El Cochecito
N. 10 Agosto 2006
Bimestrale d’informazione dell’Associazione Tetra-Paraplegici del Friuli Venezia Giulia
EDITORIALE
El Cochecito
Registrazione: Tribunale di Udine N°.21/10
del 016/11/2001
Redazione: Via A. Diaz, 60 33100 Udine.
Telefono 0432-505240
e-mail:
[email protected]
Direttore Resp.: Giorgio Milocco
Spedizione in A.P. Art. 2 comma 20/
C-Legge 662/96 D.C.I. UD
Il cammino
della ricerca
Hanno collaborato:
John Fischetti, Giampiero Licinio,
Sebastiano Marchesan, Nicoletta
Martinelli, Alessia Modestini,
Giuliano Taccola, Andrea Venica.
Ha coordinato, scritto e
impaginato Rita Turissini.
di Giuliano Taccola
Dal 8 al 12 luglio si è
tenuto a Vienna il 5th
Forum of European
NeuroScience.
L’appuntamento, a scadenza biennale, rappresenta il momento
più importante per il
confronto tra tutti coloro che in Europa, e non
solo, svolgono ricerca
nel campo delle neuroscienze.
Durante il Forum sono
state tenute 2 letture
magistrali al giorno,
simposi e infine una
nutrita sessione di posters (circa 1000 al
giorno per 4 giorni!)
con i quali, in forma
immediata e rapida ogni ricercatore ha potuto presentare i propri
dati a chi si dimostrava
interessato.
Sommario:
2. Editoriale
4. Si è formata una alleanza
6. Mi sono fatto operare dal dottor
Lima.
7. Dalle cellule staminali alle
cellule olfattive
10. L’opinione del dr. Wise Young
12. Odontostomatologia di Gorizia
16 Il nostro amico Marco
17. Trofeo città di Grado 2006
18. Gita a Barbana
20. Fagagna di notte
21. I° torneo di volley in carrozzina al Progetto Spilimbergo
22. Profumo di menta
24. Appuntamenti Sport
Hai un problema?
Non sai a chi rivolgerti?
Sei in una situazione difficile?
S.P.I.N.A.L. è stato
presente con un intervento tenuto dal Prof
Nistri al simposio
‘Circuiti locomotori spinali:proprietà di base e
applicazioni alla neuroriabilitazione dopo una
lesione’ e da due poster nella sessione
‘Sistemi motori: il midollo spinale’.
Qualsiasi sia il tuo problema,
telefona in Associazione, siamo a
tua disposizione e abbiamo
risorse e competenze!
Alessia è là per questo.
tel. 0432-505240
[email protected]
La foto di copertina ci è stata
regalata da www.sportfriuli.it
Grazie.
Durante il suo intervento il Prof Nistri ha
presentato le nuove acquisizioni sul funziona-
2
mento dei circuiti spinali
che regolano la locomozione, ottenute dall’interpretazione dei dati
sperimentali raccolti insieme a me negli ultimi
tre anni.
Il contributo, che ha suscitato interesse e un
fertile confronto, ha cercato di fare il punto su
di un tema al quale al
momento viene dedicata molta attenzione:
Come sono organizzate tra loro le cellule
del midollo spinale
che permettono di eseguire i più elementari atti della locomozione quali l’alternanza dei due arti e dei
gruppi muscolari tra
loro antagonisti?
Quali sono le connessioni tra le cellule
nervose del midollo
spinale che fanno sì
che la volontà di iniziare il passo si traduca in una sincronizzata attivazione
dei muscoli necessari
al compimento del
gesto?
Questa è la difficile domanda a cui abbiamo
dato alcune risposte
con il nostro contributo,
delineando intriganti
prospettive per la ricer-
ca in futuro.
E’ davvero molto importante comprendere
quali siano le regole
che permettono al midollo sano di dettare ai
muscoli degli arti inferiori i giusti comandi
per contrarsi in ordinata sequenza e velocità. Questo per poter
capire cosa succede in
seguito ad un trauma
spinale cronico e come
poter in parte utilizzare queste preziose informazioni per ristabilire un cammino funzionale nelle lesioni
complete e non.
Allo stesso simposio era presente anche il
Prof Kiehn dal Karolinska Institute di Stoccolma che ha posto invece l’attenzione sulla
diversità geneticamente preordinata delle
cellule che compongono la parte del midollo
spinale dedicato alla
locomozione.
Conoscere nel dettaglio le cellule che compongono il midollo spinale, le loro peculiarità
molecolari e il loro
specifico ruolo nel realizzare la locomozione
risulta importantissimo nella prospettiva di
individuare bersagli
più utili di altri su cui
concentrarsi per ripristinare il movimento.
Esistono primi attori
nel midollo spinale? Le
cellule spinali sono
cioè tutte uguali o le
loro caratteristiche le
rendono diversamente
partecipi durante la locomozione?
E’ dimostrato che alcuni tipi cellulari siti
nella parte profonda
del segmento lombare
recitano il ruolo dei
protagonisti e questi
potrebbero risultare
più preziosi di altri nel
recuperare il deficit
motorio indotto da un
trauma.
La domanda che non
ha trovato risposta
nell’intervento del
Prof. Khien, la stessa
su cui al momento si
stanno concentrando
gli sforzi del laboratorio S.P.I.N.A.L., è la
seguente:
terapisti o nel modello più evoluto, una serie di tutori
meccanici collegati
ad un motore computerizzato, sospingono le gambe del
soggetto mieloleso
posto in stazione eretta facendogli riprodurre, più o meno
consapevolmente, a
seconda del grado di
incompletezza della
lesione, il movimento
del passo.
Quando è riproposto
intensamente e con
continuità, come ha
spiegato la Prof. Harkema, questo esercizio è in grado di plasmare il midollo spinale sottolesionale
anche dopo molti anni dal trauma così da
restituirgli la capacità della postura verticale e della deambulazione.
Questi diversi tipi
cellulari sono ugualmente vulnerabili agli eventi tossici che
seguono un trauma
del midollo spinale?
Il simposio, che di tutto il congresso ha rappresentato sicuramente il momento di maggior interesse per coloro che svolgono ricerca sul midollo spinale, prevedeva anche
un aggiornamento sui
progressi della ricerca
clinica riportato dal
Prof Dietz di Zurigo e
la Prof.ssa statunitense Susan Harkema.
Nelle loro presentazioni hanno utilizzato numerosi contributi filmati che mostravano i
risultati ottenuti con i
loro pazienti applicando le ultime metodiche
di terapia neuroriabilitativa.
Dalla sua prima introduzione nel 1996
questo metodo è
sempre stato limitato
a persone con esiti di
lesione spinale incompleta ma, durante la presentazione,
è stato mostrato l’incoraggiante successo
ottenuto in un caso
di lesione completa,
anche se ulteriori
conferme sono necessarie prima di poter convalidare questo eclatante risultato.
Nei 4 giorni di congresso si sono succeduti molti altri simposi e posters dedicati a: cellule staminali, cellule gliali della mucosa olfattiva e
diversi supporti e tipi
cellulari indicati per
indurre la rigenera-
Questi protocolli riabilitativi prevedono di
porre il soggetto mieloleso su di un tapis
roulant a bassissima
velocità mentre un’imbracatura dall’alto sostiene il peso del corpo e la posizione eretta. A questo punto,
le braccia di un paio di
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zione delle fibre interrotte da un trauma.
Tuttavia, al termine
dell’evento, è rimasta
l’impressione che, tra i
molti approcci proposti, forse proprio
la neuroriabilitazione sembra essere la
frontiera più ricca di
promettenti sviluppi
per un recupero
funzionale dei tetra-paraplegici.
Probabilmente è questa la direzione in cui
si concentreranno nell’immediato futuro gli
sforzi della farmacologia, della bioingegneria e della fisioterapia
nel tentativo di sfruttare al massimo le residue funzioni del midollo spinale dopo un
trauma.
Dopo il miraggio
dell’ iniezione miracolosa, che molti ci
hanno promesso negli ultimi 10 anni,
pare che per il futuro i mielolesi dovranno “solo” sudare, e molto, per
guadagnarsi qualcosa… come di consueto, del resto!
SI E’ FORMATA UNA ALLEANZA TRA
GERVASUTTA, SISSA E LA NOSTRA
ASSOCIAZIONE PER SPINAL
Si è costituito il
Comitato per SPINAL
formato dai
rappresentanti di tre
realtà costitutive:
Gervasutta, Sissa e
Associazione Tetraparaplegici del fvg
Internet;
- studio e realizzazione
di un’immagine, di un
logo, di un simbolo di
SPINAL;
- assunzione
temporanea di un
laureato con master in
comunicazione della
scienza per la
realizzazione di una
campagna di
promozione che faccia
conoscere alla società
regionale il progetto
Spinal e la
mielolesione, e
promuova l’immagine
dello stesso per la
raccolta fondi destinati
alla ricerca.
I rappresentanti della
Sissa, prof. Andrea Nistri
e dott. Giuliano Taccola,
e del Gervasutta, dott.
Agostino Zampa, si
sono incontrati con il
Consiglio Direttivo
dell’Associazione Tetraparaplegici del FVG per
formalizzare un
rapporto di
collaborazione per la
migliore riuscita di
SPINAL.
Andrea Nistri – Sissa:
“Vorrei ringraziare a
nome di tutti gli
afferenti al progetto, vi
ringraziamo per la
vostra collaborazione,
ci teniamo molto,
dovete aiutarci non
solo col vostro
entusiasmo ma anche
a superare vincoli
burocratici, ritardi … il
decreto della regione
che finanzia Spinal
aveva stabilito
l’erogazione entro il
30 giugno.
