Periodico della Scuola Media “Bertola” Rimini anno XX Giugno 2014 Concorso di disegno per il titolo del Bertolino L’altro logo 1° a parimerito di Amati Micaela è nel titolo OLIMPIADI DELLA DANZA 2014 1° Parimerito Anna Masini 2L “SCUOLA MEDIA “BERTOLA TRIONFA AGGIUDICANDOSI IL 1° POSTO’’ Sabato 15 marzo si è tenuta a Rimini la prima edizione delle Olimpiadi della Danza 2014. La scuola Bertola ha aderito alla competizione, svoltasi al Palasport Flaminio, insieme ad altre scuole medie della provincia. Quella sera più di 600 ragazzi hanno colorato il Palasport con la loro allegria ed energia, contagiando il numeroso pubblico. All’evento hanno partecipato, come ospiti ,il gruppo sportivo di hip-hop del Garden Center e la classe 5a della scuola elementare di Viserba. Grazie alla spettacolare coreografia ideata dalla coreografa Sara Santolini, in collaborazione con la professoressa Monica Pari, la “Bertola” ha trionfato aggiudicandosi il 1°posto sul podio. La terza posizione è stata assegnata alla scuola media di S. Marino mentre, il 2°posto, è stato aggiudicato alla scuola media Marvelli. All’annuncio del primo classificato il Flaminio si è riempito di grida festose; i ragazzi delle “Bertola” hanno sollevato la coppa, passaporto per le gare regionali. 3° parimerito Camilla Manucci 3° parimerito Pandolfi Alessandra 3D Concorso di disegno l’immagine delle Maglietta FELICIA PACI 1 I UN INCONTRO SPECIALE Giovedì 13 febbraio abbiamo assistito ad un incontro con i carabinieri di Rimini, i quali ci hanno illustrato le loro indagini sul bullismo, cyber-bullismo e ci hanno messi in guardia sui pericoli di internet. Un maresciallo ha iniziato a parlare delle nuove generazioni che usano internet come compagno di giochi, libro di testo e per tessere le loro relazioni sociali al posto del vecchio cortile. Un mondo virtuale ricco di stimoli, ma anche di potenziali pericoli. Per un genitore è difficile trovare il giusto compromesso tra la necessità di lasciare i propri figli a sperimentare le enormi potenzialità della rete e quella di tutelarli da eventuali situazioni sgradevoli. IL 97% DEI GIOVANI TRA I 13 E I 16 ANNI E’ ONLINE. Ma la linea di confine delle regole sfuma con l’età di passaggio tra medie e liceo (13/16 anni), periodo in cui il divieto vige ancora solo per poco più di due ragazzi su dieci. Interessante notare che l’impossibilità di accedere alla rete è ormai un problema limitato, ma esiste: due ragazzi su dieci tra chi non usa internet lo indicano come motivo per cui non possono andare sul web. I RISCHI DEI MINORI CONNESSI ALLA RETE. Per un IL VIOLINO DEL TITANIC Il violino del musicista Wallace Hartley, uno dei componenti della piccola orchestra che aveva suonato sulla più famosa nave della quale oggi conosciamo il nome (naturalmente per una tragedia che preferisco non ricordare), è stato venduto, all’asta, per ben 900mila sterline. Un giornale di New York, dieci giorni dopo il terribile fatto, quando ormai la maggior parte dei corpi era stata trovata, scrisse che il cadavere stringeva a se un violino. Questo violino non era mai stato aggiunto alla lista degli oggetti che erano stati trovati nella nave, e a quel punto tutti pensarono fosse stato rubato. Ed ecco il fatto: il violino era stato nascosto in una borsa di pelle. Questo violino di legno di palissandro era stato il regalo della futura moglie, infatti sullo strumento c’era una placca di argento con incisa una dedica: “Per Wallace, in occasione del nostro fidanzamento”. Il violino di proprietà di Wallace Hartley è stato ritrovato in una soffitta, nel centro della Gran Bretagna, trovato da un ragazzino, figlio di un appassionato di musica. (non c’è una data precisa, perché colui che ha donato il violino ha deciso di restare anonimo, e anche gli scienziati hanno rivelato la scoperta anni e anni dopo, quando tutte le analisi erano complete). Per capire se era davvero quello autentico, suonato sul Titanic dal signor Hartley, ci sono voluti sette anni di ricerche scientifiche. Come è ormai risaputo grazie ai film, ai racconti dei testimoni e ai libri, la notte del 15 Aprile del 1912, mentre la gente era nel panico più assoluto, l’orchestra con a capo Hartley ha continuato a suonare, anche se totalmente ignorati dai passeggeri. E anche durante l’inclinazione della nave loro non hanno mai smesso di suonare, per loro era “una missione”. L’ultima canzone suonata da quel violino, ma anche da tutta l’orchestrina fu “Nearer my God, to thee”. Hartley non cercò neanche di salire su una scialuppa, preferì finire il suo “concerto” e secondo me fu il più bel concerto che Wallace e i suoi compagni avessero mai eseguito. BEATRICE POGGI 3A H genitore non è sempre facile seguire l’attività online dei propri figli. Alcuni impongono regole precise sull’uso del PC, altri si fidano e non sentono la necessità di controllare in modo specifico questo aspetto della vita dei loro figli. IL CYBER-BULLISMO Esso è molto simile al bullismo, ma si verifica attraverso internet. Nella maggior parte dei casi le vittime hanno conosciuto il cosiddetto “bullo” tramite social network. Il malintenzionato è solito chiedere informazioni familiari private e foto. In alcuni casi si verificano incontri tra la vittima e il bullo, il cui risultato è spesso negativo. Talvolta il prepotente si cela dietro profili falsi dimostrando un’età e dando informazioni false, non sue. La visita dei due rappresentanti dei carabinieri ha suscitato interesse nella nostra classe; molti di noi ora staranno più attenti quando si collegheranno sul web evitando i presunti teppisti. La morale è quindi: state attenti! Dietro ogni profilo innocente si può nascondere un delinquente senza pietà! DESIRE ERBETTA- MARCO GHINELLI- THOMAS GRASSO 3A D LA LIBERTA’ Libertà è vento, è acqua, è terra; libertà è stendersi su un prato e guardare il cielo senza paura, senza pesi; libertà sono i volatili, che hanno le ali e se ne possono andare ovunque, a differenza di noi umani, che siamo destinati a rimanere ancorati al terreno. Libertà è alzarsi la mattina e decidere i vestiti da indossare, i luoghi in cui andare, le parole da dire e le persone da incontrare; è fare scelte giuste o sbagliate, dare opinioni. La libertà si manifesta nella nostra vita quotidianamente e spesso non le diamo troppa importanza, perché siamo abituati ad averla sempre e allora sì che sembra strano anche solo pensare che c’è gente nel mondo che forse l’unica libertà che si può permettere è l’immaginazione. Essa è forse tra ciò di più prezioso che si potrebbe mai avere, perciò tutti dovrebbero avere l’opportunità di custodire con cura un tale tesoro, che siano maschi o femmine, giovani o anziani, bianchi o neri. Non ha prezzo né tantomeno data di scadenza, dovrebbe essere qualcosa che ti accompagna per tutta la vita, e invece a volte non è così. Credo che molti invidino gli animali, quelli selvaggi e non quelli la cui libertà è stata strappata; quelli che corrono sulla terra ferma, quelli che si fondono con l’acqua e i suoi misteri e quelli che danno un colore all’aria di tutto il mondo. Libertà è poter vivere come un animale, senza preoccupazioni, senza discriminazioni, sentendosi libero anche dentro, che, a volte, è l’unico modo per sentirsi libero davvero. LAURA SERAFINI III C 1° classigicato Nicole Pignierini 3N 2° classigicato Sara Menga 3F 3° classificato Filippini Giacomo CONCORSO LETTERARIO 2014 Testo: “HO UN SOGNO NEL CASSETTO” SCUOLE ELEMENTARI Primo classificato: Marco Montemaggi – Rodari 5a A Temi segnalati per il concorso: Elisa Simoncelli Villaggio 1° Maggio 5a A Karen Layla Bagnara Casti 5a D Silvia Zoli Gaiofana 5a A Beatrice Pazzaglia Rodari 5a B Ilaria Nicolini Casti 5a B Rebecca Pari Casti 5a A Alberto Zaghini - Casti 5a C SCUOLA MEDIA A. BERTOLA Classi Prime Prima Classificata: Cecilia Morolli 1a B Classi Seconde Prima Classificata: SARA DE MUSSO 2a H Classi Terze Prima Classificata: Alessia Tucciarelli 3a B Grande Festa di Fine Anno scolastico 2013-14 Sabato 7 giugno ore 15,30 Giochi, Mercatino, Sport, Torte, Musica, Danza Siete tutti invitati Il ricavato della festa, come di consueto, sarà destinato a finanziare progetti di solidarietà La scuola ringrazia Chiamami Città, la Tipografia Garattoni di Rimini La Banca Popolare Valconca di Rimini La ditta Milo & Co di Viserba di Rimini Consiglio di Quartiere n. 6 giugno 2014 Pag2 Attività e cronache scolastiche VISITA AL MUSEO DI ANNA FRANK Sabato 22 Febbraio la mia classe ed io siamo andati a vedere una mostra al Palazzo del Podestà di Rimini, in piazza Cavour. La classe insieme alla professoressa di lettere ha scelto quella meta per saperne di più sui nazisti e sullo sterminio degli Ebrei. Questo argomento è stato discusso in classe anche con la professoressa di inglese con la quale abbiamo fatto letture (naturalmente in inglese) sulla vita di Anna Frank. L’argomento principale della mostra è stato la vita della ragazza, gli affetti e il diario. Siamo partiti da scuola circa alle 10:30 e siamo tornati verso le 13:00. La mostra è stata davvero interessante e oltre a quelle che già sapevo ho imparato moltissime cose. Anna Frank è nata il 12 giugno 1929 a Francoforte, in Germania (lo stesso anno del crollo della borsa di Wall Street). La ragazza era di origine ebraica, ma si sentiva una tedesca a tutti gli effetti, soprattutto il babbo e lo zio, la nonna era una crocerossina. All’inizio Adolf Hitler (grande dittatore 1933) sembrava non interessarsi alle varie etnie invece poco dopo cominciò a imporre delle leggi ben precise solo agli Ebrei. Essi non potevano entrare in vari negozi e spesso trovavano la scritta: “Vietato l’ingresso agli Ebrei”. La sua famiglia era composta dalla madre Edith Frank, del padre Otto Henrik Frank e dalla sorella maggiore Margot. Aveva due amiche: Sanne e Hanna Gosler. Nel 1940 tutti gli Ebrei dovettero sottostare alle leggi razziali e molti bambini furono portati fuori dal paese e adottati da famiglie inglesi; altri invece, furono costretti ad abbandonare la propria casa e raggiungere insieme alla sua famiglia, i Pogrom, luoghi nel quale venivano commessi atti di violenza contro gli Ebrei. Molti furono deportati (circa 107.000) e altri riuscirono a sopravvivere (circa 5.000). Hitler impose l’obbligo di portare la stella gialla e ordinò di non fare tante cose per esempio: non si poteva andare in bicicletta, in auto o con il tram, gli acquisti si potevano fare solo dalle 15:00 alle 17:00, i parrucchieri dovevano essere per forza Ebrei e dalle 20:00 alle 6:00 non potevano uscire di casa, non potevano fare sport, andare in barca e neanche a casa di persone cristiane. Quando Anna e la sua famiglia furono costretti a nascondersi, andarono in un luogo che era una parte della fabbrica dove lavorava Otto (distribuzione di sale). In questo alloggio segreto ci viveva anche la famiglia Van Peles (Peter, Auguste; Ermann). Per il tredicesimo compleanno di Anna, le fu regalato un diario sul quale scrisse tutto quello che stava succedendo, dei nazisti e dell’amore che provava per Peter. Lo smette di scrivere il 1° agosto 1944 e quattro giorni dopo, tutti furono scoperti nel loro nascondiglio a causa di una spia anonima e furono deportati. Andarono in diversi campi di concentramento, ma i due più importanti furono: Bergen- Belsen e Auschwitz. In quest’ultimo morì Edith soffocata in una camera a gas, mentre nel primo, tre giorni prima della liberazione dai campi, Anna di stenti e Margot di tifo. L’unica persona a sopravvivere fu Otto, che trovò il diario della figlia e ne diede le pagine ad un giornalista. Il padre di Peter morì anch’egli in una camera a gas, invece il figlio fu ucciso nel campo. Vi furono tanti volontari che aiutarono gli Ebrei (soprattutto i Frank) durante il loro alloggio segreto, tra questi ricordiamo Miep Gies. Non solo gli Ebrei furono vittime del nazismo, ma anche le persone con problemi fisici e mentali; infatti ne furono uccisi 8.000. Ancora oggi esistono piccoli gruppi neonazisti. Grazie a questa mostra mi sono fatta un’idea più precisa sul nazismo e il brutto periodo passato dagli Ebrei, la malvagità di Hitler e della Gestapo (polizia segreta) e di cosa vuole dire avere come “capo” dello Stato un dittatore. Questa mostra è stata molto interessante e penso che sul nazismo e sul fascismo sarebbe molto bello farne altre per capire meglio come era la vita dei nostri antenati. IL LABORATORIO CINEMATOGRAFICO PROGETTO LE MANI INTELLIGENTI L’ENERGIA Gli scienziati affermano che “L’energia è la capacità di un corpo o di un sistema di compiere un lavoro”. Lo studio di tale argomento è complesso e impegna molti scienziati in ricerche sempre più approfondite per cercare nuove fonti. Date che quelle utilizzate finora sono non rinnovabili, formatesi in milioni di anni con la fossilizzazione di microrganismi, bisogna cercarne altre. Questa importante tematica è stata affrontata dalla classe 2a D all’interno del progetto “LE MANI INTELLIGENTI” organizzato dalla CNA di Rimini. Le mani intelligenti? Sì, le mani intelligenti: un progetto al quale ha partecipato la mia classe 2 D. Esso è stato presentato appunto dalla CNA per avvicinare i ragazzi alla salvaguardia e alla tutela dell’ambiente proponendo e applicando nuovi modi di produrre energia perché NOI SIAMO IL FUTURO! Iader, l’esperto venuto per parlarci del progetto, ci ha spiegato inoltre i vari modi per produrre energia ecosostenibile e rinnovabile nel tempo con l’obbiettivo di ridurre le emissioni di gas serra (Co2). L’energia utilizzata al giorno d’oggi in maggiore quantità è quella esauribile, come: NUCLEARE: energia ottenuta dalla fissione dei nuclei di atomo di Uranio PETROLIO, GAS NATURALE e CARBONE: dai quali dalla loro combustione si ottiene energia. Abbiamo anche capito come poterle sostituire in modo più ecologico e ecosostenibile con le energie rinnovabili. Ad esempio energia: IDRICA: che sfrutta la forza dell’acqua BIOMASSA: che sfrutta materiali organici usati come combustibile EOLICA: ottenuta utilizzando il movimento dell’aria cioè il vento SOLARE: è l’energia associata alla radiazione solare e rappresenta la fonte primaria di energia sulla Terra. Dopo aver affrontato”L’EMERGENZAAMBIENTE”, abbiamo realizzato una casetta ecosostenibile a energia solare. Con legno di recupero, PVC, Plexiglass, Led, batterie e qualche pannellino solare è stata costruita “La Villetta” suddivisa in tre ambienti: un giardino anteriore con l’ingresso, un salone completo di tetto con pannelli solari ed un giardino posteriore dove ha trovato spazio tutta la nostra fantasia. Abbiamo cominciato portando in classe lo scheletro di legno della casa, poi i vari materiali ed infine con cacciaviti, seghe, pistole di colla a caldo, martelli e trapani ci siamo dati da fare per la realizzazione. È stato molto divertente e siamo riusciti a lavorare bene insieme suddividendoci i compiti e, nonostante qualche lite causata da diverse vedute, alla fine il risultato è stato ottimo. Il nostro tutor ha documentato tutto in un video, ma la soddisfazione più grande è stata quella di attivare il cuore/cervello della casa per metterla in funzione, facendo accendere tutte le luci grazie solo alla potenza del sole. La casa dei sogni insomma che tutti vorrebbero avere!!!Un ringraziamento speciale va alla CNA, a Iader e alla Direzione scolastica che ci hanno permesso di realizzare il progetto! SOFIA MASENZA – MARCO MASCI 2A D Sabato 22 Febbraio è iniziato il laboratorio con il critico cinematografico Paolo Pagliarani. La critica cinematografica è quel genere letterario che si propone di raccontare, analizzare, spiegare e giudicare un’opera cinematografica. Può essere genericamente divisa in due correnti: la critica giornalistica, ossia la recensione, e la critica teorica, ossia lo studio del cinema. L’esperto, ogni lezione, ci ha mostrato diversi spezzoni di film la maggior parte collegati direttamente o indirettamente al nazismo, argomento che stiamo per l’appunto trattando in storia. Partendo da Schindler list, passando per Il Pianista, Star Wars e Galline in Fuga e molti altri ancora, fino ad arrivare a La Rosa Bianca, tutti film legati al tema della discriminazione razziale, allo scempio dei lager, al potere di pochi sulla maggior parte della popolazione, alle lotte di chi ha avuto la forza di ribellarsi ma che poi è stato brutalmente eliminato; insomma: il periodo nazista. Paolo Pagliarani ha illuminato tutti noi, grazie al suo spessore culturale e all’ironia che ha usato quando ha commentato i vari film presentati; si è soffermato inoltre, sui registi dei film in questione, sugli attori e la loro carriera. Ha spiegato che la bellezza di una pellicola è determinata da molti fattori quali le musiche, le immagini, la capacità d’espressione degli attori e naturalmente, le loro abitudini, per questo lui predilige guardare i film in lingua originale piuttosto che doppiati perché, naturalmente, perdono spesso il lavoro che il regista ha fatto sui suoi interpreti. Secondo me, lo scopo dell’attività è stato quello di cambiare il nostro atteggiamento verso il cinema, cioè non limitarci a guardare con sufficienza un’opera cinematografica, bensì ad osservarla con attenzione per rilevare anche i più piccoli particolari, comprendere i significati che si celano al suo interno e i suoi collegamenti con la realtà. Penso che sia stato un incontro arricchente; in particolare mi ha affascinato il suo modo di esporre, la sua abilità oratoria, i suoi gusti cinematografici e i suoi paragoni tra le epoche passate e il mondo attuale. Speriamo di poter incontrare nuovamente Paolo Pagliarani, o magari altre persone che, come lui, sappiano lasciare un segno indelebile e positivo nella nostra vita! MARCO GHINELLI 3AD SCUOLA ALL’APERTO LA REALTÀ’ Fuori sono calmo come il mare all’alba, non muovo neanche le labbra, ma, dentro ho un mostro che strilla. Esce il mostro dentro di me, mi esplode la tempia penso che nel presente le stelle le hanno scambiate con i lampioni, hanno preso i perdenti e li hanno mischiati con campioni. MATTEO CAVALLARO 3 H TUTTI A TEATRO PER VEDERE Gli alunni delle classi prime vanno a piantumare. Gli alunni delle classi prime della Scuola Media “Aurelio Bertola” hanno aderito al progetto “Un bosco per la città”. Dopo due appuntamenti teorici a scuola, il 19 marzo si sono recati a Santa Cristina per concludere il percorso intrapreso. Gli studenti muniti di guanti, paletta e cappello hanno piantumato 27 piccoli arbusti che un giorno diventeranno grandi e maestosi alberi. L’avventura ha avuto come cornice quella di uno splendido paesaggio collinare, verde e rigoglioso irraggiato dal sole. Come giovanissimi esperti, gli studenti, hanno dato vita ad un piccolo bosco, un evento straordinario che ci ha permesso di anticipare il ritorno della primavera. L’esperienza ha avuto come obiettivo quello di dare la possibilità di comprendere l’importanza degli alberi e della natura, essi danno, ogni giorno, ossigeno e vita in maniera totalmente gratuita e noi spesso con arroganza li maltrattiamo con superficialità. Ora grazie a questo progetto i ragazzi sono più consapevoli del tesoro che hanno fra le loro mani, e con questo devono imparare a valorizzarlo e preservarlo da coloro che non comprendono il “verde patrimonio”. Si ringrazia inoltre per la sana merenda offerta dal “Punto Macrobiotico” di Rimini, che ha permesso ai ragazzi di rifocillarsi dopo il duro lavoro di “piantumatori”. D’ora in poi saremo per sempre amici degli alberi. CLASSE I B “FUORI CLASSE!” A me personalmente è piaciuto veramente tanto questo spettacolo che parlava di una amicizia tra persone completamente diverse ma allo stesso tempo accomunate da una cosa: realizzare i loro sogni! Quello che viene raffigurato dai due bravi attori che fingono di essere ragazzini (e ciò gli riesce anche molto bene), è una commedia divertente, vivace e parecchio educativa per gli adolescenti perché racconta i problemi che noi tutti abbiamo a questa età. Anche i genitori sono stimolati a riflettere sul loro rapporto con i figli e sul significato reale della parola “comprendersi” che vuol dire essere né troppo invadenti né completamente assenti e CAMILLA FONTANOT 3 C LE SCHEDE Ormai le prof hanno da tempo consegnato le schede (o pagelle) ai ragazzi delle classi. Ma prima della consegna, voi eravate spaventati o preoccupati? Beh, da un indagine che ho fatto ai ragazzi della mia classe è risultato che su 20 persone, 5 persone si sono dette non preoccupate, 8 invece si sono dette poco preoccupate, 2 abbastanza preoccupate e 5 invece si sono detti molto preoccupati. Due con tanto di commento: una ha scritto “Aiuto!!” e un’altra invece: “Sono così preoccupata da strapparmi i capelli”. Poi però le pagelle sono andate per tutti abbastanza bene: infatti la maggior parte dei ragazzi si sono detti molto contenti della propria pagella, e solo la minor parte ha scritto: poco contento. Questo è quello registrato nel 1° quadrimestre da alcuni alunni di 1° media, ma vi prometto che vi terrò aggiornati anche sull’esito nel secondo quadrimestre! VIOLA SOFIA NERI 1H FILASTROCCA “AFFRESCATA” !!! Se un affresco tu vuoi fare, al museo devi andare e dalla Scuola Bertola puoi farti accompagnare, così anche tu insieme a Noi potrai disegnare. Tra mille raccomandazioni eccoci seduti su dei grandi tavoloni e dobbiamo puntellare tre enormi pescioloni. La lastra su cui lavorare grigia e spoglia come l’inverno ti potrà sembrare quindi diamoci da fare! Grazie alla nostra sconfinata creatività colorando qui e sfumando là ecco a voi un bell’affresco da regalare a mamma e papà!!! MATTEO BRIOLINI 2 H indifferenti. Io trovo che questo spettacolo, a cui ho avuto la fortuna di partecipare, sia stato molto educativo, ho aperto gli occhi e ho capito che se si vogliono realizzare i propri sogni bisogna impegnarsi e studiare. Allo stesso tempo però mi sono “fatta due risate” e questo vi assicuro è molto bello! CAMILLA MANUCCI 2 H Attività e cronache scolastiche giugno 2014 L’INGHILTERRA ALLA BERTOLA E’ simpatico allegro divertente e con lui si impara l’inglese facilmente! Ciao! Fermati un attimo e leggi attentamente! Durante il mese di gennaio la nostra Prof. di Inglese ha organizzato degli incontri con un insegnante madrelingua proveniente dall’Inghilterra: si chiamava Mr Brown. Era un uomo talmente basso che gli mancavano pochi centimetri per toccare il soffitto e aveva piedi così piccoli che le scarpe se le faceva fabbricare su misura dai migliori calzolai italiani. Bastava guardarlo e subito capivi da dove arrivava! Amava molto scherzare e infatti con lui tutti gli argomenti diventavano molto divertenti. E’ stato bello parlare in inglese mettendoci anche l’ingrediente della “fantasia”: dovevi “spedire” i tuoi compagni in mondi fantastici e immaginari ...... sai che pacchia! Oppure tutto si trasformava in un gioco a squadre ricco di sfide e colpi di scena. La sua simpatia era contagiosa e le sue lezioni sono state molto utili per perfezionare la nostra pronuncia, ora siamo very very English!! RICCARDO PARI – GIORGIA ANGELINI – FRANCESCA BERTOZZI - CHIARA CUCCI 2 H UN PERFETTO ACCENTO INGLESE SE L’INGHILTERRA VUOI VISITARE L’INGLESE PRIMA DEVI IMPARARE MR. BROWN TE LO POTRA’ INSEGNARE PERO’ ALLA SCUOLA BERTOLA DEVI ANDARE. DURANTE LE LEZIONI POTRAI RIDERE E SCHERZARE E IL TEMPO TI SEMBRERA’ VOLARE; E’ UN MADRELINGUA, E’ SPIRITOSO E’ UN ADULTO MOLTO GIOCOSO! DAL SUO SGUARDO SPRIZZA GIOIA E ARMONIA CON LUI E’ SEMPRE IL MOMENTO GIUSTO PER FARTI UNA RISATA IN COMPAGNIA. IL SUO LOOK STRAVAGANTE E PARTICOLARE AD UN PERFETTO INGLESE TI FARA’ PENSARE. IN CINQUE LEZIONI ABBIAMO RIPASSATO TUTTO QUELLO CHE IN UN ANNO ABBIAMO STUDIATO CON GIOCHI, SQUADRE E ALLEGRIA ABBIAMO MIGLIORATO IL NOSTRO LESSICO STANDO IN BUONA COMPAGNIA!! CAMILLA MANUCCI – SARA DE MUSSO SARA SQUARZONI 2 H VISITA ALL’UNIVESITA’ Ciao a tutti !!! Volevamo raccontarvi della nostra meravigliosa esperienza all’Università di Rimini nel dipartimento di scienze per la qualità della vita. Il 26 febbraio avevamo appuntamento con il professore Luigi Barbieri alle 09:00. Appena arrivati siamo stati calorosamente accolti dal simpaticissimo insegnante che ci ha condotti nel primo laboratorio dove facevano bella mostra numerosi modellini del corpo umano e dei singoli organi...un vero spettacolo!!! Alcuni erano a grandezza naturale, mentre altri erano molto ingranditi. Per prima cosa ci ha spiegato il funzionamento del cuore, il motore del nostro organismo. Successivamente abbiamo dimostrato la nostra abilità al professore smontando e rimontando i modellini anatomici in esposizione. E’ stato molto istruttivo e divertente, anche se in alcuni casi i manichini erano talmente realistici da risultare impressionanti. Dopo di che abbiamo assistito ad un’ altra lezione, questa volta sull’orecchio nel quale risiede non solo il senso dell’udito ma anche quello dell’equilibrio. Dopo un ulteriore “esame anatomico” dei modellini, ci siamo recati nel cortile dell’edificio per fare merenda, verso le 11:30. L’assistente del prof. Barbieri ci ha guidati nel secondo laboratorio dove il docente ci stava aspettando per raccontarci il “percorso vita”. Infine ci siamo incamminati verso la scuola tutti soddisfatti con un gustoso gelato fra le mani. Questa uscita è stata davvero molto istruttiva perché abbiamo imparato nozioni nuove ed interessanti sul nostro corpo e sulle varie funzioni dei singoli organi. MAIA CANDUCCI- CARLOTTA CASADEI- ERICA CICOGNA 2C IL FAVOLOSO “PROGETTO SCI AMBIENTE” Una gita premio per i migliori, intere classi di terza media non preoccupate per gli esami o, almeno per il momento, disinteressate od alla ricerca della spensieratezza, giornate sugli sci e la calda e aggregante atmosfera di montagna; questi sono solo i primi degl’immancabili ingredienti per un viaggio entusiasmante ed indubbiamente divertente, come s’è rivelato. Ecco che si principia dunque coll’ indubbia partenza alle cinque e subito dopo l’andata di ben quattr’ore fra l’ immaginabile allegria che permeava il nostro autobus che sembrava uscito da un libro di Poe, io ed il mio collega di sedile parevamo gli unici, insieme a pochi altri, che reagivano agli stimoli esterni. Comunque, arrivati, dopo lunghe file al noleggio, siamo approdati sul candido manto niveo. Certo alcuni possedevano una discreta familiarità colla neve, altri dovevano “riabbracciarsi” con lei dopo vent’anni di divorzio, altri ancora si chiedevano chi o cosa fosse la neve. Anche personalmente la prima discesa non fu proprio come mi ricordavo, col tempo tuttavia progredivo, io come i miei colleghi. Ogni giorno era pieno di situazioni esilaranti, poi oltretutto quotidianamente c’era lo sfortunato che cadeva, anch’io ho ricoperto tal onore, sulle complessive dieci discese che facemmo quel giorno io almeno una volta caddi in ognuna, una volta anche in alta quota, ove sopra di noi solo il cielo, esclamai prontamente “mbè, volevo cadere!”