►1896 Giuseppe Tomasi di Lampedusa nasce a Palermo il 23 dicembre da una facoltosa
famiglia di antica nobiltà. Dell'infanzia manterrà un vivo ricordo.
►1915-1918 Interrompe gli studi e partecipa alla prima guerra mondiale.
►1932 Sposa la baronessa lettone Alessandra Wolff-Stomersee, conosciuta a Londra in
casa di uno zio, ambasciatore italiano in Gran Bretagna.
►1933 Viene divisa l'eredità del nonno. A Giuseppe Tomasi rimane solamente il palazzo nel
centro di Palermo. Gli affitti però gli permettono di condurre una vita discretamente agiata.
►1940-1943 E' richiamato sotto le armi, capitano di artiglieria.
►1943 Un bombardamento distrugge il palazzo Lampedusa a Palermo.
►1954 Nell'estate Lampedusa accompagna il cugino Lucio Piccolo al convegno letterario di
San Pellegrino Terme e vi conosce alcuni scrittori. L'incontro con questo mondo lo stimola a
scrivere il romanzo cui pensava da molti anni, il Gattopardo.
►1955 Prosegue la scrittura del Gattopardo.
►1956 Il Gattopardo è inviato in lettura all'editore Mondadori, che lo rifiuta. Prosegue la
scrittura dei Racconti.
►1957 Il manoscritto è rifiutato da Elio Vittorini, direttore per la casa editrice Einaudi della
collana "Gettoni".
►1957 (23 luglio) Giuseppe Tomasi di Lampedusa muore di cancro in una clinica romana.
►1958 Giorgio Bassani pubblica il Gattopardo, nella collana che dirige per l'editore
Feltrinelli, presentandolo con una sua prefazione. Il successo è grande, ma "post-mortem".
►1959 Vengono pubblicate sulla rivista "Paragone" le "Lezioni su Stendhal".
►1961 Escono postumi i Racconti.
►1963 Luchino Visconti trae dal Gattopardo un celebre film. Il Gattopardo diviene anche
un'opera musicale.
►Parte del materiale di questa presentazione viene da:
►http://kidslink.bo.cnr.it/irrsaeer/iperf.html
LA GENESI DEL ROMANZO
Giuseppe Tomasi di Lampedusa cominciò a scrivere il suo romanzo probabilmente
dopo il giugno del 1955 e terminò la prima stesura alla fine del 1956.
L’opera non nasceva a caso, ma era il frutto di un’esperienza che era durata tutta una
vita. Secondo la testimonianza della vedova, Lampedusa aveva già manifestato
l’intenzione di comporre qualcosa, diciotto anni prima di iniziare la stesura del
Gattopardo.
Il progetto iniziale di Lampedusa era quello di narrare la giornata di un principe
siciliano nel 1860; col tempo l’idea si chiarì nella sua mente e all’inizio della sua prima
stesura del romanzo, Tomasi disse a Gioacchino Lanza: "Saranno 24 ore della vita del
mio bisnonno il giorno dello sbarco di Garibaldi". Più tardi però si rese conto che
questa organizzazione del libro era limitativa, così decise di ripiegare sullo schema di
tre tappe di 25 anni: il 1860, 1885 con la morte del Principe (che è anche la morte del
bisnonno e che nella finzione romanzesca diventerà il 1883) ed infine il 1910.
In uno dei primi mesi del 1956, Tomasi presentò ai suoi amici il primo capitolo, ancora
senza titolo, ma in una stesura quasi definitiva. A questa si aggiunsero, una dopo l’altra
fino al marzo 1957, tutte le altre parti scritte a mano su grandi quaderni formato
protocollo. E' il cosiddetto "Gattopardo (completo)", come si legge nell'intestazione del
manoscritto. Di questa stesura si servì Bassani per confrontarla con le parti
dattiloscritte, se pure incomplete, di cui disponeva. Anche se Tomasi disse che si
trattava della prima stesura del romanzo, la vedova rivelò che in realtà una stesura
antecedente a questa esisteva e presentava rispetto a quella definitiva, alcune varianti.
Il manoscritto del 1957, nelle sua integrità, senza alcuna revisione, mantenendo intatta
anche la punteggiatura dell’autore, venne pubblicato da Feltrinelli nel dicembre del
1969.