Al di la di ogni
considerazione trovo
che sia molto bello
che ci troviamo qui
tutti assieme con
identità di intenti,
abbiamo un progetto
da realizzare”.
Ha preso la parola il
nostro Presidente
Sebastiano Marchesan
che ha illustrato ai
presenti i punti di forza
dell’Associazione nella
soluzione dei problemi
che il progetto di ricerca
potrebbe incontrare. Ha
detto che è opportuno
sottoscrivere un
protocollo d’intesa che
definisca le
caratteristiche, le
specificità di ciascun
componente del
progetto Spinal per una
migliore collaborazione.
Ha informato i presenti
dei passi già compiuti
per Spinal:
-apertura di un conto
corrente a nome SPINAL
per la chiarezza nella
raccolta di fondi e loro
utilizzo;
- creazione di un sito
Agostino Zampa –
Gervasutta: “Mi
associo nel
ringraziamento per la
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vostra collaborazione.
Abbiamo avuto
l’approvazione per due
finanziamenti. Tutto
ciò è positivo, sapere
di essere in credito è
una bella cosa però
fino a che non
arriveranno
materialmente i fondi
non saremo in grado
di fare nulla, né
ordinare le
attrezzature, né altro”.
Marchesan: “Vorrei
sapere qual è la
situazione per quanto
riguarda il personale di
ricerca, la
disponibilità presenti
e future di ricercatori
che lavorino al
progetto SPINAL.
Oggi c’è il dott. Taccola
ma domani se o
quando dovesse
lasciare questo lavoro,
in che situazione
verrebbe a trovarsi il
nostro progetto di
ricerca?”
Andrea Nistri: “Ho
spesso la sensazione
che le strutture
pubbliche pensino che
progetti scientifici
avanzati, ambiziosi si
facciano col nulla, non
importa pagare le
persone, i
finanziamenti possono
arrivare un anno e
mezzo dopo…
Al di là delle
prospettive a
brevissimo termine,
per le quali posso
contare sull’apporto
fondamentale del
dott. Taccola, che ha un
assegno di ricerca
erogato dal Ministero
per un progetto sul
midollo spinale, per un
anno ho una giovane
ricercatrice che ha
incominciato a maggio
ed è finanziata dalla
Fondazione Casali di
Trieste, inoltre c’è una
studentessa di dottorato
che è pagata dalla Sissa
e il sottoscritto.
Volendo fare le cose in
maniera razionale
dobbiamo garantire un
organigramma. Ci
vogliono le persone
brave e bisogna saperle
tenere per un tempo
sufficiente allo
svolgimento del
progetto. Se il ricambio
è troppo frequente si
chiude con la ricerca.
Abbiamo bisogno di un
impegno serio. Così
come noi ci mettiamo
entusiasmo, idee,
energie bisogna che
dall’altra parte (enti
pubblici erogatori) ci sia
un impegno serio”.
Marchesan:
“Consapevoli di questo
abbiamo deciso di
creare i presupposti
economici (abbiamo
davanti agli occhi
l’esempio di Telethon)
per avere a disposizione
una rete di sicurezza:
dovesse venire a
mancare il
finanziamento
pubblico o tardare
troppo, come sta
accadendo, la sua
materiale erogazione,
il progetto SPINAL non
dovrebbe
interrompersi”.
Turissini: “Magari con
l’ambizione di riuscire
a dare una certa
autonomia al progetto
per poterne
determinare le sorti,
gli indirizzi della
ricerca”
.
Zampa: “Poter godere
di un margine
economico di cui
disporre a seconda
delle necessità è
diventata una
condizione di
sopravvivenza”.
Taccola: “Proprio per
questo l’Associazione
ha cercato la
collaborazione di un
comunicatore
scientifico reclutato tra
i master della
comunicazione della
scienza della SISSA,
per la promozione e la
visibilità di Spinal e
per una raccolta fondi
che ci dia un minimo
S. Marchesan, M. Brumat, A. Zampa, Fanzutto
di sicurezza”.
A conclusione
dell’incontro il dott.
Zampa propone che
alcuni rappresentanti
dell’Associazione entrino
a far parte di un comitato
dove siano rappresentati
i tre enti: la Sissa, il
Gervasutta e
l’Associazione, un organo
snello e veloce per
prendere decisioni con il
minimo di burocrazia e il
massimo dell’efficacia.
L’accordo è generale,
l’Associazione
comunicherà al più presto
i nomi dei propri
rappresentanti.
.Fanzutto, A. Nistri, G. Taccola
5
Mi sono
fatto
operare
dal dott. Lima
La storia di Remo Molaro
Una scheda informativa sulle cellule gliali della
mucosa olfattiva, del dott. Giuliano Taccola
L’opinione del dott. Wise Young
Ho incontrato Remo. Mi ha detto di essere uno di quelli che si sono sottoposti
ad un intervento con trapianto di cellule olfattive. La cosa mi è sembrata molto
interessante così gli ho chiesto di poterne parlare.
Remo: “Ho fatto l’incidente
nel 2000, con la moto. O meglio sono stato investito da
un auto dopo essere caduto
dalla moto. Eravamo vicino a
Belluno, volevamo fare un
giro sulle Dolomiti.
Ho riportato una lesione dalla terza vertebra cervicale
(con coinvolgimento della
seconda) alla sesta.
Sono rimasto sempre cosciente e non capivo perché
non potessi muovere niente,
vedevo la mia mano sotto la
ruota della macchina ma non
potevo muoverla e non mi
faceva male.
Sono stato ricoverato ad
Agordo dove mi sono
state fatte le prime radiografie e quindi mi
hanno subito trasferito a
Mestre dove sono stato
operato. Ho fatto una
settimana in terapia intensiva.
Poi sono stato trasferito
alla terapia intensiva di
Udine dove sono rimasto un mese e poi al
Gervasutta.
Sono tornato di nuovo
al Civile per delle crisi
di ipotermia, morivo di
freddo o di caldo, mi
davano antibiotici per
presunte infezioni: ero ridotto ad uno straccio pesavo 50 kg e sono alto un
metro e 83. I medici hanno stabilito che tutto dipendeva dalla tracheotomia e una volta chiusa le
cose hanno incominciato
ad andare meglio, ma poi
ho avuto una nuova crisi
e hanno dovuto riaprire.
Al Gervasutta sono rimasto fino a febbraio.
A giugno sono andato per
un mese al centro di
Montecatone, ad Imola,
dove ho fatto molta fisio6
terapia e mi hanno prescritto lo standing.
A dicembre ci sono ritornato ma non funzionava
più come prima, mancava
personale c’era una grande confusione.
Verso la fine del 2002
girando in internet avevo
trovato notizia degli interventi sperimentali che
fa il dott. Carlos Lima in
Portogallo, a Lisbona.
Le persone del coro dove
cantavo prima di farmi
male, di loro spontanea
volontà avevano inco-
minciato una raccolta di
fondi perché io potessi andare in Germania ad Heidelberg dove, appena uscito dal Gervasutta, volevo
andare per vedere se trovavo qualcosa di più.
Per promuovere la raccolta
di fondi avevano pubblicato articoli che raccontavano
la mia storia. Questi articoli poi erano finiti anche sui
quotidiani locali.
La signora Pozzo dell’Udinese Calcio che si occupa
tramite una fondazione di
aiutare persone che ne abbiano bisogno, dopo aver
letto questi articoli si è
messa in contatto con me.
Nel frattempo io avevo deciso di sottopormi all’intervento del dott. Lima.
La signora Pozzo ha preso
informazioni sull’attività
del dott. Lima con l’aiuto
di due medici di Udine, il
dott. Janes neurochirurgo e
il dott. Degano ortopedico,
che hanno garantito che “la
cosa” in Portogallo era una
cosa seria e ha deciso di
aiutarmi.
Nel settembre del 2003 sono andato a Firenze dove il
dott. Lima riceveva e visitava le persone italiane che
richiedevano di sottoporsi
all’intervento.
Il dott. Lima mi ha visitato
e, dopo una quantità di analisi, ha stabilito che ero idoneo all’intervento”.
Che tipo di persona è il
dott. Lima? Ha un atteggiamento amichevole?
parla con i pazienti… ?
E’una persona alla mano,
ha parlato direttamente con
me anche se c’erano il
dott. Janes e il dott. Degano.
Ti ha spiegato in che cosa
sarebbe consistito l’intervento?
Sì, l’intervento consisteva
nell’autotrapianto di cellule
della mucosa olfattiva.
Dalle cellule staminali alle cellule
gliali della mucosa olfattiva (OEG:
olfactory ensheathing glia)
di GiulianoTaccola
Le cellule staminali sono i precursori delle cellule nervose che, a
differenza dei neuroni maturi, mantengono la capacità di rinnovarsi.
Questa proprietà è comune ai neuroni embrionali e ad alcuni neuroni
indifferenziati che si ritrovano anche nell'individuo adulto, sebbene in
distretti del sistema nervoso centrale difficilmente raggiungibili.
Recentemente
di generare
manipolazione
dell'organismo
cellule nervose ancora indifferenziate, e quindi capaci
nuovi neuroni, sono state ottenute grazie alla
genetica di cellule indifferenziate di altri tessuti
(il sangue ad esempio).
Nell'individuo adulto sono presenti cellule staminali in prossimità dei
neuroni preposti alla sensazione dell'olfatto. Questi sono situati nel
lobo olfattorio posto nell'encefalo e da qui inviano i loro prolungamenti
a strutture poste all'interno delle cavità nasali.
I neuroni preposti alla sensazione dell'olfatto hanno la particolarità di
rinnovarsi ogni due settimane per tutta la vita dell'individuo.
