COMUNE DI CASTIGLIONE DELLA PESCAIA Provincia di Grosseto Ufficio Stampa Rassegna Stampa Sabato 26 febbraio 2011 IL TIRRENO Ordine di demolizione al camping Sopralluogo dei vigili: abusive 180 coperture e 100 casette-cucina Il Comune ha dato 60 giorni al vecchio gestore, la Hidalgo, ma rischia di dover fare in proprio tutti i lavori FRANCESCA FERRI GROSSETO. Cento casette in legno e centottanta ricoveri per roulotte disseminati per la pineta. È una specie di accampamento, un villaggio nel villaggio, quello che i vigili urbani hanno scoperto al campeggio comunale “Principina” di Principina a Mare, lo scorso 20 gennaio. E tutto, secondo il settore Gestione del territorio del Comune di Grosseto, abusivo, spuntato a dispetto di qualsiasi norma e vincolo del territorio per mano del vecchio gestore del campeggio, la Hidalgo srl di Follonica. I vigili lo hanno scoperto quando, a gennaio, hanno fatto un sopralluogo nel periodo di intervallo tra la rescissione del contratto con Hidalgo, avvenuta a novembre 2010, e l‟attesa dell‟arrivo del nuovo gestore. Ed ecco quello che hanno trovato. In 180 piazzole erano ben piantate al suolo e assicurate anche con picchetti e tiranti altrettante coperture costruite con tubolari di metallo, tetto impermeabile di plastica e, quasi tutte, con rivestimento in telo verde ombreggiante ai lati. All‟interno, roulotte e accessori da campeggio che, in questo modo, erano messi al riparo da resina, aghi di pino e intemperie. In un centinaio di queste piazzole accanto ai ricoveri per roulotte, c‟erano anche delle piccole casette in legno ad uso cucina. Tutto quanto, secondo i riscontri del Comune, costruito in barba ai vincoli che tutelano il territorio e senza le necessarie autorizzazioni. Il campeggio si trova, infatti, nella bellissima pineta del Tombolo, un vero e proprio monumento naturale alle spalle della spiaggia che, da Alberese a Castiglione della Pescaia, disegna la costa maremmana. Una zona incantevole e da salvaguardare e, perciò, tutelata dal vincolo paesaggistico oltre che da quelli idrogeologico e forestale. Un posto, insomma, dove per appoggiare anche un solo mattone a terra occorre un lungo elenco di autorizzazioni, non solo quelle comuni per chi vuole costruire, ma anche quelle eccezionali rilasciate dalla Soprintendenza ai Beni artistici e per il paesaggio. Autorizzazioni che, però, secondo le verifiche del Comune, la Hidalgo non aveva. E per questo il Comune, che è proprietario del campeggio attraverso la sua partecipata al cento per cento Investia (dal 28 gennaio 2009) con un provvedimento del 21 febbraio scorso ha ordinato alla Hidalgo di demolire tutto quanto nel giro di sessanta giorni. Non rilascia dichiarazioni in merito l‟avvocato Massimiliano Quercetani, legale della Hidalgo. Ma per la società, e anche per il Comune, sono nuove grane per la gestione del campeggio “Principina”. Oltre a dover demolire le casette, infatti, la società che ha gestito il camping da maggio 2009 a novembre 2010 deve ancora al Comune un anno e mezzo di affitto della struttura, cioè 725mila euro più gli interessi. Proprio per non aver pagato il canone a Investia questa, lo scorso novembre, ha rescisso il contratto con Hidalgo, trovandosi però con una patata bollente fra le mani. Con i soldi dovuti da Hidalgo doveva pagare il mutuo per l‟acquisto del teatro Moderno per il quale ha rimediato dando fondo alla sua liquidità e con uno scoperto di conto. Ma l‟ente pubblico potrebbe aver bisogno di rompere ancora un‟altra volta il salvadanaio a causa di Hidalgo. Infatti, se Hidalgo non provvederà a demolire le casette entro due mesi, sarà il Comune, nonostante il grosso credito che vanta, a dover anticipare le spese di demolizione. Strillaie, ora il futuro è chiaro" Giancarlo Capecchi GROSSETO - Pronunciare la parola "Strillaie" ë sicuramente rinfocolare problemi, discussioni,polemiche. nQuasi come parlare di Terme di Roselle, Corridoio Tirrenico o Due Mari. E' il "sito", ormai la "località Strillaie" è diventata "sito" nel linguaggio della burocrazia, "dove - ha detto il sindaco Emilio Bonifazi - si addensano molte problematiche, alcune vecchie di decenni. Al nostro insediamento ha aggiunto Bonifazi - abbiamo trovato ad attenderci enormi problemi da risolvere: ingenti bonifiche da eseguire sull'ormai sito di interesse nazionale (Sin); una residua attività di discarica che si stava esaurendo e quindi comportava la necessità di pianificare il futuro dei nostri rifiuti, stante il ritardo dell'impiantistica prevista nel piano provinciale; forti contestazioni da parte dei comitati per la costruzione del limitrofo impianto di Cdr che deve sorgere". Ma non basta. E Bonifazi non nasconde che "al momento di accollarsi il problema, l'Ufficio Ambiente del Comune era in situazione disastrata: tutti gli elementi più qualificati erano consulenti esterni che noi non abbiamo potuto mantenere per esigenze di bilancio. Inoltre - prosegue il sindaco l'allora dirigente non aveva a sua disposizione nemmeno un funzionario responsabile per le enormi competenze di quell'ufficio: ed tutti i progettisti erano sempre mutuati dall'esterno". Ed a continuare è l'assessore all'ambiente Giuseppe Monaci: "Abbiamo dovuto ricostruire tutto l'ufficio, cercando di formare professionalità interne all'Ente ed in questi anni abbiamo fatto enormi passi avanti. Abbiamo affrontato la complessa questione della chiusura della discarica, abbiamo messo mano sui conteggi pregressi delle spese da noi effettuate per la discarica anche per conto di altri Comuni (Castiglione della Pescaia in particolare e, per un certo periodo, Scansano e Campagnatico oltre che Roccalbegna), abbiamo realizzato le opere per bonificare la falda acquifera risultata inquinata, abbiamo realizzato un nuovo depuratore per il percolato, abbiamo firmato con il Ministero dell'Ambiente l'Accordo di Programma per la bonifica: e naturalmente gli stiamo dando attuazione". E Bonifazi aggiunge:" Sicuramente uno sforzo di prima grandezza, che ha visto molto impegnati i nostri uffici. Oggi possiamo dire di avere noi stessi sotto controllo tutto ciò che accade alle Strillaie, di avere acquisito capacità di progettazione ed intervento, di avere proposto la soluzione finale al Ministero per la chiusura a norma della discarica e la bonifica dei luoghi. Una situazione oggi tranquilla che ci fa guardare al futuro con l'ottimismo confortato da un lavoro che ha avuto la collaborazione preziosa dei più importanti tecnici di igiene ambientale e di tecnologie ambientali, a livello nazionale. E il conforto di scienziati e professori universitari. La situazione attuale del sito - conclude Bonifazi che esprime apprezzamento per il lavoro di Monaci - è monitorata continuamente e la recente approvazione in Giunta del progetto di "capping totale" era l'ultimo tassello per impostare i lavori nel futuro". L'Ufficio Ambiente sta quindi chiudendo con il Ministero questa importantissima fase di progettazione e di impostazione del lavoro futuro, prevedendo interventi che saranno all'ordine del giorno anche nella prossima