CarnetdiMarcia
Rivista mensile, aprile 2011 • n. 5, anno XXXV • Sped. in abb. post. Art. 2, Comma 20/c, Legge 662/96 Filiale di Padova • ISSN 1127-0667
2011
Scout d’Europa
PER SCOLTE E ROVER
SALE IN ZUCCA
Un dono da Re
pag. 10 - 11
VITA DA ROVER... DA SCOLTA
Perdono... che botta!
pag. 24 - 25
CADENDO DA CAVALLO...
C'è un limite al perdono?
pag. 16 - 17
CUSTODI DELLA TERRA
Una proposta sulla GMG
pag. 26 - 27
Perdono
CAPITOLO
INCHIESTA
Sommario
Carnet di Marcia ∙ A - 2011
Parole all’immagine.........................................................3
Editoriale
La logica della Croce........................................................4
Sale in zucca
Che fastidio! Che utopia! o… che occasione?............6
Un dono da Re.................................................................10
A proposito di perdono..................................................12
Cadendo da cavallo... infuocando il mondo
C'è un limite al perdono?...............................................16
IMPRESA
Treppiedi, una proposta
Perdono: scelta di libertà..............................................18
Apertamente
Elenco di motivi per cui perdonare..............................20
Giocare il gioco
Il tuo autoroscopo...........................................................22
4 C.i.T.................................................................................23
RUBRICHE
Vita da Rover... vita da Scolta
Perdono... che botta!......................................................24
Custodi della terra
Una proposta sulla GMG...............................................26
Scienza dei boschi
Lasciare il sentiero.........................................................28
Vita associativa
Route/Campo Mobine Nazionale 2012........................30
Piano redazionale
2009 - 2012........................................................................31
L’altracopertina
Riflettendo sul Perdono... .............................................32
SCOUT D’EUROPA
Rivista mensile Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della
Federazione dello Scautismo Europeo.
Anno XXXV • n. 5, aprile 2011 - Carnet di Marcia per Scolte e Rover
Direttore Responsabile
Giuseppe Losurdo
Direttori
Michela Bertoni, Gipo Montesanto
REDAZIONE DI CDM
Coordinamento redazionale
Tullia Di Addario, Giorgio Sclip
Casella email della redazione
[email protected]
RESPONSABILI RUBRICHE
• APERTAMENTE: Vania Ribeca.
• CADENDO DA CAVALLO... infuocando il mondo: Don Fabio Gollinucci e fra Basito.
• SALE IN ZUCCA: Monica D’Atti, Aline Cantono di Ceva ed Elena Pillepich.
• VITA DA ROVER, VITA DA SCOLTA: Elena Bratti, Paolo Morassi.
• CUSTODI DELLA TERRA: Marco Fioretti.
• SCIENZA DEI BOSCHI E OCCHIO!: Marco Fioretti.
• TREPPIEDI, UNA PROPOSTA: Commissari di Branca
• L’ALTRACOPERTINA: Giorgio Sclip
In redazione anche
Elena Bratti, Micaela Moro, Gipo Montesanto, Carla Palermo.
Hanno collaborato in questo numero:
Aline Cantono di Ceva, Tullia Di Addario, Giorgio Sclip, Don Fabio Gollinucci,
Micaela Gentilucci, Elena Pillepich, Gipo Montesanto, Vania Ribeca,
Marco Fioretti, Monica D'Atti, Federica (Roma15)
Progetto grafico
[email protected]
Direzione, Redazione e Amministrazione
Via Anicia 10 • 00153 Roma
Aut. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29/09/1978 • Sped. in abb. post. Art. 2
Comma 20/c, Legge 662/96 • Fil. di Padova ISSN 1127-0667
Stampa
T. Zaramella - Selvazzano PD
M
anoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono, salvo
diverso accordo precedente con la Direzione. Tutti i collaboratori hanno
la responsabilità e conservano la proprietà delle loro opere. La riproduzione di
scritti comparsi in questa rivista è concessa a condizione che ne venga citata
la fonte.
Chiuso in Redazione MARZO 2011
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno scritto e che ancora non vedono pubblicato su questo numero il loro
contributo! Tranquilli, sarete sul prossimo!!
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CarnetdiMarcia
Parole all’immagine
Si può anche non essere perdonati dagli altri,
o trovare freddezza e distanza nella persona con cui vogliamo riconciliarci;
ma la risposta di Dio alla nostra preghiera viene data dentro di noi.
È Dio che fa l'opera di riconciliazione. Dio è il perdono dei nostri peccati.
(Mario Canciani)
A - 2011
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Editoriale
Giorgio Sclip..................................................................................................
La logica
della croce
C
ari Rover e Scolte, in questo numero di Cdm
abbiamo deciso di puntare particolarmente
in “alto”, proponendovi alcune riflessioni su
un tema - il perdono - che riteniamo molto importante. Ci sarebbero molte cose da dire. Io comincio
con il dire qualcosa. “Perdono, ma non dimentico”. Quante volte abbiamo sentito qualcuno, o
magari noi stessi, dire queste parole? Questo pensiero mi dà lo spunto per una prima riflessione: non
è necessario dimenticare, anzi. Dimenticare non è
certamente “la soluzione” perché non aiuta a crescere, non arricchisce il nostro zaino di un’esperienza importante come potrebbe essere quella di
perdonare un torto, una ingiustizia, l’amarezza, il
rancore, una violenza subita. Certo, direte voi, fino
a qua potrei essere anche d’accordo, ma… a volte
perdonare è difficile. Certo che lo è, si potrebbe
anche dire di più, e cioè che perdonare è talmente difficile che a volte non è umano! Come possiamo perdonare da soli? Non possiamo. Troppo
spesso dimentichiamo un aspetto fondamentale:
che non siamo soli! Da soli potremmo fare ben
poco, al massimo potremmo accantonare il problema pronti a ritirarlo fuori quando si ha qualcosa da
rinfacciare, quando si ha l’occasione di togliersi il
classico sassolino dalla scarpa: umanamente succede così, lo sappiamo. Noi possiamo perdonare
4
CarnetdiMarcia
soltanto perché Dio ci ha perdonato attraverso
Gesù sulla Croce. Gesù è stato inchiodato sulla
Croce per i nostri peccati e, nonostante abbia sopportato oltraggi ed insulti, ha saputo dire: "Padre,
perdonali perché non sanno quello che fanno".
Dio ci ha perdonati per primo, ecco perché possiamo perdonare. Il fatto è accaduto circa 2000
anni fa e lo conosciamo bene, ma spesso e volentieri lo dimentichiamo. Per dirla con le parole di
un grande dei nostri tempi, don Tonino Bello, “la
croce, l’abbiamo attaccata con riverenza alle pareti di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel
cuore. Pende dal nostro collo, ma non pende sulle
nostre scelte. Le rivolgiamo inchini in chiesa, ma ci
manteniamo agli antipodi della sua logica”. Perdonare significa quindi seguire la logica della croce.
Senza dimenticare, rimuovere, “resettare” quanto
accaduto, ma anzi mantenere la memoria dell’offesa subita, e quando riaffiora nei pensieri cogliere l’occasione per ringraziare Dio che ci ha dato la
grazia di aver già perdonato. Fissare lo sguardo su
Gesù, morto per tutti, anche per colui che t'ha offeso, e desiderare che l'opera di Gesù si completi
anche nei tuoi “nemici”. Concordo con te… non è
cosa da poco…ma se crediamo a quel fatto successo 2000 anni fa, il perdono è una “chiave’’, o
meglio “la chiave”, il mezzo che ci è stato dato per
dono, per scardinare le logiche umane di questo
mondo. Voglio scendere nel concreto (bisogna farlo sempre, altrimenti le nostre rischiano di restare
solo belle parole) con un esempio che mi è caro,
che mi coinvolge nella realtà in cui vivo, per tentare
di seguire la logica della croce e lasciare il mondo migliore di come l’ho trovato. Nel mio piccolo,
nel mio “orizzonte di normalità”, di quotidianità,
come ama ripetere don Luigi Ciotti, cioè in quel
pezzo di mondo che mi circonda. “Non adattatevi alla mentalità di questo mondo” (Rm 12,2),
avevamo deciso di appendere a caratteri cubitali
nella sede del mio Clan ad Opicina (Trieste), paese
vicino al confine con la ex Jugoslavia che ha alimentato per tanti anni rancori come conseguenza
di una miriade di tristi storie che hanno tormentato,
umiliato e fatto soffrire le persone di queste terre.
Una ferita difficile da dimenticare, anche perché
per complessi motivi storici, da sempre, ed oggi
che i confini sono fisicamente spariti, ancora di più,
le due etnie si trovano a con-vivere gomito a gomito. In situazioni come queste la logica umana, che
non è quella del perdono, non ha soluzione: anzi.
