Mercoledì 29 Febbraio 2012
Op. “Storia”: Tentata estorsione con il metodo mafioso,
iniziato il processo per 4. Atti restituiti al pm per il dott.
Forzano (candidato sindaco di S.Piero Patti). Già fatti 4
patteggiamenti per droga
Davanti al collegio giudicante del tribunale di Patti è iniziato il processo per un’altra tranche
dell’operazione “STORIA”, condotta dalla Dda di Messina ed eseguita, il 22 novembre 2010, dalla
polizia del commissariato di Patti. Con il rito ordinario sono accusati di tentata estorsione
aggravata dal metodo mafioso FRANCESCO CARMELO MESSINA (di Castroreale), i fratelli
GIUSEPPE (foto in alto a dx) e MARIO MARZIANO (di Librizzi) e GAETANO CALABRESE (foto al
centro in alto), di San Piero Patti. Annullato il rinvio a giudizio e rimessi gli atti al pm per il dott.
GIUSEPPE FORZANO (foto in alto a sx), tra l’altro vincitore delle primarie per la candidatura a
sindaco di San Piero Patti domenica scorsa. In precedenza, il 28 ottobre 2011, il Gup di Messina
GIOVANNI DE MARCO aveva disposto le condanne con i patteggiamenti per il filone dello
spaccio e detenzione di droga, tra l’altro nei confronti di GIUSEPPE AGNELLO e FRANCESCA
SCHEPIS (entrambi foto in basso), di Gioiosa Marea…E’ iniziato davanti al collegio giudicante
del tribunale di Patti (presidente Maria Pina Lazzara, a latere Onofrio Laudadio e Maria Pina
Scolaro) il processo con il rito ordinario relativo all’ operazione “Storia”, condotta dalla
Dda di Messina e scattata nel novembre 2010 quando venne eseguita dalla polizia del
commissariato di Patti. Il dibattimento vede imputate quattro persone, tutte ancora in
carcere sin dal giorno in cui è scattata l’operazione, con l’accusa di tentata estorsione
aggravata dal metodo mafioso ai danni del gestore del tempo di un bar del centro di Patti.
Per un quinto imputato invece, il medico di San Piero Patti Giuseppe Forzano (che dopo la
recente vittoria alle primarie sarà tra l’altro il probabile candidato a sindaco del centro
nebroideo alle elezioni amministrative di maggio), che era chiamato invece a rispondere di
altre accuse, il tribunale, accogliendo la richiesta del suo difensore, avvocato Filippo
Barbera, ha decretato l’annullamento del rinvio a giudizio, restituendo gli atti al pm di Patti.
I fatti risalgono alla primavera 2009 quando, secondo l’accusa, un giovane di San Piero
Patti, Gaetano Calabrese, in precedenza dipendente del bar, insieme agli altri tre coimputati
(i fratelli Marziano e Messina), avrebbero sottoposto ad una tentata estorsione il
proprietario del bar, pretendendo con varie minacce il pagamento di un’ingente somma di
denaro, nello specifico 16.000 euro. Al termine delle indagini la Dda chiese ed ottenne
l’arresto dei quattro coimputati di tentata estorsione contestando inoltre a carico del solo
Calabrese e del suo medico fiduciario Forzano la falsità dei certificati medici attestanti la
malattia del lavoratore e la truffa aggravata in danno dell’Inps. Secondo l’accusa, infatti, il
dott. Forzano avrebbe stilato dei certificati non veritieri attestanti gravi patologie in verità
inesistenti così permettendo al paziente, visto invece nel frattempo lavorare regolarmente
altrove, di percepire addirittura le relative indennità pensionistiche. A seguito del rinvio a
giudizio, quindi, è iniziato il processo con la proposizione delle questioni preliminari poste
dalle difese degli imputati, rappresentate dagli avvocati Filippo Barbera, Tommaso
Calderone, Fabrizio Formica, Giuseppe Tortora, Nino Todaro e Daniele Levante. Il collegio
ha aggiornato il dibattimento per l’audizione dei primi testimoni all’udienza del prossimo 13
marzo, tranne, come detto, per il dott. Forzano il cui difensore ha chiesto ed ottenuto,
nonostante l’opposizione del pm Giuseppe Verzera, l’annullamento del decreto di rinvio a
giudizio per l’inesistenza di profili di competenza.
