Atti Mus. Stor. nat. Maremma, 22: 3-62 (31 dicembre 2008) ISSN 1126 - 0882 PER LA CONOSCENZA DEGLI SCYDMAENIDAE AFROTROPICALI (COLEOPTERA): DESCRIZIONI E NOTE TO THE KNOWLEDGE OF AFROTROPICAL SCYDMAENIDAE (COLEOPTERA): DESCRIPTIONS AND REMARKS GIORGIO CASTELLINI Museo di Storia Naturale della Maremma, Strada Corsini 5, I–58100 Grosseto, Italia [email protected] Riassunto. Sono esaminati materiali frutto di varie campagne di ricerca; su specie non figuranti tra i materiali raccolti vengono formulate osservazioni di carattere tassonomico e nomenclatoriale. Si espongono alcune riflessioni circa le metodologie dell’indagine tassonomica, con particolare riguardo all’iconografia edeagica. Si esamina la struttura dell’apparato copulatore della femmina, particolarmente nel genere Euconnus, sottolineandone il significato diagnostico e tassonomico. Si descrivono le seguenti 24 nuove specie: Cephennodes leonensis, Euconnus arctos, E. baccettii, E. bartolozzii, E. biamnis, E. bigii, E. bumbunae, E. carlettiae, E. cecchii, E. goniaferens, E. lucai, E. melindae, E. mourgliai, E. pardii, E. rossianus, E. scobina, E. sforziae, E. sosia, E. specula, E. taitii, E. ugolinii, E. walteri, E. walterrossii, Scydmaenus rossii. Si stabiliscono le seguenti sinonimie: Euconnus lanuginosus Franz, 1961 = impendens Castellini, 1986; Euconnus pullatus Reitter, 1882 = bordonii Castellini, 1985; Euconnus quinquepunctatus Reitter, 1882 = medleri Franz, 1977 = paramedleri Franz, 1980 = allomedleri Franz, 1985; Scydmaenus burgeoni Lhoste, 1939 = pilosipennis Lhoste, 1939 = fulviclavis Lhoste, 1939 = suspicionis Castellini, 1982; Scydmaenus sassandrensis Lhoste, 1937 = sassandrensis aethiopicus Franz, 1982 = jimmanus Franz, 1982. Vengono proposti alcuni nomina nova: Euconnus africus pro kenyanus Franz, 1985 (Kenya), E. bremerianus pro bremeri Castellini, 1985 (Sudan), E. dichelos pro furcatus Franz, 1963 (Tanzania), E. eburneus pro planidorsis Franz, 1980 (Costa d’Avorio), E. elaphomorphus pro cerviniformis Franz, 1980 (Congo/Brazzaville), E. franzensis pro piripeniformis Franz, 1990 (Tanzania), E. herberti pro atlantoafricanus Franz, 1980 (Costa d’Avorio), E. insculpticollis pro impressicollis Franz, 1963 (Tanzania), E. pogonatus pro barbatus Franz, 1961 (Guinea Equatoriale), E. silvanus pro longeclavatus Franz, 1984 (Ghana), E. subniger pro nigricans Franz, 1984 (Ghana), Scydmaenus bisbremeri pro bremeri Franz, 1983 (Thailandia). Euconnus handenii è proposto come status novus per E. masaii handenii Franz, 1962. Scydmaenus senegalensis Lhoste, 1939 è riconosciuto come nomen nudum. La presenza di una specie paleartica, Euconnus wetterhalli (Gyllenhal, 1813), nella regione afrotropicale (Gabon, Somalia e Kenya) è motivata ipotizzando una pregressa assai più ampia distribuzione del taxon, poi frammentata dalle successive vicende geologiche, escludendo quindi un trasporto passivo conseguente alle attività umane. Abstract. The paper reports the results of taxonomic examination of materials from various scientific researches. Taxonomical and nomenclatorial observations about other known species are presented, togerther with considerations and remarks on taxonomic methods, with particular reference to aedeagal morphology drawing procedure. The female genitalia morphology, especially that concerning the genus Euconnus, is examined and described, and its diagnostic value is emphasized. 24 new species are described: Cephennodes leonensis, Euconnus arctos, E. baccettii, E. bartolozzii, E. biamnis, E. bigii, E. bumbunae, E. carlettiae, E. cecchii, E. goniaferens, E. lucai, E. melindae, E. mourgliai, E. pardii, E. rossianus, E. scobina, E. sforziae, E. sosia, E. specula, E. taitii, E. ugolinii, E. walteri, E. walterrossii, Scydmaenus rossii. The following synonymies are established: Euconnus lanuginosus Franz, 1961 = impendens Castellini, 1986; Euconnus pullatus Reitter, 1882 = bordonii Castellini, 1985; Euconnus quinquepunctatus Reitter, 1882 = medleri Franz, 1977 = paramedleri Franz, 1980 = allomedleri Franz, 1985; Scydmaenus burgeoni Lhoste, 1939 = pilosipennis Lhoste, 1939 = fulviclavis Lhoste, 1939 = suspicionis Castellini, 1982; Scydmaenus sassandrensis Lhoste, 1937 = sassandrensis aethiopicus Franz, 1982 = jimmanus Franz, 1982. 4 Some new names are proposed: Euconnus africus for kenyanus Franz, 1985 (Kenya), E. bremerianus for bremeri Castellini, 1985 (Sudan), E. dichelos for furcatus Franz, 1963 (Tanzania), E. eburneus for planidorsis Franz, 1980 (Ivory Coast), E. elaphomorphus for cerviniformis Franz, 1980 (Congo/Brazzaville), E. franzensis for piripeniformis Franz, 1990 (Tanzania), E. herberti for atlantoafricanus Franz, 1980 (Ivory Coast), E. insculpticollis for impressicollis Franz, 1963 (Tanzania), E. pogonatus for barbatus Franz, 1961 (Equatorial Guinea), E. silvanus for longeclavatus Franz, 1984 (Ghana), E. subniger for nigricans Franz, 1984 (Ghana), Scydmaenus bisbremeri for bremeri Franz, 1983 (Thailand). Euconnus handenii is proposed as new status for E. masaii handenii Franz, 1962. Scydmaenus senegalensis Lhoste, 1939 is recognized as nomen nudum. The presence of a palaearctic species Euconnus wetterhalli (Gyllenhal, 1813) in the Afrotropical region (Gabon, Somalia and Kenya) is explained by supposing a primal wider presence of this taxon, afterwards fragmented as a consequence of geological events, not by colonial or commercial activities. INTRODUZIONE Sono qui di seguito riferiti i risultati dell’esame di materiali rivenienti da indagini esperite nella Regione Afrotropicale in tempi e occasioni diverse. Sono inoltre presentati rilievi e osservazioni di ordine tassonomico e nomenclatoriale su specie non presenti nei materiali analizzati. Buona parte del materiale esaminato si deve a Walter Rossi, all’attività di indagatore ed esploratore della natura afrotropicale che egli assiduamente svolge nel corso del suo impegno scientifico; Walter Rossi è ordinario di Botanica sistematica presso l’Università dell’Aquila e a lui sono debitore di non poche occasioni di studio negli ultimi decenni; a Walter Rossi il mio cordiale ringraziamento. Altra cospicua parte di materiale appartiene al Reparto di Entomologia della Sezione di Zoologia “La Specola” del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze; sono esemplari frutto di varie campagne africane di ricerca, consegnati alla tutela di Luca Bartolozzi (che ne è anche il principale raccoglitore), curatore di quel reparto e che qui ringrazio per avermene affidato l’esame. Sono segnalati anche altri materiali, modesti per quantità e di varia origine, che in tempi diversi ho avuto l’opportunità di esaminare. Lo studio ha fornito lo spunto per qualche riflessione sui metodi di indagine e su alcuni aspetti della morfologia degli Scydmaenidae. La conservazione del materiale è indicata come segue: - CNBF: Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale, Verona; - GC: collezione dell’autore; - MF: Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, Sezione di Zoologia “La Specola” (in questo caso l’indicazione è corredata del numero di catalogo di quel Museo). La République Démocratique du Congo è segnalata come “Congo/Zaire” e la République du Congo come “Congo/Brazzaville”. I taxa sono trattati in ordine alfabetico all’interno dei singoli generi. Le illustrazioni relative a specie che mostrano qualche affinità morfologica nei caratteri delle strutture copulatrici, sia maschili che femminili, sono associate nelle tavole onde consentire un più immediato confronto e facilitarne, al caso, il riconoscimento. CRITERI DI ESAME In precedenti occasioni ho avuto modo di far cenno ai problemi che affliggono lo studio degli Scydmaenidae (CASTELLINI 2006: 7-8; 2007: 225-227), il maggiore dei quali è senza dubbio l’insufficienza dell’iconografia offerta dalla prevalente letteratura. Le figure sono spesso solo accennate, non adeguatamente definite e per di più presentate in posizioni diverse, dorsali, ventrali, laterali, più o meno inclinate rispetto 5 all’occhio dell’osservatore, su questo o quel fianco. La vista laterale, quando è l’unica proposta, serve a ben poco, pur divenendo un utile complemento allorché affianca l’immagine in vista dorsale; la vista dorsale è nella maggior parte dei generi quella che meglio evidenzia e descrive i caratteri del taxon. L’insufficienza delle immagini miranti a definire l’identità della specie comporta il rischio di un errore nell’interpretazione; la centralità tassonomica dell’edeago richiede una corretta e dettagliata conoscenza dell’organo, al fine di ottenere un’esauriente ed inequivoca conoscenza della specie. Di qui dunque il criterio seguito in queste note (come del resto anche in altre, precedenti) volto a meglio definire graficamente gli elementi morfologici fondanti della specie, anche se questa è già conosciuta. Eccesso di immagini? Forse, ma si tenga presente che un disegno di solito comunica assai più di una descrizione, per quanto questa possa esser dettagliata. Nel disegno delle diverse strutture assunte a principale fondamento della distanza tassonomica ciò che importa non è la rappresentazione totale, plastica, magari tridimensionale, di tutto ciò che nel complesso appare all’occhio dell’osservatore: la riproduzione puntuale e totalmente fedele all’originale non è adeguata, come non lo è un’immagine fotografica nella quale tutto viene di fatto riprodotto, con inevitabile presenza e commistione di elementi complementari, marginali, accessori, scarsamente significativi, nascenti dalle varie strutture secondarie più o meno direttamente connesse all’oggetto che si intende illustrare. È invece necessario eseguire una selezione tra gli elementi disponibili, privilegiando nella scelta quelli il cui significato morfologico (e quindi tassonomico, diagnostico e possibilmente anche filogenetico) appaia maggiormente evidente o espressivo, assegnando loro un opportuno rilievo grafico nei diversi piani di profondità. La coerenza del linguaggio iconografico esige che ogni raffigurazione sia proposta secondo quei modelli che sono meglio rispondenti alla necessità di una soddisfacente ed efficace rappresentazione, e cioè che l’edeago sia disegnato in vista dorsale o ventrale, e possibilmente anche laterale, e il telitagma in vista ventrale; nella rappresentazione laterale dell’edeago la scelta tra i due lati si fondi sull’opportunità di evidenziare in maniera adeguata le strutture interne dell’organo, che non di rado sono asimmetriche e che quindi possono fornire immagini apparentemente discordi. Un elemento morfologico e tassonomico ad un tempo e che definirò accessorio senza tuttavia volerne sminuire l’importanza, dato che costituisce una possibile fonte di incertezza, risiede nel fatto che le strutture copulatici sono in parte membranose, elastiche, mobili e pertanto talvolta morfologicamente precisabili con difficoltà; esse sono inoltre soggette alle modifiche conseguenti, da un lato, alle vicende chimico-fisiche cui è sottoposto l’esemplare dopo la morte, e dall’altro, alla successiva manipolazione che, per quanto attenta, non riesce talvolta ad evitare qualche involontaria conseguenza meccanica. Un’esatta e totale comprensione di tali strutture può rivelarsi in qualche caso difficile, e la successiva rappresentazione grafica divenirne un’interpretazione, più che un’esatta definizione; non mancano casi in cui la disposizione delle strutture interne dell’edeago è stata portata a fondamento della distanza interspecifica. Di qui la necessità di curare che il giudizio tassonomico sia esercitato con il necessario rigore: al di là di ogni possibile fattore di incertezza o di ambiguità, importa ancora una volta rimarcare come ciò che al di sopra di ogni altro elemento definisce il taxon è l’impianto, l’assetto, l’organizzazione morfologica generale e particolare dell’organo, edeago o telitagma, valutata nei suoi elementi basilari, fondanti, strutturali. SULLA MORFOLOGIA DELL’ARMATURA GENITALE DELLA FEMMINA Si espongono qui alcune osservazioni volte a conseguire una più dettagliata nozione dei genitali ectodermici della ♀, e nel contempo a confermare come anche tra gli Scydmaenidae la morfologia dell’armatura genitale femminile possa avere un significativo valore diagnostico; forma e aspetto dei componenti di tali strutture pos- 6 sono essere sufficientemente differenziati nelle diverse specie, tanto da configurarsi quali elementi di valore tassonomico. Oltre a condurre ad una migliore conoscenza della specie, l’esame dell’apparato copulatore consente la determinazione di una ♀ allorché questa sia il solo esemplare disponibile. Quanto alla tecnica di esame, è opportuno segnalare come la costituzione tissutale delle strutture copulatrici della ♀ sia per solito tutt’altro che robusta nel suo complesso, tanto nei singoli scleriti quanto nei legami (muscoli e membrane) che ne uniscono le diverse componenti; a ciò si aggiunga il fatto che l’esemplare sottoposto ad esame è quasi sempre non fresco, ma conservato. Sono elementi che in qualche caso possono mostrare un impianto non del tutto corrispondente al vero e quindi ingannevole; sarà quindi necessario valutare la forma e la reciproca posizione dei diversi scleriti riconoscendo, per quanto possibile, e tenendo presenti le variazioni accidentali che questi possono aver subito. La struttura copulatrice è da giudicare nel suo assetto di base e nella configurazione fondamentale degli elementi che la compongono. L’occasione per indagare sull’armatura genitale della ♀ è data dall’esame dei materiali di cui si dà conto in queste righe, e le osservazioni e le riflessioni che ne seguono restano di necessità limitate ai generi Euconnus e Scydmaenus che costituiscono la sola base di indagine. Nei materiali esaminati ascrivibili al genere Scydmaenus l’armatura genitale della ♀ presenta una modesta o modestissima variabilità a livello di specie, accompagnata da una debole o debolissima consistenza tissutale (in qualche caso sostanzialmente assente), due fattori che non consentono di riconoscere né di valutare elementi di significato diagnostico; in più, la struttura talvolta non è esente da qualche incostanza morfologica all’interno di una stessa specie, verosimilmente a causa della propria fragilità. Ecco dunque che, almeno tra gli Scydmaenus afrotropicali, lo studio della struttura genitale femminile rimane sostanzialmente impraticabile. Aggiungo che l’azione del tassonomo è ulteriormente aggravata dal fatto che le ♀ di specie diverse sono spesso tra loro praticamente indistinguibili, restando identificabili con ragionevole certezza unicamente ex societate maris, quando cioè, in accettabile conformità dell’esomorfologia generale, siano state raccolte insieme al ♂ conspecifico nelle medesime condizioni di data e di luogo. Il genere Euconnus, al contrario, offre sufficienti aspetti morfologici e strutturali, quanto meno nei taxa qui esaminati, e ad esso resterà per conseguenza circoscritto l’approfondimento tassonomico dell’indagine. Il telitagma è l’armatura genitale scheletrica della ♀, la struttura copulatrice con funzione anche di ovopositore; l’assetto di base dell’organo è da riconoscere nell’associazione degli uriti IX e X, parzialmente o totalmente retratti all’interno dell’addome e più o meno ridotti a seconda dei generi o delle specie. L’urite X è presente, ancorché ridotto al solo tergite, in Leptomastax ed in Palaeostigus; è assente invece in Euconnus e in Scydmaenus, tanto nelle specie paleartiche che in quelle afrotropicali. Nella generalità degli Euconnus il telitagma è totalmente retratto nell’addome. Un caso che appare idoneo a darne una descrizione generale è quello presentato da E. oblongus (Sturm, 1838), una specie paleartica che qui assumiamo ad esempio fondante e nella quale i singoli elementi costitutivi appaiono chiaramente interpretabili nella loro originaria funzione; le figg. 1, 2 e 3, tratte da un esemplare italiano (Toscana: Zeri), ne illustrano la configurazione sostanziale. Il telitagma è costituito fondamentalmente dall’urite IX, che è anatomicamente e topograficamente diviso in tergite IX e sternite IX; il lato dorsale del telitagma è quello rivolto verso la faccia interna dei tergiti addominali, il lato ventrale è quello opposto, rivolto verso la faccia interna degli sterniti addominali. La vista ventrale del telitagma è quella che consente di apprezzare adeguatamente il complesso delle diverse strutture e l’organizzazione generale dell’organo. Il tergite IX è di forma più o meno trapezoidale, ampio, di esile consistenza, lamellare, pressoché della stessa dimensione del tergite VIII alla cui superficie interna è addossato, ed è definito morfologicamente da un lieve ispessimento perimetrale. 