legislatura. "Sappiamo che, sino a quando non implementeremo l'impiantistica, i nostri sforzi verranno mal ripagati - conclude l'assessore Giuseppe Monaci - per gli alti costi del trasporto e dello smaltimento. Nella legislatura che volge al termine siamo stati in prima linea su questo fronte, dando un contributo fondamentale alla diminuzione dei costi: abbiamo cercato di aumentare la quota di rifiuti differenziati, che non va in discarica, sperimentando un nuovo metodo di raccolta che stiamo ora perfezionando in Gorarella, abbiamo realizzato un depuratore evitando di esportare il percolato in altre provincie; con l'impianto di compost finalmente la smetteremo di far portare l'umido a Padova; con la nostra idea progettuale di collocare rifiuti in sormonto diminuiremo i costi previsti per il funzionamento dell'impianto di Cdr e compost. Con questi "chiari di luna", cioè con le risorse di bilancio che diminuiscono, siamo lo stesso riusciti a non fermarci, ad andare avanti e progettare, proporre soluzioni nuove al Ministero. Non è un merito da poco rispetto ad un decennio precedente di totale inattività su questo fronte, in cui si è solo coltivato i rifiuti senza porsi il problema di cosa fare per la chiusura definitiva del sito e la sua bonifica". Giochi incrociati per il sindaco GROSSETO (g. d'o.) - Grande continua a essere la confusione sotto il cielo della politica. Nel centrosinistra la nota con cui l'Italia dei Valori nei giorni scorsi ha voluto precisare e smentire accordi già raggiunti col Pd sulle candidature, svela che in effetti nel partito di Di Pietro i giochi sono considerati tutt'altro che chiusi. Il coordinatore provinciale Pasquali chiede un tavolo del centrosinistra, perché se la ricandidatura di Emilio Bonifazi a Grosseto non è mai stata messa in discussione, qualche problema negli altri comuni al voto c'è. Stando, infatti, ai nomi che circolano a Orbetello, Castiglione e Roccalbegna, l'Idv non esprimerebbe neppure un candidato sindaco. Eppure, negli ambienti politici grossetani, circola insistente la voce di una sorta di accordo fatto a livello regionale tra Pd e Idv, secondo cui a quest'ultimo dovrebbe spettare la possibilità di puntare a qualche candidato sindaco. In particolare si parla di Montevarchi e di Orbetello. Dove, in quota Idv, il nome più accreditato sarebbe quello della consigliera provinciale Annamaria Carbone. Il fatto è che in laguna dopo l'uscita di Nuovo Millennio dal centrodestra, le carte si sono rimescolate non poco. L'ingresso nel centrosinistra (o comunque in un'alleanza di alternativa al piediellino Di Vincenzo) del movimento civico del professor Riccardo Paolini farebbe spingere per una candidatura di area moderata. Tuttavia i pretendenti sono vari. C'è il Pd, c'è Sel. E c'è anche l'Idv. Che non vuol certamente assolvere solo al ruolo di portatore d'acqua. C'è, insomma, da trovare una non facile quadratura del cerchio, anche per evitare che ci possano essere ripercussioni su Grosseto, dove l'Italia dei Valori non farebbe fatica ad andare al primo turno con un proprio candidato sindaco. Naturalmente siamo nel novero delle ipotesi, perché tutti lavorano per evitare qualsiasi sbavatura. C'è poi la situazione dell'Udc. In ballo fra correre da sola e ipotizzare un accordo con Bonifazi, visto anche che l'Api di Rutelli procede ormai in questa direzione. L'operazione, però, non convincerebbe molti nel partito di Casini, che evidentemente considerano prematuro, se non azzardato, un accordo al primo turno col Pd. Torna, quindi, a farsi strada l'ipotesi di una corsa autonoma, magari con Futuro e libertà, che anche a Grosseto ha i suoi problemi. C'è la parte ex An che spinge per un coordinatore che venga dall'area della destra e che finora ha accettato senza fare troppi salti di gioia il fatto che siano due capaci signore come Laura Cutini e Francesca Scopelliti, senza il "pedigree" di destra, a menar le danze. In tutto questo bailamme, per Mario Lolini diventa difficile mettere il naso fuori dal recinto del Pdl stringendo alleanze con forze politiche considerate tutto sommato omogenee e recuperabili come, appunto, Udc e Fli. La sensazione è che la strada verso la definitiva strutturazione dei blocchi che si contenderanno il Comune sia ancora lunga. Grosseto Vota il tuo sindaco Il giorno di Barzanti e Mazzuoli GROSSETO - La corsa continua e sempre più tagliandi giungono ogni giorno alla redazione del Corriere di Maremma, segno del successo che sta ottenendo l'iniziativa. Ogni conteggio riserva qualche sorpresa ma non si esclude la sorpresa di qualche prossimo invio, da parte di qualche candidato, particolarmente consistente in modo da effettuare una salita importante nella classifica del proprio comune. A Grosseto i due capolista, Gino Gualtieri e Rosanna Conti Cavini, sono così staccati dagli inseguitori da apparire imprendibili. Per questo la corsa più interessante è quella alla terza posizione, dove attualmente è attestato Francesco Falletti. Tutti e tre, quest'oggi, sono rimasti a punteggio invariato. Invece, al quinto posto, sale Marco Giuliani che nelle ultime settimane ha ricevuto molti consensi. Voti importanti anche per Fabio Vagaggini e Marco Barzanti, che adesso è ad un solo voto da Mario Lolini che lo precede in graduatoria. Ad Orbetello a secco i due primi in classifica, Manolo Fossati Moreno e Roberto Miralli, mentre ottiene un buon numero di voti ed è in sesta posizione Annamaria Carbone. Invece a Gavorrano quello che continua a salire è il capolista Daniele Tonini, anche se il suo inseguitore, Mauro Cavallari, è distante solo tredici voti. Tanti i voti che ogni giorno arrivano da Castiglione della Pescaia. Michele Leone è votatissimo e sta prendendo il largo con oltre trecento preferenze. Voti anche per il quarto in classifica, Mario Ferraro, mentre sale prepotentemente Alessandro Cocchi. A Scansano il capolista Stefano Rosini resta fermo, mentre sale il suo inseguitore Gianluca Mazzuoli. Per l'aggancio mancano solo poco più di venti voti. A Roccalbegna giornata di stasi. Qui sono sufficienti pochi voti per cambiare il volto della classifica. Il primo è Antonio Rossi con poco più di cento voti, seguito da Riccardo Cavezzini e Vittorio Starnai. Arranca il settore degli affitti Neanche le abitazioni per le vacanze estive rappresentato una fonte di reddito Da Follonïca a Orbetello crollano le vendite. In crisi anche l'entroterra GROSSETO - (r. f.) - Arranca e stenta. Il mercato immobiliare della provincia di Grosseto, dalla fine dell'estate 2010 ad oggi, fatica a venire fuori dalla crisi economica che ha investito in questi ultimi due anni tutto il settore. Da Follonica a Orbetello mal comune mezzo gaudio, ovvero tra affitti e compravendita, le agenzie immobiliari lamentano la stessa cosa. Dalla fine di settembre 2010 a febbraio 2011 c'è stato un netto calo di vendite. Le compravendite degli immobili al mare hanno avuto una significativa battuta d'arresto. Il mercato immobiliare della costa presenta infatti le stesse caratteristiche, meglio il settore degli affitti che la