IL SOLE 24 ORE S.p.A. - Sede operativa - Via Carlo Pisacane 1, ang. SS Sempione - 20016 PERO (Milano) - Rivista mensile, una copia € 5,00
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SPECIALE: Forni e profili termici
PCB Magazine n.5 - MAGGIO 2012
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n.5
LA PRIMA RIVISTA ITALIANA SUI CIRCUITI STAMPATI
MAGGIO 2012
▶ EDITORIALE
Speranze e solidarietà
La situazione del mondo della produzione
elettronica in questo fine d’aprile sembra essere
in leggera controtendenza con quella contrazione
che - su tutti i fronti - sembra dominare l’intero
comparto industriale. La confermano i recenti dati
di provenienza SIA (l’americana Semiconductor
Industry Association) che - considerando i
23,3 miliardi di dollari di vendite di
semiconduttori segnate a livello globale nel mese
di marzo, pari a un 1,5% di crescita rispetto
al mese di febbraio - indicano che il mercato
dell’elettronica si sta (timidamente) muovendo, in
particolare per i risultati di Europa e Giappone.
Il vecchio continente e il Giappone stanno infatti
conoscendo crescite interessanti: rispettivamente il
3,8% e l’1,2% in marzo, dato questo che conferma
le impressioni di ottimismo raccolte nelle ultime
settimane trattando con imprenditori e manager
del settore elettronico.
Sembra dunque che ci troviamo all’inizio di un
periodo di moderata crescita, una crescita che
probabilmente si perpetuerà anche durante tutto
il secondo trimestre dell’anno. È certamente una
buona notizia, che getta un timido raggio di
speranza in un mondo che è sempre più oscurato da
notizie inquietanti. Basta leggere le prime pagine
dei quotidiani per rendersi conto di quanto la crisi
e la mancanza di prospettive determinino in alcuni
casi scelte estreme, non condivisibili, certamente,
ma di cui non possiamo non tenere conto.
Occuparsi di un argomento così delicato non è una
cosa facile. Non tanto per la difficoltà di affrontare
un problema così enorme come quello di chi - messo
alle strette e senza via di scampo - ricorra al gesto
estremo, ma perché è difficile sapere da dove partire:
se da un atteggiamento di cauto moralismo, da
una decisa presa di posizione o da un finto distacco
professionale.
Non abbiamo notizia che nel nostro settore ci siano
stati di recente fatti così sconvolgenti, ma molti
imprenditori e molti lavoratori soffrono in queste
ore il dramma della mancanza di comunicazione.
E, in quanto prodotto editoriale destinato alle
aziende, ai professionisti e agli imprenditori del
settore dell’elettronica, PCB Magazine vuole
sottolineare la sua disponibilità ad ascoltare ed
eventualmente a permettere a chi vorrebbe far
sentire la propria voce di ottenere una - anche se
pur minima - cassa di risonanza.
Nel nostro piccolo sosteniamo la campagna dei
colleghi di Radio24, dal titolo, appunto, “Disperati
mai”, dedicata a quegli imprenditori (ma anche a
quei lavoratori, aggiungiamo noi) che si sentono
messi in un angolo dalle avversità del momento e
che non riescono a trovare un interlocutore disposto
ad ascoltarli.
Centinaia sono le comunicazioni che sono giunte
presso la redazione di Radio24 dopo pochi giorni
di programmazione, un mezzo che naturalmente
è molto più immediato del periodico di cui noi
facciamo parte, ma che è pur sempre parte di
una cultura editoriale che ci accomuna e a cui ci
sentiamo particolarmente vicini.
Il nostro indirizzo lo conoscete; quello di Radio24
dedicato al problema è il seguente:
[email protected]
PCB
maggio 2012
5
▶ SOMMARIO - MAGGIO 2012
IN COPERTINA
agenda
Eventi/Piano Editoriale _______________ 10
a cura della Redazione
ultimissime
C.S. e dintorni _______________________ 12
a cura della Redazione
angolo di copertina
20 anni di sogni ed emozioni ___________ 18
di Carlo Ferrero
Fondata da Carlo Ferrero, OSAI
Automation Systems si colloca tra
i leader europei nella progettazione
e realizzazione di sistemi per
l’elettronica idonei a rendere
completamente automatizzate quelle
lavorazioni ancora oggi eseguite
manualmente.
L’elevata esperienza, unita
all’eccellente grado di innovazione
dei sistemi, fanno di OSAI A.S. il
partner ideale per tutte le aziende
che desiderano mantenere i processi
produttivi in Europa.
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filosofia della qualità assicurano
affidabilità e tempi rapidi sia per
sviluppi di nuove personalizzazioni,
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www.osai-as.it
6
PCB
maggio 2012
speciale
Forni e profili termici
Saldatura reflow _____________________ 22
di Dario Gozzi
Vapour phase: una grande soluzione ______ 26
di Piero Oltolina
La saldatura vapour phase e la profilatura
per leghe lead-free ____________________ 30
di Carla Fiorentino
Saldatura di moduli di potenza
negli apparati per le trasmissioni_________ 36
a cura di Luca Fiorucci
Ottimizzazione dei processi ____________ 42
di Serena Bassi
speciale aziende
Nel segno del fotovoltaico ______________ 48
a cura di Massimiliano Luce
Anno 26 - Numero 5 - Maggio 2012
www.elettronicanews.it
DIRETTORE RESPONSABILE: Pierantonio Palerma
speciale prodotti
REDAZIONE: Riccardo Busetto (Responsabile di Redazione)
Cuore e analisi del profilo termico _______ 50
di Michele Mattei
CONSULENTE TECNICO: Dario Gozzi
COLLABORATORI:Serena Bassi, Piero Bianchi,
Jade Bridges, Ian Bromley, Patrick Carrier, Carlo Ferrero,
Carla Fiorentino, Luca Fiorucci, Enrico Galbiati,
Massimiliano Luce, Michele Mattei, Piero Oltolina
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: Elena Fusari
tecnologie
L’impatto dei prodotti chimici
in elettronica ________________________ 52
di Jade Bridges
Il modello di Coffin-Manson ___________ 56
DIRETTORE EDITORIALE BUSINESS MEDIA: Mattia Losi
PROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole 24 ORE S.p.A.
SEDE LEGALE: Via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano
PRESIDENTE: Giancarlo Cerutti
AMMINISTRATORE DELEGATO: Donatella Treu
di Enrico Galbiati
progettazione
Le librerie di componenti e le sfide
della collaborazione ___________________ 60
di Ian Bromley
Progettare pcb High Speed: il problema
dei vincoli __________________________ 62
di Patrick Carrier
SEDE OPERATIVA: Via Carlo Pisacane, 1 - 20016 PERO (Milano) - Tel. 02 3022.1
UFFICIO TRAFFICO: Tel. 02 3022.6060
STAMPA: Faenza Industrie Grafiche S.r.l. - Faenza (RA)
Prezzo di una copia 5 euro (arretrati 7 euro).
Registrazione Tribunale di Milano n. 148 del 19/3/1994
ROC n. 6553 del 10 dicembre 2001
produzione
Strumenti sw di processo ______________ 70
Associato a:
di Piero Bianchi
Informativa ex D. Lgs 196/3 (tutela della privacy).
aziende e prodotti
I vantaggi della tecnologia Fluxgate ______ 74
di Dario Gozzi
I (primi) 25 anni di SMT Wertheim _____ 78
fabbricanti
Produttori di circuiti stampati in base
al logo di fabbricazione ________________ 81
a cura della Redazione
Il Sole 24 ORE S.p.A., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i Suoi dati personali,
liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica
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Potrà esercitare i diritti dell’art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il Direttore Generale dell’Area Professionale, presso
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esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali,
presso il coordinamento delle segreterie redazionali (fax 02 3022.60951).
PCB
maggio 2012
7
▶ SI PARLA DI - LE AZIENDE CITATE
Azienda
pag.
#
3m ____________________ 28
A
Asscon GmbH _______ 32-34
Azienda
M
pag.
Microchip ______________ 61
Inserzionisti
pag.
A
ADIMPEX........................................... 16
Mentor Graphics ___62-63, 68
AGM PCB........................................... 81
APEX TOOL ....................................... 17
Aurel Automation ________ 48
B
C
O
OSAI A.S.___________ 18-20
P
Packtronik ___________ 36, 40
BMW _________________ 34
Cabiotec ____________ 30, 34
AREL .................................................. 81
ASM ASSEMBLY ................................ 25
AUREL AUTOMATION ...................... 49
C
CABIOTEC...............................II cop. - 4
D
Dek ___________________ 14
PTB __________________ 12
COOKSON ELECTRONICS.................. 65
CORONA ........................................... 81
DesignSpark _________ 60-61
Prodelec ________14, 16, 42, 46
Dima __________________ 16
SMT Asia Pacific _____ 78-80
Distek ______________ 74, 76
SMT North America _____ 80
Electrolube __________ 52, 54
SMT Wertheim ______ 78-80
Solarexpo _______________ 48
i-tronik ___________12, 50-51
K
KYZEN ............................................... 69
SolderStar ___________ 50-51
I
ISCRA DIELECTRICS ....................IV cop.
ITECO TRADING ............................... 53
Gest Labs ___________ 56, 59
Henkel_________________ 12
I-TRONIK ....................................13 - 29
INVENTEC PERFORMANCE
CHEMICALS ITALIA ........................... 73
Essemtek _______________ 12
H
F.P.E. .................................................. 27
I
Ersa ________________ 38-39
G
E.O.I. TECNE ...................................... 71
F
S
E
E
L
LIFETEK.........................................21-41
Solvay Solexis ___________ 28
M
MIRTEC ....................................... III cop.
O
IBL ________________ 12, 26
inertec _________________ 12
ST Microelectronics ______ 61
P
T
Totech _________________ 12
TRI ___________________ 12
S
SPEA .................................................... 3
Laryo __________________ 16
LTi Electronics __________ 37
PACKTRONIC ................................9 - 15
PRODELEC ................... 11 - 47 - 55 - 67
IPC ___________________ 61
L
OSAI A.S. ...............................I cop. - 35
V
Vitronics Soltec _______ 42-46
Z
Zestron ________________ 80
T
TECNOMETAL .................................. 82
w
Lifetek _________________ 80
8
PCB
maggio 2012
WIN - TEK .......................................... 39
JHW
PDJJLR‡+DOO%RRWK
:,'(
QXRYD3DQDVRQLF130:
7HVWHSHU,63(=,21(
'SRVWSDVWH'SRVWSODFH
/DUJRDOOD
SURGXWWLYLWj
130: (OHYDWDYHORFLWjGL
PRQWDJJLRHGHVWUHPDYHUVDWLOLWj
¿QRDFRPSRUDGLP
PD[3FE[PPUDQJH
FRPSRQHQWLGDD
[PP
130: WHVWHGLPRQWDJJLR
HGRSSLRFRQWUROORVRVWLWX]LRQH
WHVWHLQPHQRGLPLQXWL
WHVWHGLVSRQLELOLSHUPRQWDUH
LVSH]LRQDUHGLVSHQVDUH)LQRD
IHHGHUGDPPDERUGR
130: WHVWHGLPRQWDJJLRH
GRSSLRFRQWUROORFKHSHUPHWWRQR
O¶DVVHPEODJJLRLQFRQWHPSRUDQHD
GLGLIIHUHQWL3FE
&RQ130:VDUjFRPHDYHUH
GXHPDFFKLQHLQXQDXQJUDQGH
ULVSDUPLRGLWHPSRHGLFRVWLGL
JHVWLRQH
7HVWHSHU0217$**,2
'DDXJHOOL
LYDQWDJJLGL130:
0DVVLPDÁHVVLELOLWjHLQWHJUD]LRQH,VSH]LRQH
3DVWD3LD]]DPHQWR,VSH]LRQH2WWLFD
'LVSHQVD]LRQHWHFQRORJLHLQXQ¶XQLFDSLDWWDIRUPD
GRWDWDGLWHVWHLQWHUFDPELDELOLLQPHQRGLPLQXWL
7HVWHSHU',63(16$=,21(
7HVWDYROXPHWULFDSHUFUHPHHFROOH
(OHYDWDSURGXWWLYLWj )LQRDFRPSRUD
SHUVLQJRORPRGXORLQVROLPT
0DUFKLRHWHFQRORJLDOHDGHUQHOVHWWRUH/D
SLDWWDIRUPD130VLQWHWL]]DO¶HVSHULHQ]DHOD
WHFQRORJLDPDWXUDWHJUD]LHDOODOHDGHUVKLSQHO
VHWWRUH60'GL3DQDVRQLF)DFWRU\$XWRPDWLRQ
7HO
LQIR#SDFNWURQLFLWZZZSDFNWURQLFLW
▶ AGENDA - FIERE E CONVEGNI
Data e luogo
10
PCB
Evento
Segreteria
8-10 Maggio
Norimberga
Germania
SMT/HYBRID/PACKAGING
2012
Mesago Messe Frankfurt GmbH
Rotebuehlstr. 83-85 - 70178 Stoccarda, Germania
Tel. +49 711 61.94.60
Fax +49 711 61.94.692
8-10 maggio
Norimberga
Germania
PCIM Europe
Mesago Messe Frankfurt GmbH
Rotebuehlstr. 83-85 - 70178 Stoccarda, Germania
Tel. +49 711 61.94.60
Fax +49 711 61.94.692
9 maggio
Norimberga
Germania
JISSO Forum
EIPC Services B.V.
PO Box 2060 - 6201 CD Maastricht, Paesi Bassi
Tel. +31 43 34.40.872
Fax +31 43 34.40.873
www.eipc.org
15-17 maggio
San Jose, CA
USA
IPC Test and Inspection
Conference
IPC
Association Connecting Electronics Industries
3000 Lakeside Drive, 309 S, Bannockburn IL
60015 - USA
Tel. +1 847 61.57.10.0
Fax +1 847 61.57.10.5
22-25 maggio
Francoforte
Germania
OPTATEC 2012
Technische Betreuung/System:
Six Offene Systeme GmbH
Am Wallgraben, 99 - 70565 Stoccarda, Germania
[email protected]
Piano editoriale 2012
Editorial calendar 2012
Gennaio
Test elettrico
January
Test equipment
Febbraio
Il rework e la saldatura manuale
February
Rework and hand soldering
Marzo
I sistemi di lavaggio
March
Cleaning systems
Aprile
Marcatura e tracciabilità
April
Labels and traceability
Maggio
Forni e profili termici
May
Reflow and wave soldering
Giugno
ESD
June
ESD
Luglio - Agosto
Materiali di consumo e attrezzature
July - August
Consumables
Settembre
Pick & Place
September
Pick & Place
Ottobre
I sistemi di serigrafia
October
Screen printing systems
Novembre
Produzione circuiti stampati
November
PCB manufacturing
Dicembre
Software di progettazione
Dicember
Design software for pcb
maggio 2012
▶ ULTIMISSIME - C.S. E DINTORNI
a cura della Redazione
Ricomincio da quattro
I
l quarto appuntamento
del workshop di i-tronik
conferma ancora una
volta la validità di un
evento promozionale, che
unisce tecnologia, novità e
presenze internazionali.
Come di consueto,
marzo è il periodo delle
presentazioni aziendali.
Un appuntamento ormai
consolidato è quello di
i-tronik che, presso la
sede di Peraga di Vigonza,
in provincia di Padova,
anche quest’anno, il 21
e 22 marzo, ha invitato
una serie di personalità in
rappresentanza di aziende
produttrici di macchine e
prodotti per l’elettronica.
Per la quarta volta, come
nel passato, l’evento è stato
un mix di illustrazioni
tecnologiche sul campo,
presentazioni di soluzioni
innovative per la
produzione elettronica e
approfondimenti tecnici.
Come sempre il workshop
di i-tronik si è svolto anche
quest’anno in un’atmosfera
fortemente internazionale.
Nonostante il pubblico
fosse completamente
italiano, praticamente tutti
i relatori appartenevano
ad aziende straniere, a
riprova che il respiro
della distribuzione in
Italia non può non tenere
conto delle dimensioni
internazionali imposte
dalla globalizzazione.
Il riscontro e la
partecipazione di
specialisti del settore è
stato molto alto: ben più
di un centinaio, divisi nelle
due giornate, provenienti
da molte aziende italiane.
Le relazioni mattutine
hanno trovato - come di
consueto - un riflesso nelle
attività illustrative “sul
campo” presso la struttura
espositiva di i-tronik, che
ha ospitato i nuovi modelli
di macchine distribuite
dall’azienda padovana,
con una particolare
attenzione quest’anno
per le macchine di test
presentate dalla taiwanese
TRI. Azienda distribuita
in esclusiva in Italia
proprio da i-tronik, TRI
è una realtà che ha fatto
segnare ben 133 M$ di
fatturato nel 2011 e che è
ben conosciuta dai lettori
di PCB Magazine (vedere
intervista a Jonathan Lin,
PCB Magazine, febbraio
2012). A questo proposito
Max Lin, account
manager di TRI, ha
presentato la nuova serie
di macchine per il test incircuit e la macchina SPI
per ispezione 3D della
pasta saldante con capacità
di ispezione ai 10 μm, con
una velocità di 80 cm2/sec,
velocità che raddoppia se
l’ispezione viene effettuata
entro i 14 μm.
Altre novità sono
state la macchina AOI
con 5 telecamere per
la localizzazione di
componenti con pin
sollevati, dotata di
doppio convogliatoreper
ridurre ulteriormente
i tempi di handling
e, naturalmente, la
macchina 3D X-ray
TR7600 di grande
affidabilità, che è già stata
richiesta da numerose
aziende impegnate nel
settore della difesa.
Non sono mancate
naturalmente le presenze
degli altri marchi storici
distribuiti da i-tronik
presenti tutti all’workshop
di marzo: da Inertec a
Essemtec, da Henkel a
IBL, da PBT a Totech e
Binder, senza dimenticare
naturalmente i prodotti
della stessa i-tronik,
come l’armadio i-storage
e i tavoli da laboratorio
i-table.
i-tronik
www.itronik.it
12
PCB
maggio 2012
DEK propone OTS, per il clamping schede
L’
opzione Over Top
Snuggers (OTS)
è un innovativo sistema
concepito da DEK
per il clamping delle
schede, che assicura un
posizionamento fermo e
sicuro in fase di processo.
L’OTS è stato concepito
per rispondere alle odierne
esigenze dei produttori
di elettronica, che hanno
a che fare con schede
via via più complesse.
L’OTS permette di
serigrafare una scheda
a ridosso dei suoi bordi,
ottimizza il deposito
pasta e aumenta in modo
consistente la qualità
finale. L’OTS si adatta
automaticamente in caso
di variazioni di spessore
della scheda e in caso di
schede non perfettamente
rettangolari.
Benefici del sistema OTS
- Ottima serigrafia della pasta anche a ridosso dei bordi delle schede;
- Adattamento automatico dello spessore: non è richiesto l’intervento umano
durante il cambio di prodotto;
- Interfaccia software touch-screen per una maggiore flessibilità nella
regolazione della pressione del clamp e del sistema di allineamento;
- Vantaggi sostanziali rispetto ai sistemi convenzionali Edge Clamp Unit e
Foil-less Clamp
- L’opzione Quick-set Levelling previene errori nella stesura della pasta
- 16 cilindri pneumatici e 6 guide di precisione per un’ affidabilità ottimale
anche per i substrati più critici
Il sistema spinge verso
l’alto la scheda, la blocca
saldamente in posizione e
successivamente ritrae le
lame di allineamento.
L’OTS è un singolo
blocco che integra 16
cilindri pneumatici e
6 guide di precisione
che assicurano grande
affidabilità.
È possibile impostare
la pressione del clamp
e del sistema di
allineamento mediante
delle valvole comandate
via software; Queste
sono facilmente
accessibili, si trovano
nella stessa posizione
del Board Clamp
Regulator.
La pressione più adeguata
potrà essere impostata ad
ogni cambio di prodotto.
I clienti che hanno
provato l’OTS
hanno riportato un
miglioramento del 20%
nel deposito della pasta.
Prodelec
www.prodelecgroup.com
Buoni risultati per Prodelec
P
rodelec ha
annunciato i
risultati di chiusura per
l’anno 2011: il fatturato
è in netta crescita come
anche il venduto, che si
attesta sui 14 milioni
di euro, risultato di
accurati investimenti
nei diversi comparti
aziendali. Attualmente
la Società impiega 44
persone.
Questa evoluzione
conferma il trend di
14
PCB
maggio 2012
costante crescita che
ha caratterizzato
Prodelec a partire dal
1991, anno della sua
fondazione.
I numerosi marchi
che l’Azienda ha
scelto di distribuire
riguardano tanto l’area
dell’assemblaggio
quanto quella del test
e dell’integrazione di
fabbrica, e rendono
pertanto possibile
l’offerta di soluzioni
globali per esigenze in
continua evoluzione.
Prodelec
www.prodelecgroup.com
/QNCTBSHNMÈMDDCRÈTR
Soluzioni per aziende di successo.
Costs?
Excellence.
Earnings!
Costi? Eccellenza. Guadagno!
Come si possono sostanzialmente ridurre i costi di produzione?
Le macchine e i sistemi Ersa definiscono gli standard di settore
in termini di tecnologie flessibili, risparmio energetico ed eco
sostenibilità. Il disegno modulare permette soluzioni personalizzate e sostenibili e rappresenta la base per l’incremento della
profittabilità nella vostra produzione elettronica.
Macchine serigrafiche
ƒÈ5$12 /1(-3È2
ƒÈ5$12 /1(-3È/
ƒÈ5$12 /1(-3È%
%NQMHÈCHÈQHETRHNMD
ƒÈ'.3%+.6È
ƒÈ'.3%+.6È
ƒÈ'.3%+.6È
In qualità di produttore di macchinari e strumenti per l’industria
dell’assemblaggio elettronico, Ersa si presenta ai propri clienti e
a chi interessato come un partner altamente innovativo e un
fornitore di tecnologie di saldatura con una gamma globale di
prodotti unica nel suo genere.
ƒÈ5$12 %+.6
ƒÈ$".2$+$"3ÈÈÈ
ƒÈ$"."$++
La visione aziendale si basa sul principio che “la nostra leadership tecnologica ottimizza la qualità e riduce i costi del processo
di produzione dei nostri clienti”. Ersa è infatti costantemente
focalizzata al miglioramento dei prodotti e dei processi a vantaggio dei propri clienti.
ƒÈ/.6$1%+.6
ƒÈ/.6$1%+.6È-
ƒÈ$32È
ƒÈ$32È
2@KC@SQHBHÈRDKDSSHUD
2@KC@SQHBHÈ@CÈNMC@
2HRSDLHÈCHÈ1DVNQJÈCHÈ(RODYHNMDÈDÈ3NNKRÈU@QHÈRNMNÈUHRHNM@AHKHÈRT
VVVDQR@BNL
VROX]LRQLSHUO¶HOHWWURQLFD
3DKÈȃ [email protected]
Distributore esclusivo per l’Italia.
Soluzioni per il coating
e la dispensazione
I
sistemi della serie DR
di DIMA assicurano
la massima flessibilità
di programmazione e di
riconfigurazione sul campo
per applicazioni di coating e
dispensazione.
La serie DR è basata su
un concetto di modularità
che offre un’ampia scelta
di work holders, valvole,
cartucce, taniche di
contenimento e opzioni
software.
Il sistema DR-050 lavora
su asse X, Y e Z, mentre
il sistema DR-060 può
essere dotato di moduli che
consentono il movimento su
asse Z e Theta.
Completano la
gamma i modelli
DR-070 e DR-080
che si distinguono
per un diverso
equipaggiamento base
delle valvole.
