PROGETTO RELATIVO ALLA SEZIONE DI PRIMO LIVELLO PER DETENUTI TOSSICODIPENDENTI - CASA CIRCONDARIALE DI IVREA Descrizione del fenomeno su cui il progetto vuole incidere In riferimento ad una rilevazione puntuale effettuata il 31.12.2003 (fonte: Ministero della Giustizia Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), su 4524 detenuti negli Istituti Penitenziari piemontesi, il dato di prevalenza della tossicodipendenza è costituito da 1479 soggetti, di cui 1391 uomini e 88 donne (sono dati sottostimati poiché si riferiscono ad una popolazione alla quale è difficile far una rilevazione epidemiologica chiara e sistematizzata; ciò è legato alla complessità dell’inquadramento diagnostico accertabile in ambito penitenziario e alla presenza di un sommerso difficilmente quantificabile e rilevabile: la problematica della dipendenza si nasconde e si intreccia nelle maglie della devianza e del disagio sociale, e viene assoggettato alle leggi interne dell’omertà e del carcere). Sempre riferito al 31.12.2003, risultano solo 231 tossicodipendenti che hanno potuto usufruire di benefici alla pena ed essere curati in alternativa al carcere; rapportata con il numero dei detenuti tossicodipendenti ne consegue circa un rapporto di 1 a 6: quindi, permane una percentuale alta di soggetti con problematica inerente alla tossicodipendenza che non possono usufruire immediatamente o in modo assoluto di programmi terapeutici e riabilitativi all’esterno del carcere. Tali soggetti gravitano intorno alla problematica della carcerazione, che costituisce per il tossicodipendente un progressivo passo nell’emarginazione e un ulteriore fattore di rischio, che va ad aggiungersi a quello prodotto dalla dipendenza. La rilevazione dell’incidenza a livello regionale è più complessa e difficile poiché gravano più variabili, parzialmente controllabili, determinate da: la mancanza di uno studio epidemiologico monitorato; il sovraffollamento; il fattore della custodia cautelare, che determina un flusso non monitorizzabile di individui che entrano per brevi periodi in carcere. Il carcere può rappresentare per molti giovani, detenuti per reati finalizzati all’acquisto della sostanza e comunque non delinquenti abituali, l’occasione per entrare in circuiti delinquenziali di più vasta portata, che possono rappresentare per loro, dopo la scarcerazione, un riferimento ed un aiuto pagati al prezzo di altri reati. A conferma di ciò, il dato rilevante e sicuramente rappresentativo è quello riferito al campione di 115 tossicodipendenti inseriti nella Sezione di primo livello della Casa Circondariale d’Ivrea negli anni 20012004 (vedi dossier allegato): solo 10 soggetti erano nella loro prima carcerazione e, tra questi, 3 sconosciuti dal Servizio Tossicodipendenze (Sert); mentre gli altri avevano alle loro spalle già almeno una carcerazione e, in 85 casi, programmi terapeutici falliti. In riferimento a quest’ultimo dato, i soggetti che prima della detenzione hanno già stabilito un’embrionale relazione di aiuto con il Servizio Tossicodipendenze (Sert) o Comunità o altra agenzia similare, il periodo di restrizione rappresenta una grave discontinuità terapeutica, che può provocare una frattura nel processo di maturazione, con la difficoltà 1 dell’elaborazione del fallimento. Nei soggetti che appartengono al cosiddetto “sommerso”, l’esperienza custodiale può costituire una conferma della sfiducia che hanno in sé e negli altri, allontanandoli dall’opportunità che la detenzione apre nel corso della propria storia: quella di poter “fermare l’uso e staccare la spina” attraverso la reclusione, di poter riconoscere le proprie problematiche e di motivarsi per un percorso terapeutico. Nel tossicodipendente la reclusione rischia di avviare comportamenti sempre più a rischio come l’autolesionismo, l’omosessualità forzata e la ricaduta in cui c’è il pericolo che venga messa a repentaglio la tutela della propria e altrui salute. Pertanto, all’interno dell’ambiente penitenziario i tossicodipendenti manifestano un bisogno di contenimento del disagio della tossicodipendenza e della detenzione, che abbastanza spesso rappresenta un’occasione per “fermarsi”, per essere aiutati e incominciare a riconoscere i propri problemi e per motivarsi per un percorso