. Fra l’altro lo stesso giorno giunti per una rapida discesa per tutto il versante del monte, sopra di noi solo il cielo, il vento spirava talmente rapido che, caduto, nel rialzarmi non riuscivo a riprendere i miei sci che anzi tranquillamente si facevano una passeggiatina; come extrema ratio poi cercai d’incolpare il vento della caduta e della mio essere impacciato ma invano. A pranzo eravamo presso un rifugio alla base delle piste, il secondo giorno il professore mi chiese di girare fra le tavolate e offrire la pasta ch’era rimasta al tavolo dei professori; eccomi quindi a girare a mo’ d’oste “intrattenendo” i commensali, pur tuttavia a forza di “vuoi la pasta, prendi la pasta, è buona la pasta!” non riuscii a convincer nessuno. Venne successivamente financo la tempesta di neve, tale che dopo un’ “interessante” lezione teorica sulla sicurezza a bordo dello sci dovendo attraversare il piazzale delle piste per riportare gli sci al noleggio non esitai a dichiarare “Mazza o’, qui siam messi peggio che a The Day afeter Tomorrow”. In ultimo le camere e gli accadimenti in albergo necessiterebbero d’altre righe ma quell’è un’altre storia; vi dirò però che quando bisognava predere ognuno una valigia qualsiasi per poi riordinarle ed andare in albero, a me capitò una carinissima valigia a pois blu, bianca e rosa, prego fate correre la vostra fantasia! LORENZO CAIONI 3 G LABORATORIO CNA CREARE CON LE MANI E LA FANTASIA! L’USCITA ALL’ACQUARIO DI CATTOLICA Giovedì 6 marzo, io, la mia classe e la 1 B siamo andati con il pullman all’acquario di Cattolica. Quando siamo arrivati i cancelli erano ancora chiusi, ma dopo hanno aperto. All’ingresso abbiamo visto lumache gigantesche e rose di plastica. Dato che era piovuto da poco, la terra era bagnata e una mia amica è caduta nel fango. Una guida di nome Daniela ci ha portato in un laboratorio per le scuole chiamato “catena alimentare” dove ci ha spiegato i processi della catena alimentare marina. In seguito siamo andati (sempre nel laboratorio) in una stanza dove c’era un acquario aperto, abbiamo osservato e poi compilato una scheda. Dopo abbiamo iniziato la visita all’acquario con le lontre, i pinguini, gli squali, le razze e le tartarughe. Questa gita è stata molto bella e divertente. CATERINA PANIGALLI 1 H Quest’anno l’attività di laboratorio, offerta gratuitamente a noi giovani studenti dalla CNA, ci ha dato l’opportunità di realizzare dei fantastici burattini!! E’ sempre bello incontrare Catia, perché con lei il divertimento è assicurato! Ci guida nel lavoro, ci dà buoni suggerimenti e accende la nostra fantasia. Tutti abbiamo dimostrato di essere molto abili nell’uso delle nostre “mani” e utilizzando stoffa, plastica, lana e cartoncini colorati abbiamo realizzato dei bellissimi personaggi. Catia aveva anche un vero teatrino e lavorando a gruppi abbiamo inventato delle storie molto divertenti che poi abbiamo rappresentato ai nostri compagni . Questo lavoro ci ha insegnato ad avere fiducia nelle nostre capacità manuali, a collaborare insieme per realizzare un progetto comune e anche a sfruttare la nostra creatività e inventiva per creare un oggetto unico e personale. CLASSE 2 H Pag.3 RIFLESSIONI SU “SE QUESTO E’UN UOMO” “Se questo è un uomo” di Primo Levi, è una delle poesie più significative. Parla di quei milioni di persone che sono state rinchiuse nei campi di concentramento, quei campi che hanno visto morire troppi uomini ingiustamente. Sinceramente ammiro ogni singolo uomo, donna e bambino che non si sono arresi, ma hanno resistito sino alla fine, che hanno avuto la forza e il coraggio per dire “Ce la posso fare” anche con i capelli rasati, le malattia e la stanchezza del lavoro. Li ammiro perché probabilmente io non ce l’avrei fatta, sarei crollata soltanto al terzo giorno passato sotto il comando dei tedeschi. Fa male pensare che bambini della mia età hanno vissuto sulla loro pelle la vera cattiveria dell’uomo e invece quelli della mia generazione credono di essere sfortunati se i genitori non acquistano loro l’ultimo modello di cellulare; provo orrore nel pensare che quei poveri bambini ebrei sono morti in una camera a gas spacciata come doccia e quelli della mia generazione si suicidano per piccoli insulti ricevuti su dei social network. Noi, ragazzi di oggi, non sappiamo neanche minimamente cos’è il vero dolore e comunque troviamo il coraggio per lamentarci di tutto. Non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo a tornare a casa tutti i giorni e trovare una famiglia che ci ama e una tavola sempre imbandita di cibo, di poterci lavare quando vogliamo nelle vere docce di casa nostra senza avere la paura di morire. Noi siamo fortunati, perché stiamo bene e non immaginiamo neanche ciò che hanno provato quelle persone che avevano la consapevolezza di morire da un momento all’altro. FEDERICA BERTOZZI 3 I NOI E UNA PERSONA SPECIALE MR BROWN! Giovedì 16 gennaio alla quinta ora, dopo il suono della campana, stavamo aspettando la nostra prof. d’inglese. Passa qualche minuto … ma lei non si vede. Ad un certo punto sentiamo chiudersi la porta dell’aula: un signore altissimo, dagli occhi azzurri ci dice con voce squillante : Good morning! Io e Desy siamo rimaste stupite.. ma chi era quella simpatica persona che stava prendendo posto alla cattedra? “ Viola ma è un inglese?” “Sì, Desy non ricordi? Sei sempre la solita! La prof. ci aveva detto che per cinque ore sarebbe venuto a farci lezione un signore proveniente dall’Inghilterra: insomma un inglese vero!!” “Ah sì! Me lo ero dimenticato! così possiamo allenarci per il liceo o, magari, per un bel viaggetto a Londra!” “ Of course!” E così è iniziata per noi questa nuova esperienza con Mr Brown. In ogni incontro abbiamo ripassato i principali argomenti trattati nel triennio: i verbi irregolari, come si forma il past simple, il present continuous e i futuri, per non parlare delle tante parole vecchie e nuove. Durante le lezioni e le varie attività era consentito l’ uso esclusivo della lingua inglese. Noi alunni venivamo divisi in gruppi e chi rispondeva velocemente e correttamente alle domande del sig. Brown accumulava punti per la propria squadra. Poi, un giorno, lui ci ha distribuito una scheda sui monumenti di Londra e, dopo averla letta con il suo tipico accento e averci spiegato le parti più interessanti ci ha fatto delle domande per verificare se l’avevamo compresa. Il tutto è stato piacevole ed istruttivo. Ora non ci restano che dei simpatici ricordi ... “ Desy, ti ricordi quando il nostro “amico” inglese ha mangiato il premio-cioccolatino di Alessandra perché lei aveva risposto bene al questionario?” “ Sinceramente no!” “ You’re always the same!” “ Emm..?” “ Lascia perdere.. scrivi piuttosto!” “ Sai.. adesso mi manca Mr Brown con le sue domande difficili e i miei “I don’t understand”...” “ Già.. anche a me!” “Comunque ci siamo molto divertite e le lezioni sono servite per parlare meglio in inglese!” “Hai ragione! E’ stata davvero una bella esperienza che speriamo di ripetere in futuro!” DESIREE ERBETTA - VIOLA BETTI – THOMAS GIORGETTI 3D giugno 2014 IL DENARO NON DA’ LA FELICITA’ I soldi sono il mezzo di conquista delle nostre idee e dei nostri sogni materiali nella società dei consumi. Negli ultimi tempi, il benessere economico e sociale ha consentito a noi, i cittadini dei grandi paesi industrializzati, di poterci permettere molti beni di consumo, oltre l’accesso ormai scontato ai prodotti di base che sono entrati a far parte della nostra quotidianità. Per cui il culto della ricchezza e del denaro ci sta conducendo sempre più all’essere attratti dal futile e dal superfluo, senza fare distinzione tra la felicità legata ai soldi o ai beni morali. Io ritengo che i soldi siano indispensabili per la sopravvivenza, in quanto nel nostro mondo sono l’unico modo di garanzia di cibo, acqua, riscaldamento, vestiti, ecc…, ma penso che la felicità vera sia legata a qualcos’altro che sia estranea dal conformismo. In fondo in fondo tutti preferiremmo un buon amico per la vita e rinunceremmo tranquillamente all’Iphone o a un bel paio di All Star. Da sempre la storia è stata caratterizzata da grandi errori legati al denaro. Basti pensare al colonialismo e ai reati che molti uomini hanno commesso i quali, troppo attratti dalle risorse di altri stati e dall’eventuale ricchezza a essi legata, hanno cominciato a trattare altri uomini indifesi come bestie, scordandosi di essere a contatto coi propri simili. D’altronde, questa è una delle principali cause ancora oggi che porta gli uomini all’incomprensione e alla durezza di cuore. I grandi industriali, i capi delle multinazionali e gli uomini che hanno il controllo su molte persone, come chi gestisce i media, non sono mai abbastanza valorosi per lasciarci vivere in pace senza asfissiarci con la loro pubblicità, a cui associano solo un’idea di ricchezza. Troppo spesso i soldi sono in grado di compromettere la giustizia e l’innocenza degli uomini. Oppure il denaro è utilizzato come mezzo per riscattarsi e per vantarsi dei propri averi, quasi come per sconfiggere l’insicurezza. Di conseguenza, le foto o gli stati che le persone postano su Facebook o sui social network riguardano molto spesso l’hotel in cui si va in vacanza specificando il numero di stelle se non il ristorante in cui si va a mangiare. Molto indirettamente e senza che noi ce ne accorgiamo, la dipendenza scontata dei soldi è capace di influire sulla nostra persona. Ma è inutile dire che senza soldi non condurremmo una vita serena e spesso questa necessità di denaro porta molte persone a svolgere un lavoro che non gli piace. D’altronde penso che nessuno che pulisca i bagni o che lavori in un’industria faccia quel lavoro proprio per passione. Dopotutto molte persone ritengono che i soldi siano il miglior modo per risanare il proprio vuoto interiore e che i beni materiali siano l’unico mare in cui si possa annegare quando la vita li mette in ginocchio. Eppure siamo tutti consci che i soldi non possono comprarci gli amici, l’amore, l’onore, la libertà e, anche se ci provassimo, la consapevolezza fatta solo di apparenza non ci darebbe soddisfazione. Quella soddisfazione di come quando vedi un fratellino, un cuginetto, un figlio nascere, come quando vedi un amico che sorride grazie a te, come quando “riempi le vene” della tua canzone preferita, come quando ti conquisti qualcosa da solo senza l’aiuto di nessuno; quella felicità che per un attimo ci rende invincibili e che un ladro non è in grado di rubare. CLAUDIA CIABATTA III C IL DIO VUL E CANOS Vul, il dio del fuoco, e Canos, la figlia di Amir, dio della pioggia, si incontrarono e si innamorarono. Il padre però non accettò questo amore perché l’aveva già promessa ad un principe. Vul decise così di rapire Canos e si rifugiarono dentro il monte Vesuvio. Il dio Amir venuto a sapere dove si nascondevano i due, fece piovere sul Vesuvio per 3 giorni sperando che uscissero fuori. Vul e Canos si tennero abbracciati così forte che il Vesuvio cominciò ad eruttare in segno d’amore e così il dio Amir capì che i due si amavano e fece finire la pioggia. Si dice da allora che quando il Vesuvio erutta nasce un amore. FEDERICO FRUTTETI 1A D Poesie... racconti... Attività scolastiche Pag4 IL TIMIDO AL CINEMA DIVERSAMENTE SCOUT Quando un timido si reca al cinema, al suo ritorno è tutto tranquillo, i guai iniziano quando l’individuo va ad acquistare il biglietto. Il commesso alla cassa lo fissa e le persone dietro di lui gridano “muoviti” ma lui non riesce nemmeno a estrarre le banconote dal portafoglio. È troppo teso!!! Tocca così al signore anziano dietro di lui di pagare e mobilitare così la fila. La stessa cosa accade quando vuole comprare i pop - corn con l’unica differenza che i ragazzini che sono dopo di lui gli fanno lo sgambetto e lo fanno cadere rovesciandogli il cibo. Entrando nella sala di proiezione nota, colmo di stupore, che quegli stessi ragazzi che in precedenza lo avevano preso in giro si sono seduti nel suo posto e quando lo vedono arrivare lo deridono dicendo “è tornato quello squilibrato” e ovviamente il timido non ha il coraggio di dir loro di spostarsi perché ha paura di fare una figuraccia, ma ancora le sventure per quello sfortunato uomo non sono finite perché uno di quei piccoli teppisti incomincia a lanciargli le patatine e il timido diventa lo zimbello della sala e pur di vedere un film compra un biglietto per una noiosa commedia romantica piuttosto che un bellissimo film d’azione che desidera da tempo vedere. Insomma la vita dei timidi è veramente difficile. MATTEO BRIOLINI 2 H L’ESAME DI AMMISSIONE Kate, emozionata e curiosa per il primo giorno alla nuova scuola, si reca nell’ufficio di Miss Perkle, per poter visitare la prestigiosa scuola di magia. Arrivata all’ingresso, la madre di Kate lasciò la figlia alla direttrice, che le mostrò l’istituto accogliendo generosamente la nuova arrivata. I lunghi corridoi che parevano non avere fine, erano affollati da ragazzine che indossavano una graziosa divisa marrone ed un buffo cappellino di lana rossa. “Avrò anch’io questi bellissimi vestiti, non è vero?”chiese Katherine radiosa. Miss Perkle rispose gentilmente dicendo che li avrebbe avuti molto presto. Le studentesse avevano tutte un’aria sveglia raggiante e al passare di Kate le sorridevano, e lei rispondeva al saluto. Kate conobbe subito le compagne del corso di Greco Antico, materia indispensabile per la vita da strega. Conobbe anche quelle di Latino, Storia della Formula, Sperimentazione Motoria e Sperimentazione Laboratoriale. La direttrice della scuola incaricò alcune di loro per fare da guida a Kate. Le furono mostrate le classi, la biblioteca, la mensa, i giardini e il “tetto”, termine usato dalle giovani streghe per indicare i dormitori. Le ragazzine si dimostrarono in gamba e molto educate, per via della ferrea istruzione della direttrice Miss Perkle. Il primo giorno di Kate è stato molto importante ed entusiasmante: conobbe delle compagne ottime e venne inserita nel metodo di lavoro adottato in quella scuola. “Bene, Katherine” disse Miss Perkle a fine giornata, “La aspettiamo domani con i bagagli per la settimana. Spero che la nostra scuola la porti a ottimi risultati. Mi aspetto grandi cose da lei. Per l’incredibile legame di sangue tra lei Hephzibah Carew, voglio che diventi l’eroina della scuola Perkle, un esempio da seguire!” Kate annuì orgogliosa di sé e raggiunse la madre. La dura istruzione e il tanto lavoro sulle spalle non scoraggiavano Kate che sembrò apprendere alla svelta tutto ciò che l’avrebbe portata a qualcosa di incredibile. All’interno della scuola, Kate era diventata popolare, una ragazzina educata, graziosa e sempre sorridente. Quando tornava a casa per il fine settimana, era sempre allegra e “pimpante”. Era diventata quello che Miss Perkle si aspettava da lei. Quel tipo di alunna che alzava sempre la mano a ogni domanda dei professori, che stava seduta in prima fila alle assemblee scolastiche e che si prendeva la libertà dell’approfondimento degli studi a casa. Moltissime allieve non erano arrivate al diploma, forse perché non si impegnavano abbastanza, forse perché non erano pronte alla vita di quel genere. Ma Katherine non si è mai arresa e si è sempre impegnata al massimo per raggiungere il suo sogno di strega, ottenendo il diploma. Miss Perkle aveva sempre giurato che le diplomate avrebbero raggiunto la fine della scuola intorno ai venti / ventidue anni, ma sapeva che per Katherine sarebbe stato diverso. La ragazzina ottenne il diploma a soli quindici anni, età sorprendente, è questo il sogno di tutte le studentesse della scuola femminile Perkle, e solo e soltanto lei era riuscita a raggiungere il traguardo tanto desiderato. EMMA BRASCHI 2A I Per la maggior parte dei riminesi, scoutismo fa rima con AGESCI. In realtà, non è né l’unico, né il più antico dei gruppi scout. Nel lontano 1912, il capitano Carlo Colombo fondò il primo nucleo scout in Italia. Compì questo esperimento con un gruppo di ragazzi della Società Sportiva Lazio, organizzando un soggiorno nei prati della Farnesina a Roma. Fu un grande successo e da quell’iniziativa ebbe ufficialmente origine la prima organizzazione scout in Italia sotto il nome di C.N.G.E.I. (Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani), esclusivamente riservato ai ragazzi. Pian piano si aprirono altre sedi. Nel 1914 fu aperta la prima sezione femminile, così la sigla passò a significare Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani. Il 16 Gennaio 1916 Mario di Carpegna fondò l’attuale AGESCI. A differenza del CNGEI, di ispirazione laica, la neonata associazione operava in collaborazione con la Chiesa cattolica, svolgendo attività che comprendevano anche preghiere e canti sacri e includendo tre gli animatori dei gruppi anche sacerdoti. Benché oggi meno visibile dell’AGESCI, il CNGEI continua a svolgere le proprie attività con grande vitalità. Conta 11831 membri (fra cui 8500 ragazzi tra gli 8 e i 18 anni), 81 sedi e 161 gruppi operanti in Italia. Sia il CNGEI che l’AGESCI appartengono alla Federazione italiana della scoutismo ed all’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout. Quest’anno il CNGEI ha festeggiato il suo centenario in un Campo Nazionale che si è tenuto in Piemonte e che è stato l’occasione per confermare la validità e l’importanza del movimento scout. Essere scout è uno stile di vita. Significa aiutare chi si trova in una situazione di bisogno e rispettare il mondo in cui si vive. Uno scout dovrebbe essere un modello in ogni situazione della sua vita. In particolare, il CNGEI insiste sull’importanza di rispettare tutte le differenze, di origine, di colore e di religione. Appartenere al movimento scout è un’esperienza meravigliosa: significa trovare una nuova famiglia con la quale condividere momenti indimenticabili. La famiglia CNGEI più vicina a Rimini si trova a Pesaro, anche se in questi giorni avvia la sua attività anche una nuova sede a Bellaria. Sono aperte a chiunque abbia curiosità di conoscerle. MARIA PESARESI III D IL GIORNO E LA NOTTE Tanto tanto tempo fa, sulla Terra vivevano due bambini, uno il contrario dell’altro. La femmina si chiamava Lulù, le piaceva giocare di notte e dormire di giorno. Il maschio si chiamava Sol-Sol ed amava divertirsi tutto il giorno e risposarsi di notte. Come si può immaginare, i due bambini non riuscivano mai a giocare insieme: infatti quando uno era energico ed attivo, l’altro era stanco ed assonnato e viceversa. Per questo motivo un giorno Lulù e Sol-Sol litigarono e decisero di non volersi vedere più e, tanto meno, giocare insieme. Così, per non restare soli, si misero a cercare nuovi amici. Lulù cercava amici seri, sinceri, intelligenti con cui chiacchierare e confidarsi. Sol-Sol desiderava amici divertenti, giocherelloni e vivaci. Dopo tante ricerche, ognuno dei due bambini trovò nuovi amici con cui condividere la loro parte di giornata preferita: Lulù fece amicizia con le stelle del cielo, Sol-Sol divenne compagno di giochi di tutte le nuvole bianche. Lulù tutte le sere cambiava il suo abito, aggiungendo spicchio a spicchio e giocando con le sue amiche stelle, illuminandosi a vicenda e facendosi intime confidenze. Sol-Sol ogni giorno si adornava di oro e di calore e, spesso, si faceva nascondere dalle nuvole con le quali scherzava, rideva e giocava, ma talvolta discuteva tanto da farle piangere; in quei giorni sulla Terra pioveva … Lulù e Sol-Sol s’incontravano solo all’alba ed al tramonto, si raccontavano velocemente le loro esperienze e non litigavano più perché ognuno aveva saputo farsi nuove amicizie e così vivere la parte preferita della giornata: Lulù illuminando la notte e Sol-Sol il giorno! NICOLE VIENNA I D CAPUCCETTO VERDE Questa è la storia di Emma, una simpatica ragazzina che vive in Abruzzo, alle pendici del Gran Parco Nazionale e che ha una vera passione per la natura, gli animali, ma anche per l’elettronica. La si trova spesso a passeggio nel parco, sempre guidata dal suo navigatore satellitare, con indosso un piumino fluo con un cappuccio imbottito e tutti nella zona la chiamano “Cappuccetto Verde” per il suo amore per la natura. La nonna di Emma è la veterinaria del parco e segue tutti gli animali selvatici, in particolare i lupi che la riconoscono come se facesse parte del branco. Una mattina Emma, durante una passeggiata sentì in lontananza un ululato, che sembrava un lamento e, seguendo questo guaito, scoprì dei cacciatori che avevano catturato una coppia di lupi, animali protetti. Emma rimase sbalordita quando vide sua nonna legata e imbavagliata perché sicuramente aveva tentato di liberare gli animali. Senza perdere tempo. Emma chiamò con il suo cellulare la guardia forestale, segnalando l’esatta posizione con il suo G.P.S. Fu così che Emma fece arrestare quattro cacciatori fuori legge, salvando la nonna e i lupi. NICOLE VIENNA 1D LE NOTE Do se cedo un dono a te, Re il re che c’era un dì, Mi se voglio dire a me, Fa la nota dopo il mi, Sol il sole è accanto a te, La se proprio non è qua, Si se non ti dico no, e così torniamo al no! Dal RESTO DEL CARLINO INFERNALE AISHA OULED 1 F IDA E L’ARCOBALENO Ida era una dea, bella e raggiante, gli piaceva giocare, scherzare e soprattutto dipingere. Un giorno prese una tela di lino bianco e, vedendola così triste, non ci pensò un secondo di dipingere prese sette colori: rosso, arancio, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. Disegnò sette righe un po’ curve e con tutti i colori che aveva sull’ asse dietro di lei ne uscì una figura stupenda. Piacque tanto a Ida, anzi, la adorava, tanto che pronunciò delle frasi sottovoce e come per magia si spalancò nel cielo un arco detto baleno per i suoi colori delicati e luminosi. Ogni volta, dopo che piove, si ricrea nel cielo l’arcobaleno perché Ida ripronuncia le parole. CASSANDRA CATALANO 1AD PAOLO E FRANCESCA: UNA AMORE IMPOSSIBILE. Due giovani, Francesca figlia della famiglia da Polenta di Ravenna e Paolo figlio dei Malatesta di Rimini, si innamorarono, pur sapendo che la loro era una storia impossibile. Le loro famiglie, dopo anni di continui litigi, si allearono in un matrimonio combinato, al quale Francesca si presentò, mentre Giangiotto, il suo futuro marito no, perché brutto, scontroso e zoppo. A sostituirlo mandò suo fratello Paolo Malatesta, bello, alto e tranquillo proprio come la ragazza. Fin dal primo sguardo i due si innamorarono e inizialmente Francesca credette che il suo vero marito fosse colui che vide sull’altare, ma poi scoprì che Paolo era già sposato e che lei era moglie di Giangiotto. Un giorno si trovarono in biblioteca, insieme lessero la storia di Lancillotto e Ginevra e, arrivati al punto in cui i due protagonisti del romanzo si scambiano un bacio, guardandosi negli occhi, non riuscirono a trattenersi e anche loro fecero altrettanto. Giangiotto, che li stava spiando, prese una spada e tanta era la sua rabbia che si lasciò trasportare e li uccise entrambi, non lasciando loro nemmeno il tempo di pentirsi o spiegarsi, dimostrando così di essere un grande vigliacco. Secondo il mio punto di vista “al cuor non si comanda”, quindi, se loro erano veramente innamorati, dovevano stare insieme, ma prima avrebbero dovuto chiarire ogni dubbio con Giangiotto per evitare discussioni o ancora peggio la morte. SARA SQUARZONI 2A H Poesie... racconti... giugno 2014 IL CIOCCOLATINO MAGICO Da tanti anni nella famiglia Taddeus, si tramandava un’antica ricetta di cioccolatini magici, che portavano ricchezza e fortuna a chi li mangiava. Era nonna Lucia che custodiva gelosamente la ricetta, che prevedeva che venisse recitata una formula magica, prima di iniziare la preparazione dei cioccolatini . La formula magica era contenuta in un antico libro che la nonna aveva nascosto in un luogo segreto, che solo lei conosceva. Nonna Lucia era una donna piccolina e grassottella, dal viso sorridente, sempre gentile e altruista. Aveva deciso di affidare l’antico segreto alla sua nipotina Angelica, perché ella aveva buoni sentimenti ed era certa che avrebbe fatto buon uso dei cioccolatini magici. La nonna temeva però che la sua sorellastra Giovanna potesse ritentare di impadronirsi del libro. Giovanna infatti era una donna avida, amante del lusso e della ricchezza, che, quando venne a sapere dell’intenzione di Lucia, architettò un piano per rubare il libro. Un pomeriggio, Giovanna andò a trovare a casa Lucia, sperando così di riuscire, a scoprire il nascondiglio, aveva portato con sè una polvere magica da sciogliere nell’acqua, che faceva dire la verità a chi l’assumeva. Giovanna fece prendere un bicchiere e creò un contrattempo per farla allontanare dalla stanza: le chiese di andare a preparare una tisana calda. Approfittando del momento versò la polverina nel bicchiere, ma non si accorse che Angelica la stava osservando dall’altra stanza. Così Angelica furbamente entrò, andò dalla zia dicendole: “da quanto tempo!”