35 Sul monte Nebo Mosè vede la promessa e muore Mosè si spegne sul Monte Nebo, dopo che i suoi occhi hanno potuto contemplare da lontano la Terra promessa. «Fu sepolto nella valle, nel paese di Moab» in un luogo destinato a rimanere sconosciuto per sempre: «Nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba». L a vita di Mosè si chiude sul monte Nebo: con un lungo sguardo indietro, sulla storia vissuta nella solidarietà con Dio e con il suo popolo; e con uno stupito sguardo di speranza alla splendida Terra Promessa che sta lì sotto, ai piedi del monte Nebo: dove Mosè muore. Dio gli passa la sua mano sul volto e gli cancella la luce: gli apre davanti l’abisso: la morte è la porta della Terra Promessa. È questo il senso di ogni vita e di ogni traversata che l’uomo compie nel mondo: quello di camminare nella fedeltà a Dio, di accettare la sua alleanza, di provare la libertà saggiando il proprio cuore e, alla fine, di consegnare a Dio la vita: per un nuovo e definitivo battesimo. I capitoli finali del libro del Deuteronomio sono dedicati alle disposizioni e alle parole estreme del Legislatore. In particolare i capitoli 32 e 33 riportano due antichi canti, messi in bocca a Mosè: nelle intenzioni di chi ha redatto assai più tardi il testo scritto, essi diventano una sorta di testamento spirituale; come avviene nel penultimo capitolo della Genesi con la benedizione di Giacobbe. Ed ecco gli atti conclusivi della missione e della vita di Mosè. Di fronte al popolo egli dice a Giosuè: «Sii forte e fatti animo, perché tu entrerai con questo popolo nel paese che il Signore ai loro padri giurò di darvi: tu gliene darai il possesso. Il Signore stesso cammina davanti a te; egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non ti perdere d’animo» (31, 7-8). In questo modo Giosuè, “servitore di Mosè”, succede a Mosè, “servo del Signore”, come dice il primo versetto del libro di Giosuè. Due qualifiche distinte, come si vede; due diversi ordini d’importanza. Difatti il rapporto di Mosè col Signore è considerato da tutta la Scrittura come particolarissimo, privilegiato; un fatto irripetibile. Il rapporto tra Giosuè e Mosè, invece, è quello normale, da discepolo a maestro. Il Deuteronomio termina con le ultime consegne diMosè e il racconto della sua morte. Giosuè, «servitore di Mosè» Giosuè è certo il più adatto alla successione, tra i pochissimi superstiti della generazione uscita dall’Egitto. Si chiamava Osea, e fu Mosè a dargli il nuovo nome, come ricorda il Libro dei Numeri (13,16): «Mosè diede a Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè». Ci sono anche ordini per i popolo: «Alla fine di ogni sette anni, al tempo dell’anno del condono, alla festa delle Capanne, quando tutto Israele verrà a presentarsi davanti al Signore tuo Dio, nel luogo che avrà scelto, leggerai questa legge davanti a tutto Israele, agli orecchi di tutti» (31,10-11). Anche i vassalli di un grande re, a quel tempo, erano obbligati a leggere periodicamente il testo della loro alleanza col sovrano. Quei documenti si custodivano nei santuari a cura dei sacerdoti; e così avviene per Israele. Come abbiamo già visto, la gioia di entrare nella terra promessa è stata negata a Mosè e a suo fratello Aronne, per cause che abbiamo spiegato nei Numeri all’inizio del capitolo 20. A motivo di un breve crisi di fede (l’esitazione davanti alla roccia da cui doveva sgorgare l’acqua) a nessuno dei due fu possibile entrare nella Terra promessa; Aronne, anzi, morendo prima, non riuscì neppure a vederla da LA BIBBIA - 187 «Non è più sorto un profeta comeMosè, col quale il Signore parlava faccia a faccia» lontano. Un duro provvedimento, un castigo troppo severo, se si guarda soltanto alla colpa in sé. Ma ricordiamoci che la Scrittura ha sempre collegato le responsabilità al grado delle persone: più si sta in alto, maggiori sono le responsabilità, anche nelle piccole cose, e più pesanti sono i doveri. Mosè non entrerà in Canaan, dunque; ma prima di morire vi