Attrezzature
di Michele Rubbini
UNO SCORPIONE AL COMANDO
IL NUOVO MARCHIO REALIZZATO DALLA C4
na bella ragazza dai capelli biondi e gli
U
occhi azzurri. Ma dal piglio deciso e sicuro di sé. E’ Natalia, 24 anni, la figlia mag-
È nato
Skorpio
giore di Marco Bonfanti, che guiderà Skorpio nella sua avventura nel mondo della
subacquea. L’abbiamo incontrata in
azienda, ad Airuno, dove ci ha mostrato orgogliosa i primi prototipi di pala griffati con
il nuovo logo.
● Natalia,
perché il nome
Skorpio?
Un brand giovane, dinamico, alla cui
testa troviamo Natalia, la figlia
maggiore di Marco Bonfanti. Per
adesso a catalogo c’è una linea di
pale in composito, la Speeder, con
tre differenti versioni (due da pesca e una da
apnea). Noi abbiamo provato la 190, un prodotto davvero semplice
e intuitivo da usare, caratterizzato da un prezzo interessante
«Semplice, io sono
del segno dello
scorpione, i miei genitori anche. E così è nato Skorpio».
● Da quando lavori in azienda?
«Da un paio d’anni, occupandomi principalmente del marketing con l’estero visto
che parlo inglese e francese. Un lavoro che
mi piace molto e al quale penso di essere
portata. Mi sto infatti per laureare in pubbliche relazioni e pubblicità a Milano».
● Sei una subacquea esperta?
«No, nel senso che da poco mi sono avvicinata a questo mondo. Ho frequentato un
corso Apnea Academy e vado regolarmente sott’acqua, ma non mi considero certo
un’esperta. Però mi piace molto l’ambiente
e credo di essere nella giusta condizione
per capire le esigenze dei giovani e di chi si
sta avvicinando all’immersione».
● Se dovessi raccontare Skorpio in
poche parole cosa sceglieresti?
«Una linea giovane guidata da una giovane».
● Quando è nata l’idea?
«Ci pensavamo da un po’ ma prima i tempi non erano maturi. C4 rimane al top, una
linea per esperti, per chi vuole il massimo,
Skorpio, invece, si rivolge più ai giovani, a
chi inizia e vuole un prodotto facile da usare e che non costi una fortuna».
gia di C4 alle spalle».
● Entrando più nel tecnico, che
differenza c’è tra una pala C4 e una
pala Skorpio?
«Anche le Skorpio sono cento per cento
carbonio, solo che il cinquanta per cento è
T700 e l’altro cinquanta è T300. Visivamente balza all’occhio che all’esterno il materiale ha una trama più fine, simile a quella
dei nostri concorrenti; montiamo poi i water rail bassi. In sintesi, le pale Skorpio sono studiate per essere facili e intuitive da
usare, fermo restando che non si tratta certo di giocattoli ma di prodotti altamente
tecnologici. Easy carbon è infatti lo slogan
scelto per la campagna pubblicitaria».
● Sono già disponibili?
«Sì, nei principali negozi».
● Però stiamo sempre parlando di
pale in carbonio?
● Pubblicizzerete Skorpio
anche attraverso la creazione di
un team di atleti?
«Certamente. E di un prodotto di assoluto livello, che non sarebbe stato possibile
realizzare senza l’esperienza e la tecnolo-
«No, non crediamo nell’utilità di questo
agonismo. Preferiamo altre forme di promozione».
L.L.
Natalia Bonfanti “gioca” con
un prototipo di Speeder.
L
uglio 2009. Si affaccia sul mercato
un nuovo marchio. Si chiama Skorpio ed è stato pensato, prodotto,
commercializzato e divulgato dalla C4. A
capo del progetto, però, non c’è Marco
Bonfanti, ma la figlia maggiore Natalia,
che lavora ormai da anni in azienda svolgendo diverse mansioni, con una spiccata
propensione al marketing.
Gli unici prodotti attualmente a catalogo
del nuovo brand sono delle pale in composito (ovviamente a base di fibra di carbonio), chiamate Speeder. Esistono in tre
differenti versioni: due modelli prevalentemente pensati per la pesca (le Speeder
190 e le Speeder 210) e un modello dedicato agli apneisti puri (le Speeder Apnea).
Hanno le pale in carbonio specificamente
studiate per ottimizzare l’approccio da
parte di chi decide di fare il salto di qualità, lasciando le pale in materiale polimerico per utilizzare quelle in composito.