. Le diede un bacio sulla guancia e nel frattempo scambiò i due bicchieri. Quando rientrò Lucia si sedettero a bere. Dopo un po’ Giovanna iniziò a raccontare il vero motivo della sua visita. Lucia arrabbiata la mise alla porta, dicendole di non farsi più vedere. Corse poi in soffitta a prendere il libro che consegnò ad Angelica dicendole: “ Custodiscilo per sempre”. Angelica aprì il libro e lesse la formula magica che diceva: “ … ma è un segreto!” IL SOLE Pag 5 LA GINNASTICA Il sole all’alba è uno spicchio d’arancia che ha voglia di scaldare chi ha freddo. A mezzogiorno è una grande arancia intera che sprigiona tutto il calore che c’è in lei. Al tramonto ritorna spicchio per far scorta di nuovo calore e andare a scaldare un’altra parte del mondo. La ginnastica È una materia fantastica, piena di divertimento ma delle volte devi stare attento, a volte è pericolosa ma molto fastidiosa, la ginnastica è bella (ma delle volte ti puzza l’ascella.) CRISTOPHER MURA 1a D GIULIA CUCCHETTI 1A D LA RICREAZIONE Quando suona la campanella mangio un panino con la mortadella, oppure con il salame, ma oggi non ho fame. E ai prof. facciamo gola con la nostra merenda a scuola. E quando la campanella risuona ricorda che la merenda era buona. ALICE NICOLETTI – ALICE ARNALDI NICOLA TAGLIATORI – ANDREA MARTINETTI 1 D EX LIBRIS La parola “ex libris” in latino significa “dai libri. L’ex libris è un’etichetta, ornata di figure e motti, che si applica su un libro per indicarne il proprietario. GIULIA CUCCHETTI 1 D GLI INVIDIOSI MODERNI Se la terra vieni a visitare molti invidiosi potrai incontrare, e sarà difficile decidere quale pena a loro assegnare. Queste persone vogliono impadronirsi delle cose ai loro occhi preziose: oro, gioielli e auto lussuose, e per avere tutto ciò compierebbero addirittura azioni mostruose. Anzi, una pena la proporrei, al centro commerciale li manderei, tutte quelle ricchezze gli mostrerei ma nulla di quei beni gli darei. A quel punto deciderei il loro destino: far ordinare tutti gli oggetti del magazzino armati solo di uno spolverino senza neanche far fare loro un meritato riposino! ANGELINI GIORGIA - BERTOZZI FRANCESCA 2 H MARIKA ABAZIA 1H LEGEND Legend è il primo romanzo della trilogia dell’autrice americana . Quest’ultimo non è ancora stato pubblicato in Italia. Questo libro è ambientato in un’America settentrionale spaccata a metà: da una parte le colonie e dall’altra la Repubblica in una guerriglia e racconta la storia di due ragazzi June e Day. Loro due sono molto diversi l’uno dall’altra, infatti June è una ragazza molto ricca che vive nel quartiere alto di Ruby insieme al fratello maggiore Metias, mentre Day (il più grande criminale della Repubblica) vive con Tess in strada. Le loro strade si incroceranno quando Metias viene ucciso e la colpa ricade subito su Day. June, dopo la morte del fratello, viene subito presa nell’esercito, nonostante i suoi quindici anni perché è un prodigio: ha superato la Prova (esame sottoposto a tutti i bambini di dieci anni e in base al risultato ottenuto viene assegnato un diverso grado d’istruzione o un lavoro nelle fabbriche) con il massimo punteggio di 1500 punti. Il superiore di June gli affida subito una missione importante: catturare Day. Immersa nella sua missione June scopre alcune cose che le faranno cambiare completamente punto di vista verso la sua amata Repubblica… questo libro è davvero LA SCUOLA Oh, la scuola Che bel nome: Bertola, è un grande pensiero, ma stare con i prof sembra più che un cimitero. Ci sono molti scolari: ci saran quelli un po’ somari, quelli studiosi, quelli scherzosi, quelli ridenti e quelli attenti. Ma se qualcosa vuoi imparare… Questo è il posto giusto dove andare. PIETRO LEARDINI – CRISTOPHER MURA – MATILDE CATELLANI 1 D Carissimo ed egregio signor Spielberg, molto appassionante e avvincente e, soprattutto pieno di colpi di scena inaspettati. Vi consiglio di leggerlo se siete amanti dell’avventura. SOFIA ZANGHERI 3H LA SCUOLA ARTURO CARDELLI 1D sono la sua carissima amica Pippi Calzelunghe. Ti scrivo perché mi sono seriamente stufata; in ogni capitolo mi descrivi come la solita combina guai, mentre Tommy e Annica sono i soliti bambini angelici. E non ti sei nemmeno degnata di darmi due genitori! La mia mamma è un angelo e mio babbo è un pirata che è sempre via in barca e sono io che devo rimediare ai suoi guai. Gli unici familiari che ho sempre al mio fianco sono: un cavallo e una scimmia! Ma una famiglia più ordinaria non me la potevi dare?! Certo che tu hai tanta fantasia: una bambina con i capelli rossi, due trecce dritte e delle lentiggini su tutto il viso che ha come babbo un pirata, come mamma un angelo e una scimmia e un cavallo come fratello e sorella. Per non parlare di come mi hai vestita! Due scarpe nere lunghe lunghe, un bruttissimo grembiulino e due calze da pazza. Richiedo seri provvedimenti. Pippi Calzelunghe P.S. È Annica che scrive perché hai deciso di non mandarmi mai a scuola. CARLOTTA CASADEI II C I QUADRI “Basta andare dritto, verso il sole e poi uscirai dalla foresta. Noi ti precediamo”. Certo, eppure non sono ancora uscito e si sta facendo sera. Il cibo non mi manca ma non ho la minima intenzione di passare la sera a girovagare o dormire con tutti quegli insetti; proprio io che sono entemofobico. Date le circostanze però non rimane che girovagare… che ore saranno? Le 12 di sera? Molto probabile, mi hanno detto che c’è una fauna particolarmente pericolosa, ma il timore è inevitabile. Ma non avreste paura a stare nella foresta, di sera, da soli? Finalmente la fortuna sembra girare a mio favore, intravedo una casetta particolarmente disabitata. Entro dentro. Dalla sistemazione dei mobili e dall’assente presenza di polvere però non sembra disabitata. È una casa assai minuta, munita di solo il necessario con una sola camera da letto. Una casetta piuttosto banale se non per il fatto che vi sono tre letti. Il sonno sta prendendo il sopravvento. Ho deciso! Mi scuserò con i proprietari dopo essermi fatto una bella dormita… mi sveglio dopo un’ora circa… sembra ancora notte. Provo a riprendere sonno ma con scarso successo. Mi guardo intorno, giusto per ammazzare il tempo. Ed è proprio in quel momento che noto un particolare, ci sono dei quadri con dipinte delle facce umane con occhi particolarmente cerchiati di rosso, ma la cosa che mi colpisce è che guardano, con una mistura tra disgusto e sorpresa, me. Guardano proprio me! Mi viene un brivido nella schiena, meglio chiudere gli occhi e dormire. Mi sveglio, a quanto pare sono riuscito a riaddormentarmi. Controllo i quadri, ma vedo solo delle semplici finestre… FILIPPO YE 3A IL VULCANO E L’ARCOBALENO Rimini, 28/03/2014 Dalle professoresse sono insegnate alcune materie non sempre studiate. Quando si fa scienze bisogna avere tante conoscenze. È bella geografia piace pure a mia zia. La ginnastica è faticosa e pesante però il disegno è rilassante. Nell’ora di religione c’è sempre un gran chiacchierone. Molto dura è la grammatica ma non scherza anche la matematica. Studierò tutto domani Perché c’è storia con i Romani. Se vai a Londra studi l’inglese se vai a Parigi parli il francese. Se la tecnica vuoi imparare righe e compasso devi usare, ma il momento migliore che la scuola propone è la ricreazione. Cara Astrid Lindgren, IL GATTO MATTO C’era una volta un gatto era proprio molto matto e un giorno cadde dal balcone perché era un gran mangione là un altro gatto trovò e insieme a lui un budino mangiò. C’era una volta un gatto, che dopo aver mangiato un budino si addormentò supino quel gatto tutto matto. VIOLA SOFIA NERI I H - VALERIA GUIDI I F mi sono stancato di andare ai confini del mondo per trovare tesori maledetti, che poi alla fine è tutto inutile perché non posso neanche portarmeli a casa, dato che essi rimangono tra le macerie dei templi crollati. Modestamente sono io, il famosissimo cercatore di tesori Indiana Jones. Io la ringrazio molto per avermi fatto diventare uno degli idoli dei bambini; sa, quando i bambini fanno qualcosa di “eroico” cantano la canzoncina “taratatta”… ecco, più o meno così. Però sono stufo e poi ho anche una certa età, mi capisca un po’. Inoltre è ora che io metta su famiglia, mi sposi e che abbia dei bellissimi bambini. Questa non è solo una lettera di protesta, infatti la ringrazio per avermi fatto diventare ricco sfondato. Signor Spielberg, noi siamo amici da tanto tempo e abbiamo avuto i nostri litigi, ma veramente basta. Ho deciso di andare in pensione e le do un consiglio: continui “Avatar” facendo il sequel poiché tutti lo aspettano e così guadagnerà altri milioni e milioni di dollari. La ringrazio ancora e spero che ci potremo incontrare di nuovo. Il suo fedele amico Indiana Jones P.S. Non è che mi potrebbe presentare qualche ragazza carina che conosce? RICCARDO MORESCHI 2 C C’era una volta un re e una regina che ebbero due figlie gemelle. Quando le figlie crebbero fino all’età di dieci anni videro che una amava il fuoco e l’altra adorava il sole e la pioggia, siccome non avevano dato loro il nome decisero di chiamarle una Fiamma e l’altra Crystal. I genitori continuavano a pensare a chi dare il titolo di principessa. Due settimane dopo pensavano che avrebbero potuto fare una specie di sfida. La prima prova era disegnare i progetti che avrebbero usato per migliorare il regno. Crystal disegnò un regno felice e armonioso mentre Fiamma disegnò un mondo triste e infuocato. I genitori continuavano a far fare loro altri test simili e alla fine scoprirono che fiamma aveva il potere di comandare il fuoco e Crystal di comandare la pioggia. Il popolo preferiva Crystal a Fiamma. All’età di venti anni decisero che sarebbe dovuta esser Crystal a diventare principessa; alla cerimonia quando dissero il nome di Crystal, Fiamma scoppiò dalla rabbia strinse i pugni e urlò; visto che erano dietro a una montagna la sua potenza la fece scoppiare facendo fuoriuscire le fiamme e la lava mentre Crystal con la pioggia sollevò i fiori di sette colori diversi verso il cielo. Si crearono così l’arcobaleno e le eruzioni vulcaniche. ELENA SUCCI 1 D Poesie... racconti... giugno 2014 Mondo dei Poemi 40/05/3015 Spettabile Ludovico Ariosto, sono Orlando, sì, il protagonista della sua opera più famosa, “L’Orlando furioso”, si ricorda di me, giusto? Volevo farle presente un fatto che proprio non va nel suo poema. Lo so che è la vicenda principale, che dà anche il titolo alla storia, ma io non sono d’accordo! Perché scusi mi dovrei innamorare di una sciocca ragazza proveniente da così lontano? E perché dovrei impazzire, solo perché lei si è sposata con Medoro? Mi hai fatto (sì, ti do del tu) disboscare un’intera foresta e trasformare un fiume in una fogna! Scusami tanto, ma io sono un ECOLOGISTA! Poi, con tutte quelle illusioni, mi hai fatto sembrare uno stupido! E la Luna?! Cosa c’entra la mia ragione con la Luna? Poi non potevo andare io a riprendere il mio senno? E’ dovuto andare Astolfo, che nella realtà non è nemmeno un buon amico! Sai, tu non l’hai scritto, ma quando mi ha consegnato l’ampolla mi ha detto : “ Ecco a te! Sciocco malato d’amore!” E io non ho neanche potuto rispondere! Ci pensi? Mi hai stressato con questo poema, molto! Ok, ora che mi sono sfogato, devo dire che non è poi così male dopotutto…ero il cavaliere più bravo e più esperto e per disboscare una pineta…quanta forza! Poi la mia spada..ah! La mia spada!La mia Durlindana! Il poema alla fine non è stato un fallimento…però mi aspetto che si terrà conto delle mie lamentele, se un giorno mi vorrà coinvolgere in un’altra storia! Ora la lascio, cordiali saluti Orlando (il non furioso) P.S. Per lo sfogo di prima ho rischiato di impazzire veramente! FRANCESCA CECCHI II C SOPRAVVISSUTA RAZZISMO: il razzismo è pensare che esista una razza superiore alle altre e che essa debba dominare. Per Hitler questa razza era la razza ariana. Lui pensava che alcuni gruppi di persone non dovessero esistere. Il mio nome è Khatereh (colei che ricorda). Sono nata a Parigi. Sono ebrea. Avevo 14 anni quando la mia città fu assediata dai nazisti. Ricordo quando i tedeschi entrarono nella mia casa senza preavviso, uccisero mia madre e mia sorella. Ricordo l’odore della morte che aleggiava nella piazza. Vidi volti sconosciuti che venivano spinti in un treno, entrai anche io. Alcuni urlavano, altri piangevano, c’erano corpi inermi stesi sul pavimento. Viaggiammo per giorni senza mai fermarci, non abbiamo avuto né cibo né acqua. Quando il treno si fermò pensavo di averlo sognato. Alcuni tedeschi aprirono le porte: eravamo ad AUSCHWITZ. AUSCHWITZ è situato in una regione boscosa e paludosa assorta nella nebbia, nel dolore. Entrando lessi la frase che avrebbe cambiato per sempre la mia vita “Arbeit macht frei”: “il lavoro rende liberi”. Per un istante credetti a quelle poche parole; parole che mi diedero forza, ma entrata nel campo realizzai la cruda verità. Uomini, donne, bambini ridotti a scheletri. Vidi una pila di morti vicino a delle baracche, baracche in cui entravano centinaia di ebrei ma da cui nessuno usciva. Mi promisi di non avvicinarmi mai a quelle strutture. Il campo era surreale, dovunque guardassi c’erano fango e miseria. Il cibo non bastava mai e la mole di lavoro era sfinente. Era un luogo dimenticato dagli uomini, da Dio, un luogo dove la ferocia umana prese vita. Andò avanti così per due anni e nonostante supplicassi sollievo nella morte, essa non arrivò mai: ero destinata ad essere una delle sopravvissute ai campi di concentramento. Quella non era la vita che mi ero immaginata. Io volevo studiare, viaggiare per il mondo, e invece ero esiliata in questa landa di terra dimenticata, sottoposta ai lavori forzati solo perché ebrea. Poi un giorno fummo liberati. Quando vidi le porte di AUSCHWITZ spalancarsi, capii che quell’orrore era finito. Il genocidio era terminato, sorrisi per la prima volta dopo due anni: la guerra era finita! Diventai insegnate. Girai il mondo raccontando la mia storia. Ora ho quasi 90 anni, e sono una delle poche testimoni sopravvissuta all’olocausto. Ma il mio cuore non è ancora in pace. Oggi restano ancora gruppi che inneggiano a Hitler, e vogliono ravvivare le fiamme dell’odio e del razzismo. Penso … penso che l’uomo dimentichi in fretta. Hitler volle sterminare gli ebrei; negli anni della guerra volle affermare il principio della superiorità con la forza delle armi; il mondo diventò un inferno: dolore, sangue furono versati ingiustamente e senza pietà. Spero che queste parole aiutino a non dimenticare mai. MARTINA SARTINI III C Pag6 IL GIALLO DEL BRACCIALE D’ORO A Londra viveva una signora molto ricca che aveva un bracciale d’oro giallo e brillanti molto preziosi e che valeva moltissimo. Lo conservava in una stanza blindata. Era vedova e non aveva figli, aveva solo dei nipoti. Una sera andò a cena con uno dei suoi nipoti. Ad un certo punto la signora andò in bagno e nel frattempo il nipote le mise un sonnifero potentissimo dentro al bicchiere. Quando la signora tornò, bevve l’acqua e dopo un po’ disse al nipote che si sentiva molto stanca. Il nipote chiese subito il conto al cameriere dicendo che sua zia era molto stanca e doveva portarla a casa. Arrivati a casa, la signora andò subito a letto e si addormentò in un sonno profondo. Il nipote cercò e trovò le chiavi della porta blindata, la aprì, prese il bracciale e se ne andò. La mattina dopo la signora, quando si svegliò, si accorse che non c’erano più le chiavi nello stesso cassetto dove le teneva lei, ma le trovò nel cassetto a fianco. Impaurita le prese e andò a controllare, ma, appena entrò nella stanza si accorse subito che mancava il bracciale d’oro. Chiamò subito la polizia. Il commissario andò subito a casa della signora per farle delle domande per risalire a chi era stata l’ultima persona che lei aveva visto. Raccontò al commissario di essere stata a cena con il nipote e che ad un certo punto si sentì molto stanca, del resto non si ricordava più niente. Il commissario andò nella stanza blindata e trovò un foglietto a terra. Lo esaminò e dalle parole che c’erano scritte capì che il foglietto era del nipote. Il colpevole del furto era quindi il nipote della signora e il commissario andò subito ad arrestarlo. MARTINA COLONNA 3A H STRAMBILANDIA! Nel laghetto del parco vicino alla mia scuola se ti tuffi entri nel Paese delle Meraviglie. Gli alberi sono di tutti i colori ricoperti da prelibatezze attaccate ai rami: dolci, caramelle, ciambelle. In fondo allo specchio d’acqua c’è un pesce pasticcere che indossa un grande e grosso cappellone da cuoco, con un camice bianco e un grembiule a scacchi bianchi e rossi. Nel paese di Strambilandia ci sono distese di campi di una saporita erba zuccherina, ricoperta da fiori gialli, verdi, rossi, arancioni. Di tutti i colori. Lì il sole splende sempre e saluta gli altri abitanti di Strambilandia con un simpatico e divertito occhiolino. Ma ora vi voglio parlare dell’abitante più strano e divertente di Strambilandia! Il Leonpesce. È un grosso e potente ani- male con la faccia di leone e la coda di pesce! Ha i bianchi e lucenti denti affilati come lame che gli fuoriescono dalle labbra, ha poi un grosso nasone nero, nero con lunghi baffi che riescono a percepire ogni singolo passo, rumore e suono che fai! I suoi occhi sono di un lucente azzurro! Questo grosso e possente animale ha una folta e morbida criniera arancione che ricopre e nasconde le sue orecchie. La coda è ricoperta interamente da squame lisce, lisce e la coda è capace di scagliare una forte e potente spinta per spingere ogni genere di leccornia sugli alberi di Strambilandia. Anche se appare un feroce e pericoloso carnivoro il Leonpesce si nutre dei dolciumi che realizza il pesce pasticcere. TERESA GRANDI 1A B LUCCIOLA ROSSA – LUCCIOLA GIALLA E LUCCIOLA VERDE C’erano una volta tre lucciole di nome Lucciola Rossa, Lucciola Gialla e Lucciola verde. Erano molto amiche, di notte giocavano a Nascondino Luminoso nel prato e si divertivano all’impazzata. Una sera decisero di fare una gitarella all’osservatorio astronomico. Era davvero bello vedere la Luna e Saturno da vicino! Ma un bambino si era stufato e cominciò a correre nel prato. Quando vide le tre lucciole si illuminò: “Ehi, se le catturo farò un successone!”. Così prese un barattolo di vetro e cominciò a rincorrerle. Le tre lucciole, appena si videro inseguite cominciarono a volare velocemente, finché arrivarono stremate a un semaforo … rosso! Lucciola Verde non si perse d’animo: si infilò nella terza finestrina e fece diventare verde il semaforo. Lucciola Rossa però pensò: “Se rimane verde siamo punto e a capo!”. Così si intrufolò nella prima finestrina e costrinse il bambino a fermarsi. E Lucciola Gialla? Che fece Lucciola Gialla? Si rotolò nel fango e diventò un bellissimo calabrone che mise in fuga il nemico. Le tre lucciole però persero tutta la luce che avevano, ma erano felici lo stesso. Quella notte Lucciola Gialla vide una cometa ed espresse un desiderio: “Vorrei che io e le mie amiche ricevessimo luce nuova”. La cometa la accontentò: si divise in tre e si donò alle lucciole. Ora erano tutte e tre Lucciole Gialle, ma vivevano ancora, grazie a Lucciola gialla, il suo desiderio e alla cometa. GIULIA CUCCHETTI 1A D LETTERA DAL FRONTE Vittorio Veneto, 20 Ottobre 1918 Carissima e lontana madre, i giorni passano, le condizioni peggiorano, la guerra continua senza guardare in faccia a nessuno e ormai non passa minuto senza che io pensi alla tormentata, tragica, cruda, indegna morte del fratello, del mio fratello adorato, Luigi “il salvatore”, l’eroe della trincea, l’eroe del mio cuore, il salvatore della Patria, il tuo amato figlio, morto sotto una frana, provocata dal fuoco austriaco, lo spietato nemico che questa volta noi abbatteremo, logoreremo, infrangendo il loro orgoglio, la loro sfacciataggine e sicurezza. No. Loro non vinceranno, non di nuovo, questa volta potremo, riusciremo, dovremo vincere, perché questa battaglia segnerà il presente ed il futuro della mia e della nostra vita, questa vita disprezzata, inesistente, inutile per coloro che credono che la guerra possa dare buoni frutti, possa fare del bene, ma i morti non resuscitano, i feriti non guariscono, i dispersi non sopravvivono, i vivi non dimenticano. Eppure mi pare ieri, il fuoco, la casa, il cibo, il paesaggio, la famiglia, quando Bruno, Luigi ed io camminavamo lungo i pendii, lungo la riva dei ruscelli, lungo i sentieri, osservando questo nostro sconfinato cielo, che riesce a nascondere e mostrare tanto, i falchi nell’orizzonte, i gufi nella notte, gli uccellini nel giorno, questi esseri che nascono, crescono, muoiono come nel normale ciclo di vita di tutti noi; oggi probabilmente morirebbero prematuramente, venendo poi serviti per cena alle truppe, solo perché sono animali che di fronte ad una pallottola non sanno come comportarsi, perché non hanno un cervello, né una coscienza, ma io sono certo che se li avessero, li userebbero senza alcun dubbio meglio di noi, noi che abbiamo tutto per evitare, ma anche per fare una guerra, a noi, ai quali manca onestà e rispetto per gli altri. Con queste parole mi congedo, sperando che a questa inutile strage si ponga un termine; tornerò a casa mia, musa unica che mi tiene saldo a questo suolo, ormai spoglio, tornerò vivo e felice, te lo prometto. Giovanni AURELIA GUERRA 3A C L’INGANNO James Williams era comodamente seduto sulla sua poltrona mentre leggeva uno dei suoi libri preferiti, quando il campanello suonò. Si alzò e camminò stancamente fino alla porta , dove trovò una donna, sulla trentina, che lo osservava senza dire una parola. “Buongiorno, ha bisogno di qualcosa?” chiese prontamente James, intuendo che la ragazza non avrebbe detto una parola. “Investigatore James Williams?” domandò freddamente. “Come può constatare dal campanello, sì” rispose Williams ironico, “Con chi ho il piacere di parlare, signorina?”. “Elizabeth Grant. Sono qui per affidarle un caso” spiegò lei in fretta. “Oh, si accomodi” la invitò gentilmente James, scostandosi leggermente dall’entrata per permettere alla donna di entrare. Elizabeth si accomodò immediatamente sul divanetto di fronte alla poltrona e incrociò le gambe in attesa che anche James si sedesse. “Bene, signorina Grant, qual è questo caso?” chiese l’investigatore abbozzando un sorriso. “Si tratta di un omicidio” disse lei secca. “Mi dica tutto quello che sa a riguardo, allora” rispose James, quasi irritato. “Ieri sera, come tutti i Venerdì, mi sono recata nella villa di mia sorella Gretchen a Parker Street, ma, quando ho suonato il campanello, nessuno è venuto ad aprirmi, nemmeno suo marito Jason” si interruppe un attimo, come per pensare, poi riprese “Usando la mia chiave di riserva sono entrata e ho trovato tutta la casa sottosopra, un disastro, investigatore. Ho provato a cercarla in tutte le stanze e quando sono arrivata in salotto l’ho trovata a terra in una pozza di sangue”. “E il marito?” domandò James, che aveva seguito la spiegazione dettaglio per dettaglio. “Oh, lui non c’era, e insieme a lui sono spariti tutti i gioielli, le pellicce e persino il denaro di Gretchen … in questo momento il mio desiderio più grande sarebbe scoprire dove si trova Jason, investigatore”. “Interessante, devo dire” sussurrò fra sé e sé Williams. “Parker Street, ha detto?”