vendita. Infatti, secondo gli agenti immobiliari, in questo periodo dell'anno, i turisti stanno già pensando a "fermare", e quindi prendere in affitto, le residenze estive. I prezzi in tutta la costa vanno dai 400 ai 700 curo a settimana. I prezzi maggiori, in alta stagione (luglio e agosto) si registrano senz'altro a Castiglione della Pescaia, in cui per un appartamento per 4 persone è richiesto fino a mille curo. "Per quanto riguarda l'Argentario ha spiegato la titolare di un'agenzia, Linda Di Clorinda Del Sarto il mercato è abbastanza fermo, soprattutto dopo le ultime vicende legate ai pontili. I turisti sono confusi, non sanno cosa li apetta per l'estate 2011. Se qualche anno fa comprare casa al mare era sì un lusso ma sicuramente un buon investimento, oggi i nostri clienti, che per lo più vengono da Roma e Firenze, sono decisamente più restii' Famiglie scoraggiate senz'altro dai prezzi. All'Argentario, infatti, si vende da un minimo di 5mila fino a un massimo di 15mila curo al metro quadrato. Insomma, case non per tutte le tasche. "Solamente il 20 per cento dei residenti spiega un'altra agente immobiliare di Monte Argentario - è incline a comprare casa. Mentre invece i turisti hanno scelto, in questi ultimi anni, di andare in affitto. E se negli anni '90 i turisti italiani e stranieri prendevano casa per un minimo di 15 giorni, fino a un mese, oggi grasso che cola si arriva ad occupare un appartamento per dieci giorni, considerando che in certe settimane i locali restano anche vuoti". Spostandosi a nord della costa, precisamente a Follonica, si registra un clima sempre incerto. Ovvero, secondo alcune testimonianze di titolari di agenzie immobiliari è proprio in questo periodo, gennaio-febbraio, che si sta apparentemente smuovendo qualcosa. Insomma, sembra che si stiano raccogliendo i frutti della semina fatta in autunno. "Il mercato è in affanno - spiega il presidente di Fiaip (Federazione italiana agenti immobiliari professionali), Filippo Asta - anche se 'noi della costa' siamo fortunati, in quanto il mare è comunque fonte di reddito. La compravendita è leggermente più indietro del mercato degli affitti ma trascorso questo momento nero di crisi economica, siamo fiduciosi in una ripresa, seppur lenta". Per quanto riguarda l'entroterra, invece, è tutto un altro discorso. Non c'è il mare a fare da traino all'economia e dunque le prospettive sembrano ancora più oscure. Sull'Amiata non c'è troppo da vendere e neanche da affittare. "A chiedere le case in affitto - afferma un agente immobiliare di Roccastrada - sono soprattutto i taglialegna stranieri che per qualche periodo dell'anno, a gruppi di almeno 5 persone, chiedono bi o trilocali. Insomma, a seconda del carico di lavoro varia il periodo di residenza. Completamente fermo è il mercato della compravendita. I piccoli borghi dell'entroterra grossetano difficilmente sono messi in vendita. I proprietari solitamente utilizzano come seconde case in cui trascorrere l'estate, gli immobili di famiglia". Anche a Castel Del Piano c'è un rallentamento negli ultimi periodi. "Qui da affittare c'è ben poco - commenta un'impegata di un'agenzia di Castel Del Piano - i residenti di questa frazione sono restii a dare casa in affitto agli stranieri e la richiesta proviene prevalentemente da loro. Inoltre, cioè che si è riuscito a vendere in quest'ultimo periodo sono i piccoli appartamenti, dai 40 ai 65 metri quadrati, per una spesa che sta sui 100mila curo di media. Senz'altro - conclude l'agente - a dare un po' di respiro a questa situazione è la compravendita dei fondi ad uso commerciale. Si vende bene per chi vuole investire su piccole attività agroalimentari, per la vendita diretta di prodotti del territorio da parte di aziende locali". Imprenditori, proprietari e agenzie immobiliari non fanno altro che sperare. Sperare nella bella stagione. Nel mare e nel sole. Il territorio maremmano, a grande vocazione turistica, fa girare l'economia grazie a chi si trova a passare in queste terre d'estate. Sono proprio le agenzie immobiliari che lanciano gli "sos" più accorati. "Il comparto immobiliare del mercato residenziale della seconda casa in Italia - fa sapere un altro immobiliarista di Follonica - non corre più come nei primi anni duemila. Tuttavia resta un comparto positivo che nel complesso dell'economia nazionale gioca un ruolo determinante, soprattutto in Maremma". Ex Mabro, via libera al concordato preventivo GROSSETO - Meno peso sulle spalle e tasche un po' più piene in casa Mabro. I problemi rimangono, ma la settimana appena passata ha portato qualche buona nuova all'interno dello stabilimento di via Senese. La svendita promozionale delle rimanenze di magazzino è andata a gonfie vele: centinaia i capi venduti e circa trecentomila curo messi in cassaforte. Una mossa azzeccata che oggi si ripeterà con la messa in scaffale degli abiti della collezione primavera-estate. Giacche e pantaloni all'ultima moda potranno essere comprati a prezzi molto vantaggiosi: un modo per rifarsi il guardaroba contribuendo, al contempo, al rilancio dell'azienda maremmana. L'altra notizia positiva ë arrivata non dai negozi, ma direttamente dalle aule del tribunale grossetano. La domanda di concordato preventivo presentata dalla Royal Tuscany Fashion Group (la società in liquidazione che aveva in affitto il ramo d'azienda dello stabilimento tessile ex Mabro) è stata accolta e adesso si apre così la procedura per cercare di raggiungere un accordo fra tutti i creditori dell'azienda, per scongiurare quel fallimento che costituirebbe un intralcio, anche se non proprio diretto, al nuovo proprietario Barontini. Verso la fine di aprile i creditori esprimeranno il proprio voto sulla proposta di concordato e sarà compito del commercialista grossetano Enrico Domenichelli svolgere il ruolo di commissario giudiziale. Per far passare il concordato servirà raggiungere il 50% più uno dei voti favorevoli da parte dei creditori. Un numero non facile da ottenere, visto anche il buco di quasi 25 milioni di curo lasciato in eredità dalla vecchia gestione. E proprio gli ex soci Di Pietrantonio e Invitti saranno i primi a dover metter mano al portafoglio. I due infatti si sono impegnati a versare circa 250mila curo già nelle prossime settimane. Soldi che serviranno a pagare le spese procedurali più imminenti. Sul fronte forza-lavoro invece la situazione scorre sempre sulla lama di un rasoio. Adesso i dipendenti tornati in fabbrica sono circa 90, un numero non di poco conto certo, ma che cozza ancora con le richieste che le Rsu avanzano da sempre alla nuova proprietà. In tal senso potrebbe essere decisivo il faccia a faccia (sarebbe il primo dopo tanti rinvii) fra Barontini e le vestaglie azzurre che si terrà mercoledì prossimo nella sala mensa dello stabilimento di via Senese. In quell'occasione Fimprenditore pratese presenterà anche tre componenti del nuovo management: il direttore commerciale, quello finanziario e -soprattutto - il nuovo e tanto atteso direttore di produzione. Martedì mattina invece, le Rsu vivranno un'altra tappa