pavimenti
SUPERFICI CONTINUE
LA RIVISTA DEI PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO E IN RESINA, DEI MASSETTI E SOTTOFONDI
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/BO
Associazione Nazional e Pavimentazioni Continu e
rivestimenti
in resina
Prodotti, sistemi ed applicazioni
2012
■ AITEC: Dati sui consumi del cemento
Focus: Sistemi resinosi
■ Università Federico II di Napoli: Terzo Master di specializzazione
in Ingegneria Forense
■ OGGI PARLIAMO DI...
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UNI CLS
EN
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934
934
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ADDITIVI
EN
EN
206
206
ee11140
11140
934-2
7548
7548
934-2
206
206
11040
11040
11104
11104
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11146
11146
EN
ALTA
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11040
RESISTENZA
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14889-2
ADDITIVI
CLS
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ADDITIVI
CLS
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PAVIMENTI
PAVIMENTI
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meccaniche del calcestruzzo. È ibrida, costituita
cioè da un monofilamento non fibrillato a base
di una miscela speciale di polimeri poliolefinici e
da una fibra fibrillata di polipropilene, in grado di
ridurre, e in alcuni casi eliminare totalmente, il ritiro
plastico. Incrementa la resistenza a flessione, la
duttilità, la resistenza alla fatica e alla durabilità
del calcestruzzo.
Ruredil X Fiber 54 risolve ogni problema legato alla corrosione tipico delle fibre metalliche,
contribuendo in maniera significativa alla durabilità
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impiegare nella messa in opera di caditoie e chiusini stradali, ricostruzione
parziale di strade, piste aeroportuali, sedi ferroviarie o tranviarie da riaprire
al traffico in poche ore. Queste nuove formulazioni, grazie alla ricerca
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4
Dario Bellometti
nota del
Presidente
Un sentiero
di montagna
Chi ama camminare, chi ama la montagna, lo sa.
La salita inizia presto, ma la strada è larga, asfaltata,
o sterrata, e con pendenze leggere.
Il sentiero è molto frequentato, famiglie con i bambini, escursionisti domenicali...
Man mano che proseguiamo nel nostro cammino
la strada diventa più stretta, allo sterrato si sostituiscono radici, sassi, le famiglie si sono già fermate,
perché la salita comincia a essere più impegnativa.
Certo, troviamo qualche discesa per prendere il fiato, ma non ci illudiamo che la salita sia finita, e questi
tratti di riposo diventano sempre più brevi.
Poi arrivano i canaloni e i ghiaioni, il sentiero è proprio stretto, i piedi cominciano a dolere perché
ormai sono ore che camminiamo, e anche l’acqua
comincia a scarseggiare, soprattutto se non l’abbiamo dosata. Si scivola, il passo è meno fermo e la
velocità del nostro passo si è purtroppo ridotta. Per
questo siamo rimasti in pochi, ma determinati. E non
ci fermiamo quando arriva il tratto finale, quando il
sentiero è quasi verticale, quando per salire dobbiamo usare anche le mani, e se serve la corda. Il fiato
è corto a queste quote, l’aria è più rarefatta.
Ma non ci fermiamo, abbiamo intrapreso questo
cammino sapendo che non sarebbe stato facile, che
si sarebbero state delle difficoltà, con la consapevolezza che un problema improvviso (una pertur-
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
bazione, una storta, una scarpa rotta) ci avrebbe
potuto fermare, avrebbe potuto rendere vano il
nostro sforzo.
Il desiderio della meta è la nostra benzina, è la nostra risorsa principale.
Sono quattro anni che è iniziata la crisi, ricorderete
che nel settembre del 2009 ci accorgemmo che il
fallimento della Lehman Brothers avrebbe portato
problemi a ognuno di noi. Sono quattro anni che
abbiamo incominciato questo sentiero di montagna.
C’è stato qualche momento che ci è parso che la
crisi fosse finita, qualcuno che ci ha dato delle false
indicazioni. Abbiamo perso qualche compagno per
strada e qualcun altro sta arrancando, sta decidendo di mollare.
Che cosa fare quindi? Torno a pensare a qualche
vecchia regola delle guide di montagna, immaginando di utilizzarla per il nostro lavoro: tenere il passo
corto e regolare, evitare le scorciatoie, piccoli sorsi
d’acqua per rinfrancarsi, non fermarsi e soprattutto,
avere rispetto della montagna, dei suoi pericoli e dei
nostri limiti.
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mobili e complementi d’arredo. Aderisce su qualsiasi supporto nuovo o da ripristinare,
senza necessità di demolizione e rifacimento della superficie preesistente.
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6
editoriale
del Presidente
a cura di Andrea Dari
Direttore Responsabile PSC
Intervista a
Dario Bellometti
Presidente, siamo in fase di revisione delle norme tecniche.
Secondo le vostre informazioni,
anche i Pavimenti Industriali rientreranno tra le opere da progettare, controllare, collaudare?
Non lo sappiamo ancora. Ovviamente lo abbiamo richiesto, sia in
modo diretto, che attraverso Federbeton, ma non sappiamo ancora se
la nostra richiesta sarà accolta. Nel
frattempo però dovrebbero arrivare, alla conclusione del loro iter di
preparazione, le prime linee guida
CNR sullo stesso argomento. Si
tratta di un documento per noi importantissimo, a cui affidiamo molte
speranze per ottenere un cambio di
direzione nel nostro settore.
Può anticiparci qualcosa di questo documento?
Non mi sembra corretto, poiché la
fase d’inchiesta pubblica è ancora
in corso. Però, come sarà realizzato, procederemo alla revisione
del Codice di Buona Pratica, che
dal 2003 non è stato più toccato,
e rappresenta uno dei documenti
più utilizzati nel settore. Chiederemo quindi un aggiornamento delle
norme UNI.
Che effetto potrà avere sul settore?
Ogni settore, se opera in un mercato non limitato da regole certe, finisce per essere vittima della
guerra dei prezzi, a discapito della
qualità, anche in periodi molto floridi, figuriamoci quando si opera in
questa crisi. La definizione di regole
tecniche e il coinvolgimento diretto
dei professionisti nel progetto e nel
controllo non potranno che dare
un input positivo, consentendoci
finalmente di poter promuovere
le aziende virtuose e spingere per
una qualificazione del mercato.
Le norme CNR riguarderanno
anche lo specifico settore dei
rivestimenti in resina?
No, ma abbiamo operato anche
su questo fronte, definendo uno
schema di certificazione dei sistemi resinosi insieme a ICMQ: uno
schema che consentirà alle aziende,
in modo volontario, di poter qualificare i propri sistemi e poter spingere i committenti e i progettisti a
prescrivere i rivestimenti in modo
corretto, in funzione della destinazione d’uso. Spesso il rivestimento
viene considerato un optional, una
finitura ulteriore della pavimentazione industriale. Non è così. Il
rivestimento resinoso è un completamento della pavimentazione.
Il suo costo incide solo per un 2%
sul costo del fabbricato industriale,
ma va siccome è proprio sulla pavimentazione che si concentreranno la quotidianità dei carichi statici
e mobili, è da questa che dipende
gran parte dell’operabilità di un capannone. Purtroppo sia i committenti, che i progettisti, sono spesso
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
“ignoranti” da un punto di vista tecnico e compiono scelte sbagliate.
Ad esempio, per i parcheggi a volte
si preferisce al rivestimento resinoso una semplice verniciatura, con
problemi di durabilità, scivolosità
e d’estetica: questo porta ad avere
costi più elevati nel breve e medio
termine, figuriamoci poi nel lungo.
CONPAVIPER rappresenta anche il settore dei Massetti. Può
dirci qualcosa su questo settore?
Il settore dei Massetti è quello più
importante dei tre da un punto
di vista dei numeri, ma allo stesso
tempo è anche quello meno normato. La nostra sezione Massetti
sta predisponendo il primo Codice
di Buona Pratica. Ai lavori partecipano anche altre associazioni amiche, con l’obiettivo di licenziare, entro la fine dell’anno, la prima bozza.
Sarà un documento rivoluzionario,
perché per la prima volta in Italia
si avrà un testo che regoli un settore dove operano oltre 7.000 tra
aziende e imprese artigiane, e che
riguarda non solo l’edilizia industriale, ma soprattutto quella residenziale, quindi ognuno di noi.
CONPAVIPER sarà presente in
una delle prossime fiere?
Sì, saremo al SAIE 2012, con una
specifica area dedicata al nostro
settore, per incontrarci, confrontarci e riflettere. Vi aspetto.
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8
AITEC
Dati sui consumi del cemento
Focus
Sistemi resinosi
Università Federico II
di Napoli
Terzo Master di
specializzazione in
Ingegneria Forense
In copertina la pavimentazione di un capannone industriale con
rivestimento resinoso
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
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sommario
pavimenti
SUPERFICI CONTINUE
LA RIVISTA DEI PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO E IN RESINA, DEI MASSETTI E SOTTOFONDI
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/BO
Associazione Nazional e Pavimentazioni Continu e
Associazione Nazionale
Pavimentazioni Continue
Sede Legale
Via Tiberina, 31/b
00065 Fiano Romano (Roma)
rivestimenti
in resina
Prodotti, sistemi ed applicazioni
2012
■
■
■
AITEC: Dati sui consumi del cemento
Focus: Sistemi resinosi
Università Federico II di Napoli: Terzo Master di specializzazione
in Ingegneria Forense
∆ nota del Presidente
Un sentiero di montagna
di Dario Bellometti..............................
4
∆ editoriale del Presidente
Intervista a Dario Bellometti
a cura di Andrea Dari............................. 6
∆ sottofondo editoriale
SOCIAL MARKETING: comunicare in tempi di crisi
di Andrea Dari..................................
10
∆ incontro con l’editore
Intervista a Gianni Bebi
di Andrea Dari................................... 14
∆ il punto sul calcestruzzo
Il cemento diventa creativo.................... 18
Dati AITEC sui consumi del cemento............. 20
∆ il punto sulle resine
La progettazione di un sistema resinoso
di Ciro Scialò................................... 22
Rivestimenti resinosi per l’esterno
di Paolo Cinquini................................ 34
Antistaticità, conduttività dei sistemi resinosi
di Ciro Scialò................................... 38
Ripristino del pacchetto pavimentazione
di Andrea Penati................................. 42
Un pavimento tante soluzioni: solo una è quella
giusta, ma quale?
di Anna Laura Ravera............................. 44
Organo ufficiale
di CONPAVIPER
Che cosa succede... agli altri rivestimenti
di Thomas Gessaroli.............................. 46
∆ il punto sui massetti
Il Codice di Buona Pratica: La situazione
di Thomas Gessaroli.............................. 48
∆ il punto
L’ingegneria forense
di Gian Luigi Pirovano............................ 54
∆ rubrica......................................... 60
∆ attualità....................................... 64
∆ da CONPAVIPER................................... 70
Sede Operativa
Viale della Libertà, 31
55049 Viareggio (LU)
Tel. 0584.370863
Fax 0584.398235
Direttore Responsabile
Andrea Dari
Comitato di Redazione
Dario Bellometti (Presidente)
Paolo Bronzieri
Luciano Massazzi
Marco Massolino
Gian Luigi Pirovano
Ivo Salvini
Coordinamento Editoriale
Stefania Alessandrini
Redazione
Stefania Alessandrini
Thomas Gessaroli
Patrizia Ricci
Per inserire pubblicazioni aziendali
Imready srl
Strada Cardio, 4
47891 Galazzano - RSM
Tel. 0549.941003
Fax 0549.909096
e-mail [email protected]
Pubblicità
Idra.pro srl
Piazzetta Gregorio da Rimini, 1
47921 Rimini - RN
Fax 0541.1725109
Editore
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Strada Cardio, 4
47891 Galazzano - RSM
Tel. 0549.941003
Fax 0549.909096
Stampa
Studiostampa sa
La rivista è aperta alla collaborazione di
tecnici, studiosi, professionisti, industriali.
La responsabilità di quanto espresso negli
articoli firmati rimane esclusivamente
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Copia depositata presso il Tribunale della
Rep. di San Marino
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10
Ing. Andrea
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Dari
Ing.
DirettoreResponstabile
responsabile PSC
PSC
Direttore
SOCIAL
Un
nuovoMARKETING
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Parte 1: utilizziamo TWITTER
Nel corso dell’ASSEMBLEA dei SOCI 2012, si è
proceduto
all’approvazione
nuovo statuto
Sono in molti
a pensare che del
gli strumenti
web, in
associativo.
particolare quelli che rientrano nella cosiddetta area
SOCIAL,
più laefficaci
Con
il nuovosiano
statuto
novità ed
più economici
importantediè quelli
che
tradizionali.
Non
è
possibile
ovviamente
banalizzare
sono state istituite tre sezioni all’interno di CONPAVIPER:
questa considerazione
giudicandola in modo positivo
•Sezione
pavimenti in calcestruzzo.
o
negativo.
Ci
limiteremo
ad affermare che sono di•Sezione rivestimenti in resina.
versi
e
più
complessi,
e
in
genere
richiedono un coin•Sezione massetti e sottofondi.
volgimento più attivo di chi intende utilizzarli.
La scelta ha l’obiettivo di consentire ai settori rappreCon questo numero di PSC partiamo da quello che
sentati
da CONPAVIPER
potersemplice:
operare con
maggiore
potrebbe
sembrare di
il più
Twitter,
visto
autonomia.
che si basa sulla spedizione di messaggi di soli 140
Ogni
AziendaInassociata
può quindi
valutaresua
di iscriversi
caratteri.
realtà, proprio
per questa
apparena una
più sezioni,l’uso
maturando
la possibilità
di partecipare
te osemplicità,
di questo
strumento
sociale di
allecomunicazione
riunioni specifiche.
non è così facile, o meglio non lo è il
renderlo
Ogni
Sezioneefficace.
potrà nominare un proprio Coordinatore,
deriva
dal verbo
inglese to
tweIl nome
“ Twitter “
avviare
riflessioni,
costituire
comitati
e gruppi
di lavoro,
significa
“cinguettare”,
richiamando
il
fatto
che
et che
e proporre la realizzazione di progetti.
con
questo
Social
si
inviano
brevi
messaggi.
Twitter
L’altra importante novità è la creazione di un organo
febbraio 2012 ha
i 500poteri
milionimaggiori
di utenti
di il 22
governo
allargato: la raggiunto
Giunta, con
attivi che accedono almeno una volta al mese.
rispetto al Direttivo, che risulta ora con composizione
Vediamo innanzitutto di cosa si tratta: Twitter è un
piùservizio
ristrettagratuito
ed incarichi
più network
operativi.e microcomunicadi social
Nelzione,
corsoche
dell’Assemblea
è anche
fornisce agli siutenti
una votato.
Pagina Personale
Innanzitutto
è stato
prolungato
di di
untesto
anno,con
con una
norma
aggiornabile
tramite
messaggi
luntransitoria,
mandatodidel140
Presidente
e dei
Presidenti.
ghezza ilmassima
caratteri.
GliVice
aggiornamenti
Quindi
stata eletta
la Giunta, il nella
collegio
dei direvisori
sono èmostrati
istantaneamente
pagina
profilo
comunicati
agli utenti che si sono regideidell’utente
Conti e il eCollegio
dei Probiviri.
per riceverli
È anche
La strati
composizione
della(cosiddetti
Giunta è FOLLOWER).
stata poi completata
possibile
limitare
la
visibilità
dei
propri
messaggi
opcon la nomina di ulteriori cinque componenti da parte
pure
renderli
visibili
a
chiunque.
del Presidente.
primo nella
passaggio
per il riunione
nuovo utente
è quindi
quelLa IlGiunta
sua prima
ha quindi
eletto
il
Consiglio Direttivo.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
lo di registrarsi e crearsi una propria pagina Twitter,
porta d’ingresso e di uscita dei propri messaggi.
La pagina personale di Luca Conti (@pandemia):
oltre 40.000 persone seguono i suoi tweet.
La pagina diventa quindi una sorta di Stazione da cui
inviare e dove ricevere i propri messaggi, simili ad
SMS.
Oltre ai follower, un utente ha dei FOLLOWING, ovvero degli utenti che lui segue. Twitter è quindi una
catena ramificata tra diversi utenti, indentificati con
il simbolo @ che precede il nome (per esempio @
INGENIOnews, oppure Cristiano Ronaldo ha @
cr7web).
Ogni utente può decidere di seguire (following) i tweet di qualcuno diventando un suo follower, e lui stesso
può essere seguito da altri.
Si possono condividere:
- messaggi testuali;
- link a siti;
- immagini;
- filmati.
Tuttavia esistono molti servizi esterni che possono
aiutare a potenziare Twitter e ad implementarlo
con funzionalità tipiche di Facebook (per esempio TwitPic è una valida soluzione per distribuire immagini all’interno del social-network).
L’insieme degli status message pubblicati su Twitter
dagli utenti costituisce un’enorme quantità di materiale, che può essere utilizzata anche dalle aziende: ad
esempio Dell ha aperto un canale di comunicazione
con i propri clienti su Twitter e molti servizi offrono il
monitoraggio della reputazione dei brand su Twitter.
Anche in Italia alcune aziende, università, scuole e
pubbliche amministrazioni utilizzano Twitter a scopi
informativi e divulgativi.
Da aprile 2010, Twitter ha introdotto la possibilità
di creare tweet sponsorizzati, chiamati “Promoted
Tweets”. Per il momento sono disponibili solo ad un
numero ristretto di account.
11
Torniamo all’uso iniziale del sistema: come si fa a trovare gli utenti da seguire? Secondo due approcci: per
nome o per argomento/parola chiave.
Per nome è semplice: basta inserire nella propria pagina, nello spazio “Ricerca”, dove c’è la piccola lente,
il nome dell’utente da ricercare, e quindi selezionarlo.
Questo sistema è utilizzato per trovare amici o personaggi famosi.
Per argomento/parola chiave lo si fa in genere in ambito professionale. Per esempio, se nel momento in
cui sto scrivendo quest’articolo, voglio trovare chi sta
twittando sul tema delle resine, devo riportare sempre nel campo ricerca “#resina”. In questo modo mi
saranno evidenziati tutti i tweet che riportano questa
etichetta, chiamata in gergo hashtag.
La pagina di Cristiano Ronaldo, oltre 13 milioni di follower
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
8
12
In questo modo posso trovare altri utenti che parlano di “resina”.
Allo stesso modo, se vogliamo che un nostro tweet
sia visto da altri soggetti che non sono nostri follower,
possiamo usare l’hashtag come strumento d’identificazione.
Gli hashtag di Twitter possono essere utilizzati per seguire una discussione tra più persone, incoraggiandone
altre a partecipare. Un fenomeno specifico degli ecosistemi Twitter sono i micro-meme, che sono le questioni
emergenti che vengono seguite con un hashtag, ampiamente usato per un paio di giorni e che poi sparisce.
Per esempio in occasione del SISMA in Emilia, tramite
#sisma era possibile seguire in diretta, da centinaia di
testimoni, cosa stava succedendo.
Questo strumento è molto utilizzato anche quando si
seguono degli eventi. Per esempio, durante il MADE
expo, provate a seguire l’hashtag #MADEexpo e potrete vedere tutti i tweet di chi è presente, scoprire così
stand interessanti, conoscere argomenti trattati in alcuni
convegni, condividere foto e filmati di soluzioni nuove. Si
crea, infatti, una social community temporanea, di persone che condividono ciò che trovano interessante.
Questo è uno strumento anche per gli espositori, per fare conoscere durante la manifestazione ciò che stanno portando in fiera di
novità.
Ci sono dei siti specializzati che indicano gli hashtag
più trattati (trending topics), tra cui l’homepage di
Twitter.
Non sempre si è interessati a seguire una persona o
un argomento. Per gestire interessi temporanei c’è
un altro strumento a disposizione: le liste. È infatti
possibile creare delle liste per argomenti e inserirli
dentro: quando si deciderà di guardare i loro tweet li troverai nelle liste, ma non finiranno nella propria pagina principale (https://support.twitter.com/
articles/261175-come-usare-le-liste-di-twitter).
Torniamo ai nostri tweet. In un messaggio è possibile inserire anche un collegamento a un sito. È
sufficiente copiare l’indirizzo URL della pagina all’in-
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
terno del messaggio. Per risolvere il problema della lunghezza dell’indirizzo, che può rubare troppi
caratteri, ci sono dei siti che servono per ridurre
questo indirizzo. Tra questi http://goo.gl/. Usarlo
è facile: basta copiare l’indirizzo dell’URL e viene
fornito un nuovo indirizzo più breve da inserire nel
nostro messaggio. Sul nostro tweet sarà sufficiente
cliccare questo indirizzo short per arrivare al sito da
noi linkato. È importante ricordare che: usare questi
“URL shortening” non serve per ridurre i caratteri
del tweet, ma solo per ottenere un messaggio più
ordinato e pulito.
Per il nostro marketing, se vogliamo comunicare che
sul nostro sito è stato inserito un nuovo prodotto,
si può creare un tweet con il collegamento al nostro sito. Per esempio: “Vuoi approfondire il tema
della #prefabbricazione, vuoi leggere tutti i numeri
di IMC arretrati: http://ow.ly/e6dPa #precast”. Con
questo messaggio abbiamo invitato coloro che sono
interessati al tema della prefabbricazione a collegarsi
a un indirizzo URL, che corrisponde al sito http://
www.ingenio-web.it/IMC.php.
Se poi l’utente che ha letto il nostro tweet lo troverà
interessante:
-lo potrà retwittare ai propri follower, semplicemente premendo il tasto retweet. Questo ci darà
ulteriore visibilità;
- potrà risponderci, inviandoci a sua volta un tweet,
dove all’inizio comparirà @nostronome;
- potrà inviarlo a qualcuno in modo diretto.
Per scrivere tweet in ogni situazione e momento è
possibile utilizzare le cosiddette APP ufficiali o meno
per smartphone e tablet. Vi sono applicazioni che
consentono anche di poter avere un’analisi statistica
dei propri tweet: quanti l’hanno retweetata, cliccata
o re-inviata.
Ovviamente qui abbiamo riportato solo alcune delle
informazioni chiave, che speriamo siano utili per avvicinarsi a questo potente strumento di comunicazione. A proposito, i nostri indirizzi sono @INGENIOnews e @COSTRUIREnews.
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14
incontro
con l’editore
a cura di Andrea Dari
Direttore Responsabile PSC
Intervista
con Gianni Bebi
Caro Gianni, sono ormai molte lune che frequenti il mondo del calcestruzzo e dei pavimenti. Come hai iniziato e
cosa ti ha portato ad affezionarti a questo settore?
Devo purtroppo ammettere di
essermi appassionato al mondo
del calcestruzzo per vanità e, forse, per immodestia. Infatti, prima
del 1972 mi ero specializzato nelle tecniche di controllo statistico
della qualità. Con l’avvento della
legge 1086, che prevede alcuni
principi tipici di tale settore, una
multinazionale del calcestruzzo
preconfezionato ha ritenuto opportuno assumere il sottoscritto, anche se di calcestruzzo non
avevo mai sentito parlare. Qui ha
giocato un ruolo determinante la
vanità. Infatti, dopo una brevissima esperienza, e le scarse nozioni acquisite, discutendo di calcestruzzo, mi ritrovavo al centro
dell’attenzione, perché in quegli
anni questo materiale era pressoché sconosciuto, salvo naturalmente le dovute eccezioni. Ripensando a quegli incontri, con le
attuali conoscenze, devo ammettere che, nonostante formulassi
teorie a dir poco strampalate,
chi mi ascoltava non aveva di che
eccepire. Quindi mi sono illuso di
essere qualcuno in questo campo
e ci sono rimasto per 40 anni.
