COMUNE DI CASTIGLIONE DELLA PESCAIA
Provincia di Grosseto
Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
Sabato 26 febbraio 2011
IL TIRRENO
Ordine di demolizione al camping
Sopralluogo dei vigili: abusive 180
coperture e 100 casette-cucina
Il Comune ha dato 60 giorni al vecchio gestore, la Hidalgo, ma
rischia di dover fare in proprio tutti i lavori
FRANCESCA FERRI
GROSSETO. Cento casette in legno e centottanta ricoveri per
roulotte disseminati per la pineta. È una specie di
accampamento, un villaggio nel villaggio, quello che i vigili
urbani hanno scoperto al campeggio comunale “Principina” di
Principina a Mare, lo scorso 20 gennaio.
E tutto, secondo il settore Gestione del territorio del Comune di
Grosseto, abusivo, spuntato a dispetto di qualsiasi norma e
vincolo del territorio per mano del vecchio gestore del
campeggio, la Hidalgo srl di Follonica.
I vigili lo hanno scoperto quando, a gennaio, hanno fatto un
sopralluogo nel periodo di intervallo tra la rescissione del
contratto con Hidalgo, avvenuta a novembre 2010, e l‟attesa
dell‟arrivo del nuovo gestore. Ed ecco quello che hanno trovato.
In 180 piazzole erano ben piantate al suolo e assicurate anche
con picchetti e tiranti altrettante coperture costruite con tubolari
di metallo, tetto impermeabile di plastica e, quasi tutte, con
rivestimento in telo verde ombreggiante ai lati. All‟interno,
roulotte e accessori da campeggio che, in questo modo, erano
messi al riparo da resina, aghi di pino e intemperie.
In un centinaio di queste piazzole accanto ai ricoveri per
roulotte, c‟erano anche delle piccole casette in legno ad uso
cucina. Tutto quanto, secondo i riscontri del Comune, costruito
in barba ai vincoli che tutelano il territorio e senza le necessarie
autorizzazioni.
Il campeggio si trova, infatti, nella bellissima pineta del
Tombolo, un vero e proprio monumento naturale alle spalle
della spiaggia che, da Alberese a Castiglione della Pescaia,
disegna la costa maremmana. Una zona incantevole e da
salvaguardare e, perciò, tutelata dal vincolo paesaggistico oltre
che da quelli idrogeologico e forestale. Un posto, insomma, dove
per appoggiare anche un solo mattone a terra occorre un lungo
elenco di autorizzazioni, non solo quelle comuni per chi vuole
costruire, ma anche quelle eccezionali rilasciate dalla
Soprintendenza ai Beni artistici e per il paesaggio.
Autorizzazioni che, però, secondo le verifiche del Comune, la
Hidalgo non aveva. E per questo il Comune, che è proprietario
del campeggio attraverso la sua partecipata al cento per cento
Investia (dal 28 gennaio 2009) con un provvedimento del 21
febbraio scorso ha ordinato alla Hidalgo di demolire tutto
quanto nel giro di sessanta giorni. Non rilascia dichiarazioni in
merito l‟avvocato Massimiliano Quercetani, legale della Hidalgo.
Ma per la società, e anche per il Comune, sono nuove grane per
la gestione del campeggio “Principina”.
Oltre a dover demolire le casette, infatti, la società che ha gestito
il camping da maggio 2009 a novembre 2010 deve ancora al
Comune un anno e mezzo di affitto della struttura, cioè 725mila
euro più gli interessi. Proprio per non aver pagato il canone a
Investia questa, lo scorso novembre, ha rescisso il contratto con
Hidalgo, trovandosi però con una patata bollente fra le mani.
Con i soldi dovuti da Hidalgo doveva pagare il mutuo per
l‟acquisto del teatro Moderno per il quale ha rimediato dando
fondo alla sua liquidità e con uno scoperto di conto.
Ma l‟ente pubblico potrebbe aver bisogno di rompere ancora
un‟altra volta il salvadanaio a causa di Hidalgo. Infatti, se
Hidalgo non provvederà a demolire le casette entro due mesi,
sarà il Comune, nonostante il grosso credito che vanta, a dover
anticipare le spese di demolizione.
Strillaie, ora il futuro è chiaro"
Giancarlo Capecchi
GROSSETO - Pronunciare la parola "Strillaie" ë sicuramente
rinfocolare problemi, discussioni,polemiche.
nQuasi come parlare di Terme di Roselle, Corridoio Tirrenico o
Due Mari. E' il "sito", ormai la "località Strillaie" è diventata
"sito" nel linguaggio della burocrazia, "dove - ha detto il sindaco
Emilio Bonifazi - si addensano molte problematiche, alcune
vecchie di decenni. Al nostro insediamento ha aggiunto Bonifazi
- abbiamo trovato ad attenderci enormi problemi da risolvere:
ingenti bonifiche da eseguire sull'ormai sito di interesse
nazionale (Sin); una residua attività di discarica che si stava
esaurendo e quindi comportava la necessità di pianificare il
futuro dei nostri rifiuti, stante il ritardo dell'impiantistica
prevista nel piano provinciale; forti contestazioni da parte dei
comitati per la costruzione del limitrofo impianto di Cdr che
deve sorgere".
Ma non basta. E Bonifazi non nasconde che "al momento di
accollarsi il problema, l'Ufficio Ambiente del Comune era in
situazione disastrata: tutti gli elementi più qualificati erano
consulenti esterni che noi non abbiamo potuto mantenere per
esigenze di bilancio. Inoltre - prosegue il sindaco l'allora
dirigente non aveva a sua disposizione nemmeno un funzionario
responsabile per le enormi competenze di quell'ufficio: ed tutti i
progettisti erano sempre mutuati dall'esterno".
Ed a continuare è l'assessore all'ambiente Giuseppe Monaci:
"Abbiamo dovuto ricostruire tutto l'ufficio, cercando di formare
professionalità interne all'Ente ed in questi anni abbiamo fatto
enormi passi avanti. Abbiamo affrontato la complessa questione
della chiusura della discarica, abbiamo messo mano sui conteggi
pregressi delle spese da noi effettuate per la discarica anche per
conto di altri Comuni (Castiglione della Pescaia in particolare e,
per un certo periodo, Scansano e Campagnatico oltre che
Roccalbegna), abbiamo realizzato le opere per bonificare la falda
acquifera risultata inquinata, abbiamo realizzato un nuovo
depuratore per il percolato, abbiamo firmato con il Ministero
dell'Ambiente l'Accordo di Programma per la bonifica: e
naturalmente gli stiamo dando attuazione". E Bonifazi
aggiunge:" Sicuramente uno sforzo di prima grandezza, che ha
visto molto impegnati i nostri uffici. Oggi possiamo dire di avere
noi stessi sotto controllo tutto ciò che accade alle Strillaie, di
avere acquisito capacità di progettazione ed intervento, di avere
proposto la soluzione finale al Ministero per la chiusura a norma
della discarica e la bonifica dei luoghi. Una situazione oggi
tranquilla che ci fa guardare al futuro con l'ottimismo confortato
da un lavoro che ha avuto la collaborazione preziosa dei più
importanti tecnici di igiene ambientale e di tecnologie
ambientali, a livello nazionale. E il conforto di scienziati e
professori universitari. La situazione attuale del sito - conclude
Bonifazi che esprime apprezzamento per il lavoro di Monaci - è
monitorata continuamente e la recente approvazione in Giunta
del progetto di "capping totale" era l'ultimo tassello per
impostare i lavori nel futuro". L'Ufficio Ambiente sta quindi
chiudendo con il Ministero questa importantissima fase di
progettazione e di impostazione del lavoro futuro, prevedendo
interventi che saranno all'ordine del giorno anche nella prossima
legislatura. "Sappiamo che, sino a quando non implementeremo
l'impiantistica, i nostri sforzi verranno mal ripagati - conclude
l'assessore Giuseppe Monaci - per gli alti costi del trasporto e
dello smaltimento. Nella legislatura che volge al termine siamo
stati in prima linea su questo fronte, dando un contributo
fondamentale alla diminuzione dei costi: abbiamo cercato di
aumentare la quota di rifiuti differenziati, che non va in
discarica, sperimentando un nuovo metodo di raccolta che
stiamo ora perfezionando in Gorarella, abbiamo realizzato un
depuratore evitando di esportare il percolato in altre provincie;
con l'impianto di compost finalmente la smetteremo di far
portare l'umido a Padova; con la nostra idea progettuale di
collocare rifiuti in sormonto diminuiremo i costi previsti per il
funzionamento dell'impianto di Cdr e compost. Con questi
"chiari di luna", cioè con le risorse di bilancio che diminuiscono,
siamo lo stesso riusciti a non fermarci, ad andare avanti e
progettare, proporre soluzioni nuove al Ministero. Non è un
merito da poco rispetto ad un decennio precedente di totale
inattività su questo fronte, in cui si è solo coltivato i rifiuti senza
porsi il problema di cosa fare per la chiusura definitiva del sito e
la sua bonifica".