I robot a 3 o 4 assi possono
gestire fino a 3 diversi
moduli, ognuno dei quali
gestisce un tool che può
essere una valvola spray, una
valvola di dispensazione, un
gripper, ecc. e possono essere
configurati
fuori-macchina grazie al
software EasyTrack di
programmazione offline
di Dima. EasyTrack si
basa su un’immagine
dell’applicazione caricata sul
software, sulla quale si può
comodamente lavorare in
remoto.
La serie DR è dotata, di
serie, di una telecamera,
di un PC con il software
di interfaccia Dimasoft,
un supporto in grado di
ospitare fino a tre moduli e
di un sensore elettronico di
pressione per il sistema di
aria compressa.
Un sensore
di rilevazione
dell’esausto è
disponibile come
opzione. I sistemi
possono essere
configurati sia come
stand-alone che in linea.
Un’importante funzione
presente sui sistemi della
serie DR è la possibilità
di movimentare le valvole
in modo indipendente
verso l’alto e verso il
basso con una corsa di
105 mm: in questo modo
la programmazione
della scheda è molto più
semplice rispetto alle
classiche valvole con solo
50 mm di differenza in
altezza.
Prodelec
www.prodelecgroup.com
Nuova sede per Laryo
I
l distributore lombardo
Laryo, distributore
italiano – tra le altre
aziende – di Seho e di
Mirtec, ha recentemente
inaugurato la nuova sede
aziendale presso nella
nuova area industriale di
Villasanta (MB).
La sede, di 700 metri
quadrati, si sviluppa su
due livelli al momento
ancora in parte in fase di
allestimento, permetterà
di organizzare workshop
e visite intere all’azienda
con la presenza di una
grande sala per gli
workshop interni con 52
posti. L’organizzazione
aziendale ha intenzione
di automatizzare tutti i
processi interni mediante
un sistema informatico
interno avanzato.
Laryo
www.laryo.it
Aria pulita nella
zona di lavoro
Accendila, fai un respiro profondo e risparmia energia – semplicità è la formula di
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▶ ANGOLO DI COPERTINA - L’AZIENDA INFORMA
20 anni di sogni
ed emozioni
Sono passati velocemente, tra passi falsi, successi
e 1.500 macchine installate, ma la volontà,
la dedizione, la passione sono sempre le stesse
di quando abbiamo iniziato nel garage di casa
di Carlo Ferrero
I
l sogno di costruire qualcosa di
importante è stato sempre alimentato dalla volontà di cogliere le nuove sfide che si presentano, tanto che,
nel triennio in corso abbiamo progetti,
collaborazioni con università e istituti di
ricerca che, per quantità e dimensione,
sono maggiori di tutto ciò che abbiamo
realizzato fino ad ora. Certamente nei
prossimi 20 anni non avremo tempo da
perdere.
Fin dall’inizio, nel ’91, quando è nata l’idea, e dal maggio ’92 quando ho
lasciato il mio precedente impiego per
dedicarmi alla Osai A.S., ho impostato l’azienda in una dimensione umana,
un contesto dove ogni individuo trovasse gli strumenti, le opportunità e la serenità per esprimere il proprio potenziale.
Da quasi 10 anni investiamo circa il
10% del fatturato in R&D, e probabil-
18
PCB
maggio 2012
mente questo è il motivo per cui cresciamo anche nei periodi di crisi, ma il
nostro principale valore è la qualità delle persone, le idee e la passione che le
anima. Proprio nella qualità delle persone e nella capacità di appassionarsi alla tecnologia e nell’emozionarsi di fronte al raggiungimento di un obiettivo, si
basano il passato ed il futuro dell’azienda. L’Osai A.S. è una struttura di quasi
80 persone, con un indotto analogo che
si trova principalmente in un raggio di
pochi chilometri dalla sede di Parella, in
provincia di Torino.
Nel ’92 la prima commessa è stata per
una macchina di assemblaggio di rulli
per fotocopiatrici e ancora oggi, l’automazione di sottogruppi di piccole dimensioni per l’industria degli elettrodomestici e dell’automobile, vale più del
50% del fatturato.
Nel ’96 la collaborazione con un
azienda produttrice di sorgenti LASER,
ci ha permesso di sviluppare un’importante conoscenza di questa tecnologia,
con la realizzazione di più di 300 macchine, consentendoci di mettere le basi di molti sviluppi di prodotti attuali e
futuri.
Nel 2004 nasce la famiglia Neo, caratterizzata da una gamma di macchine per la marcatura Laser, per l’assemblaggio di componenti THT e ODD
Shape, per la saldatura Laser selettiva,
per il depaneling Laser o mediante fresa e per il Laser trimming di dispositivi elettronici.
Ogni crisi è diversa, anche se è più
giusto parlare di cambiamento, perché
dopo un periodo negativo il mercato
non torna mai come era prima, alcuni
settori si riducono ed altri crescono in
modo esponenziale. Per noi che realizziamo mezzi di produzione, la “ricetta”
è di avere un buon appeal sul mercato,
che è il risultato di innovazione, qualità, servizio, attenzione per i dettagli e
flessibilità, dove l’innovazione è investire in ricerca, la qualità è esperienza,
il servizio sono risorse umane e l’attenzione per i dettagli è una cultura. Tutti
valori che si creano con il tempo e la
costanza. Mi piace dire che non vendiamo macchine ma soluzioni, e questa filosofia, fino ad ora, ci ha permesso
di crescere costantemente e di pianificare il futuro con positività.
Certo, avere solo prodotti d’eccellenza non è sufficiente, ma bisogna essere presenti sul mercato globale. Cinque
anni fa solo il 5% dei nostri prodotti
usciva dall’Italia, mentre nell’anno in
corso il 50% della nostra produzione
uscirà dall’Europa.
Negli ultimi 2 anni sono state aperte
distribuzioni in tutta Europa e Brasile
e sono state aperte Filiali in Germania
e Cina. Il prossimo anno sarà dedicato
a Stati Uniti e Messico.
I nuovi sistemi, spesso, nascono
per soddisfare un bisogno specifico di
un cliente, o per esigenze più diffuse. Un esempio interessante è il sistema di Laser depaneling neocut C400,
nato per eliminare gli stress meccanici sulle schede durante la separazione. Capitava infatti che i produttori di elettronica chiedessero dei sistemi di separazione capaci di assicurare
zero stress sui componenti. Abbiamo
sviluppato velocemente il sistema prototipale, ed ora siamo il riferimento di
mercato per questa tecnologia. Un caso simile è stato per il sistema di Laser
marking neomark twin. Avevamo già
una macchina di marcatura, ma abbiamo percepito dai nostri clienti l’esigenza di avere versatilità e più tecnologie Laser contemporaneamente nella stessa macchina. Da queste considerazioni è nata la neomark twin, che
Vista del reparto produttivo della famiglia neo
Linea di automazione
può essere configurata con Laser CO2
e YAG contemporaneamente, capace
inoltre di controllare non solo il contenuto della marcatura ma anche il livello qualitativo in produzione, predicendo di fatto eventuali lente variazio-
ni di processo. Ad oggi la neomark twin
è usata ed apprezzata dalle più importanti aziende del settore elettronico.
Anche la neoplace modula è stata
l’evoluzione di una macchina già esistente ma, per rispondere all’esigenza
Alcuni sistemi della famiglia neo: neomark twin, neoplace 304 modula, neocut Plus, neosold, neotrim
PCB
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Depaneling Laser
Dettaglio neoplace 304 modula
Saldatura selettiva Laser
Marcatura Laser
Montaggio componenti ODD-Shape
Dettaglio router
di un cliente, è nata l’idea modula: una
macchina compatta, veloce, precisa, ed
è stata subito un successo.
Questo tipo di sviluppi sono possibili grazie al fatto che ogni persona
in Osai A.S. rappresenta una ricchezza e, in quanto tale, può esprimere liberamente idee e soluzioni.
Da alcuni anni, parte dei nostri investimenti sono volti a sviluppare tec-
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PCB
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nologia nel mercato dei semiconduttori e del film spesso basati su ceramica, silicio e SIC. Presto nascerà una
nuova famiglia di prodotti che cambierà il modo di produrre questi dispositivi.
Lo scenario economico mondiale è
in forte evoluzione. Cina ed il Brasile
negli ultimi mesi hanno rallentato la
crescita e credo che per l’Europa non
si possa pensare di tornare ad un ciclo positivo a breve, tuttavia esistono
aziende virtuose, con idee e determinazione tali da crescere anche nei momenti di incertezza e Osai A.S. ha i
contenuti e le persone per rimanere
fra queste.
Osai A.S.
www.osai-as.it
▶ SPECIALE - FORNI E PROFILI TERMICI
Saldatura reflow
Nel contesto produttivo attuale è quanto mai
indispensabile poter assicurare
l’esecuzione del processo di saldatura
con parametri particolarmente calzanti rispetto
alla produzione in atto
di Dario Gozzi
M
olti problemi relativi alla
rifusione sono dovuti a un
processo che lavora al limite
delle specifiche. La più alta temperatura
di processo e la più lunga durata del tempo di soak delle leghe a formulazione LF
richiedono un accurato studio del profilo
termico più indicato per ogni tipo di pcb.
Il tempo di soak, il picco di temperatura raggiunto, il tempo di permanenza
al di sopra della fase liquida e la velocità
di incremento della temperatura richiedono uno stretto controllo per via della
finestra di processo meno ampia rispetto al passato. La saldatura per rifusione è
un processo ampiamente consolidato nel
tempo, ma l’introduzione della lega sen-
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PCB
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za piombo qualche problema l’ha creato.
Ci sono poi altri fattori a cui prestare
attenzione, come la velocità di raffreddamento, la temperatura a cui esce la scheda dal forno e la gestione dei vapori di
flussante. Tra le attuali variabili va considerata anche una presenza estremamente eterogenea di componenti che,
a fianco degli ormai tradizionali QFP
o PLCC, ha visto crescere l’utilizzo di
QFN, BGA e μBGA tra i componenti
attivi e degli 0201 tra i chip.
Per queste ragioni e per il fatto che
ogni configurazione di scheda è diverso dall’altro, i vari pcb rasentano l’unicità e talvolta diventa difficile poterli correttamente processare con un unico pro-
filo termico. Indipendentemente dal tipo
di componenti, le schede si differenziano poi per dimensione, numero di layer e
layout. Prese tutte le variabili e messe in
relazione con le caratteristiche del forno
impiegato si da vita a un sistema complesso che richiede molta precisione per
evitare che le specifiche di processo escano da una finestra piuttosto limitata.
Per questa ragione può risultare difficile coprire con un paio di profili termici
un’ampia gamma di casistiche differenti.
La saldatura per rifusione
L’obiettivo del processo di saldatura è
quello di formare uno strato intermetallico tra la lega di apporto e la metallizzazione delle piazzole del circuito stampato, tra la lega e la metallizzazione dei
terminali del componente. È solo l’intermetallico che, se correttamente formato, conferisce al giunto le sue caratteristiche di resistenza meccanica e di
conduzione elettrica. Per una corretta
riuscita del giunto si rende necessario lo
studio del profilo termico più confacente sia al forno utilizzato sia al pcb che si
vuole saldare e alla pasta saldante che si
vuole utilizzare. Le fasi di pre-heat, soak, reflow e cooling che compongono il
profilo, per durata e gradiente, dipendono dal pcb, dai componenti e dal tipo di
pasta utilizzata.
La variazione in dimensione e geometria dei componenti e il cambio di
lega nelle paste saldanti hanno richiesto la modifica dei profili termici che,
comunque li definisca, hanno in comune una rampa di salita, una permanenza al di sopra dello stato liquido e una
rampa di discesa. Che poi la temperatura prima della rifusione sia in continua
salita o mantenga un andamento più o
meno costante per un certo intervallo di
tempo, non ha grande importanza.
L’importante è che vengano controllate esattamente le temperature e i tempi, così come i gradienti
termici di salita e discesa.
Un processo che lavora al limite
o al di fuori delle specifiche può generare molti problemi, indipendentemente che si tratti di serigrafia o di saldatura. Per quanto riguarda la rifusione, alcuni dei più comuni problemi riguardano la scarsa affidabilità del giunto, o per
via dell’ispessimento dello strato intermetallico dovuto a una prolungata permanenza nella fase liquida, o per la separazione del filetto dalla piazzola durante
la fase di cooldown, piuttosto che per la
presenza di void che pregiudicano la tenuta e la bontà del giunto.
A questi inconvenienti specifici, possono affiancarsi altri problemi di carattere più generale come la formazione di
solder ball, di ponticelli e tombstoning
o la distorsione della scheda. Solo uno
stretto controllo del processo di rifusione può evitarli.
La lega eutettica SnPb non solo aveva una temperatura di rifusione più bassa, ma poteva usufruire di una finestra di
processo decisamente più ampia, motivo
per cui molte aziende potevano, con solo
due profili, rifondere un significativo numero di pcb differenti. Oggi non solo è
richiesto un più stretto controllo termico, ma è a volte necessario disporre di più
profili termici per ottenere giunti affidabili e di qualità, considerando che uno
stretto controllo serve anche per evitare una sovraesposizione alla temperatura dei componenti più sensibili e in particolare dei più piccoli. Tanto la rampa che
porta alla rifusione quanto quella di raffreddamento saranno meglio caratterizzate e mantenute se il forno possiede una
serie di peculiarità tecniche di alto livello tecnologico.
(Foto: Cabiotec)
Conoscere il proprio
processo
Forno
vapor phase Asscon VP450
per piccoli lotti di produzione
Efficienza nel trasferimento
termico
L’efficienza del trasferimento termico
di un forno di rifusione per convezione è funzione di variabili quali il volume del flusso trasferito in direzione del
pcb, la velocità del getto, la configurazione del forno e in particolare dei suoi
elementi riscaldanti
L’efficienza nel trasferimento termico è in funzione di come avviene l’impatto del fluido, dal volume del flusso
e dalla sua velocità L’accurato controllo del flusso e della sua temperatura è
una garanzia della ripetibilità del profilo nel tempo così come della capacità
di mantenere un’uniforme distribuzione
della temperatura sul pcb in transito nel
tunnel del forno.
In un forno a convezione è decisamente importante la corretta progettazione della geometria della matrice di
aperture, dove si origina il flusso convettivo, per avere un elevato livello di efficienza nel trasferimento termico. È rilevante notare che è la velocità del flusso e non il volume a determinare il trasferimento termico. La dimensione del
flusso, quando messo in rapporto con
la distanza da cui ha origine, determina l’angolo d’impatto, ma determina
anche il volume di gas e la velocità con
cui viaggia in direzione della superficie
del pcb. La combinazione di queste variabili determina la bontà del flusso. Il
trasferimento termico è massimo quando la velocità d’impatto è perpendicolare alla scheda e diminuisce quando l’angolo d’impatto diventa inferiore a 90°. Il
volume del flusso utile è solo quello che
colpisce la scheda col massimo grado di
trasferimento termico, un eventuale eccesso avrebbe l’effetto contrario di creare turbolenza andando a scaldare le pareti del forno.
Tratti somatici generali
di un forno a convezione
Il numero e la lunghezza delle zone
in cui è suddiviso il tunnel caratterizzano il forno. Ogni zona comprende elementi riscaldanti e una turbina di mandata dell’aria o dell’azoto. L’avere una
bassa massa e un’ampia superficie riscaldante è garanzia di una veloce risposta. Usualmente nelle prime e nelle ultime zone (sia top sia bottom) si utilizzano elementi riscaldanti a maggior potenza, mentre nelle intermedie si utilizzano
elementi meno potenti.
Le zone di ingresso devono imprimere un buon innalzamento di temperatura al pcb che arriva a temperatura ambiente, mentre le zone di rifusione devono portare allo stato liquido la pasta saldante; le intermedie
sono di mantenimento, devono consentire l’evaporazione delle parti volatili e l’attivazione degli agenti decappanti. La temperatura arriva a un massimo
di 350 °C
All’interno di ogni zona è studiato un
percorso che lateralmente alla direzione
di transito del pcb recupera il gas rimandandolo in circolo attraverso l’elemento
riscaldante, per migliorare l’uniformità
della temperatura e la ripetibilità del processo. C’è un isolamento in temperatura tra zone contigue per evitare che s’influenzino reciprocamente; nella proget-
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L’importanza del cooling
Dall’esperienza con la lega SnPb si
sa che il materiale metallico con granulometria grossolana ha usualmente una
resistenza meccanica inferiore rispetto
a uno con granulometria fine, in particolare se è di tipo anisotropo (cioè se le
sue caratteristiche fisiche – conducibilità elettrica e termica – o il suo comportamento meccanico differiscono in direzione longitudinale e trasversale). Da questa
considerazione nasce la richiesta di avere
un raffreddamento veloce così da ottenere una granulometria fine (IPC-JEDEC
J-STD-020D e 020E limitano la velocità di raffreddamento a 6 °C/sec). Di
conseguenza, uno degli aspetti del profilo termico che sta ricevendo maggiore
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PCB
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(Foto: i-tronik)
tazione del forno ci si cura anche che il
delta termico trasversale alla direzione di
trasporto sia mantenuto il più basso possibile, nei forni di fascia alta il DT della
zona di rifusione viene mantenuto all’interno di ±2 °C.
Il controllo della temperatura avviene
con sistema PID in ognuna delle zone
top e bottom, con un’accuratezza attorno
ai ±5 °C (misurati in assenza di carico).
La velocità del convogliatore varia mediamente da un minimo di 300 mm/min
a un massimo di 1500 mm/min. Nel caso di un trasporto a maglia, la larghezza
del tappeto è tra i 450 e i 500 mm. Nel
trasporto a catena la distanza spazia tra i
50 e i 500 mm.
In un forno con controllo di processo a loop chiuso è possibile pilotare la velocità di rotazione delle ventole all’interno degli elementi riscaldanti, controllando così il flusso convettivo.
La zona di cooling è usualmente singola sia top sia bottom, ma con la possibilità di essere a loop chiuso per meglio
programmare i gradienti di raffreddamento. Tutti i forni sono ormai dotati di
sistema di flux management per la cattura del flussante presente nel tunnel e prevenirne il deposito sulle pareti del tunnel.
Forno vapor phase IBL in-line
attenzione è proprio il gradiente termico
di raffreddamento. Alcuni studi hanno
appurato che la forza di taglio della lega SAC è leggermente inferiore rispetto
a quella della lega eutettica SnPb e che la
fine granulometria del metallo, ottenuta
inducendo il suo veloce raffreddamento,
può recuperare parte di questa forza.
D’altro canto i BGA di grosse dimensioni richiedono al contrario un tempo di
raffreddamento piuttosto lento. Sembra
che l’utilizzo della SAC abbia reso fragili le ball per cui la differenza che si ottiene dalla diversa contrazione tra il circuito stampato e il BGA sviluppa, durante
il raffreddamento, uno stress che si rivela
dannoso per le saldature del componente. Limitando la pendenza della rampa di
discesa della temperatura si allevia questo stress. Il problema si estende a quei
pcb fortemente popolati con masse non
omogenee.
Il dilemma che si pone a questo punto è tra l’avere un veloce raffreddamento che permetta di ottenere una granulometria fine garanzia di un’elevata tenuta meccanica e l’adottare una bassa velocità di raffreddamento che minimizzi lo stress. Non c’è una regola guida che
definisca univocamente una soluzione,
l’esperienza la conoscenza e il buon senso sono le uniche direttrici su cui pianificare l’intero profilo termico. Si opterà per
un cooling veloce se sul pcb ci sono solo componenti di piccole dimensioni, a
diminuire in funzione del numero e del
tipo di componenti di grosse dimensioni presenti.
In ogni processo di cessione del calore ci sono due regole di fisica che inter-
vengono sempre e in ogni caso, che calate nel contesto in cui si trova il pcb in saldatura si possono enunciare come:
- se la temperatura dell’ambiente in cui
si trova il pcb gli è superiore, questo
inizierà a scaldarsi; allo stesso modo
se la temperatura dell’ambiente è inferiore a quella del pcb questo inizierà a raffreddarsi;
- maggiore è la differenza di temperatura tra ambiente e pcb (Δ termico), maggiore sarà la velocità con
cui il pcb cambierà la sua temperatura (sia in salita che in discesa).
Da un punto di vista operativo un
cooling veloce richiede la presenza di
una barriera termica tra zona di rifusione e zona di raffreddamento, una veloce
convezione di aria fredda e un efficiente
sistema di raffreddamento dell’unità di
cooling. La barriera tra zona di rifusione e zona di cooling serve a mantenere
ben separate la zona di massima temperatura e la zona fredda, per creare il
massimo differenziale termico tra le due
zone contigue. Indipendentemente che
il forno possegga un sistema di cooling
efficiente, l’utilizzo di un chiller aiuterà
ad avere un raffreddamento più veloce.
Rimane comunque importante avere di
base una veloce convezione di aria fredda perché questo consente di rimuovere
quell’aria che si è scaldata a contatto con
la schede per poterla sostituire con della nuova, mantenendo così il massimo
differenziale di temperatura. In questo,
come detto, gioca un ruolo primario la
bontà dei getti che quando ben calibrati contribuiscono enormemente nel dare efficienza al sistema.
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▶ SPECIALE - FORNI E PROFILI TERMICI
Vapor phase:
una grande soluzione
Temperatura conosciuta e definita,
alta efficienza nel trasferimento termico,
bassi consumi, ininfluenza delle masse termiche:
ecco solo alcuni dei vantaggi che fanno del
processo di rifusione vapor phase il più adatto
per diversi tipi di pcb presenti sul mercato
di Piero Oltolina
L
a tecnologia di saldatura in fase
vapore è riconosciuta come la
migliore per ottenere dei buoni
risultati in saldatura evitando il surriscaldamento dei componenti più
delicati. Il trasferimento termico si
dimostra superiore alle altre tecnologie di rifusione, anche nei casi più
difficili dovuti alla presenza di masse
termiche fortemente eterogenee sullo
stesso pcb.
Parlare di saldatura in fase vapore a 40
anni dalla sua introduzione, con forni a
convezione forzata che hanno raggiunto
livelli qualitativi e prestazioni di ottimo
livello, può sembrare anacronistico.
Con la recessione economica che a
fasi alterne si fa sempre più pesante e la
migrazione delle produzioni con grandi numeri verso paesi a basso costo di
manodopera ciò che è rimasto in Italia
riguarda produzioni limitate del tipo
molti codici/bassi volumi, dove l’esigenza principale è la qualità.
Una qualità garantita dalla temperatura di picco vincolata alla temperatura
26
PCB
maggio 2012
di ebollizione di un liquido tecnico, che
produce vapore chimicamente ed elettricamente inerte, in grado di garantire
una stabilità e un’uniformità termica su
tutta la scheda.
Il processo di saldatura vapor phase,
conosciuto anche come processo di saldatura per condensazione, si basa infatti sull’utilizzo di un liquido tecnico con
una precisa e conosciuta temperatura di
ebollizione, che una volta raggiunta crea
una zona di vapore saturo che avviluppa
Forno
vapor phase IBL
con sistema
vacuum
il pcb. La temperatura raggiunta dal vapore è identica al punto ebollizione del
liquido utilizzato, fisicamente non superabile.
Quando si immerge una scheda assemblata nella zona di vapore saturo, per
quanto possa essere pre-riscaldata, si troverà comunque a una temperatura inferiore rispetto a quella del vapore, che tenderà a condensare sulla sua superficie fino a portarla allo stesso valore. Il vapore
che cede il suo calore latente portando in
rifusione la pasta saldante.
Un’accurata azione di preriscaldo contribuisce anche in questo processo a evitare i problemi dovuti allo shock termico.
In virtù della bassa energia di evaporazione, il liquido presente sulla scheda,
a rifusione ultimata evapora velocemente
lasciandola completamente asciutta.