. “Esatto” rispose Elizabeth abbassando lo sguardo. “Allora potrei …”. L’investigatore si interruppe, notando l’improvviso terrore negli occhi della ragazza. “Qualche problema?” chiese guardandola da capo a piedi. “No, no, solo … devo andare …” spiegò sbrigativa, per poi rialzarsi e dirigersi a passo veloce verso la porta. “Verrò a dare un’occhiata personalmente questo pomeriggio alle 16, la aspetto!” esclamò James osservando la ragazza allontanarsi. James guardava la grande villa, sperando che Elizabeth venisse. “Eccola, investigatore” salutò, arrivando alle spalle di Williams, che si spaventò. “Pensavo non sareste venuta …” rispose lui voltandosi con un sorriso. “Invece ci sono” disse sarcastica la ragazza. “Andiamo?” domandò indicando l’entrata della villa. I due entrarono e subito James notò il grande ordine di quella casa. “Avete riordinato …” le fece notare. “Quando?” chiese puntando gli occhi su di lei. La ragazza sembrò pensarci su. “Ehm … circa dopo pranzo. Mia madre non riusciva a vedere la casa ridotta in quello stato...” spiegò sospirando. “Capisco”. Elizabeth lo condusse in salotto, dove la macchia di sangue era rimasta impressa nel tappeto bianco. “Il corpo?” domandò James guardandosi intorno. “Abbiamo preferito farle immediatamente il funerale … i medici hanno detto che è stata accoltellata, investigatore” disse lei secca. “Oh, e l’arma del delitto?” chiese. “L’abbiamo consegnata alla polizia …” rispose dirigendosi verso la porta che dava sul corridoio. “Posso dare un’occhiata in casa?” domandò gentilmente Williams. “Certo, faccia pure!” esclamò Elizabeth sorridendo freddamente. L’investigatore esaminò ogni singolo angolo di quella grande casa e, quando tornò in salotto, trovò la ragazza seduta sul divano, che subito si voltò e sorrise, sempre in quel modo secco, senza esternare il minimo sentimento. “Sa dirmi qualcosa?” chiese poi. “Mh, per ora vorrei dirigermi alla polizia a esaminare l’arma del delitto” spiegò James. “Bene. Se non le dispiace, io dovrei andare. Ho un impegno urgente, signor Williams”. La ragazza si alzò sistemandosi il vestito e uscì dalla villa insieme all’investigatore. “Mi prometta che troverete Jason” disse. “Non ho dubbi, signorina” rispose James con un sorriso. Elizabeth salì sulla carrozza e se ne andò. James aspettava seduto su una scomoda sedia Timothy, il capo della polizia, in attesa di esaminare l’arma del delitto. “Ma che piacere, Williams!” lo salutò l’uomo entrando. “Allora, hai scoperto qualcosa riguardo all’omicidio?” chiese accomodandosi sulla poltrona. “Qualcosa sì, ma ora, vorrei vedere l’arma del delitto” concluse secco. “Arma? Ti sbagli, l’arma la signorina Grant l’ha data a te!” esclamò Timothy. “Le mie paure si sono rivelate fondate, amico mio” sospirò James. “Di che cosa stai parlando?” chiese preoccupato l’uomo. “Elizabeth Grant. Quella ragazza ha preso in giro tutti. Lei è la vera assassina” spiegò James affranto. “Oh, non dire sciocchezze! L’omicida è Jason Flatcher!” sbottò Timothy convinto. “Quella ragazza quando è venuta a casa mia per illustrarmi il caso, è stata così fredda. Non aveva un velo di tristezza per la morte tragica della sorella. Ma questo è solo uno dei pochi dettagli che mi portano a credere che lei sia l’assassina. Sempre questa mattina, è praticamente corsa via da casa mia inspiegabilmente. Che avesse fretta di fare qualcosa? Magari nascondere una prova, un cadavere, quello di Jason. Il pomeriggio mi sono recato nella villa e ho subito notato che aveva riordinato. Per mettere a posto una villa del genere, a tre piani, suppongo che ci vogliano più di un paio d’ore, lei non crede, Timothy? A mio parere, quella casa non è mai stata messa sottosopra. E ora, la prova inconfutabile della colpevolezza di Elizabeth: l’arma del delitto. L’ha fatta sparire, ingannandoci entrambi.” Il poliziotto era sbalordito. Quella ragazza li aveva completamente presi in giro, riuscendo a scappare con tutti i beni della sorella e compiendo ben due omicidi. “Dobbiamo trovarla!” gridò furioso Timothy,, alzandosi sulla sedia. “Elizabeth Grant è già lontana” concluse James uscendo dall’ufficio del commissario. CLAUDIA FATTORI III H Recensioni giugno 2014 THE WOLF OF WALL STREET The Wolf of Wall Street è un film del 2013, uscito nelle sale nel 2014, diretto e prodotto da Martin Scorsese, con protagonista Leonardo Di Caprio, anche produttore, nei panni di Jordan Belfort, uno dei broker di maggior successo nella storia di Wall Street. Il film è l’adattamento dell’omonima autobiografia di Belfort. 1987: Jordan Belfort inizia la sua carriera come apprendista broker a Wall Street, sotto la guida dell’eccentrico Mark Hannah. È quest’ultimo che lo introduce a uno stile di vita esagerato basato sul sesso e sull’assunzione di droghe di ogni tipo per aiutare la mente a raggiungere importanti risultati. Jordan impara anche a compiere azioni disoneste che gli consentono di guadagnare molti soldi, e ben presto ottiene la licenza di broker. Il giorno stesso dell’assunzione, però, si verifica il cosiddetto lunedì nero, e la borsa crolla, causando il suo immediato licenziamento. Per assecondare il suo sogno di diventare milionario, la moglie Teresa lo indirizza allora verso un modestissimo call center che si occupa della vendita di azioni quotate pochissimo. Grazie al suo stile aggressivo Jordan riesce ben presto a tornare in carreggiata e a riprendere la sua carriera di broker, ottenendo guadagni sempre maggiori. Poco dopo il ragazzo incontra Donnie Azoff, un suo vicino di casa ammirato dal suo stile di vita: i due decidono di mettersi in affari assieme e fondano un proprio studio, arruolando diversi malviventi medio -borghesi, in particolare spacciatori di droga. Belfort li istruisce su come truffare i clienti e ben presto lo studio si trasforma in una società, la Stratton Oakmont. Un film completissimo che combina parti comiche, drammatiche e narrative in cui si possono constatare gli effetti dell’avidità e dell’eccesso. Ha avuto anche cinque nomination agli Oscar ma, purtroppo non ha vinta nessuna. Pag7 STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI BRACCIALETTI ROSSI Braccialetti Rossi è una miniserie italiana, diretta da Giacomo Campiotti che è andata in onda su Rai 1 con un record di ascolti. Parla della storia di sei ragazzi ricoverati in ospedale per varie cause, che faranno amicizia tra loro e formeranno un gruppo i “Braccialetti Rossi”. Questo nome deriva dai braccialetti identificativi che vengono dati durante gli interventi chirurgici ed ognuno dei ragazzi ne ha almeno uno. In questo gruppo ci sono: i “Leader” Leo, un ragazzo diciassettenne a cui, a causa di un tumore, è stata amputata una gamba, è solare e sarcastico e cerca di combattere la sua malattia nel modo migliore possibile; il “vice-leader” Vale, a cui devono amputare una gamba a causa di un tumore alla tibia, è un ragazzo timido e riservato; “l’imprescindibile” Rocco, narratore della storia, è un ragazzino di 11 anni in coma da otto mesi a causa di un forte impatto con l’acqua di una piscina nella quale si è tuffato da una piattaforma altissima; Davide è il “bello”, ha quattordici anni, e si trova in ospedale perché è svenuto durante una partita di calcio nella sua scuola; è un bulletto testardo e scontroso, che in questa esperienza scopre il suo lato buono e affettuoso; il “furbo” invece è Tony che è arrivato in ospedale perché ha avuto un incidente con una moto mentre provava di nascosto; infine, c’è la “ragazza” che in questo caso è Cris che soffre di anoressia. Questi ragazzi si trovano a scontrarsi ogni giorno con la malattia e con il dolore ma mantengono la speranza di vivere e di ritornare a fare una vita normale. Il messaggio di questa serie è che l’amicizia riesce a far superare anche i momenti più difficili ed è una dei tanti valori fondamentali della nostra vita. CHIARA ESPOSITO 3AH OMAR SEYAM III H LA ROSA BIANCA LO HOBBIT Lo Hobbit (The Hobbit), è una trilogia fantasy del regista neozelandese Peter Jackson, basata sull’omonimo romanzo scritto da John Ronald Reuel Tolkien. Essa è un prequel della trilogia di “Il Signore degli Anelli”, tratta dall’omonimo romanzo do Tolkien; gli avvenimenti si svolgono circa 60 anni prima del suddetto seguito. I film non si limitano a raccontare la storia narrata ne “Lo Hobbit” (che racconta esclusivamente l’avventura della compagnia dei Nani per riconquistare Erebor), ma per creare una maggior connessione con la precedente trilogia, vengono nel corso dei film inseriti vari episodi tratti da altre opere di Tolkien, quali il Silmarillion i Racconti Incompiuti e le Appendici dello stesso Signore degli Anelli. Jackson ha anche inserito elementi narrativi completamente nuovi rispetto al romanzo originale (si veda, ad esempio, l’introduzione del capitano della guardia elfica, Tauriel. Questa trilogia è per ora la mia preferita, ho visto i primi 2 film: Lo Hobbit- Un viaggio inaspettato e Lo Hobbit- La desolazione di Smaug … e non vedo l’ora che esca anche il terzo. LEONARDO BECCHIMANZI 3A H PERCY JACKSON E GLI DEI DELL’OLIMPO Percy Jeckson e gli dei dell’olimpo è una saga fantasy scritta da Rick Riordan. L’avventura di Percy, il protagonista, inizia quando a dieci anni scopre di essere un semidio grazie all’amico Grover che poco dopo scoprirà di essere un satiro (un animale mezzo uomo e mezza capra). Percy viene portato per l’estate al Campo Mezzosangue all’interno del quale si vive come nell’antica Grecia. Qui conosce tanti semidei fra cui Annabeth Chase, una figlia di Atena con la quale nascerà una grande amicizia. Durante il suo soggiorno al campo Percy viene riconosciuto da Poseidone come suo figlio. Dopo breve tempo Percy scopre che l’oracolo ha una nuova profezia. Questa profezia parla proprio di lui… così è costretto insieme ad altri due compagni del Campo scelti da lui (Annabeth e Grover) a partire in un impresa che consisterà nel ritrovare e riportare la Folgore a Zeus, la sua arma senza la quale non può dimostrare il suo potere. Ma sotto il furto della Folgore non c’è solo un semidio come pensa Zeus ma… beh, spero di avervi incuriosito almeno un pochino con la trama del 1° capitolo della saga che vi consiglio di leggere. Personalmente questa saga mi ha appassionato perché ricca di avvenimenti e creature della mitologia greca. SOFIA ZANGHERI 3A H Sophie Scholl è una studentessa universitaria che vive con il fratello Hans in un appartamento di Monaco di Baviera durante la seconda guerra mondiale. La disfatta di Stalingrado ha dato un brusco scossone al consenso nazista e sono in molti ora tra la popolazione tedesca a desiderare la resa. Sophie aderisce all’associazione studentesca La Rosa Bianca, per la quale, nottetempo, scrive sui muri frasi contro il nazismo e la guerra, insieme al fratello e altri membri dell’organizzazione. Nel tentativo di diffondere volantini all’università per diffondere le idee del gruppo, viene notata e condotta in una caserma della Gestapo assieme al fratello, dal quale viene subito separata. L’interrogatorio si trasforma in uno strenuo duello psicologico. La ragazza mente e nega, ricorre a strategie e provocazioni, sembra cadere e si riprende con rinnovata forza, arrivando quasi a disarmare il suo avversario. Le prove schiaccianti, la confessione, e l’ultimo disperato sono il tentativo di proteggere il fratello ed i compagni della Rosa Bianca. Il fulcro del film sta proprio nell’interrogatorio condotto da Robert Mohr ad una Sophie affatto intimorita, che dapprima nega ogni addebito quasi con divertita baldanza, e quando si rende conto che le prove contro di lei sono inequivocabili, si assume tutte le colpe cercando di proteggere il fratello e gli amici. Mohr, un vero professionista, rimane in un certo senso soggiogato da quella ragazza, capace di tenergli testa con tanta fierezza. Il sottile gioco psicologico che si instaura fra i due è avvincente e l’ufficiale nazista, alla fine, offrirà a Sophie Scholl una via d’uscita, attraverso la quale, rinnegando le proprie idee, potrebbe evitare la condanna a morte. Germania, dittatura nazista. Liesel viene ospitata da una famiglia tedesca composta da Hans e Rosa Hubermann, dato che i suoi genitori, erano comunisti, rischiano di essere arrestati. Liesel all’inizio è quasi muta dallo shock, ma il suo nuovo padre la capisce e cerca di confortarla leggendole libri. Nella loro via, via del Paradiso, la bambina fa amicizia con Rudy, suo coetaneo. Durante la notte dei cristalli, dove le SS naziste distrussero tutti i negozi gestiti da ebrei, picchiando violentemente e portando via questi ultimi, il giovane Max, convinto dalla madre, scappa a casa degli Hubermann, che lo ospitano segretamente in cantina per mantenere una promessa fatta anni prima al padre di Max. un giorno Liesel va a casa del borgomastro, l’uomo più ricco della città, per una commissione e fa amicizia con la moglie che, saputa la sua passione per i libri le permette di prenderne alcuni in prestito dall’enorme libreria. Una volta tornata a casa sua Liesel legge i libri a Max e gli descrive l’ambiente esterno, dato che lui non può uscire. Scoppia la Seconda Guerra Mondiale e la famiglia Hubermann è costretta a fare numerosi sacrifici per non finire in povertà; nonostante questo, passano un Natale molto felice, Hans Hubermann porta dentro casa della neve e, insieme a Max, si divertono con quella. Purtroppo però poco tempo dopo Max si ammala gravemente e sembra sul punto di morire. Durante la convalescenza del ragazzo Liesel continua a leggergli i libri, nonostante lui sia incosciente. Un giorno la signora Rosa Hubermann corre dalla figlia a scuola per dirle che Max si è svegliato e sta bene. Dopo questo episodio però il ragazzo capisce di aver già fatto correre troppi rischi alla famiglia Hubermann e, con grandissimo rammarico dei tre, se ne va. Intanto la guerra continua e Hans Hubermann viene reclutato come soldato da mandare al fronte. Liesel si conquista l’affetto dei compaesani raccontando storie durante i bombardamenti per distrarre la gente. Qualche tempo dopo, Hans torna a casa e sembra finalmente essersi stabilito un sereno equilibrio. Sfortunatamente, una notte viene bombardata via del Paradiso; tutti muoiono, eccetto Liesel che si trovava in cantina. Alla fine una nota positiva per la giovane ragazza c’è: dopo molto tempo, Max ritorna dal luogo dove era fuggito. FEDERICA ROSSI 3H OMAR SEYAM III H UN TRENO PER VIVERE PEARL HARBOR Rafe e Danny sono due grandi amici che sin da piccoli sognano di diventare piloti. Scoppia la seconda guerra mondiale e il sogno si avvera: vengono arruolati nell’aviazione americana. All’arruolamento Rafe, romantico ed espansivo, s’innamora dell’infermiera Evelyn. I due, dopo qualche settimana, s’incontrano a New York con i loro rispettivi amici per trascorrere una serata in allegria. Qui Rafe comunica ad Evelyn che la mattina seguente partirà volontario per la guerra in appoggio alla RAF essendo in quel momento gli USA ancora neutrali. I due quindi si separano con la promessa di scriversi e di rivedersi al ritorno di Rafe. Evelyn, Danny e gli altri ufficiali vengono trasferiti di stanza a Pearl Harbor, la principale base navale americana nel Pacifico. Dopo qualche giorno arriva una terribile notizia: l’aereo di Rafe è stato abbattuto in un duello aereo sopra la Manica e quindi lui viene creduto morto. È proprio Danny, come Rafe gli aveva chiesto prima di partire, a dover dare la brutta notizia ad Evelyn. Passano alcuni mesi, Danny ed Evelyn si incontrano casualmente e decidono di passare la serata assieme; Danny, introverso e impacciato, si sente coinvolto dalla ragazza, ma è molto dubbioso su come comportarsi. Evelyn è colpita da Danny, ma ancora non riesce a dimenticare Rafe, così le sue amiche la convincono a vivere la sua vita lasciandosi alle spalle il ricordo del vecchio amore. Evelyn decide quindi di farsi coraggio e di andarlo a trovare. Danny, rischiando l’espulsione dall’esercito, la porta con l’aeroplano a vedere il tramonto sul mare, e la serata prosegue romanticamente. Danny, s’innamora follemente ed Evelyn, nonostante lo stato di confusione, si lascia trasportare dall’entusiasmo del giovane e decide di vivere la sua nuova storia. Qualche tempo dopo avviene un evento straordinario: Rafe, che era sopravvissuto e era stato salvato da un peschereccio francese, viene reintegrato presso il suo vecchio reparto, ma non riuscendo ad avvisare arriva a sorpresa. I tre, con sentimenti diversi sono sconvolti dall’imbarazzante situazione che si è creata. L’amicizia dei due sembra rompersi e, nonostante Danny cerchi di fare tutto il possibile per far tornare le cose come prima, Rafe vive la cosa con grande dolore, finendo per provocare una rissa nel locale notturno in cui si erano incontrati. La mattina dopo vengono svegliati da un rumore insolito: sono i giapponesi che attaccano Pearl Harbor. La scena è catastrofica, centinaia i morti e i feriti, decine i mezzi distrutti. Dimenticando le loro questioni personali Rafe e Danny riescono a raggiungere uno degli aeroporti della base, a decollare con due caccia ed ad abbattere alcuni Giapponesi. Per il presidente Roosevelt il tradimento del Giappone non può essere perdonato. I migliori piloti dell’aviazione americana vengono inviati in una pericolosa missione: bombardare le industrie belliche di Tokyo. Prima che partano, Evelyn comunica a Rafe di essere incinta e gli chiede di mantenere il segreto con Danny per evitare di distrarlo in guerra. Prima di andarsene gli dice che lo amerà per il resto della sua vita. Effettuato l’attacco gli americani terminano il carburante e atterrano come previsto in territorio cinese. Purtroppo però le informazioni erano sbagliate e si ritrovano circondati dai giapponesi, che cercano di catturarli. Danny, per proteggere Rafe, viene colpito a morte. Rafe, negli ultimi momenti di vita di Danny, gli dà la notizia della gravidanza di Evelyn e scongiura il suo amico di sopravvivere per il bambino, ma Danny, sul punto di morte, lascerà suo figlio a Rafe. Al rientro in patria, Rafe e Evelyn si prenderanno cura del bambino, chiamandolo Danny e formando una famiglia. GIORGIA CALCINELLI 3A H “Un treno per vivere” è un film del 1998 diretto da Radu Mihaileanu. Il film è ambientato nel periodo della persecuzione nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli abitanti di un piccolo paesino di montagna, composto solo da yiddish ebrei, vengono a sapere che i tedeschi nazisti sono arrivati in un paese vicino al loro. Sono tutti molto spaventati e iniziano a pensare a una possibile soluzione. A un certo punto, il pazzo del villaggio, Schlom, ha un’idea: costruire un falso treno di deportati e fuggire in Palestina. Nonostante le molte polemiche, il progetto ha inizio. Dopo qualche tempo il treno part. Durante il viaggio si verificano non pochi problemi: continui litigi tra gli ebrei più religiosi e conservatori e quelli che simpatizzano per idee comuniste, il finto ufficiale tedesco che diventa sempre più autoritario. A fianco di questi episodi negativi ci sono però anche la forte speranza dell’arrivo in Palestina e le tipiche celebrazioni religiose. C’è un grosso spavento quando incontrano un treno di deportati che loro credono vero, ma dopo scoprono che i componenti non sono altro che zingari che, per sfuggire alle persecuzioni, avevano avuto la loro stessa idea e li fanno salire sul loro treno. Poco tempo dopo iniziano dei bombardamenti, ma, dato che loro si trovano sulla linea di confine, sono salvi. Il film finisce con Schlom che viene mostrato in un campo di concentramento: si spiega così che tutta la storia del treno e della fuga in Palestina è frutto della sua follia. Questo film, secondo me, nonostante possa sembrare apparentemente una commedia, è molto drammatico e illusorio, dato che per tutto il tempo pensi che queste persone siano su un treno verso la salvezza, mentre alla fine è tutto falso. FEDERICA ROSSI III H giugno2014 VOLANDO CON LA FANTASIA Matteo Righertti 1H Pag8 Cristian Neri 1H Noemi Miriello Michela Chorna 1H Caterina Panigalli 1H Nina Ligi 1H Denise D’Alesio 1H Viola Sofia Neri 1H Marika Abazia 1H Fabio Urbinati 1H Io... Io... e giugno2014 QUAL E’ IL TIPO DI AMBIENTE CHE VORRESTI IMITARE? Beh. Se fossi “un ambiente” vorrei esserne uno piovoso. Ma non proprio un ambiente piovoso. Ma una nuvola in particolare che lascia scendere acqua sulla terra. E sai perché vorrei essere una nuvola? Perché la pioggia fa compagnia soprattutto alle persone sole, quelle, deluse, sì proprio quelle persone che aspettano la pioggia, forse l’unica a farle compagnia. Poi vorrei essere una nuvola che piove per ridare vita ad un ramoscello che sta per morire a causa del terreno troppo arido. Vorrei essere la pioggia perché mi divertirei tantissimo a vedere i ragazzi all’uscita da scuola con i libri in testa, correndo e cadendo nelle pozzanghere da me create. Lo vorrei anche essere, perché ogni innamorato merita un bacio sotto l’acqua. Vorrei essere una nuvola che riuscisse a portare acqua ad un popolo assetato. Vorrei anche piovere accompagnata da fulmini e lampi per tutta la notte, infastidendo le persone nei propri sogni. Vorrei far fiorire i fiori. Vorrei creare arcobaleni, rendendo felici tutti i bambini. Vorrei essere una goccia essenziale per il mondo. Vorrei portare solo felicità. SOFIA TIRAFERRI III I UNA MAMMA PROF. NELLA PROPRIA SCUOLA! Avere una mamma prof. nella propria scuola può essere un grande vantaggio, ma pure una grande seccatura … I vantaggi? Cominciamo col dire che se stai male la puoi chiamare senza neanche mettere un dito sul telefono (anche se non può portarti a casa), poi se ti succede qualcosa in fatto di bullismo … veramente non lo so per certo, ma credo sia un ottimo metodo per non farsi umiliare o pestare. Certamente sono molti altri i vantaggi, ma passiamo agli svantaggi: se fai qualcosa di male, lo viene a sapere immediatamente (sigh.), e se hai fame o sei stanco e lei chiacchiera con gli altri prof… è una vera tragedia con la T maiuscola!!! Se si prendono brutti voti, è difficile nasconderlo e l’unico modo è cancellare i voti sul registro, impedirle di parlare con il prof. o la prof. che ti ha dato il brutto voto per almeno un mese (cosa praticamente impossibile), è drogare o ubriacare il prof. metti – brutti – voti, o, se ne esistesse uno, convocare un mago e fare al prof. un incantesimo di memoria. Quindi, valutando i pro e i contro, avere una mamma prof. nella propria scuola è uno svantaggio notevole!!! PIETRO GESSAROLI 1 H MUSICA La musica è sempre esistita nella storia dell’umanità, anche se nel tempo è cambiata molto fino ad arrivare a diversi generi presenti oggi. La musica è sempre insita nella natura: il canto degli uccelli, il susseguirsi regolare e continuo del giorno e della notte e tutti i vari rumori presenti in natura. Già gli uomini primitivi usavano la musica come rimedio ad alcune malattie: essi, infatti, avevano capito che la musica influiva sul comportamento di una persona rendendolo più forte o indebolirlo. Questo ruolo curativo è riconosciuto anche oggi. Ma tutti possiamo usufruire e godere del beneficio delle note musicali. La musica, infatti, può essere usata anche a scopo di divertimento e relax. Il suono di ogni nota aiuta a distrarsi e a recuperare le forze per affrontare al meglio la propria quotidianità. La musica può anche diffondere coraggio a chi si sente triste o esaltare un momento di particolare gioia. Molto spesso chi è felice canta a squarciagola quei pezzi che si addicono alla contentezza provata. La musica, quindi, può risolvere problemi che ci troviamo quotidiana mente ad affrontare oppure sottolineare la felicità che si sente dentro. Diventa, quindi, nostra amica, confidente, sicura e ottimo consigliere. Ma la musica può essere anche l’espressione di sentimenti e di comportamenti comuni. In questo caso esalta l’apparenza di un singolo all’interno di uno specifico gruppo sociale. Nascono così, gli inni patriottici come l’inno dell’Italia, creato per la nascita di un’unica nazione, ma composte da Mameli. Infatti ascoltare l’inno in occasioni importanti ti da un emozione bellissima. La musica, come abbiamo detto, è anche un esempio di solidarietà. Tutto quello che vi ho raccontato per me è verissimo, infatti la musica è, VITA. Una vita senza musica sarebbe impensabile! NOEMI MIRIELLO 1A H LEGGERE Io leggo molto, e non so some farei senza i miei libri. Alcuni ragazzi non leggono mai, ma non sanno cosa si perdono! I libri sono capaci di trasportarti in un altro mondo, facendoti sentire un po’ come il protagonista. Non so voi, ma io, quando leggo, ho bisogno di calma e tranquillità o magari di un posticino tutto mio, dove nulla può disturbarmi. Durante l’inverno mi rifugio nella mia stanza, ma d’estate è ancora più bello, perché posso stare a leggere all’aria aperta, oppure all’ombra di un albero. I miei libri preferiti sono la saga di Harry Potter (di J.K. Rowling) e quella di Hunger Games (di Suzanne Collins), di cui sono stati fatti anche i film, ma non sono assolutamente paragonabili ai libri! Potrei leggerli un milione di volte e non mi stancherei mai. Sono davvero “innamorata” della lettura. Sono l’unica? CLAUDIA FATTORI 3A H Pag9 MODE LE ULTIME NEWS SULLA MODA La moda di oggi è una delle tante cose che non capiamo del mondo, cerchiamo di creare nuovi look, ma non sempre ci riusciamo con buoni risultati. Le “vittime” sono gli adolescenti, le nuove generazioni, che non sanno nemmeno quali calzini comprare: rossi o blu? I negozi? Non ne parliamo! Li affollano, sono pieni di ragazzi che vanno lì senza neanche un idea di cosa comprare, le tipiche persone che si vogliono vestire da cloun, con i pantaloni arrotolati fino alle ginocchia e le calze di Arlecchino in bella mostra! Altri, invece, seguono la moda delle scarpe indossando quelle che hanno tutti oggi, le vans, per