Docente : dott.ssa Suor Filomena Nuzzo
Anno accademico 2014-2015
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Il termine "STOMIA" deriva dal greco “stoma”, bocca, ed
indica un’apertura.
Il paziente stomizzato è dunque una persona portatrice di
un’apertura addominale, attraverso la quale viene raccordato
all’esterno un tratto di intestino o di vie urinarie. Se ad essere
raccordato all’esterno attraverso lo stoma è un tratto di intestino
crasso, oppure tenue, si parla di “colostomia” o di “ileostomia”.
Si parla invece di “urostomia” quando ad essere raccordato
all’esterno attraverso lo stoma è un tratto delle vie urinarie
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Lo “stoma” così praticato, essendo privo di un muscolo in
grado di dilatarsi o stringersi a comando, mette la persona
nelle condizioni di dipendere da sistemi artificiali di
raccolta e contenimento di feci o urine.
In Italia attualmente vivono circa 43.000 persone passate
attraverso un intervento di stomia, ovvero lo 0,08% della
popolazione, percentuale analoga a quella negli altri
Paesi europei.
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Questo tipo di intervento è di elezione nelle seguenti
patologie:
tumori,
malformazioni congenite,
malattie infiammatorie,
occlusioni intestinali,
traumi.
In generale, rispetto al passato, è diminuita la percentuale
di stomie permanenti, sempre più si tratta di pazienti con
anamnesi patologica seria, ed è aumentata quella delle
stomie temporanee in pazienti che dopo pochi mesi
vengono sottoposti ad intervento di ricanalizzazione
risolutiva del problema.
Al tempo stesso è andata aumentando l’aspettativa e la
qualità di vita di questi pazienti.
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Apparato Urinario: Varie stomie
L'urétérostomia bilatérale:
"Le Bricker"
L'urétérostomia unilatérale:
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Urostomia
Le patologie che possono richiedere una derivazione urinaria sono:
 patologie neoplastiche della via escretrice, vescicali, pelviche;
 malformazioni congenite;
 malattie neurologiche;
 traumatologia;
 incontinenza urinaria intrattabile.
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Naturalmente è sulla base di ciò che viene confezionata una
derivazione urinaria temporanea o permanente.
La scelta del tipo di derivazione urinaria dipende anche da:
- età del paziente,
- condizioni generali,
- aspettative di vita,
- stadio della malattia,
- assenza di patologia intestinale,
- dalle condizioni psicologiche secondarie alla accettazione della
terapia.
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Sulla base della patologia, si confeziona una derivazione urinaria
temporanea quando si ha la necessità di escludere il transito delle urine per
un periodo variabile, ma con la possibilità di ritorno all’integrità
dell’apparato (es. traumi, fistole, patologia ostruttiva da calcolosi).
La derivazione urinaria si dice definitiva quando coincide con un
intervento demolitivo dell’organo che sta al di sotto della derivazione
urinaria, o può essere un palliativo in caso di inoperabilità per
permettere la fuoriuscita di urine.
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Le derivazioni urinarie definitive possono essere:
 dirette:
ureterocutaneostomia;
 indirette: viene interposto un tratto intestinale tra ureteri e cute. Si ha così
la riduzione delle infezioni e diminuzione di complicazioni;
 esterne:
abboccamento sulla cute di uno stoma
 interne:
tasca rettosigmoidea neovescica ortotopica.
La neovescica ortotopica consiste nel ricostruire un serbatoio con un tratto di
intestino indenne da malattia che viene attaccato all’uretra.
Questo permette al paziente di essere continente e mantenere la migliore
qualità di vita.
Impone però la radicalità chirurgica, è un intervento molto complesso
soggetto anche a varie complicazioni.
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La scelta dell’intervento a cui sottoporre il paziente, dopo
accurate indagini diagnostiche, spetta al medico che informa il
paziente (che deve dare il suo consenso all’intervento) e propone
ciò che intende fare.
E’ bene che insieme al medico sia presente l’Enterostomista
(o un infermiere) perché è più facile che il paziente esterni i suoi
dubbi all’infermiere piuttosto che al medico ed è necessario che
si adotti la stessa linea di informazione.
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Il paziente a cui viene proposta una "stomia" (certa o possibile)
si trova ad affrontare:
 la malattia di base,
 la modificazione dello schema corporeo,
 la modificazione della funzione escretoria.
Si può pertanto avere un crollo improvviso dell’identità
dell’individuo che sia nel pre che nel postoperatorio può
manifestare ansia, depressione, rabbia, perdita di autostima,
vergogna.
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PREPARAZIONE DEL PAZIENTE…
La preparazione all’intervento inizia alcuni giorni prima con la
somministrazione di Bimixin cp (2 per 3 volte die), il giorno
prima il paziente fa soltanto colazione, la preparazione intestinale
viene effettuata nel pomeriggio con la somministrazione di
Selg- esse(1 busta per un lt di acqua per un totale di quattro litri).
La tricotomia viene effettuata dalla fine del grande pettorale a
metà coscia con crema depilatoria o rasoio monouso. Il paziente
deve poi fare una doccia e, successivamente viene incanulata
una vena centrale (succlavia) e viene iniziata l’infusione di
soluzione reidratante per evitare che il paziente si disidrati .
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Il paziente esce dalla S.O. con S. N. G. (che manterrà fino
alla canalizzazione ai gas), con una medicazione sulla ferita
laparotomica, due tubi di drenaggio addominale e una
medicazione con garze sopra la stomia da cui fuoriescono i
