Centumcellae e il porto di Traiano 1 2 3 5 6 11 12 4 1. la Rocca, costruita nel XVI sec. d.C. riutilizza strutture romane 2. Strutture romane lungo Corso Umberto 3. Strutture appartenenti a Balnea, datate alla prima metà del II sec. d.C., rinvenute sopra la calata Principe Tommaso, in Corso Marconi 4. Molo del lazzaretto 5. Resti della darsena romana, prima metà del II sec. d.C. 7 Centumcellae y el puerto de Trajano 8 10 L’espansione dell’impero romano entro l’intero bacino del Mediterraneo rende sempre più pressante la necessità di costruire nuovi approdi lungo le coste, sia del Mar Tirreno che dell’Adriatico. Persino Ostia, allo sbocco del fiume Tevere e in posizione strategica per i traffici commerciali con le province occidentali di Roma, diventa insufficiente. Traiano provvede ad ampliare il porto di Claudio e a costruirne due nuovi ad Ancona e a Civitavecchia. Il porto di Centumcellae fu realizzato per volontà dell’imperatore e su progetto, probabilmente, di Apollodoro di Damasco tra il 103 e il 110 d.C. Il toponimo non va collegato, secondo una vecchia tradizione locale, alla presenza di cento anfratti naturali, peraltro in contrasto con la conformazione geografica della linea di costa a ridosso di Capo Linaro, bensì ai numerosi ambienti costruiti nella darsena per la raccolta delle merci. La cronaca del tempo ci informa con dovizia di particolari e con toni entusiastici sulle fasi della costruzione; è Plinio il Giovane, grande amico e consigliere di Traiano, che così riferisce: “… caro Corneliano, essendo stato chiamato il consiglio a Centumcellae dal nostro imperatore, vi provai gran diletto… in un’insenatura si sta creando un porto. Il lato sinistro di questo, con un potente lavoro è già ultimato, il destro è in costruzione. All’ingresso del porto si sta elevando un isolotto, perché si opponga alle onde spinte dal vento, le spezzi e consenta attorno ad esso un sicuro passaggio delle navi… Questo porto ha già il nome del proprio creatore e sarà assai utile nel tempo; giacchè il litorale non aveva porti e si potrà valere di questo riparo”. La descrizione puntuale delle fasi di costruzione permette di comprendere e di valorizzare il grandioso intervento operato da esperte maestranze sulla morfologia di un terreno non naturalmente adatto agli approdi. Nelle stampe e nei disegni cinquecenteschi è visibile la struttura e l’articolazione del porto: due moli in arco di cerchio si spingevano in mare dalla riva, delimitando un bacino con una superficie totale di circa 200.000 mq. Alla testata di ciascuno di essi si ergevano le torri-faro, l’una, a levante, ormai distrutta dai bombardamenti, chiamata “molo del bicchiere”, l’altra, a ponente, unica superstite denominata “molo del lazzaretto”. Davanti ai moli era l’antemurale, isola artificiale creata a protezione del bacino dal moto ondoso. Al centro della diga frangiflutti era collocato il faro di cui non resta oggi alcuna traccia. Infine, alle opere a mare, furono aggiunte le strutture a terra, per l’accoglienza e il miglior funzionamento del porto. Un arsenale (navalia) per la manutenzione delle imbarcazioni, una darsena di raccolte proporzioni per l’ancoraggio di piccoli natanti, i magazzini di deposito delle derrate (horrea), bagni (latrinae) e terme. Non mancava una basilica, per trattare affari e negoziati. A completare il buon funzionamento del porto venne aggiunto l’acquedotto che dalle sorgenti dei Monti della Tolfa assicurava igiene e salubrità alla zona. La struttura funzionava perfettamente ancora nel IV sec. d. C., come riferisce il poeta Rutilio Namaziano nel suo diario di viaggio. 1 Carta archeologica degli insediamenti costieri tra l’XI e il IV sec. a.C. nell’area circostante Civitavecchia 2 La città ed il porto di Civitavecchia in una stampa del 1800 3 Veduta (ricostruttiva) della città e del porto di Civitavecchia in una stampa del 1700 4 Foto aerea di Civitavecchia prima dei bombardamenti (da “Immagini di Civitavecchia”, 1993) 5 Maschio del Forte; dopo i bombardamenti del 1943 6 Strutture romane del porto dopo il bombardamento: cantiere di ricostruzione 7 Torre-faro del porto romano, trasformata in fortino Medocc Regione Lazio nel XVI sec. d.C. detta “Molo del Lazzaretto” (foto Alinari). 8 Carta dei rinvenimenti archeologici a Civitavecchia 9 Ritratto dell'imperatore Settimio Severo, Museo Nazionale di Civitavecchia 10 Cortile del Forte Michelangelo,veduta dal pallone aerostatico dei resti del grande edificio di età romana 11 Maschio del Forte; veduta attuale dopo il restauro. 