importante di questa lunga, interminabile vicenda. Grazie all'interessamento diretto del sindaco di Castiglione della Pescaia Monica Faenzi, incontreranno il capo di gabinetto del ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani. Sarà l'occasione per far conoscere la situazione dell'azienda tessile maremmana anche nella capitale, con la speranza magari di un intervento diretto da parte dell'ufficio ministeriale. Ancora in stallo infine la vicenda dei pagamenti della cassa integrazione straordinaria. Il 10 marzo è previsto il versamento del primo anticipo dell'ammortizzatore sociale in vigore dai primi giorni di febbraio. I dipendenti hanno più volte ribadito la volontà di affidarsi alla Banca della Maremma (già utilizzata per l'accredito degli importi relativi ai contratti di solidarietà), ma Fidi Toscana sembra intenzionata invece ad affidarsi al gruppo bancario dei Monte dei Paschi. Una vicenda ingarbugliata che dovrebbe schiarirsi nei prossimi giorni, forse già lunedì, quando si dovrebbe sapere a quale delle due banche Fidi Toscana lascerà carta bianca. Lorenzo Tilli IL TIRRENO Le segreterie assumono ma i nomi li fanno i partiti MARIO LANCISI Diminuiscono i consiglieri regionali, ma i dipendenti no. All‟unanimità è stata approvata una delibera che assume a tempo determinato otto addetti alle segreterie e alle commissioni. In tempi di vacche magre l‟aumento degli occupati potrebbe essere anche una bella notizia. Gli assunti però non hanno sostenuto un regolare concorso: sono «nominati» dai partiti. Per chiamata diretta. Rispondono infatti ad un criterio di fiducia. I partiti li nominano, i partiti li revocano. Anche se poi a pagare sono i cittadini. Che hanno invocato e ottenuto la riduzione del numero dei consiglieri e forse si aspettano anche una struttura regionale più snella. Premesso che la delibera assunta a livello bipartisan è giuridicamente legittima e che le persone scelte sono presumibilmente di valore, pesano sulla delibera assunta non pochi dubbi. Intanto pare che gli assunti siano in realtà dei ri-assunti. Nel senso che avevano un contratto anche nella passata legislatura ma essendo stati nominati da partiti che ora non siedono più sugli scranni del parlamentino toscano, si sono ritrovati senza lavoro. Il che è sempre una questione dolorosa. Non c‟è il rischio che si tratti di assunzioni di fatto a tempo indeterminato? E, se così fosse, non si stabilirebbe una situazione di ingiustizia nei confronti degli altri cittadini esclusi perché non legati a partiti politici? Altro dubbio: la dotazione organica delle strutture di segreteria dei gruppi consiliari non è un po‟ elefantiaca? Basti osservare che, ad esempio, un gruppo composto da un solo consigliere ha diritto a due dipendenti e che il Pd, il maggiore partito, con 24 consiglieri (Enrico Rossi compreso) ne può avere 28. La delibera sugli aumenti degli organici ha scatenato anche una dura polemica tra il presidente del Consiglio Alberto Monaci e un quotidiano fiorentino che ha scritto un articolo dal titolo irriverente: «Cha cha cha della segretaria». Monaci si è infuriato e ha annunciato di aver dato mandato agli uffici legali del Consiglio «di verificare se esistano gli estremi per un‟azione legale». Monaci ha spiegato di essersi mosso «in difesa della credibilità delle Istituzioni, che è di tutti». Monaci è molto sensibile agli articoli in cui si denunciano i privilegi della Casta. Quando «L‟Unità» denunciò presunti casi di parentopoli in casa Pdl, il presidente del Consiglio invitò di fatto a non comprare il giornale fondato da Gramsci. Può capitare che anche i giornali e i giornalisti sbaglino. Ma la «credibilità» del parlamento toscano dipende da altro. Dalle leggi e dal lavoro prodotto dai consiglieri. Dalla sobrietà dei loro comportamenti. il Giornale della Toscana Mugnai: «Ora Rossi si deve assumere le responsabilità» «Quanto sta emergendo in relazione alla voragine della Asl 1 lascia a dir poco stupefatti. Noi avevamo sottolineato come non potesse essere credibile, date anche le dimensioni relativamente piccole della Asl di Massa Carrara, che un buco di oltre 200 milioni di euro fosse maturato in un paio d‟anni. Una supposizione, la nostra, che ora trova conferma oggi». È un fiume in piena il consigliere regionale del Pdl Stefano Mugnai, che sul caso del crac di Massa è sempre stato in prima linea. «Al di là dell‟aspetto giudiziario, quel su cui preme porre ancora l‟attenzione è l‟aspetto politico - sottolinea -. È bene ricordare che tutti gli atti di bilancio che hanno portato al baratro la Asl 1 sono stati approvati dalla filiera di controllo voluta da Rossi e anche i sassi in Toscana sanno che durante i dieci anni di assessorato alla sanità Rossi non abbia delegato ad altri il governo di questo importante settore».Eattacca: «Chi nonpuò tirarsi fuori è Rossi. Lui ha guidato la sanità toscana per dieci anni, lui ha deciso le nomine e gli incarichi, lui ha costruito una campagna elettorale intorno alla bontà del sistema. Troppo facile prendersi i presunti meriti e scaricare su altri le reali responsabilità. Se le assuma una volta per tutte, e ne tragga le conseguenze». Anche secondo il capogruppo della Lega Nord in Regione, Gian Luca Lazzeri Rossi ha la «responsabilità politica» sulla vicenda. Il governatore da parte sua non si mostra meravigliato per il duro attacco della Procura. «Evidentemente, ci sono anche rilevanze penali oltre al falso in bilancio che io avevo denunciato. Anche ame erano giunte notizie che le verifiche da noi fatte, che poi si eranotradotte inuna denunciaulteriore che la direttrice dell‟azienda ha fatto alla procura, potevano anche chiamare in causa reati ulteriori rispetto a quello del falso in bilancio». Secondo Rossi il deficit è dovuto a spese effettuate «in maniera non attenta, non vigile in prestazioni e servizi sanitari». «E poi - ha aggiunto -, evidentemente, anch‟io sapevoche poteva esistere qualcosa d‟altro.Ela nostra azienda sta appunto verificando e continua, per quel che è di sua competenza, a tenere aggiornata la procura». «Non possiamo però pensare che le responsabilità della vicenda siano solo da ascriversi a livello locale, a Massa, senza domandarsi perché da Firenze non vi siano mai stati controlli», osserva la consigliera regionale dell‟Idv, Maria Luisa Chincarin il Giornale della Toscana Fuscagni (Pdl): «Uno smacco per la Toscana» «Uno smacco per la Toscana, ma non certo una sorpresa, viste le premesse. In politica affermare “l‟avevamo detto” non è forse elegante, ma talvolta è impossibile trattenersi ». Così commenta la portavoce dell‟opposizione in Consiglio regionale Stefania Fuscagni alla notizia dell‟impugnazione da parte del governo della finanziaria della Regione. E aggiunge: «In occasione dell‟approvazione della finanziaria contestammo la scarsità di temp destinato al dibattito istituzionale, con emendamenti scritti e non riletti, come testimoniano gli errori e i refusi, e consegnati in fretta e furia ai consiglieri poche ore prima dell‟avvio dei lavori d‟aula. Una forzatura e una mancanza