Casi estremi, purtroppo anche sfruttati da politici
di turno, suggeriscono che la soluzione sia quella di
alzare un muro di indifferenza, oppure anche fisico
(Gaza, Padova, ma non solo…). Questo perché siamo in tempi di pace. L’apparenza è salva. Nessuno
spara. Ma è giusto accontentarci di così poco?
Esperienze che ho vissuto mi hanno interrogato:
cosa significa nel concreto seguire la logica della
croce, del perdono, dell’amore in questa realtà?
Cosa significa “lo scout è amico di tutti e fratello di
ogni altro scout”, in questo particolare contesto?
Cosa significa “lasciare il mondo migliore di come
l’ ho trovato” in questo angolo di Italia? È richiesto
di superare la logica umana e trovare tutte le strade possibili per costruire ponti e abbattere muri,
ma, scusate se puntualizzo, non in maniera generica del tipo impegnarsi “per la pace nel mondo”,
“per tutti i popoli del mondo” (senza riferimento a
persone, a volti, a storie conosciute) ma, e ritorno
al mio paese, ad esempio con chi entra nella tua
stessa chiesa la domenica per andare alla messa
pronunciata in un'altra lingua, con chi vive nel tuo
stesso paese e incontri quando vai a comperare il pane. In cosa si concretizza l’impegno? Nel
superare, perdonare le colpe del passato, e pur
comprendendo chi ancora vive prigioniero della
storia vissuta sulla propria pelle, cercare occasioni
concrete di dialogo, per conoscere e valorizzare
gli aspetti che possono contribuire ad unire piuttosto che dividere, nel lavorare per sanare le ferite
e costruire esperienze positive di comunione. Un
perdono quindi che è, in questo caso, la base, il
punto di partenza per costruire qualcosa, per non
accontentarsi di una calma apparente. Questo
senza cercare di dimenticare, ma anzi partendo
da quello che la (triste) storia ha insegnato. Perdonare. Amare. Senza questa “chiave” è difficile
superare molte situazioni, è difficile aprire molte
porte. È necessario perdonare perché la mancanza
di perdono con il suo bagaglio di odi, risentimenti
e amarezze non ci fa vivere bene. Se poi dal perdono offerto nasce una relazione con l’altro, è
come quando in aereo si bucano le nuvole e sopra
risplende sempre il sole: si entra in un’atmosfera
in cui anche se si è molto diversi ed a volte ci si
conosce appena, si entra in piena sintonia; ogni
cosa va a suo posto e quando si è fatta una volta
questa esperienza, rimane il desiderio di ripeterla.
Dal perdono dato per amore nasce un rapporto più
profondo e più spirituale. È un'esperienza che vorrei facessero tutti, soprattutto chi vive come voi in
una comunità come sono il Clan e il Fuoco. Senza
dimenticare la famiglia, gli amici. Vivendo insieme,
anche le piccole cose fatte o dette in disarmonia
recano sofferenza. Chi vive insieme ha occasioni
quotidiane per chiedere perdono e per perdonare.
Sette volte? No, non mettere limiti alla tua pace,
all'amore di Dio in te; non mettere persiane davanti al sole che vuole entrare nel tuo cuore. Non porre
confini alla tua grandezza, non farti così piccino da
calcolare l'amore: non sarebbe più amore. Settanta volte sette! Tieni il tuo cuore aperto all'eternità
senza confini di Dio e ricorda: non sei solo!
A - 2011
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Sale in Zucca
Aline Cantono di Ceva...................................................................................
Che fastidio! Che utopia!
o… che occasione?
Intervista a Carlo Castagna, l’uomo che nel 2006 perse moglie,
figlia e nipotino nella strage di Erba.
E
ccoci qui, al nocciolo della questione… è
inutile… qualsiasi tipo di relazione s’intraprenda, presto o tardi, ci troviamo a fare
i conti con lei, è inevitabile… puoi tentare di
dimenticare, di ingoiare, di reagire ma non c’è
nulla da fare, se credi nei rapporti onesti, ti si
para necessariamente davanti e devi fare i conti
con lei, con la tua capacità, o meglio, desiderio di
perdonare. Ed è un sassolino nella scarpa estremamente fastidioso, che ci rinfaccia la nostra
inadeguatezza, ci ricorda che siamo umani perché, in questo frangente, se mi fai un torto, se
non me lo merito, da soli proprio non jela si fa…
il perdono è qualcosa di Miracoloso che non mi
appartiene naturalmente, non mi fa guadagnare
applausi perchè non è farina del mio sacco, ma
mi costringe a rivolgere lo sguardo in Alto. E allora, se riesco a rinunciare alla pretesa di essere
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CarnetdiMarcia
un super uomo o un vendicatore di torti subiti,
e mi abbandono, e mi scopro peccatore anche
io, e spalanco gli occhi, e vedo e sento l’Amore
immenso di cui sono oggetto, ecco, allora, la bellezza diventa reale anche nell’assurdo e nell’ingiusto, e perdonare diventa l’impossibile possibile. Si direbbe quasi una formula matematica: il
riuscir a perdonare è direttamente proporzionale
al mio bisogno di essere perdonata = più riconosco i miei difetti > più gioisco se mi si ama per
come sono > più la riconoscenza e la gratitudine
mi pervadono > più perdonare diventa necessario. È la sfida più difficile che ci si presenta
nella vita perché ha a che fare con il dolore e
la sofferenza, ma è una sfida grandiosa perché,
se siamo furbi, ci fa stare finalmente abbracciati
stretti stretti al Padre!
interviste
È l'11 dicembre del 2006 quando, in un appartamento nel centro di Erba, tre donne ed un bimbo
vengono uccisi a coltellate dai vicini di casa , i
coniugi Olindo e Rosa Bazzi. La strage, premeditata, ha motivi banali, invidie, rancori. La coppia
viene condannata all’ergastolo. Eppure, di fronte
a tanta efferatezza e dolore, Carlo Castagna, marito, padre e nonno di tre delle vittime, sceglie
da subito la via del perdono, un perdono che
non è sentimentalismo né strategia pubblicitaria
perché è un perdono che perdura nel tempo e a
distanza di 4 anni non è venuto meno. Anzi.
Signor Castagna, cos’è il Perdono?
È una Grazia che mi sono trovato a poter disporre,
perché Qualcuno mi ha aiutato a trovarla. Il merito
è di Paola, mia moglie, e ancora prima dei genitori, dei parenti, dei religiosi e dei sacerdoti, che mi
hanno accompagnato nella crescita. La questione
è semplice: quando uno sbaglia, il Padre lo perdona. Noi uomini a volte non ce ne accorgiamo, ma
siamo investiti dal perdono di Dio, quasi in maniera
esagerata, abbondante, superiore alla miseria dei
nostri errori. Il Padre ci accoglie tra le sue braccia,
nonostante non lo meritiamo. Noi tutti siamo oggetto di perdono, lo abbiamo ricevuto, continuiamo a riceverlo e lo riceveremo ancora, e dobbiamo
a nostra volta essere capaci di offrirlo indistintamente agli altri uomini. Non sempre ci riusciamo,
non sempre ne siamo capaci, ma il nostro sforzo
deve essere questo.
Ma come si fa?
Non ho deciso io di perdonare. Sono un poveraccio, che perdono potrei mai concedere io? Carlo
Castagna, per come è fatto, quel giorno avrebbe
imbracciato un fucile per sistemare le cose. Invece
è stata una grazia, non è andata così. Io cammino
su strade battute da altri prima di me. La disponibilità a perdonare nasce dall’educazione che ho
ricevuto dai genitori, dai nonni, dai nostri vecchi:
gente che non aveva grande cultura, ma con una
fede che scorreva nelle vene come il sangue. La
mattina dopo la strage mia suocera Lidia, 85 anni,
mi disse: “Carlo, chiunque sia stato dobbiamo perdonare. Dobbiamo chiedere al Signore il coraggio
di distenderci anche noi sulla Croce, non potremo
più recitare il Padre Nostro se non perdoniamo".
Mia moglie e io avevamo sempre in mente una frase scritta sulla facciata della chiesa di un paese qui
vicino, riferita alla croce: ‘Se mi accogli ti sorreggo,
se mi rifiuti ti schiaccio’. Contiene una grande verità. Il perdono non è frutto del buonismo, che prima
o poi finisce, né della mia bravura: è un dono che
Dio ci dà perché la vita possa ricominciare. Ecco, il
perdono, viene da Lassù.
Mai un momento di rabbia?
un desiderio di vendetta?