12 Ambiente con pavimento musivo dell’edificio di età romana scoperto all’interno del Forte MIchelangelo 13 Moneta con la rappresentazione della Rocca Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale 9 13 Centumcellae and the Port of Trajan Centumcellae et le port de Trajan The expansion of the Roman Empire within the entire Mediterranean basin made it increasingly necessary to construct new landing places along the coasts, in both the Tyrrhenian and the Adriatic seas. Even Ostia, at the mouth of the Tiber River and in a strategic position for commercial traffic with the western provinces of Rome, became insufficient. Thus Trajan had the Port of Claudius enlarged and built two new ones in Ancona and Civitavecchia. The port of Centumcellae was created between 103 and 110 A.D. by order of the emperor and on the basis of a design which was probably by Apollodorus of Damascus. The name is not connected, as an old local tradition would have it, with the presence of a hundred natural gorges (which, indeed, contrasts with the geographic conformation of the coastline near Capo Linaro), but rather with the numerous rooms built in the wet dock for holding goods. Contemporary reports inform us enthusiastically and in detail of the construction phases; it is Pliny the Younger, a great friend and advisor of Trajan, who writes: “… Dear Cornelianus, Since the Council has been called at Centumcellae by our emperor, I felt great pleasure... a port is being created in an inlet. Its left side has already been completed with a huge effort, and the right is under construction. At the entrance to the harbour a little island is being created, to contrast the waves swept by the wind, break them, and afford a safe passage for the ships… This port already carries the name of its creator and will be very useful as time goes by; since the coast had no ports and it will be possible to use this harbour.” The precise description of the construction phases makes it possible to understand and appreciate the magnificent operation carried out by expert hands on the morphology of a land that was not naturally suited for sea landings. In 16th century prints and drawings it is possible to see the structure and the organisation of the port: two semi-circular moles jutting out into the sea from the coast, forming a basin with a total area of around 200,000 m. At the outermost extremity of each of them stood the lighthouse-towers: one, to the east, later destroyed by bombings, called the “molo del bicchiere” (cup mole); the other, to the west, the only survivor, called the “molo del lazzaretto” (lazaretto mole). In front of the moles was the breakwater, an artificial island created to protect the basin from the action of the waves. At the centre of the breakwater stood the lighthouse, of which no traces remain today. Lastly, in addition to the structures at sea, other structures were built on land, for reception and the good functioning of the port: a shipyard (navalia) for the maintenance of the vessels, a wet dock of limited proportions for the anchorage of small boats, the warehouses for foodstuffs (horrea), bathrooms (latrinae), and baths. There was also a basilica, for business dealings and negotiations. To complete the functionality of the port, an aqueduct was added which, by bringing water from the springs of the Tolfa Mountains, ensured the hygiene and salubrity of the area. The structure was still functioning perfectly in the 4th century A.D., as reported by the poet Rutilius Namatianus in his travel diary. L’expansion de l’Empire romain sur tout le bassin méditerranéen rend de plus en plus urgente la construction de nouveaux lieux d’accostage le long des côtes, aussi bien de la mer Tyrrhénienne que de l’Adriatique. Même le port d’Ostie, à l’embouchure du fleuve Tibre, qui occupe une position stratégique pour les échanges commerciaux avec les provinces occidentales de Rome, devient insuffisant. Trajan fait agrandir le port de Claudius et en fait construire deux nouveaux à Ancône et Civitavecchia. Le port de Centumcellae fut réalisé sur ordre de l’empereur et sur un projet, vraisemblablement, conçu par Apollodore de Damas dit le Damascène entre 103 et 110 après J.