Discorso quasi completamente
opposto riguarda il mio interesse
per il calcestruzzo per pavimenti.
Qui è stata l’ignoranza a stimolare il mio interesse. Ho dovuto
costatare che le mie conoscenze
sulla tecnologia del calcestruzzo non erano sufficienti ad analizzare le problematiche delle
pavimentazioni. Da qui è nata
l’esigenza di approfondire non
solo le caratteristiche del calcestruzzo per pavimenti, ma anche
le procedure di realizzazione.
In questi anni il calcestruzzo
è molto cambiato. Sono stati introdotti negli anni 70 i
primi additivi, poi i cementi
di miscela, poi gli additivi ad
alte prestazioni, poi i filler,
arrivando a un settore che
oggi è in grado di produrre
calcestruzzi ad alto tasso di
specializzazione. Una crescita
che il mondo del cantiere ha
accolto?
Non è possibile rispondere con
un sì o con un no. Certamente
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
ci sono stati cambiamenti notevoli, basti pensare che a quell’epoca il rapporto acqua-cemento
oscillava fra 0,7 e 0,8. Però vi
sono ancora purtroppo molte
situazioni che ricordano i primi
anni ’70. Nel 2007, in occasione
di un convegno, ho realizzato
una seppur modesta ricerca dalla quale risultava che in diverse
zone dell’alta Italia la percentuale di calcestruzzo a dosaggio era
prossima al 50% . Le novità sono
spesso ignorate o forse ostacolate (ricordo che con l’avvento dei
primi additivi, alcuni produttori di
calcestruzzo proponevano il loro
prodotto perché privo di “chimica”). Fortunatamente, credo grazie alla martellante azione di marketing dei produttori dei prodotti
che hai citato, dopo la metà degli
anni ottanta, additivi e aggiunte hanno cominciato ad entrare
anche nei piccoli cantieri. Con
l’avvento delle prescrizioni per le
classi di esposizione, dati i valori
di rapporto acqua-cemento imposti, non è stato più possibile rinunciare a questi prodotti. Tanto
che nella definizione classica della
composizione del calcestruzzo
che cita acqua, cemento, aggre-
15
gati ed eventuali additivi, oramai
il termine ”eventuale” deve scomparire. Rimane però un’ultima
lacuna: l’SCC, comparso agli inizi
degli anni novanta, ma il suo impiego risulta ancora limitato.
Per contro si è molto diffuso l’impiego di additivi dedicati per pavimenti. Così come, con l’avanzare
delle ricerche sulla reattività agli
alcali o semplicemente per aumentare il contenuto di fini nel
conglomerato, vengono spesso
impiegate le aggiunte.
Questo sviluppo si è avuto
anche nei calcestruzzi per pavimenti. Sono così diminuiti i
problemi di fessurazione, ma
poi ne sono insorti altri come
le delaminazioni. È un problema di materie prime o secondo te è che con le potenzialità di miglioramento offerte
dai nuovi additivi e cementi
sia comunque necessario una
preparazione tecnica alla
base maggiore di quella degli
anni precedenti?
Ricordo la filippica contro i cementi di miscela che Neville ha
illustrato ad un congresso ATECAP. Critiche che rispecchiano i
nuovi problemi riscontrati nelle
pavimentazioni. Infatti, a mio giudizio, se è vero che le resistenze
a compressione di questi cementi
sono rimaste simili a quelle fornite dal cemento portland, non
altrettanto si può dire della resistenza a trazione che, come noto,
è un parametro fondamentale
per la formazione di pavimenti industriali, sia per quanto concerne
la delaminazione che per la fessurazione.
Comunque le fessurazioni sono
diminuite (ma non debellate) perché finalmente oltre alla resistenza
a compressione desunta dal progetto, vengono tenuti in debita
considerazione i rapporti acquacemento e aggregati-cemento.
L’aumento di delaminazioni o scartellamento, oltre alla citata riduzione della resistenza a trazione,
sono dovute all’impiego di additivi iperfluidificanti non dedicati, al
contenuto di aria, all’aumento superficie giornaliera e alla difficoltà
di controllare il bleeding che, nonostante le apparenze, fuoriesce
dal calcestruzzo in punti che alcuni
definiscono fontanili. Questa risalita di acqua continua, anche se non
visibile, durante le operazioni di rifinitura, si deposita sotto lo strato
di materiale indurente, formando
delle lenti che si manifestano in
distacchi che interessano non solo
lo spolvero, ma alcuni millimetri di
spessore. Fra le cause si deve annoverare l’aumento della superficie giornaliera realizzata: da circa
cento metri a persona, si arriva a
300, con l’impossibilità dell’accuratezza necessaria.
In questi giorni è nato un dibattito in merito ai controlli
sul calcestruzzo, in cui uno
degli argomenti più trattati è
che campioni in calcestruzzo
siano rettificati prima della
rottura e che gli stessi siano
prelevati direttamente dal laboratorio. Cosa ne pensi?
Se per laboratorio intendi quelli
ufficiali o autorizzati, non sono
d’accordo. Come non sono d’accordo che il laboratorio sia quello del fornitore. Credo sia l’unico
settore industriale in cui si demanda al fornitore il controllo di
accettazione: una vera anomalia.
Certo è che capita di assistere
a confezione e stagionatura dei
cubetti con metodi a dir poco
fantasiosi: diverse e inutili contestazioni sorgono proprio per
questo motivo. Ma una piccola o
media impresa (come molte nel
settore pavimenti) non possono
permettersi un laboratorio interno. Si dovrebbe formare un operatore (magari i capi squadra), e
renderli esperti delle tecniche di
prelievo, confezione e stagionatura dei provini. Basta un corso
di mezza giornata, quindi veloce
ed economicamente sopportabile da tutti.
Per quanto attiene la rettifica, è
ovvio che in assoluto concordo.
Però sai bene che già vi sono
resistenze a procedere alla confezione del numero di cubetti
previsti dalla legge (mi è capitato di analizzare 6 cubetti per un
condominio di 6 piani), quindi
aumentare il costo di prova potrebbe scoraggiare ulteriormente
i prelievi. Credo che con l’impiego di buone cubiere si ottengano
risultati soddisfacenti. Certo è
che si tratta di materiale soggetto
ad usura e necessita di periodici
controlli. Ricordo che tu stesso
suggerivi di numerare le cubiere
per verificare eventuali anomalie.
Altro accorgimento, da adottare
periodicamente, è quello di interporre due fogli di carta, divisi da
una carta carbone, fra il cubetto
e le piastre della pressa. Come
si può notare nella figura, è sufficientemente facile verificare la
superficie di contatto.
Certo, la rettifica deve essere un
obiettivo da raggiungere, ma ritengo che la priorità sia di confezionare i provini secondo norma.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
8
16
Anche i pavimenti sono molto
cambiati in questi anni. Quanto hanno pesato le iniziative
di CONPAVIPER nell’evoluzione del settore?
Le iniziative CONPAVIPER sono
state decisive. Se risalgo a pochi anni fa (metà anni 90) devo
ammettere che molto è cambiato, sicuramente in meglio (se mi
permetti la sviolinata, anche per
merito del tuo interessamento).
Sempre più aziende preferiscono azioni preventive che vanno
dalla scelta oculata del fornitore
a prove mirate per la confezione
di calcestruzzo dedicato. Quindi
COMPAVIPER ha contribuito a
sensibilizzare sia i posatori che i
fornitori. L’iniziativa PAVICAL ha
avuto inizio dopo che, ad una
richiesta di mix al produttore,
questo ha proposto una composizione che, seppur ottima per un
pilastrino, non poteva che creare
dei problemi al pavimento.
La preparazione dei tecnici
nelle aziende fornitrici, nelle
imprese e delle direzioni lavori è cresciuta di pari passo con
l’evoluzione tecnica?
Seppure con gli inevitabili distinguo, direi che è vero per gran
parte delle aziende fornitrici, ma
non posso dire altrettanto per
una parte delle direzioni lavori.
Il progetto è purtroppo ancora
sconosciuto e spesso i capitola-
ti sono frutto di copia-incolla e
non adattabili all’opera in costruzione. Le direzioni lavori sono
praticamente assenti durante la
formazione del pavimento, solo
dopo l’insorgere di contestazioni
si accorgono che è stata aggiunta
l’acqua al calcestruzzo, che la rete
è stata posizionata male, o altre
situazioni facilmente rilevabili in
corso d’opera.
In questi anni ti sei occupato
di consulenza preventiva (per
la realizzazione di calcestruzzi) e curativa (per supportare
le aziende nei contenziosi).
Puoi citarci due casi che sono
stati particolari nella tua
esperienza?
Il primo è un pavimento senza
giunti (jointless, come dite voi che
parlate bene). Progettato a regola
d’arte, ma in completa assenza di
controlli. Il calcestruzzo, probabilmente di rapporto acqua-cemento elevato, con composizione sabbiosa, assenza di strato di
scorrimento, barrotti posizionati
non correttamente. Risultato, dati
il mix non corretto e l’impossibilità di scorrimento della piastra per
ritiro, si sono formate un’infinità
di fessure.
Il secondo caso è uno dei tanti che
si possono notare nei pavimenti
esterni. Zona collinare soggetta a
cicli di gelo-disgelo. Calcestruzzo
Rck 25 senza altre prescrizioni:
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
dopo 2 inverni il pavimento è stato rimosso (vedi foto).
Hai dei maestri?
Come sai, non ho frequentato atenei, tantomeno atenei di prestigio.
I ricercatori li conosco solo per
quanto hanno pubblicato, mai per
conoscenza personale. La risposta
quindi è che il mio principale maestro è stato il cantiere. Non devo
però dimenticare il professor Filiberto Finzi che, fra i molteplici insegnamenti, mi ha educato al principio delle verifiche: prima prova,
poi decidi. Devo anche ricordare il
comune amico Zanco che ha avuto il coraggio di introdurmi in questo settore anche se, come detto,
sprovvisto di qualsiasi nozione sulla tecnologia del calcestruzzo.
E dei successori?
È tipico per persone della mia età
sostenere che non c’è più la voglia
di conoscenza dei miei tempi, anche perché, quelli che posso definire i miei simili, sono tutti miei
coetanei. Però devo ammettere di
aver notato molti giovani che non
disdegnano di sporcarsi le mani
con il cemento. Chiedo a loro di
continuare perché solo il contatto
con il calcestruzzo può rivelarne
l’essenza e a loro va il mio incitamento ad essere curiosi: il calcestruzzo è un materiale eccezionale ed il suo studio può condurre a
.
grandi soddisfazioni.
18
il punto
sul calcestruzzo
a cura della Redazione
Il cemento diventa creativo:
oggi è possibile
modellare nuovi elementi
per l’arredo esterno
L’innovazione dà nuova vita al cemento e ai materiali per le costruzioni. Dalla ricerca Italcementi, infatti,
nascono nuovi prodotti che vanno
oltre i tradizionali “confini” dell’edilizia e sono in grado, grazie alle loro
qualità estetiche e tecnologiche, di
modellarsi per creare nuovi elementi per l’arredo esterno in giardini,
parchi, vialetti ecc.
Dalle sedute luminose in i.light, il
cemento trasparente, alle panchine decorative in Effix Design, il
cemento per l’arte, fino alle aiuole
di contenimento per gli alberi con
i.idro DRAIN, il cemento drenante:
gli elementi, già presenti in i.land,
il campo agricolo ornamentale di
i.lab Italcementi, saranno esposti
nell’ambito dell’edizione 2012 de I
Maestri del paesaggio in programma a Bergamo 30 agosto del 16
settembre.
I materiali innovativi
i.light, il cemento trasparente,
nasce dall’unione di un polime-
ro più trasparente del vetro con
una malta di nuovissima concezione. È un manufatto cementizio prefabbricato in grado di far
filtrare la luce dall’esterno verso
l’interno e viceversa, offrendo
al tempo stesso la solidità di un
classico pannello prefabbricato
in calcestruzzo. L’innovativo materiale messo a punto da Italcementi grazie all’utilizzo di questi
speciali polimeri garantisce un
maggiore effetto luminoso e di
trasparenza, rispetto a materiali
realizzati con fibre ottiche. Questi polimeri, a differenza delle più
costose fibre ottiche, offrono un
maggiore effetto di luminosità e
trasparenza, poiché riescono a
sfruttare angolazioni d’incidenza
della luce molto superiori. I pannelli per gli edifici e gli elementi
di arredo, grazie a queste qualità di trasparenza, si propongono
come componenti architettonici
con funzioni diversificate e fra
loro integrabili, come per esem-
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
pio l’internal lighting che si basa
su tecniche di ombreggiamento e
diffusione della luce.
Sedute luminose in i.light
19
Effix Design è una malta a elevate prestazioni meccaniche ed
estetiche, capace di soddisfare
il gusto e la cura del dettaglio
dei designer, aprendo così una
nuova strada per i progettisti di
elementi decorativi urbani e da
giardino. Effix Design è studiato
per la realizzazione di elementi da arrendo non strutturali in
cemento. Par ticolarmente adatto per complementi da giardino
come panchine, tavoli, fioriere,
Panchine in Effix Design
vasi, sedute artistiche e pensiline. Con Effix Design è possibile
ottenere elementi sottili e curati
nei minimi dettagli. L’elevata resa
superficiale dei pezzi, ottenibili
anche con effetto lucido, lo rende
ideale per un impiego nel design
di alta gamma. Il prodotto è di facile impiego: viene venduto come
premiscelato secco pronto all’uso
e necessita della sola aggiunta di
acqua. A partire dalla base bianca, con l’aggiunta di pigmenti di
origine minerale, si ottiene una
vasta gamma di colorazioni. Già
utilizzato da architetti e designer
di successo, Effix Design è anche
un prodotto sostenibile che, nella
versione fotocatalitica TX Active,
è in grado di ottenere un’azione
disinquinante e autopulente.
i.idro DRAIN è un’innovativa
formulazione di calcestruzzo in
grado di drenare l’acqua. Grazie al
suo speciale mix design combina
la resistenza di una pavimentazione in calcestruzzo con una capacità drenante 100 volte superiore a
quella di un terreno naturale. i.idro
DRAIN è oggi nel mercato delle
costruzioni uno fra i prodotti più
sostenibili dal punto di vista ambientale: il materiale infatti restituisce al terreno le acque piovane
“ricaricando” le falde acquifere
e permettendo di convogliare le
acque attraverso la realizzazione
di sottoservizi. A differenza delle
pavimentazioni in asfalto drenante,
non contiene olii e altri agenti inquinanti. Anche i.idro DRAIN essere formulato anche con TX Active e offrire performance disinquinanti. Particolarmente adatto per
la realizzazione di vialetti di parchi
e giardini, strade sottoposte a tutela ambientale, aiuole contenitive,
aree pedonali, camminamenti e
sentieri.
.
Sedute luminose in i.light Panchine in
Effix Design Aiuole di contenimento in
i.idro DRAIN
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
20
il punto
sul calcestruzzo
Dati AITEC sul consumo
del cemento
Sono ancora una volta negativi, i
dati riguardanti i consumi del cemento in Italia che si riferiscono a
luglio 2012. I dati forniti da AITEC
arrivano direttamente dal Ministero dello Sviluppo Economico e
riguardano sia la produzione, che
la distribuzione del cemento e del
REGIONE
Piemonte
Liguria
Lombardia
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Trentino
Emilia Romagna
SETTENTRIONE
Toscana
Umbria e Marche
Lazio
CENTRO
Abruzzo e Molise
Campania
Puglia
Calabria
Basilicata
MERIDIONE
Sardegna
Sicilia
ISOLE
TOTALE
GIORNI LAVORATIVI
clinker. Sono dati che mostrano le
variazioni rispetto giugno 2012 e
luglio 2011.
Il primo dato rilevante evidenzia un
calo della produzione di cemento
rispetto ad luglio 2012. Se, infatti,
nel luglio del 2011 in Italia, si producevano 3.188.825 t di cemento,
Luglio 2011
257.172
16.130
542.457
345.218
105.060
25.932
259.225
1.551.194
160.835
256.833
195.293
612.961
151.759
162.099
194.458
97.996
124.641
730.953
56.549
237.168
293.717
3.188.825
21
Giugno 2012
213.761
10.945
473.041
299.679
96.258
27.464
184.160
1.305.308
115.905
214.144
143.407
473.456
113.740
132.494
182.374
89.290
97.690
615.588
64.597
250.128
314.725
2.709.077
21
Luglio 2012
216.480
10.487
460.709
308.881
93.107
30.562
201.840
1.322.066
118.648
202.202
142.478
463.328
104.841
123.018
167.185
80.931
104.354
580.329
60.328
215.087
275.415
2.641.138
22
solo dopo 12 mesi si ha avuto una
flessione del -17,2% arrivando ad
un valore di 2.641.138 t. Calo che
evidenzia una costante diminuzione dei volumi prodotti. Basti pensare che solo un mese prima, si
erano prodotte 2.709.077 t, ossia
il 2,5% in più.
Var risp.
Giugno 2012
1,3%
-4,2%
-2,6%
3,1%
-3,3%
11,3%
9,6%
1,3%
2,4%
-5,6%
-0,6%
-2,1%
-7,8%
-7,2%
-8,3%
-9,4%
6,8%
-5,7%
-6,6%
-14,0%
-12,5%
-2,5%
 Tab. 1 – Statistiche sulla produzione di cemento Luglio 2012, valori in t. - Fonte dati: MSE
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
Var risp.
Luglio 2011
-15,8%
-35,0%
-15,1%
-10,5%
-11,4%
17,9%
-22,1%
-14,8%
-26,2%
-21,3%
-27,0%
-24,4%
-30,9%
-24,1%
-14,0%
-17,4%
-16,3%
-20,6%
6,7%
-9,3%
-6,2%
-17,2%
21
Questo calo della produzione investe quasi tutte le regioni
italiane, risparmiando unicamente
il Trentino (+17,9%) e la Sardegna (+6,7%) rispetto a luglio
2011.
In aumento invece il dato che riguarda la produzione del clinker,
che ha fatto registrare un +14,1%
rispetto a Giugno dello stesso
anno, anche se in calo del -4,1%
rispetto a luglio 2011.
Luglio 2012
Italia settentrionale
Italia centrale
Italia meridionale
Italia insulare
Totale
Luglio 2011
Var%
69.408
63.514
9,3%
4.031
333
1110,5%
43.763
33.790
92,0%
64.949
35.955
80,6%
182.151
122.592
48,6%
Questo dato è notevolmente in
aumento rispetto a luglio dell’anno precedente. Aumento che riguarda tutto il territorio italiano,
come riportato in Figura 2, dove
notiamo il picco massimo nelle
zone del centro Italia (+1110,5%).
Aumento sicuramente consistente
poiché si è passati dall’esportazione di 122.592 t di Luglio 2011 alle
182.151 t del 2012.
 Tab. 2 – Esportazioni regionali di Cemento
Luglio 2012
Italia settentrionale
1.281.310
Luglio 2011
Var%
1.411.755
Italia centrale
465.692
584.524
-20,3%
531.614
665.797
-20,2%
Italia insulare
214.151
243.236
-12,0%
2.492.767
2.905.312
-14,2%
Totale
Negativo invece il dato sulle consegne interne di cemento. Come
possiamo vedere in Figura 3, a luglio 2012 si consegnano 412.545
t di cemento in meno rispetto ad
luglio 2011 con un calo del -14,2%.
Questo calo, diffuso su tutto il territorio, porta le consegne ad un
valore di 2.492.767 t totali.
.
-9,2%
Italia meridionale
Caldic Imready
2 3-11-2011
15:26 Pagina
3
Tab. 3pied
– Consegne
interne
di Cemento
 C
M
Y
Questa situazione ha portato, ad
una diminuzione delle giacenze
del cemento, facendo segnare un
-5,2% (passando da 1.198.896 a
1.136.410 t) e ad un aumento di
quelle del clinker +11,9% (passando da 2.268.789 a 2.538.678 t).
Un altro dato molto significante riguarda le esportazioni di cemento.
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Colori compositi
Additivo in Gel
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la RETE d’ARMATURA
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
22
il punto
sulle resine
Ciro Scialò
Membro Consiglio Direttivo
CONPAVIPER
La progettazione
di un sistema resinoso
La “progettazione” o, più semplicemente, la “scelta” di un sistema resinoso, insieme alle fasi applicative,
sono i due momenti determinanti
del processo di realizzazione di un
rivestimento resinoso.
La sequenza delle operazioni da
svolgere durante la scelta, ha come
punto di partenza, l’acquisizione di
dati ed informazioni relative alle
problematiche ed alle esigenze del
caso; dati ed informazioni che permetteranno lo svolgimento della
fase successiva che porterà, attraverso un’esauriente elaborazione
teorica dei dati:
1. alla scelta dell’insieme dei prodotti resinosi;
2. alla definizione della loro sequenza applicativa;
3. all’esposizione di tutte le fasi
preliminari di pulizia e preparazione del supporto, anche
relativamente ai dettagli operativi in merito ai giunti, sgusci,
protezioni e quant’altro si renda necessario per l’esecuzione
dei lavori, anche in relazione
all’igiene e alla sicurezza in cantiere;
4. alla definizione dei parametri
da controllare prima e durante
l’applicazione, alle caratteristiche che devono possedere le
superfici prima dell’applicazione dei vari strati.
È intuibile che non è possibile
stilare una guida schematica su
come “assemblare” questo pacchetto di prodotti, a volte due
a volte più di due, per formare
un sistema resinoso; altrettanto
credibile è l’asserto che non può
esistere un sistema resinoso che
possa soddisfare tutte le esigenze.
Molte sono le variabili che influiscono direttamente sulla scelta del
sistema resinoso, ugualmente numerose sono le variabili che insorgono o che agiranno sul sistema
quando esso sarà in fase di realizzazione o dopo realizzato.
Le indagini
Punto di partenza è l’acquisizione
d’informazioni e dati, in altre parole la definizione delle variabili,
che identificheremo in base alla
loro natura: prettamente tecnica
o informativa. Per facilitare la identificazione e la successiva classificazione, ho definito due distinte
tipologie di indagini:
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
1. indagine cognitiva
assunzione di tutte le necessarie
informazioni relative:
–alle prestazioni che il sistema resinoso dovrà avere;
–alle esigenze del Cliente;
–ai limiti di investimento economico.
2. indagine tecnica
assunzione di tutti i dati relativi:
–alla natura, consistenza, costituzione del supporto;
–
all’ambiente e al microclima
dove sarà realizzato il sistema
resinoso.
Le informazioni, relative all’indagine cognitiva, verranno acquisite
attraverso il dialogo con i responsabili della manutenzione e della
produzione, i proprietari, le persone comunque informate su quelle
che saranno le reali condizioni di
utilizzo del rivestimento e sulle
motivazioni che hanno dato origine all’esigenza d’acquisto:
l’indagine cognitiva include tutte
le informazioni che ci vengono
trasmesse da terzi.
I dati da acquisire nell’indagine
tecnica, verranno conseguiti attra-
23
verso test, campionature, sopralluoghi, interventi vari eseguiti direttamente sul posto dove dovrà
essere realizzato il rivestimento:
l’indagine tecnica include tutte
le informazioni che noi stessi
acquisiamo, spesso sono dati
numerici relativi a test, analisi,
misurazioni.
Quindi alcune informazioni ci
vengono trasmesse dal Cliente
direttamente o da persone da lui
incaricate, altre, generalmente dati
numerici,dobbiamo noi assumerli con test eseguiti nei locali dove
sarà realizzato il rivestimento.
