Ente Regionale per la Gestione
del Sistema delle Aree Naturali Protette nel Comune di Roma
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
Documento emesso da:
RomaNatura
Ente Regionale per la Gestione del Sistema delle Aree Naturali Protette nel Comune di Roma
Villa Mazzanti, via Gomenizza 81 00195 Roma
tel. 0635405310 fax 0635491519
e-mail [email protected]
http://www.romanatura.roma.it/
©2004 RomaNatura
Redattori del Rapporto:
Raggruppamento Temporaneo d’Imprese:
- CIRSA – Centro Interdipartimentale di Ricerca per le Scienze Ambientali (Ravenna);
- NIER Ingegneria S.p.A. (Bologna);
- SERVIN Scarl (Ravenna).
Responsabile del Progetto: Roberto Colzani (NIER Ingegneria)
Impostazione e coordinamento della relazione: Paolo Giulio Albano (NIER Ingegneria)
Ricerca dati ed elaborazione dei testi:
Paolo Giulio Albano (NIER Ingegneria)
Federica Focaccia (CIRSA)
Gianni Giovannini (SERVIN)
Alessandro Mulazzani (CIRSA)
Alessandro Pazzi (SERVIN)
0. Sommario
0.
1.
Sommario __________________________________________________________________ 3
Introduzione ________________________________________________________________ 4
1.1 Scopo del rapporto ______________________________________________________ 4
1.2 Metodologia ___________________________________________________________ 4
2. L’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno” __________________________________ 7
2.1 Descrizione generale dell’Area Marina Protetta________________________________ 7
2.2 L’Ente Gestore “RomaNatura”____________________________________________ 11
2.2.1 Isituzione e finalità _______________________________________________ 11
2.2.2 Attività svolte ___________________________________________________ 13
3. L’ambiente marino _________________________________________________________ 14
3.1 La qualità delle acque dell’area marina _____________________________________ 14
3.2 Biodiversità___________________________________________________________ 15
3.3 Le biocenosi __________________________________________________________ 17
3.3.1 Le biocenosi dei fondali: il benthos __________________________________ 18
3.3.2 Biocenosi delle acque libere: il Necton e il plancton _____________________ 32
4. Pesca_____________________________________________________________________ 34
5. Navigazione _______________________________________________________________ 39
6. Attività subacquee __________________________________________________________ 40
7. Attività antropiche costiere ___________________________________________________ 46
7.1 Popolazione residente ___________________________________________________ 46
7.2 Flussi turistici _________________________________________________________ 51
7.3 Infrastrutture e industria _________________________________________________ 51
7.3.1 Porti___________________________________________________________ 51
7.3.2 Industrie _______________________________________________________ 51
7.3.3 Elettrodotti _____________________________________________________ 52
7.4 Acque marine _________________________________________________________ 52
8. Interventi per la tutela dell’Area _______________________________________________ 55
8.1 Primi interventi di tutela e istituzione dell’Area Marina Protetta__________________ 55
8.2 Regolamenti e disciplinari _______________________________________________ 58
8.3 La Registrazione EMAS dell’Ente Gestore __________________________________ 59
8.4 Accordi e diffusione delle informazioni _____________________________________ 59
8.5 L’attività di ricerca sull’AMP_____________________________________________ 62
9. Glossario__________________________________________________________________ 65
10. Bibliografia _______________________________________________________________ 68
1. Introduzione
1.1 Scopo del rapporto
RomaNatura, Ente Regionale per la Gestione del Sistema delle Aree Naturali Protette nel Comune di
Roma, sta intraprendendo un percorso di adozione di un sistema di gestione ambientale per l’Area
Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”.
Nella fase iniziale del progetto, è stato necessario raccogliere una grande mole di informazioni al fine
di descrivere e caratterizzare l’ambiente protetto e le attività che producono impatti su di esso.
Questa mole di informazioni viene condensata in un documento di “Analisi Ambientale Iniziale”
dell’Area Protetta, documento di base per la progettazione di un sistema di gestione ambientale in
accordo al Regolamento della Comunità Europea “EMAS” (Environmental Management and Audit
Scheme).
L’Analisi Ambientale è per sua natura un documento tecnico, ricco di approfondimenti normativi, e
conseguentemente poco adatto alla diffusione al pubblico.
Il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente si prefigge quindi l’obiettivo di riformulare con un approccio
diverso i contenuti dell’Analisi Ambientale Iniziale, evitando appesantimenti tecnici e normativi, ma
mantenendo il necessario rigore scientifico, al fine di fornire al pubblico un documento che illustri le
caratteristiche dell’ambiente protetto e delle attività che possono influenzarlo.
1.2 Metodologia
Per la redazione di questo rapporto si è cercato di costruire un percorso parallelo tra il tradizionale
approccio ai rapporti sullo stato dell’ambiente secondo la metodologia DPSIR (DeterminantePressione-Stato-Impatto-Risposta) e il processo di identificazione degli aspetti e impatti ambientali del
Regolamento EMAS.
Entrambi sono finalizzati a identificare e valutare cosa pone dei rischi per l’ambiente da proteggere,
come si manifesta il rischio, in che condizioni è l’ambiente, quali impatti sono già in atto e cosa si sta
facendo per ridurre gli impatti negativi.
I risultati sono quindi condensati in paragrafi descrittivi e indicatori.
Questi ultimi vogliono descrivere in maniera sintetica, esauriente e riproducibile (e quindi
confrontabile nel tempo) tutti gli aspetti e impatti inerenti l’area marina protetta.
La scelta degli indicatori è stata fatta sulla base di quanto adottato in altri studi su argomenti analoghi1,
sulla base dei repertori APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici) e della
European Environmental Agency, e soprattutto alla luce dei dati disponibili.
1
Sono stati presi come documenti di riferimento:
“Australia State of the Environment 2001 – Coasts and oceans.” Prepared by Australian State of the Enrivonment
Committee
“The Mediterranean Sea – blue oxygen-rich, nutrient-poor waters.”. Prepared by European Environmental Agency, 2001 –
Europe’s biodiversity Series
“State and pressures of the marine and coastal Mediterranean environment.” Prepared by European Environmental Agency,
1999
M. Costantini, M. Spoto, G. Cid, 2003 – “Application of the WCPA-Marine/WWF Guidebook on Evaluating Effective
Management in MPAs. Miramare, a demonstration case”.
La definizione degli indicatori non è un lavoro concluso col presente rapporto. Nuove fonti di dati
saranno prevedibilmente disponibili a breve termine e nella futura pubblicazione della Dichiarazione
Ambientale, documento di diffusione al pubblico richiesto dal Regolamento EMAS che sarà redatto
annualmente da RomaNatura, si vedrà il passaggio del testimone da un documento una tantum che
descrive una situazione iniziale, ad un documento redatto e aggiornato periodicamente nel quale si
vedrà il progresso nelle informazioni disponibili per la corretta descrizione dell’ambiente protetto e del
sistema di gestione ambientale.
Indicatore
Tematica
Tipo di indicatore
(modello DPSIR)
Tipo di indicatore
(Racc. CE 532/03)
Densità media dei fasci fogliari di
Posidonia per metro quadrato
Ambiente marino –
benthos
Stato
ECI
Numero medio di foglie per fascio
di Posidonia
Ambiente marino –
benthos
Stato
ECI
Lunghezza media delle foglie di
Posidonia
Ambiente marino –
benthos
Stato
ECI
Pescatori sportivi autorizzati a
pescare nell’Area Marina Protetta
Pesca
Determinante
OPI
Barche da pesca professionale
iscritte alle marinerie dei comuni
prospicienti l’Area Marina Protetta
Pesca
Determinante
OPI
Incidenti petroliferi nei dintorni
dell’AMP
Navigazione
Determinante
OPI
Privati autorizzati ad immergersi
nell’Area Marina Protetta
Attività subacquee
Determinante
OPI
Subacquei che si immergono
nell’Area Marina Protetta tramite i
diving
Attività subacquee
Determinante
OPI
Popolazione residente nei comuni
costieri prospicienti l’AMP
Attività costiere
Determinante
OPI
Indice Biotico Esteso (I.B.E.) alla
foce del Fiume Tevere
Attività costiere
Pressione
OPI
Balneabilità delle acque costiere
prospicienti l’Area Marina Protetta
Attività costiere
Stato
ECI
Qualità delle acque marine in
prossimità dell’ AMP
Attività costiere
Stato
ECI
Numero di iscritti alla newsletter
dell’Area Marina Protetta
Informazione al
pubblico
Risposta
MPI
Ore di formazione fornite da
RomaNatura
Formazione
Risposta
MPI
Numero di accessi al sito internet
dell’Area Marina Protetta
Informazione al
pubblico
Risposta
MPI
Spesa destinata annualmente a
studi e ricerche
Ricerca scientifica
Risposta
MPI
Tab. 1 – Elenco degli indicatori definiti in questo Rapporto
Nella tabella sovrastante è dato l’elenco degli indicatori che è stato possibile definire. Oltre alla
sintetica descrizione dell’indicatore e alla tematica a cui si riferisce, viene definita la tipologia
dell’indicatore, sia secondo il tradizionale modello DPSIR (Determinante-Pressione-Stato-ImpattoRisposta) sia attraverso la classificazione proposta dalla Comunità Europea per l’applicazione ai
sistemi di gestione ambientale conformi al Regolamento EMAS.
Quest’ultima classificazione suddivide gli indicatori in tre tipologie:
- OPI (Operational Performance Indicators – Indicatori di prestazioni operative): si concentrano
sugli aspetti ambientali connessi con le attività, prodotti o servizi di un’organizzazione;
- MPI (Management Performance Indicators – Indicatori di prestazioni di gestione): si
concentrano sulle attività di gestione per fornire il supporto necessario alla riuscita della
gestione ambientale;
- ECI (Environmental Condition Indicators – Indicatori della condizione ambientale): forniscono
informazioni sulla qualità dell’ambiente.
Questo parallelismo, non previsto da alcuna norma o linea guida, è di particolare utilità nel caso di
sistemi di gestione ambientale applicati ad organizzazioni che gestiscono territori (e non solo singoli
siti) in quanto in questi casi l’esigenza di descrivere l’ambiente (e quindi di redigere un rapporto sullo
stato dell’ambiente) è pari a quella di gestirlo correttamente (tramite l’adozione di un sistema di
gestione ambientale).
2. L’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
2.1 Descrizione generale dell’Area Marina Protetta
L’Area Marina Protetta (detta brevemente AMP) “Secche di Tor Paterno” è situata nel Mar Tirreno
centrale circa 12 km al largo del litorale laziale, in corrispondenza di Torvaianica, frazione turisticobalneare del Comune di Pomezia (vedi Fig. 1)
Fig. 1 – Immagine inquadramento territoriale
Non comprende tratti di costa né parti emerse; il perimetro è un rettangolo segnalato da quattro boe,
corrispondenti ai punti aventi le seguenti coordinate:
Punto
Latitudine
Longitudine
A
41° 37'. 30 N
12° 20'. 50 E
B
41° 36'. 00 N
12° 21'. 90 E
C
41° 34'. 50 N
12° 19'. 50 E
D
41° 35'. 80 N
12° 18'. 00 E
Tab. 2 – Coordinate dei vertici che delimitano i confini dell’Area Marina Protetta
La superficie tutelata complessiva è pari a 1387 ettari.
Non è prevista una zonazione dell’area, cioè non sono previste zone diverse con differente grado di
tutela; l’area si configura quindi come un’unica zona di riserva generale (zona B) dove sono
consentite alcune attività di fruizione ritenute compatibili con la protezione e la salvaguardia degli
ecosistemi e delle specie presenti. L’ente gestore “RomaNatura” è responsabile della regolamentazione
di tali attività.
Domanda: Cosa significa “zonazione”?
Risposta: Zonazione, o zonizzazione, significa suddivisione del territorio in zone. Nel caso delle aree
protette questa suddivisione serve per differenziare il grado di tutela. Per le AMP la normativa di
riferimento non specifica la tipologia di queste zone, però un po’ per analogia con le aree protette
terrestri un po’ per prassi, il Ministero dell’Ambiente utilizza per l’istituzione delle AMP, queste tre
zone:
Zona A: riserva integrale, interdetta a tutte le attività che possano arrecare danno o disturbo
all'ambiente marino.
Zona B: riserva generale, dove sono consentite, spesso regolamentate e autorizzate dall'organismo di
gestione, una serie di attività che, pur concedendo una fruizione ed uso sostenibile dell'ambiente
influiscono con il minor impatto possibile.
Zona C: riserva parziale, rappresenta la fascia tampone tra le zone di maggior valore naturalistico e i
settori esterni all'area marina protetta
Con il termine generico di “secche” si intendono rilievi che emergono dal fondale. Nel caso specifico
delle Secche di Tor Paterno, si intende una sorta di catena montuosa composta da tre rilievi in
sequenza: le “secche di terra” (le più vicine alla costa), “le secche di mezzo” e “le secche di fuori”
(quelle più al largo); soltanto quelle di mezzo ricadono completamente dentro la zona tutelata, perché
rappresentano la formazione rocciosa più interessante dell’intera “catena” dal punto di vista
naturalistico e anche quelle di maggior interesse per le attività di pesca.
Le secche di mezzo hanno una forma oblunga orientata in senso NE-SO; presentano una profondità
compresa tra i 19 e 40-50 metri circa (vedi Fig. 2 e Fig. 3), e sono molto probabilmente costituite da
affioramenti di rocce sedimentarie deformate di origine pleistocenica (fra 2.000.000 e 20.000 anni fa).
Fig. 2 – Batimetria dell’AMP
Fig. 3 – Rappresentazione tridimensionale della Secca
L’area delle Secche si colloca nella regione climatica mediterranea, caratterizzata principalmente da un
accentuato contrasto tra l’estate calda e molto arida (i periodi di siccità estiva possono durare dai due
ai quattro mesi o più) e la stagione autunno-invernale piovosa con temperature relativamente moderate.
Più precisamente, il clima della zona può essere meglio definito come clima di “attenuato
mediterraneismo” (Bullini L., Pignatti S., Virzo De Santo A., 1998), vale a dire un clima più umido,
con valori medi di precipitazione più elevati e con periodi di aridità estiva più brevi rispetto a quello
tipico mediterraneo.
Di seguito vengono riportati i valori delle principali caratteristiche climatiche della zona cioè la
temperatura, le precipitazioni, l’umidità relativa e i venti. I valori riportati sono delle medie calcolate
partendo dai dati misurati nell’arco di 30 anni (dal 1961 al 1990) a Pratica di mare (Roma), ma
possono essere considerati validi anche per la zona delle Secche, vista la vicinanza.
Le temperature massime oscillano tra i 13 °C registrati nei mesi di gennaio e febbraio e i 28 °C di
luglio e agosto; il range delle temperature minime è compreso tra i 4 °C di gennaio e i 18 °C di
agosto.
Per quanto riguarda le precipitazioni, i mesi mediamente più piovosi sono ottobre, novembre e
dicembre, che presentano rispettivamente 121, 119 e 107 mm di acqua caduta al suolo. I valori medi
più bassi di precipitazione si rilevano nei mesi estivi, con un minimo a luglio di 11 mm; nel resto
dell’anno i valori si attestano tra i 37 mm (maggio) e gli 81 mm (febbraio).
I venti soffiano prevalentemente da ovest, ad una velocità di 8,5 nodi. Nella Fig. 4 è riportata la rosa
dei venti annuale costruita sui dati triorari rilevati nella Stazione di Pratica di Mare nel periodo 19601978 (Noli et al, 1996).
Fig. 4 – Rosa annuale dei venti costruita sui dati triorari rilevati nella Stazione A.M. n. 245 (Pratica di Mare) nel periodo
1960-1978 (da Noli et al, 1996).
Fig. 5 – Distribuzione direzionale del moto ondoso rilevata nella stazione ondametrica costiera di Lido di Ostia dal
01/01/1990 al 31/12/1991; Hs = altezza d’onda significativa (da Noli et al, 1996 modificato)
Le onde che interessano l’AMP hanno una direzione media di provenienza variabile tra sud e ovest o
più precisamente dal settore della rosa dei venti compreso tra i 135° ed i 285° (vedi Fig. 5).
Nel Tirreno centrale, dove ricade l’AMP, le masse d’acqua che si trovano ad una profondità superiore
ai 20 metri presentano un moto prevalentemente parallelo alla linea di costa diretto verso Nord-Ovest,
con una velocità, in assenza di vento, di circa 0,03 m/s dovuta a gradienti di densità.
Anche le correnti di superficie hanno una direzione predominante verso Nord-Ovest, ma con velocità
dell’ordine dei 0,10 m/s.
Il moto degli strati d’acqua più superficiali può comunque discostarsi notevolmente da questi valori di
direzione e velocità per effetto del vento, degli apporti fluviali (soprattutto del Tevere) o di differenze
di riscaldamento solare come è stato ampiamente dimostrato dall’analisi combinata di dati provenienti
da una serie di campagne idrologiche2, da misurazioni correntometriche3 e da immagini satellitari (F.
Bignami, et al., 1996).
2.2 L’Ente Gestore “RomaNatura”
2.2.1 Isituzione e finalità
La gestione dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno” è affidata a RomaNatura, ente
pubblico istituito con legge della Regione Lazio n. 29 del 1997 “Norme in materia di aree naturali
2
Le campagne idrologiche in questione sono state svolte con le Navi Oceanografiche del CNR nel febbraio-marzo 1988,
novembre-dicembre 1988, marzo 1989, luglio 1989, settembre 1989 ed hanno interessato le acque prospicienti la regione
Lazio.
3
Misure di correntometria effettuate nel Golfo di Gaeta dall’ENEA-CNR (maggio-giugno 1981 e novembre 1982) e
davanti a Civitavecchia dall’ENEL (aprile-maggio 1978).
protette regionali”; RomaNatura è responsabile di un sistema di aree naturali protette molto vasto, che
comprende tutte quelle ricadenti dentro al territorio del Comune di Roma.
Domanda: Quante aree protette gestisce RomaNatura?
Risposta: Complessivamente, su un territorio che ha una estensione totale di oltre 16000 ettari,
rientrano nella competenza dell’Ente 14 aree protette di diversa tipologia: 9 Riserve Naturali, 2
Parchi Regionali, 2 Monumenti Naturali, 1 Area Marina Protetta (vedi Fig. 6)
Fig. 6 – Sistema delle aree protette gestite da RomaNatura
La sede di Romanatura è Villa Mazzanti, un edificio storico situato a Monte Mario; oltre a questa sede
centrale, l’ente si è dotato di sedi distaccate recuperando diversi edifici di importanza storicoambientale situati all’interno delle aree protette; queste “Case del Parco” fungono da centri visite e
forniscono servizi al visitatore, garantendo inoltre un presidio costante del territorio.
Domanda: Anche l’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”, pur non avendo parti sulla
terraferma, ha una “Casa del Parco”?
Risposta: Sì, anche l’AMP è dotata di un Centro visite, che però nel caso specifico sarà una “Casa
del mare”. Si trova a Lido di Ostia ed è al momento in fase di ristrutturazione. Sarà punto di
accoglienza dei visitatori, spazio espositivo, sede di attività didattiche, convegnistiche e di ricerca; un
vero e proprio centro polifunzionale.
2.2.2 Attività svolte
Nell’art. 3 della stessa legge regionale 29/97 sono elencati gli obiettivi di gestione di RomaNatura:
a) la tutela, il recupero e il restauro degli habitat naturali e dei paesaggi, nonchè la loro
valorizzazione;
b) la conservazione di specie animali e vegetali, di singolarità geologiche, di formazioni
paleontologiche e di ambienti naturali che abbiano rilevante valore naturalistico ed ambientale;
c) l'applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale allo scopo di favorire l'integrazione
tra uomo ed ambiente anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici
e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali;
d) la promozione di attività di educazione, formazione e ricerca scientifica, anche interdisciplinare,
nonchè di attività ricreative compatibili;
e) la difesa degli equilibri idraulici ed idrogeologici;
f) la valorizzazione delle risorse umane attraverso misure integrate che sviluppino la valenza
economica, educativa delle aree protette.