L’odierna offerta dei sistemi vapor
phase è piuttosto ampia e spazia dai sistemi da laboratorio a quelli per grandi produzioni.
A differenza dei forni a convezione
forzata, un forno da laboratorio di piccole dimensioni produce con un livello
ETICHETTE
qualitativo molto simile a quello dei forni più grandi, perché il
principio fisico di funzionamento è identico.
I sistemi di tipo batch trovano la loro collocazione ideale nella
prototipazione e nella produzione di piccole e medie serie, mentre i forni in linea permettono produzioni di alti volumi, ambedue con qualità di saldatura insuperabili da altre tecnologie.
Perché un forno vapor phase?
Rispetto ad altri tipi di processo i maggiori vantaggi di questa
tecnologia di saldatura risiedono nel poter disporre di condizioni altamente riproducibili e dipendenti solo dal liquido utilizzato, che permette di lavorare in ambiente perfettamente inertizzato senza ricorrere all’utilizzo di azoto.
La temperatura massima raggiunta è definita e conosciuta, essendo quella consentita dal punto di ebollizione del liquido; di
conseguenza pur godendo di un’alta efficienza nel trasferimento
termico, nessun pcb è esposto al rischio di surriscaldamento (più
il liquido bolle, più vapore è prodotto, ma sempre alla temperatura definita dal punto di ebollizione).
Il gradiente termico è preselezionabile secondo le esigenze del
circuito assemblato, per l’intero processo di riscaldamento.
Essendo completa l’immersione nel vapore si crea una simmetria termica eccellente. Non si crea nessun effetto ombra dei
componenti più grossi nei confronti dei più piccoli e il riscaldamento della scheda è omogeneo indipendentemente dalla distribuzione delle masse termiche, dall’assortimento dei package e dalla loro dimensione, forma, colore e finitura superficiale. Il
differenziale termico raggiunto tra vari punti del pcb è il più basso in assoluto tra le varie tecnologie di rifusione.
Il processo è estremamente veloce ed efficiente perché l’alto
coefficiente di trasferimento termico lo rende circa dieci volte
più veloce rispetto a quello basato sulla convezione d’aria forzata.
Grazie alla bassa tensione superficiale del vapore, si ha la penetrazione anche nelle aperture più piccole rendendo quindi
possibile la saldatura in aree nascoste come ad esempio sui terminali dei BGA e in generale dei componenti low stand-off. Il
processo è pulito perché la scheda coi suoi componenti entra in
contatto solo con il vapore del liquido filtrato. Non si verificano
problemi di tipo ESD.
Tra gli altri vantaggi ci sono il breve periodo di riscaldamento e il basso consumo energetico, il processo non è inquinante ed è utilizzabile tanto per la produzione in serie quanto per
lotti misti.
I consumi energetici sono ridotti perché la potenza richiesta
per portare in evaporazione il liquido è ridotta del 70-75% rispetto ai forni a convezione grazie all’elevato coefficiente di trasferimento termico del vapore. Anche l’irraggiamento termico
nel locale è minimo, evitando consumi di energia nel periodo
estivo per condizionare l’ambiente.
PER LA MARCATURA DI CAVI
Le etichette FPE per la marcatura di cavi costituiscono un
sistema semplice ma efficace per una perfetta e duratura
identificazione di fili e cavi elettrici.
Due le tipologie prodotte per le stampanti a trasferimento
termico:
TTC.41. in vinile
Spessore film : 80 μm
Range di temperatura: -40° +80°C
TTC.17. in poliestere
Certificato UL
Spessore film: 25 μm
Range di temperatura: -40° +150°C
Entrambi i materiali sono conformi alle Direttive RoHS e
hanno un trattamento superficiale idoneo per ricevere e
trattenere le resine rilasciate dai nastri.
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UNI EN ISO 9001:2008
Cosa sono i liquidi tecnici?
Il liquido tecnico utilizzato nel processo di rifusione vapor phase è un perfluoropolietere (PFPE) ad alto punto
d’ebollizione. Ci sono due produttori
di questo tipo di liquido, 3M e Solvay
Solexis. Il primo produce Fluorinert
con punto di ebollizione a 174 °C e
215 °C. Il secondo produce il Galden
con punto di ebollizione a 200 °C, 215
°C, 230 °C e 240 °C.
I liquidi appartenenti alla famiglia dei
perfluoropoliesteri sono polimeri liquidi
composti da atomi di carbonio, fluoro e
ossigeno. I legami all’interno delle molecole C-O e C-F sono estremamente solidi e stabili, tanto da essere considerati
fra i legami più stabili dell’intera chimica
organica del carbonio.
Sono liquidi chiari, incolore e inodore, la cui viscosità è equivalente a quella dell’acqua, ma il cui peso specifico è
circa il 75% maggiore. Essendo termicamente e chimicamente stabili (nessun
punto d’infiammabilità, non reagiscono
con acidi, basi o forti agenti ossidanti)
risultano praticamente compatibili con
tutti i materiali utilizzati in elettronica.
Possiedono inoltre buone caratteristiche dielettriche.
Forno
vapor phase
per la produzione
di lotti di medie
dimensioni
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PCB
maggio 2012
Versione da banco di forno vapor phase
Non essendo infiammabili e neppure tossici, non solo non richiedono precauzioni di stoccaggio, ma una
volta evaporati non lasciano nessun
residuo sulle schede.
Alle condizioni di temperatura
e pressione richieste dalla tecnologia di saldatura in fase vapore, un
processo di disintegrazione è fuori discussione. Non sono classificati
come materiali pericolosi, non sono classificati VOC ed evaporando non creano danni allo strato di
ozono.
Saldatura col vuoto per
eliminare i void
Abbinare la tecnologia del vuoto a
quella della saldatura vapor phase ha
consentito di ottenere ottimi risultati nell’eliminazione dei vuoti nei giunti di saldatura.
La formazione di void nei giunti è
un problema ricorrente e conosciuto da molti anni, anche se nella maggior parte dei casi, il loro verificarsi
non rappresentava un grosso problema. Tuttavia in seguito alla crescente
densità d’integrazione, alle nuove generazioni di componenti e alle maggiori prestazioni richieste ai dispositivi elettronici è sempre più sentita
l’esigenza di ottenere saldature esenti da void.
Creando una fase di decompressione nella camera di saldatura, quando la
lega è ancora in fase liquida, si favorisce la fuoriuscita del gas con la relativa eliminazione dei void a saldatura
completata.
Infatti la formazione dei vuoti è anche dovuta alla differenza di pressione che si instaura tra il gas presente
all’interno del giunto e l’ambiente in
cui avviene la rifusione della pasta saldante.
In alcune applicazioni di saldatura
dei componenti di potenza sui circuiti
stampati o la rifusione di componenti
su dissipatori, sono in gioco aree di notevole dimensione per favorire la conduzione termica.
La presenza di aree di vuoto pregiudica la bontà della trasmissione
del calore.
In altre applicazioni occorre invece eliminare i void dai fori di via o nei
giunti di componenti come i BGA
non solo e non tanto per aumentare il
trasferimento di calore, quanto per garantire l’affidabilità della tenuta meccanica sul lungo periodo.
▶ SPECIALE - FORNI E PROFILI TERMICI
La saldatura vapour
phase e la profilatura
per leghe lead free
La tecnologia di saldatura VP sta vivendo una rinascita.
I motivi sono tanti: la gestione dell’energia dalla sorgente al pcb
attraverso il vapore, la progettazione di circuiti ad alta densità
di componenti e i requisiti delle nuove leghe saldanti che, sicuramente,
perdonano molto meno di quelle con il piombo
di Carla Fiorentino, Cabiotec
I
l processo di saldatura che viene
comunemente definito a convezione
(Fig. 1) e i gas utilizzati (aria o azoto) in questi sistemi hanno un indice di
trasferimento termico basso. Una fonte
di calore viene attraversata da un gas e
l’energia che ne deriva viene trasferita
dalla sorgente a una massa gassosa. Il
gas viene diretto attraverso un pannello
e altri meccanismi di controllo del flusso fino alla scheda trasferendovi energia
(sulla scheda e a tutto quello con cui
questa viene a contatto).
La sfida è di mantenere il controllo
di questo “trasferimento” di energia an-
che a fronte delle inefficienze di questa
tecnologia (e molti degli attuali forni
convenzionali ci riesce). Se ipotizziamo
un rapporto di trasferimento di energia in un sistema a convezione a gas di
1/5 dell’energia del pannello riscaldante, è ragionevole pensare che sia necessario generare alla fonte 5 volte l’energia che il pcb richiederà, dato che il gas
non riuscirà a convogliare tutta l’energia disponibile. In aggiunta va considerato anche che il pcb (parte finale della
catena di trasferimento termico) riduce ulteriormente l’efficienza e il controllo dell’energia.
Fig. 1 – La convezione consiste
nel passaggio dell’energia termica attraverso
il dispositivo
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Quindi la differenza tra la potenza utilizzata e quella consumata è notevole. Considerando la questione Delta
T e la necessità di temperature più alte
delle nuove leghe, in alcuni casi è quasi impossibile per il flusso di gas portare uniformemente calore ai pin centrali dei componenti come BGA o QFN.
Questo viene ulteriormente esasperato dalla complessità delle schede tecnologicamente avanzate come geometria e
massa, come componentistica posizionata una sull’altra (PoP) e come convivenza di componenti piccoli e grandi sulla
stessa scheda.
Fig. 2 – Nella tecnologia Vapor Phase la conduzione
dell’energia termica avviene mediante lo strato liquido
al di sotto del dispositivo
Potenzialità del sistema
Vapor Phase
Supponiamo ora di continuare con
l’analogia del pannello riscaldante e di
inserire uno strato di liquido fra il pannello e la scheda. La trasmissione di
energia è pressoché 1:1. Ci saranno ovviamente delle perdite, ma l’accoppiamento della sorgente con la scheda attraverso un liquido è un metodo molto
più efficace per gestire il trasferimento di
energia.
Un sistema Vapor phase sfrutta i benefici dell’azione capillare riuscendo a
trasmettere calore anche sotto il componente e direttamente al giunto (Fig. 2).
Inoltre un sistema Vapor Phase crea
solitamente un profilo lineare (Fig. 3)
che è l’approccio più logico per portare
qualsiasi massa dalla temperatura ambiente a quella di picco, mantenere la
temperatura e riportarla a quella ambiente. La ragione di ciò è semplicemente che lo stress termico e meccanico sui
materiali implicato in questo tipo di processo è inferiore; una volta stabilita e raggiunta una rampa è molto più semplice
mantenerla piuttosto che interromperla
per mantenere una temperatura costante e poi riprenderla. Tuttavia molti produttori di creme saldanti suggeriscono
nei loro Data Sheet profili di saldatura
non lineari.
Le ragioni che hanno portato alcuni costruttori a realizzare un profilo a 3
step sono molte e hanno una storia molto lunga alle spalle, ma resta il fatto che
è un profilo difficile da realizzare in un
forno Vapor Phase che utilizza una camera singola.
Le creme saldanti richiedevano un
tempo di “soak” per permettere l’attivazione del flussante e la rimozione
delle parti volatili prima di essere portate allo stato di liquido. Pcb di massa
elevata con convivenza di componenti
piccoli e grandi beneficiavano di questo momento, momento in cui la scheda veniva tenuta a una temperatura per
Fig. 3 – Curva
del profilo
termico di un
processo VP…
Fig. 4 – …rispetto
a un sistema a
convezione.
Nella tecnologia
VP si ha una
riduzione del
Delta T nella fase
di picco
così dire di “sosta” per un certo periodo di tempo. Ciò mitigava le differenze
di approccio del metodo a convezione
e riduceva il Delta T nella fase di picco (Fig. 4).
Sono sempre più i produttori di creme saldanti che oggi offrono prodotti
per applicazioni con o senza piombo che
danno ottimi risultati anche con un profilo lineare.
Le vie del cambiamento
Tuttavia, per alcuni utilizzatori cambiare il fornitore di crema saldante è fuori discussione. Questo perché la crema
saldante è parte di un processo omologato e modificarla implicherebbe eseguire
nuove caratterizzazioni, richiedendo poi
un nuovo iter di approvazioni. Cambiare
il tipo di macchina viene visto addirittura come soluzione più percorribile, ma
cambiare il profilo termico implica alcuni potenziali problemi.
Se sovrapponiamo i due profili le differenze sono significative (Fig. 5):
1 il tempo totale di saturazione è inferiore;
2 la temperatura di picco, considerando
TUTTI i componenti è inferiore;
3 l’ascesa della rampa è normalmente
lineare;
Fig. 5 –
Differenze fra
i due profili
termici (in rosso
un sistema VP, in
blu un sistema a
convezione)
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Benché questi fattori rappresentino un indubbio vantaggio, modificare
un processo omologato richiede tempo
e investimenti economici magari non
previsti. Riprodurre un profilo a 3 step
in un forno Vapor Phase non è sempre
semplice. Il problema è nella cortina di
vapore che agisce da serbatoio di energia termica e nella difficoltà di riuscire a svuotarlo (aspirarlo) senza perdere vapore.
Sono stati fatti parecchi tentativi con
metodi diversi e oggi in molti offrono soluzioni “parziali”. Il primo consiste
nell’intervenire sulla relazione tra cortina
di vapore e scheda – quindi nella sua altezza all’interno della camera, ma in questo modo si rischia di non lavorare più
in totale assenza di ossigeno. Il secondo invece consiste nel tenere al minimo
i pannelli riscaldanti riducendo il vapore
e influenzando quindi la rampa di salita
della temperatura, “appiattendo” per così dire il profilo (Fig. 6) e permettendo di
emulare in un Vapor Phase il profilo stabilito per la saldatura a convezione.
Modificando la potenza dei riscaldatori è quindi anche possibile regolare, in
modo infinitesimale, il gradiente di salita del profilo grazie alla variazione della quantità di molecole di vapore che si
condensano sulla scheda (azione paragonabile alla regolazione eseguita accelerando e decelerando quando si vuole regolare la velocità della macchina agendo sul pedale del gas). In questo modo
è possibile quindi definire esattamente il
profilo voluto senza muovere il pcb dentro e fuori dalla cortina di vapore.
Oggi, nei sistemi più avanzati, le variazioni di temperatura in un profilo
termico possono essere realizzate in un
Vapor Phase a camera singola utilizzando algoritmi, quali il TGC (Temperature
Fig. 6 –
“Appiattendo”
la curva del
profilo termico
è possibile
emulare in un
Vapor Phase il
profilo stabilito
per la saldatura a
convezione
Fig. 7 –
Rappresentazione
grafica del TGC
(Temperature
Gradient Control),
che permette di
gestire in tempo
reale la quantità di
vapore generata e,
conseguentemente,
il gradiente
termico in un
sistema VP
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Gradient Control) che permette di gestire in tempo reale la quantità di vapore
generata e conseguentemente il gradiente termico. Quando la scheda raggiunge
un determinato flesso (inflection point)
abbassando la velocità di ascesa temperatura (soak phase) viene fatta circolare
brevemente acqua attraverso un sistema
di raffreddamento, riducendo contemporaneamente la potenza dei riscaldatori
(TGC). Il risultato è che in questo modo il vapore più caldo sulla scheda viene
attratto verso la temperatura più fredda,
poi condensato e reintrodotto nel serbatoio del liquido.
Questo riduce istantaneamente la percentuale di riscaldamento premettendo
cambiamenti rapidi e facilitando la fase
di soak di un profilo a 3 step. (Fig.7) In
funzione dell’assorbimento termico della scheda, i riscaldatori vengono riattivati gradualmente fino a creare nuovamente vapore dal fluido, ritornando quindi a
trasferire calore sulla scheda e ritornando
alla temperatura di picco.
Domande e risposte
Rimane però il problema del controllo del processo di saldatura. Come è possibile essere sicuri al 100% di aver correttamente saldato il pcb?
Per rispondere a questa domanda Asscon Gmbh, titolare da decenni
di una serie di brevetti relativi alla tecnologia Vapor Phase, ha sempre puntato sul sistema denominato ASB (Auto
Soldering Break) che permette di monitorare la temperatura del vapore a una
nota altezza dell’area di saldatura monitorandone la tendenza. In questo modo
è possibile capire quando non c’è più trasferimento di calore tra il vapore e il pcb
assicurando quindi di aver saldato correttamente il pcb. L’ASB viene monitorato
a ogni ciclo di saldatura garantendo una
ripetibilità assoluta del processo anche al
variare di parametri quali la temperatura
delle parti meccaniche alla partenza del
ciclo, ecc.
Un display touch screen di controllo su cui vengono sempre visualizzate le
temperature lette e una finestra nella camera di saldatura permettono all’operatore di monitorare ulteriormente cosa sta
accadendo durante il processo.
Il risultato finale della tecnologia
Vapor Phase è la totale libertà di creare
qualsiasi tipo di profilo mantenendo tutti i vantaggi di un sistema Vapor Phase:
1 totale assenza di ossigeno;
2 delta T a temperatura di picco bassissimo o addirittura pari a zero;
3 contatto diretto del calore con i
pin/sfere sotto ai componenti;
4 percentuale di voids molto ridotta
con sistema sotto vuoto;
5 rampe controllate;
6 basso consumo energetico.
Soprattutto grazie ai primi quattro
punti il Vapor Phase ha potuto contare
per rilanciarsi imperiosamente sul campo della saldatura. Parliamo di applicazioni nel campo dei moduli di potenza,
applicazioni in alta frequenza, prodotti militari e aerospaziali, package molto
complessi e con pin nascosti dal corpo
stesso del componente, prodotti ai quali è richiesta una vita sul campo particolarmente lunga o un elevato indice di sicurezza, oppure che devono operare in
condizioni di stress termico/meccanico ecc.
Il problema dei voids
Studi accurati hanno dimostrato che
il numero di voids prodotti da una saldatura in Vapor Phase è inferiore rispetto
a una prodotta con sistema convenzionali. La ragione è l’assoluta mancanza di
ossigeno nella camera. In caso infatti di
ossidazione della lega saldante si forma
una pellicola che riveste come una pelle il componente e impedisce la fuoriuscita dei voids dal giunto di saldatura. Il
problema è ancora più marcato nelle leghe senza piombo a causa della loro minore bagnabilità.
Fig. 8 –
Particolare del
sistema di vuoto
di Asscon GmbH
A grandi linee, e per restare nell’obiettività, si potrebbe dire che la quantità
di voids prodotta da un sistema Vapor
Phase con leghe senza piombo corrisponde a quella risultante dalla saldatura a convezione con leghe con il piombo.
La possibilità di introdurre una fase
sotto vuoto nei sistemi Vapor Phase permette poi di ridurre sensibilmente la percentuale di voids presente all’interno della saldatura. In questa fase i voids vengono estratti dalla lega quando è nello
stato liquido sfruttando l’espansione e la
compressione dell’aria intrappolata negli stessi al variare della pressione esterna. Questo permette di:
- aumentare la tenuta meccanica della
saldatura;
- migliorare la dissipazione termica nei
componenti di potenza;
- ridurre/eliminare l’influenza dei
voids nei sistemi a radiofrequenza;
- ridurre/eliminare i problemi legati alla differenza di pressione a cui sono
soggetti gli apparati nelle applicazioni spaziali.
Combattere i voids
con il vuoto
In caso soprattutto di giunti di saldatura di grandi dimensioni e giunti di
saldatura di parecchi mm2, il numero di
voids resta più alto di quanto desiderato. Ad esempio nel caso dei moduli di
potenza che devono produrre flussi di
centinaia di ampere, i voids potrebbero
causare un parziale surriscaldamento e,
quindi, difettosità di funzionamento.
Ecco pertanto che i sistemi Vapor
Phase più evoluti offrono la possibilità di
un processo di saldatura mediante vuoto che permetta alla lega di fuoriuscire
quando è ancora allo stato liquido.
Le fasi, brevemente riassumibili sono
le seguenti:
1 riscaldamento e liquefazione della lega mediante vapore;
2 trasferimento del pcb con lega rifusa
dalla zona di saldatura in una camera
con vuoto;
3 chiusura della camera;
4 evacuazione a circa 0,05 bar;
Fig. 9 – Curve comparative reflow, a vuoto con tecnologia multivacuum
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Fig. 10 – Il satellite Sentinel in partenza entro il 2013
5 mantenimento del vuoto per qualche
secondo;
6 ventilazione della camera del vuoto
con aria (o azoto);
7 apertura della camera;
8 trasporto del pcb nella zona di raffreddamento;
9 fine del processo.
L’intero processo si allunga di circa 20
secondi e, generalmente, viene utilizzato sia su forni in linea che di laboratorio
in funzione della produzione. Ciò che è
importante è che il vuoto venga prodotto quando la lega è ancora liquida ma al
di fuori del vapore in modo da permettere al pcb di asciugarsi completamente prima di dare inizio alla fase di vuoto, evitando microesplosioni a causa del
liquido residuo sotto i componenti e, cosa non irrilevante, riducendo il consumo
del liquido stesso. Al termine del ciclo di
vuoto la camera viene ventilata (con aria
o azoto) per assicurare il raffreddamento
ottimizzando la zona intermetallica.
È evidente quanto sia importante
che tutte le componenti in movimento
(e soprattutto la camera del vuoto) siano al di fuori della zona di vapore caldo.
Guarnizioni e parti meccaniche lavorano
così a temperature notevolmente inferiori godendo di una vita più lunga e riducendo il lavoro di manutenzione in modo significativo.
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Multivacuum
In caso di aree di saldatura di grandi dimensioni si corre comunque il rischio di ottenere un numero di voids
più alto di quanto desiderato, anche se
nei limiti imposti dalle IPC. Per ovviare a tale problema recentemente
Asscon Gmbh ha introdotto la soluzione Multivacuum che spinge a dei limiti probabilmente invalicabili la saldatura con assenza di voids (Fig. 9). La soluzione Multivacuum permette di effettuare più cicli di vuoto, prima, durante e
dopo la saldatura.
- un ciclo di vuoto prima della saldatura è particolarmente utile per rimuovere i voids causati dalla fase di stampa o di posizionamento.
Fig. 11 – Il 3D-MID di BMW settore moto
- uno o due cicli di vuoto (Fig. 8)
sono impostabili in sequenza alla
fine della fase di liquido per permettere una drastica riduzione dei
voids in situazioni critiche come
aree di saldatura molto ampie (es.
il contatto di massa/dissipazione
dei componenti di potenza) dove
è facile avere alto valore di voids
a causa della quantità di pasta saldante e a causa delle geometrie
utilizzate nei telai serigrafici per
questa tipologia di aree (normalmente quattro quadrati che creano
al centro una grande area di vuoto). In questo caso il primo ciclo di
vuoto ne elimina la gran parte e un
secondo ciclo eseguito subito dopo permette di raggiungere livelli
di voids bassissimi.
Questa tecnologia risulta quindi particolarmente adatta anche per quei prodotti con un elevato potenziale di “outgassing” come applicazioni spazio, frequenza e potenza.
La nuova soluzione Asscon richiede
pochissima manutenzione, è programmabile e flessibile per adattarsi a qualsiasi esigenza, permette di lavorare 24/7
con un consumo ridotto di Galden,
eventualmente filtrato, qualora necessario da un sistema avanzato con tecnica aerosol.
Si pensi che il satellite della ESA
(European Space Agency) “Sentinel”
utilizza un sistema di saldatura Asscon
con vuoto che è il più grande mai costruito al mondo. Tale sistema è risultato l’unico affidabile dopo un benchmark
lungo ad approfondito. Il cuore del satellite (Fig. 10), l’antenna a raggi-X è
saldata con un Vapour Phase dell’azienda tedesca. La stessa BMW nel settore delle moto ha optato per un forno
Asscon per la saldatura dei 3D-MID
(Moulded Interconnect-Device) del sistema sterzante (Fig. 11).