Vendetta e rancore no, sono parole che non
sono mai state pronunciate in casa nostra, ma
dire “me la lego al dito", quello sì. Anche mia
moglie Paola, era buona ma non buonista, se le
pestavi i piedi reagiva. Anche io ho rischiato di
soccombere sotto questo fatto, sotto la logica
del “me la lego al dito". Però poi ho pensato: basta un dito per quel che mi è successo? Dovrei
legarmelo alla mano, al braccio? ma nemmeno
quello basta. Avrei dovuto fasciarmi tutto, come
una mummia. Appunto. Ho preferito rinunciare a
legarmi, rimanere libero. Il fatto è che puoi avere tutte le ragioni del mondo per non perdonaA - 2011
7
Sale in Zucca
re, ma se non perdoni soccombi sotto il peso
del rancore. Ho ritenuto che non dovessi vivere
odiandoli (Olindo e Rosa), sarebbe stato per me
una tragedia. Io vivrei di angoscia se passassi le
mie ore nel livore, macerato dall'odio. Il perdono
invece rende liberi, aiuta a dimenticare, non nel
senso che scordo i miei cari, ma quando penso che sono morti sento solo che non li ho più,
non che sono stati uccisi. Il perdono non serve
ai colpevoli, non ho mai pensato “chissà come
la prenderanno loro", serve a te, e Paola avrebbe
voluto così, di certo il suo ultimo pensiero non
è stato “Speriamo che mio marito ci vendichi
tutti".
Il perdono l’ha quindi aiutata a superare la
sofferenza?
Non voglio passare per un marziano. Il perdono
non cancella il dolore, e neppure lo attenua, ma
mi aiuta a viverlo in modo diverso: la sofferenza è del cristiano, la tristezza no; perché soffrire
tanto vuol dire aver amato altrettanto. Sono convinto che dove abbonda il dolore, sovrabbonda
la grazia. Nella mia vita l'ho visto. Ed è così che
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CarnetdiMarcia
posso dire - non pensatemi matto - che il dolore diventa gioia. Non disperazione, ma gioia per
aver avuto al fianco i tuoi cari.
Ho fatto un patto col Padre eterno, mi sembra
che lo stia rispettando: gli ho detto "Lasciami tutto il dolore, ma dammi tutta la forza per viverlo".
Io l'ho proprio pretesa, implorata, questa forza.
Sono stato molto aiutato, ma devo dire che oggi
se il dolore è 100, la mia forza è 101. È necessario che sia così, perché se fosse anche solo
99, soccombi. Se mi avessero detto prima "Carlo preparati, perché ti cadrà addosso qualcosa di
terribile", non sarei mai stato pronto, non sarei
stato così forte. La forza, l'aiuto, arrivano in base
alla necessità. Però forse inconsciamente con
Paola ci si è sempre preoccupati di accantonare
un briciolo di speranza, ogni giorno. La fede non
si improvvisa, viene cercandola e alimentandola, come un fuoco, portando un bastoncino ogni
giorno. Io ho avuto la fortuna, con mia moglie, di
aver preso la buona abitudine di pregare insieme
con i Salmi, la mattina. Una preghiera regolare,
un appuntamento quotidiano, se volete anche
abitudinario: questa abitudine mi ha aiutato, anche ora vado a messa tutte le mattine.
Inoltre io qui, oggi, non sono mica rimasto solo.
interviste
Ci sono i miei figli, i nipoti, ho un bellissimo lavoro e tanti amici e poi i sacerdoti e le suore che
mi hanno sempre accompagnato… Sono circondato da persone meravigliose. E la verità è che
per me Paola, Raffaella e Youssef sono presenti
come prima. In maniera non più fisica, certo, ma
in quella comunione dei Santi di cui tante volte
avevo sentito parlare. .
A Rosa e Olindo cosa augura?
Le prime vittime di questa storia sono gli assassini, vittime di un disegno diabolico che non li
lascerà in pace. Io non offro il mio perdono, lo
manifesto. Il perdono serve a me, non a loro. Chi
sono io per offrire il mio perdono? A chi? Uno
mi può rispondere: e chi lo vuole? Chi te l'ha
chiesto? Il primo peccatore sei tu… Ed è vero.
Però tutti i giorni io e mamma Lidia, mia suocera, preghiamo per il loro pentimento, perché
i loro cuori si sciolgano e così trovino la pace
perché non puoi immaginare che abbiano fatto
quello che han fatto senza grossi problemi nelle
loro esistenze … Se invocassero il perdono, non
da me, dal Padre, il macigno che hanno nel cuore potrebbe frantumarsi e allora noi potremmo
piangere finalmente insieme, io per aver perso i
miei cari, loro per aver ucciso, e sarebbe davvero
un pianto tra fratelli ritrovati.
NB: Le dichiarazioni di Carlo Castagna,
sono state tratte da diverse interviste (di
Maria Acqua Simi, Lorenzo Torrisi, Sara De
Carli della Redazione di Vita.it) e dal volume di Lucia Bellaspiga con Carlo Castagna
“Il perdono di Erba” Ed. ÀNCORA 2009.
[email protected]
una lettur a per
approfondire
La strage di
Erba: quattro
vittime tra cui
un bambino di
due anni; Rosa e
Olindo; processo
e sentenza.
L’inquietante
presenza di
Azouz. Su questa
scena tragica e
feroce si affaccia
Carlo Castagna
che, pur
annientato dal dolore, da subito pronuncia
parole di perdono che in seguito ripete più
volte. Gli hanno ucciso la moglie Paola, la
figlia Raffaella, il nipotino Youssef. Come fa
a perdonare? Il suo perdono pare incredibile,
incomprensibile, forse disumano. Eppure
Carlo non è un superuomo, ma un “povero
cristiano” che, di fronte a una ferocia
assassina, riesce a mettere in pratica –
ispirato e aiutato dall’Alto – il perdono
evangelico. Non è facile perdonismo,
è Vangelo vissuto. Questo è un librotestimonianza.
A - 2011
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Sale in Zucca
Monica D’Atti.................................................................................................
Un dono da Re
I
l dono massimo, la grande concessione, un
regalo degno di un re. Questo è il per-dono.
Così ci racconta anche l’etimologia del nome.
Tutto il senso è racchiuso nel prefisso “per”
che sostiene e accentua il significato della parola; il “per” esprime un concetto di pienezza
completa, di grado massimo e insieme l’idea di
“attraverso di”. Il perdono si fa per dono e non
è un regalo da niente. È un regalo che solo re e
principi possono fare, è una cosa da nobili, da
nobiluomo e da nobildonna. Per donare bisogna
essere in grado di farlo, avere la ricchezza che
permette il dono.
Ovviamente avete capito che non sto parlando
di beni materiali, di capacità pecuniaria per acquistare e offrire un oggetto in regalo.
Qui la storia è tutt’altra e la ricchezza richiesta
viene dal profondo del proprio io. È un avere che
si conquista a fatica e fa parte della strada che
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CarnetdiMarcia
ciascuno di noi è invitato a percorrere. Solo un
animo raffinato dalla vita interiore, e quindi un
animo nobile, potrà perdonare.
Tutto questo ce l’ho ha insegnato Gesù, il Re
dell’Universo, per l’appunto un Re. E noi siamo
suoi fratelli e figli, gente di stirpe regale, chiamati a fare del mondo un regno, un luogo di pace
e di amore. Nei nostri anni di attività scout abbiamo capito, o stiamo capendo, la grande forza
dal servizio; vediamo come il servizio gratuito
scardini le categorie umane del dare solo se si
riceve altrettanto in denaro o valore. Vediamo
come si aprono le porte dei cuori e come si crea
un mondo nuovo ogni volta che diamo qualcosa
per amore attraverso il Servizio, sia questo nelle
unità o nella altre realtà del mondo. E così impariamo negli anni a servire e a gioire dei frutti di
questa nostra “fatica”. Il perdono è qualcosa di
simile, ma più potente. Se il Servizio è un dono,
il perdono è il dono massimo. Ce lo racconta anche san Tommaso d’Aquino. Per il grande teologo, il perdono di Dio è un potere superiore a
quello di creare i cieli e la terra; Dio manifesta
massimamente la sua onnipotenza perdonando,
così ci dice S. Tommaso.
È un gradino in più quello che ci viene proposto
con il perdono, anzi, è una torre intera di mille e
mille gradini quella che ci si para davanti.
Se pensavamo di essere già “bravini” perché capaci di servire, ora ci viene raccontato che questo è niente. Per essere nobili figli di Dio dobbiamo essere capaci di perdonare; essere capaci di
donarsi gli uni gli altri (vedi la lettera agli Efesini
4, 32 e ai Colossesi 3, 13) per-donandosi, superdonandosi. Ma dobbiamo ancora capire. In questo eterno e complesso connubio tra ragione e
fede abbiamo bisogno di aprire altre porte.
Dove ci porta il perdono? Perché dimenticare
le cattiverie e le ingiustizie fatte da altri? Perché assopire il dolore e la rabbia che ci hanno
causato?