terapeutico. La presenza di detenuti non sufficientemente e adeguatamente motivati e/o non preparati e/o non idonei per un percorso terapeutico riabilitativo esterno fa emergere la necessità di un luogo e di un percorso specifico intramurario in cui il bisogno è quello di acquisire la capacità di aderire ad un successivo programma terapeutico all’esterno riducendo la possibilità del drop out e aumentando il proprio livello motivazionale. Il fallimento con la ricaduta, la recidiva carceraria e la discontinuità terapeutica per molti, l’assenza della tutela della salute, la progressiva cronicizzazione della propria tossicodipendenza, la perdita dell’integrazione sociale, i rischi correlati all’abuso e al consumo di stupefacenti, connessi a stili di vita potenzialmente dannosi durante e successivamente la carcerazione rappresentano sicuramente i fattori più delicati che il progetto vuole cogliere e tentare di arginare. La povertà e l’assenza della capacità di stabilire relazioni interpersonali, la sfiducia e la bassa stima di Sé, la perdita della competenza sociale e la mancanza di informazioni utili e che orientano i soggetti rispetto a poter fare delle scelte e a mettere in atto strategie funzionali costituiscono i fattori da supportare in riferimento alla costruzione di progetti in alternativa o alla fine della carcerazione. Il progetto La carcerazione del tossicodipendente, quindi, costituisce un progressivo passo nell’emarginazione e un ulteriore fattore di rischio, che va ad aggiungersi a quello prodotto dalla dipendenza, con la lacerazione progressiva dal proprio ambiente sociale e familiare, nel quale si è manifestato il disagio: all’interno dell’ambiente penitenziario i tossicodipendenti manifestano un bisogno di contenimento del disagio della detenzione e della tossicodipendenza con i problemi a loro connessi. Il detenuto tossicodipendente sembra essere pertanto una persona doppiamente impedita nelle sue capacità di scelta e di azione perché oltre ad essere separata fisicamente dal proprio mondo familiare e sociale lo è anche dalla sostanza stupefacente con la quale manteneva una relazione quanto mai complessa e che lo fa individuare nell’ambito del carcere diverso dagli altri detenuti e spesso da loro mal sopportato. Nello stesso tempo, proprio in virtù di questa separazione, riemerge con tutta la sua 2 pregnanza quel mondo emotivo, affettivo che con l’uso della sostanza egli allontanava e anestetizzava” (Giampiero Ferrario). È in questo contesto, che viene concepito e nasce il progetto “Programma terapeutico trattamentale finalizzato al trattamento dei tossicodipendenti detenuti nella sezione a detenzione attenuata di primo livello in integrazione tra il Sert di Ivrea e la Casa Circondariale di Ivrea”, avviato nella sua fase preparatoria e preliminare nel mese di ottobre 2000 e iniziato nel mese di marzo 2001 con l’insediamento dell’équipe. Il suddetto progetto è stato finanziato dal Fondo Nazionale per la Lotta alla Droga, Legge 309/90, trasferito alle Regioni ex art. 1 comma 2 L. 18/02/1999 n. 45. Proposto dall’ASL 9 di Ivrea1, è stato sottoscritto dalla CASA CIRCONDARIALE di Ivrea e dal PROVVEDITORATO REGIONALE dell’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA del Piemonte e della Valle d’Aosta. Il responsabile del progetto è il dott. Carlo ZARMATI, direttore del Servizio Tossicodipendenze dell’ASL 9. La sezione a custodia attenuata di primo livello è rivolta a detenuti tossicodipendenti che richiedono o che siano disponibili ad affrontare uno specifico programma terapeutico trattamentale, che ha la finalità di preparare i soggetti ad un progetto terapeutico esterno, individuato con il Sert di appartenenza del detenuto, o intramurario presso la sezione di 2° livello “Arcobaleno” del carcere “le Vallette” di Torino. La proposta dell’inserimento, previa la disponibilità del detenuto, può avvenire dalla segnalazione degli operatori penitenziari o degli operatori dei Sert Le condizioni minime per poter essere inseriti sono: • avere una diagnosi di tossicodipendenza; • la presenza di una motivazione sufficiente e la disponibilità ad aderire ad un progetto terapeutico; • avere un contenuto indice di pericolosità sociale (tendenzialmente saranno esclusi i soggetti compromessi con la