In fase di progetto è stata espressamente
ricercata quella caratteristica che nei trattati di ergonomia è chiamata “user
friendly”. Si cercava di ottenere un pro-
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Attrezzature
PROVA IN ACQUA
● Il mio primo contatto “acquatico” con queste pale è avvenuto sul
Lago di Como: in occasione della presentazione del prodotto ci siamo
ritagliati una mezza giornata di pesca per sottoporle a un esame attento e approfondito. Dimenticavo, oltre a me c’era Marco Bonfanti
in persona, che cercava di carpire, in questo modo, le primissime impressioni in esclusiva, magari osservando anche i movimenti di pinneggiata e di immersione.
● Occorre premettere che, trattandosi di pale, il comfort e l’ottimizzazione della pinneggiata sono determinati anche dalla scarpetta su
cui sono state montate: quelle che mi hanno fornito avevano la scarpetta Omer Millenium che, evidentemente, si adatta bene al mio piede e ai miei movimenti.
● Una volta calzate le pinne e scesi in acqua si può tranquillamente
staccare il cervello. Nel senso che si può fare qualsiasi movimento, indirizzarle con una sola torsione della caviglia, ruotare su se stessi: non
si avverte alcun vincolo anche eseguendo i movimenti più improbabili. E poi sono morbidissime (si tratta delle 25-soft): e dire che in genere io apprezzo le pale piuttosto rigide, scattanti. In questo caso,
però, devo ammettere che la flessuosità non mi dispiace, perché hanno un comportamento assolutamente prevedibile: quando inizio un
movimento, reagiscono esattamente come mi immaginavo avrebbero fatto.
● E’ questa la caratteristica che stupisce di più. Durante gli agguati
le pinne ci seguono con regolarità, si muovono trascinate dal corpo
che avanza senza mai sventolare a causa di una direzione sbagliata
della caviglia.
● Per chi comincia è davvero il massimo. La grande morbidezza della pala si integra con la direzionalità moderata dovuta ai profili guida acqua di esigua altezza: ciò determina una sensazione complessiva molto piacevole.
● Metto le pinne e vado. Nient’altro. Sebbene presentino le caratteristiche di immediatezza tipiche dei modelli in polimero, non va dimenticato che sono realizzate in fibra di carbonio. Quindi va capito
quanto e come spingono.
● Durante i primi tuffi ho notato un’azione molto progressiva. In acqua dolce
la spinta di galleggiamento è inferiore e
questo, al momento dello stacco dal fondo, si avverte in maniera evidente: è come se fossimo eccessivamente zavorrati
rispetto a una risalita in mare. Al momento dello stacco occorre spingere parecchio per incrementare l’azione propulsiva fino a raggiungere una condizione di equilibrio.
● Sono abituato a pale dure e reattive: il
primo colpo di pinna mi stacca dal fondale con una certa prepotenza. Con queste pale così morbide, dotate di profili
guida acqua di esigua altezza, è necessario lavorare un po’ di più, una singola
pinneggiata non è sufficiente, occorre un
movimento continuo, alternato e opportunamente cadenzato.
● D’altra parte, però, con le pale dure
che uso normalmente ogni risalita è impegnativa per le gambe, che subiscono
sollecitazioni importanti: se non si è muscolarmente preparati, si possono accusare crampi anche dopo una sola ora di
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pesca, indipendentemente dalla quota di esercizio.
● Con le nuove Speeder 190, invece, mi muovo tanto, ma non faccio alcuna fatica: in pratica si conquista la superficie spendendo pochissime energie. Probabilmente è una risalita più lenta, almeno nelle prime fasi, ma decisamente poco impegnativa da un punto di vista muscolare e articolare. Motivo per cui sono un prodotto adattissimo a chi si avvicina al carbonio senza averlo mai provato prima: le
sollecitazioni muscolari sono esigue, si riesce ad apprezzare il bello dei
materiali compositi senza dover essere allenati o particolarmente tecnici nei movimenti.
● Non va dimenticato che ho utilizzato le Speeder 190 nella versione 25-soft. Probabilmente se avessi avuto modo di testare le Speeder
210 in versione 30-medium avrei utilizzato un prodotto più vicino alle caratteristiche di cui sono abituato. La maggiore superficie della pala delle 210 rispetto alle 190 e la maggiore durezza forse sarebbero
state sufficienti per darmi una sensazione di risposta più rapida e di
spinta più vigorosa, caratteristiche che apprezzo particolarmente nelle pinne in composito che utilizzo normalmente.