Ci viene in aiuto la Bibbia e l’episodio di Caino ed
Abele. Il perfido Caino ha fatto una cosa terribile:
ha ucciso chi era buono e bello. E Dio non lo
elimina. Confermagli il dono della vita sostanzialmente lo perdona, però anche lo punisce con la
sua maledizione. Lo allontana dalla sua terra, lo
condanna alla fatica, ma lo preserva nella vita.
Gli lascia il segno di Caino sulla pelle perché sia
riconosciuto e nessuno lo possa uccidere. Caino
genererà figli e avrà discendenza. Noi tutti siamo
figli di Caino, perché Abele purtroppo non ebbe
discendenza. Il perdono di Dio ha permesso il
proseguo delle generazioni. Perdonare non vuol
dire non punire e non rendere giustizia. Il perdono evita però la morte del peccatore.
Ed evita anche la morte del cuore di chi perdona.
Perdonare non è dimenticare, non si possono e
non si devono dimenticare le ingiustizie e le violenze, non foss’altro per fare in modo che cose
terribili non vengano ripetute, ma bisogna guardare con occhi e cuore nuovi, capaci di gestire
la memoria e dare nuova vita. Nuova vita, sia
per chi ha commesso il peccato, sia per chi ne è
stato vittima perché la sua umanità e la sua spiritualità non ne rimangano soffocate. Perché vendetta e rabbia possono tagliare le ali ad un’anima
per sempre.
E perché l’amore donato può ridare le ali sia a
Caino che ad Abele. Il sangue di Abele non è
stato dimenticato e ha reso fertile la terra; Caino
ha generato e ora noi siamo figli di quel Dio che,
morto in croce, ci ha donato la vita e indicato la
via del per-dono. Quale scenario si è aperto, quale potenza creatrice e rigeneratrice… come non
voler esserne parte, come non chiedere a Dio la
forza di comporre nel nostro cuore questo dono
da figli di stirpe regale?
Buona Strada
Monica D’Atti
A - 2011
11
Sale in Zucca
Elena Pillepich...............................................................................................
A proposito di Perdono
Ammetto che questa volta mi sono trovata in difficoltà nel pensare ad una biografia che parlasse di
perdono. Così ho deciso di scrivere su ben più di una persona. La storia dei martiri dall’inizio della
Chiesa ad oggi, è anche una storia di perdono perché il martire è un testimone fedele dell’Amore
di Dio per l’uomo. Una sola raccomandazione: andate ad approfondire le vite in questione, le
troverete molto interessanti!
Santo Stefano
12
CarnetdiMarcia
Il 26 dicembre si ricorda S. Stefano primo martire
della cristianità, di lui si ignora la provenienza, si suppone che fosse greco, si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiani
e che prese a seguire gli Apostoli e, vista la sua cultura, saggezza e fede genuina, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme. Gli Atti degli Apostoli, ai capitoli 6 e 7 narrano gli ultimi suoi giorni.
Quando fu arrestato, alla domanda del Sommo
Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso, il più
lungo degli Atti degli Apostoli. Mentre l’odio e il
rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e
disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio
dell’uomo, che sta alla destra di Dio”. Fu il colmo,
elevando grida altissime e turandosi le orecchie, i
presenti si scagliarono su di lui e a strattoni lo trascinarono fuori dalle mura della città e presero a
lapidarlo con pietre, i loro mantelli furono deposti
ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Apostolo delle Genti, S. Paolo), che assisteva all’esecuzione. In realtà non fu un’esecuzione Stefano fu
trascinato fuori dal furore del popolo, quindi si trattò di un linciaggio incontrollato. Mentre il giovane
diacono protomartire crollava insanguinato sotto i
colpi degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore
non imputare loro questo peccato”.
Uomini di Dio (2010)
Un monastero in mezzo alle montagne
algerine negli anni 1990... Otto monaci
cristiani francesi vivono in perfetta
armonia con i loro fratelli musulmani.
Progressivamente la situazione cambia.
La violenza e il terrore integralista si
propagano nella regione. Nonostante
l'incombente minaccia che li circonda, i
monaci decidono di restare al loro posto,
costi quel che costi.
(Provate a guardarlo insieme…)
I martiri d'Algeria
"Incontrai Christian in Francia. Parlammo a lungo della situazione in Algeria... Per creare un
clima disteso, gli dissi: "L'ordine ha più bisogno
di monaci che di martiri". Mi ascoltò e rimase in
silenzio. Poi mi guardò e disse, sorridendo: "Non
c'è opposizione". In concreto questo significava
rimanere e Tibhirine". Sono alcune battute di un
dialogo tra don Christian de Chergé – il superiore dei sette monaci rapiti e uccisi nel maggio
del 1996 – e l'abate generale dei trappisti, don
Bernardo de Olivera. Il martirio dell'amore quotidiano e il martirio di sangue si completano e
si richiamano a vicenda. Potrà versare il proprio
sangue come testimonianza soltanto chi lo avrà
quotidianamente versato in gocce d'amore e di
servizio al prossimo. Il martirio di sangue è la suprema testimonianza della verità della fede attraverso la forza dell'amore. Il martire rende testimonianza al Cristo, morto e risorto, cui lo unisce
la carità. Gli Atti dei martiri, quelli di ieri e quelli
di oggi, costituiscono un archivio della verità e
dell'amore scritto con il sangue, e forniscono
una testimonianza della fede nella risurrezione.
"Presenza della morte.
Secondo la tradizione, essa è l'assidua compagna del monaco. Questa compagnia ha assunto
un'intensità più tangibile a causa delle minacce
dirette, degli assassini che sono avvenuti molto
vicino a noi e a certe visite. Essa diventa per noi
come un test di verità certamente inquietante.
Dopo il Natale del 1993, noi tutti abbiamo scelto
(ri-scelto) di vivere qui, insieme. Questa scelta
era già stata preparata dalle rinunce anteriori di
ciascuno (alla famiglia, alla comunità di origine, al
proprio paese...).
E la morte brutale – di uno di noi, o di tutti insieme – non sarebbe che la conseguenza di questa
scelta di vivere nella sequela di Cristo (anche se
non è previsto direttamente, in quanto tale, nelle
nostre Costituzioni!). Il nostro vescovo ci invita
spesso, con la parola e con l'esempio, a lasciarci
ricondurre così al fondamento stesso della nostra "offerta della vita" (dal diario 21.11.1995).
A seguirlo. E, parlando del martirio dell'amore quotidiano don Christian de Chergé ci dice:
"Sappiamo dall'esperienza che le piccole cose
spesso costano molta fatica, soprattutto quando devono essere ripetute ogni giorno. Lavare
i piedi dei fratelli il giovedì santo si può anche
fare, ma se dovessi lavarglieli quotidianamente?
E se dovessi lavarli a chiunque? Quando padre
Bernardo ci dice che l'ordine ha più bisogno di
monaci che di "martiri" non si riferisce evidentemente a questo martirio monastico delle piccole
cose. Noi abbiamo consegnato a Dio il nostro
cuore "nel molto", ma ci costa di più che egli se
lo prenda "nel poco"" (Giovedì santo, 31.03.94).
Il martirio, come testimonianza d'amore, include
A - 2011
13
Perdonare è testimoniare, malgrado tutto, il nostro essere figli di Dio e la fratellanza universale.
La parola di perdono è la più consona al cuore
del martire in quanto testimone fedele dell'amore. Parole di perdono che trovano la loro fonte
e la loro origine nell'unico Testimone fedele (cf.
Ap 3,14): "Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori [...]. Gesù
diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno
quello che fanno" (Lc 23,33-34).
Parola di perdono che ha attraversato e continuerà sempre ad attraversare la storia dell'umanità, fino alla fine dei tempi. Parole riprese da
tanti cristiani per essere – per Cristo, con Cristo
e in Cristo – veri testimoni.
il perdono. È proprio questo il dono perfetto che
Dio ci concede senza alcuna riserva. Il mistero
della croce non risiede in due legni incrociati tra
loro, bensì in un uomo con le braccia aperte e
ben stese per abbracciarci e perdonarci.
Come non evocare qui le ultime parole del testamento di Christian, testamento cominciato lo
stesso giorno, anniversario dell'uccisione di P.
Charles de Foucauld, "Venuto il momento, vorrei
poter avere quell'attimo di lucidità che mi permettesse di chiedere il perdono di Dio e quello
dei miei fratelli in umanità, perdonando con tutto
il cuore, nello stesso momento, a chi mi avesse
colpito. [...] E anche tu, amico dell'ultimo istante,
che non saprai quello che starai facendo, sì, anche per te io voglio dire questo GRAZIE, e questo AD-DIO, nel cui volto ti contemplo. E che ci
sia dato di incontrarci di nuovo, ladroni colmati di
gioia, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di
tutti e due. Amen. Inch'Allah".
