In attesa del Centro Andinismo Renato Casarotto: la Centrale “Renato Casarotto” La centralina di Wecroncocha Wecroncocha, a 3650 di quota, è l’ultimo villaggio di una lunga valle verde sul versante amazzonico della Cordillera Blanca in Perù. E’ raggiungibile solo a piedi con due buone ore di marcia dal villaggio di Sapcha, dove termina la strada sterrata. Vi si trovano una sessantina di miserabili case di terra, brulicanti di bambini sporchi ed impauriti. La grande casa di accoglienza dell’ OMG ospita un laboratorio di maglieria e falegnameria ed è circondata da orti sterminati. Nel cortile c’è un continuo via vai di asini carichi e di gente affaccendata. La simpatica e dinamica coppia che vi risiede, Cecilia e Arrigo Maffei, trentini della val Rendena, ha grandi progetti: “La scuola elementare è senza luce, e così pure le 60 famiglie che abitano nel villaggio. Abbiamo anche iniziato la costruzione della chiesa per il paese... C’è poi una casetta del comune che usiamo come asilo ... e non possiamo lasciare senza luce neanche la chiesa evangelica: sono qui anche loro per aiutare questa povera gente. Una volta qui c’era un primitivo mulino, e una piena del torrente lo ha distrutto. Ora per macinare il grano la gente deve scendere a Chacas, perdere una giornata, spendere soldi... Installeremo un piccolo mulino elettrico. Qualche macchina poi nei laboratori di maglieria e falegnameria potrebbe essere utile... Una pompa consentirebbe di utilizzare l’acqua di scarico della centralina per irrigare gli orti...” E i suoi progetti non sono finiti! Inizialmente si prevedeva di installare un gruppetto da 4 o 5 Kw, e tale potenza sembrava sovrabbondante. Il generatore effettivamente installato può dare fino a 9 Kw, ma sicuramente fra pochi anni sarà insufficiente. L’installazione della centralina ha richiesto la posa in opera di 700 metri di condotta forzata in polietilene da 90 mm, a giunti elettrosaldati, completamente interrata. Il terreno particolarmente accidentato ha richiesto l’uso di circa 170 mine e uno scavo profondo in molti punti oltre due metri. Complessivamente la gente del posto ha effettuato prestazioni di manovalanza o trasporto per oltre 2000 ore. Arrigo è contento di dar lavoro alla gente, che poi viene pagata in buona parte con generi alimentari. “Gli uomini di qua, se si trovano qualche soldo fra le mani, non resistono alla tentazione di bere un goccio.... ( di alcool a 95°!). Molti di loro hanno il fegato bruciato e ogni volta rischiano il coma etilico. Io sono molto severo se li sorprendo a bere.” Attilio e Cecilia risiedono qui da molti anni, hanno adottato due bimbe peruviane, Laura e Giulia e sono ben inseriti e stimati nella comunità che li ospita. Cecilia non credeva ai suoi occhi quando nel 2003 sono iniziati i lavori di installazione della centralina da 9 Kw. “Più ancora che la mancanza della luce, mi è sempre pesato il fatto di non avere l’acqua calda in casa per lavare, di non poter fare una doccia” ci confessa. Sarebbe interessante anche conoscere l’opinione delle sei maestre della scuola elementare, che alloggiano lì e che preparano le lezioni e correggono i compiti al lume di una candela. Ricordiamo infatti che all’equatore alle sei di sera tramonta il sole e un quarto d’ora dopo, è già buio pesto. A Cecilia è toccato l’onore di tagliare il nastro inaugurale della centralina e di avviare il generatore. Le ricordo che l’ anno precedente eravamo venuti qui in una giornata umida e fredda, e lei aveva stappato per noi la bottiglia di ottima grappa trentina, che suo marito teneva gelosamente in serbo. Alla fine della bottiglia ci aveva strappato la promessa, che ora stiamo mantenendo: una bottiglia di grappa in cambio di una centrale elettrica! Il volantino della saracinesca continua a girare fra le sue mani finchè il generatore si muove, prende a frusciare e sibilare. Gli strumenti del quadro si assestano e le