Le attività che RomaNatura svolge per perseguire questi obiettivi sono improntate su due principali
linee di azione: la tutela del patrimonio naturalistico e il miglioramento della fruibilità delle zone
tutelate.
Per quanto riguarda il primo aspetto, cioè la gestione e la protezione del patrimonio naturalistico e
paesaggistico, l’Ente si occupa di:
− pianificazione attraverso la stesura, per ciscuna area protetta facente parte del sistema, dei
Piani di assetto e dei regolamenti;
− vigilanza sul territorio e controllo del rispetto dei regolamenti attraverso l’attività di
sorveglianza dei Guardiaparco;
− rilascio di autorizzazioni e pareri relativi ad interventi da realizzare all’interno del territorio di
sua pertinenza.
Per quanto riguarda la promozione delle aree protette e il miglioramento della fruibilità da parte dei
visitatori, molteplici sono le azioni messe in atto da RomaNatura, che opera in stretta connessione con
l’ARP (Agenzia Regionale per i Parchi):
− educazione ambientale, prevalentemente rivolta alle scuole, attraverso progetti come le
fattorie didattiche
− informazione e divulgazione della conoscenza del patrimonio ambientale del territorio,
attraverso eventi promozionali, pubblicazioni, allestimento e cura della sentieristica e, non
meno importante, la realizzazione e la gestione del sito, www.romanatura.roma.it, grazie al
quale i visitatori possono non solo conoscere RomaNatura e il suo sistema di aree protette ma
anche essere costantemente aggiornati in tempo reale sulle iniziative proposte.
3. L’ambiente marino
3.1 La qualità delle acque dell’area marina
Nell’area in oggetto non sono finora state eseguite campagne oceanografiche o monitoraggi mirati a
conoscere la qualità delle acque dell’AMP. Anche le informazioni acquisite attraverso il monitoraggio
delle acque costiere effettuato su scala nazionale dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio non è utile per la descrizione dello stato di qualità delle acque dell’area protetta in quanto
prevede il prelievo dei campioni ad una distanza non superiore ai 3 chilometri dalla costa, mentre
come già riportato l’AMP delle secche di Tor Paterno si trova ad una distanza compresa tra i 7 ed gli
11 chilometri circa.
Le informazioni acquisite durante tali monitoraggi permettono comunque di caratterizzare la qualità
delle acque costiere che, in condizioni particolari, possono raggiungere l’area protetta. La qualità di
tali acque è determinata fondamentalmente dalla qualità degli apporti idrici che provengono dal Tevere
che, anche se solo saltuariamente, possono interessare il tratto di mare interessato dall’AMP. La Fig. 7
mostra infatti come, a seguito di piogge intense, le acque ricche di sedimenti in sospensione possano
lambire l’area protetta.
Fig. 7 – Pennacchio del fiume Tevere che lambisce la parte settentrionale dell’AMP (evidenziata in arancione) in
un’immagine satellitare acquisita con il Medium Resolution Imaging Spectrometer (MERIS) il 6 ottobre 2003 (da foto
ESA, particolare)
La qualità della acque costiere è stata descritta in dettaglio nel capitolo 7.4 e ad esso si rimanda per
ulteriori approfondimenti. In questo contesto sarà sufficiente ricordare che nel triennio 1996-’98 le
acque costiere del Lazio, ed in particolare quelle della fascia costiera interessata dal fiume Tevere sono
risultate essere in uno stato mediocre, tipico di acque molto produttive (cfr. D.Lgs. 152/99), ovvero di
acque ricche di nutrienti (azoto e fosforo) utilizzabili dalle alghe planctoniche.
È utile sottolineare che la carenza di informazioni sulla qualità delle acque acquisite direttamente in
situ non è da considerarsi una carenza conoscitiva sullo stato generale di salute dell’AMP; infatti, per
tale finalità, sono molto più importanti le indagini sui sedimenti e soprattutto sullo stato di salute degli
organismi che vivono sul fondo, poiché questi, al contrario dell’acqua, conservano per mesi, talvolta
per anni, la “memoria” di tutte sostanze con cui sono venute a contatto e registrano gli effetti
cumulativi di tali sostanze.
3.2 Biodiversità
L’AMP è caratterizzata da un’alta biodiversità, dovuta alla varietà degli habitat in essa presenti.
Da un lato infatti il fondo marino dell’area protetta è costituito dall’accumulo dei sedimenti di origine
terrestre, provenienti prevalentemente dal fiume Tevere; dall’altro vi si trova l’affioramento roccioso
che costituisce il cuore dall’AMP. Di conseguenza, al primo habitat, ricco in organismi marini ma
estremamente comune lungo tutte le piattaforme continentali si affianca un habitat roccioso,
indispensabile per lo sviluppo di una ricca e variegata comunità di organismi che non
sopravvivrebbero infatti nei fondali adiacenti. Tra tali organismi, generalmente più rari di quelli che
vivono sui fondali sedimentari, si trovano anche quelli più interessanti da un punto di vista estetico,
come le gorgonie e altri invertebrati caratterizzati da forme e colori stravaganti.
Sulla secca è presente inoltre anche la posidonia, una pianta marina protetta di fondamentale
importanza ecologica nel mare mediterraneo.
Dagli studi che sono stati effettuati finora nell’area sono state identificate nell’area protetta circa 700
specie appartenenti al regno animale. Tale numero è comunque una sottostima delle specie che vivono
nell’area ed è sicuramente destinato ad aumentare con l’acquisizione di nuove informazioni e con lo
studio delle alghe, finora trascurate.
Molte sono le specie protette che vivono nell’area. Alcune sono note, come l’aragosta, la cicala di
mare, il cavalluccio marino, l’ombrina e la posidonia; altre sono meno note, come alcune cipree
(molluschi gasteropodi). Alcune specie frequentano l’AMP solo saltuariamente, come i tursiopi.
L’elenco completo delle specie protette finora rilevate nell’AMP è riportato nella Tabella 3. Tale
elenco è da ritenersi del tutto preliminare e potrebbe allungarsi a seguito di ulteriori ricerche che
saranno condotte nell’area.
Nell’area non sono finora state rinvenute specie non indigene, ovvero specie provenienti da altri mari,
che potrebbero diffondersi in maniera invasiva a discapito delle specie autoctone.
Piante
Posidonia oceanica
Posidonia
Cnidari
Gerardia savaglia
Falso corallo nero
Molluschi
Erosaria spurca
Ciprea
Luria lurida
Schilderia achatidea
Tonna galea
Doglio
Charonia lampas
Tritone
Mitra zonata
Lithophaga lithophaga
Dattero di mare
Pinna nobilis
Pinna nobile o
gnacchera
Crostacei
Palinurus elephas
Aragosta
Scyllarus arctus
Cicala di mare
Pesci
Hippocampus hippocampus Cavalluccio marino
Umbrina cirrosa
Ombrina
Xiphias gladius
Pesce spada
Mammiferi
Tursiops truncatus
Tursiope
Tab. 3 – Specie protette ad oggi individuate nell’area marina delle secche di Tor Paterno.
L. 157/92
HABITAT All. 4
HABITAT All. 2
CITES All. D
CITES All. A
BERNA All.3
BERNA All.2
BERNA All. 1
Nome
comune
All. III da ASPIM
Nome scientifico
All. II da ASPIM
Trattati o leggi che prevedono la protezione delle specie
Domanda:
Cosa vogliono dire i diversi protocolli di protezione delle specie?
Risposta:
ASPIM: Convenzione di Barcellona sulla protezione del Mediterraneo e relativi
protocolli, ratificata con legge 27 maggio 1999, n. 175. Il cosiddetto protocollo “ASPIM” (Protocollo
relativo alle Zone Particolarmente Protette e alla Diversità Biologica del Mediterraneo) contiene fra
gli altri l’allegato II (Lista delle specie in pericolo o minacciate) e l’allegato III (Lista delle specie di
cui è regolamentato lo sfruttamento).
BERNA: Convenzione di Berna sulla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in
Europa, ratificata con legge 5 agosto 1981, n.503. La convenzione contiene, tra gli altri, l’allegato I
(Specie di flora rigorosamente protette), l’allegato II (Specie di fauna rigorosamente protette) e
l’allegato III (Specie protette).
CITES: Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in
via di estinzione; la sua applicazione nell’Unione Europea è regolamentata dal Regolamento CE n.
2724/2000 della Commissione del 30 novembre 2000 che modifica il regolamento (CE) n. 338/97 del
Consiglio relativo alla protezione di specie della flora e fauna selvatiche mediante il controllo del loro
commercio. I regolamenti includono l’Allegato A (specie selvatiche interdette al commercio perché
considerate a grave rischio di estinzione - vedi Appendice I della Convenzione); l’Allegato B (specie
selvatiche il cui prelievo in natura può portare alla minaccia di estinzione e per le quali è
regolamentato lo sfruttamento commerciale con l'emissione di autorizzazioni e certificati - vedi
Appendice II della Convenzione) e l’allegato D (specie di fauna e flora non protetta il cui commercio
viene monitorato a causa dell'eccessivo prelievo in natura).
HABITAT: Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli
habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. La direttiva contiene, tra gli altri,
l’allegato II (Specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la
designazione di zone speciali di conservazione), l’allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse
comunitario che richiedono una protezione rigorosa).
L. 157/92: Legge 11 febbraio 1992, n. 157, Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma
e per il prelievo venatorio.
3.3 Le biocenosi
Gli animali e le piante che vivono nell’ambiente marino e le loro associazioni sono generalmente
raggruppati secondo tre grandi domini: plancton, benthos e necton. In tali raggruppamenti saranno qui
descritti gli organismi e le comunità di organismi che popolano l’AMP della secca di Tor Paterno.
Non rientrano nei tre comparti sopra citati gli uccelli marini, sui quali però le informazioni sono molto
scarse: si sa solamente che sono state avvistate alcune rare specie di uccelli marini come le sule e i
labbi (http://www.ampsecchetorpaterno.it/).
Domanda: Cosa vuol dire “plancton”, “benthos” e “necton”?
Risposta: Il Benthos è costituito dagli organismi che vivono sul fondo marino, nel sedimento, mobili o
fissi e che comunque conducono una vita strettamente relazionata con il fondo.
Il Plancton è costituito dagli organismi che vivono in sospensione nella colonna d’acqua, il cui
movimento attivo, generalmente limitato, non può equilibrare lo spostamento passivo causato dalle
correnti.
Il Necton è formato invece dagli organismi che vivono nella colonna d’acqua, il cui movimento attivo
gli permette di contrastare le correnti.
3.3.1 Le biocenosi dei fondali: il benthos
Il benthos costituisce sicuramente la componente ecosistemica di maggior interesse per l’AMP, ed è
anche quella che finora è stata meglio studiata.
L’habitat bentonico, o “dominio bentonico”, viene suddiviso in due sistemi, in base al principale
fattore che limita la crescita della componente vegetale delle biocenosi: il sistema fitale ed il sistema
afitale. Il sistema “fitale” occupa il fondo marino fino al punto in cui le alghe riescono a
fotosintetizzare producendo ossigeno mentre il sistema “afitale” inizia dove ha termine il sistema fitale
e raggiunge le massime profondità.
I piani nel sistema fitale sono cinque, partendo dalla superficie (vedi Fig. 8):
- Adlitorale;
- Sopralitorale;
- Mesolitorale;
- Infralitorale;
- Circalitorale.
Nell’AMP, che non include parti di fondale emerse o comunque al di sopra dei 20 metri di profondità,
sono presenti solamente due piani del dominio bentonico:
- il piano infralitorale4, che si estende dal limite della bassa marea fino alla massima profondità
raggiunta dalle specie vegetali amanti della luce (o “fotofile”), che è di circa -30 m nel Tirreno
centrale;
- il piano circalitorale5, caratterizzato da specie vegetali che vivono in zone con poca luce
(“sciafile”), che arriva fino alla profondità di circa 150 m.
Le biocenosi bentoniche presenti nell’AMP verranno di seguito descritte raggruppandole in base alla
natura del fondale, che nel nostro caso possono essere di substrato duro o costituiti da sedimento
sciolto (il cosiddetto “fondo mobile”).
4
Il piano infralitorale è limitato superiormente dal livello occupato da specie vegetali che non possono sopportare
emersioni prolungate. Il suo livello inferiore corrisponde alla profondità di compensazione delle Angiosperme (es.
posidonia) e delle alghe fotofile. Questa profondità dipende dalla penetrazione della luce che è strettamente legata alla
torbidità delle acque. In Mediterraneo questo piano si estende oltre i 35 metri di profondità circa nel bacino occidentale e
leggermente più in profondità in quello orientale. Il piano infralitorale può essere diviso in due sottopiani: sottopiano
superiore e sottopiano inferiore; tale diversificazione in sottopiani oltre che dalla luminosità può essere determinata dalla
zonazione idrodinamica e dagli alotermoclini.
5
Il piano circalitorale si estende al di sotto del limite inferiore dell'infralitorale spingendosi fino alla profondità massima
alla quale le alghe pluricellulari possono esplicare la fotosintesi. Il circalitorale in Mediterraneo, su substrato roccioso, è
condizionato da una intensità luminosa compresa tra 0,9% e 0,01% di quella della superficie. La temperatura oscilla tra
18°C e 13,5°C. Il limite inferiore del manto vegetale generalmente si interrompe tra 120 e 150 metri di profondità. In
questo piano è più abbondante la componente animale rispetto a quella vegetale. Il sottopiano superiore del piano
circalitorale, nel quale si riscontra una vegetazione stratificata, finisce mediamente intorno a 80 metri di profondità.
(http://www.dipbot.unict.it/vegetazio_marina/index.html).
Fig. 8 – Schema dell'ambiente marino con le divisioni in piani del domino bentonico (da Ghirardelli, 1981, ridisegnato).
3.3.1.1 Il benthos dei fondali duri
Circa un quinto dell’area marina protetta è interessato dalla presenza di substrato duro, costituito dalla
“secca di mezzo”. La secca, come già menzionato, presenta una profondità variabile tra i 20 ed i 50
metri ed è interessata dalla presenza del piano infralitorale e del piano circalitorale.
La biocenosi principale che si sviluppa sulla secca, è quella del cosiddetto Coralligeno, biocenosi
generalmente tipica del circalitorale, alla quale si associa localmente la biocenosi delle praterie della
Posidonia oceanica, ove la quantità di radiazione solare e le caratteristiche del substrato lo permettono
(nel nostro caso al di sopra dei 30 m di profondità).
Chi per primo ha indagato la biologia della secca (Ministero della marina Mercantile, 1993) ha
individuato tre tipologie di biocenosi, che ha denominato:
- Mosaico di Posidonia oceanica su fondi duri o mobili o matte, roccia (prevalentemente
Coralligeno) e matte morta;
- Fondi rocciosi con Coralligeno spesso infangato;
- Coralligeno con facies a Paramuricea clavata.
La localizzazione di tali biocenosi è riportata nella Fig. 10. In tale carta l’indicazione di una
determinata classe non indica la presenza esclusiva di una singola biocenosi ma la sua dominanza
percentuale rispetto alle categorie osservate: presenze frammentarie di piccole zone sabbiose o
rocciose non sono infatti evidenziate a causa della scala della carta, che ha un livello di dettaglio molto
basso.
Le tre biocenosi sono comunque riconducibili alle due biocenosi principali citate: quella della
posidonia (presente a “macchia di leopardo” nel “mosaico” di posidonia e a quella del coralligeno,
presente nelle altre due classi.
Una terza biocenosi presente nell’area e quella delle alghe fotofile che si sviluppa nelle aree più
illuminate del piano infralitorale ove non si sviluppa la posidonia. Tale biocenosi non è però stata
descritta negli studi finora eseguiti nell’AMP.
Si osservi che una caratteristica della secca di Tor Paterno è che la biocenosi del coralligeno presente è
associata a formazioni tipiche del piano infralitorale, ovvero da zone dove si sviluppano la posidonia o
le alghe amanti della luce (alghe fotofile) e che in generale le biocenosi citate sono molto “mescolate”
tra loro, a differenza di altri siti dove si osserva una più netta zonazione delle biocenosi in funzione
della profondità. La
Fig. 9 mostra una rappresentazione schematica del paesaggio sommerso della secca tra i 20 ed i 35
metri di profondità.
Fig. 9 – Rappresentazione schematica di una sezione della secca, ove è evidenziata la distribuzione dei principali organismi
che caratterizzano il paesaggio sommerso. Oltre i 35 metri di profondità circa il substrato roccioso inizia ad essere ricoperto
da sedimento più o meno fine.
Fig. 10 – Carta delle biocenosi bentoniche di fondo duro elaborata nell’ambito dello studio eseguito nel 1993 (da Ministero
della Marina Mercantile 1993, ridisegnato).
La biocenosi del Coralligeno
Fig. 11 – I fondali rocciosi della Secca di Tor Paterno: sono visibili numerosi esemplari di gorgonia
La biocenosi del “coralligeno” è una biocenosi tipica del Mediterraneo che si sviluppa generalmente
nel piano circalitorale, ovvero in condizioni di scarsa illuminazione, a partire generalmente dal limite
inferiore di crescita della posidonia, ad una profondità che dipende dalla trasparenza dell’acqua. In
acque relativamente torbide, come nel caso della secca di Tor Paterno, i banchi di coralligeno sono
presenti già a profondità comprese tra i 18 e i 40 m.
Il coralligeno è caratterizzato dalla presenza di alghe cosidette “sciafile”, amanti dell’ombra. Le più
caratteristiche sono le Corallinacee, alghe rosse calcaree incrostanti, che, grazie ai loro pigmenti
fotosintetici altamente specializzati, sono in grado di sfruttare al meglio la radiazione solare fortemente
attenuata. Vivono in questa biocenosi anche alghe non incrostanti, come le Peyssonnellie o le
Cystoseire e altre alghe che si vivono anche nelle biocenosi dei piani bentonici superiori. Le alghe
calcaree svolgono un ruolo molto importante, essendo in grado di formare “biocostruzioni” di notevole
estensione che a loro volta fungono da substrato per altri organismi. Le alghe infatti, sebbene svolgano
un ruolo fondamentale per questa biocenosi, non costituiscono la componente principale: dominano
infatti nel paesaggio sommerso alcuni invertebrati sessili, ovvero legati in maniera permanente al
fondo, come le gorgonie, numerosissime nelle secca di Tor Paterno, gli alcionari, i briozoi, le spugne,
alcuni vermi marini sedentari, ecc.
Questi animali, ed in particolare alcune spugne e dei molluschi e vermi marini, sono in grado di
formare biocostruzioni. Tale attività di costruzione è bilanciata da quella “distruttiva”, effettuata da
organismi perforanti, come altre spugne o alcuni molluschi (ad esempio il dattero di mare, una specie
protetta presente nella secca). Il fondale coralligeno è pertanto caratterizzato da un intrico di organismi
sedentari che formano un numero illimitato di fessure ove si nascondono, o tendono agguati tanti
piccoli organismi mobili, in grado di strisciare, “camminare” o nuotare.
In questo ambiente trovano infatti un habitat ideale i vermi marini predatori, i crostacei, piccoli pesci,
ecc.
Nei riquadri di riportati in questo paragrafo sono visibili alcune delle specie più diffuse o più
particolari che fanno parte della biocenosi del coralligeno della secca di Tor Paterno.
Gorgonie rosse
Sono animali coloniali, parenti stretti del più famoso
corallo rosso; a differenza di questo presentano però uno
scheletro corneo e quindi flessibile.
Possono raggiungere dimensioni anche relativamente
grandi ed hanno colorazione e portamento diversi a
seconda della specie: le più grandi e colorate sono le
Paramuricee, rosse e, talvolta, gialle, che si trovano sulle
pareti verticali in presenza delle correnti che forniscono
loro il cibo necessario.
Nell'Area delle Secche si trovano frequentemente a partire
dai 25 metri di profondità.
Le colonie giungono ad oltre mezzo metro d'altezza.
