La città del fiore A l calar della notte, dopo una giornata di fatiche, la donna era molto stanca, gli occhi le si chiudevano, le membra erano doloranti. Come il sole, ogni sera, si lascia andare lentamente nelle braccia della notte, così la donna si apprestava a scivolare nel sonno. Aprì il libro e si mise a leggere. Era un rito: leggere una pagina di un libro la faceva ritornare bambina, quando il babbo le leggeva un racconto per invitare il sonno a prendersi cura di lei. Il libro che aveva aperto quella sera raccontava storie di bambini stufi della pazzia che sta uccidendo la città. Mentre gli occhi le si chiudevano, arrivò al punto in cui i bambini, inascoltati, si organizzano e decidono di fare la città a modo loro. L a donna sentì battere lievemente sul vetro della finestra. Era una bambina dagli occhi grandi e ri- denti. Muovendo ritmicamente l’indice inarcato della mano destra, la bambina la invitava ad uscire. La donna si alzò e scavalcò la finestra. “Vuoi venire a vedere la città che abbiamo costruito noi bambini? - disse la bambina tendendo la mano - L’abbiamo chiamata ‘Città del fiore’ ”. S ’incamminarono verso una luce intensa che schiariva la sera. La donna era molto incuriosita. La stanchezza l’aveva completamente abbandonata. Cercò di affrettare il passo, trascinandosi dietro la sua giovane guida. “I piccoli corrono sempre - disse la bambina dagli occhi grandi e ridenti - ma non hanno mai fretta. Se hai fretta passerai oltre senza vedere la città del fiore” U no spettacolo fantastico si aprì davanti a loro.Tutto era illuminato da quattro grandi girasoli che danzavano unendo le loro verdi foglie come fossero mani intrecciate. Non c’erano lunghe strade ma tante piazzette. Ogni piazzetta era un calice di giglio. Piazzette giallo-aranciate, rosse, violacee, bianche, rosso-miniate punteggiate di nero, ospitavano frotte di bambini giocherelloni. Le piazzette erano circondate da case unite fra loro da loggette senza porte. I muri erano fatti di petali di rosa, i tetti di sepali soprammessi, le finestre di veli di bucaneve. Stami di fiordaliso erano giostre mosse dal vento burlone e accompagnate dalla musica delle fronde degli alberi e dal cinguettio degli uccellini. Dietro una grande vetrata c’era la centrale per l’innaffiamento, comandata da gialli bottoni di margherite. U n fiume scorreva lentamente in mezzo alla città e tanto era limpido che la luce dei girasoli si rifletteva sul dorso variopinto di pesciolini guizzanti. “E le auto dove sono ?” - domandò la donna. “Voliamo sulle ali delle farfalle” - rispose la bambina. 10 11 F ece un lieve cenno e in un baleno una grande aporia, la farfalla tutta bianca venata di scuro, si posò davanti a loro. Salirono sul dorso di lei e volteggiarono a lungo sulla città del fiore, incantati dalle sue meraviglie. L’aporia, infine, li posò dolcemente su una piazzetta, che come le altre era un grande calice di giglio. I bambini che vi giocavano non restarono molto stupiti al vedere atterrare la farfalla con la donna e la bambina. Era per loro una cosa normale. Fecero festa ai nuovi ospiti e li invitarono al girotondo. Ma la bambina invitò tutti al silenzio per ascoltare una voce debole, lenta e tranquilla che si levava dal profondo della estesa corolla del giglio che ospitava i loro giochi. Si fermarono e stettero ad ascoltare.“Non vi meravigliate - disse il giglio -; non sono una eccezione. Tutti i fiori parlano”. “Veramente, finora non avevamo mai udito il linguaggio dei fiori” - dissero i bambini. “I fiori parlano, eccome! - continuò il giglio - ma voi siete talmente distratti da mille rumori che non riuscite a percepire la loro tenue voce. Era tanto che cercavo di parlarvi. È merito della bambina dagli occhi grandi e ridenti giunta sul dorso dell’aporia se ora finalmente mi udite”. 