Le fasi progettuali, o di scelta
La scelta di un sistema resinoso
avviene, quindi, attraverso due fasi
progettuali:
1a fase: indagine, che come si è
detto si distinguerà, per motivi pratici di esposizione, in
indagine cognitiva, e indagine
tecnica.
2a fase: elaborazione del sistema,
cioè definizione dei prodotti, sequenza applicativa con i
consumi e quindi gli spessori di
ogni singolo strato, caratteristiche globali del sistema.
L’indagine cognitiva
L’indagine cognitiva deve essere
finalizzata all’acquisizione, come
detto, di tutte le informazioni utili inerenti la futura utilizzazione
del rivestimento, la motivazione
all’acquisto e quindi, l’investimento economico che il committente,
intende effettuare. Sono informazioni che devono essere acquisite
attraverso un dialogo con il titolare dell’immobile e/o con gli eventuali altri “ruoli decisionali”.
Le informazioni utili per l’indagine
cognitiva, possono essere date da
un’unica persona, o da più per-
sone. La comunicazione i con i
vari ruoli decisionali, deve essere
chiara e tecnicamente qualificata,
con dialoghi responsabilizzati per
poter:
fornire risposte chiare e
professionalmente corrette, con
un interlocutore responsabile e
consapevole che le informazioni
da lui fornite,saranno utilizzate
nella fase di scelta: “coinvolgimento
responsabile”.
Nell’elenco delle informazioni da
acquisire ho citato anche “la motivazione all’acquisto”. È un parametro importante poiché in base
alla motivazione all’acquisto si può
capire lo stato emotivo e la disponibilità all’investimento. Infatti, se
la motivazione è conseguenza di
un’imposizione da parte di organi
di controllo (ASL, NAS, o altro),
la persona sarà disponibile ad investire il minimo possibile, giusto
quello necessario per eliminare
quanto gli è stato contestato. Ben
altra situazione è quella in cui la
motivazione all’acquisto nasce da
un’esigenza propria di miglioramento e di sviluppo aziendale. In
questo caso, oltre al rispetto delle norme vigenti la richiesta potrà
contenere anche un surplus prestazionale (ad esempio migliore
valenza estetica).
Sono parte dell’indagine cognitiva:
– destinazione d’uso;
– sollecitazioni meccaniche e dinamiche;
– aggressione chimiche previste,
(natura, concentrazione e temperatura delle sostanze);
– presenza d’acqua, (continua, assente, saltuaria);
– intensità e tipo di traffico;
– aspetto superficiale desiderato;
– frequenza e tipo dei lavaggi;
– presenza di barriera vapore
nell’esistente pavimentazione;
– estetica richiesta;
– atossicità;
– autoestinguenza;
– antistaticità;
– sgusci (da realizzare o no);
– segnaletica orizzontale (da farsi
o no);
– aspetto superficiale desiderato,
(lucido, satinato, opaco, liscio,
grado di antisdrucciolo);
– colore.
L’indagine tecnica
Attraverso l’indagine tecnica è necessario, invece, assumere tutti i
vari dati tecnici necessari e specifici dell’applicazione, mediante test
e valutazioni tecniche. È necessario avere un quadro di insieme
quanto più dettagliato possibile
dello stato di fatto dell’esistente
pavimentazione e degli strati sottostanti: natura, consistenza presenza o meno di acqua, ecc.
Un elenco delle possibili variabili,
desunto dalla pratica quotidiana,
forse non completamente esaustivo, viene riportato di seguito:
–tipologia e stratificazione dell’esistente pavimentazione, in relazione, eventualmente, della precedente destinazione d’uso;
–area della superficie da trattare;
–grado d’umidità presente negli
strati sottostanti la superficie di
posa;
–resistenza allo strappo della superficie di posa;
–coesione degli strati corticali
della superficie di posa;
–attuale livello di conservazione
della superficie di posa;
–posizionamento della superficie
di posa, (solaio, piano terra, contro terra, su vespaio,ecc.);
presenza
di
liquidi
sulla
–
superficie(natura e grado di inquinamento e impregnazione);
–eventuali contaminazioni;
–barriera vapore, (presenza o
meno);
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24
– giunti di costruzione, dilatazione,
contrazione, ove esistenti e loro
stato.
Sono dati tecnici che si desumono con test invasivi (carotaggi,
localizzate demolizioni, prelievi di
campioni, ecc.) o mediante strumentazione (Adhesion Tester,
Sclerometro, Igrometro, ecc.).
Diverse sono le variabili da controllare e molte le informazioni
da assumere, credo sia necessario
soffermarsi su alcune di esse che,
se pur più frequentemente s’incontrano nella pratica quotidiana,
spesso vengono tralasciate o peggio mal gestite.
Vorrei ricordare una frase latina
che meglio compendia quello che
intendo dire. La frase cita:
“quod differtur non aufertur” (ciò
che tralasci non è stato eliminato)
e questo, nel caso dei sistemi resinosi è purtroppo una reale costatazione. Infatti, se non fai o trascuri
di fare qual cosa, essa si ripresenterà a lavori finiti come difetto,
problematica, inconveniente. È
sempre bene non trascurare nulla
durante tutte le fasi che porteranno
alla realizzazione del rivestimento
resinoso.
Le variabili
Esaminiamo insieme alcune variabili:
–La temperatura di esercizio
di un rivestimento resinoso, può
variare in modo sensibile in relazione alla destinazione d’uso dei
locali. Possibilità di versamenti di
liquidi molto caldi, fonti di calore (forni, fornaci, piastre radianti, riscaldamento a pavimento;
ecc.) o raffreddamento (celle frigorifere o di congelamento), ma
anche calore per irraggiamento
solare o per lavaggi con vapore
ad alta temperatura e pressione,
sono le cause di tali variazioni ed
è opportuno tenerne conto in
quanto i prodotti resinosi essendo polimeri amorfi, subiscono
alterazioni per effetto dell’eccessivo riscaldamento o raffreddamento. Si tenga presente che
i prodotti resinosi normalmente
impiegati presentano una temperatura di transizione vetrosa
(Tg) intorno a 70 - 80 °C.
–natura ed entità dei carichi
dinamici e statici, gravità degli urti, tipo, grado e frequenza
del traffico. Relativamente al
traffico o alla movimentazione
delle merci, è opportuno distinguere tra quello che avviene su
ruote piene e dure non deformabili e quello su ruote gommate gonfiate.
La movimentazione delle merci, in
locali industriali, avviene con carrelli, transpallets, muletti, ecc., carrellati con ruote piene dure (vulcolan), a volte anche metalliche o
gomme con pneumatici gonfiati.
Nel primo caso la pressione esercitata dalla ruota sulla pavimentazione è direttamente proporzionale al carico che essi trasportano
e pari al rapporto tra carico agente sulla ruota e sezione di contat-
to. Maggiore è il carico sulle ruote, maggiore sarà la pressione sul
rivestimento. Diversa situazione
si ha nel caso di ruote gommate
pneumatiche. In questo caso se il
carico aumenta, non s’incrementa
la pressione esercitata sul rivestimento, ma aumenta la deformazione della ruota, con incremento
della sezione di contatto, in modo
proporzionale al carico. Supponiamo che sull’asse delle due ruote
agisca un carico pari a 2P1 [N], e
che le stesse siano piene e indeformabili. Su ogni ruota agirà un
carico pari a P1[N].
Sia “a” [cm2], la sezione di contatto
delle ruote con il supporto. La sezione di contatto rappresenta l’area
della parte di ruota che è a diretto
contatto con la pavimentazione.
Essa è data dalla larghezza della
ruota per la lunghezza della stessa
che è a contatto con il supporto.
La sezione di contatto dipende dal
diametro della ruota e dalla sua
larghezza, e non varia con il veicolo carico o scarico.
Ognuna delle due ruote eserciterà
sul supporto una pressione:
p1 = P1/a [N/cm2].
a = sezione di contatto [cm2]
2P1 = peso agente sulle ruote [N]
Se agisce un peso doppio
rispetto al primo cioè 4P1, la
pressione sul rivestimento sarà:
doppia e pari a:
= —
Fig. 1 - Ruote piene dure indeformabili
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distribuzione dei carichi con ruote
piene.
Aumentando il carico sull’asse
delle ruote (ad esempio raddoppiandolo), la pressione che si determinerà sul supporto, trasmessa
dalle ruote piene indeformabili,
sarà anch’essa doppia rispetto alla
precedente e pari a:
p2 = 2P1/a [N/cm2].
Questo perché la ruota, essendo
rigida e indeformabile, trasmette to-
talmente i carichi che agiscono su di
essa, sul sottostante supporto, distribuendoli sulla sezione di contatto.
Pertanto, qualora vi fossero movimentazioni con carrelli o altri
mezzi, con ruote piene indeformabili, bisogna tenere bene in conto
i carichi che trasporteranno. Le
pressioni, da essi determinate, saranno inversamente proporzionali
alla sezione di contatto. Questo
farà sì che:
ruote piene di piccolo diametro e poco larghe, a parità di carico, eserciteranno
più alte pressioni sul rivestimento, di ruote piene con più ampio diametro e con
maggiore larghezza, in quanto sarà minore la sezione di contatto (a < a1).
Ben diversa è la situazione quando le ruote sono pneumatiche e quindi
deformabili sotto l’azione dei carichi.
≠≠
≠
= = —=— —
=
—
=
= —
—
Si supponga di far gravare due
dei diversi carichi di peso P e P1
rispettivamente, su una stessa ruota con pneumatico gonfiato. Essa
subirà una deformazione diversificata in relazione al peso che su di
essa agisce. La sezione di contatto
sarà data dall’area della superficie
direttamente a contatto con il
supporto, e dipenderà dal diametro della ruota e dalla larghezza
della stessa.
A differenza del caso precedente, l’entità del carico agente sulla
ruota, provocherà una più o meno
marcata deformazione dello pneumatico, come se fosse un palloncino gonfiato, facendo aumentare,
proporzionalmente, al carico applicato, la superficie di contatto.
La pressione esercitata sul supporto sarà, comunque, sempre uguale
e pari proprio a quella interna allo
pneumatico.
Aumentando in modo eccessivo i
carichi agenti sulla ruota, si arriverà al punto tale che, la deformazione sarà tanto ampia, da indurre tensioni nello pneumatico non
ammissibili, e lo stesso si lacererà
scoppiando, proprio come un palloncino.
Questo spiega perché, un aereo
così pesante, può tranquillamente
atterrare su una pista in asfalto. Al
momento dell’atterraggio, quando le ruote toccheranno la pista,
il peso proprio e l’energia cinetica
dell’aereo, indurranno una deformazione degli pneumatici.
Tali deformazioni assorbiranno
totalmente tutto il carico statico
e dinamico dell’aereo ed eviteranno l’insorgere di forti forze di
compressione sulla pista, che sicuramente risulterebbero non sopportabili dal manto di asfalto con
cui è realizzata.
Le ruote, infatti, trasferiranno
all’asfalto una pressione pari a
quella interna, instauratasi con
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l’immissione d'aria durante il loro
gonfiamento, tranquillamente sopportabile dall’asfalto, senza che si
producano lacerazioni e/o deformazioni.
Si immagini l’atterraggio di un aereo con ruote in ferro pieno come
quelle di un treno: un disastro!
Conseguenza, altrettanto, disastrosa, legata alla temperatura e
al transito di automezzi, particolarmente quelli con ruote in vulcolan, è l’usura immediata del rive-
stimento, determinata dall’azione
“molante” della ruota motrice sul
rivestimento, quando quest’ultima
“gira a vuoto” per scarsa aderenza
o, come più generalmente accade,
per eccesivo carico da spostare.
Quest’azione crea sulla superficie
del rivestimento delle depressioni
larghe quanto la sezione di contatto ruota-supporto, dove il rivestimento è in parte o totalmente
corroso. In taluni casi, la superficie
si presenta nera carbonizzata.
Fig. 2 - Abrasioni dovute a ruote in vulcolan
Nelle due foto segni di “molatura”
del rivestimento dovuta all’azione
abrasiva delle ruote motrici in vulcolan dei carrelli. L’usura è determinata dalla contemporanea azione di erosione della ruota (tipo
mola) e dal surriscaldamento per
attrito del rivestimento oltre la Tg
(temperatura di transizione vetrosa) che induce il rammollimento
del rivestimento resinoso.
– uniformità estetica, colore,
grado di esposizione diretta ai
raggi UV, eventuale effetto decorativo;
– natura, concentrazione,
temperatura e frequenza
delle sostanze chimiche che
potrebbero venire a contatto
con il rivestimento resinoso, ivi
comprese le sostanze impiegate
per la detergenza o la sterilizzazione, eventuali particolari esigenze di igiene (industrie farmaceutiche, alimentari, ecc.);
– autoestinguenza, antistaticità-conduttività o particolari esigenze antisdrucciolo;
– presenza o meno di acqua
costantemente sul sistema resinoso durante l’utilizzazione;
Sono quindi molti i fattori che influenzano la scelta del più idoneo
sistema resinoso, in relazione alle
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
esigenze richieste, e in conformità
anche alla disponibilità economica.
Compito di chi fa la scelta sarà
quello di trovare la giusta convergenza tra esigenze tecniche e
prestazionali e prezzo dell’intervento. Si dovrà di volta in volta
valutare quale fattore privilegiare
e potranno esserci casi in cui sarà
l’aspetto tecnico a prevalere sul
prezzo, e casi, al contrario, in cui
sarà il prezzo l’elemento limitante
la scelta.
Una corretta progettazione di
un sistema resinoso, consentirà,
all’applicatore, di attingere anche
tutte le informazioni necessarie
alla posa, come:
– La descrizione del luogo e delle
aree dove realizzare il sistema
resinoso, le vie di accesso, gli
allacciamenti elettrici e idraulici, il posizionamento del sito di
miscelazione.
–La descrizione dettagliata di
tutte le operazioni da eseguire
in sequenza logica, includendo
ovviamente la preparazione
del supporto.
–I consumi teorici dei singoli
prodotti e lo spessore finale
da ottenere.
– Il livello di rifinitura superficiale,
i parametri della qualità relativi alle condizioni del supporto,
dell’ambiente, la presenza o
meno di altre ditte e maestranze presenti in cantiere.
–L’indicazione delle condizioni
contrattuali peculiari dello specifico lavoro e la durata degli
stessi.
–Come operare sui giunti, in
prossimità delle canalizzazioni,
dei macchinari, ecc., la formazione o meno di sgusci, tagli
ecc.
–Limitazioni di orari durante
l’applicazione di prodotti in
fase solvente.
–Limitazione di applicazione
durante particolari orari per la
27
presenza di attività lavorative
non compatibili con l’applicazione (versamenti d’acqua, eccessivo grado di umidità, ecc.).
–Eventuali prescrizioni di protezione o effettiva realizzazione della tutela superficiale
del sistema resinoso finito, per
evitare danneggiamenti prima
dell’uso.
–I parametri della qualità da
confrontare con i valori reali
durante la posa.
L’elaborazione
Definite le variabili del sistema,
raccolte tutte le informazioni necessarie, si procedere alla scelta
del sistema resinoso “idoneo”.
La scelta dovrà essere fatta trovando il punto di incontro tra le
esigenze tecniche e quelle prestazionali. Il loro punto di incontro
definirà:
“uno e un solo sistema” cioè una e
una sola sequenza di prodotti, una e
una sola sequenza di fasi applicative, uno e un solo spessore finale e un
solo prezzo.
Come si evince dal grafico, il rispetto delle sole esigenze tecniche, porta alla definizione di più
sistemi, tutti egualmente validi. L’analisi delle esigenze prestazionali e
la verifica del costo, faranno ridurre tale numero a un solo sistema.
Il più economico in grado di fornire e
soddisfare tutte le esigenze e prestazioni richieste.
L’elaborazione è, quindi, la metodica operativa, attraverso la quale
si individua il sistema resinoso più
“idoneo”.
Il metodo da seguire, (vedi diagramma di flusso), parte dall’analisi
delle esigenze tecniche, in quanto
sono loro che “impongono” l’uso di
determinati prodotti e/o di particolari operazioni preliminari ed
esecutive.
È ovvio che non possiamo pre-
Fig. 3 - Diagramma di flusso scelta del sistema
scindere da quelle che sono le
condizioni del supporto, dalle sue
caratteristiche meccaniche, dalla
sua natura, dalle variabili ambientali. Esse ci impongono delle ben
precise scelte dalle quali non possiamo prescindere, in quanto ciò
comprometterebbe il risultato
finale. Se dovesse essere necessario intervenire per contenere il
prezzo, laddove possibile, si agirà
su alcune di esse, cioè su quelle
che influiscono solo marginalmente sulle caratteristiche prestazionali finali. Può accadere che,
dopo aver analizzato il prezzo di
un sistema resinoso ottimale, sia
necessario rivedere di nuovo la
sequenza dei prodotti da applicare e magari adeguarla, se possibile, con opportune modifiche, in
modo tale che il suo costo rientri
nei limiti di spesa, che conosciamo o presumiamo. Quest’operazione di revisione di quello che
riteniamo essere il sistema “ottimale”, quasi certamente produrrà
delle limitazioni alle performance
del rivestimento resinoso. Tali limitazioni, qualora ritenute necessarie, devono essere evidenziate al
Cliente, in modo tale, come più
volte detto, da renderlo responsabilmente coinvolto.
La fase elaborativa, quella cioè
dove si pongono a confronto le
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esigenze prestazionali richieste,
le condizioni di fatto del supporto, con le prestazioni fornite da
un sistema, in altre parole, quella
dove vengono definiti i “sistemi ottimali”, altro non è che un
“confronto” tra ciò che viene richiesto in base allo stato di fatto
dell’esistente pavimentazione e
alle esigenze future, con quelle
che sono le caratteristiche tecniche e prestazionali dei vari sistemi e alla tipologia e metodologia
di preparazione della superficie.
Diventa determinante quindi, la
conoscenza approfondita delle caratteristiche meccaniche e
chimico-fisiche dei formulati resinosi e dei sistemi che con essi si
possono realizzare.
I sistemi resinosi
I sistemi resinosi vengono, generalmente, classificati in relazione
allo spessore finale, seguendo il
principio che l’incremento dello spessore comporta anche un
incremento delle prestazioni del
sistema. Si parte così da sistemi
il cui spessore è del tutto trascurabile: i rivestimenti incorporati,
non formano strato superficiale,
vengono assorbiti dal supporto; e
poi i rivestimenti riportati, quelli in grado di formare uno strato
superficiale più o meno spesso e
variabile tra 0.300 ÷ 10 mm.
È importante ricordare:
“le prestazioni assolvibili dai
rivestimenti derivano, proprio dal
tipo di rivestimento adottato”
di conseguenza:
“scegliere rivestimenti che non
assolvono i compiti affidatigli, è
estremamente sconsigliabile e
deleterio”.
Il concetto innovativo introdotto
con i sistemi resinosi, è che un rivestimento può essere progettato sia in base alle esigenze e prestazioni richieste, sia in relazione
alle caratteristiche e alla natura
del supporto.
Questo permette di accoppiare
caratteristiche particolari, come
la resistenza chimica, la conduttività, ad altre come l’antiscivolosità o l’estetica, senza rinunciare ad
esempio alla continuità superficiale, alla facilità di pulizia.
Una delle caratteristiche che fa
preferire l’impiego dei sistemi resinosi ai rivestimenti tradizionali,
è certamente la loro capacità di
resistenza agli agenti chimici aggressivi.
È da tener presente che non necessariamente si debba pensare
ad azioni corrosive forti per definire la resistenza chimica di una
sostanza.
Per determinati materiali il degrado può avvenire anche attraverso
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
l’uso quotidiano di detergenti o
semplicemente per la permanenza continua di acqua sulla superficie.
Ad un rivestimento resinoso
possono essere richieste caratteristiche di resistenza chimica
diversificate in relazione alla destinazione d’uso del locale in cui
è posizionato il pavimento. Potrà
essere quindi necessario che il sistema resinoso debba solo contribuire a rafforzare o migliorare
le caratteristiche di resistenza che
il supporto già in parte possiede
o, invece, debba assolvere direttamente la funzione protettiva.
Affinché un sistema resinoso
possa svolgere l’azione protettiva richiesta, sia essa collaborativa
- migliorativa, sia essa protettiva
diretta, sono determinanti alcuni
parametri:
1. il rivestimento deve essere impermeabile. Un sistema non impermeabile non può esplicare
alcuna azione protettiva verso
il supporto sottostante. Ciò si
potrà ottenere solo se lo spessore finale del rivestimento è
tale da compensare e superare
la rugosità superficiale del supporto;
2.una corretta scelta dei formulati resinosi in relazione agli
agenti aggressivi alla loro natura chimica, concentrazione
e temperatura di utilizzo e ai
tempi di esposizione, (l’azione
aggressiva può essere svolta
anche da radiazioni, ad esempio i raggi UV).
3. una corretta posa dei prodotti.
29
dicazione abbastanza completa,
seppur schematica, delle caratteristiche dei rivestimenti resinosi.
Per procedere nella fase elaborativa, al fine di definire i sistemi
ottimali, si parte sempre dalla o
La resistenza chimica di un
dalle “varabili limitanti”, cioè quei
sistema resinoso
parametri che più di altri imponL’aggressione chimica da parte
gono una immediata e determinadi una sostanza, può avvenire
ta scelta.
in modi diversi ed indurre più
Elenco alcuni, quelli che più freo meno gravi deterioramenti.
quentemente sono variabili limiÈ chiaro che laddove la valenza
tanti:
estetica del rivestimento risulta
– stato del supporto, può imporalta, anche lievi variazioni del core la metodologia di preparalore potrebbero essere pregiudizione, interventi preliminari,
zievoli.
il grado di rugosità finale, la
Non è corretto credere che posscelta di un par ticolare forsa esistere un prodotto in grado
mulato (traspirante ad esemdi soddisfare tutte le esigenze di
pio);
resistenza chimica, così come non
– la presenza costante d’acqua,
grado di rugosità, impermeabilo è pensare che possa essere
lità, resistenza chimica;
possibile realizzare un rivestimen– la presenza di sostanze chimito in grado di resistere chimicache, resistenza chimica;
mente a qualsiasi sostanza e ma– presenza di sostanze infiammagari in estreme condizioni d’uso
bili, antistaticità;
(alta temperatura, forti concen– il prezzo.
trazioni).
Raccolti tutti i dati e le informaÈ sempre opportuno e saggio, inzioni desunti nelle indagini (cogniformarsi presso la ditta produttiva, tecnica), si inizia il confronto
trice sulle caratteristiche di resicon le caratteristiche dei vari sistenza chimica dei loro prodotti,
stemi, partendo come detto dalle
quali test sono stati effettuati e Le variabili limitanti
qual è il tempo di esposizione o Per facilitare e consentire il “con- variabili limitanti, utilizzando le
di contatto con l’agente aggressi- fronto” richiesto nella fase ela- varie schede di sistema.
vo oltre il quale il prodotto risul- borativa ho messo a punto una Definiti i vari possibili sistemi otta essere danneggiato (contatto serie di schede, definite “Schede timali, saranno gli ultimi parametri
riportano12:17
una in-Pagina
a limitare
ulteriormente la scelta
costante,
mesi,
poche ore,
con- di sistema”
Pavimenti
e superfici
continue:Layout
1 che
5-03-2009
1
tatto saltuario).
Una volta fatta la scelta del sistema resinoso, è necessario essere
molto attenti alla fase realizzativa.