due cateterini ureterali.
Tale medicazione viene cambiata ogni volta che è necessario
e in seconda giornata viene sostituita con la prima
apparecchiatura a due pezzi con busta trasparente.
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La mobilizzazione passiva del paziente inizia già in prima
giornata, così come la ginnastica respiratoria. Poi gradatamente il
paziente inizia a muoversi fino ad alzarsi in 7°- 10° giornata.
Dopo la rimozione del S . N. G. (2° - 3°) il paziente inizia ad
alimentarsi con dieta prima idrica, poi leggera e normocalorica
dopo la ripresa della funzione intestinale.
Fin dalle prime medicazioni, si cerca di studiare le reazioni del
paziente alla sua nuova condizione, rispettando anche l’iniziale
rifiuto alla stomia e approfittando del minimo interesse espresso
per poterlo coinvolgere.
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La riabilitazione del paziente urostomizzato inizia prima
dell’intervento e si intensifica nel postoperatorio tardivo,
quando cioè si pensa ad una dimissione del paziente.
Bisogna adoperarsi affinchè alla sua dimissione abbia già al
proprio domicilio il materiale occorrente e per questo è
necessario che lo specialista compili il modulo di prescrizione
dei presidi in maniera completa.
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Il paziente va supportato , ma alla dimissione deve essere in
grado di gestire da solo, o con la collaborazione della
persona a lui più vicina, la sua stomia. Al paziente vanno fatti
provare i vari presidi che esistono in commercio, perché da
solo deve scegliere quello che più risponde alle sue esigenze.
Inoltre il paziente va indirizzato al Centro stomizzati a lui più
vicino o messo in contatto con il centro di assistenza
domiciliare del Distretto di appartenenza.
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E’ importante che il paziente sia informato sull’esistenza di
Centri a cui rivolgersi per i controlli periodici o per eventuali
problemi, deve essere tranquillo di poter contare su noi
Operatori Sanitari, ma deve essere in grado di contare
soprattutto su se stesso. Questo per facilitare il suo
reinserimento nella società.
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Il primo passo per rendere il paziente autonomo è comunque
l’addestramento tecnico per la gestione della sua stomia e
comprende
• cure igieniche;
• cambio della sacca e placca;
• controllo dello stoma e della cute peristomale;
• controllo delle caratteristiche delle urine.
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Lo stoma deve essere considerato un’uretra dislocata e non una
ferita. Per l’igiene va usata acqua e sapone neutro o di
Marsiglia con l’ausilio di garze (non sterili) partendo dallo
stoma verso l’esterno, con movimenti circolare, senza ripassare
sulle zone già pulite. La manovra di sostituzione della placca è
bene che sia fatta di mattina, quando si è lontani
dall’introduzione di liquidi e quindi si ha una minor produzione
di
urine.
Il
paziente
può
mettersi
disteso
inclinandosi
leggermente sul fianco sinistro per ritardare la fuoriuscita di
urine durante l’applicazione.
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Dopo l’applicazione della placca attaccare la sacca ed
assicurarsi la perfetta tenuta. Al paziente può essere proposto
anche un sacchetto da gamba da usare durante il giorno,
connesso con la sacca per evitare distacchi da trazione della
stessa.
Apparecchiato, il paziente può tranquillamente fare la doccia;
non esistono restrizioni alimentari per il paziente urostomizzato,
se non la raccomandazione di bere almeno 1 litro e mezzo di
acqua al dì per consentire un buon funzionamento renale.
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Esistono in commercio presidi a 1 pezzo e a due pezzi.
Il primo va sostituito ogni giorno, il secondo ogni giorno il
sacchetto e ogni tre* giorni oppure quando si ritiene necessario,
la placca.
E’ comunque importante che il paziente scelga il presidio con cui
si trova meglio. Le ditte fornitrici di tali materiali mettono a
disposizione manuali illustrativi ed assistono i pazienti con
campionature al fine di poter permettere una scelta tra una
vasta
gamma
di
prodotti,
tutti
rimborsabili
secondo
Nomenclatore Tariffario nazionale.
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L'apparato digerente
ESOFAGO
STOMACO
DUODENO
COLON TRASVERSO
COLON ASCENDENTE
ILEO
APPENDICE
DIGIUNO
COLON DISCENDENTE
ANGOLO SIGMOIDE
SIGMA
RETTO
ANO
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La colostomia del trasverso
L’ileostomia
La sigmoidostomia
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LA COLOSTOMIA
E’ un orifizio artificiale, creato chirurgicamente, che serve a mettere in
comunicazione un segmento intestinale con la parete addominale.
Nella colostomia l’intestino che viene abboccato alla parete addominale
è il colon.
La consistenza di ciò che viene eliminato da una colostomia può
variare a seconda della posizione della stomia stessa. Poiché il colon
assorbe acqua mentre le feci lo attraversano, più lungo è il segmento
di colon rimasto in sede a monte della colostomia, più è possibile che
le feci siano solide e che la loro frequenza sia normale.
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PREPARAZIONE DEL PAZIENTE…
E’ inoltre fondamentale il disegno della posizione
dell’eventuale stomia
Si deve fare attenzione a scegliere una zona piatta, evitare
pieghe cutanee, prominenze ossee, cicatrici, evitare la zona della
cintura, inoltre il paziente dovrebbe poter vedere il proprio stoma
per poter essere in grado di essere indipendente nella gestione.
Al paziente va posizionato un presidio di prova e va osservata la
posizione sdraiata, seduta, eretta.
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Fra le principali caratteristiche delle stomie ricordiamo che :