Giochi incrociati per il sindaco
GROSSETO (g. d'o.) - Grande continua a essere la confusione
sotto il cielo della politica. Nel centrosinistra la nota con cui
l'Italia dei Valori nei giorni scorsi ha voluto precisare e smentire
accordi già raggiunti col Pd sulle candidature, svela che in effetti
nel partito di Di Pietro i giochi sono considerati tutt'altro che
chiusi. Il coordinatore provinciale Pasquali chiede un tavolo del
centrosinistra, perché se la ricandidatura di Emilio Bonifazi a
Grosseto non è mai stata messa in discussione, qualche
problema negli altri comuni al voto c'è. Stando, infatti, ai nomi
che circolano a Orbetello, Castiglione e Roccalbegna, l'Idv non
esprimerebbe neppure un candidato sindaco. Eppure, negli
ambienti politici grossetani, circola insistente la voce di una
sorta di accordo fatto a livello regionale tra Pd e Idv, secondo cui
a quest'ultimo dovrebbe spettare la possibilità di puntare a
qualche candidato sindaco. In particolare si parla di
Montevarchi e di Orbetello. Dove, in quota Idv, il nome più
accreditato sarebbe quello della consigliera provinciale
Annamaria Carbone. Il fatto è che in laguna dopo l'uscita di
Nuovo Millennio dal centrodestra, le carte si sono rimescolate
non poco. L'ingresso nel centrosinistra (o comunque in
un'alleanza di alternativa al piediellino Di Vincenzo) del
movimento civico del professor Riccardo Paolini farebbe
spingere per una candidatura di area moderata. Tuttavia i
pretendenti sono vari. C'è il Pd, c'è Sel. E c'è anche l'Idv. Che
non vuol certamente assolvere solo al ruolo di portatore d'acqua.
C'è, insomma, da trovare una non facile quadratura del cerchio,
anche per evitare che ci possano essere ripercussioni su
Grosseto, dove l'Italia dei Valori non farebbe fatica ad andare al
primo turno con un proprio candidato sindaco. Naturalmente
siamo nel novero delle ipotesi, perché tutti lavorano per evitare
qualsiasi sbavatura.
C'è poi la situazione dell'Udc. In ballo fra correre da sola e
ipotizzare un accordo con Bonifazi, visto anche che l'Api di
Rutelli procede ormai in questa direzione. L'operazione, però,
non convincerebbe molti nel partito di Casini, che
evidentemente considerano prematuro, se non azzardato, un
accordo al primo turno col Pd. Torna, quindi, a farsi strada
l'ipotesi di una corsa autonoma, magari con Futuro e libertà, che
anche a Grosseto ha i suoi problemi. C'è la parte ex An che
spinge per un coordinatore che venga dall'area della destra e che
finora ha accettato senza fare troppi salti di gioia il fatto che
siano due capaci signore come Laura Cutini e Francesca
Scopelliti, senza il "pedigree" di destra, a menar le danze. In
tutto questo bailamme, per Mario Lolini diventa difficile mettere
il naso fuori dal recinto del Pdl stringendo alleanze con forze
politiche considerate tutto sommato omogenee e recuperabili
come, appunto, Udc e Fli. La sensazione è che la strada verso la
definitiva strutturazione dei blocchi che si contenderanno il
Comune sia ancora lunga.
Grosseto Vota il tuo sindaco Il giorno di
Barzanti e Mazzuoli
GROSSETO - La corsa continua e sempre più tagliandi
giungono ogni giorno alla redazione del Corriere di Maremma,
segno del successo che sta ottenendo l'iniziativa.
Ogni conteggio riserva qualche sorpresa ma non si esclude la
sorpresa di qualche prossimo invio, da parte di qualche
candidato, particolarmente consistente in modo da effettuare
una salita importante nella classifica del proprio comune.
A Grosseto i due capolista, Gino Gualtieri e Rosanna Conti
Cavini, sono così staccati dagli inseguitori da apparire
imprendibili. Per questo la corsa più interessante è quella alla
terza posizione, dove attualmente è attestato Francesco Falletti.
Tutti e tre, quest'oggi, sono rimasti a punteggio invariato.
Invece, al quinto posto, sale Marco Giuliani che nelle ultime
settimane ha ricevuto molti consensi. Voti importanti anche per
Fabio Vagaggini e Marco Barzanti, che adesso è ad un solo voto
da Mario Lolini che lo precede in graduatoria.
Ad Orbetello a secco i due primi in classifica, Manolo Fossati
Moreno e Roberto Miralli, mentre ottiene un buon numero di
voti ed è in sesta posizione Annamaria Carbone.
Invece a Gavorrano quello che continua a salire è il capolista
Daniele Tonini, anche se il suo inseguitore, Mauro Cavallari, è
distante solo tredici voti.
Tanti i voti che ogni giorno arrivano da Castiglione della Pescaia.
Michele Leone è votatissimo e sta prendendo il largo con oltre
trecento preferenze. Voti anche per il quarto in classifica, Mario
Ferraro, mentre sale prepotentemente Alessandro Cocchi.
A Scansano il capolista Stefano Rosini resta fermo, mentre sale il
suo inseguitore Gianluca Mazzuoli. Per l'aggancio mancano solo
poco più di venti voti.
A Roccalbegna giornata di stasi. Qui sono sufficienti pochi voti
per cambiare il volto della classifica. Il primo è Antonio Rossi
con poco più di cento voti, seguito da Riccardo Cavezzini e
Vittorio Starnai.
Arranca il settore degli affitti Neanche
le abitazioni per le vacanze estive
rappresentato una fonte di reddito
Da Follonïca a Orbetello crollano le vendite. In crisi anche
l'entroterra
GROSSETO - (r. f.) - Arranca e stenta. Il mercato immobiliare
della provincia di Grosseto, dalla fine dell'estate 2010 ad oggi,
fatica a venire fuori dalla crisi economica che ha investito in
questi ultimi due anni tutto il settore. Da Follonica a Orbetello
mal comune mezzo gaudio, ovvero tra affitti e compravendita, le
agenzie immobiliari lamentano la stessa cosa. Dalla fine di
settembre 2010 a febbraio 2011 c'è stato un netto calo di vendite.
Le compravendite degli immobili al mare hanno avuto una
significativa battuta d'arresto. Il mercato immobiliare della costa
presenta infatti le stesse caratteristiche, meglio il settore degli
affitti che la vendita. Infatti, secondo gli agenti immobiliari, in
questo periodo dell'anno, i turisti stanno già pensando a
"fermare", e quindi prendere in affitto, le residenze estive.
