Storie di navi
La risalita a vela
del Vespucci sul Tamigi
Antonello Gamaleri
Socio del Gruppo di Genova
1968 - Vespucci - Londra
tutta la gente a riva
davanti al Naval College
D
opo dieci (10) giorni di licenza, imbarchiamo a luglio del 1968, stacco dal periodo degli esami alla fine della prima classe e la Campagna di
Istruzione di quello che si sarebbe poi
chiamato il corso “Antares”.
Avevamo già fatto un “giro di barra” di
prova sul Vespucci un mese prima, ma
all’arrivo a Livorno e all’imbarco dal barcarizzo, guardando in su, i pennoni che
ci aspettavano mostravano tutta la loro
imponenza.
Nonostante fossi tra quelli meno alti di
statura fui assegnato alla varea di gabbia
a dritta.
Questo significava che non dovevo andare normalmente al posto di manovra a vela sui velacci o sui contro, ma mi sarei fermato prima. Avevo però con i miei compagni “gabbieri” il compito di fare due pennoni: la gabbia fissa e la gabbia volante.
«Capi coffa - capi gabbieri - gabbieri centro - pronti a montare a riva! A riva !... Destinati ai velacci e contro! In coffa!...».
Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2015
Da Goteborg, di cui penso che ciascuno di
noi ricordi ancora qualcosa, arrivammo
alla foce del Tamigi. Il pilota imbarcò un
giorno e mezzo prima ancora nel mare del
Nord. A Londra dal 10 settembre al 18 settembre del 1968.
Il comandante Foschini voleva entrare a
vela e voleva fare anche il saluto alla voce sui pennoni. Entrammo a vela dalla foce del Tamigi. Così poi alla fine andammo
a riva per serrare le vele prima dell’ansa
di East India Basin Dock.
Arrivammo all’ormeggio a Greenwich Pier
davanti al Naval College con tutta la gente a riva. Un quasi saluto alla voce.
Nelle ultime anse eravamo già a riva e le
gabbie ancora portavano un po’ con già
L’estuario del Tamigi e ancora più in basso in rosso i tre punti salienti dell’impresa: East India Dock Basin, Greenwich Pier e il Tower Bridge
Il vecchio nostromo scandiva gli ordini accompagnato dai trilli dei fischietti dei nocchieri. Il passaggio della coffa, fatto a forza di braccia (ringraziavamo dentro di noi
i “santi” esercizi mattinali con le tacche
1968 - Vespucci - Atlantico - Allievi alla drizza della gabbia volante
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Avevamo un doppino di cima da 12 impiombato a un grosso moschettone di
bronzo. Si faceva un nodo bandiera intorno alla vita e quella era la nostra “sicurezza”. Ma era solo psicologica ed era in
più al nostro addestramento, quello sì
che era la nostra vera sicurezza. La cima
intorno alla vita la si vede nella foto di noi
allungati sulla drizza di gabbia in coperta
in Atlantico a sud dell’Irlanda dopo aver
preso i terzaroli alla gabbia volante. Il
moschettone poi lo si doveva agganciare
alla “fichera” sul pennone quando eravamo con i piedi sul marciapiede e intenti con entrambe le braccia a serrare le
vele in posizione quasi orizzontale con la
pancia appoggiata sul pennone.
delle draglie, che spero sempre in funzione nel piazzale dell’Accademia) era certo
più lungo di quello del Brigantino interrato
dell’Accademia e l’altezza sul ponte era
ben più grande.
Primo giorno in mare. Il comandante Foschini passa in rivista gli allievi
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il motore in funzione. Le gabbie ancora
non imbrogliate in qualche tratto andarono a collo, ma lontano dalla vista dei
giornalisti e il pezzo sul Times della risalita a vela del Tamigi uscì il giorno dopo,
11 settembre del 1968.
Non sono più riuscito a ritrovarlo.
A Londra ci fu proibito per la legge locale, di portare lo spadino, come si vede
dalla foto mia e di altri due compagni di
corso davanti a Buckingham Palace.
Greenwich Pier non era centralissimo,
ma con la metropolitana non ce ne accorgemmo proprio.
Nell’estate precedente del 1967 dopo la
maturità e prima del concorso in Accademia avevo fatto un mese a Cambridge. Così tornavo per la seconda volta a Londra e
ne ero molto compreso. Eravamo tutti un
po’ anglofili a quel tempo anche per via
delle ragazze.
Partiti da Londra ci arrivò addosso nella
Manica una burrasca atlantica che ci
bloccò per tre giorni in bordi tra una costa
e l’altra e con la necessità di andare a riva di notte a prendere i terzaroli alle gabbie e a serrare i velacci.
Una bella e interessante esperienza: era
il ’68. Il nostro 68 sul Vespucci fu certamente diverso dal 68 che intanto arrivava a casa. Nessuno ne ha mai scritto del
nostro, in mare a imparare.
1968 - Vespucci - Londra
Plotone armato allievi a un cerimonia
per i caduti - comandante Foschini
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Poi avremmo dovuto andare a Lisbona,
ma capitò qualcosa che impedì la tappa
e facemmo scalo a Casablanca il 2 ottobre dopo quindici giorni di navigazione
in Atlantico quasi tutti a vela.
E poi e poi...
Altre tappe: Algeri, Tunisi, Portoferraio,
Livorno e ancora e poi e poi... altre tappe.
Navigazioni a vista e navigazioni con le
stelle ed eccomi qua a raccontare quelle vicende di 44 anni fa del corso “Antares” 67-71, «quando eravamo giovani in
mare» parafrasando Conrad.
nnn
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