Cabiotec
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▶ SPECIALE - FORNI E PROFILI TERMICI
Saldatura di moduli
di potenza negli apparati
per le trasmissioni
La chiave di successo delle aziende EMS risiede oggi nella capacità di
soddisfare in modo rapido, flessibile e affidabile i requisiti richiesti
dai propri clienti; gli EMS devono quindi acquisire know how in svariati
settori come quello dell’ingegnerizzazione dei pcb, nella logistica,
nel processo di assemblaggio e nei test
a cura di Luca Fiorucci, Packtronic
È
chiaro come negli ultimi anni
la situazione di mercato per le
aziende EMS si sia notevolmente complicata e i ritmi si siano
fortemente intensificati. Le sfide che,
a causa della concorrenza mondiale, hanno dovuto affrontare queste
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aziende hanno creato la necessità
di ridurre continuamente il “time to
market” dei prodotti e, spesso, sono
state accompagnate da elevate aspettative da parte dei clienti. Allo stesso tempo la competizione globale
ha esercitato forti pressioni sui costi
che, nonostante il necessario aumento
dei requisiti di qualità, si sono dovuti
costantemente ridurre insieme all’impegno di capitale.
Storicamente poi il rapido sviluppo
nel campo dell’elettronica, in particolare nel settore dei componenti e cir-
cuiti stampati, porta con sé la possibilità di incrementare la funzionalità e il
livello di miniaturizzazione e oggi ciò
avviene anche nel campo dell’elettronica di potenza.
Non da ultimo si consideri che ulteriori sfide sono state poste dalla costante intensificazione delle leggi e
regolamentazioni volte alla protezione e rispetto dell’ambiente; la rispondenza alla direttiva RoHS (anche se
a volte il prodotto non ricade direttamente sotto tale regolamentazione),
viene infatti sempre più richiesta dai
clienti del settore dell’elettronica industriale. Questi requisiti spingono le
aziende a traghettare i loro processi di
fabbricazione verso l’uso di leghe senza piombo dove le caratteristiche specifiche delle saldature aumentano la
complessità dei processi e ne richiedono l’approfondita conoscenza, così come più moderni e capaci sistemi di saldatura, adatti a garantire un
processo stabile e riproducibile nonostante la più piccola finestra di processo disponibile.
E sebbene molti di questi requisiti sembrano contraddirsi a vicenda, la
moderna tecnologia di produzione ha
trovato il modo di partecipare attivamente nella loro attuazione.
Il caso: la saldatura di moduli
di potenza nelle trasmissioni
stente ormai rivelatosi non più adatto allo scopo. Sulle schede in questione il numero di componenti SMD da
montare può talvolta essere molto ridotto, il che si traduce in brevi cicli di
pick & place che condizionano e influiscono sul tempo ciclo delle macchine che seguono (forno di rifusione) e che non possono creare “colli di
bottiglia” con la conseguente riduzione dell’output totale dell’intera linea.
La difficoltà nella saldatura di questi prodotti richiede elevate quantità
di energia e al tempo stesso un adeguato tempo di permanenza in temperatura (soak time) per fornire tutto il necessario calore ai componenti
più pesanti, il tutto rispettando tempi ciclo estremamente brevi. Così nelle linee SMT dedicate all’assemblaggio di tali pcb si è reso necessario un
sistema di reflow capace di riscaldare delicatamente ma efficacemente la
scheda all’interno della ristretta finestra di processo.
La valutazione del sistema
reflow
Quattro fornitori di ben noti sistemi di reflow sono stati selezionati per la valutazione dei loro prodotti. L’obiettivo dei test è stato quello
di stabilire quale sistema fosse il più
adatto a riscaldare la scheda come ri-
chiesto. Per questa prova si è selezionato un numero di punti critici sulla
scheda, e si sono registrate le temperature che si raggiungevano in queste
aree. Le termocoppie sono state posizionate nelle zone in cui si trovavano
componenti con grosse masse così come in quelle dove si trovano componenti SMT molto piccoli. Si è inoltre
definita la massima temperatura sopportabile da alcuni componenti critici.
Questi requisiti chiave – capacità
termica del processo da un lato, capacità dei componenti di sopportare
temperature elevate dall’altro – hanno
definito, dopo aver tenuto conto delle tolleranze, la finestra di processo; si
è poi considerato che la violazione di
questa finestra, avrebbe creato danni
termici ai componenti oppure giunti
di saldatura non completamente formati, perché la pasta saldante depositata non poteva venire opportunamente rifusa. Entrambi questi difetti sarebbero rimasti facilmente nascosti al test ICT o a quello funzionale,
ma avrebbero potuto causare in seguito gravi malfunzionamenti nell’utilizzo sul campo dell’apparato; e per tale motivo si è ritenuta la saldatura un
processo chiave, che influisce in maniera molto importante sull’aspettativa di vita totale del pcb, a cui quindi
dedicare un attento benchmark in fase di acquisto del nuovo forno.
Nelle moderne schede di potenza per le trasmissioni basate sulla tecnologia multistrato, dotata di pesanti strati di rame, il mix dei componenti presenti su questi pcb varia dai
fine-pitch SMD fino a grossi componenti SMT di potenza che richiedono
una grossa quantità di energia termica
durante la produzione; recentemente un’azienda impegnata nella produzione di tali apparati (LTi Electronics
Gmbh) si è trovata ad affrontare la
necessità di valutare un nuovo sistema
di rifusione che sostituisse quello esi-
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Per la prova si sono definiti i seguenti limiti della finestra di processo:
- la differenza di temperatura (Δt)
misurata tra i diversi giunti di saldatura doveva essere la minore
possibile;
- la minima temperatura misurata
sul giunto doveva essere superiore a 235 °C per 20 secondi;
- la capacità dei componenti di tollerare il calore è stata invece registrata separatamente, e analizzata
secondo le schede dei fornitori.
I risultati misurati nei test, dopo aver visitato e testato tre dei quattro potenziali fornitori erano piuttosto deludenti. Un fornitore invece è
stato in grado di processare e saldare
la scheda all’interno della finestra di
processo richiesta. Due altri fornitori
si sono dovuti spingere al limite delle potenzialità delle loro attrezzature
per rispettare marginalmente la finestra del processo.
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L’esperienza ha quindi dimostrato
come le richieste sul processo hanno
messo alla corda i due terzi dei macchinari scelti per il benchmark.
La scelta di LTi Electronics
GmbH
A seguito di questi test Hotflow
3/20 di Ersa si è rivelato il sistema in
grado di saldare il prodotto in modo
sicuro all’interno della finestra di processo e solo con il 60% della potenza.
Già con il secondo profilo i risultati
di saldatura sono stati perfetti, secondo quanto specificato dalla normativa
IPC A 610 D classe 3.
Il Δ di temperatura sulla scheda
più complessa si è mantenuto sempre
al disotto dei 5 °C. Un altro grande
vantaggio è stata la minima differenza registrata tra temperatura impostata delle zone e la temperatura rilevata sui pcb.
E le temperature misurate sui componenti sono tutte state al di sotto dei
valori di soglia specificati nelle schede
tecniche dei componenti; inoltre, dal
momento che questo risultato è stato raggiunto già al 60% della capacità
del sistema, vi è la garanzia per l’utente che future schede con profili più
complessi potranno essere tranquillamente saldate.
La precisione del profilo di rifusione non è stato raggiunto per caso, infatti si è utilizzato il software
di simulazione “Autoprofiler” di Ersa.
Questo software è basato su molti
anni di esperienza nel processo di rifusione, e sull’elevata padronanza del
funzionamento del sistema, esso consente - dopo aver inserito tipo di scheda, i tipi di componenti e alcuni ulteriori dettagli chiave relativi al profilo
richiesto – la simulazione delle curve
dei profili per arrivare a quello ottimale. Inizialmente, il software presenterà
set point suggeriti, che possono essere successivamente perfezionati singolarmente. I set point finali della simulazione saranno trasferiti nel sistema e
memorizzati come programma di saldatura da utilizzare.
Quindi nel caso di mass production
un profilo può essere definito e predisposto off-line nell’area di ingegneria
di processo, con il vantaggio che viene sacrificato molto poco del tempo
di produzione e il positivo aumento
della disponibilità del sistema in produzione.
I vantaggi del sistema Ersa
Hotflow 3/20
Come implicito nel nome Hotflow
3/20 è la terza generazione di una
matura e affidabile tecnologia ampiamente sperimentata sul precedente modello Hotflow 2/20, il sistema di
rifusione di Ersa progettato e costruito specificamente per la saldatura senza piombo.
Un ulteriore punto a favore di
Hotflow 3/20 è stata l’eccellente efficienza di trasferimento del calore
del sistema. Hotflow 3/20 ha 20 zone calde (10 superiori, 10 inferiori)
e 8 zone di raffreddamento (4 superiori e 4 inferiori) e una lunghezza
complessiva processo di più di 5 metri, che consente velocità di trasporto
di circa 140 cm/min. Questo si traduce, con una lunghezza della pcb di
200 mm, in un volume in 3 turni di
circa 7.500 schede saldate, con l’opzione del doppio convogliatore il volume di produzione aumentata a circa 15.000 pcb al giorno.
Per raggiungere questa eccellente capacità di trasferimento del calore, Ersa si basa sulla loro tecnologia
Multijet. Il passaggio del gas di processo - aria o azoto – dal box di riscaldamento alla zona di processo avviene
tramite un elevato numero di piccoli
ugelli e sempre tramite i 660 ugelli di
ciascuna zona riscaldata si assicura la
uniforme distribuzione di energia termica attraverso la completa larghezza del convogliatore. Inoltre la tecnologia dei Multijet garantisce una zona di separazione molto efficace tra
le zone e le varie temperature possono essere regolate individualmente in modo che anche piccoli aggiustamenti nell’equazione temperatura/
tempo possono essere effettivamente
realizzati. La velocità di trasferimento
di calore può essere variata attraverso
le impostazioni di velocità del motore
della soffiante. Le zone di preriscaldo
e di picco superiori e inferiori possono entrambi essere definite e stabilite individualmente nel programma di
saldatura.
La zona di raffreddamento di nuova concezione del sistema Hotflow
3/20 è ora integrata nel forno e consente un raffreddamento effettivamente controllato. Si può quindi definire nel programma di saldatura il
gradiente di raffreddamento necessa-
40
PCB
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rio per le differenti schede, e quindi
garantire che la temperatura nella zona di raffreddamento rimanga assolutamente costante.
Per ottimizzare la disponibilità
operativa del sistema è necessario poi
poter eseguire facilmente e rapidamente tutte le manutenzioni richieste. Un contributo importante è fornito dal sistema di gestione della condensazione. Questo sistema rimuove molto efficacemente la contaminazione (condensa) dall’atmosfera di
processo e impedisce l’imbrattamento della zona di processo.
Il sistema di gestione di condensazione di Hotflow 3/20 è del tipo
a multistadio. La zona di preriscaldo e di picco hanno sistemi separati e
la contaminazione di entrambi viene
fatta precipitare nelle unità filtranti in
dotazione. Queste unità di filtraggio
sono in numero ridondante, e quindi possono sempre essere aperto e pulite senza dover interrompere la produzione.
I materiali impiegati nella serie
Hotflow 3/xx sono di qualità molto
elevata, cosa che si riflette anche nel
prezzo d’acquisto dell’apparecchio.
Ma solo attraverso l’utilizzo di questi materiali di alta qualità si può garantire e salvaguardare la disponibilità
operativa della macchina.
In evidente contrasto con quanto fin qui detto, si ha la situazione in
cui apparecchiature di bassa qualità sono vendute esclusivamente grazie al ridotto investimento necessario,
ma la loro scarsa qualità crea frequenti fermi macchina che riducono notevolmente la capacità della line a e che
creano ritardi nelle consegne e lunghi fermi macchina causati dall’indisponibilità delle parti di ricambio che
mortificano l’intero investimento fatto per tutte le macchine che formano la linea. Da ciò la generazione di
costi latenti che comunque concorrono all’effettivo maggiore costo di pro-
duzione e incrementano in fine il costo stesso del macchinario che si è acquistato.
Le parti di ricambio e di usura di
Hotflow 3/20 sono progettate con
l’obiettivo di essere sostituite nel più
breve tempo possibile, al fine di mantenere il livello elevato di disponibilità operativa.
Conclusioni
Il forno Ersa Hotflow 3/20 testato
è stato capace di offrire all’utente un
reale valore aggiunto, infatti nell’applicazione sopra descritta si sono prodotte complesse schede di potenza assieme ad un mix di prodotti standard
e tutti i pcb sono comunque stati saldati senza creare stress termici ma garantendo al contempo la necessaria
quantità di energia e una corretta rifusione rispettando altresì i limitati
tempi ciclo che si avevano a disposizione. La qualità dei giunti è risultata assolutamente conforme e ha soddisfatto tutti i criteri della normativa
IPC A 610.
Quindi possiamo tranquillamente asserire che il rapporto costo-efficacia di un sistema di saldatura oggi
non dovrebbe essere influenzato da
un investimento ridotto, ma dovrebbero essere bensì considerati in primo luogo il costo di esercizio, la disponibilità operativa del macchinario
e la sua durabilità nel tempo. E anche
per questo motivo caratteristiche quali il basso impatto energetico, l’elevata
flessibilità d’uso, e l’elevata disponibilità operativa, dovrebbero rappresentare i fattori determinanti che concorrono alla scelta di un impianto di produzione elettronica.
Ersa
www.ersa.com
Packtronic
www.packtronic.it
▶ SPECIALE - FORNI E PROFILI TERMICI
Ottimizzazione
dei processi
L’obiettivo primario di un processo di rifusione è
ottenere giunti di saldatura affidabili e resistenti,
mantenendo l’integrità dei componenti
di Serena Bassi, Prodelec
L’
introduzione del processo
di saldatura con leghe senza
piombo, aventi un più alto
punto di fusione, rappresenta una sfida non da poco.
È necessario mantenere la ripetibilità e l’ottimizzazione del processo
di rifusione rispettando le specifiche
delle paste saldanti e dei componenti
lead free: il risultato è una finestra di
processo ridotta, che normalmente richiede una diminuzione della velocità del convogliatore per mantenere la
qualità dei giunti di saldatura.
Le conseguenze che queste premesse comportano sono una possibile diminuzione della velocità del processo e la necessità di esporre i materiali della scheda a temperature più
alte, per tempi maggiori, e con livelli di tolleranza minimi. Quest’ultima
situazione dipende dalla complessità
della scheda, dai componenti e dal tipo di forno utilizzato.
Piccole variazioni, che nel processo
di rifusione con leghe stagno-piombo erano insignificanti, in quello lead
free possono incrementare l’incidenza di difetti.
I forni a rifusione di nuova concezione, caratterizzati da un miglior
42
PCB
maggio 2012
coefficiente di trasferimento del calore, sono in grado di creare profili
di saldatura con leghe SnAgCu con
una ridotta variazione di temperatura e livelli di tolleranza più ampi grazie ad un controllo di processo accurato; questo previene il surriscaldamento dei componenti più
sensibili e consente di effettuare
un processo di rifusione rapido e di
qualità anche con leghe non contenenti piombo.
Un team di ingegneri di Vitronics
Soltec, società leader mondiale nella produzione di sistemi per la saldatura ad onda, selettiva e a rifusione,
ha analizzato le caratteristiche di un
campione di 10 tipi di leghe di diversi
fornitori, al fine di testarne le reazioni
con diversi profili di saldatura.
I risultati rappresentano l’impatto che specifici parametri di processo quali la temperatura di picco e il
tempo di liquido (TAL) hanno sulla
bagnabilità, sugli strati intermetallici
e sui residui di saldatura.
Piccole variazioni nel processo di
rifusione hanno un impatto significativo nella formazione dei giunti di saldatura: questo conferma la sensibilità
del processo.
Adattare i profili termici
del forno
Il passaggio alla saldatura lead-free
ha avuto un impatto minimo per la
maggior parte delle schede.
È stato dimostrato che per un gran
numero di applicazioni il compito
maggiore è quello di cambiare il bill
of material e la logistica, mentre dopo aver trovato il settaggio ottimale di
processo la saldatura senza piombo è
raggiungibile con gli stessi o con migliori risultati rispetto a quella con leghe stagno-piombo.
Sfortunatamente, a causa della grande varietà dei prodotti, esistono delle eccezioni: ciò che va bene per
una scheda può essere deleterio per
un’altra.
Schede già difficili da lavorare con
un processo stagno-piombo, ad esempio con caratteristiche termiche e di
bagnabilità scarse, risultano doppiamente laboriose con l’uso della tecnologia lead-free. Possono manifestarsi
problemi derivanti da differenti punti
di fusione, diversi strati intermetallici
o da altre caratteristiche ancora.
Implementare il processo di rifusione richiede un’attenta valutazione
di come i profili termici del forno devono essere adattati per far fronte ad
un processo di saldatura lead-free.
Occorre osservare quattro aspetti
principali del processo:
Preriscaldo: l’utilizzo di un profilo di
tipo “lineare” piuttosto che di tipo a “sella” influenza il comportamento del flussante e ottimizza
la relazione fra ΔT (differenziale
termico tra i componenti) e TAL
(Time Above Liquidous).
Picco di temperatura e TAL: il raggiungimento delle corrette temperature di picco minimo e massimo, associato a un appropriato
TAL, è necessario per mantenere
integra la scheda e i componenti,
e assicurare un’efficace formazione
dei giunti.
Gradiente di raffreddamento: quando si utilizzano leghe lead-free, il
gradiente di raffreddamento ha
una forte influenza sulla formazione e sulla microstruttura del giunto, oltre che sullo spessore di intermetallico. Una maggiore velocità
di raffreddamento rende la microstruttura più omogenea e i giunti più resistenti; tuttavia i componenti, il materiale della scheda e la
lega non possono essere esposti a
tempi di raffreddamento eccessivamente rapidi perché potrebbero
danneggiarsi.
Tempo: la produttività è determinata dal rapporto tra la dimensione
delle schede e la velocità del convogliatore e, ovviamente, dipende
dalla lunghezza della zona di rifusione del forno.
Tabella 1 - Parametri standard DIN e JEDEC
Processo di riscaldo
di 3 minuti
Processo di riscaldo
di 5 minuti
30 - 120 °C
55 secondi
70 secondi
120 – 217 °C
Parametri del profilo
82 secondi
131 secondi
Temperatura di picco
233,3 °C
233,8 °C
TAL 217° C
68 secondi
102 secondi
Atmosfera
Azoto
Azoto
Flessibilità, accuratezza, alta capacità di trasferimento termico e precisione sono caratteristiche fondamentali per un processo di rifusione di
qualità. Dal punto di vista dell’utilizzatore finale, un forno “lead free compatible” deve saper ottimizzare la fase di preriscaldo, il differenziale termico tra componenti (ΔT), il TAL e
il gradiente di raffreddamento, rientrando nei limiti della finestra di processo e mantenendo un cycle time simile a quello del processo con leghe
stagno-piombo.
I parametri da considerare
L’obiettivo primario di un processo
di rifusione è ottenere giunti di saldatura affidabili e resistenti, mantenendo l’integrità dei componenti.
La lega saldante deve sciogliersi,
diffondersi e bagnarsi nella sede appropriata; né i componenti né il materiale di cui è composta la scheda devono risultare danneggiati: di conseguenza, il controllo di processo è
Il forno MR933+ di Vitronics Soltec
determinante per il raggiungimento
di un buon risultato. Ci sono diversi parametri fondamentali durante le
fasi di riscaldamento e raffreddamento: i produttori di lega saldante distinguono alcune fasi primarie:
- il gradiente di temperatura nella
zona di preriscaldo;
- il tempo e la temperatura nella fase di stabilizzazione (soak);
- il gradiente di temperatura tra la
fase di soak e quella di picco;
- il tempo di liquido (TAL);
- la temperatura di picco massimo;
- il gradiente di raffreddamento nella cooling zone;
- il tempo di riscaldo complessivo.
Ottenere un profilo di rifusione ad
alta velocità richiede impostazioni di
processo che sono al limite o addirittura oltre le specifiche attuali delle leghe lead free.
È stato condotto un test con due
diversi profili di saldatura per accertare la reazione e le caratteristiche di
un campione di 10 diversi tipi di leghe lead free dei principali produttori,
per valutarne la tenuta (Tab. 1).
I parametri standard DIN e
JEDEC sono il risultato di una serie
di test, nessuno dei quali però è stato adattato a seguito dell’introduzione della normativa sul lead free.
Per questo è attualmente necessario
effettuare studi che adattino gli standard alle temperature maggiori richieste nel processo di saldatura senza piombo.
PCB
maggio 2012
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Tra le diverse leghe utilizzate nei
seguenti test ne sono state selezionate 7 a base di SnAgCu ma con diverso contenuto di argento e rame, mentre le altre 3 sono a base di SnAg,
SnCuNi e SnPbAg, quest’ultima come riferimento.
I test effettuati
Un campione di ogni lega è stato
ispezionato al microscopio per misurare il diametro delle sfere: tutte sono risultate conformi ai parametri DIN e JEDEC, ma alcune di esse hanno mostrato una certa differenza nella dimensione delle sfere, risultando leggermente troppo grandi (indice Cp 1, mentre lo standard richiede un Cp di 1,33).
Per effettuare un test sulla bagnabilità, alcuni campioni di rame sono
stati strofinati con carta vetrata e puliti con alcol, successivamente su di essi
sono stati serigrafati quattro depositi
di pasta saldante. Un campione di ciascun tipo di pasta è stato poi saldato
con un profilo ad alta velocità, un’ora
dopo la serigrafia. Un altro identico
campione è stato saldato dopo 72 ore
per verificare la solidità della pasta a
temperatura ambiente.
Le leghe lead free hanno mostrato
differenti caratteristiche di diffusione:
a differenza delle leghe stagno-piombo, esse non si diffondono dopo la fase di riscaldo (se stampate su rame).
Questo test ha dimostrato che le leghe senza piombo sono molto stabili sul lungo periodo.
Di tutte le composizioni, quella SnPbAg ha mostrato la maggior
differenza tra i campioni saldati dopo la serigrafia e quelli saldati dopo
tre giorni.
Un solo tipo di lega lead free, a seguito della saldatura con un profilo ad
alta velocità, è in linea con le specifiche standard, che prevedono che il
deposito fuso sia maggiore del diametro di stampa (Tab. 2).
Esperimenti trasversali sugli stessi
campioni sono stati effettuati per studiare gli strati intermetallici: lo spessore è stato misurato in 20 diversi
punti di ogni campione ed è stata calcolata una media.
A causa dell’alto contenuto di stagno e delle alte temperature, lo strato intermetallico dei giunti di saldatura lead free era più spesso di quello dei giunti del campione a base di
SnPbAg: quest’ultimo è risultato di
circa 1,4 micron contro una media di
1,7–2,9 micron degli strati lead free.
Questi dati evidenziano un incremento di spessore del 20-100%.
La deviazione standard dello spes-
Tabella 2 - Tipo di lega lead free
Campione
Lega
Dopo 1 ora
Dopo 72 ore
Differenza
1
Sn 3,0 Ag 0,5 Cu
19,00 mm2
18,54 mm2
- 2%
2
2
2
Sn 3,5 Ag 0,75 Cu
18,09 mm
17,64 mm
- 3%
3
Sn 0,7 Cu 0,1 Ni
20,82 mm2
19,31 mm2
- 4%
Sn 3,8 Ag 1,0 Cu
22,72 mm
2
2
- 8%
2
2
4
5
Sn 3,75 Ag 0,25 Cu
18,62 mm
19,94 mm
+ 3%
6
Sn 33 Pb 0,9 Ag
23,23 mm2
19,55 mm2
- 9%
7
Sn 3,0 Ag 0,5 Cu
21,64 mm
2
19,31 mm
2
- 6%
8
Sn 3,0 Ag 0,5 Cu
19,16 mm2
18,62 mm2
- 1%
Sn 4,0 Ag 0,5 Cu
16,90 mm
2
2
+ 3%
21,40 mm
2
2
- 6%
9
10
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PCB
19,31 mm
maggio 2012
Sn 3,8 Ag 0,7 Cu
18,01 mm
20,30 mm
sore degli strati intermetallici è un indicatore della forma di tali strati. Solo
un numero ridotto di essi risulta omogeneo.