I prezzi in tutta la costa vanno dai 400 ai 700 curo a settimana. I
prezzi maggiori, in alta stagione (luglio e agosto) si registrano
senz'altro a Castiglione della Pescaia, in cui per un
appartamento per 4 persone è richiesto fino a mille curo. "Per
quanto riguarda l'Argentario ha spiegato la titolare di
un'agenzia, Linda Di Clorinda Del Sarto il mercato è abbastanza
fermo, soprattutto dopo le ultime vicende legate ai pontili. I
turisti sono confusi, non sanno cosa li apetta per l'estate 2011. Se
qualche anno fa comprare casa al mare era sì un lusso ma
sicuramente un buon investimento, oggi i nostri clienti, che per
lo più vengono da Roma e Firenze, sono decisamente più restii'
Famiglie scoraggiate senz'altro dai prezzi. All'Argentario, infatti,
si vende da un minimo di 5mila fino a un massimo di 15mila
curo al metro quadrato. Insomma, case non per tutte le tasche.
"Solamente il 20 per cento dei residenti spiega un'altra agente
immobiliare di Monte Argentario - è incline a comprare casa.
Mentre invece i turisti hanno scelto, in questi ultimi anni, di
andare in affitto. E se negli anni '90 i turisti italiani e stranieri
prendevano casa per un minimo di 15 giorni, fino a un mese,
oggi grasso che cola si arriva ad occupare un appartamento per
dieci giorni, considerando che in certe settimane i locali restano
anche vuoti". Spostandosi a nord della costa, precisamente a
Follonica, si registra un clima sempre incerto. Ovvero, secondo
alcune testimonianze di titolari di agenzie immobiliari è proprio
in questo periodo, gennaio-febbraio, che si sta apparentemente
smuovendo qualcosa. Insomma, sembra che si stiano
raccogliendo i frutti della semina fatta in autunno. "Il mercato è
in affanno - spiega il presidente di Fiaip (Federazione italiana
agenti immobiliari professionali), Filippo Asta - anche se 'noi
della costa' siamo fortunati, in quanto il mare è comunque fonte
di reddito. La compravendita è leggermente più indietro del
mercato degli affitti ma trascorso questo momento nero di crisi
economica, siamo fiduciosi in una ripresa, seppur lenta". Per
quanto riguarda l'entroterra, invece, è tutto un altro discorso.
Non c'è il mare a fare da traino all'economia e dunque le
prospettive sembrano ancora più oscure.
Sull'Amiata non c'è troppo da vendere e neanche da affittare. "A
chiedere le case in affitto - afferma un agente immobiliare di
Roccastrada - sono soprattutto i taglialegna stranieri che per
qualche periodo dell'anno, a gruppi di almeno 5 persone,
chiedono bi o trilocali. Insomma, a seconda del carico di lavoro
varia il periodo di residenza. Completamente fermo è il mercato
della compravendita. I piccoli borghi dell'entroterra grossetano
difficilmente sono messi in vendita. I proprietari solitamente
utilizzano come seconde case in cui trascorrere l'estate, gli
immobili di famiglia". Anche a Castel Del Piano c'è un
rallentamento negli ultimi periodi. "Qui da affittare c'è ben poco
- commenta un'impegata di un'agenzia di Castel Del Piano - i
residenti di questa frazione sono restii a dare casa in affitto agli
stranieri e la richiesta proviene prevalentemente da loro. Inoltre,
cioè che si è riuscito a vendere in quest'ultimo periodo sono i
piccoli appartamenti, dai 40 ai 65 metri quadrati, per una spesa
che sta sui 100mila curo di media. Senz'altro - conclude l'agente
- a dare un po' di respiro a questa situazione è la compravendita
dei fondi ad uso commerciale. Si vende bene per chi vuole
investire su piccole attività agroalimentari, per la vendita diretta
di prodotti del territorio da parte di aziende locali".
Imprenditori, proprietari e agenzie immobiliari non fanno altro
che sperare. Sperare nella bella stagione. Nel mare e nel sole. Il
territorio maremmano, a grande vocazione turistica, fa girare
l'economia grazie a chi si trova a passare in queste terre d'estate.
Sono proprio le agenzie immobiliari che lanciano gli "sos" più
accorati. "Il comparto immobiliare del mercato residenziale della
seconda casa in Italia - fa sapere un altro immobiliarista di
Follonica - non corre più come nei primi anni duemila. Tuttavia
resta un comparto positivo che nel complesso dell'economia
nazionale gioca un ruolo determinante, soprattutto in
Maremma".
Ex Mabro, via libera al concordato
preventivo
GROSSETO - Meno peso sulle spalle e tasche un po' più piene in
casa Mabro. I problemi rimangono, ma la settimana appena
passata ha portato qualche buona nuova all'interno dello
stabilimento di via Senese. La svendita promozionale delle
rimanenze di magazzino è andata a gonfie vele: centinaia i capi
venduti e circa trecentomila curo messi in cassaforte. Una mossa
azzeccata che oggi si ripeterà con la messa in scaffale degli abiti
della collezione primavera-estate. Giacche e pantaloni all'ultima
moda potranno essere comprati a prezzi molto vantaggiosi: un
modo per rifarsi il guardaroba contribuendo, al contempo, al
rilancio dell'azienda maremmana. L'altra notizia positiva ë
arrivata non dai negozi, ma direttamente dalle aule del tribunale
grossetano. La domanda di concordato preventivo presentata
dalla Royal Tuscany Fashion Group (la società in liquidazione
che aveva in affitto il ramo d'azienda dello stabilimento tessile ex
Mabro) è stata accolta e adesso si apre così la procedura per
cercare di raggiungere un accordo fra tutti i creditori
dell'azienda, per scongiurare quel fallimento che costituirebbe
un intralcio, anche se non proprio diretto, al nuovo proprietario
Barontini. Verso la fine di aprile i creditori esprimeranno il
proprio voto sulla proposta di concordato e sarà compito del
commercialista grossetano Enrico Domenichelli svolgere il ruolo
di commissario giudiziale. Per far passare il concordato servirà
raggiungere il 50% più uno dei voti favorevoli da parte dei
creditori. Un numero non facile da ottenere, visto anche il buco
di quasi 25 milioni di curo lasciato in eredità dalla vecchia
gestione. E proprio gli ex soci Di Pietrantonio e Invitti saranno i
primi a dover metter mano al portafoglio. I due infatti si sono
impegnati a versare circa 250mila curo già nelle prossime
settimane. Soldi che serviranno a pagare le spese procedurali più
imminenti. Sul fronte forza-lavoro invece la situazione scorre
sempre sulla lama di un rasoio. Adesso i dipendenti tornati in
fabbrica sono circa 90, un numero non di poco conto certo, ma
che cozza ancora con le richieste che le Rsu avanzano da sempre
alla nuova proprietà. In tal senso potrebbe essere decisivo il
faccia a faccia (sarebbe il primo dopo tanti rinvii) fra Barontini e
le vestaglie azzurre che si terrà mercoledì prossimo nella sala
mensa dello stabilimento di via Senese. In quell'occasione
Fimprenditore pratese presenterà anche tre componenti del
nuovo management: il direttore commerciale, quello finanziario
e -soprattutto - il nuovo e tanto atteso direttore di produzione.