7 Il telisternite è lo sclerite ventrale dell’urite IX, ovvero l’evoluzione dello sternite IX: diviso in due emisterniti simmetrici, più o meno falciformi, mobili, tipicamente articolati alla loro estremità prossimale e provvisti di ciuffi di brevi chete apicali; l’ufficio dei due emisterniti è verosimilmente quello di regolare a guisa di doppio sportello il transito nelle vie genitali della ♀, sia nella copula che nell’ovideposizione. Tergite IX e telisternite convergono distalmente fino ad accostarsi, formando in tal modo un angolo tra 60° e 70°; insieme costituiscono una sorta di imbuto un po’ schiacciato in senso dorso-ventrale. Il telisternite è dunque topograficamente prossimo al margine distale del tergite IX, ma da questo strutturalmente distinto e indipendente; i due emisterniti che lo compongono sono tipicamente in posizione ventrale nel telitagma, non sono cioè vincolati al tergite IX, il quale si allunga distalmente oltre il loro margine prossimale; sono liberi e giacciono su di un piano diverso rispetto a quello su cui è posto il tergite IX, ciò che conferma l’indipendenza strutturale del telisternite rispetto al tergite IX. Il telisternite è alquanto robusto, massiccio, solido, ben sclerificato, mobile (risponde cioè alla spinta esercitata meccanicamente su di esso con gli strumenti di dissezione) e apparentemente in grado di agire. Un caso che segnala una fase di notevole riduzione dell’organo è rappresentato da E. hirticollis (Illiger, 1798), altra specie paleartica, in cui le strutture appaiono nettamente indebolite, come illustrano le figg. 4 e 5, anch’esse tratte da un esemplare italiano (Toscana: Padule di Fucecchio); il telitagma è alquanto semplificato, interamente membranoso, lieve, esile, dai contorni incerti, la forma ad imbuto schiacciato è perduta; il telisternite è debole, gracile, laminare, semitrasparente ed è posto sullo stesso piano del tergite IX di cui costituisce di fatto la prosecuzione pur mantenendo una propria individualità strutturale. Nelle specie esaminate in queste note la condizione prevalente sembra essere quella riconducibile ad hirticollis, quella cioè di un’avanzata riduzione della struttura (figg. 6, 7 e 8). Con la progressiva perdita della funzione originaria il telisternite pare incamminato verso l’integrazione o la fusione con il tergite IX: in bumbunae (figg. 9 e 10) e in metasternalis (fig. 12) l’indipendenza anatomica e funzionale del telisternite rispetto alla struttura generale del telitagma è ormai cessata e i due emisterniti sono morfologicamente la continuazione del tergite IX al quale sono saldati con tissutale continuità. Il significato tassonomico del telitagma resta valido anche nei casi in cui l’involuzione compare particolarmente avanzata, dato che nelle varie specie l’organo manifesta, in generale, caratteri morfologici diversi e pertanto significativi. In alcune specie di Euconnus compare uno sclerite singolo, posto ventralmente al telisternite ed esterno a questo (quinquepunctatus fig. 14, usanus fig. 15), talvolta corredato di strutture di particolare rilievo (handenii figg. 16 e 17); la forma di tale sclerite suggerisce almeno in un caso un’originaria struttura biloba (refertus fig. 18), ciò che consente di ipotizzare come esso fosse inizialmente attivo, mobile, costituito di due elementi, e secondariamente ridotto e integrato nel telitagma. Nei coleotteri la struttura dei genitali ectodermici della ♀ annovera tipicamente vari scleriti simmetrici, mobili, collocati nella porzione distale e ventrale dell’addome, generalmente interpretati come appendici segmentali dello sternite IX e variamente involuti nei diversi gruppi; un componente dunque dell’armatura genitale della ♀ integrato nel telitagma o comunque a questo associato, che può esser definito “sclerite accessorio” non essendone certa l’origine evolutiva se non nelle linee generali e che mostra la particolarità di variare morfologicamente a seconda della specie, assumendo un chiaro significato tassonomico. La funzione dello sclerite accessorio può essere quella di ausilio e sostegno alle strutture contigue. Se il telisternite sia capace di movimento attivo, se cioè i due emisterniti siano dotati di funzionalità in quanto mossi da adeguata muscolatura e quindi in grado di esercitare una funzione, sembra da escludere: la condizione generale dell’organo nelle diverse specie lascia ritenere che la struttura si ormai inattiva, almeno nella maggior parte dei casi, in conseguenza del processo di regressione. All’opposto, la raggiunta 8 continuità tissutale fra tergite IX e telisternite non significa necessariamente che al secondo sia ormai del tutto impossibile ogni movimento, attivo o passivo, indipendentemente dalla presenza di strutture muscolari: il punto di fusione che unisce i due elementi è assai modestamente sclerificato, membranoso e quindi probabilmente flessibile. L’articolazione tra il telisternite e le strutture attigue si può dunque intendere, nei diversi casi, come connessione plastica di due scleriti morfologicamente indipendenti, oppure come mobilità reciproca tra due porzioni di uno stesso sclerite, resa possibile da qualche maggiore elasticità tissutale nel punto dell’ormai cessata articolazione. In sostanza, non è da escludere la facoltà di qualche movimento attivo o passivo da parte del telisternite, anche se ridotto e involuto. Cephennodes l e o n e n s i s n.sp. Holotypus ♂: Sierra Leone, Western Area: Lakka (Mourglia, VI.1988), GC. Convesso, compatto, lucido. Bruno giallastro scuro. Nessuna punteggiatura se non quella costituita dagli attacchi delle chete, rada e sottile. Pubescenza finissima, aderente, rada, dorata, brevissima ovunque tranne che sui lati del pronoto e delle elitre, dove però è solo leggermente più lunga. Capo breve, immerso nel pronoto fino all’orlo posteriore degli occhi. Occhi di media grandezza (14 ommatidi), oblunghi, debolmente sporgenti. Antenne di media robustezza, articoli del funicolo tutti tanto lunghi quanto larghi; clava di tre articoli assai poco distinta, formata cioè da antennomeri gradualmente più larghi verso l’estremità dell’antenna. Palpi senza caratteri particolari. Pronoto fortemente convesso, lati dolcemente arrotondati nei due terzi prossimali, poi rotondamente convergenti fino al margine anteriore e carenati per circa la metà della lunghezza; base non rettilinea ma percettibilmente bisinuata, cioè lievemente incavata verso l’interno dello sclerite tanto a destra quanto a sinistra della metà; angoli posteriori acuti; massima larghezza più o meno al terzo prossimale; in vicinanza di ciascuno degli angoli posteriori, ma da essi discosta, una depressione irregolare, svasata, quasi una fossetta, poco profonda. Elitre poco convesse, i lati quasi diritti e lievemente convergenti fino ai due terzi della lunghezza dopo un brevissimo restringimento basale, poi arrotondati fino all’apice; massima larghezza assai prossima alla base; nel mezzo della base di ciascuna elitra un’ampia e profonda fossetta di forma irregolare; scutello piccolo, lucido; callo omerale debolissimo, accompagnato presso il margine interno da una leggerissima cresta rettilinea, breve, orientata verso l’esterno dell’elitra. Zampe senza particolari caratteri. Misure (in mm). Statura 1,13. Capo largh. 0,34 compresi gli occhi, lungh. 0,32 dal livello dell’inserzione nel pronoto al margine distale delle mandibole. Antenne lungh. 0,43. Pronoto largh. 0,64, lungh. 0,40. Elitre largh. 0,66 prese insieme, lungh. 0,65 alla sutura. Edeago: fig. 22. Note. La superficie del capo presenta un’ampia depressione avente l’aspetto di un triangolo equilatero con gli angoli arrotondati, il vertice in direzione dell’occipite e il fondo disegnato in forme simmetriche; la disponibilità di un unico esemplare non consente di affermare che tale struttura configuri un carattere sessuale secondario, ma la cosa appare verosimile. Derivatio nominis. Dal nome del paese in cui la specie è stata raccolta. Euconnus a f r i c u s nom.nov. Euconnus kenyanus Franz, 1963: FRANZ 1963: 59. Tipo: Mount Kenya (Kenya). 9 Euconnus kenyanus Franz, 1985: FRANZ 1985: 163. Tipo: Nairobi (Kenya). Euconnus africus nomen novum pro Euconnus kenyanus Franz, 1985, nec kenyanus Franz, 1963. Derivatio nominis. Riferimento, invero molto generale, al continente in cui la specie è stata scoperta. Euconnus a r c t o s n.sp. Holotypus ♂: Sierra Leone, Western Area: Lakka (Mourglia, VI.1988), GC. Compatto, robusto, villoso, lucido. Bruno giallastro vivace. Nessuna punteggiatura, a parte quella riferibile agli attacchi delle chete, che peraltro è minutissima. Pubescenza doppia, ma le macrochete sono distinguibili dalle microchete solo per la robustezza lievemente superiore, mentre la lunghezza è la stessa; l’intera superficie tegumentale è coperta da una pubescenza non folta ma regolare, di colore giallo chiaro, lunghetta, ordinata, semieretta; le macrochete sono tuttavia visibili sui lati del capo (pochissime), sui lati del pronoto (poche) e sui femori; la pubescenza delle antenne, anch’essa relativamente folta e lunga, è di aspetto consueto. Capo triangolare, tempie quasi rettilinee, vertice quasi piatto, margine anteriore non incurvato. Occhi grandi (25 ommatidi), sporgenti. Antenne: la lunghezza della clava è alquanto superiore a quella della metà dell’intera antenna; artt. III-VI compatti, tanto lunghi quanto larghi; clava di quattro articoli, robusta, molto distinta, tutti gli articoli fra loro nettamente separati: gli artt. VIII-X asimmetrici, con una dilatazione al margine esterno in forma di dente ottuso; art. XI semplicemente asimmetrico. Palpi normali. Pronoto decisamente conico, i lati solo debolmente arrotondati, poco convesso sul disco, la massima larghezza alla base, gli angoli posteriori longitudinalmente carenati per breve tratto; nessuna fossetta, ma avanti la base un solco rettilineo trasversale, diritto, regolare, profondo. Elitre allungate, modestamente convesse, i lati moderatamente arrotondati, la massima larghezza più o meno alla metà della lunghezza; alla base nessuna conformazione degna di nota; callo omerale non breve e ben disegnato. Zampe prive di particolari caratteri. Misure (in mm). Statura 1,60. Capo largh. 0,35 compresi gli occhi, lungh. 0,32 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,84. Pronoto largh. 0,42, lungh. 0,42. Elitre largh. 0,67 prese insieme, lungh. 0,87 alla sutura. Edeago: figg. 23 e 24. Derivatio nominis. Presenti i modi e le forme in cui la pubescenza per solito compare tra gli Euconnus, la specie manifesta una villosità particolarmente rigogliosa; in greco “árctos” significa orso, unde nomen. Euconnus b a c c e t t i i n.sp. Holotypus ♂: Gabon, Estuaire: Réserve de la Lopé (Bartolozzi & Taiti, 14.XII.1995), MF n. 6543. Paratypi: stessi dati di località e raccolta, 4 ♀ MF n. 6544. Moderatamente convesso, lucido, allungato e robusto nello stesso tempo; l’aspetto generale richiama l’immagine di tre strutture più o meno discoidali (capo, torace, elitre) poste in successione. Bruno giallastro scuro. Superficie tegumentale liscia, appena percettibili i punti di attacco della pubescenza, che è doppia, con macrochete lunghe, diritte, folte, gialle, poste prevalentemente sulle tempie, sulla regione occipitale del capo, sui lati del pronoto e del metasterno; microchete brevi, gialle, semiaderenti, rade, sul resto del corpo. 10 Capo parallelo, pochissimo convesso sul vertice, le tempie lunghe, quasi rettilinee, appena convergenti, l’occipite largamente arrotondato, la fronte lievemente convessa. Occhi collocati esattamente agli angoli anteriori del capo, medio-piccoli e sporgenti nel ♂ (circa 20 ommatidi), piccolissimi nella ♀ (6-7 ommatidi). Antenne: funicolo snello, clava robusta, separata, ben distinta, di quattro articoli, VIII-X fortemente trasversi. Terzo articolo dei palpi allungato. Pronto convesso, molto ristretto alla base, quasi globoso, accentuata la curvatura laterale; due fossette prebasale, centrali, ben impresse e molto vicine tra loro, unite da un debole solco trasversale; a ciascuno degli angoli basali una fossetta piccolissima, a fatica percepibile. Elitre convesse, regolarmente e lungamente arrotondate ai lati, la massima larghezza poco prima della metà della lunghezza; alla base di ciascuna elitra una lieve e distinta depressione; callo omerale debole. Zampe prive di particolari caratteristiche. Misure (in mm). Statura 1,65-1,70. Capo largh. 0,32-0,34 compresi gli occhi, lungh. 0,32-0,36 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,54-0,58. Pronoto largh. 0,38-0,42, lungh. 0,36-0,45. Elitre largh. 0,65-0,67 prese insieme, lungh. 0,900,95 alla sutura. Edeago: figg. 25 e 26. Telitagma: fig. 19. Caratteri sessuali secondari. La diversa dimensione degli occhi fra ♂ e ♀ è verosimilmente in relazione al sesso. I femori anteriori sono nel ♂ lievemente più robusti che nella ♀. Derivatio nominis. La specie prende nome da Nicola Baccetti, uno degli studiosi cui si deve la raccolta dei materiali de “La Specola” qui esaminati. Euconnus b a r t o l o z z i i n.sp. Holotypus ♂: Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16. XII.1995), MF n. 6522. Paratypi: stessi dati di località e raccolta, 3 ♀ MF n. 6523. Convesso, allungato, robusto. Bruno giallastro scuro. Nessuna punteggiatura se non quella, assai lieve, dovuta agli attacchi delle chete. Pubescenza doppia: macrochete lunghe, gialle, erette, folte, sui lati del capo, del pronoto e del metasterno, microchete più brevi, sottili, dorate, aderenti, sul disco del capo e del pronoto e sulle elitre. Capo triangolare, pressoché piatto sul disco, le tempie quasi rettilinee e fortemente convergenti verso l’occipite, che è strettamente arrotondato; margine frontale anch’esso arrotondato. Occhi medio-grandi (appena più di 20 ommatidi), poco o nulla sporgenti. Antenne: funicolo snello, artt. III-VII tanto lunghi quanto larghi, clava di quattro articoli distintamente separata, artt. VIII-X trasversi. Palpi normali. Pronoto poco convesso, moderata la curvatura laterale, il restringimento basale è di poco inferiore a quello distale, la massima larghezza circa a metà della lunghezza; alla base quattro fossette, le due centrali di misura lievemente maggiore e unite da una solcatura trasversale. Elitre ampie, convesse, la curvatura laterale poco accentuata, la massima larghezza più o meno a metà della lunghezza; alla base di ciascuna elitra un’infossatura, più o meno evidente; callo omerale debole. Femori ingrossati, gli anteriori più distintamente degli altri. Misure (in mm). Statura 1,50-1,60. Capo largh. 0,25-0,29 compresi gli occhi, lungh. 0,31 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,50-0,53. Pronoto largh. 0,38-0,40, lungh. 0,40-0,43. Elitre largh. 0,56-0,64 prese insieme, lungh. 0,850,89 alla sutura. Edeago: figg. 27 e 28. Telitagma: fig. 20. 11 Derivatio nominis. La specie è dedicata a Luca Bartolozzi per i motivi indicati all’inizio di queste note. Euconnus b i a m n i s n.sp. Holotypus ♂: Sierra Leone, Western Area: No. 2 River Valley (Rossi, 18-22.V.1991), GC. Paratypus ♂: stessi dati di località, raccolta e conservazione. Compatto, robusto, nell’insieme poco convesso. Nero o bruno nerastro, ma antenne, palpi e zampe di colore bruno giallastro. Tegumento liscio e lucido; la sola punteggiatura visibile è quella connessa agli innesti della pubescenza. Appena percettibile la differenza tra macrochete e microchete: la lunghezza è la stessa, ma le prime, ai lati del capo e del pronoto, appaiono lievemente più diritte delle seconde, che sono invece aderenti e più sottili; nel complesso la pubescenza è debole, breve e rada, di colore giallo. Capo triangolare, quasi piatto sul vertice, le tempie leggermente convesse e fortemente convergenti verso l’occipite; margine anteriore quasi diritto, posteriore regolarmente incurvato. Occhi medio-grandi (23-25 ommatidi), lievemente sporgenti. Antenne: funicolo sottile, gli articoli appena più lunghi che larghi; clava ben distinta di quattro articoli, i primi tre decisamente trasversi. Palpi normali. Pronoto convesso, conico, fortemente attenuato in direzione distale, i lati quasi rettilinei, la base appena percettibilmente ristretta; la massima larghezza è subito avanti la base; questa è provvista di due piccole fossette unite da un solco trasversale. Elitre allungate, la curvatura laterale regolare e modesta, la massima larghezza al terzo prossimale; nessuna particolare scultura alla base; callo omerale lievissimo, breve. Zampe sottili, femori molto debolmente ingrossati. Misure (in mm). Statura 0,96. Capo largh. 0,21 compresi gli occhi, lungh. 