L’angolo di bagnabilità della lega è
risultato maggiore per quelle lead free,
caratterizzate da una minore saldabilità. La lega a base di SnPbAg ha un
angolo di saldatura di 4,42° mentre la
lega a base di SnAg presenta un angolo di 7,32°.
Per testare la resistenza alla sbavatura (solder slump) è stata stampata
su rame una fila di depositi con una
distanza crescente tra loro da 0,2 mm
a 1 mm; la sbavatura può causare difetti di saldatura e corto circuiti.
In questo test, gli ingegneri di
Vitronics Soltec hanno riscaldato i
campioni per 2 minuti a una temperatura di 180 °C e hanno poi ispezionato la sbavatura della pasta.
I risultati non sono stati soddisfacenti; certe paste si sono dimostrate molto scarse, soltanto alcune sono
state in grado di dare un risultato soddisfacente.
Con questo test è stato comunque
possibile dimostrare la resistenza della
saldatura al fenomeno della sbavatura.
Esperimenti più sofisticati, basati sull’analisi della composizione chimica del flussante, sono stati condotti
dagli ingegneri di Vitronics Soltec avvalendosi di attrezzature termogravimetriche: questa strumentazione misura il cambiamento di peso in funzione del tempo e della temperatura.
Il primo esperimento consisteva nel
riscaldare diversi campioni di pasta
saldante con profili della durata di 3 e
5 minuti. Durante il processo la massa
della pasta saldante è stata appesantita progressivamente; ciò ha permesso di verificare la quantità di flussante evaporato durante il processo di rifusione, la quantità di residui rimasti
sulla scheda, le zone dove il flussante è
attivo e in quali zone del forno evapora la composizione della pasta.
Il forno MR933+ di Vitronics Soltec
L’innovazione tecnologica del forno a rifusione MR933+ di
Vitronics Soltec consiste nella sua eccezionale capacità di trasferire calore. I componenti presenti su un circuito stampato
sono diversi per dimensioni e caratteristiche: dato che i componenti più piccoli saranno riscaldati più velocemente rispetto ai più grandi (BGA) è indispensabile trasferire il calore in modo uniforme.
Utilizzando un profilo “Multi Peak Zones” si riesce a mantenere la curva di riscaldamento dei componenti caldi continuando
a fornire calore a quelli più freddi. In una configurazione di questo tipo, il ΔT è molto ridotto e si riesce a soddisfare le specifiche dei componenti senza stress per le parti. Aumentando l’efficienza del trasferimento di calore è possibile diminuire sensibilmente il differenziale termico mantenendo al contempo la velocità di linea e riducendo il consumo di energia.
Per un eccellente trasferimento di calore Vitronics Soltec ha ottimizzato il ricircolo del gas intervenendo sulla forma dell’elemento riscaldante, lo spessore e la foratura della piastra che distribuisce il flusso e attraverso la velocità della ventola.
Il Gas Recirculation System del forno MR933+ permette di
mantenere la minima differenza di temperatura tra l’elemento riscaldante ed il flusso. Quest’ultimo investe il calrod già caldo e non necessita di maggiore energia per mantenere la corretta temperatura.
Spesso le temperature del gas sono inferiori di 20-30°C: si evita così il rischio di danneggiamento del componente per effetto
del calore assorbito durante la rifusione riducendo contemporaneamente il consumo di energia.
Tra le migliorie nel sistema di ricircolo del gas, il forno MR933+
vanta un sistema di sgancio rapido che sostituisce l’uso di viti, il sistema di ventilazione del GRS è stato posto all’esterno
per prolungarne la durata senza compromettere le performance
dell’azoto, e sia lo scambiatore di calore che l’unità filtrante sono stati resi più facilmente rimovibili.
La modularità della piattaforma con interfacce standardizzate
permette di beneficiare dei futuri avanzamenti tecnologici.
Il forno ha una struttura compatta con un forte isolamento
interno che provvede a mantenere bassa la temperatura
della copertura esterna. Un punto di scarico singolo consente
La massa dei campioni di pasta lead free dopo il processo di rifusione
è risultata pari al 92,6% della quantità iniziale; per questo tipo di pasta
il contenuto metallico è pari all’88,5%
del peso totale.
una facile installazione ed un nuovo eventuale posizionamento nella fabbrica.
Tra gli elementi innovativi di questo forno troviamo il sistema
per la gestione del gas (Gas Management System), brevettato
da Vitronics Soltec, che mantiene il tunnel di processo pulito ed
è facilmente accessibile per la rimozione dei residui della pasta.
Inoltre i molteplici punti di controllo azionabili mantengono un
assoluto parallelismo del convogliatore: sono disponibili vie doppie con vari sistemi di supporto.
Alla massima flessibilità di configurazione – da 6 a 9 zone di riscaldamento – MR933+ aggiunge diverse possibilità di raffreddamento, ad aria ad azoto, da 1 a 3 zone indipendenti, con la
possibilità di controllare la curva di discesa della temperatura.
L’azoto può essere totalmente ricircolato, ottenendo una sensibile riduzione dei consumi e una pulizia interna ottimale.
Per ridurre il consumo di azoto, su questo forno sono state eseguite delle migliorie nell’altezza del tunnel (ora di 70 mm), è stato inserito un sistema su rulli per ridurre l’apertura e il sistema di
ricircolo del gas è stato migliorato mediante l’aggiunta di molteplici punti di iniezione. Tutte queste modifiche hanno permesso
un risparmio complessivo di azoto di circa il 30%.
Il Controlled Cooling System, con temperature di zona controllabili dall’utente, garantisce temperature di uscita schede basse e
graduali per un raffreddamento ad alta precisione.
Il sistema di raffreddamento ad aria è stato ulteriormente
“aperto” per consentire a tutte le zone di incamerare più aria.
Il filtro mesh e il blocco di montaggio stati sono concepiti per
ridurre i residui, e sono stati previsti due filtri sugli esausti per
l’uscita dei fumi.
Il convogliatore può essere a maglia, maglia/catena, catena oppure catena/supporto centrale regolabile.
Ulteriori migliorie sono state attuate per quanto riguarda l’adattamento dell’ampiezza del convogliatore, mediante l’introduzione di supporti ceramici nella zona di picco, e sono state allungate le guide per le schede in ingresso per ridurne il rischio di
caduta.
MR933+ soddisfa quella fascia di mercato attenta ai contenuti tecnologici, ma anche all’ottenimento del miglior rapporto Qualità/Prezzo.
Questo esperimento ha dimostrato
che, nel profilo della durata di 3 minuti, tutti i campioni di pasta saldante
hanno lasciato un residuo pari al 3560% sulla scheda a seguito della saldatura a rifusione, mentre è stato cal-
colato un residuo pari al 30-55% per il
profilo della durata di 5 minuti.
Le paste saldanti con una differenza minima tra i due profili risultano
essere le più compatibili con un processo di rifusione ad alta velocità.
PCB
maggio 2012
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Il forno MR933+ garantisce la massima flessibilità grazie alle sue zone di riscaldo
configurabili da 6 a 9
I risultati della perdita di peso misurati con l’analisi gravimetrica indicano in che zona il flussante della pasta
evapora, indicandone l’attività in quella
determinata area. Le zone critiche dei
profili sono alla fine della zona di preriscaldo e nella zona di picco, in quanto le
temperature sono più alte, la lega si fonde a formare i giunti, e il rischio di ossidazione è maggiore.
È stato rilevato che molte paste lead
free perdono gran parte della loro attività prima di raggiungere la zona di picco.
Pertanto i produttori di pasta lead free
ne hanno migliorato la composizione
chimica, per renderle compatibili con le
alte temperature.
Generalmente, per tutti i tipi di pasta saldante, il flussante inizia ad evaporare ad una temperatura di circa 120 °C,
pertanto solo l’1% del flussante evapora nella zona di preriscaldo, mentre nella zona di stabilizzazione la percentuale è del 20-30% circa. Valori molto alti in questa fase, pari al 50%, indicano
una scarsa performance del flussante
nelle altre fasi. Nell’area di picco, generalmente, il flussante perde dal 45% al
60% del suo peso, mentre tutte le paste
testate hanno mostrato un’evaporazione del 10-20% anche nella zona di raffreddamento. Il rischio è che questi residui condensino nella zona di raffreddamento sulle parti più fredde del forno,
se non si dispone di un sistema di estrazione fumi efficace.
46
PCB
maggio 2012
Risultati degli esperimenti
e design dei sistemi
Le informazioni ottenute dai
precedenti test sono stati un buon
punto di partenza per l’ideazione
dell’ultima generazione di forni a
rifusione.
Lo studio della componente chimica della pasta saldante permette di
stabilire dove è necessario prevedere
un sistema di estrazione di aria o azoto, e come filtrare i residui, che nel caso di un processo lead free sono più
difficili da eliminare.
La condensazione del flussante nella zona di raffreddamento del forno
può contaminarne le parti interne. È
necessario quindi disporre di un sistema di estrazione provvisto di un filtro
separato di facile accesso, per una pulizia semplice e rapida.
I fornitori di paste saldanti hanno
apportato migliorie ai loro prodotti per incontrare le specifiche del processo lead free e le maggiori temperature richieste.
Tutte le paste a base di SnAgCu
mostrano una superficie ruvida e la
presenza di micro-crack come risultato della contrazione in fase di raffreddamento che è tipica di questa lega.
L’azoto, il flussante o un processo di
raffreddamento veloce impattano solo
in minima parte sulla formazione di
questi difetti.
Altre leghe quali SnCuNi e
SnPbAg mostrano invece una superficie più compatta.
I residui lasciati dalla saldatura variano per composizione, colore e
quantità a seconda del tipo di flussante, e possono provocare sbavature, che
causano corto circuiti.
Gli esperimenti effettuati hanno
dimostrato che un profilo di saldatura
della durata di 3 minuti non compromette la qualità e le performance delle paste saldanti, anche se possono esserci alcune differenze a seconda della
loro composizione chimica.
L’importanza del forno
a rifusione
Il processo di saldatura dipende
dalle caratteristiche dei materiali e del
forno utilizzato.
Maggiore è il numero di zone,
maggiore sarà la flessibilità che si otterrà nella definizione dei profili.
Un aspetto fondamentale è la capacità di ogni singola zona del forno di
trasferire calore alla scheda nel momento giusto e nella giusta quantità:
il trasferimento di calore permette di
mantenere la differenza di temperatura fra componenti, necessaria ad evitarne il danneggiamento.
Poiché i tassi di convezione non
possono essere superati e gli aumenti della temperatura del gas sono da
evitare per il pericolo di danneggiare i
componenti, è necessario diminuire la
velocità del convogliatore.
Questa precauzione, però, allunga
il tempo di transito nella zona ad alta temperatura, riducendo il differenziale termico ma prolungando anche lo
stato del tempo liquido del giunto di
saldatura. Questo può pregiudicare la
struttura finale del giunto e la sua resistenza.
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▶ SPECIALE AZIENDE - FORNI E PROFILI TERMICI
Forno a 8 zone più una zona UV
e una zona cooling, larghezza 400 mm.
Applicazione: paste polimeriche conduttive e resistive su pcb
Nel segno
del fotovoltaico
Aurel Automation produce forni per il drying,
il curing, il firing e il reflow. Le ultime
realizzazioni sono rivolte al fotovoltaico
a cura di Massimiliano Luce
A
urel Automation ha il pollice verde. Le nuove proposte
dell’azienda sono destinate
al fotovoltaico per il firing di paste
d’argento, alluminio, platino e titania
depositate per serigrafia su vetro o su
silicio per moduli fotovoltaici thinfilm o DSSC di terza generazione.
I forni di firing raggiungono la
temperatura massima di 600°C per
tempi ciclo di circa 45 – 60 minuti.
I forni di curing sono progettati per
Forno a 10 zone più una zona cooling, larghezza 800 mm.
Applicazione: Curing di paste per Biosensori su poliestere
48
PCB
maggio 2012
la polimerizzazione di paste polimeriche, conduttive, resistive e dielettiche utilizzate nel solare, nei display
OLED, per le antenne RFID e in vari tipi di sensori, resistivi di posizione
e biosensori ad esempio.
I forni possono avere fino a 12+12
zone con riscaldamento superiori o inferiori, zone opzionali a UV e zone di
raffreddamento che in applicazioni ad
alta temperatura, in particolare, sono
suddivise in due o tre sezioni, con scambiatori ad aria, ad acqua e ventilazione.
Il controllo del forno è gestito da
pc, il software su WinXP permette il
controllo indipendente delle diverse zone, sia in fase di accensione che
a regime con consumi energetici ottimizzati. È possibile salvare più di
1000 profili di temperatura.
Sono disponibili sistemi di trasporto del prodotto a seconda delle esigenze tecnologiche tra diverse configurazioni: maglia in acciaio nastro in
vetro/teflon, catena/fingers e con larghezze fino a un metro e oltre. Infine,
la lunghezza totale del forno è modulare e adeguata alla produttività e al
profilo termico richiesti.
Dal 9 all’11 maggio, il gruppo Aurel
ha preso parte a Verona alla fiera
Solarexpo con le ultime novità in campo solare: concentrazione, DSSC, solare di terza generazione e thin-film.
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▶ SPECIALE PRODOTTI - FORNI E PROFILI TERMICI
Cuore e analisi
del profilo termico
La qualità delle saldature SMT dipende da quanto è accurato il profilo termico
della rifusione, sia che si operi con un forno a convezione sia con uno vapor phase
di Michele Mattei, i-tronik
L
a saldatura vapor phase ha conquistato un ampio spazio all’interno
del processo di rifusione sia per
l’elevata qualità del risultato sia per il prolungato periodo di affidabilità dei giunti
realizzati.
SolderStar, distribuito in Italia da
i-tronik, ha ampliato la gamma di
applicazioni del proprio profilatore, capace ora di caratterizzare anche i processi di saldatura di rifusione nei forni vapor
phase. Con un unico data-logger, l’operatore può coprire l’esigenza della saldatura a onda, della rifusione per convezione e
di quella in fase vapore, inclusa l’applicazione che prevede l’applicazione del vuoto. L’operatore possiede un unico strumento, semplice e intuitivo nell’uso, ma potente
nella raccolta dei dati e nella loro elaborazione, facilitando la loro comprensione e la
tenuta sotto controllo dei vari processi per
ottenere la massima qualità.
Il contenitore del data-logger per l’applicazione vapor phase è composto da due
parti con bassa massa termica, ma con elevato grado di isolamento che gli permette
di operare all’interno della camera di rifusione del forno vapor phase, anche in presenza di applicazione del vuoto, senza subire danneggiamenti.
Al termine del processo di rifusione
il profilatore può essere estratto dal forno permettendo all’operatore di aprire il
contenitore di protezione per il download dei dati e il veloce raffreddamento del
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PCB
maggio 2012
data-logger. I dati raccolti durante la rifusione possono anche essere trasmessi
wireless alla stazione PC, consentendo
una visione real-time dell’evoluzione del
profilo termico. Molti problemi relativi alla rifusione sono oggi dovuti a un processo
che lavora al limite o al di fuori delle specifiche. Alcuni dei più comuni riguardano la scarsa affidabilità del giunto di saldatura per via dell’ispessimento dello strato intermetallico, la separazione del filetto
dalla piazzola durante la fase di cooldown,
le saldature fredde (soprattutto su QFN e
BGA) e l’eccessiva presenza di void che
possono pregiudicare la tenuta meccanica del giunto. Oltre a questi inconvenienti specifici, possono intervenire altri problemi di carattere più generale come solder ball, ponticelli, tombstoning e distor-
sione della scheda e solo uno stretto controllo della saldatura può evitarli.
Un cuore analitico
Il Profile Central Software è la suite
che costituisce la mente dello strumento.
Il software, disponibile anche in italiano, è
concepito secondo i più moderni criteri di
utilizzo; è suddiviso in vari menu dove la
grafica domina come strumento di comunicazione. Questa caratteristica ne rende
l’utilizzo e la comprensione estremamente
semplici, pur nella completezza di un’esaustiva raccolta dati e nell’analisi di ogni variabile che possa influire sul risultato finale del processo.
L’analisi del profilo termico è il principale obiettivo di Profile Central Software
in cui tre menu coprono l’intero campo
di indagine: Profile Explorer and Viewer,
Profile Checker e Profile Seeker. Profile
Explorer and Viewer consente all’operatore di organizzare l’archivio dei profili rilevati, associandoli al rispettivo codice prodotto. Il principale vantaggio nell’organizzare un archivio storico risiede nell’ottenere un efficace strumento di tracciabilità.
Con un comando si rintraccia nel database il profilo desiderato su cui misurare con dei cursori le variabili d’interesse.
L’analisi del profilo è disponibile in rapporti stampabili o in file esportabili.
Profile Checker calcola i parametri di
processo, li associa automaticamente con
quelli della pasta saldante utilizzata e come risultato evidenzia graficamente se si
sta operando o meno all’interno della finestra di processo. Profile Seeker è invece lo strumento per la simulazione virtuale
che permette di valutare varie ipotesi mediante l’associazione di differenti valori di
velocità e di temperatura, senza la necessità di transito fisico del pcb all’interno del
forno. Questa funzione permette all’operatore di capire quanto il processo migliora o peggiora agendo su una delle variabili;
è un’operazione eseguita a computer senza dover impegnare il forno per le prove.
Particolarmente utile è la funzione di
trigger che abilita il campionamento dei
dati solo nel momento in cui è rilevata una
temperatura di soglia. In pratica la raccolta dati inizia non all’accensione del datalogger, ma nel momento in cui il sensore di
trigger rileva la temperatura di start, usualmente impostata 50 °C. Questa temperatura è indicativa dell’inizio della prima zona calda del forno. La funzione di trigger
evita di registrare dati insignificanti agli effetti dello studio del profilo, ma permette di ottiene un tracciato che ricalca fedelmente l’alternarsi delle zone termiche.
Attraverso il menu SPC Manager si controlla che le impostazioni relative a temperature, tempi e velocità siano mantenute e rispettate nel tempo. Questa funzione
esegue un controllo statistico del processo,
reso comprensibile all’operatore per mezzo
delle carte statistiche e del calcolo automatico dei valori Cp e Cpk.
Cpk è utilizzato per misurare la potenziale capacità di un sistema di soddisfare
le esigenze produttive. Consente quindi di
analizzare l’attitudine di un sistema a svolgere il compito assegnatogli. Cp è il rapporto tra l’intervallo dei limiti delle specifiche
superiore e inferiore e la deviazione standard del processo.
Nel Test Report sono riportate sotto
forma grafica e numerica le impostazioni di temperatura del forno, l’andamento del profilo termico, i limiti di processo
e in generale tutte le informazioni relative a quanto avviene sul pcb all’interno del
processo di saldatura. Il numero di canali per l’acquisizione dei dati varia da 4 a 16,
che vengono rilevati con un’accuratezza di
±1 °C e una risoluzione di 0,02 °C.
Una novità rilevante e particolarmente
utile, introdotta con l’inizio dell’anno, è il
nuovo software opzionale che consente in
modo automatico di calcolare il migliore
profilo secondo tre diversi criteri:
1 studiare il miglior profilo teorico ottenibile in assoluto;
2 ottenere il miglior profilo in funzione
della massima velocità;
3 realizzare il miglior profilo in relazione
al minor consumo elettrico.
Profilare sulla saldatrice
a onda
Per rilevare le temperatura durante la
saldatura a onda si può utilizzare una normale scheda di produzione, oppure utilizzarne una scheda dedicata su cui posizionare stabilmente un insieme di sonde k opportunamente posizionate o meglio ancora si può utilizzare il modello
WaveShuttle appositamente studiato da
SolderStar.
Costruito in materiale CDM antistatico, WaveShuttle ha un costo contenuto per cui è adatto anche a chi la saldatrice non la usa quotidianamente, ma non
per questo rinuncia a un accurato controllo di processo. In particolare consente di
controllare la velocità del convogliatore, il
dwell time, il parallelismo, la temperatura
raggiunta superiormente dal pcb e la temperatura della lega nel crogiolo.
La campionatura avviene 100 volte al
secondo, il tempo è conteggiato con una
precisione di ±0,01 sec. Il dwell time è registrato sia sull’onda chip che sull’onda
principale. La temperatura al lato top è rilevata sia sul lato destro sia su quello sinistro per avere la sicurezza sulla corretta distribuzione termica. Oltre alla velocità del trasporto è controllata anche l’area
di contatto con l’onda e il parallelismo tra
pcb e convogliatore. Da menu si sceglie se
rilevare il profilo nella saldatrice con una
scheda o con lo speciale pallet, senza bisogno di inserire dati supplementari. Il pallet è strutturato per garantire una elevata ripetibilità nel controllo del processo, in
questo modo diventa anche un metro di
misura sull’efficienza della manutenzione
della saldatrice.
L’utilizzo di SolderStar solleva anche l’operatore esperto dall’onere di leggere e interpretare i dati ottenuti, come avviene con i profilatori più convenzionali.
Particolarmente utile è la possibilità di richiamare a monitor un profilo su cui poterne poi comparare altri, effettuando dei
paragoni diretti.
Nella suite software è incluso anche un
tool per la valutazione del processo di saldatura a onda che, organizzato similmente a quello dei menu dedicati ai forni, facilita l’acquisizione e la comprensione delle principali variabili che caratterizzano
il processo di saldatura TH, sia che si usi
l’onda singola che la doppia onda.
i-tronik
www.itronik.it
PCB
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▶ TECNOLOGIE - CHIMICA IN SISTEMI ELETTRONICI
L’impatto
dei prodotti chimici
in elettronica
La chimica pervade qualsiasi aspetto della tecnologia, soprattutto
quella della lavorazione elettronica. La conoscenza approfondita
delle sostanze deve essere il punto di partenza per un utilizzo consapevole
di prodotti, in alcuni casi fortemente nocivi
di Jade Bridges, Electrolube Ltd.
L
e preoccupazioni riguardanti l’uso
della chimica sono in crescita; i
cambiamenti forse stanno effettivamente avvenendo come risultato
di REACH e di altre normative, o solo
semplicemente come maggior consapevolezza per la sicurezza dell’operatore e
per l’impatto ambientale. Le organizzazioni sono alla ricerca di prodotti e processi più “verdi” e più facili da usare, pur
mantenendo alti livelli di prestazione e
capacità produttiva.
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Diffusione,
rischi e conoscenza
L’uso di sostanze chimiche all’interno dell’industria elettronica riguarda un’ampia varietà d’applicazioni;
per citarne alcune, i prodotti includono detersivi, materiali di finitura, resine per underfill, adesivi, supporti per
la manutenzione, aerosol e prodotti
per incapsulamento.
Ciascun prodotto userà tipi diffe-
renti di materiali chimici, che possono essere pericolosi per l’operatore o
nocivi per l’ambiente. In alcuni casi, i
materiali usati possono non essere affatto pericolosi.
È quindi molto importante che le
organizzazioni e gli operatori siano
attenti ai prodotti che stanno utilizzando e, nei casi in cui il pericolo sia
alto, assicurino che siano prese appropriate misure per limitare l’impatto
derivante dal loro uso.