12 13 C he cosa avrà mai da dire un giglio parlante? - osservò un bambino ansioso di riprendere il gioco. “I fiori conoscono tante storie” - rispose il giglio. “Allora raccontacene una” - dissero tutti. “Vi racconterò la storia della grande inondazione”. Aveva appena incominciato a raccontare che tutti i bambini si radunarono intorno, anche quelli delle altre piazzette, e i fiori si volsero tutti dalla parte del giglio, come fanno col sole, con lo stelo teso e le foglie dritte per non perdere una parola. Tanto e tanto tempo fa le nubi si addensarono proprio sulla città del fiore. Erano cumuli neri e minacciosi. Si fece buio, quasi fosse notte, tanto che i girasoli accesero la loro grande corolla. Le gocce che cominciarono a cadere erano grosse come le lacrime di un elefante. 14 15 P iovve sette giorni e sette notti. Il fiume resse finché poté con le sue forti braccia l’acqua che veniva incessante dal cielo, ma alla settima notte non ce la fece più. L’acqua straripò e inondò la città del fiore. Solo i fiori più alti riuscirono a tenere fuori il capo, gli altri furono tutti sommersi”. 16 17 E i bambini? -disse uno del cerchio. “I bambini si aggrapparono ai fiori più alti sperando di potersi salvare”. “E si salvarono?”. 18 19 S uccesse una cosa straordinaria” continuò il giglio parlante - I fiori, anche quelli completamente sommersi, fecero uno sforzo molto grande. Si dettero la mano, tendendo le loro foglioline gli uni verso gli altri, e con le loro piccole radici pomparono l’acqua verso l’alto, facendola passare velocemente attraverso i loro steli e spruzzandola verso il sole che nel frattempo era tornato a splendere. 20 21 I ncominciarono i fiori più alti e poi tutti gli altri via via che emergevano dall’inondazione. E i pesci fecero lo stesso e anche i bambini impararono a compiere il lavoro dei fiori. Il sole collaborava con molto impegno e faceva evaporare in un baleno l’acqua spruzzata. Non si era mai visto un arcobaleno così luminoso e ridente come quello che ravvolse la città in quel tempo. Sette giorni e sette notti, come la pioggia, durò il lavoro. Alla fine tutta la città fu liberata dall’acqua. E il fiume tornò a tenere stretta fra le sue braccia l’acqua che scorreva verso il mare. E la città tornò a splendere come la vedete ora”. 22 23 A un tratto un tonfo. Il libro era caduto dal letto. “Peccato, è stato un sogno, la città del fiore non esiste” - pensò la donna. Il brusco risveglio le aveva riconsegnato tutta la stanchezza e la tristezza della sera. Una vocina dalla finestra la raggiunse con un dolce brusio: 24 25 M a il tuo sogno esiste.Tu stessa lo hai creato nel sonno. Il sogno ti appartiene. Non pensare che esista solo ciò che è esterno a te. Tu hai separato la realtà esterna dai sogni. E stai uccidendo sia l’una che gli altri. Per questo sei stanca e triste. La città del fiore è dentro di te, è parte di te. Ricercala senza fretta e la troverai di nuovo. Lasciati guidare da una bambina. Forse riuscirai anche ad avvicinare fra loro la città che hai creato all’esterno e la città che hai dentro. E tutt’e due sbocceranno di nuovo come i fiori a primavera”. La donna andò alla finestra, ma non c’era nessuno. 26 27 R Il sentimento della riconciliazione, della pace e dell’amicizia aveva ravvolto la vita della città. to della grande inondazione lo aveva vissuto realmente. darietà. estò a sognare ad occhi aperti. Rivide un fatto realmente accaduto nella sua giovane età. Il giglio parlante, con la sua voce tenue, gli aveva restituito una memoria oscurata e smarrita. Il raccon- Firenze, nel 1966, era stata invasa dall’acqua e dal fango dell’Arno e degli altri fiumi straripati. E anche allora i “fiori” avevano salvato la città. Le donne, gli uomini, i bambini dei quartieri fiorentini e tanti giovani accorsi da ogni parte del mondo si erano stretti gli uni agli altri, come i fiori del racconto. 28 I fiorentini avevano liberato la città col loro impegno e l’avevano ricostruita con la soli- Come evitare di oscurare e smarrire ancora questa memoria? - si domandò la donna. E oggi - pensò - come vivono la solidarietà i bambini che vogliono una città dove si possa ascoltare il linguaggio appena sussurrato dei fiori? Era un’esperienza d’impegno e di solidarietà che avevano già fatta durante e dopo la guerra. La ripeteranno ancora in tante altre situazioni difficili: per fondare la città sulla giustizia, sulla pace, sull’accoglienza, sulla comunità oltre i confini, sui diritti dei bambini e di tutti. 29