0,20 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,38-0,42. Pronoto largh. 0,25-0,26, lungh. 0,27-0,29. Elitre largh. 0,42-0,43 prese insieme, lungh. 0,53-0,54 alla sutura. Edeago: figg. 29 e 30. Parameri brevi, robusti, egualmente larghi per l’intera loro lunghezza, ciascuno con una serie di quattro o cinque chete apicali. Note. All’estremità di ciascuna elitra, presso la sutura ma alquanto discosta dall’angolo distale, si osserva una depressione circolare, svasata e poco profonda, con al centro una fossetta regolarmente disegnata; tale conformazione è probabilmente un carattere sessuale secondario, ma la disponibilità di soli esemplari ♂ non consente di riconoscerne con certezza il significato. Derivatio nominis. Libera trasposizione dall’inglese al latino di parte del nome della stazione di raccolta della specie. Euconnus b i g i i n.sp. Holotypus ♂: Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16. XII.1995), MF n. 6521. Esile, parallelo, poco convesso. Bruno giallastro. Nessuna punteggiatura: appena percettibile, ma solo sulle elitre, quella riferibile agli attacchi delle chete. Pubescenza doppia: macrochete brevi, gialle, diritte, rade, disposte solo sulle tempie e sui lati del pronoto; microchete rade, finissime, gialle, appena più lunghe delle macrochete, semierette, su capo, pronoto ed elitre. Capo subrettangolare, debolissima la convergenza delle tempie verso l’occipite, quasi piatto il vertice, tempie lievemente arrotondate, margine anteriore appena convesso, occipite largamente arrotondato. Occhi medio-grandi (20 ommatidi all’in- 12 circa), molto leggermente sporgenti. Funicolo antennale esile, gli artt. III-VI appena percettibilmente più lunghi che larghi; clava robusta di quattro articoli tra loro ben separati, i primi tre fortemente trasversi, l’ultimo decisamente più lungo che largo. Palpi normali. Pronoto visibilmente più lungo che largo, depresso, i lati debolmente convessi, il restringimento basale di poco superiore a quello distale, la massima larghezza circa a metà della lunghezza; alla base due fossette centrali ben impresse; a ciascun angolo posteriore una fossetta piccola e a fatica distinguibile. Elitre snelle, allungate, depresse, poco arrotondate ai lati, con la massima larghezza a livello del terzo prossimale; nessuna scultura basale; callo omerale distinto, allungato. Zampe senza particolari caratteri. Misure (in mm). Statura 1,26. Capo largh. 0,21 compresi gli occhi, lungh. 0,20 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,43. Pronoto largh. 0,29, lungh. 0,32. Elitre largh. 0,45 prese insieme, lungh. 0,73 alla sutura. Edeago: figg. 31 e 32. Note. All’apice di ciascuna elitra si osserva una decisa fossetta oblunga, accompagnata da una breve depressione tangente alla sutura: un probabile carattere sessuale secondario, la cui natura potrà essere confermata dall’esame di altro materiale. Derivatio nominis. La specie prende nome da Ferdinando Bigi, uno degli studiosi cui si deve la raccolta dei materiali de “La Specola” qui esaminati. Euconnus b r e m e r i a n u s nom.nov. Euconnus bremeri Franz, 1983: FRANZ 1983a: 183. Tipo: Khon Kaen (Thailandia). Euconnus bremeri Castellini, 1985: CASTELLINI 1985: 9. Tipo: El Geneina (Sudan). Euconnus bremerianus nomen novum pro Euconnus bremeri Castellini, 1985, nec bremeri Franz, 1983. Derivatio nominis. Modifica del nome originario, intesa tuttavia a mantenere l’intitolazione della specie al suo scopritore, H.J. Bremer. Euconnus b u m b u n a e n.sp. Holotypus ♂: Sierra Leone, Northern Province: Bumbuna (Mourglia, VI.1988), GC. Paratypi: Sierra Leone, Northern Province: Bumbuna (Rossi, 3.II.1980), 2 ♀ GC; Western Area: Guma Valley (Rossi, 17.XI.1983), 1 ♀ GC; Southern Province: Tiwai Island (Rossi, 4.XI.1987), 1 ♀ GC. Paratypi: Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16. XII.1995, ad lucem), 4 ♂ 2 ♀ MF n. 6542. È questa una specie a lungo rimasta confusa con Euconnus liberiae Lhoste, 1935. CAUCHOIS (1955: 118) presenta, attribuendolo a liberiae, un edeago solo somigliante a quello di liberiae e chiaramente dissimile da quello che LHOSTE (1935: 255) aveva proposto a corredo della descrizione originale; successivamente FRANZ (1961: 202) redige una descrizione integrativa di liberiae, disegnando un edeago più o meno corrispondente a quello di CAUCHOIS, affermando che esso è comunque coerente con quello di LHOSTE, ma lamentando il fatto che nell’immagine che illustra la descrizione originale sia rappresentata solo la porzione terminale dell’organo, con conseguente impossibilità di riconoscere esattamente la specie. Un’altra descrizione integrativa di liberiae è pubblicata sempre da FRANZ (1977: 127), con un edeago che però questa volta è pienamente conforme a quello di LHOSTE. Finalmente FRANZ (1980b: 360) cita liberiae indicando come riferimenti bibliografici solo la descrizione originale (LHOSTE 1935) e la propria ultima indagine sulla specie (1977), con ciò implicitamente ammet- 13 tendo che CAUCHOIS (1955) ed egli stesso (FRANZ 1961) hanno trattato di qualcos’altro. E. liberiae quale inteso da CAUCHOIS (1955) e da FRANZ (1961) non è E. liberiae, ma una specie fin qui senza nome. Gli esemplari componenti la serie tipica della nuova specie che qui ora si propone con il nome di bumbunae sono in tutto rispondenti alla descrizione ed alle immagini fornite da CAUCHOIS (1955) e da FRANZ (1961) per l’allora presunto liberiae. Tra liberiae e bumbunae le differenze esomorfologiche sono invero assai modeste, ma la distanza interspecifica è senz’altro confermata dalle strutture di edeago e telitagma, come mostrano in modo inequivoco le figg. 35, 36 e 11 per liberiae e le figg. 33, 34 e 9 per bumbunae. Robusto, convesso, lucidissimo. Bruno giallastro chiaro (Gabon) o bruno giallastro scuro, in parte decisamente nero (Sierra Leone). Nessuna punteggiatura, la superficie tegumentale è lucidissima. Pubescenza costituita solo da macrochete più o meno folte, erette, gialle, brevi, diritte, solo ai lati del pronoto e del metasterno; le microchete sono praticamente assenti, non più di quattro o cinque per esemplare, finissime, brevi, dorate, disposte qua e là sulle elitre. Capo pressoché regolarmente arrotondato nell’intera circonferenza, appena trasverso, quasi piatto sul vertice. Occhi di media dimensione (circa 20 ommatidi), per nulla sporgenti. Antenne snelle, gli articoli del funicolo tutti appena più lunghi che larghi; clava ben distinta di quattro articoli tra loro separati: negli esemplari del Gabon gli artt. IX e X sono chiaramente trasversi, mentre in quelli della Sierra Leone lo sono alquanto debolmente. Palpi senza particolari caratteri. Pronto globoso allungato, i lati ampiamente arrotondati, modesta la differenza tra il restringimento basale e quello distale, la massima larghezza alla metà della lunghezza; nessuna scultura alla base. Elitre convesse, lungamente arrotondate ai lati, la massima larghezza a circa metà della lunghezza; nessuna depressione né fossetta basale; callo omerale appena accennato. Zampe sottili, modesto l’ingrossamento dei femori. Misure (in mm). Statura 1,45-1,65. Capo largh. 0,30-0,34 compresi gli occhi, lungh. 0,29-0,31 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,58-0,65. Pronoto largh. 0,32-0,40, lungh. 0,40-0,43. Elitre largh. 0,64-0,71 prese insieme, lungh. 0,840,91 alla sutura. Edeago: figg. 33 e 34. La struttura del cercine basale è analoga a quella osservata in melindae (fig. 53); nella vista dorsale di bumbunae (fig. 33) tale struttura è segnalata dalla presenza di due lievi protuberanze nel margine basale della capsula. Telitagma: fig. 9. La geonemia della specie comprende, oltre alla Sierra Leone, anche le regioni segnalate dai due autori sopra ricordati per il frainteso liberiae, e cioè Ruanda (CAUCHOIS 1955: 118) e Guinea Equatoriale (FRANZ 1961: 204). Derivatio nominis. Dal nome della località di provenienza dell’holotypus. Euconnus c a r l e t t i a e n.sp. Holotypus ♂: Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16. XII.1995, ad lucem), MF n. 6538. Allungato, subparallelo, depresso, lucido. Bruno rossastro scuro. Nessuna punteggiatura, se si eccettua quella riferibile agli attacchi delle chete, che sono quasi impercettibili su capo e pronoto e appena più marcati sulle elitre. Pubescenza doppia: macrochete brevi, gialle, diritte, non particolarmente folte, disposte solo sulle tempie e sui lati del pronoto; microchete molto rade, finissime, gialle, aderenti, su capo ed elitre ma assenti sul disco del pronoto. Capo nettamente triangolare, allungato, fortemente ristretto verso l’occipite 14 che è acutamente arrotondato, vertice solo debolmente convesso, lati quasi rettilinei, margine anteriore convesso. Occhi grandi (circa 30 ommatidi), per nulla sporgenti. Antenne: funicolo esile, artt. III-VI compatti, tanto larghi quanto lunghi; clava robusta di quattro articoli tra loro nettamente separati, i primi tre fortemente trasversi e di lunghezza chiaramente crescente, ultimo tanto lungo quanto largo. Palpi normali. Pronoto leggermente convesso sul disco, moderatamente arrotondato ai lati, poco ristretto alla base ma alquanto più decisamente verso il margine anteriore, la massima larghezza poco prima della metà della lunghezza; alla base due fossette centrali ben disegnate e due fossette laterali più piccole, ciascuna posta esattamente all’angolo basale. Elitre subparallele, moderatamente arrotondate ai lati, depresse sul disco, la massima larghezza più o meno alla metà della lunghezza, alla base lievemente e irregolarmente infossate; callo omerale appena accennato. Zampe senza particolari caratteri. Misure (in mm). Statura 1,24. Capo largh. 0,23 compresi gli occhi, lungh. 0,31 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,40. Pronoto largh. 0,31, lungh. 0,32. Elitre largh. 0,47 prese insieme, lungh. 0,65 alla sutura. Edeago: figg. 37 e 38. Derivatio nominis. La specie prende nome da Beatrice Carletti, che è fra gli studiosi cui si deve la raccolta dei materiali de “La Specola” qui sottoposti ad esame. Euconnus c e c c h i i n.sp. Holotypus ♂: Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16. XII.1995, ad lucem), MF n. 6540. Paratypus ♂: stessi dati di località e raccolta, MF n. 6541. Globoso, robusto, villoso, lucido. Giallo brunastro chiaro. Nessuna punteggiatura se non quella dovuta agli attacchi delle chete, finissima e visibile solo sulle elitre. Pubescenza doppia, ma la differenza fra macrochete e microchete è minima, la lunghezza, il colore, la densità sono praticamente le stesse: le macrochete, diritte, erette, sono sui lati del capo, sull’occipite e sui lati del pronoto, le microchete, semiaderenti, sono sul capo e sulle elitre. Capo leggermente trasverso, poco convesso sul vertice, regolarmente arrotondato nella porzione posteriore, da una tempia all’altra; margine anteriore convesso. Occhi medio-grandi (20 ommatidi), sporgenti. Antenne snelle, gli articoli del funicolo tutti tanto larghi quanto lunghi, di forma subsferica, clava modestamente distinta, di quattro articoli, VIII-X tanto larghi quanto lunghi. Palpi senza particolari caratteri. Pronoto globoso, ampiamente arrotondato, il restringimento basale di poco minore di quello distale, la massima larghezza a metà della lunghezza; alla base cinque fossette ben impresse, le tre centrali più marcate delle due laterali. Elitre convesse, brevi, non particolarmente pronunciata la curvatura laterale, la massima larghezza a metà della lunghezza; nessuna scultura basale; callo omerale evidente, breve, ben disegnato. Zampe esili, sottili, femori non ingrossati. Misure (in mm). Statura 1,50. Capo largh. 0,32 compresi gli occhi, lungh. 0,29 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,65. Pronoto largh. 0,40, lungh. 0,42. Elitre largh. 0,58-0,62 prese insieme, lungh. 0,75-0,82 alla sutura. Edeago: figg. 39 e 40. Derivatio nominis. La specie prende nome da Bernardo Cecchi, uno degli studiosi cui si deve la raccolta dei materiali de “La Specola” esaminati in queste note. 15 Euconnus d i c h e l o s nom.nov. Scydmaenus furcatus Schaufuss, 1884: SCHAUFUSS 1884: 400. Tipo: Etiopia, sine certiore indicatione loci. CSIKI 1919: 47 (Euconnus). Euconnus furcatus Franz, 1963: FRANZ 1963: 43. Tipo: Uluguru Mts. (Tanzania). Euconnus dichelos nomen novum pro Euconnus furcatus Franz, 1963, nec furcatus (Schaufuss, 1884). Derivatio nominis. Il termine latino “furcatus” e il greco “díchelos” hanno più o meno lo stesso significato. Euconnus e b u r n e u s nom.nov. Euconnus planidorsis Franz, 1979: FRANZ 1979b: 50. Tipo: Table Mountain (Sudafrica). Euconnus planidorsis Franz, 1980: FRANZ 1980b: 411. Tipo: Parc du Banco (Costa d’Avorio). Euconnus eburneus nomen novum pro Euconnus planidorsis Franz, 1980, nec planidorsis Franz, 1979. Derivatio nominis. Riferimento ideale al nome, liberamente latinizzato, del paese patria della specie. Euconnus e l a p h o m o r p h u s nom.nov. Euconnus cerviniformis Franz, 1962: FRANZ 1962a: 369. Tipo: Mount Kilimanjaro (Tanzania). Euconnus cerviniformis Franz, 1980: FRANZ 1980a: 111. Tipo : Kindamba Méya (Congo/Brazzaville). Euconnus elaphomorphus nomen novum pro Euconnus cerviniformis Franz, 1980, nec cerviniformis Franz, 1962. Derivatio nominis. Trasferimento dal latino al greco del significato del nome. Euconnus floralis Cauchois, 1955 CAUCHOIS 1955: 100. Sierra Leone, Western Area: Lakka (Mourglia, VI.1988), 1 ♂ GC. Specie descritta del Ruanda e nota solo di tale paese. Euconnus forcipifer Franz, 1980 FRANZ 1980a: 115. Sierra Leone, Western Area: Lakka (Mourglia, VI.1988), 1 ♂ GC. Edeago: figg. 41 e 42. Specie descritta del Congo/Brazzaville e nota solo di tale paese. Euconnus f r a n z e n s i s nom.nov. Euconnus piripeniformis Franz, 1982: FRANZ 1982b: 254. Tipo: Yakkala (Sri Lanka). 16 Euconnus piripeniformis Franz, 1990: FRANZ 1990: 43. Tipo: Uzungwa Mts. (Tanzania). Euconnus franzensis nomen novum pro Euconnus piripeniformis Franz, 1990, nec piripeniformis Franz, 1982. Derivatio nominis. Omaggio a Herbert Franz (1908-2002), primo al mondo fra gli studiosi di Scydmaenidae. Euconnus g o n i a f e r e n s n.sp. Holotypus ♂: Sierra Leone, Western Area: No. 2 River Valley (Rossi, 18-22.V.1991), GC. Snello, convesso, rotondamente allungato. Bruno giallastro brillante. La sola punteggiatura visibile, peraltro tenuissima, è quella portata dall’inserzione delle chete. Pubescenza doppia: macrochete brevi e semierette, di colore giallo, disposte ai lati del capo (solo qualcuna), del pronoto (pochissime) e del prosterno (assai fitte); microchete brevi, gialle, aderenti, molto rade su pronoto ed elitre. Capo all’incirca tanto lungo quanto largo, quasi piatto sul vertice, le tempie molto debolmente convergenti verso l’occipite, in pratica quasi parallele; margine frontale pressoché rettilineo, margine occipitale poco arrotondato; in vista superiore la congiunzione della gena con il margine occipitale suggerisce un angolo retto. Occhi medio-grandi (22 ommatidi), per nulla sporgenti. Antenne: gli articoli del funicolo sono piccolissimi, subsferici e tra loro strettamente appressati; la clava è assai distinta, robusta, di quattro articoli alquanto separati; artt. VIII-X brevi e nettamente trasversi. Palpi normali. Pronoto convesso, a forma di barilotto, l’attenuazione distale è di poco superiore a quella basale, la massima larghezza è situata quasi esattamente alla metà della lunghezza; davanti alla base due piccole fossette unite da un debole solco trasversale. Elitre convesse, allungate, la curvatura laterale non particolarmente accentuata, la massima larghezza poco avanti la metà della lunghezza; nessuna conformazione degna di nota alla base; callo omerale molto tenue, breve. Zampe normali, femori assai modestamente ingrossati. Misure (in mm). Statura 1,01. Capo largh. 0,21 compresi gli occhi, lungh. 0,20 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,40. Pronoto largh. 0,27, lungh. 0,29. Elitre largh. 0,45 prese insieme, lungh. 