sincronizzare
INTERVISTA
Un corpo unico
“Una
tirannia
anarchica”:
questo è il modo in cui le 92
rotelle del Precision team riescono a sincronizzarsi in coreografie che sono valse alla
squadra sette campionati italiani, tre europei, due argenti
e un bronzo mondiale. Allenamento, sacrificio e creatività
sono gli ingredienti dell'intervista più affollata e ordinata
che potete immaginare
10
7 italiani / 3 europei
2
mondiali
1
mondiali
di Daniele Paletta
foto di Raniero Corbelletti
IMPRENDITORI giu 2012
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sincronizzare
Ci sono alcuni
atleti più bravi di
altri ad adattarsi
alle dinamiche di
squadra. Ma di
solito il gruppo
smussa ogni
protagonismo
I
l corpo si contrae, si stringe a sé. Poi
inizia ad allargarsi, partendo dal suo
centro. Disegna una spirale e si apre,
come un invito, a formare una linea
perfetta che danza, sempre più veloce.
Traccia un cerchio intorno a sé e poi,
come per incanto, si spezza, si intreccia,
si incrocia. Poi, tutto si ferma.
è la dimostrazione più incredibile di
armonia alla quale mi sia mai capitato di assistere. Ad averla creata davanti ai miei occhi sono gli atleti del
Precision Team senior di Albinea, una
delle squadre più forti del mondo nel
pattinaggio sincronizzato. Una vera e
propria macchina da guerra, partita
dalla provincia reggiana per conquistare qualcosa come sette campionati italiani e tre europei, senza conta-
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IMPRENDITORI giu 2012
re due argenti e un bronzo mondiale.
Mentre contengo a stento la meraviglia,
la squadra al gran completo si siede davanti a me. In tutto, sono ventitre atleti
tra i 18 e i 32 anni, e tra di loro ci sono
solo due uomini («Vere e proprie rarità,
soprattutto nel sincronizzato – mi spiega la squadra – Sono esteticamente più
difficili da gestire all’interno delle coreografie»). Non ho mai intervistato così
tante persone contemporaneamente.
Eppure, rispondono alle mie domande
conservando l’equilibrio divertito e attento ai ruoli che avevano in pista. La
squadra è in un periodo di defaticamento: si sono lasciati alle spalle da poco i
campionati Europei, e hanno iniziato il
lungo cammino che li porterà ai Mondiali in Nuova Zelanda, in ottobre.
«Stiamo preparando un nuovo numero,
basato sull’idea di un caleidoscopio –
racconta l’allenatrice, Giovanna Galuppo – Saremo disposti su quattro rette,
e gli atleti di ogni fila avranno costumi
di colori diversi. Le loro varie combinazioni dovrebbero restituire proprio l’idea
di un caleidoscopio. Ma è molto complicato, stiamo lavorando per costruire il
numero e non possiamo lasciare niente
al caso».
Ma come nasce una coreografia? «è
una tirannia anarchica dell’allenatrice»,
spiega la squadra, prima di lasciare di
nuovo la parola a Giovanna. «Di solito
partiamo dalla scelta della musica, o
da un’idea, e da lì iniziamo a costruire:
il tutto dura dai 40 ai 60 giorni. Anche
i costumi vengono realizzati in diveni-
re: si inizia dalla bozza che abbiamo in
testa, e poi si continua ad aggiustare e
a modificare fino a che non otteniamo
una resa ottica perfetta, che per noi è
importantissima. Fortunatamente, la
squadra è composta da atleti esperti e
maturi, e molte idee arrivano anche da
loro in corso d’opera».
La disciplina del pattinaggio sincronizzato nasce nel 2001, mutuata dal
ghiaccio. Nello stesso anno si è formata
anche la squadra di Albinea, e col tempo è riuscita a spodestare dal trono i
team tedeschi, a lungo leader in Europa. Non appena sono saliti sui pattini,
molti di questi atleti hanno iniziato col
sincronizzato, altri invece con il singolo
o la coppia. Sono questi ultimi a soffrire
di più, almeno all’inizio, una specialità
dove l’armonia è questione di gruppo:
«Anche i più bravi singolaristi sono impacciati durante i primi allenamenti»,
racconta Laura, la capitana della squadra, che si alterna con Alex durante i numeri ai conteggi dei tempi, per dirigere
la squadra proprio come se fosse un’orchestra. E, come tutti gli altri, anche
quelli che arrivano dal singolo devono
imparare a tenere a bada il proprio ego e
a metterlo a servizio del gruppo: «Tutto
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GIOVANNA GALUPPO
dipende dalla personalità dell’atleta, ci
sono alcuni che sono più bravi di altri ad
adattarsi alle dinamiche di squadra. Ma
di solito il gruppo smussa ogni protagonismo». In palestra, insomma, non si
litiga? «Niente affatto, si litiga eccome!