L'esistenza di linee staminali nel lobo olfattorio hanno inizialmente
fatto pensare di poter utilizzare il tessuto nervoso di questa regione
per eventuali trapianti in numerose patologie del sistema nervoso.
A questo primo approccio è seguita l'osservazione che un tale
continuo ricambio cellulare doveva prevedere un qualche
componente responsabile della crescita e della guida dei
prolungamenti nervosi verso i recettori olfattivi, i corretti bersagli
fisiologici. Tale elemento venne riconosciuto nelle cellule gliali
della mucosa olfattiva (OEG, olfactory ensheathing glia).
Le cellule gliali sono cellule poste fisicamente in intimo contatto con i
neuroni e li sostengono nello svolgimento delle loro funzioni.
Assolvono tale compito con il rilascio di sostanze chimiche
nell'ambiente circostante e con il mantenimento della opportuna
composizione del liquido che avvolge i neuroni.
Fisiologicamente le OEG sono in grado di sostenere la crescita dei
prolungamenti dei neuroni posti nel lobo olfattorio riconoscendo
l'ambiente chimico che corrisponde alla destinazione finale. Una volta
raggiunto l’obiettivo le OEG interrompono il processo di crescita dei
prolungamenti nervosi.
Le OEG riassumono quindi le caratteristiche che potrebbero rivelarsi
ideali nella rigenerazione delle fibre spinali interrotte dal trauma.
Un ulteriore vantaggio dall'uso di questo tipo di substrato deriverebbe
dalla sua facile reperibilità dal soggetto stesso e dal superamento dei
problemi bioetici connessi all'utilizzo di tessuto embrionale.
Recentemente, un'importante equipe di ricercatori britannici ha
individuato nella mucosa olfattiva due differenti tipi di cellule gliali di
cui solo uno sembrerebbe responsabile della azione di promuovere e
condurre la crescita delle fibre nervose. Attualmente si sta cercando di
individuare quali siano le sostanze chimiche rilasciate da questo tipo di
cellule nella speranza di ottenere una somministrazione più mirata che
non preveda il trapianto dell'intera sospensione cellulare.
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Queste cellule hanno la
proprietà di riprodursi ogni 15 giorni e hanno la
capacità di adattarsi all’ambiente in cui vengono
trapiantate, sono simili
alle cellule staminali.
Ti prelevano le cellule olfattive, le preparano, le
lavano, le disinfettano come sanno loro, poi aprono la zona dove hai avuto
la lesione e dove ci sono
le cicatrici e le parti morte, fanno una pulizia e
immettono, come in una
specie di gel, le tue cellule olfattive e richiudono.
E’ un intervento semplice
che potrebbe essere eseguito ovunque
Come ho detto: a settembre ho fatto la visita e nel
marzo successivo, nel
2004, mi hanno fatto l’intervento, a Lisbona.
Hai pagato tu l’intervento?
No, sono riuscito a farmi
rifondere dall’ASL l’80
per cento. La clinica mi
ha chiesto 35 mila euro.
Ti sei rivolto ai medici
dell’Unità Spinale per
un consiglio?
No perché avevo già parlato con loro e mi avevano detto che non valeva
la pena e poi io non li vedevo ormai da tre anni,
da quando sono uscito
dall’ospedale.
Come è andato l’intervento?
Era sembrato, dalla risonanza magnetica, che la
lesione fosse di 32 millimetri invece quando mi
hanno aperto hanno constato che era di 40 millimetri quindi hanno dovuto farmi un altro prelievo
di cellule olfattive dall’altra narice per poter
riempire tutto lo spazio,
quindi l’intervento è du-
rato 7 ore, due più del
previsto.
Dopo l’intervento sono
stato qualche giorno in
terapia intensiva: non riuscivo a respirare con il
naso a seguito dei prelievi dalla mucosa, avevo la
pancia gonfia e la nausea.
Ma in tre giorni è passato
tutto. Una settimana dopo
sono ritornato a casa.
Ho perso per alcuni giorni completamente quei
quattro muscoli che mi rimangono e che mi permettono di mantenere un
minimo di postura sulla
sedia.
Un mese dopo l’intervento sono ritornato al centro
di Firenze per sottopormi
a un ciclo di fisioterapia
durato tre mesi e mezzo
per riattivare più connessioni possibili dato che le
cellule sono state trapiantate per rigenerare le connessioni interrotte.
rapie farmacologiche?
No.
Che cos’è cambiato dopo l’intervento?
Ho cominciato a sentire il
mio corpo, non come
sensibilità cutanea però
riesco a sentire i muscoli
che lavorano, il movimento muscolare, il movimento articolare. Se
faccio la pedalata passiva
e penso ad altro non sento niente invece se mi impegno con il pensiero e
simulo la pedalata cercando di forzare sulle
gambe avverto dopo venti secondi come un affaticamento muscolare come se stessi pedalando io.
Dopo l’intervento ho notato una respirazione diversa, una maniera di stare seduto molto diversa,
ho cominciato a sentire
che la carrozzina che avevo non era più adatta a
me, ne ho avuta una nuova, ora ho lo schienale
molto più basso e mi sento più libero.
Quello che è veramente
cambiato è stato un miglioramento incredibile
della termoregolazione:
io avevo freddo, ma un
freddo terribile, portavo
un pile pesantissimo anche in estate, non potevo
uscire, la mia vita era ancora più limitata.
Facevi fisioterapia tutto
il giorno?
Praticamente sì, erano
circa sei ore al giorno.
Attiva, passiva, elettrostimolazioni. Una fisioterapia diversa da quella che
viene fatta normalmente,
come se tu fossi in piscina, con l’utilizzo di carrucole. L’importante è
creare una connessione
tra il muscolo e il cervello: pensi al movimento
che vuoi fare, lo fai con
imbracature e carrucole;
a lungo termine dovrebbero ricrearsi le connessioni.
Chiaramente l’intervento
è sperimentale quindi, me
lo avevano detto, il risultato non è garantito, specialmente con lesioni gravi come la mia. Però io al
momento posso dire di
essere soddisfatto del risultato.
Quindi fai un bilancio
positivo della tua esperienza?
Sì.
Lo rifaresti?
Sì. Il discorso è che non è
tanto l’intervento in sé
quanto quello che viene
dopo: devi essere costante nella fisioterapia ogni
giorno e un programma
da seguire per ogni parte
del corpo..
Mi stai dicendo che è
Sei stato sottoposto a te8
importante l’intervento ma molto più importante la fisioterapia che si fa dopo?
Sì.
Vuoi dire che se uno
non si sottopone all’intervento ma svolge un
programma riabilitativo molto intenso e
mirato ottiene comunque questi risultati?
Sicuramente fare più fisioterapia aiuta ma
quanto possa migliorare
non lo posso sapere.
Credi che bisognerebbe “scommettere” di
più sui risultati che si
possono ottenere dalla
riabilitazione?
Bisognerebbe almeno
provare una terapia che
tenti di sfruttare tutto
quello, per quanto poco,
che è rimasto. Comunque durante i tre anni
prima dell’intervento avevo continuato a fare
fisioterapia e ginnastica
ma senza i risultati che
ho avuto dopo l’intervento.
Prima dell’intervento
avevi parlato con chi
si era già fatto operare dal dott. Lima?
No, mi sono fidato, non
avevo niente da perdere, peggio di così non
potevo stare
Ti sei sentito come uno che va contro le regole?
Sicuramente, tutti mi avevano detto “ma no,
che cosa fai, non serve
a niente”. Io ho fatto di
testa mia.
Che cos’è che ti ha fatto decidere?
La mia condizione: avevo un freddo impressionante che non mi permetteva di fare niente e
non mi sentivo a mio agio sulla sedia, fermo,
passivo.
Ti senti una sorta di
pioniere?
Pioniere è una parola un
po’ grossa, non mi sono
sentito niente, ho voluto
provare, poteva anche andare male…
Un atto di coraggio il
tuo?
No, il coraggio è un’altra
cosa, io ho rischiato, magari anche stupidamente:
potevo anche ritrovarmi
peggio, potevo anche restare sotto i ferri, è comunque un intervento
lungo.
Ma io non stavo bene.
Hai parlato poi con altre persone che si sono
fatte operare da Lima?
A loro come è andata?
Sì, ho parlato con altre tre
persone che facevano la
riabilitazione come me
dopo l’intervento a Firenze. Ci sono stati risultati differenti: uno ha recuperato abbastanza bene
le braccia, uno ha recuperato movimenti alle gambe, un ragazzo di Bari
che ha fatto solo un mese
di fisioterapia a Firenze,
e a casa non fa niente, dice di non aver notato nessun cambiamento.
Se qualcuno si rivolgesse a te per un consiglio?
Io lo rifarei, ma non mi
sento né di consigliare né
di sconsigliare, ciascuno
deve decidere per sé.
Ci sono riscontri oggettivi sugli interventi del
dott. Lima? Che cosa
dice del suo operato la
comunità scientifica internazionale?
Dopo l’intervento ho rifatto alcuni esami: la risonanza magnetica, i potenziali evocati, e un altro
che adesso non ricordo,
questi due ultimi esami
hanno dato esito negativo, cioè mi hanno trovato
come prima dell’intervento, invece la risonanza
magnetica ha dato un risultato completamente diverso: che si sono liberati
questi canali, che non ci
sono più cicatrizzazioni a
livello midollare e si erano, quella volta, reinnervate due connessioni.
La rimozione delle cicatrici otterrebbe comunque qualcosa di positivo…
Ti posso dire che un intervento simile, senza però trapianti di cellule, è
stato fatto all’ospedale di
Udine e la persona che vi
si è sottoposta non ha ottenuto alcun beneficio.