IL GENERE
A Guido Lajolo (31 marzo 1956):
Carissimo Guido, [...] sono accaduti due fatti importantissimi: 1, ho scritto un romanzo;
2, stiamo per adottare un figlio. Comincio dal primo e meno importante evento. [...]
Immagino che il libro ti piacerà: esso è di argomento storico: senza rivelare nulla di
sensazionale cerca di indagare le reazioni sentimentali e politiche di un nobiluomo
siciliano alla spedizione dei Mille e alla caduta del regno borbonico. Il protagonista è il
Principe di Salina, tenue travestimento del principe di Lampedusa mio bisnonno. E gli
amici che lo hanno letto dicono che il Principe di Salina rassomiglia maledettamente a
me stesso. Ne sono lusingato perché è un simpaticone. Tutto il libro è ironico, amaro e
non privo di cattiveria. Bisogna leggerlo con grande attenzione perché ogni parola è
pesata ed ogni episodio ha un senso nascosto. Tutti ne escono male: il Principe e il
suo intraprendente nipote, i borbonici e i liberali, e soprattutto la Sicilia del 1860.[....]
A Guido Lajolo (7 giugno 1956):
[....] Esso è composto di cinque lunghi racconti: tre episodi si svolgono nel 1860, anno
della spedizione dei Mille in Sicilia, il quarto nel 1883, l'ultimo, l'epilogo, nel 1910,
cinquantenario dei Mille, e mostrano il progressivo disfacimento dell'aristocrazia; tutto
vi è soltanto accennato e simboleggiato; non vi è nulle di esplicito e potrebbe sembrare
che non succeda niente [....] il protagonista sono in fondo io stesso e il personaggio
chiamato Tancredi è il mio figlio adottivo [...].
A Guido Lajolo (2 gennaio 1957):
[....] Non vorrei però che tu credessi che fosse un romanzo storico! Non si vedono né
Garibaldi né altri: l'ambiente solo è del 1860; il protagonista, Don Fabrizio, esprime
completamente le mie idee, e Tancredi, suo nipote, è Giò [....]. In quanto ai "Viceré" il
punto di vista é del tutto differente: il "Gattopardo" è l'aristocrazia vista dal di dentro
senza compiacimenti ma anche senza le intenzioni libellistiche di De Roberto [....].
LE NOTAZIONI DI SINTESI CHE TOMASI PREMETTE A CIASCUN CAPITOLO
CAP. I : Il rosario e la presentazione del principe - il giardino e il soldato morto - le
udienze reali - la cena - in vettura per Palermo - l’andata da Mariannina - il ritorno a
San Lorenzo - la conversazione con Tancredi - in Amministrazione: i feudi e i
ragionamenti politici - in osservatorio con padre Pirrone - distensione al pranzo - Don
Fabrizio e i contadini - Don Fabrizio e il figlio Paolo - la notizia dello sbarco e di
nuovo il rosario.
CAP. II : il viaggio per Donnafugata - precedenti e svolgimento del viaggio - l’arrivo a
Donnafugata - in chiesa - Don Onofrio Rotolo - la conversazione nel bagno - la
fontana di Anfitride - la sorpresa prima del pranzo - il pranzo e le varie reazioni - Don
Fabrizio e le stelle - la visita al monastero - ciò che si vede da una finestra.
CAP III : la partenza per la caccia - i fastidi di Don Fabrizio - la lettera di Tancredi la caccia e il Plebiscito - Don Ciccio Tumeo inveisce - come si mangia un rospo epiloghetto.
CAP IV : Don Fabrizio e Don Calogero - la prima visita di Angelica - l’arrivo di
Tancredi e Caviraghi - l’arrivo di Angelica - il ciclone amoroso - il rilassamento dopo
il ciclone - un piemontese arriva a Donnafugata - un giretto in paese - Chevalley e
Don Fabrizio - la partenza all’alba.
CAP. V: L’arrivo di padre Pirrone a S. Cono - la conversazione con gli amici e l’erbario
- i guai familiari di un gesuita - la risoluzione dei guai - la conversazione con "l’uomo
d’onore" - Il ritorno a Palermo.
CAP VI: Andando al ballo - il ballo: ingresso di Pallavicino e dei Sedàra - il
malcontento di Don Fabrizio - in biblioteca - Don Fabrizio balla con Angelica - la
cena; la conversazione con Pallavicino - il ballo appassisce, si ritorna a casa.
CAP VII: La morte del principe.