– spiegano – Ma gli screzi finiscono non
appena si torna negli spogliatoi. Oppure,
li risolviamo andando a mangiare tutti
insieme (ridono, ndr). Le liti, spesso, avvengono quando ci si porta in pista le
tensioni della giornata di lavoro».
Lavoro, esattamente. Perché tutti questi atleti, membri di una squadra talmente vincente da essere stata paragonata al Barça o al Milan, non sono
professionisti. «Nessuno riesce a vivere
di pattinaggio. O meglio, non da atleta
– raccontano – Questo avviene soprattutto perché è molto difficile per noi il
passaggio ai gruppi sportivi militari, che
assicura a molti atleti l’accesso al professionismo. Ma la nostra non è nemmeno una disciplina olimpica».
«A questi ragazzi è richiesto un impegno
da atleti professionisti senza poter fare
della loro passione un lavoro – racconta
la Galuppo – Si allenano dalle due alle
quattro volte alla settimana, in sessioni
da due ore. E la federazione non passa
altro che non sia una divisa e un contributo per pagare la tassa d’iscrizione
ai campionati. Il prossimo Mondiale è
in Nuova Zelanda: tutti loro dovranno
pagarsi il viaggio, prendersi le ferie al
lavoro…». E in caso di vittoria, non ci
sono premi in denaro. «Senza arrivare
Qual è la storia dell'allenatrice che ha
guidato la squadra in tutti questi anni
di successi? «Mia mamma, che ha fatto
pattinaggio artistico, mi ha messo sui pattini
quando avevo tre anni – racconta – Ho
smesso di gareggiare quando ne avevo
16». Ma l’addio alle competizioni non c’è
stato: «Ho iniziato ad allenare subito, e a
18 anni ho iniziato un corso per diventare
giudice federale. Poi, dopo il matrimonio,
mi sono trasferita ad Albinea». Era il
1995, e qui ha ricominciato dal nulla. «Gli
iscritti sono aumentati esponenzialmente
in pochissimo tempo – ricorda – Molte di
queste ragazze le ho messe io sui pattini, e
abbiamo ottenuto risultati strabilianti anche
con il Junior team, che ha appena vinto il
suo primo titolo italiano. Per due volte ho
tenuto seminari europei per i giudici, ho
creato personalmente materiale didattico
che non esisteva». Nessuna nostalgia
per le gare? «Stare fuori dal cancelletto
e guardare gareggiare loro è uno stress
superiore a quello che provavo io in pista.
Ma loro – si interrompe, commossa e fiera –
sono così giovani che non si rendono conto
di quanto sia grande quello che stanno
facendo».
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sincronizzare
agli ingaggi dei calciatori - raccontano almeno non vorremmo pagare di tasca
nostra per poter gareggiare». E, sarà
A questi ragazzi
è richiesto un
impegno da atleti
professionisti senza
poter fare della
loro passione un
lavoro. In molti
non conoscono
nemmeno la nostra
disciplina: eppure
giriamo in tutto il
mondo, vinciamo,
garantiamo
visibilità
questione di crisi o di miopia, ma gli
sponsor non sembrano molto interessati: «In molti non conoscono nemmeno
la nostra disciplina - spiega la Galuppo
- Eppure giriamo in tutto il mondo, vinciamo, garantiamo visibilità».
Nonostante tutto, però, la squadra con-
MAGIC MOMENTS
La vittoria agli Europei di
Hanau, nel 2008: «Tutte le altre
squadre italiane erano sugli
spalti a fare il tifo per noi –
raccontano – E, quando l’inno di
Mameli ha smesso di risuonare
nel palazzetto, i tifosi hanno
continuato a cantarlo assieme a
noi: un momento da brividi»
tinua a lavorare sodo e a vincere. Non
è un caso se la piccola Albinea è ormai
considerata la capitale italiana del pattinaggio. «Ci siamo sempre contraddistinti per innovazione e ricerca, nelle
figure come nei costumi e nelle musiche - conclude l’allenatrice – Abbiamo
sconvolto un mondo legato alle tradizioni e al classicismo. Ci hanno contestati, e poi ci hanno copiati. E abbiamo
fatto cose che ci riempiono d’orgoglio».
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Un corpo unico - Skating Club Albinea