Martedì mattina invece, le Rsu vivranno un'altra tappa
importante di questa lunga, interminabile vicenda. Grazie
all'interessamento diretto del sindaco di Castiglione della
Pescaia Monica Faenzi, incontreranno il capo di gabinetto del
ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani. Sarà
l'occasione per far conoscere la situazione dell'azienda tessile
maremmana anche nella capitale, con la speranza magari di un
intervento diretto da parte dell'ufficio ministeriale. Ancora in
stallo infine la vicenda dei pagamenti della cassa integrazione
straordinaria. Il 10 marzo è previsto il versamento del primo
anticipo dell'ammortizzatore sociale in vigore dai primi giorni di
febbraio. I dipendenti hanno più volte ribadito la volontà di
affidarsi alla Banca della Maremma (già utilizzata per l'accredito
degli importi relativi ai contratti di solidarietà), ma Fidi Toscana
sembra intenzionata invece ad affidarsi al gruppo bancario dei
Monte dei Paschi. Una vicenda ingarbugliata che dovrebbe
schiarirsi nei prossimi giorni, forse già lunedì, quando si
dovrebbe sapere a quale delle due banche Fidi Toscana lascerà
carta bianca.
Lorenzo Tilli
IL TIRRENO
Le segreterie assumono ma i nomi li
fanno i partiti
MARIO LANCISI
Diminuiscono i consiglieri regionali, ma i dipendenti no.
All‟unanimità è stata approvata una delibera che assume a
tempo determinato otto addetti alle segreterie e alle
commissioni. In tempi di vacche magre l‟aumento degli occupati
potrebbe essere anche una bella notizia. Gli assunti però non
hanno sostenuto un regolare concorso: sono «nominati» dai
partiti. Per chiamata diretta. Rispondono infatti ad un criterio di
fiducia. I partiti li nominano, i partiti li revocano.
Anche se poi a pagare sono i cittadini. Che hanno invocato e
ottenuto la riduzione del numero dei consiglieri e forse si
aspettano anche una struttura regionale più snella.
Premesso che la delibera assunta a livello bipartisan è
giuridicamente legittima e che le persone scelte sono
presumibilmente di valore, pesano sulla delibera assunta non
pochi dubbi.
Intanto pare che gli assunti siano in realtà dei ri-assunti. Nel
senso che avevano un contratto anche nella passata legislatura
ma essendo stati nominati da partiti che ora non siedono più
sugli scranni del parlamentino toscano, si sono ritrovati senza
lavoro. Il che è sempre una questione dolorosa. Non c‟è il rischio
che si tratti di assunzioni di fatto a tempo indeterminato? E, se
così fosse, non si stabilirebbe una situazione di ingiustizia nei
confronti degli altri cittadini esclusi perché non legati a partiti
politici?
Altro dubbio: la dotazione organica delle strutture di segreteria
dei gruppi consiliari non è un po‟ elefantiaca? Basti osservare
che, ad esempio, un gruppo composto da un solo consigliere ha
diritto a due dipendenti e che il Pd, il maggiore partito, con 24
consiglieri (Enrico Rossi compreso) ne può avere 28.
La delibera sugli aumenti degli organici ha scatenato anche una
dura polemica tra il presidente del Consiglio Alberto Monaci e
un quotidiano fiorentino che ha scritto un articolo dal titolo
irriverente: «Cha cha cha della segretaria». Monaci si è infuriato
e ha annunciato di aver dato mandato agli uffici legali del
Consiglio «di verificare se esistano gli estremi per un‟azione
legale». Monaci ha spiegato di essersi mosso «in difesa della
credibilità delle Istituzioni, che è di tutti».
Monaci è molto sensibile agli articoli in cui si denunciano i
privilegi della Casta. Quando «L‟Unità» denunciò presunti casi
di parentopoli in casa Pdl, il presidente del Consiglio invitò di
fatto a non comprare il giornale fondato da Gramsci.
Può capitare che anche i giornali e i giornalisti sbaglino. Ma la
«credibilità» del parlamento toscano dipende da altro. Dalle
leggi e dal lavoro prodotto dai consiglieri. Dalla sobrietà dei loro
comportamenti.
il Giornale della Toscana
Mugnai: «Ora Rossi si deve assumere le
responsabilità»
«Quanto sta emergendo in relazione alla voragine della Asl 1
lascia a dir poco stupefatti. Noi avevamo sottolineato come non
potesse essere credibile, date anche le dimensioni relativamente
piccole della Asl di Massa Carrara, che un buco di oltre 200
milioni di euro fosse maturato in un paio d‟anni. Una
supposizione, la nostra, che ora trova conferma oggi». È un
fiume in piena il consigliere regionale del Pdl Stefano Mugnai,
che sul caso del crac di Massa è sempre stato in prima linea. «Al
di là dell‟aspetto giudiziario, quel su cui preme porre ancora
l‟attenzione è l‟aspetto politico - sottolinea -. È bene ricordare
che tutti gli atti di bilancio che hanno portato al baratro la Asl 1
sono stati approvati dalla filiera di controllo voluta da Rossi e
anche i sassi in Toscana sanno che durante i dieci anni di
assessorato alla sanità Rossi non abbia delegato ad altri il
governo di questo importante settore».Eattacca: «Chi nonpuò
tirarsi fuori è Rossi. Lui ha guidato la sanità toscana per dieci
anni, lui ha deciso le nomine e gli incarichi, lui ha costruito una
campagna elettorale intorno alla bontà del sistema. Troppo
facile prendersi i presunti meriti e scaricare su altri le reali
responsabilità. Se le assuma una volta per tutte, e ne tragga le
conseguenze». Anche secondo il capogruppo della Lega Nord in
Regione, Gian Luca Lazzeri Rossi ha la «responsabilità politica»
sulla vicenda. Il governatore da parte sua non si mostra
meravigliato per il duro attacco della Procura. «Evidentemente,
ci sono anche rilevanze penali oltre al falso in bilancio che io
avevo denunciato. Anche ame erano giunte notizie che le
verifiche da noi fatte, che poi si eranotradotte inuna
denunciaulteriore che la direttrice dell‟azienda ha fatto alla
procura, potevano anche chiamare in causa reati ulteriori
rispetto a quello del falso in bilancio». Secondo Rossi il deficit è
dovuto a spese effettuate «in maniera non attenta, non vigile in
prestazioni e servizi sanitari». «E poi - ha aggiunto -,
evidentemente, anch‟io sapevoche poteva esistere qualcosa
d‟altro.Ela nostra azienda sta appunto verificando e continua,
per quel che è di sua competenza, a tenere aggiornata la
procura». «Non possiamo però pensare che le responsabilità
della vicenda siano solo da ascriversi a livello locale, a Massa,
senza domandarsi perché da Firenze non vi siano mai stati
controlli», osserva la consigliera regionale dell‟Idv, Maria Luisa
Chincarin
il Giornale della Toscana
Fuscagni (Pdl): «Uno smacco per la
Toscana»
«Uno smacco per la Toscana, ma non certo una sorpresa, viste
le premesse. In politica affermare “l‟avevamo detto” non è forse
elegante, ma talvolta è impossibile trattenersi ». Così commenta
la portavoce dell‟opposizione in Consiglio regionale Stefania
Fuscagni alla notizia dell‟impugnazione da parte del governo
della finanziaria della Regione. E aggiunge: «In occasione
dell‟approvazione della finanziaria contestammo la scarsità di
temp destinato al dibattito istituzionale, con emendamenti
scritti e non riletti, come testimoniano gli errori e i refusi, e
consegnati in fretta e furia ai consiglieri poche ore prima
dell‟avvio dei lavori d‟aula. Una forzatura e una mancanza di
rispetto nei confronti del Consiglio tutto e non solo delle
opposizioni. Oggi possiamo dire che se la Giunta regionale
avesse avuto meno smania e avesse dato più spazio al confronto
la Regione avrebbe evitato le censure da parte del Governo. Aver
strozzato il dibattito ha sortito questi effetti. Confidiamo che in
futuro la giunta regionale dimostri maggiore considerazione nei
confronti del Consiglio regionale in generale e delle opposizioni
in particolare, evitando alla nostra regione altri smacchi». Il
governatore Enrico Rossi però minimizza. «Non abbiamo
rispettato in modo pedissequo i tagli che ci venivano chiesti dalla
finanziaria del govenro e ci siamo riservati di rimodularli anche
in modo diverso. E questo al govenrno non è andato giù».