di rispetto nei confronti del Consiglio tutto e non solo delle opposizioni. Oggi possiamo dire che se la Giunta regionale avesse avuto meno smania e avesse dato più spazio al confronto la Regione avrebbe evitato le censure da parte del Governo. Aver strozzato il dibattito ha sortito questi effetti. Confidiamo che in futuro la giunta regionale dimostri maggiore considerazione nei confronti del Consiglio regionale in generale e delle opposizioni in particolare, evitando alla nostra regione altri smacchi». Il governatore Enrico Rossi però minimizza. «Non abbiamo rispettato in modo pedissequo i tagli che ci venivano chiesti dalla finanziaria del govenro e ci siamo riservati di rimodularli anche in modo diverso. E questo al govenrno non è andato giù». Secondo Rossi «non è vero che abbiamo tagliato di più in sanità». Anche l‟assessore alla Salute Daniela Scaramuccia è intervenuta sulla vicenda: «Abbiamo cercato di evitare i tagli imposti dal governo, consapevoli che, se applicati i coefficienti imposti dalla Finanziaria, questi avrebbero inficiato l‟erogazione dei servizi sanitari. Quella che noi abbiamo fatto, è peraltro un‟azione legittima, come già indicato dalla Corte Costituzionale, nel rispetto dell‟autonomia regionale, all‟interno di un obiettivo di pareggio di bilancio complessivo». Ieri intanto la Regione ha inviato al ministero per i Rapporti con le Regioni, le proprie controdeduzioni rispetto ai due punti impugnati dal governo Giochi incrociati per il sindaco GROSSETO (g. d'o.) - Grande continua a essere la confusione sotto il cielo della politica. Nel centrosinistra la nota con cui l'Italia dei Valori nei giorni scorsi ha voluto precisare e smentire accordi già raggiunti col Pd sulle candidature, svela che in effetti nel partito di Di Pietro i giochi sono considerati tutt'altro che chiusi. Il coordinatore provinciale Pasquali chiede un tavolo del centrosinistra, perché se la ricandidatura di Emilio Bonifazi a Grosseto non è mai stata messa in discussione, qualche problema negli altri comuni al voto c'è. Stando, infatti, ai nomi che circolano a Orbetello, Castiglione e Roccalbegna, l'Idv non esprimerebbe neppure un candidato sindaco. Eppure, negli ambienti politici grossetani, circola insistente la voce di una sorta di accordo fatto a livello regionale tra Pd e Idv, secondo cui a quest'ultimo dovrebbe spettare la possibilità di puntare a qualche candidato sindaco. In particolare si parla di Montevarchi e di Orbetello. Dove, in quota Idv, il nome più accreditato sarebbe quello della consigliera provinciale Annamaria Carbone. Il fatto è che in laguna dopo l'uscita di Nuovo Millennio dal centrodestra, le carte si sono rimescolate non poco. L'ingresso nel centrosinistra (o comunque in un'alleanza di alternativa al piediellino Di Vincenzo) del movimento civico del professor Riccardo Paolini farebbe spingere per una candidatura di area moderata. Tuttavia i pretendenti sono vari. C'è il Pd, c'è Sel. E c'è anche l'Idv. Che non vuol certamente assolvere solo al ruolo di portatore d'acqua. C'è, insomma, da trovare una non facile quadratura del cerchio, anche per evitare che ci possano essere ripercussioni su Grosseto, dove l'Italia dei Valori non farebbe fatica ad andare al primo turno con un proprio candidato sindaco. Naturalmente siamo nel novero delle ipotesi, perché tutti lavorano per evitare qualsiasi sbavatura. C'è poi la situazione dell'Udc. In ballo fra correre da sola e ipotizzare un accordo con Bonifazi, visto anche che l'Api di Rutelli procede ormai in questa direzione. L'operazione, però, non convincerebbe molti nel partito di Casini, che evidentemente considerano prematuro, se non azzardato, un accordo al primo turno col Pd. Torna, quindi, a farsi strada l'ipotesi di una corsa autonoma, magari con Futuro e libertà, che anche a Grosseto ha i suoi problemi. C'è la parte ex An che spinge per un coordinatore che venga dall'area della destra e che finora ha accettato senza fare troppi salti di gioia il fatto che siano due capaci signore come Laura Cutini e Francesca Scopelliti, senza il "pedigree" di destra, a menar le danze. In tutto questo bailamme, per Mario Lolini diventa difficile mettere il naso fuori dal recinto del Pdl stringendo alleanze con forze politiche considerate tutto sommato omogenee e recuperabili come, appunto, Udc e Fli. La sensazione è che la strada verso la definitiva strutturazione dei blocchi che si contenderanno il Comune sia ancora lunga. "Tariffe della nettezza destinate a salire" I dubbi di Laura Andreucci le domande all'assessore 66 GROSSETO - Sulle Strillaie interviene anche Laura Andreucci del coordinamento provinciale e comunale Pdl. "Ho chiesto delucidazioni a Monaci per sapere se le tariffe sulla nettezza urbana saranno destinate a salire comunque sia che si attui una "corretta" differenziata sia che si attui una "corretta" indifferenziata. Ho chiesto se la convenzione che il Comune di Grosseto ha stipulato con le imprese che gestiscono le Strillaie, dove mi pare che si preveda che se non si conferisce una determinata quantità di indifferenziata le tariffe a carico dei cittadini saranno destinate a salire, sia compatibile con l'incentivazione della raccolta differenziata e con le multe che il Comune vuole addebitare a chi non attua una corretta differenziata. Continuo a fare le stesse domande a Monaci aspettandomi risposte che possano anche smentirmi e non ho paura di questo. Anzi me lo auguro da un certo punto di vista. Ho saputo in questi giorni che per il "capping" sulle Strillaie (ossia il tappo da mettere sulla vecchia discarica), sito di interesse nazionale, si prevedono 13 milioni di curo di spesa pubblica. Ho letto anche che questi 13 milioni di euro saranno trovati, "nei prossimi anni attingendo risorse proprio dallo sviluppo delle stesse Strillaie". Quindi aggiungo altre domande a Monaci. Quale sviluppo è previsto per le Strillaie? Da quali risorse saranno presi i soldi? Il mega impianto costruito prevede di trattare l'indifferenziata e quindi di creare il combustibile da rifiuti (cdr) da inviare ad un inceneritore vicino che credo sarà quasi sicuramente a Scarlino. Quale potrebbe essere il futuro delle Strillaie, sito di interesse nazionale? Dato che il mega impianto prevede il trattamento dell'indifferenziata come si può trarre soldi e, quindi, ricchezza da questo?". IL TIRRENO I balneari: no alle aste Corteo a Viareggio contro la “Bolkestein” Fischiati i senatori riuniti in Comune Pd e Pdl: chiederemo che i concessionari siano esclusi dalla direttiva VIAREGGIO. Circa 500 persone hanno manifestato ieri davanti al municipio di Viareggio, dove si è riunita la Commissione turismo del Senato per discutere della „direttiva Bolkestein‟, che riguarda anche la durata delle concessioni balneari. Di prima mattina un lungo corteo aveva attraversato il litorale versiliese dietro la bandiera “No alle aste”. Poi un gruppo di circa 200 manifestanti (balneari, concessionari e bagnini) ha simbolicamente occupato la scalinata di accesso al comune mettendo in terra pattini, sdraio e ombrelloni. I