È necessario evitare qualsiasi distrazione o errore, anche quegli
errori, che in situazioni diverse di
uso del rivestimento non avrebbero compromesso le prestazioni. Quando sono previsti contatti
con sostanze aggressive, tali ingenuità sono fatali,pertanto, è necessario :
–una corretta e accurata miscelazione dei componenti
(base + indurente): un formulato non omogeneamente
miscelato presenterà zone non
perfettamente indurite. Tale
rivestimento è facilmente aggredibile;
– lasciare indurire completamente il rivestimento. Il contatto
con le sostanze aggressive deve
avvenire dopo che lo strato resinoso sia completamente indurito. Un anticipato contatto
della superficie resinosa, non
ancora perfettamente indurita,
con l’agente aggressivo, può indurre deterioramento.
PERFORMANCE HAS A NAME
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Schede di sistema
IMPREGNANTI- CONSOLIDANTI
Caratteristica
Descrizione
Spessore
non forma pellicola, penetra nel supporto
Proprietà conferite al
supporto
Idrorepellenza (*), facilità di pulizia anche con detergenti, consolidamento corticale,
primerizzazione per applicazione di ulteriori strati, contenimento dello sfarinamento
(antipolvere).
Aspetto estetico
Normalmente opaco, possono evidenziarsi chiazze più o meno lucide per il diverso
assorbimento, riproducono le imperfezioni del supporto anche le eventuali diverse tonalità
di colore, che accentuano per “effetto bagnato”.
Applicazione
A rullo, per favorire la penetrazione.
Campi di impiego
Trattamento antipolvere, consolidamento supporti poco compatti, primerizzazione, locali
con destinazione d’uso con traffico leggero.
Natura prodotti
Epossidiche in fase solvente o emulsione acquosa; poliuretaniche igroindurenti in fase
solvente, prodotti molto fluidi.
Pulizia
Lavaggio con detergenti alcalini. (*)
(*) I lavaggi riducono e annullano l’idrorepellenza conferita con l’applicazione del prodotto.
FILM SOTTILE
Caratteristica
Descrizione
spessore
Proprietà conferite
supporto
0,250 – 0,400 mm
al
Moderata impermeabilizzazione (*).
Facilità di pulizia con buona resistenza ai frequenti lavaggi e ai detergenti, buona uniformità
cromatica e contenimento dello sfarinamento (proprietà antipolvere). Discrete proprietà di
resistenza meccanica. Scarsa resistenza chimica per la non perfetta impermeabilità (*) del sistema.
Aspetto estetico
Colorato,lucido,opaco,liscio,satinato, ruvido riproduce le imperfezioni del supporto.
Applicazione
A rullo, o spruzzo con gli idonei presidi di protezione personale e verso terzi.
Campi di impiego
Trattamento antipolvere, colorato in locali con presenza di normale traffico gommato e
moderato traffico con muletti. Generalmente su supporti cementizi nuovi lisci (elicotterati).
Natura prodotti
Epossidiche o poliuretaniche fluide senza solventi, in fase solvente o emulsione acquosa;
poliuretaniche igroindurenti in fase solvente
(*) l’impermeabilizzazione totale non può essere garantita per la presenza di “punti
di discontinuità” nel rivestimento.
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FILM PELLICOLARE A SPESSORE E MULTISTRATO
Caratteristica
Descrizione
spessore
0,8 ÷2,5 mm
Proprietà conferite al
supporto
Impermeabilizzazione, facilità di pulizia con ottima resistenza ai frequenti lavaggi e ai
detergenti, uniformità cromatica, ottime caratteristiche meccaniche e di resistenza all’usura
e chimica.
Aspetto estetico
colorato, lucido, opaco, satinato, liscio, ruvido.
Applicazione
a rullo, o spatola a lama diritta.
Campi di impiego
locali con presenza di traffico particolarmente intenso di veicoli gommati e muletti.
Natura prodotti
epossidica”solven free” o in emulsione acquosa; poliuretanica”solvent free”.
AUTOLIVELLANTE
Caratteristica
Descrizione
Spessore
2,5÷4,0 mm
Proprietà conferite al
supporto
Impermeabilizzazione, facilità di pulizia con ottima resistenza ai frequenti lavaggi e ai
detergenti, uniformità cromatica, ottime caratteristiche estetiche, meccaniche e di resistenza
all’usura e chimica.
Aspetto estetico
colorato, lucido, opaco,liscio, con possibilità di pregio estetico
Applicazione
con spatola dentata e rullo frangibolle
Campi di impiego
locali con traffico gommato anche intenso, industria alimentare, tessile, chimica, show –room,
negozi, locali commerciali
Natura prodotti
epossidico solvent free o in emulsione acquosa; poliuretanico solvent free.
M – MALTA SPATOLATA
Caratteristica
Spessore
Descrizione
5 ÷ 10 mm.
Proprietà conferite al
supporto
Impermeabilizzazione, facilità di pulizia con ottima resistenza agli urti, ai frequenti lavaggi e ai
detergenti, uniformità cromatica, resistenza all’usura, meccanica e chimica.
Aspetto estetico
colorato, lucido, opaco,liscio elicotterato
Applicazione
staggia, compattato e lisciato con elicotteratrice
Campi di impiego
Locali con traffico intenso, industria alimentare, tessile, chimica,
meccanica, metallurgica, officine meccaniche.
Natura prodotti
epossidico solvent free trasparente ma anche poliuretanico solvent free trasparente
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ANTISTATICI - CONDUTTIVI
Caratteristica
Descrizione
Spessore
film sottili o autolivellanti
Proprietà conferite al
supporto
Antistaticità, conduttività impermeabilizzazione, ottima depolverizzazione, facilità di pulizia,
resistenza ai frequenti lavaggi e ai detergenti.
Aspetto estetico
colorato, lucido, opaco,liscio o ruvido
Applicazione
A rullo o spatola a lama diritta o dentata
Campi di impiego
Sale operatorie, industrie chimiche, elettroniche, laddove richiesta accurata depolveratura
delle superfici
Natura prodotti
epossidiche, poliuretaniche
e indirizzarla verso il sistema più
idoneo.”
Non è raro che la metodologia di
preparazione della superficie di
posa, limiti fortemente la scelta.
Le superfici su cui far aderire un
rivestimento resinoso, solitamente
subiscono preliminari trattamenti
tesi, essenzialmente a eliminare le
parti non perfettamente aderenti
o friabili, lo sporco e tutto quanto
possa compromettere l’adesione
dello strato resinoso che su di esse
sarà applicato.
La tecnica più idonea, o la combinazione di più tecnologie di trattamento superficiale da adoperare
per la preparazione delle superfici,
è legata a vari fattori. Tali fattori
devono essere accuratamente valutati durante la fase d’indagine e
sono legati alla collocazione dello
stesso, (esterno, interno), alle sue
caratteristiche meccaniche, alla
presenza di altri strati protettivi, al
tipo di sistema che si dovrà realizzare, ma anche, e non certamente
da trascurare, alla presenza di altre
maestranze, di ingombri.
L’igiene e la sicurezza
I sistemi resinosi, sappiamo, possono garantire vantaggi tecnici ed
economici spesso non raggiungibili con altre soluzioni, cosiddette,
“tradizionali”. Ma essi vanno utilizzati e manipolati in modo sicuro,
con le dovute cautele e secondo
procedure d’uso corrette, affinché, oltre a non recare danno alla
salute degli operatori e rischi per
le altre persone presenti in cantiere, diano poi i risultati desiderati.
I prodotti che costituiscono i sistemi resinosi vengono preparati, poco prima dell’uso, mediante
miscelazione dei due componenti.
Dopo tale operazione, essi reagiscono tra loro e il prodotto di tale
reazione è una parte o, anche, tutto il rivestimento.
L’organizzazione del cantiere rappresenta il punto di partenza per
ottenere e portare a buon esito
l’applicazione, senza rischi e nel rispetto delle norme igieniche e di
sicurezza.
Svolgere in sicurezza le varie fasi
applicative vuol dire:
– definire la logistica del cantiere
in modo da agevolare tutte le
movimentazioni e gli spostamenti delle attrezzature;
– definire l’ordine di applicazione
dei vari prodotti, consumi e/o
spessori;
– definire il sito di miscelazione
dei prodotti, la sua scelta va fatta in relazione alle fasi lavorative e alle vie di uscita;
– pretendere il rispetto di tutte
le Norme di Legge relative alla
sicurezza in cantiere.
In sintesi
La descrizione delle fasi che portano alla scelta di un sistema resinoso,
può sembrare troppo complessa,
ma in effetti, come spesso accade, è
più complicato esporla che attuarla.
Molte fasi, descritte in questo articolo, vengono comunemente eseguite nella pratica quotidiana. L’articolo le ha evidenziate separandole
ed analizzandole singolarmente, in
modo che se ne potesse cogliere
l’importanza e la inevitabilità.
In questo modo si è cercato di fornire a tecnici e operatori del settore una metodologia di approccio
alla scelta di un sistema resinoso.
Operando come descritto, si potrà evitare di trascurare variabili di
sistema importanti per la definizione del sistema e consentire una
scelta più oculata e rispondente
alle specifiche esigenze richieste,
senza surplus prestazionali e quindi, senza maggiori oneri economici, ma, anche, senza carenze progettuali, operando cioè in modo
tale che la scelta fatta sia tale da
soddisfare tutte le esigenze prestazionali richieste senza trascurare l’elemento costo.
.
33
CAPITOLATO TECNICO PER LA CERTIFICAZIONE DEI SISTEMI RESINOSI
Sul sito “ www.conpaviper.com ”, nella sezione documenti è possibile scaricare il capitolato tecnico per la certificazione dei sistemi resinosi CONPAVIPER.
Il Gruppo di Lavoro che ha operato per la predisposizione di questo capitolato, ha definito un documento in cui
sono stabiliti i criteri e le prestazioni fisiche e meccaniche per la certificazione di sistemi (cicli) resinosi, facendo
riferimento alla classificazione riportata sul Codice di Buona Pratica 2a edizione del CONPAVIPER.
Il Codice di Buona Pratica, sarà il riferimento per definire le procedure di Certificazione con un Ente terzo, autorizzato da CONPAVIPER. Le procedure daranno indicazione del sistema di controllo da adottare, dei requisiti
degli ispettori, delle frequenze con cui eseguire le verifiche.
I criteri e le definizioni delle prestazioni sono stati essenzialmente tratti dalle prove utili alla marcatura CE secondo EN 1504-2 relativamente a tutti i sistemi dichiarati “rivestimenti protettivi per calcestruzzo”.
In taluni casi il Gruppo di Lavoro ha inserito o modificato rispetto alla norma, secondo una discrezione nata
dall’esperienza sul campo, limiti minimi o massimi di valori dei risultati dei test di resistenza, perché ritenuti più
consoni al mondo dei rivestimenti resinosi per pavimentazioni.
Laddove non indicato il valore minimo o massimo di riferimento, si dovrà semplicemente indicare il risultato della
prova.
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34
il punto
sulle resine
Paolo Cinquini
Responsabile tecnico e
qualità prodotti Saver s.r.l.
Rivestimenti resinosi
per l’esterno
L’abitazione privata, per sua definizione, presenta spesso delle aree
di accesso, vialetti, corselli, rimesse, etc, che costituiscono il primo
elemento di approccio al gusto e
all’inclinazione dei padroni di casa.
Sono, in altri termini, lo specchio
della personalità impressa al proprio spazio privato.
L’ambiente esterno va a costituire
un vero e proprio preambolo e
niente, quindi, deve esser lasciato
al caso. Su di esso dev’essere fatta una ricerca mirata dei materiali,
verificando che si abbinino alle caratteristiche estetiche già presenti,
ma che al tempo stesso, siano in
conformità con l’ambiente naturale in cui s’innestano e con la durabilità che si è oggi soliti aspettarsi.
Tale binomio, “estetica-durabilità”,
risulta però spesso limitato dalla
moltitudine di insidie e difficoltà
che un ambiente esterno spesso
ci offre. È proprio in queste occasioni che ci si appella ad una figura con determinate esperienze e
conoscenze tecniche; il Progettista.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
Tale mansione richiede la capacità
di poter compiere scelte tecniche
che rispondano, in primis, a quella
che è la volontà della committenza, spesso limitata a fattori puramente estetici e di durabilità, ma
che al tempo stesso rispettino determinati requisiti tecnici:
• resistenza alle diverse condizioni atmosferiche (sole ,acqua,
neve, ghiaccio);
• adesione ai diversi tipi di supporti;
• resistenza all’usura dovuta a
traffico pedonale e/o pesante;
• mantenimento delle proprie
caratteristiche fisiche nel tempo;
• antiscivolo;
• facilità di pulizia;
• adattabilità alle varie configurazioni geometriche;
• resistenza alle dilatazioni termiche indotte dalle notevoli
escursioni;
• continuità con l’ambiente.
Il progettista dovrà, per ogni applicazione, tener conto della superficie su cui andrà ad operare,
in quanto su quelle in cemento
si avranno problematiche diverse
rispetto a quelle asfaltate (es. diversa reazione all’attacco dei sali).
Determinata la superficie, il progettista, potrà scegliere tra le di-
35
verse modalità di intervento, o
posando un nuovo strato sopra
quello preesistente, oppure rimuovendo lo strato esistente creandone uno nuovo.
Oltre al binomio “estetica-durabilità”, il progettista dovrà dedicare
molta cura all’aspetto decorativo.
Tale aspetto non è altro che la
molla scatenante da cui dipende
tutto il lavoro e pertanto deve
sempre rappresentare la risposta
finale.
Ne risulta che, per ottenere determinati risultati, il progettista è
spesso sottoposto ad una costante ricerca e ad continuo aggiornamento, specialmente quando si
trova a dover realizzazione opere
pubblice, dove le considerazioni
appena fatte, hanno tutte una notevole importanza, ma sono altresì
più severe per quello che riguarda
l’aspetto della durabilità.
La scelta del progettista può però
basarsi su una vasta gamma di materiali, tenendo conto sia dei pregi,
che dei difetti degli stessi.
Il nostro interesse si sofferma,
ora, sui soli materiali resinosi, ossia prodotti che derivano dallo
sviluppo di catene polimeriche,
composte da macromolecole.
Queste sono altresì formate dalla
ripetizione di un piccolo gruppo
molecolare, detto unità ripetente,
che costituisce l’elemento caratteristico del polimero. Le caratteristiche di tale unità dettano sia
le qualità, che la specificità della
resina stessa.
Il fatto che le resine siano costituite
da polimeri implica una limitazione
notevole. Si deve, infatti, ricordare
come i polimeri, a differenza di
quanto si ritiene comunemente,
non sono materiali stabili in tutti
gli ambienti. Senza l’aggiunta di alcuni additivi che ne prevengono il
degrado, alcune formulazioni non
sarebbero in grado di resistestere
nemmeno alle normali condizioni
ambientali, con possibili conseguenze, quali:
- l’alterazione del colore, con ingiallimento dei polimeri trasparenti e/o variazione di colore
per quelli opachi;
- aumento della rigidità con possibile perdita di tenacità. Tali effetti, se combinati, posso spesso portare ad effetti di crazing
superfciale (formazione di una
fitta rete di microcricche e vuo-
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
8
36
ti) con successiva rottura del
manufatto.
Le proprietà dei polimeri, come
detto, derivano dalla struttura
delle loro macromolecole e dalle
iterazioni che s’istaurano tra loro.
Ogni fattore che porta ad un’alterazione della struttura e dei legami
fra queste, influisce pertanto sulla
proprietà del polimero stesso.
La diretta implicazione di quanto
detto è, quindi, che non tutte le
resine sono adatte ad ogni tipo di
lavorazione e/o ambiente.
Il progettista dovrà quindi scegliere prodotti di qualità che garantiscano una lunga durata, anche se
spesso tale scelta sarà tradotta in
materiali complessi con un alto
costo di lavorazione.
Premesso ciò, è facile notare come
l’ambiente esterno sia il luogo che
più rappresenta difficoltà ed insidie per l’applicazione e la durata
dei materiali resinosi. Tale area, infatti, è il “campo di battaglia” su cui
il progettista dovrà impiegare materiali studiati e progettati ad hoc.
Ciò non deve però spaventare,
poiché attualmente sono in commercio prodotti capaci di trasformare una superficie di cemento
o asfalto, in un manufatto architettonico, garantendogli anche un
elevata durabilità. Questi prodotti
sono ottenuti grazie all’uso combinato di resine e pietra naturale.
Le pavimentazioni per esterno,
eseguite con tale mix, oltre ad
offrire caratteristiche di resisten-
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
37
za all’usura, ai sali, al ghiaccio e al
sole, si presentano come soluzioni aventi un aspetto molto naturale, in cui la graniglia, mantiene il
suo aspetto originale e garantisce
un’elevata durabilità e una resistenza allo scolorimento propria
dell’elemento stesso.
Tali pavimentazioni hanno, oltre
alle elevate caratteristiche antiscivolo, molto importanti in luoghi
pubblici, la possibilità di essere
impiegate per realizzare viali, marciapiedi, piste ciclopedonali, piazze
o giardini con conformazioni geometriche molto complesse.
La facilità di posa in opera garantita dall’utilizzo di queste resine, è
un requisito essenziale per avere superfici regolari, continue ed
esteticamente gradevoli; l’estrema
elasticità di fissaggio al sottofondo permette inoltre di non avere
giunti o tagli sulla pavimentazione,
garantendo quindi anche un’elevata continuità.
Queste resine hanno un ampio
utilizzo nella ristrutturazione di
pavimentazioni, data la straordinaria forza di adesione della resina
sui vari tipi di supporto (cemento,
pietra naturale e l’asfalto) e per la
sua capacità di poter essere realizzata a basso spessore.
Vi sono anche resine poliuretaniche-ibride termoplastiche che derivando da fonti naturali ed essendo prive di solventi garantiscono la
tutela dell’ambiente.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
38
il punto
sulle resine
Ciro Scialò
Membro Consiglio Direttivo
CONPAVIPER
Antistaticità,
conduttività dei
sistemi resinosi
È noto che un formulato resinoso possa essere modificato, con
aggiunta di opportune cariche, in
modo tale che da materiale isolante presenti una discreta conducibilità.
In effetti, i rivestimenti resinosi, così
modificati, dovranno assolvere essenzialmente il compito di evitare
che si creino addensamenti pericolosi di cariche elettrostatiche sulla
loro superficie.
Una sostanza isolante accumula
cariche elettriche statiche. Tale accumulo di cariche è generato dallo
sfregamento o dalla separazione di
due materiali precedentemente a
contatto fra loro, e viene detto “effetto triboelettrico” dal greco tribos, strofinio. Al momento della separazione avviene un trasferimento
di elettroni fra i due materiali che
genera la carica elettrica. L’accumulo di cariche produce differenze di
potenziale per cui, tra i corpi che
vengono in contatto o anche solo
in prossimità, possono prodursi trasferimenti di elettricità statica: scarica elettrica non controllabile. In
casi estremi, e con grado di umidità
molto basso (< 20%) la scarica può
raggiungere anche 40 KV.
Come tutte le sostanze isolanti anche i composti resinosi, epossidici o
poliuretanici, per effetto del transito, dell’uso, del calpestio, si caricano
elettrostaticamente.
In alcuni contesti lavorativi è importante che la pavimentazione
presenti caratteristiche di conducibilità elettrica tali da evitare l’accumulo di cariche elettrostatiche
e consentire la loro dissipazione
verso la rete equipotenziale (messa
a terra).
Con la direttiva 1999/92/CE, il Parlamento Europeo ha emanato le
prescrizioni minime per il miglioramento della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori che
possono essere esposti a rischio
di atmosfere esplosive (Direttiva
Atex).
Tale direttiva fa riferimento anche
alla possibilità di scariche per accumulo di cariche elettrostatiche,
nelle normali condizioni di attività
industriale.
La direttiva identifica le attività industriali nelle quali tipicamente
sono in lavorazione sostanze che
potrebbero formare miscele, con
l’aria, esplosive, e dispone affinché
ogni azienda identifichi tali aree.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
La direttiva stabilisce il limite di 108
Ω quale resistività elettrica massima della pavimentazione all’interno di tali aree.
L’accumulo delle cariche elettrostatiche dipende in modo rilevante dall’umidità dell’aria. Con aria secca (UR ≤
40%) il fenomeno è molto marcato,
mentre a mano a mano che l’umidità relativa aumenta il fenomeno
va sempre più diminuendo fino a
non verificarsi più per UR > 75%.
Un rivestimento resinoso, può essere considerato un sistema bidimensionale ai fini della conducibilità elettrica, in quanto elemento
in cui le due dimensioni lunghezza
(l1) e larghezza (l2) risultano molto
preponderanti rispetto alla terza
dimensione, spessore (s).
In base alla seconda legge di Ohm
applicata, appunto, a elementi bi-dimensionali, la resistenza superficiale
è data da:
Rs = r l1/l2 (1)
da cui: r = resistività superficiale = Rs*l2/l1
ed è pari alla resistenza superficiale
Rs quando l2/l1 = 1
39
R2
R1
La resistività superficiale r è una caratteristica della sostanza e dipende
solo dalla sua natura chimico-fisica
e prescinde quindi dalle caratteristiche geometriche (larghezza, lunghezza, spessore) del rivestimento.
La direttiva Atex fa riferimento
proprio alla resistività superficiale.
La resistività superficiale di un rivestimento resinoso viene rilevata
mediante due diverse metodologie
di misure. Entrambe utilizzano una
strumentazione composta da un
ohmetro e da una coppia di elettrodi, sottoposti ad una tensione di
prova pari a 500V in corrente continua. Nella prima gli elettrodi sono
separati, e vengono disposti ad una
definita distanza. Nella seconda gli
elettrodi sono, invece, costituiti da
due anelli concentrici posti ad una
distanza fissa definita dal produttore della strumentazione.
Prendiamo in esame la strumentazione con elettrodi a cilindri concentri. In fig. 1 è schematicamente
riportata la sezione della sonda con
i due cilindri; uno di raggio R1, quello più interno, e l’altro, quello più
esterno, con raggio R2.
R1
R2
Fig. 1
In base alla legge di Ohm, la resistenza superficiale, della superficie
compresa tra i due cilindri è:
∆V = Rs x I (2)
∆V = diff. di potenziale [V]; I = intensità di corrente [A]
l1
e quindi:
In R2/R1
definita; una seconda via è quella di
interrompere la continuità del rivestimento.
a) Attraverso una opportuna
geometria degli elettrodi
l1
da cui:
l2
(3)
La resistenza superficiale Rs, viene
fornita dalla lettura dello strumento.
Nota Rs è possibile risalire alla
resistività superficiale r attraverso
il fattore geometrico k, che tiene
conto della geometria degli elettrodi.
r = Rs x k
La superficie compresa tra i due
elettrodi, non è influenzata dalla
restante parte, cosa che accade,
quando i due elettrodi sono separati. La differenza tra le due metodologie sta proprio in questo dato,
e quindi sorge spontaneo chiedersi:
in che modo, agendo con elettrodi
separati, posso evitare l’influenza
dell’area oltre gli elettrodi?
Infatti, nel caso di elettrodi concentrici, l’area è ben definita, essa è pari
all’area della corona circolare limitata dalle due circonferenze e resta
poco o per niente influenzata dalla
restante superficie, specialmente
se i raggi degli elettrodi circolari
sono piccoli. Nel caso di elettrodi
separati, l’area tra gli elettrodi è influenzata dalla restante e più ampia
area, a meno che non si prendano
opportuni rimedi.