Analisi dei processi
Il primo passo per affrontare questi problemi consiste nell’analizzare i processi dove sono usati questi prodotti
e chiedersi se si possono fare miglioramenti. Viene utilizzata l’aspirazione? Si possono migliorare i sistemi d’aspirazione? Sono state soddisfatte tutte le necessità riguardo il PPE
(Personal Protective Equipment – Attrezzatura per la protezione personale)? Che cosa ne è dei nostri rifiuti? Tutti questi punti possono comportare ulteriori domande, oltre a fornire soluzioni rapide per i miglioramenti. Quindi, la fase successiva e probabilmente l’opzione più perseguibile consiste
nell’analizzare i prodotti chimici che si utilizzano per stabilire se possono essere prese in considerazione alternative più
sicure.
STAZIONE DI TEST
per bracciali e calzari
Solventi: questi sconosciuti
Una comune area di preoccupazione riguarda l’uso di solventi. I solventi sono usati come agenti di lavaggio, sgrassatori in genere, prodotti per rimuovere resina e/o finitura, fluidi portanti per solidi quali finiture, oli, ecc. questi aggiungono versatilità all’applicazione; permettendo di produrre materiali di differente viscosità, riducendo i tempi d’applicazione,
ampliando le possibilità d’applicazione e fornendo un lavaggio efficace in una varietà di processi. I solventi possono variare nei livelli di tossicità; in alcuni casi certi solventi, sebbene
molto pericolosi, sono risultati i soli materiali efficaci disponibili. A questo proposito, un tipico esempio riguarda i prodotti
per la rimozione di finitura e/o vernice e resina.
Il diclorometano
Fino a poco tempo fa, i prodotti per la rimozione della finitura erano basati su formulazioni contenenti DCM
(Diclorometano). I prodotti a base DCM sono classificati come non infiammabili e sono estremamente efficaci nel rimuovere tutti i tipi di conformal coating e di resina per incapsulamento. Nell’Unione Europea i prodotti a base DCM sono
stati banditi dall’uso come agenti d’asportazione vernice o di
rimozione della finitura, a causa della loro classificazione come cancerogeni di categoria 3. Electrolube ha condotto approfondite ricerche sulle formulazioni alternative ai prodotti
a base DCM aggiungendo all’odierna gamma il RRS (Resin
Remover Solvent – Solvente per la rimozione di resina) e il
CCRG (Conformal Coating Remover Gel – Gel per la rimozione di conformal coating). Entrambi i prodotti hanno effetto rapido e prestazioni paragonabili ai tradizionali agenti di
rimozione a base DCM, ma il sistema è decisamente più facile da usare.
Conforme alla IEC 61340-5-1: 2008
Tensione di misura 50V o 100V
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ISO 9001:2008
Classificazione VOC
Un’altra area d’interesse riguardante l’uso di solventi è la loro classificazione come VOC (Volatile Organic
Compounds – Composti organici volatili); composti a base carbonio che
vaporizzano facilmente a temperatura ambiente, oppure definiti più chiaramente dalla Solvents Emissions Directive
(Direttiva sull’Emissioni di Solventi)
dell’Unione Europea come “qualsiasi composto organico avente a 20 ºC una
pressione di vapore di almeno 0,01 kPa,
oppure avente una volatilità corrispondente nelle particolari condizioni d’uso”.
I VOC contribuiscono alla formazione d’ozono a livello del terreno, uno
dei maggiori componenti dello smog.
Inoltre, la sovra esposizione fa sì che
si comportino come irritanti e, nei casi peggiori, come cancerogeni.
Proposte da Electrolube
Come citato precedentemente, i solventi possono essere usati come fluido
portante per resine di base, come nel caso di conformal coating dove essi aggiungono versatilità ai processi d’applicazio-
Esempi di spray per congelamento
e polverizzatori ad aria a basso GWP
ne. I cambiamenti hanno visto l’uso di altre tecnologie per evitare l’impiego di solventi organici e hanno dato luogo all’introduzione di materiali a base acquosa,
come il WPB di Electrolube; una specifica d’alto livello e alternativa fermamente
provata con le finiture a base di solvente.
Comunque, in alcuni casi è evidente che
sono ancora necessarie le finiture a base
solvente e, in questo caso, è imperativo che
i clienti siano ben informati sui solventi usati. Molte finiture acriliche utilizzano
ad esempio il toluene come solvente portante. Il toluene è associato a molte frasi che denotano rischi, incluso il termine
‘nocivo’ – pericolo di grave danno alla salute se inalato e possibile rischio di danno
al bambino e a donne in stato di gravidanza. Electrolube ha nuovamente affrontato
questo aspetto con il TFA – un conformal
coating acrilico privo di toluene, approvato IPC e UL, in grado di fornire tutti i
benefici dei materiali acrilici tradizionali
senza i rischi associati al toluene.
ci in una varietà di settori. Produttori
e consumatori possono ridurre le loro impronte di carbonio assicurando
che i processi siano efficienti e il consumo d’energia sia tenuto al minimo livello operativo; un’attenta considerazione
nella scelta del prodotto e il relativo impiego possono anche aiutare a migliorare l’efficienza. Essendo consapevoli circa i prodotti usati e i vantaggi derivanti
da alternative meno dannose, le aziende possono anche offrire posti di lavoro
più sicuri e, in alcuni casi, migliorare le
prestazioni dei loro prodotti. Alcuni degli esempi citati precedentemente, come l’introduzione di prodotti spray per
congelamento e polverizzatori ad aria
(EADH e FREH), non infiammabili e
con GWP eccezionalmente basso, provano come Electrolube stia fornendo
contribuzioni significative in tutte queste aree. Fornendo prodotti elettrochimici di alto livello che tengono in considerazione requisiti di prestazione sia
ambientali sia di sicurezza per l’utilizzatore finale, Electrolube sta lastricando la
via verso un futuro più verde.
Electrolube
www.electrolube.com
Conclusioni
Il TFA di Electrolube, un conformal
coating acrilico privo di toluene
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Per concludere, le preoccupazioni su
salute e sicurezza e la consapevolezza
ambientale occupano in ugual misura la
prima linea delle preoccupazioni di individui, organizzazioni e governi. Come
risultato, vi sono molte legislazioni che
monitorizzano l’uso di prodotti chimi-
Sostanza gel per la rimozione
del conformal coating
▶ TECNOLOGIE - GIUNTI DI SALDATURA SMT
Il modello
di Coffin-Manson
La valutazione dell’affidabilità dei giunti di saldatura SMT è un argomento
molto critico e di notevole importanza per la durata e le prestazioni delle
schede elettroniche. Il fattore di stress più efficace per verificare la durata
nel tempo dei giunti SMT è la variazione ciclica della temperatura, cioè la
prova nota come Accelerated Thermal Cycles (ATC)
di Enrico Galbiati, Gest Labs
Per interpretare correttamente i
dati provenienti dalle prove di ATC
e per fare previsioni sulla durata “in
field” dei giunti (e quindi dei pcb), sono stati sviluppati diversi modelli per
il calcolo del fattore di accelerazione,
tra cui uno dei più usati è il modello di Coffin-Manson modificato da
Norris e Landzberg.
Modello originario
di Coffin-Manson
P
er assicurare la durata e le
prestazioni delle schede elettroniche è fondamentale l’affidabilità dei giunti di saldatura. Il
fattore di stress più efficace per verificare la durata nel tempo dei giunti
SMT è la variazione ciclica della temperatura (ATC). Il meccanismo prin-
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cipale che porta a rottura il giunto è
lo stress meccanico dovuto alla differenza tra il coefficiente di espansione
termica (CTE) del circuito stampato
e quello del componente. Infatti la
diversa dilatazione o contrazione dei
due materiali causa uno stress meccanico al giunto di saldatura.
La legge più generale che descrive
la rottura di un metallo sottoposto a
fatica è data dall’equazione di Morrow,
da cui deriva l’equazione originaria di
Coffin-Manson. Quest’ultima permette di calcolare il numero di cicli
Nf (dove “f ” sta per “fail”) che portano
al 50% di guasti attraverso il comportamento di alcune variabili che dipendono sia dal ciclo termico, sia dal materiale della giunzione:
Nella formula 6ap è l’intervallo di
deformazione plastica del ciclo (cyclic
plastic strain range), ¡f è il coefficiente di duttilità alla fatica (fatigue ductibility coefficient) e il parametro c è
l’esponente di duttilità alla fatica
(ductibility fatigue exponent), che varia da -0,5 a -0,7.
Dato che 6ap dipende dall’escursione termica 6T del ciclo, è preferibile introdurre nella precedente
equazione la dipendenza diretta dalla temperatura.
In modo più esplicito il modello di
Coffin-Manson può essere descritto dalla seguente formula, dove C0 è
una costante caratteristica del materiale:
Da questo modello ne sono stati
sviluppati diversi altri.
Tra questi uno dei più usati è il modello di Coffin-Manson modificato
da Norris-Landzberg.
Modello di Coffin-Manson
modificato
Il modello di Coffin-Manson è stato modificato da Norris e Landzberg
nel modo seguente:
dove C è una costante dipendente dal
materiale, f è la frequenza del ciclo
termico, _ è l’esponente relativo alla frequenza del ciclo, ` è l’esponente
relativo all’ampiezza della variazione
termica, Ea è l’energia di attivazione,
k è la costante di Boltzmann e Tmax è
la temperatura massima (in gradi kelvin) durante il ciclo.
Quindi, il fattore di accelerazione
AN, riferito al numero di cicli, previsto
dal modello di Coffin-Manson modificato da Norris-Landzberg, diventa:
dove Nf,s, Tmax,s, 6Ts e fs sono rispettivamente il numero medio di cicli
al guasto, la temperatura massima,
l’escursione termica e la frequenza del
ciclo nelle condizioni di stress, mentre Nf,n, Tmax,n, 6Tn, e fn sono le stesse grandezze sopra descritte, ma nelle condizioni “normali” (che in realtà,
per essere cautelativi, devono riflettere
le condizioni più critiche in field, includendo il funzionamento, l’immagazzinamento e il trasporto).
Rottura tipica di un modulo CBGA (Ceramic Ball Grid Array), con lega SnPb,
trovata dopo un ciclo termico ed evidenziata dalla tecnica di analisi Dye & Pry
Generalmente, per la pasta saldante
composta da lega eutettica SnPb si pone: _=1/3, `=1,9 e Ea=0,122 eV. Si noti
che il fattore C, dipendente dal materiale, non è più presente nell’espressione del fattore di accelerazione.
Nell’equazione del fattore di accelerazione vi sono tre fattori di cui i
primi due sono riferiti alla variazione della temperatura. In particolare il
primo fattore descrive l’effetto dovuto
alla velocità della variazione termica,
mentre il secondo l’ampiezza di tale
variazione. Invece il terzo fattore descrive il puro effetto della temperatura, ed è basato semplicemente sul mo-
dello di Arrhenius, anche se con un
valore dell’energia di attivazione che
generalmente si considera già “prestabilito” e fissato a 0,122 eV. Quindi il
terzo fattore non è dipendente né dai
materiali di cui sono composti il circuito stampato e il package del componente, né dalla geometria della
giunzione (spessore del giunto, ampiezza della pad, ecc.).
L’aver posto il valore dell’energia
di attivazione uguale al valore fisso di
0,122 eV può essere spiegato dal fatto che comunque il terzo fattore non è
propriamente l’effetto della temperatura secondo il modello di Arrhenius,
in quanto tiene conto solo del valore massimo della temperatura, mentre una reale applicazione del modello
di Arrhenius dovrebbe tener conto di
tutte le temperature del ciclo.
Alcune prove eseguite su lega eutettica SnAgCu (SAC) hanno portato a modificare, per questa lega, i parametri _, ` e Ea nel modo seguente:
_=0,136 `=2,65 e Ea=0,188 eV.
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La formula per il calcolo di
A N sopra descritta mostra che,
all’aumentare della frequenza del
ciclo di stress, il fattore di accelerazione riferito al numero di cicli
diminuisce. A prima vista sembrerebbe che l’aumento della frequenza possa ridurre lo stress, anziché
aumentarlo.
In realtà, bisogna considerare che
la sollecitazione meccanica del giunto, e quindi l’effettiva criticità del ciclo
di stress, devono essere valutate attraverso il fattore di accelerazione riferito al tempo, non al numero di cicli.
Infatti è l’accelerazione della vita del
giunto misurata in termini di tempo
(mesi, anni, ecc.) che determina il livello di stress a cui il giunto stesso è
sottoposto.
Calcolando il fattore di accelerazione At riferito al tempo, si ottiene:
dove tf,n e tc,n sono rispettivamente
il tempo medio al guasto e la durata del ciclo nelle condizioni normali,
mentre tf,s e tc,s sono le stesse grandezze, ma nelle condizioni di stress
(naturamente si ha: tc,n = 1/fn e tc,s
= 1/f s).
Applicazione alle leghe
eutettiche SnPb e SnAgCu
L’applicazione del modello di
Coffin-Manson modificato per le due
leghe SnPb e SnAgCu porta a risultati molto differenti. Per esempio, prendiamo come ciclo di stress il seguente: Tmax,s=100 °C, 6Ts=100 °C (quindi considerando come temperatura
minima 0 °C), fs = 1 h-1 (cioè 1 ciclo
all’ora). Prendiamo invece come ciclo in field il seguente: Tmax,n=85 °C,
6Tn=75 °C (quindi considerando come temperatura minima 10 °C), fn =
1/24 h-1 (cioè 1 ciclo al giorno). Con
questo ciclo termico, il fattore di accelerazione relativo al tempo per la
lega SnPb è 16,8 mentre per la lega
SnAgCu è 42,7. Quindi questi calcoli
indicano che il fattore di accelerazio-
Uso del modello:
precauzioni e attendibilità
dei risultati
ne per la lega SnAgCu è oltre il doppio di quello per la lega SnPb.
Il confronto sopra descritto sembrerebbe dimostrare una maggiore
sensibilità agli stress termici da parte
della lega SnAgCu rispetto alla lega
Frattura dovuta a fatica dopo cicli termici di un modulo QFP
(Quad Flat Pack)
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SnPb. Ma questo non significa affatto
che la lega SnAgCu in field abbia una
durata inferiore alla SnPb. Per esempio, se durante i cicli termici sono state accumulate 1000 ore senza guasti,
con la lega SnAgCu si può dimostarre una durata in field maggiore della
SnPb, proprio grazie al maggiore fattore di accelerazione. Tuttavia, i risulatti ottenuti con questo modello vanno presi con estrema cautela.
Innanzitutto i valori di _, ` e Ea
usati per SnAgCu, a differenza di
quelli per SnPb, non sono condivisi da tutti. Invece i valori per SnPb
(_=0,333, `= 0,9 e Ea = 0,122 eV) sono ormai consolidati e usati non solo
per i singoli giunti saldati con SnPb,
ma addirittura usati per la valutazione di un’intera scheda.
Comunque il problema maggiore che riguarda l’uso del modello di
Coffin-Manson modificato è che
questo modello non è sufficientemente dettagliato da tener conto delle peculiarità di tutti i materiali che intervengono nelle sollecitazione del giunto (quindi non solo la lega saldante, ma anche il materiale del circuito
Frattura in un foro metallizzato (via hole) di un circuito
stampato
GRATIS
per un mese
la NEWSLETTER
di
Andamento della temperatura in un ciclo termico; la
temperatura è stata rilevata attraverso l’applicazione
di termocoppie, in diversi punti, sia in aria che su alcuni
dei componenti della scheda elettronica (è importante
assicurarsi che tutti i giunti raggiungano effettivamente le
temperature previste dal ciclo)
stampato e quello del package del componente, con in primo luogo i loro valori di CTE). Inoltre, non sono considerati nemmeno gli effetti della geometria del giunto e del
componente (spessore della lega saldante, dimensione del
pad, distanza tra i pad, ecc.). Eppure è innegabile che tutte
le variabili sopra indicate svolgano un ruolo importante nel
determinare la resistenza del giunto alle sollecitazioni termomeccaniche e quindi la sua durata.
Questa mancanza di dettagli costituisce senz’altro una
limitazione dell’attendibilità delle previsioni effettuate con
questo modello e quindi anche dell’efficacia del suo utilizzo nella valutazione dei risultati delle prove di stress costituite dai cicli termici.
In conclusione, il modello di Coffin-Manson modificato ha un’innegabile semplicità di applicazione e prende in
considerazioni diverse caratteristiche del ciclo termico, tra
cui anche la frequenza (quest’ultima spesso non è considerata dagli altri modelli di stress). Tuttavia non dovrebbe essere usato per formulare previsioni della durata del prodotto (scheda elettronica o semplicemente uno specifico giunto) in termini assoluti, cioè calcolando per esempio il tempo medio (numero di mesi, anni, ecc.) o il numero medio
di cicli al guasto.
Al contrario potrebbe senz’altro avere una sua validità
se utilizzato per previsioni in termini relativi, cioè per confrontare tra loro diversi tipi di ciclature, per esempio per valutarne la maggiore capacità di accelerare la vita dei giunti
e di far emergere debolezze. Per questo tipo di valutazione
il modello di Coffin-Manson modificato potrebbe ancora
essere di utilità nelle analisi di affidabilità delle schede elettroniche e conservare una sua efficacia.
Gest Labs
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▶ PROGETTAZIONE - LE LIBRERIE
Le librerie di
componenti e le sfide
della collaborazione
Una libreria di componenti è naturalmente
un elemento funzionale determinante in uno
strumento di progettazione CAD per pcb.
È un po’ come un’automobile, che non funziona
senza benzina
Ian Bromley, DesignSpark
S
i tratta senz’altro di un’analogia elementare, ma la relazione
benzina-libreria di componenti isola il nocciolo del problema: chi
è responsabile per la produzione delle
librerie? La risposta logica e immediata è: l’utente finale, come è sempre stato dall’inizio dello sviluppo e
dell’introduzione degli strumenti di
progettazione elettronica.
Le previsioni non sono facili, ma in
generale il costo deve essere decisamente elevato nel settore, se i team di
progettazione di pcb in tutto il mondo stanno ricreando librerie di componenti per i propri strumenti CAD,
ripetendo gran parte del lavoro già
svolto. Ogni volta che un produttore
lancia un nuovo componente, questo
viene integrato nelle librerie di centinaia o migliaia di aziende e in molti modi diversi. Naturalmente, il vantaggio sulla concorrenza è cruciale,
ma dal punto di vista dell’azienda utilizzatrice finale, una libreria di dati su
componenti proprietari assicura vera-
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mente quel margine competitivo tanto importante, soprattutto in combinazione con gli altri fattori distintivi
offerti da una progettazione creativa?
Alla ricerca di uno standard
Quali sono le possibilità di accordarsi su un formato standard del settore che consenta un semplice scambio di librerie di dati sui componenti o, persino, la creazione di una libreria di componenti globale già pronta?
Al momento non esiste uno standard
del settore, accettato su vasta scala e
che sia in grado ad esempio di definire tutte le informazioni sui piedini per un componente, oltre alle relative dimensioni, per l’immissione
in uno strumento di disegno del l
ayout, consentendo in ultima analisi
di migliorare l’automazione del processo di progettazione e produzione
dei pcb. È evidente che la comunità degli strumenti di progettazione, i
produttori di componenti e le aziende
coinvolte nella progettazione di pcb
non condividono gli stessi interessi. I
produttori di componenti modificano
regolarmente le tipologie di modelli e,
inoltre, tendono a selezionare una soluzione esclusiva per molti prodotti,
nella speranza di eliminare la concorrenza e diventare fornitori unici dei
loro clienti. A ciò si aggiunge il fatto
che, in generale, i produttori non sembrano ancora decisi a fornire i loro dati nei diversi formati degli strumenti CAD disponibili. Anche i fornitori CAD probabilmente non sono animati da una motivazione sufficiente a
supporto di un formato standardizzato per le librerie. Anzi, nel loro caso, le
ampie librerie sviluppate internamente fungono da criterio distintivo per i
prodotti.
Questa visione delle librerie è condivisa da molte delle più importanti
aziende internazionali di progettazione e produzione, che le ritengono un
elemento caratterizzante e per questo
sono disposte a sostenere il costo elevato della loro gestione. Al contrario,
per gli utenti finali la standardizzazione costituirebbe uno straordinario
passo avanti, ma rimane difficile da
attuare poiché i fornitori CAD implementano le librerie in una pluralità di modi diversi. Di conseguenza,
la conversione dei dati in un formato standard è una sfida complessa, ma
è essenziale risolverla, per evitare alle
singole aziende e agli utenti di dover
ricreare librerie ogni volta.
Proposte in passato
Negli anni, sono stati proposti e
introdotti vari standard, ad esempio l’IPC-SM-782 (Surface Mount
Design and Land Pattern Standard),
sviluppato da IPC negli anni ’80 e nei
primi anni ’90. L’IPC (www.ipc.org)
è un’associazione commerciale internazionale che rappresenta circa 3.000 aziende di elettronica specializzate nella progettazione, produzione, assemblaggio e test di pcb. La
variante più recente dello standard
IPC-SM-782 è l’IPC-7351B.
Secondo questa normativa, numerosi fornitori offrono strumenti software
in grado di calcolare modelli di superfici e generare librerie di nuovi componenti. Ma questo standard fatica ad affermarsi e
non è molto diffuso. Nel corso degli
anni si sono succeduti svariati tentativi di standardizzazione, in concorrenza con
le proposte dell’IPC, ma
nessuno finora ha riscosso un successo significativo.
Con ogni probabilità, se dovesse emergere uno standard, sarebbe
un’iniziativa promossa dalle aziende di
progettazione minori, costrette a utilizzare con frequenza crescente i motori di ricerca dei componenti disponibili sui siti Web dei distributori di elettronica internazionali.
La soluzione Ultra Librarian
Fra le soluzioni emergenti più interessanti e utilizzate spicca quella
di Accelerated Designs, ovvero Ultra
Librarian (UL), uno strumento in
grado di memorizzare le descrizioni
di simboli di schemi e impronte, indipendenti dal fornitore, oltre a calcoli geometrici delle superfici accettate nel settore o a geometrie di superficie specificate dai fornitori.
Accelerated Designs sostiene che
molte aziende CAD hanno contribuito allo sviluppo di questo strumento, consentendo l’esportazione di
dati nel formato più facilmente utilizzabile, mentre numerosi produttori leader di semiconduttori lo stanno
già impiegando per fornire impronte e simboli. Disponibile su vasta
scala per il download gratuito, UL
Reader, parte del set di strumenti
Ultra Librarian, supporta la generazione, l’importazione e l’esportazione di componenti e dei relativi attributi, tramite file “bxl” indipendenti
dal fornitore, praticamente in qualsiasi pacchetto per schemi e layout di
pcb. Le impronte di dispositivi generate da UL Reader in realtà si basano
sulla specifica IPC-7351. Inoltre gli
utenti finali possono modificare gli
standard utilizzati per creare simboli e impronte di componenti in modo da farli corrispondere con le proprie normative interne, semplicemente acquistando come upgrade la
suite Ultra Librarian.
Un risultato superiore alle
aspettative
In ogni caso, tutte le varie parti interessate dell’ecosistema di progettazione dei pcb dovranno coordinarsi nel flusso dei dati dei componenti. In questo processo sono fondamentali i produttori di semiconduttori e la loro disponibilità a fornire dati sui componenti in un formato
di scambio aperto. Se ciò avverrà, i principali distributori di componenti elettronici potranno offrire un semplice accesso ai dati di base delle parti per gli strumenti
CAD. Ad esempio, il sito
Web DesignSpark, dedicato
al noto strumento omonimo di
progettazione di pcb, ora offre librerie in formato bxl fornite da produttori leader quali STMicroelectronics
e Microchip. Continuando su questa
strada, il sito Web di un distributore
globale potrà diventare un’essenziale
risorsa di librerie per qualsiasi tecnico di progettazione.