lampade del cortile si accendono. Tutto funziona perfettamente! E’ il coronamento di molti mesi di preparazione e di lavoro per tutti noi. All’imbrunire la gente del paese portava i bambini a vedere la luce elettrica, mentre a tarda sera le donne nel laboratorio di maglieria erano ancora là a sferruzzare, alla candida luce delle plafoniere al neon. Arrigo, arrivato a notte fonda da Yanama con i suoi asini era commosso. Pagina 1 di 6 “Sono partito da Yanama che era buio, ma al passo di Pupash ho visto le luci di Wecroncocha e non ho più usato la pila: ci si vedeva come di giorno! Bravi! Moltissimi vengono qui a fare promesse, ma voi siete i primi che le mantengono.” La nuova centrale di Wecroncocha Sono trascorsi pochi anni da quando, alla nostra prima esperienza peruviana nel 2003 scrivevo questa relazione su Wecroncocha e la sua centralina. I pochi anni trascorsi sono stati determinanti per quest’angolo sperduto di mondo, perché con l’arrivo dell’elettricità le prospettive di sviluppo si sono moltiplicate. Un bellissimo mulino alimentare a macine in pietra da 5 Kw è stato offerto dalla Sezione Cesare Battisti del C.A.I. di Verona ed è ora gratuitamente a disposizione dei campesinos. La falegnameria dispone di seghe ed altre attrezzature. Per non dover dipendere e sottostare alle regole ed esigenze irrigue, Arrigo si è assunta la responsabilità della gestione del canale che fornisce l’acqua e la centralina da quel momento non ha più avuto problemi di alimentazione. Poi è arrivata la strada carrozzabile e già si parlava di portare la luce agli ultimi villaggi isolati, quindi di installare un grosso impianto per segare tronchi e tavole, di un essiccatore per seccare il foraggio prodotto nella valle. La centralina costruita solo tre anni prima era assolutamente insufficiente! Nel 2006 eravamo in Perù per eseguire alcuni lavori a Yanama e lì ci raggiunse la decisione definitiva ed irrevocabile: il rifugio Renato Casarotto sull’Alpamayo non si sarebbe più costruito! Tutti i materiali per la centralina da 24 Kw destinata al rifugio erano in Perù, fermi da un anno, e molti c’avevano già messo gli occhi sopra. Le caratteristiche idrauliche ed elettriche del macchinario si adattavano perfettamente alla realtà di Wecroncocha, e lì, meglio che altrove l’impianto avrebbe svolto il suo compito “a favore della gente di montagna”. Ma era indispensabile battere sul tempo gli altri pretendenti. Ci sono bastati pochi giorni per ottenere le autorizzazioni a procedere e in capo ad una settimana il progetto era pronto. Un’altra settimana per reperire a Lima tutti i materiali necessari, mentre già iniziavano i lavori per riaprire gli oltre 700 metri di scavo per la posa della nuova condotta. Della vecchia centralina non si è utilizzato nulla: nuova vasca di carico, nuove griglie di presa, nuova condotta forzata, nuovi quadri elettrici, un paranco scorrevole a catena per il montaggio e lo smontaggio. Si è trattato di un mese di lavoro che ci ha impegnati al massimo, anche perché non era possibile trascurare i lavori già programmati a Yanama. Non erano concessi errori, perché non avevamo un metro di tubo né di cavo in più, né una giornata di margine per verificare i collegamenti. L’intera squadra dei collaboratori ha dato il massimo, ed occorre dire che lavorare e vivere a quasi 4000 metri di quota non è da tutti. Ma alla fine il risultato ci ha ripagato dagli sforzi e dall’impegno profusi: la centralina funziona tuttora in modo splendido. Il vecchio generatore da 9 Kw verrà recuperato quest’anno e installato nell’insediamento di Huaripampa, mentre la vecchia condotta da 90 mm e la relativa presa sul canale verranno utilizzate per un impianto modello di irrigazione degli orti e dei campi di foraggio. Ci troviamo infatti in una regione dove esistono decine di chilometri di canali irrigui costruiti dall’OMG o da enti governativi, ma dove la gente non sa