Si può agire attraverso due vie: la
prima è molto simile a quella degli
elettrodi concentrici, cioè si adoperano elettrodi piatti e lunghi in
modo da racchiudere un’area ben
Utilizzando elettrodi a piastra lunga e affiancandoli a una distanza
non eccesiva, la superficie di riferimento sarà quella compresa tra
i due elettrodi avente area l1 x l2,
e si potrà ritenere con sufficiente
approssimazione che tale area sia
poco influenzata dalla restante parte esterna agli elettrodi.a
Valendo la (1), il fattore geometrico
nuovo sarà k1 = l2/l1, e la resistività
sarà data da:
l2 D
r = Rs –––
= Rs x k1
l1
b) Attraverso il confinamento
dell’area
La strumentazione con elettrodi
separati che più normalmente si
∆
impiega
nella misura della resistività
superficiale è costituita da elettrodi∆cilindrici, normalmente con diametro pari a 5 cm e peso 1 kg. In
questo caso diventa praticamente
impossibile
eliminare l’influenza
∆
 circostante

della superficie
e quindi
∫
definire la geometria del sistema
da misurare.

 Per poter far questo
è necessario, quindi, che l’area su 
 gli elettrodi
 appoggiati

cui vengono
∫
sia confinata rispetto al resto della
superficie, eseguendo dei tagli del
rivestimento come indicato in fig. 2.
= 
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
l2
b=D

8


40
l1
l2
tagli
a
b=D
D
Fig. 2
Applicando la (1) abbiamo:
r = Rs x D / (a – 2D)
∆ o anche,
r = Rs x k2 dove k2 = D /(a-2D) (4)
∆
La (4), definisce il nuovo fattore
geometrico, e affinché sia valida,

necessita che l’area su cui ven∆ elettrodi 
gono appoggiati gli
sia
confinata rispetto al resto della
superficie, mediante tagli del rivestimento che interrompono
 la
continuità dello stesso. Questi ta
gli non vengono fatti nella pratica
quotidiana, e ciò comporta che
il valore misurato è la resistenza
superficiale dell’intero sistema: rivestimento ed eventuali elementi
∫
= 

con alta conducibilità in esso presenti (canaline metalliche, scossaline metalliche, ecc.).
Sappiamo che la corrente nel suo
movimento preferisce percorsi a
più bassa resistenza anche se non
sono i più brevi.
Ecco perché è importante che
nelle misure si proceda con una
metodologia attraverso la quale si possa poi prescindere dalle
dimensioni e dalle interferenze,
in altre parole, 
si possa risalire al
valore della resistività superficiale,


caratteristica
del
rivestimento.

Risulta evidente che il parametro da tener in conto per definire la conducibilità elettrica di un
sistema resinoso è la resistività
∫
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
superficiale e non, come generalmente viene fatto, la resistenza
superficiale, perché, per quanto
detto, quest’ultima è fortemente
influenzata oltre che dalla geometria del rivestimento, anche da
eventuali presenze di elementi ad
alta conduttività.
Resta inteso che, qualora il parametro richiesto sia la conducibilità del sistema costituito da
rivestimento resinoso, supporto
e quant’altro presente, il parametro di riferimento è la resistenza
superficiale, cioè il valore rilevato
dalla strumentazione con elettrodi
separati, utilizzati senza eseguire
tagli che interrompino la continuità del sistema.
.



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42
il punto
sulle resine
Andrea Penati
Direttore Tecnico IPM Italia
Ripristino del
pacchetto pavimentazione
Carraro, cliente IPM Italia, è un
gruppo internazionale leader nei
sistemi, per la trasmissione di potenza, altamente efficienti ed ecocompatibili, con sedi produttive in
Italia, India, Argentina, Cina, Germania e Stati Uniti.
Il cliente, aveva necessità di trasformare una parte del vecchio
stabilimento adibito a magazzino
di pezzi meccanici in zona produzione. Per prima cosa ha dovuto
smantellare una serie di scaffalature metalliche che erano fissate
a terra, creare una serie di uffici
da porre sul perimetro, ed infine
rinnovare la pavimentazione in
modo da poter posizionare dei
nuovi macchinari.
Il supporto in calcestruzzo, una
volta smantellato il magazzino,
si presentò particolarmente ammalorato, c’erano parecchi punti
dove l’olio idraulico era penetrato
nel cemento, zone dove lo strato
superficiale era venuto a mancare
per via dell’usura e gli inerti del
IPM BASIC Systempox
1. Supporto in calcestruzzo
2. Primer IPM Resitac Oil
3. Promotore di adesione IPM Resitac 202
4. Massetto IPM Resipox e Duromix 3
5. Rasatura con IPM Resisynt 300
6. Finitura sigillante IPM Resisynt A500 New
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
43
calcestruzzo erano in evidenza;
zone dove la planarità era fortemente disomogenea.
L’unica possibilità, dunque, era il
ripristino del pavimento mediante un sistema epossidico ad alto
spessore, il Sistema IPM Basic Systempox. Si è proceduto quindi
con la fresatura del supporto in
calcestruzzo e al successivo riempimento con malta di resina
di buchi particolarmente grandi; è
stato applicato anche, nelle zone
particolarmente intrise di olio, un
corretto Primer per fondi inquinati; poi è stato realizzato il massetto epossidico tirato a staggia ed
elicotterato al fine di ridare alla
pavimentazione una consistenza e
planarità tali da poter supportare
il peso di grandi macchine utensili,
il passaggio di muletti e carrelli e
il peso ed il trascinamento di cassoni di ferro.
Infine sono stati applicati i due
strati di finitura epossidica colorata realizzando così delle aree di
lavoro di colore grigio, delle corsie di passaggio carrelli di colore
azzurro, e delle corsie rosse quali
percorsi pedonali. A cavallo dei
vari colori, sono state realizzate
le righe di delimitazione gialle e
.
bianche.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
44
il punto
sulle resine
di Anna Laura Ravera
Quality Manager Srl
Un pavimento tante soluzioni:
solo una è quella giusta, ma
quale?
Orientare un Cliente, sia esso
Posatore, Progettista o Utente
finale, verso il Sistema di pavimentazione più idoneo per la sua
esigenza è spesso un’azione complessa in quanto non è abitudine
diffusa considerare che per ogni
situazione esiste spesso una e una
sola soluzione “migliore”.
Per arrivare a determinare questa
soluzione è necessario operare
una vera e propria analisi del progetto raccogliendo requisiti di tipo
tecnico, economico e ambientale
e incrociandoli con i migliori prodotti disponibili sul mercato.
Per questo tipo di analisi, è fondamentale potersi avvalere di Tecnici di provata esperienza e indipendenti da condizionamenti di marca
o prodotto, in grado di formulare
come ad esempio Tony Gear, export director di Flowcrete per oltre 15 anni e ora Sales Manager in
APS PavimentiSICURI®:
Tony Gear, per il suo ruolo, ha
maturato una profonda conoscenza di tutti i sistemi attualmente
disponibili sul mercato mondiale,
imparando a selezionare i prodotti per le loro caratteristiche e ha
scelto di passare da una grande
multinazionale ad un’azienda Italiana sia per le grandi potenzialità
di sviluppo delle pavimentazioni
continue nel nostro paese, sia per
poter impiegare la sua esperienza
in modo indipendente da condizionamenti di marca e svolgere
così un effettivo servizio a disposizione del Cliente.
“In molti anni trascorsi a raccogliere esigenze di pavimentazione
in tutta Europa ho potuto constatare che spesso la richiesta era
abbastanza specifica (resina, piastrelle, legno, linoleum) ma quasi
mai motivata da un’attenta analisi
e da una conoscenza approfondita
delle soluzioni disponibili sul mercato.
Molte volte ho sentito usare l’espressione “proposta personalizzata”, indicando con ciò nella
maggior parte dei casi, la possibilità di operare una scelta rispetto
ad una gamma più o meno ampia
di soluzioni standard e quasi mai
risultato dell’analisi di reali esigenze del Cliente nel loro complesso”
Fornire un servizio sartoriale, a
maggior ragione se viene richiesto
un rivestimento continuo, prevede infatti una vera e propria progettazione del sistema che deve
tenere conto di fattori tecnici,
estetici, ambientali, economici,
che riguardano sia il Cliente quanto la storia della Struttura, passata
e futura, che vanno valutati contemporaneamente e miscelati con
sapienza per ottenere spesso uno
e un solo risultato.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
Raccogliendo correttamente le
informazioni e avendo una conoscenza completa delle possibilità
offerte oggi dalla ricerca, la formulazione della proposta sarà
l’unica proposta migliore per quel
Cliente e si potrà così rispondere ad un progettista che aveva
immaginato una soluzione con
materiali resinosi che realmente
quello è il tipo di rivestimento più
adatto.
Quando il Sistema Consigliato
sarà un Rivestimento Continuo,
a fronte di una buona conoscenza del panorama delle resine, non
necessariamente questo sarà un
rivestimento in resina epossidica,
specialmente nell’industria, poiché
fra i sistemi resinosi meno conosciuti, infatti, uno dei più performanti, è senza dubbio il Poliuretano-Cemento, insieme di formulati
a basso impatto ambientale che
permettono di realizzare interessanti soluzioni con un ottimo rapporto qualità/prezzo.
Per questo e altri motivi vale sicuramente la pena di conoscerli
meglio.
I Cementi poliuretanici o massetti ad alte prestazioni come
sono talvolta chiamati, sono stati
per molti anni confusi con i rivestimenti in resine epossidiche
o poliuretaniche alle quali venivano proposti come alternativa
45
pur avendo caratteristiche fisiche e tecniche molto differenti,
ma rispetto ai cugini epossidici
presentano in realtà diversi vantaggi. Nell’industria alimentare ad esempio, se impiegati nei
giusti spessori sono decisamente più resistenti sia alle alte che
alle basse temperature (da -40 a
+120°C) e presentano contemporaneamente una serie interessante di altre performance che
permettono allo stesso prodotto
di essere impiegato per resistere
ad acidi, zuccheri, grassi ecc.
Esistono in diverse formulazione
che conferiscono al prodotto finale differenti aspetti estetici con
finiture lisce o rugose a seconda
della destinazione d’uso. Con i
Massetti in Poliuretano-Cemento
si possono realizzare tanto graziose pavimentazioni autolivellanti per edilizia civile e Industria
leggera a finitura opaca o lucida,
che interventi in aree batteriologicamente controllate fino a importanti rivestimenti in zone soggette
ad attacchi chimici e industria pesante.
I sistemi in Poliuretano-Cemento
sono omogenei per composizione in tutto il loro spessore, per
questo superano le problematiche legate al consumo dello strato
superficiale; possono inglobare
composti antibatterici che proprio per il fatto di essere distribuiti omogeneamente su tutto il
composto, non riducono il loro
effetto con il passare del tempo.
Hanno tempi di realizzazione decisamente ridotti e una aspettativa di durata molto interessante:
una pavimentazione con massetto
in Poliuretano-Cemento, posata
correttamente e a cui venga praticata la giusta manutenzione, può
durare ben oltre 10 anni e acquisire con il tempo un aspetto sempre migliore.
Ma i massetti in Poliuretano-Cemento sono tutti uguali? E quali
sono quindi i limiti di questi Sistemi?
Come tutte le tecnologie che
comportano una lavorazione
complessa, anche i Sistemi in Poliuretano-Cemento sono soggetti
a regole che non possono essere
derogate. La loro formulazione è
frutto di un perfetto equilibrio fra
componenti molto diversi, difficile
da ottenere e che non permette
margine di errore.
Quindi la prima indicazione è sicuramente quella di verificare che
i materiali impiegati in un progetto siano prodotti da industrie di
primo livello, dotate di adeguata
capacità tecnica e delle necessarie
risorse per garantire un risultato
di prima qualità.
In secondo luogo è importante
avere la consapevolezza che un
progetto in Poliuretano-Cemento
deve essere affidato a posatori
qualificati in grado di dimostrare una specifica competenza ed
esperienza.
A questo proposito e per evitare
danni di notevole impatto sia per
i Posatori che per i Clienti finali, le
principali aziende produttrici monitorano i progetti in corso e consigliano solo Aziende di Posa che
abbiano superato training specifici
e dimostrato adeguate capacità
progettuali e tecnico-operative.
“Quando progettiamo e realizziamo una pavimentazione, modifichiamo in maniera definitiva
l’ambiente che ci circonda. Con le
nostre scelte, incidiamo profondamente sulle attività quotidiane
dei nostri Clienti e sull’ambiente
che lasceremo alle generazioni
future: per questo non possiamo
permetterci scelte poco attente o
non consapevoli.
Per questo, impiegare formulati
di prima qualità e investire sulla
formazione delle competenze è
determinante per la realizzazione
di PavimentiSICURI per l’Uomo
e per l’Ambiente .. perché oggi si
può!”.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
46
il punto
Thomas Gessaroli
Redazione IMREADY
Che cosa succede…
agli altri rivestimenti
L’industria italiana della ceramica e dei materiali refrattari: bene le esportazioni, male in campo domestico, prosegue la ristrutturazione delle imprese anche
attraverso la riduzione degli occupati
I dati arrivano direttamente
dall’Indagine Statistica Nazionale del 2011 presentati in occasione dell’Assemblea Annuale di
Confindustria Ceramica. Quello
che emerge è un settore ancora
for temente caratterizzato da
produzioni made in Italy, con
una for tissima propensione per
le espor tazioni che gli garantisce
la leadership mondiale in questo
settore.
Proprio grazie a tale forza in
campo internazionale, sul settore
nel 2011, erano attive 273 aziende con oltre 37.000 addetti con
un fatturato complessivo di 6,66
miliardi di euro, di cui oltre il 75%
proveniente da vendite estere.
Le aziende industriali produttrici
di piastrelle di ceramica presenti in Italia nel 2011 erano 163, in
calo di 9 unità, mentre gli occupati diretti sono risultati essere
22.189, in calo di 1.163 unità.
2010
2011
Var. %
Aziende (numero)
172
163
-5,23%
Addetti (numero)
23.352
22.189
-4,98%
Produzione (milioni di mq)
387,4
399,7
3,17%
Vendite Totali (milioni di mq)
412,8
413,1
0,09%
… di cui Italia
123,6
114,9
-7,03%
… di cui Export
289,2
298,3
3,13%
Investimenti (milioni di E)
224,0
248,4
10,89%
Fatturato Totale (milioni di E)
4.629,0
4.716,0
1,86%
… di cui Italia
1.216,0
1.146,0
-5,75%
… di cui Export
3.413,0
3.570,0
4,58%
 Tab. 1 – Industria italiana piastrelle in ceramica, aziende in Italia. - Fonte: Centro Studi Confindustria Ceramica
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
Controtendenza il dato relativo
agli
investimenti,
cheimprenditore
nel 2011
Lo scopo
per ciascun
sono
statinell’aggregazione
pari a 248,4 milioni
di
coinvolto
è però
euro,
aumentocosì:
riunico ine significativo
ci piace descriverlo
spetto
al dato
precedente
“Condividere
un della
obiettivo
comune,
rilevazione
(224,0), che evidenzia
perché in quell’obiettivo
ciascuno
quanto
settore stia facendo
per
vede la ilrealizzazione
dell’obiettivo
mantenere
personale”. la propria leadership
aCome
livellofare
internazionale.
a capire, se si è pronti
Conferma
che arriva
anche daper intraprendere
un percorso
del
gli
investimenti
che
il
settore
ha
genere?
programmato
per
il
2012,
ossia
Noi abbiamo pensato a queste 7
230,6
di euro,
risemplicimilioni
domande
che,inincalo
modo
spetto
2011 ma
di grandissimo
neanchealtroppo
scherzoso,
ripercorimpatto
lucetrattati
dell’incer
ta sirono gli alla
aspetti
in questo
tuazione
articolo: economica.
Grazie anche agli investimenti
compiuti nel 2011 la produzione italiana si è attestata a 399,7
milioni di metri quadrati, in au-
mento di oltre12 milioni di metri
quadrati,
rispettoa all’anno
prece1. Siete pronti
dialogare
per
dente.
realizzare un’idea?
Le
vendite
prodotto
finitoil
2. Siete
pronti dia non
avere tutto
hanno
raggiunto i 413,1 milioni
controllo?
di
metripronti
quadrati,
dove
il 27,80%
3. Siete
ad una
pianificazione
riguardano
aperta? il mercato domestico
italiano
e il 72,20%
quellol’organizestero.
4. Siete pronti
a rivedere
Dazazione
questiedati
si
evince
quanto
i processi?
il5. mercato
italiano
flette neinuovi
voSiete pronti
a costruire
lumi
(-7,03%
rispetto
al
2010)
a
mercati per nuovi clienti?
causa
della
crisi
economica
che
6. Siete pronti a rinunciare a parte
hadella
colpito
il paese
riducendo il
vostra
autonomia?
reddito
disponibile
e con ilesso
7. Sei pronto
per cambiare
ritmoi
consumi.
e la velocità dei tuoi pensieri e
Nel
2011
il fatturato dell’indudella
tua impresa?
stria italiana delle piastrelle di ceramica, realizzato in stabilimenti
posti sul territorio nazionale, ha
raggiunto i 4.716 milioni di gra-
47
11
zie alle espor tazioni che da sole
hanno
prodotto
un autile
Se la risposta
è SI
tuttedi e3.570
7 le
milioni
di (e
euro.
domande
badate bene: alle prime
Ancora
meglio
fannoun leSI espresazien6, noi stiamo
cercando
de
italiane situateda in
so congiuntamente
tuttiterritorio
i compoestero,
che superano
il tetto sarà
del
nenti della
rete; all’ultima
miliardo
A fronte diallora
un
necessariodiuneuro.
SI individuale),
numero
20 aziende,
gli
si è prontistabile
fino indifondo
a mettersi
addetti
hanno
raggiunto
le
7.451
in gioco e l’aggregazione avrà un bel
unità
(+5,57%
successo!
Buona rispetto
fortuna! al 2010)
.
per una produzione complessiva
–L’intervento
tra Nord diAmerica
Europa
FrancescoedCurcio
al
–VIdiCongresso
121,7 milioni
di metri
quaCONPAVIPER
è visibile
drati
e vendite
per
127,3 miliosul canale
youtube
dell’associazione
seguente link:
http://www.youtube.
nial (+2,3%).
Il loro
fatturato nel
com/watch?v=0AjqpY-tqw8
2011
ha raggiunto 1.045 milioni
di euro, derivanti da 867 milioni
da vendite domestiche (+6,27%)
e da 178 milioni (+2,37%) per le
espor tazioni.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
48
il punto
sui massetti
Thomas Gessaroli
Redazione IMREADY
Il codice di buona pratica:
La situazione
Il Codice di Buona Pratica:
Il 24 maggio 2012, durante il VI
Congresso Nazionale Conpaviper,
è stato approvato il nuovo Statuto
Conpaviper con il quale sono stati aboliti i vecchi Comitati e sono
state istituite le nuove Sezioni:
• Sezione pavimenti in calcestruzzo;
• Sezione rivestimenti in resina;
• Sezione massetti e sottofondi.
La Sezione “massetti e sottofondi”, si è subito attivata nel riprendere il lavoro già iniziato dal
rispettivo Comitato “Massetti di
supporto e Sottofondi” per la realizzazione del nuovo “Codice di
Buona Pratica” riguardante i massetti di supporto per interni.
Prima dell’approvazione del nuovo
Statuto, infatti, il Comitato aveva
già svolto un notevole lavoro dal
punto di vista normativo, raccogliendo le normative sia italiane
che europee, sottoponendole ad
una prima analisi e traduzione.
Presa coscienza di questo studio
preliminare, la Sezione, è riuscita
in questo periodo a predisporre la
prima Bozza del “Codice di Buona
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
Pratica” per i massetti di supporto
per interni, che sarà presentata al
Saie 2012, a Bologna.
Il Codice descrive un insieme di
specifiche tecniche e procedure
per fornire una solida base per la
progettazione e realizzazione di
massetti di supporto per interni.
L’ambizioso progetto portato avanti
da Conpaviper, è quello di riuscire
a realizzare, entro la fine del 2012,
un Codice di Buona Pratica, che
poi possa fungere da base per un
successivo sviluppo normativo nel
settore dei massetti, così come già
stato fatto per gli altri due settori di
competenza dell’Associazione, quali:
• Codice di buona pratica per i
pavimenti in calcestruzzo ad
uso industriale;
• Codice di buona pratica per i
rivestimenti in resina.
Si tratta di un documento importante, perché rappresenta il primo
passo per disciplinare un settore,
quello dei massetti, dai numeri
importanti ma purtroppo ancora
senza norme e riferimenti.
In particolare, il Codice definisce i
parametri tecnici utili per la buona pratica nell’ambito dei massetti
di supporto per interni stabilendo
anche le specifiche tecniche per lo
strato sottostante al massetto, il
sottofondo.
.
49
MEMBRI SEZIONE MASSETTI
Alessandro Favullo – SISTEMPAV
Massimo Croce – FERRI
Andrea Dari – IMREADY
Massimo Turrini – KERAKOLL
Andrea La Rosa – SO.CO.PAV
Matteo Malferrari – SAINT-GOBAIN PPC ITALIA
Angelo Belli – BELLI
Michele Acquaviva – CALDIC
Angelo Bonin – PAVI CENTER
Michele Triantafillis – LIBERO PROFESSIONISTA
Angelo Pasqualini – DRACO ITALIANA
Ovidio Scalcon – TECNO PIEMONTE
Antonio Favole – CALCESTRUZZI
Carmelo Di Carlo – DI CARLO CARMELO
Carmine Puppio – DELTAPAV
Claudio Porcellato – PENTA SERVICE
Corrado Scollo – SIKA ITALIA
Corrado Uguccioni – LIBERO PROFESSIONISTA
Diego Tomasella – ORMET
Ettore Candiani – SAINT-GOBAIN PPC ITALIA
Fausto Ferrari – BASF CC ITALIA
Paolo Bet – ELLETIPI
Paolo Cinquini – SAVER
Paolo Colombi – C.&B. COLOMBI
Pier Paolo Fumagalli – LEON BEKAERT
Riccardo Billi – PERLITE ITALIANA
Rita D’Alessandro – A.I.P.P.L
Roberto Cassiani – PERLITE ITALIANA
Roberto Orlando – MAPEI
Gian Luigi Pirovano – STEMCO
Salvador Dalvano – A.I.P.P.L
Luigi Schiavo – TRIVENETA POSE
Sivia Tomba – FILI & FORME
Marco Degano – I.C.O.S.
Thomas Gessaroli – CONPAVIPER
Mario Casali – W.R. GRACE ITALIANA
Invitati alle riunioni
Massimiliano Cavallotti – LATERLITE
Alessio Siciliano
Massimo Bocciolini – UNICAL
Davide Tomei – CONFINDUSTRIA CERAMICA
Caldic Imready pied 2 3-11-2011 15:26 Pagina 4
C
M
Y
CM
MY
CY CMY
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CONTOPP
DUREMIT HYDRO
Massetti ad alte prestazioni
con rinforzo in fibre
[email protected]
Colori compositi
SOSTITUISCE
la RETE d’ARMATURA
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
50
il punto
sui massetti
dall’Azienda
Solo il meglio
per massetti
di qualità – PCT
Una gamma di prodotti tecnologicamente avanzati, ampia e completa, supportata da un pacchetto
di servizi che coprono tutte le fasi
del ciclo di cantiere, dalla progettazione ai test prestazionali. Volta
a fornire soluzioni dalle performance garantite, in grado di risolvere ogni problematica di cantiere. Tutto questo è PCT.