(l’articolo originale è apparso
sul n.9 / 2012 di eTech)
DesignSpark
www.designspark.com/pcb
PCB
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▶ PROGETTAZIONE - HIGH-SPEED
Progettare pcb
High Speed:
il problema dei vincoli
Bus in altissima frequenza, schede con alte
densità ed estremamente miniaturizzate
e requisiti di timing sempre più stringenti
impongono vincoli particolarmente restrittivi
di Patrick Carrier, Mentor Graphics
I
bus odierni di tipologia highspeed (come ad esempio i bus
PCI-Express, DDR2, Serial ATA),
operando a frequenze che vanno da
parecchie centinaia di Megahertz fino
a oltre un Gigahertz, impongono il
rispetto di requisiti di timing estremamente stringenti. L’estrema miniaturizzazione raggiunta nei wafer di silicio
comporta la presenza di edge rate molto
elevati. Infine, la sempre crescente pres-
62
PCB
maggio 2012
sione per lo sviluppo di prodotti con
una miniaturizzazione spinta e costi
inferiori impone la creazione di pcb con
layout con densità elevatissime. Tutti
questi fattori rendono indispensabile l’esecuzione di analisi specifiche per
il supporto dei requisiti legati all’alta
velocità e la conseguente generazione di
appositi vincoli di routing, necessari per
l’efficace implementazione di un progetto di pcb di tipo high-speed.
Nel corso dello sviluppo dei vincoli
per un progetto high-speed, è possibile
individuare tre principali aree di attenzione: la qualità del segnale, il timing e
il crosstalk. L’area relativa alla qualità
del segnale si focalizza su aspetti quali
overshoot, ringback, e non-monotonicità: tutti fattori che possono introdurre errori nei dati veicolati verso un apparato ricevitore, o addirittura produrne il danneggiamento. Per quanto riguarda il timing a livello del pcb, esso
deve essere analizzato in modo rigoroso (includendo gli effetti delle resistenze di terminazione, dei carichi imposti all’apparato ricevitore, nonché delle impedenze e delle lunghezze delle
piste), al fine di garantire la conformità a livello di sistema. Il crosstalk, che
consiste in rumore indesiderato indotto su una pista dalle altre ad essa adiacenti, può produrre effetti negativi sia
sulla qualità del segnale che sul timing.
Per poter garantire la corretta funzionalità del sistema, è indispensabile
analizzare tutti questi aspetti. I vincoli
che ne derivano piloteranno lo sviluppo del progetto in termini di lunghezza delle piste, di topologia, e di distanze da rispettare. Fattori che, a loro volta, guideranno aspetti come il placement dei componenti. È inoltre necessario imporre dei vincoli anche su altri
fattori critici quali lo stackup della scheda, la larghezza delle piste e la quantità di rame utilizzato. È evidente come
il progetto di un pcb di tipo high-speed non possa nemmeno iniziare, senza
un’analisi preliminare adeguata. Il tool
HyperLynx di Mentor Graphics rende
questa analisi semplice e veloce.
Qualità del segnale
La logica digitale riconduce tutti i
dati ad una sequenza di bit 0 e 1, che in
un sistema reale sono fisicamente rap-
presentati rispettivamente da una tensione bassa oppure alta. Perché un receiver possa determinare correttamente se
una data tensione rappresenti un 1 oppure uno 0, quella tensione deve posizionarsi al di sopra o al di sotto di determinati valori di soglia logica dell’apparato. La tensione, inoltre, non deve superare i limiti tollerati dall’apparato, pena il danneggiamento fisico dello stesso.
Questi due requisiti inducono due vincoli fondamentali utilizzati nell’analisi della qualità del segnale: quelli cosiddetti di ringback e di overshoot.
Se un progettista provasse a collegare nel modo più semplice e diretto un
transmitter a due receivers, i segnali risultanti sarebbero rappresentati da forme d’onda di tipo simile a quelle mostrate nella Fig. 1. Si vede chiaramente come in questo caso si verifichino sia
violazioni di tipo ringback che di tipo
overshoot. La forma d’onda di colore
verde (che corrisponde al receiver po-
sto in altro a destra nel diagramma topologico) evidenzia infatti un overshoot negativo superiore a 1,4 V. La forma
d’onda di colore blu (l’altro receiver)
presenta invece un ringback a 0,8 V,
che costituisce la soglia logica inferiore. Se si costruisse un pcb con una
simile topologia, si verificherebbero senz’altro degli errori nel flusso dei
dati, ed inoltre si correrebbero rischi
di danneggiamento fisico dei receiver
(vedi Figg. 1 e 2).
Riducendo significativamente le
lunghezze dei collegamenti presenti nella topologia, fino a valori abbondantemente inferiori a quelli richiesti
dai fronti del segnale, è possibile ottenere delle forme d’onda dei receivers
decisamente più “pulite”. Ciò è chiaramente visibile nella Fig. 2. Purtroppo,
l’ordine di grandezza di tali lunghezze è di solito di circa un pollice, il che
rende questa soluzione spesso impraticabile nei progetti.
Figg. 1 e 2 - Una topologia con problemi di qualità del segnale (in alto) ed una topologia con collegamenti
di lunghezza ridotta e con segnali puliti (in basso)
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Un altro metodo per ripulire il segnale inviato al receiver consiste
nell’uso di resistenze di terminazione, che consentono di allineare l’impedenza dei drivers e dei receivers con
quella delle piste della scheda, controllando i fenomeni di riflessione che
causano le violazioni di overshoot e
di ringback. L’utilizzo dei terminatori consente anche una flessibilità molto più elevata riguardo alle lunghezze di diversi elementi della topologia.
In tal modo viene resa possibile la distribuzione di segnali puliti, senza dover limitare la lunghezza delle piste ad
un valore massimo spesso irrealistico.
I valori delle resistenze di terminazione possono essere attinti dalle guidelines per la progettazione dei
bus, ma in assenza di tali linee guida è anche possibile determinarle
mediante l’analisi. In questo contesto, HyperLynx fornisce un supporto
avanzato tramite l’apposito strumento Termination Wizard, che è in grado di determinare automaticamente
il valore ideale per una terminazione
Fig. 4 - Analisi
di crosstalk
in HyperLynx
LineSim
dall’esame della topologia. Per quanto
riguarda il posizionamento del terminatore all’interno della topologia delle piste, esso può essere determinato
facendo variare le lunghezze in questione ed analizzando i relativi risultati. Da questo tipo di analisi discende sia la creazione di regole relative
alle lunghezze massime che permettano di individuare il placement dei
terminatori, sia la creazione di vincoli di lunghezza per le altre piste pre-
Fig. 3 - Una
topologia dotata
di terminatori,
con segnali puliti
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senti nella topologia. La Fig. 3 mostra
un esempio di questo tipo di attività.
È possibile esplorare tutte le lunghezze in questione allo scopo di creare,
per l’ingegnere che dovrà definire il
layout, uno spazio di alternative progettuali il più ampio possibile, ma in
grado di garantire il soddisfacimento
dei requisiti di qualità del segnale.
Timing
La maggior parte dei vincoli di lunghezza presenti in un progetto discende da esigenze legate al timing. Tali
esigenze derivano dal fatto che l’invio dei dati a un receiver è “ritmato”
dalla tempistica degli intervalli imposti dai segnali di clock. Se i dati non
sono a destinazione quando è necessario che vi siano, il sistema non funziona. Esistono due tipologie fondamentali di architetture di timing dei
bus: common clock e source-synchronous,
il che induce due tipi distinti di vincoli di layout, detti rispettivamente
minimo/massimo e matched lengths.
I vincoli di minimo e massimo ritardo vengono utilizzati per le architetture di bus di tipo common clock.
Un esempio di tale situazione è quello
del bus PCI, in cui i dati sono emessi
da un transmitter e letti da un receiver
al ritmo scandito da un unico clock
condiviso. Per assicurarsi che i dati non
arrivino a destinazione troppo presto,
o non violino i requisiti di tempo minimo di hold (permanenza al livello logico desiderato), è necessario creare un
vincolo di lunghezza minima. Per assicurarsi che non arrivino troppo tardi, è
inoltre necessario creare anche un vincolo di lunghezza massima. Tuttavia,
tali vincoli non sono basati esclusivamente sulla lunghezza del collegamento. La validità, agli ingressi del receiver,
dei dati trasmessi è determinata anche
in base a numerose altre considerazioni
(quali il carico del receiver, o le caratteristiche di qualità del segnale), per cui
il calcolo appropriato di tali lunghezze non può prescindere da un’adeguata
analisi del segnale.
I vincoli di tipo matched delay
sono invece utilizzati per i bus di tipo
source-synchronous. In questi bus
(come ad esempio il bus DDR2) è il
transmitter ad inviare un segnale di
sincronizzazione, detto “strobe”, insieme ai dati veri e propri, con lo scopo di
scandirne la lettura da parte del receiver. Ciò consente di eliminare le complesse relazioni di timing comune tra
transmitter e receiver, richiedendo solamente la sincronizzazione tra i dati
e lo strobe. Normalmente, questo tipo di interfacce presenta altre aree di
criticità (come ad esempio quella relativa alla qualità del segnale) al fine di
determinare quando i dati possono
essere considerati validi. Il vincolo
di timing principale per questi bus è
quindi costituito dal vincolo matched
delay, che diventa più stringente all’aumentare della velocità del bus o dei
problemi di qualità del segnale.
-
l’edge rate del driver;
lo stackup della scheda;
l’entità del parallelismo tra le piste;
la distanza tra le piste.
Il crosstalk produce effetti negativi
sia sulla qualità del segnale che sul timing, ed il livello di crosstalk tollerabile su una determinata rete può essere determinato mediante la simulazione. Un esempio di simulazione relativa al crosstalk è illustrato nella Fig. 4.
L’analisi di crosstalk si basa normalmente sull’identificazione di una
pista, vista come la “vittima” del fenomeno e delle due piste adiacenti, viste come gli “aggressori”. È possibile includere anche ulteriori aggressori, ma nella maggior parte dei casi il
95% del crosstalk proviene dalle due
piste più vicine. Utilizzando i modelli del driver e del receiver, nonché dello stackup della scheda integrati nella
simulazione, è possibile variare la distanza tra le piste fino a determinare un livello di crosstalk accettabile. È
possibile anche modificare la distanza percorsa parallelamente dalle piste,
per verificarne l’effetto.
Il principale risultato di queste analisi è costituito da una spacing rule tra
le piste. Se dovesse risultare impossibile rispettare tale regola, oppure
si rendesse necessaria una maggiore
flessibilità nel layout, è anche possibile creare una regola che tolleri distanze più ridotte, affiancata da un vincolo sul massimo grado di parallelismo
ammesso. Una simile coppia di vincoli
può essere definita sulla base dell’analisi di crosstalk, e modificata al variare dei requisiti.
Analisi Multi-Gigabit /
SERDES
Analoghe problematiche di qualità
del segnale sono alla base delle analisi condotte per i bus di tipo SERDES,
come ad esempio i bus PCI-Express
e Serial ATA. Per questi bus non sono tuttavia necessari dei vincoli relativi ai ritardi come avviene nei bus tradizionali di tipo parallelo, poiché il loro
funzionamento non è basato su un
clock esterno. Il controllo dei ritardi in questo tipo di bus avviene
Crosstalk
Un altro importante vincolo per il
layout è relativo alla spaziatura tra le
piste. Tale vincolo è determinato in
base al livello di crosstalk rilevato tra
i segnali. Il crosstalk è influenzato da
numerosi fattori, tra i quali:
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Fig. 5 - Setup di una simulazione “eye diagram” per un bus SERDES, che
comprende anche i modelli dei fori di via
trie dei via ed i salti di layer, è assolutamente cruciale per riuscire a garantire il successo di un progetto di tipo
SERDES, pur mantenendo una sufficiente flessibilità del layout e massimizzando la libertà di routing.
Verifica post-route
Fig. 6 - Una semplice scheda all’interno del tool BoardSim, con tutti i vincoli
elettrici ad essa associati
perlopiù mediante vincoli che impongano una sincronizzazione molto
stringente tra le due linee del segnale differenziale. Dato che i bus multi-gigabit utilizzano una segnalazione
di tipo differenziale con fronti di salita e di discesa inferiori ai 100 ps, è importante che le due componenti del segnale presentino sfasamenti contenuti entro i 10 ps, che su un pcb corrispondono a distanze dell’ordine delle
decine di mil, ovvero centesimi di pollice. Un’altra criticità presente su questi bus è costituita dal crosstalk per via
del fatto che, operando a tensioni logiche inferiori ai 3,3 V e 5 V, essi risultano più suscettibili al crosstalk da
parte dei segnali aventi quelle tensioni. L’analisi di crosstalk viene condotta
sui bus SERDES in modo fondamentalmente analogo a quanto avviene per
altre tipologie di bus, dove l’unica sostanziale differenza consiste nel fatto
che è necessario mantenere dagli altri segnali distanze molto più ampie di
quelle normalmente utilizzate.
La minaccia più importante per i
segnali multi-gigabit è tuttavia rappresentata dall’attenuazione. Al crescere delle frequenze, aumentano in-
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fatti anche i fenomeni di dispersione.
Il maggior contributo alle perdite proviene dalla lunghezza delle piste, il che
spiega perché nei bus SERDES sono
normalmente presenti dei vincoli sulla loro lunghezza massima. Le perdite
dipendono inoltre dal materiale dielettrico utilizzato per la scheda, come anche dalla larghezza delle piste che trasportano i segnali. Ulteriori effetti negativi sui segnali possono poi derivare da altri elementi del percorso da essi
seguito, come ad esempio dalla presenza di fori di via. Di tutti questi effetti è possibile tenere debitamente conto nel corso di una appropriata analisi
di tipo eye diagram, in grado di fornire una visione globale dei segnali trasmessi sul bus, nello scenario limite
corrispondente alla peggiore combinazione dei diversi fattori. Un esempio è
rappresentato nella Fig. 5. Tra i risultati prodotti da una analisi SERDES di
questo tipo vi sono i vincoli sulle lunghezze massime, i requisiti in termini
di larghezza e distanza delle piste, così come anche i vincoli sui layer della
scheda. La capacità di esplorare eventuali variazioni di tutti questi elementi, modificando ad esempio le geome-
Dopo che tutti i necessari vincoli di
routing del progetto sono stati creati e si è provveduto al suo sbroglio nel
loro rispetto, è normalmente opportuno verificare che la scheda effettivamente soddisfi i requisiti di tipo elettrico che a tali vincoli hanno dato origine. Il modo migliore per “chiudere il
cerchio” del progetto è costituito dalla
capacità di effettuare un’analisi dei segnali post-route su tutte le reti presenti
nel pcb. La Fig. 6 illustra un esempio
di utilizzo del wizard Batch Mode presente in HyperLynx BoardSim.
Nella Fig. 6 è possibile notare come BoardSim esegua una simulazione direttamente sui dati del layout, verificando il rispetto dei vincoli relativi
a overshoot, delay e crosstalk. Nel caso
venissero individuate delle reti che violano uno o più vincoli, è possibile procedere alla loro analisi una per volta,
per consentirne un indagine in maggior dettaglio.
L’analisi post-route è il complemento ideale alle rigorose analisi pre-route o “what-if ” che vengono condotte
nelle fasi precedenti del ciclo di sviluppo. È un ulteriore passaggio nell’elenco
di attività indispensabili per una analisi corretta e completa dei bus di tipo
high-speed. Senza questo tipo di analisi, ed i vincoli che ne derivano, è impossibile assicurare una progettazione
di moderni sistemi digitali in grado di
soddisfare gli stringenti requisiti odierni in termini di costi, dimensioni e prestazioni.
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▶ PRODUZIONE - SISTEMI SOFTWARE
Strumenti sw di processo
Troppo spesso si considera come valore di un’azienda solo l’insieme dei
suoi sistemi di piazzamento, di saldatura o di test.In realtà il patrimonio
aziendale è costituito anche di conoscenza ed esperienza,beni immateriali
che aiutano ad affrontare cambiamenti profondamente innovativi
di Piero Bianchi
A
partire dalla fine degli anni
’80 c’è stata una progressiva attenzione delle aziende
verso strumenti software capaci di
dare un forte apporto nella gestione dei processi produttivi. Suite di
Manufacturing Resource Planning
(MRP) hanno progressivamente ceduto il passo alle piattaforme
Enterprise Resource Planning (ERP),
capaci di un più diretto dialogo con
l’ambiente MES (Manufacturing
Execution System) per la gestore della produzione.
Entrare nel gioco del mercato il più
presto possibile, espandere velocemente la propria presenza e focalizzare l’attività su quanto si sa fare di meglio, sono
tre fattori che mantengono la loro validità indipendentemente da come si muove
il contesto economico.
Non è sufficiente essere i primi a farlo,
bisogna puntare sull’ampliamento della propria presenza per diventare il riferimento del mercato. Più ampia è la fascia degli utilizzatori e maggiori sono le
possibilità di diventare lo standard di riferimento, sbarrando di fatto l’accesso alla concorrenza.
L’introduzione dei sistemi di business
management aiutano l’industria manifatturiera a rendere trasparente, e in tempo reale, l’intero ciclo produttivo, con la
sua vocazione al miglioramento continuo dovuto alle strategie “zero difetti” e
alla tracciabilità totale.
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Con frequenza si parla della necessità di innovazione, ma innovare significa
anche saper utilizzare le opportunità presenti e la misura è la chiave per l’interpretazione oggettiva della realtà in cui si
opera. La misura permette di controllare
i risultati ottenuti, di calcolare il percorso
fatto e quello che ancora si stima di poter
fare. Innovare significa saper utilizzare
l’insieme degli strumenti virtuali oggi disponibili e destinati a rinforzare l’attività produttiva, quell’insieme di strumenti che non intervengono fisicamente nella produzione dei pcb, ma grazie ai quali
è possibile creare una metodologia di lavoro in grado di raggiungere gli obiettivi aziendali.
Si tratta di un insieme di tool di misura dove le variabili considerate non sono
grandezze fisiche, ma bensì un rapporto funzionale delle prestazioni aziendali.
Un difficile equilibrio
all’interno della supply chain
Ogni azienda è per forza di cose posizionata all’interno di una catena di fornitura e si trova a gestire bilateralmente
verso l’esterno rapporti con clienti e fornitori; internamente deve invece gestire i
rapporti col personale.
Emerge con evidenza la necessità di
trovare delle precise posizioni di equilibrio, dove nessuno dei tre rapporti deve
essere né privilegiato oltremisura né tantomeno trascurato.
L’azienda troppo orientata alla politica di fornitura tende costantemente a richiedere sempre più sconto, riducendo i
margini di profitto dei fornitori li forza
inoltre con modalità di pagamento estremamente gravose. Il risultato è l’indebolimento della fidelizzazione dei fornitori,
che in momenti di difficoltà lavoreranno
con l’azienda, ma superate le flessioni di
mercato saranno più portati a seguire altre realtà. Sulla distanza viene a mancare la sicurezza negli approvvigionamenti e soprattutto la costanza nella qualità
delle forniture.
Un’azienda eccessivamente customer
oriented risulta incline ad una politica
di prezzi al ribasso, lavorando a discapito della redditività. In questo caso per ottenere profittabilità si è portati a operare tagli sui costi interni; una politica che
crea le condizioni per un basso coinvolgimento del personale. Le figure professionale più valide (con una maggiore facilità di ricollocamento) tendono a lasciare l’azienda e in generale è sempre attivo un certo livello di turn over, con dispersione di conoscenza.
Le aziende orientate al personale si
dividono in due categorie, quelle che ritengono le risorse umane un puro costo
del quale purtroppo non possono farne a
meno e quelle che invece sono consapevoli che le competenze interne costituiscono la parte intangibile del patrimonio
aziendale e come tali vanno salvaguardate e coltivate.
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Saldatura
Le suite software come
strumenti operativi
Capire come l’azienda è posizionata e
come orientare proficuamente le risorse al fine di ottenere i maggiori risultati, richiede che il presupposto di partenza consideri le risorse aziendali come un
bene finito. Si tratta poi di stabilire come
suddividerle al meglio.
Le variabili che entrano in gioco sono innumerevoli e solo una consolidata
esperienza ne consente un utilizzo appropriato e un miglioramento per tramite di continue correzioni. Per questo motivo uno dei beni più importanti non è tanto il “saper fare”, quanto il capire “come le cose sono fatte” e saperlo
comunicare. Questo concetto che sembra banale, permette in realtà di avviare
un processo virtuoso che senza soluzione
di continuità permetta di correggere per
migliorare il modo di farle. In riferimento a quanto detto a proposito della supply chain, la strategia verso l’esterno non
può essere più importante di quella verso
l’interno. La cura del cliente passa quindi
per una costante valorizzazione del personale che per lui lavora.
Gli strumenti per la gestione delle informazioni e delle competenze rientrano
nell’ambito dei sistemi di datawarehouse e data mining, che altro non sono se
non sistemi di gestione della conoscenza.
Si tratta di una suite di strumenti virtuali per gestire ed elaborare la conoscenza
aziendale, sistemi che integrano la misurazione delle prestazioni con quelle delle
capacità produttive. I moduli usualmente
coprono l’area applicativa, l’area operativa e quella di comunicazione.
All’area di strategia applicativa appartengono tutti gli strumenti di pianificazione, schedulazione e gestione del materiale. All’area di verifica operativa fanno capo la gestione dei tempi e della qualità. L’area comunicazione si rivolge verso l’esterno. Riveste sempre più un’importanza strategica anche per le piccole e
medie imprese perché cura l’aspetto delle
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informazioni
veicolate verso il
mercato e mira a diversificare il proprio prodotto e a
creare fidelizzazione verso il cliente.
Il virtuale diventa tangibile
La percezione del valore contenuto nell’innovazione non è immediata, a
maggior ragione se l’innovazione si avvale di sistemi virtuali.
La valutazione della propria posizione
è la prima delle fasi che devono essere affrontate per introdurre un sistema di gestione della conoscenza. Prima ancora di
muoversi in una qualsiasi direzione è necessario sapere e capire esattamente come si produce, quali sono i punti di forza e quali di debolezza. La prima azione
è quella di identificare gli obiettivi, stabilendo quali raggiungere nel breve, medi e
lungo periodo. Volumi, livello di qualità e
redditività sono gli obiettivi da raggiungere, che devono essere misurabili per
permettere una costante verifica di posizione tra punto di partenza, posizione attuale e dove si desidera arrivare.
Identificata la propria posizione di definisce la strategia per come muoversi. Si
formulano i criteri per l’uso ottimizzato dei sistemi di processo e la rimozione
delle criticità individuate. Parallelamente
si studia come potenziare la crescita del
personale per ottenerne il massimo coinvolgimento nell’ottica della migliore prestazione operativa e qualitativa.
È solo dopo queste dovute considerazioni che è possibile capire quanto un sistema di gestione della conoscenza può
aiutare sul percorso del miglioramento,
evidenziando in tempo reale ogni scostamento rispetto alla formulazione teorica.
L’aspetto modulare dello strumento software permette la continua integrazione di nuove competenze all’interno del sistema azienda dove diventa uti-
le monitorare anche le attività complementari di progettazione e di pianificazione.
Particolare attenzione
alle risorse umane
Le suite consentono usualmente di
sviluppare un insieme di schede legate al
personale per conoscerne le caratteristiche professionali peculiari; questo serve a
creare team di lavoro omogenei e a formulare strategie premianti per aumentare le sinergie di gruppo e il senso di appartenenza all’azienda.