● Una delle ultime prove effettuate è stata quella di pinneggiare
verticalmente rimanendo con la testa fuori dall’acqua: senza fare
alcuna fatica riuscivo a mantenermi con l’acqua a livello delle
spalle. Incrementando l’intensità della pinneggiata, però, non riuscivo ad alzarmi fino a portare l’acqua a livello della bocca dello
stomaco (come invece avviene con altre pinne in composito più rigide che uso abitualmente, a patto di sovraccaricare di lavoro i
muscoli delle gambe).
● La mia sensazione è che questo nuovo modello possa avere il solo limite di essere poco adatto in condizioni di forti correnti, problema tipico, comunque, di tutte le pale morbide. Per il resto credo che
le caratteristiche siano perfettamente riassunte nel messaggio pubblicitario divulgato dall’azienda: Easy carbon. La facilità e l’immediatezza sono infatti, in termini assoluti, le caratteristiche peculiari e, a
mio avviso, vincenti delle Speeder.
dotto che non richiedesse alcun adattamento da parte dell’utilizzatore: un prodotto che non deve essere capito per poterlo apprezzare a pieno, deve solo essere
indossato e utilizzato in maniera istintiva.
E’ ovvio che si trattava di un progetto
molto ambizioso. L’esperienza pluridecennale nella lavorazione dei compositi da
parte di C4 e le indiscusse capacità progettuali di Bonfanti hanno giocato un
ruolo fondamentale. Lo stesso Marco ha
dichiarato che se non avesse avuto a disposizione un laboratorio fornito e completo come quello della C4 e dei macchinari specifici e sofisticati, probabilmente
non sarebbe stato possibile realizzare questi articoli.
Con le Speeder (lo spiegherò meglio in seguito) sembra davvero di utilizzare una tradizionale pala in polimero, che però
esprime prestazioni meccaniche,
in termini di spinta e risposta
elastica, spaventosamente superiori!
Si tratta di
Particolari
della pala, con
i water rail bassi e
la trama fine del
carbonio esterno. Sotto, uno
scorcio del lago di Como,
dove sono state testate le Speeder.
pale adatte a essere montate su scarpette tradizionali di
qualsiasi marca, permettendo quindi all’utilizzatore di
scegliere la scarpetta con cui
si sente maggiormente a proprio agio.
I materiali adottati sono una
combinazione di filato di carbonio
T300 (47 per cento) e di filato Megaforce T700 (53 per cento), opportunamente coesi per mezzo di resine epossidiche. Lo stampaggio (come
per gli altri prodotti della C4) è realizzato su stampi metallici dedicati in
condizioni di altissima pressione ed elevata temperatura.
La scelta di
combinare i
due materiali
nasce dall’intento
di ridurre sensibilmente il costo del prodotto rispetto ad altri della stessa casa
madre: in questo caso l’adozione
del T300 determina, infatti, una riduzione dei costi della materia prima. Gli strati di
laminazione più interni, però, sono comunque stati realizzati con carbonio Megaforce
T700, che ha prestazioni meccaniche superiori e garantisce una maggiore resistenza
anche nei confronti di urti e sollecitazioni
esterne molto gravose.
L’angolo tra pala e piede è di 24 gradi e
questo consente di pinneggiare efficacemente mantenendo comunque i piedi in
posizione naturale. In controtendenza ri-
spetto a tutti i prodotti della
C4, queste pale presentano un
profilo guida acqua di altezza costante (12 millimetri).
Un’altezza decisamente
contenuta, che ha lo
scopo di permettere all’utilizzatore di fare
derapare la pala,
qualora ne abbia
l’intenzione. Chi
proviene da un
modello in
polimero non
è infatti abituato alla forte canalizzazione tipica dei bordi
guida acqua di grande altezza e può faticare per adattarsi alla grande direzionalità
che impongono alla pinna che li monta.
Con questi profili “bassi” si ottiene comunque una buona direzionalità, ma sono concessi anche movimenti alternativi della pinna, aggiustamenti, che ne facilitano l’utilizzo. Non è quindi fondamentale avere una
pinneggiata tecnicamente ineccepibile.