0,54 alla sutura. Edeago: figg. 43 e 44. Note. Adiacente all’angolo interno dell’apice elitrale è presente un’ampia fossetta svasata, poco profonda; non è da escludere che tale struttura costituisca un carattere sessuale secondario, ma la disponibilità di un unico esemplare ♂ non consente di determinarne con certezza la natura. Derivatio nominis. In greco “gonía” vale angolo; il riferimento è all’aspetto angoloso della porzione posteriore del capo. Euconnus handenii Franz, 1962 stat.nov. FRANZ 1962a: 365 (masaii handenii). Senegal: Niokolo-Koba National Park (Kudrna, 13-17.VII.2004), 1 ♀ CNBF. Burkina Faso, Kadiogo: Ouagadougou (Birtele, 27.IX-17.X.2006, ad lucem), 1 ♀ CNBF. Somalia, Banaadir: Labadaad / Jilib [Alessandra / Gelib] (Bigi, IV.1937), 1 ♂ MF n. 6524. E. handenii è descritto come sottospecie di masaii Franz, 1962 sulla scorta di un unico esemplare ed è pertanto non sufficientemente fondato. A parte ciò, nei disegni che ne propone l’autore (FRANZ 1962a: 364 fig. 18, 366 fig. 19) l’edeago di handenii 17 presenta una conformazione del tutto diversa rispetto a quella della sottospecie nominativa: gli elementi del sacco interno sono palesemente diversi, non solo nella configurazione generale, ma anche nella struttura, nell’impianto, nel profilo dei singoli componenti, sì da giustificare pienamente l’autonomia specifica di handenii rispetto a masaii. Edeago: figg. 45 e 46. Telitagma: fig. 16. E. handenii ed E. masaii sono entrambi noti della Tanzania. Euconnus h e r b e r t i nom.nov. Euconnus atlantoafricanus Franz, 1961: FRANZ 1961: 197. Tipo: Santa Isabel (Guinea Equatoriale). Euconnus atlantoafricanus Franz, 1980: FRANZ 1980b: 401. Tipo: Bingerville (Costa d’Avorio). Euconnus herberti nomen novum pro Euconnus atlantoafricanus Franz, 1980, nec atlantoafricanus Franz, 1961. Derivatio nominis. Omaggio a Herbert Franz (1908-2002), primo al mondo fra gli studiosi di Scydmaenidae. Euconnus i n s c u l p t i c o l l i s nom.nov. Euconnus impressicollis Reitter, 1882: REITTER 1882: 246. Tipo: Etiopia, sine certiore indicatione loci. FRANZ 1982a: 40. Euconnus impressicollis Franz, 1963: FRANZ 1963: 41. Tipo: Mount Meru (Tanzania). Euconnus insculpticollis nomen novum pro Euconnus impressicollis Franz, 1963, nec impressicollis Reitter, 1882. Derivatio nominis. “Insculpticollis” e “impressicollis” hanno in latino praticamente lo stesso significato. Euconnus lanuginosus Franz, 1961 Euconnus lanuginosus Franz, 1961: FRANZ 1961: 192. Tipo: Santa Isabel (Guinea Equatoriale). Euconnus impendens Castellini, 1986: CASTELLINI 1986: 163. Tipo: Guma Valley (Sierra Leone) (n.syn.). I caratteri esterni e la struttura edeagica delle due specie sono totalmente coincidenti; la separazione dei due taxa è infondata. La specie è nota della Sierra Leone e della Guinea Equatoriale. Euconnus liberiae Lhoste, 1935 LHOSTE 1935: 254; 1936a: 1; 1937: 190; 1939b: 120. FRANZ 1965: 625, disponendo di sole ♀ l’autore esprime dubbi sulla corretta identificazione del materiale; 1977: 127; 1980b: 360. CASTELLINI 1985: 8. Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16.XII.1995, ad lucem), 2 ♂ 2 ♀ MF n. 6525. Trattando più sopra di E. bumbunae, si dà conto di certi fraintendimenti intervenuti nella definizione della specie. Edeago: figg. 35 e 36. La struttura del cercine basale è affine a quella che si osserva in melindae (fig. 53); nella vista dorsale di liberiae detta struttura è segnalata 18 dalla presenza di due lievi protuberanze sul margine basale della capsula (fig. 35). Telitagma: fig. 11. Questa la geonemia della specie, desunta dalla letteratura: Liberia, Costa d’Avorio, Nigeria, Camerun, Kenya, Mozambico. Euconnus l u c a i n.sp. Holotypus ♂: Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16. XII.1995, ad lucem), MF n. 6526. Paratypus ♂: Gabon, Estuaire: Pointe Denis / Pointe Wingonbé (Taiti & Bartolozzi, 17.XII.1995), MF n. 6527. Breve, compatto, poco convesso, robusto, lucido. Bruno nerastro. La sola punteggiatura presente è quella connessa agli attacchi delle chete, ed è finissima, rada, apprezzabile unicamente sulle elitre. Pubescenza doppia: macrochete brevi, gialle, erette, diritte, folte, su tempie, occipite, lati del pronoto e del metasterno; microchete brevi, gialle, semiaderenti, fitte sulle elitre, più rade su capo e pronoto. Capo triangolare, poco convesso sul vertice, tempie leggermente convesse e fortemente convergenti verso l’occipite che è acutamente arrotondato, margine anteriore convesso. Occhi medio-piccoli (20-25 ommatidi), sporgenti. Antenne brevi e molto robuste: artt. III-VII trasversi, di forma cilindrica, clava di quattro articoli tra loro poco separati e tutti trasversi, art. VIII di larghezza pari al doppio della lunghezza, art. IX assai più largo del precedente e con una larghezza poco meno che doppia della lunghezza, art. X anch’esso più largo del precedente e con una larghezza di un terzo superiore alla lunghezza, asimmetrico, cioè maggiormente dilatato al lato interno rispetto al lato esterno, art. XI di forma regolare, conico arrotondato, largo all’incirca quanto lungo. Palpi normali. Pronoto convesso, i lati leggermente divergenti dalla base fino a poco prima della metà della lunghezza, punto di massima larghezza, poi fortemente convergenti verso il collo; alla base due fossette tra loro alquanto discoste. Elitre convesse, ai lati lungamente arrotondate, con la massima larghezza situata circa a metà della lunghezza; nessuna depressione né fossetta alla base; callo omerale breve e distinto. Zampe normali, femori lievemente ingrossati. Misure (in mm). Statura 1,70-1,75. Capo largh. 0,30-0,32 compresi gli occhi, lungh. 0,36 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,58. Pronoto largh. 0,43-0,45, lungh. 0,42-0,43. Elitre largh. 0,65-0,67 prese insieme, lungh. 0,89-0,91 alla sutura. Edeago: figg. 47 e 48. Note. L’inconsueta struttura della clava antennale è forse da interpretare come un carattere sessuale secondario, ma il materiale disponibile non consente la conferma di tale ipotesi. Derivatio nominis. Per i motivi indicati all’inizio di queste note, la specie è dedicata a Luca Bartolozzi. Euconnus macrophthalmus Franz, 1962 FRANZ 1962a: 414. Kenya, Coast: Malindi (Bartolozzi, 27.IX-14.X.1992, ad lucem), 1 ♂ MF n. 6513; Diani Beach (Rossi, 10.VII.1979), 1 ♀ GC. Edeago: figg. 49 e 50. Telitagma: fig. 13. Specie descritta della Tanzania e nota solo di tale paese. 19 Euconnus m e l i n d a e n.sp. Holotypus ♂: Kenya, Coast: Malindi (Miss. Accad. Naz. Lincei 1989 / Bartolozzi, Pardi & Ugolini, 10.XI-6.XII.1989), MF n. 6528. Snello, convesso, allungato, lucidissimo. Bruno giallastro scuro. Nessuna punteggiatura, qua e là solo alcuni punti dovuti all’inserzione delle chete. Pubescenza minima: qualche rara macrocheta, breve, gialla, eretta, ai lati del pronoto; sulle elitre alcune microchete sottilissime e brevissime. Capo poco convesso, appena trasverso, pressoché regolarmente arrotondato nell’intera circonferenza. Occhi grandi (circa 30 ommatidi), per nulla sporgenti. Antenne esili, sottili, gli articoli del funicolo tutti più lunghi che larghi, clava snella, poco distinta quanto a dimensione dal resto dell’antenna, di quattro articoli, tutti più lunghi che larghi, i primi tre di forma ovoidale allungata. Palpi senza particolari caratteri. Pronoto convesso, i lati lungamente arrotondati, il restringimento basale di poco inferiore a quello distale, la massima larghezza più o meno alla metà della lunghezza; nessuna scultura alla base. Elitre convesse, la curvatura laterale lunga e moderata, la massima larghezza appena prima della metà della lunghezza in direzione dell’apice; nulla da segnalare alla base; callo omerale appena accennato. Zampe sottili, femori anteriori fortemente ingrossati (l’unico esemplare in esame è ♂; la robustezza dei femori è verosimilmente collegata al sesso). Misure (in mm). Statura 1,65. Capo largh. 0,32 compresi gli occhi, lungh. 0,29 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,67. Pronoto largh. 0,38, lungh. 0,43. Elitre largh. 0,69 prese insieme, lungh. 0,95 alla sutura. Edeago: figg. 51, 52 e 53. Il cercine basale mostra una struttura di particolare rilievo morfologico, con due prolungamenti simmetrici di inconsueta robustezza tissutale diretti verso la base della capsula (fig. 53); simili formazioni sono presenti anche in bumbunae e in liberiae. Derivatio nominis. Melinda è uno dei nomi della città nelle cui vicinanze è stato raccolto l’holotypus. Euconnus metasternalis Lhoste, 1939 LHOSTE 1939b: 121. Kenya, Coast: Malindi (Bartolozzi, 27.IX-14.X.1992), 1 ♂ 1 ♀ MF n. 6514. La specie è stata descritta sulla scorta di una serie di esemplari raccolti sul Mount Elgon, in Kenya, ad una quota di 2300 m; rispetto a quelli della serie tipica, gli esemplari qui esaminati, anch’essi raccolti in Kenya ma in una località posta sulla riva dell’Oceano Indiano, mostrano qualche differenza di significato verosimilmente popolazionale: manca la solcatura metasternale del ♂ (che probabilmente ha suggerito il nome della specie) e la statura è inferiore (1,80 contro 2,50 mm). Nella descrizione originale si afferma che l’edeago “a perdu les styles et les paramères”, che solitamente compaiono negli Euconnus; in realtà i parameri in metasternalis sono presenti, e sono anzi alquanto robusti e distalmente dilatati, ma la consistenza tegumentale dell’edeago è particolarmente accentuata, per cui le diverse strutture dell’organo restano visibili con difficoltà; il profilo e la posizione dei parameri richiedono, per essere adeguatamente valutati, qualche maggiore attenzione. Edeago: figg. 54, 55 e 56. Telitagma: fig. 12. La specie è nota solo del Kenya. 20 Euconnus m o u r g l i a i n.sp. Holotypus ♂: Sierra Leone, Western Area: Lakka (Mourglia, VI.1988), GC. Compatto, convesso, liscio, lucido. Nero, ma antenne, zampe e palpi di color bruno giallastro scuro. Nessuna punteggiatura; appena percettibile, qua e là, quella costituita dagli attacchi delle chete. Pubescenza doppia, ma le microchete sono praticamente assenti: solo qualche elemento isolato sul disco del pronoto e sulle elitre, e con qualche maggiore densità sulle antenne e sulle zampe; macrochete lunghe, serrate, regolari, giallastre, sulle tempie, sull’occipite, sui lati del pronoto e del metasterno. Capo decisamente triangolare, tanto lungo quanto largo, fortemente ristretto verso l’occipite, tempie pressoché rettilinee, margine anteriore debolmente convesso. Occhi grandi (circa 25 ommatidi), solo lievemente sporgenti. Antenne robuste, articoli del funicolo strettamente compatti, tanto lunghi quanto larghi e regolarmente cilindrici; clava di tre articoli poco distinta. Palpi senza caratteri particolari. Pronoto convesso, triangolare, nettamente attenuato verso l’apice, con i lati debolmente ricurvi e la massima larghezza alla base; nessuna carena laterale; a ciascun lato della base due fossette, piccolissime ma chiaramente impresse, la prima strettamente adiacente all’angolo, la seconda lievemente discosta dalla prima e più o meno equidistante tanto dalla base che dal lato. Elitre convesse, ampiamente arrotondate ai lati, con la massima larghezza a circa metà della lunghezza; nessuna depressione né fossetta alla base; callo omerale assente. Zampe esili, femori assai debolmente ingrossati. Misure (in mm). Statura 1,31, esclusa l’appendice elitrale di cui più sotto. Capo largh. 0,25 compresi gli occhi, lungh. 0,25 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,58. Pronoto largh. 0,40, lungh. 0,38. Elitre largh. 0,62 prese insieme, lungh. 0,73 alla sutura, esclusa l’appendice elitrale. Edeago: figg. 57 e 58. Finestra dorsale non differenziata. Parameri assenti: solo una brevissima traccia, un segmento, a ciascun lato del forame basale. Caratteri sessuali secondari. Distalmente le elitre sono prolungate in una sorta di processo caudale, nascente dagli angoli suturali, lungo circa 0,18 mm, compresso ai lati, all’estremità verticalmente arrotondato, cosparso di brevi chete semiaderenti; pur nella disponibilità di un unico ♂, è certo che si tratti di un carattere sessuale secondario, dato che un’analoga conformazione è presente nei ♂ di almeno due specie del Ghana, Euconnus apicedentatus Franz, 1961 e E. caudatus Franz, 1961 (FRANZ 1961: 676, 682). Derivatio nominis. La specie prende nome da Riccardo Mourglia, che ne è lo scopritore. Euconnus p a r d i i n.sp. Holotypus ♂: Kenya, Coast: Malindi (Miss. Accad. Naz. Lincei 1989 / Bartolozzi, Pardi & Ugolini, 10.XI-6.XII.1989), MF n. 6515. Depresso, allungato, esile, lucido. Bruno giallastro. Nessuna punteggiatura, se non quella dovuta agli attacchi delle chete, che è finissima, rada, a stento percepibile. Pubescenza doppia: poche macrochete brevi, rade, diritte, gialle, erette, ai lati del capo e del pronoto; microchete ancor più rade, brevissime, gialle, aderenti, sul disco del capo e del pronoto. Capo triangolare ma decisamente arrotondato, tempie e occipite chiaramente convessi a formare quasi un unico settore circolare, vertice sostanzialmente piatto, margine anteriore acutamente incurvato. Occhi grandi (oltre 30 ommatidi), appena sporgenti, situati agli angoli anteriori del capo. Antenne esili, sottili, gli articoli del fu- 21 nicolo tutti più lunghi che larghi, clava di quattro articoli solo leggermente maggiore, quanto a larghezza, del resto dell’antenna, art. X appena più largo che lungo, gli altri decisamente più lunghi che larghi. Terzo articolo dei palpi snello e allungato in misura superiore al consueto. Pronoto subgloboso e alquanto convesso nella porzione anteriore; al restringimento basale, all’inizio della curvatura laterale, è per brevissimo tratto parallelo; la massima larghezza ai due terzi distali; alla base una breve solcatura trasversale limitata alle due estremità da un accenno di fossetta. Elitre snelle, allungate, non convesse sul disco, lunga e poco accentuata la curvatura laterale, la massima larghezza a circa metà della lunghezza; nessuna depressione né fossetta alla base; callo omerale nettamente disegnato ma breve. Zampe lunghe, femori modestamente ingrossati. Misure (in mm). Statura 1,53. Capo largh. 0,32 compresi gli occhi, lungh. 0,31 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,73. Pronoto largh. 0,35, lungh. 0,40. Elitre largh. 0,58 prese insieme, lungh. 0,84 alla sutura. Edeago: figg. 61 e 62. I parameri convergono distalmente verso l’interno, collocandosi per breve tratto al di sopra della lama dorsale: una condizione che apparentemente può impedire, almeno in parte, la funzione sensoria di tali organi. Note. Sul disco delle elitre si osserva una depressione piuttosto ampia e allungata, quasi una fossetta longitudinale, centrata sulla sutura all’altezza del terzo prossimale; la disponibilità di un solo esemplare non consente di determinare la natura di tale carattere, se cioè esso sia di significato sessuale o solo fenotipico. Derivatio nominis. Alla memoria di Leo Pardi (1915-1990), etologo insigne, che a Firenze fu direttore dell’Istituto di Zoologia dell’Università e del Centro di Studio per la Faunistica ed Ecologia Tropicali del C.N.R.; a Leo Pardi è oggi intitolato il Dipartimento di Biologia Evoluzionistica dell’Università di Firenze. Della cortese disponibilità dell’illustre studioso ebbi più volte occasione di valermi. Euconnus p o g o n a t u s nom.nov. Euconnus barbatus Reitter, 1880: REITTER 1880: 167. Tipo: Etiopia, sine certiore indicatione loci. REITTER 1882: 244. FRANZ 1982a: 41. Euconnus barbatus Franz, 1961: FRANZ 1961: 192. Tipo: Bata (Guinea Equatoriale). Euconnus pogonatus nomen novum pro Euconnus barbatus Franz, 1961, nec barbatus Reitter, 1880. Derivatio nominis. Dal greco “pógon”, barba. Euconnus pullatus Reitter, 1882 Euconnus pullatus Reitter, 1882: REITTER 1882: 269. Tipo: Etiopia, sine certiore indicatione loci. FRANZ 1982a: 45. Euconnus bordonii Castellini, 1985: CASTELLINI 1985: 10. Tipo: Adi Caieh (Etiopia) (n.syn.). L’identità della specie è stata accertata da FRANZ (1982a: 45) sulla scorta di un syntypus ♂. Nulla consente di separare bordonii da pullatus: la morfologia esterna e la struttura edeagica sono interamente coincidenti. La specie è conosciuta solo d’Etiopia. 