Ma forse è un caso limite
e non si può dire, per ciascuno è diverso per cui io
non consiglio né sconsiglio. Ciascuno deve
prendersi le sue responsabilità.
presi l’impegno di mandarmi la fisioterapista per
due anni per un’ora al
giorno.
Poi ci sono due volontari
che mi danno una mano
per gli esercizi due volte
alla settimana, due volte
la settimana una persona
che pago io e una volta
alla settimana con i miei
familiari… il pomeriggio
3 volte alla settimana mi
metto in piedi sullo
standing.
Hai un aspetto magnifico, qual è il tuo segreto,
che cosa raccomanderesti alle altre persone che
hanno il tuo livello di lesione, che stile di vita
consiglieresti?
Per cercare di vivere come me probabilmente bisogna essere masochisti,
perché bisogna avere un
certo tipo di carattere e
poi io già prima dell’incidente ero uno sportivo, amavo fare sport e attività
di palestra.
Quindi hai modulato la Io non posso dire di essere felice in questa situa vita sul mantenimento della tua salute? tuazione, sarebbe una
Esatto, d’altronde o ci si balla, però cerco di farmantiene in forma oppu- mela andare bene, di trore… Mi dedico alla pale- vare soddisfazione in
stra fino alle sei di sera e quel minimo che ho.
mi sento bene
Per le tue uscite hai una
persona che ti accompagna?
No, mi affido ai miei fratelli.
Com’è la tua giornata?
La mattina faccio elettrostimolazione
alle gambe e tre volte alla settimana agli
addominali, dopo mi
riposo un po’ e verso
le 13,30 viene una
fisioterapista e faccio lo stretching .
La paghi tu la fisioterapista?
No, mi viene inviata
dall’ASL , fino a settembre.
Quando ho fatto l’intervento mi hanno
spiegato che avrei
dovuto, obbligatoriamente, fare fisioterapia per almeno due
anni. E’ stato possibile fare un accordo
con l’ASL: si sono
9
L’OPINIONE DEL DOTTOR WISE YOUNG
In una intervista di Patricia Anstett -
Wise Young,
55,anni, è nato a
Hong Kong dove è
cresciuto, è stato
l’ultimo medico
dell’attore
Christopher Reeve.
Nel 1990 ha
contribuito alla
realizzazione di uno
studio da cui è
derivato l’attuale
modello di cura per
il primo
trattamento della
lesione spinale. Si
scoprì che se
somministrato nelle
prime ore dopo la
lesione, un alto
dosaggio
dell’ormone
steroideo
Metilprednisolone
risparmiava il 20
per cento delle
funzioni sensoriali e
motorie
7 giugno 2005
…
Lei ha espresso
riserve riguardo
gli interventi di
auto trapianto
avvenuti in
Portogallo.
Sto solo dicendo
che non sono
sicuro che tutto il
merito vada
attribuito alle
cellule staminali o
alle cellule OEG. Il
team di Lisbona
trapianta cellule,
prelevate dalla
mucosa nasale del
paziente stesso,
all’interno del suo
midollo spinale.
Questo trapianto
contiene molti tipi di
cellule, incluso le
cellule staminali e le
OEG, ma non è chiaro
quale di questi tipi di
cellule sopravvivano
al trapianto e
contribuiscano alla
rigenerazione
nervosa. È
importante
continuare questa
ricerca, per questo mi
sento di supportarla.
Ho solo due tipi di
difficoltà, e l’ho già
detto pubblicamente.
Mi crea difficoltà il
fatto che i chirurghi
in questione
asportino un pezzo di
midollo spinale
durante i loro
interventi. Questo
potrebbe causare un
aumento del tessuto
cicatrizzato. Ho
chiesto a Carlos
(Dott. Carlos Lima, il
portavoce del team di
Lisbona): “Perché
prelevate pezzi di
midollo spinale?” e lui
mi ha risposto “Per
rimuovere la
cicatrice.” E allora io
“Come lo identificate
questo tipo di tessuto
cicatrizzato?” e lui ha
detto “Noi lo
sappiamo
riconoscere.” Ha
mostrato esempi di
tessuto rimosso e in
questi sono presenti
degli assoni. Gli
10
Free Press Medical Writer
assoni sono fibre
nervose del midollo
spinale che
conducono gli
impulsi. La presenza
di assoni negli esempi
mostrati da Lima
suggeriscono che il
team portoghese
rimuove fibre nervose
dal midollo spinale.
Credo che possa
andare bene
applicare questa
procedura di
intervento a pazienti
affetti da lesioni
complete, a persone
che hanno perso la
sensibilità sotto la
parte lesionata.
Questi pazienti non
hanno molto da
perdere. Un’altra
cosa è che non
abbiamo visto i dati
di tutti i suoi pazienti.
Il Dottor Lima ha
detto a maggio di
aver operato 52
pazienti e che tutti
hanno avuto
miglioramenti,
anche se 4 hanno
riscontrato
problemi
momentanei o
perdita di
sensibilità.
Lima ha detto che
tutti sono migliorati.
Ma non ha fatto gli
esami standard, e
non è un medico con
una formazione sulle
lesioni spinali.
Rimango inorridito
dal fatto che pensa
di poter asportare
parti del midollo
spinale. Gli ho
anche chiesto di
parlarmi delle morti.
Ha detto che non ce
ne sono state. Mi
hanno detto inoltre
che il neurochirurgo
che effettua
l’intervento è molto
bravo. Rispetto
questo giudizio. Ma
mi raccomando a
tutti quelli che
pensano di
sottoporsi
all’intervento del
dottor Lima di fare
queste domande.
Ho parlato con 4 o 5
persone che sono
andate in Portogallo
e che frequentano
regolarmente
www.sciwire.com.
Un ragazzo ha detto
che ha riacquistato
molta sensibilità e
qualche funzione.
Non ne sono sicuro.
È chiaro che ciò che
lui vuole
maggiormente è
guarire. Io chiedo ai
futuri pazienti del
dottor Lima di
chiedergli quanto
tessuto ha
intenzione di
rimuovere e
secondo quale
criterio.
Lei ha avuto in
cura Christopher
Reeve. Ha
ricordato come
l’attore le abbia
insegnato a non
aver paura ad
usare il termine
“cura”. Quanto ha
contribuito alla
sua filosofia?
“Cura” non è una
parola che viene
molto usata dagli
scienziati. Non
corrono il rischio di
promettere qualcosa
che non sono sicuri
di poter trovare.
Christopher mi ha
convinto del fatto
che il problema
maggiore è la
speranza. Noi non
abbiamo speranza.
Dobbiamo superare
questa barriera
della speranza. La
nuova barriera sono
i soldi. Ho iniziato a
usare la parola
“miliardi”. È ciò che
ci serve. Le persone
sussultano quando
la sentono.
Saremmo in estasi
se ci dessero altri
100 milioni di
dollari. Allo stesso
tempo, guardiamo a
ciò che avviene per
l’AIDS. George
Bush, nel mezzo del
peggior deficit,
l’anno scorso ha
commissionato 10
miliardi di dollari per
l’AIDS in Africa. Non
è semplice, non
significa che
chiedendo ti viene
dato.
Figura 1: Una rappresentazione tridimensionale di una catena di tre OEG,
(cellule gliali della mucosa olfattiva) in successione che costituiscono parte
di un fascicolo di nervo olfattivo.
Ibrahim et al, Lancet, 2006.
11
DENTI: POSSONO DIVENTARE UN PROBLEMA
DOLOROSO, A VOLTE INSOLUBILE PER CHI SI
MUOVE SU SEDIA A ROTELLE. LA NOVITA’ E’ LO
SPLENDIDO CENTRO PRESSO L’OSPEDALE DI
GORIZIA: L’UNITA’ OPERATIVA DI
ODONTOSTOMATOLOGIA
Giampiero Licinio ha telefonato in Associazione e ha detto che a Gorizia c’è la
possibilità per le persone come noi, in carrozzina, di farsi curare i denti. Lui lo
sta facendo. Ha detto che il servizio è di grande qualità e che avremmo dovuto
fare un articolo per far conoscere ai nostri associati una soluzione al “problema
dentista”. Ci siamo passati tutti, è un classico: il dentista “di prima” (quello che
avevamo quando stavamo in piedi) di solito è al secondo piano e senza ascensore, quello nuovo viene cercato prima di tutto in base all’accessibilità dell’ambulatorio. Ma non è facile trovarne uno.
Il servizio è situato al 3°
piano dell’Ospedale
Civile, sopra la sede
provinciale della nostra
associazione (dove c’è
anche uno splendido
bagno accessibile). La
collocazione è di gran
gusto: finestre a tutta
parete che danno sul
parco, soffitti molto alti,
pavimenti in cotto; certo sta andando in rovina
ma presto si traslocherà nel nuovo ospedale
in costruzione.
dott,Claudia Sfiligoi
Ci hanno accolto con
squisita cortesia e semplicità la dott. Claudia
Sfiligoi e più tardi il
dott. Giulio Tamburlini.
Abbiamo cominciato la
conversazione con la
dott. Sfiligoi che ci ha
subito descritto la struttura e l’operatività del
servizio:
“Quest’anno abbiamo
voluto definire con chiarezza la Carta dei Servizi anche se la nostra
attività, con tutte le
offerte che vi sono elencate, è in atto da più
tempo: risale ancora
agli anni ’90.
I servizi che offriamo
sono le cure odontoiatriche di base, l’igiene
orale, le otturazioni, le
cure canalari e trattamenti parodontali che
richiedono la chirurgia
parodontale. Ci occupiamo sempre più
della prevenzione:
cerchiamo di dare
appuntamenti di controllo già al termine
delle prestazioni.