Secondo Rossi «non è vero che abbiamo tagliato di più in
sanità». Anche l‟assessore alla Salute Daniela Scaramuccia è
intervenuta sulla vicenda: «Abbiamo cercato di evitare i tagli
imposti dal governo, consapevoli che, se applicati i coefficienti
imposti dalla Finanziaria, questi avrebbero inficiato l‟erogazione
dei servizi sanitari. Quella che noi abbiamo fatto, è peraltro
un‟azione legittima, come già indicato dalla Corte Costituzionale,
nel rispetto dell‟autonomia regionale, all‟interno di un obiettivo
di pareggio di bilancio complessivo». Ieri intanto la Regione ha
inviato al ministero per i Rapporti con le Regioni, le proprie
controdeduzioni rispetto ai due punti impugnati dal governo
Giochi incrociati per il sindaco
GROSSETO (g. d'o.) - Grande continua a essere la confusione
sotto il cielo della politica. Nel centrosinistra la nota con cui
l'Italia dei Valori nei giorni scorsi ha voluto precisare e smentire
accordi già raggiunti col Pd sulle candidature, svela che in effetti
nel partito di Di Pietro i giochi sono considerati tutt'altro che
chiusi. Il coordinatore provinciale Pasquali chiede un tavolo del
centrosinistra, perché se la ricandidatura di Emilio Bonifazi a
Grosseto non è mai stata messa in discussione, qualche
problema negli altri comuni al voto c'è. Stando, infatti, ai nomi
che circolano a Orbetello, Castiglione e Roccalbegna, l'Idv non
esprimerebbe neppure un candidato sindaco. Eppure, negli
ambienti politici grossetani, circola insistente la voce di una
sorta di accordo fatto a livello regionale tra Pd e Idv, secondo cui
a quest'ultimo dovrebbe spettare la possibilità di puntare a
qualche candidato sindaco. In particolare si parla di
Montevarchi e di Orbetello. Dove, in quota Idv, il nome più
accreditato sarebbe quello della consigliera provinciale
Annamaria Carbone. Il fatto è che in laguna dopo l'uscita di
Nuovo Millennio dal centrodestra, le carte si sono rimescolate
non poco. L'ingresso nel centrosinistra (o comunque in
un'alleanza di alternativa al piediellino Di Vincenzo) del
movimento civico del professor Riccardo Paolini farebbe
spingere per una candidatura di area moderata. Tuttavia i
pretendenti sono vari. C'è il Pd, c'è Sel. E c'è anche l'Idv. Che
non vuol certamente assolvere solo al ruolo di portatore d'acqua.
C'è, insomma, da trovare una non facile quadratura del cerchio,
anche per evitare che ci possano essere ripercussioni su
Grosseto, dove l'Italia dei Valori non farebbe fatica ad andare al
primo turno con un proprio candidato sindaco. Naturalmente
siamo nel novero delle ipotesi, perché tutti lavorano per evitare
qualsiasi sbavatura.
C'è poi la situazione dell'Udc. In ballo fra correre da sola e
ipotizzare un accordo con Bonifazi, visto anche che l'Api di
Rutelli procede ormai in questa direzione. L'operazione, però,
non convincerebbe molti nel partito di Casini, che
evidentemente considerano prematuro, se non azzardato, un
accordo al primo turno col Pd. Torna, quindi, a farsi strada
l'ipotesi di una corsa autonoma, magari con Futuro e libertà, che
anche a Grosseto ha i suoi problemi. C'è la parte ex An che
spinge per un coordinatore che venga dall'area della destra e che
finora ha accettato senza fare troppi salti di gioia il fatto che
siano due capaci signore come Laura Cutini e Francesca
Scopelliti, senza il "pedigree" di destra, a menar le danze. In
tutto questo bailamme, per Mario Lolini diventa difficile mettere
il naso fuori dal recinto del Pdl stringendo alleanze con forze
politiche considerate tutto sommato omogenee e recuperabili
come, appunto, Udc e Fli. La sensazione è che la strada verso la
definitiva strutturazione dei blocchi che si contenderanno il
Comune sia ancora lunga.
"Tariffe della nettezza destinate a
salire"
I dubbi di Laura Andreucci le domande all'assessore
66
GROSSETO - Sulle Strillaie interviene anche Laura Andreucci
del coordinamento provinciale e comunale Pdl.
"Ho chiesto delucidazioni a Monaci per sapere se le tariffe sulla
nettezza urbana saranno destinate a salire comunque sia che si
attui una "corretta" differenziata sia che si attui una "corretta"
indifferenziata.
Ho chiesto se la convenzione che il Comune di Grosseto ha
stipulato con le imprese che gestiscono le Strillaie, dove mi pare
che si preveda che se non si conferisce una determinata quantità
di indifferenziata le tariffe a carico dei cittadini saranno
destinate a salire, sia compatibile con l'incentivazione della
raccolta differenziata e con le multe che il Comune vuole
addebitare a chi non attua una corretta differenziata. Continuo a
fare le stesse domande a Monaci aspettandomi risposte che
possano anche smentirmi e non ho paura di questo. Anzi me lo
auguro da un certo punto di vista.
Ho saputo in questi giorni che per il "capping" sulle Strillaie
(ossia il tappo da mettere sulla vecchia discarica), sito di
interesse nazionale, si prevedono 13 milioni di curo di spesa
pubblica. Ho letto anche che questi 13 milioni di euro saranno
trovati, "nei prossimi anni attingendo risorse proprio dallo
sviluppo delle stesse Strillaie".
Quindi aggiungo altre domande a Monaci. Quale sviluppo è
previsto per le Strillaie? Da quali risorse saranno presi i soldi?
Il mega impianto costruito prevede di trattare l'indifferenziata e
quindi di creare il combustibile da rifiuti (cdr) da inviare ad un
inceneritore vicino che credo sarà quasi sicuramente a Scarlino.
Quale potrebbe essere il futuro delle Strillaie, sito di interesse
nazionale? Dato che il mega impianto prevede il trattamento
dell'indifferenziata come si può trarre soldi e, quindi, ricchezza
da questo?".
IL TIRRENO
I balneari: no alle aste Corteo a
Viareggio contro la “Bolkestein”
Fischiati i senatori riuniti in Comune
Pd e Pdl: chiederemo che i concessionari siano esclusi dalla
direttiva
VIAREGGIO. Circa 500 persone hanno manifestato ieri davanti
al municipio di Viareggio, dove si è riunita la Commissione
turismo del Senato per discutere della „direttiva Bolkestein‟, che
riguarda anche la durata delle concessioni balneari. Di prima
mattina un lungo corteo aveva attraversato il litorale versiliese
dietro la bandiera “No alle aste”. Poi un gruppo di circa 200
manifestanti (balneari, concessionari e bagnini) ha
simbolicamente occupato la scalinata di accesso al comune
mettendo in terra pattini, sdraio e ombrelloni.
I membri della Commissione, arrivati alla spicciolata, sono stati
accolti con fischi e slogan dai manifestanti che protestavano
contro le aste delle concessioni pubbliche.