• Una stomia, deve essere considerata e trattata a tutti gli effetti come un ano:
può essere bagnata, lavata con acqua e sapone, può servire per eseguire
clisteri evacuativi.
• La stomia non è dotata di sensibilità , quindi non può in alcun modo essere fonte di
dolore
• L'applicazione della placca e dei sacchetti può generare un modesto sanguinamento
dai margini della stomia, che non deve però in alcun modo impensierire
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L’individuo che affronta una malattia è costretto suo malgrado a
cambiare la sua vita, ancor più se subentra l’ospedalizzazione,
l’intervento chirurgico e il confezionamento di una stomia.
II confezionamento del neo stoma anteriore comporta:
Trauma somatico (Modificazione schema corporeo).
Una stomia fa sempre molto paura al malato, è una “COSA”
nuova e fragile, che ha le caratteristiche di una FERITA piuttosto
che quelli di un organo nuovo.
Trauma psichico (Alterazione del “Se”)
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Il confezionamento della stomia è un evento destabilizzante per
la psiche di un paziente, perché il cambiamento dello schema
corporeo, la paura d’essere fonte di rumori, cattivi odori, di
sporcarsi quando è fuori casa o peggio fra gli altri, di non
essere più accettato, mina la propria sicurezza e lo conduce
alla depressione . II ruolo di tutto il personale assume una
funzione fondamentale nell’attuare un processo di riabilitazione
che aiuti lo stomizzato ad acquisire quelle conoscenze per
superare quella “mutilazione psichica” e quindi il reinserimento
nell’ambito familiare e sociale.
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Non vi è dubbio che la persona stomizzata è un paziente che presenterà
numerose esigenze d’ordine fisico, ma anche sociale, assistenziali,
riabilitative e psicologiche connesse all’accettazione di una nuova
condizione, ma la disabilità maggiore ed immediata per lui è la perdita
della continenza, che dovrà imparare a gestire con l’aiuto di sistemi di
raccolta appropriati.
Di fondamentale importanza sarà da parte dell’infermiere informare,
formare ed educare il paziente all’autogestione. Per fare ciò occorre
impostare un piano riabilitativo personalizzato, che abbia inizio nel preoperatorio, accompagni la persona e si protragga nel tempo, in
particolare per coloro la cui stomia rappresenta una condizione definitiva.
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La gestione della stomia è la cura completa dello stoma,
intesa come igiene, apparecchiatura, prevenzione e controllo
delle eventuali complicanze. S’individuano tre aspetti
fondamentali nella gestione infermieristica della stomia:
1. Fase pre-operatoria
2. Fase intra o perioperatoria
3. Fase post-operatoria immediata e tardiva.
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1 - La fase pre-operatoria
L’approccio al paziente
La gestione della stomia comincia nella fase pre-operatoria. Nei casi in
cui le condizioni cliniche lo consentono è fondamentale informare il
paziente di quanto “succederà” dopo l’intervento chirurgico; tra l’ altro
oggi la normativa vigente prevede l’obbligo da parte del medico di
spiegare il tipo d’intervento e le eventuali complicanze che si
potrebbero istaurare.
II giomo prima dell’intervento, d’accordo con il paziente, si sceglierà il
punto ideale in cui sarà confezionata la stomia, cercando di adeguare
la scelta alle sue caratteristiche fisiche, sociali e culturali.
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Un errato posizionamento può diventare un grave
impedimento per le attivita lavorative, sportive e di
relazione del paziente. Nel passato la sede dello stoma
coincideva sempre con la ferita laparotomica. Oggi non
e più così, poiché è posta sempre lateralmente alla
ferita
stessa.
Cosi
facendo
diminuiscono
i
rischi
d’inquinamento fecale delIa ferita ed inoltre si favorisce
una migliore adesione delIa sacca e dei vari dispositivi
di raccolta.
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2 - La fase perioperatoria
Apparecchiatura del neostoma e scelta del dispositivo.
Una stomia ben eseguita e ben funzionante rappresenta l’obiettivo principale
dell’intervento chirurgico, a seguito del quale si dovrà apparecchiare la
stomia con dispositivi adeguati alle particolari necessità di un paziente
appena operato. In camera operatoria, prima del rientro al letto in reparto è
opportuno applicare il dispositivo protesico ripulendo la cute da residui
ematici (molto lesivi per la cute). II dispositivo, composto di un sistema due
pezzi con una protezione cutanea, consentirà la prevenzione d’irritazioni
derivanti dal contatto con gli affluenti.
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La sacca, rigorosamente trasparente
e a fondo aperto,
consentirà la sorveglianza visiva del nuovo organo,per ciò che
riguarda la buona irrorazione viscerale.
Si potrà successivamente valutare la ripresa della peristalsi
intestinale (sacchetto gonfio) e svuotare più facilmente Ie
secrezioni intestinali prodotte.
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3 - La fase post-operatoria immediata
Interventi infermieristici specifici:
• Igiene stomale
• Cambio del dispositivo
• Esame clinico: osservazione delle secrezioni e dello stoma per prevenire e
verificare l’eventuale insorgenza di complicanze precoci (20-30% nei primi 15
giomi) come: l’edema, la necrosi, l’emorragia e l’ascesso con possibile distacco
della giunzione muco-cutanea. II primo cambio della sacca deve essere
effettuato entro le prime 48/72 ore dall’intervento. È necessario individuare il
momento della giornata più idoneo affinché il paziente non venga disturbato
durante il riposo o il pranzo
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COMPLICANZE STOMALI