Abbiamo creato,
nell’ambito della chirurgia estrattiva, delle
corsie preferenziali
per le persone con
disabilità e con problemi ad alto rischio come per esempio persone con problemi
cardiovascolari gravi,
che non possono essere sottoposte a cure
odontoiatriche in un
normale studio dentistico.
Le terapie odontoiatriche di base sono a
favore dei pazienti con
disabilità, mentre la
terapia di chirurgia
orale è rivolta a tutti i
pazienti.
Abbiamo definito da
tempo una linea di
prenotazione priorita-
12
ria: chi non aveva
problemi di disabilità
finiva sempre in coda,
ad un certo punto
abbiamo capito che
non era serio continuare così, quindi non
trattiamo più persone
senza problemi aggiuntivi.
Abbiamo un limite:
non possiamo occuparci della parte protesica perché non
abbiamo le risorse
sufficienti, possiamo
preparare il dente in
maniera tale che poi
possa essere trattato
sia dal semplice inserimento di una corona
fino alla preparazione
per l’implantologia.
Siamo disponibili alle
collaborazioni con i
dentisti che portano a
termine questi interventi. Facciamo una
particolare preparazione pre-protesica per i
pazienti non collaboranti, in anestesia
generale.
E’ possibile che in
futuro questo limite
possa essere superato e possiate for-
nire anche assistenza protesica?
Lo stiamo proponendo
da tempo alla nostra
azienda ma non abbiamo personale. La questione di fondo è principalmente economica.
Abbiamo in atto solo
un progetto di assistenza protesica semplice, con protesi parziali o totali, sostenuto
con fondi specifici,
rivolto a persone con
problemi di tossicodipendenza seguite dal
SERT. C’è stata questa
la possibilità con una
precisa individuazione
di fondi.
Siete l’unico ospedale in regione che
si occupa di assistenza odontoiatrica
per persone con
disabilità?
Presso l’ospedale pediatrico Burlo Garofalo
c’è il servizio diretto
dalla dott.ssa Clarich,
che si occupa di giovani pazienti disabili, con
cui abbiamo un ottimo
rapporto, insieme
facciamo parte della
SioH (società italiana
odontoiatria handicap).
Da quale area provengono le persone
che fanno riferimento al vostro centro?
Senz’altro da tutta la
provincia di Gorizia, in
parte dalla provincia di
Trieste e Udine. Ora
incominciano ad arrivare anche da Pordenone. Il canale informativo è soprattutto il
“passa-parola”.
Ci sono persone con
importanti disabilità
che si rivolgono a noi:
in questi casi la cura e
la prevenzione dipendono dalle famiglie,
dalla loro disponibilità
a continuare un per-
corso curativo e preventivo, troppo spesso
queste persone, risolto
l’episodio acuto, non
vengono più accompagnate per i controlli.
La disponibilità familiare è molto importante anche nel caso
di persone con una
ridotta manualità che
impedisce una adeguata igiene orale,
già difficile per persone senza alcuna limitazione.
Facciamo in modo che
le persone con importanti problemi di postura rimangono sulla
propria sedia: siamo
in grado di fare le cure
comunque.
Per il nuovo ospedale
abbiamo ordinato una
poltrona odontoiatrica
particolare che è quasi
come un lettino operatorio e orientabile per
cui la persona può
essere trasferita dalla
macchina direttamente su questo lettino e
raggiungere, senza
ulteriori spostamenti,
gli ambulatori dove
riceve le cure.
Cerchiamo di non interferire con la postura abituale quando
questo può rappresentare un problema.
Le strutture del centro
sono molto semplici,
classiche, in più ci
serviamo di un polsiossimetro collegato
ad un monitor che
rileva pressione, tracciato elettrocardigrafico e saturazione periferica di ossigeno …
con questi parametri
riusciamo a trattare
persone con problemi
di salute di base o che
vivono con molta ansia la seduta odontoiatrica, riusciamo ad
andare incontro a
questi problemi con
13
sicurezza, direi che è
la caratteristica del
nostro modo di lavorare: in sicurezza.
Situazioni più complesse le gestiamo in
sala operatoria senza
addormentare il paziente, quindi in anestesia locale, però
chiediamo la presenza
dell’anestesista con il
quale possiamo mettere in atto strategie
farmacologiche più
spinte per fare cure
un pochino più profonde in pazienti che
diversamente non
sarebbero in grado di
tollerarle.
Facciamo una valutazione ad personam:
ogni paziente viene
valutato per quella che
è la sua storia, e il
problema del momento, la terapia farmacologia che sta seguendo
e il problema odontoiatrico ovviamente.
Giampiero Licinio:
Ho fatto qui un’interessante esperienza:
normalmente assumo
farmaci per la terapia
contro il dolore. Per
farmi una apicectomia
hanno tenuto in considerazione, per la sedazione, i principi
attivi che già assumevo, invece di farmi
dott.Giulio Tamburlini
Giampiero Licinio
Prestazioni che
vengono erogate a
persone con
disabilità e o ad
alto rischio
medico:
-cure conservative
-terapia endodontica
-sedute di igiene
orale
-cure odontoiatriche
in sedazione
-farmacologia per
pazienti disabili
parzialmente
collaboranti
-cure odontoiatriche
in anestesia generale
per pazienti non
collaboranti
prestazioni
erogate a favore di
tutti gli utenti:
-diagnosi di
patologie del cavo
orale
-interventi di
chirurgia orale
ambulatoriale
-interventi in
anestesia generale di
chirurgia orale e
maxillo facciale
-Terapia d’urgenza
del dolore
odontogeno acuto
Segreteria ex
pneumologico III
piano
Per informazioni e
prenotazioni: da
lunedì a venerdì
dalle 8.30 alle 9.00
e dalle 12.00 alle
13.00
0481 592248
0481 592081
Call center per
prenotazioni
telefoniche ore
12.00-14.00 tel.
0481 416000
sospendere la terapia o
somministrarmi altri
farmaci. Voglio dire che
non mi hanno creato
problemi, anzi.
Che tempi di attesa ci
sono per accedere al
vostro servizio?
Anche nell’ambito di
una corsia con accesso
preferenziale si deve
distinguere tra un fatto
acuto, che trova risposta anche nel giro di 2
ore, sempre nelle 24
ore, e la richiesta di
cure, in assenza di dolore, che ha tempi di
risposta di qualche mese. Comunque è nel
corso della prima visita,
che si svolge sempre in
tempi molto contenuti,
che si stabilisce l’urgenza dell’intervento.
L’Agenzia Regionale
della Sanità ha notato
la vostra attività, in
che considerazione vi
tiene?
Non lo sappiamo. Siamo
consapevoli che non
sono stati fatti tagli al
budget e, di questi
tempi, mi sembra si
possa leggere come una
valutazione positiva del
nostro operato.
Sappiamo invece di
essere sostenuti dalla
nostra Azienda n.2 Isontina.
Che tipo di preparazione avete e date ai
medici odontoiatri
per trattare persone
con disabilità?
Noi la preparazione ce
la siamo fatta sul campo. Anche se le cose
stanno cambiando e ci
sono novità: ho letto
che a Torino ha preso
l’avvio un master, dopo
la laurea in odontoiatria, per la specializzazione in questo settore.
Anche la Società Italiana Odontoiatri per
14
l’Handicap, SioH, nel
congresso del 2005 ha
segnalato la necessità
che l’insegnamento
dell’odontoiatria speciale, la chiamano
così, venga inserito in
forma strutturata nella
didattica per i corsi di
laurea in odontoiatria.
Ancora non c’è nulla,
la questione viene
lasciato alla libera
iniziativa dei docenti.
E’ stato per la vostra iniziativa che è
nato il servizio?
Dott. Giulio Tamburlini: Sì, è nato da una
esperienza decennale,
per una sensibilità
professionale, umana
e cristiana e soprattutto vedendo il vuoto di
servizio che c’era a
livello regionale, a
parte il Burlo non mi
pare ci sia altro, solo
azioni sporadiche.
La dott. Sfiligoi ed io
abbiamo cominciato
con i bambini disabili:
ci sembravano i soggetti più vulnerabili e
meno seguiti.
Dott. Sfiligoi: Va detto
che non tutte le strutture sono in grado di
gestire un problema
con così tanti aspetti.
Noi dobbiamo ringraziare il servizio di anestesia perché ci ha
messi in grado di poter lavorare con sicurezza con pazienti
veramente delicati:
senza i nostri anestesisti, l’attività di sala
chirurgica non esisterebbe.
Ci sono situazioni di
non collaborazione per
cui il paziente che
deve essere trattato
nell’urgenza, in situazione di dolore acuto,
deve essere addormentato senza poter
avere a disposizione
delle analisi di riferi-
mento quindi l’anestesista si deve assumere la responsabilità di avviare poi
l’elettrocardiogramma e l’esame ematochimico in urgenza
prima di procedere
con l’intervento…
Ecco: questo, i nostri
anestesisti, ce lo
assicurano.
Dott. Tamburlini: la
nostra disponibilità e
la nostra bravura, o
la nostra sintonia,
visto che siamo marito e moglie, non
otterrebbero i risultati che abbiamo
adesso senza la loro
disponibilità e la loro
capacità. Per molti
pazienti prenotiamo
un posto in rianimazione dopo l’intervento. Dopo due o
tre ore possono venir
dimessi. Questo grazie a logiche e protocolli che abbiamo
instaurato assieme
agli anestesisti.
Avete trasformato
un lavoro che forse o normalmente
potrebbe essere
considerato ingrato e pesante in
qualcosa di appetibile, nuovo, interessante occasione
di studio e riflessione scientifica.
Sì, e la dott. Baccarin, dirigente Azienda
n.2 Isontina ci ha
molto sostenuto.
Grazie a lei oggi, con
la definizione della
carta dei servizi,
riusciamo a dare il
giusto rilievo all’attività che svolgiamo.