criminalità organizzata); • l’assenza di fattori circoscrivibili e individuabili che compromettano la custodia e la tutela dell’incolumità fisica e psicologica del detenuto e degli altri soggetti inseriti. • non essere recluso presso una sezione protetta o in quella per i collaboratori di giustizia; • l’accettazione del contratto d’adesione e del regolamento della Sezione; Se la decisone di passaggio alla Sezione di primo livello è positiva o se è stato inserito tramite il trasferimento da un altro carcere ad Ivrea si definisce l’operatore di riferimento tra i consulenti del progetto, che prende in carico e seguirà il detenuto tossicodipendente nel suo cammino all’interno del programma terapeutico e trattamentale. Nel frattempo l’assistente sociale comunica al Sert di appartenenza dell’avvenuta presa in carico e dell’avvio del progetto intramurario individualizzato presso la Sezione di primo livello. 1 Il Sert d’Ivrea collabora dal 1991 con la Casa Circondariale del territorio. 3 Il giorno successivo l’educatore professionale o l’assistente sociale del progetto mette a conoscenza il nuovo entrato del regolamento interno e gli fa sottoscrivere il “contratto di ingresso”. Da questo momento la persona è inserita e gli viene compilata una cartella personale che verrà aggiornata periodicamente dall’operatore di riferimento e seguirà il soggetto fino alla sua scarcerazione, momento in cui verrà archiviata e conservata aggiornata con le informazioni del follow up2. All’interno del progetto, in integrazione con gli operatori penitenziari, è operativa un’équipe di consulenti, coordinata dal dott. Marcello GIOVE, psicologo e responsabile Sert équipe carcere, ed è costituita da: ¾ dott.ssa Elena BOSTICCO, medico, ¾ dott. Enrico BELLONE e dott.ssa Stefania COCCO, psicologi, ¾ dott.ssa Cecilia GALLERANI, assistente sociale, ¾ sig. Alessandro GANCI, educatore professionale, ¾ dott. Davide MARTINOLI e dott. Simone RUSCONI, animatori e soci dell’Associazione “L’Arvicola o.n.l.u.s.“. COM'È ORGANIZZATA LA SETTIMANA Attualmente la sezione di primo livello è strutturata di modo che le varie attività e i momenti di gruppo siano svolti nell’ arco della settimana in maniera costante. A tale proposito si è pensato di istituire un planning al fine di pianificare la settimana e dare agli utenti inseriti nel progetto la possibilità di sapere con un certo anticipo quali saranno le attività proposte durante la settimana . Queste attività sono anche state “suddivise” per evitare il più possibile di lasciare lunghi periodi “buchi”. V. pagina seguente… 2 da effettuarsi telefonicamente con il Sert di riferimento dopo 3-6-12 mesi dall’uscita dal carcere. 4 GIORNO ORARIO LUNEDI’ Mattino MARTEDI’ Mattino Pomeriggio MERCOLEDI’ Mattino Pomeriggio GIOVEDI’ Mattino Pomeriggio VENERDI’ Mattino Pomeriggio OPERATORI ATTIVITA’ PRESENTI Bosticco, Ganci • Colloqui individuali • Attività educativa in piccoli gruppi (Ganci) Bellone, • Colloqui individuali Bosticco, Cocco, • Attività educativa in piccoli gruppi (Ganci) Gallerani, Ganci • Riunione coordinamento équipe Progetto (Giove, Bellone, Bosticco, Cocco, Gallerani, Ganci) Bellone, Cocco, • Colloqui individuali Gallerani, • Attività educativa in piccoli gruppi (Ganci) Ganci, Martinoli, • Ore 13.00-17.00: Attività di animazione Rusconi (Incontri d’animazione individuali e in piccoli gruppi, laboratorio di attività espressive, cineforum) (Martinoli e Rusconi) Bosticco, • Colloqui individuali Martinoli, • Ore 8.30-12.30: Attività di animazione Rusconi (Incontri d’animazione individuali e in piccoli gruppi, laboratorio di attività espressive, cineforum) (Martinoli e Rusconi) Bosticco, • Colloqui individuali • Ore 15.00-17.00: Gruppo di counselling sanitario (Bosticco) Bellone, • Colloqui individuali Bosticco, Cocco, • Attività educativa in piccoli gruppi (Ganci) Gallerani, Ganci • Riunione Sert – operatori penitenziari (mensile) Bellone, Cocco, • Colloqui individuali Gallerani, Ganci • Attività educativa in piccoli gruppi (Ganci) • Ore 15.30-17.00: Gruppi psicologici “A” e “B” (Bellone, Cocco) I gruppi vengono alternati settimanalmente Bosticco, • Colloqui individuali Martinoli, • Ore 9.00-12.30: Attività di animazione Rusconi (Incontri d’animazione individuali e in piccoli gruppi, laboratorio