cui spendi 70 euro al prezzo di un giorno, perché la suola essendo attaccata con il vinavil ti si stacca continuamente. Dei ragazzi invece vanno in giro con l’accappatoio, ovvero quel giubbotto fatto con una stoffa sottilissima e, per dare un tocco di originalità, una fascia legata alla vita, che la fa sembrare la cintura di karate! Queste sono le tipiche mode di oggi … Un consiglio da amiche? Non cadere nella trappola!!! “ADDIO… A RIMINI” Mi sta aspettando una settimana di vacanze, sole, allegria, spensieratezza e divertimento e tutto ciò si realizzerà salpando sull’aliscafo che mi condurrà in Croazia; eppure una strana sensazione di tristezza e malinconia sta fiorendo dentro di me. Piano, piano il traghetto si sta allontanando dal porto, colmo di vele dai tanti colori, che lo rendono allegro come arlecchino. Vedo l’albeggiare del sole specchiarsi nell’acqua limpida, i pescatori raccogliere le reti dopo una nottata passata a far abboccare canocchie, vongole e sgombri ed i primi pescivendoli che allestiscono le proprie bancarelle. Allontanandomi sempre più dalla riva, è per me impossibile non notare il faro, simbolo, per noi gente di mare, caratteristico ed emblematico, che in tante notti dominante dalla nebbia abbiamo sentito fischiare. Ora riesco ad intravedere, anche la scultura dell’ancora di Piazza Boscovich, la quale mi riporta a quando da bambino tentavo di scalarla e correvo intorno ad essa. La nave, ora, salpata da una decina di minuti, è a chilometri di distanza dalla costa adriatica, però si può ancora godere di un panorama multicolore ricco di lettini ed ombrelloni e di limpide onde che si infrangono dolcemente sulla sabbia dorata e pianeggiante. Tutto sembra fantastico, tutto sembra un sogno ma purtroppo non lo è: anche se me ne andrò una sola settimana in vacanza dovrò dire addio momentaneamente alla mia Rimini… LUCA PIGOZZI 3A M ALESSANDRA BECCHIMANZI – SARA SQUARZONI 2A H IO E IL BOSCO: UNA COSA SOLA Ah! Che bella giornata. Tutto splende qua nel bosco, sembra una magia. Mi trovo a camminare a fianco di un fiume, le gocce di rugiada scintillano sulle foglie e tutto è perfetto. Dentro l’acqua noto dei pesci di vari colori, nuotano vicini e sembrano formare un arcobaleno. In effetti pare che il cielo si trovi sotto i miei piedi, che il mondo si sia capovolto. È incredibile come l’acqua rifletta le cose! Ora sto camminando sopra le nuvole, riesco a volare. Continuo il mio cammino, accompagnata da un soffice vento che mi accarezza il viso, come una madre al suo bambino. Durante il mio percorso incontro un albero, mi stringo al suo tronco e divento corteccia, possiamo essere differenti e simili allo stesso tempo, nello stesso modo, siamo una cosa sola. Non sono più io: mi sento forte come una roccia, leggiadra come il vento, semplice, ma appariscente come una farfalla. Sta calando la notte, ma non ho paura perché io sono la notte, io sono il bosco. Penso che si siano svegliati gli animali notturni, vedo tanti occhi intorno a me, non sembrano animali, ma alberi a cui è stata donata la vista. Sento rumori, qualsiasi cosa si sta muovendo, tutto è vivo di notte. In effetti ho un po’ paura, per fortuna stanno arrivando le lucciole, che formano, riunite, un grande cerchio giallo, forse il sole è venuto a trovare la luna. Al mio risveglio le lucciole sono sparite e il sole splende in cielo. Non dimenticherò mai il mio caro bosco incantato! Quel luogo diventava particolare in mia presenza ed io ero unica grazie a lui .GIORGIA GIANNINI 2a I Una “stoccata” alla disabilità Nell’ambito del progetto proposto dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico) “Tutti per uno, uno sport per Tutti”, dove sono state coinvolte diverse scuole della provincia, le classi 3^M e 3^G della scuola media Bertola hanno potuto vivere un’esperienza motoria “unica” e “speciale” con la collaborazione della società sportiva “il Circolo della Spada”. In compagnia dell’istruttrice Paola abbiamo vestito la maschera autentica immedesimandoci in schermidori professionisti. Una nostra compagna, Gaia, ha avuto il piacere di allenarsi insieme ad un’atleta campionessa della scherma paralimpica che si è gentilmente prestata a tirare con lei. Anche Vichy è riuscita a sentirsi partecipe di questa esperienza fantastica, maneggiando una vera spada e verificando mediante il cartellone luminoso le sue abilità! GRAZIE!!!! GAIA E CHIARA 3° M lO SPORT CONTINIA IN ULTIMA giugno 2014 IL PRIMO RICORDO DI SCRITTURA Per esprimere i propri sentimenti e anche le proprie idee, i propri sogni si può disegnare oppure scrivere. Tutte due le cose mi piacciono perché ho tanti pensieri nella testa e nel cuore da esprimere e da fissare su un foglio! Ho imparato a scrivere grazie ad un’amica di mia mamma che mi diceva sempre di comporre una piccola frase per la Festa della mamma e per il suo compleanno. Si chiama Tita e, naturalmente, anche lei viene dall’Ecuador e, infatti, prima vivevamo insieme. All’inizio io dicevo le frasi e lei scriveva su un foglio dove poi io facevo un disegno e la mia firma. Di solito erano cuoricini di tutte le grandezze del mondo, poi pian piano ho imparato a scrivere da sola delle frasi. Naturalmente è stata la scuola a insegnarmi i segreti delle lettere che unite insieme formano le parole che unite formano le frasi. Quante A…, quante B…ho scritto nel quaderno della prima elementare! Erano solo le iniziali di alcune paroline: M mano, C casa, A ape. Poi un giorno finalmente … avevo sei anni, ero in cucina e mia mamma stava cucinando, quando ad un tratto mi è venuto in mente che cosa regalarle per la Festa della Mamma: una poesia scritta da me. Naturalmente Tita non c’era perché era al lavoro e così ho dovuto arrangiarmi da sola. Osservando la mamma, pensavo quanto fosse bella e importante per me e così il mio pensiero è diventata una poesia che ho scritto per lei. Cominciava così: “Tu sei unica al mondo…” Io... Io... e ADOLESCENZA Adolescenza: periodo della vita che va dai 12 ai 18 anni, nel quale sei troppo piccolo per fare la metà delle cose e troppo grande per fare l’altra metà; periodo di cui fanno parte quei ragazzi che commettono più sciocchezze al mondo. Quelli che si sentono tutto o niente allo stesso tempo. Quelli che piangono di notte invece di dormire. Quelli che ridono fino a farsi venire il mal di pancia. Quelli che si nascondono dietro ad uno schermo luminoso. Siamo quelli che si giurano “per sempre” e il giorno dopo ritrovano il proprio migliore amico con uno sconosciuto che ha preso il suo posto. Siamo quelli che ricevono tante delusioni, ma siamo in grado di rialzarci da soli. Quelli che mettono chili di mascara e fondotinta per piacersi un po’ di più. Quella generazione che va dietro ad amori impossibili. Quella che viene assordita dagli “addii” silenziosi. Quella del sabato sera. Quella generazione che va dietro alla moda e alla massa. Quella che ha paura. Siamo i ragazzi che stanno Pag10 DA GRANDE VORREI FARE… Tutti noi da piccoli pensiamo di voler fare un certo lavoro, come il veterinario, lo scienziato, il maestro o il dottore ma crescendo bisogna incominciare ad avere le idee un po’ più chiare. Da piccolina volevo fare la veterinaria, ma poi ci ho ripensato pensando agli interventi chirurgici che avrei dovuto fare agli animali quindi avevo deciso di fare la maestra, ma pensandoci bene ho deciso di cambiare perché mi sarei dovuta sgolare per farmi ascoltare dai bambini, poi la psicoterapeuta infantile, la psicologa perché quando frequentavo la terza due mie amiche litigavano in continuazione allora venivano da me per essere aiutate, quindi ero diventata la loro “risolvi problemi”, poi è arrivata la voglia di fare il medico, perché avevo promesso a mia La mamma firma che, dellaquando sarei diventata grande, l’avrei curata. La pediatra perché mi piacciono i Costituzione Italianabambini, la stilista perché mi piace disegnare e infine sono arrivata a una conclusione… voglio fare… la ginecologa, perché è di aiuto alle donne soprattutto nel momento più bello della loro vita: la maternità. “dopo tanta indecisione ho capito e avrete capito, che mi piace aiutare le persone”! LESLEJ JOANA MOTOCHE 1A I MARIKA ABAZIA 1A H IL PARCO: LA MIA CASA! Quando avevo sei anni i miei genitori decisero di comprare una nuova casa più vicina alla mia scuola e più grande dell’appartamento in cui abitavamo. Dopo molte case viste, trovarono la casa perfetta: grande, bella, vicina alle nonne e, la cosa migliore, è che era sul parco dove mia nonna mi portava sempre a giocare. In quel parco conobbi una bambina, la mia nuova vicina di casa, che diventò la mia nuova migliore amica. Sono passati gli anni e tante avventure ho vissuto nel mio adorato parco insieme alla mia amica del cuore. In tutte le stagioni era sempre bellissimo per me, bambina piena di sogni che non avrebbe mai tolto gli occhi da quegli alberi che parevano grattacieli con in cima delle foglie che in autunno cadevano ricoprendo l’erba tenera con colori luminosi, vivaci che pareva volessero giocare; sembrava un quadro dipinto con tutti i colori più belli del mondo. I giorni passati a guardare il cielo d’estate coi suoi mille colori inghiottiti dal forte azzurro che cercava di farli sparire senza però riuscirci totalmente, le sere passate a scrutare il cielo in cerca di stelle cadenti che quasi mai trovavamo, ma apparivano nei nostri occhi sognanti. L’inverno con il bianco della neve o la nebbia che rendeva spettrale il paesaggio. Tutta la gioia provata in quel parco sommergerebbe il mondo intero se solo diventasse acqua e lo travolgerebbe come un tornado se fosse vento; la forza della mia felicità lo potrebbe distruggere involontariamente, ma è chiusa nel mio cuore, nei miei ricordi. Sembra un sogno: una giornata estiva in compagnia della mia compagna di giochi ed i nostri cani. Potevamo essere tutto ciò che volevamo in quel luogo magnifico che a volte era una fitta foresta con tigri e leoni e, altre volte, una casetta accogliente formata da rami e cespugli. Dopo sei anni passati a guardare sempre quello stesso mucchietto di alberi, mi sembra ancora magnifico e mi può ancora trasportare in mondi fantastici. Con la sua magia è ancora il posto che mi fa battere il cuore e che lo farà per sempre con il ricordo degli anni più belli della mia vita. GIULIA MONTI 2A D LA PRIMA LETTURA L’unica lettura che mi ricordo di quando ero più piccola è una storia per bambini, si chiamava “La streghetta al supermarket” ed era ambientata, appunto, in un supermarket. Parlava di una streghetta che si svegliava una mattina e decideva di andare a comprare una scopa nuova. Questa streghetta però combinava un sacco di pasticci. Il libro era assolutamente adatto ai bambini più piccoli, anche perché era scritto in stampato maiuscolo. Mi ricordo che mi era piaciuto molto e che lo leggevo e rileggevo molto spesso perché era divertente. Era composto da poche pagine e non aveva una morale, era solo un libro comico. Tutte le persone che apparivano nel libro avevano nomi buffi. Era pieno di disegni che servivano a far capire meglio la storia ai bambini e mi ricordo che l’ho letto in prima elementare. E’ stato uno dei miei libri preferiti. L’ho ricevuto a scuola per Natale, come dono delle maestre e, secondo me, era proprio il migliore tra tutti !!! SIRIA MANCINI 1A I più fuori casa che dentro. Siamo quelli che vanno al mare il 25 aprile. Siamo quelli del “selfie”. Siamo quelli belli da morire che non si piacciono mai. Siamo quelli che incontrano occhi azzurri con occhi marroni. Siamo quelli del “non ho niente da mettermi” mentre abbiamo l’armadio colmo di vestiti. Siamo quelli che vivono con un paio di cuffie sempre nelle orecchie. Siamo la generazione che vuole scappare dal mondo. Quella del primo bacio. Delle corse sotto la pioggia. Quella dei “migliori amici” che diventano sconosciuti. Quella che vuole cambiare, ma non ci riesce. Quella generazione a cui piace il brivido del pericolo. Quella generazione a cui piace ridere, ma non fa altro che piangere. Quella dei “ho 18 anni adesso me ne vado via”. Quella generazione incompresa dai familiari. Siamo quelli dei 5 nelle espressioni e gli 8 nei temi. Siamo quelli che aspettano il cambiamento. Siamo quelli che si innamorano di persone che sono solo in grado di distruggerci. Siamo quelli che abbiamo bisogno di aiuto. Siamo quelli che hanno tantissimo dolore dentro, ma lo nascondono dietro un sorriso. Siamo quelli del “va tutto bene”mentre in realtà va tutto male. Siamo quelli che accarezzano più schermi luminosi che volti. Siamo quelli di Face book – WhatsApp- Ask – Twitter – Instagram. Siamo quelli che si abbracciano. Siamo quelli dei “a domani”. Siamo quelli della città. Delle figuracce con gli amici. Quelli del “non ce la faccio più”. Quelli che smettono di mangiare perché non si piacciono abbastanza. E la sapete una cosa? Quando cresceremo, tutto questo ci mancherà da morire! SOFIA TIRAFERRI 3A I LA SCUOLA E’ COME UN BOSCO PIENO DI CACCIATORI Il perché di questo titolo? È la verità! Ogni professore di questa scuola sembra abbia frequentato un corso fatto apposta per trovare gli alunni distratti o quelli che non hanno fatto i compiti a casa! Ognuno di loro segue sempre lo stesso schema per scovarli: il prof. vede che l’innocente alunno è distratto, all’inizio fa finta di niente, aspetta il momento in cui perde il segno della spiegazione e poi, improvvisamente, gli chiede dove sono arrivati e così lo becca! È un incubo, non è un bosco, ma una riserva di caccia e le prede sono gli alunni che non possono scappare!!! L’esempio che ho fatto è su come scovare chi non è attento, ma per i compiti non fatti è ancora più difficile! Prima il professore si comporta in modo aggressivo, così l’alunno senza compiti si spaventa, il prof. lo nota, quindi gli fa la domanda più difficile dell’esercizio, di sicuro la vittima non saprà rispondere e cadrà inevitabilmente nella sua trappola! Voi, leggendo quello che ho scritto pensate che per divertimento mi sia inventato tutto: non è vero!!! Neanche i genitori ci credono, perché pensano che esageriamo sempre con le lamentele, ma tutte le mattine noi studenti dobbiamo affrontare, stanchi e assonnati, questo incubo e cercare di sopravvivere!!! ANDREA PENSERINI I H IN MESSICO CON LA MIA FAMIGLIA Sono partita al mattino presto per prendere il volo da Madrid a Cancun in Messico. Con me c’erano la mia famiglia e le mie cugine con i loro genitori. L’hotel dove eravamo era molto grande con delle camere stupende. Nelle stanze c’era anche la vasca idromassaggio mi sarebbe piaciuto tanto farla, ma non ho potuto, perché era un po’ sporca. Il terzo giorno di vacanza abbiamo visitato il sito Maya, vicino a Playa Paradiso, un posto sul mare. Ho visto i resti di quattro castelli Maya, la guida che era con noi ci ha scattato una foto davanti a un castello. Il UN SOGNO CHE DIVENTERÀ REALTÀ Quando una persona ha un sogno deve portarlo avanti e crederci fino in fondo. È meraviglioso qualsiasi cosa sia. Io adoro cantare, e sogno di diventare una cantante. I primi requisiti sono quelli di affidarsi alle persone care, ma anche a dei professionisti che ti possono consigliare. L’importante è che tu creda totalmente nelle tue capacità e nel sogno che hai, e continui a portarlo avanti con costanza e disciplina: provare, provare e provare ancora, sempre con fiducia. L’ultimo requisito, quello più importante è non ascoltare i giudizi negativi degli altri. Se ti fai condizionare vuol dire che non hai coraggio, che hai paura e vuoi solo che gli altri l’abbiano vinta. Ricordati che TU SEI SPECIALE, e solo se credi in te stesso, niente e nessuno potrà distruggere il tuo sogno! IL PASSAGGIO DEL FRONTE E IL RITORNO A CASA DI MIA NONNA Verso la fine della guerra (1943/1944) la mia nonna aveva solo tre anni. Lei si ricorda alcuni avvenimenti, essendo solo una bimba. Si ricorda dello sfollamento, quando i Tedeschi avevano preso la città e Rimini era sulla linea del Fronte contro gli alleati; in questo primo sfollamento lei e la sua famiglia si erano spostati prima dai parenti a San Lorenzo monte e poi si erano rifugiati nella grotta del prete, ovvero di fianco a casa dei suoi parenti (abitavano davanti alla chiesa). Ma dopo alcuni mesi si erano dovuti spostare ancora, visto che quel luogo non era più sicuro; a piedi si erano spostati da San Lorenzo monte a Ospedaletto, lei sulle spalle del suo babbo. Si ricorda benissimo che nel tragitto, nei campi, c’erano le carcasse morte delle mucche e anche i cadaveri delle persone che non avevano fatto in tempo a fuggire dai bombardamenti. Si recarono da un amico del suo nonno, un fattore che li ospitò in una stalla, in mezzo alle mucche (mia nonna aveva molta paura delle mucche perché mentre dormiva veniva svegliata dai loro muggiti, lì a pochi metri di distanza, e che stava “attaccata” a suo babbo per la paura). Una volta tornata a casa di fianco alla sua abitazione c’era un accampamento di inglesi, con le tende e con anche la garitta con le sentinelle, lei aveva fatto amicizia con gli inglesi, la sentinella di nome Maindra (molto probabilmente un soldato reclutato dalle colonie inglesi) la portava dal suo nonno alcune case più avanti, e la chiamavano tutti “Marilù”, un nomignolo ispirato al suo nome, Marisa. Quelli dell’accompagnamento le facevano i regalini: cioccolata, le così dette “cicche americane”, l’uovo in polvere che veniva usato per fare la pasta, tè, caffè. La mia bisnonna, essendo una sarta, faceva ai soldati inglesi le camicie con la seta dei paracaduti, gli faceva anche gli impermeabili con la stoffa delle tende e con le coperte militari, cappotti e giacconi. Quando gli inglesi alla fine della guerra, sono dovuti tornare a casa, Morgan, un altro amico inglese, ha regalato alla mia bisnonna la riproduzione di una statua antica che aveva preso in Grecia, e siccome non poteva portarla via perché pesava molto, l’ha lasciata ai genitori di mia nonna, anche per sdebitarsi dell’aiuto donato in quei mesi. Ora quella statua è a casa mia, perché mia nonna l’ha donata a sua volta a mia mamma. Con alcuni soldati inglesi era rimasta in contatto, le mandavano le cartoline e alcune foto che avevano sviluppato, e spedivano dall’Inghilterra delle lettere con i saluti alla loro cara Marilù o gli auguri di Natale. BEATRICE POGGI 3A H MIO PADRE … Se vedete in giro un uomo alto, cicciotto, con una faccia paffuta, rotonda, simpatica, con delle guance morbidissime e con una folta barba, allora è mio papà Luca. Mio papà è veramente ironico e affettuoso, è sempre dietro a non fare mancare nulla a me, mio fratello e mia mamma. L’unica cosa che, a volte non mi piace di lui, è il suo carattere quando si arrabbia e poi il suo lavoro! Il suo lavoro non mi piace perché sta via di casa certe notti e soprattutto non mi piace il fatto che ha delle missioni in Afganistan, come due anni fa che è stato via sei mesi! Mio papà si veste sempre alla moda e solitamente indossa pullover, jeans e scarpe sportive. A mio papà, come a me, piace andare a fare dei giri all’Iper e magari, acquistare qualcosa. Un suo difetto è quello di avere l’armadio pieno di maglie nuove che non mette spesso, per questo io e mia mamma glielo diciamo sempre e a volte lo prendiamo in giro! Mio papà è una persona speciale e sa sempre come risolvere qualsiasi tipo di situazione per questo io mi sento tranquilla e al sicuro se vicino a me ci sta lui! Il mio papà è bello dentro e fuori e dietro a quel suo sguardo, a volte serio e brusco, si nasconde un cuore immenso ed io sono molto fiera di lui! SARA PIZZI 1A F TEA SUCCI 1A H LA MIA PRIMA ESPERIENZA DI LETTURA quarto giorno abbiamo nuotato insieme ai delfini. E’ stata una bellissima esperienza, ho accarezzato i delfini erano morbidissimi e lisci, erano molto affettuosi e ho dato loro da mangiare del pane. Mi sono piaciuti i “ciurros” delle frittelle che mangiavamo per dolce. Il piatto tipico messicano é il “nacios” con il “wakamole” un condimento piccante. Mi è piaciuta molto questa vacanza spero un giorno di ritornare in MESSICO! GIULIA ANTOLINI 2A F La mia prima esperienza di lettura ha avuto inizio appena ho imparato a leggere, in prima elementare. Leggevo libri di Geronimo Stilton consigliati da una mia amica, anche lei grande lettrice. Poi, piano piano, i miei gusti sono cambiati: da Geronimo ai gialli, agli horror e per finire, ai fantasy che tuttora adoro. Quasi tutti i giorni, appena iniziato a leggere, ero in biblioteca o in libreria a prendere libri. Penso che la lettura sia un viaggio stupendo che ti porta in posti bellissimi, immaginari o reali senza che tu debba preparare le valigie o prenotare l’ aereo. Basta aprire un libro e cominciare a leggere. FELICIA PACI 1A I MIO FRATELLO Io sono Beatrice e ho un fratello di nove anni che si chiama Gabriele. Ci sono tanti bambini che hanno fratelli o sorelle che non vorrebbero avere, invece per me è il contrario, avere un fratello è bello perché ad essere figlia unica mi annoierei. Secondo me chi ha fratelli o sorelle è molto fortunato. Pensate che a me piacerebbe avere un altro fratello oppure una sorella. Combina abbastanza guai, però quando sono triste, lui mi tira su il morale perché è già sciocco di suo. Anche se mio fratello è sciocco, prende un sacco di bei voti a scuola, non so come faccia! Entra in casa: mamma ho preso 9 nell’interrogazione, oppure verifica di matematica ho preso 10, insomma a scuola è un genio. Io adoro mio fratello e ne vorrei avere altri come lui perché è speciale. BEATRICE LUPIOLI 1A H Io... Io... e giugno 2014 MI ILLUMINO D’IMMENSO È da quando ero piccola che ho la certezza di non appartenere alla città; le sue strade asfaltate, i negozi e il rumore non sono per me. Ogni anno, nello stesso periodo sono certa di aver trovato il posto per me perché arriva quel momento in cui riesco a immergermi nella luminosa bellezza dell’universo e sentirmi parte di esso. È estate e io sono nel posto più bello del mondo: sono in montagna, il sole splende, il cielo azzurro si intravede tra le foglie del bosco, gli uccellini cantano e se potessi starei quassù per sempre. A tremila metri di quota con il sole che mi scalda la pelle e il venticello fresco che mi agita i capelli dopo una faticosa scalata: ecco quando mi illumino d’immenso!!! Quando sono immersa nella natura a contatto con tutte le meraviglie della terra so finalmente di aver trovato il mio posto perché ho la certezza di appartenere a qualcosa e di non essere qui per caso. È strano che io che vivo in città tutti i giorni della mia vita stia parlando di natura eppure illuminarmi d’immenso vuol dire trovare un posto dove tutte le creature dell’universo sono in armonia e dove posso essere parte di esso e queste sensazioni me le da solo la montagna. Molti penseranno che non ci sia niente di magico nello scalare una parete di roccia o nel camminare in mezzo al bosco sentendo solamente gli scarponi sulla terra, ma si sbagliano perché stare appesa su un precipizio contando solo sulle mie forze mi da un brivido di eccitazione che nessun paio di scarpe alla moda potrà sostituire. Ogni istante, ogni volta che rischio di cadere giù dalla montagna e ogni volta che rischio di rompermi qualcosa capisco cos’è veramente vivere l’attimo e apprezzare ogni piccola gioia dell’universo perché è proprio questo che significa “illuminarsi d’immenso”: vivere e gioire nel sentirsi parte del mondo! MARTINA CATANI 3A I AMICIZIA A DISTANZA Sapete cos’è l’amicizia a distanza? Beh, è quando fai amicizia con persone che non vivono nella tua città, nella tua regione, o perfino nel tuo stato. Ci si conosce tramite dei social network, come Facebook, Twitter, Tumblr. Certo, bisogna stare attenti, perché può essere pericoloso, alcune volte! Ma quando impari a conoscere qualcuno, diventa davvero importante per te! Ad esempio, io ho un’amica a distanza a cui voglio davvero tanto bene, si chiama Angelica. Lei vive a Frosinone, ma ad Agosto potrò finalmente incontrarla … sarà difficile aspettare tutti questi mesi. Nonostante la distanza mi ha aiutato molto. Con lei posso sfogarmi, parlare dei miei problemi e, semplicemente, essere me stessa. Sapete? Parliamo quasi tutti i giorni, e non mi stanco mai, perché mi fa sempre sorridere. Avere amici a distanza è quasi diventata una moda. Sì, perché ormai tutti dicono “oh, vorrei un’amica a distanza”. Ma non è così bello. Provate ad immaginare un amico a chilometri di distanza: non puoi incontrarlo, abbracciarlo, e anche confortarlo, perché stando dietro ad un computer è tutto un po’ più freddo; vorresti esserci sempre, invece non è così. Molti dicono che non può nascere una vera amicizia in questo modo, ma io dico che non è vero. Io e Angelica, come molti altri, ne siamo la prova. Qualche volta gli amici a distanza sono i migliori, perché vanno oltre l’aspetto fisico, non ti giudicano per come sei esteriormente, ma ti apprezzano per il carattere. INVISIBILE PER UN ANNO “Colpevole”. La sentenza del giudice del tribunale sociale mi agghiacciò: ero stata condannata ad essere invisibile per il periodo di un anno, a cominciare dall’11 maggio dell’anno di grazia 2104. Cosa ne sarebbe stato di me? Come avrei potuto vivere per tanto tempo senza avere rapporti con le altre persone, senza essere considerata? E pensare che da piccola