CAP VIII: La visita di Monsignor Vicario - il quadro e le reliquie - la camera di
Concetta - la visita di Angelica e del senatore Tassoni - il Cardinale: la fine delle
reliquie - Fine di tutto.
SISTEMA DEI PERSONAGGI
I LUOGHI
►luoghi privati – interni ed esterni rappresentati dalle dimore private
aristocratiche: i palazzi dei Salina (di città, del suburbio, di
Donnafugata), il palazzo Ponteleone, i giardini relativi;
►luoghi pubblici (il palazzo reale, il convento di Santo Spirito, la
chiesa e il palazzo del Municipio a Donnafugata);
►spazi urbani (descritti nel percorso fatto dal principe per
raggiungere l’abitazione di Mariannina dal palazzo suburbano o nel
breve percorso da palazzo Lampedusa a palazzo Ponteleone per il
ballo; a Donnafugata il percorso di Chevalley per raggiungere o
lasciare il palazzo);
►campagna desolata, luogo di transito, attraversata dai principi negli
spostamenti da una dimora all'altra (da Palermo a Donnafugata) o
percorso di caccia.
Nel Gattopardo il paesaggio è elemento primario della narrazione
e diventa un carattere del dramma con un suo ruolo essenziale: non
quindi uno scenario indifferente, ma agisce e interagisce con i
personaggi e in particolare con i protagonisti, la cui vita si svolge tra
l’uno e l’altro dei loro isolati e anche lontani possedimenti.
PUNTO DI VISTA
►tecnica del narratore onnisciente
►focalizzazione interna: assume frequentemente il punto di vista del principe e spesso
in questi casi ne condivide anche la visione del mondo. Lo si può constatare in alcuni
punti chiave del romanzo: quando Tancredi dà, all 'inizio, la sua valutazione politica dei
"nuovi tempi", dando così anche l'elementare spiegazione della sua adesione ad essi,
esprime una posizione che il protagonista come l'autore giudica valida e vincente per
un periodo non brevissimo.
Quando Tumeo prevede la caduta della famiglia Salina, pur facendo una indovinata
pessimistica previsione, rimane, secondo la voce narrante, un "pietoso burattino",
perchè ignora l'inevitabile. Anche qui, le valutazioni del principe sono concordanti con
quelle del narratore: l'arroccamento sui dogmi dell'antico regime è un atteggiamento
inconcepibile.
In altri casi invece il narratore, che dimostra di saperne di più dei suoi personaggi,
esprime la sua visione delle cose direttamente e l'identificazione narratore - principe
di Salina non funziona più. Durante il colloquio tra il principe e Don Ciccio Tumeo, in
un passaggio il narratore si distingue nettamente dal personaggio, ponendosi
interprete del pensiero dell'autore: "Don Fabrizio non poteva saperlo allora, ma una
parte della neghittosità, dell'acquiscenza per la quale durante i decenni seguenti si
doveva vituperare la gente del Mezzogiorno, ebbe la propria origine nello stupido
annullamento della prima espressione di libertà che a questo popolo si era mai
presentata" (pag.139).
Nell'ultima parte, dopo la morte del principe, il pensiero di Tomasi è di volta in volta
prestato a questo o a quel personaggio o allo stesso narratore.
LA VISIONE DEL MONDO
LA MONARCHIA
"I re che incarnano un'idea non possono, non devono scendere per generazioni al di
sotto di un certo livello; se no ... anche l'idea patisce"(pag.25).
LA CHIESA
"..in una realtà mobile.. alla Santa Chiesa è stata esplicitamente promessa l'immortalità,
a noi, in quanto classe sociale, no...(pag.55)".
L'ARISTOCRAZIA
IL NUOVO STATO UNITARIO
L'AMORE
"che cercano di godere dell'esiguo raggio di luce accordato loro fra le due tenebre,
prima della culla, dopo gli ultimi strattoni" (pag.266).
STILE
Antitesi
"silenzio atono o stridore esasperato di voci isteriche“
"la Principessa tese la mano infantile e carezzò la potente zampaccia che
riposava sulla tavola“
"cinque enormi dita sfiorarono la minuscola scatola cranica di lei".
Giardino  macerato
Rose  degenerate, arse, mutate in cavoli color carne, oscene.