di attività espressive, cineforum) (Martinoli e Rusconi) Ganci • Colloqui individuali • Attività educativa in piccoli gruppi (Ganci) Il planning settimanale: aggiornato al 12.01.2005 5 GIORNATA-TIPO 8.00 8.30 9.15 Sveglia e colazione (per chi lavora in fabbrica, va a scuola o partecipa a qualche corso inizio attività) Incontro del mattino (momento di discussione e organizzazione della giornata) pulizie (cella, sezione, salette, rotonda e ufficio ispettore) inizio attività – aria 11.30 preparazione tavola per pranzo 12.00 pranzo 13.00 aria 15.00 attività a seconda dei giorni 17.30 preparazione cena 18.30 cena 19.00 tempo libero 20.00 fine giornata reingresso e chiusura nelle celle. OBIETTIVI In riferimento al progetto, già in fase di attuazione, si articolano e si graduano in modo coerente e contemporaneo vari obiettivi ai quali fa riferimento il programma terapeutico trattamentale realizzato all’interno della Sezione della Casa Circondariale di Ivrea. Gli obiettivi generali sono: 1. promuovere la tutela della salute e l’integrazione sociale durante la carcerazione e nella prospettiva dell’uscita dal carcere; 2. stabilire un continuum tra il prima e il dopo la detenzione (sia a livello terapeutico, che di rete dei servizi e con il territorio) sostenendo il delicato processo di maturazione e di motivazione del tossicodipendente; 3. realizzare un nuovo stile di vita intramurario più adeguato ai propri bisogni, migliorare le capacità di stabilire relazioni interpersonali e promuovere l’enpowerment; 4. aumentare la consapevolezza della propria condizione di tossicodipendenza e delle problematiche correlate ad essa; 5. sostenere, orientare, motivare il soggetto per un trattamento più avanzato, per un progetto extramurario o comunque da proseguire successivamente; 6. ristabilire legami familiari o con le figure significative. Gli obiettivi specifici sono: 6 1. dare un’informazione capillare e ripetuta nel tempo sui rischi correlati all’abuso di droghe e sulle patologie connesse allo stato di tossicodipendenza e, per quelle infettive, sui comportamenti che ne facilitano il contagio; 2. far crescere il livello d’informazione (conoscenze concrete, pratiche e utili sulle terapie e sui trattamenti, sulle possibilità offerte all’interno e all’esterno del carcere, sugli aspetti legali e legislativi; indicazioni sui servizi psico-sociosanitari, sulle associazioni e sulle varie risorse presenti sul territorio di appartenenza); 3. mantenere l’aggancio o stabilire-ristabilire un contatto con il territorio di provenienza dando continuità progettuale in riferimento soprattutto alla storia personale e ai vari tentativi messi in atto per la propria condizione di tossicodipendenza; 4. modificare lo stile di vita carcerario, rinforzando e migliorando la qualità della vita e delle relazioni, utilizzando le risorse esistenti all’interno dell’Istituto penitenziario ed utili ai fini di una riduzione del disagio presente durante la carcerazione: aumento della vivibilità del carcere stesso durante la detenzione; 5. favorire il contatto con i programmi esterni all’Istituto e successivi al percorso effettuato, avviare un progetto terapeutico iniziale ed elaborare un progetto terapeutico-riabilitativo intra- o extramurario, da realizzare in fase successiva; 6. promuovere i contatti e le relazioni con la famiglie o con le figure significative. Gli standard minimi che gli indicatori devono soddisfare sono ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ acquisizione di informazioni utili sui rischi correlati all’abuso di droghe e sulle patologie e, per quelle infettive, sui comportamenti che ne facilitano il contagio; acquisizione d’informazioni (conoscenze concrete, pratiche e utili sulle terapie e sui trattamenti, sulle possibilità offerte all’interno e all’esterno del carcere, ecc.); ripresa o avvio dei contatti con il Sert di riferimento o altra agenzia o risorsa intramuraria e del territorio; miglioramento della qualità della vita e delle relazioni in Sezione; avviamento di un progetto terapeutico individuale all’interno della Sezione come momento preparatorio di un progetto terapeutico da seguire all’esterno; ripresa dei rapporti familiari o delle relazioni significative presenti nel territorio d’origine. 7