membri della Commissione, arrivati alla spicciolata, sono stati accolti con fischi e slogan dai manifestanti che protestavano contro le aste delle concessioni pubbliche. «Cercheremo di estromettere i concessionari di spiagge dalla direttiva Bolkestein, ma al momento non saprei dire se è tecnicamente possibile», ha detto il senatore Pdl Cesare Cursi, al termine della riunione. La direttiva Ue prevede l‟asta per l‟assegnazione delle aree demaniali dal 2015, indipendentemente dalla durata del contratto in essere. Ha rimarcato la senatrice Pd Manuela Granaiola: «Tutti i sindacati e le associazioni sono sulla stessa linea. La commissione, in modo bipartisan, ha deciso di sposare le loro richieste. Ora ascolteremo anche le altre realtà d‟Italia». La posizione dei balneari è racchiusa nel commento di Emiliano Favilla, rappresentante del Comitato versiliese sorto per contrastare la Bolkestein: «Non vogliamo proroghe e non vogliamo rinvii - dice Favilla - vogliamo solo che i balneari siano esclusi dalla direttiva Bolkestein». «La mia proposta - ha aggiunto il senatore Andrea Marcucci, Pd - è stata di escludere le imprese balneari dall‟applicazione della direttiva e approvare una legge quadro che regoli il settore, a partire dalla salvaguardia degli investimenti fatti e dall‟esigenza di rivedere i canoni». «Le spiagge italiane non hanno nulla a che vedere con quelle danesi o della Manica. La direttiva Bolkestein dimostra la lontananza di un‟Europa astratta nelle sue decisioni», ha concluso il sindaco di Viareggio, Luca Lunardini. il Giornale della Toscana In regione meno imprese femminili che nel resto d’Italia In Toscana meno imprese «rosa» che altrove: a metà 2010 le pmi femminili registrate in provincia di Firenze mostrano di aver tenuto le proprie posizioni, nonostante le turbolenze economiche, attestandosi a quota 23.643 (il 21,8% del totale, rispetto al 21,4% del 2007). Il loro contributo si conferma però ancora una volta minore rispetto alla media toscana (23,6%), del centro-Italia (23,8%) e dell‟Italia (23,3%). Le ditte individuali sono nettamente prevalenti (12.292, il 52,3%); seguono società di persone (29,2%) e di capitale (16,9%). Rispetto al totale delle imprese fiorentine è ancora molto ampia la forbice tra le due forme societarie, forse per una certa difficoltà da parte delle imprese femminili a spostarsi verso forme più articolate e strutturate di fare impresa. Le società di capitale al femminile risultano più frequenti nei servizi (21,6%) e nell‟industria ed edilizia (19%). Viceversa, le imprese individuali coprono oltre il 90% delle attività agricole, ma sono meno diffuse nei servizi. La provincia fiorentina è al 79˚ posto in generale e al 7˚ tra quelle più grandi. La denuncia «La crisi non è ancora finita ma il governo pensa ad altro» L‟attacco è duplice e contemporaneo. Da un lato gli artigiani, dall‟altro gli industriali e l‟Unione delle Camere di commercio. Tradotto: l‟universo del mondoproduttivo fiorentino e toscano. L‟obiettivo è inequivocabile: il governo inerme e inadeguato a fronteggiareun periodo congiunturale ancora assai difficile. Antonella Mansi, presidente di Confindustria Toscana, lo dice senza mezzitermini. «Vivo con grande fastidio la situazione di instabilità politica a livello nazionale».Nonsolo. «Siamofrustrati - aggiunge - rispetto a un contesto politico nazionale che non ha percepito in toto la drammaticità di questo momento: è sotto gli occhi di tutti, pare aver perso il focus, la capacità di essere incisivo rispetto ai temi della crisi. Vorremmo una politica più forte che guardasse ai problemi veri del Paese, invece pensa ad altro ». Perché se Berlusconi vede le sue aziende pagare dividenti ultramilionari, la crisi è tutt‟altro che alle spalle. «Il governo deve muoversi a trovare i soldi per realizzare le Grandi Opere che ha promesso - rinforza il tiro Pierfrancesco Pacini, presidente di Unioncamere Toscana - La ripresa non può che passare da lì». «Che noi viviamo in un contesto economico che soffre per problematiche strutturali mai risolte, è un fatto con cui facciamo i conti - riprende Mansi - Però voglio guardare alla parte dinamica dell‟Italia che è sana e che c‟è, e che sta dimostrando che le possibilità ci sono». Il percorso però è tutt‟altro che facile. Anche perché la Toscana deve ancora recuperare quasi il 17% rispetto ai livelli del 2007, vale a dire prima della crisi. «Un dato - precisa ancora Mansi - che tuttavia non è sufficiente e non deve certo essere visto come punto d‟arrivo perché anche all‟epoca non è che stavamo benissimo... ». Gli artigiani di Cna non sono più teneri.Eil loro j‟accuse si rivolge principalmente contro il federalismo tanto caro al governo. «Unamanovra plebea, demagogica e volgare, finalizzata solo a tenere il consenso della Lega » attacca il direttore di Cna Firenze Luigi Nenci. La bocciatura è totale.O meglio, il federalismo piace nella teoria alla Cna, ma quello studiato dal governo Berlusconi e recentemente passato al Senato «è una populista forma di compensazione dei tagli imposti agli enti locali con la Finanziaria e costerà caro alle piccole e medie imprese». Nell‟occhio del ciclone, la possibilità concessa da Calderoli ai Comuni di aumentare l‟addizionale Irpef e l'introduzione, a partire dal 2014, della Imu, l‟imposta municipale sugli immobili, ideata per sostituire l'Ici. «Il passaggio dall'Ici, pari al 6,49 per mille di media, alla Imu, con aliquota base del 7,6 per mille e soggetta a incrementi da parte degli enti locali, comporterà un imponente aggravio fiscale sugli immobili posseduti dalle aziende». Tradotto, fanno alcune migliaia di euro l‟anno in più. Significa (dati Cna) che perunimmobile ad uso industriale nelComune di Firenze dal valore di circa 1 milione di euro, le tasse aumenteranno di 600800euro l'anno, per unlaboratorio artigiano dal valore di 150mila euro da 90 a 130 euro. «Oggi - prosegue Nenci - le aziende italiane girano alle tasse il 52% del loro reddito, tartassarle ancora è unapazzia». La soluzione? L‟unica strada possibile per Nenci è ridurre la spesa pubblica, «a partire dall'eliminazione della Province, retaggio di un apparato burocratico napoleonico». Un‟idea condivisa dal presidente di CnaFirenzeMauroFancelli («Il vero federalismo fiscale è quello che diminuisce la spesa pubblica abbassando la pressione fiscale sulle imprese») e dal direttore diCnaToscana Valter Tamburini: «Serve spostare la premialità dalla rendita all‟investimento conclude - e, per rilanciare l‟economia, bisogna favorire chi fa impresa» Peretola /1 Gli enti locali di Firenze: incontro con Rossi FIRENZE I soggetti firmatari del patto per lo sviluppo della provincia di Firenze guidati dal presidente Andrea Barducci chiedono un incontro col presidente della Toscana Enrico Rossi sul futuro dell‟aeroporto fiorentino. VLADIMIRO FRULLETTI Peretola /2 Uil: «Basta con i diktat, sì alla parallela» FIRENZE Vito Marchiani, segretario della Uil Toscana ricorda che Uil «è da sempre favorevole all‟adeguamento della pista di Peretola» e per «il tracciato