-C. Le toponyme ne doit pas être attribué, selon une vieille tradition locale, à la présence de cent anfractuosités naturelles - contrastant par ailleurs avec la conformation géographique de la ligne de côte derrière le Cap Linaro -, mais aux nombreux dépôts construits sur les quais pour le stockage des marchandises. Les chroniques de l’époque nous informent avec abondance de détails et avec des tons enthousiastes, sur les étapes de sa construction; c’est Pline le Jeune, grand ami et conseiller de Trajan, qui raconte : “… cher Corneliano, le conseil ayant été réuni par notre empereur à Centumcellae, j’éprouvai une grande joie… dans une crique on est en train de construire un port. Le côté gauche de celui-ci est presque achevé grâce à un travail imposant, le côté droit est en construction. À l’entrée du port on élève un îlot, afin qu’il s’oppose aux vagues poussées par le vent, qu’il les brise et permette un passage sûr des navires autour de lui… Ce porte déjà le nom de son créateur et sera assez utile à l’avenir: puisque le littoral n’avait pas de ports et pourra se servir de cet abri”. La description ponctuelle des étapes de la construction permet de comprendre et de valoriser l’oeuvre grandiose effectuée par des ouvriers experts, sur la morphologie d’un terrain qui n’est pas naturellement apte à l’accostage. Sur les estampes et sur les dessins du XVIe siècle on peut voir la structure et l’agencement du port: deux jetées en arc de cercle s’élançaient dans la mer depuis le rivage, en délimitant un bassin d’une superficie totale d’environ 200.000 mètres carrés. Au bout de chacune des jetées s’élevaient les tours phare; l’une, à l’Est, désormais détruite par les bombardements, appelée le “môle du verre”, l’autre, à l’Ouest, la seule survivante dénommée le “môle du lazaret”. Devant les jetées se trouvait le brise-lames, une île artificielle destinée à protéger le port contre la mer, en amortissant la houle. Au centre de l’île brise-lames s’érigeait le phare dont il ne reste de nos jours aucune trace. Enfin, des ouvrages à terre vinrent s’ajouter aux structures maritimes, pour l’accueil et le fonctionnement du port. Un arsenal (navalia) pour l’entretien des navires, une petite darse pour l’ancrage de petits bateaux, les dépôts pour le stockage des denrées (horrea), des toilettes (latrinae) et des thermes. On y trouvait également une basilique pour traiter des affaires et négocier les marchandises. Pour compléter le bon fonctionnement du port on ajouta l’aqueduc qui, en emmenant l’eau des sources des Monts de la Tolfa, garantissait l’hygiène et la salubrité des lieux. Cette structure fonctionnait encore parfaitement au IVe siècle après J.-C., comme nous le raconte le poète Rutilio Namaziano dans son carnet de voyages. 1 Archaeological map of the coastal settlements between the 11th and 4th centuries B.C. in the area surrounding Civitavecchia 2 The city and port of Civitavecchia in a 19th century print 3 View (reconstruction) of the city and port of Civitavecchia in an 18th century print. 4 Aerial photograph of Civitavecchia before the WWII bombings (from “Immagini di Civitavecchia”, 1993) 5 The fort’s keep; after the bombings of 1943 6 Roman structures of the port after the bombing: reconstruction site 7 Lighthouse-tower of the Roman port, transformed 1 Carte archéologique des installations côtières entre le XIe et le IVe siècle avant J.-C. dans les environs de Civitavecchia 2 La ville et le port de Civitavecchia sur une gravure du XIXe siècle 3 Vue (reconstruction) de la ville et du port de Civitavecchia sur une gravure du XVIIIe siècle. 4 Photo aérienne de Civitavecchia avant les bombardements (tirée de “Immagini di Civitavecchia”, 1993) 5 Le donjon du Fort après les bombardements de 1943 6 Structures romaines du port après le bombardement: chantier des travaux de reconstruction 7 Tour-phare du port romain, transformée en fort into a blockhouse in the 16th century A.D., called “Molo del Lazzaretto” (photo by Alinari) 8 Map of the archaeological finds of Civitavecchia 9 Portrait of emperor Septimius Severus, National Museum of Civitavecchia 10 Courtyard of Forte Michelangelo, view from an air balloon of the remains of the large building dating from the Roman age 11 The fort’s keep; view today after restoration 12 Room with mosaic floor, of the Roman age building discovered inside Forte Michelangelo 13 Coin with an image of the fortress au XVIe siècle, dénommée “Molo del Lazzaretto” (photo Alinari) 8 Carte des découvertes archéologiques à Civitavecchia 9 Portrait de l'Empereur Septime Sévère, Musée National de Civitavecchia 10 Cour du Fort de Michel-Ange, vue depuis la montgolfière, des restes du grand édifice d’époque romaine 11 Donjon du Fort, vue actuelle après les travaux de restauration 12 Pièce avec sol en mosaïques, du bâtiment d’époque romaine découvert à l’intérieur du Fort Michel-Ange 13 Pièce de monnaie avec la représentation de la Rocca La