organizzarsi per gestire i turni, né sa utilizzare correttamente l’acqua nei campi. A memoria che la centralina parte da un’iniziativa nata nel 2002, “Anno internazionale della Montagna” fra le Sezioni Vicentine del Club Alpino Italiano, per ricordare il grande alpinista vicentino Renato Casarotto con opere a favore delle genti di montagna, è stata posta una targa con la seguente didascalia: Centrale Renato Casarotto Questo impianto, costruito dai volontari dell’Associazione “Montagne e solidarietà” nell’agosto del 2006 è offerto alla popolazione di Wecroncocha dai Soci Vicentini del Club Alpino Italiano Il generatore è opera e dono della Ditta MECC ALTE di Montecchio Maggiore. P = 24 Kw; H = 128 m; Q = 30 l/s Condotta PE Ø 160 m 702 Pagina 2 di 6 Caratteristiche della nuova centrale Le centraline installate in Perù sono estremamente semplici, robuste ed efficienti. Sono prodotte dalla Ditta IREM di Torino, e montano un generatore fabbricato dalla MECC ALTE di Montecchio. Sono definite “a carico costante” e sono dello stesso tipo di quelle installate anche nella maggior parte dei nostri rifugi alpini. Non possiedono organi soggetti ad usura (cinghie, spazzole, ingranaggi ecc) né punti da lubrificare. La regolazione della tensione e della frequenza sono elettroniche, mentre non esiste regolazione di carico. La potenza in esubero viene utilizzata per riscaldare acqua o scaldare gli ambienti. In tal modo è possibile sia alla Ditta costruttrice che a noi di garantire almeno 15 anni di funzionamento continuo senza necessità di interventi tecnici sulla macchina. La gente del posto deve solo garantire l’alimentazione di acqua. Il gruppo di lavoro è composto da pensionati, con una notevole esperienza tecnica alle spalle e da giovani volonterosi e motivati. E’ inquadrato, per esigenze assicurative ed amministrative, nell’organizzazione ONLUS “Montagne e Solidarietà” sorta fra i soci di alcune sezioni vicentine, veronesi e trentine del CAI e specializzata in lavori elettrici ed idraulici in montagna. Altre realizzazioni dell’associazione sono la centralina presso la malga modello di Huachucocha, a 4250 metri di quota, completa di diga e bacino di accumulo, la centrale sotterranea da 45 Kw presso l’ospedale di Yanama, entrambe sulla Cordillera Blanca in Perù. Attualmente siamo in partenza per il Pakistan, a costruirvi un piccolo acquedotto a Gothulti. All’attività svolta dal gruppo, a favore delle genti delle montagne peruviane, è stato assegnato il premio “Sociale” al Film Festival della Montagna di Trento. Ricordiamo che è possibile sulla dichiarazione dei redditi devolvere il 5/1000 all’associazione “Montagne e solidarietà” indicando il codice fiscale CF 94029150227. Franco Brunello( Sez. C.A.I. di Montecchio Maggiore) Pagina 3 di 6 E’ realtà il “ Centro Andinismo Renato Casarotto” L’idea del Centro è stata lanciata alle Guide Don Bosco da Padre Ugo nel 2007, per evitare che le Guide stesse non disperdessero le loro energie e forze ognuno per conto proprio, scivolando poco a poco nella banale ricerca di un semplice lavoro. Si sarebbe così dispersa la natura dela formazione ricevuta in tanti anni nella “Escuela de Guias don Bosco en los Andes” di Marcarà. Con il Centro Andinismo Renato Casarotto (C.A.R.C.) le guide possono identificarsi con una struttura ed una collegialità, non solo dal lato dell’organizzazione di un lavoro ben strutturato e preparato ( con pacchetti di salite e trekking), ma anche dal punto di vista dello scambio di esperienze che le stesse persone potranno vivere nell’ambito del turismo. Il terreno di Haricoto ( così si chiama il posto) ha una superficie di 6000 metri quadrati ed è stato adattato per una nuova urbanizzazione: C.A.R.C. e casa per le guide, molte delle quali hanno già famiglia, una sorta di villaggio con piazza annessa. Nei primi mesi dell’anno 2007 il progetto, che era stato redatto in ogni minimo particolare