IL “CIMITERO VECCHIO”
DI SANTO STEFANO DI CAMASTRA (ME)
di Vittorio Alfieri
CENNI STORICO-ANTROPOLOGICI
Il cosiddetto “Cimitero Vecchio” di Santo Stefano di Camastra è il luogo di sepoltura ad inumazione che fu
utilizzato dai cittadini stefanesi per un periodo di tempo non ben individuabile nel corso della seconda metà
del XIX secolo, e comunque non oltre il 1880–1881, momento in cui il Cimitero di Piano Sant’Elia venne
abbandonato in favore del nuovo cimitero comunale allestito in Contrada Rina (nell’ex silva del disciolto
Convento dei Frati Cappuccini di Santo Stefano di Camastra).
Dai pochi atti ufficiali conservatisi (e recuperati ed interpretati da Tonino Lombardo) si evince che il
Cimitero Vecchio fu utilizzato sicuramente dal 06–06–1878 al 28–11–1880, e che nel 1877 il Consiglio
Comunale Stefanese deliberò la nomina di un custode e anche quella di un cappellano per il suddetto luogo
di sepoltura.
L’analisi di questo particolare sito ci suggerisce fondamentalmente due quesiti di difficile soluzione:
a) a partire da quando e da chi fu utilizzato di preciso questo cimitero?
b) a quali motivazioni si deve la straordinaria realizzazione architettonico-artistica delle sue tombe?
Per quanto riguarda il primo interrogativo, possiamo soltanto fare notare che:
- l’uso di seppellire i morti nelle chiese e nei conventi persistette in tutta la Sicilia anche molti anni
dopo la promulgazione del primo Regolamento di Igiene e Sanità del Regno d’Italia (1865), ma nel
Cimitero Vecchio troviamo diverse sepolture di ecclesiastici…
- nella seconda metà del XIX secolo a Santo Stefano di Camastra si registrarono due gravi epidemie di
colera (una nel 1854 e una nel 1867) che produssero centinaia di morti, e solo tra il 1878 e il 1880
nella cittadina tirrenica si registrarono 313 decessi, ma nel Cimitero Vecchio si conservano ad oggi
in totale soltanto 89 sepolture monosome…
Non potendo ipotizzare per il Cimitero Vecchio un’estensione urbana smisuratamente più grande rispetto
alla sua attuale configurazione geo-morfologica e topografica, rimane da chiedersi quali persone siano state
“scelte e selezionate” per essere deposte lì, e – soprattutto – perché?
Difficilmente oggi troveremo una risposta a questa domanda, dal momento che con il trascorrere degli anni,
man mano che andavano scomparendo i parenti più prossimi dei defunti che vennero sepolti nel Cimitero
Vecchio, si giunse all’oblio delle tombe per la perdita della memoria familiare della loro esistenza, e questa
condizione si protrae – purtroppo – fino ai giorni nostri, interessando l’intera cittadinanza stefanese attuale.
Le sepolture ospitate nel Cimitero Vecchio di Santo Stefano di Camastra, nella totalità dei casi, sono
comunque ancora oggi tutte “attive”.
Per quanto concerne il secondo interrogativo, invece, risulta assai strano il fatto che la singolare tipologia
artistico-architettonica riscontrabile nelle tombe del Cimitero Vecchio non sia mai più stata replicata in
seguito né nel nuovo cimitero stefanese di Contrada Rina né altrove, pur potendo affermare con certezza che
Il “Cimitero Vecchio” di Santo Stefano di Camastra (ME)
Dott. Vittorio Alfieri
– se non le maestranze che eseguivano la struttura architettonica – almeno le maestranze che realizzavano le
mattonelle maiolicate impiegate per i rivestimenti ceramici erano sicuramente stefanesi, come si evince dai
marchi impressi sul retro di tutte le “ambrogette” rinvenute in situ…
Allo stato attuale, quindi, si può soltanto ipotizzare che il Cimitero Vecchio abbia assunto la sua
caratteristica configurazione artistico-architettonica per iniziativa di un gruppo di famiglie stefanesi
probabilmente appartenenti al ceto dei possidenti e degli artigiani, soprattutto stoviglieri e produttori di
mattonelle; ma ancora oggi continuiamo ad ignorare le reali motivazioni di fondo che hanno suggerito la
realizzazione di un tale assetto.