Complicanze precoci

Suppurazione peristomale

Dermatite

Necrosi della mucosa

Eviscerazione o sventramento

Fistola



Retrazione
Occlusione Ileale
Ascesso peristomale

Complicanze tardive

Stenosi

Prolasso

Ernia Peristomale

Emorragia

Edema

Deiscenza

Perforazione

Granuloma
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Con estrema attenzione si passerà a rimuovere la placca
dalla cute dall’alto verso il basso, si laverà con cotone
bagnato e sapone la cute peristomale e la mucosa
intestinale, avendo cura di asportare prima i residui fecali.
Dopo il lavaggio della cute e della mucosa, si dovrà
asciugare delicatamente tamponando senza irritare la cute.
Ritagliando il foro sulla placca della stessa misura dello
stoma, si applicherà centrando sullo stoma e poi si
applicherà la sacca.
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3 - La fase post-operatoria tardiva:
La persona stomizzata ha due obiettivi: uno di carattere generale,
che comprende il recupero funzionale, reinserimento familiare, sociale e lavorativo;
l’altro di carattere specifico, che comprende il raggiungimento dell’ autonomia gestionale
della stomia.
Interventi infermieristici :
• informare il paziente sui vari presidi
• insegnare l’igiene stomale e l’uso corretto dei presidi
• dimostrare la tecnica corretta per apparecchiare la stomia
• fare eseguire al paziente l’intera operazione
• coinvolgere un parente per il paziente non autosufficiente
• valutare il grado di apprendimento raggiunto
Per raggiungere questi obiettivi l’intera equipe infermieristica deve possedere, fornire
una corretta informazione ed avere una discreta capacità educativa.
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3 - La fase post-operatoria tardiva
Il post-operatorio tardivo è la fase che precede la dimissione dall’ospedale,
cioè la fase conclusiva della riabilitazione di tutta la degenza ospedaliera.
Per la persona portatrice di una stomia la dimissione rappresenta il distacco
da un ambiente protetto e sicuro per la presenza costante di personale
sanitario competente in grado di soddisfare tutti i suoi bisogni.
L’obiettivo
principale che il personale infermieristico deve porsi durante
questa fase è L’AUTOSUFFICIENZA DELL’UTENTE CON UN NEO
STOMA.
Per raggiungere il fine in tempi brevi l’intera équipe dovrebbe garantire
livelli omogenei ed uniformi di prestazioni in modo di favorire la continuità
assistenziale della fase riabilitativa.
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Qualsiasi infermiere deve essere in grado di fornire corrette
informazioni
ed
avere
una
discreta
capacità
educativa.
Più volte abbiamo visto come l’informazione semplice ma dettagliata è
senza dubbio il modo migliore per permettere alla persona di
collaborare alla propria guarigione. Sappiamo tutti che il primo
ostacolo per la persona stomizzata è proprio il riconoscimento e
l’accettazione della malattia. E’ quasi certa la reazione di rifiuto e di
negazione iniziale, soprattutto per i portatori di stomia definitiva.
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3 - La fase post-operatoria tardiva
Nei primi contatti con la propria stomia, la persona di solito assume
atteggiamenti passivi e rifiuta (con molteplici scuse) di prendersene cura. A
volte c’è addirittura il rifiuto di guardare la propria stomia.
E’ importantissimo in questa fase che l’équipe infermieristica si prenda del
tempo da dedicare alla persona da riabilitare, osservando il diritto alla
privacy ed adottando un atteggiamento che denoti professionalità ma
assoluta delicatezza, deve saper infondere coraggio, fornire elementi di
speranza,
esprimere
disponibilità
ed
uniformità
di
linguaggio.
La persona stomizzata prossima alla dimissione deve essere rassicurata sul
fatto che sarà in grado di autogestire i nuovi metodi di regolazione
dell’evacuazione e la specifica igiene peristomale.
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Fondamentale a questo scopo fornire informazioni e
consigli utili riguardanti:
1. la scelta del presidio stomale;
2. lo stoma-care;
3. le abitudini alimentari;
4. le situazioni quotidiane;
5. l’iter burocratico;
6. la presenza e la modalità di accesso pressol’ambulatorio
per stomizzati
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E’ importante valutare e verificare il grado di capacità
di comprensione della persona e favorire il
coinvolgimento dei familiari. L’autonomia gestionale
però va continuamente stimolata (spesso invece
tendono a delegare lo stoma-care ai familiari più
vicini) per permettere il raggiungimento della sua
autostima, considerata il punto di partenza per il suo
reinserimento sociale.
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LA SCELTA DEL PRESIDIO STOMALE