expansión del imperio romano en toda la cuenca del Mediterráneo hace que la necesidad de construir nuevos fondeaderos en las costas del Mar Tirreno y del Mar Adriático sea cada vez más acuciante. Incluso Ostia, enclavada en la desembocadura del río Tíber y en posición estratégica para los tráficos comerciales con las provincias occidentales de Roma, ya no es suficiente. Trajano da orden de ampliar el puerto de Claudio y de construir dos nuevos: uno en Ancona y el otro en Civitavecchia. El puerto de Centumcellae fue construido entre el año 103 y 110 d.C. por voluntad del emperador y probablemente con proyecto de Apolodoro de Damasco. Este topónimo no debe ser relacionado - según cuenta una vieja tradición local - con la presencia de cientos de recovecos naturales, que además contrastan con la conformación geográfica de la línea de la costa adosada a Cabo Linaro, sino con el gran número de espacios que fueron construidos en la dársena para la recogida de las mercancías. La crónica de entonces nos informa muy detalladamente y con tonos entusiastas de las fases de su construcción; es Plinio el Joven, gran amigo y consejero de Trajano, quien nos dice: “…querido Corneliano, como nuestro emperador reunió al consejo en Centumcellae, sentí una gran dicha… en una ensenada se está construyendo un puerto. El lado izquierdo se ha ultimado con un imponente trabajo y el derecho lo están construyendo. En la entrada del puerto se está levantando un islote que haga frente a las olas empujadas por el viento, las rompa y deje abierto a su alrededor un espacio seguro para que pasen los barcos… Este puerto ya lleva el nombre de su creador y será muy útil a lo largo del tiempo; ya que el litoral carecía de ellos y podrá contar a partir de ahora con este refugio”. La descripción puntual de las fases de construcción permite comprender y valorizar la grandiosa obra realizada por cuadrillas de expertos en la morfología de un terreno que por su naturaleza no es idóneo para los fondeaderos. En las estampas y dibujos del siglo XVI se puede ver la estructura y la articulación del puerto: dos muelles en arco de círculo nacían en la orilla y se extendían hacia el mar, delimitando una cuenca con una superficie total de aproximadamente 200.000 m2. En el extremo de cada uno de ellos se erguían las torres-faro, una por levante, destruida por los bombardeos, denominada “muelle del vaso”, y otra por poniente, la única entera que queda, denominada “muelle del lazareto”. Delante de los muelles se encontraba el antemural, una isla artificial levantada para resguardar la cuenca del movimiento de las olas. En el centro del dique rompeolas se erguía el faro del que hoy no queda nada, ni siquiera una huella. Por último, a las obras en el mar, se le añadieron las estructuras en tierra, para acoger los barcos y para un mejor funcionamiento del puerto. Un arsenal (navalia) para el mantenimiento de los barcos, una dársena de pequeñas proporciones para el anclaje de embarcaciones de tamaño reducido, los almacenes de depósito de los productos alimentarios (horrea), baños (latrinae) y termas. No podía faltar una basílica, lugar destinado a los negocios y a las negociaciones. Para que el funcionamiento del puerto fuera perfecto se le añadió el acueducto que de los manantiales de los Montes de la Tolfa garantizaba higiene y salubridad a la zona. En el s. IV d.C. la estructura todavía funcionaba perfectamente, según nos relata el poeta Rutilio Namaciano en su diario de viaje. 1 Mapa arqueológico de los asentamientos costeros entre los siglos XI y IV a.C. en los alrededores de Civitavecchia 2 La ciudad y el puerto de Civitavecchia en un grabado del siglo XIX. 3 Vista (reconstructiva) de la ciudad y del puerto de Civitavecchia en un grabado del siglo XVIII 4 Foto aérea de Civitavecchia antes de los bombardeos (de “Immagini di Civitavecchia”, 1993) 5 Torreón del Fuerte, tras los bombardeos de 1943 6 Estructuras romanas del puerto después del bombardeo: obra de reconstrucción 7 Torre-faro del puerto romano, convertida en fortín en el siglo XVI d.C. denominada “Muelle del Lazareto” (foto Alinari). 8 Mapa de los hallazgos arqueológicos de Civitavecchia 9 Retrato del emperador Septimio Severo, Museo Nacional de Civitavecchia 10 Patio del Fuerte Miguel Ángel, vista desde un globo aerostático de los restos del gran edificio de época romana 11 Torreón del Fuerte, vista actual tras la restauración 12 Habitación con suelo de mosaico del edificio de época romana descubierto dentro del Fuerte Miguel Ángel 13 Moneda con representación de la Roca