un mio sogno ricorrente era quello di diventare invisibile: sognavo di spiare Babbo Natale mentre mi portava i regali, di fare scherzi alle maestre e ai compagni antipatici restando impunita, di abbuffarmi di dolci nel più grande Store della città. Ora, invece, la mia invisibilità mi era insopportabile: benché fosse del tutto soggettiva, dal momento che conservavo ancora il mio aspetto e la gente poteva vedermi, nessuno però mi avrebbe rivolta la parola, nessuno mi avrebbe avvicinata. Nessuno mi avrebbe guardato più a lungo del necessario per vedere il segno che portavo sulla fronte. Quel piccolo segno che, come un alone ripugnante, allontanava da me tutte le persone e faceva distogliere lo sguardo non appena qualcuno posasse gli occhi su esso. Avrei avuto 365 giorni per guarire dalla mia freddezza e dal mio egoismo. Avrei reclamato a gran voce un poco di attenzione, senza essere udita! Avrei subìto l’indifferenza dei miei concittadini, ma ancora più doloroso sarebbe stato il distacco e la noncuranza da parte dei miei cari. Ricordo con dolore tutte le volte in cui distolsi lo sguardo dal vecchio che mi tendeva la mano per ricevere un’offerta; le volte in cui derisi le persone sulla carrozzella anziché aiutarle; le volte in cui preferii uscire con gli amici invece di far compagnia ai nonni; le volte in cui evitai di trascorrere del tempo libero con le persone malate. Dopo la condanna, uscii ad affrontare il mondo consapevole delle sofferenze che avrei subito, quelle stessa sofferenze che io avevo inflitto. LAURA SERAFINI III C MI ILLUMINO DI IMMENSO Mi illumino di immenso … quando corro dietro a un pallone la mia giornata mi si illumina perché cambia da noiosa a divertente. Il calcio mi illumina perché è l’unico sport che mi da l’adrenalina e la carica giusta prima di una partita. In questo gioco mi sento il protagonista e riesco a prevalere su altri e questo mi illumina. Mi illumina il fatto che abbia faticato tutta la settimana per prepararmi alla partita del sabato, mi illumina la tensione che Mio babbo si chiama Marco, ha 44 anni, è alto 1,75 m., è magro e intelligente. Ha i capelli neri e corti, gli occhi marrone scuro, il naso regolare, la bocca aperta e sorridente, la barba rasata, le braccia larghe e sempre protettive e le gambe lunghe. Come mestiere fa il cuoco ed è molto bravo. A pranzo è lui che cucina ed il suo cibo è squisito!!! Ogni tanto io e mio fratello ci divertiamo con lui a inventare tante nuove ricette che poi proviamo ad assaggiare. È comprensivo, mi aiuta e mi fa giocare con lui. Quando ero piccolo, il mio babbo mi costruiva tante cose utilizzando tutte le cose che riusciva a trovare poi io mi divertivo un mondo a giocarci soprattutto quando ero al mare e giocavo con la mia canna da pesca di legno. Purtroppo resta a casa solo il lunedì perché lavora al ristorante tutte le sere, e questo non mi rende troppo felice. Anche se passo poco tempo alla settimana con lui, per me il mio babbo è speciale e il migliore del mondo. FABIO URBINATI 1A H LA SCUOLA NEL 1946 (RACCONTATA DA MIA NONNA) Mia nonna ha frequentato la prima elementare alle scuole E.Toti, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1946. “Le aule erano grandi, era una scuola molto bella” racconta. “I banchi non erano a “tavolino”, c’erano, sulla destra, due buchi per il calamaio, perché scrivevamo con il pennino bagnato nell’inchiostro. Avevamo tutte le macchie sul quaderno! La maestra ci sgridava un sacco e per punizione o ci faceva alzare e stare con le braccia alzate, o inginocchiate sui chicchi di grano turco dietro le lavagne”. La risposta alla mia domanda, “Per quanto tempo?” è semplice e chiara: “Quanto pareva a lei! A volte faceva alzare tutta la classe se facevamo chiasso”. “Le classi erano solo femminili, tutte con il grembiule nero e con il nastro bianco in testa”. “E i quaderni com’erano?” chiedo. “Semplici”. Risponde mia nonna. “Con la copertina nera, niente disegni sopra come adesso”. “Non si poteva stare seduti stravaccati! A ginocchia unite. Non si poteva uscire durante la lezione, o si usciva a ricreazione o niente”. Queste regole ai nostri occhi (o almeno ai miei) rigide erano solo alle elementari. Per le scuole medie era tutta un’altra cosa. “Per passare alle medie bisognava fare l’esame di quinta elementare e poi uno per l’ammissione alle scuole medie e pensa che della mia classe sono passata solo io! Molte mie compagne di classe sono andate all’avviamento professionale, altre sono state bocciate e la maggior parte ha proprio lasciato la scuola!” racconta come fosse ieri. “Latino si incominciava subito e avevamo solo francese, inglese si incominciava alle superiori”. Anche alle medie era in una classe solo femminile e indossava ancora il grembiule nero. Alle superiori le cose cambiavano un pochino… “Ho fatto il Serpieri, a quell’epoca l’unico liceo scientifico. Inglese lo abbiamo iniziato in prima liceo, poi c’era filosofia (sua materia insieme a storia dell’arte), scienze, chimica … tutte materie scientifiche insomma.” Parlando delle gite: “Siamo andati a Venezia e abbiamo visto la centrale elettrica di Quarto. Però alle gite di più giorni i miei genitori non mi facevano andare”. Mia nonna poteva andare a insegnare, come maestra elementare, ma essendo già fidanzata è stata casa, ad aiutare la sua mamma nella sartoria, facendo i conti e poi se serviva aiutava a cucire. BEATRICE POGGI III H MI SENTO FORTUNATA ho quando il mister dice la formazione; perché sì quando si sente chiamare il tuo nome e sei in panchina lì ti cade addosso il mondo perché sai di non aver lavorato bene ma sai anche che sarà una tua rivincita personale, perché quando il mister ti chiamerà per subentrare al posto di un tuo compagno e farai vedere che la panchina non te la sei meritata allora ti sentirai soddisfatto, mi illumina la gioia di una vittoria all’ultimo respiro. Perché questo è il calcio ed è questo che mi illumina ogni giorno. Mi sento fortunata… perché??? Potrebbero dire in molti! Cos’hai di tanto speciale per ritenerti fortunata??? Cosa ho di speciale?!!! Sono semplicemente e felicemente normale! Quando mi sveglio la mattina e apro gli occhi, posso vedere il viso della mia mamma e tutto ciò che mi circonda, posso vedere il colore dei fiori, godere della luce del sole, posso correre a perdifiato sulla spiaggia, posso saltare per fare una schiacciata a rete, poso pedalare sulla mia bicicletta, sento il canto degli uccellini, la voce dei miei genitori che parlano allegramente, sento il rombo dei motori e il rumore del mare che infrange inesorabile le sue onde sulla battigia, sento nell’aria l’odore del caffè della mattina e, quando varco la soglia di casa affamata, posso sentire il profumo del pranzo preparato dalla mamma, posso toccare il mio cane e trasmettergli tutto il mio affetto, posso toccare con le mie mani tutto ciò che esiste nel mondo… a volte penso a chi non riesce a fare questi piccoli gesti che sembrano tanto normali e scontati, e se lo chiediamo a loro tutto questo potrebbe essere un immenso desiderio, ecco perché mi sento fortunata. DENISE D’ALESIO 1A H MIRCO MAIOLI III I CLAUDIA FATTORI 3AH IL MIO BABBO Pag11 TROVARE UN AMICO IL MESTIERE DEL FORNAIO Io sono Beatrice Cupioli e il mio babbo svolge il mestiere del fornaio. È molto difficile perché ti devi svegliare nel cuore della notte, infatti il mio babbo si sveglia alle 2.00 della notte e lavora fino alle 11.30 del mattino. Visto che la notte non dorme, lo deve fare di pomeriggio, di solito dalle 13.00 alle 17.00 per recuperare le ore perdute di sonno. Inoltre, di pomeriggio, dopo essersi svegliato, deve andare a fare il lievito. Però il primo fornaio va giù a lavorare a mezzanotte. Da mezzanotte alle tre del mattino si producono il pane, i dolci, i biscotti, invece dalle tre in poi si inizia a preparare spianata, pizza, grissini per i quali occorre meno tempo che per le altre cose. Questa è la vita del fornaio, e come avete visto non è facile, ma molto dura. BEATRICE CUPIOLI 1AH Chi ha mai detto che trovare un amico sia facile? Per niente! Dice un proverbio non molto famoso che un amico è una persona che ti sa tenere stretto più di un fratello. Il problema è trovarli. Prima di tutto non ci sono regole intendendo dire che un amico non deve per forza avere la tua età, i tuoi gusti o i tuoi hobby ma deve farti sentire sicuro e con lui poterti divertire e ciò non richiede una copia di te stesso ad esempio la mia migliore amica è più grande di me e le piacciono cose diverse, ma con lei riesco sempre a divertirmi un mondo! Ho un’altra amica che ha 6 anni, ma non per forza deve essere come me. E tutti vi state chiedendo “Come possiamo individuare gli amici cattivi?”. Sono loro che ti criticano per come parli, come ti vesti o magari per quello in cui credi e magari quando ci sei fanno gli “angeli innocenti”. Non stare con quelli come loro, sono solo “parassiti” e tu ti meriti molto di più, non credi? Ma una bella amicizia non si coltiva da sola, ora tocca a te! Fai la prima mossa! E non aspettare che siano sempre gli altri a fare il primo passo. Vedrai che con il tempo migliorerà e se “ innaffierai” sempre potrai aspettarti dei buoni frutti. MICHELA CHORNA 1AH LA VITA IN CAMPAGNA E LA VITA IN CITTÀ Fino a poco tempo fa vivevo in campagna. La campagna è molto bella, però, come tutte le cose, ha dei pro e dei contro. La campagna è divertente, sei molto più libero e conosci tutti nel paese, inoltre il comune, essendoci pochi bambini, fa, molti corsi in estate. Un’altra cosa interessante della campagna e che puoi fare lunghe passeggiate nella natura. Ovviamente ci sono diversi svantaggi: prima di tutto hai pochi amici e la scuola non ha laboratori pomeridiani come invece a Rimini. Anche in città ci sono degli svantaggi: sei meno libero , non puoi tenere animali in casa e c’è pochissimo verde. Ma i pregi della città sono numerosi: tante cose da vedere, mostre e i mezzi di trasporto per spostarsi con facilità. Secondo me è meglio la campagna perché è più salutare, però per quanto riguarda la scuola è meglio la città. Se abitate in città vi consiglio di andare in vacanza in campagna perché in questo modo avrete i vantaggi di entrambi gli ambienti e sarà anche salutare. SOFIA PIPICELLA 1A H IO E LA LETTURA Nella mia vita ho letto tanti libri, ma non mi dimentichero’ mai il primo; avevo otto anni e frequentavo la terza elementare. Quel giorno la maestra ci annuncio’ che la biblioteca della classe era aperta e quindi noi potevamo scegliere i libri che ci piacevano. Io cominciai a guardare , a sfogliare i libri, pagina per pagina: erano tutti belli, ma anche tanto lunghi, quindi tentennavo nella scelta. Alla fine vidi un libro adatto a me, aveva tante pagine, ma i viaggi erano la cosa che mi piaceva di più. Il libro si chiamava “I viaggi di Gulliver”. Io leggevo sempre nella mia camera, sdraiato sul mio letto, dopo mangiato, circa venti pagine al giorno. C’era una pace che mai, non si sentiva volare una mosca, infatti ci ho messo poco tempo a finirlo. Il libro “I viaggi di Gulliver” parlava di un uomo che era deciso a partire per le isole con i suoi guerrieri, purtroppo pero’ in una notte di tempesta la nave fu distrutta e loro annegarono. Gulliver riuscì a sopravvivere e da quel momento iniziarono le sue avventure. Prima finì in un’isola popolata da persone piccolissime, poi in un isola popolata da persone giganti, ma ancora oggi non ricordo la fine. Spero di rileggerlo un’altra volta. Dopo aver finito quel libro, ne ho letto tanti altri, ma la prima volta non si scorda mai. Alla fine della lettura ero molto orgoglioso di me, avevo finito il primo libro con tanta voglia e passione. Mi immedesimavo nella lettura, pensavo che Gulliver ero io, che andavo a conoscere isole, popoli e nuove persone. Mi piace molto leggere, soprattutto se il libro che sto leggendo mi appassiona, perchè mi rilassa, ed è come se io mi distaccassi dalla realtà ed entrassi a fare parte della storia del libro. ALESSSANDRO CANINI 1A I L’ADOLESCENZA: CHE TRAGEDIA! L’altro giorno ho letto questa frase: “per gli adolescenti è come se il mondo finisse domani, l’attimo presente subisce una dimensione enorme e, se capita qualcosa che non soddisfa si percepisce un senso di tragedia” secondo me non è affatto vero. Di fatto molti adulti tendono a generalizzare sull’argomento. L’adolescenza è il periodo in cui tutto cambia, fisico e mente e molto poco considerato è anche il dato familiare. Secondo una ricerca americana, il 70% dei genitori pensa che gli adolescenti non siano abbastanza maturi per badare a loro stessi, ma si sbagliano su tutti i fronti, infatti l’adolescenza, essendo il periodo dei cambiamenti, è anche il periodo in cui si è più fragili mentalmente, basti pensare alle droghe e alla propaganda pubblicitaria: gli adolescenti ne sono i più soggetti e i più colpiti! Torniamo al discorso della generalizzazione, non tutti siamo uguali; per esempio io mi interesso di giochi, attualità e politica, mentre altri si interessano quasi solamente ad apparire, a far colpo sui coetanei e ad avere l’ultimo modello di I-Phone solo per essere “fighi”. Altro “colpevole” della situazione attuale è internet. Su di esso si trova di tutto, ma è proprio questo il problema: tutto! Di conseguenza, trovandovi il mondo si può facilmente capitare (volontariamente o no) su siti che contengono virus o conoscere persone con cattive intenzioni. Riguardo alla situazione emotiva bisogna dire che l’adolescenza è il periodo emotivamente più instabile ma è anche quello in cui si forma il proprio carattere e quindi bisogna imparare Ad essere forti e a non farsi plagiare. Io credo che, seppure sia un periodo difficile, l’adolescenza è anche un bel periodo di nuove esperienze e allegria, si trovano molti amici, alcuni durano per tutta la vita, altri no. Se dovessi paragonarle ad una stagione, sceglierei senza dubbio la primavera perché, come i fiori crescono e fioriscono i valori maturano e crescono. GIORGETTI THOMAS 3AD giugno 2014 NOI - ROMANI A RIMINI … PER UN GIORNO Mercoledì due Aprile noi di quinta con grande stile, sull’autobus siam saliti e a Rimini centro siam finiti. Al museo la guida ci avrebbe aspettati, e così, presto siam arrivati per andare a visitare i monumenti dell’epoca romana ad osservare. Ma cosa han fatto quei Romani? che tutto han costruito con le loro mani? E grazie all’ingegno han lasciato un grande segno che rimane nella storia in loro ricordo e memoria. Alla Domus abbiam realizzato un mosaico tutto colorato, quel chirurgo davvero intelligente con gli strumenti operava ogni paziente e con costanza infinita salvava a lui la vita. L’Arco d’Augusto bello e imponente attira anche oggi tanta gente, che lo ammira con stupore in tutto il suo splendore. Al ponte del diavolo (di Tiberio) siam giunti e sul taccuino degli appunti abbiam scritto notizie importanti che la guida ha detto a tutti quanti. È di marmo resistente non lo distrugge proprio niente, tante guerre ha superato poi negli anni è stato restaurato ed ora, robusto e duro non è malandato di sicuro. Porta Montanara in fondo al viale è un monumento speciale dai riminesi è stata ricostruita e con pietre allestita. Anfiteatro! Qui si tenevan spettacoli di morte dove i gladiatori sfidavan la sorte con uomini o bestie feroci combattevano e molti nell’arena giacevano, perché privi di vita avevan perso la loro partita. Infine a scuola siam tornati stanchi, ma tanto affascinati. Quante cose in più sappiamo! E con ciò vi salutiamo. Il giornale delle elementari LA RICCHEZZA DELLA DIVERSITA’ Un lupo e un ragazzo si guardano negli occhi e vi leggono l’uno la storia della vita dell’altro. È l’idea centrale del libro “L’occhio del lupo”, scritto da Daniel Pennac, che abbiamo letto in classe. L’autore fa scorrere le immagini dell’Alaska, dove viveva Lupo Azzurro, braccato dai cacciatori, e quelle dell’Africa Gialla, Grigia e Verde, luoghi di avventure e di storie, che Affrica N’Bia, il ragazzo, amava raccontare. Ora Lupo Azzurro è rinchiuso in una gabbia dello zoo, ha un occhio solo, perché l’altro è stato colpito durante un combattimento con gli uomini, e anche Affrica ne chiude uno. Il ragazzo fa questo per non far sentire il lupo diverso e solo. E’ un atto di gentilezza e di vicinanza. Se ci pensiamo bene, siamo tutti diversi e speciali e questa è una ricchezza, perché possiamo conoscere idee, opinioni e sentimenti differenti. Ad esempio, ai maschi generalmente piacciono il calcio, perché è uno sport appassionante e grintoso, e i giochi movimentati. Le femmine preferiscono disegnare, ballare, fare ginnastica artistica o pallavolo, truccarsi, raccontarsi i segreti. L’importante è rispettare le scelte altrui, ascoltare ciò che uno pensa, interessarsi e cercare di partecipare. Possono così nascere dei legami, delle amicizie che uniscono una persona all’altra. Ci si sente coinvolti e apprezzati per quello che si è dentro e non per come si è fuori. L’amicizia vera si basa sulla fiducia e sulla sincerità e l’esclusione di qualcuno è come un cielo oscurato da nuvole nere e minacciose. Affrica N’ Bia chiude un occhio per essere simile a Lupo Azzurro, come in uno specchio. Poi…tic…entrambi li riaprono, perché la loro amicizia è diventata forte. Se ci guardiamo negli occhi, possiamo scoprire il mondo dell’altro e non sentirci soli. E nel cielo brillerà un sole caldo e splendente. CLASSE V D “G. B. CASTI” CLASSE V B “G. B. CASTI” UN RAGAZZO PATRIZIO NELLA ROMA IMPERIALE Ave, barbari del nord. Mi chiamo Caio Giulio Aurelio e sono nato a Roma, capitale dell’impero e centro del mondo. La mia nascita ha coinciso con l’elezione dell’imperatore Marco Aurelio, dal quale ho preso il nome. La mia è una delle famiglie patrizie più importanti perché apparteniamo ad una delle più antiche “gentes”. Mio nonno, il “pater familias”, è uno dei senatori più anziani ed influenti. Vivo in una maestosa “domus” vicino al Foro, con la mia grande famiglia: oltre ai miei nonni ne fanno parte mia madre Giulia, mia sorella minore, i miei zii e cugini. Mio padre, che era un importante generale, è morto sul confine orientale, durante uno scontro con i Parti. La sua armatura ci è stata riconsegnata e la conserviamo come un importante cimelio. Ho anche una sorella maggiore, di quindici anni, già sposata con il nipote di un governatore. L’istruzione mia e dei miei cugini è affidata ad un pedagogo di origine greca, che mio nonno ha liberato dalla schiavitù. Il mio maestro Aristides è molto severo: quando io e miei cugini ci distraiamo, ci colpisce sulle mani con la bacchetta. Con lui studiamo il Latino, il Greco, la Matematica, la Retorica e la filosofia; le lezioni sono lunghe e pesanti, ma so che devo studiare molto per assumere la carica pubblica che mi spetterà in futuro. Alla fine delle lezioni mi attende l’addestramento all’uso delle armi, che è la mia attività preferita: il mio sogno è quello di seguire le orme di mio padre e diventare un grande condottiero. Nel poco tempo libero che mi rimane esco a giocare nel giardino con la mia “follis” (palla) di cuoio, il mio carro e le trottole di terracotta. A volte il nonno mi conduce con sé al Foro dove, con i suoi conoscenti e “clientes”, discute gli affari politici mentre io ascolto, cercando di imparare come deve comportarsi ed esprimersi un vero patrizio. Sin da quando ero piccolo la mia famiglia si è alleata alla gens Licia, concordando il mio matrimonio con Gaia Licia, figlia del senatore Claudio Licio. La mia futura sposa non mi è piaciuta perché è viziata e capricciosa. Benché questo matrimonio sia forzato, devo contribuire all’alleanza aristocratica; spero solo di poterlo rimandare il più possibile, che Giove mi protegga! CLASSE V C SCUOLA G. B. CASTI Pag.12 UN SALTO NEL FUTURO Monsieur Batignole Anno: 2002 Durata: 100 minuti Genere: Drammatico Regia: Gerard Jugnot Trama: Il film, tratto da una storia vera, è ambientato nella Parigi del 1942 occupata da nazisti. Il protagonista, Edmond Batignole, è un uomo semplice, un rosticciere, che si cura solo dei propri affari. Un giorno i suoi vicini di casa (un dentista, sua moglie e i due figli) vengono arrestati e deportati in quanto Ebrei. La moglie di Edmond approfitta della situazione e convince il marito ad occupare l’appartamento dei vicini. Grazie al fidanzato della figlia, collaborazionista dei tedeschi, riesce ad ottenerlo e anche a diventare fornitore dei nazisti. Accade, però, che Simon, uno dei bambini della famiglia deportata, riesca a fuggire dal campo di raccolta e a tornare a casa, dove però trova la famiglia Batignole. Edmond vive questo imprevisto come una seccatura da eliminare al più presto, ma poi si fa sempre più coinvolgere nel tentativo di salvare il ragazzino, al quale si aggiungono altre due bimbe, le cuginette di Simon, Sara e Giulia, (anche loro sfuggite alla cattura). Tra mille vicissitudini Edmond e i tre ragazzini riescono a raggiungere la frontiera svizzera. Al momento di salutare i tre , Edmond decide di restare con loro in Svizzera, al salvo sino alla fine della guerra. Simon, Sara e Giulia così si salveranno, ma non rivedranno mai più le proprie famiglie, scomparse nell’Olocausto. Questo film, che noi alunni di classe quinta abbiamo visto in classe durante il lavoro sulla “Giornata della Memoria”, lo consigliamo a chi volesse saperne di più sull’Olocausto, sulle legge razziali e sulle condizioni degli Ebrei durante il nazismo. Del protagonista ci ha colpito l’iniziale mediocrità che si trasforma gradualmente nel coraggio eroico di chi è disposto a rischiare la propria stessa vita per salvare altre vite. CLASSE V A “G. B. CASTI” Di gennaio era un rigido mattino, quando salimmo sul pulmino che ci avrebbe accompagnato in un luogo da noi a lungo immaginato : destinazione medie “Aurelio Bertola”..... che imponenza di scuola !!! Una professoressa bionda e gentile ci accolse con stile. In un’ aula, assieme ai suoi alunni, ci fece accomodare tante domande iniziammo a formulare. Incuriositi, tutto volevamo vedere e tante informazioni sapere. -Quanto si studia ? Si ricevono note e punizioni?I ragazzi ci tranquillizzarono fornendoci informazioni. Risposero che i PROF non sono crudeli entità, ma con umanità cercano di sviluppare negli alunni carattere e capacità. Interessano gli studenti con laboratori teatrali, lezioni interattive e attività creative. In una mega palestra ci si può allenare e addirittura nuoto nella vicina piscina si può praticare. Questa visita era sempre più avvincente .... ci mostrarono poi un filmato commovente. Della lettura parlava facendoci capire che, grazie a questa, la mente non invecchiava. Era giunta l’ora di andare ... nel presente dovevamo tornare !!! Salutammo questa scuola accogliente in attesa di “viverla” fra un po’ ...realmente!!! CLASSE V A “VILLAGGIO I MAGGIO” VOLANDO CON LA FANTASIA VIAGGIO IN UNA BOLLA DI SAPONE In un bel mattino di primavera ci trovavamo nel giardino della scuola. La maestra ci aveva fatto una sorpresa: ci aveva donato un tubetto di bolle di sapone che noi bambini ci divertivamo a far volare intorno a noi. Soffiando delicatamente nell’anellino si formavano piccoli e grandi globi lucenti che salivano in alto brillando iridescenti al sole. Il vento li faceva salire lentamente ed essi fluttuavano leggeri nell’aria come farfalle variopinte. Poi le fugaci sfere, adagiandosi sul terreno, formavano un fragile ed effimero tappeto colorato, oppure si dissolvevano nell’aria o si posavano su di noi, che ridevamo divertiti. All’improvviso, dal piccolo anello del tubetto della maestra, uscì una enorme bolla che, magicamente, ci avvolse tutti come nel grande abbraccio di una mamma. Attoniti e impauriti ci sentimmo sollevare nell’aria, ondeggiando al vento. “ Aiuto! Che succede?” Esclamò qualcuno. “Stiamo salendo!” Urlarono altri. “State calmi e tutti vicini a me!” Cercò di calmarli la maestra, ma si vedeva che anche lei era molto preoccupata. “E se la bolla scoppia?” Paventò uno. “Mamma mia! Se precipitiamo ci sfracelliamo!” Strillarono in coro tre bambini terrorizzati. Nello schiamazzo generale si udì una dolce voce che, rassicurante, affermò: “Niente paura: sono una bolla magica! Dentro di me siete al sicuro!” A quella insperata notizia ci furono mille sospiri di sollievo ed esclamazioni incredule, stupite e gioiose: “Oh, che bello!” “Ma è proprio vero?” “Fantastico!” “Com’è possibile che una fragile bolla possa sopportare un tale peso?” Indagò la maestra. “Sembro delicata, ma in realtà la pellicola trasparente di cui sono composta è una membrana elastica e assai resistente che vi proteggerà da ogni pericolo. Su, mettetevi a vostro agio, accomodatevi!” Stupiti, bambini e maestra scoprirono di potersi sedere comodamente, perché le pareti morbide e soffici della bolla si adattavano ai loro corpi come accoglienti poltrone e si trasformavano in ogni modo fosse necessario. “Magnifico!” Esclamarono entusiasti tutti. “Bene, ora che siete più tranquilli godetevi questo bellissimo viaggio! Vi porterò a vedere la nostra bellissima città.” La magica sfera saliva sempre più in alto e il tetto della scuola ormai appariva come un piccolo rettangolo tra il verde dei campi e gli altri tetti delle case intorno. Poi essa virò verso Rimini e, ondeggiando dolcemente, continuò a viaggiare