22 Euconnus quinquepunctatus Reitter, 1882 Euconnus quinquepunctatus Reitter, 1882: REITTER 1882: 244. Tipo: Etiopia, sine certiore indicatione loci. SCHAUFUSS 1884: 400 (Scydmaenus). LHOSTE 1939a: 513 (leonensis). FRANZ 1977: 108 (medlerianus); 1982a: 43. CASTELLINI 1985: 8. Euconnus medleri Franz, 1977: FRANZ 1977: 106. Tipo: Sapoba (Nigeria). FRANZ 1980b: 399 (n.syn.). Euconnus paramedleri Franz, 1980: FRANZ 1980b: 399. Tipo: Bingerville (Costa d’Avorio). FRANZ 1984: 54 (n.syn.). Euconnus allomedleri Franz, 1985: FRANZ 1985: 166. Tipo: Coyah (Guinea) (n.syn.). Sierra Leone, Western Area: Lakka (Mourglia, VI.1988), 3 ♂ 1 ♀ GC; Northern Province: Bumbuna (Mourglia, VI.1988), 1 ♀ GC. Ghana, Western: Bia National Park (Rossi, 25-27. IV.1984), 1 ♂ GC. L’identità della specie è stata accertata sulla scorta di un ♂ appartenente alla serie tipica (CASTELLINI 1985: 8). Un syntypus ♀ è descritto da FRANZ (1982a: 43). Le sinonimie, sia quelle richiamate che quelle proposte, sono giustificate dalla concordanza della morfologia edeagica. Le diverse specie che qui vengono unificate sono di fatto fondate su di una non costante posizione nella rappresentazione dell’edeago rispetto all’occhio dell’osservatore: variando l’inclinazione dell’asse longitudinale dell’organo rispetto al piano di osservazione si ottengono le diverse forme portate a sostegno della distanza interspecifica. In qualche caso, poi, sono state assunte a discriminante tassonomica le strutture del sacco interno, che sono mobili e pertanto suscettibili di una diversa collocazione all’interno dell’edeago a seconda delle vicende subite dal singolo esemplare, e per di più possono variare all’occhio dell’osservatore col variare della profondità di campo; nei casi qui ricordati, tali strutture sono del tutto rientranti in un’unica conformazione di base. In letteratura figurano alcune specie esomorfologicamente vicine a quinquepunctatus, le quali senza dubbio abbisognano di qualche approfondimento tassonomico. La prima è quinqueimpressus Reitter, 1882, d’Etiopia; l’edeago, ovviamente, non compare nella descrizione (REITTER 1882: 244; a causa forse di una svista tipografica il nome è due volte indicato come quinqueimpressis anziché quinqueimpressus, che sarebbe più verosimile, come segnala anche CSIKI 1919: 51), mentre i caratteri differenziali rispetto a quinquepunctatus, descritto immediatamente prima di quinqueimpressus, consistono semplicemente in una piccola differenza di statura (1,1 mm contro 1,5) e nella forma degli articoli del funicolo, i quali in quinqueimpressus sarebbero trasversi e in quinquepunctatus quadrati. Alla luce della non infrequente e talora assai vistosa variabilità intraspecifica che si osserva negli Scydmaenidae sia a livello popolazionale che individuale, le differenze addotte a sostegno dell’indipendenza dei due taxa appaiono alquanto aleatorie. Senza l’esame delle strutture edeagiche l’autonomia tassonomica di quinqueimpressus rispetto a quinquepunctatus appare incerta, come incerta rimane la possibile identità tra i due. Più o meno nella stessa condizione sembra essere zanzebaricus (Schaufuss, 1884) descritto di Zanzibar come Scydmaenus in maniera invero telegrafica (sei righe in tutto, compresi titolo, misure e stazione di raccolta), con richiamo ad un paio di modestissimi caratteri differenziali rispetto a quinquepunctatus, osservati sulle antenne e sugli angoli posteriori del pronoto (SCHAUFUSS 1884: 402). Un’altra specie bisognosa di riesame è foveatus Lhoste, 1936, anch’essa d’Etiopia: l’edeago non è rappresentato, ma i caratteri esomorfologici esposti nella descrizione e illustrati da alcuni parziali disegni (LHOSTE 1936b: 617) sembrano ricalcare quelli di quinquepunctatus; l’autore avvicina la nuova specie a quinqueimpressus, ma non dice in base a quali considerazioni. Infine, trattando di quinquepunctatus FRANZ (1982a: 44) ipotizza la sinonimia tra foveatus e quinquepunctatus (che nella circostanza chiama quinqueimpressus per un involontario scambio di nome, o forse dando tacitamente per acquisita l’identità tra quinquepunctatus e quinqueimpressus). In conclusione, quinquepunctatus, quinqueimpressus, zanzebaricus e foveatus 23 potrebbero essere un’unica specie, oppure, con altrettanta probabilità, confermarsi come specie diverse; solo l’esame di altro materiale tipico, se individuato e se comprendente qualche esemplare ♂, potrà dirimere la questione. Edeago: figg. 63 e 64. Telitagma: fig. 14. Geonemia nota: Guinea, Sierra Leone, Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria, Etiopia. Euconnus refertus (Schaufuss, 1889) SCHAUFUSS 1889: 9 (Cyrtoscydmus). CSIKI 1919: 37 (Stenichnus sbg. Cyrtoscydmus). LHOSTE 1935: 254 (Euconnus); 1936a: 1. Kenya, Coast: Malindi (Bartolozzi, 30.IX.1992), 2 ♂ MF n. 6516. Tanzania, Arusha: Mto Wa Mbu / Makuyuni m 1100 (Bartolozzi, Carletti, Cecchi & Sforzi, 9-25.IV.1999, ad lucem), 1 ♂ 1 ♀ MF n. 6517. La specie nasce come Cyrtoscydmus, ma viene successivamente ascritta al gen. Euconnus da LHOSTE; questi ne disegna l’edeago (1935: 255, fig. 8) sulla scorta di un esemplare determinato da Reitter come refertus e del quale non indica la patria. Sull’identità della specie permane dunque una quota di incertezza. Il disegno di LHOSTE è parziale ma sufficiente a definire i caratteri edeagici del taxon. Gli esemplari qui esaminati provengono da due diverse zone africane; il confronto tra il ♂ di Malindi (Kenya, sulla costa dell’Oceano Indiano, fig. 65) e quello di Mto Wa Mbu (Tanzania, in quota e alquanto lontano dalla costa, fig. 66) segnala una discordanza morfologica di significato meramente popolazionale, ma suggerisce come le due popolazioni siano all’inizio di un cammino evolutivo divergente che potrebbe condurre alla separazione interspecifica; l’osservazione conferma ancora una volta come il processo di speciazione venga denunciato inizialmente dalle distanze morfologiche riscontrabili nelle strutture copulatrici. Edeago: figg. 65, 66 e 67. Telitagma: fig. 18. In letteratura la specie è citata di Tanzania e Sudafrica. Euconnus r o s s i a n u s n.sp. Holotypus ♂: Sierra Leone, Western Area: No. 2 River Valley (Rossi, 18-22.V.1991), GC. Paratypi: Sierra Leone, Western Area: No. 2 River Valley (Rossi, 18-22.V.1991), 3 ♂ GC; ibidem (Rossi, 25.V.1991), 1 ♂ GC; Southern Province: Kasewe Hills (Rossi, 14.II.1994), 1 ♂ GC. Ampio, debolmente convesso, villoso. Bruno giallastro brillante. Tegumento liscio e lucido: la sola punteggiatura visibile è quella relativa agli attacchi delle chete. Alquanto ridotta la differenza tra macrochete e microchete: le prime sono poco più lunghe e poco più grosse delle seconde, sono in numero esiguo e disposte ai lati del capo, del pronoto e del metasterno; l’intera superficie dell’insetto è coperta da una pubescenza lunghetta, gialla, regolare, alquanto folta, semieretta sul capo e sul pronoto, semiaderente sulle elitre. Capo triangolare arrotondato, lievemente trasverso, vertice praticamente piatto, tempie largamente arrotondate, margine anteriore brevissimo tra i tubercoli antennali, occipite incavato. Occhi medio-grandi (23-25 ommatidi), poco sporgenti. Antenne di media robustezza: gli articoli del funicolo sono piccoli, tanto lunghi quanto larghi, di forma tra cilindrica e subsferica; la clava è invece alquanto robusta, di quattro articoli tutti ben separati tra loro e tutti trasversi tranne l’ultimo. Palpi normali. Pronoto allungato, poco convesso, i lati solo debolmente arrotondati, l’attenuazione distale di poco maggiore di quella basale, la massima larghezza a metà della 24 lunghezza; angoli posteriori con una brevissima carenatura longitudinale e una piccolissima fossetta; avanti la base tre fossette di media dimensione, nettamente disegnate. Elitre ampie, poco convesse, regolare la curvatura laterale, la massima larghezza a metà della lunghezza; alla base nessuna struttura degna di menzione; callo omerale bel delineato, non breve. Zampe normali, assai modesta la dilatazione dei femori anteriori. Misure (in mm). Statura 1,31-1,40. Capo largh. 0,25-0,29 compresi gli occhi, lungh. 0,21-0,23 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,54-0,58. Pronoto largh. 0,32-0,36, lungh. 0,38-0,40. Elitre largh. 0,60-0,64 prese insieme, lungh. 0,780,82 alla sutura. Edeago: figg. 68 e 69. Derivatio nominis. La specie è dedicata a Walter Rossi per i motivi indicati all’inizio di queste note. Euconnus rossii Castellini, 1985 CASTELLINI 1985: 9. Kenya, Coast: Malindi (Miss. Accad. Naz. Lincei 1989 / Bartolozzi, Pardi & Ugolini, 14.XI.1989), 2 ♂ MF n. 6537. Qualche più dettagliata notizia sulla struttura del pronoto: conico, allungato, con due solcature laterali profonde e decise, incurvate verso l’alto e delimitanti tra loro una superficie glabra e lucidissima; al di sotto delle due solcature i lati sono leggermente convessi e fittamente coperti di macrochete. Specie descritta del Kenya e nota solo di tale paese. Euconnus sanjuani Franz, 1961 FRANZ 1961: 186. Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16.XII.1995, ad lucem), 1 ♂ MF n. 6539. Edeago: figg. 70, 71 e 72. Fortemente ridotti i parameri, presenti solo come brevi e deboli listelli nascenti dai lati del cercine basale; i ciuffi di chete che per solito ne ornano l’apice sono trasferiti agli angoli della lama distale. Fra gli Scydmaenidae la regressione dei parameri fino alla totale scomparsa è fenomeno osservato in diversi generi; il caso in esame ne illustra uno stadio intermedio. Specie descritta della Guinea Equatoriale e nota solo di tale paese. Euconnus s c o b i n a n.sp. Holotypus ♂: Gabon, Estuaire: Donguila (Bartolozzi & Taiti, 11.XII.1995), MF n. 6529. Robusto, lucido. Bruno nerastro. In luogo dei consueti alveoli piliferi che negli Scydmaenidae il più delle volte costituiscono la punteggiatura tegumentale, la cuticola presenta piccolissimi rilievi emisferoidali dal cui centro nascono le chete; la collocazione di tali rilievi è limitata a capo e pronoto, è alquanto fitta e molto evidente, e caratterizza decisamente l’aspetto predominante della specie; sulle elitre la punteggiatura è costituita dagli attacchi della pubescenza, ed è del tutto insignificante, debole e rada. La pubescenza è doppia, ma la differenza tra macrochete e microchete 25 è minima: le prime sono erette, diritte, gialle, folte, ai lati del capo e del pronoto, le seconde sono della stessa lunghezza, appena più esili, gialle, semierette, più rade, disposte per lo più sui lati delle elitre. Capo triangolare, il disco quasi piatto, i lati nettamente convergenti, le tempie convesse, l’occipite largamente arrotondato, il margine anteriore arcuato. Occhi piccoli (17 ommatidi), decisamente sporgenti. Antenne mediamente robuste, art. II subcilindrico, alquanto più lungo che largo e maggiore dei successivi, art. III trasverso, artt. IV-VI tanto larghi quanto lunghi, clava di quattro articoli tra loro ben separati, IX e X nettamente trasversi. Palpi senza particolari caratteri. Pronoto quasi piatto sul disco, largamente arrotondato ai lati sì da assumere un aspetto più o meno discoidale, il restringimento basale poco inferiore a quello distale, la massima larghezza a metà della lunghezza; alla base due fossette di forma incerta, trasversalmente alquanto dilatate; al centro del disco una lieve impressione di forma triangolare, stretta, superficiale, dal fondo irregolare e col vertice diretto verso la base del pronoto. Elitre convesse, ampiamente arrotondate ai lati, la massima larghezza a metà della lunghezza, alla base molto leggermente depresse; callo omerale distinto, allungato. Zampe esili, femori appena ingrossati. Misure (in mm). Statura 1,30. Capo largh. 0,27 compresi gli occhi, lungh. 0,27 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,47. Pronoto largh. 0,40, lungh. 0,34. Elitre largh. 0,40 prese insieme, lungh. 0,73 alla sutura. Edeago: figg. 73, 74 e 75. Derivatio nominis. In latino “scobina” significa raspa; il riferimento è all’aspetto della superficie tegumentale del capo e del pronoto, che richiama appunto quello di una raspa. Euconnus semipilosus Franz, 1961 FRANZ 1961: 180. Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16.XII.1995), 1 ♂ 1 ♀ MF n. 6530. La disponibilità di due esemplari di sesso diverso consente di integrare la descrizione originale, che è fondata su di un unico ♂: nei due sessi gli occhi sono sensibilmente diversi, medio-grandi nel ♂ (25 ommatidi), piccolissimi nella ♀ (8 ommatidi). Edeago: figg. 76 e 77. Assenti i parameri. Telitagma: fig. 7. La specie è conosciuta solo della Guinea Equatoriale. Euconnus s f o r z i a e n.sp. Holotypus ♂: Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16. XII.1995), MF n. 6536. L’esemplare è privo delle elitre, per cui la descrizione si limita agli elementi disponibili; la statura è solo presunta. Allungato, esile. Bruno giallastro. Nessuna punteggiatura: gli attacchi delle chete sono sostanzialmente impercettibili. Pubescenza doppia: macrochete non particolarmente folte, gialle, erette, moderatamente lunghe, sui lati del capo e del pronoto; microchete più brevi, gialle, semiaderenti, molto rade sul disco di capo e pronoto. Capo triangolare, quasi piatto sul vertice, tempie incurvate convergenti verso 26 l’occipite, che è acutamente arrotondato, margine anteriore rettilineo. Occhi mediopiccoli (15 ommatidi), moderatamente sporgenti. Antenne: artt. III-VI sferoidali, clava robusta di quattro articoli tra loro ben separati, IX e X nettamente trasversi. Palpi normali. Pronoto tanto lungo quanto largo, i lati moderatamente incurvati, poco ristretto alla base, maggiormente verso il margine anteriore, la massima larghezza più o meno a metà della lunghezza; due fossette centrali alla base, ben impresse, unite da un deciso solco trasversale. Zampe sottili, femori appena ingrossai. Misure (in mm). Statura 1,10. Capo largh. 0,24 compresi gli occhi, lungh. 0,21 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,47. Pronoto largh. 0,29, lungh. 0,29. Edeago: figg. 78 e 79. La struttura dell’organo presenta alcune particolarità inconsuete, sulle quali è opportuno soffermarsi. La lama distale è prolungata in due espansioni di forma triangolare, ripiegate su se stesse in direzione dorsale e verso la capsula basale; i parameri sono distalmente convergenti verso l’interno, le loro porzioni terminali sono immesse nello spazio esistente fra la lama distale e le due suddette espansioni triangolari. Appare chiaro come l’ufficio originario dei parameri, che si ipotizza essere quello di organi di senso attivi nel corso della copula, sia in questo caso totalmente impedita. Nessuna cheta compare sui parameri. Derivatio nominis. La specie prende nome da Alessandra Sforzi, fra gli studiosi alla cui attività indagatrice si deve la raccolta dei materiali de “La Specola” analizzati in queste note. Euconnus s i l v a n u s nom.nov. Euconnus longeclavatus Franz, 1979: FRANZ 1979b: 58. Tipo: Knysna Forest (Sudafrica). Euconnus longeclavatus Franz, 1984: FRANZ 1984: 72. Tipo: Bobiri Forest (Ghana). Euconnus silvanus nomen novum pro Euconnus longeclavatus Franz, 1984, nec longeclavatus Franz, 1979. Derivatio nominis. Dal fatto che il nome del locus typicus della specie contiene un riferimento “forestale”. Euconnus s o s i a n.sp. Holotypus ♂: Sierra Leone, Northern Province: Bumbuna (Mourglia, VI.1988), GC. Nella morfologia esterna la specie differisce da E. mourgliai, descritta più sopra, solo per un minore arrotondamento del profilo del margine distale delle elitre e per la forma di un carattere sessuale secondario di cui si dirà più avanti; ogni altro elemento esomorfologico coincide, sia nella forma generale, sia nel dettaglio di ciascun singolo carattere. Un caso dunque di omeomorfismo, limitato tuttavia all’aspetto esterno, giacché l’edeago, per contro, dichiara che le due specie hanno seguito un diverso cammino evolutivo: come mostrano le figg. 57, 58, 59 e 60, la conformazione edeagica delle due specie è sostanzialmente diversa, pur palesando evidenti affinità strutturali di ordine generale. Ciò costituisce un’ulteriore conferma del fatto che la speciazione, e la conseguente distanza tassonomica che ne è la constatazione formale, si manifesta principalmente nelle strutture copulatrici, in questo caso nell’edeago. Il raffronto fra le due specie consente poi di ipotizzare come anche i caratteri sessuali secondari, più sotto descritti, possano essere in qualche modo collegati alle modifiche intervenute nell’edeago: in sostanza, l’edeago e i caratteri sessuali secondari, almeno in qualche caso, procederebbero parallelamente sul cammino della separazione interspecifica, 27 nel silenzio di ogni altra evidenza morfologica. Misure (in mm). Statura 1,28, esclusa l’appendice elitrale. Capo largh. 0,26 compresi gli occhi, lungh. 0,25 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,54. Pronoto largh. 0,40, lungh. 0,36. Elitre largh. 0,62 prese insieme, lungh. 