Soltanto il perdono può rompere la catena
dell'odio e della violenza. Perdonare è un atto di
profondo rispetto che permette di scoprire in colui che ci ha offeso, al di là di ogni dissomiglianza, l'immagine di Dio. Perdonare è riconoscere e
proclamare che, nonostante la nostra cattiveria e
la nostra ignoranza, Dio riconosce tutti noi come
figli e figlie amati visceralmente.
14
CarnetdiMarcia
Andrea Santoro
(Priverno, 7 sett. 1945 - Trebisonda, 5 feb. 2006)
È stato un presbitero italiano della Chiesa cattolica, morto assassinato in Turchia. Terzo figlio di
un muratore e di una casalinga e fratello minore di due sorelle, Andrea Santoro entrò adolescente in seminario, dove divenne compagno di
solo alla piccola comunità cattolica di Trabzon,
Vincenzo Paglia, cofondatore della Comunità di
ma anzi prese a cuore anche la situazione delle
Sant'Egidio. Nel 1970 Andrea finì gli studi di tedonne ortodosse venute dalla Georgia, spesso
ologia alla Pontificia Università Lateranense e il
vittima della prostituzione.
18 ottobre dello stesso anno divenne sacerdote
Nel pomeriggio di domenica 5 febbraio 2006,
nella parrocchia dei santi Marcellino e Pietro Ad
mentre don Santoro si trovava in chiesa con il
Duos Lauros. Conobbe il vescovo Franceschini,
suo giovane aiutante turco, entrarono in chiesa
Vicario Apostolico dell'Anatolia.
tre ragazzi che iniziarono a comportarsi con fare
Grazie anche alle richieste di quest’ultimo, don
arrogante. I ragazzi uscirono di chiesa.
Andrea ottenne il permesso di partire per la
Don Andrea si mise a pregare ed invitò il suo
Turchia l'11 giugno 2000. Dopo essere vissuto
aiutante a fare altrettanto. Mentre stavano prein un modesto appartamento, in accordo con il
gando, un uomo entrò in chiesa: don Andrea
vescovo, don Andrea prese in affitto una nuovide che una pistola era puntata alle sue spalle
va casa in stile armeno che fece chiamare “La
e gridò al suo aiutancasa di Abramo” e
te di buttarsi a terra;
l'adibì ad alloggio per
l'uomo gridò a gran
piccoli gruppi di pellevoce “Allah è grande”
grini. Durante il soge sparò due colpi di
giorno a Sanlıurfa, don
pistola, trafiggendo i
Andrea si prese cura
polmoni del sacerdoanche della comunità
te, che rimase ucciso.
cattolica di Trabzon
L'uomo scappò quin(Trebisonda), dove dal
Don Andrea Santoro
di attraverso il cortile
2001 non c'era più un
della chiesa gridansacerdote. Nel 2003 vi
do ancora “Allah è
si trasferì stabilmente
grande” e sparando
affrontando l'urgenun terzo colpo di pistola in aria. La mamma di
te restauro della chiesa e dell'ex-convento dei
don Andrea Santoro, alla notizia dell’uccisione
cappuccini: l'apertura quotidiana della chiesa
del figlio, ha esclamato: «Perdono con tutto il
permise a molti abitanti del luogo, che non conocuore». Quando un giornalista ha chiesto al pascevano il Cristianesimo, di incontrarlo per fargli
dre del protagonista di questo triste episodio, se
domande. Tale apertura tuttavia divenne presto
conosceva quelle parole, questi ha risposto: «Le
causa di screzi con alcuni giovani, che spesso
conosco e da quando le ho sentite, non ho che
gettavano sporcizia e oggetti verso la chiesa e
un solo desiderio nella mia anima. Vorrei poter
disturbavano don Andrea, fino a minacciarlo.
raccogliere il denaro sufficiente per poter andare
Anche il restauro del cimitero cristiano fu ostain Italia e baciare le mani di quella donna come
colato: la riparazione delle mura di cinta, riteatto di ringraziamento. Fatele sapere che appreznute giuridicamente un monumento storico, fu
zo molto la sua bontà. È una donna coraggiosa e
interrotta dai Beni Culturali. Poco dopo il cimisicuramente sarà stata un madre eccellente. Batero cristiano venne profanato, le lapidi divelte,
cerò le sue mani, anche se fosse l’ultima azione
altre parti distrutte; i vicini vi ricavarono pezzi di
della mia vita».
orto; su metà dell'area fu costruita una scuola,
in un'altra porzione una scalinata e una piazza.
Buona Strada, Elena
Don Andrea non rivolgeva la propria attenzione
«Alla vera pace
si arriva col perdono»
A - 2011
15
Cadendo da Cavallo...
don Fabio Gollinucci......................................................................................
C'è un limite
al perdono?
16
CarnetdiMarcia
Vangelo di Matteo, cap. 18
Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: "Signore, se il mio fratello commette colpe contro
di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a
sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico
fino a sette volte, ma fino a settanta volte
sette. Per questo, il regno dei cieli è simile
a un re che volle regolare i conti con i suoi
servi. Aveva cominciato a regolare i conti,
quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in
grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto
possedeva, e così saldasse il debito. Allora il
servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni
cosa". Il padrone ebbe compassione di quel
servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei
suoi compagni, che gli doveva cento denari.
Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo:
"Restituisci quello che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo:
"Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli
non volle, andò e lo fece gettare in prigione,
fino a che non avesse pagato il debito. Visto
quello che accadeva, i suoi compagni furono
molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro
padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone
fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo
malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito
perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche
tu aver pietà del tuo compagno, così come io
ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo
diede in mano agli aguzzini, finché non avesse
restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre
mio celeste farà con voi se non perdonerete
di cuore, ciascuno al proprio fratello".
infuocando il mondo
Q
di Gesù è sempre quella di comunicare la vita
uesto testo di Matteo, se confrontato
divina che Lui per primo riceve continuamente
con altri passi del vangelo o con le verdal Padre e di condividere con l'umanità la possisioni degli altri evangelisti evidenzia la
bilità di amare con la stessa forza d'amore di Dio.
necessità per un discepolo di Cristo del perdono
Questo spinge Gesù a raccontare una parabola
senza condizioni. L'uso del numero sette, che è
a chi lo sta ascoltando (anch'io?) per muovere
simbolo di totalità, ci permette di dire che peri cuori a conversione. Chi si lascia stupire dal
donare sette volte significa perdonare ogni volracconto e dall'atteggiamento di Cristo verso
ta che si presenta l'occasione, senza limiti. Per
ogni uomo, inizia ad entrare nel nuovo “mecquesto settanta volte sette vuol dire un numero
canismo” caratterizzato dal dono che non si
incalcolabile.
esaurisce mai. Se crediamo che tutto parte e riPer comprendere fino in fondo il senso di questo
parte sempre da Dio, possiamo essere sradicati
detto di Gesù, dobbiamo però chiederci perché il
dalla nostra convinzione che perdonare il fratello
vangelo di Matteo introduce una maggiorazione
e il nemico senza limiti sia difficile. Dovremmo
di perdono rispetto a Luca che si limita a dire di
piuttosto affermare che dal nostro punto di vista
perdonare il fratello solo sette volte al giorno, agnon è difficile perdonare: è impossibile. Passangiungendo anche la condizione “se si pente” (Lc
do invece al punto di vista divino, allora nulla è
17,4). Nel libro della Genesi leggiamo: «Lamec
impossibile a Dio!
disse alle mogli: "Ada e Silla, ascoltate la mia
Ed è proprio quando sperimento il Suo perdono
voce... Ho ucciso un uomo per una mia scalfittusu di me, anche nelle piccole cose, che mi si
ra e un ragazzo per un mio livido. 24Sette volte
apre un nuovo orizzonte fino a quel momento insarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette"
visibile. Il per-dono è un super-dono. Noi potrem(Gen 4,23-24). Perciò, per il vangelo di Matteo,
mo dire un dono esagerato, non corrispondente,
alla maggiorazione di vendetta fatta con arroganforse ingiusto. Ma la giustizia di Dio è giustizia
za da Lamek, Gesù di Nazareth contrappone una
d'amore che non lascia mai l'altro nella sua conmaggiorazione di perdono e così ribalta la scalata
dizione sub-umana, anche se per colpa sua.
della vendetta nella scalata dell'amore per il fratello, affinché il fratello che ha dato una controdon Fabio
testimonianza del vangelo non sia giudicato ed
escluso ma possa ancora condividere la vita della comunità. Possiamo quindi dire in conclusione
che per la comunità di Matteo il dovere di perdonare il fratello che ha peccato
contro il Padre ci è affidato da
NOI OGGI
Gesù stesso, perché ogni criQUESTO VANGELO PER
stiano è corresponsabile della
tro?
alla risposta di Gesù a Pie
- Come reagisco di fronte
santità del fratello, della sorella,
e della parabola?
ento del servo e del padron
e della comunità. Inoltre questo
- Cosa mi dice l'atteggiam
a che può aver mancato?
perdono del fratello deve esseal perdono del fratello/sorell
- In me: quale disponibilitàioni? Quali?
re senza condizioni, cioè dato
Sempre? A certe condiz
taria?
corresponsabilità comuni
come esprimiamo la nostra
sempre. Inoltre dobbiamo ricorco:
Fuo
an/
/Cl
ppo
gru
- Noi
oniamo?