La scelta del dispositivo di raccolta è molto importante per favorire
l’autonomia e la sicurezza della persona portatrice di colostomia.
L’infermiere e l’enterostomista hanno il compito di presentare una vasta
gamma di prodotti tra i quali l’utente troverà sicuramente quello che più
si addice alla sua situazione e che lo fa sentire più a suo agio.
L’operatore potrà consigliare in base alla sua esperienza, ma la scelta
finale deve essere sempre personale. Tale scelta deve avvenire in fase
molto tardiva, dopo che la persona ha superato le difficoltà iniziali e
dopo che a domicilio avrà provato una vasta gamma di campionatura.
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Tutti i presidi dovrebbero avere i seguenti requisiti:
Ø Perfetta adesività alla cute;
Ø capacità di garantire la massima protezione dell’area
peristomale;
Ø impermeabilità totale ai liquidi e agli odori;
Ø silenziosità del materiale di cui è composto ( più strati di PVC
avvolti da tessuto non tessuto);
Ø praticità e facilità di maneggevolezza per il cambio;
Ø forma e dimensione tali da garantire buona mimetizzazione
sotto gli abiti.
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I dispositivi di raccolta si differenziano in 3 grosse categorie;
1. a fondo chiuso (indicate per colonstomie sin. in cui si hanno scariche di feci
formate);
2. a fondo aperto (indicate per ileostomie, cecostomie e trasversostomie, in cui si
hanno scariche liquide o semiliquide frequenti) dotate di morsetto di chiusura;
3. con rubinetto (indicate per urostomie)
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In tutte tre le categorie possiamo avere a disposizione:
- il monopezzo in cui la barriera adesiva è parte integrante del dispositivo di
raccolta.
- il due pezzi in cui si ha una placca protettiva ed un sacchetto di raccolta
entrambi muniti di flangia ossia un anello di raccordo che garantisce la
tenuta ermetica. Questo sistema offre il vantaggio di non dover scollare l
placca ad ogni cambio, ma ogni 2-3 giorni, garantendo così un minor
traumatismo alla cute peristomale.
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Tutti i dispositivi sono impermeabili e perciò non è necessario
proteggerli quando si fa la doccia.
La scelta del dispositivo più idoneo va fatta in base a:
· frequenza e consistenza delle feci
· posizionamento dello stoma e sua morfologia
· predisposizione della pelle alle irritazioni
· sensibilità agli adesivi tradizionali
· lavoro ed attività svolta
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Esistono inoltre accessori indicati soprattutto per le persone
che presentano problemi di apparecchiatura della stomia;
vengono consigliati dall’enterostomista quando ci si trova di
fronte a casi di stomia mal confezionata. A differenza dei
normali presidi stomali , l’acquisto di questi prodotti è a
completo carico della persona. Spesso però vengono forniti
come campionatura dall’enterostomista.
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Essi sono:
¨ paste protettive ( confezionate in strisce o in tubetto, risultano
particolarmente utili per riempire depressioni od avvallamenti della
cute peristomale in modo di garantire una superficie liscia su cui fissare
il dispositivo. Si applicano con il dito umido e vanno stese in modo
uniforme).
¨ creme (vengono usate per ammorbidire e proteggere le pelli sensibili e
vanno usate solo a scopo preventivo su cute integra).
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¨ polveri (usate soprattutto in presenza di dermatite essudante o in caso
di escoriazioni per ridurre il bruciore causato dalla pasta a base
alcolica). Assorbendo l’umidità, favorisce il ripristino delle normali
condizioni cutanee, permettendo contemporaneamente un ottimale
adesione della placca).
¨ detergenti (liquidi o sottoforma di fazzolettini, non asportano i lipidi
cutanei, barriera protettiva naturale).
¨ gel cutanei (formano una pellicola protettiva sulla cute, vanno usati
solo su cute integra a causa del contenuto alcolico)
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LO STOMA – CARE
Letteralmente significa la cura dello stoma. Consiste nel processo
educativo e nell’addestramento della persona all’autogestione del nuovo
stoma. Comprende la cura igienica, il cambio del presidio ed il
controllo della colostomia e della cute peristomale. Rendendo la
persona nuovamente autonoma, si favorisce il reinserimento sociale.
Lo stoma è un nuovo organo e ad esso va dedicata la stessa cura ed
attenzione destinata ad altre parti del corpo. Il messaggio
fondamentale che dovremmo comunicare alla persona è che la stomia
è la nuova sede dell’ano, perciò necessita delle stesse cure dell’ano
naturale, in modo semplice ed utilizzando materiali di facile