«Cercheremo di estromettere i concessionari di spiagge dalla
direttiva Bolkestein, ma al momento non saprei dire se è
tecnicamente possibile», ha detto il senatore Pdl Cesare Cursi, al
termine della riunione. La direttiva Ue prevede l‟asta per
l‟assegnazione delle aree demaniali dal 2015,
indipendentemente dalla durata del contratto in essere.
Ha rimarcato la senatrice Pd Manuela Granaiola: «Tutti i
sindacati e le associazioni sono sulla stessa linea. La
commissione, in modo bipartisan, ha deciso di sposare le loro
richieste. Ora ascolteremo anche le altre realtà d‟Italia».
La posizione dei balneari è racchiusa nel commento di Emiliano
Favilla, rappresentante del Comitato versiliese sorto per
contrastare la Bolkestein: «Non vogliamo proroghe e non
vogliamo rinvii - dice Favilla - vogliamo solo che i balneari siano
esclusi dalla direttiva Bolkestein».
«La mia proposta - ha aggiunto il senatore Andrea Marcucci, Pd
- è stata di escludere le imprese balneari dall‟applicazione della
direttiva e approvare una legge quadro che regoli il settore, a
partire dalla salvaguardia degli investimenti fatti e dall‟esigenza
di rivedere i canoni».
«Le spiagge italiane non hanno nulla a che vedere con quelle
danesi o della Manica. La direttiva Bolkestein dimostra la
lontananza di un‟Europa astratta nelle sue decisioni», ha
concluso il sindaco di Viareggio, Luca Lunardini.
il Giornale della Toscana
In regione meno imprese femminili che
nel resto d’Italia
In Toscana meno imprese «rosa» che altrove: a metà 2010 le
pmi femminili registrate in provincia di Firenze mostrano di
aver tenuto le proprie posizioni, nonostante le turbolenze
economiche, attestandosi a quota 23.643 (il 21,8% del totale,
rispetto al 21,4% del 2007). Il loro contributo si conferma però
ancora una volta minore rispetto alla media toscana (23,6%), del
centro-Italia (23,8%) e dell‟Italia (23,3%). Le ditte individuali
sono nettamente prevalenti (12.292, il 52,3%); seguono società
di persone (29,2%) e di capitale (16,9%). Rispetto al totale delle
imprese fiorentine è ancora molto ampia la forbice tra le due
forme societarie, forse per una certa difficoltà da parte delle
imprese femminili a spostarsi verso forme più articolate e
strutturate di fare impresa. Le società di capitale al femminile
risultano più frequenti nei servizi (21,6%) e nell‟industria ed
edilizia (19%). Viceversa, le imprese individuali coprono oltre il
90% delle attività agricole, ma sono meno diffuse nei servizi. La
provincia fiorentina è al 79˚ posto in generale e al 7˚ tra quelle
più grandi.
La denuncia «La crisi non è ancora
finita ma il governo pensa ad altro»
L‟attacco è duplice e contemporaneo. Da un lato gli artigiani,
dall‟altro gli industriali e l‟Unione delle Camere di commercio.
Tradotto: l‟universo del mondoproduttivo fiorentino e toscano.
L‟obiettivo è inequivocabile: il governo inerme e inadeguato a
fronteggiareun periodo congiunturale ancora assai difficile.
Antonella Mansi, presidente di Confindustria Toscana, lo dice
senza mezzitermini. «Vivo con grande fastidio la situazione di
instabilità politica a livello nazionale».Nonsolo. «Siamofrustrati
- aggiunge - rispetto a un contesto politico nazionale che non ha
percepito in toto la drammaticità di questo momento: è sotto gli
occhi di tutti, pare aver perso il focus, la capacità di essere
incisivo rispetto ai temi della crisi. Vorremmo una politica più
forte che guardasse ai problemi veri del Paese, invece pensa ad
altro ». Perché se Berlusconi vede le sue aziende pagare
dividenti ultramilionari, la crisi è tutt‟altro che alle spalle. «Il
governo deve muoversi a trovare i soldi per realizzare le Grandi
Opere che ha promesso - rinforza il tiro Pierfrancesco Pacini,
presidente di Unioncamere Toscana - La ripresa non può che
passare da lì». «Che noi viviamo in un contesto economico che
soffre per problematiche strutturali mai risolte, è un fatto con
cui facciamo i conti - riprende Mansi - Però voglio guardare alla
parte dinamica dell‟Italia che è sana e che c‟è, e che sta
dimostrando che le possibilità ci sono». Il percorso però è
tutt‟altro che facile. Anche perché la Toscana deve ancora
recuperare quasi il 17% rispetto ai livelli del 2007, vale a dire
prima della crisi. «Un dato - precisa ancora Mansi - che tuttavia
non è sufficiente e non deve certo essere visto come punto
d‟arrivo perché anche all‟epoca non è che stavamo benissimo...
». Gli artigiani di Cna non sono più teneri.Eil loro j‟accuse si
rivolge principalmente contro il federalismo tanto caro al
governo. «Unamanovra plebea, demagogica e volgare, finalizzata
solo a tenere il consenso della Lega » attacca il direttore di Cna
Firenze Luigi Nenci. La bocciatura è totale.O meglio, il
federalismo piace nella teoria alla Cna, ma quello studiato dal
governo Berlusconi e recentemente passato al Senato «è una
populista forma di compensazione dei tagli imposti agli enti
locali con la Finanziaria e costerà caro alle piccole e medie
imprese». Nell‟occhio del ciclone, la possibilità concessa da
Calderoli ai Comuni di aumentare l‟addizionale Irpef e
l'introduzione, a partire dal 2014, della Imu, l‟imposta
municipale sugli immobili, ideata per sostituire l'Ici. «Il
passaggio dall'Ici, pari al 6,49 per mille di media, alla Imu, con
aliquota base del 7,6 per mille e soggetta a incrementi da parte
degli enti locali, comporterà un imponente aggravio fiscale sugli
immobili posseduti dalle aziende». Tradotto, fanno alcune
migliaia di euro l‟anno in più. Significa (dati Cna) che
perunimmobile ad uso industriale nelComune di Firenze dal
valore di circa 1 milione di euro, le tasse aumenteranno di 600800euro l'anno, per unlaboratorio artigiano dal valore di
150mila euro da 90 a 130 euro. «Oggi - prosegue Nenci - le
aziende italiane girano alle tasse il 52% del loro reddito,
tartassarle ancora è unapazzia». La soluzione? L‟unica strada
possibile per Nenci è ridurre la spesa pubblica, «a partire
dall'eliminazione della Province, retaggio di un apparato
burocratico napoleonico». Un‟idea condivisa dal presidente di
CnaFirenzeMauroFancelli («Il vero federalismo fiscale è quello
che diminuisce la spesa pubblica abbassando la pressione fiscale
sulle imprese») e dal direttore diCnaToscana Valter Tamburini:
«Serve spostare la premialità dalla rendita all‟investimento conclude - e, per rilanciare l‟economia, bisogna favorire chi fa
impresa» Peretola /1 Gli enti locali di Firenze: incontro con
Rossi FIRENZE I soggetti firmatari del patto per lo sviluppo
della provincia di Firenze guidati dal presidente Andrea
Barducci chiedono un incontro col presidente della Toscana
Enrico Rossi sul futuro dell‟aeroporto fiorentino. VLADIMIRO
FRULLETTI Peretola /2 Uil: «Basta con i diktat, sì alla
parallela» FIRENZE Vito Marchiani, segretario della Uil
Toscana ricorda che Uil «è da sempre favorevole
all‟adeguamento della pista di Peretola» e per «il tracciato
parallelo», e chiede che siano abbandonati i vari «diktat». I
segnali di ripresa ci sono. Ma ancora sono timidi. E, soprattutto,
sembrano palesarsi passi indietro rispetto alle attese emerse a
metà dello scorso anno. Nel quarto trimestre del 2010, infatti, il
manifatturiero toscano harallentato il suo ritmo di crescita. La
produzione è aumentata del 2,7% rispetto allo stesso periodo del
2009, ma questo dato si dimostra inferiore sia a quello italiano
(+4,3% anch‟esso in frenata) sia soprattutto agli altri tre
trimestri dell'anno che avevano fatto segnare rispettivamente
+3,9, +6 e +3,5%. Sono i dati che emergono dal rapporto di
Confindustria e Unioncamere Toscana, presentato ieri a Firenze
dai rispettivi presidenti Antonella Mansi e Pierfrancesco Pacini.