E’ la prima definizione istituzionale che
dice chi siamo e che
cosa facciamo.
Sarebbe giusto essere riconosciuti come
centro di riferimento
regionale per pazienti con disabilità.
Come viene dato il
riconoscimento, e
quindi la pubblicizzazione, alle specificità
dei vari servizi, per
esempio un centro
specializzato in maxillo facciale, così
sarebbe importante
sapere che a Gorizia
si opera con queste
caratteristiche.
L’ufficializzazione del
nostro lavoro ci consentirebbe di uscire
dalla fase del volontariato e probabilmente saremmo
dotati di personale e
strumenti adeguati
come la riabilitazione
protesica che sarebbe indispensabile per
non complicare ed
allungare la definizione di una azione
di cura.
Desidereremmo che
il giorno in cui terminerà la nostra
esperienza, perché si
va in pensione o per
altri motivi, ci fossero altri a sostituirci
garantendo la continuazione dell’attività
del centro e avendo
noi già trasferito
competenze ed esperienze.
(Attualmente il servizio viene garantito
dal dott. Tamburini e
dalla dott. Sfiligoi e
dal dott. Luppieri,
medico a convenzione . Le assunzioni
sono bloccate, possono però essere
attivate convenzioni.)
E’ possibile dare i
numeri?
Non calcoliamo il
numero delle persone che affluiscono al
centro ma quello
delle prestazioni: l’anno scorso ne abbiamo
fatte 6100.
Le prestazioni per
singolo utente sono
lievitate proprio perché l’odontoiatria d’urgenza, che praticavamo all’inizio, prevede
una sola seduta al
contrario di quella
preventiva.
Stanno aumentando
anche i pazienti in
terapia anticoagulante
orale che non possono
essere gestiti da studi
privati e quindi si rivolgono a noi. Erano
700 cinque anni fa,
siamo arrivati a 3000
in provincia di Gorizia.
Ormai da 10 anni, per
gli interventi, non
facciamo sospendere
la terapia anticoagulante. Prima le persone necessitavano di
ricovero ospedaliero.
Non c’è un centro per
ogni regione: esistono, sul territorio nazionale, uno o più
centri con determinate
caratteristiche. Logica
vorrebbe che a fronte
di un certo numero di
richieste, visto il tipo
di utenza, si stabilissero delle risorse per
creare il servizio. Non
E’ una crescita importante che ci vede comunque impegnati a
fornire le prestazioni
minime indispensabili
per tutti quelli che si
rivolgono a noi. Ci
sentiamo un po’ soffocati da questo andamento, se ci fosse la
possibilità di aprire
convenzioni, anche
per sei mesi, anche
per alcune ore alla
settimana, il centro
ne avrebbe un grande
vantaggio. Meglio
sarebbe mettere a
concorso un altro posto.
C’è da dire che gli
utenti, come me per
esempio, non sanno
che esiste questa
opportunità: da
sempre si sa che il
dentista è un operatore privato, che le
prestazioni ambulatoriali pubbliche
sono da temere e
comunque cure e
protesi non vengono
fornite.
Dott.Sfiligoi: E’ cambiato l’approccio alla
persona in questi anni.
Quando abbiamo incominciato lavoravamo
quasi solo sulle urgenze, operavamo una
odontoiatria prevalentemente demolitiva,
estrattiva e non si
proponeva quasi mai,
dopo, una riabilitazione protesica.
Adesso l’attività si sta
spostando verso una
odontoiatria di terapia,
di cura, non estrattiva
e preferibilmente di
prevenzione: è cam-
Ci sono altri centri
come il vostro in
Italia?
Dott. Sfiligoi: Oltre al
servizio dell’ospedale
Burlo Garofalo, conosciamo bene quello di
Ancona, che abbiamo
visitato vista l’amicizia
con il dirigente dott.
Zagaglia.
15
biata la sensibilità
delle persone.
Ci sono costi a
carico dell’utente?
Il servizio è pubblico
con gli obblighi e le
esenzioni che valgono per gli altri servizi.
è così.
Il dott. Giulio
Tamburini è il
Dirigente del
servizio.
La dott. Claudia
Sfiligoi è anche
professore a
contratto nel corso
di laurea di igiene
dentale
dell’Università di
Trieste dove insegna
“Trattamento
odontoiatrico nei
pazienti con malattie
sistemche” (gli
studenti igienisti
svolgono il tirocinio
presso il servizio di
Gorizia).
Il dott P. Luppieri è
medico a
convenzione.
Il nostro amico Marco
Marco ha 45 anni, ha gli
occhi cerulei e una
splendida maglietta rosa. E’
elegante nei modi e molto
curato.
Sorride, è gentile e sempre
disponibile e se si “rompe”
non lo fa vedere.
Lavora in associazione: fa
un lavoro che è come la
libertà "Diciamo pure che la
libertà è qualcosa di vago.
La sua assenza non lo è!"
Rodrigo Rey Rosa. Così è il
suo lavoro. Accompagna,
trasporta, aiuta nei
trasferimenti, guida, spinge,
sempre presente quando ci
vuole una mano.
Paziente, tollerante anche
con le persone un po’
scorbutiche.
Indispensabile.
Io gli ho fatto molte
domande ma lui è schivo,
riservato e parco di parole e
comunica il grande rispetto
che ha per il mondo e le
persone.
Le frasi che seguono
sembrano scollegate: sono le
risposte di Marco alle mie
domande e che io ho messo
una di seguito all’altra per
costruire una sua minima
storia.
È nata Aura,
un mare di
felicitazioni a
Ombretta
Scruzzi da
parte di tutti
noi!
“Ho vissuto in Germania, ad
Aquisgrana, fino a 28 anni, i
miei avevano una gelateria.
Io facevo il banconiere.
Si lavorava dalle 8 di
mattina fina a mezzanotte.
Facevamo 9 mesi là, poi
tornavamo a casa.
Ora non leggo più molto,
una volta leggevo gialli e
libri sull’astronomia, a patto
che non fossero troppo
tecnici.
Io sono uno pigro.
Sono venuto in associazione
tramite Lavaroni.
In principio facevo un po’
di lavoro di segreteria, due
ore al giorno.
Ho poi fatto un periodo di
volontariato, non mi ricordo
se mi piaceva, forse in quel
momento serviva a me, per
stare in mezzo alla gente.
macchia nera su un occhio
e una bianca sull’altro: lo
chiamavo “bandito” perché
la macchia sembrava una
benda da pirata.
Mi piace la musica classica,
il pop, il rock, il jazz, mi
piacciono Simon e
Garfunkel, i Jethro Tull, i
Deep Purple, i Pink Floyd.
Voglio andare a Coi e stare
una settimana disteso sotto
un albero.
Mi piace navigare in
internet, ascoltare musica
alla radio.
La mia vacanza ideale è a
Coi di Zoldo Alto, a casa dei
miei nonni, disteso sotto un
albero a sentire l’aria fresca.
Ci ho abitato da piccolo,
stavo dai nonni mentre i
miei erano in Germania,
fino alla fine delle
elementari.
La Val di Zoldo è immersa
nelle Dolomiti, c’è un
panorama stupendo.
E’ un posto bellissimo a
1500 metri, sotto il Monte
Pelmo, di fronte al Monte
Civetta, tranquillo, 40
abitanti in tutto, non c’è
niente nel paese, non ci
sono negozi. Per tutto il
comune di Zoldo Alto c’è
un’unica farmacia.
Il paese dove vado io è
Coi di Zoldo Alto, “coi”
vuol dire colli. Si parla, o
meglio si parlava, ladino.
La valle è stretta, a Coi
invece c’è sole tutto il
giorno, e un torrente che si
chiama Maè.
I Rizzardini abitano a Coi
da 500 anni.
Ci sono grandi pascoli.
D’inverno, quando ero
piccolo, andavano a
prendere la legna con delle
grandi slitte che
spingevano a mano.
Adesso in tutto il comune
c’è un turismo
internazionale, di qualità.
Mi ricordo che avevo un
cagnolino, con una
16
A volte il lavoro mi stanca
perché continuo a pensarci
anche quando torno a casa.
Non mi piaceva quando
stavo in ufficio, era
angosciante stare al chiuso.
(confermo: quelle stanze
sono oppressive. Rita)
Andare in giro ad
accompagnare le persone è
molto meglio anche se è più
faticoso.
Così va bene.
Il mio desiderio è che
rimanga così come è adesso:
incontro molte persone in
questo lavoro e alcune sono
proprio belle.
TROFEO CITTA’ DI GRADO 2006
domenica 25 giugno 2006 Presso lo specchio di mare antistante la Lega Navale
Regata velica tra Associazioni delle persone
disabili con imbarcazioni di scuola vela
classe Dream
Gara organizzata da Lions Club di Grado, Lega Navale di Grado, Life Pass di
Monfalcone (Presidente Fulvio De Sensi).
Ha collaborato l’Associazione Tetra-paraplegici del FVG in particolare con i
timonieri Claudio Pauletto e Luca Gallina che con la loro disponibilità hanno
garantito la partecipazione a tutte le Associazioni di persone con varie disabilità.
Ha partecipato l’Unità Cinofila regionale di salvataggio a mare.
AIAS di Trieste
1° classificato
Atleta: Claudia Smilovich
Associazione Tetra-paraplegici
F.V.G.