dall’Ing. Umberto Dalla Costa di Schio e che prevedeva la costruzione di un rifugio all’Alpamayo a quota 4300 metri, veniva modificato ed adattato al nuovo sito. Va altresì ricordato che il progetto comprendeva anche tutti i calcoli esecutivi delle strutture principali e di completamento. I primi lavori sono iniziati nel mese di Maggio dello stesso anno e la costruzione avanza celermente grazie al lavoro di tanti volontari e sotto lo sguardo attento di Giancarlo Sardini, tanto da raggiungere la copertura nell’autunno 2008. In questa fase sono stati importantissimi i contributi economici delle Sezioni vicentine del C.A.I. elargiti in più occasioni e che hanno permesso di acquistare in loco molti dei materiali usati per la costruzione. Il progetto è stato portato completamente a termine. Pagina 4 di 6 Un po’ di storia recente 2002 … Anno internazionale della montagna. E’ stato per il CAI un anno particolare, denso di impegni, di iniziative, ma anche momento per ripensare il proprio ruolo, comprendere quali sfide la montagna, o meglio, la gente di montagna deve affrontare nel nuovo millennio. Montagna non vista come luogo da salvaguardare per i momenti di evasione della gente di pianura, ma attenzione in primis nei confronti di spazi abitati da persone con alle spalle una tradizione, una cultura messa alle corde dal consumismo, dalle trasformazioni economiche che rendono marginale l’economia di montagna ( a parte quella legata al turismo). In questo contesto, come Sezioni vicentine del CAI, associazione che raccoglie le quattordici sezioni del CAI della provincia (Arzignano, Asiago, Bassano del Grappa, Dueville, Lonigo, Marostica, Malo, Montebello, Montecchio Maggiore, Recoaro, Thiene, Schio, Valdagno e Vicenza) con oltre tredicimila soci, ci siamo chiesti cosa potevamo fare affinchè il 2002 non fosse un anno di “celebrazioni”, ma momento per rinnovare l’impegno dei nostri associati nei confronti di chi vive e lavora in montagna. Questa riflessione ci ha portati, oltre ad avviare una serie di iniziative culturali all’interno del nostro territorio, a pensare cosa potevamo fare nei confronti di popolazioni lontane dal nostro contesto, che si trovano a vivere condizioni che minacciano la loro identità e soprattutto condizionano le scelte dei giovani, attratti dal miraggio della città, simbolo di liberazione da una atavica fame di lavoro. L’incontro di alcuni nostri soci con la realtà delle Ande peruviane, l’aver constatato come i giovani fuggano verso le città alla ricerca di un riscatto per finire invece nelle favelas della grande metropoli, in questo caso Lima, ci hanno spinto a interrogarci su cosa noi, uomini del CAI, potevamo fare per queste popolazioni. Non volevamo avviare una raccolta di fondi una tantum, ma pensare, insieme a chi vive quotidianamente queste problematiche, ad un progetto che permettesse ai giovani di fermarsi nella loro terra e divenire punto di riferimento per altri giovani. L’incontro con gli amici del MATO GROSSO che da anni, come volontari, si dedicano a sostenere le popolazioni andine, ci ha permesso di concretizzare questa idea di collaborazione e di condivisione di una speranza. Siamo sempre stati convinti che come occidentali non potevamo e non dovevamo decidere noi cosa fosse giusto fare per aiutare queste comunità, ma dovevano essere loro o chi lavora al loro fianco ad indicarci la strada per divenire costruttori di solidarietà. Da questo incontro di collaborazione è nato il progetto “Rifugio Renato Casarotto”, il sogno di costruire un rifugio ai piedi di una delle montagne più belle del mondo:l’Alpamayo, affidandone la costruzione e la gestione ai ragazzi che vivono negli oratori dell’operazione Mato Grosso, in particolare alle guide alpine della scuola di andinismo “Don Bosco” che risiedono a Marcarà. Tale scuola è una realtà nata da un’intuizione di padre Ugo De Censi, fondatore, guida spirituale dei