0,69 alla sutura, esclusa l’appendice caudale. Edeago: figg. 59 e 60. Finestra dorsale non differenziata. Parameri assenti: solo un brevissimo accenno a ciascun lato del forame basale. Caratteri sessuali secondari. Allo stesso modo di E. mourgliai, anche questa specie esibisce un processo caudale alle elitre, analogo per aspetto e posizione: la lunghezza è però di circa 0,11 mm, la forma è depressa anziché compressa, le brevi chete sono erette e non semiaderenti, l’estremità è arrotondata orizzontalmente anziché verticalmente. Quanto al significato del carattere, valgano anche in questo caso le osservazioni riferite a proposito di E. mourgliai. Derivatio nominis. Nella commedia plautina Mercurio assume le sembianze di Sosia, servo di Anfitrione; il riferimento è alla pressoché totale conformità esomorfologica tra le due specie qui sopra poste a raffronto. Euconnus spectator Franz, 1961 FRANZ 1961: 201. Gabon, Estuaire: Pointe Denis / Pointe Wingonbé (Taiti & Bartolozzi, 17.XII.1995), 1 ♂ MF n. 6545. Rispetto a quanto dettagliato nella descrizione della specie, l’esemplare qui esaminato è di statura inferiore (1,20 contro 1,70 mm) e presenta una debole e sparsa punteggiatura sul pronoto, due caratteri verosimilmente da ricondurre alla variabilità popolazionale; all’apice di ciascuna elitra l’esemplare presenta poi un’evidente fossetta subellittica disposta in senso trasversale, da interpretare come un possibile carattere sessuale secondario; la struttura edeagica è fondamentalmente conforme. Edeago: figg. 83 e 84. Specie descritta della Guinea Equatoriale e nota solo di tale paese. Due taxa la cui definizione iconografica induce a qualche riflessione sulla loro indipendenza tassonomica da spectator sono: spectator ummahiensis Franz, 1977, descritto della Nigeria (FRANZ 1977: 109), e spectator sapobae Franz, 1977, anch’esso della Nigeria (FRANZ 1977: 110), successivamente elevato a specie (FRANZ 1984: 74); in entrambi i casi, tanto la morfologia esterna quanto l’impianto dell’edeago sono assai vicini a quelli di spectator, talché non pare da escludere l’unità specifica dei tre taxa; le diversità segnalate per l’esemplare del Gabon qui esaminato rispetto a quanto precisato nella descrizione originale indicherebbero una spiccata variabilità della specie a livello locale o di popolazione. Euconnus s p e c u l a n.sp. Holotypus ♂: Gabon, Estuaire: Pointe Denis / Pointe Wingonbé (Taiti & Bartolozzi, 17.XII.1995), MF n. 6534. Paratypi: stessi dati di località e raccolta, 2 ♂ MF n. 6535. Compatto, massiccio, robusto, lucido. Bruno giallastro scuro. Nessuna punteggiatura, del tutto insignificante quella dipendente dagli attacchi delle chete. Pubescenza costituita solo da macrochete, folte, gialle, brevi, erette, ai lati del capo, del pronoto e del metasterno; le elitre sono glabre e lisce. Capo triangolare, piatto sul disco, le tempie diritte e fortemente convergenti verso l’occipite arrotondato, margine anteriore lievemente dilatato in avanti tra le 28 antenne. Occhi grandi (30-35 ommatidi), appena sporgenti. Antenne brevi, robuste, compatte, artt. III-VII tutti trasversi, clava di quattro articoli poco distinta, quasi un prolungamento del funicolo, artt. VIII-X trasversi, XI alquanto più lungo che largo. Palpi normali. Pronoto conico, debolmente convesso, la massima larghezza alla base, i lati diritti e fortemente convergenti verso il collo; nessun dettaglio morfologico alla base. Elitre brevi, convesse, subglobose, i lati nettamente arcuati, la massima larghezza più o meno alla metà della lunghezza; nessuna fossetta né depressione alla base; callo omerale appena accennato. Zampe normali, non particolarmente robuste. Misure (in mm). Statura 1,80. Capo largh. 0,39 compresi gli occhi, lungh. 0,380,40 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,70. Pronoto largh. 0,54, lungh. 0,49-0,51. Elitre largh. 0,78-0,84 prese insieme, lungh. 0,91-0,95 alla sutura. Edeago: figg. 80, 81 e 82 (le tre immagini sono tratte da individui diversi). Parameri brevissimi, orientati trasversalmente, a stento raggiungenti il margine laterale della capsula. Derivatio nominis. Omaggio a “La Specola”, istituto di assoluto rilievo storico e scientifico, nonché custode di gran parte del materiale qui esaminato. Euconnus s u b n i g e r nom.nov. Euconnus nigricans Franz, 1962: FRANZ 1962a: 391. Tipo: Uluguru Mts. (Tanzania). Euconnus nigricans Franz, 1984: FRANZ 1984: 70. Tipo: Banda Nkwanta (Ghana). Euconnus subniger nomen novum pro Euconnus nigricans Franz, 1984, nec nigricans Franz, 1962. Derivatio nominis. L’intento è quello di conservare il significato originale dell’attributo specifico. Euconnus t a i t i i n.sp. Holotypus ♂: Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16. XII.1995), MF n. 6533. Robusto, convesso, compatto. Bruno molto scuro, di fatto nero su gran parte del corpo. La punteggiatura è solo quella dovuta agli attacchi delle chete, tenue ma evidente e regolare sulle elitre, finissima su capo e pronoto. Pubescenza doppia: macrochete robuste, gialle, erette, folte, brevi, ai lati del capo e del pronoto; microchete fini, rade, gialle, non brevi, aderenti, su capo, disco del pronoto ed elitre. Capo triangolare, appena più lungo che largo, poco convesso sul vertice, le tempie quasi rettilinee e fortemente convergenti verso l’occipite largamente arrotondato, margine anteriore decisamente proteso quasi a formare un angolo. Occhi grandi (circa 35 ommatidi), sporgenti. Antenne robuste, artt. IV-VI più lunghi che larghi, clava di quattro articoli tutti leggermente più lunghi che larghi e fra loro separati. Palpi normali. Pronoto convesso, nettamente ristretto alla base ed ancor più nella parte distale, la curvatura dei lati alquanto accentuata, la massima larghezza a circa metà della lunghezza; alla base due fossette, non piccole e tra loro distanziate; a ciascuno degli angoli posteriori una fossetta piccolissima. Elitre convesse, ampiamente arrotondate, la curvatura laterale regolarmente disegnata, la massima larghezza al terzo prossimale; alla base di ciascuna elitra una depressione informe e non profonda; callo omerale appena percettibile. Zampe robuste, femori evidentemente ingrossati. 29 Misure (in mm). Statura 1,95. Capo largh. 0,37 compresi gli occhi, lungh. 0,40 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,76. Pronoto largh. 0,51, lungh. 0,54. Elitre largh. 0,82 prese insieme, lungh. 1,10 alla sutura. Edeago: figg. 85 e 86. Derivatio nominis. La specie è intitolata a Stefano Taiti, uno degli studiosi cui si deve la raccolta dei materiali de “La Specola” qui esaminati. Euconnus typicus Franz, 1980 FRANZ 1980b: 361; 1984: 48. CASTELLINI 1982: 98; 1986: 162. Sierra Leone, Northern Province: Kamabai (Rossi, 16.II.1994), 4 ♀ GC; Binkolo / Kamabai (Rossi, 13.I.1997), 6 ♂ 2 ♀ GC; Western Area: Regent (Rossi, 31.III-11.IV.1996), 1 ♀ GC; Bathurst (Rossi, 26.V.1991), 1 ♂ GC. Telitagma: fig. 8. La specie è conosciuta di Sierra Leone, Costa d’Avorio e Ghana. Euconnus u g o l i n i i n.sp. Holotypus ♂: Gabon, Estuaire: Réserve de la Lopé (Bartolozzi & Taiti, 14.XII.1995), MF n. 6531. Compatto, robusto, lucido. Bruno nerastro. Appena percettibile, e solo sulle elitre, un’assai rada punteggiatura costituita dagli attacchi delle chete. Quasi insensibile la differenza tra macrochete e microchete: la lunghezza è più o meno la stessa, le prime sono diritte, erette e appena più robuste, ai lati del capo e del pronoto, le seconde più sottili e aderenti; nell’insieme la pubescenza è debole e rada, di colore giallo. Capo triangolare, quasi piatto sul vertice, le tempie convesse e fortemente convergenti verso l’occipite che è largamente arrotondato; margine anteriore convesso. Occhi grandi (circa 30 ommatidi), appena sporgenti. Antenne: funicolo sottile, artt. III-VI tanto lunghi quanto larghi, clava robusta di quattro articoli tra loro ben separati, artt. IX e X fortemente trasversi. Palpi normali. Pronoto conico, i lati diritti e fortemente convergenti verso il margine anteriore, il disco debolmente convesso, la massima larghezza alla base; nessuna scultura, l’intera superficie è liscia e lucida. Elitre depresse, decisamente convergenti verso l’apice, i lati pressoché diritti dalla base al terzo prossimale, che è il punto di massima larghezza, poi debolmente arcuati; nessuna scultura; callo omerale assente. Zampe prive di caratteri particolari. Misure (in mm). Statura 1,00. Capo largh. 0,21 compresi gli occhi, lungh. 0,21 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,40. Pronoto largh. 0,29, lungh. 0,30. Elitre largh. 0,49 prese insieme, lungh. 0,54 alla sutura. Edeago: figg. 87 e 88. Derivatio nominis. La specie prende nome da Alberto Ugolini, uno degli studiosi cui si deve la raccolta dei materiali de “La Specola” qui esaminati. Euconnus usanus Franz, 1985 FRANZ 1985: 155. CASTELLINI 1983: 190 (akurensis). Kenya, Coast: Malindi (Miss. Accad. Naz. Lincei 1989 / Bartolozzi, Pardi & Ugolini, 10.XI-6. 30 XII.1989), 1 ♂ 1 ♀ MF n. 6532. Appartiene a questa specie l’esemplare della Somalia (Jubbada Hoose: Sar Uanle, MF n. 6095), erroneamente segnalato come akurensis Franz, 1977 in CASTELLINI 1983: 190. Edeago: figg. 89 e 90. Telitagma: fig. 15. Specie descritta della Tanzania e nota anche della Somalia. Euconnus w a l t e r i n.sp. Holotypus ♂: Ghana, Eastern: Potroase / Kibi (Rossi, 18.IV.1984), GC. Paratypus ♀: stessi dati di località, raccolta e conservazione. Snello, parallelo, allungato, debolmente convesso. Giallo rossastro scuro tendente al bruno. Appena visibile la punteggiatura costituita dalle inserzioni delle chete. Pubescenza doppia: macroche brevi o brevissime, rade, gialle, sulle tempie, sull’occipite, sui lati del pronoto e del metasterno; microchete brevissime, gialle, rade, aderenti, sul capo, sul disco del pronoto e sulle elitre. Capo triangolare, all’incirca tanto largo quanto lungo, tempie arrotondate, vertice quasi piatto, margine anteriore assai debolmente ricurvo. Occhi medio-grandi (18-20 ommatidi), poco sporgenti. Antenne di media robustezza: articoli del funicolo tanto lunghi quanto larghi, clava di quattro articoli ben distinta. Palpi senza caratteri particolari. Pronoto allungato, assai poco arrotondato ai lati, poco convesso sul disco, i lati paralleli avanti la base, la massima larghezza al terzo distale; gli angoli basali sono per breve tratto longitudinalmente carenati e con una piccola e netta fossetta; al centro della base due fossette di ampiezza leggermente maggiore di quelle angolari, separate da un breve accenno di carena longitudinale. Elitre subparallele, allungate, con debole curvatura laterale, la massima larghezza più o meno alla metà della lunghezza; alla base di ciascuna elitra due fossette piccolissime, accostate, nettamente e regolarmente impresse; callo omerale breve ma ben delineato. Zampe snelle, prive di caratteri particolari. Misure (in mm). Statura 1,10-1,20. Capo largh. 0,21-0,23 compresi gli occhi, lungh. 0,23 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,36. Pronoto largh. 0,25-0,28, lungh. 0,31-0,32. Elitre largh. 0,36-0,43 prese insieme, lungh. 0,56-0,65 alla sutura. Edeago: figg. 91 e 92. Telitagma: fig. 6. Derivatio nominis. La specie è dedicata a Walter Rossi per i motivi indicati all’inizio di queste note. Euconnus w a l t e r r o s s i i n.sp. Holotypus ♂: Sierra Leone, Western Area: No. 2 River Forest (Rossi, 27.II.1992), GC. Raccolto, debolmente convesso, lucido. Bruno giallastro chiaro. Nessuna punteggiatura visibile: appena percepibile quella corrispondente alle inserzioni della pubescenza. Pubescenza doppia, ma le poche macrochete sono distinguibili dalle microchete solo per un’appena maggiore robustezza, mentre la lunghezza è praticamente la stessa; pubescenza nell’insieme alquanto rada, lunghetta, eretta o semieretta, di color giallo dorato; alcune macrochete sono rilevabili ai lati del capo e del pronoto. 31 Capo triangolare arrotondato, assai poco convesso sul vertice, in sostanza tanto lungo quanto largo, il margine anteriore quasi diritto, l’orlo occipitale arrotondato; la faccia superiore è percorsa longitudinalmente da un solco profondo che si arresta poco prima della fronte. Occhi medio-grandi (25 ommatidi), non sporgenti rispetto al profilo della tempia. Antenne esili, articoli del funicolo cilindrici, serrati, appena più lunghi che larghi, clava ben distinta di quattro articoli, IX e X decisamente trasversi. Palpi normali. Pronoto poco convesso, debole il restringimento basale, di poco maggiore quello distale, la massima larghezza più o meno alla metà della lunghezza, gli angoli posteriori brevemente carenati; due fossette prebasali, di media ampiezza, nettamente disegnate, unite da un accenno di solco trasversale. Metasterno rilevato in forma di robusta carena. Elitre ampie e regolarmente arrotondate, poco convesse, con la massima larghezza posta a circa metà della lunghezza; nessuna depressione né fossetta alla base; callo omerale robusto, ben delineato. Zampe esili, femori debolmente ingrossati. Misure (in mm). Statura 1,18. Capo largh. 0,27 compresi gli occhi, lungh. 0,25 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,43. Pronoto largh. 0,31, lungh. 0,32. Elitre largh. 0,54 prese insieme, lungh. 0,69 alla sutura. Edeago: figg. 93 e 94. Derivatio nominis. Per le ragioni indicate all’inizio di queste note, la specie è dedicata a Walter Rossi. Euconnus wetterhalli (Gyllenhal, 1813) CASTELLINI 2006 : 104 (ivi per ogni precedente riferimento bibliografico). Gabon, Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16.XII.1995, ad lucem), 1 ♂ MF n. 6518. Somalia, Banaadir: Balcad [Balad] (Spediz. Biologica in Somalia / Bartolozzi, 28.IX.1986), 3 ♀ MF n. 6519. Kenya, Coast : Malindi (Miss. Accad. Naz. Lincei 1989 / Bartolozzi, Pardi & Ugolini, 15.XI-5.XII.1989), 1 ♂ MF n. 6520. E. wetterhalli è una specie la cui distribuzione nota comprende Europa, Asia minore e Caucaso; il suo sorprendente rinvenimento in alcune stazioni della Regione Afrotropicale induce a qualche riflessione. La correttezza dei dati di provenienza del materiale qui sopra dettagliato è assicurata dal rigore scientifico dei raccoglitori. Posti a confronto con un qualunque individuo di wetterhalli di fonte europea, gli esemplari in questione suggeriscono a prima vista una possibile distanza interspecifica a motivo della loro “facies”, cioè del loro aspetto generale, che può apparire diverso da quello degli esemplari paleartici; una più puntuale osservazione consente però di rilevare come i singoli elementi morfologici siano gli stessi che è agevole riscontrare in qualunque individuo europeo, con qualche maggiore o minore accentuazione a seconda dei casi. Negli esemplari africani la struttura somatica generale è decisamente meno robusta, il colore è bruno giallastro anziché nero, il capo più nettamente triangolare, le tempie rettilinee anziché convesse, il pronoto apprezzabilmente più esile e più allungato, le macrochete pronotali alquanto più sottili e più rade; la statura è tra 1,19 e 1,34 mm mentre quella degli individui europei varia per lo più tra 1,39 e 1,46 mm; nulla dunque che sembri giustificare una distanza interspecifica. Le differenze che si osservano nell’edeago sono anch’esse prive di significato specifico: si vedano in proposito le figg. 95, 97 e 98, la terza ottenuta da un esemplare italiano raccolto presso il Lago di Varese, nella zona prealpina della Lombardia; negli individui afrotropicali la lunghezza dell’edeago è di mm 0,283-0,365, mentre nei maschi europei è tra 0,363 e 0,454 mm. Nessuna diversità tra il telitagma qui riprodotto alla fig. 21 32 e quello (solo telisternite) di un esemplare paleartico segnalato in CASTELLINI 2006: 105, fig. 126. Gli esemplari delle tre stazioni africane, tanto i maschi che le femmine, ancorché apparentemente diversi dai wetterhalli europei, sono dunque sicuramente riferibili alla stessa specie. Presente la centralità dell’edeago nella diagnosi specifica, le discordanze, anche sensibili, mostrate dall’esomorfologia rientrano nella variabilità popolazionale, che è una componente da non trascurare nella conoscenza degli Scydmaenidae (alcuni casi particolarmente rilevanti di tale fenomeno sono ricordati più avanti in queste note, a proposito di Scydmaenus lanceolatus). Quale significato si deve attribuire ad una distribuzione così fortemente discontinua? Quale può essere il motivo per cui una specie w-paleartica risulta presente nell’Africa equatoriale? La prima ipotesi è naturalmente quella del trasporto passivo, dell’importazione accidentale dall’Europa all’Africa. La penetrazione europea nel Gabon inizia nel XV secolo; la stazione di raccolta dell’esemplare gabonese, la Forêt de la Mondah, è posta non lontano da Libreville, sulla costa dell’Oceano Atlantico, capitale dello stato e centro di traffici; non si può pertanto escludere che qualche esemplare di wetterhalli sia colà giunto insieme ad un carico di materiali. In Kenya e in Somalia il consolidarsi di contatti con altre genti, inizialmente arabe poi europee, risale ai secc. IX-X; Malindi (Kenya) è anch’essa sulla costa (dell’Oceano Indiano, ovviamente) e Balcad (Somalia) ne dista solo qualche decina di chilometri. La collocazione geografica delle tre stazioni e la loro vicenda storica autorizzano dunque l’ipotesi dell’introduzione fortuita. Altri casi di presunta importazione involontaria sono ricordati in letteratura: uno scidmenide w-paleartico, Cephennium gallicum Ganglbauer, 1899, è segnalato nel Canada, e con esso varie altre specie di coleotteri, tutte