Eunicelle
Si tratta di altre gorgonie molto diffuse nella secca di Tor Paterno. Come le
Paramuricacee formano delle colonie arborescenti di colore giallo, nel caso
di Eunicella cavolinii, o bianco in Eunicella singularis.
Eunicella singularis contiene delle alghe che vivono in simbiosi con i
polipi che formano la colonia, ed è più fotofila della Eunicella cavolinii.
Gerardia savaglia
Questo esacorallo, parente delle attinie, è anche noto come falso
"corallo nero" (non ha nessun valore commerciale). Le sue
colonie, di un tenue colore giallo, si fissano spesso sugli scheletri
di altre gorgonie, sia morte che vive. E' una delle specie più rare
presenti sulle Secche di Tor Paterno, ed è protetta dalle
Convenzioni di Berna e di Barcellona. Può raggiungere i due
metri di altezza.
Alcionari
Coralli “molli”, molto frequenti e di grandi dimensioni nei
mari tropicali, nel Mediterraneo sono relativamente rari e
piuttosto piccoli. Sono organismi coloniali strettamente
imparentati con il corallo e con le gorgonie, ma privi di
scheletro rigido.
Nell'Area Marina Protetta sono presenti con due specie del
genere Alcyonium.
Cerianthus
Questo animale è piuttosto insolito.
Si tratta di uno cnidario, dunque parente dei coralli, ma, al
contrario di questi, non è coloniale e non è dotato di uno
scheletro rigido. Come le sue parenti più prossime, le
attinie di mare, è dotato di un gran numero di tentacoli
urticanti con i quali cattura le minuscole prede che fanno
parte della sua dieta. Vive, stanziale, all'interno di tubi
morbidi che costruisce da sé, attaccati al substrato o
nascosti dalle rocce, ed all'interno dei quali si rifugia
velocemente se disturbato. Di colore assai vario, dal nero al
bianco al giallo, il corpo può essere lungo fino a 35
centimetri.
Trina di mare (Sertella sp.)
Questa delicatissima e fragile rete è una colonia formata da
migliaia di “casette” in carbonato di calcio appartenenti a minuscoli
individui che appartengono al phylum dei briozoi. Benché solo
apparentemente simili ai coralli, anche a causa della corona di
tentacoli con la quale catturano l'alimento, sono organismi assai più
complessi e posti molto più in alto nella scala evolutiva. Non
amano la luce e si incontrano generalmente solo oltre i 20 metri di
profondità.
Pentapora fascialis
Si tratta di un briozoo. Costruisce una colonia di forma variabile,
costituita da rami appiattiti, che nella loro parte superiore ricordano le
corna degli alci. La colonia può raggiungere i 10-15 cm di altezza. In
vita questo briozoo presenta una colorazione rosa-arancione intenso, che
scompare però quando l’animale muore.
Questo briozoo è stato finora rilevato nella secca a profondità variabili
tra i –21 ed i –37 metri.
Tale specie è stata utilizzata con successo quale indicatore dell’impatto
delle attività subacquee nell’AMP delle Isole Medas, in Catalogna
(Garrabou et al, 1998).
Clavelina
Queste diafane creature sono Ascidie ed appartengono al Phylum
Tunicata, lontani antenati dei vertebrati. In questo caso gli animali sono
individui solitari che vivono in una "guaina" trasparente (la "tunica" che
dà il nome al gruppo), fissa al substrato. In altre specie la tunica può
essere piuttosto coriacea e di un bel colore rosso, oppure gli individui,
molto piccoli, sono raggruppati in colonie fittissime.
Parazoanthus axinellae
Questo antozoo, caratterizzato da un colore giallo intenso o aranciato, cresce
sia sul substrato roccioso sia su altri organismi, quali spugne, gorgonie e
ascidie; preferisce l’entrata di grotte o su pareti poco illuminate, sempre in
presenza di correnti.
In condizioni favorevoli può ricoprire molti decimetri quadrati.
Dattero di mare (Lithophaga lithophaga)
Conchiglia relativamente grande, di forma allungata, dalla caratteristica
forma di dattero, da cui il nome. Le due estremità sono arrotondate e la
superficie presenta tenui striature concentriche. La conchiglia è bianca, ma
il periostraco (lo strato organico esterno che ricopre la conchiglia) è di un
bruno caratteristico.
Vive sotto la zona di marea fino ad una profondità di 30 metri, con una
densità massimale nei primi metri. Si infossa nella pietra fino a 20 cm di
profondità (“litofaga” significa “che mangia la pietra”) e rappresenta uno
dei principali componenti dell’endolithion, una comunità bentonica di
animali perforatori, sciafili (che evitano la luce) e sessili (fissati al
substrato). Colonizza esclusivamente le rocce calcaree e prospera
principalmente su substrati vergini (è una specie pioniera) e dentro le
cavità lasciate da esemplari morti o staccatisi. Le rocce calcaree sono
perforate grazie a delle sostanza acide secrete da ghiandole specializzate.
Nudibranchi
E' un gruppo molto vario e variopinto di
molluschi privi di conchiglia, di piccole
dimensioni e generalmente contraddistinti da
colori molto intensi. Vivono sugli organismi di
cui si nutrono, generalmente celenterati idrozoi
e spugne.
Sui fondali delle Secche è facile incontrare, a
patto di guardare bene, parecchie specie, tra le
quali quelle appartenenti ai generi Flabellina,
Peltodoris o Tritonia.
La spirale azzurra visibile nella foto è formata
dalle uova di nudibranco.
http://www.gol.grosseto.it/acquario
Aragosta (Palinurus elephas)
E' un crostaceo le cui dimensioni possono giungere fino a 50 cm di
lunghezza (antenne escluse), che vive generalmente in tane rocciose.
Si incontra abbastanza comunemente sulle Secche di Tor Paterno.
A rischio a causa della pesca cui viene sottoposta per la prelibatezza
delle sue carni. La specie è protetta dalle Convenzioni di Berna e di
Barcellona.
L’area delle Secche è inoltre la località tipica di una nuova specie di conchiglia, Alvania settepassi, e
fornito materiale per la descrizione di altre due specie recentemente scoperte nel Mar Mediterraneo:
Cerithiopsis nofronii e Chrysallida moolenbeeki.
La biocenosi della prateria di Posidonia oceanica
Posidonia
Diversamente dalle alghe, la posidonia (Posidonia oceanica), è una
pianta superiore e possiede radici, tronco; produce foglie, fiori e frutti.
Forma fitte praterie di grandissima importanza ecologica per l'elevato
numero di specie che ospita. A Tor Paterno, dove si trova dalla sommità
delle Secche fino ad una profondità di circa 30 metri, forma una delle
praterie più importanti e profonde del Lazio.
La posidonia, essendo una pianta superiore, è organizzata in radici,
rizoma e foglie. Radici e rizomi si trovano infossati nel sedimento. Le
foglie, la cui lunghezza varia tra i 20 e gli 80 cm per 1 cm di larghezza,
sono disposte a ventaglio. I rizomi di posidonia presentano la
caratteristica di potersi accrescere sia in senso orizzontale che in senso
verticale, in condizioni di abbondante sedimentazione, per evitara il
seppellimento. La struttura che formano i rizomi con il loro
accrescimento viene comunemente denominata “matte”.
La biocenosi della posidonia è costituita dalle praterie che tale pianta tende a formare, sia su substrato
sabbioso che sui fondali rocciosi, come avviene nel caso della secca di Tor Paterno. Il suo sviluppo sui
fondali rocciosi è possibile quando tra le fessure del substrato si accumula una quantità sufficiente di
sedimento tale da permettere lo sviluppo dei semi.
Fanno parte di tale biocenosi, oltre alla posidonia stessa, le specie animali e vegetali che vivono
attaccate alle sue foglie, i cosidetti “epifiti” e tutti quegli organismi animali che vivono tra le foglie e i
rizomi (che formano la cosidetta “zooocenosi di corteggio”).
Le praterie di posidonia inoltre offrono cibo e riparo ai giovani di numerose specie di pesci e per
questo vengono considerate importanti aree “nursery”nel il mare Mediterraneo. Tra queste specie sono
da annoverare gli scorfani, gli appartenenti alla famiglia degli Sparidi (orate, dentici, pagelli, saraghi,
ecc.), le salpe e tantissimi Labridi (tordi e donzelle).
Nell’AMP la biocenosi della posidonia, secondo quanto evidenziato durante la campagna
oceanografica svoltasi nel 1993, non si trova in condizioni di sviluppo ottimale in quanto si presenta
come una prateria a macchie, raramente di elevata densità e spesso intervallata ad ampie zone di matte
morta (Ministero della Marina Mercantile, 1993). Non è chiaro comunque se la prateria si trova in uno
“stato di regressione”, ovvero se si sta riducendo, a causa di un generale peggioramento delle
condizioni generali dell’ambiente marino oppure se se si trova in condizioni costanti “di stress” del
tutto naturali, determinati in primo luogo degli apporti sedimentari del fiume Tevere, che tendono a
ridurre la trasparenza dell’acqua e quindi la radiazione luminosa necessaria alla vita di queste piante
marine (Ministero dell’Ambiente, 1998).
Risulta quindi di fondamentale importanza monitorare lo stato di questa biocenosi per comprendere se
sono in atto processi di alterazione di origine antropica a carico dell’AMP.
L’importanza della biocenosi della posidonia è dovuta, oltre che alla presenza della pianta in se, anche
alla ricchissima comunità di organismi che vivono associati ad essa. Nella secca di Tor Paterno sono
state finora rilevate circa 170 specie di animali macrobentonici6 che vivono nelle praterie di questa
pianta. Il più importante gruppo tassonomico rinvenuto è costituito dai Molluschi (52 specie), Policheti
6
Precisamente qui si fa riferimento agli organismi che costituiscono il macrozoobenthos, ovvero quegli organismi
bentonici animali che sono trattenuti da un setaccio le cui maglie hanno un diametro che può variare, a seconda degli
Autori, tra 0,5 mm e 1 mm.
(44 specie), dagli Anfipodi (30 specie), dai Decapodi (28 specie), dagli Echinodermi (7 specie), dagli
Isopodi (6 specie) e dagli Anisopodi (1 specie) (Fig. 12).
7
Echinodermi
n. taxa
17%
30
Anfipodi
Policheti
4%
28
Decapodi
26%
Anisopodi
6
Isopodi
1
Anisopodi
Isopodi
18%
52
Molluschi
44
Policheti
0
Molluschi
20
40
Anfipodi
4%
1%
60
30%
Decapodi
Echinodermi
Fig. 12 – Numero delle specie di animali che vivono associati alla biocenosi della prateria della posidonia nella secca di
Tor Paterno e loro ripartizione percentuale nei principali raggruppamenti tassonomici.
Le specie quantitativamente più importanti, che da sole costituiscono il 37,5% della comunità
macrozoobentonica sono (in ordine decrescente di abbondanza):
Bittium reticulatum (mollusco gasteropode)
Gouldia minima (mollusco bivalve)
Thoralus cranchii (crostaceo decapode)
Hippolyte leptocerus (crostaceo decapode)
Echinocyamus pusillus (echinoderma)
Parvicardium ovale (mollusco bivalve)
Amphilopsis squamata (echinoderma)
Harmotoe antilopes (polichete)
Athanas nitescens (crostaceo decapode)
In generale si è osservato che la fauna associata alle praterie di posidonia è composta prevalentemente
da organismi che traggono il loro nutrimento dai detriti, come è ragionevole aspettarsi in un ambiente
interessato dagli apporti di sedimento provenienti dal fiume Tevere.
Cavalluccio marino (Hippocampus guttulatus)
Questo notissimo pesce dalla forma insolita, vive nei fondali a praterie
di posidonie o comunque ricchi di alghe. La colorazione varia dal
marrone scuro al nero-verdastro, con macchie chiare; esistono anche
esemplari rossastri o gialli.
Una specie molto simile è Hippocampus hippocampus, che non presenta
le spine visibili nella foto ed ha un muso più corto.
È stato scelto come simbolo dell’AMP.
Indicatori dello stato di salute della prateria di posidonia
Densità media dei fasci fogliari per metro quadrato
188,5
200
150
100
50
0
1998 [1]
[1] studio del Ministero dell’Ambiente, 1993, dato medio calcolato in sei siti significativi
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: Densità dei fasci fogliari rilevata nel corso di studi scientifici nell’Area Marina Protetta
Tematica: Ambiente marino – benthos
Tipo di indicatore: Stato
Obiettivo: monitoraggio dello stato della biocenosi delle prateria della Posidonia oceanica
Fonte: istituzioni di ricerca scientifica
Aggiornamento dei dati: attualmente saltuario, a seguito di studio scientifico di dettaglio
Numero medio di foglie per fascio
7,5
5,6
5
2,5
0
1998 [1]
[1] studio del Ministero dell’Ambiente, 1993, dato medio calcolato in sei siti significativi
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: Numero medio di foglie per fascio rilevata nel corso di studi scientifici nell’Area Marina Protetta
Tematica: Ambiente marino – benthos
Tipo di indicatore: Stato
Obiettivo: monitoraggio dello stato della biocenosi delle prateria della Posidonia oceanica
Fonte: istituzioni di ricerca scientifica
Aggiornamento dei dati: attualmente saltuario, a seguito di studio scientifico di dettaglio.
Lunghezza media delle foglie adulte
70
60
50
40
30
20
10
0
65
34
Punto di misura
a -24m
Punto di misura
a -27m
1998 [1]
[1] studio del Ministero dell’Ambiente, 1993, dato medio calcolato in sei siti significativi
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: Lunghezza media delle foglie (in centimetri) rilevata nel corso di studi scientifici nell’Area Marina Protetta
Tematica: Benthos
Tipo di indicatore: Stato
Obiettivo: monitoraggio dello stato della biocenosi delle prateria della Posidonia oceanica
Fonte: istituzioni di ricerca scientifica
Aggiornamento dei dati: attualmente saltuario, a seguito di studio scientifico di dettaglio.
Altri organismi dei fondali rocciosi
Di seguito sono riportati altri organismi animali che non vivono in maniera esclusiva in una delle due
biocenosi sopra descritte.
Polpo
E' certamente il più intelligente tra gli animali
invertebrati. E' un mollusco, dunque parente di lumache
e vongole, dotato di otto tentacoli, da cui il nome
scientifico, Octopus, che può raggiungere dimensioni
enormi, fino a quasi tre metri dall'estremità di un
tentacolo a quella del tentacolo opposto; generalmente
sono comunque di dimensioni assai minori e sono timidi
ed inoffensivi. Cambiano colore velocemente per
mimetizzarsi con il fondale e sono in grado di spruzzare
un denso inchiostro nero per disorientare i predatori.
Spesso sono coccolati come animali domestici dai
subacquei. Nell’AMP vivono il polpo comune, Octopus
vulgaris, e la “polpessa” (l’esemplare della foto), nome
comune dell’Octopus macropus, specie più facilmente
osservabile di notte.
Scorfano rosso (Scorpaena scrofa)
Sicuramente noto per il suo aspetto, non proprio bellissimo, è tra i
pesci più mimetici del Mediterraneo: rimane immobile sul fondale
roccioso assumendone il colore, tra le alghe delle quali imita
l'aspetto con peduncoli carnosi e non si muove finché non viene
riconosciuto dai predatori (o dalle prede).
Di dimensioni anche relativamente grandi, fino a mezzo metro di
lunghezza, con alcuni aculei velenosi, che vengono utilizzati
esclusivamente a fini difensivi. Comunissimo su tutti i fondali
rocciosi italiani, non manca nelle Secche di Tor Paterno, anche con
individui di grosse dimensioni.
Cernia
Specie che può raggiungere grandi dimensioni, anche oltre 1 metro di
lunghezza. La colorazione è di norma brunastra costellata con macchie
chiare sui fianchi. Vive su fondali in prevalenza rocciosi, ricchi di
grotte e anfratti, dalla superficie fino ad un centinaio di metri.
È generalmente solitario e territoriale; si nutre principalmente di
cefalopodi, crostacei e pesci.
Nel corso della crescita, dopo circa 10-12 anni, questo pesce cambia il
sesso da femmina a maschio.
È una specie minacciata, in quanto abbondantemente cacciata dai
pescatori subacquei.
Murena
Questo pesce è famoso per il suo aspetto terribile che lo fa assomigliare
ad un serpente.
In realtà, anche se può raggiungere la rispettabile lunghezza di un metro e
mezzo, è un animale assolutamente inoffensivo se non viene provocato. Il
suo morso, che può essere molto doloroso, non è affatto velenoso, come
racconta una comune leggenda. Sulle Secche di Tor Paterno se ne
incontrano anche di grosse dimensioni.
3.3.1.2 Le biocenosi dei fondi mobili
Le biocenosi dei fondi mobili sono costituite dalle associazioni di organismi che vivono nel sedimento
sciolto. Tale biocenosi sebbene non rappresenti la parte più interessante dell’AMP, ha un’estensione
predominante, che comprende come già detto circa quattro quinti dell’AMP.
Complessivamente sono stati individuate circa 200 specie di macrozoobenthos che vivono nei
sedimenti che circondano la secca. Il gruppo tassonomico rappresentato dal maggior numero di specie
è costituito dai Policheti, con 112 specie, il 55% delle specie presenti. Seguono i Molluschi, con 37
specie (il 19% di tutte le specie presenti), gli Anfipodi con 18 specie (9%), i Decapodi con 14 specie
(7%), gli Echinodermi con 12 specie (6%), gli Isopodi con 4 specie (2%) e gli Anisopodi con il 3
specie (2%). La maggior parte di tali organismi è costituita dai “detritivori” o dai “limivori”, ovvero da
quegli organismi che traggono il loro nutrimento dai depositi superficiali del fondo7.
Le cinque specie più abbondanti sono i Policheti Lumbrineris latreilli, Asclerochelius intermedius,
Monticellina dorsobranchialis, il mollusco Turritella communis e l’Anfipode Siphonocetes
neapolitanus.
Echinodermi
12
Decapodi
14
n. taxa
9%
18
Anfipodi
2%
3
Anisopodi
37
Molluschi
19%
112
Policheti
0
Policheti
6%
Molluschi
2%
4
Isopodi
7%
50
100
Anisopodi
55%
Isopodi
Anfipodi
Decapodi
150
Echinodermi
Fig. 13 – Numero di specie macrobentoniche rinvenute nelle biocenosi dei fondi mobili che circondano la secca di Tor
Paterno e loro ripartizione percentuale nei principali raggruppamenti tassonomici (da Ministero dell’Ambiente, 1998)
7
I limivori non riescono ad effettuare una selezione accettabile del materiale da ingerire, mentre i detritivori sono in grado
di operare una scelta. I limivori sono organismi bentonici che ingeriscono una grande quantità di sedimenti da cui
estraggono le sostanze organiche nutritive trattenendole ed espellendo il resto. I detritivori, in genere bentonici, sono
organismi che si nutrono dei detriti organici che si depositano sul fondo. I detriti possono essere prelevati con appendici e
tentacoli o aspirati.
Il popolamento a ridosso della secca presenta il numero più elevato di specie e al tempo stesso di
individui (il 50% del popolamento analizzato) e risulta essere quello più strutturato. Secondo gli autori
dello studio, in questa fascia, ove è presente sedimento grossolano di origine organica (gusci di
conchiglie, scheletri vari, concrezioni calcaree, ecc.) esiste una zona di transizione (un cosiddetto
“ecotone”) tra due comunità diverse, che si caratterizza per la presenza delle specie tipiche di entrambe
le biocenosi (Ministero dell’Ambiente, 1998).
3.3.2 Biocenosi delle acque libere: il Necton e il plancton
3.3.2.1 Necton
Le conoscenze sul necton presente nelle acque dell’AMP sono piuttosto scarse e derivano, come per
benthos e plancton, dalle due citate indagini oceanografiche condotte rispettivamente nel 1993 e nel
1998, le quali sono state realizzate con metodologie diverse.
Nello studio del 1993 vengono riportate le specie di interesse commerciale pescate in tutta l’area delle
Secche di Tor Paterno, ovvero anche al di fuori dell’AMP, nelle secche di terra e nelle secche di fuori.