ragazzi del Mato Grosso, e di Giancarlo Sardini, volontario bresciano che da oltre dieci anni con la sua famiglia lavora in Perù. L’idea era quella di creare una rete di rifugi (ne esistono già tre costruiti dalla stessa associazione), gestiti dalla popolazione locale, che potesse offrire un reddito ai locali in modo da interrompere il circolo vizioso della mancanza di lavoro che costringe molti giovani a cercare occupazione in città. Sul campo, purtroppo, la costruzione di un rifugio di alta quota ha trovato delle difficoltà insormontabili e ci è stato chiesto di indirizzare la nostra solidarietà verso un altro progetto; a questo punto i Presidenti delle quattordici sezioni hanno delegato chi viveva in mezzo alla popolazione andina di scegliere l’opera più opportuna da realizzare. Ed ecco allora la nostra disponibilità a sostenere l’iniziativa delle centraline elettriche realizzate da un gruppo di soci CAI guidato da Franco Brunello, di cui si parla in questa pagina; l’organizzazione da parte di alcune sezioni di trekking sulle Ande peruviane con l’intento di coinvolgere le guide Pagina 5 di 6 locali ed infine la scelta di finanziare la costruzione di un Centro per le guide della scuola “Don Bosco” a Marcarà. Questa nuova struttura sarà gestita proprio dalle guide formate dalla scuola di andinismo voluta dagli amici del MATO GROSSO e diventerà il punto di partenza e di arrivo per gli amici alpinisti ed escursionisti che vorranno avvalersi dei giovani del centro per esplorare, salire, attraversare una delle catene montuose più spettacolari del pianeta, accompagnati da persone che conoscono, amano, vivono la realtà del loro paese, motivati a svelare ad un ospite attento non solo le meraviglie della natura, ma l’anima di un popolo, i suoi sogni, la sua cultura. Questa è l’anima del nuovo progetto. Il Centro sarà dedicato a Renato Casarotto, indimenticato alpinista vicentino, che scrisse proprio nella Cordillera Blanca una delle più belle pagine dell’alpinismo. Dal 5 al 21 giugno del 1977 salì in solitaria l’immensa parete nord dell’Huascaran, la più alta cima delle Ande peruviane, parete considerata inattaccabile e ancora oggi l’impresa testimonia un approccio ad un alpinismo diverso, classico, basato sulla forza fisica ed interiore dell’alpinista. La richiesta di dedicare il Centro a Renato è stato l’unico vincolo che come sezioni vicentine abbiamo posto agli amici andini. Renato non è stato solo un grande alpinista, ma una persona di una profonda umanità. In uno dei suoi libri si esprimeva in questo modo: “ Raccontare, parlare, è molto difficile. È sempre duro arrivare così vicino all'essenza della vita e poi, dopo, ritornare indietro e sentirsi imprigionati nelle strettoie del linguaggio, completamente inadeguato a tradurre in simboli i concetti e la totalità dell'esperienza vissuta. Un'esperienza lunga e sofferta che mi ha permesso di capire una verità fondamentale: alla base di tutto, di ogni azione che l'uomo compie, deve esserci sempre l'Amore” (Renato Casarotto, Oltre i venti del nord). Siamo convinti che ora guarderà dall’alto, con un sorriso benevolo, questo segno di solidarietà che porterà il suo nome. Il 13 luglio 2009 questo sogno è diventato realtà. Come soci delle quattordici sezioni vicentine del CAI siamo contenti di aver affiancato economicamente i giovani dell’operazione Mato Grosso nella realizzazione del Centro, ma soprattutto sentiamo la gioia di aver intessuto un legame di amicizia con una popolazione di montagna che sentiamo vicina ed amica. E’ questo il nostro modo di sentirci soci del CAI, soci che non guardano solo a se stessi, ma si sentono in cordata con le persone che vivono o amano la montagna, cercando di muoverci, come affermava l’uomo e alpinista Battistino Bonali, con un obiettivo ben preciso … “ Salire in alto per aiutare chi sta in basso”. ( Francesco Tognon - Sez. C.A.I. di Asiago) Pagina 6 di 6