parallelo», e chiede che siano abbandonati i vari «diktat». I segnali di ripresa ci sono. Ma ancora sono timidi. E, soprattutto, sembrano palesarsi passi indietro rispetto alle attese emerse a metà dello scorso anno. Nel quarto trimestre del 2010, infatti, il manifatturiero toscano harallentato il suo ritmo di crescita. La produzione è aumentata del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2009, ma questo dato si dimostra inferiore sia a quello italiano (+4,3% anch‟esso in frenata) sia soprattutto agli altri tre trimestri dell'anno che avevano fatto segnare rispettivamente +3,9, +6 e +3,5%. Sono i dati che emergono dal rapporto di Confindustria e Unioncamere Toscana, presentato ieri a Firenze dai rispettivi presidenti Antonella Mansi e Pierfrancesco Pacini. Per la Toscana è, comunque, il quarto risultato utile consecutivo, che porta il risultato finale del 2010 al +4% (contro il 5,6% nazionale e performance generalmente migliori in tutti i Paesi europei a partire dalla Germania). Nel dettaglio, restano contenuti gli ordini interni(+2,1%) mentre gli ordinativi esteri crescono del +4,3%. Le performance migliori sono appannaggio delle imprese esportatrici (+6,6% nell‟anno, in rallentamento nella seconda metà del 2010) mentre le importatrici hanno fatto segnare nei 12 mesi un -2,1%. Tra i settori, segnali confortanti dal sistema moda (nel trimestre +2,6% dell‟abbigliamento e soprattutto +6,3% del tessile) mentre calano alimentare, chimicagommae plastica, farmaceutica, minerali non metalliferi, legno e mobilio. A fare da traino sono soprattutto le grandi imprese (+2,7% nella produzione, +7,6% quanto a ordinativi interni) mentre la ripresa è più lenta per le piccole(+1,9%produzione, -0,5% ordinativi interni). Resta invece negativo (e preoccupante) l‟indicatore relativo all‟occupazione (1,4% rispetto allo stesso periodo del 2009) sia pur con segnali di attenuazione della caduta rispetto ai primi nove mesi dell‟anno. A far ben sperare sono però le aspettative per il 2011: per il primo trimestre , il saldo fra ottimisti e pessimisti migliora di 12 punti rispetto al 2010. F.SAN. la Repubblica Mi rifaccio la colonica Come restaurare rispettando mille anni di storia Le amministrazioni hanno sorvegliato fino ad oggi più la quantità che la qualità Negli anni ´60 e „70 troppi bellissimi edifici sono stati trasformati in chalet svizzeri Per la prima volta un manuale aiuta a intervenire senza stravolgere gli elementi edilizi tipici MARIA CRISTINA CARRATU maria cristina carratù (segue dalla prima di cronaca) Colpa dell´omologazione industriale, di stili e materiali, «ma non solo», spiega Ilaria Agostini, ricercatrice alla facoltà di Architettura dell´Università di Firenze, in «La casa rurale in Toscana. Guida al recupero», con prefazione di Paolo Baldeschi e postfazione di Roberto Budini Gattai, appena uscito per Hoepli con il contributo della Cassa di Risparmio di Firenze, ricco di fotografie e di straordinari disegni a mano dell´autrice. Più che (l´ennesimo) compendio di dati storico-architettonici, il primo, vero strumento di lavoro destinato ad architetti e ingegneri, imprese edili e capicantiere, carpentieri e falegnami, e a chiunque abbia la fortuna di vivere in una casa contadina toscana e debba mettere mano a un recupero, puntando a una sua «riproduzione evolutiva», «o retro-innovazione», come la chiama Agostini. Mirata, cioè, non solo a conservarla, ma «a renderla vivibile senza snaturarla». E, più in generale, a «innalzare la consapevolezza diffusa» del tesoro di cui, a vario titolo, siamo eredi immeritevoli. Ogni casa, infatti, avverte l´autrice, «per sua natura luogo dinamico», porta però iscritta «nei materiali, nel modo di costruire, nelle forme prese dal paesaggio, che per secoli hanno contrassegnato un certo tipo di edilizia in un certo luogo, un´intima logica, che va rispettata». Già fra „700 e „800, del resto, la vecchia colonica di impianto medievale, cresciuta nei secoli per «addizioni» funzionali di corpi, venne soppiantata dalla nuove case lorenesi, a padiglione unico, con facciata simmetrica e colombaia. Ma si trattò, appunto, di una «tappa evolutiva», e non del «tradimento» di un linguaggio come quello perpetrato dalla metà del secolo scorso, quando anche la casa contadina è stata travolta dalla logica industriale, seriale e globale. Con un´involuzione che tocca, oggi, i suoi punti più bassi. Ormai di «seconda generazione», dopo le prime trasformazioni «allegre» seguite all´esodo dalle campagne negli anni „60-70, i recuperi di oggi, spiega l´autrice, servono in gran parte a «rimediare ai danni del passato». Danni gravi e gravissimi, però, sono, paradossalmente, anche quelli provocati dall´obbligatorio rispetto delle norme - antisismiche, di sicurezza, di risparmio energetico - che producono spesso autentici obbrobri. «Basta discostarsi anche solo pochi centimetri da una linea di gronda per fare un cordolo antisismico» spiega Agostini, «che si altera il profilo di una casa e tutti i suoi dintorni». Per non parlare dei colori chimici degli intonaci, che rendono simili a villette a schiera le più glamour delle coloniche, o dei muri e delle recinzioni, che sottraggono alla vista intere fette di paesaggio. Ma mica si tratta di violare le leggi: per quanto Agostini definisca «eversivo» il suo libro, la questione è molto più sostanziale: «Se davvero si volesse, si potrebbero applicare le norme giocando sulle infinite possibilità offerte dalle tecniche artigianali tradizionali». La storia architettonica della casa rurale, infatti, «è ricca di idee, di suggerimenti, di adattamenti alle risorse disponibili, valide anche oggi, e da cui si potrebbero "pescare" tante soluzioni». Il passato al servizio della creatività, si potrebbe dire. Qualche esempio? E´ vero che un fienile con un parapetto di canne sarebbe fuori norma, ma le canne potrebbero, come un tempo, essere sostenute da un tamponato di argilla; e perché, per fare un cancello, non ispirarsi alle mille, meravigliose tipologie arrivate da lontano? Così come per fare una piscina si può usare una vecchia concimaia. E non si tratta solo di un problema estetico, bensì, sottolinea Agostini, «di vera responsabilità civile, visto che una casa colonica toscana è tutt´uno col suo paesaggio, e il paesaggio è il più collettivo dei patrimoni». La speranza, non a caso, è che il manuale possa "ispirare" le stesse amministrazioni pubbliche, ovvero i regolamenti edilizi («fin qui soprattutto quantitativi, e ben poco qualitativi») e i piani strutturali, almeno sotto forma di indirizzi. Forse, l´unica, vera assicurazione contro abusi ed ecomostri. la Repubblica "In Toscana rischio di tensioni sociali" Mansi: le medie imprese tengono, le piccole soffrono, non c´è tempo da perdere La presidente di Confindustria regionale: l´occupazione cala ancora LA ripresa è debole. L´occupazione cala, gli investimenti anche. La ripresa nel 2010 c´è stata, i segni postitivi non mancano. Ma è debole, discontinua, solo per le imprese che esportano, per quelle che innovano. Per le grandi, in sostanza, le