trasferite dall’attività dell’uomo (MAJKA & KLIMASZEWSKI 2004); uno scidmenide dalla distribuzione davvero sorprendente è poi Euconnus campestris (Schaufuss, 1866), indicato contemporaneamente per le Regioni Paleartica, Afrotropicale, Orientale e Neotropicale (MEYBOHM & VIT 2005); anche in questo caso la presenza della specie in zone tra loro così lontane viene attribuita all’attività coloniale e commerciale dell’uomo. Tornando a riflettere sul nostro wetterhalli, sorge una prima domanda: è fondato ipotizzare che una specie adattata ad uno dei contesti ecologici presenti nell’Europa temperata sia in grado di sopravvivere e riprodursi in un territorio definito da parametri geografici, climatici e ambientali del tutto diversi? E anche se così fosse, non dovremmo attenderci (seconda domanda) una più puntuale corrispondenza morfologica, una più evidente conformità tra le popolazioni europee e quelle africane, mentre, come abbiamo visto, tale conformità compare solo nell’edeago e manca invece sia nella configurazione generale esterna, sia nel dettaglio di alcuni singoli caratteri? Il periodo trascorso dalla più antica possibile importazione ad oggi non sembra sufficiente a giustificare le differenze che compaiono tra gli esemplari africani e gli individui europei; non sappiamo quanto tempo sia necessario perché si affermino le distanze morfologiche che conseguono alla pressione dell’ecosistema o alla deriva genetica e che solitamente distinguono popolazioni di una stessa specie viventi in aree separate, ma possiamo ragionevolmente supporre che si tratti di un periodo non brevissimo, in ogni caso non così ristretto come quello che sarebbe intercorso tra l’arrivo della specie nel continente africano (un arrivo che non possiamo ragionevolmente retrodatare a più di qualche secolo) e il suo ritrovamento. Non mancano casi di presenza in contesti geografici lontani e separati di organismi tra loro fortemente affini e vicinissimi per morfologia e posizione sistematica, segnali di una geonemia dalle origini remote le cui tracce sono ancor oggi visibili, e certamente non riconducibile all’attività umana. Per rimanere nell’ambito degli Scydmaenidae, ricorderò il caso del genere Mastigus s.l., osservato con cinque specie nella Paleartide occidentale e altre ventisette nell’estrema porzione meridionale del continente africano; le specie europee e quelle sudafricane (che insieme sono le sole conosciute al mondo), pur essendo tassonomicamente tra loro indipendenti, sono assai affini, legittimando l’ipotesi di una originaria assai più vasta distribuzione della specie o delle specie progenitrici. Altro caso è dato da Palaeoleptochromus schaufussi O’Ke- 33 efe, 1997, trovato nell’ambra cretacea del Canada e del tutto simile nella morfologia esterna agli attuali Mastigus e Palaeostigus (O’KEEFE et al. 1997). E ancora: nell’ambra dominicana del Miocene sono state trovate specie di Neuraphes ed Euconnus con un’esomorfologia generale del tutto affine a quella delle congeneri specie attuali (FRANZ 1983b); e così ancora un Euconnus raccolto nell’ambra baltica dell’Oligocene (FRANZ ibid.). Ecco dunque la seconda ipotesi, quella di una sola unità specifica, wetterhalli, che avrebbe inizialmente popolato un amplissimo areale di cui solo Europa e Africa restano oggi a dare testimonianza corologica; la sopravvenuta e più recente separazione geografica tra Europa e Africa sarebbe all’origine delle divergenze morfologiche osservabili tra le popolazioni europee e quelle africane, una distanza nascente dal progressivo adattamento della specie ai diversi contesti ecologici oppure, più semplicemente, determinata da un diverso cammino evolutivo. La distribuzione spaziale che oggi osserviamo in wetterhalli avrebbe origini molto remote. Delle due ipotesi, la seconda presenta qualche maggior fondamento: stabilità evolutiva della specie nel volgere del tempo, con un’originaria amplissima presenza, poi frammentata dalle successive vicende geologiche. Non è necessario immaginare un trasporto passivo per spiegare la contemporanea presenza di wetterhalli in Europa e all’equatore. Sul piano strettamente tassonomico è lecito supporre che una maggiore disponibilità di materiale di fonte africana potrebbe legittimare la suddivisione del taxon in più sottospecie, separando le popolazioni paleartiche da quelle africane; aggiungo che qualche tenue divergenza morfologica è anche osservabile tra gli individui della costa orientale dell’Africa e l’unico della costa occidentale. Edeago: figg. 95, 96 e 97. Telitagma: fig. 21. Scydmaenus atomus Lhoste, 1939 LHOSTE 1939b: 104. Ghana, Greater Accra: Weija Dam (Rossi, 23.IV.1984), 4 ♂ 5 ♀ GC. Nelle ♀ del materiale qui segnalato i femori posteriori presentano distalmente, al lato interno, un prolungamento in forma di spina, breve ma evidente. Edeago: figg. 99 e 100. Specie fin qui nota solo del Kenya. Scydmaenus belingai Franz, 1987 FRANZ 1987: 144. Gabon, Estuaire: Réserve de la Lopé (Bartolozzi & Taiti, 14.XII.1995), 4 ♂ 2 ♀ MF n. 6546. Edeago: figg. 101 e 102. Specie descritta del Gabon e nota solo di tale paese. Scydmaenus b i s b r e m e r i nom.nov. Scydmaenus bremeri Franz, 1979: FRANZ 1979: 182. Tipo: El Fasher (Sudan). Scydmaenus bremeri Franz, 1983: FRANZ 1983a: 176. Tipo: Wang Takrai Park (Thailandia). 34 Scydmaenus bisbremeri nomen novum pro Scydmaenus bremeri Franz, 1983, nec bremeri Franz, 1979. Derivatio nominis. Libero adattamento del nome originario alla mutata situazione nomenclatoriale. Scydmaenus burgeoni Lhoste, 1939 Scydmaenus burgeoni Lhoste, 1939: LHOSTE 1939b: 97. Tipo: Ituri / Bakutambili (Congo/Zaire). Scydmaenus pilosipennis Lhoste, 1939: LHOSTE 1939b: 99. Tipo: Etiopia, sine certiore indicatione loci. LHOSTE 1939a: 510 (n.syn.). Scydmaenus fulviclavis Lhoste, 1939: LHOSTE 1939b: 99. Tipo: Harare [Salisbury] (Zimbabwe) (n.syn.). Scydmaenus suspicionis Castellini, 1982: CASTELLINI 1982: 99. Tipo: Newton (Sierra Leone) (n.syn.). Sierra Leone, Northern Province: Binkolo (Rossi, 17.II.1994), 1 ♀ GC; Outamba-Kilimi National Park (Rossi, 19-22.XI.1983), 1 ♀ GC; Kamabai (Rossi, 16.II.1994), 1 ♂ 2 ♀ GC; Bumbuna (Rossi, 14.I.1997), 2 ♂ 2 ♀ GC; Binkolo / Kamabai (Rossi, 13.I.1997), 11 ♂ 10 ♀ GC; Western Area: Regent (Rossi, 12.II.1994), 1 ♂ GC. Nulla consente di separare i taxa qui posti in sinonimia, la morfologia esterna e quella edeagica sono coincidenti; le inevitabili e prevedibili modeste divergenze sono da attribuire alla variabilità popolazionale. Questa la geonemia nota della specie: Sierra Leone, Congo/Zaire, Etiopia, Zimbabwe. Scydmaenus diversicornis Franz, 1980 FRANZ 1980c: 699. Sierra Leone, Western Area: Sugar Loaf Mt. (Rossi, 3-7.III.1992), 1 ♂ GC. Edeago: figg. 103 e 104. Specie descritta della Costa d’Avorio e nota solo di tale paese. Scydmaenus duricollis Reitter, 1907 REITTER 1907: 302. LHOSTE 1935: 252; 1936a: 3; 1939b: 110. FRANZ 1962a: 341; 1967: 15; 1979b: 5; 1982a: 31. CASTELLINI 2007: 244. Kenya, Coast: Arabuko Sokoke Forest Reserve (Bartolozzi, 27.IX-14.X.1992), 2 ♂ 1 ♀ MF n. 6554. Zimbabwe, Harare: Kutsaga (Rossi, 18.VI.1997), 2 ♂ 1 ♀ GC. La specie è nota di Etiopia, Tanzania, Mozambico, Zimbabwe e Sudafrica. Scydmaenus efflorescens Schaufuss, 1889 SCHAUFUSS 1889: 36. REITTER 1907: 304. LHOSTE 1935: 252; 1939b: 108; 1954: 334. FRANZ 1982a: 29. CASTELLINI 1985: 5; 1986: 160. VIT 2006: 445. Ghana, Greater Accra: Accra (Rossi, 16-17.IV.1984), 1 ♂ 5 ♀ GC. Sierra Leone, Northern Province: Kamabai (Rossi, 16.II.1994), 5 ♂ 5 ♀ GC; Western Area: Lakka (Mourglia, VI.1988), 2 ♂ GC; Regent (Rossi, 31.III-11.IV.1996), 1 ♂ 3 ♀ GC; Southern Province: Kasewe Hills (Rossi, 14.II.1994), 1 ♂ GC. 35 È questa una specie la cui identità è incerta, una specie nella quale la correlazione tra la morfologia edeagica ed il nome del taxon non è verificata. La descrizione originale di SCHAUFUSS (1889) non contiene ovviamente notizia alcuna dell’edeago; questo compare per la prima volta in letteratura ad opera di LHOSTE (1935) il quale lo raffigura, in maniera invero alquanto sommaria, sulla scorta di individui determinati da Reitter come efflorescens e dei quali non indica la patria; FRANZ (1982a) presenta una descrizione dettagliata della specie, dichiarando però che l’attribuzione ad efflorescens degli esemplari da lui esaminati deve intendersi con riserva, stante l’insufficienza della descrizione originale e il mancato controllo del materiale tipico. Analoghe perplessità tassonomiche sono espresse da VIT (2006: 445, 446). Il riconoscimento come efflorescens del materiale qui analizzato conserva dunque qualche incertezza. La geonemia segnalata in letteratura comprende Sierra Leone, Tanzania, Arabia SW ed Etiopia. Scydmaenus gemellus (Reitter, 1882) REITTER 1882: 271 (Eumicrus). SCHAUFUSS 1884: 406 (Eumicrus). FRANZ 1982a: 17. CASTELLINI 2007: 249. Etiopia, Shewa: Addis Abeba (Bastianini, II.1995), 2 ♂ 2 ♀ GC. Specie ampiamente distribuita: Guinea Equatoriale, Congo/Zaire, Burundi, Kenya, Etiopia, Tanzania, Zanzibar. Scydmaenus ghanae Franz, 1962 FRANZ 1962b: 657; 1980c: 708; 1984: 93. Ghana, Eastern: Apapam / Atewa Range (Rossi, 18.IV.1984), 2 ♂ 2 ♀ GC. Edeago figg. 105 e 106. Specie descritta del Ghana e nota anche della Costa d’Avorio. Scydmaenus hirtipennis Lhoste, 1937 LHOSTE 1937: 185. FRANZ 1957: 30; 1961: 162. Ghana, Eastern: Akwapem Ridge (Rossi, 17.VI.1986), 2 ♂ 3 ♀ GC. Sierra Leone, Northern Province: Yfin (Rossi, 22.XI.1984), 1 ♀ GC. Edeago: figg. 107, 108 e 109. Il lobo mediano è accompagnato da due processi laminari, indipendenti e di forma complessa. Specie nota della Guinea Equatoriale, del Congo/Brazzaville e del Congo/Zaire. Scydmaenus ivani Franz, 1980 FRANZ 1980c: 697. CASTELLINI 1986: 158. Sierra Leone, Southern Province: Tiwai Island (Rossi, 8-10.I.1989), 2 ♂ 1 ♀ GC. Specie descritta della Costa d’Avorio e già nota della Sierra Leone. 36 Scydmaenus lanceolatus Franz, 1980 FRANZ 1980c: 701. CASTELLINI 1986: 158. Ghana, Eastern: Potroase (Rossi, 16.VI.1986), 6 ♂ 9 ♀ GC. Sierra Leone, Western Area: Guma Dam (Rossi, 9.XI.1987), 1 ♂ GC; Eastern Province: Tama Forest Reserve (Rossi, 1516.V.1991), l ♂ GC; Southern Province: Tiwai Island (Rossi, 8-10.I.1989), 1 ♂ 1 ♀ GC. Nei ♂ delle stazioni della Sierra Leone il profilo laterale dell’elitra è nettamente e bruscamente ristretto a partire dal terzo distale, sì che da quel punto e fino all’apice la larghezza delle elitre è decisamente minore (il carattere era stato segnalato in una precedente occasione e giudicato di valore specifico: CASTELLINI 1986: 158); nei ♂ del Ghana, invece, tale elemento non compare. Negli esemplari delle stazioni qui sopra segnalate l’edeago è assolutamente identico, tanto nell’impianto generale quanto del dettaglio delle singole strutture. Un caso dunque di variazione morfologica con significato semplicemente popolazionale. Il mutamento di qualche carattere esomorfologico in popolazioni separate è fenomeno già osservato fra gli Scydmaenidae; casi di particolare evidenza sono stati notati in due specie paleartiche, Scydmoraphes margaritae (Reitter, 1881) e Scydmoraphes tenuicornis (Reitter, 1881), con sorprendenti differenze nella dimensione di alcuni articoli antennali, con presenza o assenza di certe sculture elitrali, con notevole diversità nella struttura anatomica generale (CASTELLINI 2006: 66, 72); in totale conformità dei caratteri edeagici, alcune peculiarità della morfologia esterna possono dunque variare a seconda delle popolazioni. La specie è conosciuta della Sierra Leone e della Costa d’Avorio. Scydmaenus lanzai Castellini, 1983 CASTELLINI 1983: 188; 1985: 7 (schaufussi); 2007: 250. Somalia, Jubbada Hoose: Sar Uanle (Spedizione Biologica in Somalia / Programma Litorale, 31.V.1973), 1 ♀ MF n. 6509; ibidem (9.VI.1973), 1 ♀ MF n. 6510; ibidem (12.VI.1973), 1 ♀ MF n. 6511; ibidem (18.VI.1973), 1 ♀ MF n. 6512. Tanzania, Arusha: Mto Wa Mbu m 1100 (Bartolozzi, Carletti, Cecchi & Sforzi, 10-24.IV.1999, ad lucem), 1 ♂ MF n. 6548. Specie descritta della Somalia e nota anche dell’Etiopia. Scydmaenus lunicornis Lhoste, 1938 LHOSTE 1938: 118. Kenya, Coast: Arabuko Sokoke Forest Reserve (Bartolozzi, Cecchi & Sforzi, 21.V-7.VI.1994), 2 ♂ MF n. 6553. Edeago: figg. 110 e 111. Specie descritta dell’isola di Zanzibar e non altrimenti conosciuta. Scydmaenus minutus Franz, 1962 FRANZ 1962a: 344. CASTELLINI 1985: 7. Somalia, Banaadir: Balcad [Balad] (Spediz. Biologica in Somalia / Bartolozzi, 28.IX.1986), 2 ♂ 2 ♀ MF n. 6556. Kenya, Coast: Malindi (Miss. Accad. Naz. Lincei 1989 / Bartolozzi, Pardi 37 & Ugolini, 14.XI.1989), 1 ♂ MF n. 6555. Specie conosciuta del Kenya e della Tanzania. Scydmaenus nocturnus Franz, 1980 FRANZ 1980a: 128. Ghana, Greater Accra: Weija Dam (Rossi, 23.IV.1984), 2 ♂ 3 ♀ GC. Edeago: figg. 112 e 113. La specie è nota solo del Congo/Brazzaville. Scydmaenus praesens Castellini, 1986 CASTELLINI 1986: 160. Sierra Leone, Eastern Province: Kambui Hills (Rossi, 1-3.I.1989), 1 ♂ 7 ♀ GC. La specie è conosciuta unicamente della Sierra Leone. Scydmaenus pseudodemirei Franz, 1984 FRANZ 1984: 92. Sierra Leone, Northern Province: Kondembaia / Sinikoro (Rossi, 26.XI.1983), 1 ♀ GC; ibidem (Rossi, 3.XII.1984), 3 ♀ GC; Western Area: Sugar Loaf Mt. (Rossi, 17.XII.1992), 1 ♂ 1 ♀ GC. Edeago: figg. 114 e 115. Specie descritta del Ghana e nota ad oggi solo di tale paese. Scydmaenus raffrayi (Reitter, 1880) REITTER 1880: 167 (Eumicrus); 1882: 272 (Eumicrus). SCHAUFUSS 1884: 408 (Eumicrus). REITTER 1885: 155 (Eumicrus). FRANZ 1971: 9 (sudanensis); 1982a: 20. CASTELLINI 2007: 249. Senegal, Diourbel: Bambey (Bordat, 10.XI.1974), 1 ♂ GC. La specie è nota di Sudan ed Etiopia. Scydmaenus r o s s i i n.sp. Holotypus ♂: Ghana, Eastern: Akwapem Ridge (Rossi, 17.VI.1986), GC. Paratypi: stessi dati di località, raccolta e conservazione, 4 ♂ 18 ♀. Allungato, convesso, lucido. Bruno giallastro chiaro. La sola punteggiatura tegumentale visibile è quella, finissima, relativa all’inserzione delle chete. Pubescenza breve o brevissima, non rada ma neppure particolarmente folta, aderente, di colore giallo brillante. 38 Capo subquadrato, trasverso, tempie arrotondate lievemente convergenti verso l’occipite, vertice poco convesso e percorso fino ai due terzi distali da un solco longitudinale poco profondo ma nettamente disegnato (in alcune ♀ tale solco è assente, il vertice è uniformemente liscio). Occhi medio-grandi (30-35 ommatidi), non sporgenti. Antenne lunghe e sottili, artt. II e V uguali per lunghezza, clava di tre articoli. Palpi normali. Pronoto convesso, con la massima larghezza al terzo anteriore: da quel punto verso la base i lati sono diritti e decisamente convergenti, verso l’apice quasi diritti e fortemente convergenti; nessuna fossetta prebasale: in alcuni individui si osserva tuttavia qualche irregolarità del tegumento, talora concretantesi in due o quattro fossette, piccolissime e nettamente incise. Elitre convesse, lungamente arrotondate ai lati, con la massima larghezza all’incirca a metà della lunghezza; alla base di ciascuna elitra una tenuissima depressione, talvolta a fatica percettibile; callo omerale solo accennato. Zampe prive di particolari caratteri. Misure (in mm). Statura 1,28-1,39. Capo largh. 0,26-0,29 compresi gli occhi, lungh. 0,19-0,21 dall’occipite al margine frontale. Antenne lungh. 0,62-0,71. Pronoto largh. 0,32-0,36, lungh. 0,36-0,40. Elitre largh. 0,47-0,51 prese insieme, lungh. 0,650,71 alla sutura. Edeago: figg. 116 e 117. Caratteri sessuali secondari. Il primo articolo dei tarsi anteriori è nei due sessi sostanzialmente uguale; il secondo articolo, invece, è nel ♂ percettibilmente più dilatato. Nel ♂ le tibie posteriori presentano una leggera, graduale, evidente dilatazione del lato superiore, che a partire dal terzo distale forma un dente ottuso, subito attenuato da un restringimento finale. Ancora nel ♂ i tre articoli della clava sono leggermente appiattiti; l’art. IX è asimmetrico e più o meno regolarmente dilatato nel lato interno; nell’art. X, anch’esso asimmetrico, la dilatazione è più marcata e forma una decisa prominenza dentiforme all’angolo prossimale interno. Derivatio nominis. Per i motivi indicati all’inizio di queste note, la specie è dedicata a Walter Rossi. Scydmaenus sassandrensis Lhoste, 1937 Scydmaenus sassandrensis Lhoste, 1937: LHOSTE 1937: 188. Tipo: Sassandra (Costa d’Avorio). LHOSTE 1939b: 113 (sassendrensis). FRANZ 1980a: 129 (sassendrensis); 1982a: 19 (sassendrensis); 1984: 93 (sassendrensiis). CASTELLINI 1985: 8 (sassandrensis). Scydmaenus sassendrensis aethiopicus Franz, 1982: FRANZ 1982a: 19. Tipo: Etiopia, holotypus non designato (n.syn.). Scydmaenus jimmanus Franz, 1982: FRANZ 1982a: 19. Tipo: Jimma (Etiopia) (n.syn.). Sierra Leone, Northern Province: Bumbuna (Rossi, 12.III.1993), 1 ♂ 1 ♀ GC; Kamabai (Rossi, 16.II.1994), 7 ♂ 12 ♀ GC; Binkolo / Kamabai (Rossi, 13.I.1997), 21 ♂ 11 ♀ GC ; Western Area: Regent (Rossi, 20.XII.1992), 1 ♂ 1 ♀ GC; ibidem (Rossi, 13.III.1993), 2 ♂ 2 ♀ GC; ibidem (Rossi, 12.II.1994), 5 ♀ GC; ibidem (Rossi, 31.III-11.IV.1996), 16 ♂ 10 ♀ GC. Nella diagnosi originale (1937) il nome della specie è sassandrensis, ma nella successiva e più estesa descrizione (1939) il nome diviene sassendrensis, senza che ne venga precisato il motivo. Ai sensi dell’art. 33.2.3 del vigente Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica (quarta edizione) il mutamento del nome è da riguardare come un emendamento ingiustificato, dal momento che non è motivato. Aggiungo, a titolo d’informale conferma, che il fiume e la città unde nomen compaiono nelle carte geografiche come “Sassandra” e non come “Sassendra”. S. jimmanus viene distinto da sassandrensis per la statura lievemente superiore e per qualche insignificante dettaglio esomorfolgico; l’edeago è identico a quello di sassandrensis. 