Come ci correggiamo/perd
dare che lo scopo di Gesù non
no a quella più grande:
piccola comunità o si estendo
tra
nos
alla
o
itan
lim
si
o
è mai quello di cambiare o ag- La correzione/perdon
la Chiesa, la società?
giornare alcune leggi. La volontà
A - 2011
17
Treppiedi...
Michela Bertoni.............................................................................................
PERDONO:
scelta di libertà
“ Ho voglia di lasciare tutto…
ma Lui non mi lascerà mai, Lui:
perché eterno è il suo Amore”
Quaderno di Traccia
18
CarnetdiMarcia
una proposta
C
ome le tutte le scelte grandi della vita,
anche a quella di perdonare e di farsi perdonare si giunge attraverso un percorso
fatto di tappe, di momenti di stanca, di tentazioni: il perdono non è un’esperienza isolata, non
è un fatto emotivo, è una Strada intrapresa con
consapevolezza e volontà.
Il perdono non chiede la negazione dei fatti:
chiede anzi di saperli guardare con franchezza
e ti educa a farlo senza far prevalere il senso
del dolore e della colpa.
Il perdono non è cosa da timidi o deboli: chiede gesti e parole alti, sconvolgenti per molti,
chiede risposte controcorrente come le parole di Gesù nel Discorso della Montagna.
Rispondi così alla tentazione di omologarti
alla massa.
Il perdono non è passare oltre in modo semplicistico, non assumendosi la responsabilità di provare a cambiare le cose: è fare del
nostro meglio, è correggere il fratello con
Sensibilità e con Amore. Perdonare non è
assecondare o coprire le ingiustizie.
Perdonare è crescere, nel senso di diventare più adulti, più consapevoli. È andare avanti, fare un passo avanti, facendo
memoria e conservando l’esperienza ma
togliendo il rancore.
Invita in Clan o Fuoco una persona che
conosce la gioia del perdono dato e
ricevuto: guarda la luce che ne fa una
persona nuova: sa cos’è il peccato ma
si è liberata della colpa o dal rancore
che schiaccia.
Prega in Clan o in Fuoco per riuscire a
vivere il Perdono: Gesù ha preso sulle sue spalle tutti i nostri peccati, noi
possiamo provare a portare almeno
quello dei nostri fratelli e sorelle più
vicini. E sorridi: Lui ci ha già salvati,
e questo ci fa liberi.
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19
Apertamente
Vania Ribeca..................................................................................................
Elenco
di motivi
per cui
perdonare
P
rendo a prestito da un programma
televisivo andato in onda da poco, la
formula per confrontarci sulla parola
PERDONO (si tratta del programma “Vieni via con me” condotto da Fabio Fazio e
Roberto Saviano… a proposito vi invito a
discutere in Fuoco e in Clan sui contenuti
del programma e in generale sul ruolo dei
media, dato che la televisione è il mezzo
che più entra nelle nostre case e ci parla
più di quanto, ahimè, sappiamo parlare tra
noi… confidando a volte nella nostra assoluta lobotomia post-cena, post-lavoro, poststudio..! (Vedi anche il successo dei reality
di vario genere!).
Di seguito trovate un elenco di alcuni dei
motivi per cui un cristiano sceglie di vivere
l’esperienza del perdono nel proprio quotidiano.. poi approfittate e continuate voi durante una riunione e soprattutto nella vita a
trovare i vostri motivi…
20
CarnetdiMarcia
Perdono perché…
• Perdono
perché Gesù ha detto: quando pregate, pregate così…”padre nostro che sei nei
cieli sia santificato il tuo nome (…) e rimetti
a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo a
nostri debitori (…)
• Perché, dopo che ho perdonato un torto, sento che il peso sullo stomaco se n’è andato.
• Perché un giorno anch’io potrei dover chiedere perdono.
• Perché chi ha perdonato qualcuno sa che la
vita può tornare a sorridere..anche e soprattutto per colui che ho perdonato.
• Perché dopo che ho perdonato un amico/a so
che la nostra amicizia sarà fortificata.
• Perché se so perdonare vuol dire che so anche amare.
• Perché Dio nel suo immenso amore ci perdona ogni giorno e ci rende liberi con il sacramento della confessione.
• Perché tutti i santi ci hanno dimostrato che
perdonando si fanno i miracoli.
• Perché molta gente semplice ci dimostra ogni
giorno che perdonando si possono fare i miracoli.
• Perché dal rancore non può nascere un fiore.
• Perché crescere vuol dire anche ammettere
di aver sbagliato, chiedere scusa e impegnarsi
per ricevere il perdono di chi si aspettava altro
da me.
• Perché senza il perdono non si può costruire.
• Perché c’è speranza nel perdono.
• Perché per vivere ho bisogno degli altri, ma gli
altri possono anche sbagliare e non per questo non avrò più bisogno di loro.
• Perché anche io posso sbagliare.
• Perché perdonare ci rende persone migliori.
• Perché è difficile, ma la fede mi insegna che
posso portare una croce proporzionata alle
mie spalle... anche se a me sembrano sempre
un pò troppo piccole (!)...
• Perché sono ultima fra gli ultimi e non sta a
me giudicare.
• Perché Gesù a braccia aperte sulla croce ha
voluto pronunciare le sue ultime parole perdonando i suoi carnefici e l’intera umanità: Padre
perdonali perché non sanno quello che fanno.
• Perdoniamo perché oggi sappiamo quello che
dobbiamo fare.
Buona Strada, Vania
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Giocare il Gioco
a cura del Mago G.........................................................................................
Il tuo autoroscopo
Per diventare Qualcuno. Per fare della tua vita qualcosa di bello.
Per iniziare e portare avanti grandi cose. Cose che cambiano il mondo.
Un segreto: conosci te stesso. Sì, ma come? Leggi quanto segue e lo scoprirai...
Per conoscere i segreti del tuo autoroscopo rispondi alle domande qui di seguito (non di
fretta, ma sforzandoti di rispondere a ciascuna delle domande con un sì o con un no). Se hai
potuto rispondere lealmente almeno 8 volte su 10 con un “SÌ”, allora possiedi molto bene
la qualità di cui si tratta. Se hai da 5 a 7 “SÌ” possiedi solo benino tale qualità. Se hai 6 o più
“NO” è perché scarseggia veramente. Nessuna esitazione allora. Mettiti presto a coltivare,
per almeno un mese, o anche di più se necessario, questa famosa qualità.
IO? NOI! plurale o singolare?
Ci sono persone che sembrano conoscere solo una parte della loro grammatica. Ascoltatele parlare: «lo desidero
questa cosa. lo voglio quell' altra», ecc., sempre al singolare. Non usano mai le altre persone del verbo. Sempre
la prima. Sono degli egoisti. Altri invece parlano e soprattutto pensano e amano al plurale: «Se noi facessimo
questa cosa. Avete fame?». Costoro praticano la carità fraterna. E tu?
Dici «noi» più spesso che «io» (Conta un pò durante il corso di una giornata, per vedere)?
Sì
No
Quando uno ti arreca un torto, perdoni presto e completamente? (se sì, dopo quanto tempo?)
Sì
No
A casa sai a volte sacrificare un po' di tempo per divertire il tuo fratellino o distrarre un parente
anziano o malato?
Sì
No
Sei gentile con tutti, anche con chi ti stuzzica?
Sì
No
Hai l'abitudine di osservare le buone qualità degli altri, anziché i loro difetti?
Sì
No
Parli abitualmente bene degli altri?
Sì
No
Quando parlano male degli altri in tua presenza, cerchi di ristabilire la verità se ciò che si dice è
falso o di trovare qualche scusante se ciò che si afferma è vero?
Sì
No
Ti sforzi a volte di dare ai tuoi amici l'occasione di riconciliarsi con te?
Sì
No
Pensi spesso a parlare degli altri a Gesù e a offrire dei sacrifici per loro?
Sì
No
Sei costante nel Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione?
Sì
No
Numero dei “SÌ”: ....
Sostituendo i “NO” con dei “SÌ” diventerai
22
CarnetdiMarcia
-.-. | .- | .-. | .. | - | .- | - | . | ...- | --- | .-.. | .
4
c.i.t.
4chiacchiereintenda
Continua la nostra "rubrica fumetto" con le divertentissime vignette
da voi realizzate... vi ricordiamo che potete mandare le vostre
"4chiacchiereintenda" direttamente alla mail della redazione.