reperibilità.
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LO STOMA – CARE
Al momento opportuno si condurrà il paziente in bagno, possibilmente
coinvolgendo anche un familiare, se la persona lo desidera, in quanto
può rappresentare un valido punto di riferimento; Non deve però
divenire un elemento sostitutivo, estremamente dannoso per la
riabilitazione. Va marcata l’importanza dell’autosufficienza anche in
relazione al rispetto di sè e degli altri. Spesso infatti i pazienti
pretendono che il familiare sia in grado di fare ed accettare quello che
lui invece rifiuta categoricamente di apprendere. (Precedentemente
all’intervento l’igiene degli organi escretori era strettamente riservata ed
autonoma e dovrebbe continuare ad esserlo anche dopo).
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Qualora il paziente non fosse autosufficiente, riveste fondamentale
importanza individuare una persona a lui vicina che possa essere di
supporto. Al fine di assicurarsi che la persona acquisisca ogni tipo di
informazione, è necessario che l’addestramento inizi gradualmente
già nel periodo post operatorio immediato, intensificandolo durante
quello tardivo.
Al paziente si mostra come cambiare il sacchetto a tappe, con
chiarezza, lentamente ed incoraggiandolo ogni volta a ripetere il
procedimento. Quando è in grado di verbalizzare le varie tappe
incomincerà ad eseguire il cambio in nostra presenza
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Dovremo nel contempo essere in grado di ascoltare
i bisogni e le preoccupazioni dell’assistito e fornire
risposte rassicuranti a tutte le sue domande. Eventuali
errori nell’igiene e nell’apparecchiatura della stomia
(che potrebbero provocare l’insorgenza di
complicanze), vanno messo subito in evidenza.
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Possibilmente, l’educazione all’autogestione dovrebbe avvenire in assenza di
drenaggi, fleboclisi e quant’altro possa distogliere l’attenzione della persona
rendendola impacciata e legata nei movimenti.
MATERIALE OCCORRENTE:
q carta igienica;
q spugna morbida sintetica o naturale ( da utilizzare a scopo esclusivo);
q sapone neutro o a ph leggermente acido (ottimo quello di Marsiglia);
q acqua tiepida;
q panno morbido;
q presidio di raccolta;
q forbici a punta arrotondata;
q contenitore per i rifiuti;
q guanti per l’operatore.
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MODALITA’ DI ESECUZIONE:
q verificare la presenza di tutto il materiale;
q informare la persona sulla procedura;
q far accomodare la persona in bagno, assicurando la privacy, eventualmente
davanti ad uno specchio per migliorare la visione;
q lavarsi le mani;
q indossare i guanti;
q rimuovere il presidio da sostituire procedendo dall’alto verso il basso
(tirando l’apposita linguetta);
q ripiegare la sacca su se stessa e gettarla in un sacchetto igienico;
q utilizzando la carta igienica, asportare le feci residue presenti a livello di
colostomia, eseguendo movimenti dall’esterno verso l’interno per evitare la
contaminazione della cute peristomale;
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q bagnare ed insaponare la colostomia e la cute peristomale utilizzando la
spugna, acqua tiepida e sapone di Marsiglia;
q risciacquare;
q asciugare accuratamente lo stoma e la cute peristomale con un panno
morbido, esercitando delle tamponature senza sfregare;
q informare l’utente sull’importanza di NON UTILIZZARE MAI
ALCOOL, BENZINA, ETERE o qualsiasi altro solvente in quanto molto
irritanti e dannosi per la cute. Anche nel caso in cui rimangano dei residui di
pasta o
di colla della placca, utilizzare esclusivamente sapone ed acqua tiepida;
q avvisare la persona che piccole quantità di sangue rosso vivo che potrebbero fuoriuscire
dalla mucosa della colostomia non debbono destare particolari preoccupazioni;
q osservare attentamente la colostomia e la cute circostante per evidenziare eventuali
complicanze;
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LE ABITUDINI ALIMENTARI
E’ importante sottolineare che qualsiasi schema dietetico deve essere
personalizzato in base al tipo di stomia (ileostomia, colostomia dx o sin) e alle
abitudini alimentari precedenti l’intervento. Il regime alimentare nello
ileostomizzato risulta essere invece di fondamentale importanza al fine di
evitare la disidratazione, lo squilibrio elettrolitico, l’anemia sideropenica, la
perdita di peso e uno stato di malnutrizione e quindi la prescrizione dovrà
essere più rigida.
Bisogna tener presente che nell’ileostomia viene a mancare tutta la funzione
propria del colon che è quella di riassorbire i liquidi, elettroliti e alcuni
nutrienti. Quindi ci sarà la necessità di fornire una buona idratazione,