In edilizia, molto spesso, è proprio
quello che non si vede, a fare la
differenza. Una regola che vale
tanto nelle nuove costruzioni,
come negli interventi di recupero,
i quali spesso propongono vincoli
e limiti dettati dalla compatibilità
con le strutture esistenti, la necessità di non gravarle con carichi
eccessivi, il rifacimento o l’inserimento di nuove dotazioni impiantistiche. Fattori, questi, che hanno
dato vita a un interessante filone
di sviluppo produttivo, concentrato sulla ricerca di soluzioni innovative in grado di gestirli nel modo
migliore. Ed è proprio questa una
delle principali attività di PCT Performance Chemicals, azienda specializzata nel settore dei massetti
sabbia cemento. L’attività di PCT
è focalizzata sullo sviluppo e produzione di prodotti chimici per l’edilizia, destinati alla produzione di
additivi che migliorano le proprietà dei massetti sabbia – cemento,
soluzioni supportate da una serie
di servizi che vedono l’azienda, sia
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
tramite la sede principale di Hemmingen, in Germania, e le numerose filiali presenti in tutta Europa,
costantemente al fianco degli utilizzatori sia in fase di progetto che
di cantiere.
La gamma di additivi per massetti
cementizi evidenzia il potenziale
tecnologico della PCT, che si traduce in soluzioni di grande efficacia e funzionalità sia nelle nuove
costruzioni che negli interventi di
recupero.
Gli additivi si abbinano alla perfezione: dagli additivi Retanol® ai
51
prodotti di ripristino delle superfici, ponti di adesione e trattamenti
per massetti. I massetti Retanol®
sono il risultato di un intenso lavoro di progettazione e sviluppo
volto a migliorare il manufatto
massetto in tutti i suoi aspetti. In
tal modo si rendono attuabili numerose soluzioni altrimenti non
fattibili con i prodotti per massetti tradizionali. I massetti Retanol® permettono di ridurre la
copertura dei tubi sino a 20 mm.
In pratica, con tubi di 16 mm di
diametro, sono realizzabili massetti radianti a partire da 36 mm
di spessore totale. Un`altra caratteristica incomparabile dell’accelerante di punta Retanol® EKA, è
la possibilità di scegliere, in base al
dosaggio di un unico prodotto, fra
differenti tempi di maturazione (5,
7, 14 o 21 giorni), conferendo al
massetto, oltre a una elevata resistenza meccanica, apprezzabili
tempi di lavorabilità. Caratterizzati da resistenze iniziali elevate, i
massetti formulati con Retanol®
EKA operano pressoché indipendentemente dalla temperatura e
dall’umidità dell’aria, sono calpestabili dopo un giorno e pronti per
sostenere carichi dopo tre giorni.
Campi di applicazione privilegiati
di Retanol® EKA sono la realizzazione di massetti per interni ed
esterni, a struttura composita, a
maturazione rapida, massetti galleggianti, radianti e a bassi spessori, senza la necessità di reti d’armatura o fibre.
Retanol® Xtreme è invece la
soluzione pensata per ottenere
elevate prestazioni soprattutto
nelle applicazioni in campo industriale, e ogni qual volta occorra
ottenere rapidamente elevate
resistenze finali. I massetti Retanol® Xtreme a uso industriale,
possono sostenere carichi fino
a 80 N/mm² e sono particolarmente resistenti all’abrasione.
Sono quindi perfetti per sopportare i carichi più pesanti. Inoltre il
massetto Retanol® è calpestabile già dopo poche ore ed è subito
pronto per il carico. Caratteristiche di lavorazione ottimali, facilità
di posa, maturazione e resistenze
caratteristiche (oltre F8) ottenibili in tempi certi, sono invece i
principali plus tecnologici di Retanol® Xthinn, che rappresenta
una soluzione particolarmente
efficace nelle applicazioni a basso
spessore.
Sempre nel segmento degli additivi per massetti, altro prodotto
di punta è Retanol® Nippon SZ,
particolarmente adatto per la realizzazione di sottofondi alleggeriti
termoisolanti e fonoassorbenti a
base di cemento e polistirolo con
spiccata lavorabilità ed elevate
prestazioni di posa. Caratterizzato da elevate resistenze iniziali, il
prodotto è in grado di migliorare
la coesione tra cemento e polistirolo creando superfici stabili e resistenti ai carichi, maturato dopo
sole 48 ore con spessori del sottofondo fino a 200 mm.
A supportare le elevate caratteristiche prestazionali e applicative
degli additivi Retanol®, è una gamma completa di servizi di supporto:
consulenze tecniche individuali, supervisioni in cantiere come da progetto, test di laboratorio su campioni di materiale per verificarne le
proprietà, ai corsi di formazione. .
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
52
il punto
sui massetti
dall’Azienda associata
Nuovo in Italia:
L’impianto Bremat
“Serie – S” per
massetti autolivellanti
Le attrezzature Bremat sono da
qualche tempo famose, presso
quasi tutti i produttori di massetto, grazie agli impianti “Serie F”
per la produzione di massetti tradizionali sabbia/cemento con impasto semiasciutto. Non tutti sanno però che Bremat ha in catalogo
anche macchine per la produzione
“in proprio” di massetti autolivellanti ad impasto liquido.
La questione su quale sia meglio,
tra un massetto tradizionale o uno
autolivellante, è da tempo oggetto
di discussione con opposti pareri e
con notevoli variazioni sul tema da
zona a zona. Indubbiamente ogni
sistema ha i suoi vantaggi, ma a nostro parere un sistema non elimina
l’altro.
Da tempo ormai le aziende che
posano i massetti si sono trasformate, da ditte puramente artigianali, in vere e proprie industrie con
capitali investiti che a volte superano quelli necessari per produrre
calcestruzzo: basti pensare che vi
sono aziende, anche italiane, che
possiedono più di dieci impianti
Bremat. Diventa quindi quasi obbligatorio per queste aziende diversificare l’offerta.
Il principale vantaggio del massetto autolivellante è la capacità
produttiva, ossia una squadra di
tre persone può posare senza
problemi 500 m² di massetto, a
differenza tradizionale, dove non
si riesce a fare più di 200 m² con la
medesima squadra.
Oggi un “massettista” tradizionale
può approvvigionarsi di massetto
autolivellante dalle industrie del
premiscelato, anche se vi è ancora
una piccola percentuale di autolivellante fornito tramite autobetoniere solo a livello locale.
Il premiscelato in silo ha il vantaggio che può essere “adoperato”
a “chiamata” e non ha bisogno di
grossi investimenti in attrezzatura
da parte del massettista. Le principali industrie del settore offrono
poi anche una serie di servizi aggiuntivi all’impresa e garantiscono
un elevato standard di qualità. Ovviamente il rovescio della medaglia
di tutti questi servizi è l’elevato
costo del materiale, del posizionamento del silo e la mancanza di
flessibilità nella formulazione delle
ricette.
Con le macchine “Serie S” della
Bremat, per la produzione di mas-
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
setti autolivellanti, si apre un nuovo modo di produrre. Il concetto
di base è simile a quello già utilizzato per gli impianti per massetto
tradizionale: abbiamo una vera e
propria centrale di produzione
mobile, dove le materie prime,
inerte e legante, vengono dosate
e mescolate al momento. Gli impianti sono dotati di tutti i sistemi
elettronici e meccanici per il controllo del dosaggio e la mescolazione dei componenti in maniera
sempre costante e precisa. Grazie
alla doppia vasca di mescolazione
si ha un pompaggio costante del
materiale. Vi è la possibilità di variare “on line” le ricette e vi sono
tutti i dispositivi nel caso si voglia
additivare i massetti. Si possono
fare anche due cantieri diversi nello stesso giorno e grazie al sistema
satellitare la macchina può essere
controllata a distanza ivi inclusi i
parametri di produzione.
Le obiezioni all’utilizzo di questo
sistema possono essere il costo
elevato dell’impianto e la garanzia
di produrre un massetto di qualità.
Per quanto riguardo il costo
dell’impianto non vi è dubbio che
si tratta di una spesa importante,
53
ma come per tutti gli investimenti bisogna poi analizzare il ritorno
economico. Ovviamente per avere un ritorno adeguato bisogna
che il “macchinario” sia sfruttato
al massimo e quindi deve essere
preso in considerazione solo da
quelle aziende che posano quasi
ogni giorno massetti autolivellanti. Il vantaggio principale, e che da
solo giustifica l’investimento, è che
da subito si ha un risparmio sull’acquisto delle materie prime che varia dal 20 al 40 %. Moltiplicate per
un anno di lavoro e i conti sono
fatti. Logicamente il tutto dipende dai volumi di produzione, ma
è evidente che l’ammortamento
del macchinario incide poco: da un
20% ad un 40% sul risparmio!! Difficilmente si trovano investimenti
più redditizi. Un altro vantaggio
immediato è che da subito non si
hanno più i costi di posizionamento dei silos. Chi ha esperienza in
questo settore può velocemente
quantificare il risparmio.
Il discorso sulla qualità del materiale prodotto richiede invece
delle considerazioni più ampie.
Sebbene l’acquisto della macchina in qualche modo può essere
fatto da molte aziende, e con i
notevoli vantaggi economici che
abbiamo sinteticamente prima
esposto, l’azienda che decide di intraprendere questa nuova strada
deve mettere in conto un “investimento” sulla ricerca e sviluppo.
L’impianto Bremat Serie S, seppur
innovativo, resta comunque una
macchina e come tale non fa altro
che dosare e mescolare i prodotti
che gli vengono caricati. La qualità
del prodotto finale dipende quindi
dalla qualità delle materie prime.
La macchina agevola la produzione
ma la “ricetta” deve essere sviluppata dagli uomini. Un’azienda che
sottovaluta quest’aspetto è certamente destinata ad avere problemi e contestazioni. Ovviamente
non è necessario avere laboratori
e tecnici al livello dei produttori di premiscelato, considerando
comunque che questi producono
miscele anche per intonaci e malte più o meno performanti oltre
che additivi vari, ma sicuramente
e necessario avere delle persone
dedicate alle prove, con cognizione di causa e con il supporto di
laboratori esterni.
Secondo noi l’unica strada per il
successo.
L’esperienza della Triveneta
Pose Srl di Padova
La Triveneta Pose S.r.l. di Veggiano (PD) ha nel proprio parco
mezzi, oltre a vari impianti per la
produzione del massetto tradizionale e cementi cellulari, anche
una macchina Bremat Sere S per
il massetto autolivellante. L’azienda ha scelto di produrre massetto autolivellante a base anidritica,
in alternativa a quello cementizio,
ritenendolo più adeguato per le
proprie esigenze tecniche e commerciali.
Il massetto a base anidritica permette di eliminare i giunti su superfici regolari di grandi dimensioni. Ha caratteristiche meccaniche
migliori rispetto al massetto tradizionale. Ha una capacità termica elevata che lo rende ideale in
presenza di riscaldamenti a pavimento. E’ più stabile del massetto
cementizio e crepe e ritiri sono
ridotti al minimo. Ha un’elevata
planarità, molto utile nel caso si
posino piastrelle di grandi dimensioni. Non richiede armatura.
Prima di proporre sul mercato il
proprio massetto autolivellante,
Triveneta Pose ha investito molto
tempo e denaro (e continua a farlo) in prove, esami di laboratorio,
certificazione dei materiali e delle procedure di produzione. Del
personale specializzato è dedicato
a seguire questo ramo aziendale:
dall’acquisto delle materie prime,
alla stesura in cantiere al controllo
del prodotto finito.
Questo investimento in macchine,
personale e ricerca, ovviamente
non poteva che produrre risultati
positivi. Nonostante il momento
del mercato non sia dei migliori,
l’innovazione tecnologica e l’utilizzo delle attrezzature Bremat hanno reso la Triveneta Pose leader
nel proprio mercato e punto di
riferimento per la committenza. .
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
54
il punto
Gian Luigi Pirovano
Membro Consiglio Direttivo
CONPAVIPER
L’ingegneria
Forense
Specializzandi del MIF 3 (da sinistra: Raffaele Quindici, Fulvio Parisi (segreteria Master), Gian Luigi Pirovano, Gianluca Di Lorenzo,
Fabio Menditto, Gesualdo D›Alterio, Stefano Brun, Giorgio Saggiomo, Roca Compare, Carlo Alberto Ferraro, prof. Nicola Augenti
(coordinatore Master), Simone Capasso, Piera Di Capua, Gerardo Ferraioli, Maria Pia Cibelli, Luigi Del Monaco, Pinamonte
Ciancio, Entico Rossetti, prof. Rosario Romano (docente Master), Gennaro Costabile.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
55
Nell’anno accademico 2010-2011
ho avuto la fortuna (qualcuno
dice la pazzia…, essendo io residente e lavorando a Bergamo)
di frequentare il terzo Master
Universitario di II livello di specializzazione in Ingegneria Forense
presso l’Università Federico II di
Napoli.
Devo dire che è stata un’esperienza unica, molto, molto faticosa, senza sconti e senza regali, con
risultati di profitto guadagnati sul
campo.
Sono rimasto impegnato per un
anno e mezzo occupando, per
questa esperienza, più di un terzo
della mia vita lavorativa e privata.
Ma questo il prof. Augenti, coordinatore del Master lo aveva ben
chiarito a tutti i candidati, nel pri-
mo colloquio per l’ammissione.
“Un ingegnere privo di cultura
giuridica è solamente un semplice tecnico”, disse una volta uno
stimato professionista. E se questo assunto vale nell’ordinario
esercizio della professione, tanto
più è vero quando l’ingegnere è
chiamato a svolgere le funzioni di
ausiliario del giudice.
Rispetto a un semplice tecnico,
pur professionalmente molto capace, l’ingegnere forense è in possesso non solo di grande professionalità, ma anche di conoscenze
interdisciplinari e di capacità critica e investigativa; un patrimonio
completo di estrema utilità per
l’Autorità giudiziaria.
L’ingegneria forense esamina
dunque le questioni tecniche in
rapporto alla giurisprudenza portando a convergenza il pensiero
dei tecnici e dei giuristi, applica in
sostanza i principi e i metodi specifici dell’Ingegneria alla soluzione
dei problemi tecnici in ambito
giudiziario fornendo all’Autorità
Giudiziaria pareri tecnici mediante la perizia (ambito penale) e la
consulenza tecnica (civile).
L’ingegnere forense è dunque un
esperto cui l’Autorità giudiziaria,
priva di conoscenze tecniche,
deve far ricorso per una corretta
applicazione della legge.
L’Ingegnere Forense, pertanto,
può essere chiamato dall’ ’Autorità Giudiziaria o dalle parti di un
processo per condurre indagini
su un oggetto di contenzioso, ma
può anche essere incaricato da un
privato o da un ente pubblico di
individuare cause e rimedi di problemi tecnici imprevisti.
L’Ingegneria Forense ha radici antiche.
L’interesse dei Legislatori è nato
già con il Codice babilonese di
Hammurabi, (22 secoli a.C.) ove
vigeva il criterio per cui il responsabile di un crollo doveva
risponderne al committente con
obbligazione paritaria. Successivamente, il Codice Napoleonico,
dal quale sono derivati tutti i codici italiani, fino al nostro attuale
ordinamento giuridico, dove le
responsabilità professionali e le
procedure sono disciplinate dal
Codice Civile, Penale, dal Codice
di Procedura Civile e da quello
di Procedura Penale (disposizio-
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
8
56
ni legislative che vengono quasi
sempre ignorate per mancanza
di cultura in materia da parte dei
tecnici).
La materia ha avuto invece un
grande sviluppo negli USA da alcuni decenni
Nel 2003 sono state pubblicate le
Guidelines for Forensic Engineering Practice del TCFE, contenenti utili indicazioni per l’esercizio
dell’Ingegneria Forense.
Per quanto riguarda l’Italia e la
stessa Europa, la cultura dell’Ingegneria Forense è ancora agli inizi
grazie ad alcune figure ben note di
studiosi come il prof. Luigi Stabilini e il prof Sandro Dei Poli, fino ad
avere avuto in questi ultimi anni
un vero e proprio riconoscimento
grazie soprattutto al prof. Nicola
Augenti, dell’Università Federico
II di Napoli, non più solo “l’uomo
dei crolli”, ma il padre dell’Ingegneria Forense italiana come vera
e propria disciplina.
Gli obiettivi dell’Ingegneria Forense non sono solo la corretta
conduzione delle indagini per individuare le cause di danno e le
responsabilità conseguenti, ma
imparare anche da dissesti e da
crolli per evitare il ripetersi di errori e di disastri.
In questo nuovo settore dell’ingegneria sono state intraprese
in Italia varie attività , tra le quali
importanti convegni su CRolli e
Affidabilita’ delle Strutture Civili
(CRASC) con la prima edizione
tenutasi a Venezia nel dicembre
2001, ed altre nel corso di questi
anni, fino alla prossima, IF CRASC
‘12, programmata a Pisa dal 15 al
17 novembre 2012.
Il ruolo dell’Ingegnere Forense nei
procedimenti giudiziari
L’attività dell’Ingegnere Forense
non può in alcuna maniera prescindere dalla conoscenza del
modo in cui si articolano i procedimenti giudiziari. Ancor prima di
imparare a esercitare le funzioni
tecniche, infatti, il professionista
dovrebbe avere contezza del
contesto nel quale vanno inquadrate le sue attività.. Solamente
dopo aver acquisito tali conoscenze, infatti, è possibile esercitare le funzioni di Consulente
Tecnico o di Perito dell’Autorità
Giudiziaria o quelle di Consulente
di Parte, avendo piena cognizione
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
del ruolo da svolgere e del contesto entro il quale esercitarlo.
I requisiti propri del Consulente
Tecnico-giudiziario sono professionali, morali, di equilibrio, in
mancanza dei quali sarebbe sconsigliabile l’ intraprendere tale professione, ma è opportuno evidenziare alcuni aspetti essenziali che
caratterizzano le attività e le funzioni dell’Ingegnere Forense nei
procedimenti giudiziari, ancor più
determinanti in tutti i casi dove
possa essere messa in pericolo
l’incolumità delle persone, come
nel caso di crolli o grandi dissesti,
inquinamento, alimenti e farmaci,
sicurezza sul lavoro, esposizioni a
sostanze nocive, ecc.
Tuttavia i Consulenti del Magistrato, nonostante i loro rapporti
sono nella realtà pratica regolati
57
da un solido rapporto di fiducia,
vengono incaricati “a rotazione”,
e pertanto le nomine vengano
effettuate nella maggior parte
dei casi prescindendo dalla reale
specializzazione del Consulente.
Ciò è frutto anche del fatto che
le domande d’ iscrizione all’albo
speciale non subiscono nella realtà pratica alcun esame o selezione. Sotto quest’ aspetto appare
oramai indispensabile l’istituzione
di un albo nazionale dei periti e
dei consulenti (costituito da professionisti altamente specializzati
nei rispettivi settori dì competenza e rigorosamente selezionati) la
cui consultazione sia disponibile
“in rete” per i magistrati civili e
penali di tutte le sedi giudiziarie
italiane e all’interno delle quali si
dovrebbero riportare anche tutti gli incarichi ricevuti nel tempo,
unitamente al loro esito e le sotto specializzazioni di settore, ad
esempio :
Qualifica: Ingegnere (Civile, Industriale, Forense, ecc.);
Settore: Edilizia;
Competenze specifiche: (ad
esempio) indagini diagnostiche,
strutture, patologie di degrado
dei materiali, dissesti e crolli, Estimo, ecc. (indicandone magari due
o tre)
Il Master universitario in
Ingegneria Forense
Le lacune dei professionisti nel
campo delle conoscenze tecnico-giuridiche hanno fatto si che
l’attività di Consulente Tecnico
di Ufficio o di Parte fosse quasi
sempre affidata all’esperienza,
all’intuizione o, addirittura, all’improvvisazione. La mancanza di
insegnamenti universitari specifici
aveva così prodotto danni incalcolabili con fatali ricadute sull’amministrazione della Giustizia poiché, mancando professionisti altamente qualificati, i cittadini non
potevano avere certezza del riconoscimento dei loro diritti né i
Magistrati sicurezza delle proprie
indagini o delle sentenze emesse.
Per tale specifico motivo è stato istituito presso l’Università
Federico II° di Napoli il Master
di secondo livello in Ingegneria
Forense, diretto dal prof. Nicola
Augenti, con l’obbiettivo di collocare sotto l’unico mantello di
Ingegneria Forense non solo le
discipline dell’ingegneria strutturale (da sempre tradizionalmente
presenti in Università), ma anche
altri settori dell’ingegneria civile e
quelli dell’ingegneria industriale,
con pari dignità. L’aspetto particolarmente innovativo del Master
è stato però rappresentato dall’esigenza, fortemente sentita dai
promotori, di fornire una forte
connotazione giuridica chiedendo
ai docenti della Facoltà di Giurisprudenza di “formare” questi
futuri “nuovi” ingegneri, impartendo loro i fondamenti necessari
all’esercizio di un’attività che interagisce quotidianamente con il
mondo del Diritto. Ovviamente,
accanto all’informazione giuridica
e tecnica trova collocazione an-
che la formazione morale ed etica
dei futuri ingegneri forensi.
Il rigore, l’equilibrio, l’imparzialità
di giudizio e un comportamento eticamente corretto costituiscono, infatti, requisiti essenziali,
mancando i quali le conoscenze
tecnico-giuridiche risulterebbero
superflue.
Le lezioni vengono impartite da
professori universitari appartenenti alle facoltà di Ingegneria e di
Giurisprudenza, mentre seminari
su temi specifici vengono tenuti
da magistrati e da personalità di
rilievo del mondo professionale.
Il Master ha una durata annuale
prevede complessivamente 1500
ore ed è richiesta la frequenza
obbligatoria, ben 17 “regolari”
esami universitari di profitto e, a
conclusione, viene elaborata una
tesi di specializzazione.
Specializzazione Universitaria in
Ingegneria Forense di altissimo
livello, da non confondersi con facili corsi di 20-40 ore nell’ampia
offerta attualmente presente nel
mondo professionale o con la nascita di nuove “Associazioni” dal
nome intrigante, ma con scarse
competenze specifiche dei propri
iscritti in materia forense.
Gli insegnamenti sono così suddivisi:
Insegnamenti giuridici di base
Diritto civile; Diritto penale; Diritto amministrativo; Diritto processuale; Diritto assicurativo e
commerciale.
Insegnamenti tecnici dì base
Consulenza tecnica giudiziaria;
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
8
58
Dissesti e crolli; Ingegneria della
sicurezza; Incendi ed esplosioni;
Impiantistica industriale forense;
Estimo forense.
Insegnamenti d’indirizzo civile
Prove e monitoraggio strutturale; Ingegneria geotecnica forense;
Impianti tecnici per l’edilizia; Gestione dei lavori; Tecniche di rilievo e rappresentazione; Ingegneria
ambientale forense.
Insegnamenti d’indirizzo in dustriale
Ingegneria Forense meccanica,
Ingegneria Forense chimica, Ingegneria Forense elettrica.
Iniziato il primo corso nell’anno
accademico 2008-2009 attualmente è già stato completato il
terzo Master (MIF3) ed è in corso
di svolgimento il quarto anno.
L’Associazione Italiana
di Ingegneria Forense
AIF
Il master universitario permette
oggigiorno di creare figure professionali d’ingegneri dotati di
elevata specializzazione e di riconoscimento ufficiale con valore
legale
Era indispensabile tuttavia anche
far nascere un’associazione pro-
fessionale che potesse riunire
tutti i tecnici la cui attività viene
esercitata in tale settore.
In data 16 novembre 2009 è stata costituita a Napoli l’AIF - Associazione italiana di ingegneria
Forense che ha visto come soci
fondatori grandi esperti in materia, i professori Nicola Augenti,
Antonio Borri, Gian Michele Calvi, Bernardino M. Chiaia, Edoardo Cosenza, Enrico De Rosa;
Lorenzo Jurina, Bruno Macchiaroli, Gaetano Manfredi, Gennaro
Russo, Enzo Siviero e Fabio Locascio.