Tra le specie nectoniche di pesci che rivestono anche un interesse economico si possono ricordare il
sarago, il cefalo, il pesce spada, il dentice, la spigola, l’ombrina, la salpa, la spigola, la ricciola, il
nasello, la razza, l’aquila di mare, il pesce S. Pietro.
Tra i pesci di interesse conservazionistico sono da segnalarsi l’ombrina ed il pesce spada.
Le informazione a disposizione sui mammiferi marini che frequentano l’area sono del tutto
frammentarie e limitate ad avvistamenti occasionali del Tursiope (vedi riquadro).
Tursiope
E' il più conosciuto tra i delfini. Ha abitudini tipicamente costiere e può
giungere fino a tre metri e mezzo di lunghezza.
Di colore generalmente grigio, più o meno uniforme, questo mammifero
marino si incontra di tanto in tanto nelle acque dell'Area Marina Protetta
in branchi composti da circa una decina di animali.
La specie è protetta dalle Convenzioni di Berna, di Barcellona, dalla
Direttiva Habitat e dalla legge italiana n.157/’92.
Nell’area, durante la campagna oceanografica eseguita nel 1998, è stato effettuato anche uno studio
sperimentale per la determinazione della biomassa nectonica con tecniche elettroacustiche digitali. Da
tale analisi è emerso che il necton non sembra influenzato dalla presenza della secca, ovvero che
quest’ultima non sembra funzionare come un centro di aggregazione.
Dallo stesso studio si rileva inoltre che il necton occupa in preferenza le acque di fondo ma predilige
gli strati superficiali della colonna d’acqua compresi fra 2 e 10 metri di profondità.
Questa informazione costituisce comunque una informazione di tipo puntuale che dovrebbe essere
confermata da ulteriori monitoraggi (Ministero dell’Ambiente, 1998).
3.3.2.2 Il Plancton
Le conoscenze disponibili sul plancton dell’AMP sono molto scarse. Infatti non sono mai stati eseguiti
campionamenti di fitoplancton o di zooplancton.
Le uniche informazioni disponibili riguardano le misurazioni di biomassa fitoplantctonica e le stime di
produzione primaria elaborate dall’Università di Tor Vergata nell’ambito dello studio propedeutico
all’istituzione dell’area protetta.
In base a tale studio si è osservato che negli anni 1978-1986 l’ecosistema pelagico dell’AMP non si
sono verificati episodi di eutrofizzazione.
La carenza di informazioni su questo gruppo di organismi non è comunque grave. Infatti il plancton,
per sua incapacità di opporsi al moto delle correnti è strettamente legato alla qualità delle masse
d’acqua, che sono in continuo movimento e non alla qualità del sito in esame. Come già osservato
Inoltre il campionamento del plancton, affinché possa fornire indicazioni significative, dovrebbe
avvenire con una frequenza molto alta, a causa della sua grande variabilità nel tempo, e sarebbe
estremamente oneroso.
4. Pesca
All’interno dell’Area Marina Protetta è, oggi, consentita la pesca.
Domanda: Come mai all’interno di una area di protezione della natura è consentita una attività di
sfruttamento delle risorse naturali come la pesca?
Risposta: La pesca è una risorsa economica primaria per le popolazioni rivierasche. Nell’ottica
quindi di inserire l’Area Marina Protetta in un contesto socio-economico preesistente, non è stato
proibito, in prima battuta, alle barche per la piccola pesca professionale e ai pescatori sportivi, utenti
principali dell’area, l’accesso alla zona protetta.
Non tutte le tipologie di pesca sono però permesse: la pesca a strascico, che è sicuramente la più
dannosa in quanto ha un effetto “aratro” sul fondale è proibita.
La pesca permessa è la “piccola pesca professionale” esercitata in genere con tramagli o reti
monofilamento da barche di piccole dimensioni. E’ inoltre permessa la pesca sportiva, mentre è
esplicitamente proibita la pesca subacquea, sia in apnea che, come peraltro a livello nazionale, con le
bombole.
L’Ente Gestore è però cosciente che uno sfruttamento incontrollato delle risorse naturali non è
compatibile con le finalità di un’area protetta e rischia di danneggiare quell’ambiente che invece si è
ritenuto così interessante e sensibile da meritare di essere incluso in un’area marina protetta.
A questo fine vi sono tre principali filoni di intervento che si stanno percorrendo:
1) la regolamentazione della pesca sportiva;
2) lo studio dell’ambiente protetto, ad opera di istituzioni scientifiche;
3) l’incentivo a forme alternative di sostentamento per i pescatori professionisti.
Regolamentazione della pesca sportiva
Chiunque voglia esercitare la pesca sportiva nell’Area Marina Protetta deve essere preventivamente
autorizzato da RomaNatura.
L’autorizzazione viene rilasciata con riferimento diretto alle imbarcazioni immatricolate o a titolo
personale per gli utilizzatori di natanti o imbarcazioni non immatricolate, ne consegue che a bordo di
un’unica imbarcazione non immatricolata sono necessarie tante autorizzazioni quanti sono i pescatori
ospitati. Nella domanda di autorizzazione, è necessario specificare gli attrezzi da pesca che si intende
utilizzare. Le autorizzazioni, valide un anno solare, sono rinnovabili.
I pescatori sportivi autorizzati a pescare nell’Area Marina Protetta
1500
1000
500
406
543
2001
2002
786
1000
0
2003
2004
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: n° di autorizzazioni valide nell’anno solare per la pesca sportiva
Tematica: Pesca
Tipo di indicatore: Determinante
Obiettivo: monitorare lo sforzo di pesca nell’Area Marina Protetta
Fonte: RomaNatura
Aggiornamento dei dati: annuale
In questo modo RomaNatura è riuscita ad avere un quadro chiaro della richiesta da parte del pubblico
di poter fruire della zona per pescare e ha quindi una valutazione indicativa dello sforzo di pesca in
corso. Vedremo nel seguito come questa informazione è importante per metterla in relazione allo stato
delle risorse ittiche.
La valutazione è semplicemente “indicativa” in quanto non è detto che i soggetti autorizzati decidano
effettivamente di pescare, né è uniforme lo sforzo di pesca dei vari soggetti autorizzati,
paradossalmente c’è chi potrebbe essere lì tutti i giorni e chi invece non sfruttare mai la sua
autorizzazione.
A questo fine, è fondamentale valutare non solo l’intensità dell’attività di pesca, ma anche lo stato
delle risorse ittiche e dell’ambiente sommerso.
Studio dell’ambiente protetto
RomaNatura ha due progetti di ricerca che hanno l’obiettivo di ottenere le informazioni necessarie per
comprendere lo stato dell’ambiente protetto e delle comunità ittiche, volto a valutare ulteriori
interventi di protezione e regolamentazione.
In primo luogo, un progetto di ricerca affidato all’Università “Tor Vergata” di Roma, da portare avanti
nel 2004, sull’ambiente sommerso protetto, al fine di valutarne lo stato.
Lo studio, finanziato quasi totalmente dal Ministero dell’Ambiente, nasce dall’esigenza di colmare un
vuoto sugli studi scientifici sull’Area, e sarà di ampio respiro, prevedendo il monitoraggio delle
principali biocenosi presenti: la prateria di Posidonia, i fondi coperti da sabbia e fango, il coralligeno.
Accanto a questi vi sarà inoltre il monitoraggio della comunità ittica.
I dati così ottenuti saranno incrociati con un secondo studio, che sarà sempre portato avanti nel 2004,
che ha l’obiettivo di valutare le tipologie dell’attività di pesca professionale che interessano l’Area
Marina Protetta delle Secche di Tor Paterno.
Le notizie riguardanti la pesca all’interno dell’area marina protetta risultano ad oggi frammentarie ed
incomplete, derivando esclusivamente da ricerche ormai datate svolte negli ultimi dieci anni, per altro
non per l’Area Marina Protetta, bensì per aree limitrofe del Tirreno centrale.
Lo studio avrà quindi l’obiettivo di aggiornare lo stato delle conoscenze, focalizzarle sull’area protetta,
ed acquisire informazioni propedeutiche all’individuazione successiva di criteri gestionali e di modelli
di gestione in grado di rendere tali attività compatibili con la tutela dell’ecosistema marino.
Forme alternative di sostentamento per i pescatori professionisti
Fornire una alternativa è la base sulla quale ipotizzare scenari di riduzione dello sforzo da pesca
professionale nell’Area Marina Protetta.
A questo fine, RomaNatura sta promuovendo attività in collaborazione con le locali cooperative di
pesca per fornire strumenti ed incentivi volti alla nascita di attività di pescaturismo, allo scopo di
dirottare la fonte di sostentamento dei pescatori dallo sfruttamento delle risorse ittiche al turismo.
Nell’attesa che gli studi scientifici diano informazioni precise sulla sostenibilità dell’attuale gestione
delle attività di pesca, la regolamentazione è l’unico strumento per limitare gli impatti sull’ambiente.
A questo fine, è stato emanato da RomaNatura un disciplinare per la pratica della pesca sportiva:
Disciplinare inerente le attività di pesca sportiva
(anno 2005)
Le attività di pesca sportiva all'interno dell'Area Marina Protetta "Secche di Tor Paterno" sono regolamentate ed
autorizzate, come previsto dal Decreto Istitutivo del Ministero dell'Ambiente del 29/11/2000, dall'Ente gestore dell'Area
"RomaNatura".
In attesa del completamento degli studi e monitoraggi che consentiranno di valutare gli eventuali impatti sull'ambiente
nel suo complesso e sulle popolazioni ittiche in particolare derivanti dalle attività inerenti e connesse alle diverse tipologie
di pesca sportiva, per l’anno 2005 vengono emanate le seguenti norme.
Art. 1
Autorizzazione
La pesca sportiva è consentita, all'interno dell'Area
Marina Protetta "Secche di Tor Paterno", dietro ottenimento
di autorizzazione scritta da parte dell'Ente Gestore.
L’Autorizzazione rilasciata dall’Ente gestore, è relativa
esclusivamente alla regolamentazione delle attività di pesca
sportiva, e non sostituisce in alcun modo le norme sulla
navigazione indicate dal Codice della Navigazione e dalla
normativa emanata dalle Autorità competenti in materia.
L'autorizzazione all'accesso viene rilasciata con
riferimento diretto alle imbarcazioni immatricolate o a titolo
personale per gli utilizzatori di natanti o imbarcazioni non
immatricolate. Per ottenere tale autorizzazione è necessario
produrre domanda scritta all'Ente indicando, oltre ai dati
personali dell'intestatario ed al suo indirizzo (compreso
telefono e fax), il tipo di imbarcazione utilizzata (lunghezza e
motore), gli attrezzi da pesca utilizzati, la stagione di
frequentazione dell'area, l'orario di presenza nell'area,
l'eventuale necessità di ormeggio/ancoraggio. Il richiedente
dovrà inoltre indicare se svolge tali attività per diporto o
come gestore di attività economica (servizio di accompagno
per pescatori paganti). Per le imbarcazioni immatricolate
dovrà essere prodotta in copia la documentazione relativa
all'immatricolazione: sono esentati da tale presentazione, i
titolari di autorizzazioni rilasciate negli anni precedenti che
abbiano già presentato copia del certificato di
immatricolazione dell’imbarcazione.
1.1) Diportisti. L'autorizzazione, sulla quale verranno
riportati i dati indicati dal richiedente, è esclusivamente
personale, non cedibile ed è a titolo completamente gratuito.
Il titolare è autorizzato ad effettuare le attività di pesca
sportiva esclusivamente con gli attrezzi specificati
sull'autorizzazione.
1.2) Gestori di attività economiche. I titolari di licenze
commerciali per l'effettuazione di servizi di trasporto di
pescatori sportivi che intendano frequentare l'area marina
protetta, sono tenuti ad avanzare la richiesta di cui sopra,
specificando il numero dei passeggeri trasportati: tale numero
sarà riportato sull'autorizzazione, rilasciata al titolare
dell'attività commerciale, e costituirà il massimo delle
persone autorizzate ad effettuare attività di pesca sportiva, le
quali non necessiteranno, evidentemente, di autorizzazione
nominale. I titolari dell'autorizzazione di questo genere
rimangono comunque soggetti, e responsabili, a tutte e per
tutte le norme fissate dal presente regolamento provvisorio.
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
Numero delle Autorizzazioni: Fino al 30 giugno 2005,
l’Ente sospende il rilascio di nuove autorizzazioni alle attività
di pesca sportiva e provvede al solo rinnovo delle
autorizzazioni rilasciate negli anni precedenti. Dopo tale data,
sulla base numerica delle autorizzazioni effettivamente
rinnovate, si provvederà ad assegnare nuove autorizzazioni
fino ad un massimo di 1000 autorizzazioni totali. Le nuove
autorizzazioni verranno rilasciate in ordine temporaneo di
richiesta a partire dalle richieste avanzate dal 1 aprile 2005:
non verranno prese in considerazione richieste pervenute
prima di tale data.
ottobre 1968 e successive modificazioni, è vietato l’utilizzo
di sistemi di pesca elettrici, quali il salpa bolentino e
l’affondatore.
E’altresì vietata la cattura di esemplari di Cernia di
qualsiasi specie, di qualunque misura, al fine di permettere il
ripopolamento naturale dell’area protetta anche alle
profondità minori.
Il titolare della licenza non può catturare, giornalmente,
più di 5 kg. di pesci e molluschi (cefalopodi, seppie, polpi e
calamari).
Il titolare dell'Autorizzazione è tenuto a consentire, anche
ai fini statistici, l'ispezione delle proprie attrezzature e delle
prede catturate alle Autorità competenti ed al personale
incaricato dall'Ente gestore di effettuare la sorveglianza
sull'area marina protetta.
Rimane vietata, ai sensi dell'art.4, punto e del Decreto
istitutivo, qualsiasi forma di pesca subacquea.
Tutti gli esemplari di Cernia, e quelli di pesci e crostacei
di dimensioni inferiori a quelle stabilite dal Regolamento
CEE n. 1626/94 del 27 giugno 1994 e dall’ articolo 88 del
D.P.R. n° 1639 del 2 ottobre 1968 e successive
modificazioni, misurati secondo i dettami fissati dall'art. 90
dello stesso Decreto, e riportati, per comodità, nell'Allegato I,
eventualmente catturati, debbono essere rigettati in mare.
Art. 6
Limitazioni alle attività di pesca
Sono vietate le gare di pesca sportiva.
Ai fini della gestione sostenibile delle risorse ambientali,
l'Ente gestore si riserva la facoltà di limitare le attività di
pesca sportiva in talune stagioni, in alcune zone, ad alcune
specie o con taluni attrezzi, dandone preventivo e tempestivo
avviso al titolare delle Autorizzazioni.
Rinnovo delle autorizzazioni: i titolari delle
autorizzazioni rilasciate negli anni precedenti a quello
corrente, possono presentare personalmente, per la
vidimazione, il documento autorizzativo in proprio possesso
presso gli uffici di Ostia dell'Ente di gestione, per ottenere
l'immediato rinnovo, nelle giornate fissate di apertura al
pubblico.
L'autorizzazione dovrà essere sempre tenuta a
disposizione sull'imbarcazione ed essere esibita prontamente
ad ogni richiesta da parte delle Autorità competenti e del
personale incaricato dall'Ente gestore di effettuare la
sorveglianza sull'area marina protetta.
L'Ente gestore si riserva il diritto di ritirare
l'autorizzazione in caso di qualsiasi violazione alle vigenti
normative di legge od alle norme che regolano le attività
dell'Area Marina Protetta da parte del titolare
dell'autorizzazione stessa o di un'ospite a bordo, o nel caso
venga esercitata l'attività di pesca sportiva in difformità a
quanto stabilito nell’autorizzazione.
L'autorizzazione scade il 31/12/2005.
Art.7
Norme di sicurezza
E’ vietato iniziare attività di pesca od effettuare la pesca
alla traina entro 100 metri da imbarcazioni di supporto alle
attività subacquee o da palloni segnasub. Nel caso di
subacquei in immersione che dovessero avvicinarsi
all’imbarcazione da pesca, il titolare dell’autorizzazione è
tenuto a porre in essere tutte le misure che garantiscano la
sicurezza del subacqueo.
Art.2
Passeggeri
Tutti i passeggeri che effettuano attività di pesca a bordo
di natanti (ovvero di imbarcazioni non immatricolate) devono
essere dotati di autorizzazione personale.
Nessuna autorizzazione è necessaria per la presenza a
bordo di passeggeri che non effettuino attività di pesca
sportiva.
Art. 3
Navigazione all’interno dell’Area Protetta
La navigazione all’interno dell’Area Marina Protetta
dovrà essere diretta verso le zone di pesca ed ad una velocità
non superiore ai quattro (4) nodi. La stessa velocità massima
dovrà essere tenuta per la pesca alla traina.
Art.8
Violazione delle Norme e Sanzioni
Per quanto inerente la violazione delle norme fissate dal
presente regolamento, oltre a quanto in potestà dell’Ente per
il ritiro dell’autorizzazione, di cui all’art. 1, restano valide le
sanzioni stabilite dalla legge 979/1982, titolo V, comma 30.
L’Ente si riserva la facoltà di negare l’autorizzazione
all’accesso all’AMP a quanti abbiano violato le norme
sancite in materia dalla vigente normativa e dal presente
disciplinare.
Art.4
Ormeggio
E' assolutamente vietato l'ancoraggio ai fondali. E' vietato
l'ormeggio alle boe perimetrali (di colore giallo) ed alle boe
(di colore giallo e rosso) destinate all'ormeggio delle
imbarcazioni utilizzate per le attività subacquee, anche
qualora tali imbarcazioni non dovessero essere presenti
nell'area.
E' consentita la pesca a "scarroccio".
Art. 9
Diffusione del Regolamento
Al fine di assicurare la massima diffusione del presente
Disciplinare, copia dello stesso viene pubblicata sul sito
Internet
dell’Area
Marina
Protetta
(www.ampsecchetorpaterno.it), oltre ad essere trasmessa a
tutti i titolari dell’autorizzazione di cui all’art. 1. Copia del
Disciplinare viene trasmessa alla Capitaneria di Porto di
Fiumicino.
Art.5
Attrezzi consentiti e prede
La pesca sportiva è consentita nel rispetto delle vigenti
disposizioni di legge in materia (D.P.R. n° 1639 del 2 ottobre
1968 e successive modificazioni) sia per quanto riguarda le
prede sia per la tipologia degli attrezzi normalmente
permessi, con l'esclusione dell'utilizzo di palamiti (palangari,
coffe). Ai sensi degli Artt. 99 e 137 del D.P.R. n° 1639 del 2
Roma, 28 dicembre 2004
37
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
La pesca professionale ad oggi non ha una regolamentazione esplicita. Fino ad oggi l’impatto
dovuto a questa attività è stato ritenuto marginale, in attesa di documentazione scientifica che
chiarisca meglio l’aspetto.
Barche da pesca professionale iscritte alle marinerie dei comuni prospicienti l’Area
Marina Protetta
200
163
150
80
100
50
30
0
1993
2000
2004
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: n° di imbarcazioni iscritte alle marinerie di Fiumicino, Ostia, Anzio, Nettuno, Rio Martino,
Torvaianica e Tor S. Lorenzo
Tematica: Pesca
Tipo di indicatore: Determinante
Obiettivo: monitorare la sforzo di pesca potenziale nell’Area Marina Protetta
Fonte: Capitaneria di Porto di Fiumicino
Aggiornamento dei dati: annuale (dal 2004)
Come si vede l’entità delle marinerie è in costante aumento. Bisogna però sottolineare che questa
informazione può trarre in inganno: non tutte le barche da pesca, infatti, sono effettivamente attive.
Mediamente, possiamo stimare che meno del 50% del numero delle barche sopra riportato entri
nell’area protetta in solo alcuni periodi dell’anno. Lo studio già commissionato da RomaNatura su
questo argomento, porterà nuova luce sulla problematica, fornendo ulteriori conoscenze per
impostare una accorta gestione delle risorse ittiche nell’area.
