24 ore Giovedì 23 giugno 2011 Cosenza. Per le violenze alla suora sollecitati anche 6 anni per il segretario Gaudio. Il 4 luglio la sentenza Chiesti 8 anni per Padre Fedele Abusi all’Oasi Francescana: la requisitoria dei pm Del Bene e Di Maio DOPO LA CASSAZIONE di ROBERTO GRANDINETTI COSENZA - Otto anni per padre Fedele Bisceglia, classe 1937, e sei per Antonio Gaudio, classe 1967. Li hanno richiesti nella tarda mattinata di ieri, al termine della loro requisitoria, i pubblici ministeri Adriano Del Bene e Salvatore Di Maio, della Procura della Repubblica di Cosenza. I due magistrati, che dal settembre del 2010 hanno ereditato lo scottante fascicolo dal pm Claudio Curreli (ora in servizio a Pistoia), hanno insistito sulla colpevolezza degli imputati, ritenendoli responsabili di tutte e sei le violenze che, tra il febbraio e il giugno del 2005, sarebbero state commesse all’interno dell’Oasi Francescana di Cosenza, la struttura di accoglienza per poveri ed immigrati creata dallo stesso padre Fedele. A quest’ultimo vengono contestati cinque dei sei abusi,tutti ai dannidi suor T., la religiosa di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) che prestò servizio all’Oasi e dalla cui denuncia è partita l’intera inchiesta. Gaudio, segretario dell’Oasi, è accusato di aver preso parte a uno dei cinque presunti abusi sulla religiosa e di aver anche tentato di violentare una giovane ospite della struttura. «Di francescano - ha detto il pm Di Maio durante la sua requisitoria - c’è stato ben poco all’interno dell’Oasi Francescana». «La religiosa - ha aggiunto Del Bene - non ha denunciato nell’immediatezza padre Fedele perchè sotto shock e perchè lo temeva. Non andò subito via dall’Oasi, poi, perchè aveva fatto un voto di obbedienza». Nel corso della loro requisitoria (per primo ha parlato il pm Del Bene, poi il collega Di Maio) i due sostituti procuratori hanno ripercorso l’intera vicenda, partendo dalla denuncia che la suora, qualche mese dopo l’ultima violenza presentò a Roma. Con lei c’era suor Gianna Giovannangeli, che l’ha aiutata a presentare la querela e a sostenerla in quei momenti oggettivamente difficili. E suor Gianna ieri era presente anche in tribunale. Ha voluto rappresentare la consorella, assente, e il loro ordine, anch’esso d’ispirazione francescana. Pure suor Gianna, però, è dovuta rimanere fuori dall’aula, in quanto, come ormai noto, l’intero processo (iniziato l’11 marzo del 2008) si sta svolgendo a porte rigorosamente chiuse. C’erano padre Fedele, col solito saio marrone (sebbene sia stato allontanato dal suo ordine, oltre che essere sospeso a divinis), e Gaudio. «Perdono la suora - continuava a dire il frate- madeve direla veritàsu questa vicenda, prima che lo faccia io...». Dopo i due pm hanno preso la parola gli avvocati di parte civile, ossia Marina Pasqua, per conto di suor T., e Amelia Ferrari, per conto del Centro contro la violenza alle donne “Roberta Lanzino”. Anche loro hanno insistito sulla colpevolezza del frate e di Gaudio, chiedendo una «giusta sentenza che restituisca valore a chi ha avuto il coraggio di affrontare un percorso processuale così duro ed impegnativo». Il processo riprenderà lunedì, con laprima arringa difensiva. Parlerà l’avvocato Roberto Loscerbo, difensore, insieme a Elisa Sorrentino, di Gaudio. Il 29 parleranno gli altri avvocati, ossia Eugenio Bisceglia e Franz Caruso, difensori di padre Fedele. Il 4 luglio 4 sentenza, che sarà letta dal giudice Antonia Gallo. Pena definitiva per usura Citrigno ricoverato in clinica COSENZA - L’ordine di carcerazione, scontato dopo la decisione della Cassazione, gli sarà notificato in clinica, dove risulta ricoverato da qualche giorno. Si tratta dell’imprenditore ed editore cosentino PietroCitrigno. Comesi ricorderàmartedì la Cassazione ritenne inammissibile il ricorso presentato dalladifesa controla sentenzaemessa dalla Corte di Appello che, nell’ambito del procedimento denominato “Twister”, condannò Citrigno a quattro anni e otto mesi di reclusione con l’accusa di aver praticato l’usura. Sentenza che, dopo la decisione dei Supremi giudici, è dunque diventata definitiva e che comporterà all’emissione di un ordine di carcerazione. Per questa vicenda, infatti, Citrigno ha scontato solo dieci mesi e nei periodi immediatamentesuccessivi all’operazione “Twister”(risalente al 2004). Padre Fedele Bisceglia davanti al tribunale di Cosenza Medici indagati Morte a Villa Sant’Anna La verità dall’autopsia di STEFANIA PAPALEO CATANZARO - Sarà l'autopsia eseguita ieri pomeriggio nei locali di Medicina legale di Catanzaro a far luce sul decesso di un settantacinquenne di Villapiana Lido, Raffaele De Dominicis, avvenuto la scorsa settimana nel reparto di Cardiologia della clinica Villa Sant'Anna, dove era stato sottoposto ad un intervento a cuore aperto ben riuscito. Ad affiancare Pietrantonio Ricci, primario di medicina legale e nominato come Ctu dalla Procura, anche il perito Walter Caruso, primario di Anatomia patologica all'ospedale di Castrovillari, incaricato dai familiari del paziente. Erano stati questi ultimi, infatti, nell'immediatezza del decesso avvenuto lunedì 13 giugno, a presentare un esposto in Procura, per mano dell'avvocato Saverio Acri, al fine di denunciare tutti gli aspetti poco chiari della vicenda. E il sostituto procuratore Gerardo Dominijanni, senza perdere tempo, aveva spedito i segugi della sezione di Pg dei carabinieri ad acquisire la cartella clinica e identificare tutti i sanitari che si erano succeduti nelle cure del paziente, per poi iscriverne 6 nel registro degli indagati per omicidio colposo, come atto dovuto per poter dare il via agli accertamenti tecnici non ripetibili eseguiti ieri alla presenza anche dei periti nominati dagli indagati. Al momento, infatti, l'unica drammatica certezza resta quel decesso avvenuto all'improvviso e anticipato da alcuni dolori addominali accusati dal paziente finn dal sabato precedente. Un malessere che, tuttavia, non aveva allarmato più di tamto i medici che, infatti, avevano già programmato le dimissioni dell'anziano proprio per quel maledetto lunedì. Ecco perché la moglie e i due figli non avrebbero mai potuto immaginare quanto da lì a poco sarebbe accaduto, dal momento che l'intervento chirurgico a cuore aperto, al quale il paziente era stato sottoposto per una stenosi aostica, era anche ben riuscito. Ai medici indagati (i dottori del reparto di cardiologia Alfonso Agnino, 42 anni, di Catanzaro, Fabio Mario Fonti, 49 anni, di Piazza Armerina, Alfonso Sciangula, 45 anni, di Agrigento, Claudio Roscitano, 33 anni, di Reggio Calabria, Valentina Capovivo, 40 anni, di Torre a Mare, e Andrea Cuccio, 33 anni, di Reggio Calabria) ora il compito di fornire tutte le spiegazioni del caso. 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