STILE
Lingua
"le parole rigavano l'atmosfera lunare della camera chiusa, rosse
come torce iraconde", "il pugnale del rimpianto infitto nel cuore", "la
semioscurità glauca della stanza"
"schifosissimo rospo", "sputando continuamente per lo schifo", "il
Principe gli spiaccicò una spalla con una manata", "pisciata di mulo",
"era una porcata che vendicava un'altra porcata."
"Questi pensieri erano sgradevoli, come tutti quelli che ci fanno
comprendere le cose troppo tardi.", "il Principe si seccò, tanto
geloso è l'orgoglio di classe anche nel momento in cui traligna", "il
fidanzato aveva già insegnato ad Angelica l'impassibilità, questo
fondamento della distinzione",
STILE
Metafore
“Il sonno, caro Chevalley, il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre
chi li vorrà svegliare...";
"Vengono per insegnarci le buone creanze ma non lo potranno fare, perché noi siamo dei".
“Fra il gruppetto ad un tratto si fece largo una giovane signora; snella con un
vestito marrone da viaggio ad ampia tournure, con un cappello di paglia ornato
da un velo a pallottoline che non riusciva a nascondere una maliziosa avvenenza
del volto. Insinuava una manina guantata di camoscio fra un gomito e l'altro dei
piangenti, si scusava, si avvicinava. Era lei, la creatura bramata da sempre che
veniva a prenderlo: strano che così giovane com'era si fosse arresa a lui;
l'orario di partenza del treno doveva essere vicino. Giunta faccia a faccia con lui
sollevò il velo, e così, pudica, ma pronta ad essere posseduta, gli apparve più
bella di come mai l'avesse intravista negli spazi stellari"
STILE
Ironia
Senso di distacco e superiorità rispetto alle illusioni e alle ipocrisie:
"Le ragazze, questi esseri incomprensibili per i quali il ballo è
una festa e non un dovere mondano"; "attribuire ad altri la
propria infelicità (...) è l'ultimo ingannevole filtro dei disperati...".
STILE
Parentesi
Giudice onnisciente, creatore che spiega la creatura e se ne impadronisce:
“Tutti gli altri (Tancredi compreso, rincresce dirlo) manifestarono il loro
sollievo..."; "quindi la rivelazione di questa possibile relazione galante (che
era del resto inesistente) le causò un attacco del più assurdo tra i flagelli,
quello della gelosia retrospettiva"; "l'impulso di lussuria atavica (che poi non
era del tutto lussuria, ma anche atteggiamento sensuale della pigrizia) fu
brutale a tal punto da far arrossire il civilizzatissimo gentiluomo"; "i siciliani (di
allora).."
IL FILM
Il film Il Gattopardo, realizzato da Luchino Visconti nel 1962 con il sistema di ripresa
Technirama e uscito nel 1963, risultò vincitore della Palma d'oro a Cannes, quindi di tre
nastri d'argento e del David di Donatello. Il film segna una svolta nella produzione
registica di Visconti: infatti "le tematiche della soggettività, quelle della solitudine e
della morte, dell'enigma e della infelicità individuale [...] hanno gli stessi diritti, estetici
e culturali delle tematiche dell'oggettività. [...] Il Gattopardo di Visconti puo’ essere
definito un'opera di transizione: dal primo Visconti (quello dei film neorealistici) in cui il
mondo oggettivo riesce a prevalere, al secondo Visconti, in cui le tematiche del
decadentismo e del crepuscolo hanno il sopravvento sulle urgenze della Storia,
dell'Ideologia e della Politica" (Lino Micciché).
Luchino Visconti (Milano, 1906 - Roma, 1976), iniziò la sua carriera di regista nel 1943
con Ossessione; nel 1948 con La terra trema (dai Malavoglia di Verga) e nel 1952 con
Bellissima diede due capisaldi del neorealismo. Con Senso (1954) da un racconto di
Camillo Boito, affrontò il mondo dell'800. Dopo Le notti bianche (1957) e Rocco e i suoi
fratelli (1960), diresse Il Gattopardo, che uscì nel 1963. Seguirono Vaghe stelle dell'orsa
(1965), La caduta degli dei (1969), Morte a Venezia (1971), Ludwig (1973). Molte le
regie teatrali, anche di opere liriche soprattutto verdiane.