38
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
5. Navigazione
L’area all’interno dei confini delle “Secche di Tor Paterno” non è interessata da rotte di navigazione
di navi. Questo sia perché la navigazione (salvo poche eccezioni) è espressamente proibita dal
decreto istitutivo e sia perché comunque la conformazione dell’area, con un basso fondo roccioso,
tiene alla larga le navi.
Diversa è invece la situazione delle aree circostanti l’AMP: una rotta collega Fiumicino a Porto
Aranci, con un passaggio giornaliero di 4 traghetti poco a nord dell’area.
La presenza di due stazioni di stoccaggio temporaneo di prodotti petroliferi tre miglia al largo di
Fiumicino implica anche il passaggio di petroliere. Fortunatamente, fino ad oggi, non vi sono stati
incidenti che hanno portato allo sversamento di sostanze inquinanti.
Anche la presenza di numerosi porti lungo la costa davanti all’AMP implica un certo traffico
marittimo, principalmente di imbarcazioni da diporto e di piccola stazza.
Le uniche imbarcazioni autorizzate a navigare all’interno dei confini dell’AMP, sono le barche per
la piccola pesca professionale, le barche per la pesca sportiva autorizzate da RomaNatura e le
barche dei diving, per le quali RomaNatura sta predisponendo un sistema di boe per l’attracco in
modo da evitare i danni dell’ancoraggio sul fondale.
Gli incidenti petroliferi nei dintorni dell’AMP
2001
2002
2003
2004
0
0
0
0 [*]
[*]
al 30/6/2004
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: n° di incidenti che hanno coinvolto il trasporto o lo stoccaggio di prodotti petroliferi e che hanno
interessato il territorio dell’area marina protetta
Tematica: Navigazione
Tipo di indicatore: Determinante
Obiettivo: monitorare le cause di inquinamento dell’Area Marina Protetta
Per facilitare il controllo e la sorveglianza delle imbarcazioni che transitano nell’Area Marina
Protetta di Tor Paterno è operativo da marzo 2003 un sistema di sorveglianza remota, costituita da
quattro grandi boe gialle di segnalazione che delimitano l’area. Il Sistema di Sorveglianza Remota
Datamat installato si basa sull’utilizzo di un radar posto sulla Torre di Controllo del Porto di Ostia.
Tale apparato è in grado di rilevare automaticamente la posizione delle boe ed eventuali
imbarcazioni in attività non autorizzata. In questo caso i segnali vengono trasmessi alla sede della
Capitaneria di Porto di Fiumicino, che può inviare le proprie motovedette in caso di violazione dei
confini della riserva. Questo sistema risulta di fondamentale efficacia contro la navigazione non
autorizzata, la pesca di frodo e per garantire la sicurezza dei natanti. Va sottolineato che le boe sono
soggette a spostarsi dalla posizione propria a causa delle condizioni meteo (stato del mare, vento).
39
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
6. Attività subacquee
L’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno” rappresenta una peculiarità nel quadro delle Aree
Marine Protette italiane in quanto è l’unica completamente sommersa.
L’unico modo di visitarla e usufruirne quindi è tramite immersione subacquea in apnea o con
autorespiratore. La sempre più ampia diffusione di questo secondo metodo di immersione, e il
business che vi sta crescendo intorno sempre più, ne fanno il principale fattore di pressione da parte
dei “turisti” o comunque fruitori non commerciali dell’Area.
Immergersi nell’Area Marina Protetta non può essere fatto senza prima essere appositamente
autorizzati dall’Ente Gestore. Questo al fine di controllare il numero dei subacquei frequentanti
l’area e di monitorare gli effetti sull’ambiente marino.
I subacquei privati devono richiedere una apposita autorizzazione all’Ente Gestore “RomaNatura”
che la fornisce sulla base del numero delle richieste, in modo da rispettare i limiti di affollamento
previsti dal “Disciplinare delle immersioni subacquee e delle visite guidate”: il numero massimo di
subacquei privati autorizzabili è infatti di 15 al giorno (che utilizzino non più di 5 natanti).
I privati autorizzati ad immergersi nell’Area Marina Protetta
150
147
136
140
130
2003
2004
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: n° di autorizzazioni rilasciate da RomaNatura a subacquei privati per immersioni nell’AMP
Tematica: Attività subacquee
Tipo di indicatore: Determinante
Obiettivo: monitorare la frequentazione dell’Area Marina Protetta
Fonte: RomaNatura
Aggiornamento dei dati: annuale
Coloro che invece si affidano a dei diving non necessitano di esplicita autorizzazione del Gestore
dell’Area Protetta. Quest’ultimo infatti ha istituito un controllo sui diving stessi, che possono
operare nell’Area Marina Protetta solo se risultano iscritti ad un apposito “Albo delle imprese e
delle associazioni senza scopo di lucro”. La procedura per l’iscrizione all’Albo richiede il rispetto
di alcuni requisiti da parte degli operatori subacquei, ispirati a criteri di protezione ambientale e
sicurezza dei subacquei. Tra questi vi sono:
- disponibilità di imbarcazioni adeguate alle attività, conformi alla legislazione vigente in
materia di navigazione, anche per quanto riguarda le attrezzature di salvataggio, e in perfetto
stato di funzionamento;
40
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
-
-
disponibilità di attrezzature specifiche per le immersioni e per le attività autorizzate,
conformi alle prescrizioni in materia di antinfortunistica e in perfetto stato di
funzionamento;
idonee dotazioni di pronto soccorso (almeno Kit ossigeno per uso medico e Kit di pronto
soccorso);
idoneo mezzo di comunicazione per emergenze;
comprovata esperienza di almeno due operatori della biologia marina in generale e delle
caratteristiche ambientali dell’Area Marina Protetta in particolare (e a questo fine
RomaNatura ha fornito agli interessati la possibilità di partecipare ad un corso specialistico
in merito).
Domanda: Come faccio a sapere se il diving a cui mi rivolgo è autorizzato dall’Ente Gestore?
Risposta: L’elenco dei diving autorizzati è disponibile sul sito internet dell’Area Marina Protetta.
Inoltre, ogni diving deve avere il registro su cui segnare le presenze dei subacquei, vidimato da
RomaNatura.
Tutti i diving autorizzati possiedono un registro vidimato da RomaNatura che ha lo scopo di
permettere al Gestore dell’Area Protetta di controllare il numero di accessi. Questo è un aspetto
fondamentale per permettere di associare le risposte che si vedranno nell’ambiente marino
(comportamento dei pesci, stato dei fondali, etc.) al numero dei frequentatori subacquei, per capire
quale è il numero massimo di frequentatori che le Secche di Tor Paterno possono sopportare senza
indurre danni eccessivi all’ambiente.
I subacquei che si immergono nell’Area Marina Protetta tramite i diving
300
250
200
140
100
0
2003 [1]
2004 [2]
[1] Dati relativi al periodo agosto-dicembre 2003 e a 3 diving autorizzati
[2] Dati relativi al periodo gennaio-marzo 2004 e a 2 diving autorizzati
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: n° di subacquei registrati negli appositi registri forniti ai diving da RomaNatura
Tematica: Attività subacquee
Tipo di indicatore: Determinante
Obiettivo: monitorare la frequentazione dell’Area Marina Protetta
Fonte: Appositi registri forniti ai diving da RomaNatura
Aggiornamento dei dati: annuale
Domanda: ma esistono zone dell’Area Marina Protetta in cui è proibito immergersi?
41
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
Risposta: all’interno dell’ Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”, a differenza di altre
AMP italiane, non sono identificate zone di tutela integrale (ovvero zone in cui è proibito
immergersi, pescare, anche solo stazionare con natanti, le così dette zone “A”). Ciò nonostante,
sono in corso di predisposizione da parte di RomaNatura un campo boe per l’ormeggio delle
barche dei diving e dei privati e percorsi guidati in modo da concentrare i subacquei in alcune
zone, evitando che altre, più sensibili o vulnerabili, siano interessate dal turismo subacqueo. La
disponibilità di punti di ormeggio e le guide dei diving saranno quindi la garanzia dell’esistenza di
zone non disturbate dai subacquei.
Tutti gli aspetti per la regolamentazione delle attività subacquee sono stati inseriti da RomaNatura
in un apposito disciplinare che deve essere osservato da tutti coloro che, per passione o professione,
si immergono nell’area marina protetta. Viene qui di seguito riprodotto integralmente:
Disciplinare delle Immersioni subacquee e delle Visite guidate
(anno 2005)
42
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
Le attività subacquee all'interno dell'Area Marina Protetta "Secche di Tor Paterno" sono regolamentate ed autorizzate, come
previsto dal Decreto Istitutivo del Ministero dell'Ambiente del 29/11/2000, dall'Ente gestore dell'Area "RomaNatura".
In attesa del completamento degli studi e monitoraggi che consentiranno di valutare gli eventuali impatti sull'ambiente nel suo
complesso derivanti dalle attività subacquee ed in attesa di una legge quadro nazionale o regionale sulla disciplina delle attività
subacquee, per il corrente anno 2005 vengono emanate le seguenti norme.
Art. 1
Disposizioni generali
Nell'AMP è consentita l'effettuazione di visite subacquee guidate, nei limiti della regolamentazione di cui al successivo art. 2 e
l'effettuazione di visite subacquee di privati nei limiti della regolamentazione di cui al successivo art. 3.
Sono ammessi esclusivamente subacquei che dimostrino il possesso di Brevetto di immersione che autorizzino immersioni oltre i
18 metri di profondità da una delle seguenti Federazioni/Associazioni:
A.N.I.S. (Associazione Nazionale Istruttori Subacquei )
C.M.A.S. (Confederation Mondiale des Activités Subaquatiques)
I.D.E.A. (International Diving Educators Association)
F.I.A.S. ( Federazione Italiana Attivita' Subacquee)
F.I.P.S.A.S. (Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attivita' Subacquee)
FISA sub (Federazione Italiana Sport Acquatici)
N.A.U.I. (National Association of Underwater Istructors)
NASDS (National Association of Scuba Diving Schools Italia)
NASE Italia (National Academy of Scuba Educators)
P.A.D.I. (Professional Association of Diving Istructors)
P.D.I.C. (Professional Diving Instructor Corporation)
S.S.I. Italia (Scuba Schools International)
UISP (Lega nazionale attivita' subacquee)
o che siano in possesso di pari capacità dimostrabili con attestati di carattere professionale o militare.
Le immersioni devono svolgersi secondo quanto previsto dalle normative nazionali e locali.
Il numero massimo di subacquei per ogni immersione è stabilito come segue:
a. (quindici) per le visite subacquee guidate organizzate dalle imprese di cui all'art. 2
b. (dieci) per visite subacquee guidate organizzate dalle associazioni di cui all'art. 2
c. (sei) per le visite subacquee di privati di cui all'art.3
La navigazione delle imbarcazioni che effettuano il trasporto dei subacquei deve avvenire con rotta diretta ai siti di immersione, e
velocità massima di quattro nodi, al solo scopo di raggiungere i siti di ormeggio appositamente previsti dall'Ente Gestore, in base
a quanto stabilito all'articolo 5.
I subacquei autorizzati a frequentare l’AMP sono tenuti al rispetto delle norme di comportamento indicate in Allegato al presente
Disciplinare.
Art. 2
Visite subacquee con appoggio di unità navali di associazioni e imprese
L'Ente Gestore può rilasciare, su richiesta, un'autorizzazione annuale ovvero stipula una convenzione con soggetti iscritti all’Albo
di cui al seguente art. 6.
Ogni impresa o associazione può essere autorizzata esclusivamente per le unità navali già autorizzate ai sensi del punto 1 del
presente articolo, e in ogni caso per un numero di unità navali non superiori a 4. Tutte le eventuali sostituzioni delle unità navali
dovranno essere preventivamente autorizzate dall'Ente gestore.
L'Ente Gestore dispone i criteri in base ai quali le vicende modificative od estintive riguardanti soggetti autorizzati ai sensi del
presente articolo debbono considerarsi ostative alla sopravvivenza dell'autorizzazione in capo al soggetto nuovo o modificato.
Art. 3
Visite subacquee di privati
L'Ente Gestore può rilasciare, su richiesta, un'autorizzazione a privati che intendano effettuare visite subacquee, fino a un
massimo di (15) subacquei al giorno che utilizzino non più di (5) natanti, e determina eventuali corrispettivi economici.
Le visite subacquee dovranno essere autorizzate dall'Ente gestore per il tramite degli uffici competenti e secondo le seguenti
procedure:
a. l'autorizzazione potrà essere validamente richiesta mediante l'utilizzo di Fax e/o Posta elettronica o recandosi personalmente
negli uffici dell'Ente gestore: il contrassegno autorizzativo dovrà essere ritirato unicamente presso tali uffici, dietro
presentazione di un documento di identità valido;
b. l'autorizzazione andrà richiesta con congruo preavviso rispetto al giorno dell'immersione. Detto preavviso non potrà
superare i quindici giorni;
c. la richiesta di autorizzazione dovrà contenere:
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
giorno ed orario presunto di immersione
estremi del natante utilizzato
dati dei richiedenti che attestino il possesso dei titoli abilitanti all'immersione di cui all'art.1;
d. il contrassegno autorizzativo dovrà essere conservato dal richiedente e condotto con sé per poter essere esibito al personale
degli Enti preposti alla sorveglianza dell'area;
e. al termine dell'immersione il contrassegno autorizzativo dovrà essere restituito all'Ente Gestore.
Art. 4
Navigazione all’interno dell’Area Protetta
La navigazione all’interno dell’Area Marina Protetta dovrà essere diretta verso le zone di pesca ed ad una velocità non
superiore ai quattro (4) nodi. La stessa velocità massima dovrà essere tenuta per la pesca alla traina.
Art.5
Disciplina degli ormeggi per le attività subacquee
I siti di ormeggio per le attività subacquee, sono individuati dall'Ente Gestore, nel numero consentito a seguito delle risultanze
tecniche e scientifiche, conseguenti a ricerche mirate.
Art.6
Albo delle imprese ed associazioni
6.1 Finalità. L’Ente RomaNatura, in qualità di gestore dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno” intende promuovere le
attività subacquee che
a) tengano conto delle opportunità di riduzione e, ove possibile, di eliminazione degli impatti umani sui fondali e sulle sue
comunità;
b) siano in grado di trasmettere ai frequentatori dati, informazioni e conoscenze atte a formare una coscienza ambientale;
c) garantiscano standard di sicurezza elevati ai fruitori oltre che agli operatori stessi.
Di conseguenza, è istituito, presso l'Ente gestore, l’Albo delle imprese e delle associazioni senza scopo di lucro che possono
essere abilitate ad operare all'interno dell'Area Marina Protetta e che rispondano a particolari criteri di eccellenza.
6.2 Categorie Iscritte -L’Albo viene ripartito per le diverse categorie: I) centri di immersione e addestramento subacqueo, II)
Servizi di trasporto ed appoggio e III) Associazioni senza scopo di lucro.
6.3 Requisiti - L’iscrizione all’Albo di cui al comma 6.1 è subordinato al possesso dei seguenti requisiti:
I) Centri di immersione e addestramento subacqueo
L’iscrizione dei centri di immersione e addestramento subacqueo all’Albo delle imprese ed associazioni è subordinata al
rispetto dei seguenti requisiti:
a. partita IVA;
b. iscrizione presso la Camera di Commercio o in altro registro previsto dalla vigente normativa;
c. disponibilità di una sede appropriata per lo svolgimento delle attività teoriche;
d. disponibilità di imbarcazioni adeguate alle attività, conformi alla legislazione vigente in materia di navigazione, anche per
quanto riguarda le attrezzature di salvataggio, e in perfetto stato di funzionamento;
e. disponibilità di attrezzature specifiche per le immersioni e per le attività autorizzate, conformi alle prescrizioni in materia di
antinfortunistica e in perfetto stato di funzionamento;
f. idonee dotazioni di pronto soccorso (almeno Kit ossigeno per uso medico e Kit di pronto soccorso);
g. idoneo mezzo di comunicazione per emergenze;
h. copertura assicurativa mediante polizza di responsabilità civile per rischi derivanti alle persone dalla partecipazione alle
attività svolte.t
i. almeno un subacqueo qualificato con grado minimo di “Divemaster” o equivalente, appartenente ad una didattica tra quelle
elencate all’Art.1;
j. sede legale ed operativa nei Comuni di Roma o Pomezia (RM);
k. comprovata esperienza di almeno due operatori della biologia marina in generale e delle caratteristiche ambientali dell’Area
Marina Protetta in particolare: tale esperienza può essere acquisita mediante partecipazioni ai corsi di formazione
appositamente predisposti dall’Ente gestore.
II) Servizi di trasporto ed appoggio
Le imprese che effettuano servizio di trasporto presso l’AMP di subacquei, senza accompagnamento in immersione, per poter
essere iscritte all’Albo delle imprese ed associazioni, devono possedere i requisiti di cui al punto 6.3., comma 1, lettere a), b),
d), f), g), h), j).
III) Associazioni senza scopo di lucro
Le associazioni senza scopo di lucro a carattere nazionale, regionale e locale che svolgono l'attività subacquea in modo
continuativo per i propri associati, per poter essere iscritte all’Albo delle imprese ed associazioni, devono possedere i requisiti
di cui al punto 6.3., comma 1, lettere c), d), e), f), h), i), j).
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
6.4 Registro delle Immersioni - Ogni impresa o associazione iscritta all’Albo è obbligata a tenere appositi registri, previamente
vidimati dall’Ente Gestore, nei quali riportare le immersioni guidate o didattiche effettuate, indicando la data, il luogo, la
profondità, la durata, nonché i nominativi delle guide e/o istruttori e dei singoli partecipanti. Tali registri dovranno essere esibiti
sia alle Autorità di Polizia, che al personale preposto e/o delegato al controllo dall’Ente Gestore.
6.5. Ogni impresa o associazione che richieda l'iscrizione al registro si impegna a verificare che i subacquei accompagnati siano
in possesso dei titoli previsti dall'Ente gestore per i subacquei privati e si assume qualunque responsabilità derivante dalla
mancata verifica di tale condizione.
Art. 7
Promozione dei Centri di immersione e addestramento subacquee e dei servizi di Trasporto
L’Ente gestore si riserva di effettuare la promozione, mediante pubblicazioni, sito internet e materiali pubblicitari e divulgativi
vari, limitatamente ai Centri di immersione e addestramento subacqueo e delle Imprese che effettuano servizi di Trasporto per
subacquei presso l’AMP in possesso dei requisiti di cui all’Art.6, comma 3, punto I.
Art. 8
Riprese fotografiche, cinematografiche e televisive
Le riprese fotografiche, cinematografiche e televisive, di carattere professionale, da realizzarsi all'interno dell'AMP, dovranno
essere preventivamente ed esplicitamente autorizzate dall'Ente gestore. Copia delle immagini riprese dovranno essere consegnate,
a titolo gratuito, all'Ente gestore che si riserva la facoltà di utilizzarle, ai propri fini istituzionali, citandone la fonte.
Art.9
Controllo
L’Ente Gestore, anche tramite personale preposto e/o delegato allo specifico servizio, provvederà ad effettuare controlli
all’interno dell’area protetta.
Il personale delegato provvederà a segnalare alle Autorità competenti eventuali comportamenti illeciti riscontrati attivandosi per
un pronto intervento a tutela della riserva marina.