Buona lettura!
A - 2011
23
Vita da Rover...
Federica (Roma 15)........................................................................................
Perdono... che botta!
24
CarnetdiMarcia
vita da Scolta
M
i vengono i brividi solo a pensarci. Una
compito così difficile Lui non poteva
lasciarcelo, eh? Quante cose che mi
vengono in mente: abbracci non dati, parole mai
dette, sguardi che trafiggono. Non è semplice,
no, no no... non è alla nostra portata. Siamo talmente limitati, talmente piccoli.
Come possiamo perdonare se non siamo capaci neppure di amare? O forse... amore e perdono... magari vanno di pari passo. Ecco, sì,
respiro, faccio chiarezza. Forse non è così complicato come sembra. Ci vorrebbe solo un pò di
impegno, un pò di pazienza. Pazienza... Passo
dopo passo, lungo le strade d’Italia, col sudore
che imperla la fronte e lo zaino sulle spalle: ecco,
è la Marcia Francescana.
La Marcia verso il Perdono di Assisi, che ricongiunge al Padre. La Marcia che è desiderio profondo di Amore, di misericordia. Per sè e per
gli altri. Dopo giorni e giorni di cammino sotto il
sole, in compagnia dei frati minori delle Marche,
non c'è cosa più bella di essere accolti nella Piazza di Santa Maria degli Angeli, per ricongiungersi
con tutti i marciatori d’Italia e ricevere il Perdono,
il 2 agosto, durante la festa nata proprio per volere del giullare di Dio.
“Una notte del 1216 San Francesco fu
visitato durante la preghiera nella
Porziuncola dal Cristo e dalla Madre
Santissima; ad essi il Santo rivolse la
richiesta che ad ogni persona, pentita e
confessata, che avesse visitato quella chiesa
fossero rimesse completamente tutte le colpe.
Bacio il suolo, prendo per mano i miei compagni
di viaggio ed insieme attraversiamo la Piazza.
La Porziuncola ci attende, ci accoglie ed infine
ci stringe in un tenero abbraccio misericordioso.
Che gioia allora poter gridare a tutti, con le lacrime agli occhi: “Buon Perdono!”
Federica
A - 2011
25
Custodi della terra
Marco Fioretti................................................................................................
Una proposta sulla GMG
Questa volta, scegliere il tema per i Custodi è stato davvero facile. È vero, come capirete fra poche righe, che è una scelta
con cui ci guadagno, nel senso che ho risparmiato un pochino di tempo riciclando un paio di paragrafi delle scorse rubriche.
Però, a parte il fatto che riciclare per un Custode della Terra è una virtù, non è colpa mia. Mi ci costringono le circostanze
presenti e future. Sto scrivendo subito dopo l'edizione 2010 della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (vedi link).
Sto scrivendo subito dopo avere di nuovo visto in TV le strade di Napoli sommerse dalla spazzatura e Roberto Saviano che
spiegava ancora una volta tutte le radici non napoletane del problema. Sto scrivendo subito dopo aver letto che Roma, dove
vivo, se non cambia seriamente sistema fra un anno sarà come Napoli oggi, perchè butta tutta la sua spazzatura in una discarica che fra un anno sarà piena. Sto anche scrivendo subito dopo aver letto un'altra cosa, che però vi dirò fra un qualche
paragrafo. Prima (ri) parliamo di spazzatura.
Per non buttare la spazzatura...
basta non comprarla
Nel primo numero dei Custodi (CdM 2009/C)
ricordavo che come Scout Cattolici dobbiamo stare attenti alla spazzatura perchè, oltre
al sesto articolo della Legge, ce lo chiede la
stessa Chiesa: “secondo la CEI, chi abita in
Italia produce ogni anno oltre mezza tonnellata di rifiuti. Sono perciò rilevanti e apprezzabili
tutte le iniziative miranti a contenerne la produzione, quali la riduzione degli imballaggi o la
realizzazione di prodotti facilmente riutilizzabili
e riciclabili.”
Recentemente ho letto una frase sulla produzione dei rifiuti che mi è piaciuta moltissimo. Purtroppo non riesco a ritrovare la fonte, ma diceva
più o meno così: “finchè saranno considerati
una risorsa (cioè qualcosa di positivo che crea
lavoro o energia, con gli inceneritori e le attività
di riciclaggio) i rifiuti non spariranno mai: continueremo a produrli in quantità enormi, anche
quando potremmo farne a meno, ma con problemi altrettanto enormi, dall'inquinamento alle
infiltrazioni criminali”. Ora è chiaro che se la vita
di oggi è civile lo è anche perchè sono disponibili
tanti prodotti che sono assai meno ecologici del
Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti: www.menorifiuti.org
Come comprare meno rifiuti:
•http://www.ischiablog.it/index.php/economia-e-turismo/i-nostri-suggerimenti-per-la-riduzione-dei-rifiuti/
•http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/10/11/15/emergenza-rifiuti-problema-europa-vademecum.html
26
CarnetdiMarcia
legno ma di cui sarebbe
assurdo fare a meno.
Dagli assorbenti ai computer, siamo circondati
di oggetti utilissimi che
è ancora impossibile1, o
almeno molto costoso,
fabbricare in versioni
completamente biodegradabili. Quei rifiuti ci
sono e vanno smaltiti
come si deve. È anche
innegabile che tante cause della crisi dei rifiuti, a
partire da quelle (ri)denunciate da Saviano a Vieni
Via con Me, vengono, come si dice, da lontano.
Sono problemi gravissimi che stanno “a monte”
e quindi vanno risolti a livelli al di là di quelli di
cui parliamo qui. Senza assolutamente negare
quelle cause, quello che ho appena visto in TV
mi costringe ad attirare la vostra attenzione sulle
altre, quelle che ognuno di noi può affrontare
e risolvere da solo e da oggi: senza aspettare
la manna dal cielo, senza finanziamenti pubblici,
senza chiedere permessi a nessuno. Tanti dei
rifiuti che buttiamo ogni giorno nei cassonetti
(differenziati o no, non cambia NULLA ai fini del
discorso che segue) erano rifiuti già quando li
abbiamo comprati. Se non li avessimo comprati
non avremmo il problema di come buttarli.
Quindi vi chiedo:
• Dovunque viviate, state già mettendo sistematicamente in pratica tutti i consigli su come
COMPRARE meno rifiuti contenuti nelle due
pagine Web segnalate in fondo, e nelle mille
altre simili che si trovano con due clic su Internet?
• Avete già fatto attività in Clan/Fuoco/Gruppo/
Parrocchia per promuovere quelle stesse abitudini intorno a voi? Se sì, perché non ce lo
fate sapere? I buoni esempi sono contagiosi!
Proposta sulla GMG e su tutte le
altre attività. Sarebbe bello se...
A inizio rubrica ho detto “Sto anche scrivendo
subito dopo aver letto un'altra cosa”. Quell'altra
cosa sono le prime comunicazioni associative
sulla partecipazione di Clan e Fuochi FSE alla
Giornata Mondiale della Gioventu del 2011, a
Madrid. Molti ci andranno in aereo, che è un'altra di quelle cose utilissime e irrinunciabili ma
tanto inquinanti. Sarebbe bello, oltre a essere
un'eccellente pubblicità per l'Associazione, se
chi parteciperà alla GMG lo facesse a impatto
zero, o comunque col minor impatto ambientale
possibile. Ci sono tanti modi per farlo, dal piantare alberi per compensare la CO2 prodotta nel
viaggio all'usare sul posto solo cibi con imballaggi ridotti e possibilmente biodegradabili.
E poi sarebbe bello se il 2011 fosse l'anno in cui
cominciare a marciare seriamente su una Strada
che sarà lunga ma non possiamo non tentare:
quella di rendere, sistematicamente e coscientemente, tutti i Campi, le Uscite e tutte le altre
attività della nostra Associazione a impatto zero
o quanto più possibile vicino a zero.
Sempre su Cdm 2009/C scrivevo:
Riportare a casa senza lasciare traccia tutta la
spazzatura prodotta in Uscita non basta!...
Dobbiamo tutti iniziare seriamente, partendo da
Uscite e Campi Scout, a fare sempre la spesa in
modo da minimizzare gli imballaggi dei cibi,
almeno quelli più inquinanti.
E poi concludevo con diverse proposte pratiche
di attività. Qualcuno le ha provate? Rispetto
al 2009, oggi abbiamo parecchie migliaia di
tonnellate in più di ragioni per farlo.
Buona Strada e buona custodia,
Marco, [email protected]
(1) In realtà non è vero che sia impossibile fabbricare assorbenti biodegradabili: ho scoperto proprio scrivendo quest'articolo che esistono già da
almeno due anni http://www.icea.info/Default.aspx?tabid=57&articleType=ArticleView&articleId=121
A - 2011
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Scienza dei boschi
Marco Fioretti................................................................................................