LE SEQUENZE DEL FILM
1. Titoli di testa e presentazione di villa Salina
2. La recita del rosario. Voci concitate dal giardino
3. Il principe riceve la notizia dello sbarco dei Garibaldini (11 maggio 1860). Decide di recarsi a Palermo. Crisi di pianto della principessa
4. In giardino: ritrovamento del soldato morto
5. Viaggio verso Palermo del principe accompagnato da padre Pirrone, che lo invita a indurre a maggiore prudenza il nipote Tancredi; un posto di blocco; la casa di Mariannina in un
ambiente degradato
6. Il mattino dopo nella stanza da bagno; dialogo tra il principe e Tancredi; Tancredi annuncia che partirà per la guerra contro Franceschiello: "Se vogliamo che tutto rimanga com'è
bisogna che tutto cambi". La vestizione del principe
7. La partenza di Tancredi. Il commiato. I familiari dalla balaustra del terrazzo seguono con lo sguardo l'allontanarsi del calesse. Intenerimento di Concetta
8. Il principe nell'osservatorio con padre Pirrone, considerazioni d'ordine morale e politico
9. I garibaldini in città, assalto di porta Termini, esecuzioni di popolani da parte di truppe governative, la vendetta della popolazione inferocita; combattimenti: Tancredi tra i
combattenti nelle file garibaldine
10. Il viaggio per Donnafugata in un paesaggio assolato e desertico; le carrozze ferme a un posto di blocco garibaldino; l'intervento risoluto di Tancredi
11. Una sosta all'osteria; padre Pirrone definisce i "signori" e la loro atavica "differenza"
12. Una colazione sull'erba
13. Rievocazione (dissolvenza) nella mente del principe della ospitalità data dai Salina a Tancredi e a due suoi compagni d'arme, per il cui lasciapassare fu possibile superare il
blocco stradale. A villa Salina i due ospiti ammirarono i dipinti alle pareti
14. Ancora nel corso della sosta; Tancredi e Concetta
15. Rievocazione in dissolvenza della visita dei compagni d'armi di Tancredi; in quella circostanza Concetta manifestò preoccupazione per la ferita di Tancredi
16. L’arrivo a Donnafugata; il benvenuto del sindaco Sedara e dell'organista Ciccio Tumeo; in chiesa: il Ringraziamento; i componenti la famiglia, stanchi e impolverati, negli scranni
del coro
17. La conversazione nel bagno con padre Pirrone a proposito di Concetta
18. Il pranzo e le varie reazioni all'ingresso di Sedara; prima apparizione di Angelica; conversazioni a tavola; il racconto di Tancredi sulle imprese belliche; imbarazzante risata di
Angelica; risentimento di Concetta
19. Dall'alto del palazzo il principe vede Tancredi andare a far visita ad Angelica
20. Il plebiscito: il principe va a votare accompagnato da padre Pirrone (dei paesani cantano la Bella Gigogin); il rinfresco offerto al principe dal sindaco
21. Il sindaco annuncia tra interruzioni di varia natura l'esito del Plebiscito; dall'alto il principe osserva
22. All'alba: la partenza per la caccia con don Ciccio Tumeo; conversazione sul Plebiscito, Don Ciccio Tumeo inveisce per la scorrettezza nel computo dei risultati. Il principe chiede
informazioni sui Sedara: lui "un castigo di Dio"; la moglie come un animale, ma bellissima, figlia di un ammazzato di lupara
23. Camera da letto: il principe ha tra le mani la lettera di Tancredi con la richiesta di matrimonio; la principessa piange e accusa; il principe irremovibile
24. Ancora il principe a caccia; annuncia il matrimonio tra Tancredi e Concetta a don Ciccio Tumeo che non si capacita
25. Incontro principe - Sedara; richiesta di matrimonio; accordi; il principe evoca l'immagine della bellissima moglie di don Calogero Sedara, attribuendole le fattezze di Angelica
26. Ritorno di Tancredi e di Cavriaghi, che corteggia invano Angelica (le dona i canti dell'Aleardi); Tancredi annuncia di essere entrato nell'esercito sabaudo; il dono dell'anello ad
Angelica
27. Tancredi e Angelica nelle stanze del palazzo inseguono il loro amore
28. Un piemontese arriva a Donnafugata
29. Chevalley intrattenuto nel salotto della famiglia Salina; si gioca carte; Tancredi si compiace nel riferire a Chevalley vicende di violenza e di sangue accadute in Sicilia
30. Dialogo tra il principe e Chevalley; rifiuto del principe alle offerte di Chevalley (la carica di senatore); le ragioni del principe
31. Chevalley accompagnato da Don Fabrizio parte all’alba, attraversando un paesaggio di miseria e degrado
32. Lavoratori nei campi; l'immagine trapassa per dissolvenza alla sala del ballo; ingresso di Pallavicino e dei Sedara; pensosità del principe, che osserva la propria immagine stanca
allo specchio
33. Il principe in biblioteca; il quadro dell'agonizzante: il corteggiamento della morte. La seduzione di Angelica
34. Don Fabrizio balla con Angelica; la cena; la conversazione di Pallavicino
35. Dialogo tra Angelica, Concetta, poi Tancredi; il ballo continua; il principe allo specchio nella stanza da bagno;
sul suo viso una lacrima
36. Il ballo appassisce, si ritorna a casa; i commiati
37. Il principe rincasa a piedi, solo, in un paesaggio livido e desolato
38. Passa il Viatico: il principe si inginocchia; pensieri di morte
39. In carrozza Sedara, Angelica e Tancredi soddisfatti e stanchi
40. Spari in lontananza, commento rassicurante di Sedara
41. Il principe a piedi si allontana immergendosi nell'oscurità di un vicolo
Inquadratura
I
Il cielo azzurro a tutto schermo.