si potrà spingere con lo sguardo. Ecco l’invito del Signore: «Sali su questo monte degli Abarìm, sul monte Nebo, che è nella terra di Moab, di fronte a Gerico, e contempla la terra di Canaan, che io do in possesso agli Israeliti». (Dt32,49). Tradizionalmente il luogo viene identificato col complesso montuoso del Gebel en-Neba (montagna del Nebo), un gruppo di alture di cui una, il Pisga, digrada verso la depressione del Giordano. Da questa cima, Mosè poté vedere tutta la Terra santa, dal deserto del sud fino all’estremo nord. «Il Signore gli mostrò tutto il paese» Così dice il Deuteronomio, all’inizio dell’ultimo capitolo. E qui occorrono due precisazioni. Innanzi tutto, il testo dà al nord il nome di “Dan”: ed è un anacronismo, perché al tempo di Mosè non si chiamava così. Aggiunge che lo sguardo di Mosè poté spingersi fino al Mediter- raneo: un dato, questo, geograficamente impossibile. Per dire ancora una volta che il testo scritto non vuol essere un trattato di storia, bensì un’indicazione del succedersi di fatti riguardanti la fede. «Tu morirai sul monte sul quale stai per salire, e sarai riunito ai tuoi antenati», aveva detto il Signore a Mosè. Alla sua vita rimane solo il tempo per quello sguardo dall’alto. Poi viene la morte: «Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nel paese di Moab, secondo l’ordine del Signore». Il popolo lo pianse e lo commemorò con le cerimonie rituali e lo seppellì «nella valle del paese di Moab, di fronte a Bet-Peor; nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba». È importante constatare che la tomba di Mosè, il più grande dei grandi uomini d’Israele - «non è più sorto un profeta come lui, col quale il Signore parlava faccia a faccia» (Dt 34,10) - sia rimasta sconosciuta. E questo ha reso impossibile ogni forma di venerazione e di culto. La Bibbia ci ricorda qui che l’attenzione del credente va rivolta al Signore della fede, non al suo mediatore e testimone. nn Mosè morì per la parola di Dio «C he cosa dice il racconto di lui? Che Mosè, servo di Dio, mori per parola di Dio, e nessuno conobbe la tomba e i suoi occhi non si offuscarono e il suo volto non si corruppe. Così noi impariamo che, dopo essere passato per tante fatiche, fu giudicato degno di essere chiamato col nome sublime di ‘servo di Dio’; che equivale a dire che egli fu superiore a tutto. Nessuno infatti potrebbe servire Dio senza essersi elevato al di sopra di tutte le cose del mondo. E proprio questo è il fine della vita virtuosa. Il racconto la chiama morte, in realtà è una morte vivente, che sepolcro non accoglie, su cui non si eleva il monumento funebre, che non offusca gli occhi né corrompe il volto. «Che cosa ci insegnano queste parole? A guardare a un solo fine durante la vita: essere chiamati servi di Dio grazie alla nostra buona condotta. Quando infatti avrai vinto tutti i nemici, l’egiziano, l’amalecita, l’idumeo, il madianita; quando avrai attraversato il mare, quando sarai stato illuminato dalla nube, bevuto dalla roccia e gustato il cibo celeste, quando sarai salito sul monte e avrai scolpito nel tuo cuore le parole divine; quando sarai passato attraverso tutte queste esperienze, allora ti sarai avvicinato alal fine». Gregorio di Nissa, Vita Moysi (II, 314-316) 188 - LA BIBBIA Dal Deuteronomio IL COMMENTO DI MAIMONIDE (1135 - 1204) dal trattato: «I tredici articoli di fede», (7-9) Capitolo 31,1-22 (passim) 7° fondamento Noi crediamo che Mosè nostro maestro, su di lui sia la pace, è il padre di tutti i profeti e i profeti che furono prima di lui e quelli che sorsero dopo di lui non sono al suo livello, ed egli è stato l’eletto fra tutti gli uomini, ed è giunto a una conoscenza di Dio a cui non giunse né giungerà nessun uomo che è esistito o esisterà. La profezia di Mosè nostro maestro, su di lui sia la pace, è distinta dalla profezia di tutti gli altri profeti per quattro aspetti: primo, che a Mosè parlò Dio stesso, come è detto: «Faccia a faccia lo parlerò con lui» (Nm 12,8); e