L’aspetto complessivo è decisamente gradevole, il bordo terminale con andamento
sostanzialmente circolare, il logo accattivante nel centro della pala e la trama fine
dello strato più esterno del carbonio si
amalgamano in maniera ottimale, conferendo l’immagine di un prodotto semplice
ma innovativo
Analizzando i modelli si scopre che le
Speeder 190 sono disponibili in due differenti durezze, 25-soft e 30-medium, en-
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Attrezzature
trambe le versioni misurano 784 millimetri di lunghezza per 190 di larghezza.
Una pala con una larghezza così esigua è
estremamente facile da condurre in quanto non si verificano interferenze nella corsa quando le pinne percorrono traiettorie
individuate dagli angoli fisiologici assunti
dalle gambe durante la pinneggiata. Ciò
determina un’ottimale efficacia del movimento nonché un’ottimale risposta sia con
falcate ampie e lente sia con falcate strette e veloci.
Le Speeder 210 si differenziano dal modello precedente per la larghezza di ciascuna
pala: stessa lunghezza ma 210 millimetri di
larghezza contro i 190 millimetri. Accorgimento che incrementa sensibilmente la
massa d’acqua su cui agisce la pala durante la falcata. Rispetto all’altra versione richiedono una maggiore larghezza delle
gambe durante il movimento, ma la superficie maggiore (incrementata di circa il 10
per cento rispetto alla Speeder 190) consente uno stacco dal fondo più poderoso e
un incremento nella spinta massima ottenibile. Anche questo modello è venduto nella
versione 25-soft e nella versione 30-medium.
Le Speeder Apnea sono invece pensate
esclusivamente per gli apneisti: realizzate in
un’unica versione soft, hanno dimensioni
decisamente particolari (lunghezza 860 millimetri, larghezza 190 millimetri). Dunque,
sono ben 7,6 centimetri più lunghe e presentano una larghezza decisamente esigua:
la combinazione di queste caratteristiche le
rende molto semplici da utilizzare e perfette per testare le proprie doti di acquaticità
(l’ingombro trasversale minimo permette di
fare qualsiasi evoluzione senza che le pale si
tocchino).
Per il test in questione ho avuto in prova le
Speeder 190 nella versione 25-soft, le più
morbide della famiglia Speeder, montate su
Piegando la pala (vedi foto)
ci si accorge che mano a
mano che ci si allontana dalla
scarpetta e si va verso la
punta, lo sforzo necessario a creare
un’identica flessione varia di intensità.
DIAMO I NUMERI
Livello di
finitura
Belle. Hanno un’immagine giovane e innovativa
Spinta
Ottima in termini generali. Chi ama le pale dure
può avvertire qualche carenza nelle condizioni
più impegnative di corrente
Ergonomia
Se avessero una scarpetta ergonomica sarebbero probabilmente le pinne più “user friendly”
che abbia mai avuto modo di utilizzare
Semplicità di
utilizzo
Fantastiche. Anche chi non ha mai messo un
paio di pinne in vita sua si sentirebbe a suo agio
Rapporto
qualità/prezzo
Decisamente interessante: 210 euro
una scarpette Omer Millenium. Le pale si
fissano senza bisogno di viti: basta applicare un sottile strato di colla (ad esempio il
Bostik) dentro la scanalatura del longherone, poi si alloggia la pala sfruttando lo scivolamento creato dal collante stesso non
ancora asciugato. Si attendono 24 ore pri-
ma di utilizzarle.
Piegando la pala con le mani ci si accorge
che, mano a mano che ci si allontana dalla scarpetta e si va verso la punta, lo sforzo necessario per creare un’identica flessione varia: dall’azienda hanno confermato l’adozione di un criterio di laminazione,
coperto da segreto industriale, volto a
creare una curva di deformazione perfettamente parabolica, anche a fronte di sollecitazioni esterne di intensità contenuta.
In pratica, la pala si deformerà con andamento parabolico sia quando forzeremo
al massimo sia quando eserciteremo
dei minimi movimenti delle gambe
per conservare la posizione in presenza di una leggera corrente.
Ciò dovrebbe contribuire a ridurre i consumi energetici legati alla pinneggiata in tutte le
possibili condizioni che possono verificarsi durante una battuta di pesca.
Ovviamente, i prodotti Skorpio,
progettati, realizzati e assemblati
interamente in Italia (più precisamente ad Airuno) sono garantiti per
24 mesi dalla data di acquisto.
Michele Rubbini
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