Gli scopi statutari dell’AIF sono:
- riunire gli ingegneri che esercitano la loro attività nell’ambito del contenzioso giudiziario
e in generale della consulenza
tecnico-legale;
- promuovere, incoraggiare e
diffondere in Italia la cultura
dell’Ingegneria Forense, anche
mediante pubblicazioni ( Rivista italiana di Ingegneria Forense), oltre che documenti
specifici;
- approfondire temi di ricerca,
formazione con corsi di istruzione, seminari e conferenze;
- promuovere contatti e inizia-
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informazioni con note pratiche di tecnologia e indicazioni
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tive con l’Autorità Giudiziaria
e con gli Ordini professionali,
con le Assicurazione e gli organi di protezione civile;
sviluppare la creazione di linee guida per l’esercizio delle
attività di consulenza tecnicagiudiziaria, collaborando con le
competenti autorità alla stesura di norme e regolamenti che
disciplinino l’esercizio professionale riguardanti specificamente l’Ingegneria Forense.
Dott. Ing. Gian Luigi Pirovano
Specialista in Ingegneria Forense
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Socio A.I.F. n° 089 (Associazione
Italiana di Ingegneria Forense)
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N.Augenti; G.L. Pirovano: “Errori nell’esecuzione delle analisi e
delle prove effettuate in procedimenti di Consulenza Tecnica”,
Tesi di specializzazione Master in
Ingegneria Forense, MIF 3. Università Federico II, Napoli, Anno
accademico 2010-2011.
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60
rubrica
SAIE:
Un manifesto per ricostruire
l’Italia: Il Salone
Internazionale dell’edilizia
dal 18 al 21 ottobre diventa
un forum sul sisma a cui
aderisce l’intero mondo delle
Costruzioni.
Duccio Campagnoli, presidente BolognaFiere: «Niente dovrà essere come prima, l’intero settore deve
saper cogliere la sfida senza falsi
proclami».
Vasco Errani, Presidente Emilia
Romagna «Questa è un’idea felice
serve un cambio di cultura per la
ricostruzione, ci aspetta un lavoro
lungo e difficile».
BolognaFiere ha deciso di dedicare tutto il programma di Saie 2012
alla realizzazione di un grande Forum nei giorni di manifestazione,
per aprire una discussione sui grandi temi della Ricostruzione che, a
partire dall’emergenza sismica,
riguardi la ristrutturazione del patrimonio edilizio italiano esistente
e le nuove modalità di costruire.
Il Forum è stato convocato attraverso un manifesto promosso da
BolognaFiere assieme alla Regione
Emilia Romagna e alla rete regio-
nale di ricerca costituita con Aster,
dalle università della Regione per il
settore delle costruzioni e dal Comune dell’Aquila e dalla Regione
Abruzzo. All’appello di BolognaFiere hanno subito aderito tutti i
protagonisti nazionali dell’edilizia:
Ance, Associazione Nazionale dei
Costruttori Edili, i Consigli Nazionali degli Ingegneri degli Architetti
e dei Geometri, la Rete Laboratori
universitari di Ingegneria Sismica
(Consorzio ReLuis), la Piattaforma
tecnologica Italiana delle Costruzioni promossa dal Ministero della
Ricerca, l’Istituto per le Tecnologie
delle Costruzioni del Cnr, l’Enea il
Polo d’Innovazione dell’Edilizia Sostenibile della Regione Abruzzo, la
Fondazione ClimAbita, tutte le associazioni produttive nazionali oltre
che regionali e Bolognesi del settore delle costruzioni (Legacoop,
Confcooperative, Confartigianato).
Un manifesto dal titolo “Ricostru-
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
iamo l’Italia” che lancia un appello
impegnativo e importante di tutti
i sottoscrittori: «Il terremoto recente in Emilia Romagna e quello dell’Aquila nel 2009 – dichiara
61
il Manifesto – e le numerose calamità naturali che hanno colpito
nel tempo altri territori italiani,
rendono indispensabile una svolta
radicale nella cultura nella progettualità e nelle politiche per il settore dell’edilizia, e impongono una
riflessione rigorosa sulla gestione
delle fasi della ricostruzione per
trasformare l’emergenza nella capacità di proporre nuovi modelli e
processi innovativi della filiera delle costruzioni». Il manifesto quindi indica come temi del forum di
ottobre che saranno organizzati in
due grandi sessioni, una dedicata
alle linee di progettazione e alle
tecnologie, l’altra alle normative e
alle certificazioni, le nuove modalità del progettare riferite sia agli
edifici produttivi che a quelli abitativi e pubblici; il recupero, il restauro e la riqualificazione dei centri
storici e del patrimonio architettonico; le regole di una nuova certificazione ambientale, energetica e
per la sicurezza sismica.
Al Saie accanto al Forum saranno
organizzate mostre dedicate alle
nuove tecnologie per la sicurezza
sismica e la ricostruzione e cicli
d’informazione, formazione e dimostrazione delle nuove tecniche
di costruire per gli operatori, a cura
di tutti gli enti di ricerca e le realtà
promotrici del forum. Una mostra
speciale dedicata al Made in Italy
nella progettazione architettonica.
Accanto al Forum per Saie 2012
si terrà la prima edizione di Green Habitat iniziativa promossa e
coordinata per Saie da Norbert
Lantschner, anch’essa dedicato ai
temi non solo dell’efficienza energetica e della qualità ma anche alle
tematiche del costruire in sicurezza.
«La prossima edizione di Saie –
spiega Duccio Campagnoli, presidente di Bolognafiere che la
organizza – segna il passaggio da
semplice fiera dell’edilizia a forum
per la messa in pratica delle migliori esperienze del Costruire per
diffondere in Italia una cultura per
la Ricostruzione che non sia solo
emergenza, ma programmazione
coerente degli edifici in cui andremo a vivere e ad abitare dopo la
fine dell’emergenza. Bolognafiere
aveva già pensato ad una nuova
edizione di Saie intitolata “Ricostruiamo l’Italia”, per la convinzione che l’edilizia ha bisogno non più
solo di esporsi, ma innanzitutto di
ripensarsi e rinnovarsi. Ora dopo i
drammatici eventi in Emilia Romagna, come all’Aquila e in altre parti
d’Italia, niente dovrà essere come
prima nella progettazione, una sfida che il settore delle Costruzioni deve saper cogliere davvero e
con un impegno reale, e non con
momenti occasionali e di facciata».
«Per questo abbiamo voluto che
dal Saie 2012 partisse l’appello per
modificare radicalmente il modo di
costruire – conclude il presidente
Campagnoli – e siamo contenti che
a questo appello abbiano aderito
tutti i protagonisti del settore delle
Costruzioni italiane che saranno a
Bologna per un impegno concreto
che non si esaurisca con il Forum,
ma avvii un percorso di innovazione del costruire italiano».
«Sicurezza, sostenibilità, sviluppo, salute quest’anno fanno rima
con SAIE. Questo grazie al Forum
“Ricostruiamo l’Italia” e alla felice
idea di dedicare l’edizione 2012
del Salone al dopo-terremoto e
alla necessaria svolta culturale e
politica che s’impone in termini
di qualità dei processi costruttivi».
Con queste parole il presidente Vasco Errani ha espresso il sostegno
della Regione Emilia Romagna alla
realizzazione del Forum di ottobre
«Il Salone internazionale dell’edilizia si propone in questo modo di
assolvere ad un ruolo innovativo e
di stimolo verso l’insieme di interlocutori privati e pubblici impegnati
in questo ambito e questa è una
scelta qualificante per Bologna fiere, che la Regione Emilia-Romagna
ha apprezzato e alla quale ha concorso fin dal primo momento. Lo
abbiamo fatto perché crediamo
nella possibilità che il nostro Paese
si doti di nuove politiche industriali,
creando nuovo sviluppo e nuovo
lavoro. E perché siamo consapevoli che nei nostri territori colpiti
dal sisma del 20 e 29 maggio, ci attende un lavoro impegnativo e di
lungo respiro: vogliamo affrontarlo
con un ampio concorso di forze e
di idee per farne una esperienza
di democrazia, di partecipazione e
di nuova qualità sociale, per noi e
per l’Italia» conclude il Presidente
Errani.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
62
rubrica
Accompagnare le aziende sui
mercati esteri,
promuovendo e sviluppando la
cultura del comparto lapideo
legata ad architettura e
design: questa la mission
di Marmomacc 2012
Cresce del 7,4 per cento in valore
l’export di pietre naturali (lapidei
grezzi, semilavorati e finiti), rispetto
al primo semestre 2011, raggiungendo quota 835,4 milioni di euro;
flettono leggermente (-1,9%) le
vendite all’estero di macchinari e
tecnologie per un controvalore di
465,8 milioni di euro, con una previsione di recupero entro la fine
dell’anno.
L’Italia si conferma ancora leader
nella lavorazione e commercializzazione dei prodotti lapidei e nel
comparto dei macchinari e tecnologie, con un export totale che
nel primo semestre 2012 sfiora
gli 1,3 miliardi di euro. È questo
lo scenario di mercato delineato
dall’Osservatorio Marmomacc su
base Istat e Confindustria Marmomacchine in occasione della 47^
edizione di Marmomacc, la più
importante manifestazione internazionale dedicata a marmi, graniti,
pietre, macchine e tecnologie di
lavorazione, architettura, design e
formazione, in programma a Veronafiere dal 26 al 29 settembre
(www.marmomacc.it).
Marmomacc porta a Verona oltre
1.400 espositori, dei quali più di
800 esteri da 57 paesi, con nuove
partecipazioni da Albania, Argentina, Armenia, Hong Kong e Indonesia e sono attesi visitatori da oltre
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
130 nazioni.
«Una fiera - commenta il
presidente di Veronafiere Ettore
Riello - sempre più a servizio del
business delle imprese, come testimonia, quest’anno, il boom di
delegazioni straniere organizzate,
+23 per cento, per un totale di 42
nazioni con una propria missione
commerciale a Marmomacc.
Anche sul fronte dell’internazionalizzazione dell’industria del settore,
Veronafiere con
Marmomacc, dopo USA, Arabia
Saudita e Qatar, presenta nuovi accordi per iniziative mirate in Egitto,
Marocco e nell’area BRIC».
Una scelta internazionale, confor-
63
tata dai riscontri sull’andamento
dei mercati globali: per quanto riguarda l’export italiano di materiali lapidei, il primo semestre dell’anno vede protagonisti gli Stati Uniti,
con importazioni cresciute del 23
per cento (da 101 a 124,7 milioni
di euro). In Europa, buon risultato
verso la Germania (+8,6%) con
l’export salito da 72,3 a 78,5 milioni di euro. Ad est, si distingue la
Russia (+3,8%), mentre i paesi del
Nord Africa, nonostante l’instabilità sociale e politica, totalizzano
esportazioni per un controvalore
di 29,5 milioni di euro (+7,2%).
Soddisfazioni anche in Medio
Oriente, verso cui l’export di mar-
mi e graniti italiani è aumentato
del 26,2 per cento, con un picco
del 55,6 per cento in Arabia Saudita (53,6 milioni di euro contro
29,8 milioni di euro nel 2011). Per
quanto riguarda l’Asia, in aumento
le esportazioni di prodotto finito
anche in Cina (+37,4%).
Tra i principali mercati di sbocco
per macchinari e tecnologie made
in Italy, nel primo semestre
2012 è il Brasile a segnare la performance migliore con 42 milioni
di euro (+56,4%), contro i 26,9
milioni di euro del 2011.
Aumentano anche le esportazioni
verso la Russia (+83,5%), da 16,5
a 30,2 milioni di euro, così come
quelle verso l’Arabia Saudita
(+16,9%), passate da 26,4 a 30,8
milioni di euro.
Bene anche le esportazioni dirette
negli Stati Uniti che raggiungono
i 26,5 milioni di euro (+57,6%),
contro i 16,8 milioni di euro del
2011.
Nel Nord Africa, quasi raddoppiate le esportazioni verso il Marocco (+94%), per un controvalore di
7,3 milioni di euro.
«E ai dati elaborati dall’Osservatorio - spiega il direttore
generale di Veronafiere, Giovanni
Mantovani -, da quest’anno si affiancano anche quelli di Marmomacc Outlook, il nuovo strumento
di ricerca dedicato agli operatori
del marmo, lanciato tra le novità
di questa edizione della manifestazione: un report in dieci lingue, con
un bacino di oltre 50.000 utenti,
aggiornato ogni tre mesi per fare
il punto sulle evoluzioni del mercato». Dalla ricerca emerge come
gli indici di commercio estero indichino un settore decisamente
globalizzato, con la maggioranza
delle aziende che fattura più del
40 per cento al di fuori dai propri
confini. I trend futuri mostrano poi
come il mercato su cui la maggior
parte degli intervistati vede una
crescita importante sia la Russia,
seguita da Cina, Brasile, India, Stati
Uniti ed Italia, ma mergono anche
nuovi player come Arabia Saudita
ed Iran.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
64
attualità
L’INAIL procede con le
denunce online
Dal 28 settembre denunce
e comunicazioni all’INAIL
esclusivamente online
Dal 28 settembre 2012, le imprese
dovranno utilizzare esclusivamente
i canali Web (seguendo il percorso “Punto cliente – Denunce” del
portale Internet dell’Istituto) per
presentare le denunce di:
• inizio e cessazione attività;
• nuovo lavoro a carattere temporaneo;
• retribuzione per contratti di
somministrazione;
• tabella d’armamento settore navigazione;
• retribuzione per l’erogazione di
tutte le prestazioni del settore
navigazione;
• prima iscrizione per il settore
navigazione;
• riassicurazione in corso d’anno
per il settore navigazione.
I nuovi servizi di comunicazione e
denuncia per i datori di lavoro –
come previsto dalla nuova Circolare 43/2012 – si sommano agli altri
adempimenti esclusivamente online: “dichiarazione motivata della
riduzione delle retribuzioni presunte”; “denuncia delle retribuzioni” e
servizi annessi ; “elenchi trimestrali
dei soci lavoratori di cooperative di
facchinaggio”.
I canali Web a disposizione degli
utenti sono i seguenti:
• Il servizio “Inail risponde” per
richiedere informazioni o chiarimenti sull’utilizzo dei servizi online e approfondimenti normativi
e procedurali;
• Il servizio “Chat”, un sistema di
messaggistica istantanea, per ricevere in modalità interattiva assistenza dagli operatori del Ccm;
• Il servizio di “Web collaboration”,
al fine di condividere il proprio
desktop con gli operatori del
Ccm per una più efficace assistenza nell’utilizzo dei servizi on line.
La “denuncia d’iscrizione/esercizio
per inizio attività con polizza dipendenti e/o artigiani (apertura codice
ditta)” va effettuata dagli intermediari autorizzati (legge n. 12/1979)
nei casi in cui non è obbligatoria
la comunicazione unica al registro
delle imprese. Va utilizzato l’apposito servizio “Iscrizione ditta” e le
credenziali di accesso ai servizi telematici riguardanti la gestione dei
rapporti assicurativi già in proprio
possesso. Per la “denuncia di cessazione attività l’adempimento deve
essere compiuto utilizzando l’apposito servizio “Cessazione ditta”, dagli utenti in possesso di abilitazione,
ossia intermediari e soggetti assicuranti titolari di codice ditta.
Per entrambe le procedure, il servizio deve essere utilizzato nei soli
casi in cui non è obbligatoria la comunicazione unica al registro delle
imprese.
In caso di denuncia di nuovo lavoro
a carattere temporaneo, l’adempimento deve essere eseguito utilizzando l’apposito servizio “DNL
TEMP”, per gli utenti in possesso di
abilitazione.
Mentre le “denunce retributive
contratti di somministrazione” devono essere presentate attraverso
il servizio “Somministrazione di
lavoro” da parte delle società di
somministrazione già in possesso
delle credenziali di accesso.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
Settore navigazione
Le imprese del settore devono
presentare tramite il canale telematico la “comunicazione tabella
d’armamento”.
La “Denuncia retribuzione per l’erogazione di tutte le prestazioni
del settore navigazione” non va invece presentata dalle categorie per
le quali sono stabilite retribuzioni
convenzionali dall’art. 32 del Dpr
1124/65, mentre va presentata per
le retribuzioni effettivamente corrisposte al marittimo nei 30 giorni
precedenti lo sbarco – appena ricevuta notizia dello sbarco del marittimo per infortunio o per malattia
e, comunque, non oltre dieci giorni
dalla denuncia dell’evento – e per le
prestazioni di maternità. Il percorso
da seguire è “Navigazione marittima
– Servizi on line – Accesso area dedicata agli utenti del settore navigazione -Denuncia retribuzioni”.
La “denuncia di prima iscrizione”
deve essere effettuata per inizio
attività seguendo il percorso “Navigazione marittima – Servizi on line
–Accesso area dedicata agli utenti
del settore navigazione - Denuncia
prima iscrizione”.
La “denuncia di riassicurazione” deve
essere compiuta dagli armatori/delegati per riattivare l’assicurazione di
navi che hanno cessato l’attività negli
esercizi precedenti o per ulteriori periodi in corso d’anno non previsti in
autoliquidazione, seguendo il percorso “Navigazione marittima – Servizi
on line – Accesso Area dedicata
agli utenti del settore navigazione –
.
Denuncia di riassicurazione”.
65
Quaderno tecnico ALIG
“Le prove di
caratterizzazione
dinamica sui terreni”
Dopo il grande successo del primo
quaderno tecnico ALIG N° 1 “Materiali da costruzione: manuale per la
Direzione Lavori”, che ha raggiunto
una tiratura di oltre 10.000 copie,
ALIG prosegue nella collana, con
la pubblicazione del secondo Quaderno Tecnico di approfondimento
delle attività dei laboratori di prova, che ha come tema specifico “Le
prove di caratterizzazione dinamica
sui terreni”.
I contributi tecnici contenuti in questo quaderno sono stati presentati
nell’ambito del corso di formazione,
organizzato dall’ALIG in collaborazione con il Centro di Geotecnologie
dell’Università di Siena e con il supporto della Controls nell’aprile 2010.
L’ALIG deve al Centro di Geotecnologie, che ha messo a disposizione dei partecipanti le aule universitarie e il laboratorio geotecnico, la
massima gratitudine per la collaborazione e professionalità dimostrata.
Nel corso di formazione teorico
e pratico, sono stati approfonditi
i principi su cui si basano le differenti tecniche di caratterizzazione
dinamica dei terreni naturali in laboratorio, soffermandosi sulla valutazione dei parametri meccanici
mediante prove geotecniche “non
convenzionali”.
Durante il corso, è stato possibile illustrare ed utilizzare apparecchiature di alta tecnologia per l’esecuzione di queste prove di laboratorio,
ancora poco diffuse, gentilmente
rese disponibili dalla società Controls Spa, socio sostenitore di ALIG,
che ha contribuito alla efficace realizzazione dell’evento.
Le note di questo quaderno illustrano, partendo da una ricognizione
generale sulle prescrizioni tecniche
riportate nelle Nuove Norme Tecniche sulle Costruzioni, le tecniche
di laboratorio geotecnico per la caratterizzazione dinamica dei terreni
più in uso e la loro applicazione a
casi reali nel rispetto delle disposizioni legislative in materia, descrivendone nel dettaglio attrezzature
e corretto utilizzo.
L’ALIG ritiene che una corretta e
responsabile campagna d’indagine
geognostica e geotecnica in sito ed
in laboratorio debba essere eseguita in conformità a un progetto d’indagine concordato tra il Geologo
progettista ed il Progettista generale
dell’opera. Tale indagine potrà quindi
supportare il geologo nella corretta
modellazione geologica del sito, che
tenga conto dei rischi connessi all’inserimento dell’opera nel più ampio
contesto geologico e quindi definirà
puntualmente le caratteristiche geotecniche del più specifico ambito
d’intervento, necessarie alla redazione della relazione geotecnica. Tali
presupposti sono fondamentali per
una progettazione che garantisca la
sicurezza dell’opera nel senso più
generale del termine.
Il “laboratorio geotecnico”, sulla
base della propria esperienza “sul
campo”, può quindi fornire un utile ausilio per tutti i progettisti che
operano nel mondo delle costruzioni e devono indirizzare il proprio
programma d’indagine geognostica
e geotecnica per definire puntualmente i parametri di caratterizzazione geotecnica delle terre e delle
rocce.
Il Quaderno tecnico può fornire
supporto a quest’attività, presentando metodologie d’indagine innovative, ed illustrandone le caratteristiche tecniche ed applicative.
Inoltre, il Quaderno Tecnico vuole
essere una guida per i laboratori
geotecnici che, nell’ambito della
loro attività, nell’esecuzione di queste prove, devono fornire parametri
corretti ed adeguati, in quanto indispensabili, per la caratterizzazione
dei terreni propedeutica ad una
corretta progettazione.
Il quaderno è stato arricchito e
completato con una nota riguardante le prove in sito di caratterizzazione geotecnica dei terreni sotto
azione dinamica che sono state oggetto di un interessante convegno
organizzato da ALIG insieme alle
Associazioni AGI, ANISIG e ASG
nell’ambito della Fiera Geofluid
2010. La nota, presentata nell’ambito del convegno, analizza e fa un
raffronto tra le principali metodologie d’indagine sismica finalizzata alla
definizione dei parametri dinamici
del sottosuolo.
Ci auguriamo che questo Quaderno ottenga grande interesse e diffusione, premiando l’impegno di tutti
quelli che ci hanno lavorato e serva
da indirizzo e guida per i professionisti ed i laboratori che si accingono
ad affrontare queste tematiche. .
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
66
attualità
La certificazione riduce il rischio di infortuni
La conferma nei dati dell’Inail: con la Bs
Ohsas 18001 anche conseguenze meno gravi
Pavimentazioni industriali: guida per l’applicazione della Bs Ohsas 18001
ICMQ persegue la sinergia con le aziende del settore costruzioni per lo sviluppo di linee guida finalizzate ad
una efficace applicazione dei sistemi di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro. Dopo la pubblicazione
della guida applicativa per il settore prefabbricati e di quella per il calcestruzzo preconfezionato, ha sviluppato
in collaborazione con l’associazione di categoria Conpaviper una Guida applicativa per la certificazione delle
aziende che realizzano pavimentazioni industriali.
Si tratta della prima guida che “mette piede” in cantiere (le due precedenti erano riferite ad attività che si
svolgono presso impianti fissi) e s’introducono i concetti base del titolo IV del D.Lgs. 81/2008, quello che
tratta il tema dei cantieri temporanei o mobili, per quanto analizzati nell’ambito di una attività fortemente
specialistica. In questo contesto, oltre alla “classica” analisi dei rischi, contenuta nel Dvr (Documento di valutazione dei rischi), si affianca l’analisi delle criticità specifiche del cantiere, che si concretizza nel Piano operativo
di sicurezza (Pos), inquadrato nell’ambito del Piano di sicurezza e coordinamento (Psc) che non deve essere
redatto da chi realizza il pavimento industriale, ma dal general contractor.
Oltre a temi applicabili a tutti i cantieri, come Pos e Psc, vengono affrontati argomenti specifici come per
esempio le macchine comunemente utilizzate da chi realizza pavimentazioni industriali, con le relative modalità di manutenzione ed i contenuti di una istruzione di lavoro sicuro indirizzata a chi le manovra. Non mancano approfondimenti su temi di attualità come lo stress lavoro correlato, argomento che ha alcune criticità
legate proprio alle caratteristiche peculiari dell’attività.
La guida applicativa è disponibile gratuitamente per chi ne faccia richiesta all’indirizzo e-mail [email protected].
