Lucia Rizzi – Regole e libertà - 10 aprile 2014 Invitando a Rovereto Lucia Rizzi (la “Tata Lucia” del programma televisivo SOS Tata), abbiamo avuto il piacere di conoscere una donna aperta, concreta, appassionata alla vita. Un’educatrice sempre desiderosa di imparare, che propone le regole come “ricette” tratte dall'osservazione della realtà e dal giudizio sull'esperienza, offerte con un grande rispetto delle persone e con un'attenta valorizzazione delle loro risorse e della loro originalità. Nel partecipatissimo incontro del 10 aprile, sul tema “Regole e libertà: il rischio di educare - Costruire un cammino tra famiglia e scuola” , “Tata Lucia” ci ha lasciato molti suggerimenti. Come aiuto a trattenerli, vi proponiamo una piccola sintesi della serata, che si è protratta a lungo, con molte domande dal pubblico. Ricordiamo anzitutto le ragioni dell'incontro. Nell'esperienza della scuola Veronesi l'accento è posto sull'educazione alla libertà, questo bene preziosissimo che va di pari passo con la responsabilità; sappiamo per esperienza che l'attrattiva conquista molto più di qualsiasi costrizione. Questo fa sì che la parola "regola" sia guardata con un po' di diffidenza, come qualcosa che sostituisce la libertà e la responsabilità di chi educa e di chi è educato. In realtà, si tratta di chiarire cosa intendiamo per "regola": istruzioni per l'uso o ordine che è generato dalla libertà e a sua volta la sostiene? Per questo abbiamo desiderato confrontarci con Lucia Rizzi, che per le sue competenze e la sua esperienza è un interlocutore significativo sia dal punto di vista della famiglia che da quello della scuola. Aprendo l'incontro, le abbiamo posto una doppia domanda: Qual è, sulla base della Sua esperienza, il corretto, costruttivo rapporto tra regole e libertà? Come possono collaborare in questo la famiglia e la scuola? Lucia Rizzi ha risposto con un intervento ampio e coinvolgente, sostenuto da efficaci esempi tratti dalla sua esperienza personale e professionale. Ha chiarito anzitutto che la libertà non è possibile senza conoscenza e ha ricordato che educare - ex ducere – è tirare fuori il meglio della persona. E il meglio non è quello necessariamente quello che immaginiamo noi... Da sottolineare: la persona non si identifica con i suoi comportamenti! Ognuno è unico, con un carattere che lo accompagna per tutta la vita e che non si può cambiare. Si possono cambiare i comportamenti, che si insegnano. Perché cambiarli? In funzione di un rapporto più sano con la realtà e della realizzazione della persona. Come si cambiano i comportamenti? Attraverso la disciplina, termine che deriva da discere (imparare) e discernere: imparare a scegliere la cosa giusta. Con quale metodo educare alla disciplina? Lucia Rizzi insiste sul rinforzo positivo, che fa capire alla persona che un certo comportamento le giova, la fa stare meglio. La punizione serve a poco, arriva quando il male è stato fatto. Il rinforzo positivo propone il positivo anziché insistere sui "non" e apre gli occhi sulle potenzialità. La regola è una ricetta per acquisire buone abitudini. E la felicità è una buona abitudine, come il successo. Le buone abitudini si prendono. Come? Per imitazione. Il bambino imita papà e mamma, che sono i "miti" dei loro figli. "Per favore", "grazie", mangiare insieme a tavola, aiutare la mamma che è stanca... che responsabilità in famiglia! A questo concorre la scuola. E' fondamentale dialogare sulle questioni educative, sui comportamenti, condividere decisioni, per tirare fuori il meglio dal bambino, accettando i suoi limiti. I genitori diano credito alla scuola, che vede il bambino con oggettività. E la scuola, per il bene del bambino, sia aperta alle problematiche familiari, individuando come aiutarlo. Cos'è l'autostima, questo termine tanto di moda? E' la capacità di valutare correttamente quello che si sa fare, con realismo. Ricordiamoci che i figli non sono mai una punizione del Signore: affrontiamo con entusiasmo la loro vita! Dobbiamo essere curiosi di cosa sono i nostri figli: sono altro da noi, ma sempre una scoperta di vita meravigliosa! I valori ci sono, e non hanno prezzo economico. Valore della scelta (come vale la pena trascorrere la serata?...), del tempo (non lamentiamoci che non ne abbiamo, usiamolo bene!), della bellezza... Lucia Rizzi porta, a questo punto, una sua esperienza d'infanzia molto chiarificatrice. La sua mamma, rimasta vedova con i figli piccoli, ha dovuto lavorare sodo per crescerli; la famigliola viveva poveramente in un prefabbricato, avendo perso la casa nei bombardamenti. Ma la sera, mentre si lavavano e asciugavano i piatti, la mamma non mancava di dialogare con i figli su quello che era successo a scuola: si ripassava la poesia, si faceva il punto sulla storia o sulla tabelline... E la domenica si andava a raccogliere i fiori gialli di campo per decorare la tavola a pranzo... Insomma, il tempo per le cose importanti si trovava, e non si rinunciava al bello! Occorre condividere la vita con i figli e non cadere nell'errore di "delegarli" ad altri. Dobbiamo essere entusiasti della nostra vita, ogni istante è un tempo di qualità, perché siamo vivi! Trattiamo le cose secondo il loro scopo, così si godono di più. E ricordiamo che il termine valore è legato a lavoro. La terra non è un valore se non è coltivata... Non abbiamo valori perché non ci lavoriamo sopra! Noi della scuola Veronesi abbiamo goduto della compagnia di Lucia Rizzi anche il mattino successivo: è venuta infatti a trovarci in via Saibanti, accolta con gioia da piccoli grandi, ed ha partecipato al momento del canto che apre la giornata e a cui erano presenti, come ogni venerdì, anche molti genitori. Cogliendo e sottolineando con apprezzamento, come peraltro aveva fatto anche durante l'incontro, i punti di valore della nostra esperienza (“Che fortuna avere una scuola così!” ha ripetuto più volte...), "Tata Lucia" ci ha "rilanciati" al lavoro!