Dio non parlò così a nessun altro profeta. Secondo, che a ogni altro profeta la profezia non venne se non quando dormiva, come è scritto: «Nel sogno della notte» (Gn 31,24), invece a Mosè la Parola veniva di giorno. Terzo, che a ogni profeta, quando giungeva la profezia, si indebolivano le forze, ed egli era atterrito; invece a Mosè, su di lui sia la pace, non accadeva così, e quando gli giungeva la profezia non aveva timore, come è detto: «E Dio parlò a Mosè faccia a faccia, come un uomo parla al suo prossimo» (Es 33,11). Quarto, che a tutti gli altri profeti lo spirito di profezia non scendeva per loro volontà ma per volontà di Dio, benedetto sia; invece Mosè nostro maestro, su di lui sia la pace, ogni volta che lo voleva diceva: «State qui, e ascolterò che cosa vi ordina Iddio» (Nm 9,8). Le ultime oparole di Mosè Mosè andò e rivolse queste parole a tutto Israele. 2 Disse loro: «Io oggi ho centovent’anni. Non posso più andare e venire. Il Signore inoltre mi ha detto: “Tu non attraverserai questo Giordano”. 3 Il Signore, tuo Dio, lo attraverserà davanti a te, distruggerà davanti a te quelle nazioni, in modo che tu possa prenderne possesso. Quanto a Giosuè, egli lo attraverserà davanti a te, come il Signore ha detto. 4 Il Signore tratterà quelle nazioni come ha trattato Sicon e Og, re degli Amorrei, e come ha trattato la loro terra, che egli ha distrutto. 5 Il Signore le metterà in vostro potere e voi le tratterete secondo tutti gli ordini che vi ho dato. 6 Siate forti, fatevi animo, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore, tuo Dio, cammina con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà». 7 Poi Mosè chiamò Giosuè e gli disse alla presenza di tutto Israele: «Sii forte e fatti animo, perché tu condurrai questo popolo nella terra che il Signore giurò ai loro padri di darvi: tu gliene darai il possesso. 8 Il Signore stesso cammina davanti a te. Egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà. Non temere e non perderti d’animo!». 9 Mosè scrisse questa legge e la diede ai sacerdoti figli di Levi, che portavano l’arca dell’alleanza del Signore, e a tutti gli anziani d’Israele. 10 Mosè diede loro quest’ordine: «Alla fine di ogni sette anni, al tempo dell’anno della remissione, alla festa delle Capanne, 11 quando tutto Israele verrà a presentarsi davanti al Signore, tuo Dio, nel luogo che avrà scelto, leggerai questa legge davanti a tutto Israele, agli orecchi di tutti. 12 Radunerai il popolo, uomini, donne, bambini e il forestiero che sarà nelle tue città, perché ascoltino, imparino a temere il Signore, vostro Dio, e abbiano cura di mettere in pratica tutte le parole di questa legge. 14 I loro figli, che ancora non la conoscono, la udranno e impareranno a temere il Signore, vostro Dio, finché vivrete nel paese in cui voi state per entrare per prenderne possesso, attraversando il Giordano». Il Signore disse a Mosè: «Ecco, i giorni della tua morte sono vicini. Chiama Giosuè e presentatevi nella tenda del convegno, perché io gli comunichi i miei ordini». Mosè e Giosuè andarono a presentarsi nella tenda del convegno. 15 Il Signore apparve nella tenda in una colonna di nube, e la 1 8° fondamento Noi crediamo che tutta la Torah che possediamo ci sia stata data per mezzo di Mosè nostro maestro, su di lui sia la pace, e tutta è dalla bocca di Dio, e anche la spiegazione della Torah secondo la Massora (cioè la Legge orale) è dalla bocca di Dio. 9° fondamento Noi crediamo che la nostra tradizione, cioè la Torah di Mosè che possediamo, è stata trasmessa dal Creatore, benedetto sia, e non c’è niente da aggiungervi e niente da LA BIBBIA - 189 togliervi, né nella Torah scritta né nella Torah orale, come è detto: «Non vi aggiungerai e non vi toglierai» (Nm 13,1). CANTICO DI MOSè Il Cantico di Mosè è una composizione che richiama quello dei salmi o degli oracoli profetici. È formato da due grandi sessioni (noi leggiamo solo parte della prima). La prima, rivolta direttamente a Israele (cfr. Dt 