I vantaggi apportati dall’introduzione
di un sistema di gestione della conoscenza sono immediatamente apprezzabili
perché senza coercizione inducono l’instaurarsi di un sistema di autocontrollo,
per misurare in prima persona le proprie
prestazioni, fatto che migliora immediatamente i tempi di produzione. È importante che ognuno possa valutare autonomamente le proprie prestazioni, comparandole anche con quelle dei colleghi;
decade da subito l’alibi delle preferenze
del responsabile di produzione nello stabilire i meriti, a favore di una oggettività stabilita dal sistema. Sull’altro versante i vertici aziendali possono disporre di
dati attendibili in tempo reale, che consente loro una gestione oculata e mirata
di tutte le risorse. Con una raccolta oggettiva vengono eliminati pericolosi filtri, così come i ritardi e gli sprechi che
possono inquinare pro o contro i dati reali dell’attività. L’affermazione secondo
cui solo ciò che è misurabile è migliorabile, conferma la sua valenza anche nel
misurare le nostre e le altrui competenze
nell’obiettivo della crescita comune.
▶ AZIENDE E PRODOTTI - MISURARE LA CORRENTE
I vantaggi della
tecnologia fluxgate
La misura e l’osservazione dell’andamento della
corrente su un pcb è oggi possibile grazie a
un micro magnetometro capace di misurare
correnti da 10 mA a 20 A picco-picco, sia in
regime di corrente continua che nella fascia
delle frequenze fino a 5 MHz
Con questa nuova sonda, prodotta da
TTi e commercializzata da Distek, si
possono rilevare correnti su circuiti DC
così come su circuiti in frequenza fino
a 5 MHz, semplicemente appoggiando
la terminazione isolata della sonda sul
conduttore. La sonda ha l’incomparabile pregio di essere compatibile con gli
oscilloscopi di tutte le marche.
di Dario Gozzi
Tecniche di misura
della corrente
L
a nuova sonda per la misura di
corrente I-prober 520 introduce
una radicale novità nel mondo
della misura della corrente. Può rilevare e misurare la corrente sulle piste
di un pcb e su altri conduttori come
le sonde tradizionali non potrebbero
fare. Questa potenzialità include la
capacità di rilevare il passaggio di correnti anche nei collegamenti interni
dei componenti, sui pin dei componenti e sui piani di massa. Lo strumento ha dimensioni estremamente
contenute, per cui è facile accedere
anche a punti di misura su schede
densamente popolate.
Di norma la corrente può essere rilevata aprendo un circuito ed inserendo uno shunt (che, ricordiamo, converte la corrente in tensione) o avvolgendo
il conduttore con un rilevatore magnetico di tipo toroidale, come avviene nelle pinze amperometriche. Risulta il più
delle volte impraticabile il dover aprire
il circuito per poter misurare la corrente
che vi circola e, nel caso dei pcb, addirittura assurdo il dover tagliare una pista.
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PCB
maggio 2012
Le sonde per la misura in corrente
continua, in realtà, non misurano direttamente la corrente, ma l’intensità del campo magnetico. La corrente
che circola in un conduttore crea un
campo magnetico che è direttamente
proporzionale alla corrente stessa. Se
il conduttore è circondato da un rilevatore di campo magnetico (materiale
ferromagnetico ad alto valore di permeabilità magnetica), questo flusso è
rilevato e proporzionalmente convertito in una misura di corrente.
Le sonde convenzionali eseguono
la misura catturando il campo magnetico attraverso un anello realizzato
con un materiale ad alta permeabilità magnetica. Il campo è poi misurato
per mezzo di un sensore di campo, di
solito ad effetto Hall. In alternativa la
corrente alternata può essere misurata
attraverso un avvolgimento che crea
un primario attorno al conduttore.
In un dispositivo ibrido utilizza un
sensore di campo per la misura della corrente in continua e a basse frequenze, mentre impiega l’effetto trasformatore per le alte frequenze.
A oggi le sonde sono costituite da
due semicircuiti che si serrano attorno
al conduttore chiudendosi in un unico
circuito (da cui la definizione di “pinza”). La posizione del conduttore su
cui effettuare la misura all’interno di
questo anello ha poco effetto sul risultato finale.
Fig. 1 – Portatilità
dell’I-prober
nell’apposita
valigetta
La misura sul pcb
La misura della corrente su un pcb
è particolarmente difficile perché normalmente non è conveniente interrompere una traccia o scollegare il pin
di un componente ed è impossibile far
sì che la pista passi all’interno del circuito magnetico di rilevamento.
L’unica via percorribile per osservare e misurare l’andamento della corrente all’interno dei circuiti di un pcb
è mediante la rilevazione del campo
magnetico in prossimità delle piste o
dei terminali dei componenti.
Per ottemperare a questa missione
è richiesta un’ottimale calibrazione del
sensore, che deve rimanere a una precisa e ripetibile distanza dalla pista del
circuito. Per avere una buona sensibilità,
questa distanza deve essere d’altro canto
piuttosto limitata perché, approssimativamente, il campo si riduce proporzionalmente del quadrato della distanza.
Per creare una sonda di misura che fosse realmente utilizzabile al
lato pratico, è stato necessario creare
un sensore particolarmente miniaturizzato che avesse come requisiti tecnici delle caratteristiche dimensionali molto precise, la capacità di rilevare
correnti continue, un’ampia larghezza di banda in regime di misura delle correnti alternate e un basso livello di disturbi. Un insieme di requisiti che nessuna sonda amperometrica
possedeva.
I-prober 520 utilizza il consolidato principio di funzionamento del magnetometro fluxgate; tecnologia questa
che fino a oggi è stata limitata da una
larghezza di banda di pochi KHz e, di
conseguenza, impiegata per misure di
precisione del campo magnetico in aree
non di produzione elettronica come la
geofisica. Il concetto di posizionamento
di una sonda di corrente in prossimità
del conduttore in realtà non è comple-
tamente nuovo, ma i primi modelli erano in grado di misurare solo elevate correnti a basse larghezze di banda.
Il sensore inglobato nella sonda
I-prober 520 e posizionato sulla punta
ha dimensioni di qualche centinaio di
micron ed è racchiuso all’interno di un
materiale speciale, che non genera nessun tipo di interferenza. Questo consente di poter utilizzare una frequenza
di eccitazione di diverse decine di MHz
Fig. 2 – L’I-prober 520 è utilizzato
con grande efficacia nelle misurazioni
su pcb particolarmente popolati
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Approfondimento su…
Permeabilità magnetica: è la grandezza fisica che esprime l’attitudine di un materiale a lasciarsi magnetizzare. Si misura in henry/metro, equivalente a newton/
ampere2. Mentre per la maggior parte delle sostanze la permeabilità magnetica è
una costante, per altre come ferro e nichel ha un comportamento che manifesta una
più o meno marcata isteresi, ovvero c’è dipendenza dalle precedenti magnetizzazioni e smagnetizzazioni subite. Questi materiali sono detti ferromagnetici. Il materiale ferromagnetico è caratterizzato dal fatto di assumere una magnetizzazione molto
forte. La magnetizzazione non è linearmente proporzionale al campo magnetico esterno, ma ha un comportamento tipico detto di isteresi. All’aumentare del campo esterno, la magnetizzazione raggiunge un dato valore di saturazione. Anche se il campo
esterno si annulla, rimane una magnetizzazione residua. Per annullarla bisogna applicare un campo coercitivo di segno opposto a quello applicato in precedenza.
Magnetometro a induzione: in base alla legge di Faraday un campo magnetico variabile che percorre una spira conduttrice vi induce una corrente; aumentando
il numero di spire, la corrente indotta vi cresce proporzionalmente. L’idea di principio del magnetometro a induzione è data da un avvolgimento di filo elettrico ai capi del quale è posto un amperometro molto sensibile. Il principale svantaggio è che,
sebbene sia in grado di misurare le variazioni di campo magnetico, questo non rileva i campi statici o variabili se non molto lentamente. Per questi ultimi si usa il magnetometro fluxgate.
Magnetometro fluxgate (o magnetometro a passaggio di flusso): è basato sulla
variazione nel tempo della permeabilità magnetica del nucleo. Si parte dal concetto
secondo cui, quando un materiale magnetico è saturato, la sua permeabilità per ulteriore magnetizzazione decresce. Su un circuito ferromagnetico, costituito da un anello
di materiale a elevata permeabilità magnetica, vengono avvolte delle spire di filo conduttore e in queste ultime viene iniettata una corrente periodica di intensità molto elevata, che serve a portare il nucleo vicino alla saturazione. A quel punto il nucleo inizia
a mostrare il suo comportamento non lineare. Il principio di base è che, se con la corrente iniettata in un verso le non linearità compaiono prima che nel verso opposto, si è
in presenza di una sovrapposizione di un campo magnetico esterno.
che si traducono a livello sensore in una
banda che va dalla continua ai 5 MHz,
con una generazione di disturbi trascurabile.
Note di funzionamento
La grandezza del segnale rilevato
dalla sonda è criticamente in relazione
alla posizione del sensore rispetto alla
pista e alla dimensione di quest’ultima,
ma attraverso la control box si può calibrarne la sensibilità.
I risultati della misura dipendono anche da altri effetti che si presentano al
puntale della sonda e non necessariamente in arrivo con la corrente da misurare nel conduttore, come ad esempio
l’influenza del campo magnetico generato dai componenti attigui e dal campo
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magnetico terrestre o da quello generato da altre sorgenti presenti nell’ambiente, come i trasformatori. Anche la
corrente che percorre tracce adiacenti o
posizionate sul lato opposto del pcb potrebbero interferire nella misura.
Ci sono comunque le soluzioni anche per questi potenziali problemi. Le
interferenze dovute alla corrente alternata si possono attenuare mediante appositi filtri contenuti nella control box,
che contiene anche un’ampia gamma di
controlli di offset per le misurazioni in
continua. È comunque indispensabile la
conoscenza sia del circuito che dell’intero sistema, perché, comunque, come
spesso succede, i risultati bisogna anche
saperli interpretare.
Con molti circuiti di switching che
lavorano in alta frequenza, la sola in-
serzione di un breve tratto di conduttore può cambiare l’induttanza per
quel tanto che basta ad alterare le prestazioni del circuito; la sonda I-prober
520, a differenza delle altre sonde convenzionali, presenta bassissimi livelli di
impedenza e una trascurabile capacità
parassita.
Lavorando su circuiti alimentati può
capitare che si debbano realizzare misurazioni in aree che raggiungono alte
temperature d’esercizio, ma la sonda è
realizzata con materiali che le permettono di lavorare a contatto con componenti a 120 °C per periodi prolungati o
a 150 °C per brevi intervalli di tempo.
La sonda è progettata anche per lavorare con tensioni dell’ordine dei
300 V rms sui circuiti direttamente collegati sulla linea AC e con tensioni di
600 V rms su circuiti secondari.
Sebbene la missione primaria della
sonda I-prober sia la misura a contatto
del flusso di corrente, ci sono dei casi in
cui risulta utile il metodo classico di circondare col rilevatore il filo conduttore. La sonda è fornita in modo standard
di un toroide che, inserendosi a pressione sulla punta della sonda, al cui interno passa il filo su cui va effettuata la misura. chiude il circuito magnetico. Il toroide è aperto fino al momento in cui il
puntale della sonda non lo penetra per
cui non è necessario scollegare il filo su
cui eseguire la misura.
Ultima, ma non per importanza, è
anche la prestazione di misura del campo elettromagnetico, realizzata con particolare accuratezza in virtù della ridotta dimensione del sensore. La variazione del campo al variare della posizione
della terminazione sensibile della sonda,
consente di individuarne con precisione
la sorgente e l’andamento spaziale. Con
uno switch sulla control box si reimposta la scala di misura per avere l’andamento in tesla o in ampere/metro.
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www.distek.it
le tecnologie elettroniche al servizio della salute
Milano, 28 giugno 2012
seconda edizione dell’evento organizzato da Selezione di Elettronica
rivolto alla “Medical Design Community”
Il convegno
Una sessione convegnistica, a cura di università, associazioni, istituti di ricerca, società di
analisi di mercato e Oem internazionali attivi nel settore elettromedicale, con interventi di
elevato valore scientifico e tecnologico.
CON IL SUPPORTO DI
Sponsor
I workshop
Una serie di workshop tecnici, a cura delle aziende fornitrici di dispositivi microelettronici e
di sistemi elettronici, dedicati alla presentazione delle ultime tecnologie disponibili nei semiconduttori, nella connessione, nella componentistica passiva, nell’alimentazione, nella visualizzazione.
L’esposizione
Un’esposizione, a cura delle aziende partecipanti, in cui i visitatori potranno verificare l’offerta disponibile e gli avanzamenti tecnologici e confrontarsi con gli specialisti sulle problematiche applicative dell’elettronica nei sistemi medicali.
L’area dimostrativa
Un’area dove il pubblico avrà la possibilità di accedere a sessioni dimostrative, “toccare con
mano” gli strumenti e le apparecchiature ed effettuare prove pratiche sul campo, con la presentazione di casi applicativi reali.
I partecipanti
L’evento si rivolge alla “Medical Design Community” e in particolare ai progettisti e ai tecnici
elettronici impegnati nello sviluppo di applicazioni medicali, ma anche ai responsabili delle
tecnologie informative, ai tecnici sanitari, agli uffici acquisti e a tutti gli operatori interessati
agli sviluppi delle tecnologie elettroniche nel medicale.
Milano, 28 giugno 2012
Luogo
Sala Bramante, Palazzo delle Stelline,
Corso Magenta 61 – Milano
Orario
09.00 – 17.00
Registrazione
[email protected]
http://www.formazione.ilsole24ore.com/
▶ AZIENDE E PRODOTTI - ANNIVERSARI
1992, Hans-Günter
Ulzhöfer - CEO,
SMT (a destra)
con il sindaco di
Wertheimright
Mr. Gläser
(a sinistra)
di fronte al sistema
SMT 400 PC
I (primi) 25 anni
della SMT Wertheim
Alla fine degli anni ‘80 Hans Günter Ulzhöfer, che aveva abbandonato
una promettente carriera nel settore nautico, per sfondare come
sales engineer di successo in un’azienda di Wertheim - giunse a
formulare un’assioma importante: “non solo posso fare tutto questo
autonomamente, ma posso anche farlo meglio”
P
rima a farsi che a dirsi, il 13
febbraio 1987 una nuova realtà venne presentata al registro
commerciale della città di Wertheim:
era stata fondata l’azienda SMT
Maschinen- und Vertriebs GmbH
& Co. KG e fu questo il momento in
cui venne posta la prima pietra di una
vera e propria storia di successo.
Inizialmente la sede dell’azienda si estendeva su 145 m2 di spazio
commerciale in un’area affittata nella Erlenstraße di Wertheim e, con
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due impiegati assunti, si concentrava esclusivamente sulla progettazione, lo sviluppo, le vendite e i servizi
di reflow basati su tecnologia a infrarossi. In quel momento, la tecnologia
era ancora ai suoi albori, ma con un
costante aumento di richieste di prodotti elettronici, questa si trasformò
successivamente in una vera e propria
tecnologia alla moda.
Dotata di un team ridotto ma estremamente agguerrito, dedita al lavoro
in modo esemplare e caratterizzata da
un’atmosfera familiare che ancora oggi la caratterizza, l’azienda ha superato i momenti difficili degli alti e bassi,
i momenti del successo e dell’insuccesso e - in certi momenti - le subdole trappole che minano la strada dei
grandi risultati.
E il successo arrivò rapidamente,
tanto che l’azienda ebbe necessità di
nuovi spazi: il risultato fu il trasferimento in un edificio di proprietà, di
1200 m2, con 600 m2 di uffici e dotato
già dal 1992 di un’area dimostrativa.
2010 SMT Vision Award - miglior
nuovo prodotto con il sistema
Vacuum Plus;
2010 Global Technology Award, sotto
la categoria “Soldering equipment”.
Evoluzione continua
Nel 1993 Hans Günter Ulzhöfer
prese una decisione che che determinò la futura direzione aziendale. Si sbarazzò dell’allora affermata tecnologia
IR e si rivolse a una nuova tecnologia
che meglio si atteneva alla filosofia e alle
strategie aziendali: la tecnologia a convezione e la saldatura reflow con proceso ad aria calda. L’ambizione del fondatore dell’azienda era e continua a essere ancora oggi non soltanto quella di
fornire al mercato prodotti tecnicamente sofisticati e innovativi, ma sempre
nel rispetto dell’ambiente, i più economici possibili in termini di consumo e
con prodotti dalla minima manutenzione complessiva. Un’ambizione che trova
un riflesso negli statuti aziendali e nella
pubblicazione del Manuale del Quality
Management relativo alle norme DIN
ISO 9001.
Da quel momento le cose iniziarono
a muoversi in modo automatico:
1995 Espansione dell’area produttiva di
uno spazio di 1100 m2 nel Plant II;
1997 Apertura di un Demo Center;
1998 Creazione di una nuovo magazzino di buffer;
2008 Costruzione del Plant III;
2008 Apertura del centro tecnologico e
del Plant IV;
Sede operativa di SMT
Le basi portanti della strategia
di SMT
2010 Inaugurazione del Plant V e raddoppio dell’area produttiva nell’impianto principale.
Durante questo periodo di tempo, in
ogni caso, l’azienda ha raggiunto successi tecnici di rilievo e ha ricevuto per
questo importanti brevetti e riconoscimenti:
1995 Brevetto per il sistema di ugello
a fessura;
1997 Brevetto per il processo Quattro
Peak;
2003 Cleaning a gas mediante processo
di pirolisi (ABS);
2003 Controllo intelligente dell’azoto;
2007 Azienda numero uno in Europa
secondo i dati dello studio ITM
(basato sul maggior numero di macchine vendute);
Dal 2006 l’immagine dell’azienda è iniziata a cambiare da quella che
era, cioè da produttore di puri sistemi
di reflow a fornitore di soluzioni chiavi
in mano per processi termici. È stato riconosciuto all’azienda un potenziale di
gran lunga superiore rispetto a quello
che appare dall’esterno. La logica conseguenza di ciò è stata l’introduzione
del gruppo di prodotti HTT, macchine
personalizzate specificamente progettate per il test termico, per i settori del curing e del bonding. Queste macchine
hanno acquisito un successo importante sul mercato e rappresentano un’ideale integrazione ai sistemi consolidati di
saldatura reflow.
Fornitore di prodotti e linee
chiavi in mano
Ma ciò non è tutto. L’azienda ha cercato di andare incontro alle richieste di
mercato relative alla fornitura di soluzioni complete. Venne pertanto deciso
di espandere la gamma di progetti aggiungendo una nuova linea e di sviluppare il sistema SMT a UV. Sistemi questi che erano necessari per l’asciugatura
e l’indurimento delle vernici di coating
su pcb e componenti e per risparmiare spazio e costi. A questo riguardo, alla fine del 2011 l’azienda di Wertheim
ha deciso di tenere un certo numero di colloqui esplorativi con una serie
di aziende di rilevanza internazionale.
L’obiettivo finale era quello di diventare fornitore di linee chiavi in mano nel
campo del conformal coating, ciò con il
supporto delle tecnologie di reflow IR
già presenti in azienda e di quelle UV.
Con l’introduzione nel 2010 del modulo Vacuum Plus da integrare nei sistemi di saldatura reflow SMT preesi-
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Aprile 2008, apre la filiale americana SMT North America,
con quartier generale a Glen Allen a Richmond in Virginia
stenti, SMT ha mostrato una volta in
più al mercato la sua forza innovativa e
la sua competenza tecnica. Il modulo a
vuoto viene collocato tra le zone di riscaldamento e di raffreddamento di un
sistema di saldatura reflow, permettendo di raggiungere risultati virtualmente privi di voids - caratteristica questa particolarmente richiesta dai settori dell’automotive, dell’aerospazio, della
difesa, dell’elettromedicale e delle telecomunicazioni high-end.
Per completare il modello a cinque
colonne di SMT, è stato raggiunto alla fine del 2011 il completamento dello
sviluppo e della presentazione al mercato della tecnologia KTT di test del
freddo. I sistemi KTT vengono usati per raffreddare prodotti e assemblati a temperature inferiori ai -42 °C in
un processo continuo, prima di essere inviati al test funzionale del freddo.
Lo scopo principale di questo gruppo di prodotti è un’incredibile efficienza, senza perdere di vista naturalmente la manutenzione corrente e la semplicità d’uso, così come la stabilità del
processo.
Oltre i confini
Il risultato della vasta base di prodotti aziendali e l’accresciuto interesse nei
prodotti SMT, in particolare da parte
delle grandi aziende internazionali, ha
obbligato l’azienda a conduzione familiare, che ha avuto fin dall’inizio obiettivi limitati all’area nazionale e al massimo europea, a doversi attrezzare per poter competere sui mercati globali.
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Agosto 2009, apre la SMT Asia Pacific in Singapore,
Malesia
Il primo passo è stato fatto il 1 aprile 2008 con la fondazione della filiale americana, la SMT North America
Inc., con quartier generale a Glen
Allen, Richmond, Virginia. SMT
North America è responsabile in primo luogo della successiva fondazione di un’organizzazione affiliata di
vendita e servizi, di direzione e controllo delle reti sui territori americano, canadese e messicano. In ogni caso, un ulteriore scopo della sua attività è relativo allo sviluppo dei mercati
emergenti come quello brasiliano. Nel
2011 è stato fatto un importante passo avanti con l’installazione di un sistema demo di reflow nello showroom di un’azienda attiva a livello internazionale, la Zestron, con sede nei paraggi di Washington, DC.
SMT Asia Pacific Pty. Ltd. è stata invece aperta a Singapore il 6 agosto 2009. L’obiettivo è stato quello di
controllare l’intera area Asia-Pacifico
e fornisce la collaborazione con l’aiuto di agenzie preesistenti in loco e ha
il compito di organizzare e ristrutturare la rete di vendita e di servizi
nell’area. Anche in questo caso, un ulteriore scopo di SMT AP è quello di
sviluppare progetti in mercati emergenti, come l’India. Un passo ulteriorie è stato compiuto poi nel momento in cui è stata portata a termine l’installazione di un apparato dimostrativo nello showroom della Zestron, la
stessa azienda attiva a livello internazionale che, nell’area, è presente con
una sede a Shenzhen, nelle vicinanze
di Hong Kong.
L’apertura delle sedi distaccate è
stata pensata per disporre di una presenza internazionale e per essere più
forti in vista della globalizzazione
aziendale, elemento questo che continua ad essere fortemente perseguito
ancora oggi. In questo senso già oggi sono stati raggiunti importanti risultati; le due filiali contribuiscono infatti in modo decisivo a consolidare i
successi aziendali.
Oggi…
Con uno staff di 120 persone a livello globale, l’SMT Wertheim oggi produce esclusivamente in un unico sito a
Wertheim in un’area di 6000 m2. Un
turnover globale ha inoltre caratterizzato l’azienda negli ultimi anni.
Così come ha dichiarato Hans
Günter Ulzhöfer: “Non tutte le decisioni prese sono state giuste. Comunque,
la cosa più importante è che la maggior parte delle decisioni che sono state
prese non sono state sbagliate. Solo una
crescente analisi critica delle decisioni presa dall’azienda stessa così come dalle
altre entità - e una continua disponibilità nel migliorare, nel cambiare e nell’apportare le giuste correzioni ti permettono di prendere la giusta via, visto che
non è mai il vento, ma la vela a segnare
la giusta direzione”.
SMT Wertheim
www.smt-wertheim.de
Lifetek
www.lifetek.it
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Produttori di circuiti stampati
pubblicati in base al logo di fabbricazione
Nel corso di tutto il 2012 questa sezione dedicata ai fabbricanti di circuiti stampati verrà aggiornata mensilmente.
Se siete interessati a comparire su queste pagine per ulteriori informazioni contattare il numero 02 30.22.60.60
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