sorvolando distese verdi punteggiate di fiori, assembramenti di case e i nastri argentei delle strade. Comodi e beati i passeggeri, sospesi nell’azzurro cielo tra nuvolette leggere dorate dal sole, ammiravano tutto ciò su cui si posava il loro sguardo pieno di meraviglia. Per essere una bolla di sapone bisogna dire che andava piuttosto veloce. Ben presto ecco apparire la testa crestata dell’Arco d’Augusto poi via, lungo l’antico decumano massimo, fino al foro, oggi piazza Tre Martiri, punteggiato di tante formichine umane che si agitavano in tutte le direzioni. “Guardate! Là in fondo c’è il ponte di Tiberio! Lo chiamano ponte del diavolo, perché è ancora in piedi da più di duemila anni , nonostante guerre e bombardamenti.” “Sì, ce l’ha detto la guida del museo.” “Ehi, guardate! Il mare!” “Scusa, signora Bolla, possiamo vedere l’acqua da vicino?” “Sicuro, ma chiamatemi Lia e datemi del tu. Posso addirittura posarmi sulle onde come un gabbiano.” Detto fatto la bolla scese lentamente adagiandosi sulla superficie marina. Che divertimento dondolare immersi nel blu del cielo e del mare! Sotto di loro potevano vedere guizzare nell’acqua chiara e limpida, un po’ increspata e luminosa sotto i raggi del sole, agili. pesciolini che si avvicinavano incuriositi a quella strana barca, mentre. intorno e sopra di loro vedevano volare candidi gabbiani e luccicare la luce del sole sulle onde. L’acqua cristallina permetteva di vedere il fondo marino, incrostato di cozze sugli scogli. Restarono un po’ a farsi cullare dalle onde smeraldine, poi molti pregarono: “Lia, per favore, portaci a giocare sulla spiaggia!” La bolla, ubbidiente, li condusse sulla calda sabbia dorata dove si divertirono a giocare tutti insieme, felici. Si era, però, fatto tardi e Lia li invitò a salire a bordo: era ora di ritornare a casa. “Peccato!” esclamarono i piccoli in coro “Dobbiamo già tornare? “Noi volevamo vedere tanti altri luoghi, visitare l’Italia!” Esclamò uno. “E tutto il mondo!” Aggiunse un altro. “Tranquilli, amici, tornerò ogni volta che vorrete: basterà che la maestra soffi una bolla dal suo magico tubetto. Conservatelo con cura!” Rassicurati da questa promessa e felici per la fantastica esperienza, tutti risalirono sulla speciale navicella e, decollando leggeri, volarono gioiosi verso casa, impazienti di raccontare a genitori ed amici la loro magica avventura. CLASSE V A SCUOLA PRIMARIA GAIOFANA e giugno 2014 BOLLE Con un soffio delicato ogni bimbo deliziato crea bolle trasparenti, tremolanti e lucenti. Sembran sfere specchianti, leggere, colorate e brillanti, che volan nell’aria fluttuando, nel bel cielo azzurro andando. Pian piano sul terreno si adagiano e come lievi fiocchi di neve giacciono. Lentamente, come palloncini dorati, altre bolle si posano sui terreni bagnati poi... scoppiano! BOLLE Le bolle, piccole e graziose, sono gocce favolose, volano leggere sotto forma di sfere. Se le tocchi si sfaldano e solo un velo d’acqua lasciano. BOLLE Piccoli palloncini delicati, lievi, cangianti e colorati, che volate nel cielo, leggeri come un velo, sfere che fluttuate magicamente poi a terra vi adagiate dolcemente, tra l’erbetta vi posate ed effimere scoppiate, voi diffondete sorrisi su piccoli e felici visi. BOLLE Bolle trasparenti volano nell’aria, grandi e piccole fluttuano intorno a noi. Fragili e delicate veleggiano ondeggianti nell’azzurro cielo, come palloncini che svaniscono nel sole. BOLLE Mille bolle trasparenti fluttuano in cielo iridescenti, nell’aria svaniscono dolcemente come un bel sogno al dì nascente Come specchi scintillanti riflettono l’arcobaleno, poi lucenti e brillanti si adagiano sul terreno. Molli, argentee e dorate volano come farfalle colorate. Sono uccellini delicati, teneri,dolci, appena nati. BOLLE Soffi ed escon dall’anello e tutto diviene più bello, poi vanno in alto facendo un balzo. Fluttuano nel cielo, leggere come un velo, argentee e dorate, fragili e colorate. Si adagiano ondeggiando, sul verde prato scoppiando. Poi altre vengon soffiate, tutte tonde e delicate. Sospese in aria tutte lucenti cadono giù come stelle cadenti, giocose e trasparenti rendon l’ore divertenti. CLASSE V A SCUOLA GAIOFANA Il giornale delle elementari “NOTTE STELLATA” Componimento ispirato all’opera di Van Gogh PROGETTO CREATE Alchimia di parole e immagini Alziamo gli occhi al cielo, perdendoci in quel tappeto di stelle. Ognuna ha qualcosa di speciale. E guardando la stella dei ricordi, con intensità, in tutto il suo splendore, ci viene in mente il lavoro svolto in questi cinque anni in Arte e Poesia. Certamente in prima non eravamo molto abili; gioco e fantasia accompagnavano i nostri piccoli tesori. Poi siamo diventati sempre più bravi; entusiasmo, creatività ed emozioni hanno inondato i nostri grandi progetti. Immagine e parola trovano espressione in questo componimento poetico che, raccogliendo un pezzetto di ciascuno di noi, ci rappresenta. Il tramonto si frantuma in briciole di oscurità. Volto pallido di regina coronato di bianche perle. L’amato re che il manto dorato ha deposto saluta. Notte scura Impaurisce inquieta. Silenziosa come un gatto avanza misteriosa come un giallo osserva. Velo che copre la Terra. Culla dei sogni che avvolge. Piccoli occhi di gatto si specchiano vanitosi nei nostri pensieri ecco le stelle! Brilla la speranza che risveglia il cuore. Ma se una sola si spegne lacrime di rugiada sulla Terra. Eco dei sogni si libera leggera nell’aria. Il bimbo dorme e sogna un mondo d’oro. Mentre il cipresso tormentato nella notte si agita al vento e ormai morente la notte se ne va. Soave silenzio di pace e libertà. CLASSE V A “GIANNI RODARI” Pag.13 CENERENTOLA OGGI Mercoledì 12 marzo 2014 la nostra classe ,V B della scuola primaria Gianni Rodari di Rimini ,si è recata al teatro degli Atti di Rimini , per assistere allo pettacolo “Cenerentola” della Factory Compagnia ransadriatica e la compagnia di danza Elektra. Lo spettacolo ha unito la danza ai movimenti della commedia, per creare una nuova versione della fiaba classica . Con l’immaginare il principe come vecchio e grasso hanno reso il rapporto tra lui e Cenerentola più reale. Anche noi, prendendo spunto dallo spettacolo teatrale, abbiamo scritto una versione moderna di questa fiaba e l’abbiamo intitolata “Cenerentola oggi”. Cenerentola, detta Cenni, per i suoi capelli biondo cenere, è una ragazza che non si può definire bella, ma neanche brutta.Diciamo che è un tipo e, quando sorride, il suo viso è molto carino. Non si trucca, non si cura, perché è sempre troppo stanca per tutti i lavori domestici che è costretta a fare .Da quando suo padre è morto, dopo essersi risposato, la sua vita non è stata più la stessa.La sua matrigna è una donna bella,fredda egoista e molto ricca.Le sue due figlie, nate da un precedente marito, dal quale ha divorziato, sono belle come la mamma, ma oltre alla bellezza , ne hanno ereditato anche il carattere.La matrigna è molto avara e, per risparmiare i soldi di una domestica, i lavori di casa li fa fare a Cenerentola, in cambio di vitto e alloggio .Le ricorda spesso che,se non era per lei, ora vivrebbe in un orfanotrofio .Suo padre, quando aveva sposato quella donna, era pieno di debiti. In quel periodo la sua ditta era fallita e la loro casa era stata venduta all’asta, perché non avevano più pagato il mutuo.La malattia che aveva poi portato alla morte la sua povera mamma.,aveva già fatto sparire in banca tutti i risparmi per pagare le cure e gli ospedali.Ogni giorno Cenni, oltre alla fatica per tutti i lavori che deve svolgere, deve anche sopportare le critiche - Mangia di meno, hai la pancia, il sederone e le cosce grosse! -. Purtroppo, quando si guarda allo specchio, Cenerentola deve ammettere che è vero.Le piace mangiare ed è anche una brava cuoca, ma quasi tutti i giorni la matrigna e le sorellastre le rimandano indietro in cucina più della metà del cibo, perchè sono a dieta. Allora lei, un po’ perchè non le piacciono gli sprechi, un po’ perché quando è triste ha ancora più fame, mangia tutto fino all’ultima briciola.E così dalla taglia 40 è passata alla taglia 46. Non le vanno più i vestiti e i pantaloni stretti che metteva prima.Ora si mette maglie lunghe e larghe e pantaloni della tuta,per nascondere la ciccia, ma che la fanno apparire più goffa .Invidia la bellezza delle sue sorellastre che hanno tutto il tempo che vogliono per curare il loro aspetto. Già sono belle di natura, sono alte, slanciate, magre, con dei bellissimi capelli lunghi,biondi e con la piega perfetta. Sono truccate e vestite sempre all’ultima moda. Anche a scuola Cenni si sente a disagio con le sue compagne, perché sono tutte più magre di lei .Le danno della secchiona perché le piace studiare e spera di trovare,un domani ,un buon lavoro che le permetta di mantenersi da sola e di non dipendere più dalla matrigna. La sue uniche amiche sono Gloria e Violetta,due compagne delle elementari. Un giorno , all’uscita della scuola, dei ragazzi distribuiscono dei volantini.Incuriosita ne prende uno anche lei. Nella discoteca più grande e famosa della città ci sarà una festa anni ’70’80-’90.Ospite speciale della serata è il cantante Marco Mengoni. Cenni è una sua ammiratrice e le piacerebbe moltissimo vederlo e ascoltarlo dal vivo, ma non ha i soldi per pagare il biglietto della discoteca.Prova a chiederli alla matrigna e alle sorellastre, che non solo non glieli danno ma, ridendo e in modo sprezzante, le dicono :- Se vuoi dei soldi vai a lavorare!- Cenerentola corre a piangere nella sua camera. Abbracciata al cuscino piange e ripensa alle parole di quelle tre streghe, finchè non le viene un’idea:”Lavorare…e perché no? Forse in discoteca cercano delle cameriere”. Tira fuori il volantino e telefona al numero della discoteca. Le dicono che hanno proprio bisogno di una ragazza da far lavorare al bar, per sostituire una barista ammalata. Se lei ha esperienza è assunta subito, deve però vestirsi da anni ’70-’80-’90. Cenni, felice di poter così andare alla festa, accetta.Ora deve trovare il vestito adatto.Le viene in mente che in un armadio in soffitta ha conservato, per ricordo, i vestiti di sua mamma .Sceglie un vestito giallo e verde, con brillantini rossi e scarpe rosse, di vernice, con il tacco a spillo.Per recarsi in discoteca telefona alle sue amiche Gloria e Violetta e si mettono d’accordo per andarci con la macchina della mamma di Gloria e ritornare a casa con la macchina della mamma di Violetta, però non possono fare molto tardi ,perché la mamma di Violetta deve alzarsi presto per il suo lavoro. Il giorno della festa Cenni sta proprio bene con quel vestito ,che la fa sembrare più magra e si è anche truccata. In discoteca c’è molta gente, ci sono anche le sue due sorellastre che, quando la vedono servire al bar, le dicono che il lavoro da cameriera è quello più adatto a lei. Quando arriva sul palco il famoso cantante Marco Mengoni e inizia a cantare ,Cenni deve accontentarsi di vederlo e ascoltarlo da lontano,da dietro il bancone del bar.Al termine dello spettacolo Mengoni si va sedere in una zona della discoteca riservata e sorvegliata dai buttafuori, per tenere lontani tutti. Dopo un po’ arriva al bar l’ordine per una bottiglia di champagne da portare proprio al tavolo di Mengoni.Cenni gliela porta subito.Quando arriva al tavolo di Mengoni è così felice e sorridente che appena Mengoni la vede le dice che non ha mai visto una ragazza così bella. Parlano e ballano fino a quando sono interrotti dal suono del cellulare di Cenni.Sono le sue amiche che le dicono che deve uscire subito, perché la mamma di Violetta le sta aspettando fuori dalla discoteca. Cenni saluta Mengoni e scappa via velocemente ma, nella fretta, dimentica il cellulare sul tavolino. Il giorno dopo sente suonare alla porta e con grande meraviglia si ritrova davanti Mengoni in persona, che le dice che è lì non solo per restituirle il cellulare, ma anche perché vuole conoscerla meglio e le chiede di se vuole cenare con lui. Cenni accetta con entusiamo .Quella sera si trucca e indossa un altro abito che trova nell’armadio in soffitta,che sembra fatto apposta per lei.Forse è la sua mamma che la protegge e l’aiuta dal cielo,perché da quel giorno la vita di Cenni diventa meravigliosa: si fidanza con Mengoni e va a vivere con lui nella sua villa, a giugno si diploma con bellissimi voti e poi si sposeranno.Per ora sono felici e contenti così. CLASSE V B “G. RODARI” ORIENTAMENTO AL FUTURO I NOSTRI SOGNI - Che cosa mi aspetta? - Quali materie affronteremo? - Lo studio sarà impegnativo? - E i compiti? Avrò tempo libero per le mie passioni? Mille domande rimbalzano nella mia testa. Sono davanti alla Scuola Media “Bertola”, in visita con i miei compagni per scoprire una nuova realtà, pronto a varcare una porta speciale che si apre sul mio futuro scolastico. Avverto il presentimento di essere cresciuto. Curiosità … Paura … Dubbio … La scuola mi appare enorme, molto diversa da quella, ormai familiare, delle elementari. Percepisco un clima più teso. I ragazzi di terza passano come giganti indifferenti sopra la mia testa. Gli insegnanti hanno l’aria di essere più severi delle maestre, ma questo non mi spaventa perché penso di essere pronto ad affrontare paure e fatiche senza arrendermi. Immagino già il Progetto Teatrale per fare nuove amicizie, i laboratori, le uscite, il mio compagno di banco. Sono pronto. Spero che questa scuola mi insegni a crescere non solo dal punto di vista culturale, ma anche valoriale, che mi dia gli strumenti per affrontare con responsabilità anche gli impegni più faticosi. Spero di acquisire in questi anni le basi per disegnare il sentiero per il mio grande futuro lavorativo. Vorrei diventare qualcuno per insegnare ai giovani la pace, l’armonia, la gioia, il rispetto degli altri, la libertà, necessari per rendere il mondo migliore. Un po’ di ciascuno di noi. CLASSE V A “GIANNI RODARI Il Mondo a scuola giugno 2014 “IL TELEFONO CELLULARE” Molti ragazzi di oggi ritengono che possedere un telefono cellulare sia un buon modo per sentirsi integrati nella società. Il cellulare, infatti, dà la possibilità di sentirsi in contatto con altri amici, di fotografare momenti importanti, non portando sempre con sé la macchina fotografica e, in altri casi, di andare anche su internet. Proprio per questo il telefonino ha riscosso grandi successi sul mercato e ogni giorno ne esce uno con qualcosa in più rispetto a quello che abbiamo già. Però, quello che molti non sanno è che, talvolta, questo cellulare, in base a ricerche scientifiche, porta a gravi problemi all’orecchio; inoltre crea anche dipendenza. Vedere per la strada ragazzi che messaggiano con il cellulare mentre camminano o confrontano il loro telefono dicendo “il mio è più nuovo..”, è una cosa molto deprimente. A mio parere il cellulare è una cosa utile, sì, utile ma che bisogna utilizzare moderatamente! Pag.14 Pag.9 FESTIVAL MARE DI LIBRI “I BUONI LIBRI TI AIUTANO A CAPIRE E TI FANNO SENTIRE CAPITO …” JOHN GREEN Appuntamento da non perdere! Dal 13 al 15 Giugno 2014 nel centro di Rimini si terrà la settima edizione del festival della letteratura per adolescenti. Sono previsti numerosi e coinvolgenti incontri con gli Noi ragazzi della Scuola Media Bertola abbiamo partecipato numerosi anche al festival dello scorso anno! Provenienti da varie classi dell’Istituto e accompagnati dalle nostre prof. di lettere abbiamo trascorso un pomeriggio bellissimo immersi in un IL MONTE PIU’ ALTO DEL MONDO Avete sicuramente sentito che l’Everest è il monte più alto del mondo, ed è giusto, da un punto di vista, ma da un altro è una cosa sbagliata. L’Everest è il monte più alto partendo dal livello del mare, ma partendo dai fondali marini, il monte più alto è il Mauna Kea. Esso si trova nell’isola delle Hawaii, ZANOTTI FEDERICO 3AD e non è proprio un monte … ma è un vulcano; è alto 9.966 metri, contro gli 8.850 metri dell’Everest. Nella lingua Hawaiana, “Mauna Kea” significa “Montagna bianca”, infatti sulla sua cima ci sono nevi e ghiacciai, quindi i turisti si fanno una bella sciatina per poi farsi un bel bagnetto in spiaggia!!! PESCE D’APRILE Le origini del pesce d’aprile non sono note, anche se sono state proposte diverse teorie. Si considera che sia collegato all’equinozio di primavera, che cade il 21 marzo. Prima dell’adozione del Calendario Gregoriano nel 1582, veniva osservato come Capodanno da diverse culture distanti, come l’antica Roma e l’India. Il Capodanno era in origine celebrato dal 25 marzo al 1° aprile, prima che la riforma di papa Gregorio XIII lo spostasse indietro al 1° gennaio. In seguito a ciò, secondo una prima versione sull’origine di PIETRO GESSAROLI 1A H scrittori di libri per ragazzi, una caccia al tesoro serale, un picnic con esperimenti scientifici al parco e uno spettacolo serale tratto da una famosissima “graphic novel”. Se siete interessati potete consultare il sito con il programma delle singole tre giornate sul sito www.maredilibri.it “mare di storie”. Incontrare gli scrittori, confrontarci con loro scambiando idee e opinioni ci ha reso protagonisti di questo importante evento, ma soprattutto ci ha spinto a leggere con curiosità ed entusiasmo nuovi libri. IL PARCO NATURALE DELLA CAMARGUE questa usanza, si creò in Francia a tradizione di consegnare dei pacchi regalo vuoti in corrispondenza del 1° di aprile. Il nome che venne dato alla strana usanza fu poisson d’Avril, per l’appunto pesce d’aprile. Ma dato che l’usanza è un po’ comune a tutta l’Europa, alcuni studiosi sono andati più indietro nel tempo e hanno intravisto sia nel mito di Proserpina che dopo essere stata rapita da Plutone, viene cercata invano dalla madre, ingannata da una ninfa, sia nella festa pagana di Venere Verticordia alcune possibili comunanze con l’usanza attuale. Una possibile origine dello scherzo d’aprile potrebbe essere data dalla data della morte di Gesù che secondo il calendario Gregoriano avvenne il 1° aprile del 33. I nemici del cristianesimo potrebbero aver adottato questa data per burlarsi dei cristiani che credevano in Gesù. Il pesce potrebbe essere stato preso dall’usanza dei primi cristiani di farsi riconoscere con il segno del pesce, il cui nome in greco formava l’acrostico per “Gesù Cristo, Figlio di Dio Salvatore”. GIORGIA CALCINELLI 3AH WHAT’S APP What’s app è una applicazione per Smartphone, i Pod touch e i Pad. Questa app permette di mandare foto, video, canzoni, messaggi e registrazioni ad un amico di cui hai il numero. Questa app è quindi una chat, cioè un canale dove mandare messaggi ecc. illimitati e gratis. Si può chattare in 2 modi: in un gruppo e in chat privata. In chat privata si chiacchera personalmente, e in un gruppo si può parlare con tutti quelli che appartengono al gruppo. Nei gruppi ci stanno fino a 50 partecipanti, e se anche mandi un messaggio per una persona lo vedono e sentono tutti i partecipanti, meno quello che lo manda. È meglio che ascoltiate questa raccomandazione: se volete farvi un pisolino ricordatevi di spegnere il vostro telefono perché se siete in un gruppo, c’è caso che (come è successo a me) vi mandino 9000 messaggi!!! Quindi siate ragionevoli, e se volete dormire spegnete il cellulare!!! PIETRO GESSAROLI 1AH Un anno fa sono andato, con la mia famiglia e alcuni nostri amici, in Francia. Nella Camargue abbiamo visitato il parco naturale regionale che è uno delle riserve naturali più grandi d’Europa; è grande 820kmq e ospita più di 400 specie di uccelli! È uno dei pochi habitat europei per il fenicottero rosa, c’è una razza di cavallo bianco chiamato appunto Camargue. Io sono stato nella parte del parco ornitologico dove potevi avvicinarti agli uccelli per fotografarli e osservarli meglio. La cosa che mi ha colpito di più sono stati i fenicotteri rosa; alcuni stavano in posizioni strane e vedendoli tutti vicini assomigliavano pasticcini alla fragola! Mi ha colpito anche il nido di cicogna che era enorme e si trovava a 3 metri d’altezza vicino a noi visitatoti e ci guardava con gli occhi intensi. Mentre gli uccelli erano tutti liberi di volare, i rapaci erano chiusi in delle enormi voliere. La cosa che mi ha spaventato è che la rete falco era bucata e quindi poteva uscire. Io me la sono svignata!!! Dopo aver pranzato, siamo usciti dal parco e siamo partiti col nostro pulmino per visitare altre cose della Francia. I musei e le chiese me le sono dimenticate, ma il ricordo di quel parco mi rimarrà per sempre! WILLIAM CENNI 1AH PESARO-URBINO E LA “SUA” SCUOLA Nella provincia di Pesaro-Urbino c’è un piccolo paesino di montagna molto bello. Io l’ho conosciuto grazie a mio fratello che vorrebbe andare alla “famosa” Scuola del libro, quindi siamo andati a conoscerla. La scuola è fantastica anzi vi dirò che è stupenda. Anche se sono negata per il disegno, mi piacerebbe tanto andarci. Quella scuola è interessante soprattutto perché su 40 ore alla settimana la maggiore parte del tempo si trascorre in piedi nei laboratori. Ci sono tanti laboratori tipo: grafica, tecnica, incisoria, cinema, fumetto, disegna animato… Una cosa che mi ha veramente colpita è stata che nel 1° e 2° anno si sperimentano tutti i laboratori (grafica, cinema…) mentre nel 3°, 4° e 5° anno si sceglie quello conclusivo che si approfondirà. Io vi consiglio di andare, se volete, al liceo artistico di Urbino. SOFIA PIPICELLA I H I LEGO I Lego sono stati inventati in Danimarca nell’anno 1936. Le costruzioni Lego sono un gioco molto bello. Interessanti soprattutto in tempi come questi. Oggi tutti i giochi sono legati all’informatica, mentre questi ultimi costituiscono un gioco semplice che resiste e che è sempre attuale. Dalle semplici costruzioni ai modellini da costruire, i lego sviluppano la creatività. Chi non ha giocato almeno una volta con le costruzioni? Molti dei più piccoli fino agli adulti collezionisti. Con i mattoncini Lego è possibile costruire una città intera, inoltre una classe del Delaware ha vinto un guinness world record; hanno costruito una torre di oltre 11 piani, in Danimarca hanno costruito una ferrovia lunga 2,5 miglia!!! MATTEO ZEMA 1AH CESENATICO Cesenatico è una piccola cittadina in provincia di Forlì-Cesena, che dista 25 Km da Rimini. Si affaccia sul mar Adriatico e la sua più grande particolarità è che ha un porto canale costruito proprio da … Leonardo Da Vinci! È stato costruito nel 1.400 d.C. per volere dei Borgia, che regnavano a Cesena. Villaggio di pescatori, è diviso in due dal canale e nella parte di Ponente (Nord) c’è l’antico largo dei pescatori, su ogni casa, c’è la riproduzione della vela con il simbolo e il soprannome del pescatore che vi abitava. Cesenatico è inoltre unico per la sua antica piazza delle conserve. Le conserve sono S.O.S. Avete mai pensato a tutte quelle persone che sono morte per catastrofi, tsunami, terremoti ecc. o che sono state uccise ingiustamente, per gelosia o per pura follia? Avete mai pensato a quelle madri che non ritrovano più i figli, ma che continuano a cercarli senza mai perdere la speranza? Di esempi ce ne sono tanti purtroppo, anzi troppi… pochi giorni fa il grandissimo uragano Haiyan (la cui potenza era pari a quella scatenata da dieci atomiche di Hiroshima) ha colpito le Filippine lasciando dietro di se ben 10.000 vittime, tra cui moltissimi bambini… purtroppo l’emergenza umanitaria continua per mancanza di cibo, acqua, medicine, per la distruzione di costruzioni e strade; inoltre c’è il pericolo delle epidemie che potrebbero causare ancora molti morti… queste persone sperano in un aiuto. Noi possiamo certamente fare qualcosa: io la mia donazione l’ho fatta. E voi? ALESSANDRA PANDOLFI 3A D delle grandi cavità a forma di cono profonde circa una decina di metri che una volta, quando non c’erano i frigoriferi, venivano usate per conservare il pesce oggi sono una grande attrazione turistica e vengono usate per il presepe natalizio. Nel centro di Cesenatico sorge la statua di Garibaldi per commemorare un fatto avvenuto durante la guerra per “L’Unità di Italia”. Garibaldi, inseguito dai tedeschi; rubò tre pescherecci e si diresse verso Venezia, ma dovette fermarsi a Ravenna (nella Pineta) dove sua moglie Anita morì di malaria. Oggi Cesenatico è una bellissima città turistica grazie alla cultura del pesce e al “Museo della Marineria”, uno dei pochi musei di Italia a cielo aperto. VIOLA SOFIA NERI 1A H Il Mondo a scuola giugno 2014 JENNIFER LAWRENCE Questo è il nome della miglior attrice 2013/14, ma quasi tutti la conoscono come Katniss Everdeen nel film di Hunger Games, in verità, la sua carriera è cominciata molto prima. Cominciamo dal principio: Jennifer è nata e cresciuta a Louisville, in Kentucky, figlia di un possessore di una ditta di costruzione, ha due fratelli. Recitava nel teatro locale, a 14 anni, decise di intraprendere la carriera di attrice e convinse i suoi genitori a portarla a New York per trovare un agente. Prima del suo successo a Hollywood, si è diplomata due anni in anticipo alla Kammerer Middle School, per iniziare a fare carriera. Jennifer comincia andando a vari provini (tra cui quello per interpretare Bella Swan, che verrà poi affidato a Kristen Stewart) e ottiene delle piccole parti in vari film. Il suo vero successo potremmo dire che comincia nel 2010, dove recita nel ruolo principale del film “Un