Anche la musica segue lo spostamento della m.d.p., innalzandosi di tono quando
anch'essa è chiamata a descrivere l'imponenza della villa. Il primo tema musicale si
sviluppa su una prima inquadratura fissa, su un semplice azzurro a tutto schermo
Inquadratura
II
Esterno della villa (carrellata, panoramica). Le fronde di un albero. Un cancello chiuso.
Al di là un viale con statue bianche a lato. La villa sullo sfondo.La dissolvenza dei titoli
di testa accompagna la dissolvenza sonora che prelude al secondo tema musicale, che
commenta un'unica inquadratura in movimento (il superamento del muro di cinta e del
cancello).
Inquadratura
III
Nel giardino: dettagli. Alcuni alberelli. Sulla parte destra dello schermo un busto con
taglio ravvicinato.
Inquadratura
IV
Ancora dettagli del giardino (e ancora un piano ravvicinato di un busto). E' inquadrata
dal basso verso l'alto una statua il cui viso appare consumato dal tempo
Inquadratura
V
Panoramica basso - alto e verso destra. Dettagli del palazzo, poi il totale.
L'inquadratura resta fissa per alcuni istanti.Le inquadrature terza, quarta e quinta sono
accorpate dallo stesso tema musicale.
Inquadratura
VI, VII
Mezzo totale della villa. A destra una statua di donna che guarda verso la linea di fuga
della prospettiva. Il viale. Il palazzo sullo sfondo. La m.da p. si avvicina ancora al
palazzo.
Inquadratura
VIII, IX
L'angolo sinistro della villa; alle finestre le tende frangisole. Sulla terrazza: le porte
e le finestre aperte; le tende mosse dal vento.
Un quarto tema musicale infine accompagna le ultime quattro inquadrature. Poi si
abbassa il volume della musica e sfocia in un brusio di voci, mentre si staglia
sull'immagine l'ultima sovraimpressione dei titoli di testa, con il nome del
regista.
SIMBOLI: IL PAESAGGIO
Il racconto si articola attraverso una dicotomia spaziale: agli
esterni siciliani bruciati dal sole fanno da contrappunto i sontuosi
interni dei palazzi principeschi, dentro i quali se ne stanno
rintanati i fantasmi dell'aristocrazia, raggelata nel suo secolare
splendore.
L'estrema luminosità del paesaggio è resa attraverso una calda
tonalità gialla, che non delinea i particolari, ma che stempera i
loro splendori, accentuando così la sensazione di un
deserto monocromo che tutto assorbe in sé stesso.
Visconti, fin dalla prima sequenza, evidenzia il contrasto tra
l'interno e l'esterno come un contrasto "drammatico" di colori,
di chiari e di scuri. Il sole accecante del paesaggio filtra dalle
finestre aperte negli interni del palazzo. Il vento gonfia le tende
preziose come ad indicare la storia che preme contro il mondo
chiuso dell'aristocrazia.
SIMBOLI: IL PAESAGGIO
Il Principe Salina, visto di spalle, dalla finestra del suo osservatorio
guarda il panorama e dice a Padre Pirrone: "Guardate che bellezza, ce
ne vorranno di Vittorio Emanuele per mutare questa pozione magica,
che ci viene quotidianamente versata".