medie tengono, le piccole soffrono. Se non vuole arretrare, la Toscana deve darsi molto da fare. E subito: «Le aziende non possono aspettare 30 anni prima che si faccia una struttura», dice la presidente di Confindustria regionale Antonella Mansi che insieme al presidente di Unioncamere, Pierfrancesco Pacini, presenta l´indagine comune sul quarto trimestre 2010. Bene, il piano regionale di sviluppo in via di definizione, il suo occhio puntato sul rilancio del manifatturiero e la reindustrializzazione della Toscana, «purchè si passi immediatamente ai fatti». Perché la crisi non è superata e potrebbe fare esplodere le tensioni sociali, azzarda Mansi. Che, in modo inconsueto per le prudenti Confindustria e Unioncamere, punta il dito insieme a Pacini sul governo «immobile o impossibilitato a governare», come dice Pacini. In un´Italia che annaspa più di tutti gli altri paesi (e al suo interno la Toscana va peggio delle regioni del nord) dentro a un´Europa che non cresce mentre il resto del mondo sì. E Mansi parla di «un contesto politico nazionale che non percepisce la drammaticità del momento, ha perso il focus, la capacità di essere incisivo rispetto alla crisi». La ripresa toscana arretra alla fine del 2010. Rallenta la crescita del manifatturiero che passa dal più 6% dell´estate al più 2,7% rispetto all´ultimo trimestre 2009: meno del più 4,3% italiano. In tutto il 2010 la Toscana cresce del 4% contro il 5,6 nazionale. Quando ci vorrebbe un ulteriore balzo del 16,8% solo per tornare al 2007, prima della crisi. «Ma per espandersi - dicono Mansi e Pacini - non basta tornare alla stagnazione pre crisi, bisogna crescere». Ce n´è di strada da fare. Nonostante i buoni segnali che pur ci sono. Dalla moda (più 2,6% l´abbigliamento, più 6,3% il tessile, la grande sorpresa dell´ultimo periodo), per esempio, mentre calano alimentare, chimica, farmaceutica, mobilio. E diminuisce ancora l´occupazione ( di un altro 1,4%). Calano del 4% gli investimenti. Continuano a aumentare a dismisura, più che nel resto d´Italia, solo le ore di cassa integrazione, e mentre cala al 20% l´ordinaria, salgono all´80 la straordinaria e quella in deroga. Che non è bene, anche se Mansi guarda al bicchiere mezzo pieno: «Qui le aziende hanno capito che il principale aiuto è la qualità dei dipendenti». Purtroppo, mentre altri ce la fanno, «la Toscana rallenta ulteriormente la corsa», sottolinea Mansi che parla, acanto ai problemi generali del caro materie prime, del caro energia, dell´instabilità politica dei paesi vicini e di quella nazionale, anche delle questioni del territorio ripetute mille volte. A cominciare dalle infrastrutture, le lentezze burocratiche, il credito. Chiede un rilancio dell´edilizia, approva la proposta di legge regionale di sveltire le opere pubbliche fino all´uso di commissari ad acta. (i.c.) la Repubblica "Il federalismo porterà più tasse, bene una sola provincia Fi-Pt-Po" Il federalismo, quello approvato in Senato, porterà solo più tasse. Lo denuncia la Cna di Firenze in un convegno tenuto ieri, analizzando le conseguenze del passaggio dall´aliquota Ici al 6,49 per mille alla nuova Imu, che potrà variare dal 7,6 fino al 10,6 per mille. Per un immobile industriale da 987mila euro nel comune capoluogo, l´aumento sarà di 592,20 euro con aliquota minima e 883,30 euro con quella massima, mentre per un laboratorio artigiano da 142mila euro varierà da 85,33 a 128 euro. La Cna ha denunciato anche l´incapacità degli enti locali di fare rete. Ha quindi apprezzato la proposta dell´assessore Riccardo Nencini di unire Prato, Pistoia e Firenze in un´unica provincia: «In un mercato globalizzato - denuncia il direttore Luigi Nenci i sindaci si comportano da cacicchi, da capitribù». (r.bian.) Quella volta che il raìs chiese dilicenziare Fruttero & Luc entini «Pare che Gheddafi sia in realtà una creatura della Cia. Non muove un dito senza chiedere il permesso a loro. Pare che lui non conti assolutamente niente. Sono quei due sacerdoti che si porta sempre appresso che hanno in mano tutto quanto. I discorsi, pare che glieli scriva un geometra italiano, un certo Cavalli. Di Novara. Un fanatico religioso? Ma figurarsi! Pare che, quando è stato ospite di Tito, si sia mangiato un cinghialino arrosto tutto da solo. No, lui personalmente è un uomo straordinario. Pare che lavori 22 ore al giorno. E pare che...». Chi, nel lontano 1973, in piena crisi petrolifera, ebbe l’ardire di scrivere frasi così dissacranti nei confronti del dittatore libico? Non potevano essere che due fuoriclasse comeFruttero & Lucentini. Il dicembre di quell’anno, su «La Stampa» di Torino, uscì un memorabile articolo, «Pare che», a commento di una conferenza stampa dove Gheddafi trattò a pesci in faccia i giornalisti convocati. Passa qualche giorno e il capo ufficio stampa dell’Ambasciata di Libia a Roma invia al giornale una lettera di fuoco dove esprime tutta l’indignazione «per gli insulti, le insinuazioni, le menzogne, le sciocchezze e le allusioni di c ui l ’ a r t i c ol o è pieno in tutte le sue parti, contro il capo di una nazione giovane, Moamer Al-Kasafi, il quale ha condotto e tuttora conduce una rivoluzione liberatrice dall’imperialismo e dallo sfruttamento, per assicurare un avvenire migliore al suo popolo, per sopprimere con ogni mezzo una nuova forma di colonialismo». I due dovettero in qualche modo scusarsi perché non solo veniva chiesto il loro licenziamentoin tronco e quello del direttore Arrigo Levi, «che è ebreo», ma veniva anche minacciata una rappresaglia economica nei confronti della Fiat, che «non potrà più esportare nemmeno un bullone nei Paesi dell’Islam». Anni dopo, proprio al «Corriere», Frutteroricordava così l’episodio: «Eravamo a Parigi, in un caffè davanti al Luxembourg e leggevamo di questo colonnello col maglione nero che aveva convocato duecento giornalisti occidentali proprio lì, a Parigi, li aveva fatti aspettare per ore sul marciapiede, aveva rimandato e rimandato e rimandato l’appuntamento e poi non si era presentato. Scrivemmo questo articolo, ma non pensavamo di offendere nessuno, Gheddafi era un pretesto. Ci interessava sfottere quel tipo di persone, ahimè frequentissime in Italia, che appena c’è un personaggio di cui si parla ti vengono a raccontare qualcosa che sanno solo loro». Gheddafi sospese le importazioni di veicoli Fiat in Libia e tentò (senza riuscirci) di far mettere al bando la casa torinese da tutto il mondo arabo. Si parlò di un danno da venti miliardi di lire... «Temo che sia vero, però la Fiat non fece una piega. Soltanto anni dopo l’avvocato Agnelli vedendoci ci disse: eh, ci siete costati cari». Gheddafi, stupito forse dell’atteggiamento fermo della Fiat, sottoscrisse l’anno dopo un accordo con la casa torinese. Oggi è il secondo azionista della Juventus. Per festeggiare l’evento F&L firmarono un’ode sull’«Espresso» che cominciava così «Fulgido colonnello, insorpassato pilota /di popoli e automezzi / e capitali, francamente quali/ insetti di parabrezza o desertici cani/ o polverose feci di cammello davanti / a te ci sentiamo...»