1-25), contiene l’accusa del Signore nei confronti del suo popolo, reo di aver dimenticato i prodigi di Dio e di aver rivolto il cuore agli idoli. La seconda è invece diretta alle nazioni pagane, che saranno giudicate a motivo del loro orgoglio. Il loro successo militare, infatti, è sempre opera di Dio, che vuol punire il popolo d’Israele. Questo cantico messo in bocca a Mosè, come ultimo atto della sua vita, costituisce un vero e proprio testamento, che inizia con un solenne invito all’ascolto per il popolo che si accinge ad entrare nella terra promessa senza il suo condottiero. Così anche la Chiesa canta questa prima parte del cantico nelle Lodi del sabato della II settimana, prima di entrare nel riposo domenicale. MEMORIALE DELLA STORIA DI SALVEZZA Diceva Giovanni Paolo II: «La fede biblica è un memoriale, cioè un riscoprire l’azione di Dio disseminata nel fluire del tempo; un rendere presente ed efficace quella salvezza che il Signore ha donato e continua a offrire all’uomo. Il grande peccato di infedeltà coincide, allora, con la smemoratezza, che cancella il ricordo della presenza divina in noi e nella storia». 190 - LA BIBBIA colonna di nube stette all’ingresso della tenda. 16 Il Signore disse a Mosè: «Ecco, tu stai per addormentarti con i tuoi padri. Questo popolo si alzerà e si leverà per prostituirsi con dèi stranieri nella terra dove sta per entrare. Mi abbandonerà e infrangerà l’alleanza che io ho stabilito con lui […] 19 Ora scrivete per voi questo cantico; insegnalo agli Israeliti, mettilo nella loro bocca, perché questo cantico mi sia testimone contro gli Israeliti». 22 Mosè scrisse quel giorno questo cantico e lo insegnò agli Israeliti. Capitolo 32, passim Il cantico di Mosè Udite, o cieli: io voglio parlare. Ascolti la terra le parole della mia bocca! 2 Scorra come pioggia la mia dottrina, stilli come rugiada il mio dire; come pioggia leggera sul verde, come scroscio sull’erba. 3 Voglio proclamare il nome del Signore: magnificate il nostro Dio! 4 Egli è la Roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Dio fedele e senza malizia, egli è giusto e retto. 5 Prevaricano contro di lui: non sono suoi figli, per le loro macchie, generazione tortuosa e perversa. 6 Così tu ripaghi il Signore, popolo stolto e privo di saggezza? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito? 7 Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. Interroga tuo padre e te lo racconterà, i tuoi vecchi e te lo diranno. 8 Quando l’Altissimo divideva le nazioni, quando separava i figli dell’uomo, egli stabilì i confini dei popoli secondo il numero dei figli d’Israele. 9 Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe sua parte di eredità. 10 Egli lo trovò in una terra deserta, in una landa di ululati solitari. 1 Lo circondò, lo allevò, lo custodì come la pupilla del suo occhio. 11 Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali. 12 Il Signore, lui solo lo ha guidato, non c’era con lui alcun dio straniero. 13 Lo fece salire sulle alture della terra e lo nutrì con i prodotti della campagna; gli fece succhiare miele dalla rupe e olio dalla roccia durissima, 14 panna di mucca e latte di pecora insieme con grasso di agnelli, arieti di Basan e capri, fior di farina di frumento e sangue di uva, che bevevi spumeggiante. Iesurùn: appellativo di Isra15 Iesurùn si è ingrassato e ha recalcitrato, ele, di incerto significato. cfr. - sì, ti sei ingrassato, impinguato, rimpinzato Dt 33, 5.26; cfr. Is 44, 2. e ha respinto il Dio che lo aveva fatto, ha disprezzato la Roccia, sua salvezza. […] 44 Mosè venne con Giosuè, figlio di Nun, e pronunciò agli «Morì in quel luogo...» orecchi del popolo tutte le parole di questo cantico. Capitolo 34, 1-12 La morte di Mosè Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutta la terra: Gàlaad fino a Dan, 2 tutto Nèftali, la terra di Èfraim e di Manasse, tutta la terra di Giuda fino al mare occidentale 3 e il Negheb, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Soar. 4 Il Signore gli disse: “Questa è la terra per la quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: “Io la darò alla tua discendenza”. Te l’ho fatta vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!”