Per la Toscana è, comunque, il quarto risultato utile consecutivo,
che porta il risultato finale del 2010 al +4% (contro il 5,6%
nazionale e performance generalmente migliori in tutti i Paesi
europei a partire dalla Germania). Nel dettaglio, restano
contenuti gli ordini interni(+2,1%) mentre gli ordinativi esteri
crescono del +4,3%. Le performance migliori sono appannaggio
delle imprese esportatrici (+6,6% nell‟anno, in rallentamento
nella seconda metà del 2010) mentre le importatrici hanno fatto
segnare nei 12 mesi un -2,1%. Tra i settori, segnali confortanti
dal sistema moda (nel trimestre +2,6% dell‟abbigliamento e
soprattutto +6,3% del tessile) mentre calano alimentare,
chimicagommae plastica, farmaceutica, minerali non metalliferi,
legno e mobilio. A fare da traino sono soprattutto le grandi
imprese (+2,7% nella produzione, +7,6% quanto a ordinativi
interni) mentre la ripresa è più lenta per le
piccole(+1,9%produzione, -0,5% ordinativi interni). Resta invece
negativo (e preoccupante) l‟indicatore relativo all‟occupazione (1,4% rispetto allo stesso periodo del 2009) sia pur con segnali di
attenuazione della caduta rispetto ai primi nove mesi dell‟anno.
A far ben sperare sono però le aspettative per il 2011: per il
primo trimestre , il saldo fra ottimisti e pessimisti migliora di 12
punti rispetto al 2010. F.SAN.
la Repubblica
Mi rifaccio la colonica
Come restaurare rispettando mille anni di storia
Le amministrazioni hanno sorvegliato fino ad oggi più la
quantità che la qualità
Negli anni ´60 e „70 troppi bellissimi edifici sono stati
trasformati in chalet svizzeri
Per la prima volta un manuale aiuta a intervenire senza
stravolgere gli elementi edilizi tipici
MARIA CRISTINA CARRATU
maria cristina carratù
(segue dalla prima di cronaca)
Colpa dell´omologazione industriale, di stili e materiali, «ma
non solo», spiega Ilaria Agostini, ricercatrice alla facoltà di
Architettura dell´Università di Firenze, in «La casa rurale in
Toscana. Guida al recupero», con prefazione di Paolo Baldeschi
e postfazione di Roberto Budini Gattai, appena uscito per Hoepli
con il contributo della Cassa di Risparmio di Firenze, ricco di
fotografie e di straordinari disegni a mano dell´autrice. Più che
(l´ennesimo) compendio di dati storico-architettonici, il primo,
vero strumento di lavoro destinato ad architetti e ingegneri,
imprese edili e capicantiere, carpentieri e falegnami, e a
chiunque abbia la fortuna di vivere in una casa contadina
toscana e debba mettere mano a un recupero, puntando a una
sua «riproduzione evolutiva», «o retro-innovazione», come la
chiama Agostini. Mirata, cioè, non solo a conservarla, ma «a
renderla vivibile senza snaturarla». E, più in generale, a
«innalzare la consapevolezza diffusa» del tesoro di cui, a vario
titolo, siamo eredi immeritevoli. Ogni casa, infatti, avverte
l´autrice, «per sua natura luogo dinamico», porta però iscritta
«nei materiali, nel modo di costruire, nelle forme prese dal
paesaggio, che per secoli hanno contrassegnato un certo tipo di
edilizia in un certo luogo, un´intima logica, che va rispettata».
Già fra „700 e „800, del resto, la vecchia colonica di impianto
medievale, cresciuta nei secoli per «addizioni» funzionali di
corpi, venne soppiantata dalla nuove case lorenesi, a padiglione
unico, con facciata simmetrica e colombaia. Ma si trattò,
appunto, di una «tappa evolutiva», e non del «tradimento» di un
linguaggio come quello perpetrato dalla metà del secolo scorso,
quando anche la casa contadina è stata travolta dalla logica
industriale, seriale e globale. Con un´involuzione che tocca, oggi,
i suoi punti più bassi.
Ormai di «seconda generazione», dopo le prime trasformazioni
«allegre» seguite all´esodo dalle campagne negli anni „60-70, i
recuperi di oggi, spiega l´autrice, servono in gran parte a
«rimediare ai danni del passato». Danni gravi e gravissimi, però,
sono, paradossalmente, anche quelli provocati dall´obbligatorio
rispetto delle norme - antisismiche, di sicurezza, di risparmio
energetico - che producono spesso autentici obbrobri. «Basta
discostarsi anche solo pochi centimetri da una linea di gronda
per fare un cordolo antisismico» spiega Agostini, «che si altera il
profilo di una casa e tutti i suoi dintorni». Per non parlare dei
colori chimici degli intonaci, che rendono simili a villette a
schiera le più glamour delle coloniche, o dei muri e delle
recinzioni, che sottraggono alla vista intere fette di paesaggio.
Ma mica si tratta di violare le leggi: per quanto Agostini
definisca «eversivo» il suo libro, la questione è molto più
sostanziale: «Se davvero si volesse, si potrebbero applicare le
norme giocando sulle infinite possibilità offerte dalle tecniche
artigianali tradizionali».
La storia architettonica della casa rurale, infatti, «è ricca di idee,
di suggerimenti, di adattamenti alle risorse disponibili, valide
anche oggi, e da cui si potrebbero "pescare" tante soluzioni». Il
passato al servizio della creatività, si potrebbe dire. Qualche
esempio? E´ vero che un fienile con un parapetto di canne
sarebbe fuori norma, ma le canne potrebbero, come un tempo,
essere sostenute da un tamponato di argilla; e perché, per fare
un cancello, non ispirarsi alle mille, meravigliose tipologie
arrivate da lontano? Così come per fare una piscina si può usare
una vecchia concimaia. E non si tratta solo di un problema
estetico, bensì, sottolinea Agostini, «di vera responsabilità civile,
visto che una casa colonica toscana è tutt´uno col suo paesaggio,
e il paesaggio è il più collettivo dei patrimoni». La speranza, non
a caso, è che il manuale possa "ispirare" le stesse
amministrazioni pubbliche, ovvero i regolamenti edilizi («fin qui
soprattutto quantitativi, e ben poco qualitativi») e i piani
strutturali, almeno sotto forma di indirizzi. Forse, l´unica, vera
assicurazione contro abusi ed ecomostri.
la Repubblica
"In Toscana rischio di tensioni sociali"
Mansi: le medie imprese tengono, le
piccole soffrono, non c´è tempo da
perdere
La presidente di Confindustria regionale: l´occupazione cala
ancora
LA ripresa è debole. L´occupazione cala, gli investimenti anche.
La ripresa nel 2010 c´è stata, i segni postitivi non mancano. Ma
è debole, discontinua, solo per le imprese che esportano, per
quelle che innovano. Per le grandi, in sostanza, le medie
tengono, le piccole soffrono. Se non vuole arretrare, la Toscana
deve darsi molto da fare. E subito: «Le aziende non possono
aspettare 30 anni prima che si faccia una struttura», dice la
presidente di Confindustria regionale Antonella Mansi che
insieme al presidente di Unioncamere, Pierfrancesco Pacini,
presenta l´indagine comune sul quarto trimestre 2010. Bene, il
piano regionale di sviluppo in via di definizione, il suo occhio
puntato sul rilancio del manifatturiero e la reindustrializzazione
della Toscana, «purchè si passi immediatamente ai fatti».