Art.10
Violazione delle Norme e Sanzioni
Per quanto inerente la violazione delle norme fissate dal presente disciplinare, oltre a quanto in potestà dell’Ente per il ritiro
dell’autorizzazione, di cui all’art. 1, restano valide le sanzioni stabilite dalla legge 979/1982, titolo V, comma 30. L’Ente si
riserva la facoltà di negare l’autorizzazione all’accesso all’AMP a quanti abbiano violato le norme sancite in materia dalla
vigente normativa e dal presente disciplinare. La violazione delle norme stabilite nel seguente Disciplinare, nonché il mancato
rispetto delle prescrizioni ulteriori indicate negli atti autorizzativi comporteranno, a giudizio insindacabile dell’Ente Gestore, la
cancellazione dei Centri di immersione e addestramento subacqueo e delle Associazioni senza fini di lucro dall’ Albo e
l’impossibilità di nuova iscrizione per un periodo minimo di anni uno ad un massimo di anni tre, correlato alla gravità
dell’infrazione, salvo in ogni caso l’applicazione delle specifiche disposizioni di legge qualora il comportamento integri gli
estremi di diverso illecito amministrativo o penale. Le violazioni delle disposizioni contenute nel seguente Disciplina, nonché
delle altre disposizioni emanate dagli organismi di gestione della stessa sono altresì punite ai sensi dell’art. 30 della legge 394/91
(legge quadro sulle aree protette) con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da € 25,82 ad € 1032,9 .
Competente ad erogare la sanzione è il Presidente dell’Ente gestore, in qualità di legale rappresentante, nel rispetto delle
disposizioni di cui alla legge 689/81.
Art.11
Corrispettivo monetario
L’Ente si riserva la facoltà di determinare l'eventuale pagamento di un corrispettivo monetario per il rilascio delle autorizzazioni
di cui agli artt. 2 e 3 e per l’utilizzo delle strutture d’ormeggio di cui all’Art.5.
Art. 12
Diffusione del Regolamento
Al fine di assicurare la massima diffusione del presente Disciplinare, copia dello stesso viene pubblicata sul sito Internet
dell’Area Marina Protetta (www.ampsecchetorpaterno.it). Copia del Disciplinare viene trasmessa alla Capitaneria di Porto di
Fiumicino.
Guida all’immersione subacquea responsabile
Ai fini del mantenimento delle caratteristiche dell’Area Marina Protetta possono partecipare tutti coloro che vi si
avvicinano. Soprattutto i subacquei devono avvicinarsi a questa zona di tutela con particolare rispetto e attenzione.
A questo fine, quando vi immergete:
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
- Non entrate nelle piccole grotte presenti sui fondali: le
bolle d'aria emesse dagli erogatori che si attaccano al
tetto della grotta "bruciano" gli organismi che le
popolano. Non avvicinatevi ai pesci e non date loro
cibo: se restate fermi ci sono buone possibilità che si
avvicinino loro perché sono abbastanza curiosi. I
pesci sanno da soli cosa e dove trovare da mangiare.
- Evitate di raccogliere le conchiglie o anche gli
organismi che possono sembrare morti. La natura
ricicla tutto!
- Raccogliete piccoli rifiuti dai fondali per trasportarli a
terra e gettarli nei cassonetti a terra; se si tratta di
rifiuti ingombranti o reti da pesca abbandonate
segnalateli all'Ente gestore. Non rimuovete reti o
lenze impigliate negli organismi o incrostati da alghe
o gorgonie: l'operazione potrebbe essere più dannosa
che benefica.
- siate sicuri di aver assicurato al GAV sia l’octopus
che la consolle; se li tenete liberi, potrebbero
incastrarsi tra le rocce e strappare gli organismi dal
fondo;
- Controllate la velocità di discesa in prossimità del
fondale, evitando di “atterrare” violentemente sugli
organismi bentonici;
- Spostatevi nuotando a non meno di un metro e mezzo
dal fondale, evitando così di urtare, anche
accidentalmente, gli organismi e di alzare il
sedimento fangoso: avvicinatevi al fondale solo se si è
visto qualcosa di particolare, facendo attenzione a
limitare i movimenti sia nella discesa che nella
risalita;
- se avete problemi di assetto evitate di immergervi
nell’area protetta: è pericoloso per voi e per
l’ambiente!
- Evitate di toccare qualsiasi organismo, per qualunque
motivo, anche solo temporaneamente o per fare
fotografie;
7. Attività antropiche costiere
Dal punto di vista della presenza antropica, i centri abitati più rilevanti presenti sul litorale sono:
Fiumicino e Lido di Ostia rispettivamente a nord e a sud del delta del Tevere, Torvaianica,
località balneare del comune di Pomezia, e Anzio
Nella stima degli impatti esercitati, la striscia di costa considerata si estende da Fiumicino fino
alla parte nord del territorio comunale di Anzio, per un totale di circa 40 chilometri, e
comprende:
− la foce del Tevere, che rappresenta una delle maggiori, se non la maggiore, fonti di
impatto sull’ambiente, viste le dimensioni del corso stesso e l’ampiezza del bacino
imbrifero che attraversa.
− Fiumicino, Lido di Ostia e Torvaianica, per evidenti motivi di maggiore vicinanza
all'AMP.
Si è scelto di non estendere ulteriormente il settore di studio perché le attività che hanno luogo
sulla costa esercitano in generale una pressione trascurabile sull’AMP, grazie alla distanza della
stessa dal litorale e al regime delle correnti.
Questo tratto di costa è caratterizzato da:
1) elevata popolazione residente;
2) zone di importante richiamo turistico;
3) presenza di numerose infrastrutture;
4) aree naturali di pregio.
7.1 Popolazione residente
La popolazione residente nei comuni del tratto di costa studiato è numerosa, soprattutto a causa
della presenza della città di Roma che, sebbene posta a circa 30 km all’interno, ha un vasto
territorio comunale che lambisce il mare e che vede in Ostia un popoloso municipio costiero.
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
Popolazione residente nei comuni costieri prospicienti l’AMP
Comune
2001
Roma
2.546.804
Fiumicino
50.535
Pomezia
43.960
Ardea
30.129
Anzio
36.952
TOTALE
2.678.251
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: n° di abitanti residenti nei comuni di Roma, Fiumicino, Pomezia, Ardea, Anzio
Tematica: Attività costiere
Tipo di indicatore: Determinante
Obiettivo: monitorare l’urbanizzazione del territorio
Fonte: Censimento ISTAT
Aggiornamento dei dati: decennale
Gli effetti di così importanti numeri possono essere molteplici:
- modifica della qualità delle acque tramite gli scarichi domestici e industriali;
- notevole apporto di acque di pioggia che invece di essere assorbite dal terreno vengono
veicolate nelle fognature e quindi nei fiumi dalla pavimentazione stradale, dilavando
eventuali inquinanti presenti;
- la distruzione dei naturali cordoni di dune e i problemi di erosione, dall’edificazione delle
zone costiere.
Tutto il comune di Roma depura le acque di scarico con vari impianti dislocati sul territorio. Nel
1993 il ciclo integrato delle acque (reti fognanti, idriche e depuratori) si attestava al 70% della
popolazione, mentre nel 2001 è arrivato al 98%: ciò significa che in questi anni sono stati
garantiti a circa un milione di persone in più i servizi di urbanizzazione primaria. Al lido di
Ostia in via Tancredi Chiaraluce è in funzione dal 1974 un depuratore per le acque nere di
scarico provenienti dalla sola città di Ostia, le acque così depurate vengono immesse nel tratto di
canale di Fiumara Grande rispettando i limiti di legge.
Il fiume Tevere è il principale veicolo degli scarichi della città di Roma e recapita anche quanto
prodotto dalle aree a monte in cui scorrono i suoi affluenti.
Fortunatamente le acque dolci del Tevere una volta immesse nel Mar Tirreno generano un
“pennacchio” che si dirige prevalentemente verso nord, evitando in questo modo di investire in
maniera diretta l’Area Marina Protetta. Ciò nonostante, l’Area Marina Protetta è comunque
influenzata dalla foce del Tevere, probabilmente a causa di correnti di fondo ancora poco
conosciute.
La qualità dei corsi idrici è regolarmente tenuta sotto controllo dalle Pubbliche Autorità.
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
Le indagini di monitoraggio lungo il corso del Fiume Tevere evidenziano due immagini
contrapposte:
− nel primo tratto dalla sorgente fino ad oltre la metà della sua lunghezza, il bacino riesce a
resistere al degrado grazie alla grossa portata e alla sua capacità autodepurativa, conservando
una buona qualità delle acque;
− nel restante tratto dell’asta fluviale le condizioni ambientali peggiorano vistosamente ed il
Tevere risulta gravemente compromesso da un pesante impatto antropico, costituito da una
moltitudine di scarichi civili che riversano lungo il suo corso un eccessivo carico inquinante,
soprattutto laddove il corso d’acqua attraversa grossi insediamenti urbani, fino a raggiungere
la soglia critica a valle della città di Roma.
Indice Biotico Esteso (I.B.E.) alla foce del Fiume Tevere
Punto di
campionamento
Data
I.B.E.
Capo Due Rami
12/02/2003
3
Capo Due Rami
11/03/2003
4
Capo Due Rami
16/07/2003
2
Capo Due Rami
03/10/2003
3
Ponte della Scafa
15/01/2003
4
Ponte della Scafa
11/03/2003
5
Ponte della Scafa
16/07/2003
4
Ponte della Scafa
03/10/2003
4
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: L’IBE è un indice che rileva lo stato di qualità di un determinato tratto di corso d’acqua,
integrando nel tempo gli effetti di differenti cause di alterazioni fisiche, chimiche, biologiche, dotato quindi di
buona capacità di sintesi. Si basa sull’analisi della struttura delle comunità di macroinvertebrati bentonici che
vivono almeno una parte del loro ciclo biologico in acqua a contatto con i substrati di un corso d’acqua. La
presenza di taxa più esigenti, in termini di qualità, e la ricchezza totale in taxa della comunità, definiscono il
valore di indice che è espresso per convenzione con un numero intero entro una scala discreta riassumendo un
giudizio di qualità basato sulla modificazione qualitativa della comunità campionata.
Il valore dell’I.B.E. rappresenta 5 classi di qualità ecologica: da 1 = elevata a 5 = pessima.
Tematica: Attività costiere
Tipo di indicatore: Pressione (viene considerato indicatore di pressione in quanto il Tevere viene considerato
una “emissione inquinante” nei confronti dell’Area Marina Protetta, e non un corpo idrico di cui monitorare la
qualità, e per il quale quindi definire un indicatore di stato)
Obiettivo: valutazione degli inquinanti apportati dal Tevere
Fonte: ARPA Lazio
Aggiornamento dei dati: annuale
Il riscontro dei valori dell'indice biologico IBE rileva che le sezioni del Tevere nel tratto a valle
del Depuratore Roma-Sud non sono idonee alla vita dei pesci secondo il D.Lgs. 130/92 (Tutela
della fauna ittica). Il peggioramento dei valori chimici e biologici nell'ultimo tratto è da
addebbitarsi alla presenza di scarichi dei grandi collettori urbani del settore sud della città.
L'Aniene mostra condizioni di inquinamento "cronico" fin dai tratti a monte di Roma.
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
L'inquinamento del Tevere è di natura prevalentemente civile con alti livelli di inquinamento da
coliformi fecali. L'ingresso nel territorio comunale avviene in condizioni di buona-media qualità,
tranne che per l'azoto ammoniacale e i coliformi fecali per i quali le condizioni sono già
fortemente inquinante. Per il Tevere possono essere individuate tre sezioni di qualità all'interno
del Comune che individuano un asse di "antropizzazione" dell'ecosistema fluviale nel suo
complesso:
• da Castel Giubileo alla foce dell'Aniene
• dalla foce dell'Aniene al Depuratore Roma Sud
• dal Depuratore Roma Sud alla foce.
I corsi d’acqua minori mostrano in genere buone condizioni di qualità biologica nelle aree
Balneabilità delle acque costiere prospicienti l’Area Marina Protetta
(numero di campioni analizzati che superano il limite di legge)
Punto di
campionamento
Comune
Coliformi
totali
Coliformi
fecali
Streptococchi
Salmonelle
Oli
minerali
Tensioattivi
Ossigeno
disciolto
(410) 250 m – destra di
Fiumara Piccola
Fiumicino
-
-
-
-
-
-
-
(411) 1250 m – destra di
Fiumara Piccola
Fiumicino
-
-
-
-
-
-
-
(414)
foce
collettore
Acque Alte e Basse
Fiumicino
-
-
-
-
-
-
-
(081) Ostia stabulazione
molluschi Masone
Roma
-
-
-
-
-
-
-
(083) 700 m – destra
pontile Ostia
Roma
-
-
-
-
-
-
-
(086) 2000 m – destra
Canale dei Pescatori
Roma
-
-
-
-
-
-
-
(090) 250 m – destra
Canale di Pantanello
Roma
-
2
-
-
-
-
-
(092) 1600 m – destra
Foce Fosso Tellinaro
Roma
-
-
-
-
-
-
-
(315) 550 m – destra foce
Canale dello Stagno
Roma
-
-
-
-
-
-
-
(114) 250 m – destra
Fosso del Diavolo
Ardea
-
-
-
-
-
-
-
(268) 250 m – destra Foce
Fosso Moletta
Ardea
-
1
2
-
-
-
-
(299) 250 m – destra Foce
Rio Torto
Ardea
-
3
2
-
-
-
-
(319) 250 m – destra
Canale Biffi
Ardea
-
-
-
-
-
-
-
(120) 250 m – destra
Fosso Cavallo Morto
Anzio
-
-
-
-
-
-
-
(270) 250 m – destra Foce
Fosso Caffarella
Anzio
-
-
2
-
-
-
-
(274) 250 m – destra Foce
Fosso Schiavo
Anzio
-
-
-
-
-
-
-
(326) Foce Tor Caldara
Anzio
-
-
1
-
-
-
-
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: Numero di superamenti dei limiti di legge di alcuni parametri che vengono analizzati per
valutare la balneabilità delle acque costiere. I punti di campionamento sono stati selezionati rispetto a quelli
disponibili nei documenti del Ministero della Salute (alcune decine) sulla base dei seguenti criteri:
- in caso di punti tra loro vicini, ad es.: sulla destra e sulla sinistra della foce di un corso d’acqua, si è
scelto il punto più a nord (considerando che le correnti dominanti portano verso nord);
- per lo stesso motivo sopra, non si sono considerati i punti di campionamento unici immediatamente a
sud degli estuari;
- viene data copertura per tutti i comuni coinvolti (evitando il porto di Anzio e i punti a nord
dell’abitato di Fiumicino, in quanto ai margini dell’area costiera valutata come influente sull’AMP);
Tematica: Attività costiere
Tipo di indicatore: Stato
Obiettivo: descrivere lo stato di inquinamento delle acque marine costiere
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Fonte: Ministero della Salute
Aggiornamento dei dati: annuale
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
periferiche non interessate da agglomerati urbani (Valchetta, Torraccia -Parco di Vejo- nel
settore nord della città) mentre gli indici biologici diventano di bassa qualità in presenza di aree
urbanizzate e di scarichi.
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
7.2 Flussi turistici
Località come Ostia, Torvaianica e i lidi di Anzio rappresentano poli di attrazione del turismo
balneare della zona.
Inevitabilmente questo comporta un aumento degli impatti sul territorio (ad es.: scarichi idrici,
rifiuti), senza però comportare impatti direttamente sull’Area Marina Protetta, a causa della sua
posizione al largo.
7.3 Infrastrutture e industria
7.3.1 Porti
L’area costiera di interesse è caratterizzata dalla presenza di numerosi porti:
-
Il porto canale di Fiumicino è costituito dal tratto di canale compreso tra la foce del
Fiume Tevere ed il Ponte Levatoio “Due Giugno”.
La Darsena Traiano si trova sulla riva sinistra del porto canale a circa 800 m dalla foce:
internamente sono sistemati dei pontili galleggianti dove ormeggiano le imbarcazioni da
diporto. Una parte dell’area del porto di Fiumicino è a disposizione dei mezzi navali
militari e delle forze di polizia.
Nei mesi estivi dal porto di Fiumicino partono e giungono i traghetti che effettuano la
rotta Fiumicino-Porto Aranci, per un totale complessivo di 4 traghetti al giorno.
Presso il porto di Fiumicino sono anche presenti imbarcazioni di pronto intervento in
caso di sversamenti di petrolio in mare.
-
Intorno ad Ostia vi sono invece gli approdi della darsena del Marina Porto di Roma sulla
sponda sinistra di Fiumara Grande ed il Canale dei Pescatori più a sud lungo il litorale.
Nel porto di Ostia, progettato per accogliere barche di tutte le dimensioni, transitano ed
attraccano principalmente imbarcazioni da diporto e qualche peschereccio.
Un efficace impianto provoca l’immissione forzata, all’interno del bacino, di acque
prelevate in mare aperto, evitando la stagnazione delle acque.
-
Nel litorale considerato, il porto più meridionale è quello di Anzio. Rispetto
all’andamento della costa, Capo d’Anzio risulta alto e roccioso con pareti a picco sul
mare che presentano numerose grotte artificiali. Il porto di Anzio è costituito da un molo
a tre bracci e da un molo di sottoflutto. Dal porto di Anzio si effettuano collegamenti
marittimi con le Isole Pontine.
Le imbarcazioni che transitano ed attraccano nel porto di Anzio sono pescherecci,
imbarcazioni da diporto e traghetti per le Isole Pontine.
7.3.2 Industrie
Nel territorio dei comuni da Fiumicino a nord fino ad Anzio a sud sono presenti diversi
complessi industriali, tra cui depositi di olii minerali, raffinerie, aziende farmaceutiche, etc.
Gli impatti prodotti da queste attività in condizioni normali non possono influenzare l’Area
Marina Protetta, data la sua distanza dalla costa. Ciò nonostante, incidenti nei siti produttivi
possono portare ad inquinamento delle acque superficiali che possono quindi fungere da vettore
di inquinanti in mare e quindi verso l’AMP.
51
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
Inoltre, le attività di rifornimento di materie prime, come ad esempio il rifornimento di olii
minerali che può avvenire tramite petroliere con punti di scarico in mare, possono essere causa di
inquinamento anche grave in caso di incidente (vedi cap. 5 “Navigazione”).
In particolare, in mare davanti al porto di Fiumicino a circa tre miglia marine (circa 5,5 km) dalla
costa sono ubicate due stazioni di stoccaggio temporaneo petrolifere dove attraccano le navi per
rifornire, tramite oleodotti (condotte appoggiate sul fondo del mare), le raffinerie dell’entroterra
(ubicate a circa 20 Km. dalla costa) gestite dall’ente Raffineria di Roma SpA.
7.3.3 Elettrodotti
Nell’area sottomarina delle Secche di Tor Paterno sono posati sul fondo due elettrodotti, ubicati
a Nord ed a Sud rispetto alla sommità della secca che attraversano la superficie di interesse in
direzione NE-SO.
Data la tipologia costruttiva degli elettrodotti marini, che garantisce un’elevata schermatura,
l’influenza sull’area marina protetta è trascurabile.
7.4 Acque marine
Il Programma di Monitoraggio dell’ambiente marino-costiero è attuato da oltre 10 anni dal
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio in collaborazione con le Regioni costiere
italiane, in applicazione di un preciso obbligo istituzionale contenuto nella Legge 979/82
“Disposizioni per la difesa del mare”, ovvero l’organizzazione di una rete di osservazione della
qualità dell’ambiente marino e di un centro a livello nazionale di coordinamento generale e di
raccolta dati.
Il monitoraggio del Ministero, effettuato finora secondo una pianificazione triennale, verifica la
qualità delle acque costiere italiane da un punto di vista ambientale, non solo in funzione della
salute dei bagnanti, ma sopratutto per controllare l’impatto delle attività dell’uomo sull’ambiente
marino-costiero.
Ogni quindici giorni vengono raccolti campioni di acqua e di plancton, ogni sei mesi vengono
effettuate analisi sui sedimenti e sui molluschi per verificare la contaminazione da metalli
pesanti, da idrocarburi policiclici aromatici, da composti organoclorurati (DDT, PCB, ecc.) e da
altre sostanze tossiche.
Nell’ambito del Programma triennale 1996-1998 (ottobre 1996- settembre 1998) i
campionamenti sono stati realizzati lungo transetti, posti ad una distanza non superiore ai 20 km,
con stazioni di campionamento situate a 500 e 3.000 m dalla costa. Di seguito è riportata una
sintesi dei risultati ottenuti nel triennio considerato:
Parametri
Risultati
Temperatura
L’andamento delle medie mensili di temperatura presenta minimi stagionali intorno a 13°C da
gennaio a marzo, con un costante aumento fino ai massimi di agosto, con 25,5°C. Nei mesi
successivi la temperatura diminuisce rapidamente fino ai valori di circa 14°C, raggiunti a
dicembre. Non sono evidenziate differenze apprezzabili tra i valori registrati a 500 m e quelli
registrati a 3000 m dalla costa.