. 5 Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nella terra di Moab, secondo l’ordine del Signore. 6 Fu sepolto nella valle, nella terra di Moab, di fronte a Bet-Peor. Nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba. 7 Mosè aveva centoventi anni quando morì. Gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno. 8 Gli Israeliti lo piansero nelle steppe di Moab per trenta giorni, finché furono compiuti i giorni di pianto per il lutto di Mosè. 1 La morte di Mosè è una morte in solitudine, in obbedienza e nella sofferenza. Essa è senz’altro una morte in solitudine; infatti Mosè non muore in mezzo al popolo, bensì lontano da quel popolo che aveva tanto amato, per il quale si era addirittura consumato davanti a Dio. Adesso è là, tutto solo sulla montagna, senza testimoni, e muore solo, logorato, per così dire svuotato, dal servizio che ha compiuto. Mosè, poi, muore in obbedienza, come il testo dice con tanta semplicità: «Mosè, servo del Signore morì in quel luogo, secondo l’ordine del Signore ». Egli è l’unica persona nella Bibbia di cui si dica che è morto così:il Signore ha ordinato e lui è morto! Infine egli muore nella sofferenza. Notate che insistentemente il testo ripete: «Tu non vedrai; tu non entrerai ». E Mosè, con estrema umiltà, e anche con dolore, deve accettare questa sua situazione. In un certo senso, si sacrifica per tutti gli altri: gli altri vedranno, mentre lui porta il loro peccato. Infatti, come LA BIBBIA - 191 abbiamo visto, il peccato era probabilmente più altrui che suo: erano gli altri che l’avevano soggiogato a non avere fiducia in Jahvé e ad avere misericordia e compassione di loro; e lui si era lasciato trasci1)are. Ora questo peccato degli altri Mosè lo porta con sé e accetta di espiarlo. Mosè muore e Dio stesso lo seppellisce nella valle. Si, perché il soggetto di quel «fu sepolto…» è proprio IHWH. Dio si comporta con lui come il suo parente più prossimo. Più che un lungo discorso funebre il gesto di Dio, unico nella Bibbia, mostra l’affetto che egli porta al liberatore e legislatore d’Israele. La tomba di Mosè è conosciuta da Dio solo. I figli d’Israele diranno ben, presto che Mosè è stato portato in cielo da Dio, come lo sarà il profeta Elia. UN PROFETA COME MOSè «Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, lui con il quale il Signore parlava come con un amico» (Dt 34,10). Con queste righe si chiude il Pentateuco (i “Cinque Libri”: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio) letti interamente nelle Sinagoghe, perché l’insieme di questi cinque libri è considerato dai Giudei il cuore della Bibbia: come per noi i Vangeli. 192 - LA BIBBIA Giosuè, figlio di Nun, era pieno dello spirito di saggezza, perché Mosè aveva imposto le mani su di lui. Gli Israeliti gli obbedirono e fecero quello che il Signore aveva comandato a Mosè. 10 Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, che il Signore conosceva faccia a faccia, 11 per tutti i segni e prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nella terra d’Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e contro tutta la sua terra, 12 e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele. 9 Alcune concordanze tra la vita di Cristo e di Mosè Mosè CRISTO Il massacro voluto dal faraone (Es 1,22) La strage degli innocenti (Mt 2,16) L’agnello della cena pasquale (Es 12,5-6.13) Cristo che si sacrifica come agnello immolato (Gv 19,33.36) La liberazione degli ebrei dall’Egitto (Es 12,31-32) La liberazione dell’uomo dal peccato tramite Cristo (Ef 2,5) Il passaggio del Mar Rosso (Es 14,22) Il battesimo (1Cor 10,2) Il serpente di bronzo sull’asta (Nm 21,8) L’innalzamento di Cristo sulla croce (Gv 3,14-15) Mosè legislatore (Es 24,12) Cristo portatore di una Nuova Legge (Gv 1,17)