migliorare i processi di assorbimento nutrizionale riducendo la velocità di
transito.
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La dieta in questo caso dovrà essere:
v ipercalorica
v ipolipidica
v ricca di sali minerali e vitamine
v povera di scorie
v abbondante assunzione di liquidi lontano dai pasti.
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Solitamente i cibi consigliati comprendono carni rosse, pesce,
prosciutto crudo, uova, biscotti secchi, formaggi magri, pasta e riso
molto cotti, tè al limone, pane privo di mollica in quanto migliorano
l’assorbimento ed il transito intestinale.
Quelli sconsigliati perchè aumentano la velocità di transito diminuendo
l’assorbimento sono: brodo di carne, derivati del latte, pasticceria,
verdure, cibi integrali, bevande alcoliche, caffè.
E’ inoltre sconsigliato bere durante i pasti perchè aumenta la velocità
di transito, così come l’assunzione di cibi e bevande troppo freddi o
troppo caldi che aumentano i movimenti peristaltici.
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Il paziente portatore di colostomia dove non vi è una significativa
alterazione dell’equilibrio nutrizionale, non necessita di alcun regime
dietetico particolare. Si consiglia di solito di consumare gli stessi cibi
tollerati prima dell’intervento e di eliminare quelli che invece procurano
disturbi (meteorismo, diarrea, stipsi)
In ogni caso, in qualsiasi tipo di stomia, è buona norma consigliare di:
v reintrodurre uno alla volta i vari alimenti per testare l’effetto che
hanno;
v assumere i pasti principali ad orari fissi al fine di favorire
un’evacuazione costante e regolare;
v mangiare lentamente per favorire la digestione.
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v masticare a bocca chiusa per limitare l’ingestione di aria;
v bere molto soprattutto lontano dai pasti, evitando le bevande
gassate che potrebbero favorire la produzione di gas;
v evitare di ingerire cibi e bevande troppo caldi o troppo freddi;
v conoscere e quindi limitare gli alimenti che provocano aumento del
meteorismo e di cattivi odori;
v preferire metodi di cottura naturale: al forno, al vapore, alla griglia,
bollito;
v preferire condimenti vegetali (olio e.v. d’oliva, soia, mais) ai grassi
animali
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v mantenere sotto controllo il peso corporeo per evitare
l’infossamento dello stoma nel pannicolo adiposo;
v far uso di uno schema dietetico (normalmente fornito
dall’enterostomista) che indichi gli alimenti che aumentano o
rallentano il transito intestinale, che risultano irritanti per la
mucosa intestinale, ecc. in modo tale che il
paziente possa gestire ’alimentazione a seconda che la tendenza
sia alla stipsi o alla diarrea;
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LE SITUAZIONI DEL QUOTIDIANO
E’ molto importante stimolare la persona a riprendere le attività che svolgeva
prima dell’intervento senza timore. Sarà perciò di fondamentale importanza
anche fornire rassicurazioni sulle situazioni ordinarie della vita quotidiana:
- RELAZIONI INTERPERSONALI : lo stomizzato, tende a limitare o ad abolire i
contatti sociali, ad evitare le occasioni d’incontro, mostrando suscettibilità,
sbalzi di umore e timori di rifiuto anche all’interno del nucleo familiare. E’
importante aiutare la persona ad accettarsi e a non considerare la sua
colostomia come una condizione di inferiorità.
I familiari hanno un ruolo importantissimo nel favorire o meno la sua
autostima.
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- IGIENE PERSONALE : non esiste nessuna controindicazione alla
doccia o al bagno. I presidi tra l’altro sono impermeabili, basta
avere l’accortezza di coprire, con gli appositi adesivi impermeabili, i
filtri in carbonio e di non praticare frizioni eccessivamente forti
attorno allo stoma.
- LAVORO : Quando l’utente avrà recuperato la forma fisica, si
sentirà sicuro e a proprio agio assieme alle altre persone, può
riprendere la sua attività lavorativa. E’ comunque utile informarsi sul
tipo di lavoro svolto dall’utente precedentemente, in quanto nel caso
non sia più in grado di eseguire tale mansione, ha il diritto di essere
destinato ad attività lavorativa più idonea alle sue condizioni di
salute.
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- RAPPORTO DI COPPIA: Molto spesso la persona colostomizzata
va incontro ad un alterazione dell’immagine corporea che incide
nella sfera sessuale in quanto si sentirà indesiderabile. La difficoltà
di adattamento alla propria immagine, la caduta di autostima, le
possibili crisi di accettazione del partner, generano stati d’ansia e
depressione che contribuiscono a ridurre il desiderio sessuale