Indice
di frequenza (%)
Indice
di gravità (%)
-21
-15
Pesca, Alimenti, Agricoltura
Campione di imprese
non significativo
Campione di imprese
non significativo
Chimica, Plastica, Carta, Pelli
-26
-45
Edilizia
-33
-42
Energia, Gas
-32
-33
Metallurgia, Macchine
-34
-73
Mineraria
-6
-18
Vetro
-43
-51
Tessile
-64
-40
Trasporti, Magazzino
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Media
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Settori
Servizi
 Confronto fra l’indice di frequenza e l’indice di gravità
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
Lo confermano i dati dell’Inail: lavorare in aziende certificate riduce il rischio di infortuni. La notizia
arriva dall’Osservatorio Accredia
“Salute e sicurezza sul lavoro”,
realizzato in collaborazione con il
Censis e con i contributi di Inail e
Federchimica.
Secondo quanto riportato nel
volume, presentato lo scorso 8
giugno a Roma, l’adozione di un
sistema di gestione come quello
descritto dalla norma Bs Ohsas
18001 per mette di diminuire
sensibilmente sia l’indice di frequenza (numero di infortuni/giorni lavorati) che l’indice di gravità
(giorni persi per infortunio/giorni
lavorati). Questo accade in tutti i tutti i comparti lavorativi, nei
quali l’indice di frequenza è sceso
67
del 27%, ma soprattutto in edilizia
dove il valore ha sperimentato un
calo del 33%. Lo stesso si verifica
per l’indice di gravità di gravità ha
registrato una flessione media del
35% in tutti i settori e si è quasi dimezzato in edilizia, scendendo del
42%. In sostanza, quando si verifica
un infortunio esso determina nelle
aziende certificate conseguenze
meno gravi, che si traducono in un
minor numero di giorni di assenza.
Questi dati spiegano perché l’Inail
riconosca riduzioni, anche sostanziose, del premio assicurativo alle
aziende che applicano un sistema
di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro” spiega Massimo Cassinari, responsabile certificazione
sistemi di gestione di ICMQ, l’istituto di certificazione leader nel
settore delle costruzioni.
L’adozione di un “sistema 18001”
comporta anche un altro vantaggio non trascurabile: in caso
d’infortunio grave o gravissimo,
l’azienda può evitare le sanzioni
da responsabilità amministrativa
previste dal D.Lgs. 231/2001. “Si
tratta di provvedimenti estremamente pesanti che partono da
una sanzione pecuniaria minima
di 20.000 € ma possono arrivare
anche alla sospensione delle attività o alla revoca delle autorizzazioni. L’attuazione di un sistema di
gestione Ohsas 18001, quindi, non
comporta solo vantaggi di tipo etico nei confronti dei lavoratori, ma
consente risparmi sui premi Inail e
una sorta di assicurazione contro
la responsabilità amministrativa”
prosegue Cassinari.
Per ottenere la cer tificazione
servono competenze e risorse
adeguate nonché un’ottima capacità organizzativa. Lo sviluppo di
un sistema di gestione inizia, infatti, con un’auto valutazione dei
rischi connessi con la propria attività (peraltro richiesta dalla legislazione vigente) e delle interazioni con l’ambiente circostante.
La fase di cer tificazione consiste
in una verifica suddivisa in due
momenti: la verifica della conformità legislativa e dell’efficacia del
sistema di gestione come reale
strumento di controllo e di miglioramento.
“Se l’organismo di cer tificazione
opera sotto il controllo di Accredia (l’ente italiano di accreditamento), la cer tificazione Ohsas
18001 dà diritto ad uno sconto
sui contributi Inail senza necessità
di ulteriori verifiche: ad esempio,
un’azienda del settore prefabbricati con 180 dipendenti può risparmiare 45.000 euro/anno sui
contributi Inail” conclude Cassi.
nari.
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
68
attualità
Ricerca e sostenibilità:
ecco i.land, il cuore verde dell’innovazione
In occasione dell’edizione 2012 de
“I Maestri del paesaggio” sarà inaugurato il campo agricolo ornamentale del Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi
Un taglio del nastro molto speciale
per il campo agricolo ornamentale
i.land, che sarà inaugurato venerdì
31 agosto nell’ambito dell’edizione
2012 de I Maestri del paesaggio –
International Meeting of the landscape and Garden, in calendario
a Bergamo tra il 30 agosto e il 16
settembre di quest’anno.
i.land è il campo agricolo ornamentale che circonda e completa
i.lab, il nuovo Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi, progettato dall’architetto americano Richard Meier e inserito nel contesto
del parco scientifico-tecnologico
Kilometro Rosso di Bergamo. Sviluppato su uno spazio di 23.000
metri quadrati dedicati alla ricerca
e all’innovazione sui materiali per
le costruzioni, i.lab risponde ai requisiti più stringenti in materia di
risparmio energetico e qualità innovativa della progettazione ed è
stato certificato “Platinum” LEED
(Leadership in Energy and Environmental Design), il più alto standard di certificazione energetica e
ambientale per l’edilizia al mondo.
Un luogo di grande architettura,
eccellenza tecnologica e responsa-
bilità ambientale.
i.land nasce dal desiderio di coniugare l’architettura di i.lab con la cultura e la geografia del luogo: l’innovazione con la tradizione autentica
della terra bergamasca, che oggi si
traduce in sostenibilità, biodiversità
e chilometri zero. Proprio della forza della terra e del suo ambiente
si è nutrito e arricchito il progetto
nella sua ideazione e nel suo divenire. Se i.lab porta sul territorio un
grande contributo di innovazione,
i.land traduce l’impegno a favore
della sostenibilità nella riscoperta di
valori antichi, quelli dell’agricoltura
tradizionale locale, e della loro possibile coesistenza con una cultura
industriale rispettosa della natura e
del paesaggio.
Il giardino pensile dell’auditorium,
all’esterno della sala convegni, rappresenta una scenografia da godere dall’interno e luogo di sosta
per dipendenti e ospiti. Il giardino
d’ingresso assolve prettamente
a una funzione estetica in segno
di accoglienza. Per lasciare spazio
all’architettura si è voluto inserire
un semplice tappeto erboso verde
che permette all’edificio di risaltare
nella sua interezza. Il giardino a Sud
è stato pensato per offrire un luogo accogliente, aula all’aperto, spazio per ricevimenti, eventi teatrali
e musicali. Nel giardino Sud sono
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
collocate delle onde di carpino
(essenza tipica della tradizione locale bergamasca) che definiscono
un anfiteatro davanti alla scultura
“Mutated Panels” ideata da Richard
Meier. Il giardino ospita uno stagno
costruito con le tecniche della fitodepurazione con ghiaie e piante
acquatiche. Per la parte agricola
si sono scelte varietà tipiche della
terra bergamasca e del Nord Italia. Per la realizzazione del frutteto
ci si è avvalsi della collaborazione
con Slow Food, che si è occupata
della scelta delle varietà e che ne
seguirà la gestione. Il raccolto verrà
trasformato in conserve e stick di
frutta essiccata da distribuire nelle
scuole. Per assicurare l’impollinazione dei fruttiferi verranno poste
delle arnie dalle quali si potrà anche
ricavare miele locale, grazie anche
alla presenza di un prato fiorito.
Nella superficie a Ovest, si trova la
zona agricola a seminativo, con varietà antiche di mais bergamasco. Il
seminativo sarà realizzato e gestito
dall’Unità di Ricerca Nazionale per
la Maiscoltura CRA - MAC localizzata proprio di fronte al terreno.
Questa coltivazione risponde a criteri di chilometro zero.
i.land, il campo agricolo di i.lab, è
nato da un progetto dello Studio
GPT – Giardini Paesaggio Territorio.
.
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2012 #6
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#Innovare:
un cammino,
non un miracolo
Andrea Dari
Nel secondo trimestre il Pil italiano ha segnato un calo tendenziale del 2,6% e congiunturale
dello 0,8%. Nello stesso periodo, in termini congiunturali, il
Pil è aumentato dello 0,4% negli
Stati Uniti, dello 0,3% in Germania e in Giappone, è rimasto
stazionario in Francia.
Siamo un Paese in declino?
Lo squallido spettacolo che il
mondo della politica sta dando
in questi mesi ci farebbe pensare
di sì, e senza prospettive.
Esiste però una parola chiave
che può rappresentare la speranza per una svolta: innovare, anzi
#innovare.
A Rimini il 57° Congresso del CNI ha ribadito il ruolo centrale dell’ingegnere
Concretezza, organizzazione e operatività
S
i è chiuso lo scorso 14 settembre a Rimini, il
57° Congresso Nazionale degli Ordini degli
Ingegneri. 1.200 delegati, in rappresentanza
di tutti i 106 ordini provinciali, hanno discusso di
prevenzione ambientale e sismica, energie rinnovabili e giovani professionisti. Il Congresso, il primo di
categoria che si è tenuto dopo l’approvazione della
riforma, è stato certamente l’occasione per discutere,
elaborare idee, offrire scenari e prospettive di azioni concrete che possono essere da guida anche per
gli altri, che vedono negli ingegneri un riferimento
importante.
a pagina 2
La costruzione in legno e il sisma
I
Focus RESTAURO
Maurizio Piazza
l legno è un materiale da costruzione antico, forse uno dei più utilizzati al mondo, ingiustamente trascurato per buona parte del secolo scorso
nel nostro Paese. Esso è indubbiamente
materiale vantaggioso per la costruzione in zona sismica, tenuto conto della
massa volumica ridotta rispetto alla
capacità portante: i valori del rapporto resistenza/massa per legno e legno
lamellare sono quasi identici a quelli
dell’acciaio da carpenteria metallica e
leggi il seguito su www.ingenio-web.it
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Valutazione del danno
da creep in tubazioni
industriali ad alta
energia tramite analisi
plastica nel tempo.
circa 5 volte superiori a quelli del calcestruzzo armato. D’altra parte, la cultura
della costruzione in legno è particolarmente sviluppata proprio in regioni
caratterizzate da alto rischio sismico:
America del Nord, dove la costruzione
di edifici per civile abitazione in legno
rappresenta la normalità; Giappone e
Cina, dove le costruzioni di legno più
antiche (età di oltre 8 secoli) sono costituite da templi di notevole altezza situati in zone altamente sismiche.
a pagina 10
Quando si progetta un intervento di consolidamento strutturale occorre tenere in considerazione la somma delle componenti storiche,
tecnologiche, materiche e culturali che hanno
caratterizzato l’edificio nei suoi vari periodi storici
e sociali. Tenere in conto l’unicità dell’oggetto
architettonico conduce ad un intervento specifico
e mirato, rivolto alla conservazione dell’esistente
e capace di operare con modalità di accostamento collaborativo tra le strutture nuove e quelle
antiche, così da apportare vantaggi statici a lungo
termine oltre che benefici immediati. Gli argomenti
trattati dal dossier sono frutto della ricerca e
dell’operare di studiosi e professionisti tra i più
noti del settore.
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AEMME Srl
ALL PAV Srl
AEMME
Srl
AIRE PAVIMENTAZIONI
Srl
ALL
PAV
Srl
ALPI PAV Srl
ITAL.PAV.I. Srl
IMPRESE
ITS Srl
IPM
ITALIA
MEDIPAV
SrlSrl
ITAL.PAV.I.
MOMBRINI Srl
Srl
AIRE
PAVIMENTAZIONI
Srl
ANCO
Srl
ALPI
PAV
Srl
ARENCI ANGELO
ITS
Srl
MORTARA
& C. Srl
MEDIPAV
NOVAEDILSrl
Srl
ANCO
ATEF Srl
Srl
ARENCI
ANGELOSrl
B.M.B. SYSTEM
MOMBRINI
Srl
P&R Srl Pavimenti
e rivestimenti in resina
MORTARA
&
C.
Srl
PA.S.I. di Marras Rossano & C. SaS
ATEF
Srl MARIO LUIGI
BALDELLI
B.M.B.
Srl
C.M.C.SYSTEM
Srl
P&R
Srl Pavimenti
e rivestimenti in resina
PAVIBETON
Srl
PA.S.I.
di Srl
Marras Rossano & C. SaS
PAVIDUR
BALDELLI
MARIO LUIGI
CENTRO SERVIZI
INDUSTRIALI SCRL
C.M.C.
Srl
CO.I.PA. Costantino Geom. Piergiorgio Srl
PAVIBETON
Srl TECHNOLOGY Srl
PAVINDUSTRIA
PAVIDUR
Srl
PENTA SERVICE
CENTRO
SERVIZI INDUSTRIALI SCRL
COCCO Srl
CO.I.PA.
Costantino
COMACO
ITALIANAGeom.
SpA Piergiorgio Srl
PAVINDUSTRIA
RESINDAST Srl TECHNOLOGY Srl
PENTA
SERVICE
SISTEMPAV
Srl
COCCO
Srl G. DI Tagliabue M. Luisa
CONCRETE
COMACO
ITALIANA SpA
COR.IM. Srl
RESINDAST
SEVENTY Srl Srl
SISTEMPAV
Srl
SO.CO.PAV Srl
CONCRETE
G. DI Tagliabue
M. Luisa
DUROCEM ITALIA
SpA
COR.IM.
ECOTEPSrl
Srl
SO.CO.PAV
Srl
SO.PAV TECHNOLOGY
Srl
SO.PAV
TECHNOLOGY
Srl
STEMCO Srl
DUROCEM
ITALIA
SpA
EDILPAV Srl
Soc. Unipers.
ECOTEP
Srl Srl
EDIL TECNO
STEMCO
Srl
TECNES GROUP
BY ELITE Srl
TECNES
GROUP
TECNO.BI.TRE Srl BY ELITE Srl
EDILPAV
Srl Soc. Srl
Unipers.
EPOXY SISTEM
EDIL
TECNO
Srl
EUROPAV
SERVICE
Srl
TECNO.BI.TRE
Srl di Angelo Pari & C.
TECNOBETON SaS
TECNOBETON
SaSdidi
AngeloAntonio
Pari &&C.C.
TECNOLEVEL SaS
Zambito
EPOXY
SISTEM
Srl
EUROPAV
TECHNOLOGY
Srl
EUROPAV
SERVICE
Srl
F.LLI B-SYSTEM Srl
TECNOLEVEL
di Zambito Antonio & C.
TECNORESINASaS
VERNICI
TECNORESINA
TEKNO EDILE di VERNICI
Romeo Giovanni
EUROPAV
TECHNOLOGY
GATE PREFABBRICATI
SrlSrl
F.LLI
B-SYSTEM
Srl
I.C.E.A. SaS dei F.lli Di Fede
TEKNO
EDILE di Srl
Romeo Giovanni
UNIPAV SERVICE
UNIPAV
SERVICE
Srl
VENEROM Srl
GATE
PREFABBRICATI
I.C.O.S.
di Degano Srl Srl
I.C.E.A.
SaSDANICO
dei F.lli EDILIZIA
Di Fede Srl
IMPRESA
VENEROM
VINELLA SrlSrl
VINELLA
ZIGIOTTOSrl
MARCO
I.C.O.S.
di Degano
Srl
IPM ITALIA
Srl
IMPRESA DANICO EDILIZIA Srl
ZIGIOTTO MARCO
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
API SpA
API SpA
APSE TECNOLOGIE EDILI Srl
APSE TECNOLOGIE EDILI Srl
BASF C.C. ITALIA
BASF C.C. ITALIA
BETONROSSI SpA
BETONROSSI SpA
CALCESTRUZZI SpA
CALCESTRUZZI SpA
CALDIC ITALIA Srl
CALDIC ITALIA Srl
DRACO ITALIANA SpA
DRACO ITALIANA SpA
ECOBETON ITALY Srl
ECOBETON ITALY Srl
FARAPLAN SpA
FARAPLAN SpA
FERRI Srl
FERRI Srl
FIBROCEV Srl
FIBROCEV Srl
IDEAL WORK Srl
IDEAL WORK Srl
IMREADY Srl
IMREADY Srl
ISOPLAM Srl
ISOPLAM Srl
ISTRICE by FILI & FORME Srl
ISTRICE by FILI & FORME Srl
KEMPER SYSTEM ITALIA Srl
KEMPER SYSTEM ITALIA Srl
KERAKOLL SpA
KERAKOLL SpA
LA MATASSINA Srl
LA MATASSINA Srl
LABERG Srl
LABERG Srl
LATERLITE SpA
LATERLITE SpA
LEIDI ANGELO Srl
LEIDI ANGELO Srl
LEON BEKAERT SpA
LEON BEKAERT SpA
LEVOCELL SpA
LEVOCELL SpA
FORNITORI
FORNITORI
IMPRESE SETTORE MASSETTI
IMPRESE SETTORE MASSETTI
BELLI Srl
BELLI Srl
C. & B. COLOMBI Srl
C. & B. COLOMBI Srl
DELTAPAV Srl
DELTAPAV Srl
DI CARLO CARMELO
DI CARLO CARMELO
TECNOPAV di Collavo Franco
TECNOPAV di Collavo Franco
VENETA MASSETTI Srl
VENETA MASSETTI Srl
TRIVENETA POSE Srl
TRIVENETA POSE Srl
LABORATORI e ORG. DI CERTIFICAZIONE
LABORATORI e ORG. DI CERTIFICAZIONE
ELLETIPI Srl
ELLETIPI Srl
ICMQ SpA
ICMQ SpA
TECNO PIEMONTE SpA
TECNO PIEMONTE SpA
TECNOPROVE Srl
TECNOPROVE Srl
LUBRIMATIC Srl - BREMAT
LUBRIMATIC Srl - BREMAT
MAPEI SpA
MAPEI SpA
MPM Srl
MPM Srl
N.T.E. Srl Soc. Unipers.
N.T.E. Srl Soc. Unipers.
OCV ITALIA Srl
OCV ITALIA Srl
OFFICINE MACCAFERRI SpA
OFFICINE MACCAFERRI SpA
ORMET SpA - DIVISIONE OVERMAT
ORMET SpA - DIVISIONE OVERMAT
PAVI CENTER Srl
PAVI CENTER Srl
PEIKKO ITALIA Srl
PEIKKO ITALIA Srl
PERLITE ITALIANA Srl
PERLITE ITALIANA Srl
PROGRESS PROFILES SpA
PROGRESS PROFILES SpA
RINOL ITALIA R. & T. Srl
RINOL ITALIA R. & T. Srl
RUREDIL SpA
RUREDIL SpA
SAINT-GOBAIN PPC Italia SpA
SAINT-GOBAIN PPC Italia SpA
SAVER Srl
SAVER Srl
SIKA ITALIA SpA
SIKA ITALIA SpA
SIVIT Srl
SIVIT Srl
SK Srl
SK Srl
TRIMMER Srl
TRIMMER Srl
UNICALCESTRUZZI SpA
UNICALCESTRUZZI SpA
VIMARK Srl
VIMARK Srl
W.R. GRACE ITALIANA SpA
W.R. GRACE ITALIANA SpA
ASSOCIAZIONI
ASSOCIAZIONI
A.I.P.P.L Associazione Italiana Posatori
A.I.P.P.L Pavimenti
Associazione
Italiana Posatori
in legno
Pavimenti in legno
ATECAP Associazione Tecnico-Economica del
ATECAP Associazione
calcestruzzo Tecnico-Economica
preconfezionato del
calcestruzzo preconfezionato
SISMIC Associazione Tecnica per la proSISMIC mozione
Associazione
per laper
pro-il
degli Tecnica
acciai sismici
mozione
degli
acciai
sismici
per
il
cemento armato
cemento armato
LIBERI PROFESSIONISTI
LIBERI PROFESSIONISTI
Bianco Antonio
Bianco Antonio
Bortolamasi Stefano
Bortolamasi Stefano
Burba Fabio
Burba Fabio
Caraci Riccardo
Caraci Riccardo
Comastri Claudio
Comastri Claudio
Davoglio Luigi
Davoglio Luigi
Falezza Claudio
Falezza Claudio
Marino Roberto
Marino Roberto
Mauro Piermattei
Mauro Piermattei
Pedroni Stefano
Pedroni Stefano
Triantafillis Alberto
Triantafillis Alberto
Uguccioni Corrado
Uguccioni Corrado
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
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da Condaviper
Elena Canzi
Segreteria CONPAVIPER
Pavimenti e Superfici Continue - N°17
PAVIMENTI e SUPERFICI CONTINUE
pavimenti
SUPERFICI CONTINUE
LA RIVISTA DEI PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO E IN RESINA, DEI MASSETTI E SOTTOFONDI
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/BO
Associazione Nazional e Pavimentazioni Continu e
COMPONENTISTICA
PER LE PAVIMENTAZIONI
2012
È arrivato l’autunno, devo dire che insieme alla Primavera sono le stagioni che preferisco!
Lo scorso fine settimana sono stata in montagna, in
Trentino per l’esattezza, i colori autunnali del bosco
sono veramente spettacolari, passano dal verdino al
giallo e rosso intensi e i funghi poi sono una bellezza da
vedere, raccogliere e infine gustare; il bello è fare tutto
ciò in compagnia e come direbbe qualcuno con un bel
bicchiere di vino (io però non bevo!). La montagna è
rilassante sempre, ma in autunno è particolarmente
ricca di profumi e colori che trasmettono un benessere unico. Bene adesso che ho fatto la sentimentale,
passo al lavoro…. Conpaviper quest’anno sarà presente
presso la Manifestazione SAIE a Bologna, avremo un
bello stand grande con un “giardino per le pavimentazioni” dove poter ospitare i Soci che hanno aderito
all’iniziativa con Saie e hanno preso gli spazi espositivi
intorno al giardino e tutti i nostri Associati che vorranno venire a trovarmi e scambiare quattro chiacchiere,
oltre naturalmente al caffè e ai miei “famosi cioccolatini” che piacciono tanto al mio Amico Giuseppe, che
spero di poter vedere; naturalmente aspetto anche il
mio Amico Gianni per dividere il pranzo che solitamente mi offre un altro Amico Gianluca, insomma non
sarò a rilassarmi nella mia adorata montagna, ma sarò
senz’altro circondata da tanti Amici e Associati che mi
auguro di vedere e ritrovare.
Bene in conclusione Arrivederci al SAIE e come si sul
dire…..alla prossima!!!!
.
N°17 2011
Sottovoce
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■
AITEC: Dati sui consumi del cemento
CONPAVIPER: 3° Bigino
Bergamo: il caso del nuovo ospedale
OGGI PARLIAMO DI...
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UNI CLS
EN
UNI UNI EN
UNI UNI
UNI
UNI
934
934
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ADDITIVI
EN
EN
206
206
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11040
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11104
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11146
EN
ALTA
ALTA
11040
RESISTENZA
RESISTENZA
14889-2
ADDITIVI
CLS
CLS
ADDITIVI
CLS
CLS
CLS
CLS
CLS
S.C.C.
S.C.C.
CLS
S.C.C.
PAVIMENTI
PAVIMENTI
PERS.C.C.
USI
LINEE
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GUIDA
GUIDA
ALLEGGERITO
ALLEGGERITO
INDUSTRIALI
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CALCESTRUZZO
CALCESTRUZZO CALCESTRUZZO
COMPATTANTE
COMPATTANTE COMPATTANTE
CALCESTRUZZO
STRUTTURALI
COMPATTANTE
EN
EN
EN14889-2
998-1/2
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PER USI
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SUPERFICI CONTINUE
LA RIVISTA DEI PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO E IN RESINA, DEI MASSETTI E SOTTOFONDI
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/BO
Associazione Nazional e Pavimentazioni Continu e
rivestimenti
in resina
Prodotti, sistemi ed applicazioni
2012
■ AITEC: Dati sui consumi del cemento
Focus: Sistemi resinosi
■ Università Federico II di Napoli: Terzo Master di specializzazione
in Ingegneria Forense
■ 
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RIVESTIMENTI IN RESINA