39 La ssp. aethiopicus è descritta solo su alcuni esemplari raccolti in una ristretta porzione dell’Etiopia occidentale ed è pertanto non sufficientemente fondata. Edeago: figg. 118 e 119. La geonemia della specie comprende Costa d’Avorio, Ghana, Camerun, Congo/ Brazzaville ed Etiopia. Scydmaenus senegalensis Lhoste, 1939 nomen nudum LHOSTE 1939b: 108, fig. 23. Il nome, accompagnato dall’indicazione “n.sp.”, compare in LHOSTE (1939b: 108) nella didascalia di una figura di edeago, ma della nuova specie non viene fornita la descrizione né la patria. In una successiva occasione lo stesso autore (1954: 335), descrivendo una specie dello Yemen (asrensis), richiama l’affinità tra il nuovo taxon e senegalensis indicando come riferimento bibliografico per quest’ultimo il proprio lavoro (1939b) nel quale per la prima volta compare il nome di senegalensis, privo, come si è visto, della descrizione (nel richiamo, che è sotto forma di nota in calce, sono fra l’altro confuse due diverse citazioni: quella riferentesi al presunto senegalensis è scambiata con un’altra, relativa ad altro taxon). Il nome Scydmaenus senegalensis non figura in letteratura se non nei due lavori qui ricordati, cioè LHOSTE 1939b: 108 e 1954: 335. Il disegno che compare in LHOSTE 1939b presenta un qualunque edeago di Scydmaenus in vista laterale, senza nessuna precisazione delle strutture interne e pertanto del tutto irriconoscibile; tra gli Scydmaenus non di rado la vista laterale dell’edeago, a maggior ragione se priva di dettagli, non offre elementi morfologici sufficienti a definire un taxon e giustificarne al caso l’indipendenza, mentre la vista ventrale è per solito decisiva. Ai sensi dell’art. 13 del vigente Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica (quarta edizione), Scydmaenus senegalensis Lhoste, 1939 è nomen nudum. Scydmaenus steelae Lhoste, 1939 LHOSTE 1939a: 511. CAUCHOIS 1955: 84 (watsae). FRANZ 1962b: 662 (ugandae); 1977: 131 (ifensis); 1987: 150 (pseudoifensis); 1990: 23 (pseudowatsae). CASTELLINI 2007: 246. Sierra Leone, Northern Province: Kondembaia / Sinikoro (Rossi, 26.XI.1983), 1 ♂ GC; Western Area: Freetown (Rossi, 25.X.1991), 2 ♂ GC. Ghana, Greater Accra: Weija Dam (Rossi, 23.IV.1984), 1 ♂ GC; Western: Bia National Park (Rossi, 25-27.IV.1984), 3 ♂ 1 ♀ GC. Gabon, Estuaire: Réserve de la Lopé (Taiti & Bartolozzi, 14-15.XII.1995), 1 ♀ MF n. 6549 ; ibidem (Taiti & Bartolozzi, 14-15.XII.1995, ad lucem), 1 ♀ MF n. 6550; Estuaire: Forêt de la Mondah / Cap Estérias (Bartolozzi & Taiti, 6-16.XII.1995), 1 ♀ MF n. 6551; ibidem (Bartolozzi & Taiti, 6-16.XII.1995, ad lucem), 2 ♂ 2 ♀ MF n. 6552. A parte le sinonimie già formalizzate, segnalo che in letteratura compaiono altre specie che denunciano nella struttura edeagica significative affinità con steelae, e sono: freyi Franz, 1957 (Congo/Zaire), bilobatus Franz, 1962 (Ghana), bingervillei Franz, 1980 (Costa d’Avorio), loeblianus Franz, 1980 (Costa d’Avorio), kabweensis Franz, 1981 (Congo/Zaire). Un’approfondita indagine tassonomica varrebbe probabilmente a chiarire le diverse situazioni. La distribuzione di S. steelae è molto ampia: Ghana, Nigeria, Sudan, Uganda, Congo/Zaire, Burundi e Tanzania. 40 Scydmaenus tibiaedentatus Franz, 1980 FRANZ 1980c: 699. Ghana, Eastern: Apapam / Atewa Range (Rossi, 18.IV.1984), 3 ♂ 2 ♀ GC. Edeago: figg. 120 e 121. La specie è nota solo della Costa d’Avorio. Scydmaenus trifidus Franz, 1961 FRANZ 1961: 170; 1980a: 123; 1980a: 124 (paratrifidus), 1980c: 706 (trifidiformis); 1982a: 31; 1984: 93. CASTELLINI 1986: 159; CASTELLINI 2007: 245. Ghana, Eastern: Potroase (Rossi, 18.IV.1984), 1 ♂ GC. Geonemia nota: Sierra Leone, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea Equatoriale, Congo/Brazzaville, Congo/Zaire, Etiopia. Scydmaenus vicinus Franz, 1961 FRANZ 1961: 173; 1977: 132 (medleri); 1980a: 129. CASTELLINI 2007: 248. Sierra Leone, Northern Province: Bumbuna (Rossi, 12.III.1993), 1 ♂ 1 ♀ GC; ibidem (Mourglia, VI.1988), 1 ♀ GC; Kamabai (Rossi, 16.II.1994), 2 ♂ GC; Western Area: Lakka (Mourglia, VI.1988), 3 ♀ GC. Geonemia nota: Nigeria, Guinea Equatoriale, Congo/Brazzaville, Congo/Zaire. Scydmaenus zumpti Lhoste, 1937 LHOSTE 1937: 190. FRANZ 1961: 174; 1980a: 129; 1984: 93. Sierra Leone, Northern Province: Binkolo (Rossi, 17.II.1994), 1 ♀ GC; Kamabai (Rossi, 16.II.1994), 1 ♂ GC; Western Area: Picket Hill (Rossi, 19.II.1994), 1 ♀ GC; Regent (Rossi, 12.II.1994), 1 ♂ GC; ibidem (Rossi, 31.III-11.IV.1996), 4 ♂ 8 ♀ GC; Eastern Province: Kenema (Rossi, 27.X.1989), 5 ♂ 7 ♀ GC. Gabon, Estuaire: Réserve de la Lopé (Taiti & Bartolozzi, 14-15.XII.1995, ad lucem), 1 ♂ MF n. 6547. Geonemia nota: Ghana, Camerun, Guinea Equatoriale, Congo/Brazzaville. 41 Figg. 1-7 – 1: Euconnus oblongus, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Zeri); 2: lo stesso in vista dorsale (same, dorsal view); 3: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 4: E. hirticollis, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral wiew) (Padule di Fucecchio); 5: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 6: E. walteri, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Potroase/Kibi); 7: E. semipilosus, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias). TS: telisternite (telisternite). T.IX: tergite IX (9th tergite). Scala (scale): 0,1 mm. 42 Figg. 8-13 – 8: Euconnus typicus, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Binkolo/Kamabai); 9: E. bumbunae, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Tiwai Island); 10: lo stesso in vista ventrale, ma su di un piano leggermente inclinato, con il margine distale del tergite IX più vicino all’occhio dell’osservatore, onde evidenziare la continuità anatomica e strutturale tra lo stesso tergite IX ed il telisternite (same, ventral view on inclined plane, the distal margin of 9th tergite is closer to the eye than telisternite, in order to underline anatomical and structural continuity from 9th tergite to telisternite); 11: E. liberiae, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias); 12: E. metasternalis, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Malindi); 13: E. macrophthalmus, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Diani Beach). Scala (scale): 0,1 mm. 43 Figg. 14-21 – 14: Euconnus quinquepunctatus, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Lakka); 15: E. usanus, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Malindi); 16: E. handenii, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Ouagadougou); 17: lo stesso in vista ventro-laterale (same, ventrolateral view); 18: E. refertus, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Mto Wa Mbu/Makuyuni); 19: E. baccettii, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Réserve de la Lopé); 20: E. bartolozzii, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias); 21: E. wetterhalli, telitagma in vista ventrale (telitagma in ventral view) (Balcad). SA: sclerite accessorio (accessory sclerite). Scala (scale): 0,1 mm. 44 Figg. 22-26 – 22: Cephennodes leonensis, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Lakka); 23: Euconnus arctos, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Lakka); 24; lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 25: E. baccettii, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Réserve de la Lopé); 26: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 45 Figg. 27-32 – 27: Euconnus bartolozzii, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias); 28: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 29: E. biamnis, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (No. 2 River Valley); 30: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 31: E. bigii, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias); 32: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 46 Figg. 33-38 – 33: Euconnus bumbunae, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Bumbuna); 34: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 35: E. liberiae, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias); 36: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 37: E. carlettiae, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias); 38: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 47 Figg. 39-44 – 39: Euconnus cecchii, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Forêt de la Mondah/ Cap Estérias); 40: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 41: E. forcipifer, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Lakka); 42: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 43: E. goniaferens, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (No. 2 River Valley); 44: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 48 Figg. 45-50 – 45: Euconnus handenii, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Labadaad/ Jilib); 46: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 47: E. lucai, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias); 48: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 49: E. macrophthalmus, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Malindi); 50: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 49 Figg. 51-56 – 51: Euconnus melindae, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Malindi); 52: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 53: lo stesso in vista ventrale (same, ventral view); 54: E. metasternalis, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Malindi); 55: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 56: lo stesso in vista ventrale (same, ventral view). Scala (scale): 0,1 mm. 50 Figg. 57-62 – 57: Euconnus mourgliai, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Lakka); 58: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 59: E. sosia, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Bumbuna); 60: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 61: E. pardii, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Malindi); 62: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 51 Figg. 63-67 – 63: Euconnus quinquepunctatus, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Lakka); 64: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 65: E. refertus, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Malindi); 66: E. refertus, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Mto Wa Mbu/ Makuyuni); 67: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 52 Figg. 68-72 – 68: Euconnus rossianus, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (No. 2 River Valley); 69: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 70: E. sanjuani, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias); 71: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 72: lo stesso in vista ventrale (same, ventral view). Scala (scale): 0,1 mm. 53 Figg. 73-77 – 73: Euconnus scobina, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Donguila); 74: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 75: lo stesso in vista ventrale (same, ventral view); 76: E. semipilosus, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias); 77: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 54 Figg. 78-82 – Le figure 80, 81 e 82 sono tratte da individui diversi (figures 80 to 82 are from different specimina). 78: Euconnus sforziae, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Forêt de la Mondah/ Cap Estérias); 79: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 80: E. specula, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Pointe Denis/Pointe Wingonbé); 81: E. specula, edeago in vista laterale (aedeagus in lateral view) (Pointe Denis/Pointe Wingonbé); 82: E. specula, edeago in vista ventrale (aedeagus in ventral view) (Pointe Denis/Pointe Wingonbé). Scala (scale): 0,1 mm. 55 Figg. 83-88 – 83: Euconnus spectator, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Pointe Denis/ Pointe Wingonbé); 84: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 85: E. taitii, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias); 86: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 87: E. ugolinii, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Réserve de la Lopé); 88: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 56 Figg. 89-94 – 89: Euconnus usanus, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Malindi); 90: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 91: E. walteri, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Potroase/Kibi); 92: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 93: E. walterrossii, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (No. 2 River Forest); 94: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 57 Figg. 95-100 – 95: Euconnus wetterhalli, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Forêt de la Mondah/Cap Estérias); 96: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 97: E. wetterhalli, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Malindi); 98: E. wetterhalli, edeago in vista dorsale (aedeagus in dorsal view) (Lago di Varese); 99: Scydmaenus atomus, edeago in vista ventrale, sacco interno estroflesso (aedeagus in ventral view, internal sac extruded) (Weija Dam); 100: lo stesso in vista laterale, sacco interno estroflesso (same, lateral view, internal sac extruded). Scala (scale): 0,1 mm. 58 Figg. 101-106 – 101: Scydmaenus belingai, edeago in vista ventrale (aedeagus in ventral view) (Réserve de la Lopé); 102: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 103: S. diversicornis, edeago in vista ventrale (aedeagus in ventral view) (Sugar Loaf Mt.); 104: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 105: S. ghanae, edeago in vista ventrale (aedeagus in ventral view) (Apapam/Atewa Range); 106: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 59 Figg. 107-113 – 107: Scydmaenus hirtipennis, edeago in vista ventrale, sacco interno estroflesso (aedeagus in ventral view, internal sac extruded) (Akwapem Ridge); 108: lo stesso in vista laterale, sacco interno estroflesso (same, lateral view, internal sac extruded); 109: S. hirtipennis, porzione distale dell’edeago a maggiore ingrandimento, in vista ventro-laterale, sacco interno estroflesso (enlarged detail of aedeagal apical half in ventrolateral view, internal sac extruded) (Akwapem Ridge); 110: S. lunicornis, edeago in vista ventrale (aedeagus in ventral view) (Arabuko Sokoke Forest Reserve); 111: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 112: S. nocturnus, edeago in vista ventrale (aedeagus in ventral view) (Weija Dam); 113: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 60 Figg. 114-121 – 114: Scydmaenus pseudodemirei, edeago in vista ventrale (aedeagus in ventral view) (Sugar Loaf Mt.); 115: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 116: S. rossii, edeago in vista ventrale (aedeagus in ventral view) (Akwapem Ridge); 117: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 118: S. sassandrensis, edeago in vista ventrale (aedeagus in ventral view) (Regent); 119: lo stesso in vista laterale (same, lateral view); 120: S. tibiaedentatus, edeago in vista ventrale (aedeagus in ventral view) (Apapam/ Atewa Range); 121: lo stesso in vista laterale (same, lateral view). Scala (scale): 0,1 mm. 61 BIBLIOGRAFIA CASTELLINI G., 1982 – Contributo alla conoscenza degli Scidmenidi (Coleoptera) della Sierra Leone, con brevi note di morfologia. Accademia Nazionale dei Lincei. Quaderni, 255: 95-103. CASTELLINI G., 1983 – Ricerche sul litorale della Somalia. La spiaggia e la duna di Sar Uanle. 35. Scydmaenidae (Coleoptera). 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