L’osservatorio
sequenza 8
Come chiave interpretativa di tutto il Gattopardo si può prendere
questa inquadratura del panorama (successivamente infatti le
"apparizioni" della natura sono sempre legate alla presenza del
principe, come viste idealmente dai suoi occhi): si tratta di uno
sguardo materiale, ma anche psichico e "politico": quello sguardo sul
panorama siciliano si espande sulla storia; il cannocchiale che
accarezza Padre Pirrone, dopo aver invitato il Principe a confessare
dei peccati, uno "della carne" e uno "dello spirito", è la metafora di
quello sguardo, a cui si sovrappone, con anticipazione fonica, il suono
delle trombe della scena successiva (la battaglia tra i garibaldini e le
truppe borboniche a Palermo).
L'osservatorio del Principe è l'unico ambiente de Il Gattopardo dotato
di un'esistenza esclusivamente cinematografica, ricostruito in un
luogo capace di offrire una vasta panoramica sulla campagna
palermitana; in questo caso la creazione di un falso serve a soddisfare
un puntiglio realistico e poetico: mostrare, anche in poche
inquadrature, il paesaggio autentico che irradia dalla finestra, così
come viene descritto nel romanzo di Tomasi di Lampedusa, che
Visconti porta con sé sul set.
SIMBOLI: IL PAESAGGIO
Il viaggio per
Donna Fugata
sequenza 10
Naturalmente è negli esterni che l'estetica "della
visione espansa" si percepisce più chiaramente: si
prendano ad esempio il lungo viaggio verso la
residenza estiva di Donnafugata.
Nel caso del trasferimento a Donnafugata, la
carovana del Principe e dei suoi familiari, grazie ai
campi lunghissimi esaltati dal cinemascope e
dall'accompagnamento musicale, assume i
contorni di un' epopea, in una Sicilia fuori dal
tempo.
SIMBOLI: IL PAESAGGIO
La caccia
sequenza 22
Nella sosta durante la caccia, il cinemascope
consente una sorta di doppia inquadratura che
permette di seguire parallelamente, come le
due canne del fucile del Principe, le due azioni
e i risvolti psicologici dei due personaggi.
La natura che appare nella sequenza appena
citata e nella seguente, è un luogo assoluto,
immobile, indifferente alla storia. I campi
lunghi e le inquadrature dall'alto sottolineano
la sua apertura epica e solenne, accentuata ora
dalla musica, ora dal rintocco delle campane.
SIMBOLI: IL COLORE
Azzurro
Scena: sfondo dei titoli di testa.
Significato: E' il colore dell'immateriale per eccellenza, situa il film in uno spazio fuori dal tempo.
Leggermente turchese come i cieli mediterranei, è il colore dell'intangibile e del ricordo: colloca lo spettatore in
uno spazio filtrato dalla memoria di Tomasi di Lampedusa e tradotto sullo schermo dalla sensibilità di Visconti.
Giallo
Scena: Viaggio verso Donnafugata
Significato: Gli esterni siciliani nei quali prevale il color giallo ocra del sole affocato assumono un significato
anticonvenzionale: i campi aridi e desolati della Sicilia, solcati da strade polverose, ci danno una visione
mortuaria del paesaggio; il sole che splende ed illumina il cielo è tradizionalmente un' immagine di vita, ma
l'eccesso del calore e l'intensità della luce feriscono e affaticano.
SIMBOLI: IL COLORE
Rosso
Scena: Palazzo di Donnafugata
Significato: Angelica indossa un abito color ciclamino quando
conduce Tancredi nelle stanze abbandonate del palazzo: il rosso,
colore del fasto e della passione ce la rivela come una donna in
attesa, "un frutto maturo che sta per essere raccolto". Nelle sue
schermaglie amorose con Tancredi il colore esprime tutta la sua
maturità sessuale: Angelica è pronta ad offrirsi. Il suo profilo scarlatto
scivola lungo gli sfondi beige e sbiaditi delle pareti del palazzo:
contrasto tra la nuova classe borghese in ascesa e il degrado della
nobiltà.
Rosso
Scena: Battaglia tra le truppe borboniche e i Garibaldini
Significato: Il rosso delle camicie garibaldine insanguina la città con la sua fiammeggiante purezza e si
spande sullo schermo fino ad invaderlo completamente. In questo caso il rosso è il colore della conquista.