CENNI URBANISTICO-ARCHITETTONICI
Questo singolare cimitero di campagna sorge a circa un chilometro in linea d’aria dal centro storico di Santo
Stefano di Camastra, sul Piano Sant’Elia (in un’area prima appartenente alla vedova del Barone Risitano),
sul rovescio della collina ove un tempo si cavava l’argilla che veniva utilizzata dagli artigiani locali per
foggiare i loro manufatti tipici.
Fino ad un ventennio addietro – ancora prima della ricognizione operata nel 1988 in vista dei lavori di
restauro – erano appena visibili, dimenticate nella campagna, immerse nella folta vegetazione e imbrigliate
da una serie di accumuli di argilla trascinati dai dilavamenti meteorici, degradate nella loro struttura ed
anche oggetto di profanazione, 37 sepolture differenti tra loro per la forma e per il rivestimento dei manti
ceramici.
Le tombe del Cimitero Vecchio presentano forme diverse ma tipologie di impianto analoghe:
fondamentalmente, la sepoltura tipo è data da una camera funeraria quasi sempre seminterrata (ed almeno in
un caso caratterizzata dalla presenza di due sbarre di ferro che probabilmente servivano a sostenere il feretro
onde evitare che esso poggiasse direttamente sul terreno); solo in qualche caso il feretro era costituito dalla
doppia cassa metallica e lignea, mentre normalmente la salma era contenuta in una semplice cassa di legno
costruita con tavole inchiodate.
La camera funeraria era chiusa da una volta a botte in mattoni pressati sulla quale veniva poi costruita una
sovrastruttura ‘alla cappuccina’ in pietrame marnoso che veniva rifinita con intonaco e poi rivestita nella
parte superiore con mattonelle maiolicate di produzione locale (ambrogette).
Tutto lascia intendere che le tombe venissero costruite non ante mortem – come invece avviene per i comuni
loculi e per le cappelle gentilizie – bensì post mortem: ovvero sembra che la tomba venisse realizzata attorno
alla salma quando questa era già deposta in una fossa semipreparata.
Attualmente il rettangolo cimiteriale, leggermente irregolare, presenta lati corti di m. 19,52 e 17,77 e lati
lunghi di m. 46,75 e 47,07; l’intera area oggi copre una superficie di circa 900 mq.
L’impostazione dei monumenti funerari corre con i lati lunghi quasi paralleli ai lati lunghi del perimetro
(tranne in un solo caso in adiacenza al confine altimetricamente più basso).
Sin dall’inizio l’area delle tombe in muratura sembra essere stata delimitata semplicemente con dei filari di
cipressi (ripiantumati pedissequamente nel corso di questi decenni), omettendo qualsiasi altra tipologia di
recinzioni, cancelli o muri di cinta; né si riscontrano particolari sforzi urbanistici nell’impostazione generale
dell’area, dal momento che mancano terrazzamenti, percorsi regolari e organizzati ed interventi volti alla
Il “Cimitero Vecchio” di Santo Stefano di Camastra (ME)
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raccolta delle acque meteoriche; non ci sono nemmeno distinzioni tra le sepolture degli infanti e quelle degli
adulti, né tra queste e quelle degli ecclesiastici, tuttavia il particolare fitto aggregarsi di alcune sepolture
lascia comunque supporre l’assegnazione di aree a gruppi familiari.
CENNI ARTISTICI
In forza di un intervento operato con procedure di somma urgenza dalla Sezione II della (neonata)
Soprintendenza per i BB.CC.AA. di Messina, finanziato con D.A. 934 del 10–05–1990 dall’Assessorato
Regionale BB.CC.AA. e P.I. fu iniziato presso il “Cimitero Vecchio” di Santo Stefano di Camastra uno
scavo semi-archeologico che ha consentito di recuperare un’enormità di mattonelle decorate (ambrogette),
poi depositate in locali comunali.
