore sinergia
tra i diversi ambiti quali
la progettazione degli interventi, la produzione di
nuovi materiali e la messa
a punto di metodologie e
tecnologie adeguate, l’applicazione e verifica del
comportamento dei sistemi adottati, la manutenzione e la fruizione e che
l’innovazione che potrebbe interessare scelte, indagini, progetti tecnologie, valutazioni, controlli
e confronti nel settore del
restauro non è stata finora
molto presente. Certamente ci sono stati piccoli passi in avanti, ma sporadici
e quasi casuali, non certamente frutto di discussione e strategie. Le difficoltà
sono reali, le motivazioni
tante e anche ragionevoli.
Si è concluso che il settore
dei beni culturali ha dunque bisogno di tanta innovazione ma soprattutto di
una innovazione governata
e consapevole, e non lasciata al caso, come sembra sia
avvenuto per molti episodi
di trasferimento tecnologico. Rifiutare l’innovazione
è sbagliato, ma sorvegliarla criticamente è necessario (Treccani).
•
Daniela Pittaluga
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Il restauro di Palazzo Rao a Miggiano, Lecce PROGETTO COLORE