gelido Inverno”, nel ruolo di Ree Dolly. Nel 2009 ha iniziato le riprese per il film “The Beaver”, film bloccato per un lungo periodo a causa di varie polemiche, dunque rilasciato nel maggio 2011. È anche protagonista in film come Like Crazy. Nel marzo 2011 Jennifer Lawrence ha ricevuto l’offerta di ricoprire il ruolo di Katniss Everdeen nel film Hunger Games, tratto dall’omonimo romanzo best-seller di Suzanne Collins, al fianco di Josh Hutcherson e Liam Hemsworth. Pur essendo una fan del romanzo, la Lawrence necessitò di tre giorni per dare la conferma, intimorita dalla grandezza del film e da cosa questo potesse significare per la sua fama. Il film uscito il 23 marzo 2012 fu un successone, dove Jennifer fu subito considerata “un’attrice proprio da film d’azione”. Nonostante il successo di Hunger Games, un altro film le fa guadagnare l’Oscar come MIGLIORE ATTRICE: nel dicembre 2012 ha interpretato una vedova nel film “Il lato positivo”, adattamento dell’omonimo romanzo di Matthew Quick. Ha ricevuto ampio plauso dalla critica per la sua performance. Richard Corliss di Time ha scritto: “La ragione per rimanere è Jennifer Lawrence. Aveva solo 21 anni quando è stato girato il film, Lawrence è una rara giovane attrice che interpreta l’adulto. Scontrosa e appassionante, si presta a un’intelligenza matura per ogni ruolo … Jennifer Lawrence è il lato positivo in questo film per lo più ordinario.” Per questo ha vinto l’Oscar, il Golden Globe e altri riconoscimenti come migliore attrice. Inoltre nel 2011 ha interpretato vari parti in più film (tra questi ricordiamo “X-Men”, “HatesHouse at the End of the Street”, “Le Belve” ecc.). Jennifer Lawrence è una donna piena di spirito e determinazione, che fa di lei un’attrice sensazionale!!! ALESSANDRA PANDOLFI III D POU Pou è un’app gratis per i cellulari Smartphone. È una piccola creatura che bisogna accudire dandogli da mangiare, da bere, e vestendola … ci sono molte cose che può fare: guidare la macchina, andare sullo skateboard, giocare a calcio, cantare, volare tra le nuvole … in ogni gioco si vincono monete che si possono spendere in cibo, vestiti, pareti, animali domestici, macchine … gli si può anche dare un nome, incontrare altri amici Pou e giocare con loro. Ogni Pou ha degli anni o livelli e ogni volta che si supera un livello si vincono altre monete! CATERINA PANIGALLI 1A H OLIMPIADI Da pochi giorni si sono concluse le Olimpiadi invernali di Sochi 2014. Quest’anno, per la prima volta, ho visto le olimpiadi in televisione. Il mio grande interesse per questa manifestazione nasce dalla voglia di provare quell’emozione che sentono tutti gli atleti che si sono allenati, giorno dopo giorno, per partecipare ai giochi olimpici. Infatti, il mio sogno sarebbe partecipare alle olimpiadi estive nella specialità beach tennis. Le olimpiadi sono un evento sportivo che prevede gare in cui si sfidano, in varie specialità, i migliori atleti dei cinque continenti (Africa, America, Asia, Europa, Oceania). Il barone Pierre De Coubertin organizzò i primi Giochi Olimpici moderni, simili a quelli praticati nell’antica Grecia. Vennero poi istituiti dei Giochi Olimpici invernali che comprendono solo gli sport praticati sulla neve. In più esistono anche le Paraolimpiadi, competizioni per persone disabili, che non hanno perso la voglia di faticare e di allenarsi per poter un giorno avere la soddisfazione di prendere parte a questa speciale manifestazione. Una caratteristica tipica dei Giochi olimpici è la cerimonia d’apertura. Questa cerimonia, che dà inizio alle gare, consiste nel presentare tutti i paesi e gli atleti che ne faranno parte, mi ha colpito molto vedere che, a questo evento, hanno partecipato atleti di nazioni in cui non nevica mai. Pur avendo meno possibilità di vincere, sono riusciti a realizzare il sogno di ogni atleta. Mi ha fatto sorridere il fatto che, dopo nazioni rappresentate da molti atleti (tipo il Canada), ci fossero invece paesi per i quali gareggiavano solo tre o quattro partecipanti (per esempio la Giamaica!). Grazie a questo ho capito che forse aveva proprio ragione De Coubertin, quando diceva: “L’importante è partecipare”. NINA LIGI 1A H La stampante alimentare è un’invenzione di ultima generazione. È uno strumento di piccole dimensioni, simile ad una normale stampante da computer. La sua parte esterna può essere di diversi colori, a seconda del tipo di cibo che si vuole produrre. Gialla se si tratta di frutta, verde se si deve produrre verdura, marrone per tutti i tipi di dolci con glassa al cioccolato, azzurra per il pesce e rossa per la carne, fuxia per caramelle e snack dolci. La novità di questa stampante, sta nel fatto che basta digitare sulla tastiera di un computer il nome di un alimento, che viene riprodotto fedelmente: si può essere sicuri che la qualità è delle migliori! Questo marchingegno permette di preparare un pranzo da vero chef in pochi passaggi: -selezione del cibo sulla tastiera; -scelta del tipo di piatto dove deve essere portato, -premere il tasto invio e… voilà! -…in pochi minuti la pietanza calda è pronta da portare in tavola! Questo nuovo modo di cucinare sta facendo velocemente il giro del mondo e sta mettendo seriamente in allarme tutti i grandi chef stellati, per il momento il costo di questo nuovo strumento è molto alto: conviene comunque l’acquisto, poiché avere un cuoco a casa propria è sicuramente un vantaggio per tutta la famiglia! AURORA GASPARRONI 2A D Io ho un gattino di nome Sugar. E’ un gatto di razza, un Sacro di Birmania, ed ha il pelo lungo e bianco, molto morbido e soffice. Anche le sue zampine sono bianche, ma poi diventano color caffè e ritornano bianche nei polpastrelli. Sugar ha il musetto color cioccolato e dei bellissimi occhi blu zaffiro. Le orecchie sono quasi più grandi della sua faccia e hanno lo stesso colore del muso. Ha una coda così vaporosa che sembra uno “Swiffer” per togliere la polvere dagli scaffali. E’ un vero birbantello: si infila sotto le coperte disfacendo tutti i letti oppure va nel lavandino bagnato, scende e, camminando, fa le impronte per tutta la casa. Sugar è un gatto molto affettuoso: quando mi sente arrivare a casa, corre verso il portone e lo gratta finché non apro. Dopo essermi sistemata, lo prendo in braccio e si mette a fare le fusa così rumorosamente che sembra un trattore. Se avvicino il suo dolce musetto al mio naso, si mette a dare delle leccatine affettuose, e non smette finché non lo allontano. Alcune volte si infila nelle scatole dei giochi e schiaccia un pisolino insieme alle Barbie o ai peluche confondendosi con essi. Altre volte invece va alla ricerca di cibo e annusa e lecca tutte le scatole dove sente odorini prelibati; durante i pranzi o le cene vorrebbe venire a farci visita piluccando qualcosa, ma fallisce sempre e si rassegna ad andare verso la sua ciotola di crocchette. Sugar è un bravo gatto, anche se a volte fa i dispetti. Una volta ha fatto la pipì sul mio letto, bagnando piumone e tutto il resto, costringendomi a dormire per tre giorni con le coperte dei miei genitori … ma io gli voglio tanto bene, e avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. GIULIA CUCCHETTI 1A D LA VELA Lo scorso Settembre ho partecipato grazie al progetto 321…Sport ad un corso di vela; questo è uno sport molto impegnativo che richiede molti calcoli e valutazioni. Il primo giorno gli istruttori ci hanno elencato i diversi tipi di barche: il tridente, il feva e l’open bic e ognuna di queste imbarcazioni aveva diverse caratteristiche. Il tridente è la barca più grande, ma è anche la più lenta, al massimo poteva ospitare sei persone. Il feva è la barca intermedia, è più veloce della precedente e ospita al massimo tre persone, ha però il difetto che incamera l’acqua a poppa cioè la parte posteriore della barca. Infine l’open bic è l’imbarcazione più piccola, leggera e veloce fra le altre, questa ospita solamente una persona e viene utilizzata da chi è esperto. Il secondo giorno ci hanno insegnato ad armare e disarmare la barca, con cime ovvero con corde, poi ci hanno spiegato come inserire il boma cioè un’antenna imperniata sull’albero di poppa, che serve a tendere la vela di randa, ci hanno parlato del timone che ha due prolunghe, lo stick e la barra. Ogni nave ha una chiglia con un’asse che corre longitudinalmente dalla prua alla poppa dell’imbarcazione e ha la funzione di collegare le ossature trasversali e frenarne i movimenti di rollio. In mare aperto ci hanno insegnato che, quando il boma si trova a sinistra, la persona di destra cazza cioè tira la corda e quella di sinistra lasca cioè lascia la corda e viceversa. Lontani dal litorale l’aria non era più la stessa, si sentiva la brezza del mare, c’era un silenzio incredibile, in quell’immensità si potevano scorgere oltre alla mia imbarcazione poche altre e ad ogni virata le onde ci cullavano e ci spingevano sempre più lontano verso l’orizzonte. L’ultimo giorno abbiamo fatto anche una mini regata: erano state posizionate due boe e le singole imbarcazioni dovevano girarci attorno per tre volte, vinceva chi riusciva per primo a tagliare i traguardo. Nel pomeriggio siamo andati anche a pescare con la canna ed io sono riuscito a pescare ben nove pesci. Quest’esperienza mi ha entusiasmato molto e spero l’anno prossimo di poterla ripetere, anche perché un giorno mi piacerebbe cimentarmi in una regata ardua come quella che ha affrontato Susan Bayer con l’imbarcazione Penelope di soli sei metri di lunghezza. Questa ragazza è partita dalla Francia e ha attraversato a vela l’oceano raggiungendo Salvador de Baja in Brasile, ci ha impiegato trentadue giorni con non poche difficoltà, basti pensare che in una barca a vela non ci sono molte comodità ad esempio manca il bagno! Inoltre a lei è capitato che il pilota automatico si è rotto a metà della regata e anche quello di supporto ha retto solo pochi giorni, facendo diventare difficoltoso il riposo notturno, ma con tanta determinazione e credendo in quello che stavano facendo sono arrivati al traguardo. MATTEO RIGHETTI I H HIP-HOP, LA MIA PASSIONE LA STAMPANTE ALIMENTARE HO UN AMICO … BATUFFOLOSO!!! Pag.15 SPORT § SPORT Ciao a tutti! Sono Micaela della classe II D. voglio parlarvi di uno sport molto bello e praticato ma molto impegnativo: la danza. Ci sono diversi tipi di danza: classica, moderna, contemporanea, anche quella a coppie come per esempio: Valzer inglese, Tango, Samba, Tango argentino, liscio, mazurka, salsa, mambo, bachata, merengue, polka, Twist … Ma questo non è il mio genere… Io ho uno stile molto particolare… Amo il funk, break dance e Hip-Hop! Anche rap, rock e jazz non sono male… Io vivo per la danza, perché amo ballare ed esibirmi davanti a tutti su un palco!!! Ho questa passione da quando ero piccola. Ho iniziato con la danza classica, quando avevo all’incirca quattro anni, poi ho praticato diversi sport come: nuoto, pattinaggio, un po’ di ginnastica artistica, teatro (che non è proprio uno sport) e poi HipHop. Che mi è sempre piaciuto per via che corrisponde più di altre attività alla mia personalità. L’anno scorso mi sono iscritta alla scuola media A. Bertola, un istituto consigliato da tutti per il bel clima scolastico. Ho incominciato la prima media e ho scoperto che c’erano varie attività pomeridiane: il gruppo del “Bertolino”, giornalino della scuola, canto (l’anno scorso sono andata e mi sono divertita un mondo, ma quest’anno non posso farlo per via del pianoforte che studio al liceo musicale Lettimi: si tiene lo stesso giorno allo stesso orario. Comunque, buona fortuna al professore Davide Lanzetti e a tutti i nostri cantanti di quest’anno!). Poi ci sono anche gli sport, come rugby, e Hip-Hop! Appena l’ho saputo mi sembrava di sognare! Si teneva il giovedì pomeriggio, dalle 13.30 (per le seconde e le terze) Amici Animali PASCHA!!! Il 26 gennaio io e la mia famiglia siamo andati a Milano presso l’allevamento dove avremmo preso il mio nuovo cagnolino. Purtroppo, infatti, a novembre il nostro vecchio cane Mur è venuto a mancare. Pascha il nostro nuovo cagnolino è molto vivace e gli piace brucare l’erba del nostro giardino (io allora lo chiamo la mia capra). Pascha è sempre molto affamato: mangia 4 volte al giorno, ma a lui non basta mai, tu lo guardi ed è come se ti dicesse: “Sto morendo di fame”. Pascha adesso ha 4 mesi e cresce molto in fretta dato che è di razza pastore tedesco. Io gli voglio molto e anche lui ne vuole a me, lo capisco perché, quando torno a casa da scuola, arriva correndo e scodinzolando verso di me. Il suo modo di giocare è diverso dal nostro, per lui giocare è mordere di continuo. Quando fa arrabbiare lo mettiamo nel: “Terrazzino della vergogna” (terrazzino chiuso da un cancello e che collega la nostra cucina al giardino) dove può giocare col suo osso che è molto duro e lui lo sbatte dappertutto e sembra che sbatta un martello. Pascha ha “una fissa” per le ciabatte e per i calzini, ogni tanto lo vediamo con una ciabatta tutto fiero che corre e noi lo dobbiamo seguire. Pascha è un cagnetto fantastico!!! ANNA MARESI I D fino alle 14.15 e, invece, per le prime dalle 14.30 alle 15.30. Perché non provarci? Ero molto tesa il primo giorno, ma conoscevo qualcuno… Poi entrò Sara, la coreografa. Non so perché, ma già mi sembrava brava e capace di mantenere un gruppo bene “in riga”. Abbiamo trascorso le prove tra scherzi, urli, sgridate… Ma, finalmente, arrivò la prima gara provinciale al Palazzetto dello Sport dove siamo arrivati secondi e la seconda gara a Bologna dove, anche lì, siamo arrivati intermedi. Anche quest’anno il corso è disponibile lo stesso giorno e lo stesso orario dell’anno scorso. Quest’anno sono in seconda e continuerò Hip-Hop, qui a scuola, fino la terza media. Amo la nostra squadra perché s’impegna a far tutto! Abbiamo un “parcurista” di nome Julio, un “freestyle”, Erik, delle ginnaste e ballerine di danza classica… Tutti i ruoli da inserire per “spaccare” letteralmente tutti quanti! Secondo me, da quello che sto vedendo quest’anno e da quello che ho visto l’anno scorso, mamma mia, siamo davvero bravi! Quest’anno dobbiamo impegnarci tantissimo! Dobbiamo stravincere. Ringrazio Sara, la coreografa. Non ho mai avuto un’insegnante di ballo così speciale per me! Ha un rapporto unico con tutti noi! Studia davvero tanto per noi e inventa delle coreografie a dir poco strepitose! Ringrazio anche tutti quelli che ballano nel nostro gruppo della scuola. Siamo forti RAGAZZI! MICAELA AMATI II D Lo sport continuua a pag 16 LA MIA CAGNOLINA La mia fantastica cagnolina si chiama Trilly, ha tre anni ed è con me da quando aveva due mesi dall’11 aprile 2011, data per me indimenticabile. Trilly è un cavaliere King, è piccolina e tricolore, affettuosamente e giocherellona, ti riempie di baci appena entri. Quando era piccola, era davvero buffa perché scivolava sul pavimento liscio di casa mia e aveva paura di scendere le scale. Trilly è proprio il nome adatto a lei, anche se non è stato facile sceglierlo. Sono partita infatti da una lista di 22 nomi e alla fine l’ho chiamata come la fatina di Peter Pan perché è sempre allegra e salta da una parte all’altra. È molto freddolosa (d’inverno sta attaccata al termosifone), ama l’estate ed è sportiva, ma anche pigrona. Quando sono andata a fare trekking con la mia famiglia, e aveva solo 4 mesi, ha camminato tantissimo senza fermarsi, ma nei giorni grigi o di pioggia è difficile smuoverla dal divano. Non è viziata, dorme infatti nella sua cuccia, e la mattina mi viene a svegliare riempiendomi di baci. Le voglio tanto bene e, anche quando non ci sarà più, resterà per sempre nel mio cuore. VIOLA SOFIA NERI 1A H SPORT § SPORT giugno 2014 HIP-HOP FRISBEE…CHE PARTITA! Nel mese di Gennaio durante le ore di educazione fisica con la mia classe abbiamo partecipato a delle lezioni di frisbee è stato molto divertente e mi ha fatto ricordare quando qualche anno fa con la mia famiglia siamo andati a vedere le partite al torneo del “Paganello” che si svolge a Rimini ogni anno durante le feste Pasquali e al quale partecipano squadre provenienti da tutto il mondo. In particolare la più emozionante è stata la finale nella quale si sono scontrate la squadra di Rimini il Cota Rica e una squadra americana di cui non ricordo il nome. È stata una finale entusiasmante, siamo rimasti con il fiato sospeso fino alla fine, ricordo il grande tifo e gli intermezzi divertenti e spiritosi durante le pause della partita. Il Cota Rica ha giocato benissimo era veramente determinato e per gran parte della partita è stato in vantaggio, ma alla fine con grande dispiacere per pochi punti ha vinto la squadra americana. Anche la squadra della mia classe di cui faccio parte ha fatto a scuola un mini torneo di frisbee, ma purtroppo ci è toccata la stessa sorte al Cota Rica. Spero che il prossimo anno il torneo di frisbee si ripeta e magari di poter festeggiare la vittoria con i miei compagni. MATTEO RIGHETTI 1 H IL RUGBY Il rugby è uno sport poco conosciuto e poco praticato in Italia. Iniziò a svilupparsi in Inghilterra verso il diciannovesimo secolo e si basa sulla competizione e sul rispetto dell’avversario. Per farlo conoscere fu introdotto nelle scuole. Anche nella nostra scuola media c’è un corso pomeridiano di rugby riservato agli studenti. Io non lo avevo mai praticato prima, ma quest’anno ho deciso di iscrivermi e partecipare. Sono molto contento di avere scelto questo sport perché mi piace e mi ha dato la possibilità di conoscere altri studenti della mia scuola. Questo è uno sport “di squadra, veramente di squadra”, molto diverso da altri tipi di sport. Nel rugby, quando si avanza uniti, ci sono possibilità di successo, chi va avanti sa che sarà affiancato e sostenuto da un compagno, che lo aiuterà sempre; si può anche perdere, ma non ci si deve mai arrendere, perché per ottenere qualcosa bisogna essere aggressivi e determinati; nel rugby correre non vuol dire scappare, ma dirigersi incontro al futuro. Le squadre sono composte da quindici giocatori. Una partita consta di tre tempi, due dei quali si giocano in campo, mentre il restante, il cosiddetto terzo tempo, si disputa all’esterno, dove ci si ritrova con compagni ed avversari a socializzare e a recuperare le energie perse durante la partita, mangiando, bevendo e facendo festa qualunque sia il risultato! Lunedì scorso, 31 marzo 2014 io e la squadra di rugby delle Bertola abbiamo giocato a Rivabella contro la scuola media Marvelli di Rimini. Ci eravamo molto allenati per questa partita, ma partivamo in svantaggio numerico perché due ragazzi della nostra squadra erano assenti e abbiamo giocato in tredici. Io ho giocato sulla fascia nel ruolo di mediano. Il mediano ha il compito di intercettare e bloccare l’avversario che si dirige a fare meta. Io e altri compagni con lo stesso ruolo facciamo una specie di “muro” per fermare l’avversario. Altra importante qualità di un giocatore di rugby è essere veloci e forti. Il primo punto lo L’hip-hop è uno sport di gruppo, Per i ragazzi dagli undici ai dodici anni, molto divertente e che ti fa scatenare. I ragazzi sono divisi in due gruppi: quelli di prima che frequentano dalle 14:15 alle 15:15, mentre quelli di seconda e terza l’ora precedente. A hip-hop stiamo preparando un bel balletto per gareggiare con tutte le altre scuole medie di Rimini al Palazzetto della Sport, il 15 Marzo. I primi classificati andranno poi al campionato regionale e chi lo vincerà andrà ai nazionali. Allo spettacolo indosseremo maglietta bianca, legghins neri bucati e guanti rossi, mentre i maschi indosseranno felpa e cappello. Speriamo di arrivare primi. Ma se questo non dovesse accadere, non importerà perché a noi basta divertirci!!! MATILDE CATELLANI ID-VALERIA GUIDI IF-VIOLA SOFIA NERI IH abbiamo segnato noi, però a fine del primo tempo le Marvelli hanno segnato anche loro e così il primo tempo è finito in parità. Prima dell’inizio del secondo tempo abbiamo bevuto e ci siamo riscaldati. Al fischio del secondo tempo siamo subito corsi verso la palla e abbiamo fatto meta dopo un minuto dal fischio. Poi dopo molte corse molti placcaggi siamo riusciti a fare altre due mete, e così abbiamo vinto la partita 4 a 1. Questa partita mi ha molto divertito e non vedo l’ora di farne altre di questo tipo perché sono molto entusiasmanti. Dopo la nostra partita c’è stata anche quella delle ragazze delle Bertola contro le ragazze delle Marvelli: purtroppo le nostre ragazze hanno perso 4 a 2. Il rugby insegna ad avere disciplina e rispetto per gli avversari e per i propri compagni, sia in campo che fuori. Un simbolo di questo sport, che lo differenzia dagli altri, è la palla ovale, che si passa solo all’indietro. Il rugby si differenzia dagli altri sport anche perché alla fine della partita i giocatori non si detestano, non si prendono in giro o si fischiano. Noi, dopo la partita, abbiamo mangiato e bevuto tutti insieme, poi ci hanno premiato con delle medaglie e per la nostra squadra abbiamo avuto la coppa e un prossimo appuntamento per una nuova partita da disputare a Parma prima delle vacanze di Pasqua. Io mi diverto tantissimo a praticare questo sport il venerdì pomeriggio, dopo la scuola, con alcuni compagni delle classi terze. Quando gioco, la mente si svuota da tutti i pensieri negativi e mi sento più libero, dopo è vero che sono stanco, ma dopo un po’ di riposo, affronto meglio i compiti e lo studio. Chi pratica rugby può pure subire “danni”: infatti è possibile prendere qualche botta, visto che è uno sport di combattimento, ma allo stesso tempo rafforza e tempra il fisico. Pag.16 IO E LA DANZA Come ben sapete, la mia grande passione è la danza classica. La scorsa estate, nella mia scuola Arabesque Dance Center, si sono svolte le audizioni per corsi accademici di livello avanzato. Quando ho saputo questa notizia, mi si sono illuminati gli occhi e mi è incominciato a battere forte il cuore. La mia mente ha cominciato subito a fantasticare su quell’audizione e mi sono immaginata prima ballerina di un grande spettacolo con un tutù ammiccante … e così, mi sono iscritta nella lista per l’audizione. Il giorno della prova ero molto emozionata e spaventata visto che non conoscevo né gli insegnanti né le allieve. L’esito della prova fu positivo ed io fui felicissima. Da quel giorno è cominciata la mia grande impresa ovvero il corso di H:O:P:E: for dance Divisione Professionale dell’Arabesque Dance Center. Qui ora non si scherza per niente!!! Studiamo tutti i giorni intensamente fino a sera; gli insegnanti ci stimolano a dare il massimo e ad amare sempre di più questa disciplina. Quello che sto facendo ora è veramente una scuola di vita che ci insegna a cavarcela nelle difficoltà di tutti i giorni … spero veramente di farcela e di riuscire a ballare in uno dei più grandi teatri del mondo!!! VIOLA BETTI 3A D LA MIA GARA DI NUOTO Giovedì 27 marzo, io e gli alunni della scuola media Aurelio Bertola, siamo andati nella bella piscina comunale di Rimini e abbiamo partecipato alle gare di nuoto di tutte le scuole di Rimini. Appena arrivati ci hanno mandato subito a cambiarci, poi entrati in piscina ci hanno fatto scaldare effettuando nuotate di 400 m. nello stile con cui dovevamo gareggiare. Io ho gareggiato insieme a altri 3 amici nella staffetta a squadre maschili e ho sostituito un amico nella staffetta mista oltre alla gara singola di 50 m. Stile libero. Le gare di stile libero singole sono state le ultime ad essere effettuate, io e un mio amico siamo stati i primi a essere chiamati insieme ad altri due alunni di altre scuole, ci hanno mandato su blocchi 1 e 3 (io ero nel n. 3 come sono nel registro di classe). Appena dato il via siamo partiti tutti, io sono arrivato primo, mentre il mio amico è arrivato terzo. In seguito, le staffette maschili sono state le penultime ad essere eseguite. Io sono stato l’ultimo a partire e siamo arrivati secondi nella classifica maschile. Mentre la staffetta mista (maschi e femmine) della scuola Bertola, è stata l’ultima a essere eseguita, ed è arrivata anch’essa seconda. Questa esperienza mi è piaciuta molto e la rifarei ancora, con le stesse conoscenze. Spero di ripeterla ancora. MATTEO BROLLI 3 H LORENZO DESIDERIO 3 H PALLAVOLO LA MIA PASSIONE Sono già tre anni che gioco a pallavolo, ho iniziato a otto anni e adesso che ne ho dieci e mezzo faccio parte della squadra under dodici della Polisportiva Stella Rimini. Quest’anno faremo il campionato provinciale, che inizierà verso metà gennaio prossimo. Le mie allenatrici, Gaia e Federica, sono giovani, ma molto preparate. Ci alleniamo tre volte alla settimana, due volte presso la palestra Stella e una volta in quella dell’istituto Valturio. La pallavolo è uno sport molto bello e impegnativo, ma è anche un gioco di squadra, grazie al quale si fanno tante nuove amicizie. Spero di poterlo praticare ancora per tanti anni, anche perché sono molto brava, ma ho tanta voglia di migliorare. La pallavolo è la mia passione!!!!!!! FRANCESCA UBALDI 1H Entra nel conto delle meraviglie, l’unico in cui risparmio fa rima con divertimento! Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per le condizioni economiche e contrattuali si fa riferimento ai fogli informativi a disposizione presso ogni filiale della Banca e sul sito internet. www.bancavalconca.it