Timonieri: Claudio Pauletto e
Luca Gallina
Associazione Girasoli di Trieste
2° classificato
Atleta: Luca Omari
Riserva: Daniel Zerjal
Heimstatte Birkenhof Welden
3° classificato
Atleta: Wieder Schwinger
Associazione Paradiso PHB di
Bologna
Atleta: Sergio Bratti
AIAS di Monfalcone
Atleta: Ugo Stella
Riserva: Viviana Di Blasi
C.I.S.I. di Monfalcone
Atleta: Davide Franco
Progetto Spilimbergo
Atleta: Ester Scroccaro
Wurzerhof, 9300 St Veit
Atleta: Rezabeck
Mitia Cuk di Trieste
Atleta: Patrizia Brandolin
Riserva: Darco Comari
Center janka premrla vojka
Vipava (Slo)
Atleta: Pavel Kubale
Comunità Pier Giorgio di Udine
Atleta: Eros Del Fabbro
17
GITA A BARBANA
1. Saliamo sulla motonave Champagne II
2. sorpresa!! Ci sono anche la mamma di Nat e Gianna
3. … e noi, ma nelle foto non ci siamo tutti
Il profilo di terre sconosciute rompe l’orizzonte
4. questo è uno dei due motoscafisti, che ringraziamo di cuore
18
5. a pranzo dai frati e la cucina dei frati, si sa, è buona
6. al santuario, chissà in quanti hanno chiesto la grazia
7. ultimo click per la foto ricordo
8. vuota appare l’isola, i nativi sono timidi
9. è così, vista dal motoscafo mentre ci allontaniamo, Barbana, isola di un mare di laguna, un paesaggio mai
drammatico, con l’azzurrino del mare identico a quello quieto del cielo che ci ha anche sorpresi con una breve
pioggia. Abbiamo attraversato bassi fondali dove senz’altro c’erano i coccodrilli che noi non abbiamo visto,
19terre esotiche.
immersi nel tempo immobile della vacanza, nel sogno di
FAGAGNA DI NOTTE
di Andrea Venica
10-11 giugno 2006: 24x1
Ho fatto compagnia a Erica
che faceva il turno di assistenza corse da mezzanotte alle 7
di mattina: aiutava le persone
nei trasferimenti , metteva a
posto la tenda, preparava i
cicloni, poi, per ciascun atleta,
andava a ritirare il numero di
gara, il pettorale, comunicava
il nome…
Ignazio Pillicu ha corso sotto
la pioggia, l’ha presa tutta.
Sono arrivati tutti in anticipo,
bravissimi.
Poi hanno corso Manlio,
Denis che si è fatto due ore
per coprire il buco di De Sensi
che è arrivato tardi, Pittia,
Vivian, Giampiero, Federico
Mestroni, di S.Daniele, con il
ciclone che si è costruito da
solo, macinava i km. Una
bestia! Come un trattore!
Tutti tranquilli, allenati,
preparati a non suicidarsi.
Un’ora è lunghissima, io non
lo farei.
Quando sono ritornati nella
tenda, alla fine dell’ora, tutti
hanno detto: ”Il prossimo
anno mettiamo anche noi la
griglia”.
Gli altri gruppi che stanno
vicini a noi hanno tutti la
griglia, il marmittone di acqua
bollente per buttare la pasta e
il bottiglione di rosso.
Noi, è il secondo anno che
abbiamo la tenda
come andare a giocare a
basket nel campetto della
parrocchia: ogni tanto ci si
mette d’accordo e si fa la
partita domenica pomeriggio.
Guardando e ascoltando
le conversazioni mi pare
di poter dire che non si è
trattato di una competizione individuale. E’ una
bella iniziativa, piace.
E quindi grazie di cuore a
Marco Rizzardini e a
Fabio, A Lorenza Del Tin,
a Chiara Francescut, a
Erica Bottos, a Daniela
Zoratti
Eniko o della
determinazione
CHI COME QUANDO
dalle-alle
Fino alle due di mattina il
tendone-discoteca è pieno di
“muleria”, poi scompaiono
quasi tutti. Rimangono i
concorrenti e gli assistenti nel
buio della notte.
E si va, noi con le ruote, gli
altri a piedi.
Alla fine della corsa i nostri
controllano la distanza percorsa, il numero di chilometri
fatto. Non ho visto competizione tra le persone, si partecipa ad un evento che è ormai
tradizionale, non mi sembra
che sia questa l’occasione per
fare “la gara”, è invece
un’occasione formidabile per
mescolarsi con gli altri, fare
dello sport per stare assieme, è
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15,00 16,00
cognome
nome
km
Santini
Piccini
Marchesan
Raileanu
Corbatti
Scroccaro
Raimondo
Pecoraro
Pillicu
Nogaro
Mestroni
Vivian
Vicentini
Pittia
Buzzolini
Vicentini
Licinio
Di Pasquale
Pauletto
Nocent
De Sensi
Picco
Barbariol
Teresa
Cesare
Sebastiano
Eniko
Alen
Ester
Sergio
Francesco
Ignazio
Manlio
Federico
Franco
Denis
Franco
Elio
Denis
Gianpiero
Rino
Claudio
Lino
Fulvio
Cristiano
Fabrizio
15.500
23.330
12.769
15.987
10.455
12.338
8.834
21.587
12.810
19.045
27.600
16.433
19.270
16.840
23.873
18.859
18.769
18.300
22.430
10.061
18.168
24.567
12.515
De Paoli
Pierluigi
17.310
9 settembre 2006 : 1° Torneo di Pallavolo in
carrozzina al Centro Progetto Spilimbergo !
di Nicoletta Martinelli
Il Torneo di Volley (pallavolo) si svolgerà il 9 settembre 2006 dalle 9.00 in poi
presso la palestra del centro, affrettatevi a iscrivervi !
Termine di iscrizioni al torneo: 25.08.06.
Limite di partecipazione: 12 squadre N.B.
Costi: la partecipazione al torneo è 5€ a squadra, chi volesse pranzare presso il centro il costo è
7.50€ a persona previa prenotazione e conferma in segreteria entro il 25.08.06
Si chiede a ciascuno:
di organizzare la propria squadra, cercando i compagni di gioco tra quelli che conoscete;
di dare un nome alla propria squadra;
di fare l’iscrizione della squadra telefonando a Nicoletta al Centro Progetto Spilimbergo
Chi vuole partecipare ma non ha trovato nessun compagno di gioco può rivolgersi a Nicoletta che
cerca di organizzargli la squadra.
Al torneo possono partecipare tutti: come giocatori, in prima linea come spettatori, come
sostenitori, come coach…
A tutti i partecipanti sarà data in ricordo della manifestazione una splendida maglietta con un
logo disegnato dal nostro grafico pubblicitario Corrado Mischis.
Saranno premiate le squadre 1ª e 2ª classificate
La manifestazione si avvale della sponsorizzazione di: -"Coloplast" che sarà presente con uno
stand espositivo dei suoi prodotti presso il centro, -"Rehateamprogeo” e - Bozzato di Teglio Veneto"
che sarà presente con uno stand in cui si potranno fare prove di guida con una BMV, un
fuoristrada e una utilitaria a due porte, le auto sono provviste di comandi per para e tetra.
Si gioca in 4 su un campo ridotto; la squadra deve essere composta almeno da:
1 persona con tetraplegia, 1 persona normodotata che giocherà in carrozzina, altre 2 persone con
para o tetraplegia.
Regole che i giocatori dovranno osservare durante i match:
* Si gioca in quattro e ogni cambio palla i giocatori si spostano di una posizione in senso orario
* Le partite si giocano al meglio dei tre set: i primi due set si giocano fino al 25 mentre il terzo set che
si disputa in caso di parità si gioca fino al 15. Al 25 e al 15 pari si deve vincere con due punti di
distacco.
* il servizio si esegue sulla destra dietro la linea segnata sul terreno.
* Il giocatore che è al servizio deve aspettare il fischio dell'arbitro prima di lanciare la palla
* Una squadra può fare almeno tre tocchi di palla, il terzo tocco deve indirizzare la palla nel campo
avversario
* Un giocatore può toccare la palla solo una volta;
* Il doppio tocco di palla è concesso solo quando la palla è stata murata
* La palla è considerata dentro quando tocca la superficie del terreno di gioco comprese le linee di
delimitazione dello spazio di gioco.
* La palla è considerata fuori quando la parte della palla che viene a contatto con il suolo è
completamente fuori dalle linee di delimitazioni.
* La palla che tocca la rete durante il servizio e durante il gioco è sempre valida
* La palla che rimbalza su una qualsiasi parte della carrozzina è valida come se fosse un tocco
* La persona normodotata non può staccare i glutei dal sedile della carrozzina pena il punto alla
squadra avversaria.
* Le lamentele e le imprecazioni che si udiranno durante il gioco saranno perseguibili di
ammonizione
* L'espulsione consegue a due ammonizioni dello stesso giocatore.
* Le decisioni dell'arbitro sono insindacabili .* Per le altre regole ci si attiene al regolamento della
FIPAV dal capito quarto "Azioni di gioco" (www.fipav.it)
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PROFUMO DI MENTA
e i cerchi colorati dei bersagli…
Il torneo di tiro con l’arco, la premiazione con discorsi e
medaglie e poi una vera cena
PROFUMO DI MENTA,
sul prato tormentato dalle
ruote, e i cerchi colorati
dei bersagli: giallo in
centro, poi rosso, blu,
nero e poi fuori e poi il
vento.
Profumo di menta,
silenzio, il vento: tac, il
rumore della freccia che
trapassa il bersaglio di
carta fissato al paglione,
tac: giallo; tac: giallo
(daaaiiii!); tac: il cielo
(noooo!); tac: rosso.
Silenzio. Profumo di
menta che sale dal prato.
Quelli che tirano non
fanno preparazione
atletica, non respirano
rumorosamente, non si
massaggiano muscoli,
non strecciano braccia,
no, si chiudono in sé
con l’arco e la freccia.
Profumo di menta.