Perché la crisi non è superata e potrebbe fare esplodere le
tensioni sociali, azzarda Mansi. Che, in modo inconsueto per le
prudenti Confindustria e Unioncamere, punta il dito insieme a
Pacini sul governo «immobile o impossibilitato a governare»,
come dice Pacini. In un´Italia che annaspa più di tutti gli altri
paesi (e al suo interno la Toscana va peggio delle regioni del
nord) dentro a un´Europa che non cresce mentre il resto del
mondo sì. E Mansi parla di «un contesto politico nazionale che
non percepisce la drammaticità del momento, ha perso il focus,
la capacità di essere incisivo rispetto alla crisi».
La ripresa toscana arretra alla fine del 2010. Rallenta la crescita
del manifatturiero che passa dal più 6% dell´estate al più 2,7%
rispetto all´ultimo trimestre 2009: meno del più 4,3% italiano.
In tutto il 2010 la Toscana cresce del 4% contro il 5,6 nazionale.
Quando ci vorrebbe un ulteriore balzo del 16,8% solo per tornare
al 2007, prima della crisi. «Ma per espandersi - dicono Mansi e
Pacini - non basta tornare alla stagnazione pre crisi, bisogna
crescere». Ce n´è di strada da fare. Nonostante i buoni segnali
che pur ci sono. Dalla moda (più 2,6% l´abbigliamento, più 6,3%
il tessile, la grande sorpresa dell´ultimo periodo), per esempio,
mentre calano alimentare, chimica, farmaceutica, mobilio. E
diminuisce ancora l´occupazione ( di un altro 1,4%). Calano del
4% gli investimenti. Continuano a aumentare a dismisura, più
che nel resto d´Italia, solo le ore di cassa integrazione, e mentre
cala al 20% l´ordinaria, salgono all´80 la straordinaria e quella
in deroga. Che non è bene, anche se Mansi guarda al bicchiere
mezzo pieno: «Qui le aziende hanno capito che il principale
aiuto è la qualità dei dipendenti».
Purtroppo, mentre altri ce la fanno, «la Toscana rallenta
ulteriormente la corsa», sottolinea Mansi che parla, acanto ai
problemi generali del caro materie prime, del caro energia,
dell´instabilità politica dei paesi vicini e di quella nazionale,
anche delle questioni del territorio ripetute mille volte. A
cominciare dalle infrastrutture, le lentezze burocratiche, il
credito. Chiede un rilancio dell´edilizia, approva la proposta di
legge regionale di sveltire le opere pubbliche fino all´uso di
commissari ad acta.
(i.c.)
la Repubblica
"Il federalismo porterà più tasse, bene
una sola provincia Fi-Pt-Po"
Il federalismo, quello approvato in Senato, porterà solo più
tasse. Lo denuncia la Cna di Firenze in un convegno tenuto ieri,
analizzando le conseguenze del passaggio dall´aliquota Ici al
6,49 per mille alla nuova Imu, che potrà variare dal 7,6 fino al
10,6 per mille. Per un immobile industriale da 987mila euro nel
comune capoluogo, l´aumento sarà di 592,20 euro con aliquota
minima e 883,30 euro con quella massima, mentre per un
laboratorio artigiano da 142mila euro varierà da 85,33 a 128
euro.
La Cna ha denunciato anche l´incapacità degli enti locali di fare
rete. Ha quindi apprezzato la proposta dell´assessore Riccardo
Nencini di unire Prato, Pistoia e Firenze in un´unica provincia:
«In un mercato globalizzato - denuncia il direttore Luigi Nenci i sindaci si comportano da cacicchi, da capitribù». (r.bian.)
Quella volta che il
raìs chiese dilicenziare Fruttero & Luc
entini
«Pare che Gheddafi sia in realtà una creatura della Cia. Non muove un dito senza chiedere il
permesso a loro. Pare che lui non conti assolutamente niente. Sono quei due sacerdoti che si porta
sempre appresso che hanno in mano tutto quanto. I discorsi, pare che glieli scriva un geometra
italiano, un certo Cavalli. Di Novara. Un fanatico religioso? Ma figurarsi! Pare che, quando è stato
ospite di Tito, si sia mangiato un cinghialino arrosto tutto da solo. No, lui personalmente è un uomo
straordinario. Pare che lavori 22 ore al giorno. E pare che...». Chi, nel lontano 1973, in piena crisi
petrolifera, ebbe l’ardire di scrivere frasi così dissacranti nei confronti del dittatore libico? Non
potevano essere che due fuoriclasse comeFruttero & Lucentini. Il dicembre di quell’anno, su «La Stampa»
di Torino, uscì un memorabile articolo, «Pare che», a commento di una conferenza stampa dove Gheddafi
trattò a pesci in faccia i giornalisti convocati.
Passa qualche giorno e il capo ufficio stampa dell’Ambasciata di Libia a Roma invia al giornale una
lettera di fuoco dove esprime tutta l’indignazione «per gli insulti, le insinuazioni, le menzogne, le
sciocchezze e le allusioni di c ui l ’ a r t i c ol o è pieno in tutte le sue parti, contro il capo di una nazione
giovane, Moamer Al-Kasafi, il quale ha condotto e tuttora conduce una rivoluzione liberatrice
dall’imperialismo e dallo sfruttamento, per assicurare un avvenire migliore al suo popolo, per sopprimere
con ogni mezzo una nuova forma di colonialismo».
I due dovettero in qualche modo scusarsi perché non solo veniva chiesto il loro licenziamentoin
tronco e quello del direttore Arrigo Levi, «che è ebreo», ma veniva anche minacciata una rappresaglia
economica nei confronti della Fiat, che «non potrà più esportare nemmeno un bullone nei Paesi
dell’Islam».
Anni dopo, proprio al «Corriere», Frutteroricordava così l’episodio: «Eravamo a Parigi, in un caffè
davanti al Luxembourg e leggevamo di questo colonnello col maglione nero che aveva convocato
duecento giornalisti occidentali proprio lì, a Parigi, li aveva fatti aspettare per ore sul marciapiede, aveva
rimandato e rimandato e rimandato l’appuntamento e poi non si era presentato. Scrivemmo questo
articolo, ma non pensavamo di offendere nessuno, Gheddafi era un pretesto. Ci interessava sfottere quel
tipo di persone, ahimè frequentissime in Italia, che appena c’è un personaggio di cui si parla ti vengono a
raccontare qualcosa che sanno solo loro». Gheddafi sospese le importazioni di veicoli Fiat in Libia e tentò
(senza riuscirci) di far mettere al bando la casa torinese da tutto il mondo arabo. Si parlò di un danno da
venti miliardi di lire... «Temo che sia vero, però la Fiat non fece una piega. Soltanto anni dopo l’avvocato
Agnelli vedendoci ci disse: eh, ci siete costati cari». Gheddafi, stupito forse dell’atteggiamento fermo della
Fiat, sottoscrisse l’anno dopo un accordo con la casa torinese. Oggi è il secondo azionista della Juventus.
Per festeggiare l’evento F&L firmarono un’ode sull’«Espresso» che cominciava così «Fulgido
colonnello, insorpassato pilota /di popoli e automezzi / e capitali, francamente quali/ insetti di parabrezza
o desertici cani/ o polverose feci di cammello davanti / a te ci sentiamo...»
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IL TIRRENO - Comune di Castiglione della Pescaia