Lasciare il sentiero (e quel che c'è intorno)
meglio di come l'abbiamo trovato
Nel suo ultimo messaggio B-P ci ha chiesto di lasciare il mondo migliore di come l'abbiamo trovato.
Questo è un invito applicabile in ogni momento della vita, anche da chi non sa nulla di Scoutismo.
Per noi che siamo Rover e Scolte che passano un sacco di tempo sulla Strada, cioè in escursione
sui sentieri (vero?!?) vale però anche in senso letterale. Quanta attenzione prestiamo al nostro
impatto sul suolo delle nostre camminate? Non parlo soltanto dell'impatto puramente fisico che
abbiamo, nel momento in cui passiamo sopra un certo punto. Come spiegherò fra un attimo, quello è
importante, ma altrettanto importanti, anche per persone che non vedremo mai, sono le conseguenze di quanto facciamo a un sentiero dopo essere tornati a casa.
Camminare
Un Clan o un Fuoco non ancora abituati alla Strada, quella con la S maiuscola, camminano sui sentieri come una qualsiasi comitiva di amici dentro
un centro commerciale: più o meno ammucchiati,
con gli occhi fissi per terra oppure solo gli uni agli
altri, ignorando tutto il resto e senza badare troppo
a dove si mettono i piedi. Questo è un peccato,
perchè si perde almeno metà del piacere di stare
all'aperto,è pericoloso ma è anche un problema
per la conservazione del territorio. Foreste e, soprattutto, montagne, sono ambienti delicatissimi.
Oltre una certa quota possono esserci solo pochi
centimetri di terreno, che magari hanno impiegato decenni per accumularsi, fra l'aria e la roccia.
28
CarnetdiMarcia
Quella pellicola di terreno è importante perchè
permette la crescita delle piante e rallenta il percorso dell'acqua piovana verso valle (e purtroppo
sappiamo benissimo dalla TV quanti danni riescono a fare piogge e piene in Italia grazie al degrado
del territorio).
Il fondo dei sentieri e tutto il resto dell'ambiente
montano, è continuamente soggetto a erosione.
Quello è un fenomeno naturale inevitabile ma assai lento. Andare sui sentieri senza badare a dove
si mettono i piedi può accelerarlo moltissimo,
senza alcuna necessità. Questo danneggia l'ambiente, lo rende più brutto e, in casi estremi, crea
anche problemi di sicurezza (un sasso che faccia-
mo rotolare a valle può finire in testa a qualcuno).
Questa non è un'ipotesi teorica o una fissazione da integralisti, per un motivo semplicissimo:
oggi siamo tantissimi ad andare in montagna,
Scout e non. Molti più di una volta. I nostri padri e
nonni potevano permettersi il lusso di camminare
fuori dai sentieri, noi molto meno. Oggi non siamo
troppi in generale, ma siamo sicuramente troppi
per andare in giro in certi luoghi senza prestare la
massima attenzione.
Uscire dal sentiero danneggia le piante e accelera
moltissimo l'erosione. Avete presenti tutte quelle
“scorciatoie” create dagli escursionisti tagliando
dritto sui tornanti di un sentiero solo per risparmiare qualche secondo? Quelle alla prima pioggia
diventano rivoletti che in una sola stagione diventerano solchi permanenti molto più larghi di quelli
lasciati originariamente dagli scarponi. Questo non
vale soltanto in alta montagna, ma anche nei boschi e sulle collinette dietro casa. Zone umide, rive
dei corsi d'acqua e addirittura i sentieri in piano
che passano attraverso tratti fangosi sono ancora
più sensibili. C'è addirittura chi consiglia, quando
un sentiero passa attraverso un tratto fangoso, di
camminare nel fango se possibile. Perchè aggirandolo il tratto fangoso tenderà ad allargarsi. Quando
marciate non uscite mai dal sentiero già battuto a
meno che non sia davvero necessario. Anche per
dare l'esempio! Tanta della gente che incontriamo
sulla Strada magari ci prende in giro ma poi, anche
inconsciamente, ci prende a esempio e imita quello che facciamo noi, non il turista della domenica
appena uscito da qualche rivista di abbigliamento,
perchè di lui si fida molto meno.
Un altro servizio che possiamo e dobbiamo fare
lungo i sentieri è segnalare subito a chi di dovere
ogni problema, tipo smottamenti, segnali divelti e
così via, e magari collaborare con loro nella manutenzione. Prima di partire per la Route, scoprite chi sono i gestori di tutti i singoli sentieri che
percorrerete. Normalmente si tratta di sezioni del
CAI, ma non sempre. Chiunque siano i responsabili, durante la marcia tenete un diario dettagliato
di tutti i problemi che notate e spediteglielo subito
dopo essere tornati a casa.
Anche partecipare alla manutenzione dei sentieri
è un servizio utilissimo. L'avete mai preso in considerazione? Attività di questo genere vengono
programmate ogni anno e non richiedono competenza particolari, visto che comunque si svolgono con la supervisione di un esperto: si tratta
di tagliare eventuale vegetazione che ostruisce il
passaggio, risistemare alcune curve o ripristinare
la segnaletica. Si potrebbe addirittura adottare permanentemente un breve tratto di qualche sentiero, tornandoci ogni qualche anno per mantenerlo
sempre in perfetta efficienza.
L'ultima attività che propongo in questo campo è
la mappatura. Per le attività Scout, anche in terza branca, bastano carta e bussola, come ho già
spiegato in una puntata precedente della rubrica.
Però un motivo valido per portarsi in Route un navigatore GPS da trekking può esserci eccome, se
potete permettervi la spesa e avete davvero intenzione di usarlo come servizio: portatevelo dietro
per costruire una traccia completa del percorso
e, appena tornati a casa, caricatela su http://openstreetmap.org. In questo modo avrete fornito,a
tutti gli altri escursionisti che vorranno percorrere la stessa zona e senza nemmeno fare fatica,
una mappa dettagliata che li aiuterà a pianificare
l'escursione nel modo migliore.
E quando scappa?
I terreni e le acque nelle aree protette (o che dovrebbero essere protette) possono essere molto
sensibili, oltre che ai passi e ai detersivi, anche
a un altro fattore inquinante, cioè i nostri escrementi. La contaminazione delle acque attraverso
le feci può diffondere germi di vario tipo. Fate di
tutto per non lasciare mai queste tracce del vostro
passaggio a meno di 100 metri da un eventuale
corso d'acqua e seppellite sempre tutto, carta
igienica compresa.
Buona Strada, [email protected]
A - 2011
29
Vita associativa
RS
Route/Campo
Mobile Nazionale 2012
Lo
sai che dal 04 al 12
io per
l’altro
2012
Guide e Scout
agosto 2012, al confid’Europa
ne tra Veneto e Friuli
Venezia Giulia ci ritroveremo tutti
insieme, Clan e Fuochi d’Italia (ed
anche qualche fratello e sorella
d’Europa), per vivere una meravi-
io e
l’altro
2011
Uscita Nazionale
Capi Clan
Capo Fuoco
Soriano
26-27 settembre ‘09
Branca Scolte
Banca Rover
io
2010
30
CarnetdiMarcia
gliosa avventura: il Campo Mobile
/ Route Nazionale 2012???
Segna subito sul tuo calendario
quei giorni, dai un’occhiata alla
cartina per intuire dove saremo
e… comincia a sognare!!
Ti aspettiamo, Michela e Gipo
Friuli Venezia Giulia
Piano redazionale
Cosa abbiamo realizzato e... cosa faremo.
2009
2010
2011
√ C - IO
√ D - Sogni
√ A - Dolore
√ B - Coraggio
√ C - Sfide
√ D - IO E L'ALTRO
√ E - Confronto
√ A - Perdono
B - Tempo
C - Fatica
D - IO PER L'ALTRO
E - Vocazione
2012
A - Paura
B - Libertà
C - Strada
FORSE NON HAI ANCORA
NELLA TUA BIBLIOTECA LE
A - 2011
31
L'altracopertina... di Giorgio Sclip
Riflettendo sul perdono...
“Perdonate
e sarete
perdonati!”
(Lc 6,37)
Solamente chi è forte è capace di
perdonare. Il debole non sa né
perdonare né punire.
(Gandhi)
Amare non significa trovare la perfezione,
ma perdonare terribili difetti
(Rosamunde Pilcher)
Perdonare e dimenticare vuol dire
gettar dalla finestra una preziosa
esperienza già fatta.
(Arthur Schopenhauer, Parerga e
paralipomena, 1851)
La persona che non vuole o che non può perdonare
non riesce facilmente a vivere il momento presente.
Si aggancia con ostinazione al passato e, proprio
per questo, si condanna a sciupare il presente.
(Jean Monbourquette)
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Carnet_di_Marcia_2011_1 - Gruppo scout Roma 65 FSE