SIMBOLI: IL COLORE
Bianco/Nero
Scena: il ballo a palazzo Ponteleone
Significato: Angelica, vestita di un bianco smagliante, rappresenta la
vita, la giovinezza, l'ascesa della nuova classe borghese che si sta
lentamente sostituendo alla nobiltà personificata da Don Fabrizio, che
è vestito di nero, il colore della morte, una presenza per lui ormai
dominante.
Verde
Scena: inquadrature iniziali
Significato: Il colore verde, nel film di Visconti, appare assai di rado. La prima scena però è ambientata nel
parco di Palazzo Salina ricco di vegetazione di un verde intenso e scintillante, che lo isola dal mondo esterno
che, al contrario, è caotico e rumoroso. Come il cancello funge da baluardo, il viale rappresenta il collegamento
e il distacco della famiglia Salina col mondo esterno.
Scena: la colazione sull'erba
Significato: Nell'episodio del viaggio verso Donnafugata il verde isola e protegge i protagonisti che consumano
una colazione sotto un rigoglioso albero verde.
Scena: il soldato morto
Significato: Il verde tuttavia può assumere anche un significato negativo: nel giardino di villa Salina, sotto
l'ombra di un limone dalle foglie lucenti, Visconti colloca il cadavere di un soldato.
Scena: l'evocazione della bandiera
Significato: Nelle parole del Principe, quando viene evocato il tricolore della bandiera italiana, il rosso, il bianco
e il verde, sono citati con profondo disprezzo. Il tricolore segnerà la fine della dinastia borbonica e del mondo dei
Salina.
SIMBOLI: IL COLORE
Nero
(con sfumature azzurre)
Scena finale: notte a Palermo
Significato: Il principe girovaga per le strade di Palermo pensando costantemente alla morte. La morte del
principe (presente nell'ultimo capitolo del libro) viene sostituita da un' inquadratura di Don Fabrizio che,
immerso in una atmosfera tetra e livida, assiste al passaggio del viatico. Questi blu fanno da contrappunto al
luminoso azzurro dei titoli di testa.
LE ANTITESI
COLORE MUSICA LUCE
Il regista per definire lo stato d' animo dei personaggi e il loro rapporto con il mondo esterno,
sfrutta le contrapposizioni di colore.
Questo efficace espediente è presente nella scena in cui Tancredi e Angelica esplorano le
innumerevoli sale del palazzo di Donnafugata, penetrando in quelle più riposte e segrete: il vestito
rosso di Angelica simboleggia la passione e il desiderio di Tancredi ed è in netta contrapposizione
con il colore delle pareti di ogni stanza.
Di grande rilievo sono anche il colore bianco del vestito di Angelica e quello nero del principe di
Salina durante il ballo, che simboleggiano nell' uno la gioia di vivere e nell' altro un presentimento
di perdita e di morte. Il ballo finale è un perfetto "pezzo di bravura", con le sue tinte di sensualità e
di pessimismo funebre allo stesso tempo.
Un altro esempio di antitesi, intesa come contrasto "drammatico" di colori, di chiari e di scuri, può
essere quello del sole accecante del paesaggio siciliano che filtra dalle finestre aperte nei sontuosi
interni in penombra del palazzo principesco.
L' antitesi si può instaurare anche tra sottocodici diversi, per esempio quello musicale e quello
visivo; nelle sequenze che descrivono l' arrivo della famiglia Salina a Donnafugata, o il suo ingresso
in chiesa per il Te Deum, notiamo il contrasto tra l' espressione del viso dei personaggi, seduti
sugli scranni del coro, stanchi, ricoperti di polvere, statici e distanti nel corpo e nello sguardo, e la
musica, allegra e ritmata o solenne e celebrativa.
Attraverso la figura del principe la vitalità voluttuosamente intrisa di sensi funerei, la bellezza della
natura e la bellezza del mondo aristocratico, rappresentate nelle forme di un contrasto cromatico di
luci accecanti e di ombre lambite di riflessi preziosi, possono stringersi in un unico nodo poetico. Il
film si apre con la luce abbagliante della natura e della grazia aristocratica (sequenze d'apertura in
cui campeggia il giardino e la villa Salina) e si chiude con lo spegnersi dei riflessi, nel buio della
notte che trascolora.
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