Salinità
L’influenza delle sorgenti di immissione di acque dolci fluviali si manifesta con la presenza di
un marcato gradiente di salinità da costa verso il largo (da 31,8 psu a circa 34 psu in aprile).
Le stazioni più al largo presentano un’accentuata variabilità stagionale, dai minimi di gennaio
(32,8 psu) ai massimi di settembre (circa 35 psu).
52
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
Ossigeno
disciolto
Le stazioni a 500 m di Fiumara Grande e Fiumara Piccola presentano le concentrazioni più
elevate, sia per quanto riguarda i valori mediani (circa 5 µmol/l), sia per i massimi di
concentrazione raggiungibili (10 µmol/l di fosforo totale, con picchi di 20 µmol/l, nella
stazione di Fiumara Grande).
Trasparenza
I massimi valori di trasparenza si presentano in settembre, con oltre 10 m di Disco Secchi
rilevati nelle stazioni al largo, in buon accordo con gli elevati valori di salinità registrati in
questo mese e con la scarsa presenza di biomassa fitoplanctonica in sospensione. Dalle medie
annuali si può osservare una netta tendenza all’aumento (tra 2 e 4 m) della trasparenza da
costa verso il largo. Nelle stazioni costiere i valori tendono a essere più omogenei (intorno a 4
m) per gran parte dell’anno, per la presenza di biomassa microalgale in sospensione e di detriti
veicolati dai fiumi.
Fosforo
Fosforo totale e Fosforo ortofosfato Le variazioni delle concentrazioni medie del parametro
fosforo totale mostrano andamenti temporali in risonanza con i regimi delle portate fluviali. I
massimi (oltre 5 µmol/l) sono rilevati in febbraio e dicembre (valori medi mensili a 500 m
dalla costa). Nel periodo da marzo a novembre, le concentrazioni medie di fosforo totale si
mantengono intorno a 1,5-2 µmol/l (a 3000 m), mentre per lo stesso periodo un gradiente
negativo di concentrazione porta i livelli di fosforo totale misurati a 500 m intorno a 3 µmol/l.
Le stazioni a 500 m di Fiumara Grande e Fiumara Piccola presentano le concentrazioni più
elevate, sia per quanto riguarda i valori mediani (circa 5 µmol/l), sia per i massimi di
concentrazione raggiungibili (10 µmol/l di fosforo totale, con picchi di 20 µmol/l, nella
stazione di Fiumara Grande). L’andamento del fosforo ortofosfato risulta del tutto simile a
quello del fosforo totale, con i valori più alti di concentrazione in inverno (fino a 4 µmol/L
come media di febbraio) e concentrazioni medie comprese tra 1 e 2 µmol/l in estate.
Tab. 4 – Sintesi dei risultati del Programma di monitoraggio triennale 1996-1998 per la costa laziale
(Ministero dell’Ambiente, 2000)
Domanda: cosa vuol dire “psu”?
Risposta: “psu” è l’unità di misura della salinità delle acque. La salinità del mare è stata
storicamente definita in diversi modi, legati al metodo usato di volta in volta per misurarla;
semplificando si può comunque assumere che questa rappresenta il rapporto tra la quantità di
sali, espressa in grammi, disciolti in un chilogrammo di acqua marina. Attualmente il metodo
più utilizzato per la misurazione della salinità si basa su una misura della conducibilità elettrica
dell’acqua marina, che viene messa in relazione alla salinità attraverso una formula definita nel
1978. La scala di valori definita con questo metodo prende il nome di Scala Pratica di Salinità
(PSS Practical Salinity Scale) e l’unità di misura che contraddistingue i valori di salinità rilevati
con questo metodo sono le psu, ovvero “Unità Pratiche di Salinità” (da Practical Salinity Unit).
Dai commenti sopra riportati risulta che le acque costiere del Lazio interessate dal fiume Tevere
sono risultate essere in uno stato mediocre tipico di acque molto produttive, in accordo con i
valori mediamente elevati di clorofilla e biomassa riscontrati in questa fascia del litorale laziale.
Nel 2003 sono stati ripetuti campionamenti al largo delle coste italiane. ARPA Lazio ha
monitorato alcuni punti lungo la costa laziale, tra questi la stazione di campionamento più vicina
all’area marina protetta è quella in località di Capri nel Comune di Pomezia. I campionamenti
sono stati effettuati a diverse distanze dalla riva: 200 m, 1.000 m e 3.000 m.
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
Qualità delle acque marine in prossimità dell’ AMP
Località
Loc. Capri (comune di Pomezia)
Distanza dalla riva (m)
200 metri
1000 metri
3000 metri
Profondità (m)
0,5
0,5
0,5
Data di campionamento
12/11/2003
12/11/2003
12/11/2003
Ortofosfato (µg/l P)
< 10
< 10
< 10
P totale (µg/l P)
< 10
< 10
< 10
Azoto totale (µg/l N)
1
0,8
0,7
Azoto nitrico (µg/l N)
12
32
28
Azoto ammoniacale (µg/l N)
<5
<5
<5
Azoto nitroso (µg/l N)
<5
<5
<5
Enterococchi (UFC/100 ml)
2
0
0
Fitoplancton (num. cell/l)
1.139.702
951.987
876.007
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: qualità delle acque marine in prossimità dell’AMP
Tematica: Attività costiere
Tipo di indicatore: Stato
Obiettivo: monitoraggio delle acque marine a 200, 1.000 e 3.000 m dalla costa
Fonte: ARPA Lazio
Aggiornamento dei dati: annuale
54
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
8. Interventi per la tutela dell’Area
8.1 Primi interventi di tutela e istituzione dell’Area Marina Protetta
La prima azione di tutela che ha visto coinvolta l’area delle Secche di Tor Paterno fu l’isituzione di
una zona di tutela biologica (Decreto del Ministero della Marina Mercantile n.402 / 88), piuttosto
estesa e che riguardava parzialmente anche l’attuale Area Marina Protetta (vedi Fig. 14)
Fig. 14 – Perimetro della zona di tutela biologica (evidenziata in azzurro) attiva tra il 1988 e il 1994; il perimetro
dell’attuale Area Marina Protetta è in arancione
Le zone di tutela biologica sono definite dalla legge come “quelle zone di mare che, sulla base di
studi scientifici o tecnici, siano riconosciute come aree di riproduzione o di accrescimento di specie
marine di importanza economica o che risultassero impoverite da un troppo intenso sfruttamento” e
dove quindi “il Ministro per la Marina Mercantile può vietare o limitare nel tempo e nei luoghi,
l'esercizio della pesca qualunque sia il mezzo di cattura impiegato” (D.P.R. n° 1639 / 68).
Questa forma di tutela nasce quindi con l’intento di razionalizzare un’attività economica, la pesca, e
non con finalità di proteggere un particolare ecosistema o le specie animali e vegetali che lo
popolano. È indubbio che tali forme di tutela abbiano comunque un effetto benefico anche
sull’intero ecosistema del tratto di mare cui si estendono perché diminuiscono l’impatto della pesca,
dovuto non solo al prelievo delle specie ittiche ma anche alla navigazione e all’ancoraggio.
Il provvedimento di tutela biologica rivolto alle Secche terminò nel 1994.
La successiva azione di tutela è stata l’istituzione dell’AMP, con Decreto del Ministero
dell’Ambiente del 29 novembre 2000 (pubblicato sulla G.U. n.16 del 20/01/2001), cui si è giunti
dopo l’iter previsto per legge, sintetizzato in Fig. 15. Il primo passo di questo processo consiste
nell’individuazione dell’area marina di reperimento: significa che una legge segnala un tratto di
55
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
mare come meritevole di tutela (nel caso delle “Secche di Tor Paterno” fu la legge 349/91 “Legge
quadro sulle aree protette”). A seguito di questa individuazione, vengono generalmente condotti
degli studi conoscitivi per valutare l’effettiva necessità di tutela; a questo fine, il Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio si avvale di istituti scientifici, laboratori ed enti di
ricerca. Nel caso di Tor Paterno l’elaborazione dello studio fu commissionato al Dipartimento di
Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. (Ministero dell’Ambiente, 1998).
I suddetti studi devono portare alla perimetrazione e alla zonazione.
L’AMP “Secche di Tor Paterno” vista la sua peculiarità si presenta come un’unica zona di riserva
generale e questo rappresenta un caso anomalo nel sistema delle AMP nazionali che normalmente
prevedono zone sottoposte a diversi livelli di tutela. Si osservi comunque che sia la zonazione
dell’AMP che la sua estensione non sono da considerarsi come permanenti. Infatti, come è previsto
dallo stesso decreto istitutivo dell’AMP dall’Art. 8, “Le disposizioni del [...] decreto, per quanto
attiene alla perimetrazione e alle finalità indicate, potranno essere oggetto di riconsiderazione per
ragioni scientifiche e di ottimizzazione della gestione.”. Pertanto l’attuale zonazione, potrà essere in
futuro modificata se si dovesse rivelare non idonea al raggiungimento delle finalità previste dal
Decreto istitutivo.
L’iter istitutivo si conclude con l’emanazione del decreto dal parte del Ministero dell’Ambiente.
Fig. 15 – Iter istitutivo di un’AMP
In ultimo, tra le iniziative messe in atto per salvaguardare l’area, va ricordato che una parte delle
Secche è stata proposta nel giugno del 1995 come Sito di Importanza Comunitaria (SIC), ai sensi
56
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
della direttiva 92/43/CEE “Relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della
flora e della fauna selvatiche”, comunemente denominata “Direttiva Habitat”.
Questa norma, recepita in Italia con DPR 357/97, finalizzata alla conservazione della biodiversità e
in particolare alla tutela di una serie di habitat e di specie animali e vegetali, mira alla costruzione di
un sistema di zone protette, cosiddetto “Rete Natura 2000”, che si compone di Zone Speciali di
Conservazione (ZSC) e di Zone di Protezione Speciale (ZPS) (queste ultime previste dalla
cosiddetta Direttiva “Uccelli”). Prima di essere designato come ZSC, un sito viene proposto da
ognuno degli stati membri come SIC. L’estensione e la localizzazione del proposto SIC “Secche di
Tor Paterno” sono riportate in Fig. 16, inserito nel contesto degli altri siti della Rete Natura 2000
del litorale laziale.
Fig. 16 – Localizzazione del SIC “Secche di Tor Paterno” e degli altri siti della Rete Natura2000 nelle zone circostanti
Le motivazioni che hanno portato alla proposta delle Secche di Tor Paterno risiedono nella presenza
dell’habitat “Praterie di Posidonie” (Posidonion Oceanicae), che nell’allegato I della Direttiva
Habitat è indicato, sotto il codice 1120, come habitat “prioritario”, vale a dire un tipo di habitat
naturale che rischia di scomparire nel territorio europeo degli stati membri e per la cui
conservazione la Comunità ha una responsabilità particolare.
57
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
8.2 Regolamenti e disciplinari
La normativa italiana detta disposizioni riguardo alle attività che possono essere svolte all’interno di
un tratto di mare tutelato, in particolare la legge 394/91 elenca le attività sempre vietate nelle aree
marine protette:
− “la cattura, la raccolta e il danneggiamento delle specie animali e vegetali nonché
l'asportazione di minerali e di reperti archeologici;
− l'alterazione dell'ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e idrobiologiche delle
acque;
− lo svolgimento di attività pubblicitarie;
− l'introduzione di armi, di esplosivi e ogni altro mezzo distruttivo e di cattura;
− la navigazione a motore;
− ogni forma di discarica di rifiuti solidi e liquidi”.
Sulla base di queste disposizioni, ogni Area Marina Protetta elabora un proprio Regolamento,
attraverso cui consente, limita o vieta totalmente lo svolgimento di alcune attività, a seconda delle
caratteristiche dell’area, delle particolari esigenze di tutela e degli scopi che l’Ente gestore si è
prefissato (scopi indicati nel Decreto Istitutivo).
L’AMP “Secche di Tor Paterno” ha predisposto una bozza di Regolamento. Nell’attesa che tale
Regolamento venga approvato e che quindi assuma efficacia, l’Ente gestore ha emanato dei
disciplinari provvisori, per poter regolamentare alcune attività e poter quindi garantire un certo
grado di tutela.
I disciplinari emanati sono due, entrambi con validità annuale, e riguardano la pesca sportiva e le
immersioni subacquee e sono riportati rispettivamente nei capitoli 3 e 5.
Nella bozza di Regolamento sono prese in considerazione anche altre attività, ad esempio il
pescaturismo, a dimostrazione del fatto che è obiettivo dell’Ente gestore avere un controllo a 360°
delle attività che si svolgono dentro l’area.
Domanda: chi controlla il rispetto dei divieti imposti dall’Ente dentro l’area marina protetta?
Risposta: le aree protette in generale sono sorvegliate dai Guardiaparco, che tra il personale di
Romanatura è quello che ha funzioni di polizia. Nelle aree protette terrestri, i guardiaparco sono
attivi già da anni e ,oltre alla sorveglianza, svolgono educazione ambientale con le scuole e aiutano
nella prevenzione e nella lotta agli incendi boschivi. Per la sorveglianza in mare occorrono
particolari caratteristiche come la patente nautica e uno specifico addestramento, oltre ovviamente
ad un’imbarcazione. L’AMP “ Secche di Tor Paterno”, nata da poco, si sta in questo momento
attrezzando per garantire la presenza di 4 guardiaparco fissi. C’è comunque chi già “pattuglia”
costantemente l’area e continuerà a farlo poi a fianco dei guardiaparco: si tratta della Capitaneria
di porto che, per legge, deve occuparsi di monitorare specifici tratti di mare. Nel caso di Tor
Paterno è la Capitaneria di Porto di Fiumicino
58
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
8.3 La Registrazione EMAS dell’Ente Gestore
Nel 2002 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio emanò un bando di concorso8 per
la realizzazione di interventi prioritari nelle aree marine protette, tra cui anche “Interventi per
l'ottenimento della certificazione del Sistema di Gestione Ambientale EMAS II”.
Oltre agli obiettivi di miglioramento della gestione dei servizi ambientali istituzionali degli enti
gestori e di dimostrazione della conformità normativa in materia ambientale, l’ottenimento della
registrazione ha una forte valenza di comunicazione verso l’esterno; nel caso specifico di
RomaNatura questo assume particolare importanza in quanto l’Ente, nell’impostare la sua attività,
ha dato sempre (già dal primo Piano di gestione, risalente al 2001) molto rilievo al partenariato e
alla sinergia con i soggetti presenti sul territorio, in un’ottica non di imposizione “Top-down” ma di
condivisione delle scelte, consapevole che la protezione dell’ambiente non deve essere scissa dallo
sviluppo socio-economico locale, anzi che proprio l’istituzione di un’Area Marina Protetta può
essere fonte di nuovi opportunità occupazionali per la comunità locale.
Nel piano di gestione 2004 l’Ente gestore mette in rilievo la “promozione del turismo sostenibile
mediante la concessione di un marchio di qualità ambientale alle strutture ricettive (alloggio,
ristorazione, balneazione) del litorale di Roma e Pomezia”.
Proprio in quest’ottica interlocutoria con i soggetti socio-economici presenti si sviluppa anche il
processo di registrazione EMAS: l’obiettivo principale per l’Ente è sicuramente il miglioramento
delle proprie performance ambientali, ma non meno importante è l’esigenza di divenire un soggetto
a sua volta “qualificato” che, sulla base di un regolamento, avrà facoltà di rilasciare il suddetto
marchio di qualità ambientale, stimolando un effetto “a cascata” di valorizzazione del tratto di
litorale interessato dall’attività di questi operatori economici.
Il processo è inziato a marzo del 2004 e terminerà entro la prima metà del 2005.
8.4 Accordi e diffusione delle informazioni
Nella pratica, la “Costituzione di una rete di “alleanze” con le realtà operative locali a tutti i livelli
(Pubbliche Amministrazioni, operatori del turismo, operatori della pesca, Associazioni
ambientaliste, Istituti di ricerca, ...)” (Piano di Gestione 2001-2003) si traduce in accordi con gli
operatori socio-economici attivi in zona; i principali interlocutori dell’Ente sono nello specifico i
centri per le immersioni subacquee, i pescatori e gli operatori del turismo balneare.
L’interazione con i Diving Center che operano nella zona è già consolidata da anni e improntata su
precise pratiche, definite nel disciplinare relativo alle attività di immersione, già descritte nel cap 5
“Attività subacquee”.
Per quanto riguarda la pesca, trattata nel dettaglio nel cap. 3, RomaNatura è orientata alla
riconversione delle attività di pesca professionale al pescaturismo (attività disciplinata dal decreto
ministeriale 293 del 13 aprile 1999) e a tal fine ha elaborato il progetto “PescaTor - Nuove
Opportunità per la Pesca Sostenibile”, che prevede azioni di tutoraggio alle imprese che devono
effettuare la riconversione (piani di impresa, erogazione di incentivi, attività promozionale,
sostegno nelle pratiche burocratiche, amministrative e gestionali, etc…). Gli accordi con i pescatori
della zona non sono ancora stati realizzati, ma restano una priorità gestionale dell’Ente, che infatti li
ripropone tra gli obiettivi del nuovo piano triennale di gestione.
È già stato invece siglato (nel 2002) l’accordo “Assobalneari-Lido di Ostia”, associazione che
riunisce i rappresentanti dei gestori delle strutture balneari del litorale: l’associazione ha messo a
disposizione di Romanatura il proprio sistema di comunicazione al pubblico, sistema già
consolidato, ad esempio nell’organizzazione di eventi o nella predisposizione di segnaletica e
8
Si trattò di un bando aperto esclusivamente al sistema dell’AMP italiane
59
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
cartellonistica, affinchè l’Ente riesca a far conoscere l’area e il suo valore ambientale promuovendo
al tempo stesso un’utilizzo sostenibile di questa importante risorsa.
Un altro importante strumento per il coinvolgimento attivo dei soggetti interessati all’AMP è il sito
internet www.ampsecchetorpaterno.it, che fornisce dati relativi alle caratteristiche ambientali
dell’area protetta, comprese mappe e filmati, e informazioni relative all’attività gestionale
(disciplinari, normativa, iniziative di vario genere, etc…), mette a disposizione degli utenti la
documentazione necessaria per richiedere le varie autorizzazioni e, in generale, per relazionarsi con
l’Ente. Tra i servizi forniti al pubblico tramite il sito, rilevanti sono il forum di discussione,
all’interno del quale il Responsabile dell’AMP risponde direttamente ai quesiti posti dal pubblico e
la newsletter, che dà la possibilità agli iscritti di ricevere periodicamente informazioni e
aggiornamenti sulle attività, le iniziative e le novità riguardanti l’AMP.