Mi chiamo Lorenzo
Menegon, istruttore,
commissario tecnico
della Società Arcieri Dal
Borlus di Spilimbergo.
Nel tiro con l’arco è
importante la persona.
In ogni disciplina,
quando si fanno le gare è
importante vincere, ma la
cosa fondamentale è dare
il meglio di sé. Uno è
campione quando
migliora sé stesso, non
quando vince.
Non c’è niente da dire sul
fatto che nel torneo di
oggi gli atleti sono quasi
tutti in carrozzina:
semplicemente ciascuno
deve dare il meglio di sé,
non richiede altro il tiro
con l’arco.
Sono stato contento
perché le persone sono
state gentili e simpatiche
e si è formato un bel
gruppo.
Mi chiamo Picco
Cristiano di Bordano, fa
anche rima, ho 27 anni.
Mi sono piaciuto tanto,
non pensavo di riuscire a
tirare così bene.
Tirare con l’arco è
bellissimo, è molto
faticoso, non pensavo
tanto, e bisogna
concentrarsi e ricordarsi
un sacco di cose da
mettere in pratica.
Devi ricordarti la
posizione, il gesto, il
rilascio della freccia,
concentrarti e fare veloce
perché se stai troppo
tempo perdi
concentrazione, forza e il
momento giusto. Tenere
tesa la corda stanca
moltissimo quindi non si
può aspettare molto per
scoccare la freccia.
Mi chiamo Nicola, ho 19
anni.
Ho cominciato 4 anni fa.
Poi ho smesso per un
periodo, per la scuola, ora
ho ripreso.
Mi piace molto tirare con
l’arco. E’ bello,
nonostante sembri
monotono: si ripete
sempre lo stesso
movimento nel modo più
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Claudio Pauletto: E' stata una delle più belle esperienze sportive da quando sono al Centro Progetto
Spilimbergo: ci siamo sentiti tutti veri atleti.
perfetto possibile e ogni
volta è diverso.
Dà soddisfazione.
I tiri vengono bene
quando uno non è
impegnato a pensarci,
meno si pensa e meglio
vengono. E’ una
costante, bisogna
ripetere il movimento, è
una cosa fisica.
Mi chiamo Fabio
Menegon, sono
istruttore di tiro con
l’arco.
Ho incontrato Nico ad
una manifestazione
sportiva con persone in
carrozzina dove un
campione italiano in
sedia tirava con l’arco,
lui non ci è piaciuto
molto ma abbiamo
deciso di fare un corso,
di provare.
Ho insegnato il tiro con
l’arco: che le persone
siano in carrozzina o in
piedi non conta
assolutamente.
Per me, insegnante, è
importante capire fin
dove, a seconda del
livello di lesione, una
persona può arrivare. Per
esempio: se c’è una
persona con la mano che
si apre con fatica, cerco
di immaginare come
adattare la tecnica alle
sue condizioni. Non
desidero che una persona
esegua il tiro come io
penso sia il modo giusto,
ognuno deve arrivare al
suo.
Ho incominciato a tirare
con l’arco a sette anni.
Ho spinto mio padre a
iniziare, lui ha provato,
gli è piaciuto. Tiravo con
un arco più grande di me.
Si tira “da grandi”
quando si ha molto tempo
e passione per allenarsi
ogni giorno.
Quando un tiro viene
bene lo senti subito,
appena rilasciata la
freccia si sente una
grande gioia, e si capisce
subito che la freccia
colpirà il centro del
bersaglio.
Quando l’arciere ha
avuto molto tempo, anni,
per allenarsi, diventa un
tutt’uno con il suo arco e
tirare la freccia è un cosa
naturale, non occorre
pensare a quello che si
sta facendo: ci si
concentra sul bersaglio
non su come si sta
eseguendo il tiro. Ci
vuole lunghissimo
allenamento per far
diventare spontanei
tutta una serie di gesti
imparati.
Pensare a che cosa sto
facendo mi fa sbagliare
il tiro.
In gara se faccio un
errore e al momento di
tirare la freccia
successiva ci penso è
matematico che lo
ripeterò. Gli arcieri
bravi, come gli ultimi
campioni che abbiamo
avuto Galliazzo,
Frangilli hanno un
livello di allenamento
mentale tale che se
anche fanno un errore,
quando tendono le
frecce successive sono
freddi come prima,
mentalmente distaccati,
ripetono lo stesso gesto
che hanno ripetuto
migliaia di volte senza
pensare a quello che
fanno.
Si impara a controllare
le emozioni, si impara a
controllare la rabbia e a
rilassarsi.
E’ una cosa che impari
con l’arco ma che ti
aiuta in tutto quello che
fai.
Ti aiuta a conoscere il
tuo limite, sai che per
andare oltre devi
lavorare molto
più prestanza fisica.
In tutti ho notato
evoluzioni positive,
maggiore controllo, più
sicurezza, qualcuno ha
colto di più lo spirito del
controllare le proprie
emozioni quando si è
sulla linea di tiro.
come gli altri.
Le persone che stanno in
carrozzina hanno in
comune il fatto di stare
sedute e basta.
Sono stato molto contento. Sarebbe una bella
opportunità se si formasse un gruppo di tiro con
l’arco.
Il tiro con l’arco è uno
sport che mette tutti sullo
stesso piano, fin da
piccolo ho visto persone
in carrozzina fare le gare
Da grande voglio fare
Si può dire che vince
chi ha un grande
equilibrio, non chi ha
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qualcosa che mi
permetta di rimanere
piccolo.
SPORT SPORT SPORT SPORT SPORT SPORT SPORT SPORT SPORT SPORT SP
IL 14 AGOSTO AD AVASINIS (UD) in occasione della sagra delle fragole e del lampone si
svolgerà un incontro dimostrativo di tennis in carrozzina, dalla mattina alla sera, con la partecipazione di
alcuni utenti del centro Progetto Spilimbergo che hanno appena terminato il corso di tennis e alcuni tennisti
professionisti tra cui uno austriaco, uno sloveno e uno tedesco.
A SETTEMBRE CORSO DI TENNIS DI BASE, se ci saranno le carrozzine da tennis, presso
l'Eurosporting di Cordenons sarà disponibile un maestro di tennis per dare le lezioni base.
NUOVO CORSO BASE DI TIRO CON L’ARCO: se si raggiungerà un numero sufficiente di
iscritti, verrà replicato il corso.
9 Settembre 2006: 1° Torneo di Pallavolo in carrozzina al
Centro Progetto Spilimbergo ! Vedi articolo pag. 21
L'hockey su carrozzina elettrica
è nato quasi per caso nei primi anni Settanta:
alcune scuole per studenti disabili del Nord Europa incominciarono ad organizzare lezioni di educazione fisica
rivolte principalmente a giovani con severo handicap fisico-motorio. A causa delle limitate possibilità atletiche
di questi ragazzi, dovute soprattutto alla ridotta forza muscolare, venne scelto un gioco nel quale essi potessero
usare un'attrezzatura di materiale estremamente leggero (nel nostro caso una mazza e una pallina da unihockey
o, all'estero, floorball). Si aggiunse poi un attrezzo più specifico, lo stick.
Questa disciplina, a causa della grande somiglianza con l'omonimo sport, venne chiamata hockey, con
l'aggiunta della specificazione che si trattava di hockey "su carrozzina", mentre successivamente venne anche
accostato al nome l'aggettivo "elettrica", per sottolineare che i partecipanti facevano uso esclusivo - nella vita e
nella pratica sportiva - di questo ausilio.
In Olanda, dopo alcuni tornei-pilota negli anni 1978-79, partì nel 1982 il primo autentico Campionato
Nazionale. Successivamente, nel 1987, si svolse in Germania il primo torneo internazionale e quattro anni dopo
questo nuovo sport arrivò anche in Italia, fino al 1997 quando, dopo la disputa del primo Campionato italiano,
si svolse a Milano il primo vero torneo a carattere internazionale, che vide il debutto della Nazionale azzurra.
La FAI sport è la promotrice di questo particolare sport in Friuli attraverso un ex giocatore bianconero, ora
militante nelle file della fiorentina, Martin Jorgensen.
Martedì 1 agosto 2006 dalle ore 20.00 alle ore21.00
presso il palazzetto dello sport di Spilimbergo, si svolgerà un incontro amichevole di "Electric Hockey" fra
una selezione di Spilimbergo e il gruppo danese Aazhus. Il gruppo danese si fermerà a Spilimbergo per
l'allenamento anche mercoledì 2 agosto 2006 dalle 16.00 alle 19.00.
ATTENZIONE: QUEST’ANNO NON CI SARA’ LA 12x1h
DI PALMANOVA
In Friuli la finale della Coppa del Mondo per
sciatori disabili nel 2007
Lo Sci Club Due dell’Unione Sportiva ACLI di Ronchi dei Legionari, nel 2007
organizzerà la manifestazione finale della Coppa del Mondo per sciatori disabili.
L’incarico è stato comunicato ai dirigenti del sodalizio di Ronchi dal Vice Presidente dell’International
Paralimpic Commitee Michael Knaus, nel corso di un importante incontro che si è svolto presso la
camera di commercio di Verona con i vari club del Triveneto e con i dirigenti nazionali del Comitato
Paralimpico Italiano.
L’evento sportivo si svolgerà sulle piste del monte Zoncolan, dall’11 al 14 marzo, è prevista la
partecipazione di 230 atleti in rappresentanza di 30 paesi. (da www.sportfriuli.it)
Cercasi carrozzina "Joker" misure: 39 di larghezza e 40-43 di lunghezza.
Chi avesse informazioni a riguardo è pregato di contattare Riccardo
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Cochecito - 2006 N. 10 - AGOSTO - Associazione Tetra Paraplegici fvg