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- SPORT : Lo sport non va impedito, ma incoraggiato perchè fa bene alla
salute. Naturalmente vanno evitati sport violenti che potrebbero provocare
traumi diretti alla colostomia.
- VIAGGI : Non esiste alcuna limitazione agli spostamenti.
Utile consigliare alla persona di organizzarsi un set da viaggio in modo da
poter disporre in ogni momento di tutto quanto possa rendersi
improvvisamente indispensabile. Tale set può essere usato anche per
rendere più agevole e sicura l’attività lavorativa o sportiva.
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L’ITER BUROCRATICO
Al momento della dimissione dall’UNITA’ OPERATIVA,
il personale sanitario fornisce alla
persona stomizzata un quantitativo sufficiente di campionatura varia che possa utilizzare
a domicilio e che copra il suo fabbisogno fintanto che la burocrazia abbia fatto il suo
corso e lui possa rifornirsi autonomamente.
La procedura per la fornitura dei presidi si differenzia da regione a regione ed in queste
anche tra un’azienda sanitaria e l’altra.
Su tutto il territorio nazionale gli ausili protesici sono gratuiti.
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La persona stomizzata inoltre ha diritto al riconoscimento
dell’invalidità civile e, nel caso in cui alla base ci sia una
patologia neoplastica, al certificato per l’esenzione del tiket,
e può avvalersi di permessi lavorativi retribuiti dall’INPS.
Viene sempre fornito un opuscolo informativo che permette
di conoscere le varie procedure amministrative e le norme di
interesse generale.
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L’AMBULATORIO
PER ENTEROSTOMIZZATI
La riabilitazione enterostomale, va continuata anche e soprattutto
dopo la dimissione dall’ospedale.
Fortunatamente esistono sempre più realtà di ambulatori per
enterostomizzati, all’interno dei quali lavorano professionisti in
grado di consigliare, aiutare e riabilitare al meglio le persone
portatrici di uro e colostomie.
Qui le persone trovano un punto di riferimento per qualsiasi loro
bisogno, dubbio o problema.
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L’educazione alla gestione stomale viene seguita attentamente e
ripetutamente , l’assistito di solito riesce a stabilire con
l’enterostomista un ottimo rapporto di fiducia in quanto riceve
informazioni coerenti, personalizzate e dettagliate, con
l’obiettivo di favorire un loro completo reinserimento sociale.
L’utente stomizzato va sempre informato dell’esistenza di tale
ambulatorio e messo in contatto con l’enterostomista di
riferimento prima della dimissione. Con esso prenderà
accordi per gli incontri successivi.
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L’enterostomista avrà il compito di:
§ Informare il soggetto e segnare il corretto posizionamento nel
pre-operatorio.
§ Controllare il grado di apprendimento ed eventualmente
completare l’educazione allo stoma-care .
§ Educare alla tecnica dell’irrigazione ove consigliata.
§ Fornire consigli utili all’alimentazione.
§ Consigliare e poi valutare l’idoneità del presidio scelto.
§ Controllare lo stato dello stoma e della cute peristomale.
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§ Prevenire le complicanze.
§ Eseguire il follow-up della stomia e della patologia.
§ Fornire consigli per la vita quotidiana.
§ Dare risposte personalizzate alle singole problematiche.
§ Favorire la sensibilizzazione dei familiari.
§ Completare la modulistica per la prescrizione dei presidi.
§ Mantenere rapporti con figure multidisciplinari ( Unita
Operativa,medico di base, A .D .I. , ditte produttrici di presidi) per
rispondere
ai bisogni dell’utente a domicilio quando è impossibilitato
a raggiungere l’ambulatorio personalmente.
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Prima della dimissione ospedaliera,
l’infermiere deve
comunicare tutte I’ informazioni sia verbali che scritte, necessarie
per
l’approvvigionamento
dei
materiali,
illustrerà
l’iter
burocratico, si preoccuperà di consegnare la campionatura dei
presidi di prova, ricordando al paziente di sospendere l’uso del
presidio che presenta problemi e consiglierà di prendere appunti
suI motivo del presidio scartato. Inoltre informerà il paziente sui
tempi di sostituzione del presidio, ricordandogli che la rimozione
ripetuta può provocare lesioni da strappo.
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L’informazione è forse una delle cose più importanti per
chi deve affrontare una stomia; una risorsa a cui
attingere, per avere più sicurezza, più serenità, più
fiducia. Informare è il nostro compito come infermieri,
unendo alla conoscenza consigli, suggerimenti, nozioni
per migliorare la qualità della vita del un paziente
stomizzato.
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