Numero di iscritti alla newsletter dell’Area Marina Protetta
400
350
300
200
100
0
2004 [1]
[1] All’8 luglio 2004
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: n° di iscritti al notiziario informatico a cui è possibile iscriversi tramite il sito internet dell’Area
Marina Protetta, indicatore di interesse da parte del pubblico
Tematica: Informazione del pubblico
Tipo di indicatore: Risposta
Obiettivo: diffondere la conoscenza dell’AMP e coinvolgere i potenziali fruitori dell’area
Fonte: RomaNatura
Aggiornamento dei dati: annuale
60
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
Ore di formazione fornite da RomaNatura
300
240
200
100
0
2004 [1]
[1] All’8 luglio 2004
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: n° di ore di formazione impartite da RomaNatura ai soggetti terzi (diving, pescatori, turisti, etc.)
le cui attività hanno influenza sull’Area Marina Protetta
Tematica: Formazione del pubblico
Tipo di indicatore: Risposta
Obiettivo: coinvolgere i potenziali fruitori dell’area e indurre comportamenti ambientalmente corretti
Fonte: RomaNatura
Aggiornamento dei dati: annuale
Numero di accessi al sito internet dell’Area Marina Protetta
8000
6000
4000
2000
0
6970
2004
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: n° di accessi al sito internet dell’Area Marina Protetta, indicatore di interesse da parte del
pubblico
Tematica: Informazione del pubblico
Tipo di indicatore: Risposta
Obiettivo: diffondere la conoscenza delle risorse dell’area per promuoverne un utilizzo sostenibile
Fonte: RomaNatura
Aggiornamento dei dati: annuale
61
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
8.5 L’attività di ricerca sull’AMP
La ricerca è uno degli obiettivi prioritari da perseguire nella programmazione delle attività relative
all’area, come è scritto all’articolo 3 del Decreto Istitutivo (Decreto del Ministero dell’Ambiente del
29 novembre 2000):
“Nell'ambito delle finalità […] l'area naturale marina protetta «Secche di Tor Paterno», in
particolare, persegue:
a) la protezione ambientale dell'area marina interessata;
b) la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche della zona e il
ripopolamento ittico;
c) la diffusione e la divulgazione della conoscenza dell'ecologia e della biologia degli ambienti
marini e costieri dell'area naturale marina protetta e delle peculiari caratteristiche ambientali, e
geomorfologiche;
d) l'effettuazione di programmi di carattere educativo per il miglioramento della cultura generale nel
campo dell'ecologia e della biologia marina;
e) la realizzazione di programmi studio e ricerca scientifica nei settori dell'ecologia, della
biologia marina e della tutela ambientale, al fine di assicurare la conoscenza sistematica
dell'area;
f) la promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza naturalistica
dell'area.”
La zona delle Secche non è stata nel corso del tempo oggetto di molti studi, quindi le conoscenze
scientifiche relative agli ecosistemi e alle biocenosi bentoniche che ospita sono piuttosto limitate.
Prima dell’istituzione dell’AMP, due sono le iniziative di ricerca cui poter fare riferimento.
Il primo studio è quello effettuato nel 1993 dall’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
(Ministero della Marina Mercantile , 1993), su richiesta del Ministero della Marina Mercantile, in
seguito all’individuazione della zona di tutela biologica, al fine di verificare gli effetti del
provvedimento. Le informazioni acquisite sulle biocenosi bentoniche ed in particolare sullo stato
della Posidonia oceanica rappresentano le prime rilevate sull'area.
La successiva iniziativa di ricerca di un certo rilievo fu nel 1998 lo studio commissionato dal
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio all’Università degli Studi “Tor Vergata”: si
tratta dello “studio di fattibilità” dell’area protetta, vale a dire l’indagine conoscitiva che ha portato
al progetto definitivo dell’AMP, comprendente la perimetrazione, la zonazione, il piano dei vincoli,
nonché delle ipotesi di valorizzazione e/o sviluppo della stessa.
L’Ente gestore considera queste “conoscenze ancora incomplete e frammentarie” come un fattore
che limita la corretta gestione (Piano di gestione 2001-2003), quindi, per colmare queste lacune
conoscitive presenta annualmente, attraverso i piani di gestione, progetti che prevedono studi,
ricerche o monitoraggi, sulla base delle esigenze conoscitive, del budget, degli eventuali accordi già
in essere con istituti di ricerca e laboratori.
Per esempio, nel piano di gestione 2002, l’Ente gestore indicava come esigenza prioritaria il poter
disporre di uno strumento per il controllo ed il monitoraggio delle misure di tutela intraprese e
predisporre quindi il “punto zero” rispetto al quale valutare i risultati della gestione, di recentissima
attivazione. Aveva previsto a tal fine due azioni: una mirata alla creazione di convenzioni e
collaborazioni con istituti di ricerca; la seconda per l’avvio di programmi di monitoraggio e ricerca.
62
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
I due interventi relativi ai programmi di monitoraggio che sono stati avviati e che sono attualmente
in corso di realizzazione, entrambi affidati all’Università degli Studi “Tor vergata” sono:
1. Monitoraggio delle comunità bentoniche (quella della Prateria di Posidonia oceanica, quella
dei fondi mobili e quella del coralligeno).
2. Effetti della pesca professionale e sportiva.
Lo studio consente di raccogliere dati utili a stimare l’impatto del prelievo che queste due attività
generano sulle comunità dell’AMP. I risultati di tale studio costituiranno un utile strumento per
definire in modo più mirato e opportuno regole e divieti.
Sempre la pesca professionale è oggetto dello studio previsto dal Piano di gestione 2004 “La pesca
professionale nell’AMP e nei suoi dintorni: problemi, conflitti ed opportunità”. Lo studio
proposto è finalizzato a descrivere in termini quali-quantitativi e socio-economici le attività di pesca
professionale nell’area, in modo da poter renderle compatibili con le esigenze di tutela
dell’ecosistema. La realizzazione del progetto, che sta per essere avviato e che si concluderà a
settembre, è stata affidata all’Istituto Cooperativo di Ricerca sul Mare (I.C.R. Mare).
Nella bozza di regolamento l’Ente gestore prevede di disciplinare tra le altre attività anche lo
svolgimento della ricerca scientifica all’interno dell’area; la ricerca potrà essere svolta solo previa
autorizzazione, che deve essere richiesta all’Ente gestore indicando le finalità dello studio, i tempi,
le modalità di svolgimento e tutte le informazioni inerenti ai mezzi che si intendono usare.
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
La spesa destinata annualmente a studi e ricerche
Anno
Spese totali per la gestione
dell’AMP (euro)
Spesa destinata
alla ricerca (euro)
Percentuale della spesa
destinata alla ricerca sul
totale
2002
870.145
143.011
16%
2003
503.000
0
0%
2004
346.450
101.700
29%
1.000.000
800.000
Spesa totale
600.000
Spesa per la ricerca
scientifica
400.000
200.000
0
2002
2003
2004
Scheda dell’indicatore:
Descrizione: migliaia di euro spesi percentuale della spesa annuale dedicata a progetti di ricerca, studi,
monitoraggi
Tematica: Ricerca scientifica
Tipo di indicatore: Risposta
Obiettivo: quantificare l’attività di ricerca scientifica effettuata nell’Area
Fonte: RomaNatura (piani di gestione)
Aggiornamento dei dati: annuale
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
9. Glossario
ANFIPODI: vedi crostacei.
BENTHOS: il complesso degli organismi che vivono a contatto con il fondo marino.
BIOCENOSI: le biocenosi sono definite come un aggruppamento di esseri viventi, insediati stabilmente in un
particolare ambiente nel quale vivono e si riproducono, e corrispondente per composizione e numero delle specie e
degli individui a certe condizioni medie dell'ambiente stesso. L'area geografica che presenta le condizioni, omogenee,
ideali per lo sviluppo di una biocenosi si chiama biotopo. Il biotopo, localmente, può presentare una predominanza di
alcuni fattori ambientali che condizionano la presenza massiva di una o poche specie, senza con ciò alterare la
composizione qualitativa della biocenosi che vi si afferma. In questo caso si parla di facies e di specie differenziali. La
facies quando si sviluppa in senso orizzontale costituisce una cintura. La zonazione biologica del Mar Mediterraneo
segue il modello di Pérès e Picard, studiato nel 1964, il quale prevede la zonazione verticale dei fondali con la
suddivisione in Piani (Sopralitorale, Mesolitorale, Infralitorale, Circalitorale), considerati come intervalli di profondità
all'interno dei quali le condizioni ambientali risultano abbastanza omogenee, e con la distinzione di 30 biocenosi.
BIODIVERSITA’ (TASSONOMICA): Varietà di organismi viventi in un ecosistema.
BIOMASSA: quantità totale di esseri viventi che si trova in un dato volume d’acqua o di terreno.
BRIOZOI: Questo gruppo comprende piccoli animali bentonici sedentari che formano delle colonie in grado di produrre
scheletri. Somigliano vagamente ai polipi degli cnidari.
CELENTERATI (o CNIDARI): organismi quasi tutti marini; sono formati da un corpo molto semplice, con simmetria
raggiata, formato da una sacca gastrica all’apertura della quale si trovano dei tentacoli, a volte urticanti, utilizzati
dall’animale per catturare il cibo e per convogliarlo nel cavo orale. Vi Appartengono sia specie planctoniche, le meduse,
che bentoniche, come gli ANTOZOI, ai quali appartengono i coralli, le gorgonie e gli anemoni di mare. Esistono anche
gli IDROZOI che nel loro ciclo vitale passano da una forma bentonica (polipo) ad una forma planctonica (medusa).
CIRCOLARE MINISTERIALE: ha un valore "orientativo", di risoluzione e di riduzione di determinati problemi
inerenti il Dicastero emanante
CROSTACEI: animali quasi esclusivamente marini dotati di zampe con le quali potersi muovere, con corpo diviso in 3
regioni principali: capo, torace e addome. Nei crostacei più evoluti, il capo e il torace formano insieme una struttura
detta carapace, robusta e resistente, costituita da chitina. Anche il resto del corpo però è ricoperto da uno scheletro
esterno chitinoso, chiamato appunto esoscheletro. Appartengono ai crostacei i : gli Anfipodi, gli Isopodi, gli Anispopodi
e i Decapodi. I DECAPODI, generalmente di grandi dimensioni, sono dotati di 5 paia di zampe con le quali
camminano; possono essere natanti, nuotatori dal corpo allungato come i gamberi o reptanti, cioè "che camminano" con
corpo cilindrico e sono le aragoste, i granchi e i paguri. Gli ANFIDODI sono di piccole dimensioni con il corpo
compresso e robuste zampe posteriori. Gli ISOPODI hanno corpo depresso ed gli occhi, a differenze di altri crostacei,
non sono posti all’estremità di peduncoli. Gli ANISOPODI, di piccole dimensioni, sono distinti da arti con varia
morfologia: un paio di piedi mascellari e arti provvisti di chele, e sempre sei paia di arti privi di chele.
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI: è l'atto del Presidente del Consiglio dei Ministri
(sentiti tutti o solo alcuni di essi) che ha per oggetto la regolamentazione eccezionale di problemi già regolamentati da
leggi. Ha una prevalente funzione di orientamento.
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: serve a dare vigore ad un atto dovuto ed a validare situazioni
di carattere amministrativo (ad esempio, il recepimento nell'ordinamento italiano delle direttive comunitarie; il
riconoscimento di convenzioni internazionali; il cambio di denominazione di una città o di un individuo).
DECRETO ISTITUTIVO: vedi decreto ministeriale.
DECRETO LEGGE: è l'Ordinanza, emessa in caso di necessità ed urgenza, dal potere esecutivo (il Governo), avente
valore di "legge formale", capace, cioè, di modificare o abrogare le leggi ordinarie. L'art.77 della Costituzione precisa
che il Governo può, ricorrendo necessità ed urgenza, emenare il D.L. che, se non convertito in legge dalle due Camere
entro 60 giorni, decade. Pertanto, anche se sciolte per crisi di Governo, le Camere devono essere convocate per la
conversione in legge dei D.L.
DECRETO LEGISLATIVO: è l'atto avente, sin dal suo origine, forza di legge; emanato dal potere esecutivo su delega
(legge delegata) del Parlamento. Essendo questi l'unico detentore del potere legislativo, la legge emanata direttamente
da esso non ha pertanto obbligo di conversione, essendo legge dal suo nascere.
DECRETO MINISTERIALE: ciascun Ministro, nell'ambito del proprio Dicastero, può emanare Decreti che sono di
pura regolamentazione. Condizione essenziale è il rispetto di una legge di riferimento (che viene espressamente
richiamata all'inizio: vista la legge n....). Il decreto con il quale viene istituita un’area marina protetta, il così detto
“decreto istitutivo”, è un decreto ministeriale del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.
DELIBERA: è l'atto con il quale un'Assemblea (comunale, regionale, provinciale) decide di prendere determinati
provvedimenti in merito alla risoluzione di determinati problemi
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”
DIRETTIVA: norma comunitaria con la quale i suoi vari Organi (Parlamento, Commissione, Consiglio) indicano come
regolarsi su alcuni problemi. Le direttive sono indicative di una normativa da recepire, hanno valore di una
raccomandazione nei confronti degli Stati aderenti alla Comunità, senza avere l'immediata forza cogente della legge
nazionale. Le inadempienze che i singoli Stati possono commettere, non attuandole, sono giudicate dalla Corte di
Giustizia della Comunità
ECHINODERMI: Sono animali privi di capo con uno scheletro calcareo formato da una serie di piastre articolate e/o
saldate tra loro. Al contrario dei molluschi o dei crostacei lo scheletro degli echinodermi è interno, sotto l'epidermide
degli animali, la quale ricopre anche gli aculei del riccio di mare. Gli Echinodermi sono tutti marini e comprendono le
oloturie, i ricci , le stelle di mare ed i gigli di mare. Riescono a muoversi sul fondo per mezzo dei cosiddetti "pedicelli
ambulacrali", sorta di tentacoli azionati da un sistema idraulico.
EUTROFIZZAZIONE: vedi nutrienti.
FACIES (di una biocenosi): vedi biocenosi.
FITOPLANCTON: vedi plancton
FRAZIONE PELITICA: parte del sedimento caratterizzato da un diametro dei granuli che lo compongono inferiore ai
0,063 mm. La frazione pelitica è composta dal cosidetto silt (grani con diametro compreso tra 0,063 e 0,004 e
dall’argilla (diametro dei grani inferiore a 0,004 mm), secondo la classificazione di Wentworth.
GASTEROPODI: classe di molluschi provvisti in genere di una conchiglia dorsale calcarea avvolta a spirale, da cui
fuoriescono il piede per la locomozione e il capo con occhi tentacolati; vi appartengono lumache, chiocciole, patelle,
ecc.
INDICATORE: strumento in grado fornire in forma sintetica (generalmente numerica) informazioni su un fenomeno.
Esempio: misurando la temperatura corporea di un individuo, ottengo un numero che mi informa in modo sintetico sul
suo stato di salute; la febbre è un indicatore dello stato di salute.
INDICE: è un insieme di parametri o di indicatori aggregati e pesati; tenta di riassumere in un unico valore lo stato e
l’andamento di una molteplicità di fenomeni.
ISOPODI: vedi crostacei.
LEGGE NAZIONALE: è la legge emanata dalle due Camere che compongono il Parlamento italiano. Prende vigore 15
giorni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale
LEGGE PROVINCIALE: alle Province autonome di Trento e Bolzano è attribuita la funzione legislativa in materie di
loro competenza. Per Provincia si intende un ente autarchico territoriale, di amministrazione statale indiretta, retto da
una Giunta e da un Presidente del Consiglio Provinciale.
LEGGE REGIONALE: come alle Province, così alle Regioni, è attribuita la funzione legislativa sulle materie di loro
competenza. La legge regionale (come la legge provinciale) ha un ambito territoriale limitato al proprio territorio e
limiti stabiliti dal divieto di violare la legge nazionale dello Stato. Per Regione si intende un ente di amministrazione
statale indiretta, autonomo ed autarchico, che esercita attività nell'interesse dello Stato, oltre che nel proprio.
MACROZOOBENTHOS: insieme degli animali bentonici che vengono trattenuti da un setaccio avente una maglia con
diametro di 0,5 mm (secondo alcuni autori di 1 mm)
MATTE: formazione creata dai rizomi della posidonia, soprattutto quando questi si sviluppando in senso verticale,
formando una struttura a rete ove rimane imbrigliato il sedimento.
MOLLUSCHI: animali invertebrati, per lo più acquatici, con corpo molle spesso protetto da una conchiglia. Si
suddividono in cinque classi principali: GASTEROPODI, BIVALVI, POLIPLACOFORI, SCAFOPODI e
CEFALOPODI.
NECTON: il complesso degli animali acquatici che si muovono liberamente, con movimenti propri, ad esempio i pesci
e i cetacei, e in grado di opporsi alle correnti.
NUTRIENTI: composti inorganici di azoto e fosforo disciolti nell’acqua sotto forma di ioni, essenziali per lo sviluppo e
la crescita delle specie vegetali. Quando i nutrienti sono presenti in quantità eccessiva, ad esempio per lo scarico in
mare di acque ricche di fertilizzanti, si parla di eutrofizzazione. All’eutrofizzazione si accompagna uno sviluppo
eccessivo di alghe, che morendo e decomponendosi comportano un drastico consumo dell’ossigeno disciolto, con
conseguenti morie di pesci e di altri organismi.
ORDINANZA: provvedimento o norma di carattere amministrativo o legislativo.
PHYLUM: termine utilizzato in sistematica, disciplina che si occupa della classificazione e della nomenclatura degli
esseri viventi e delle specie fossili. Nella sistematica zoologica e botanica, phylum è sinonimo di tipo, categoria
superiore alla classe e inferiore al regno.
PIATTAFORMA CONTINENTALE: parte sommersa dei continenti caratterizzata da acque poco profonde e con una
pendenza molto bassa, che si estende dalla costa fino a una profondità di circa 200 m.
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PLANCTON: complesso di organismi animali (ZOOPLANCTON) e vegetali (FITOPLANCTON) che vivono sospesi
nelle acque, che non riescono ad opporsi ai movimenti del mare (onde, maree, correnti), ma sono capaci solo di
movimenti verticali.
POLICHETI: classe di vermi, perlopiù marini, contraddistinti dalla presenza di un grande numero di setole e dalla
divisione in segmenti molto evidente. Si dividono, a seconda delle capacità di movimento in erranti e sedentari.
PRODUZIONE PRIMARIA: produzione di materia organica realizzata dagli organismi in grado di utilizzare l’energia
solare per mezzo della fotosintesi clorofilliana, a partire dall’anidride carbonica dall’acqua e dai nutrienti.
SCIAFILO: organismi animali e vegetali che prediligono zone o ambienti ombreggiati.
SESSILE: si dice di un organismo che vive fisso al substrato
SPUGNE (o PORIFERI): organismi molto primitivi, con cellule non organizzate in tessuti e quindi senza organi e senza
un sistema nervoso e muscolare. Ogni singola cellula però, se separata dalla struttura, è in grado di dare origine ad una
nuova spugna completa. Vivono fisse sul fondo, sono variamente colorate e, soprattutto le spugne coloniali, non hanno
una forma precisa: possone essere globose, ramificate, incrostanti o arborescenti. La loro superficie esterna è ricoperta
da microscopici fori inalanti attraverso i quali vengono “aspirata” l'acqua e le sostanze nutritive in essa contenute.
L’acqua viene poi espulsa tramite una grande apertura detta "osculo". Il corpo delle spugne è sostenuto da uno scheletro
formata da piccole strutture denominate "spicole" che possono essere calcaree o silicee, oppure da una rete di fibre di
materiale proteico, la "spongina".
SVILUPPO SOSTENIBILE: essendo la sostenibilità un processo multidimensionale che richiede l'eliminazione della
povertà e del bisogno, quindi la conservazione delle risorse per rendere permanente questa eliminazione, per aversi
sviluppo sostenibile deve esserci una sostenibilità economica, intesa questa non solo come crescita economica , ma
anche sociale e culturale. E' necessario che si pervenga ad una unificazione dell'economia e dell'ecologia a tutti i livelli
ed anche ad un corretto equilibrio fra aree rurali ed urbane, evitando concentrazioni e promuovendo una moderna forma
di agricoltura. Quindi, lo sviluppo sostenibile non è solo difesa dell'ambiente, ma un intervento di scienza
(particolarmente l'ecologia) e tecnologia che comporta nuove forme di governabilità, con la consapevole partecipazione
degli individui.
TERMOCLINO: strato della colonna d’acqua ove è massima la variazione della temperatura al variare della profondità.
Tale strato divide generalmente le acque superficiali riscaldate dal sole da quelle più fredde sottostanti. Il termoclino si
instaura generalmente nei mesi calmi e tende a scomparire in inverno, a causa del raffreddamento degli strati
superficiali ed al rimescolamento tra le acque superficiali e le acque profonde operato dalle tempeste.
ZOOPLANCTON: vedi plancton.
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10. Bibliografia
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comune
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