Successivamente la perizia n. 21 del 12–09–1991 approvata poi con D.A. 5410 del 30–11–1991
dell’Assessorato Regionale BB.CC.AA. e P.I. ha consentito, tra l’altro, alla Soprintendenza BB.CC.AA. di
Messina di intraprendere (in data 03–05–1991) dei lavori di restauro che hanno interessato
complessivamente 62 degli 89 monumenti sepolcrali esistenti.
Le tombe riportate alla luce e (in parte) al loro antico splendore costituiscono una serie di esempi di
straordinarie costruzioni funerarie che per le loro caratteristiche strutturali, ed in particolare per il loro
rivestimento di mattonelle maiolicate di produzione locale. costituiscono probabilmente un unicum al
mondo.
Il Cimitero Vecchio, per la varietà della composizione decorativa delle sue “ambrogette”, costituì allora e
continua a costituire ancora adesso un autentico mirabile campionario della produzione locale di mattonelle
maiolicate del XIX secolo, ovvero dell’epoca di massimo sviluppo di questa attività artigianale a Santo
Stefano di Camastra, segnandone tra l’altro l’evoluzione stilistica e contribuendo spesso alla datazione dei
singoli monumenti funerari, offrendo una preziosa testimonianza attributiva alle singole botteghe di
produzione individuabili dai marchi apposti sul retro delle mattonelle.
In totale sono state individuate circa 75 differenti tipologie di “ambrogette” stefanesi.
Sugli smalti di base – che sono sempre bianchi, tranne in un caso dove si tende al paglierino – i decori si
sviluppano ora in una, ora in quattro, ora in sette, ora in nove mattonelle.
Le cromie vanno dal semplice manganese su fondo bianco fino al fastoso intreccio di geometrie, fiorami e
rocailles, aventi colori che vanno dal giallo ferraccia al blu cobalto, dal verde ramina al rosso vinaccia.
I disegni sono stati chiaramente realizzati mediante l’uso di mascherine che si intrecciano, evolvono,
complicano nell’articolazione dei decori.
Proprio dai disegni risulta chiara la loro datazione alla seconda metà del XIX secolo, potendo anche
individuare un progressivo scadimento dello stile decorativo, il quale col passare del tempo presenta meno
vivacità e colori sempre più smunti.
Sono stati censiti anche 12 marchi diversi impressi dalle rispettive botteghe di produzione:
1. Francesco & Giov. Armao S. Stefano
2. Fabbrica Premiata / Fratelli Armao
3. Fabbrica Premiata / Fratelli Armao (dalla forma ovale con scritta entro un cerchio a cortina e
sovrastato da uno scudo araldico con braccio impugnante una spada)
4. Fabbrica di Gaetano Armao e Fratelli
Il “Cimitero Vecchio” di Santo Stefano di Camastra (ME)
Dott. Vittorio Alfieri
5. Fratelli Armao / S. Stefano
6. Gaetano Armao e Fratelli
7. Pasquale Napoli
8. Giuseppe Napoli e F.o / S. Stefano
9. S. Gerbino & F.lli / S. Stefano
10. Fabbrica Premiata / S. Stefano / Carmelo Gerbino & C.
11. Carmelo Gerbino & Compagni / S. Stefano
12. Fabbrica di Rosario Piscitello
Nel Cimitero Vecchio di Santo Stefano di Camastra, oltre alle tipiche “ambrogette” stefanesi, tra i residui
ceramici sono state individuate anche sedici iscrizioni sepolcrali – anch’esse su mattonelle, concludentisi
variamente da uno a diciotto elementi fittili – che risalgono per lo più all’ultimo periodo di uso cimiteriale
del sito e che lasciano individuare nomi, date e virtù di alcuni defunti. Tutte queste caratteristiche
sopraelencate conferiscono al Cimitero Vecchio di Santo Stefano di Camastra un enorme rilevanza etnoantropologica ed un notevole interesse storico-artistico, oltre che urbanistico-architettonico.
Vittorio Alfieri
Dottore in Beni Culturali Archeologici
Il “Cimitero Vecchio” di Santo Stefano di Camastra (ME)
Dott. Vittorio Alfieri
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