LA DECISIONE DEL GUP
5 rinvii a giudizio, 4 patteggiamenti, un’assoluzione e 7 proscioglimenti. Fu questa la
decisione del Gup di Messina Giovanni De Marco, il 28 ottobre 2011, a conclusione
dell’udienza preliminare relativa all’operazione antidroga “Storia”, scattata il 23 novembre
2010, coordinata dalla Dda di Messina ed eseguita dal commissariato di polizia di Patti. Il
giudice per le udienze preliminari ha rinviato a giudizio con il rito ordinario Francesco
Carmelo Messina di Castroreale, i fratelli Giuseppe e Mario Marziano di Librizzi, Gaetano
Calabrese di San Piero Patti, tutti accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo
mafioso, oltre a Giuseppe Forzano la cui posizione, come detto, vede adesso gli atti rimessi
al pm. Il giudice aveva poi accolto i patteggiamenti per Giuseppe Agnello, di Gioiosa Marea,
a 4 anni e 10 mesi di reclusione e 20.000 euro di multa, compresa una condanna a 3 anni
per spaccio di sostanze stupefacenti; quindi per Angelo Cannavò, di Messina, a 3 anni e 6
mesi di reclusione oltre al pagamento di 14.000 euro di multa. Ed ancora patteggiamento
accolto per Francesca Schepis, di Gioiosa Marea, e Giuseppe Martinez Merlo, di Gioiosa
Marea, a 3 anni e 14.000 euro di multa in quanto accusati, a vario titolo, di associazione a
delinquere finalizzata allo spaccio di droga e poi per singoli episodi di detenzione e
spaccio. Antonio Martinez Suarez, di Gioiosa Marea, che aveva chiesto il rito abbreviato,
era stato assolto da ogni accusa anche se il pm Giuseppe Verzera, nei suoi confronti,
aveva richiesto la pena di 12 anni. Prosciolti per non avere commesso il fatto o perchè il
fatto non sussiste, Giuseppe Molica Franco, Marcello e Pietro Tindaro Coletta, Valerio
Gismondo, Tindaro Barberi Frandanisa, tutti di Gioiosa Marea, Christian Bartolini, di Patti e
Marco Mondello, di Piraino, accusati di detenzione o di spaccio di sostanze stupefacenti.
La polizia del commissariato di Patti sgominò una organizzazione malavitosa che, sull’asse
Patti-Gioiosa Marea, avrebbe dato vita ad una illecita attività per il traffico e la cessione di
sostanze stupefacenti e, per un altro gruppo, era stata contestata l’estorsione con il falso e
la truffa. A spiccare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere fu il Gip di Messina Maria
Teresa Arena su richiesta del pm Verzera. Tornando al più ampio contesto dell’operazione,
nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip Arena, si legge di “…frenetica attività di
spaccio in favore di giovani e giovanissimi residenti nella zona di Patti, posta in essere
prevalentemente in ore serali ed in talune occasioni anche al domicilio dei clienti”. Le
indagini erano state avviate a Patti nell’aprile 2009 per proseguire per circa un anno,
condotte dal locale commissariato con la collaborazione della Squadra Mobile di Messina.
Il gruppo agiva a Messina, Patti e Gioiosa Marea ma non solo, anche a Barcellona Pozzo di
Gotto, Brolo, Piraino, fino a Palermo. Messina e Palermo erano i “serbatoi” da cui gli
spacciatori si rifornivano, per poi piazzare la “roba” nei centri nebroidei: oltre cinquanta le
cessioni di droga documentate, grazie anche ad intercettazioni telefoniche ed ambientali.
Oltre 30 chili di erba, 8 chilogrammi di “fumo”, stupefacenti che finivano anche nelle scuole
per intercessione dell’allora studentessa del liceo di Patti, la gioiosana Francesca Schepis.
Due i gruppi, quello di Gioiosa Marea comandato da Giuseppe Agnello, dedito allo spaccio
di marijuana e hashish e quello di Patti, che gestiva lo smercio di cocaina e alcuni derivati
di ultima generazione. Quest’ultimo gruppo, secondo gli inquirenti, era capeggiato da
Tinuccio Buzzanca, arrestato nel corso del blitz ma, poi, la sua posizione è stata stralciata
insieme a quelle di Agostino Guidara, Marco Scalia, entrambi di Patti e Nicola Molica
Colella, di Gioiosa Marea.
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